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Microeconomia

Teoria del consumatore

L’economia studia l’allocazione efficiente di risorse scarse per soddisfare i bisogni illimitati dell’uomo. Si
dice pertanto scienza di scelta vincolata, ad una finitezza.

La microeconomia esamina il comportamento dei singoli individui economici e analizza le unità decisionali
di consumatori, imprese o gruppi come famiglie e industrie.

Variabili endogene: variabili date all’interno del sistema

Variabili esogene: variabili da determinare

Prezzo di riserva: quanto il consumatore sarebbe stato disposto a spendere o a quanto il produttore
sarebbe stato disposto a vendere.

Ottimizzazione vincolata: massimizzazione o minimizzazione di una funzione obiettivo soggetta ad un


vincolo

Analisi dell’equilibrio: condizione che persiste finché non ci sia un cambiamento in una variabile esogena.

Marginale: misura di quanto una variabile cambi come risultato dell’aggiunta di un’ulteriore unità a una
variabile indipendente.

Utilità: indice di soddisfazione che il consumatore trae dal consumo di un paniere di beni

Vincolo di bilancio: limite massimo di beni acquistabili dato il reddito disponibile

Curva di domanda: quantità di un bene che il consumatore è disposto ad acquistare ai diversi prezzi

Legge della domanda: al diminuire del prezzo di un bene, aumenta la domanda e viceversa.

Curva di offerta: quantità di un bene che i produttori sono disponibili a vendere ai diversi prezzi.

Legge dell’offerta: all’aumentare del prezzo aumenta l’offerta e viceversa.

Beni normali: aumenta il reddito – aumenta la domanda. Effetto reddito negativo

Beni inferiori: aumenta il reddito – diminuisce la domanda. Effetto reddito positivo

Beni di Giffen: aumenta il reddito – diminuisce la domanda. Effetto reddito > effetto sostituzione e la curva
di domanda diventa positivamente inclinata – aumenta il prezzo/diminuisce il reddito e aumenta il
consumo.

Equilibrio: incontro tra domanda e offerta in termini sia di quantità che di prezzo

Elasticità della domanda: reazione che la domanda di un certo bene ha al variare di fattori come prezzo,
prezzo di un altro bene (incrociata) o del reddito.

Beni sostituti o succedanei: soddisfano un medesimo interesse e possono essere quindi sostituiti tra loro,
aumenta il prezzo di uno e aumenta il consumo dell’altro o viceversa – beni elastici
Beni complementari: beni che soddisfano un bisogno se consumati contemporaneamente, aumenta il
prezzo di uno, aumenta il prezzo dell’altro diminuisce il consumo di entrambi.

Reddito reale: quantità di beni che posso acquistare con una determinata quantità di moneta

Reddito nominale: quantità effettiva di moneta che ho a disposizione

Utilità marginale di un bene: saggio a cui varia l’utilità totale all’aumentare del consumo del bene x

Curva di indifferenza: insieme di panieri di beni di consumo che danno lo stesso livello di utilità al
consumatore.

Ipotesi di razionalità:

 Ipotesi di completezza: il consumatore è sempre in grado di scegliere il paniere che ritiene più
soddisfacente, valutando tutte le possibili opzioni – A>B, A<B, A=B
 Ipotesi di riflessività: il consumatore è coerente e ritiene ogni alternativa almeno tanto valida
quanto sé stessa.
 Ipotesi di transitività: dati tre panieri, se A>B e B>C allora A>C – Se le tre alternative sono
quantificabili con precisione l’assioma risulta ovvio ma se la scelta dipende da più parametri
l’ipotesi potrebbe non essere efficace
 Ipotesi di non sazietà o monotonia: il consumatore (well-behaved) dati due panieri con gli stessi
beni, sceglierà quello che contiene una quantità addizionale anche di uno solo dei beni che lo
formano. O una quantità maggiore di entrambi i beni è preferita dal consumatore.

Saggio Marginale di Sostituzione: tasso a cui il consumatore è disposto a rinunciare di un bene X 2 per avere
un’unità aggiuntiva del bene X1 mantenendo costante l’utilità. Il SMS ci dice a quante unità di bene 2
dobbiamo rinunciare quando ci viene data una unità in più di bene 1 per mantenere invariata l’utilità.

Principio di utilità marginale decrescente: la scelta di panieri con entrambe le quantità di beni fornisce
un’utilità superiore rispetto alle scelte ad angolo.

È decrescente in valore assoluto perché all’aumentare della quantità di X1 aumenta la mia utilità ma in
misura inferiore per ogni incremento, (dato il principio di utilità marginale decrescente) e dovrò rinunciare
ad X2 per compensare, ma in misura sempre più piccola.

 Beni perfetti sostituti X1 + X2: SMS costante e curve di indifferenza in linea retta
 Beni normali X1*X2: funzione Cobb-Douglas, curve convesse verso l’origine, SMS
decrescente.
 Perfetti complementi min(X1, X2): SMS nullo e il consumatore acquista i beni in
proporzioni fisse con curve di indifferenza ad L
 Funzione di utilità quasi lineare: curve di indifferenza parallele

Effetto prezzo: Come il cambiamento di prezzo influenza le scelte di consumo del consumatore.

Effetto reddito: variazione della quantità consumata di un bene al variare del potere d’acquisto del
consumatore (reddito reale). Cambio nel potere d’acquisto

Effetto sostituzione: variazione consumo di un bene al variare del suo prezzo relativo (convenienza rispetto
ad altri beni). Cambio del prezzo relativo.

Beni normali: effetto reddito ed effetto sostituzione si rafforzano

Bene né normale né inferiore: effetto reddito = 0 effetto sostituzione prevale


Bene inferiore: effetto reddito ed effetto sostituzione operano in direzioni opposte

Beni di Giffen: effetto prezzo negativo

Reddito compensato: per scomporre l’effetto prezzo in effetto sostituzione e reddito bisogna trovare un
reddito compensato che permette al consumatore di acquistare la stessa quantità di beni acquistati nel
paniere ottimale ma dopo la variazione di prezzo. Serve per rimuovere

Surplus del consumatore: differenza tra quanto un consumatore è disposto a pagare per un bene (prezzo di
riserva) e quanto effettivamente paga.

Surplus del produttore: differenza tra prezzo di riserva e prezzo di mercato (P in equilibrio)

L’imposizione di un salario minimo o di una tassazione distorce la curva di domanda, tranne nel caso di
lump sum tax.

Mercato del lavoro:

scelta ottimale tra reddito-consumo (bene 1) e tempo libero (bene 2).

wR = costo del tempo libero (salario*ore di tempo libero) o salario perso

pc = prezzo del bene di consumo (prezzo*unità del bene di consumo)

Il tempo libero è un bene inferiore – aumenta il salario e diminuisce il consumo di tempo libero e
aumentano le ore di lavoro. Mentre oltre un certo salario, il tempo libero diventa bene normale e ne
aumenta il consumo ad aumentare del reddito. Effetto reddito positivo e poi negativo.

Se aumenta il salario:

effetto sostituzione: aumenta l’offerta di lavoro e sostituisco il tempo libero con più ore lavorative - effetto
sostituzione positivo

effetto reddito: sostituisco il lavoro con il tempo libero; mentre (per salari altissimi) il tempo libero è un
bene normale – l’effetto reddito negativo fa diminuire l’offerta di lavoro

Se diminuisce il salario:

effetto sostituzione: sostituisco il lavoro con il tempo libero, diminuisce l’offerta di lavoro – effetto
sostituzione negativo

effetto reddito: mentre per salari altissimi, il tempo libero è un bene normale; dunque, al diminuire del
salario aumenta l’offerta di lavoro – effetto reddito positivo.

Mercato di beni:

Effetto reddito ed effetto sostituzione sono negativi o positivi in base alla direzione del prezzo o in base
alla direzione verso cui spingono.

L’effetto prezzo è sempre opposto al cambiamento di prezzo e nella scomposizione:

L’effetto sostituzione è sempre negativo inteso come inverso rispetto al cambiamento di prezzo.

Aumenta il prezzo – la quantità domandata diminuisce – effetto prezzo negativo

effetto sostituzione negativo, aumenta il prezzo, diminuisce il consumo del bene perché relativamente
meno conveniente

Effetto reddito:
Beni normali: effetto reddito negativo: aumenta il prezzo, diminuisce il potere d’acquisto e diminuisce il
consumo

Beni inferiori: effetto reddito positivo poiché se aumenta il prezzo, il reddito diminuisce ed aumenta il
consumo. Direzione opposta all’effetto sostituzione

Beni di Giffen: effetto reddito positivo diminuendo il reddito, aumenta il consumo– L’effetto reddito spinge
verso destra più di quanto l’effetto sostituzione spinga a sinistra. Complessivamente positivi.

Diminuisce il prezzo – la quantità domandata aumenta – effetto prezzo positivo

Effetto sostituzione negativo: nel senso che poiché diminuisce il prezzo, aumenta la quantità domandata
perché il bene è relativamente più conveniente

Effetto reddito:

Beni Normali: effetto reddito negativo perché se diminuisce il prezzo aumenta il reddito ed aumenta anche
il consumo.

beni inferiori effetto reddito positivo perché se diminuisce il prezzo, aumenta il reddito e diminuisce il
consumo. Direzione concorde col prezzo. Ma reddito e sostituzione operano in direzioni opposte

Beni di Giffen: effetto reddito negativo. L’effetto prezzo totale è negativo perché l’effetto reddito supera
l’effetto sostituzione

Fallimenti di mercato
situazione in cui il mercato in un regime di libera concorrenza non riesce autonomamente a raggiungere
l’ottimo paretiano e l’efficiente allocazione di risorse.

 Monopoli
 Esternalità
 Beni pubblici
 Mercati incompleti
 Informazione imperfetta

Obiettivi dell’intervento pubblico dello Stato:

 Massimizzazione del benessere sociale o efficienza sociale


 Equità

Per massimizzare il benessere sociale è necessario considerare, oltre ai costi privati, i costi e i benefici
marginali sociali di produzione e consumo di un dato bene.

Esternalità: effetto dell’azione di un soggetto economico sul benessere di altri soggetti non direttamente
coinvolti.

Esternalità positiva: effetto benefico – ricerca e sviluppo di nuove tecnologie

Esternalità negativa: effetto dannoso – produzione industriale con emissioni nocive in natura

Poiché il soggetto economico è egoista e non considera gli effetti esterni delle proprie scelte, si dice che
l’equilibrio di mercato non garantisce una massimizzazione del benessere sociale -> è necessario
l’intervento dello Stato.
Nel caso di esternalità negativa il produttore deve calcolare oltre che al costo privato di produzione anche i
costi sociali, ovvero il costo del danno a terzi, in modo da raggiungere un equilibrio socialmente accettabile.

Produzione e danno marginale hanno una relazione lineare

Il privato può dunque porre rimedio autonomamente alle esternalità negative, spostando l’allocazione di
risorse verso l’ottimo sociale, implementando:

 campagne di beneficienza
 codici etico-morali

Teorema di Coase: la contrattazione autonoma tra gli agenti economici garantisce un’efficiente allocazione
delle risorse in maniera superiore superiore rispetto all’intervento dello Stato, solo in assenza di costi di
transizione ed indipendentemente dalla iniziale distribuzione dei diritti degli individui.

In caso contrario lo Stato provvede mediante:

Tassazione: imposta Pigouviana pari al valore dell’esternalità causata – tassazione sulle emissioni, le
imprese producono meno emissioni (agiscono in base al costo marginale sociale)

Sussidi: “premio” per non aver causato un’esternalità – se non inquina, riceve un sussidio

Nel caso delle emissioni, Lo Stato crea un mercato nel quale vengono scambiate le quantità di emissioni,
rimanendo nel tetto massimo che garantisce l’ottimo sociale. Esempio: Protocollo di Kyoto

Beni Pubblici o Risorse comuni

Rivalità: un bene consumato da un individuo non può essere consumato da un altro (consumato
contemporaneamente)

Escludibilità: il consumo di un bene ad opera di un soggetto impedisce agli altri di usufruirne

Non rivalità: il consumo da parte di un soggetto non impedisce il consumo contemporaneo da parte di altri

Non escludibilità: è impossibile o molto difficile escludere determinati individui dal consumo del bene

Beni Pubblici puri:

 assenza di rivalità
 assenza di escludibilità

Beni pubblici non puri:

 beni esclusivi ma non rivali: segnale televisivo criptabile


 beni non esclusivi ma rivali: un panorama

Beni di club: non rivali nel consumo ma con un limite d’accesso rappresentato da costi di esclusione (es:
campo da golf – quota d’ingresso)

Beni comuni: rivali ma non escludibili: nessuno può essere escluso ma sono relativi a limitatezza e soggetti a
congestionabilità in senso spaziale. Chiunque può usufruirne ma l’uso eccessivo comporta una riduzione
dell’utilità.

Beni privati: rivalità (ne diventa proprietario chi paga il prezzo e “arriva per primo”) ed escludibilità (la
proprietà del bene da parte un soggetto esclude gli altri dalla fruizione del bene stesso)

L’esistenza dei beni pubblici genera due problemi:


 la quantità giusta di beni pubblici da produrre, una quantità paretianamente ottima: che massimizzi
l’utilità di ognuno senza diminuirla ad altri.
 come finanziare la produzione.

Fenomeno del free-riding: inteso come esternalità a favore di quelli che utilizzano il bene pubblico senza
pagare. La conseguenza è che chi lo produce sostiene un costo eccessivo rispetto al beneficio ottenuto ->
disincentiva la fornitura di beni pubblici.

Si fa dunque un’analisi costi-benefici

Informazione Imperfetta (asimmetria informativa)

Una parte (agente) ha maggior informazione riguardo al contratto rispetto alla controparte (principale)

Un contratto è completo se stabilisce i reciproci obblighi

Selezione avversa: asimmetria informativa ex-ante la conclusione del contratto. Il venditore gode di
maggior informazioni rispetto all’acquirente – comporta la scomparsa di un mercato le cui garanzie non
sono definite, poiché i beni di bassa qualità vengono spacciati per beni di buona qualità. Es: mercato delle
auto usate (Lemon Market) che raggiunge un livello di non scambio e scompare a causa delle auto bidone.

Rimedi: teoria dei segnali – garanzie, credenziali, certificazioni

Azzardo/rischio morale: asimmetria informativa ex-post la conclusione del contratto. Questo genera
comportamenti opportunistici, perseguendo interessi personali a spese della controparte, che non potrà
verificare la presenza di dolo o negligenza. Settore delle assicurazioni, in cui gli assicurati tendono a ridurre
la prudenza per ricevere rimborsi più elevati. Altro esempio è la politica di intervento Statale a soccorso
delle imprese sull’orlo del fallimento; questo potrebbe indurre le imprese a finanziare progetti più rischiosi
ma potenzialmente remunerativi, nell’ottica di beneficiarne per il successo o ricevere il supporto statale in
caso contrario.

Rimedi: contratti con incentivi – modelli principale-agente, signaling

Teoria della produzione

Input: fattori di produzione che combinati consentono di produrre beni e servizi.

Output: volume o quantità di un bene o servizio prodotto da un’impresa.

Funzione di produzione: relazione che dimostra la quantità massima di output che un’impresa può produrre
data una quantità di input –> Y= f(L, K). L = Lavoro; K = Capitale

Una combinazione di input è:

 Tecnologicamente efficiente se per l’impresa produce l’output massimo possibile in ragione del
fattore lavoro disponibile. (punti lungo la curva di produzione)
 Tecnologicamente inefficiente se realizza per l’impresa un output inferiore rispetto a quanto
potrebbe impiegando adeguatamente in fattore lavoro.

Produttività marginale: è la quantità addizionale di prodotto finale che si ottiene aggiungendo un’unità
addizionale di un fattore produttivo. O quanto contribuisce un’unità aggiuntiva di un fattore produttivo alla
produttività. È negativa se non ho fattori produttivi
 Produttività marginale crescente: tratto della curva in cui l’impiego di unità aggiuntive di fattori
produttivi incrementa la produttività più che proporzionalmente. È crescente per il fattore che si
trova al nominatore del SMST
 Produttività marginale decrescente: oltrepassato un punto, l’impiego aggiuntivo di fattori produttivi
incrementa la produttività in modo meno che proporzionale. È decrescente per il fattore produttivo
che si trova al denominatore del SMST
 Legge dei rendimenti decrescenti: all’aumentare di un fattore produttivo variabile, ed altri fattori
fissi, si raggiunge un livello di output tale per cui la produttività marginale (quanto contribuisce alla
quantità prodotta) di tale fattore inizia a diminuire.

Nel breve periodo il fattore produttivo variabile è il lavoro – prodotto marginale del lavoro con capitale
fisso. Il profitto può essere negativo producendo una quantità pari a zero.

Nel lungo periodo entrambi i fattori sono variabili. Il profitto minimo sarà zero. L’impresa nel lungo
periodo sceglie i fattori produttivi in base alla produttività relativa, cioè con l’uguaglianza

MPL /MPK =w/r (lungo periodo – entrambi i fattori) MP k = r/p (Capitale variabile) MPL = w/p (Lavoro
variabile). w/p = salario reale, w=salario nominale, r=tasso di interesse nominale, r/p=tasso di interesse
reale o potere d’acquisto della moneta.

Domanda di Lavoro dell’impresa -> PML = w/p senza sostituire w e p.

Curva di Isoquanto: corrispondente della curva di indifferenza, mostra tutte le combinazioni di lavoro e
y
capitale per le quali l’output rimane costante e invariato. K= derivante da Cobb-Douglas
L
Retta di isocosto: vincolo di bilancio, combinazioni di lavoro e capitale che comportano lo stesso costo di
produzione. L’impresa ha più vincoli del consumatore: mercato, conoscenze tecnologiche, prezzi degli
CT w
input. k = − L. L’isocosto è CT = wL + rK + CF
r r
L’equilibrio è nel punto di tangenza tra SMST e W/R: pendenze di isoquanto ed isocosto.

Retta di isoprofitto: tutte le combinazioni di input associate ad un livello costante di profitto.

π +rK w
y= + L . Si ottiene da π=P × y −CT dove CT = guarda sopra.
p p
Tasso marginale di sostituzione tecnico: tasso al quale la quantità impiegata di capitale può essere ridotta
per ogni unità aggiuntiva di lavoro, tenendo costante il prodotto finale. Tasso di sostituibilità tra lavoro e
capitale mantenendo il prodotto finale invariato e costante.

È costante per i perfetti sostituti ed è nullo per perfetti complementi non in eccesso.

Elasticità di sostituzione: misura la facilità con cui l’impresa può intercambiare i fattori produttivi capitale e
lavoro.

Costi delle imprese

Mercato di concorrenza perfetta:

 Modello idealista
 libera entrata/uscita dal mercato, assenza di barriere d’ingresso
 frammentazione di domanda e offerta, soggetti molto piccoli privi di potere di mercato e non
influenti nei prezzi (price-taker – assume il prezzo per dato)
 Curva di domanda infinitamente elastica e rappresentata in linea retta
 bene o servizio omogeneo e non differenziabile
 informazione perfetta e trasparente
 Il prezzo è uguale i ricavi marginali P = MR
 Nel breve periodo il profitto è positivo
 Nel lungo periodo il profitto è nullo perché la quantità sulla curva di domanda infinitamente elastica
è tangente al punto minimo sulla curva di costo medio ma è maggiore rispetto alla quantità di
monopolio

Mercato monopolistico:

 Non veritiero della realtà


 Singola impresa che si fa carico dell’intera domanda di mercato
 Assenza di beni o servizi sostitutivi
 L’impresa stabilisce il prezzo (price-maker), controlla l’offerta
 Presenza di barriere all’entrata che impediscono il manifestarsi di forze concorrenziali (brevetti,
tecnologie, costi d’ingresso)
 Curva di domanda inclinata negativamente
 L’impresa fa i profitti poiché è unico soggetto che decide i livelli di prezzi.
 Informazione imperfetta, incompleta e difficilmente reperibile.
 Il prezzo è maggior dei ricavi marginali P > MR
 Nel breve periodo il profitto è positivo
 Nel lungo periodo il profitto è nullo perché il prezzo è uguale al costo medio in un punto della curva
più a sinistra sull’asse delle ascisse rispetto alla concorrenza perfetta.

Costi fissi: indipendenti dalla quantità prodotta

Costi variabili: dipendenti dal livello di produzione

Le decisioni produttive riguardano quindi i costi variabili

Costo medio: costo unitario di produzione. In mercati concorrenziali con prezzo dato, se la curva si trova al
di sotto della retta di prezzo, allora l’impresa fa profitto, se si trova sovrapposta allora l’impresa ha profitto
nullo ma può continuare a produrre nel breve periodo, mentre se si trova sopra l’impresa non produce ed è
in perdita.

Costo medio fisso: andamento decrescente perché aumentando la produzione i costi essendo fissi vengono
distribuiti su profitti maggiori e l’impatto risulta inferiore

Costi medi variabili: andamento crescente poiché aumentano con la produzione.

Costo marginale: come variano i costi totali al variare della produzione, dipende solo dai costi variabili.
dCT
Quantità aggiuntiva di produzione e incremento dei costi variabili di produzione. MC=
dQ
Ricavo marginale: variazione dei ricavi totali in corrispondenza di una variazione della quantità prodotta. O
dRT
la variazione dei ricavi alla variazione delle unità vendute. MR= pendenza doppia rispetto alla
dQ
domanda
Costo Totale (quando MC è fisso): MC* Q =CT

Rendimenti di scala: variazione della produzione (output) in corrispondenza della variazione dei fattori
produttivi. Quanto varia l’output al variare dei fattori produttivi.

Rendimenti costanti: Un aumento costante del fattore produttivo fa aumentare proporzionalmente


l’output. +10% input -> +10% output.

Rendimenti crescenti: Un incremento del fattore produttivo fa aumentare più che proporzionalmente
l’output prodotto. +10% input -> +15% output. – costo medio decrescente – economie di scala. Costo
Marginale < Costo medio perché i costi diminuiscono in relazione all’aumento di produzione e ciò comporta
un costo marginale basso.

Rendimenti decrescenti: un incremento degli input fa aumentare in maniera meno che proporzionale
l’output. +10% input -> +5% output. La curva ha forma ad U perché all’inizio prevale l’effetto del costo fisso
medio (essendo una grandezza costante, viene ripartita su più unità dato l’incremento di produzione
sull’asse orizzontale), dopodiché il costo medio aumenta. – costo medio crescente (dipende dal costo
medio variabile che aumenta) – diseconomie di scala. Costo Marginale > Costo medio perché i costi non
diminuiscono in relazione all’aumento di produzione e ciò comporta un costo marginale in aumento.

Per una cobb-douglas:

 Se la somma degli esponenti è = 1 si tratta di rendimenti di scala costanti. Se raddoppiasse la


produzione, il costo medio rimarrebbe costante poiché input e output aumentano
proporzionalmente.
 Se la somma è > 1 si tratta di rendimenti di scala crescenti. Se raddoppia la produzione, il costo
medio diminuisce poiché l’output aumenta più che proporzionalmente rispetto agli input. Si
chiamano anche economie di scala
 Se la somma è < 1 si tratta di rendimenti di scala decrescenti, se aumentano gli input l’output
aumenta in modo meno che proporzionale, dunque, aumentano i costi medi. Si chiamano
diseconomie di scala.

Profitto = Ricavi totali – costi totali -> π = p*y – (wL + rK)

P = prezzo * y = quantità

wL + rK = Costi totali nel breve periodo K è fisso.

Profitto con condizione marginale:

MR = MC -> equilibrio (max profitto)

MR > MC -> aumentano i profitti ed aumenta la produzione

MR < MC -> diminuiscono i profitti e diminuisce la produzione

Min costi nel punto di ottimo AC = MC

Prezzo di chiusura/ break-even point/ punto di pareggio: punto in cui i ricavi totali ed i costi totali si
equivalgono ed il profitto è pari a zero. Ovvero punto che indica la quantità di prodotto necessaria per
coprire i costi di produzione e sotto il quale l’impresa è in perdita e corrisponde al prezzo nel punto di
tangenza tra il punto di minimo sulla curva di costo medio variabile e la curva di costo marginale.
La condizione di tangenza SMST = w/r è il punto in cui la pendenza dell’isoquanto (SMST) eguaglia la
pendenza dell’isocosto (w/p)

C’è un dualismo tra:

Max π RT −CT
MinCT =wL+rK
Saggio Marginale di sostituzione tecnico: tasso di sostituibilità tra i due fattori. A quante unità di K devo
rinunciare se aggiungo un’unità di L, per mantenere costante la produttività. SMST è la pendenza
dell’isoquanto.

Funzione di produzione Cobb-Douglas:

Y =L K
a b
Y =L K
a 1−a
Y =L K
Funzione di produzione perfetti sostituti:

SMST costante, vale a dire che per aumentare la produttività devo aumentare i fattori produttivi in
proporzione alla loro produttività marginale. Se MP K = 1 e MPL = 2 per aumentare la produttività dovrò
aumentare di 1 unità K mantenendo costante L. Il saggio marginale di sostituzione in questo caso è 2 e
significa che se rinuncio ad 1 unità di L dovrò aggiungerne 2 di K per tenere costante la produttività.

PM L w ¿ CT
|SMST|= > utilizzate solo L, sostituite nell’isocosto K=0, CT =wL+ rK → L =
PM K r w

PM L w ¿ CT
|SMST|= < utilizzate solo K, sostituite nell’isocosto L=0, CT =wL+ rK → K =
PM K r r

PM L w
|SMST|= = tutti i punti dell’isocosto massimizzano il livello di output
PM K r

Perfetti complementi:

Mercati
Concorrenza Perfetta

L’impresa inizia ad offrire da quando il prezzo è superiore al minimo del costo medio variabile – dal
break-even point in su.

P=MC per massimizzare il profitto, MC = AC per minimizzare i costi

P nel breve periodo è uguale a MC quindi da MC ricavo la curva di offerta della singola impresa, che
dipende da P preso dal mercato.

Breve periodo – si massimizzano i profitti - condizione di equilibrio -> P = MC ed il profitto è positivo solo se
la curva di prezzo si trova sopra la curva di costo medio variabile. Il profitto può essere anche negativo e
l’impresa può continuare a produrre, e si verifica quando il prezzo si trova al di sotto del punto minimo della
curva di costo medio variabile

Lungo periodo – si minimizzano i costi - condizione di equilibrio -> AC = MC il prezzo a causa dell’entrata di
nuove imprese sarà uguale al punto minimo sulla curva di costo medio di lungo periodo dunque P =AC.
dAC
Oppure la quantità ottimale della singola impresa si ottiene derivando il costo medio rispetto a q:
dq
Per il prezzo e quantità di equilibrio di breve periodo: Qs=Qd

Monopolio

Condizione di equilibrio -> MC=MR

Se la curva di domanda è molto elastica il monopolista guadagna meno perché i consumatori sono più
reattivi alla variazione di prezzo, mentre se la curva di domanda è rigida, il monopolista può aumentare i
prezzi con più libertà senza subire una diminuzione della domanda.

Concorrenza Monopolistica

Breve periodo uguale al monopolio condizione di equilibrio -> MC=MR

Lungo periodo condizione di equilibrio -> Pendenza curva della domanda P= pendenza della curva di costo
medio AC

Discriminazioni di prezzo

Un’impresa può applicare discriminazione di prezzo se: ha informazione completa sui consumatori, deve
avere potere di mercato e deve impedire la rivendita dei propri beni.

Discriminazione di primo grado: l’impresa cerca di vendere il prodotto al prezzo di riserva di ciascun
consumatore, ovvero conosce il prezzo massimo che il consumatore è disposto a pagare. Se dunque il
consumatore è disposto a spendere 51, io offro un prezzo di 50. In questo modo l’impresa si appropria di
tutto il surplus di mercato. MC = AC la curva di ricavi marginali corrisponde alla curva di domanda.

Secondo grado: l’impresa offre sconti ai consumatori in base alle quantità acquistate. Prezzi diversi per
quantità diverse. Vendita a blocchi: il consumatore paga una cifra per il primo blocco di acquisti ed un
prezzo diverso (generalmente inferiore) per l’acquisto del secondo blocco. Attraverso la tariffa a blocchi il
consumatore paga una tariffa fissa per l’ingresso + un prezzo per unità consumata.

Terzo grado: l’impresa stabilisce diversi prezzi di vendita per diverse categorie di consumatori, eguagliando
1
MC = MR, Oppure eguagliando MR= p(1− ). In questo modo applica prezzi maggiori in mercati più rigidi
ε
e prezzi inferiori in mercati più elastici.

Deadweight Loss causata dal mercato monopolistico: perdita derivante dalla riduzione della quantità
prodotta e dall’aumento di prezzo e consiste nella somma tra perdita di surplus del consumatore e perdita
di surplus del produttore.

Teoria dei Giochi


Analisi sulle decisioni ottimali in situazioni competitive

Strategia: piano d’azione


Equilibrio di Nash: situazione in cui ogni giocatore sceglie la strategia che gli consente di ottenere il payoff
più alto, date le strategie scelte dagli altri giocatori. Ed è una situazione in cui nessun giocatore è
incentivato ad essere l’unico a cambiare la propria posizione. È applicabile solamente nei giochi one-shot

strategia dominata: strategia con payoff minore rispetto ad un’altra che offre sempre al giocatore un
payoff maggiore, indipendentemente dalla scelta del rivale.

Strategia dominante: strategia con payoff superiore rispetto a tutte le altre possibili alternative, a
prescindere dalla scelta del rivale.

Se c’è Common Knowledge (conoscenza comune) ogni giocatore ha informazioni completa sulla situazione,
dunque il giocatore a conosce perfettamente la situazione di b e viceversa ed entrambi sono a conoscenza
di questa affermazione.

Nel dilemma del prigioniero si attua una strategia difensiva, ovvero non cooperativa e ogni giocatore
sceglierà la strategia senza sapere la scelta dell’altro.

Se il gioco dovesse ripetersi si giungerebbe ad una situazione cooperative a causa delle strategie di
ritorsione. Ovvero, un giocatore coopera inizialmente in modo che nel secondo “turno” se l’altro giocatore
sarà cooperativo, anche il giocatore sarà cooperativo, in caso contrario no – si risponde con la stessa mossa
degli avversari. Giochi sequenziali – un agente compie la sua azione, in primo luogo, ed il secondo agente si
comporta di conseguenza.

Teorema di Backward Induction: ripercorrere una situazione o un problema a ritroso per determinare la
strategia ottimale.

Tragedy of the commons – tragedia dei beni comuni: il contributo economico del singolo individuo è nullo
trattandosi di un bene collettivo, quindi nessuno è incentivato a pagare, finché si arriva all’esaurimento
della risorsa e gli individui saranno costretti a sostenere i costi.

Strategie pure: 100% di probabilità l’agente sceglierà la strategia migliore scartando le altre.

Strategie miste: strategia stocastica, un agente sceglierà randomicamente e quindi ogni azione ha
probabilità di successo compresa tra 0 – 100%

Oligopolio

Ipotesi in cui ci sono più imprese interdipendenti con uguale struttura di costo. Non sono price-maker ma
possono influenzare il prezzo di mercato con il loro comportamento, ad esempio abbassando il proprio
prezzo si provocherà un abbassamento di prezzo anche per le altre imprese, causando un abbassamento
complessivo.

Oligopolio alla Bertrand: le (due) imprese competono sul prezzo, ed hanno identica struttura di costi e
offrono un bene omogeneo. L’impresa sceglie il prezzo in modo strategico in base al prezzo dell’avversario
e tende ad abbassarlo per incrementare i profitti conquistando l’intera domanda di mercato. L’altra
impresa tenderà a sua volta a diminuire il prezzo e questa dinamica si arresta quando il prezzo sarà uguale
al costo marginale (P=MC) ed i profitti nulli.

Secondo Sweezy la curva di domanda è ad angolo – il prezzo va mantenuto invariato poiché se lo alzassi le
altre imprese non mi seguirebbero, si abbasserebbe la domanda e perderei profitti. Abbassandolo anche
l’avversario lo abbasserà e non incrementerò in alcun modo la domanda.

Modello di Cournot

Le imprese non competono sul prezzo ma sulla quantità.

Migliore risposta: quantità che massimizza in profitto dato un livello di output dell’impresa rivale.

Funzione di reazione: curva che mostra la migliore risposta di un’impresa, cioè la quantità ed il prezzo che
massimizzano il profitto, per ogni possibile scelta dell’avversario.

Anche in questo caso si applica la teoria dei giochi ed il concetto di collusione tra imprese

Quando due imprese colludono, si accordano per abbassare entrambe la quantità ed aumentando il prezzo
per massimizzare i profitti. Le imprese si comportano come una singola, come un cartello.

Nel caso in cui non si dovesse essere a conoscenza della scelta dell’altro agente, non cambierò la quantità
perché se l’altro non cambia, ovvero non collude con me, i miei profitti diminuiranno – equilibrio di Nash-
Cournot.

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