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L’ATTIVITA’ FINANZIARIA E I SUOI CARATTERI

Le attività che lo stato e gli altri enti pubblici svolgono, passano attraverso un duplice
ordine di operazioni; la prima è quella di effettuare dei prelievi nei confronti dei
privati attraverso le tasse e le imposte, la seconda è quella di impiegare tali mezzi
per fornire i servizi idonei al soddisfacimento dei bisogni pubblici.
L’ attività finanziaria pubblica si svolge fuori dal mercato in base ai principi che
regolano l’economia politica legati al fatto che ogni individuo pur avendo a
disposizione quantità limitate di mezzi, avverte più bisogni e mira all’ottenimento
delle maggiori quantità possibili di beni e servizi.
Tuttavia, mentre il singolo individuo provvede direttamente al soddisfacimento dei
propri bisogni, per quelli che vengono avvertiti come facenti parte di una comunità e
quindi collettivi, è lo Stato che valuta e si adopera per il loro soddisfacimento.
Com’è stato osservato da Cosciani, i singoli si trovano davanti ad una “SCELTA
FORZATA”, cioè fatta dagli Enti preposti per loro conto i quali, attraverso il bilancio,
effettuano delle scelte dei bisogni da soddisfare.
Viene effettuata anche una distinzione dei bisogni pubblici e quindi anche i servizi
che gli corrispondono, in Generali e Speciali, a seconda che siano destinati a tutta la
collettività (Forze di polizia, ospedali…) o ad una parte di essa (Università, ferrovie…),
ma anche questi ultimi vengono classificati come bisogni Generali anche se
considerati dal singolo come bisogno personale, poiché vengono valutati in funzione
al costo del relativo vanteggio che ne trae la collettività.
Le scelte dei servizi da fornire e stabilirne la collocazione in Generali o Speciali,
vengono fatte dai responsabili di Governo in un determinato momento e sono dette
“Scelte di Politica Economica” e non sono mai del tutto obiettive poiché ogni scelta è
condizionata da varie influenze economiche, politiche, sociali ed internazionali. Si
tratta quindi di un’attività composita che va considerata in maniera ampia e non
rigida, proprio perché coinvolge vari aspetti, da quello Tecnico-economico a quello
Giuridico. Pertanto l’economia politica, cerca di giungere ad una valutazione equa
delle esigenze cercando di soddisfare la molteplicità dei bisogni collettivi attraverso
il prelievo nei confronti dei privati per procurarsi le entrate necessarie.
I bisogni possono essere avvertiti da un individuo come singolo soggetto, oppure
come facente parte della comunità; come già detto, nel primo caso il singolo
provvede direttamente al soddisfacimento dei propri bisogni, nel secondo caso
invece, è lo Stato che provvede ai bisogni della collettività e le scelte fatte in base a
criteri politici, non sempre collimano con le aspettative del singolo.
Le scelte politiche che influenzano l’erogazione di un determinato servizio piuttosto
che un altro, spesso sono a vantaggio di quelle che in un determinato momento,
risultano essere le classi dominanti. Ne deriva una forma di “sostituzione coattiva”
poiché il prelievo effettuato sul privato determina una rinuncia da parte del privato,
al soddisfacimento di una parte dei propri bisogni a favore della classe dominante
che trarrà una maggiore utilità dal servizio erogato, ciò comporta che chi non rientra
in tale classe trarrà una minore utilità rispetto a quella di cui avrebbe potuto
beneficare senza il prelievo da parte dello Stato.
Se ne deduce che nel primo caso, l’intervento una rendita negativa.
Tuttavia, tale valutazione non può effettuarsi in maniera rigida, poiché l’intervento
dello stato non si limita al soddisfacimento del bisogno del singolo come membro
della collettività ma cerca di conseguire anche risultati di più ampia portata come:
 Una più razionale e costante evoluzione dello sviluppo economico
 Una più equa distribuzione della ricchezza
 Un equilibrio di conti con l’estero attraverso il controllo della bilancia
commerciale
Con tutta questa serie di interventi, preventivamente valutati per costi e benefici, si
tende al conseguimento della cosiddetta “Economia del benessere”, che dovrebbe
costituire la premessa per “L’Ottimo Paretiano” (Vilfredo Pareto), un sistema di tale
efficienza in grado di sfruttare tutti gli strumenti atti a creare utilità, con la
conseguenza dell’impossibilità di aumentare il benessere di un solo individuo senza
determinare una pari diminuzione nei confronti di un altro.
Questa tesi però, è valida solo in teoria, poiché è impossibile stabilire il rapporto tra
il sacrificio che lo Stato impone al privato e l’ utilità che lo stesso ottiene dal servizio
pubblico.

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