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MICROECONOMIA

Diversamente dalle scienze naturali che indagano la natura, le scienze sociali sono tese a studiare il
comportamento dell’uomo usando comunque il metodo scientifico.

① Osservo fenomeno => «domanda» ② Formulo ipotesi, teoria e implicazioni ③ Verifico empiricamente

Nell’ambito delle scienze sociali si colloca l’economia che, a sua volta, si divide in due branche:

1. l’economia aziendale che formula le teorie per il governo economico dell’azienda;


2. l’economia politica che studia il funzionamento del sistema economico.

Modelli economici: rappresentano in modo semplificato (tramite ipotesi) la realtà

 Variabili esogene: prese per date


 Variabili endogene: determinate dal modello
 Statica comparata: cambiamenti delle var. esogene => nuovi valori delle var. endogene

Il problema economico della scelta è fronteggiato sia da singoli soggetti sia dall’economia a livello
aggregato. A seconda di chi sia il soggetto di riferimento che fronteggia la scelta si distingue tra:

A) Microeconomia: studia il comportamento, le scelte, il processo decisionale dei singoli soggetti


economici (consumatori/imprese/istituzioni) e gli effetti prodotti sull’allocazione delle risorse;
B) Macroeconomia: studia il comportamento del sistema economico nel suo complesso (inflazione,
disoccupazione, ciclo economico, crescita PIL)

MICROECONOMIA: Il problema economico è il trade – off esistente tra bisogni illimitati e risorse scarse.
Tipicamente gli agenti economici traggono beneficio dal consumo di beni materiali e immateriali esistenti in
natura o producibili attraverso un insieme di risorse (naturali, umane, finanziarie) che, per loro natura, sono
scarse. I beni e servizi consumabili sono quindi limitati mentre i bisogni sono, tendenzialmente, illimitati. Il
problema economico deriva dal fatto che le risorse non consentono di soddisfare tutti i bisogni e, di
conseguenza, i singoli agenti e la società nel suo complesso devono scegliere tra un insieme limitato di
possibilità. L’economia politica cerca quindi di rispondere alla seguente domanda: “come si risolve il
problema della scarsità?” “come si sceglie?” ANS: Scegliendo come allocare «nel modo migliore possibile»
le risorse limitate e rinunciando! Processi decisionali (inerenti a quanto e cosa produrre e a chi ottiene cosa)
implicano trade – off

L’allocazione delle risorse in un’economia avviene tramite istituzioni

 2 tipi di allocazione

 Centralizzata: autorità centrale (governo/settore pubblico) decide produzione e consumo (es.


Unione Sovietica)
 Decentralizzata: affidata al mercato dove si scambia in base al prezzo. La decentralizzazione è
fondata sui mercati dato che, in un sistema economico decentralizzato, l’allocazione delle risorse è
regolata dallo scambio volontario tra acquirenti (lato della domanda) e venditori (lato dell’offerta)
sulla base di un sistema di prezzi.

Il mercato è l’istituzione economica attraverso cui gli agenti economici acquistano e vendono beni e servizi
effettuando scambi. In microeconomia un mercato è riferito a un gruppo di prodotti in un dato confine
geografico.

Gli scambi (volontari e mutualmente benefici) avvengono tra 2 parti:


 il lato della domanda: sintetizza il comportamento degli acquirenti che possono essere
consumatori, imprese o un mix dei due;
 il lato dell’offerta: sintetizza il comportamento dei venditori che possono essere imprese,
consumatori o un mix dei due.

Si scambia sulla base di un prezzo che riflette la «scarsità» / «abbondanza». I prezzi che possono essere più
o meno negoziabili. Affinché ci sia lo scambio deve esistere un diritto di proprietà trasferibile ovvero una
rivendicazione esigibile su un bene o una risorsa. Se i venditori posseggono un bene che ha valore per gli
acquirenti, i primi offrono il bene mentre i secondi sono disposti a offrire del denaro per pagarlo. Se la
somma richiesta dai venditori è inferiore o uguale alla somma che gli acquirenti sono disposti a pagare lo
scambio ha luogo ed è mutualmente vantaggioso.

Ogni soggetto sceglie nel modo migliore massimizzando il proprio benessere*. Infatti gli agenti
razionalmente scelgono sulla base di un’analisi costi e benefici. È possibile dividere le scelte in due macro
categorie:

*FALLIMENTI DI MERCATO Perseguimento dell’interesse individuale può produrre esiti non desiderabili per
la società nel suo complesso fallimenti del mercato: benessere (surplus) della società non è il massimo
possibile (inefficienza)  Esempi: eccessivo potere di mercato, cittadini che si muovono esclusivamente in
auto, sfruttamento eccessivo risorse naturali  Identificato un fallimento di mercato, la teoria economica
indica possibili soluzioni.*

1. Binariaimplicano si o no (mi trasferisco o non mi trasferisco)


2. Di livelloimplicano l’identificazione del livello ottimale di azione da svolgere, il quantum (quante
ore seguire).

Le due scelte si compiono più o meno con la stessa ratio ma con qualche differenza. Si analizzano costi e
benefici in maniera diversa:

1. Scelta binaria: i benefici superano i costi. Si calcola il beneficio netto (benefici – costi) e si
massimizza il beneficio netto.
Benefici>costi => effettuo l’azione
Benefici<costi=> non effettuo l’azione
2. Scelta di livello:
a. analisi marginale: analisi fatta con
riferimento all’ultima unità considerata.
Si fa un confronto tra costo e beneficio
marginale.
Beneficio marginale>costo marginale=>
livello superiore
Beneficio marginale<costo marginale=>
livello inferiore
Beneficio marginale=costo marginale=>
livello ottimo

Beneficio marginaleinclinazione retta tangente in un


punto alla curva verde

Costo marginaleinclinazione retta tangente in un


punto alla curva rossa
Costi:

1- monetariimplicano un’uscita fisica di mezzi finanziari


2- non monetarinon si ha uscita diretta e immediata di mezzi finanziari ma sono monetizzabili

Gli agenti razionali

 Considerano i costi opportunità che è il valore della migliore alternativa a cui si rinuncia (perdita
degli amici è un costo opportunità rispetto alla scelta di trasferirsi a Milano)
 Non considerano i costi irrecuperabili (sunk costs) che sono i costi che una volta sostenuti non
possono essere successivamente recuperati in base all’azione intrapresa, dunque diventa
irrilevante per la scelta, non influenza il beneficio netto. Sono «persi»: sia che si agisca sia che non
si agisca l’uscita monetaria c’è già stata  Bias cognitivo della fallacia dei costi irrecuperabili.

Gli agenti economisti

 Perseguono obiettivi /interessi individuale: massimizzazione del benessere/utilità/profitto


 Scelgono sulla base di meccanismi di incentivi o disincentivi (beneficio incentiva l’azione, costo
disincentivo all’azione)
 Hanno risorse scarse  fronteggiano vincoli  fanno scelte ottime vincolate
 Non hanno free lunch  in economia tutto ha un costo, la scarsità implica un trade off,
compromessi, la rinuncia a qualcosa
 Ragionano ceteris paribus, a parità di condizioni, di variabili esogene, si ha un determinato
comportamento di quelle endogene.

L’IPOTESI DI RAZIONALITÀ

Gli agenti economici sono razionalimassimizzazione funzione obiettivo dati i vincoli fronteggiati
utilizzando tutte le informazioni e basandosi su incentivi e disincentivi

Gli agenti economici (qualsiasi soggetto che opera in un’economia, famiglie, imprese, istituzioni, banche,
governo…) tipicamente hanno dei bisogni:

A) Famiglie hanno bisogno di soddisfare beni di consumo. Traggono benessere/utilità da esso;


B) Imprese hanno bisogno di input produttivi (capitale, lavoro, materie prime…). Traggono profitti
vendendo i loro prodotti.

I bisogni si soddisfano tramite il consumo di beni e servizi che si trovano sul mercato.

MERCATO

È l’istituzione preposta allo scambio di beni e servizi in modo decentralizzato (prezzo di vendita che varia in
base al mercato). Non è un luogo fisico in senso stretto ma può essere identificato geograficamente o sulla
base di beni che si scambiano (es. mercato alimentare italiano oppure più nel dettaglio mercato della pasta,
la borsa oppure mercato fisico). Si riferisce ad un gruppo di prodotti altamente sostituibili tra di loro, la cui
sostituibilità dipende dai consumatori e dal bisogno considerato.
2 LATI DEL MERCATO:

 DOMANDA: sintetizza il comportamento dei consumatori che domandano beni e servizi delle
imprese
 OFFERTA: sintetizza il comportamento dei produttori che offrono beni e servizi

Mercato pasta Q=quantità pasta P=prezzo unitario

FUNZIONE DI DOMANDA: relazione tra prezzo e quantità domandata di un bene dagli


acquirenti/consumatori. È una relazione “in generale” negativa tra prezzo e quantità (tra P e Q)

Se P aumenta=>Q diminuisce. Il prezzo è un disincentivo all’acquisto

CONVENZIONE FORMALE: Q=f(P) funzione di domanda diretta. Identifica il numero di unità


massime di beni o servizi che si è disposti ad acquistare per ogni prezzo.

Per convenzione si disegna nel piano (Q,P) P=f(Q) f di domanda INVERSA. Identifica la
disponibilità a pagare massima per ogni data quantità di bene. Ovvero il valore/beneficio netto per
ogni data quantità di bene
L’inclinazione negativa cattura la relazione inversamente proporzionale tra P e Q
L’intercetta verticale rappresenta il massimo prezzo che il consumatore è disposto a pagare
L’intercetta orizzontale rappresenta il massimo delle quantità che il consumatore è disposto a
comprare.
Si considerano che i beni siano divisibili e che le funzioni di domande siano continue

FUNZIONE DI OFFERTA: relazione tra prezzo e quantità offerta. È una relazione “in generale” positiva tra P
e Q offerta. Viene indicata con S che sta per supply. LEGGE DELL’OFFERTA Se P aumenta Q aumenta. Il
prezzo è un incentivo per i produttori perché determina i ricavi (prezzo x la quantità) e profitto (ricavi-costi).
L’intercetta P rappresenta il prezzo al di sotto del quale non si produce/offre perché i costi di produzione
sarebbero troppo alti.
CONVENZIONE FORMALE: Q=f(P) funzione di offerta diretta. Indica n max di unità che il produttore
è disposto a offrire per ogni prezzo. Per convenzione si disegna nel piano (Q,P) p=f(Q)f di domanda
inversa esplicitando p. Indica il prezzo minimo richiesto dal produttore per vendere una certa quantità. Il
prezzo minimo deve contenere almeno i costi di produzione.

Ci si focalizza sul primo quadrante perché P e Q sempre positivi.

La domanda può cambiare. Tenendo fisso il prezzo, la domanda può variare.


Incremento della domandala funzione di domanda trasla verso destra
Diminuzione della domandala funzione trasla verso sinistra
Equilibrio del mercato
Le funzioni di D e S da sole non dicono
-quante unità si acquistano/vendono sul mercato
-a che prezzo di compra/vende
Perciò vanno considerate insieme, intersecarle per trovare l’equilibrio del mercato: E(Q*,P*)
L’equilibrio economico è uno stato del sistema economico in corrispondenza del quale non ci sono forze
che inducono gli agenti a variare il loro comportamento.

L’equilibrio di mercato è identificato dal numero di unità scambiate (Q*) e prezzo unitario (P*). I desideri
dei consumatori=desideri dei produttori.
Il mercato in equilibrio se:
-quanto i produttori sono disposti a vendere è uguale a quanto i consumatori sono disposti a comprare.
Qd=Qs  non ci sono eccessi di domanda e offerta
-il prezzo minimo al quale sono disposti a vendere i produttori è uguale al prezzo al quale sono disposti a
comprare i consumatori.

Metto a sistema le due equazioni per trovare le due variabili endogene Q* e P*. Il prezzo coordina le attività
di produttori e acquirenti: in equilibrio ognuno è in grado di acquistare/vendere la quantità desiderata e
nessuna forza di mercato spinge il prezzo verso l’altro o verso il basso.

1. Se EDbene è scarso p saleincentivo per i produttori ma disincentivo per i consumatori (Qs


sale e Qd diminuisce)
P continua ad aumentare fino a che si elimina l’ED Qd=Qs
1. Se ESbene è abbondantep scendeQd aumenta e Qs diminuisce
P continua a diminuire fino a che si elimina l’ES

OSSERVAZIONI:
a- Sul mercato il livello del prezzo segnala abbondanza/scarsità
 In equilibrio Qd=Qs  non c’è abbondanza, P non varia
 Fuori dall’equilibrio:
 Se p>p*ES (p diminuisce)
 Se p<p*ED (p aumenta)
b- I prezzi variano per coordinare le decisioni individuali
c- L’equilibrio di mercato cambia se varia D e/o S. Si fa l’analisi di statica comparata:

Tipicamente nella realtà i prezzi tendono ad essere rigidi. La vendita al dettaglio non risponde bene alla legge della domanda e
dell’offerta, la vendita all’ingrosso sì.

Crisi energetica diminuisce l’offerta. Il grafico trasla verso sinistra. L’equilibrio si sposta.

Se il prezzo non cambiasse la quantità offerta diminuirebbe, ci sarebbe ancora ED, il prezzo aumenta

La funzione domanda è il risultato delle decisioni/scelte di consumo dei consumatori.

La funzione offerta è il risultato delle decisioni/ scelte produzione delle imprese che operano in un mkt.

1 ipotesi semplificatrice: tutti i consumatori stessi gusti e stesse risorse. (consumatori omogenei)

Problema consumatoredecide cosa e quanto consumare

I consumatori hanno desideri, gusti e bisogni chiamati preferenze. In base ai propri gusti ordina le
alternative creando un ordinamento di desiderabilità misurata attraverso l’utilità. Il consumatore fa la
scelta ottima vincolata, in base alle varie opzioni.

Ipotizziamo che ci siano solo due beni: x e y. X è la pasta, y i legumi. Sono beni sempre perfettamente
divisibili (se ne possono comprare quante unità si vogliono). Il consumatore sceglie il cosiddetto PANIERE DI
BENI, è un insieme di quantità non negative dei due beni acquistati. I gusti sono soggettivi ma è possibile
trovarne una regolarità.

Supponiamo paniere A=(3,6) xa=3 n unità di bene x, ya=6

B=(6,2)

C=(4,9)

Sono punti nel piano x.

PRINCIPI DELLE PREFERENZE

1. Completezza: consumatore sa sempre ordinare le alternative


2. Non sazietà: preferiamo sempre il paniere con quantità maggiori di uno dei due beni, a parità
dell’altro
3. Transitività: coerenza logica delle preferenze. Dati 3 panieri A. B e C. Se A è preferito a B e B è
preferito a C, allora A è preferito a C

Hanno risorse disponibili chiamato reddito non in senso assoluto ma in relazione ai prezzi dei beni, si
chiama vincolo di bilancio.
L’insieme dei panieri indifferenti tra loro è la curva d’indifferenza. Garantiscono la stessa utilità/benessere.
La curva divide il grafico in due: migliori e peggiori. Ha un’inclinazione negativa perché i tre assiomi sono
rispettati. Se l’inclinazione fosse positiva non sarebbe rispettato l’assioma di non sazietà.

Grafico

Proprietà delle curve di indifferenza di un dato consumatore.

1. Utilità aumenta allontanandosi dall’origine

La mappa delle curve di indifferenza rappresenta la grafica completa delle preferenze di un consumatore.
 insieme di tutte le sue curve di indifferenza. Matematicamente si tratta di un fascio di funzioni.

U2>U1>U0 è il livello di utilità totale.

2. Le curve di indifferenza non si possono intersecare.


3. Inclinazione in generale negativa. Misura la sostituibilità tra i due beni, ovvero che si vogliono unità
aggiuntive di un bene se vengono tolte/perse unità dell’altro bene.

Se le variazioni sono infinitesimali l’inclinazione della curva di indifferenza è l’inclinazione della retta
tangente in un dato punto.

Definiamo SAGGIO MARGINALE DI SOSTITUZIONE (MRS, marginal rate of substitution), l’opposto


dell’inclinazione della curva di indifferenza in corrispondenza di un dato paniere.

MRS=-Δ y/Δx > 0 Decrescente

OSSERVAZIONI: 1) due interpretazioni economiche equivalenti/speculari del MRS

1. MRSxy indica il numero minimo di unità y necessarie per essere compensati (significa per ottenere lo
stesso livello di utilità) della rinuncia a 1 unità di x
2. MRSxy indica il numero massimo di unità di y che si è disposti a cedere in cambio di 1 unità
aggiuntiva di x.

DUNQUE MRSxy Misura quanto vale 1 unità di x in termini di y per consumatore.

2) in generale, MRS varia lungo le curve di indifferenza  diminuisce all’aumentare di x curve convesse
rispetto all’origine.

3) Interpretazione economica della convessità della funzione. Dati due panieri A e B tra di loro indifferenti, il
consumatore preferisce sempre una loro combinazione lineare. C preferito ad A e B. Il consumatore
preferisce la varietà nel consumo.

Le curve di indifferenza sono la rappresentazione delle funzioni di utilità.

La funzione di utilità è una funzione matematica che associa ad ogni paniere (x,y) un livello di utilità.

Livello di utilità totale =_ U = f(x,y)

Se aumenta x  aumenta U; se aumenta y, aumenta U

È una funzione in tre variabili (U, x, y). Rappresentabile graficamente


1. Nello spazio a 3 dimensioni x,y,U: un volume
2. Nel piano a 2 dimensioni x,y al variare di U: fascio di curve  curve di indifferenza

Utilità totale è un concetto ordinale non cardinale. Consente di ordinare le alternative ma non consente di
confrontare le utilità in termini di grandezze.

U=xy

Y=U/x

Se U=10 y=10/x (ramo di iperbole)

Se U=5 y=5/x (ramo di iperbole più basso)

Se U=100 y=100/x (ramo di iperbole più alto)

Il caso generale della funzione di utilità è la funzione di utilità COBB-DOUGLAS (genera curve di indifferenza
convesse). U=xayb, a e b parametri positivi.

L’utilità marginale è l’utilità che il consumatore trae dall’ultima unità di bene. Quanto varia U se varia
marginalmente quel bene a parità dell’altro.

MUx; MUy (marginal utility)

L’ utilità marginale del bene x (MUx) misura la variazione dell’utilità conseguente al consumo di 1 unità
marginale (aggiuntiva) di x a parità di quantità consumata di y e matematicamente è la derivata parziale
della funzione di utilità rispetto a x ovvero MUX =delttaU/deltax. La variazione di utilità conseguente a una
variazione di x pari Δx sarà: ΔU=MUx Δx .

Se x varia infinitesimali: MUX=derivata parziale della f di U rispetto a x (formula…)

L’ utilità marginale del bene y (MUy) misura la variazione dell’utilità conseguente al consumo di 1 unità
marginale (aggiuntiva) di y a parità di quantità consumata di x e matematicamente è la derivata parziale
della funzione di utilità rispetto a y ovvero !"# = !" !" = !" !" => La variazione di utilità conseguente a una
variazione di y pari a Δy sarà: ΔU=MUy Δy.

Se x varia infinitesimali: MUX=derivata parziale della f di U rispetto a x (formula…)

Se variano x e y opportunamente si rimane sulla stessa curva di indifferenza dunque l’utilità non varia.

Lungo una curva di indifferenza l’utilità è costante (ΔU=0) ! se x e y variano in modo da rimanere sulla
stessa curva di indifferenza le due variazioni di utilità si devono compensare esattamente ovvero ΔU=MUx
Δx+ MUy Δy=0; - MUy Δy= MUx Δx; − !" ∆! = !"! !"! ≡ !"#!" (sarebbe il saggio marginale di sostituzione xy)

Le derivate parziali sono calcolate per funzioni in più di due variabili. Si deriva rispetto alla variabile
considerata e si trattano le altre variabili come costanti.

Il saggio marginale di sostituzione in generale è una funzione.

CASO GENERALE PER FUNZIONE COBB-DOUGLAS U=xayb con a e b>0

MUx=derivU/derivx=axa-1yb>0, all’aumentare del consumo di x, aumenta U

Se a<1, MUx è decrescente in x ogni unità in più di x mi da un incremento di via via minore

MUy=derU/dery=bxayb-1>0; se b<1, MUy è decrescente in y


Quasi sempre in economia si trovano funzioni douglas con a o b minori di 1 perché cattura meglio il
comportamento umano.

=>MRSxy=a/b x y/x > 0 e descrescente in x

OSSERVAZIONI:

1. MRSxy=1/MRSyx
2. BENI e MALI: i beni economici sono desiderati dal consumatore e quindi generano utilità; i mali non
sono desiderati e genera disutilità.
3. Sazietà e cdi, anche se aumenta il consumo di un bene, a parità di consumo dell’altro, l’utilità non
aumenta
4. MRS rispetta le preferenze soggettive, in corrispondenza dello stesso paniere consumatori diversi
hanno MRS diversi perché hanno preferenze diverse

VINCOLI AL CONSUMO

Le preferenze sono desideri teorici.

I vincoli fronteggiati sono

1. Reddito (risorse) M: variabile esogena


2. Prezzo beni: il consumatore è price taker (variabile esogena) ovvero non influenza il prezzo di
vendita con la sua domanda.

Determinano l’insieme dei panieri (x,y) ammissibili/acquistabili la cui spesa totale è minore o uguale al
reddito disponibile. Px x + Py y < M  inisieme dei panieri ammissibili

a. Che esauriscono il reddito, non si risparmia


b. Che non esauriscono il reddito, si risparmia

La retta si chiama anche vincolo di bilancio.

L’intercetta verticale rappresenta la quantità massima di y acquistabili. L’intercetta orizzontale rappresenta


la quantità massima di bene x acquistabile se non si acquista y.

Prezzo relativo dei beni è il rapporto tra i prezzi dei due beni e rappresenta il tasso a cui si può sostituire x
con y a parità di spesa. (non mangio una brioche a due euro e posso comprare due caffè a un euro)

Esistono 2 vincoli al consumo:

1. Prezzi determinano la convenienza relativa dei beni  sostituibilità tra i beni a parità di spesa; (se
aumenta px e/o py diminuisce, px/py aumenta: x è relativamente più caro e y più conveniente);
2. Risorse ovvero il potere d’acquisto in termini reali (reale da res cosa, significa che sono variabili
valutate in termini di beni):
Reddito nominale (€2000 al mese)
a) M/px ovvero il reddito reale in termini di bene x (n unità beni acquistabili con le risorse che ho)
b) M/py ovvero il reddito reale in termini di bene y (n unità beni acquistabili con le risorse che ho)

In generale, il vincolo di bilancio si attenua nel momento in cui si attenuano i vincoli per il consumatore.

L’insieme dei panieri ammissibili varia se variano i vincoli (M, Px, Py). Dunque se i vincoli diminuiscono,
l’insieme dei panieri ammissibili aumenta, aumentano anche le opportunità di consumo;

a) Variazione di reddito: aumenta M, M’>M, M’/Px>M/Px, M’/Py>M/Pyil consumatore è più


ricco in termini nominali e reali, ha accesso ad una quantità maggiore di entrambi i beni e
aumentano le opportunità di consumo; il vincolo di bilancio trasla verso l’esterno, l’inclinazione
rimane uguale e aumentano le intercette;
b) Variazione di Y: influenza sia la quantità massima acquistabile di y sia il prezzo relativo dei 2
beni. Se diminuisce Py => Aumenta M/py e aumentano le opportunità di consumo; il vincolo di
bilancio ruota facendo perno sull’intercetta orizzontale e diventa meno ripido;
c) Variazione di X: influenza sia la quantità massima acquistabile di x sia il prezzo relativo dei 2
beni.
Se aumenta Px => x è relativamente più caro Px’>Px, diminuisce la quantità massima
acquistabile di x e diminuiscono le opportunità di consumo; il vincolo di bilancio ruota facendo
perno sull’intercetta verticale e diventa più ripido;
EX) Px=4 Py=2 M=20  vincolo di bilancio in forma implicita 4x+2y=20, in forma esplicita y=-2x+10 (retta di bilancio). IV=10=M/Py; IO x=5=M/Px;
inclinazione -2=-Px/Py. Il consumatore può sostituire un’unità di x con due di y. Risparmio 4 euro e compro due unità di y a €2.

Se il redd=-Px/Pyito raddoppia M’=49; IV y=20; IO x=40/4=10; l’inclinazione non varia. Retta di bilancio: y=-2x+20; il grafico trasla verso destra
parallelamente.

Se px si riduce e diventa 2 e M=20 la retta di bilancio diventa y=-x++10; IV=10; IO=10; inclinazione=-1.

Se Px=Py=4 e M=20, sta aumentando Py, la retta di bilancio diventa y=-x+5; si riducono le opportunità di consumo, IV=5, IO=5, inclinazione=-1

Se tutti i prezzi aumentano nella stessa proporzione in cui aumenta il reddito, non c’è illusione monetaria.

La scelta del consumatore deve conciliare le preferenze col proprio vincolo di bilancio, ovvero massimizzare
U=xayb dato Y=-Px/Py x + M/Py. La scelta è uniperiodale, sto scegliendo oggi e poi il mondo finisce, dunque
non è contemplato il risparmio. La scelta ottima/equilibrio si trova quando la curva è tangente alla retta.

E=(x*,y*) il paniere ottimo  quantità domandate dei due beni

Graficamente: punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza più lontana dall’origine.

Matematicamente: il paniere è un punto2 incognite dunque 2 equazioni:

1. Condizione di tangenza tra Cdi e vdb  stessa inclinazione: -MRSxy=-Px/Py  MRSxy=Px/Py


2. Appartenenza al vdb  Pxx+Pyy= M

INTERPRETAZIONE ECONOMICA DELLA CONDIZIONE DI TANGENZA:

-MRSxy=-Px/Py  MUx/MUy=Px/Py  (l’utilità marginale di ogni euro speso in bene x)MUx/px=MUy/py


(L’utilità marginale di ogni euro speso in bene y);

1/Px numero di unità di pasta che posso comprare con un euro; con 1 euro di acquistano 1/Px unità di x e
ogni unità genera un beneficio MUx  utilità delle unità x acquistabile con 1 euro.

In equilibrio non si può aumentare l’utilità/benessere riallocando la spesa tra i 2 beni. Non ci sono forze che
fanno cambiare paniere al consumatore.

Se non viene soddisfatta la condizione di tangenza, la retta di bilancio e la curva di indifferenza sono
secanti. Riallocando la spesa tra i 2 beni si può massimizzare l’utilità (ovvero variando x e y).

PREFERENZE RISPETTO AI DUE BENI E ANDAMENTO DELLE FUNZIONI DI UTILITÀ

1. CASO STANDARD CON PREFERENZE CONVESSE Il così detto caso standard si ha con sostituibilità tra
x e y variabili e curve di indifferenza che hanno MRS decrescente muovendosi verso destra lungo la
cura di indifferenza così che le curve sono convesse rispetto all’origine degli assi cartesiani. Dire che
le preferenze sono convesse equivale a dire che il consumatore, dati due panieri, preferisce sempre
un paniere che è una combinazione dei due, ovvero ama la varietà, quanto più la spesa si
distribuisce tra i vari beni maggiore sarà l'utilità percepita dall'individuo. Questa proprietà è
soddisfatta dalle funzioni di Utilità Cobb – Douglas che hanno la generica equazione U=x ayb > 0 con
a, b > 0. Con questa funzione di utilità le utilità marginali sono:

e quindi

2. PREFERENZE NON CONVESSE


Rapporto di sostituibilità:
a) Costanti: i beni si chiamano SOSTITUTI PERFETTI (soddisfano lo stesso bisogno)
b) Non definiti: i beni si chiamano COMPLEMENTI PERFETTI (per soddisfare il bisogno devono
essere consumati per forza assieme)

a) I beni sostituti perfetti sono intercambiabili in rapporto fisso => soddisfano lo stesso bisogno, MRS
costante indipendentemente dal livello dei 2 beni.

CASO GENERALE: il consumatore è sempre disposto a sostituire/cambiare a unità di x con b unità di y.


Deltax/deltay= -b/a (inclinazione cdi)=> MRSxy=b/a.

FUNZIONE DI UTILITÀ: U=1/a x +1/b y. Graficamente le mappe delle cdi sono un fascio di rette con
inclinazione costante.

SCELTA OTTIMA CONSUMATORE: si deve confrontare MRSxy e Px/Py, ovvero l’inclinazione delle c di e del
vdb che sono due numeri. Si hanno 3 casi possibili:

1. Se Mrsxy>Px/Py.
Per massimizzare U si domanda solo bene x e non si domanda bene y. E sta sull’intercetta
orizzontale.
2. Se Mrsxy<Px/Py, si domanda solo bene y e non si domanda bene x. E sta sull’intercetta verticale.
3. Se Mrsxy=Px/Py la condizione di tangenza è soddisfatta da ogni paniere che esaurisce il reddito,
dunque ci sono infinite soluzioni perché sono tutti i panieri sul v di b. Ogni paniere che esaurisce il
reddito è una scelta ottima.

b) I beni complementi perfetti sono consumati in rapporto fisso:


 Se aumenta la quantità di un solo bene U non aumenta
 U aumenta solo consumando di più di entrambi i beni nella giusta proporzione (beni non
sostituibili)

RETTA DEI VERTICI della CDI: panieri con giusto rapporto di complementarietà (inclinazione retta)

FUNZIONE DI UTILITÀ: U=min(ax;by). Graficamente le mappe delle cdi sono un fascio di angoli retti con
vertici sulla retta del rapporto di complementarietà. Lungo i rami orizzontali e verticali U non varia, il
consumatore è sazio.

CASO GENERALE: il consumatore consuma sempre b unità di x con a unità di y. Il loro rapporto rappresenta
il rapporto di complementarietà che è anche l’inclinazione della retta dei vertici delle cdi.

SCELTA OTTIMA CONSUMATORE: per massimizzare l’utilità ci si posiziona sulla cdi più lontane dall’origine
“compatibile” con il vincolo di bilancio. Dunque la scelta ottima
-graficamente si trova sull’intersezione (E), spendendo tutto il reddito per la giusta combinazione di beni

-matematicamente è data da un sistema tra l’equazione della retta dei vertici (che soddisfa il rapporto di
complementarietà) e la retta di bilancio.

SHOCK ESOGENI E DOMANDA

Se cambiano le condizioni economiche (variano Px o Py o M, quindi varia il v di b) a parità di preferenze,


cambiano anche le nostre scelte (cambia il paniere ottimo).

Può succedere che

1. Cambia la domanda dei beni


2. Cambia il livello di utilità

RIDUZIONE DEI VINCOLI

1. Diminuzione del Px: sale l’opportunità di consumo


a) Effetto sul benessere: aumento di U (si va sulla c di i più lontana dall’origine)
b) Effetto su D di x: dipende dal tipo di bene
 Se si tratta di beni sostituibili, la quantità domandata di x aumenta, soddisfa la legge
della D (se aumenta Px, diminuisce x; se diminuisce Px, aumenta x)
 Se si tratta di beni necessari, la domanda di x non varia
 Se si tratta di beni di Giffen, la quantità domandata d x aumenta e dunque non soddisfa
la legge della D (se aumenta Px, stranamente aumenta x);

COSTRUZIONE DELLA DUNZIONE DI D INDIVIDUALE

Indica la quantità del bene che il consumatore vuole consumare in corrispondenza di ogni possibile prezzo,
ceteris paribus.

 Variazione di Px
 Variazione di Py, la domanda di x dipende dal rapporto tra x e y
a) X e y sostituti (soddisfano lo stesso bisogno): y diventa più caro, disincentivo ad acquistare y e
incentivo ad acquistare il suo sostituto x
b) X e y complementari (soddisfano stesso bisogno se consumati assieme): y diventa più carro,
disincentivo ad acquistare y ma anche x che è consumato insieme
c) X e y non correlati: non c’è nessun nesso causale tra consumo congiunto e soddisfacimento
bisogno (pasta e sci), aumenta Py, diminuisce x, rimane uguale x

Py è variabile esogena per la funzione di domanda del bene x (inserire grafico verde e rosso)

 Variazione del reddito, se aumenta si è più ricchi e si ha più risorse a parità di bisogni e cambia la
domanda di beni
a) X e y beni normali: Qd e M variano nella stesa direzione;
aumenta M=> aumenta x
diminuisce M => diminuisce x
b) X e y inferiori: variazioni della D opposte rispetto all’aumento del reddito
Aumenta M => diminuisce x
Diminuisce M => aumenta x

LATO DELLA DOMANDA: sintetizza il comportamento degli acquirenti. La curva di domanda del bene “i”
identifica la quantità di bene i che i consumatori sono disposti ad acquistare per ogni possibile livello di
prezzo, a parità di tutti gli altri fattori (preferenze, prezzo degli altri beni (pj), reddito dei consumatori (M))
che influenzano la domanda diversi dal prezzo del bene stesso.

Se indichiamo con Qi la quantità domandata del bene i e con pi il prezzo, la funzione di domanda diretta
può essere scritta come Qi=D(pi, M, pj). Per convenzione, la funzione di domanda viene rappresentata
graficamente nel piano (Q-p) esplicitando il prezzo in funzione della quantità ottenendo la funzione di
domanda inversa pi =f(Qi M, pj). La curva di domanda si caratterizza per: 1) Inclinazione: in base alla legge
della domanda al crescere del prezzo, si riduce la quantità di beni che i consumatori sono disposti ad
acquistare => la curva di domanda ha inclinazione negativa nel piano. 2) Posizione: la curva di domanda è
disegnata ceteris paribus, ovvero a parità di tutti gli altri fattori esogeni che influenzano la domanda diversi
dal prezzo => se variano i fattori esogeni la curva trasla nel piano. In particolare: a. la curva trasla verso
destra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di prezzo, aumenti la quantità
domandata; b. la curva trasla verso sinistra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di
prezzo, si riduca la quantità domandata. Le variazioni del prezzo degli altri beni possono far aumentare,
ridurre o non variare la domanda dei beni a seconda del rapporto di complementarietà/sostituibilità
esistente tra i beni. Avremo quindi: 1) beni sostituti = beni che soddisfano lo stesso bisogno => la variazione
del prezzo di un bene provoca una variazione nella stessa direzione della quantità domandata dell’altro
bene (l’aumento del prezzo di un bene induce i consumatori a acquistare più dell’altro bene (si sostituisce il
bene più caro con quello meno caro) e viceversa). Se i e j sono sostituti: - se aumenta il prezzo del bene j, j è
relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno e lo si sostituisce con il beni i la cui domanda
aumenta (pj ↑ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra); - se si riduce il prezzo del bene j, j
è relativamente meno caro, se ne domanda/consuma di più e lo si sostituisce al bene i la cui domanda si
riduce (pj ↓ => Qi ↓ => la curva di domanda del bene i trasla a sinistra). 2) beni complementari = beni che
per soddisfare un bisogno devono essere consumati insieme => la variazione del prezzo di un bene provoca
una variazione nella direzione opposta della quantità domandata dell’altro bene (l’aumento del prezzo di
un bene induce i consumatori ad acquistare meno dell’altro bene e viceversa). Se i e j sono complementari:
- se aumenta il prezzo del bene j, j è relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno ma si riduce
anche la domanda del beni i che deve essere consumato insieme a j per soddisfare il bisogno (pj ↑ => Qi ↓
=> la curva di domanda del bene i trasla a sinistra); - se si riduce il prezzo del bene j, j è relativamente meno
caro, se ne domanda/consuma di più ma aumenta anche la domanda del beni i che deve essere consumato
insieme a j per soddisfare il bisogno (pj ↓ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra). 2 3)
beni non correlati = beni che soddisfano bisogni diversi e non correlati => variazioni del prezzo di un bene
non fanno variare la quantità domandata dell’altro bene (l’aumento del prezzo di un bene non modifica le
scelte di acquisto dei consumatori relativamente all’altro bene e viceversa). Se i e j sono non correlati: - se
aumenta il prezzo del bene j, j è relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno ma non varia la
domanda del beni i (pj ↑ => Qi = => la curva di domanda del bene i non si muove nel piano); - se si riduce il
prezzo del bene j, j è relativamente meno caro, se ne domanda/consuma di più ma non varia la domanda
del beni i (pj ↓ => Qi = => la curva di domanda del bene i non si muove nel piano). Le variazioni del reddito
possono far aumentare o diminuire la domanda dei beni a seconda che il bene sia normale o inferiore.
Avremo quindi: 1) beni normali = beni per i quali una variazione del reddito provoca una variazione nella
stessa direzione della quantità domandata (l’aumento del reddito induce i consumatori ad acquistare più
unità del bene e viceversa). Se i è un bene normale: - se aumenta il reddito il consumatore è più ricco e
domanda/consuma più unità del bene i la cui domanda aumenta (M ↑ => Qi ↑ => la curva di domanda del
bene i trasla a destra); - se si riduce il reddito il consumatore è più povero e domanda/consuma meno unità
del bene i la cui domanda si riduce (M ↓ => Qi ↓ => la curva di domanda del bene i trasla a sinistra). 2)
beni inferiori= beni per i quali una variazione del reddito provoca una variazione nella direzione opposta
della quantità domandata (l’aumento del reddito induce i consumatori ad acquistare meno unità del bene e
viceversa). Se i è un bene inferiore: - se aumenta il reddito il consumatore è più ricco ma
domanda/consuma meno unità del bene i la cui domanda si riduce (M ↑ => Qi ↓ => la curva di domanda
del bene i trasla a sinistra); - se si riduce il reddito il consumatore è più povero ma domanda/consuma più
unità del bene i la cui domanda aumenta (M ↓ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra).

CURVA REDDITO-CONSUMO: identifica la QD dei due beni al variare del reddito

CURVA DI ENGEL: identifica la relazione tra Q D di un bene e reddito. x=f(M) è la funzione diretta, per
convenzione si disegna M=f(x) e ciò significa che l’inclinazione dipende dal tipo di bene.

 Se il bene è normale allora la curva avrà inclinazione positiva


 Se il bene è inferiore avrà inclinazione negativa

M è una variabile esogena per la funzione di domanda del bene x e dunque ne influenza la sua posizione nel
piano che trasla:

 A destra:
 se aumenta m e x è normale
 se diminuisce m e x è inferiore
 A sinistra:
 Se diminuisce M e x è normale
 Se aumenta M e x è inferiore

ELASTICITÀ DELLA DOMANDA AL PREZZO


L’elasticità misura la sensibilità dei consumatori al variare del prezzo.

DEFINIZIONE: è la variazione percentuale della Q domandata in risposta ad una variazione del prezzo
dell’1%. Ovvero ci dice di quanto varia la quantità domandata in percentuale se varia il prezzo dell’1%.

LA FORMULA: Ed=Delta%Q/Delta%P=DeltaQ/DeltaP per P/Q < 0

Se aumenta Ed in valore assoluto la domanda è più sensibile al prezzo.

CALCOLO ELASTICITÀ CON FUNZIONE DI DOMANDA LINEARE

Domanda diretta: q=a-bP con a e b parametri positivi

a 1
Domanda inversa: P= - Q(una retta nel piano(Q,P))
b b
Grafico

ANDAMENTO DELL’ELASTICITÀ LUNGO LA FUNZIONE DI DOMANDA LINEARE

1
P
E = −1 ×
d
Q
b
In generale l’elasticità della domanda varia lungo la funzione di domanda: i consumatori reagiscono in
maniera diversa ad una variazione del prezzo a seconda del livello del prezzo.

Grafico

In base all’Ed la funzione di domanda è

o RIGIDA: -1<Ed≤0
Qd varia meno che proporzionalmente rispetto al prezzo in termini percentuali
CASO LIMITE. Ed=0 allora è perfettamente rigida (deltaQ=0)
o ISOELASTICA: Ed=-1
Qd varia nella stessa proporzione del prezzo in termini percentuali
o ELASTICA: Ed<-1
Qd varia più che proporzionalmente del prezzo in termini percentuali
CASO LIMITE. |Ed|∞ allora d è perfettamente elastica (|deltaQ|∞)

L’elasticità permette di capire come varia la spesa totale per il bene se varia il prezzo del bene. La spesa
totale per il bene ST=p per Q, ovvero i ricavi totali per l’impresa i quali influenzano il profitto (profitto=
differenza ricavi e costi).

Se l’impresa cambia il prezzo di vendita di Δp, i consumatori variano la domanda del bene di un ammontare
Δq. Dunque cambia la ΔST ≈ Δ%P + Δ%Q; essa può essere maggiore, minore o uguale a zero in base a Ed:

o D RIGIDA: -1<Ed≤0 [alzare i prezzi è conveniente per l’impresa]


Se aumenta P, diminuisce Qd meno che proporzionalmente ΔST>0
Se diminuisce P, ΔST<0
o D ISOELASTICA: Ed=-1
All’aumentare o diminuire di P, ST non varia (ΔST=0)
o D ELASTICA: Ed<-1 [alzare i prezzi non è conveniente per l’impresa]
Se aumenta P ΔST<0
Se diminuisce P ΔST>0

GRAFICO ANDAMENTO SPESA TOTALE

CALCOLO ED PUNTUALE CON FUNZIONI DI DOMANDA NON LINEARI

K K
F diretta: Q= F inversa: P= con K
P Q
COSTANTE

ST=PQ=K sempre indipendentemente dal livello del prezzo

Grafico

RICORDA! PER VARIAZIONI GRANDI SI CALCOLA LA PERCENTUALE, PER VARIAZIONI PICCOLE LA PUNTUALE
(IN UN INTORNO)
INCLINAZIONE DELLA D E ELASTICITÀ

L’inclinazione influenza l’elasticità. 2 casi limite:

1) La curva di domanda è perfettamente elastica allora essa è una retta orizzontale (BENE CON MOLTI
SOSTITUTI)
grafico
2) La curva di domanda è perfettamente rigida allora essa è una retta verticale
Grafici (BENE ESSENZIALE)
grafico

ELASTICITÀ E INCLINAZIONE DELLA FUNZIONE DI DOMANDA

È possibile confrontare elasticità e inclinazione della domanda in corrispondenza di una coppia prezzo
quantità.

3 fattori che determinano l’elasticità al prezzo della domanda:

1. Grado di sostituibilità: se ci sono sostituti aumenta l’elasticità


2. Incidenza sul reddito se l’incidenza è minore diminuisce l’elasticità
3. Orizzonte temporale: nel breve periodo più rigida, a lungo termine più elastica.

ALTRE ELASTICITÀ
1. ELASTICITÀ DELLA DOMANDA AL REDDITO: misura di quanto varia in termini % la Q d in seguito ad
una variazione % del reddito.

Il segno dell’elasticità al reddito indica di che tipo di bene si tratta:


a) EdM>0  bene normale (aumenta M, aumenta Qd; diminuisce M, diminuisce D, le variazioni di
M e Q sono concordi)
-se EdM>1 beni di lusso: D bene aumenta/si riduce più che proporzionalmente del reddito
-se 0< EdM <1 beni di prima necessità: D varia meno che proporzionalmente al reddito
b) EdM=0  bene primario: la D non reagisce a variazioni di M
c) EdM<0  bene inferiore: (aumenta M, diminuisce Qd; diminuisce M, aumenta Qd)

|Ed| misura ampiezza della traslazione di D nel piano se cambia M

L’inclinazione della curva di Engel determina l’elasticità al reddito. Ad esempio la


curva di Engel dei beni di lusso è più “piatta” di quella dei beni di prima necessità. La
curva di Engel per i
beni normali ha EdM
positivo e dunque
inclinazione positiva; quella per i beni
inferiore ha EdM negativo e dunque
inclinazione negativa.
2. ELASTICITÀ INCROCIATA: misura di quanto varia in termini percentuali in termini % la Qd del bene
x in seguito ad una variazione % del prezzo del bene y.

Il segno dell’elasticità incrociata dipende dal rapporto tra i due beni:


a) X e y sostituti EdPy > 0 (se aumenta Py diminuisce la Qd di y e aumenta quella di x, ΔPy e ΔQx
concordi)
b) X e y non correlati EdPy =0 (se aumenta Py diminuisce la Qd di y ma rimane = quella di x, ΔQx=0)
c) X e y complementari EdPy <0 ( se diminuisce Py, aumenta la Qd di y ma anche quella di x che è
consumato assieme, ΔPy e ΔQx discordi)

RECAP
Date le preferenze (funzioni di utilità) si può ricavare matematicamente:

1) La scelta ottima E(x*;y*) Se si conoscono px, py, M  sistema


2) La funzione di domanda (infiniti panieri ottimi, uno per ogni possibile prezzo) se non conosciamo Px
e/o Py  sistema coi parametri. È un ramo di iperbole.
3) La curva di Engel (rapporto tra Qd e M). Se non conosciamo il reddito  sistema lasciando M in
parametri. Si è studiata quella per beni normali e per quella per beni inferiori.
In generale con la funzione di utilità cobb-douglas, sappiamo che

1) X e y normali
2) X e y non correlati (la domanda di y non dipende dal prezzo di x)

EFFETTO REDDITO ED EFFETTO SOSTITUZIONE


La domanda di un bene cambia a causa di due meccanismi:

1) Cambia il prezzo relativo dei beni: bene il cui prezzo è cambiato diventa più (o meno) caro
dell’altro, il consumatore sostituisce il bene relativamente più caro con quello meno caro. La
domanda del bene varia per EFFETTO SOSTITUZIONE perché è variato Px/Py
L’ES è sempre contrario alla variazione del prezzo (aumenta Pxes<0), non dipende dal tipo di
bene (normale o inferiore), è nullo nel caso siano complementari (non c’è sostituibilità tra beni).
2) Cambia il potere d’acquisto: la quantità di beni acquistabili con un dato reddito nominale (M)
diminuisce o aumenta. La domanda varia per EFFETTO REDDITO perché è variato il reddito reale
(M/px M/py). Il segno dell’ER dipende dal tipo di bene (normale o inferiore),

L’EFFETTO TOTALE di una variazione del prezzo sulla quantità domandata è la somma dei due effetti. Può
essere:

a) Positivo: aumenta la Qd del bene


b) Negativo: diminuisce la Qd del bene
c) Nullo: non varia la Qd del bene

Applichiamo il concetto con un esempio:


Hp aumenta Px:
1) ES: se aumenta Px, aumenta anche il Px/Py, x diventa relativamente più caro di y e si sostituisce il
bene più caro con quello meno caro (Qdx diminuisce e Qdy aumenta)
L’ESx<0
2) ER: Se aumenta Px, si riduce il reddito reale M/px, il consumatore sarà relativamente più povero
perché diminuisce il potere d’acquisto, cambierà la domanda di x in modo diverso a seconda dal
bene:
a) Se x è normale ne domando di meno: Qdx diminuisce  ERx<0
b) Se x è inferiore ne domando di più: Qdx aumenta  ERx>0

L’effetto totale sulla domanda di x dipende dal segno e dall’ampiezza di ER e ES.

PER TUTTI I BENI NORMALI: ES e ER sono concordi e si rafforzano  ET<0; vale la legge della domanda e
l’elasticità è <0.

PER TUTTI I BENI INFERIORI: ES e ER sono discordi e l’effetto totale dipende da quale prevale.

o Se prevale ES, |ES|>|ER| prevale il fatto che se Px aumenta, x è più caro e ne domando di meno.
All’aumentare del prezzo di x si ridurrà la quantità domandata di x. La funzione di domanda è
inclinata negativamente, soddisfa la legge della domanda. Ed<0
o Se prevale ER, |ES|<|ER| prevale il fatto che se aumenta Px il consumatore è più povero in termini
reali e domanda di più dei beni inferiori, aumenta anche la quantità domandata di X. La funzione di
domanda è inclinata positivamente. È un bene che non soddisfa la legge della domanda  è un
bene di Giffen. Ed>0

NOTA BENE: non tutti i beni inferiori sono beni di Giffen. Questi sono i beni inferiori che non soddisfano la
legge della domanda.

ESEMPI: Durante la carestia in Irlanda, il prezzo delle patate è aumentato ed è diminuito il potere
d’acquisto dei poveri, il consumo della carne è diminuito ed è aumentato il consumo delle patate. Un
fumatore incallito che ha un vincolo economico consuma un pacchetto di sigarette buono e uno cattivo ogni
giorno, se aumenta il prezzo di quello cattivo, non riesce più a permettersi i pacchetti di sigarette buoni e ne
acquista due di quelli cattivi.

IDENTIFICAZIONE GRAFICA DI ES E ER: grafico

ET è anche detta variazione non compensativa. Es è anche detta variazione compensata


PROBLEMA DEL CONSUMATORE-LAVORATORE

Il consumatore-lavoratore deve fronteggiare una decisione, deve scegliere tra due alternative: quanto
consumare e quanto lavorare. Per il primo serve denaro e per il secondo serve tempo. Deve quindi decidere
come allocare il tempo disponibile. La scelta lavorativa determina il REDDITO e quindi il consumo. Il reddito
non è più una variabile esogena.

Ha una dotazione di tempo (T), ovvero il numero di ore totali disponibili e si ragione in un’ottica giornaliera
(24 ore). Dato questo tempo, può allocare il suo tempo in due attività:

 lavoro (L), è un male perché genera fatica e disutilità, è un’attività remunerata ad un prezzo
indicato con W (wage=salario). Il salario può visto come costo opportunità del tempo libero ovvero
il costo di un’ora di tempo libero. Lavorando ottiene il reddito da lavoro = WLWL=W(T-N).

 tempo libero (N, sta per non lavoro), è un bene e genera utilità, è un’attività non remunerata.
T=L+N
Il consumo di C e N genera benessere, rappresentato dalla funzione di utilità: U=f(N,C) che sarà crescente in
entrambi gli argomenti. Aumenta l’utilità sia all’aumentare di C che di N. Si ottiene una mappa delle curve
di indifferenza nel piano (N,C). L’inclinazione sarà uguale all’opposto del saggio marginale di
sostituzione=Mun/Muc.

L’andamento delle curve di indifferenza dipende dal rapporto di sostituibilità tra N e C.

1. Variabile: curve di indifferenze convesse Cobb-Dpuglas (preferenze regolari)


2. Costante: beni sostituti perfetti
3. Non definito: beni complementi perfetti

GRAFICI VARIE FUNZIONI


Il lavoro è un input produttivo per le imprese e influenza i costi di produzione dell’impresa. Le imprese sono
interessate a capire come varia l’offerta di lavoro se varia il salario, in altre parole vuole sapere che tipo di
relazione c’è tra salario (W) e quantità di lavoro offerta (L).

La relazione che c’è tra W e L identifica la funzione di offerta di lavoro che si caratterizza per una
proporzionalità diretta o inversa tra le due variabili.

Se varia il salario i consumatori hanno diverse opportunità di consumo e cambia il livello di benessere del
consumo, cambia la scelta ottima in modo diverso a seconda dell’ampiezza di ES e ER.

1) ES: se aumenta W, N è relativamente più caro, sostituisce N con C, si domanda meno di N (ES N<0) e
si domanda di più di C, dunque aumenta l’offerta di Lavoro  ESL >0
2) ER: se aumenta W, a parità di ore di lavoro, il consumatore è relativamente più ricco e la domanda
di N dipende dal tipo di N:
o N normale: si domanda di più di N, diminuisce C (ERn>0) e diminuisce l’offerta di L (ER L<0)

o N inferiore: si domanda di meno di N, aumenta C (ERn<0) e aumenta l’offerta di L (ERL>0).


ALTRI TIPI DI FUNZIONI DI UTILITà:

A) Beni complementi perfetti

B) Beni sostituti perfetti

OSSERVAZIONE SUL VINCOLO DI BILANCIO SPEZZATO:

se c’è razionamento di un bene vuol dire che c’è una quantità massima acquistabile, il vincolo di bilancio
dunque ha un punto angoloso in corrispondenza della quantità massima disponibile del bene.

W
La scelta ottima ora si chiama scelta subottimale in cui MRSnc> e non viene soddisfatta la condizione di
Pc
tangenza. Questo si può applicare a qualsiasi altra situazione in cui c’è una quantità massima di beni.

Rendita…?

SCELTE DI CONSUMO INTERTEMPORALI


Sconti sulle quantità: il prezzo del bene x è uno per le prime dieci unità, dopo costa 0,80 cent, più acquisto meno pago. Prima il vdb ha inclinazione
1/py, oltre la decima unità diventerà 0,8/py anche qui ci può essere un punto angoloso che fa diventare più o meno ripido il vdb

Se ci sono più periodi di tempo, si può:

 anticipare il consumo indebitandosi e si sostiene il costo


 posticipare il consumo, risparmiamo e si ottiene rendimento.

Il costo del rendimento o il rendimento del risparmio dipende dal tasso di interesse % (i).

Supponiamo di avere solo due periodi temporali:

1. Presente t=0
2. Futuro t=1

M=reddito posseduto/capitale

Se lascio M in banca, nel futuro avrò M+iM (iM rendimento), scritto anche (1+i)M ovvero il valore futuro
del denaro corrente.

Se chiedo un finanziamento alla banca, la banca finanzia al massimo M/(1+i), tra un anno ripago M/(1+i)
+M/(1+i)=(1+i)/(1+i) i = (1+i)/(1+i) M = M

PROBLEMA DEL CONSUMATORE: Consiste nel scegliere il livello ottimo di consumo (C) e risparmio (S).
Si hanno due variabili di scelta: C 0 e C1 che sono rispettivamente il consumo corrente e il consumo futuro.
Ma sono note anche delle variabili come M 0 e M1 (reddito esogeno nei due periodi), i tasso d’interesse
nominale, Pc0=Pc1=1 il prezzo dei beni di consumo.

VINCOLO DI BILANCIO INTERTEMPORALE: insieme dei panieri di consumo (co, c1) ammissibili date le
variabili esogene/note. Panieri tali che il valore del paniere nei 2 periodi ≤ reddito disponibile dei 2 periodi.

Il vincolo di bilancio intertemporale passa sempre per il punto delle dotazioni iniziali in cui S 0=0.

Consumo oggi e in futuro genero utilità in base alle preferenze soggettive  Cobb-Douglas. MRSC0C1 misura
l’impazienza del consumatore, ovvero il numero di unità di consumo futuro a cui si rinuncia per un’unità in
più di consumo corrente. Maggiore l’MRS, maggiore l’impazienza.

Grafico delle 3 funz di utilità braga

SCELTA OTTIMA INTERTEMPORALE: bisogna scegliere il paniere ottimo (c0,c1) ovvero il preferito tra i
possibili, ovvero il punto più lontano dall’origine compatibili con il vincolo di bilancio.

Matematicamente trovo la domanda di consumo corrente e futura e di conseguenza si determina l’offerta


di risparmio corrente:

1. S0=M0 – C0 > 0 consumatore risparmiatore


2. S0= M0 – C0 < 0 consumatore debitore
3. S0= M0 – C0 = 0 in ogni periodo si consuma esattamente il reddito che si ha

Grafici 3 possibili casi

IL TASSO DI INTERESSE AUMENTA

“i” aumenta e cambiano le opportunità di consumo in modo diverso per debitori e risparmiatori.

L’ER reagisce in modo diverso sui due consumatori.

 Per i debitori si riducono le opportunità di consumo, a parità di debito devo restituire di più
e dunque saranno relativamente più povero
 per i risparmiatori aumentano le opportunità di consumo, a parità di risparmio ottengono
un rendimento maggiore e dunque saranno relativamente più ricchi.

L’ES agisce nello stesso modo sia per debitori che risparmiatori perché c0 diventa relativamente più caro

 Per ES: c0 è relativamente più caro di c1, si sostituisce c0 con c1, diminuisce la domanda di
c0, aumenta quella di c1 e aumenta l’offerta di risparmio
 Per ER:
 i debitori sono relativamente più poveri e riducono la domanda di beni normali ma
aumentano quella di beni inferiori.
o C0 normalei consumatori sono più poveri, si riduce la domanda di C0 e aumenta l’offerta
o C0 inferiore  aumenta la domanda di c0 e si riduce l’offerta;
 i risparmiatori invece sono relativamente più ricchi e aumentano la domanda di beni
normali ma riducono quella dei beni inferiori:
o C0 normale  aumenta la domanda di c0 e aumenta l’offerta di risparmio
o C0 inferiore  diminuisce c0 e aumenta l’offerta di risparmio

ET dipende dal fatto che il consumatore sia risparmiatore o debitore e dalla natura c0.

FUNZIONE DI OFFERTA DI RISPARMIO indica il livello ottimo di risparmio al variare del tasso d’interesse

1) Crescente: (aumenta i, aumenta S)


DEBITORE se c0 è normale, se c0 è inferiore e prevale ES
RISPARMIATORE se c0 è inferiore, se c0 è normale e prevale ES
2) Decrescente: (aumenta i, diminuisce S)
DEBITORE: se c0 inferiore e prevale ER
RISPARMIATORE: se c0 è normale e prevale ER

TEORIA DELLA PRODUZIONE

è la parte della microeconomia che vuole spiegare le scelte dell’impresa. L’impresa produce e offre
beni/servizi domandati dai consumatori. Sulla base di questo si costruisce la funzione di offerta.

L’impresa per produrre dispone di una tecnologia produttiva frutto di vari investimenti e grazie ad essa
utilizza gli input per generare output. (come scatola nera)

Gli input tipicamente sono le materie prime (che non ci interessano), il lavoro L (numero di ore lavorate o
numero di lavoratori), il capitale fisico K (numero di unità di capitale fisico come stabilimenti macchinari
ecce cc ovvero l’immobilizzazione delle risorse finanziarie). L’output è il numero di unità prodotte indicata
con Q (o X).

La tecnologia produttiva, in micro, è sintetizzata da una funzione di produzione. È una generica funzione f di
lavoro e capitale per ottenere Q. Q=f(L,K). L’output è crescente in entrambi gli input (aumenta Q
all’aumentare di L e K).

Le scelte di produzione possono essere fatte in due orizzonti temporali:

o Breve periodo: non tutti i fattori produttivi possono essere modificati. L=fattore variabile, K=fattore
fisso (es impresa dolciaria che sperimenta incremento della domanda di panettoni, tiene fisso i
propri forni e acquista più materie prime o acquista più cuochi)
o Lungo periodo: quantità usata di tutti i fattori modificabili (es impresa dolciaria ora incrementa
anche gli stabilimenti e gli impianti oltre a materie prime e forza lavoro). L e K variabili.

BREVE PERIODO

Nel breve periodo il capitale è fisso al livello K=K, mentre il lavoro è variabile. Q=f(L). La funzione dipende
solo da L e ha diversi andamenti. Può essere concava, convessa o lineare e di conseguenza variano i
rendimenti marginali di L (del fattore variabile)

Gli elementi caratterizzanti la tecnologia ovvero le misure di produttività:

1. Prodotto medio: misura la quantità prodotta da ogni unità di input (average product of labor) AP L=
Q
.
L
Q=numero unità di output; L=numero unità di input usate
(es. 100 unità con 2 lavoratori l’APL è 50)
2. Prodotto marginale (omologo dell’unità marginale): misura di quanto varia l’output se varia
marginalmente la quantità usata di lavoro (a parità di K)
ΔQ
MPL= >0 (marginal product of labor)
ΔL
Rappresenta il contributo alla produzione dell’ultimo lavoratore. Per variazioni infinitesimali di L si
fa la derivata di Q rispetto a L.

ANDAMENTO DI MPL rispetto a L definisce i RENDIMENTI MARGINALI DEL FATTORE VARIABILE L ci dice
come varia il prodotto marginale al variare di L ovvero il tasso al quale varia l’output se varia la quantità
usata di L.

Δ MP ( L)
MRL =  ovvero la derivata di MPL rispetto a L
ΔL
o MPL>0 output varia più che proporzionalmente dell’input lavoro  rendimenti marginali di L
crescenti
o MPL=0 l’output Q varia nella stessa proporzione dell’input L  rendimenti marginali di L costanti
(es, produzione molto standardizzata)
o MPL<0 l’output varia meno che proporzionalmente dell’input lavoro  rendimenti marginali di L
decrescenti (raddoppiando i lavoratori questi si intralciano a vicenda)

RELAZIONE TRA ANDAMENTO DI AP e MP

MP>AP => AP crescente: l’ultima unità di input è più produttiva della


media e includendola nel processo produttivo il prodotto medio aumenta;

MP<AP => AP decrescente: l’ultima unità di input è meno produttiva della


media e includendola nel processo produttivo il prodotto medio si riduce;

MP=AP => AP costante: l’ultima unità di input è produttiva tanto quanto la


media e includendola nel processo produttivo il prodotto medio non varia.

Graficamente avremo che quando la funzione del prodotto marginale si


trova sopra la funzione del prodotto medio, il prodotto medio è crescente,
quando la funzione del prodotto marginale si trova sotto la funzione del prodotto medio, il prodotto medio
è decrescente.

FUNZIONE DI PRODUZIONE NEL BP: Q= K x La

1. Alfa=1  MRL=COST
2. Alfa>1  MRL >0
3. Alfa<1  MRL <0

FUNZIONE DI PRODUZIONE NELL’EVIDENZA EMPIRICA: vale la LEGGE DEI RENDIMENTI MARGINALI


DECRESCENTI

Nel BP dato K , il contributo alla produzione di un lavoratore aggiuntivo è via via minore (MPL decrescente)

Graficamente in corrispondenza di un livello di input:


-MP è l’inclinazione della retta tangente

-AP è l’inclinazione della retta che congiunge l’origine con la funzione


Dopo il massimo MPL<0 generalmente non viene presa in considerazione dall’impresa.

Nelle fasi iniziali della produzione (a sinistra del flesso) MRL>0 perché i lavoratori generano sinergie produttive e dunque riescono ad essere più produttivi, a destra del punto di flesso invece accade
che la struttura diventano troppo “grossa” e si caratterizza per delle inefficienze e dunque l’aumento di lavoro provoca un aumento minore dell’output. I rendimenti marginali prima sono positivi e
poi nel corso del tempo si riducono progressivamente. ?????

OFFERTA E DOMANDA La tecnologia influenza i costi di produzione


dell’impresa. I costi di produzione determinano la funzione di offerta,
dunque il prezzo minimo richiesto per vendere l’output. I costi di
produzione, allo stesso tempo, dipendono dalla domanda di input, che
è la quantità di L e K richiesta dall’impresa per produrre un certo livello
di output. L(Q); K(Q).

COSTI DI PRODUZIONE

L’impresa vuole produrre una certa quantità Q e per fare ciò servono totL e totK che determinano i costi di
produzione e di conseguenza sulla base di essi si determina il prezzo minimo a cui venderlo.

I costi di produzione sono la somma di tutti i costi sostenuti per tutti i fattori impiegati per produrre un
livello di output nel modo più efficiente.

TC(Q)=FC+VC(Q)

I costi fissi sono i costi che non dipendono dal


livello di output, sono un costo fisso.

I costi variabili dipendono dalla quantità prodotta


e dunque dalla domanda di input e dal loro costo
unitario (per produrre di più servono più input e
l’impresa spende di più). Generalmente c’è una
relazione positiva tra costi e quantità.

I COSTI DI BP

Nel BP per produrre un certo numero di output Q l’impresa usa:

 L(Q) unità di L, ovvero la domanda di input variabile. 1 unità di lavoro costa W=salario (prezzo del
fattore L)
 K unità di K. 1 unità di K costa “r” ovvero il tasso d’interesse reale (prezzo del capitale)
Dunque l’impresa sostiene costi di produzione:

TC(Q)=WL(Q)+r K (aggiungere FC evitabili se presenti)

WL(Q)  VC(Q) r K  FC irrecuperabili del K (non dipendono da Q)


In funzione di TC non bisogna mai far comparire L o K.

I costi fissi sono di due tipi:

 I costi fissi evitabili non si sostengono se non si produce, dunque sono dei costi associati ad una
risorsa che ha un uso alternativo (es licenza che cedo a qualcun altro se non produco e in cambio
ottengo denaro)
 I costi irrecuperabili non possono essere recuperati e dunque si sostengono anche se non si
produce.

La distinzione non è categorica dipende dalla tipologia di impresa e dall’orizzonte temporale.

COMPORTAMENTO DELL’IMPRESA NEL LUNGO PERIODO

La funzione di produzione dipende sia L che da K. Q=f(L, K). È crescente in


entrambi gli argomenti.

Graficamente si può rappresentare nello spazio a 3 dimensioni sottoforma di un


volume.

Nel piano a due dimensioni (L,K) diventano curve di livello, curve che
consentono di raggiungere lo stesso livello di
produzione. Si chiamano ISOQUANTI DI PRODUZIONE: insieme di
tutte le coppie di input che permettono di produrre un certo livello di output.

L’insieme degli isoquanti di produzione dà origine alla mappa degli isoquanti,


ovvero la rappresentazione completa della tecnologia di produzione
usata dall’impresa.

Il livello di output è un concetto cardinale. (se da Q1=100 passo a Q2=200 produco il doppio)

ΔK
L’Inclinazione degli isoquanti: <0 negativa perché può sostituire un input con l’altro a parità di
ΔL
produzione. Misura la sostituibilità tra input a parità di output. ΔL e ΔK sono discordi.

L’opposto dell’inclinazione sarà il saggio marginale di sostituzione tecnico

ΔK
MRTSLK= - >0
ΔL
Passando da A a C ci sono due effetti:

 La variazione di Q dovuta alla variazione di k pari a ΔK. ΔQ= ΔK x MPk


ΔQ
MPK= misura di quanto varia Q se K varia marginalmente a parità di L
ΔK
Per variazioni infinitesimali si fanno le derivate.
 La variazione di Q dovuto alla variazione di L pari a ΔL. ΔQ=ΔL x MPL
ΔQ
MPL= misura di quanto varia Q se L varia marginalmente a parità di K
ΔL
Per variazioni infinitesimali si fanno le derivate.

Lungo l’isoquanto la produzione non varia: ΔQ= ΔK x MPk + ΔL x MPL=0


ΔK MPL
MRTSLK=- = =derQdiL/derQdiK
ΔL MPK
Q Q
Anche nel lungo periodo si può calcolare APL= e APk=
L K

RENDIMENTI DI SCALA

Se l’impresa cambia la scala produttiva, potrebbe utilizzare nella stessa proporzione di più di entrambi i
fattori. I rendimenti di scala indicano il tasso al quale varia la produzione se tutti gli input variano nella
stessa proporzione. 3 tipi:

1. CRESCENTI: output varia più che proporzionalmente degli input


L=5; K=10;  Q=30 L=10; K=20;  Q=90
2. DECRESCENTI: output varia meno che proporzionalmente degli input
L=5; K=10;  Q=30 L=10; K=20;  Q=40
3. COSTANTI output varia in egual proporzione degli input
L=5; K=10;  Q=30 L=10; K=20;  Q=60

Per identificarli, data una funzione di produzione generica Q=f(L,K), si deve confrontare f(tL,tK) con tf(L,K).

f(tL,tK) > tf(L,K)  rendimenti di scala crescenti

f(tL,tK) < tf(L,K)  rendimenti di scala decrescenti

f(tL,tK) = tf(L,K)  rendimenti di scala costanti

TECNOLOGIA COBB-DOUGLAS (INPUT SOSTITUIBILI A TASSO VARIABILE)

RENDIMENTI DI SCALA Con Cobb-Douglas i rendimenti di scala dipendono dalla somma degli esponenti di L
e K: a+b che può essere:

 >1 crescenti
 =1 costanti
 <1 decrescenti

RENDIMENTI MARGINALI DI L: come varia MPL se varia solo L? Dipendono da a:

 >1 crescenti
 =1 costanti
 <1 decrescenti

RENDIMENTI MARGINALI DI K: come varia MPK se varia solo K? Dipendono da b:

 >1 crescenti
 =1 costanti
 <1 decrescenti

Rendimenti marginali e rendimenti di scala non sono legati tra di loro.

GRAFICO: la mappa isoquanti è un fascio di iperboli, decrescenti/convessi.

SCELTA OTTIMA

L’obiettivo di ogni impresa è produrre la quantità desiderata di output Q (l’obiettivo di produzione) con il
metodo di produzione efficiente ovvero con la combinazione di input che minimizza i costi economici (in
modo da avere efficienza economica nella produzione).

Se il salario (w) è il costo di una unità di lavoro e il tasso di interesse (r) è il costo di una unità di capitale, i
costi variabili di lungo periodo saranno la somma del costo del lavoro (wL) e del costo del capitale (rK):

C=wL+rK

Nel piano (L,K), al variare di C la precedente equazione identifica un fascio di rete (la mappa degli isocosti)
con:

 Intercetta orizzontale: L=C/W => massima quantità utilizzabile di lavoro se non si usa capitale e si
spende C
 Intercetta verticale: K=C/r => massima quantità utilizzabile di capitale se non si usa lavoro e si
spende C
 Inclinazione: -w/r => tasso al quale l’impresa può sostituire K con L a parità di costo totale.

Dato un generico isocosto, le combinazioni di input al di sopra sono più costose, quelle al di sotto meno =>
isocosti più lontani dall’origine sono associati a un costo totale di produzione maggiore.

Se cambia il prezzo degli input la mappa degli isocosti cambia inclinazione. In particolare,

- Se aumenta w e/o si riduce r la mappa degli isocosti diventa più inclinata;


- Se si riduce w e/o aumenta r la mappa degli isocosti diventa più piatta.

Formalmente il problema dell’impresa è un problema di minimizzazione vincolata che può essere scritto
come:

La soluzione grafica e analitica del problema dell’impresa è diversa a seconda del tipo di funzione di
produzione ovvero a seconda che si tratti del caso standard con isoquanti convessi o dei casi particolari con
isoquanti lineari (input sostituti perfetti) o ad angolo retto (input complementi perfetti).
1. CASO GENERALE: ISOQUANTI CONVESSI  MRTS DECRESCENTE

La combinazione efficiente di input E=(L*,K*) è identificata dal punto di tangenza tra l’isoquanto obiettivo e
l’isocosto più vicino all’origine. Per individuare l’input mix ottimo dobbiamo imporre che:

a) sia soddisfatta la condizione di tangenza  isoquanto e isocosto devono avere la stessa


inclinazione;
b) sia soddisfatto l’isoquanto obiettivo  la combinazione efficiente di input deve consentire di
produrre Q

Dobbiamo quindi risolvere il seguente sistema:

dove L e K sono le incognite, mentre w, r e Q sono dei numeri dati. Graficamente la combinazione efficiente
di input E=(L*,K*), la domanda di input di lungo periodo, sarà

SIGNIFICATO ECONOMICO DELLA CONDIZIONE DI TANGENZA

MPL w
La condizione di tangenza = (prodotto marginale relativo di L rispetto a k= prezzo relativo di L
MPK r
MPL MPK
rispetto a K) può essere riscritta come = dove
w r
MPL
- è l’incremento di prodotto per ogni € in più che l’impesa spende in lavoro: con un € si possono
w
MPL
acquistare 1/w unità di lavoro, ogni unità di lavoro genera un incremento di prodotto pari a MPL => è
w
il prodotto marginale dell’ultima unità di denaro speso per il L

MPK
- è l’incremento di prodotto per ogni € in più che l’impesa spende in capitale: con un € si possono
r
acquistare 1/r unità di capitale, ogni unità di capitale genera un incremento di prodotto pari a MPK=>
MPK
è il prodotto marginale dell’ultima unità di denaro speso per il K.
r
Se la condizione di tangenza è soddisfatta l’impresa non può fare meglio in termini di costi variando la q
usata di L e K.
SE LA CONDIZIONE DI TANGENZA NON è SODDISFATTA

Se viceversa in corrispondenza di una combinazione di input si ha che la condizione di tangenza non sia
soddisfatta l’impresa potrebbe produrre lo stesso ammontare di output spendendo meno semplicemente
riallocando le risorse dall’input con prodotto marginale per € minore a quello con prodotto marginale per €
maggiore.

In particolare se:

MPL w
- < l’impresa avrà incentivo a riallocare le risorse da L a K, riducendo la domanda di L e
MPK r
aumentando la domanda di K  al margine l’investimento di una unità di denaro in K è relativamente più
produttivo l’investimento di una unità di denaro in L, è economicamente efficiente riallocare le risorse tra i
due input.

MPL w
- > l’impresa avrà incentivo a riallocare le risorse da K a L, riducendo la domanda di K e
MPK r
aumentando la domanda di L  al margine l’investimento di una unità di denaro in L è relativamente più
produttivo l’investimento di una unità di denaro in K, è economicamente efficiente riallocare le risorse tra i
due input.

Data la quantità domandata di l e K si trovano i costi totali di produzione di lungo periodo

TC(Q ¿ = W x L* + r x K*

W x L* = costo variabile del lavoro L*=n. unità di L che servono per produrre Q

R x K* = costo variabile del capitale K*= n. unità di L che servono per produrre
Q
I rendimenti di scala sono costanti (se uso il doppio di L e K, ottengo il doppio di Q)

I rendimenti marginali di L e K sono costanti dato che MPL e MPK sono costanti.
Retta dei vertici sotto forma di frazioni

Funzione di produzione sottoforma di frazioni

I rendimenti di scala sono costanti infatti per produrre il doppio mi serve il doppio sia di L sia di K.

I rendimenti marginali di L e K non sono definiti, infatti MPL e MPK sono pari a zero.

N.B. Se variano w o r la scelta ottima non cambia, variano solo i TC.


FUNZIONE DI COSTI TOTALI DI LP:

identifica i costi totali per produrre nel lungo periodo ogni possibile livello di output Q. Dipende dalla
funzione di domanda di input. Se ci fossero costi fissi la funzione traslerebbe verso l’alto.

TC(Q)=w x L*(Q) +r x K* (Q)

C’è una proporzionalità diretta tra TC e L e K: se si vuole produrre di più, servono più input e i costi
aumentano.

NB se ci fossero costi fissi evitabili si sommerebbero a quelli variabili (w x L*(Q) +r x K* (Q))

SENTIERO DI ESPANSIONE DELLA PRODUZIONE identifica i livelli ottimi di L e K che minimizzano TC per ogni
possibile output (in Cobb-douglas è una retta orizzontale).

COSTI MEDI E MARGINALI

Le imprese devono decidere se e quanto produrre facendo un’analisi costi-benefici.

1. Costi medi= costo per unità di output prodotto=>quanto


TC(Q)
costa, in media, produrre 1 unità di input. AC=
Q
average costs.
Sono usati per decidere se produrre. Graficamente è la retta
che congiunge l’origine con la funzione
2. Costi marginali=misurano la variazione dei costi totali di
produzione conseguente alla produzione di una unità in più
(l’unità marginale) di outputcosto dell’ultima unità
prodotta.
Δ TC
Mc=
ΔQ
Sono usati per decidere quanto produrre. Per variazioni infinitesimali di Q, i costi marginali sono
dTC
uguali alla derivata dei costi totali rispetto alla quantità: MC= . Graficamente è l’inclinazione
dQ
della funzione dei TC di una data quantità.
RELAZIONE TRA COSTI MEDI E MARGINALI

Esiste una relazione tra andamento dei costi marginali e andamento dei costi medi.

In particolare:

- Se MC>AC => AC sono crescenti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa più di quanto in
media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo il costo
medio di produzione aumenta;

- Se MC<AC => AC sono decrescenti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa meno di
quanto in media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo
il costo medio di produzione si riduce;

- Se MC=AC=> AC sono costanti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa esattamente
quanto in media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo
il costo medio di produzione non varia

Graficamente avremo che la funzione di costi marginali e costi medi si intersecano in corrispondenza del
minimo dei costi medi. Il livello di output che minimizza i costi medi definisce la scala efficiente di
produzione, Q* .

RELAZIONE TRA AC E RENDIMENTI DI SCALA

A rendimenti di scala crescenti corrispondono costi medi decrescenti, i costi totali aumentano meno che
proporzionalmente rispetto all’output. La tecnologia ha economie di scala=produrre di più costa meno.
A rendimenti di scala decrescenti corrispondono costi medi crescenti. La tecnologia ha diseconomia di
scala.

A rendimenti di scala costanti corrispondono costi medi costanti. La tecnologia non ha effetto scala

1 1
TERZA INTERPRETAZIONE DELLA CONDIZIONE DI TANGENZA: x w= xr
MPL MPK
Costo marginale per produrre 1 unità in più usando L= costo marginale per produrre 1 unità in più usando K

Il costo marginale di produzione per l’impresa è quindi uguale al prezzo di ciascun input diviso per il suo
MPL w
prodotto marginale. Poiché in equilibrio l’impresa sceglie una combinazione di input tale che =
MPK w
1 1
riarrangiando la condizione di tangenza abbiamo che x w= x r =MC
MPL MPK
Infatti supponiamo che l’impresa voglia produrre una unità in più di output. Questo è possibile utilizzando
più L e/o più K. Possiamo calcolare il costo per l’impresa di produrre una unità in più variando un solo input.
- Se si varia solo il lavoro: per produrre una unità in più servono 1/MPL unità di lavoro, ogni unità costa w
=> il costo per produrre una unità in più variando solo il fattore lavoro sarà il costo marginale di produzione
1
e sarà pari a MC= xw
MPL
- Se si varia solo il capitale: per produrre una unità in più servono 1/MPK unità di capitale, ogni unità costa r
=> il costo per produrre una unità in più variando solo il fattore capitale sarà il costo marginale di
1
produzione e sarà pari a MC=r x
MPK

VARIAZIONE DEL PREZZO DEGLI INPUT

BREVE PERIODO

K è fisso e per produrre Q non si può variare il lavoro anche se costa di più, non cambia l’input mix scelto
ma aumentano i TC.

LUNGO PERIODO

Se varia il prezzo di un input cambia la combinazione efficiente di input, l’impresa sostituisce l’input più
caro con quello meno caro ma a parità di output obiettivo cambia il costo di produzione. In particolare,

- se aumenta il prezzo di un input, si riduce l’utilizzo di quell’input

- se si riduce il prezzo di un input, aumenta l’utilizzo di quell’input

Ad esempio: Se ↑w, il lavoro è relativamente più caro del capitale, si sostituisce lavoro con capitale, ci si
muove lungo l’isoquanto obiettivo verso sinistra => ↓L, ↑K

Se ↑r, il capitale è relativamente più costoso del lavoro, si sostituisce capitale con lavoro, ci si muove lungo
l’isoquanto obiettivo verso destra => ↑L, ↓K

In entrambi i casi però a parità di output i costi totali di produzione aumentano.

NB Se gli input sono complementari neanche nel lungo periodo la combinazione efficiente non cambia.
In generale il costo marginale di un input è una funzione negativo del prodotto marginale del fattore i.

IDENTIFICAZIONE GRAFICA COSTI TOTALI:

1. Area sottesa al grafico di MC dato un certo livello di output Q sulle ascisse: area trapezio
2. Area del rettangolo con base Q e altezza AC

La scala di produzione efficiente è rappresentata dal livello di output Qe che minimizza AC. Si impone che
AC=MC e si calcola AC in funzione del valore Q trovato.

RICORDA. I TC nel breve periodo sono più alti perché si può scegliere solo L adeguandolo a K. Nel LP invece
si sceglie ottimamente L e K e questo si traduce in maggiori opportunità di risparmio.5

SCELTA OTTIMA DI PRODUZIONE DI UN’IMPRESA PRICE TAKER.

Consideriamo il problema della decisione di offerta (se e quanto produrre) di un’impresa price taker, ovvero
un’impresa che non ha potere di mercato e non può influenzare il prezzo del prodotto che vende/produce.
Indichiamo con p= P il prezzo di mercato del bene, esogenamente dato per la singola impresa. Un’impresa
price taker, al prezzo di mercato, può vendere qualsiasi quantità di bene così che la curva di domanda
fronteggiata dalla singola impresa è orizzontale (perfettamente elastica). L’impresa prende il prezzo di
mercato per dato e, a quel prezzo, deve decidere se/quanto offrire sulla base dei profitti.

PROBLEMA IMPRESA PRICE TAKER: dato il prezzo di mercato, deve scegliere il livello ottimo di output da
produrre/offrire, ovvero quello che massimizza i profitti

π(Q) = p x Q – TC(Q) p x Q= TR (total revenues, ricavi totali)

2 tipi di scelte:

1. Scelta di affinità/cessazione: l’impresa è attiva sul mkt se economicamente conveniente, ovvero se


producendo ottiene profitti ECONOMICI non negativi. Si chiamano profitti economici perché i costi
includono anche il costo opportunità. Profitti economici nulli equivale a profitti contabili positivi.
π(Q) = TR – TC(Q) ≥ 0  TR≥0
π(Q) = pQ – AC x Q≥0  (p-AC)Q≥0  P≥AC
questa è la regola di cessazione dell’attività. Infatti
 Se P≥AC l’impresa è attiva sul mkt e produce  Qs>0
 Se P<AC l’impresa cessa l’attività produttiva e non offre. Qs=0

ACmin è il prezzo soglia per decisioni di produzione.

TR=pQ

TR pQ
Ricavi medi=AR= = = p per un’impresa price taker il ricavo medio coincide con il prezzo di mercato
Q Q
e con la funzione di domanda fronteggiata dalla singola impresa

SCELTA DI PRODUZIONE: impresa sceglie livello di output che massimizza il profitto. MAXπ(Q) = TR – TC
d π ( Q ) dTR dTC
= − =0
dQ dQ dQ
dTR
 ricavi marginali: misura di quanto variano i TR se varia marginalmente la Q prodotta. Beneficio in
dQ
dTR
termini di ricavi dell’ultima unità prodotta. I ricavi marginali sono ancora il prezzo: MR= =p=AR=d
dQ
dTC
 costi marginali: costo ultima unità prodotta.
dQ
Per massimizzare il profitto si deve avere che: MR=MC  identifica il livello ottimo di output da produrre

p=MC REGOLA DI PRODUZIONE/CESSAZIONE DELL’ATTIVITA’: l’impresa produce se e solo se il ricavo medio


è maggiore del costo medio, ovvero se il prezzo di mercato è maggiore del costo medio. Ogni qual volta il
prezzo è inferiore al minimo dei costi medi si cessa l’attività produttiva. Il minimo dei costi medi
rappresenta il prezzo soglia per le decisioni di produzione dell’impresa

Se invece MR disuguale MC. PIGRECO non sono massimi. Si può aumentare la quantità pigreco cambiando
la Q prodotta

Se Mc<MR  produrre 1 un’unità in più costa meno di quanto rende in termini di ricavi, è economicamente
conveniente aumentare la quantità prodotta. Si continua ad aumentare la quantità prodotta finché MC>MR

Se MC>MR  è conveniente ridurre la quantità prodotta perché producendo 1 unità in meno si ha un


risparmio di costi che è > della perdita di ricavi. Si continua a ridurre la quantità prodotta finché MC<MR.

Il prezzo di vendita per l’impresa price taker è determinato dal mercato. Q d=Qs

CARATTERISTICHE DEL MERCATO CONCORRENZIALE

1) Il prodotto scambiato è omogeneo (commodities)


2) Informazione perfetta/simmetrica per acquirenti e venditori: tutti sanno tutto, i consumatori
conoscono perfettamente le caratteristiche del prodotto, le imprese conoscono tutto riguardo i
consumatori.
3) Libertà di entrata/uscita: in un mercato concorrenziale non ci sono barriere all’entrata, né di tipo
tecnologico né legale.
4) Gli agenti non attuano comportamenti strategici.
5) Tanti piccoli acquirenti identici price taker (non hanno potere di mercato), nel mercato ci sono un
numero dato di consumatori tutti uguali.
Ogni consumatore ha una qi=f( P) ovvero la funzione di domanda individuale diretta; quella
disegnata nel piano è l’inversa, N è il numero dei consumatori sul mercato. Dalla somma delle
domande individuali nasce la domanda aggregata e la funzione di domanda di mercato. Domanda
aggregata Q=Nqi. La funzione di domanda del mercato sarà più piatta, quindi più elastica.

6) Tanti piccoli produttori price taker identici, dato il prezzo di mercato trovano la quantità che gli
consentono di massimizzare il profitto. N è il numero dei produttori sul mercato.
Ogni produttore ha una funzione di S individuale p=MC(q) (funzione di offerta inversa, quella nel
grafico) se P≥ACmin. Trovata la funzione di offerta individuale diretta, si può calcolare la funzione di
offerta di mercato Q=Nq. È più piatta, meno elastica di quella individuale.

EQUILIBRIO DI BP PER IL MERCATO E SINGOLA IMPRESA

Nel BP c’è un N di imprese attive nel mkt.

Il mercato concorrenziale ha il carattere di desiderabilità perché crea benessere.

possiamo identificare:

1) Equilibrio di mercato: Data la funzione di domanda e di offerta di mercato si determina l’equilibrio di


mercato di breve periodo eguagliando domanda e offerta così che non ci siano eccessi di domanda e offerta
=> si avrà quindi un prezzo di equilibrio p=pBP e una quantità di equilibrio QBP che indica la quantità totale
acquistata/venduta in equilibrio sul mercato. Al prezzo d’equilibrio tutti i produttori riescono a vendere
tutta la quantità che desiderano produrre e ogni consumatore ottiene esattamente la quantità di bene che
desidera comprare.

2) Equilibrio per la singola impresa: il prezzo di equilibrio di mercato p=pBP rappresenta la funzione di
domanda fronteggiata dalla singola impresa che è price taker e quindi coincide anche con i ricavi medi e i
ricavi marginali. Dato il prezzo di equilibrio prevalente sul mercato la singola impresa nel breve periodo
produce e offre una quantità che le consente di massimizzare il profitto ovvero qBP tale che MR=MC.

Il profitto è l’area contrassegnata in rosa.

EQUILIBRIO CONCORRENZIALE DI LUNGO PERIODO Nel lungo periodo vi è possibilità di entrata (se vi sono
profitti positivi) e di uscita (se si subiscono perdite) nel mercato => il numero di imprese attive è
determinato endogenamente dal mercato stesso.

In particolare, se in corrispondenza dell’equilibrio di breve periodo pBP>ACmin, le imprese già operanti


ottengono profitti positivi, nuove imprese sono attratte dall’industria che è profittevole e entreranno nel
mercato. Per ogni nuova impresa che entra nel mercato l’offerta di mercato aumenta e la curva di offerta di
mercato trasla a destra. Se l’offerta di mercato aumenta, a parità di domanda, il prezzo d’equilibrio si
mercato si riduce mentre la quantità offerta aumenta. Se il prezzo di mercato è ancora maggiore del
minimo dei costi medi, i profitti per la singola impresa saranno positivi, e nuove imprese avranno incentivo
ad entrare. Questo farà aumentare ulteriormente l’offerta di mercato, ridurre il prezzo e aumentare la
quantità scambiata. Il meccanismo di aggiustamento e entrata nel mercato continua fino a che i prezzo di
mercato è maggiore del minimo dei costi medi. Nel momento in cui il prezzo raggiunge il minimo dei costi
medi, AR=AC => il profitto sarò nullo e le imprese saranno indifferenti se uscire o rimanere sul mercato, che
corrisponde all’equilibrio di LP (P=ACmin).

1) Equilibrio di mercato: La funzione di offerta è


illimitata in corrispondenza del minimo dei costi
medi viceversa è nulla se il prezzo è minore => la
funzione di offerta di mercato è perfettamente

orizzontale (elastica) in corrispondenza al


minimo dei costi medi. Il prezzo di equilibrio di mercato nel lungo periodo è il minimo dei costi
medi pLP=ACmin. La quantità domandata e prodotta è quella in corrispondenza della quale non ci
sono eccessi di domanda e di offerta QLP: QSLP=QD.
2) Equilibrio della singola impresa: QLP ora si trova in corrispondenza dell’intersezione del nuovo
P=ACmin.

NB: ogni equilibrio di lungo periodo è anche un equilibrio di breve periodo, ma un equilibrio di breve
periodo non è necessariamente un equilibrio di lungo periodo, lo è solo se il profitto è nullo.

ANALISI DEL BENESSERE

Si vuole valutare in termini monetari la perfomance di un mercato.


Per quantificare il benessere si utilizza il concetto di surplus, ovvero la
valutazione monetaria di un esito di mercato che può essere fatta sia
dal lato dai consumatori sia dei produttori, rispettivamente il surplus
del consumatore SC e surplus dei produttori SP.

L’SC è definita come l’area sotto la funzione di domanda e sopra il


prezzo pagato (triangolo)

L’SP è l’area sopra la funzione di offerta e sotto il prezzo percepito (triangolo).

La somma di queste due aree da il surplus totale. ST=SC+SP. E’ il guadagno complessivo per la collettività.

SURPLUS DEL CONSUMATORE:

SURPLUS DEL PRODUTTORE:


NB il surplus del produttore non sono i profitti. I profitti sono la differenza tra i ricavi totali e tutti costi (VC,
FC ev, FC inev)

SP=differenza tra ricavi totali – costi evitabili (vc(q) e FC evi)

Se non ci sono costi fissi irrecuperabili, i due coincidono.

COME SI DIVIDE IL SIRPLUS TRA CONSUMATORI E PRODUTTORI?

TASSE E SUSSIDI IN UN MERCATO CONCORRENZIALE


Tasse e sussidi in generale generano delle distorsioni, ovvero producono una perdita di benessere, dunque
si riduce ST.

Le tasse sono tributi pagati dal settore privato a quello pubblico.

I contributi erogati dal settore pubblico verso i privati.

Essi possono essere:

-ad valorem (% fisso su un dato variabile)

-sulla quantità: in somma fissa applicati su ogni unità venduta/acquistata

Tasse e sussidi si caratterizzano per

1. Incidenza di diritto: il soggetto che fisicamente paga la tassa allo stato o riceve da lui il sussidio
2. Incidenza di fatto : il soggetto che effettivamente paga/riceve

Effetto tassa:

1) si riduce la quantità venduta o acquistata


2) si crea una forbice (cuneo fiscale) tra Pd=prezzo pagato dai consumatori e Ps=Ps-t somma percepita
effettivamente dai produttori

L’incidenza di diritto è tutta sui produttori ma l’incidenza di fatto è divisa tra le due parti del
mercato

Pd-Pe>0 incidenza di fatto sui consumatori

Ps-Pe<0 incidenza di fatto sui produttori

3) il surplus totale si riduce

Effetto sussidio:

1. aumenta la quantità scambiata


2. si crea forbice tra prezzo pagato dai consumatori e somma incassata dalle imprese
3. il ST si riduce

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