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A. A.

Alchian - Incertezza, Evoluzione E Teoria Economica (1950)

Economia del mercato e politica industriale (Università degli Studi di Foggia)

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A. A. ALCHIAN – Incertezza, evoluzione teoria economia (1950)

Alchian è un neoclassico che segue l’approccio dell’incompleta informazione e

dell’incertezza di previsione dell’evoluzione naturale. Ciò rende superflua la

massimizzazione del profitto.

Tale approccio non si basa sul comportamento individuale e prevedibile, ma

incorpora i principi dell’evoluzione biologica e della selezione naturale, in

quanto interpreta il sistema economico come un meccanismo che sceglie tra

azioni esplorative generate dalla ricerca del successo o dei profitti.

1. La massimizzazione del profitto non è una guida per l’azione.

L’analisi economica corrente del comportamento economico si basa su decisioni

prese da unità razionali che si suppone ricerchino situazioni perfettamente

ottimali, ma nella realtà nessuno riesce a ottimizzare la sua situazione con i

criteri della massimizzazione del profitto e della massimizzazione dell’utilità, e

questo a causa dell’incertezza sia sulla posizione che sull’inclinazione delle

funzioni di domanda ed offerta.

Vi sono molte critiche a questa metodologia, tra cui quella di Tintner. Egli nega che

la massimizzazione del profitto abbia un senso quando c’è incertezza.

L’incertezza proviene da 2 fonti: imperfetta previsione ed incapacità dell’uomo

di risolvere problemi complessi, contenenti numerose variabili, anche quando

l’ottimo è definibile. Infatti, in condizioni di incertezza, ogni possibile azione è

identificata da una distribuzione di possibili risultati non univoci, e che come

conseguenza dell’incertezza, queste distribuzioni si sovrappongono (l’incertezza è

definita come fenomeno che produce delle distribuzioni di risultati potenziali


sovrapposte).

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Ovviamente di tutti questi risultati, uno solo si materializzerà se viene compiuta

l’azione, e quell’unico risultato non si può prevedere. In definitiva il compito diventa

quello di prendere una decisione (scegliere l’azione) la cui distribuzione di risultati

potenziali è preferibile, cioè scegliere l’azione con la distribuzione ottimale, dato

che una distribuzione massimizzante non esiste.

Quindi in presenza di incertezza – condizione necessaria per l’esistenza di

profitti – non c’è nessun criterio sensato che possa far scegliere la decisione che

massimizza i profitti.

Il criterio della massimizzazione del profitto non ha senso come base per scegliere

l’azione che darà come risultato profitti più alti di quelli di qualsiasi altra azione, a

meno che uno ipotizzi che le distribuzioni dei potenziali risultati non si

sovrappongano.

2. Il successo è basato sui risultati, non sulle motivazioni.

In un sistema economico il criterio mediante il quale sono selezionate le imprese

che hanno successo e che sopravvivono è quello della realizzazione dei profitti,

ovvero chi realizza profitti positivi (e non il massimo dei profitti) sopravvive, chi

subisce perdite sparisce.

I profitti positivi vanno a coloro che sono migliori dei loro effettivi concorrenti, e

non importa se i partecipanti siano ignoranti, intelligenti, abili, ecc. ecc. , ma

l’elemento cruciale è la propria posizione complessiva relativamente ai propri

concorrenti reali, e non ai concorrenti ipoteticamente perfetti. Inoltre maggiori sono

le incertezze del mondo, maggiore è la possibilità che i profitti vadano agli

avventurosi e fortunati piuttosto che agli individui logici, attenti, concreti.

Tale interpretazione suggerisce 2 idee: il successo (sopravvivenza) accompagna


la superiorità relativa; ed esso non richiede nessuna motivazione particolare, ma

può essere il risultato di circostanze fortuite.

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3. Il caso o la fortuna è un metodo per raggiungere il successo.

Molto spesso il successo (la situazione selezionata e la sua appropriatezza o la

sua vitalità) può essere raggiunto (attraverso un elemento sostanziale) dal caso (o

fortuna) (elemento esterno) e dall’abilità di adattarsi, con metodi vari, ad una

situazione appropriata.

Alchian, a tal proposito fa 2 esempi

1) Consideriamo il caso più semplice di evoluzione biologica:

le piante crescono dal lato soleggiato degli edifici non perché vogliono, ma

perché le foglie alle quali capita di avere più luce crescono più in fretta e il

loro sistema nutritivo diviene più forte. Allo stesso modo gli animali con

morfologia e abitudini più appropriate per la sopravvivenza alle condizioni

ambientali vigenti hanno una maggiore vitalità.

Può sembrare che i superstiti siano quelli che si sono adattati all’ambiente,

mentre la verità potrebbe essere che è stato l’ambiente a sceglierli;

2) Un esempio utile, ma irrealistico, in cui gli individui agiscono senza fare

alcuna previsione, riguarda il tipo di analisi che un economista può usare ed

anche la capacità del sistema di dirigere le risorse nonostante l’ignoranza

individuale. Immaginiamo che migliaia di persone si mettono in viaggio da

Chicago, scegliendo la strada a caso e senza previsione, e solo il “nostro”

economista sa che le stazioni di rifornimento sono solo su una strada.

Anche se ciascuno ha scelto la sua strada a caso, noi potremmo considerare

alcuni viaggiatori fortunati ad aver scelto la strada giusta; ma se adesso le

stazioni di rifornimento fossero spostate ad un’altra strada, alcuni viaggiatori


poco fortunati nel caso precedente ora si ritroverebbe sulla strada giusta. I

tragitti possibili sono cambiati col cambiamento dell’ambiente, e quindi al

variare delle circostanze (ambiente economico) l’analista (economista) può

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scegliere i tipi di partecipanti (imprese) che avranno successo e può

diagnosticare le condizioni più favorevoli ad una maggiore probabilità di

sopravvivenza.

4. Caso non vuol dire allocazione delle risorse non diretta e casuale.

Gli esempi precedenti non costituiscono un tentativo di basare tutta l’analisi su

modelli di scelta dominati dal caso. Tuttavia indicano che un comportamento

individuale e collettivo casuale non implica di per sé una teoria nichilista, incapace

di fornire previsioni e spiegazioni attendibili, e non implica nemmeno un mondo

privo di ordine e di una direzione apparente.

Supponiamo che un’impresa abbia operato per 100 anni. Dovremmo eliminare la

fortuna e il caso come l’essenza dei fattori che producono la sopravvivenza di lungo

periodo dell’impresa?

Il postulato del caso era rivolto a 2 problemi, da una parte c’è il modo in cui di fatto

si svolge una parte importante del comportamento e dell’attività economica;

dall’altra c’è il metodo di analisi che gli economisti possono usare nelle loro diagnosi

e previsioni.

Prima di modificare il modello estremo, basato sul caso, occorre esaminare alcune

implicazioni e

connotazioni derivanti dall’incorporazione di elementi casuali:

1) Innanzitutto, anche se un individuo agisse in modo non motivato è possibile

che la varietà delle possibili azioni attuate porti ad azioni ottime. Così un

comportamento individuale casuale non elimina la probabilità che siano


prese decisioni appropriate;

2) Dove c’è incertezza, le opinioni e i giudizi della gente, anche quando sono

basati sulla più ampia evidenza disponibile, saranno differenti.

Eppure l’insieme di tutte le azioni dell’intero gruppo dei

partecipanti può essere indistinguibile da un insieme di azioni

individuali scelte a caso;

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3) Un modello dominato dal caso non significa che l’economista non possa

prevedere o spiegare o diagnosticare. Infatti, conoscendo i requisiti

dell’economia per la sopravvivenza e paragonandoli ad altre condizioni può

stabilire che tipo di impresa o di comportamento saranno più adeguati. Così

nelle nuove condizioni ambientali, le imprese che hanno le condizioni interne

più simili a quelle della nuova situazione di ottimo, avranno maggiori

possibilità di sopravvivenza e di crescita. Allora si espanderanno e

diventeranno il tipo prevalente;

4) La previsione, del punto 3, non dirà che ogni impresa cambia

necessariamente le sue caratteristiche, ma che cambieranno le caratteristiche

del nuovo insieme di imprese o forse di un insieme di nuove imprese. Questo

può essere caratterizzato dall’impresa rappresentativa (di Marshall), che

non è tipica di nessun produttore, ma è un insieme di statistiche che

riassumono le diverse caratteristiche modali della popolazione;

5) Ed infine, le ricerche empiriche fin qui condotte col metodo dei questionari

non sono in grado di valutare la validità dell’analisi marginalista. Questo è

vero perché le analisi della produttività marginale e della domanda sono

essenziali per valutare la capacità di sopravvivenza relativa anche se

l’incertezza elimina la massimizzazione del profitto e anche se i


cambiamenti tecnologici e i cambiamenti di prezzo non dovessero avere

nessun effetto sulle imprese in termine di cosciente cambiamento.

Tutto ciò di cui gli economisti hanno bisogno è la loro consapevolezza delle

condizioni di sopravvivenza e dei criteri del sistema economico, più un gruppo di

partecipanti che presenti varie combinazioni e tipi di organizzazione per la selezione

e la scelta da parte del sistema.

Entrambe queste condizioni sono soddisfacenti.

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5. Adattamento individuale tramite imitazioni e tentativi ed errori.

Il modello precedente, basato sul caso, era solo destinato a presentare nella sua forma

più pura solo un elemento dell’approccio suggerito. Possiamo allargare tale modello,

aggiungendo l’elemento di realtà: il comportamento adattivo. Non si cerca di

mischiarlo inutilmente con l’estremo opposto di perfetta informazione e

massimizzazione del profitto. Ma ci si concentra sulla condizione sufficiente di

profitti positivi realizzati, che rappresenta l’obiettivo rilevante il cui raggiungimento

è ricompensato con la sopravvivenza.

Si possono individuare 2 tipi di comportamento adattivo cosciente:

1) L’imitazione: ogni qualvolta che si trovino delle imprese di successo, gli

elementi comuni di questi successi osservabili verranno associati al successo

e copiati da altre imprese nella ricerca di profitti o del successo. “Niente ha

successo come il successo”.

I fattori che spingono ad imitare i modelli di azione osservabili nei passati

successi sono vari:

a. la mancanza di un criterio identificabile per prendere le decisioni;

b. la variabilità dell’ambiente;

c. la molteplicità dei fattori che richiedono attenzione e scelta;


d. l’incertezza che si accompagna a tutte queste scelte e risultati;

e. la consapevolezza che ciò che è fondamentale è la superiorità sui

propri diretti concorrenti;

f. la mancanza di un processo per tentativi ed errori che converga verso

una posizione di ottimo.

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L’imitazione solleva dalla necessità di prendere realmente delle decisioni e di

apportare coscientemente delle innovazioni. Sfortunatamente, il fallimento o il

successo riflettono spesso la disponibilità a discostarsi dalle regole quando le

condizioni cambiano; ciò che conta, non è solo il comportamento imitativo,

ma anche la volontà di abbandonarlo nel momento e nelle circostanze

appropriate. Chi è diverso e ha successo diviene l’innovatore, mentre chi non

ce l’ha diventa uno sconsiderato violatore di regole sane e sperimentate.

Anche l’innovazione si può considerare un effetto dell’imitazione, anche se

c’è chi innova coscientemente, e chi nel tentativo imperfetto di imitazione,

introduce inconsciamente innovazioni, acquisendo involontariamente degli

attributi unici, inaspettati o non perseguiti.

2) Per tentativi ed errori: è usato nella massimizzazione del profitto, in cui

per tentativi e relativi successi o fallimenti, vengono scelte azioni sempre più

appropriate in un processo che si suppone converge al limite del punto di

equilibrio di massimizzazione del profitto. Sono necessarie 2 condizioni:

a. un tentativo deve essere classificabile come successo o fallimento; la

posizione raggiunta deve poter essere paragonabile con i risultati di

altre posizioni. In un ambiente statistico, se qualcuno migliora la sua

posizione rispetto alla precedente, si conclude che l’azione intrapresa è

migliore della precedente;


b. la continua ascesa verso qualche ottimo degli ottimi senza nessuna discesa.

Tali condizioni di convergenza non si applicano ad un ambiente che cambia,

perché il risultato di una azione non si può paragonare con quello di

nessun’altra: la comparabilità dei risultati è annullata dall’ambiente che

cambia. Di conseguenza, si perde la misura della validità delle azioni salvo che

nei punti estremi, e quindi anche la possibilità che un individuo arrivi

all’ottimo tramite un processo per tentativi ed errori. Tale processo diviene di

sopravvivenza o di morte, non può servire di base per un metodo individuale di

convergenza ad una situazione di massimo o di ottimo.

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In generale, l’incertezza fornisce un’ottima ragione per l’imitazione dei successi osservati.

Spiega anche l’uniformità osservata tra i sopravvissuti, che deriva da un sistema

competitivo, acquisito ed evolutivo, che impiega un criterio di sopravvivenza che

può funzionare indipendentemente dalle motivazioni individuali, determinando

quali imitatori avranno successo.

6. Conclusioni e riassunto.

Secondo Alchian, le modalità di comportamento e di organizzazione osservabili

sono prevedibili in termini della loro probabilità di successo o di sopravvivenza

qualora vengano provati. La prevalenza osservata di un certo tipo di comportamento

dipende sia dalla probabilità di sopravvivenza che dalla probabilità che i diversi tipi

siano presentati al sistema economico per la prova e per la selezione. Una è la

probabilità che appaia un certo tipo di organizzazione (mutuazione), e l’altra è la sua

probabilità di sopravvivere una volta apparsa (selezione naturale).

Molte sono le prove che ci fanno pensare che queste due probabilità siano collegate.

L’economista di Alchian è un biologo, usando gli strumenti analitici sviluppati per

l’analisi dell’impresa, può predire i tipi di interrelazioni economiche di più sicura


sopravvivenza che saranno indotti da cambiamenti dell’ambiente, anche se gli

individui singoli non sono in grado di accertarli.

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