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ROEGEN-GEORGESCU) L’ECONOMIA DELLA PRODUZIONE

Per quanto riguarda ROEGEN, bisogna sottolineare che Roegen non è un economista ORTODOSSO,
ma è un MATEMATICO che ha 2 obiettivi, ovvero:1) critica l’utilizzo eccessivo della matematica nel
descrivere i fenomeni economici facendo perdere di vista l’aspetto qualitativo dei fenomeni;
2) affronta l’analisi della produzione che è centrale quando si parla di attività imprenditoriale.
Nello specifico cmq il TEMA DI ROEGEN è “l’ECONOMIA DELLA PRODUZIONE” intesa come
concetto di studio delle quantità ideali di produzione secondo l’implementazione di funzioni di
produzione,e lo SCOPO della relazione è di relazionare variabili dipendenti e indipendenti per
spiegare come selezionare il mix di fattori di produzione.
In generale cmq lo STUDIO DELLE RELAZIONI tra i fattori di produzione e l’output è utile a capire
come combinare insieme i fattori di produzione, o meglio lo studio delle funzioni di produzione è
di supporto all’attività imprenditoriale. La proposta di Rougen è quella di cambiare radicalmente
l’approccio alla funzione di produzione neoclassica che non è applicabile nella realtà in quanto
mette in relazione il prodotto con i fattori di produzione che sono molto generici, ovvero lavoro,
capitale e terra ed ovviamente la combinazione di questi fattori non aiuta l’imprenditore nelle sue
decisioni. A tal proposito bisogna sottolineare che la FUNZIONE di produzione NEOCLASSICA serve
solo a valutare come si trasferiscono le conoscenze tra capitale e lavoro, e TIENE CONTO SOLO DEI
FATTORI FONDO, a differenza di ROUGEN che afferma che IL PROCESSO PRODUTTIVO deve
considerare i FATTORI FLUSSO.

Nello specifico secondo ROUGEN il PROCESSO, si analizza in termini di FLUSSI che si muovono in
entrata ed uscita e rappresenta qualcosa che mi consente di capire come sta cambiando un
determinato fenomeno. Per studiare un PROCESSO bisogna determinare le FRONTIERE, per capire
cosa entra e cosa e esce, e poi bisogna individuare la DURATA, cioè quando inizia e finisce (tempo
di produzione di Marx), nel senso che prima di t=0 e dopo t=T il processo non esiste. Inoltre, si
deve supporre che il numero degli elementi inclusi nel processo è finito ed ogni elemento sia
misurabile, il che implica che ogni elemento sia una quantità omogenea. In tal caso qualifico il
PROCESSO attraverso la trasformazione, cioè in base a cosa esce da quello che entra ed
ovviamente ciò che non si trasforma sarà un ELEMENTO FONDO. In realtà Rougen in tale processo
fa un’approssimazione, ovvero non considera gli SCARTI.

In generale cmq bisogna sottolineare che CONOSCERE LA NATURA DEI FATTORI mi serve a capire
come combinarli, infatti la NATURA dipende dal processo produttivo, ovvero a seconda di come si
modifica la natura del fattore di produzione in entrata ed in uscita, è possibile suddividere i fattori
in 2 categorie, ovvero: 1) FATTORI FONDO cioè ciò che entra ed esce inalterato (terra, capitale,
lavoro); 2) FATTORI FLUSSO cioè ciò che entra ed invece esce in forme diverse, considerando
anche agli scarti. Quindi in definitiva possiamo affermare che in un PROCESSO riproducibile gli
agenti FONDO sono solo gli agenti che trasformano i FLUSSI input in output.
Nello specifico cmq il PROCESSO ELEMENTARE è quel processo che rappresenta una qualunque
cosa che può essere venduta e non necessariamente il prodotto finale (es. bottone), infatti un
punto fermo del processo elementare è che molti fondi rimangono inattivi per un certo tempo e
ciò caratterizza l’economia della produzione che indaga proprio su come MINIMIZZARE questo
tempo o spreco, o meglio l’inattività dei fattori fondi.

Nello specifico esistono 3 soluzioni al PROBLEMA DELLA PRODUZIONE, ovvero:


1) PRODUZIONE IN SUCCESSIONE all’interno del quale si svolge un processo elementare uno dopo
l’altro. Tale processo è inefficiente in termini di fattore fondo, in quanto non viene utilizzato a
pieno (la causa dell’inefficienza è rappresentata dall’indivisibilità del fattore fondo);
2) PRODUZIONE IN PARALLELO dove si iniziano contemporaneamente N processi e si ripete
l’operazione quando essi sono terminati. Tale processo non tiene conto del fatto che si potrebbero
attivare processi in momenti diversi andandoli poi a combinare insieme;
3) PRODUZIONE IN LINEA all’interno della quale gruppi uguali di processi vengono iniziati uno
dopo l’altro a intervalli uguali per una frazione di tempo T. Un esempio di tale PRODUZIONE è la
CATENA DI MONTAGGIO nella quale ogni attrezzo e ogni lavoratore passano senza interruzion3e
da un processo elementare all’altro. (tutte le fabbriche sono un esempio di produzione in linea).
Quindi in definitiva possiamo affermare che il SISTEMA DI LINEA è una INNOVAZIONE ECONOMICA
fondamentale, e si parla di economica e non tecnica perché il risparmio di tempo si ha a
prescindere dalla tecnologia utilizzata.

Quindi in definitiva l’economia della produzione si riduce a due comandamenti, ovvero:


PRODURRE CON IL SISTEMA DI FABBRICA e FARLO FUNZIONARE A CICLO CONTINUO.

Nello specifico bisogna sottolineare che il 1° comandamento richiede due precisazioni: sebbene si
possa progettare una fabbrica per qualunque processo elementare, non tutte le fabbriche di
questo tipo sono economicamente convenienti; infatti per arrivare a organizzare i processi
elementari in linea è assolutamente necessario essere liberi di cominciare un processo in
qualunque momento del giorno, della settimana e dell’anno, ma non sempre abbiamo tale libertà
(il caso più rilevante è quello dell’agricoltura, in cui gli agricoltori devono lavorare i campi in
parallelo e cioè con un sistema produttivo che non consente praticamente alcun risparmio di
tempo). Per quanto riguarda invece il 2°comandamento, bisogna sottolineare che tale
comandamento si applica soprattutto alle economie in via di sviluppo, infatti in una nazione ricca il
tempo libero è un bene che le persone possono preferire a un reddito più elevato. La situazione è
diversa in quasi tutti i paesi in via di sviluppo in cui l’ordine del giorno non è solo lo sviluppo, ma
uno sviluppo rapido; pertanto, in questi paesi, il regime di una giornata lavorativa di 8 ore e la
riluttanza nell’utilizzare i turni di notte sono fattori anacronistici che ostacolano il raggiungimento
dei fini dichiarati.

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