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Lo strumento fondamentale che utilizziamo per studiare il mercato è l’analisi della domanda e dell’offerta. Il mercato
è l’insieme dei venditori o compratori di un bene/servizio.
CURVA DI DOMANDA (pendenza negativa -> legge della domanda):
Il prezzo sull’asse verticale sarà il prezzo reale del bene.
L’interpretazione orizzontale della curva di domanda indica la quantità di prodotto che i
consumatori sono disposti ad acquistare a vari livelli di prezzi.
L’interpretazione verticale indica per una certa quantità qual è il prezzo massimo che il
consumatore è disposto a pagare.
FATTORI DETERMINANTI:
- REDDITI ( il reddito influenza la quantità di beni/servizi acquistati ad un determinato libello di
prezzo. Se sono beni normali, all’aumentare del reddito aumenterà la quantità domandata. Se sono beni inferiori, all’aumentare
del reddito diminuirà la quantità domandata )
- GUSTI ( non tutti i consumatori hanno gli stessi gusti e i gusti non restano immutati nel tempo )
- PREZZI DEI BENI SOSTITUTIVI E COMPLEMENTARI ( Per i beni complementari: l’aumento di prezzo di un bene fa diminuire
la domanda all’altro bene. Per i beni sostitutivi: l’aumento di prezzo di un bene tende a far aumentare la domanda dell’altro
bene )
- ASPETTATIVE ( aspettative sul livello atteso dei prezzi e del loro reddito )
- FATTORI DEMOGRAFICI ( più grande è il mercato, di più sarà la quantità domandata per ogni livello di prezzo )
I prezzi hanno una funzione allocativa rispetto ai beni (distribuire i beni scarsi a coloro
che attribuiscono loro maggior valore, nel breve periodo) e rispetto alle risorse (distribuire le risorse produttive nei
diversi comparti economici, nel lungo periodo).
ALGEBRA DELLE CURVE DI DOMANDA E DI OFFERTA
𝑃 = 2 + 3𝑄 𝑆 𝑃 = 10 − 𝑄 𝐷 2 + 3𝑄 = 10 − 𝑄 ⇒ 𝑄 = 2 ⇒ 𝑃 = 8
CAPITOLO 3
Paniere di beni = particolare combinazione di due o più beni
Per semplicità ipotizziamo che esistano solo 2 beni (bene A e
bene C). Supponiamo che il reddito monetario sia M=100 che
viene speso per intero. Supponiamo che P A= 5€ e PC= 10€.
Quindi se il consumatore spendesse tutto il suo reddito
𝑀 𝑀
potrebbe acquistare = 20€ (coordinate 20,0) e = 10€
𝑃𝐴 𝑃𝑐
(coordinate 0,10) dunque panieri K e L.
VINCOLO DI BILANCIO (insieme di tutti i panieri che esauriscono esattamente il reddito del consumatore a
determinati prezzi). L’acquirente può acquistare qualunque paniere che si trovi nell’INSIEME DI BILANCIO (sul vincolo
di bilancio o sotto di esso). Questi si chiamano panieri ammissibili, tutti i panieri che si trovano al di sopra del vincolo
di bilancio si chiamano panieri non ammissibili.
𝑀
𝑃𝐶 𝑃𝐴
La formula generale della pendenza è: − ( 𝑀 )=−
𝑃𝐶
𝑃𝐴
Il vincolo di bilancio deve soddisfare la seguente equazione 𝑃𝐴 𝐴 + 𝑃𝐶 𝐶 = 𝑀
Il miglior paniere
ammissibile non è necessariamente collocato in un punto di tangenza e
l’MRS è sempre superiore o inferiore alla pendenza vincolo di bilancio. In
questo caso avremo una Soluzione D’Angolo. Le soluzioni d’angolo si
verificano certamente per i beni sostituti
CAPITOLO 4
LA CURVA PREZZO-CONSUMO: Mantenendo costanti il reddito e il prezzo
di Y, facciamo variare il prezzo di X. L’insieme dei panieri ottimali, che
risultano considerando i diversi vincoli di bilancio, è la curva prezzo-
consumo.
L’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO è definita come la variazione percentuale della quantità
domandata rispetto a una variazione di pezzo dell’1%. L’elasticità sarà sempre negativa o pari a 0. Un bene è
ELASTICO se la sua elasticità al prezzo è inferiore a –1; INELASTICO se la sua elasticità al prezzo è maggiore di –1; Si
dice ELASTICITÀ UNITARIA se la sua elasticità al prezzo è uguale a –1. L’equazione dell’elasticità sarà:
Δ𝑄
𝑄
𝜀= Δ𝑃 supponendo che P sia il prezzo corrente, Q la quantità domandata, ΔP piccola variazione di prezzo e ΔQ piccola variazione di quantità.
𝑃
Δ𝑄 𝑃 𝑃 1
Dal punto di vista geometrico l’equazione si può riscrivere 𝜀 = ⋅ ⇒ 𝜀= ⋅ .
Δ𝑃 𝑄 𝑄 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎
La curva di domanda è lineare ed ha 3 caratteristiche: 1) l’elasticità al prezzo è diversa in ogni punto sulla curva di
domanda (pendenza resta costante, ma rapporto tra prezzo e quantità varia); 2) non è mai positiva; 3) relazione
inversa con la pendenza della curva di domanda (più è inclinata la curva, meno elastica è la domanda).
Per quanto riguarda l’elasticità della domanda e la SPESA COMPLESSIVA, per
qualunque coppia quantità-prezzo la spesa totale è data da S=P*Q.
RICORDA: La regola generale per piccole riduzioni di prezzo è: una riduzione di
prezzo aumenterà il ricavo totale se e solo se il valore assoluto dell’elasticità della
domanda rispetto al prezzo (rapporto tra variazione percentuale della quantità e
variazione percentuale del prezzo) è maggiore di 1. Analogamente, un aumento di
prezzo incrementerà il ricavo totale se e solo se il valore assoluto dell’elasticità della
domanda rispetto al prezzo è minore di 1.
LE DETERMINANTI DELL’ELASTICITÀ DELLA DOMANA RISPETTO AL PREZZO:
- Possibilità di sostituzione ( effetto di sostituzione è limitato per beni che non hanno stretti sostituti)
- Quota della spesa totale ( maggiore è la quota della spesa totale assorbita dal prodotto, maggiore sarà l’effetto reddito
causato da una variazione di prezzo )
- Direzione dell’effetto reddito ( esso ci dice se tenderà a rafforzare o compensare l’effetto di sostituzione. Per un bene
normale l’effetto reddito rafforza l’effetto di sostituzione, mentre nel bene inferiore lo compensa )
- Tempo ( ha un effetto importante sulla reazione dei consumatori alle variazioni di prezzo )
La quantità di un bene acquistata sul mercato non dipende solo dal prezzo di quel bene ma anche dai beni ad esso
correlati. L’elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo è la variazione percentuale della quantità
Δ𝑄𝑥
𝑄𝑥
domandata di un determinato bene in seguito alla variazione dell1% di un prezzo di un altro bene. 𝜀𝑥𝑧 = Δ𝑃 𝑧
𝑃𝑧
L’elasticità incrociata può essere sia positiva che negativa. X e Z si definiscono:
beni complementari se 𝜀𝑥𝑧 < 0 e beni sostitutivi se𝜀𝑥𝑧 > 0
CAPITOLO 5
La politica economica incide sia sui redditi percepiti dai consumatori, sia sui prezzi per l’acquisto di determinati beni
o servizi. Questa è la conseguenza al fatto che la scelta del consumatore cambia e il modo in cui decide di spendere il
suo denaro.
Un caso storico è l’introduzione di un’imposta sulla benzina per ridurre l’inquinamento. D’altra parte, questo
danneggiava i cittadini più poveri e riduceva il potere d’acquisto e per compensare tale danno è stato pensato di
compensare l’imposta con un rimborso.
Quindi con l’imposta acquista meno litri di benzina a settimana ma grazie al rimborso il suo reddito aumenta e di
conseguenza anche la domanda.
La curva di domanda compensata indica le quantità che i consumatori acquisterebbero se fossero completamente
compensati dagli effetti reddito e derivanti dalle variazioni di prezzo. Se si tratta di un bene normale, la quantità
domandata aumenta all’aumentare del reddito, se aumentano i prezzi ci sarà meno potere d’acquisto e l’effetto
reddito compensa questa perdita, dunque la curva di domanda compensata è più inclinata rispetto a quella
ordinaria. Se si tratta di un bene inferiore, l’effetto reddito compensa in parte l’effetto di sostituzione quindi la curva
di domanda compensata è meno inclinata di quella ordinaria.
CAPITOLO 6
La maggior parte delle nostre scelte viene effettuata in condizioni di incertezza. La teoria della scelta in condizioni di
incertezza definisce una lotteria. Un’importante caratteristica della lotteria è il valore atteso (soma di tutti i possibili
risultati ponderati alla probabilità di verificarsi). Il modello dell’utilità attesa di Neumann definisce che gli individui
non scelgono l’alternativa con il valore atteso più elevato ma quello con più utilità attesa (quello che mi aspetto di
ottenere da tutti i possibili risultati). L’utilità è una funzione non lineare:
- La funzione è concava quando un individuo è avverso al rischio (rifiuta di partecipare se il valore atteso è pari a 0),
l’utilità attesa è minore dall’utilità di rifiutare la lotteria;
- La funzione è convessa quando l’individuo è propenso al rischio e l’utilità attesa è maggiore dall’utilità di rifiutare la
lotteria;
-La funzione è lineare se l’individuo è neutrale rispetto al rischio, è indifferente se accettare o rifiutare la lotteria.
Una lotteria è equa se il suo valore atteso è pari a zero.
Quando i rischi da affrontare sono indipendenti è possibile trovare un risultato preferito da tutti agendo
collettivamente. La somma massima che un soggetto è disposto a pagare per assicurarsi contro il rischio è il prezzo di
riserva (si determina trovando lo stesso livello di utilità nel caso fosse avverso al rischio).
Premio per il rischio: VA – EC (valore atteso – equivalente certo) è positivo per gli individui avversi al rischio ed è il
prezzo che sono disposto a pagare per eliminare l’incertezza e assicurare un valore certo.
EC (equivalente certo) è un valore certo che l’individuo considera equivalente al valore incerto. Dunque, è una
somma che se posseduta con certezza procura la stessa soddisfazione del reddito rischioso.
Nella realtà le scelte sono prese in condizioni di informazione non perfetta cioè le parti di uno scambio hanno
informazioni diverse. La selezione avversa è il processo per cui hanno più probabilità di partecipar coloro che
possiedono meno qualità richieste poiché meno informati; in questo caso l’asimmetria è ex-ante, ovvero
precontrattuale. Mentre se l’informazione è asimmetrica per azzardo morale l’asimmetria è ex -post, ovvero post
contrattuale. Per risolvere questo problema bisogna incentivare le persone tramite un contratto con l’obiettivo di
informare completamente il soggetto in questione e d’altra parte sostenere la comunicazione attraverso
l’informazione per accertarsi di qualcosa non immediatamente osservabile (esempio: le qualità e le competenze
attraverso un curriculum vitae).
CAPITOLO 9
La produzione si definisce come un processo di trasformazione degli input (fattori produttivi) in output (beni/servizi).
I fattori produttivi possono essere tangibili (la terra, il lavoro, il capitale) e intangibili (la tecnologia, l’organizzazione
e l’energia). La funzione di produzione è la relazione secondo cui si combinano fattori produttivi per generare
l’output e può essere espressa secondo un’equazione matematica: Q=F(L, K). Essa impiega due output L (lavoro) e K
(capitale) per generare Q (unità che otteniamo impiegando n quantità di K e L). Oltre questi fattori produttivi, ci sono
anche altri chiamati prodotti intermedi che l’attività produttiva trasforma in qualcosa con maggior valore e l’output è
costituito dal valore aggiunto dei prodotti intermedi. Alcuni input non variano rapidamente:
- Il lungo periodo è definito come il periodo minimo necessario a far variare tutti gli input (esistono fattori variabili o
fissi, ovvero input con quantità variabile o con quantità invariabile. Nel lungo periodo tutti i fattori sono variabili);
- Il breve periodo è definito un lasso di tempo entro il quale uno o più input non possono variare.
PRODUZIONE DEL BREVE PERIODO riguarda un fattore produttivo che
rimane costante e di conseguenza l’output varia in funzione di un solo input
variabile. La funzione di produzione del breve periodo non sono sempre
linee rette:
- La curva passa per l’origine (se non c’è un input, non c’è un output);
- Quantità crescenti dell’input variabile fanno aumentare la produzione
- Le unità aggiuntive di input danno luogo ad aumenti sempre più piccoli di
output (l’output può diminuire se l'input supera un certo livello).
Una proprietà importante è la legge dei rendimenti decrescenti: se vengono
aggiunte uguali quantità di input variabile lasciando gli altri fattori costanti, i livelli di output ad un certo punto
inizieranno a diminuire.
Le funzioni di breve periodo sono dette curve del prodotto totale poiché
mettono in relazione la quantità totale di output con la quantità di input
variabile e misura la quantità di output prodotta dagli input.
Δ𝑄
Il prodotto marginale (𝑀𝑃𝐿 = ) di un fattore variabile è la variazione del
Δ𝐿
prodotto totale dopo una variazione unitaria dell’input variabile. Esso è la
pendenza della curva del prodotto totale in quel punto. Se la curva è
convessa allora il prodotto marginale aumenta più che proporzionalmente,
mentre se la curva è concava il prodotto marginale aumenta meno che
proporzionalmente.
𝑄
Il prodotto medio (𝐴𝑃𝐿 = ) è il rapporto tra prodotto totale e quantità del
𝐿
fattore utilizzata per produrre l’output.
Quando la curva del prodotto marginale giace sopra la curva del prodotto
medio, il prodotto medio è crescente. Quando la curva del prodotto marginale giace sotto la curva del prod otto
medio, il prodotto medio è decrescente. Il punto di intersezione è il valore massimo della curva del prodotto massimo.
LA PRODUZIONE DEL LUNGO PERIODO ha tutti i fattori produttivi variabili.
Un isoquanto rappresenta tutte le possibili combinazioni di fattori produttivi variabili che consentono di ottenere
diversi livelli di output. La mappa degli isoquanti fornisce una rappresentazione sintetica di un processo produttivo.
Il saggio marginale di sostituzione tecnica misura quanto deve variare un fattore data una piccola variazione di un
altro mantenendo la produzione costante.
Δ𝐾
Il saggio marginale di sostituzione tecnica (| |) rappresenta il valore
Δ𝐿
assoluto della pendenza dell’isoquanto. Ci sono due casi estremi:
sostituti perfetti (MRTS rimane costante) e complementi perfetti
(l’aumento di uno non fa aumentare la produzione).
I RENDIMENTI DI SCALA indicano cosa accade all’output se si aumentano tutti gli input nella stessa proporzione:
- Crescenti: se la produzione aumenta più del valore della variazione proporzionale di tutti gli input
- Costanti: se la produzione aumenta del pari valore della variazione proporzionale di tutti gli input
- Decrescenti: se la produzione aumenta meno del valore della variazione proporzionale di tutti gli input
IMPORTANTE: I rendimenti di scala decrescenti (lungo periodo) ≠ legge dei rendimenti decrescenti.
CAPITOLO 10
Per poter realizzare la produzione l’impresa sostiene dei costi. Per analizzare
l’andamento dei costi al variare dell’output nel breve periodo, teniamo fisso il
capitale.
• Il costo opportunità è il valore del fattore nel suo miglior uso possibile.
• Il costo fisso nel breve periodo non varia al variare dell’output (𝐹𝐶 = 𝑟𝐾0 ) ed è
dato dal costo del fattore per il fattore stesso. L’impresa, dunque, lo sostiene
indipendentemente dall’output.
• Il costo variabile (𝑉𝐶𝑞1 = 𝑤𝐿1 ) è il prodotto tra la quantità di lavoro necessaria
a produrre quel livello di output per il salario orario.
• Il costo totale è il costo di tutti i fattori produttivi impiegati. (𝐹𝐶 + 𝑉𝐶𝑞1 )
• Il costo medio fisso è il rapporto tra costo fisso e quantità di output (𝐴𝐹𝐶𝑄1 =
𝐹𝐶
) e diminuisce sempre all‘aumentare della quantità prodotta. La curva è
𝑄1
decrescente (se l’output è vicino a 0, AFC tende a infinito e vicev.)
• Il costo medio variabile è il rapporto tra costo variabile e quantità prodotta
𝑉𝐶𝑄1
(𝐴𝑉𝐶𝑄1 = ) si può interpretare come la pendenza di una retta che unisce
𝑄1
l‘origine con la curva dei costi variabili.
• Il costo medio totale è il rapporto tra costo totale e la quantità prodotta, dunque
il costo medio fisso + il costo medio variabile (𝐴𝑅𝐶𝑄1 = 𝐴𝐹𝐶𝑄1 + 𝐴𝑉𝐶𝑄1) è
rappresentato da una retta che congiunge l‘origine alla curva di costo totale.
• Il costo marginale corrisponde alla variazione del costo totale che deriva dalla
Δ𝑇𝐶
produzione di un’unità aggiuntiva di output (𝑀𝐶𝑄 = ) ed è come la pendenza
Δ𝑄
della curva del costo totale in corrispondenza del livello di output.
Se costo marginale < costo medio, questo si riduce all’aumentare dell’output e viceversa
IMPORTANTE: queste 4 curve possono essere rappresentate insieme, ma non
bisogna mai rappresentarle con le curve FC, VC e TC poiché l’asse verticale è incompatibile (curva AFC -> euro per
unità di input; FC -> euro per ora).
Esiste un legame preciso tra prodotto marginale, prodotto medio, costo marginale e costo medio.
•Prodotto Marginale > Prodotto Medio, questo è crescente, inoltre Costo Marginale > Costo medio, questo è
crescente. Entrambi implicano rendimenti di scala crescenti.
•Prodotto Marginale < Prodotto Medio, questo è decrescente, inoltre Costo Marginale < Cos to medio, questo è
decrescente. Entrambi implicano rendimenti di scala decrescenti
NEL LUNGO PERIODO I COSTI fissi non esistono visto che gli input sono tutti variabili.
L’obiettivo è ottenere output di qualità al minor costo possibile. Bisogna solo scegliere la
combinazione ottimale di input in relazione all’output. Nel caso del consumatore veniva
sintetizzata tramite il vincolo di bilancio, mentre qui abbiamo la retta di isocosto
viene speso tutto il budget ma si produce al massimo.
CAPITOLO 11
Con il termine profitto possiamo intendere il profitto economico e il profitto contabile. Il profitto economico e la
differenza tra ricavi totali e costi totali (espliciti ed impliciti), mentre il profitto contabile è la differenza tra i ricavi
totali e i costi sostenuti esplicitamente. La concorrenza perfetta studia come determinare il prezzo e le quantità di
equilibrio in un mercato perfettamente concorrenziale, con l’obiettivo di massimizzare il profitto.
L’equilibrio di breve periodo in concorrenza perfetta lo otteniamo con la curva di domanda di un prodotto venduto
di un’industria in concorrenza perfetta e una curva di offerta ottenuta sommando orizzontalmente i “tratti rilevanti”
(al di sopra dei valori minimi della curva AVC) delle singole curve di costo marginale di breve periodo. Nonostante la
curva di domanda sia inclinata negativamente, per una particolare impresa può essere perfettamente elastica. Il
profitto economico è rappresentato dal rettangolo.
Quando Prezzo = Costo medio totale, Costo totale = Ricavo totale =>
Break-even point (non ci sono profitti positivi o negativi). È possibile
che il prezzo di equilibrio tra domanda e offerta non comporti un vero
e proprio profitto, ma che sua comunque più alto di -FC. Pertanto, la
produzione è positiva nonostante il profitto economico sia negativo.
Dopo aver parlato del surplus del consumatore (beneficio del
consumatore effettuando uno scambio sul mercato), esiste il concetto
del surplus del produttore (beneficio che l’impresa ricava dall’aver offerto la quantità di output che massimizza il
profitto). Il surplus del produttore è la somma del profitto economico e dei costi fissi ( Π + 𝐹𝐶 )
Se dobbiamo misurare la variazione del surplus del produttore,
il grafico b è il più efficace; mentre se dobbiamo misurare il
surplus totale del produttore, il grafico a è il più efficace. Per
misurare il surplus aggregato di tutti i produttori si sommano i
surplus di tutte le imprese. Inoltre, i benefici totali derivanti da
uno scambio in un mercato possono essere misurati sommando
il surplus del consumatore e il surplus del produttore.
Per un’impresa nel breve periodo può essere vantaggioso continuare ad offrire una quantità positiva anche se
sostiene perdite economiche, mentre se nel lungo periodo non riuscisse a guadagnare un profitto dovrebbe uscire
dal mercato o aggiustare le dotazioni di capitale. La possibilità di realizzare profitti nel lungo periodo spinge nuove
imprese ad entrare nel mercato. Questo provoca un aumento di offerta e diminuzioni di prezzo graduali. Il nuovo
prezzo incentiva le imprese ad aggiustare le loro dotazioni di capitale fino a che non si verificano due condizioni:
- Il prezzo deve essere pari al minimo della curva dei costi medi di lungo periodo (costo unitario più basso possibile)
- Il profitto economico deve essere nullo per le imprese (al venditore è pagato solo il costo di produzione).
Se il prezzo < curva dei costi medi di lungo periodo, alcune imprese sarebbero uscite dal mercato => diminuzione di
offerta e aumento del prezzo. Questo processo continuerebbe fino ad una situazione di equilibrio.
Nonostante nel breve periodo la curva di offerta di un mercato è data dalla somma delle curve di costo margina le
delle singole imprese, nel lungo periodo non è così. Nel lungo periodo la curva di offerta che opera in concorrenza
perfetta è una retta orizzontale pari al valore minimo dei costi medi di lungo periodo. Nel lungo periodo, tutte le
variazioni della domanda non provocano un aumento di prezzo ma del numero delle imprese presenti sul mercato.
EFFETTO DI UNA VARIAZIONE DEL PREZZO DEGLI INPUT SULL’OFFERTA DI LUNGO PERIODO: Generalmente i prezzi
degli input non variano quando si modifica la produzione; tuttavia, ci sono casi in cui i fattori produttivi acquistati
rappresentano una quota rilevante nel mercato degli input. In questi casi un’espansione degli output implica un
aumento dei prezzi degli input. Quando questo accade si chiama diseconomia pecuniaria (aumento dei prezzi dei
fattori dovuto all’incremento della produzione). Le industrie a costi crescenti hanno effetti pecuniari negativi (curva
di offerta crescente => relazione positiva tra quantità e prezzo); Le industrie a costi decrescenti hanno effetti
pecuniari positivi (curva di offerta inclinata negativamente => relazione inversa tra quantità e prezzo).
Abbiamo già visto l’elasticità della domanda rispetto al prezzo (sensibilità della quantità domandata a variazioni di
𝑃 Δ𝑄 𝑃 1
prezzo). Analogamente abbiamo l’elasticità di offerta rispetto al prezzo 𝜀 𝑠 = ⋅ = ⋅ .
𝑄 Δ𝑃 𝑄 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎
Per la legge dei rendimenti decrescenti, l’offerta di breve periodo è sempre inclinata positivamente, quindi
l’elasticità è sempre positiva. Inoltre, nel lungo periodo, curve di indifferenza orizzontali implicano elasticità infinita,
ovvero si può espandere la produzione all’infinito senza che il prezzo vari.
CAPITOLO 12
Il monopolio è una forma di mercato in cui un venditore offre un prodotto per il quale non esistono stretti sostituti.
La differenza importante tra monopolio e concorrenza perfetta è rappresentata dalla diversa elasticità della curva di
domanda: in concorrenza perfetta la curva di domanda di una sola impresa è orizzontale (indipendentemente
dall'elasticità al prezzo della curva di domanda di mercato), mentre la curva di mercato del monopolista corrisponde
con la curva di domanda di mercato ed è quindi inclinata negativamente.
Le cinque cause del monopolio: ( possono essere fonte temporanea, annullando il monopolio e creando concorrenza )
• Controllo esclusivo di input fondamentali ( non garantisce potere monopolistico in eterno; es diamanti grezzi e naturali )
• Economie di scala ( se la curva di costo medio di lungo periodo è inclinata negativamente, mentendo gli input fissi, è meno
costoso affidare la produzione ad un’unica impresa sul mercato)
• Brevetti ( conferisce il diritto esclusivo di godere dei benefici economici derivanti dagli scambi in cui è coinvolta l’invenzione.
Comportano costi, dunque creano un monopolio, e benefici rendendo possibile la realizzazione di numerose invenzioni. La
protezione della concorrenza permette all’impresa di recuperare i costi dell’innovazione )
• Economie di rete ( Un prodotto acquista tanto più valore per i consumatori quanto maggiore è il numero degli utilizzatori. In
casi estremi le economie di rete funzionano come le economie di scala, con monopolio naturale; esempio window s)
• Licenze governative o appalti ( la produzione è consentita per legge ad un'unica impresa dotata di licenza governativa. A
volte implicano il rispetto di norme vincolanti che descrivono cosa possa fare il detentore di una licenza, in altri casi fis sa prezzi
molto elevati)
Come nella concorrenza perfetta, anche l’obbiettivo del monopolista è di massimizzare il profitto (ricavi totali- costi
totali max).
La differenza tra monopolista e concorrenza perfetta è il modo in cui il ricavo totale (marginale) si modifica al variare
dell’output. Anche per il monopolista il ricavo totale è il prodotto tra prezzo e quantità. La differenza tra il
monopolista e la concorrenza perfetta è che il monopolista per vendere una quantità maggiore deve ridurre il suo
prezzo e non soltanto il prezzo dell’unità addizionale ma anche quello di tutte le altre unità che avrebbe comunque
venduto. La curva di ricavo totale del monopolista parte dall’origine poiché in entrambi i casi se non si vende nulla
non si ricava niente. Quando il prezzo si riduce il ricavo totale non aumenta secondo una relazione lineare rispetto
alla quantità venduta, al contrario comincia a diminuire.
La distanza verticale tra il costo totale di breve periodo e il ricavo totale è massima
quando le curve hanno la stessa inclinazione. Se in corrispondenza del punto di
massimo profitto la curva di costo totale abbia una pendenza maggiore di quella di
ricavo totale, potremmo avere un maggior ricavo riducendo l’output. Se la curva
di costo totale fosse meno inclinata della curva di ricavo totale, potremmo avere
un maggio ricavo aumentando l’output.
Il ricavo marginale è la variazione nel ricavo totale dovuta alla vendita di un'unità
Δ𝑇𝑅𝑄
aggiuntiva di output𝑀𝑅𝑄 = . Un monopolista massimizza il profitto
Δ𝑄
scegliendo un livello di output per il quale il ricavo marginale = costo marginale: Condizione di ottimo 𝑀𝐶𝑄° = 𝑀𝑅𝑄°.
Per il monopolista il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo (concorrenza perfetta ricavo marginale = prezzo).
Per esaminare come si modifica il ricavo marginale lungo una curva di domanda, l’espressione del ricavo marginale
Δ𝑃
è𝑀𝑅𝑄0 = 𝑃0 − 𝑄0 (Δ𝑄 𝑒 Δ𝑃 sono entrambi positivi) (il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo per tutti i
Δ𝑄
livelli di output).
Δ𝑄 𝑃
L’elasticità al prezzo della domanda in un punto è 𝜀 = ⋅ (Δ𝑄 𝑒 Δ𝑃 hanno segno opposto) per renderli entrambi
Δ𝑃 𝑄
Δ𝑄 𝑃 1
positivi |𝜀| = ⋅ . 𝑀𝑅 𝑄 = 𝑃 (1 − | | )Per ricavare la relazione tra elasticità della domanda al prezzo e ricavo
Δ𝑃 𝑄 𝜀
marginale: quanto meno elastica è la domanda tanto più il prezzo > ricavo marginale.
Partendo da una curva di domanda lineare e ricavando delle coordinate è immediato
osservare che la curva di ricavo marginale è una retta con inclinazione doppia rispetto
a quella della curva di domanda. La curva di ricavo marginale interseca l’asse delle
ascisse in corrispondenza del punto intermedio della curva di domanda e per livelli
maggiori di output il ricavo marginale è negativo.
La condizione che massimizza il profitto MR=MC può essere combinata con 𝑀𝑅𝑄 =
1 𝑃−𝑀𝐶 1
𝑃 (1 − | 𝜀|
)e deriva il margine di profitto (mark-up) => = | |. L’equazione mostra che il mark-up si riduce
𝑃 𝜀
all’aumentare dell’elasticità della domanda al prezzo. In monopolio conviene non produrre nulla quando la curva di
domanda è minore della curva di costo medio variabile anche se ciò implica una perdita economica pari al costo fisso
nel breve periodo.
In monopolio non esiste una curva di offerta poiché non è price -taker e dunque non c’è corrispondenza biunivoca tra
prezzo e ricavo marginale. Il monopolista segue una regola di offerta => ricavo marginale = costo marginale
I monopolisti possono fissare prezzi diversi per consumatori diversi, questo si chiama discriminazione del prezzo.
Quando tale pratica è efficiente il monopolista trasforma parte del surplus del consumatore in profitto.
Per attuare la discriminazione bisogna attuare due condizioni: 1) avere forte potere d’acquisto; 2) Escludere
l’arbitraggio da parte dei consumatori ( acquistare a prezzi bassi e rivenderlo a prezzi più alti ).
Esistono 4 forme di discriminazione di prezzo:
-1° tipo (discriminazione perfetta di prezzo) = L’impresa impone differenti prezzi a categorie di consumatori diversi.
Graficamente il consumatore paga un prezzo fisso più tutto il surplus del consumatore. Così il consumatore non ci guadagna
niente e il produttore ci guadagna il massimo.
-2° tipo (prezzi decrescenti per maggiori quantità) = Il prezzo diminuisce all’aumentare della quantità acquistata
-3° tipo (vendite in mercati separati) = Vende tutta la produzione in due mercati separati. Il livello complessivo è dato dalla
produzione di una certa quantità venduta nei singoli mercati a prezzi diversi. Graficamente, l’ottimo si ottiene s ommando
orizzontalmente le curve di ricavo marginale e producendo la quantità che si interseca con la curva di costo marginale.
-Tramite “autoidentificazione” dei consumatori = il venditore pone delle condizioni e garantisce uno sconto a chiunque
decida di accettarle, in base a questo il monopolista fissa i prezzi. Il problema è se il consumatore con un’alta disponibilità a
pagare scelga di risparmiare, in questo caso il monopolista fa sì che il surplus sia lo stesso per ogni tariffa.
CAPITOLO 14
La massimizzazione del profitto guida le scelte del livello ottimale di produzione e degli input. La produzione richiede
l’impiego dei fattori produttivi lavoro e capitale.
Immaginiamo un’impresa che produce due input: Lavoro (L) e capitale (K), manteniamo fisso il capitale. Sappiamo
che l’impresa vende tutta la sua produzione ad un prezzo di mercato fisso. Quanta quantità forza lavoro ha bisogno?
Il beneficio che si ottiene da un’unità di lavoro in più è il ricavo che si ottiene dalla vendita di un prodotto in più.
Questo costo si chiama saggio di salario.