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Intermediari pt - sbobine lezioni + libro

Mercati e intermediari finanziari progredito (Università degli Studi di Trento)

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MERCATI E INTERMEDIARI FINANZIARI PROGREDITO


Lezione 1 lunedì 21/02/2022

LA REGOLAMENTAZIONE DEI SISTEMI FINANZIARI

LIBRO: CAPITOLO 3.1 - 10.1 SF

Gli intermediari hanno una componente aziendale per cui essi sono tutti interessati al profitto o meglio al ROE ma
c’è anche una seconda componente di carattere legale che a volte stimola altre volte limita il lavoro degli
intermediari finanziari.

I fondamenti dei controlli


Il sistema finanziario è una parte dell’economia sottoposta a un insieme articolato di controlli da parte dei pubblici
poteri
Perchè ci sono i controlli? (motivazione filosofica) l'obiettivo è garantire la stabilità del sistema, parliamo di
prodotti finanziari e poi il sistema finanziario fa emergere dei contratti finanziari che sono fondamentalmente basati
sul fatto che non sono fisici nel senso che non stiamo discutendo di un acquisto o vendita di un'automobile perché
quella bisogna provare, stiamo parlando dell’acquisto di un contratto finanziario in cui c’è una fase in cui
l’intermediario prende il denaro al cliente e una fase in cui glielo restituisce, possibilmente cresciuto di un
interesse. sicuramente ci sarà la prima fase, la seconda ci sarà a condizione che tutti siano ancora lì, se al posto
dell’intermediario ci hanno fatto una palestra la controprestazione non c’è → si chiama rischio di credito.

Tutti i contratti finanziari prevedono prestazioni e controprestazioni a carattere differito tali per cui i soggetti si
devono fidare. la merce che viene venduta è una merce che ha molto a che fare con la fiducia e quindi le regole che
presiedono il sistema devono preservare la fiducia. niente fiducia, niente finanza. La fiducia si articola in diversi
modi.

Le ragioni fondamentali del controllo pubblico sul sistema finanziario sono riconducibili, principalmente, ai punti
seguenti:
● La funzione monetaria e il governo “monetario” dell’economia
● La tutela del risparmio e la protezione degli investitori
● L’asimmetria informativa e la protezione degli investitori
● L’asimmetria informativa e il fallimento del mercato
● L’esternalità negative
● La stabilità finanziaria
Una prima ragione per cui ci sono controlli è che alcuni
intermediari (le banche) hanno una produzione
esponenziale del sistema di pagamento (funzione
monetaria). La parte del sistema finanziario
rappresentate dalle banche è alla base dell’offerta di
moneta. Data una certa quantità di moneta di base la
banca ha una funzione di produzione che produce
molto di più di mezzi di pagamento. siccome i sistemi
di pagamento servono ad acquistare i beni e servizi
finali, le banche centrali controllano la quantità di
mezzi di pagamento che il pubblico ha a disposizione, i
mezzi di pagamento non sono solo la moneta ma anche tutto ciò che le banche hanno prodotto.

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La moneta è costituita oltre che dalla moneta legale anche da quella bancaria (forme di debito delle banche), questa
rappresenta la componente di gran lunga più importante dell’offerta complessiva di moneta.
Vi è un interesse generale al buon funzionamento del sistema dei pagamenti. Ma vi è un interesse generale
altrettanto evidente nel regolare la quantità di moneta a disposizione dell’economia e/o a governare grandezze
chiave della condotta della politica monetaria nell’ottica del controllo del tasso di inflazione e degli altri
meccanismi di influenza verso l'economia reale.

La BCE controlla ed è interessata a M3, non è interessata a M1 che è una parte della produzione monetaria totale,
dopo M1 c’è la produzione di M2 e poi M3. Più mezzi di pagamento ci sono in circolazione maggiore è l’impatto
che si può scatenare sui prezzi e quindi la tensione inflazionistica.

Una seconda ragione per la quale ci sono i controlli è che c’è un risparmiatore debole, per cui è la tutela del
risparmio. Il sistema finanziario svolge la funzione di mobilitazione e trasferimento del risparmio finanziario dalle
unità in surplus verso quelle in deficit.
Questa attività tocca profili molto delicati delle scelte di ogni unità economica, profili caratterizzati da una forte
componente fiduciaria.
Ciò è inevitabile in un contesto di contratti finanziari a prestazioni distanziate nel tempo e caratterizzate da
condizioni di asimmetria informativa e, quindi, da incertezza e rischi.
Vi è interesse generale nel fare in modo che il risparmiatore rafforzi la propria fiducia nei confronti dei “prenditori
di fondi”; fra essi, in primis, gli intermediari finanziari.
È opportuno quindi fissare regole cui devono sottostare i soggetti che offrono strumenti di investimento ai
risparmiatori; tali regole servono a rafforzare l’affidabilità dei debitori e ad accrescere la capacità di valutazione da
parte dei creditori.

Es. la classica “vecchietta” che deposita i suoi risparmi presso una banca o li investe in una polizza assicurativa o
in un portafoglio (fondo comune di investiemtno) fidandosi, se quando torna a prelevare si vede che al posto
della banca ci hanno fatto una palestra si interroga su dove siano finiti i soldi, se si mette in testa che sono finiti
in un postaccio la signora inizia a parlare con gli amici e una notizia negativa ha un riscontro molto superiore
rispetto ad una notizia positiva. Lei considerava che tutti quelli che erano sulla strada quindi tutte le insegne
bancarie sarebbero state tutte uguali, non è capace di distinguere tra banca più solida o meno solida, non è
esperta del ramo per cui si fida, è bene che la fiducia sia preservata.

Proprio per l’esempio precedente c’è un blocco che tutela il risparmio del risparmiatore debole, non del
risparmiatore forte, cioè di colui che è in grado di distinguere tra banche e banche, non tutte le banche sono uguali
ma la vecchietta non lo sa né lo può apprendere, chi invece è in grado di intendere e di volere nel senso
professionale del termine (es. per chi per condizione professionale ha una posizione dirigenziale nel sistema
finanziario) viene considerato come persona sufficientemente informata e quindi che avrebbe dovuto distinguere tra
banca e banca, non l’hanno fatto, problema loro.

Terza ragione, esternalità negativa. Se i debitori che si considerano sono le banche, allora la crisi e l’insolvenza
assumono un rilievo che va al di là della tutela dell’interesse del singolo investitore. La crisi bancaria può generare
esternalità negative per il sistema economico, sotto forma di contagio verso altre istituzioni finanziarie, sfiducia e
panico dei depositanti, corsa agli sportelli per il ritiro dei depositi. Il fatto che fallisca una banca, intermediario,
fondo di assicurazione (ogni 10 anni succede) in Asia o Sud America che ha rapporti intrinsecamente stretti con
altri intermediari che stanno da tutt’altra parte, (una broncopolmonite in Sud America potrebbe determinare una
brutta influenza in Europa, qualcuno) qualcuno che è già debole ne risente maggiormente. Il sistema finanziario è a

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vasi comunicanti, il fatto che qualcuno ha un problema da qualche parte non significa che il problema rimanga lì.
Ci sono esternalità negative.
Una crisi bancaria o finanziaria possono determinare instabilità nella stessa economia reale.
La crisi finanziaria del 2007-09, tuttora non del tutto risolta, ha messo in evidenza quanto sia delicata la tutela della
stabilità delle banche, e più in generale delle istituzioni finanziarie, al fine di preservare la fiducia del mercato e dei
risparmiatori e di garantire la funzionalità dei circuiti di pagamento e di finanziamento. Di fronte a queste esigenze
le autorità di vigilanza accettano talvolta di mettere in secondo piano le regole di mercato e procedere al
salvataggio delle banche in crisi. Si tratta delle scelte politiche identificate con il termine too-big-to-fail, vale a dire
nel riconoscimento che i costi di un fallimento bancario potrebbero essere così alti da giustificare, appunto,
un’operazione di salvataggio a carico dello Stato.

Ultimo aspetto: asimmetria informativa. Riguardano l’ignoranza, cioè la non conoscenza, nel momento in cui
abbiamo un problema di ignoranza abbiamo un problema simile alla tutela del risparmio, nel primo caso dovevamo
tutelare la vecchietta, qui il problema è più sistematico. Il rapporto tra creditore e debitore è intrinsecamente
caratterizzato da un difetto di informazione a danno del creditore. Ne deriva un limite all’efficace selezione dei
prenditori di fondi; in particolare, l'informazione non è sufficiente a stabilire una precisa graduatoria di rischio e,
quindi, a definire il prezzo del credito in funzione del rischio. I prezzi tendono verso un livello medio che non
discrimina in base alla qualità del prenditore.

Il fatto che una banca chieda dei bilanci ad un'impresa affinché possa valutarne il merito creditizio per capire se è
affidabile o inaffidabile e a che prezzo deve concedergli il prestito non significa che i bilanci siano completi nè che
possano mancare ulteriori informazioni che l’azienda, non richieste, non dà, ma sono informazioni che qualificano
il profilo di restituzione del prestito (es. informazioni sulle strategie).

Es. la banca non richiede informazioni sulle strategie perché pensava di sapere già tutto, in realtà l’azienda aveva
buone strategie ma era governata da un dominus che la conosceva molto bene, il quale nel tempo lascia entrare
in azienda i figli e uno di questi è uno molto creativo che fuma qualunque cosa e dirige l’azienda anche un po’ a
casaccio, questa informazione del potere attribuito al figlio non affidabile con effetti di non particolari tecniche
manageriali sulla vita dell’azienda rappresenta un elemento di ignoranza che va sotto il nome di asimmetrie
informative.

I prenditori di qualità migliore tendono a rinunciare ai fondi, perché non vogliono pagare un premio per il rischio
ingiustificato. La qualità media dei prenditori di fondi si ridurrà; il premio al rischio aumenterà ancora, inducendo
un’ulteriore caduta di domanda da parte del segmento di buona qualità. Si arriva a dimostrare che le carenze
informative determinano il “fallimento” del mercato.

Diverse importanti conseguenze:


- La prima che ha rilievo è l’interesse delle pubbliche autorità a fissare regole per rafforzare lo spessore e la
qualità dell'informazione disponibile agli investitori.
- La seconda riguarda l’organizzazione dell’attività finanziaria e riguarda in particolare le ragioni della
presenza e dello sviluppo degli intermediari nell’ambito del sistema finanziario.

La differenza rispetto al caso della vecchietta è che la banca avrebbe avuto gli strumenti per discriminare e quindi il
mondo delle asimmetrie informative è un mondo di ignoranza vasto e profondo perché spesso gli individui
prendono decisioni irrazionali.

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Ci sono due parti del cervello: una parte che è razionale e che entra in pista quando leggiamo un commento scritto;
l’altra metà è la parte emotiva che dice che emozione ci dà una certa cosa, è la parte che ci consente di vedere un
film e apprezzarlo ma contemporaneamente lo stesso documento quando lo si vedeva a video, siccome ci divertiva
non ci faceva vedere gli errori che erano presenti. Quando la parte emotiva lavora l’altra parte non lavora.

Una banca che effettua un prestito questa deve prendere la decisione se dare soldi o no all’impresa, la componente
emotiva di una parte si sposa con la componente emotiva del secondo e un contratto finanziario non può
prescindere dalle persone e quindi avremo due componenti emotive. Le asimmetrie informative sono rappresentate
dal fatto che non si fa lavorare la parte razionale del soggetto perché si fa lavorare quella emotiva. Le truffe
finanziarie si fanno sempre nello stesso modo, e funzionano perchè dall’altra parte c’è qualcuno che non sta
utilizzando la parte razionale del cervello non sta ascoltando, vuol sentire quello che gli piace per cui il truffatore
glielo serve in modo anche subdolo.

I controlli sono sulla funzione monetaria perché le banche producono mezzi di pagamento, tutela del risparmio
(della vecchietta), esternalità negative per cui bisogna preservare l’intermediario o fare in modo che gli intermediari
non falliscano in modo rovinoso, perché maggiore è il fallimento, maggiore è l’effetto che si propaga per
chilometri, asimmetrie informative: mondo dell’ignoranza vasto e profondo, non soltanto perché certe informazioni
non si hanno, ma perché qualcuno ogni tanto si dimentica di chiederle.

L’approccio too-big-to-fail è stato messo in discussione proprio dall’esperienza di gestione della crisi finanziaria,
soprattutto in considerazione della sua enorme dimensione. Da un lato, si è arrivati a escluderne l'applicazione,
considerandone le distorsioni in esso implicite proponendo l'adozione di sistemi di risoluzione ordinata delle crisi
bancaria. Dall’altro lato, è aumentata la consapevolezza della necessità di adottare regole di controllo
macro-prudenziali, destinate cioè a prevenire l’instabilità sistematica.
I controlli di stabilità non devono riguardare solo i singoli intermediari finanziari o i singoli emittenti, in un’ottica
di tutela diretta della fiducia del risparmiatore o dell’investitore. In realtà, come ha dimostrato la crisi finanziaria
2007-09, ai fini della riduzione della probabilità di crisi e comunque del contenimento dei suoi effetti di
propagazione le condizioni macro-finanziarie devono essere, a loro volta, oggetto di regolamentazione e vigilanza.

Ci sono regole che dicono: limitiamo la funzione monetaria, tuteliamo il risparmiatore debole, facciamo in modo
che i soggetti abbiano un ristoro per effetto che il suo deposito è stato distrutto, qualcuno glielo rimborsa; facciamo
in modo che le crisi non siano rovinose per le esternalità negative e imponiamo domande minime che coloro che
entrano in un contratto finanziario devono effettuare, per limitare le asimmetrie informative. Lo scopo di tutto
questo è stabilizzare il sistema finanziario nella sua macrofunzione. Il singolo intermediario può saltare per aria ma
se lo fa non è così grave perché l’obiettivo finale è preservare la fiducia, minimizzando le crisi e il rumore che
queste possono fare.

L’assetto istituzionale
Come funzionano i controlli: in tutti i paesi vi sono delle norme
che gli intermediari devono osservare, esse sono finalizzate alla
tutela della fiducia.
Con il termine ordinamento si intende l’insieme delle norme che
disciplinano le attività e le istituzioni dell’intermediazione
finanziaria in una dato contesto politico-amministrativo, che in
genere coincide con lo Stato oppure con l’Unione Europea.
Nel caso dell’Italia tali norme possono derivare
dall’ordinamento dell’UE oppure dall’ordinamento italiano.

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In quest’ultimo caso, si distingue ulteriormente tra norme di legislazione primaria (norme legislative) oppure di
legislazione secondaria (norme amministrative).
Occorre poi precisare che non esiste un ordinamento unitario di tutte le attività e istituzioni ricomprese nel
paradigma mercati-strumenti-intermediari. L’intermediazione finanziaria viene disciplinata per segmenti o tipologie
di attività, a ognuna delle quali corrisponde di fatto un ordinamento specifico.

3 tipi di norme:
● Norme legislativa: in Italia abbiamo Testo Unico Bancario (ordinamento delle attività bancarie e
creditizie), Testo Unico della Finanza (parte mobiliare: disciplina dei mercati di strumenti finanziari,
ordinamento delle attività di gestione dei servizi di investimento e ordinamento delle attività di gestione
collettiva del risparmio), corpo di norme che presidia il mondo assicurativo (CAP: codice delle
assicurazioni Private), Codice Civile (per contratti tipici), Codice Penale (perché in questo mondo il furto
esiste, oltre al furto una delle modalità con cui il ladro lavora è il riciclaggio).
Queste norme sono norme che passano attraverso il parlamento, il parlamento sarà fatto da persone non
sempre competenti in materia, non hanno gli strumenti, l’idea è fargli approvare norme basate sui principi.
Ad esempio un principio è la trasparenza nei confronti del cliente, l'intermediario che colloca un prodotto
del risparmio presso il risparmiatore deve essere trasparente. Ad es. dovrà dirgli il costo, la durata, i rischi,
non banale, l'intermediario deve operare secondo un principio di prudenza, trasparenza e tutela degli
interessi dei clienti. Queste norme devono essere approvate dai parlamenti costituiti da persone non sempre
competenti in finanza e quindi devono durare, per questo sono norme basate sui principi (principles based).

● Poi abbiamo le norme amministrative, istruzioni e regolamenti emessi da organi e autorità espressamente
previsti e delegati dalla legge create da Banca d’Italia (per le banche), Banca Centrale Europea, Consob
(per intermediari mobiliari), Ivass (per intermediari assicurativi), COVIP (per fondi pensione), Agcm
(autorità garante della concorrenza e del mercato).
Essi emettono circolari (norme di carattere amministrativo) che danno piena attuazione ai principi riportati
nella norma. Prendiamo il principio di disclosure, l’intermediario deve prestare piena trasparenza al cliente.
Come si articola: imponendo all’intermediario e alle persone che vi sono dentro un minimo livello di
formazione all’anno, altrimenti non possono più operare. Una volta fatta la formazione devono anche
intervistare il cliente, ottenere risposte e sulla base di queste fornire il contratto più adeguato alle esigenze
del cliente.
La formazione serve per fare le domande, le domande devono essere possibilmente fatte per iscritto, il
cliente deve rispondere e alla luce delle risposte l’intermediario fornisce il contratto.
Le ore di formazione, il tipo di formazione, la lunghezza del questionario, come il dipendente bancario
deve interagire nei confronti del cliente è scritto nelle circolari. La circolare è la traduzione dettagliata del
principio di disclosure che i parlamentari hanno approvato.
Testo unico bancario: parlamento → l’autorità amministrativa (BdI) lo traduce in precetti. Siccome è
un’autorità di vigilanza esperta del ramo se necessario cambia la circolare quando lo ritiene necessario.
Il parlamento non deve approvare una legge, per cui ci mette una vita.

● Fra queste norme c’è una casella di mezzo che sono le politiche di indirizzo. Si tratta di politica: il ministro
dell’economia decide di chiamare l’autorità amministrativa e i rappresentanti degli osservati (delle banche,
della compagnie di assicurazione, ecc.) e gli fa un discorso al termine del quale gli dice i rischi e cui
devono stare particolarmente attenti. La sua interpretazione è praticamente nulla fritto dal punto di vista
giuridico, non è né una circolare né una legge. Ma essendo ministro la sua sensibilità verrà colta dal
parlamento che rifarà una legge oppure dalle autorità che faranno un’altra circolare. Per cui gli intermediari
prendono in considerazione il rischio, capiscono la sensibilità del ministro. La frequenza con la quale le

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norme vengono cambiate è più alta dal punto di vista amministrativo, meno dal punto di vista legislativo e
ogni tanto abbiamo le politiche di indirizzo.

Gli obiettivi dei controlli


Se la filosofia dei controlli è quella di preservare le fiducia, gli obiettivi intermedi dei controlli sono quelli di
garantire due scopi. Il primo è la stabilità degli intermediari che non devono fallire e il secondo è l’efficienza.
L’efficienza è
- Allocativa: l’ottimale uso del risparmio per indirizzarlo alle esigenze di investimento migliore, il risparmio
è una merce scarsa, ci sono più soggetti che lo vogliono utilizzare rispetto a chi l'ha prodotto, per cui il
sistema finanziario lo indirizza verso scopi che sono più meritevoli, soddisfatti i quali scendiamo al livello
di meritevolezza più basso e poi via via di seguito.

Gli intermediari sono efficienti? Il sistema finanziario quanto è efficiente dal punto di vista allocativo? Non ci
interessa, l’efficienza allocativa è un’esigenza di carattere macroeconomico. L’efficienza che ci interessa è quella
operativa

- Operativa: l’idea è, in prima battuta, rendere stabile la banca e, in seconda battuta, fare in modo che si
abbia a che fare con banche che remunerano il risparmio il più possibile e che offrono prestiti al tasso più
basso possibile. Cioè che si tengano un margine di interesse piccolo perché sono efficienti. Il sistema, le
regole cercano di favorire gli intermediari che devono essere stabili e capaci di offrire un prodotto ad un
prezzo contenuto. minimizzazione dei costi per il sistema economico.

Se voglio avere un'automobile che sia brillante (efficienza) ma anche solida le due cose non vanno sempre
insieme, un’automobile molto solida è molto pesante è difficile che sia anche brillante.

Allo stesso modo che nell’esempio precedente anche per il sistema finanziario, la stabilità e l’efficienza degli
intermediari finanziari significa dire che si vuole essere bello, ricco e felice. Non è così semplice.
protempore, piaccia o piaccia meno, le regole o propendono verso la stabilità o verso l’efficienza

Fino al 2008 l’idea è che non sarebbe fallito nessuno e quindi efficienza per tutti, non occorre avere grandi capitali,
la banca e le compagnie di assicurazione devono essere snelle, si distribuisce via internet, costi bassi e profitto per
tutti. Purtroppo dopo il 2008 ci si è accorti che ogni tanto succedeva qualche disastro e con il fallimento di Lehman
Brothers nel settembre 2008 le cose sono cambiate. Ci si è accorti che alcune banche elvetiche erano banche
estremamente instabili (c’è qualcuno che è andato nella banca elvetica con valigie vuote per ritirare denaro e
portarlo da altre parti perché quella banca era instabile). C’è stato un momento in cui si è parlato anche di una
grande banca italiana perché era caratterizzata da un capitale molto ridotto per cui si pensava che fosse quasi
esaurito per effetto delle perdite su crediti. Dal 2008 in avanti c’è una profonda riflessione di chi produce le norme,
delle autorità amministrative che sottolineavano come il sistema fosse estremamente poco capitalizzato e come si
dovesse tornare verso il presidio della stabilità degli intermediari.
Il 2008 è stato un anno tragico, perché non soltanto è saltata Lehman Brothers, ma alcune banche grosse sia
americane che europee ci si è resi conto che avevano bisogno di essere acquistate dallo stato. Alcune sono ancora
statali soprattutto in gran bretagna. Ci si è accorti che puntare troppo sull’efficienza era un problema. Ora la storia
della stabilità è stata un po’ ripristinata, sono state prodotte una certa serie di regole che vanno sotto acronimi come
Basilea 3, Basilea 3.0 che hanno spinto ad aumentare il capitale prevalentemente delle banche, il problema infatti si
è verificato prevalentemente in queste ultime, molto meno nelle imprese di assicurazione o nel mondo dell’asset
credit. Oggi sta tornando a galla il problema dell'efficienza perchè, soprattutto dopo la pandemia ci si è accorti che
molta gente non vuole più il contatto fisico, molti hanno capito che si possono realizzare contratti finanziari a

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distanza e questo significa che una quantità di persone che stavano in periferia (filiali, agenzie) non serve, per cui si
possono tagliare quei costi per aumentare il rendimento dei depositi e diminuire il costo dei prestiti. Questo sta
valendo sia per banche, sia per il mondo dell’asset manager che delle assicurazioni.
Un secondo trend riguarda l’automazione, oggi con i big data e l’intelligenza artificiale è possibile produrre
contratti finanziari senza esseri umani, gli esseri umani servono di default in caso di difficoltà.

Rischio trade-off
Di volta in volta prevale uno dei due obiettivi
Anche se di volta in volta occorre realizzare una mediazione (es.Fintech)
Ci sono momenti storici in cui prevale la prima e altri in cui prevale la seconda. Solitamente questi momenti storici
si alternano. Quando gli intermediari finanziari sono sufficientemente capitalizzati e solidi e quando esistono regole
di questo tipo, il mercato o altre regole vanno a favorire l’efficienza. Quando invece l’efficienza è stata troppo
favorita ci si ritrova in situazioni in cui il capitale non è sufficiente, ci si rende conto che l’intermediario è molto
profittevole in termini di ROE ma proprio per questo il capitale netto al denominatore del ROE è molto basso,
l’intermediario si sta assumendo dei rischi che dovrebbe assumersi per amore di profitto e qualcosa ogni tanto va
storto e allora bisogna tornare indietro e produrre regole che puntino alla stabilità. È un gioco iterattivo.
Ora siamo all’alba di un momento in cui si cerca l’efficienza dopo il 2008.

In un contesto di:
1. Principio di assenza di vincoli di specializzazione nei singoli comparti
2. Separatezza fra intermediari e imprese non finanziarie

Quale effetto del mercato unico? Tendenze ed effetti sugli intermediari


In un primo momento: logica competitiva: Home country control
1. Intermediario vigilato nel Paese di origine
2. Che può commercializzare i suoi servizi altrove
In un secondo momento: tendenza alla revisione di questo processo
1. Tentativo di ri-regolamentazione e di riadeguamento verso l’«alto»
2. Uso dei regolamenti delegati

L’Italia non è un paese che può esaurirsi in sé stesso, e quindi l’Italia è immersa in una logica europea, per creare
un mercato unico europeo nel 1992 si decise di puntare sulla finanza.
L'obiettivo politico-istituzionale dell’UE consiste nella creazione di un ambito amministrativo ed economico in cui
sia consentita e possibile la libera circolazione delle persone, delle informazioni, dei capitali, delle merci e dei
servizi. In tale prospettiva si collocano il concetto di mercato unico dei servizi finanziari e tutte le azioni
preordinate a istituirlo e realizzarlo.
L’azione comunitaria si è perciò proposta l'obiettivo prioritario e preliminare di realizzare un livello sufficiente di
armonizzazione fra gli ordinamenti vigenti negli Stati membri, disciplinando alcuni aspetti principali ai fini del
“livellamento del terreno competitivo”. Inoltre l’UE ha di fatto adottato un modello di ordinamento che si propone
di essere, per così dire, “baricentro” rispetto agli assetti storici degli ordinamenti nazionali riducendo la distanza fra
ognuno di questi e il modello di ordinamento comunitario.
I fondamenti dell’ordinamento designato a livello comunitario sono i seguenti:
- assenza di vincoli di separazione degli intermediari per tipi di attività svolta, quindi possibilità di svolgere
congiuntamente attività di intermediazione creditizia, mobiliare e di servizio finanziario secondo un
modello di banca universale
- attribuzione delle attività di investimento collettivo in valori mobiliari, a titolo di riserva esclusiva, a
organizzazioni specializzate

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- Regolazione del grado di separatezza fra banca e impresa industriale sia a monte sia a valle
In forza degli accordi comunitari, ogni Stato aderente è tenuto a recepire nella legislazione nazionale le direttive
comunitarie e a darvi quindi attuazione.

L’armonizzazione minima è stata quindi la condizione necessaria affinché gli ordinamenti nazionali, uniformati,
possano condividere i principi di “libertà di prestazione di servizio” e di “libertà di stabilimento” di ogni
intermediario autorizzato nel territorio comunitario, e quindi convivere nel mercato unico dei servizi finanziari.
Uno dei primi aspetti attraverso il quale si doveva declinare il mercato europeo, infatti, doveva essere quello dei
servizi finanziari: non c’è logistica, possono essere prodotti in un paese e venduti in un altro.
Per partire da qui c’erano due possibilità, o i diversi paesi si mettono d’accordo per far si che una banca che opera
in Spagna possa operare anche in Italia ma questo significa accordi bilaterali, e gli accordi bilaterali non si fanno, o
meglio se si è convinti di farlo c’è sempre una priorità; oppure si scardina il sistema inventando delle regole che
possano essere competitive e nel 1992 si decise di prendere la seconda strada, fondamentalmente scardinamento del
sistema.

I principi di libertà enunciati si realizzano mediante il criterio del “mutuo riconoscimento” nel senso che, salvo
eccezioni, ogni ordinamento deve riconoscere la possibilità di ogni intermediario esterno all’ordinamento stesso di
operare in esso, in forza dell’autorizzazione dell’ordinamento di appartenenza/provenienza. L’obbligo di
riconoscimento si regge su un fondamento di formale e sostanziale uniformità fra gli ordinamenti nazionali
conformati alle direttive comunitarie.
I principi dell’armonizzazione minima e del mutuo riconoscimento hanno dunque rappresentato i principi base su
cui si è fondata la prima parte dello sviluppo del mercato interno europeo dei servizi finanziari.

Una volta che un intermediario è stato autorizzato in un paese comunitario, essa può operare liberamente dove gli
pare nella comunità e nello spazio economico europeo, nel quale ci sono tre paesi (Liechtenstein, Islanda e
Norvegia).

Il Liechtenstein è un paradiso fiscale o lo era, per cui era un posto in cui banche e compagnie di assicurazione erano
molto presenti, più degli abitanti.
Un intermediario che si installa in Liechtenstein può operare a Madrid senza chiedere nessuna autorizzazione agli
spagnoli.
Come opera questo intermediario: dal Liechtenstein può andare a Madrid aprendo una filiale (Swiss Life AG (AG
dato che è del Liechtenstein)). Così se parte dall’Irlanda e viene in Italia la filiale sarà una limited non una S.p.A e
risponderà alla legislazione irlandese ai fini della stabilità e dell’efficienza.
Il secondo modo è produrre il contratto in Liechtenstein o a Dublino e venderlo tramite un altro intermediario in
Spagna o in Italia. La compagnia di assicurazione Swiss Life del Liechtenstein può vendere una polizza a Trento
tramite gli sportelli di banca Intesa o di una BCC. La BCC vende il contratto della compagnia del Liechtenstein. Lo
stesso per l’intermediario irlandese anziché venire a operare a Trento come Limited crea un accordo di
distribuzione con un broker assicurativo o con un agente plurimandatario oppure con la banca presente a Trento che
vende il contratto.

Se si proviene dall’Oregon e si vuole vendere un contratto in Portogallo ci si deve piantare a Lisbona? Si può
scegliere il paese comunitario europeo dove “piantarsi” una volta ottenuta l’autorizzazione lì si arriva a Lisbona
dato che si può “piantare” la filiale o gli accordi.

Tra i paesi della comunità, compresi quelli dello spazio economico, si crea una competizione regolamentare per
fare in modo che si possa attrarre un intermediario che viene dall’Oregon, il quale sceglierà il Portogallo, la

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Francia, la Spagna, l’Italia o il Lussemburgo, sulla base della facilità con la quale lui controlla le regole e i
controlli. Quindi tutti i paesi devono disegnare delle regole che soddisfino le esigenze di stabilità ed efficienza lo
scopo è quello dei preservare la fiducia, ma contemporaneamente, tutti i paesi comunitari, sono immersi in una
competizione e volta a crea queste regole ma a evitare di creare delle regole troppo ridondanti e ripetitive degli
intermediari. Uno dei vincitori a livello europeo è stato il Lussemburgo, un’altra l’Irlanda, i quali hanno creato
delle regole che funzionano, delle regole snelle, magre in base alle quali l’autorizzazione viene attribuita in termini
molto più rapidi di quanto non succede in Italia. Molti intermediari italiani hanno chiuso qui e sono andati ad aprire
in Lussemburgo.

Dopo il 2008 c’è stata una revisione di questo processo si voleva far in modo che a livello europeo le regole si
allineassero, che il Lussemburgo fosse un po’ più richiesto di quanto non lo fosse. Non è stato eliminato il principio
della competizione, è stata portata su un’asticella caduta, con direttive o regolamenti delegati.

Una cosa di cui si sta parlando molto sono problemi, al di là della stabilità degli intermediari, come l’evasione
fiscale e se questa debba essere consentita o repressa.

Dopo l’11 settembre, si è osservato che con la lotta al riciclaggio i piloti non sarebbero nemmeno saliti sugli
aerei, loro fecero delle ore di istruzione di volo, una cosa che colpì l'istruttore era che erano molto interessati al
decollo ma non gliene fregava nulla dell’atterraggio. Ciò che avrebbe aperto gli occhi degli americani sarebbe
stato vedere da dove arrivano i soldi. Dopo l’11 settembre tutti quanti si sono posti il problema di controllare la
provenienza dei soldi, quindi a livello internazionale ed europeo ci fu un rialzo delle regole portate a reprimere il
riciclaggio. In quella sede in cui gli intermediari premevano sull’FBI affinchè intervenisse sull’OCSE, una certa
serie di paesi come Cipro, Andorra, San Marino, Gibilterra, Seychelles, si rivolsero alle autorità americane
affermando che essi vivano di turismo fiscale e che avevano a che fare con un personaggio che si porta dietro
attraverso bonifici bancari del denaro. In un primo momento gli Stati Uniti separarono adesione fiscale dal
riciclaggio, fino al 2008/2009 fino a quando la presidenza Obama non ha stabilito il contrario, e cioè, siccome si
era creato tanto debito pubblico per salvare gli intermediari, gli americani volevano dimostrare che questo debito
lo ripagavano facendo pagare le tasse a quelli che avevano patrimonio detenuto in Svizzera. Questo ha designato
il fallimento di regola a livello internazionale. La svizzera non è più un paradiso fiscale basato sulle banche è un
paese che ha il suo PIL dipendente non dal settore bancario (come era prima del 2008), vive di industria
(farmaceutica e di cioccolato).

Noi oggi in Italia abbiamo una parte della regolamentazione fiscale che colpisce gli evasori fiscali non per scelta
del governo Italiano ma per scelta degli USA. Quanto non sono più tollerabili si sta discutendo in questi ultimi
mesi.
Non c’è soltanto stabilità ed efficienza ma ci sono altre regole che vanno oltre il presidio della stabilità degli
intermediari.

NB: il tutto vale solo per la regolamentazione e la vigilanza...apparentemente restano fuori problematiche di altro
tipo, es. antiriciclaggio e fiscali, ma alla luce di eventi esterni (es. attentato Twin Towers o fenomeni di evasione
fiscale) si sta procedendo ad una armonizzazione delle regole da parte OCSE.

Gli effetti sul mercato unico per cui sono la competizione


fra paesi in prima battuta a, in un secondo momento (dopo
il 2008) ci si è accorti che purtroppo per garantire la
stabilità degli intermediari bisogna alzare le regole e
fondamentalmente il livello di rialzo dell’asticella a patto
che venissero create delle autorità di vigilanza europea in
particolare del settore bancario.

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Nel settore bancario le regole sono state create in modo più sistematico, è stata creata una tripartizione
- European Banking authority: produce le norme
- la BCE: si occupa di far rispettare le norme
- Autorità di risoluzione: si occupa di applicare le regole straordinarie
Chi applica le regole non le crea

Abbiamo altre autorità nel settore assicurativo che producano delle regole, lo stesso nelle autorità di mercato
affidate poi all’autorità di vigilanza di ciascun paese.
Il mondo delle assicurazioni e di mercati svolge la stessa funzione che svolge l’EBA.

Tendenze
Siccome le autorità di vigilanza possono vigilare inviando delle circolari e poi facendo delle ispezioni che sono
discrete nel tempo (avvengono in determinati momenti) si vuole fare in modo che all’interno degli intermediari le
regole vengano seguite e che dagli intermediari si emanino degli ordini di servizio. Per cui dentro agli intermediari
ci sono 3 funzioni di controllo che contano:
- Di primo livello: rappresentate dai sistemi informatici che dovrebbero gianluca fare dei controlli (es. Per la
richiesta di fido della banca si va da un commerciale che sarà autorizzato a concedere fido fino a un certo
importo, se si ha bisogno di un fido di importo più alto lui non lo può autorizzare.Potrebbe suggerire di
andare in due tempi diversi dividendo la somma che si richiede nel fido. Il sistema informatico deve
impedire di farlo e deve segnalare il dipendente)
- Di secondo livello: compliance and risk → compliance (rispetto alla norme) controlla che i controlli di
primo livello funzionino e nessuno li abbia forzati, non entra nel merito ma entra nel metodo, guarda
richiesta di fido vede se è stata approvata e con quali documenti, se sono quelli previsti. Il risk stabilisce se
il tasso su quel prestito è adeguato, non è un controllo di metodo ma di merito. Da l'informazione sul
merito
- Di terzo livello: audit → svolge controllo di terzo livello ma sul secondo livello. Sta in cima e verifica che
tutto funzioni.
Questi tre personaggi sono i primi da cui la BCE va in caso di ispezione ad un intermediario. Questi 3 hanno il
compito di portare le circolari all’interno dell’intermediario. Sono dipendenti che hanno funzione di carattere
pubblico.
Essi produrranno relazioni periodiche che manderanno all’organo di vigilanza perché venga allertato se vengono
infrante delle regole.
Dagli intermediari queste tre funzioni sono viste male soprattutto la compliance e l’audio, sono dei controllori e
nessuno ama essere controllato soprattutto chi ha la funzione commerciale.
Il riso viene visto un po’ meglio perchè almeno prezza i contratti.
Non è stato facile introdurre questi soggetti negli intermediari, un problema che si era avvertito era anche quanto
guadagnavano e quindi le autorità di vigilanza hanno richiesto un aumento dello stipendio.
I controlli non sono particolarmente accettati da chi si deve fare controllare, soprattutto da parte dei commerciali e
c’è un problema di potere e di rappresentazione del potere anche attraverso lo stipendio.

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Lezione 2 martedì 22/02/2022

LA BANCA CENTRALE E LA POLITICA MONETARIA

Studiamo gli effetti della politica monetaria sugli intermediari.


La politica monetaria fa parte della politica economica, come è noto la politica monetaria predispone la quantità di
moneta a disposizione delle banche e degli intermediari, rende stabile il sistema finanziario e si trasmette fino agli
obiettivi finali.
La politica fiscale rappresenta le decisioni in merito a tassazione e decisioni pubbliche. E la politica dei redditi che
limita la crescita dei salari per controllare la crescita dell’inflazione o aiutare le parti sociali a contrattare meglio
affinché una parte del salario sia indirizzato verso investimenti produttivi.
In europa la politica monetaria non è competenza dei singoli stati ma compete alla BCE, mentre la fiscale compete
ai singoli stati, ma non è vero perché la politica fiscale non è completamente di competenza dei singoli stati dato
che l’UE è stata costruita con approccio competitivo e per modificare l’aliquota fiscale di un paese occorre l’
unanimità.

Es. l'Austria ha un bilancio in ordine, un debito pubblico sotto controllo e un livello di tassazione inferiore
all’italia e costituisce una Spa, la quale tiene delle conferenze in molti paesi come Slovenia, Croazia, Repubblica
Ceca e a Verona con lo scopo di dimostrare agli investitori che costituire una holding in Austria implica un
risparmio fiscale, perché la tassazione sui dividendi è inferiore cioè tassazione pari a zero a patto che venga
reinvestito in austria.
Così facendo l’Austria porta le migliori società acquistando indirettamente la tassazione austriaca.
L’italia con la sua sovranità fiscale può aumentare la tassazione sulle società ma deve stare attenta altrimenti
scappano in Austria.
La stessa cosa sta facendo la Svizzera con le imprese e società lombarde.

Resta di potestà dei singoli paesi solo la politica dei redditi.

Uno schema logico

Gli obiettivi finali al massimo sono quattro: stabilità dei prezzi, sviluppo dell’economia, lotta alla disoccupazione e
bilancia dei pagamenti.
In Europa e progressivamente in altri paesi gli obiettivi che hanno assunto più importanza sono stabilità dei prezzi e
sviluppo.
La BCE dà importanza prima ai prezzi e poi stabilita, in America vanno di pari passo.

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→ Abbiamo variabili strumentali come tassi o quantità che la bc può modificare:


1. tasso ufficiale al quale le banche riscontavano le cambiali
2. le riserve obbligatorie sono depositi che la Bce chiede alle banche commerciali di depositare in
proporzione ai depositi della clientela, se diminuiscono i depositi ci sono più prestiti e quindi maggior
sviluppo, oggi c’è ma la quantità dei depositi presso la Bce è dell’ 1%,
3. i controlli diretti (misura barbara), si usava nella metà degli anni 80, le autorità italiane preoccupate per
l’inflazione decisero di usare il Napalm, cioè controllo dell'emissione del credito
4. le operazioni di mercato aperto, la bce fa operazioni pronti contro termini ogni settimana della durata di
quindici giorni, essa deposita denaro presso le banche commerciali le quali li restituiscono dopo 15 giorni
con interessi.
La Bce compra titoli ad un certo prezzo e prevede che vengano rivenduti ad un prezzo maggiore→ operazioni di
rifinanziamento principale.
Il tasso pronti contro termine che si crea influenza gli obiettivi operativi cioè i tassi a breve, per esempio i tassi sui
mutui e le riserve bancarie.
Tassi bassi e riserve tenue hanno conseguenze sugli obiettivi intermedi ovvero inducono gli investitori (i
depositanti) a non depositare presso la banca e quindi si comprano titoli obbligazionari più redditizi come titoli
governativi o di imprese corporate e molto capitalizzate →i tassi a breve spingono quindi all'aumento dei prezzi
delle attività finanziari e i rendimenti si abbassano.
Questo ciclo ha infine effetti sul prodotto interno lordo.
La politica monetaria è interessata agli obiettivi finali e per raggiungerli si serve delle variabili strumentali.

La BCE e il SEBC
● Prima fase (90-93): liberalizzazione del mercato dei capitali e allineamento cambi, divorzio
○ nel 1992 si stabilisce per la prima volta che i cittadini possono comprare attività finanziarie emesse
da altri paesi
○ in Germania era in atto la riunificazione e una politica monetaria espansiva
● Seconda fase (94-98): programmi di convergenza in materia di finanza pubblica
● Terza fase (98-99):la politica monetaria è passata alla banca centrale europea e al sistema europeo di
banche centrali

9.2 la Banca Centrale Europea (BCE) e l’Eurosistema


Con la terza fase dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) i singoli stati membri rinunciano alla sovranità
monetaria nazionale e la conferiscono, accentrandola, ad una istituzione di carattere sovranazionale di cui,
nell’Eurosistema, la BCE rappresenta il vertice organizzativo e decisionale.
L’Eurosistema è un sistema formato dalla BCE e le Banche Centrali Nazionali (BCN) dei 19 paesi dell’Eurozona.
La BCE è dotata di personalità giuridica, dispone delle strutture organizzative e delle risorse necessarie allo
svolgimento della funzione di central banking. Le BCN hanno un ruolo nelle decisioni di politica monetaria
attraverso la partecipazione dei governatori al consiglio direttivo della BCE ed hanno anche una funzione operativa
in sede di esecuzione decentrata delle decisioni. In pratica, quindi, la BCE coordina la fase di attuazione e le BCN
partecipano all’esecuzione delle decisioni.
Le funzioni dell’Eurosistema riguardano:
● Definizione ed attuazione della politica monetaria;
● Detenzione e gestione delle riserve valutarie dell’Eurozona;
● Effettuazione degli interventi sul mercato dei cambi;
● Promozione regolare funzionamento dei sistemi di pagamento;

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LIBRO: CAPITOLO 9.3 SF: Gli organi decisionali della BCE e dell’Eurosistema
Organizzazione sistema:
Il processo decisionale della politica monetaria europea è messo in atto dagli organi della BCE. Essa è formata da
diversi organi caratterizzati da un forte requisito di indipendenza (essi, infatti, non agiscono come rappresentanti
nazionali ma hanno una forte responsabilità a livello europeo), essi sono:
● Consiglio Direttivo rappresentato dai singoli governatori di ogni paese appartenente all’Eurosistema e i sei
membri del Comitato esecutivo, è l’organo decisionale più importante perché si occupa di definire le scelte
di politica monetaria.
● Comitato esecutivo composto da un Presidente, un vice e quattro membri nominati dal Consiglio europeo
per una durata di otto anni; si decide a maggioranza in seguito all'entrata dell’Italia nell’unione europea. Si
occupa di organizzare le riunioni del Consiglio direttivo e dell’attuazione delle decisioni prese dal
Consiglio stesso. Il primo Presidente è stato un olandese con un mandato volto a controllare l’inflazione.
● Consiglio generale composto da un presidente, un vice, dai governatori delle banche centrali nazionali e si
occupa del coordinamento delle decisioni prese in merito.

LIBRO: CAPITOLO 9.4 SF:Gli obiettivi della politica monetaria


Obiettivi del sistema
Secondo il trattato di Maastricht (art.105.1): la stabilità dei prezzi è l’obiettivo principale della politica monetaria e
solo in subordine può operare il sostenimento delle politiche economiche generali dell'Unione europea.
Nell’art. 3 del Trattato sull’Unione Europea (TUE), si parla di diversi obiettivi e, in questo ambito, la stabilità dei
prezzi è richiamata insieme: allo sviluppo sostenibile, alla piena occupazione, al progresso sociale. Dunque, ne
risulta una chiara gerarchia con la stabilità dei prezzi, assunto come obiettivo primario. Con questo si intende dire
che la politica monetaria può contribuire alla crescita reale attraverso i benefici connessi alla stabilità dei prezzi. Da
un’inflazione bassa e prevedibile possono infatti derivare contributi positivi al funzionamento dell’economia reale,
come per esempio: la maggiore trasparenza del meccanismo dei prezzi, il minor premio al rischio sui tassi di
interesse, la limitata distorsione dei comportamenti economici derivanti dall’incertezza sui prezzi.
I motivi per cui la stabilità dei prezzi è ,l’obiettivo preminente può essere spiegato tramite:
- l’influenza del modello tedesco, della Bundesbank nel disegno dello schema europeo
- il fatto che l’UE si è sviluppata in un periodo in cui era ancora presente il ricordo di un alto tasso
inflazionistico.

Il quarto Presidente della Bce è stato Mario Draghi, il quale si è imbattuto nella crisi del 2008 dove
fondamentalmente le banche si dimostrarono essere poco liquide e quindi insolventi.

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Draghi cambiò la politica monetaria abbassando i tassi di interesse e allo stesso tempo c’era un rifiuto dell’euro
dagli altri paesi ma bastò una dichiarazione del presidente per far cessare le azioni verso l’euro.
Nel marzo 2009 un articolo del Financial Time riportava che un paese sarebbe uscito dall’euro a causa della
politica di Mario Draghi e quel paese era la Germania, perché l’euro sarebbe diventato uno strumento in funzione
dei paesi indebitati i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia , Irlanda, Grecia e Spagna). L’abilità di Draghi è stata nel
ricostruire questa frattura.
Questi paesi volevano tassi bassi a differenza della Germania che desiderava "un euro di alta qualità”.
Tassi bassi per la Germania significavano problemi nel settore assicurativo e una minor profittabilità del settore
bancario.

Ora ci si aspetta un rialzo dei tassi a causa dell’inflazione generata secondo alcuni generata dagli incentivi in
seguito alla pandemia altri in seguito alle strozzature con la Cina, altri sostengono che l’inflazione è diversa tra i
vari paesi (Cina, America e Europa).

LIBRO: CAPITOLO 9.5.2 SF:il meccanismo di trasmissione della politica monetaria


I meccanismi di trasmissione

Il meccanismo di trasmissione della politica monetaria non è


un processo meccanico, al contrario, vi è un notevole livello
di incertezza a causa della presenza di fattori esterni e per la
difficoltà di prevedere i comportamenti degli operatori.
Il raggiungimento degli obiettivi finali comporta l’intervento
di diverse variabili intermedie di natura sia finanziaria sia
reale.

Il grafico assume come punto di partenza le decisioni della BCE in merito alle variazioni dei tassi di interesse
ufficiali.
Le variazioni dei tassi di interesse ufficiali rappresentano un segnale dell’orientamento della politica monetaria e
influenzano le aspettative degli operatori. La Bce con le operazioni di mercato aperto e gli altri strumenti può
influenzare l’equilibrio del mercato delle riserve di liquidità e indirizzare nel senso desiderato i tassi di mercato
monetario, partendo dal tasso overnight.
Le aspettative non hanno conseguenze sono sui tassi a breve ma anche sui tassi con scadenza più lunga e quindi
influenzare i tassi bancari (costo del credito) e l’andamento futuro dei prezzi . Il secondo passaggio è l’effetto sui
prezzi delle attività finanziarie e sui tassi di cambi.
Le variazioni dei tassi di interesse si riflettono sulle decisioni di consumo e d'investimento tramite le componenti
della domanda aggregata (esempio: un rialzo dei tassi comporta un maggior costo di finanziamento e quindi una
minor quantità di investimenti e di consumo).
Dall’incontro tra domanda ed offerta si ottiene un aggiustamento sui prezzi interni che insieme ai prezzi esterni
(prezzi all’importazione) influenzati dal tasso di cambio, portano ad una variazione del livello generale dei prezzi ,
cioè all’obiettivo principale della politica monetaria.

L'aumento dei tassi di mercato avrà effetti sui tassi di cambio → Se la variazione dei tassi in America sarà
maggiore rispetto all’Europa ci si aspetta una rivalutazione del dollaro e quindi una svalutazione dell’euro che
andrà contrastato da aumento dei tassi.
Questo porta a crolli di borsa, come è accaduto a gennaio, in particolare sui titoli azionari o titoli obbligazionari a
tassi fissi e questo porta verso l’alto il costo del credito.

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Accanto alle variazioni dei tassi abbiamo aspettative di inflazione che inducono ad aumentare prezzi e salari con
effetti sul mercato dei beni reali.
Lezione 3 mercoledì 23/02/2022

LIBRO: CAPITOLO 9.5.1-9.5.3 SF: gli strumenti della politica monetaria

Gli strumenti della politica monetaria


Andiamo ora ad identificare gli strumenti che sono nelle mani della BCE. In generale ogni BC ha a disposizione un
set di strumenti informativi attraverso i quali persegue gli obiettivi. Si usa distinguere tra strumenti:
● Convenzionali
● Non convenzionali → questi negli ultimi anni si sono rilevati più efficienti in quanto gli strumenti
tradizionali si sono rivelati insufficienti di fronte agli squilibri prodotti dalla crisi finanziaria.

STRUMENTI CONVENZIONALI: tra questi strumenti abbiamo:


1) “Tassi di interesse ufficiali”
Si tratta di tassi di interesse che la BCE applica alle
operazioni attraverso le quali entra in rapporto con le banche
per fornire o raccogliere liquidità: le operazioni di
rifinanziamento principale, le operazioni di rifinanziamento
marginale e le operazioni di deposito.
Infatti, aumenti o diminuzioni dei tassi ufficiali segnalano la
prospettiva di rialzo o riduzione dei tassi di mercato e quindi
lo spostamento verso condizioni più restrittive o più
permissive sulla liquidità.
Le tendenze del livello dei tassi riflettono le funzioni di
domanda ed offerta di riserve di liquidità, influenzate
dall’intervento della BCE. La figura raffigura la domanda e
l’offerta delle riserve di liquidità e dalla loro intersezione si ricava l’equilibrio del mercato dei fondi interbancari
overnight.
Come si può notare la curva di offerta è una spezzata: il tratto verticale è una quantità data di riserve di liquidità che
deriva dalle operazioni di mercato messe in atto dalla Banca Centrale, mentre il tratto orizzontale corrisponde al
livello del tasso di rifinanziamento marginale (iORM), dal momento che questo è il tasso massimo (fissato) per
rifornirsi di liquidità dalla BCE e, pertanto, nessuna banca pagherebbe un tasso interbancario più alto per ricevere
denaro in prestito.
La curva di domanda invece, è inclinata verso il basso fino a che il tasso interbancario è superiore al iOD (tasso di
deposito presso la BCE). La curva diventa orizzontale da questo livello poiché le banche non accetterebbero tassi
più bassi di questo per i loro depositi.
Pertanto possiamo affermare che l’equilibrio sul mercato dei fondi interbancari che viene a formarsi è legato al
livello dei tassi ufficiali fissati dalla Banca Centrale. Nello specifico il tasso overnight (punto di equilibrio nel
grafico) tenderà ad essere contenuto entro il corridoio fissato dai due tassi ufficiali (iORM nella parte alta e iOD nella
parte bassa).
2) Come possiamo vedere la casellina “operazioni di mercato aperto” è la più articolata.

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Si tratta di operazioni attraverso cui la BCE regola la liquidità del sistema bancario e influenza indirettamente i
tassi di interesse. Tecnicamente, ciò che avviene è un’operazione sui titoli in cui la BC si può porre come
compratore, cedendo alle banche la liquidità corrispondente al prezzo di acquisto, o come venditore, prelevando in
questo caso liquidità dal sistema bancario.
La parte più importante delle operazioni di mercato aperto avviene con la formula del pronti- contro- termine a
iniziativa della Banca Centrale, in contropartita con le Banche.

pronti contro termine = è la combinazione di due operazioni di scambio di titoli: un acquisto: (vendita) a pronti e
una vendita (acquisto a termine), definendo la scadenza (l’intervallo tra il pronti e il termine) e il tasso di
interesse, risultante dalla differenza tra i due prezzi e tenendo conto della durata. Non è utilizzata solo nelle
operazioni della BC, ma può essere la forma tecnica di prestito ( l’impresa vende a pronti i titoli e ottiene
liquidità) o di investimento del risparmio (a pronti, il risparmiatore compra titoli.

Le operazioni di mercato aperto possono essere effettuate tramite due diverse modalità:
- operazioni di rifinanziamento principale che vengono svolte una volta a settimana, ogni due settimane.
- operazioni di rifinanziamento a lungo termine che si svolgono con frequenza mensile, ogni tre mesi.
A queste due forme di operazioni di mercato aperto si aggiungono poi: la “regolazione puntuale” finalizzata alla
gestione di fluttuazioni improvvise di tassi di interesse e la “modalità di tipo strutturale” destinata a regolare
quotidianamente la liquidità all’interno del sistema.

3) terza operazione - operazioni su iniziativa delle controparti - caratterizzata da un'iniziativa unilaterale di una
banca che chiede alla BCE di poter svolgere determinate operazioni che generalmente consistono nei:
- Rifinanziamenti marginali → di qualunque importo ad un tasso predefinito. Si dice marginale perché
consiste in un finanziamento particolare che può durare per qualche giorno e non di più (scadenza
overnight). Se la BCE si accorge che la banca continua a chiederlo per più giorni consecutivi allora
capisce che ci sono problemi di natura sostanziale da dover risolvere
- Depositi → la banca, nel momento in cui si trova in eccesso di liquidità, può anche depositare nella BCE.
Dal 2008 al 2010 però, come abbiamo visto, ci sono state alcune banche svizzere a rischio di fallimento,
per questo le BC hanno fatto delle modifiche alla politica monetaria immettendo maggior liquidità in
alcune banche considerate più rischiose.
NB! Se una banca diventa illiquida va a gambe all’aria e quindi va in liquidazione oppure va in capitalizzazione e
quindi viene acquistata da un soggetto che la ristruttura completamente.

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Quindi si è iniziato a ritenere che le banche dovevano essere aiutate nella crisi del 2008 sotto il punto di vista della
liquidità ma avevano anche bisogno di essere capitalizzate e quindi rinnovate → ma come decidere a chi affidare
questo compito? Si è pensato di permettere agli stati di entrare nel capitale delle banche.
Durante la crisi del 2008, inoltre si è venuto a creare un problema di fiducia tra le banche perché in quel momento,
una banca che voleva depositare il proprio denaro presso un altra lo poteva fare per due motivi: questioni di natura
fisiologica o perché in carenza di liquidità ( → in questo ultimo caso, non volendo far vedere alla BCE di essere in
difficoltà, richiede prestiti sul mercato interbancario). Questo timore è stato risolto poi tramite una modifica della
politica monetaria con il conseguente acquisto delle azioni da parte degli stati.
Questo timore e questa scarsa fiducia tra banche ha prodotto il blocco del mercato interbancario, cioè chi aveva
liquidità in eccesso si è guardato bene dal metterlo nel mercato e farlo acquisire sotto forma di prestito.
I depositi sono stati portati nella BC l’unica banca che non vuole fare prestiti o comprare titoli di stato e quindi in
una situazione come questa era la banca più sicura.
In quel periodo i tassi della BCE erano positivi anche se di poco, con il passare del tempo la BCE ha mostrato la
propria disponibilità a finanziare il sistema bancario tramite copiose operazioni di rifinanziamento principale e
riduzioni del costo del finanziamento marginale e così facendo molte banche si sono risollevate. A determinare
questo risollevamento è stata anche la decisione di Draghi di disincentivare i depositi presso la BCE per far
rinascere il mercato interbancario, ecco spiegato il tasso di interesse negativo odierno (decisione presa nel 2018
circa). Questo significa che, se la BCE è propensa ad accettare qualunque deposito (-0,5%) e a finanziare il sistema
bancario al massimo allo 0,25% , allora i tassi di interesse di mercato sulle operazioni nel mercato interbancario
devono stare in questo range (tra -0,5 e +0,25) perchè non c’è nessuna ragione per cui una banca presti denaro ad
un'altra ad un tasso superiore allo 0,25 e per cui dovrebbe pagare rendimenti su un deposito minori dello -0,5.

4) quarta operazione - riserva obbligatoria di liquidità- consiste in una quantità di depositi che non può essere
prestata da parte delle banche e che deve essere versata obbligatoriamente presso la BC. Nel 1992 la riserva
obbligatoria delle banche presso la banca d’Italia era del 22,5% con il passare del tempo si è ridotta fino a toccare il
2,00% dopo l’entrata dell’euro. Nel decennio successivo l’obbligo di riserva obbligatoria è passato all’1%.
Si parla di un’aliquota dell’1% sulla raccolta con scadenza due anni e con una deduzione fissa di 100.000€.
(praticamente una quota irrilevante).
La ratio di questa regola in passato era quella di rendere più stabile la struttura di bilancio delle banche. Oggi,
possiamo dire che l’obiettivo è quello di creare un fabbisogno strutturale di liquidità per le banche.

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MISURE NON CONVENZIONALI


Quarta operazione - misure non convenzionali - sono state realizzate dalla BCE esattamente nel 2010/11 quando
Draghi disse che avrebbe fatto tutto il possibile per poter salvare l’euro. Ciò avvenne a seguito della crisi
finanziaria del 2008. Prima di allora la politica monetaria era basata sulla regolazione dei tassi di interesse a breve
attraverso l'utilizzo di strumenti convenzionali che limitavano però le operazioni della banca centrale in quanto era
imposto a zero il limite dei tassi di interesse. Si è dovuto così ricorrere ad altri strumenti:
- EROGAZIONE LIQUIDITÀ A TASSO FISSO → su richiesta delle singole banche
- AMPLIAMENTO ATTIVITÀ STANZIABILI E GARANZIA → per poter partecipare ai pronti contro
termine servono dei titoli.
Ma quali sono questi titoli? Inizialmente si utilizzavano titoli pubblici dopo di che ci si è accorti che una
banca poteva avere nel momento di carenza di liquidità anche la riserva di titoli pubblici così si è deciso di
ampliare la lista mettendo dentro anche un’operazione chiamata “autocartolarizzazioni”. → come
funziona? Unicredit chiede dei prestiti, crea una S.r.l. e tramite questa acquisisce questi prestiti emettendo
bond e essendo la S.r.l non soggetta alle regole del codice civile, può emettere bond per più del doppio del
proprio patrimonio. I proprietari dei bond, nel mondo della cartolarizzazione, possono essere chiunque
(banche, fondi pensione…ecc) quindi unicredit li riacquisisce. Così facendo prima aveva dei prestiti ora dei
titoli che decide di stanziare in modo da poter fare pronti contro termine. Sono state poi introdotte le
operazioni di liquidità a m-l termine e il bazooka (= spariamo del denaro!!).
- EROGAZIONE LIQUIDITÀ A LUNGO TERMINE → in questo caso rispetto ai finanziamenti
convenzionali le scadenze sono lunghe (fino a 6 anni) e il tasso applicato è molto basso. Si vuole così
migliorare la liquidità delle banche e riattivare l’offerta di credito verso determinate aree del sistema
economico ritenute più svantaggiate.
- PROGRAMMI DI ACQUISTO DI ATTIVITA’ FINANZIARIE o QUANTITATIVE EASING →
strumento a disposizione della BCE per influenzare la disponibilità di moneta e l’offerta di credito.
Consiste nel far acquistare titoli pubblici, corporate bonds o covered bonds emessi da banche, con
l'obiettivo di aumentarne il prezzo, iniettare liquidità nel sistema e abbassare i tassi. Il quantitative easing
può articolarsi in diverse fasi: tipicamente, in un primo momento vengono acquistati titoli di stato a breve
scadenza, con la possibilità di acquistare, in una seconda fase, titoli a più lunga scadenza. L’operazione può
prevedere anche l’acquisto di crediti bancari in sofferenza e quote di società di capitali. Non
necessariamente l’intervento prevede la stampa di moneta reale. Può basarsi, infatti, sulla creazione di
denaro elettronico. In ogni caso, non cambia la definizione di quantitative easing che viene, comunque,
considerato un’operazione di stampa volta ad espandere la base monetaria.
La BCE ha quindi salvato molte banche tramite due passaggi fondamentali:
● Immettendo liquidità
● Mantenendo alto il costo dei titoli
In conclusione, l’utilizzo degli strumenti non convenzionali ha consentito alle banche centrali di operare ai fini
dell’obiettivo primario della stabilità dei prezzi, in situazioni in cui, negli anni successivi alla grande crisi
finanziaria 2007-2009 gli strumenti standard si stavano rilevando inefficaci.
- LINEE GUIDA PROSPETTICHE (forward guidance)
La Banca Centrale si impegna a mantenere per un certo arco temporale delle linee guida su una determinata
politica dei tassi di interesse. Tali politiche monetarie possono essere indirizzate a vari fini, ad esempio:
spinta al ribasso dei tassi a lungo, riduzione dell’incertezza sui futuri tassi a breve…ecc.
- TASSI DI INTERESSE NEGATIVI
Prima della crisi del 2008 una politica di tassi negativi era ritenuta inapplicabile, solo negli anni
successivi diverse banche centrali, e tra queste anche la BCE, hanno fatto ricorso a politiche dei tassi di
riferimento negativi e l'esperienza ha mostrato che ciò non ha compromesso la funzione dei mercati.
Sì è dunque dimostrato, tramite l'esperienza che il limite inferiore dei tassi non è zero, ma intorno allo
- 0,5%. In sostanza quindi, la BC ha margini di manovra molto più ampi di quanto si pensasse.

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Il controllo della moneta


Tramite una politica monetaria espansiva una BC come fa a moltiplicare la base monetaria? Fortunatamente
abbiamo un processo interattivo che prevede una cosa di questo tipo: si supponga che la BCE crei nuova liquidità
tramite un’operazione di pronti contro termine che poi viene rinnovata nel corso del tempo di 100 cucuzze che
corrispondono a 100 depositi della banca.
Step 1 → La banca presta 90 di questi depositi.
Step 2 → abbiamo una situazione in cui i 90 prestiti ritornano sotto forma di deposito alla banca nella misura di 80
perchè quelli che li ricevono ne depositano una parte. (Es: le aziende con i prestiti che richiedono pagheranno i
fornitori o eventuali interventi con una parte e il resto li depositano in banca)
Step 3 → questi 80 depositi si trasformano a loro volta in 70 di prestiti perché la banca una parte li incassa e una
parte li presta.
Con questo gioco la BC ha creato un meccanismo tale per cui ha immesso liquidità nella banca la quale poi a sua
volta ne presta una volta e così via…
Analizzando i vari step possiamo vedere che il gioco prevede che la moltiplicazione sia via via sempre meno
efficiente ovvero ad ogni step i depositi aumentano ad un passo sempre meno intenso e i prestiti si riducono
sempre di più fino ad arrivare a un’utilità marginale pari a zero ma siamo riusci comunque a costruire depositi e
prestiti.
Così facendo le banche stanno creando nuove attività finanziarie; tra le att fin più importati nomiamo i depositi.
Con questo deduciamo che la BC non è interessa a M1 e quindi alla base monetaria che crea ma è interessato al
processo moltiplicativo dei depositi al fine di poter prendere le decisioni di politica monetaria volte a ridurre i tassi
per stabilire le operazioni di pronti contro termine.
In figura possiamo vedere il moltiplicatore della base monetaria che può distinguersi in:
- Base monetaria del pubblico → quantità di prestiti che non si trasforma in depositi
- Riserve bancarie

Da qui abbiamo che l’offerta di moneta è formata dalla scorta del pubblico e
depositi bancari, quindi tutti i depositi più tutte le scorte che via via si sono
create.
L’offerta di moneta tiene quindi in considerazione l'effetto moltiplicativo dei
depositi che le banche hanno creato.

Da cosa dipende questo effetto moltiplicativo?


Per quanto riguarda il numeratore possiamo dire che dipende dalle abitudini del pubblico di detenere base
monetaria. Il numeratore è frutto del rapporto tra la base monetaria del pubblico e i depositi. Ma come possiamo
vedere dalla formula la base monetaria del pubblico è presente sia al numeratore che al denominatore di
conseguenza possiamo dire che: maggiore è la propensione a detenere moneta di base, maggiore è l’effetto sul
moltiplicatore della moneta.
Possiamo anche affermare che maggiore è la propensione a detenere moneta minore è l’effetto moltiplicativo. Cosa
significa questo? → significa che tutte le innovazioni sui pagamenti, ovvero la tendenza delle persone a tenere
sempre meno contanti, è una tendenza che influenza il moltiplicatore della moneta.
Una politica monetaria espansiva fatta degli anni 90 sarebbe stata molto meno efficace rispetto a se attuata nel 2010
in quanto nel 2010 si utilizzano mezzi di pagamento che non prevedono più l’utilizzo della banconota. Quindi la
stessa politica monetaria fatta in tempi diversi e in paesi diversi con diverse abitudini di pagamento produce effetti
molto diversi.

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P è influenzata dai rendimenti dei depositi e


dall’efficienza dei meccanismi di pagamento.
B dipende dal costo delle riserve bancarie, dalla
riserva obbligatoria e dal mercato interbancario.

Le diverse misure di moneta

Questa slide riassume quello detto sopra in quanto appunto ci


dice che stiamo parlando di un processo moltiplicativo
rappresentato da M2.
M1 sono le banconote e monete dopo di che abbiamo i depositi
che durano un giorno e quelli a breve termine.
Il vero salto di qualità lo si fa con M2 che è rappresentato da
M1 + tutti i depositi di durata superiore ai 2 anni.
Dopo di che qualcuno può decidere anche di depositare il
proprio denaro in strumenti di mercato monetario: pronti contro
termine, obbligazioni emesse da stati e aziende e fondi
comuni. Quindi se vogliamo avere un'idea del processo
moltiplicativo dobbiamo concentrarci su M3 perchè contiene al suo interno sia deposito a breve termine che a due
anni.

PRODOTTI E PROCESSI

Nel mondo finanziario bisogna distinguere se si parla di produttore e di distributore.


Es: È come nel settore delle automobili dove si ha la casa produttrice (toyota, Audi..) e poi si hanno i
concessionari. I concessionari stanno passando sempre più da una posizione di monomarca a una di multimarca.
Ma un conto è quello che pensa il distributore e un conto è quello che pensa il produttore in quanto i loro
pensieri sono monitorati da variabili diverse. Un altro aspetto di cui dobbiamo tenere conto sono i dati - Fintech
- se si conoscono le abitudini di pagamento degli individui si può indurre il comportamento.
Questo ci fa capire perché Zuckerberg è interessato al sistema dei pagamenti. Egli conosce il suo cliente lato
facebook e così riesce a controllarlo e gestirlo.

I prodotti e i processi

I servizi possono essere:


- Bancari
- Mobiliari
- Assicurativi
Rispettivamente vigilate da norme specifiche.

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La tipologia dei prodotti e dei processi


Fondamentalmente l’output che emerge dal sistema finanziario è un output che converge verso il sistema dei
pagamenti: c’è qualcuno che mi chiede del denaro, qualcuno che mi presta del denaro, qualcuno che costruisce un
ptf e qualcuno che mi assicura contro il rischio/furto.
Ma quello che mi stanno dando (l’output) è un'obbligazione
di mezzo o un'obbligazione di risultato?

Abbiamo tre ambiti rappresentati da:


- Produzioni di servizi creditizi
- Mobiliare
- Assicurativa
Qui distinguiamo tre tipi di intermediari:
● produzione e distribuzione in proprio → Se io produco un servizio creditizio come un prestito e stabilisco
che ti erogo oggi del denaro che mi dovrai restituire tra cinque anni onerato da un tasso di interesse allora
producendo questa cosa sto producendo un servizio che va sotto obbligazione di risultato perchè ti dico sia
la somma che mi devi restituire sia l’ interesse che gli grava sopra.
● produzione in proprio e distribuzione tramite terzi → in questo caso svolgo l’operazione garantendo che
collocherà una certa quantità di prodotto (obbligazione di risultato) oppure dicendo “io ci provo”
(obbligazione di mezzo).
● oppure intermediari che offrono un terzo livello di servizi chiamo consulenza che è fatta offrendo solo
consigli. → la consulenza rappresenta un consiglio e per sua natura un consiglio è un'obbligazione di
mezzo.

I destinatari: i clienti dei produttori o dei distributori


Siccome la consulenza è un mondo giovane ci
concentriamo sulla produzione e sulla distribuzione.
Nel settore finanziario il prodotto leasing deve essere
disegnato a livello produttivo e distributivo sul cliente.
Fortunatamente da diversi anni c’è una sorta di
segmentazione della clientela rappresentata nelle
caselle qui a fianco. Le caselle vanno però interpretate

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perché per una BCC il corporate è una cosa e per banca intesa è un’altra. Banca Intesa San Paolo ragiona sul
corporate a condizione che sia un’impresa e che faccia almeno 2 milioni e mezzo di fatturato mentre per un BCC si
ritiene che anche un’azienda con 100 mila euro di fatturato sia forte, dipende dai gusti! Fondamentalmente la
produzione di servizi di banca intesa per le aziende corporate viene allocata in una business unit di divisione in cui
c’è del personale che si occupa solo di imprese da 2 milioni e mezzo di fatturato.
Il private è rappresentato da clienti che hanno almeno 1 milione di euro di liquidità da investire, generalmente che
chi ha un milione in tasca ne ha almeno sette ed è clienti di più banche (che riesce a mettere in competizione tra di
loro). A livello produttivo bisognerà studiare delle gestioni patrimoniali ad hoc per questi clienti e a livello
distributivo bisognerà venderglieli.
Sotto i private ci sono gli affluent, quelli che hanno un patrimonio grosso modo compreso tra 100 mila e 1 milione.
Poi sotto abbiamo gli altri, quelli con meno liquidità da investire.
Quindi la distribuzione si fa per specifico cliente. Fondamentalmente più siamo nel retail più abbiamo
l’automazione della produzione e più siamo nel private e nel corporate e più abbiamo la personalizzazione della
produzione. Nella maggior parte dei casi, ad oggi, quando si va in banca ci sono sempre meno individui e sempre
più voci meccaniche con cui confrontarsi.

Perchè c’è questa distinzione tra produttore e distributore?


Il produttore si specializza: o per singolo prodotto o per fase secondo una
logica che già troviamo nel settore automobilistico.
Nel settore automobilistico abbiamo due produttori a livello mondiale:
Toyota e Audi. poi si hanno altri costruttori come la Mercedes il
problema è che Mercedes non essendo grande come le altre due non
riesce a produrre tutto internamente.
Questo succede perché nel settore automobilistico valgono le economie
di scala.
Qui succede la stessa cosa, una banca / una compagnia di assicurazione
se decide di produrre qualcosa ha bisogno di economie di scala ovvero
prende dei pezzi e li mette insieme: fa assemblaggio! (come Mercedes) e
grazie a questo riesce ad abbassare i prezzi.
Quindi, il produttore che deve produrre un pezzo lo fa su scala
industriale, al fine di ammortizzare i costi fissi che sono sempre più
tecnologici. Se invece ragioniamo sulla logica del distributore quest’ultimo cerca di specializzarsi sulla tipologia
del cliente perchè dovendo prevederne il comportamento deve conoscere profondamente il proprio cliente.
Per questo motivo, da diversi anni a questa parte i margini maggiori se li prende il distributore perché questo,
avendo in mano il cliente, può scegliersi il produttore che più lo aggrada e che più è conforme al proprio cliente
ovvero quello che lo fa guadagnare di più.

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Lezione 4 del 28/2/2022

Prodotti e processi… continuo…

Assumendo come punto di riferimento centrale la natura e le modalità dei processi, si distinguono:
Settore bancario (Intermediazione creditizia) È un processo caratterizzato dalla circostanza che il trasferimento
dei capitali dai soggetti in avanzo finanziario a quelli, viceversa, in disavanzo avviene tipicamente mediante la
contestuale da un lato di contratti di credito a scopo di finanziamento (prestiti) e contrattuali di debito a scopo di
acquisizione dei capitali necessari (depositi ed obbligazioni). Dunque, l’intermediazione creditizia si rappresenta in
primis in una struttura finanziaria crediti-debiti, la quale genera un margine d’interesse, differenza fra gli interessi
attivi incassati dai primi e quelli passivi pagati ai secondi. La natura del processo produttivo implica che il rischio
di intermediazione deve essere assorbito dallo stesso processo che combina attività liquide e rischiose con passività
meno rischiose e liquide, per corrispondere alla prevalente preferenza dei soggetti che apportano capitale di
finanziamento. Da ciò si intuisce che tipicamente il processo esaminato si fonda sia sulla trasformazione dei rischi,
sia su quella delle scadenze. Pertanto la detenzione contestuale di crediti e di debiti implica l’assunzione di rischio
di credito e di rischio di liquidità. L’intermediazione creditizia si estrinseca nella produzione di crediti e di debiti,
cioè di contratti che vengono appositamente prodotti per corrispondere ai bisogni degli agenti economici che ne
facciano domanda.
Settore immobiliare (Intermediazione mobiliare) In questa fattispecie, il processo consiste nella produzione di
servizi finanziari, e di soluzioni finanziarie, che soddisfano la domanda di investimento o quella di finanziamento
degli agenti economici mediante l’impiego di strumenti mobiliari che il processo stesso impiega sia prendendoli dal
mercato (servizi di investimento) sia progettando l'emissione da parte dello stesso cliente (servizi di corporate
banking). Il tratto distintivo è dunque il fatto che l’intermediazione non si estrinseca nella produzione,
diversamente nella dall’intermediazione creditizia, di propri strumenti. L’intermediazione si definisce mobiliare
poiché l’impiego di strumenti mobiliari mette il cliente in relazione di scambio con il mercato mobiliare. Dato che
la soluzione viene prodotta su richiesta dello stesso cliente, l’intermediazione mobiliare è propriamente un’attività
di servizio che presuppone le modalità di negoziazione delegata. È importante ribadire che l’intermediazione
mobiliare, in quanto attività di servizio, prescinde sempre dall’istituzione di relazioni di credito o di debito, riceve
remunerazione mediante l’applicazione di commissioni e provvigioni. Inoltre essa, non estrinsecantesi in una
struttura finanziaria di crediti e debiti, non comporta ovviamente rischi di credito e di liquidità. Dunque il processo
produttivo ora esaminato è radicalmente diverso da quello dell’intermediazione creditizia. Nel settore mobiliare si
ha gestione individuale, ma anche gestione collettiva. Gestire un fondo comune o gestire un patrimonio individuale
di una fondazione, non sono due attività intrinsecamente diverse. Dunque il mercato e la regolamentazione hanno
ritenuto di affidare ad apposite istituzioni sia la gestione collettiva che la gestione individuale. L’oggetto della
gestione mobiliare è rappresentato dai fondi comuni aperti e in sub-ordine dai fondi comuni chiusi (che possono
essere mobiliari ed immobiliari). Le differenze di dimensione fra i due sono rilevanti.
Settore assicurativo (intermediazione assicurativa) Nella sua forma originaria, essa consiste nella vendita di
contratti (polizze) che coprono rischi puri di varia natura (danni alla persona, danni ad un bene patrimoniale). Il
business assicurativo prevede che si raccolgano dei premi per pagare un sinistro ed è basato sulla molteplicità della
clientela. Riguarda la vita tradizionale, la vita finanziaria e danni in generale. Più nello specifico, il processo
produttivo attivato si fonda essenzialmente su una corretta stima e combinazione (pooling) dei rischi menzionati
allo scopo sia di attribuire a essi un prezzo congruo (premio) sia di stabilizzare la probabilità di accadimento a
livello del complessivo portafoglio di rischi coperti. Con la descritta modalità di “collettivizzazione” dei rischi, il
processo si estrinseca nell’incasso di un volume di premi stimato sufficienti a pagare l’eventuale sinistri futuri
assicurati. L’attività assicurativa implica necessariamente intermediazione finanziaria. Infatti essa si concretizza da
un lato nella formazione di passività, denominate tecnicamente riserve, in quanto rappresentativa dei debiti che
nascono per l’accadimento dei sinistri, dall’altro lato essa si rappresenta nella gestione di efficiente di un attivo
finanziario formato dall’investimento dei premi raccolti. Quindi è importante comprendere che, nella fattispecie,
l’intermediazione finanziaria è di fatto conseguenza tecnica della gestione dell’attività assicurativa.

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La volta scorsa abbiamo parlato dell’esigenza di individuare un’obbligazione che l’intermediario propone al
cliente: obbligazione di mezzo o di capitale. Nel primo caso abbiamo un intermediario che propone questa offerta e
non garantisce i risultati, il contratto non prevede degli specifici impegni dell’intermediario. Bisogna metterci tutta
la diligenza ma non si garantisce il risultato. Un contratto di asset management in cui si propone un portafoglio con
coerenza con gli obiettivi del rischio del cliente, senza garantire una perdita max o un rendimento minimo. Se un
intermediario garantisce uno dei due punti allora avremo un’obbligazione di risultato. La differenza è che
nell’obbligazione di mezzo l’intermediario dovrà dotarsi di un capitale sufficiente a coprire il suo rischio di
malfunzionamento intrinseco, implicazione della diligenza richiesta. All'obbligazione di risultato c’è bisogno di un
capitale maggiore. La prima cosa da chiederci è quale tipo di obbligazione abbiamo davanti e in quale tipo di
contratto viene coinvolto: intermediazione creditizia, mobiliare e assicurativa. CREDITIZIA: rischio di credito,
Immobiliare rischio mobiliare, rischio di tasso di cambio. Assicurazione rischio curi. L’intermediario cosa fa:
produce, vende o fa consulenza?

Nel primo caso ci sarà un fabbisogno di capitale legato alla esigenza di rispettare obiettivi di risultato nell’ attività
di produzione, nell’ambito creditizio, assicurativo o immobiliare. Supponiamo che l’obiettivo sia quello di risultato,
l’intermediazione abbiamo un contratto come factoring, leasing. mutuo… ci sono delle scadenze precise nel
pagamento degli interessi, nel recupero di capitale… obbligazione di risultato. Se il contratto di leasing mette a
disposizione il denaro senza un termine allora obbligazione di mezzo. Ovviamente questo non esiste per ora. Il
secondo caso è iter immobiliare, intermediazione di risultato, obiettivo rendimento minimo o inagibilità del capitale
o perdita massima. L’Obbligazione di messa si costruisce un portafoglio ma non si specificano mai i punti.
Intermediazione assicurativa, obbligazione di risultato: qualsiasi polizza danni, il cliente paga un premio e se si
verifica il sinistro rispettato il contratto, c’è il risarcimento. Obbligazione di mezzo siamo nel mondo del vita:
polizza caso vita di carattere di investimento in cui i premi subito vengono convertiti in quote del fondo comune di
investimento e al momento della morte dell’assicurato il beneficiario riceverà un capitale in controvalore in quel
giorno delle quote del fondo comune di investimento, la compagnia non si è assunta nessun tipo di obbligo a
quantificare il capitale, ma ha detto io ti restituisco il controvalore di queste quote. Intermediazione delegata:
obbligo di risultato, devo scegliere con contratto totalmente adeguato alle tue esigenze. Il contratto è creditizio e
deve essere concorde al 100% con le tue esigenze. Nell’obbligazione di mezzo devo darti un contratto adeguato alle
tue esigenze, ma può esserci un margine di errore. Lo stesso vale per l’intermediazione immobiliare e assicurativa.
La consulenza prevede lo stesso identico risultato che concerne la vendita… se qui garantisco che il consiglio che ti
do è appropriato alle tue esigenze è un ‘obbligazione di risultato, se ti do un consiglio .. assumendo il rischio, un
consiglio giusto non al 100 % allora obbligazione di mezzo.

Nella pratica le obbligazioni di risultato ambito della produzione, ambito immobiliare e creditizio... meno in quello
assicurativo. Nel mondo della vendita, della delega, così come nell’ambito della consulenza solo obbligazioni di
mezzo.

Distanza tra vendita e consulenza, distanza abissale… il venditore cerca il cliente per fargli comprare il servizio. Ci
può essere anche un’intervista del cliente, le informazioni sono utilizzate per trovare il contratto che soddisfi il
cliente, non la soluzione migliore, ma quella relativa. L’intermediario presenta al cliente un contratto che è disposto
a comprare. Qualsiasi istituzione mette al quarto posto il cliente. Al primo posto ci si mette la legge, l’intermediario
deve riconoscere l’interlocutore, carta di identità e codice fiscale,immediata segnalazione all’agenzia delle entrate e
antiriciclaggio… l’Italia è un paese molto ipocrita, tanta evasione fiscale, ma non schiaccia chi evade. L’agenzia sa
tutto, tutti i nostri movimenti. Ad esempio se abbiamo una cassetta di sicurezza, l’agenzia delle entrate sa anche
quante volte apriamo questa cassetta. Se l’evasione fiscale esiste basta schiacciare il pulsante “end”. Altro ruolo
sono le registrazione del nominativo nell’archivio unico informatico dell’intermediario, cioè un database con
scarico mensile dell’archivio unico informatico presso l’unità di indagine finanziaria cioè la banca d'Italia ,
fondamentalmente l’autorità antiriciclaggio. Una volta rispetta la legge l’intermediario sta lì per se e per i suoi
azionisti. Il mercato è una SPA che deve far bene ai suoi azionisti. Esempio “La Tod’s deve far bene a Della Valle”.

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La cosa che fa girare il mondo è il ROE che è peggio dell’utile. Al terzo posto ci si mettono i collaboratori
dell’intermediario, meglio dei clienti. Al quarto fornitori, clienti, esigenze di carattere collettivo , stakeholder. Se si
vuole più bene al fornitore ci mettiamo il fornitore al quarto sennò il cliente. Il marketing è al quarto posto

Analizzando nel dettaglio la segmentazione dei


destinatari nel caso specifico della banca, se si
concepisce l’intermediario finanziario non tanto in
relazione alle funzioni d’uso dei suoi produttori,
quanto in rapporto alla sua funzione di servizio nei
confronti della clientela, diviene logico riferire il
concetto di attività sia al segmento di clientela cui
è riferito il servizio, sia alla modalità con cui il
servizio viene reso. È consuetudine classificare le
attività di intermediazione finanziaria nel modo
seguente:

● private banking
● corporate banking
● retail banking.

Con il termine di private banking si intende identificare l’insieme dei prodotti e dei servizi che l’intermediario
finanziario offre per il soddisfacimento dei bisogni emergenti della gestione finanziaria della clientela “privata”
(cioè, essenzialmente, persone fisiche individuali e famiglie), appartenente a categorie di reddito e/o di ricchezza
finanziaria elevate. Al concetto di private banking corrisponde un preciso “modo di essere e di fare banca”: il
contenuto di servizio offerto è alto, l’offerta di prodotto/servizio è personalizzata, la relazione di scambio è
orientata a produttore con continuità le migliori soluzioni dei problemi finanziari del cliente. Quindi il private
banking presuppone una modalità di “scambio relazionale” che viene usualmente denotato con il concetto di
relationship banking, cioè di esercizio dell’attività bancaria sul fondamento di una relazione forte, duratura è
multifunzionale con il cliente. La logica sottostante al concetto di corporate banking è del tutto analoga, spostando
il riferimento alla clientela costituita da imprese di dimensioni non piccole e dotate di forma societaria (corporate).
Quindi il corporate costituisce un’area d’affari molto estesa e complessa, in cui il modello di offerta
dell’intermediario aggrega continuamente e con mutevole composizione prodotti elementari per consentire
un’efficiente ed efficace gestione della finanza ordinaria e straordinaria dell’impresa.

È evidente la circostanza che private e corporate banking presuppongono da parte dell’intermediario una capacità
di offerta diversificata combinata con una forte focalizzazione ai segmenti di clientela. Diversamente, la nozione di
retail banking si riferisce ad un modello di attività bancaria, o di intermediazione finanziaria, che fa riferimento da
un lato alla distribuzione al dettaglio dei prodotti/servizi finanziari, ai segmenti di clientela minore per dimensione
individuale di relazione di scambio e distinti per funzione economica; dall’altro lato, a una modalità di offerta
focalizzata non tanto sul servizio della relazione di clientela, quanto sull’efficienza delle transazioni elementari di
prodotti/servizi standardizzati, cui potrebbe essere riferito il concetto di commodity. Nell’area di attività del retail
banking, l’importo singolarmente piccolo delle operazioni e l’oggetto elementare e standardizzato dello scambio
non rendono conveniente e non consentono all’intermediario la produzione di servizi rivolti a personalizzare
prestazioni. Pertanto, l’intermediario sviluppa una modalità competitiva che, attuando una segmentazione della
clientela centrata prevalentemente sull’omogeneità del bisogno. Perciò, il modello retail banking si riferisce a un
modo di fare e di essere banca in cui la relazione di clientela è meno personalizzata, ma non per questo meno forte
o meno “fidelizzata”. Tipologia di relazione contrattuale di scambio: negoziazione in proprio e negoziazione
delegata. Le attività dell’intermediario finanziario possono essere classificate in tre grandi categorie:

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● Negoziazione in proprio
● Negoziazione delegata
● Servizi di consulenza e di assistenza

Appartengono alla classe delle negoziazioni in proprio tutte le attività in cui l’intermediario si pone come
controparte diretta il cliente nello scambio finanziario: esso quando agisce, negozia in proprio nome e conto e lo
scambio ha per oggetto il trasferimento temporaneo o definitivo della proprietà di un bene, in genere riconoscibile
nella moneta o nel capitale o in titoli rappresentativi degli stessi. Avendo lo scambio l’effetto di modificare la
composizione dei beni di proprietà dell’intermediario, esso ne modifica pure la situazione patrimoniale, cioè il suo
stato attivo e passivo. Gli scambi classici al riguardo sono tutte le attività di finanziamento e di raccolta, costituite
da sequenze di scambi con cui l’intermediario rispettivamente cede o acquisisce la proprietà di risorse finanziarie in
contropartita di un diritto di credito o di un’obbligazione di debito nei confronti del cliente finanziato o depositante.
In questo modello di negoziazione è possibile ricondurre praticamente tutte le voci caratteristiche dello stato
patrimoniale di un intermediario che esercita il credito finanziandosi mediante indebitamento. È dunque intrinseca
alla struttura finanziaria la circostanza che il rischio alla negoziazione in nome e per conto proprio, tipico
dell’intermediazione creditizia, appartiene totalmente ed esclusivamente al soggetto economico-giuridico che la
esercita e, di riflesso, ai soggetti titolari dei diritti proprietari in quanto sottoscrittori del capitale proprio o di
rischio. Vengono diversamente classificate come negoziazione delegata tutte le attività che l’intermediario svolge in
nome e per conto del cliente, cioè per sua delega o mandato. Le azioni del mandatario producono effetti
economico-giuridici in capo al mandante: perciò esse non determinano modificazioni nella contabilità dei beni di
proprietà (o stato patrimoniale) dell’intermediario. Trattandosi di negoziazione delegata assume evidente rilevanza
l’aspetto fondamentale dell’ampiezza della delega formale conferita. Al riguardo è opportuno distinguere le attività
che consistono in:

- esecuzione di ordini conferiti dal cliente. In genere questi ordini si caratterizzano per il fatto di non
rilasciare all’intermediario una significativa autonomia decisionale. In altri termini: il mandato contiene
una delega limitata. Gli esempi classici sono gli ordini di pagamento e/o incasso e quelli di compravendita
di valori mobiliari e divise estere.
- custodia ed amministrazione che l’intermediario svolge per mandato dei clienti che abbiano ad esso
conferito i beni, in generale i valori mobiliari ed attività finanziarie, con quella finalità.

Numerosi soggetti possiedono ricchezza finanziaria, in larga prevalenza rappresentata da titoli, cioè azioni,
obbligazioni e titoli di Stato, essi non solo dispongono dell’organizzazione necessaria per custodire ed
amministrare, ma non hanno neppure la disponibilità fisica di certificati materiali che ne incorporano i diritti e ne
rendono possibile il trasferimento. I valori mobiliari sono attualmente “smaterializzati” ed assumono di fatto la
forma di scritture contabili che ne attestano la natura ed i diritti. Per necessità essi devono essere depositati presso
un intermediario che dunque li custodisce e li amministra in modo passivo, cioè limitandosi a svolgere per il cliente
le operazioni amministrative che il contratto relativo necessariamente comporta, come un incasso di cedole e
dividendi, l’incasso del rimborso del capitale e l’esecuzione dell’aumento del capitale. - gestione mobiliare (private
banking) che comprende tutte le attività svolte in nome e per conto del cliente in cui l’intermediario riceve
formalmente un mandato con un contenuto più o meno ampio di delega decisionale il cui esercizio può modificare
il rischio ed il rendimento a capo del cliente. Fattispecie tipica è il contratto di gestione patrimoniale individuale, in
forza del quale l’intermediario riceve un mandato di gestire e quindi la delega a decidere, in genere secondo profili
di rischio predefiniti, gli investimenti mobiliari del cliente. Un esempio tipico e importante di negoziazione
delegata è rappresentato dalla gestione in monte del risparmio, attività che consiste nella gestione di patrimoni, in
genere mobiliari, per conto di una collettività di investitori, nella forma del fondo comune di investimento, la cui
definizione contrattuale stabilisce ex ante l’estensione della delega sostanzialmente attribuita al gestore e quindi
implicitamente conferita dall’insieme degli investitori nel momento della scelta del fondo comune - attività che
l’intermediario svolge per mandato della clientela imprese con riferimento, differentemente dai due casi precedenti,
alla gestione della loro struttura finanziaria che si rappresenta soprattutto nella struttura composizione del passivo.

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Perciò si usa definire queste attività con il termine “corporate banking”. Queste attività comprendono la
progettazione, l’organizzazione ed il collocamento di emissioni di valori mobiliari (azioni ed obbligazioni), la
gestione della tesoreria, lo studio-ricerca-esecuzione di operazioni di acquisizione e di fusione, per menzionare le
tipologie più frequenti. Esiste infine una terza classe di attività degli intermediari finanziari che consiste nella
prestazione di servizi di consulenza e di assistenza per la gestione finanziaria. Infatti, con tali servizi l'intermediario
contribuisce modo talvolta fondamentale alla decisione finanziaria del cliente, sia alla definizione delle specialità
esecutive della medesima. L’elemento distintivo essenziale rispetto all’attività di negoziazione delegata consiste
nella circostanza che la decisione finanziaria viene assunta dal cliente, ma sulla base di componenti di informazione
conoscenza e valutazione forniti dall’intermediario. Il contenuto di questa linea di attività consiste: - nella fornitura
di informazione utile o necessaria per il processo decisionale; - nell’offerta di consulenza finanziaria allo stesso
fine; - nella ricerca di controparti idonee per lo scambio finanziario progettato. È ovvio che quanto più la
consulenza restringe il numero delle alternative di decisione proposte e riduce la trasparenza del processo di
produzione dell’informazione, tanto più essa pone il soggetto decisore. Al limite si configura come distinzione tra
decisore formale (il cliente) e decisore sostanziale (l’intermediario consulente). Concludendo, la classificazione
delle attività dell’intermediazione finanziaria, è utile ricordare che, nel quadro generale che distingue i circuiti di
scambio finanziario in diretti, assistiti e intermediati, le attività di negoziazione delegata e quella di
consulenza-assistenza si collocano precisamente nella categoria degli scambi assistiti

Distinzione abissale tra distribuzione che interloquisce con il cliente per vendergli il prodotto vendita e consulenza.
Nella consulenza il cliente, obbligazione di mezzo ,riceve buoni consigli, se i consigli sono sbagliati il consulente
paga . Dopo si paga la fattura al consulente per il consiglio. Chi produce, chi distribuisce e chi fa consulenza, lo fa
per un target di persone, che si stabilisce in base alla quantità di prodotti che potrà acquistare, produrre o
distribuire. Questa scelta si acclara in quattro diversi segmenti

1. Retail
2. Affluent
3. Private
4. Corporate

Le banche e le compagnie assicurative creano delle business unit all’interno distinte e separate per servire questi
quattro segmenti. Le persone che lavorano in quel campo vengono selezionate, meccanismo operativo di selezione,
dopo di che indicata l’eventuale carriera meccanismi operativi di carriera, dopo di che gli viene data una
retribuzione, quindi meccanismo operativo di retribuzione, gli vengono dati degli obiettivi: incentivazione; gli
vengono dati ulteriori strumenti, formazione e vengono anche licenziate secondo meccanismi di outplacement, in
base a regole diverse per ogni segmento. Lo stesso meccanismo succede in tutti i segmenti. Come si realizza la
separazione a livello organizzativo? O abbiamo una banca costituita da una holding che dentro ha una banca retail,
affluent, corporate, private … o può essere organizzata con una holding e trascurare queste a una divisione o come
un unicum, ma dentro il quale ci sono delle divisioni. Ciascuno deve portare a casa il proprio, per favorire gli
azionisti. Il corporate si prende le medie grandi aziende, definite come gli intermediari, chi sta nel corporate sta
sopra chi nel retail sta sotto. Private sono le persone fisiche relativamente: ricche min 500 000 o un milione in
liquidità pronta ad essere trasferita o a titolo produzione o di distribuzione. L’affluent centomila e max 500.000.
Sotto c’è il retail. I margini unitari di ROE sono superiori a destra del lucido (corporate fino a retail, dove è più
basso). Il maggior profitto assoluto si ha nel retail, ma in termini di ROE (il profitto / capitale). Quello che conta è
il private è pieno di commissioni senza assorbimento di capitali, non si fanno mutui, non ci sono obbligazioni di
risultato.ma ci sono costruiscono portafogli di operazioni di identificazione di soluzione extra portafoglio di
carattere legale (esempio come diseredare il figlio, o come destinare aziende di famiglie al primogenito). Tutto
questo genera commissione senza produzione. Niente produzione di servizio o se c’è prevede un’obbligazione di
mezzi quindi bassi capitali assorbiti. Affluent potrebbe diventare un private un domani, gli utili sono più del
private, ma meno del retail. Ma i capitali assorbiti sono più altri del private, quindi il ROE scende. Dove i margini
unitari sono bassi, nel retail si fa una guerra con i costi soprattutto quelli del personale. Di solito la banca retail è

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completamente automatizzata. Ancora la tecnologia non è pronta, ancora c’è del personale... ma il mondo della
standardizzazione si sta avvicinando. Nel mondo corporate avremmo ancora bisogno dell’essere umano, tra qualche
anno, ma lo troveremo nella zona della distribuzione che produce. Dovrà avere capacità di dialogo e buona capacità
di relazionarsi, non c’è bisogno di un’elevata formazione per questo ci sono le macchine. Come ragiona il mondo
della produzione, all’interno dell’intermediario identifichiamo i processi produttivi e si vede se fare questa cosa
dentro o fuori. Si può diventare sia distributore che fornitori allo stesso tempo, esempio è il credito al consumo. Ad
esempio le cessioni del quinto. Si sceglie una compagnia esterna di assicurazione, che per essere efficiente ha
bisogno di info, cioè una liberatoria di privacy, ad esempio accesso alla tua cartella clinica, hanno le info a
disposizione per capire chi sei, sia la tariffa, sia il contratto che ti sottopone l’intermediario ( al distributore) che
vende credito al consumo che ti manda il contratto a casa che viene firmato con la firma grafometrica o con l’iride.
Da quel momento lui riceve i soldi e viene detratto dal contratto un quinto dello stipendio max. quindi ci sono
economie di scala. Come fa Mercedes con Renault. Mercedes si rivolge a Renault per chiedere dei motori e inserirli
nelle macchine.

L’intermediario che produce fa un’analisi delle fasi produttive e si è chiesto dove può svolgere la fase, e come? un
intermediario può produrre credito al consumo in Irlanda con un accordo di produzione tramite una società in
Marocco. Perché l’Irlanda consente questo accordo e l’Italia no. Le persone che lavorano sono in Marocco, dove il
costo è più basso e il contratto prodotto in Irlanda viene poi distribuito in Italia con le filiali della stessa banche del
gruppo o da parte di qualche altra banca in ossequio alle libertà previste dalla comunità europea, home country
control prendendo la strada non della libertà di stabilimento ma della libera prestazione di servizi.

Distribuzione consulenza abbiamo una


distribuzione. il distributore deve vendere, e viene
assunto in base alla capacità di vendere, non è
importante da dove venga, il resto si impara … Il
cliente non legge i contratti e il distributore
dovendo vendere al cliente, ovviamente rispettando
la legge. (Il curriculum non deve superare una
pagina, a nessuno va di leggere). La
regolamentazione prevede che al cliente venga data
una copia del contratto, come se il cliente li
leggesse. Il venditore deve avere capacità
relazionali e per aumentarle si utilizzano dati
prodotti dagli smartphone detti DIB data... in tempo
reale e differito, strutturati e destrutturati (foto, filmati). Tutta questa roba si utilizza per profilare, e il venditore ha
bisogno di queste cose, lascia parlare il cliente, ma già sa cosa il cliente vuole. Tra la vendita di salumi e di prodotti
finanziari la differenza è minima. Importante è capire l’importanza di un acquisto di un salume o di un prodotto
finanziario. La persona quando soddisfa una sua esigenza non ragiona razionalmente, sopraggiunge l’emozione.
Quindi facendo il punto sono molto importanti le informazioni che si hanno sul cliente. Mondo della distribuzione
e della consulenza funziona congiuntamente. Tutto il mondo della distribuzione finanziaria sarà presto sostituito
dalle macchine, il contatto umano non sarà più così importante, soprattutto dopo la pandemia che abbiamo svolto
tutto online, adesso anche le consultazioni mediche vengono fatte online. Il distributore fisico può essere tagliato
fuori con poca difficoltà.

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Le tendenze in atto

Quanto ti rende un nuovo rapporto di clientela in


simbolo di ROE? Se ti rende poco si aumentano i
prezzi o vendiamo altri servizi con un maggiore
margine, se diventa una perdita di tempo , si
rinuncia il cliente. Le tendenze in atto: si possono
distinguere i tre mondi: produzione, distribuzione e
consulenza. Nel lucido si ha una produzione
rappresentata da banche, compagnie di
assicurazione e asset manager. Una distribuzione
nel caso di banche fatta da agenzie dirette, in cui
abbiamo rapporti di dipendenza, i dipendenti sono
dipendenti della banca. Possono esserci dei
produttori indipendenti con rapporto di esclusiva e
infine dei produttori ulteriori detti agenti
plurimandatari che svolgono attività di
collocamento e distribuzione ad esempio: mutui,
ma sono collegati a più banche. Le agenzie fisiche
si stanno riducendo, il valore di uno sportello
bancario prima valeva molto di più rispetto ad
adesso. Il personale non viene più assunto. Non si
sa che fine faranno, verranno eliminate le agenzie
e si trasforma in un canale virtuale, ma si prevede
che la banca resti come entità produttiva e faccia
distribuire i suoi servizi ad entità che
distribuiscono anche altri servizi. Una banca
italiana, che non può essere nominata, ha venduto
tapis roulant… si è internalizzata la vendita di
questi prodotti, per favorire l’erogazione del
credito al consumo. Nel mondo delle compagnie
abbiamo le gerenze fisiche fondamentalmente dipendenze delle compagnie che operano sul mercato in cui ci sono
dipendenti della compagnia, molto pochi e sono per la clientela corporate e un po' meno per la private. Il volto delle
compagnie è avvolto dagli agenti monomandatari che stanno drammaticamente prendendo quota del mercato.
Approccio fisico con i clienti, le compagnie vogliono vendere molto e gli agenti sono un canale vecchio. Nel
mondo asset manager prevalgono i consulenti finanziari o consulenti monomandatari. Il canale è vecchio e molto
costoso e nel retail vale molto meno ed è previsto che vi siano degli indicativi di intelligenza artificiale che costano
molto meno, assolvono le stesse esigenze pubblicistico e di legge, viene fornita un’ottima consulenza.

Nel mondo della consulenza abbiamo la presenza di consulenti nel lending, quindi mutui, anche se i canali online
fanno il loro lavoro. Il brokeraggio assicurativo quasi del tutto indipendenti e pagato dalle compagnie.

Infine abbiamo una quantità di intermediari che lavorano nella consulenza indipendente online; questi intermediari
sono molto interessanti e ad esempio Allianz ha iniziato ad interessarsene come strumento in futuro.

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FINTECH-1

Dentro la slide ci sono due momenti in cui questo mondo


è esploso: la prima è stata un’esplosione graduale dal
2010, nascita degli smartphone, geolocalizzazione dei
dati sul cliente e questo è molto importante sia per
distributore, consulente e produttore. Il secondo
momento è venuto in Europa con ricevimento di una
direttiva del 2016, PSD2. Questa è una direttiva in
evoluzione dalla PSD 1 nel 2006. Questa direttiva ha
cambiato il mondo della sicurezza nel mondo dell'home
banking. Se noi oggi vogliamo dialogare con una banca
online, ci sono delle misure di sicurezze. Prima si era
digitare un numero, poi un secondo (tipo data di nascita),
dopo di che parte una sicurezza che fa scattare o una app che sta sul cellulare o verrai contattato da una chiamata
che ti dirà come e cosa inserire sulla tastiera. Da qui possiamo navigare sul nostro on banking. Al di là di questa
cosa, la PSD2, ha stabilito che se un intermediario terzo (società informatica) noi possiamo pagarli facendo sapere
alla società informatica quali sono i vostri dati e la società informatica ci pensa lei, senza bisogno che noi
effettuiamo un bonifico, la società preleva direttamente i soldi del conto attraverso i nostri dati bancari, senza che
nessuna banca si opponga. Questo vuol dire che sono nati dei nuovi sistemi di pagamenti come ad esempio
SATISPAY è un borsellino elettronico con il quale possiamo pagare, è all’interno del nostro cellulare. Il borsellino
si caratterizza per una giacenza… ad esempio 200, se il borsellino arriva 150 riparte la ricarica direttamente dal
nostro conto; senza che nessuna banca si possa opporre. Questo accade perché ovviamente sono state date le
coordinate bancarie del nostro conto a SATISPAY.

Può accadere che si crei una società che venda polizze online, i clienti che si rivolgono a questa società rilasciano
alcune info, la società fa firmare una liberatoria ai clienti e la società attinge ai dati bancari. La società non vuole i
suoi dati bancari ma vuole vedere se i clienti sono affidabili. Vuole sapere ad esempio se è mai andato in rosso. In
base alle informazioni, la banca offre un contratto di assicurazione.

A livello di Gen Tech un’esplosione di soci alla satispay che lavorano nei sistemi di pagamento, che puntano a
raccogliere dati da vendere. Un secondo modo riguarda quello del prestito deposito, banca specializzata nel credito
al consumo, zona estremamente profittevole. Si apre un conto corrente che dà un tasso di interesse. Qui siamo nel
mondo delle banche che supportano la vendita di auto. Ad esempio ING è un caso che sembra non essere legata al
credito al consumo. Il mondo del prestito al deposito ha un secondo canale: LAP , la società che lo gestisce ha
creato un punto di incontro tra chi hanno avanzi finanziari e chi ha bisogno di prestiti, segnatamente una famiglia e
un investitore retail private può sottoscrivere un pezzo di bonds emesso da un’azienda o può dare dei soldi a questa
app con un limite e poi la app si impegna ad utilizzare questi soldi per finanziare imprese, famiglie o anche studenti
universitari . È un’obbligazione di mezzo, si identifica quello meritevole di credito, ma può fallire.

Nel mondo mobiliare abbiamo produzione di fondi comuni di investimento passivi che seguono l’indice ETF, lo
vedremo più avanti. Inoltre abbiamo anche piattaforma di advice tipo” manifam”(non so cosa sia)in cui il cliente
viene invitato a lasciare delle informazione e la piattaforma genera un’idea portafoglio con allegato una certa serie
di ETF che possono essere comprati, se si vuole da una singola piattaforme e in questo caso il cliente, paga una fii a
livello di advice, quindi fondamentalmente di “suggestion” e delle commissione per acquistare gli ETF oppure non
opera a livello di distribuzione ma solo a livello di advice, si paga solo il servizio di lavoro.

Nel mondo assicurativo, abbiamo black box, caso più semplice è quello delle auto, l’Italia è uno dei maggiori paesi,
soprattutto Emilia Romagna. Con la black box la compagnia sa tutto del cliente, ogni suo spostamento, ogni sua
frena…sa tutto e capisce al volo il profilo di guida di cliente. Se abbiamo un cliente aggressivo alla guida può

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esserlo anche nel corso della giornata (questo è interessante per qualsiasi distributore). Artificial Intelligence in
caso di geolocalizzazione, se sei in aeroporto 4 volte al giorno o sei un tassista o sei uno che vola... a questo punto
di aspetto al check in e ti mando un messaggio “ lo sai che tante volte il bagaglio sparisce?” se un clicca , gli sarà
proposto una polizza di assicurazione. Queste soluzioni previste dai big date che prima del 2010 non erano
possibili, ma che hanno avuto enfatizzazione per effetto della PSD 2: che dimmi quale banca frequenti e ti dirò chi
sei, con i dati capisco il merito creditizio…

FINTECH-2

Evoluzione: abbiamo Robert advisors, cioè


artificial intelligence nell’ambito dell’asset
management, si possono produrre fondi
comuni di investimento rivolgendosi
all’intelligenza artificiale. Morgan ha creato
un fondo comune di investimento sulle
società che lavorano sulle malattie genetiche,
patologie che determinano una morte
immediata. È successo che la ricerca ha fatto
enormi passi con terapie geniche che possono
istruire i globuli bianchi ad attaccare
selettivamente quelle cellule. Morgan ha
scoperto queste cose che si utilizzano per i
melanomi e per i tumori ai polmoni, non si
immagina una guarigione completa, ma un processo molto lungo… per JP bisognava identificare quale erano
queste aziende che avevano maggiori capacità in questo campo, quindi bisogna fare delle ricerche molto articolate
che un gestore non è in grado di fare, non ha le conoscenze e quindi hanno lasciato fare ad un applicativo di
intelligenza artificiale che ha lavorato efficacemente e il risultato è stata il fondo comune d'investimento di JP sulle
terapie geniche.

Un secondo esempio dell’artificial intelligence è nella concessione di finanziamenti, ad esempio ho bisogno di


sapere quale azienda è più meritevole di essere finanziata. Qua molte info vengono dalle camere di commercio
(infocert) dal mondo delle firme digitali, sono anagrafiche dei soggetti che gestiscono le aziende, dati bancari (per
effetto delle PSP2).

Un terzo esempio sono le black box assicurative, che si inseriscono anche nelle case per raccogliere le info ad
esempio sul furto.

Utilizzo dell'ICT per produrre nuovi servizi:

I. L’idea è per una compagnia di assicurazioni, di vendere polizze sanitarie in modo creativo, dopo la
pandemia la gente vuole amarsi, vuole stare bene. Molte volte, si dà un bracciale che misura tutti i
parametri di una persona, l’assicurazione ti offre la possibilità di andare da un dietologo ad esempio (se è
sovrappeso) o ti danno anche un personal trainer. A questo punto l’assicurazione ti assicura. Se entro un
anno la persona ha avuto dei risultati, la compagnia a fine anno riceverà un premio. Questo metodo è molto
sviluppato in Gran Bretagna, si lavora con tecnologia e con la psiche umana. Le compagnie assicurative si
sono messe sulla piazza, intermediari in un marketplace, producendo una polizza e creando società: ad
esempio con il dietologo o con i personal trainer.
II. Nuove modalità di intermediazione/mediazione fra un’unità in avanzo e disavanzo, “credimi della
situazione” che viene finanziata non solo da investitore che hanno abbastanza soldi per poter finanziare
questa roba, e poi dedicare i soldi in strumenti che servono per comprare prestiti di piccole medie imprese,

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ma anche per fare altre cose come attirare nuovi investitori. Creare una sorte di new bank dove il rischio di
credito non se lo prende le banche, ma i nuovi investitori e loro intermediano gli uni con gli altri portando a
casa una finta.
III. L’uso blockchain per un servizio di liquidazione di sinistro: la blockchain è un libro mastro e serve per
metterci tutti in un tavolo allo stesso momento, se cambio qualcosa di quello presente sul tavolo tutti ce ne
accorgiamo. Pensiamo ad un collezionista di opere d'arte che vuole vendere un’opera. L’opera deve fare un
tragitto sicuro, fino al giorno in cui verrà bandita all’asta. Ma il proprietario dell’opera come fa a seguire il
processo dell’opera? (vedere la spedizione, quando raggiunge il magazzino fino all’asta). Il proprietario
non può vedere tutte queste cose, quindi mette tutte le info su tutti gli spostamenti, i movimenti, tutte le
offerte…sul tavolo. Cosa può sfuggire? L’autenticità delle informazioni. La blockchain si applica in
contesto informatico vigilato da un soggetto che deve fare il leader. Le compagnie di assicurazione sono
perfette. Ti organizzano tutto al momento, ad esempio cosa succede dopo un guasto della macchina. Se la
compagnia assicurativa non utilizza la blockchain è possibile svolgere il tutto online, dicendo che il
servizio è completamente online.

Fintech è un insieme di soluzione, alcune nuove altre meno che permette di offrire sempre più servizi
automatizzati, grazie alla pervasività dei dati/data della PSD2. La PSD2 vale in Europa, ma ha gli stessi effetti negli
altri paesi, dati da accordi tra intermediari. Il paese più avanzato nell’open banking (scambio di informazioni) è
l'India. Le operazioni sono raccolte in modo digitale.

LE BANCHE E L’EVOLUZIONE DELL’ATTIVITÀ SVOLTA

Le banche dopo la riforma del 1994.

La definizione normativa di banca si basa sul criterio minimo dell’esercizio sistematico e congiunto delle attività di
raccolta del risparmio tra il pubblico e di concessione del credito nei confronti del pubblico. Tuttavia. la riforma in
vigore dal 1994 (cioè il Testo Unico Bancario TUB), ispirata a un modello europeo cosiddetto di banca
«universale», ammette un campo di operatività molto ampio: dall’intermediazione creditizia all’intermediazione
mobiliare; dalla negoziazione in conto proprio alla negoziazione delegata; dai servizi di pagamento all’attività di
servizio; fino all’assunzione diretta di partecipazioni nel capitale di rischio delle imprese industriali. Si tratta di un
campo di operatività nel quale le banche hanno facoltà di trarre in misura più o meno estesa. La configurazione che
le banche possono assumere, quindi, va da un estremo rappresentato dalle condizioni minime per potere avere la
qualifica di banca (raccolta del risparmio tra il pubblico ed esercizio del credito), all’altro estremo rappresentato
dalla presenza a tutto campo nelle attività finanziarie. Le caratteristiche distintive delle banche Gli elementi
distintivi della banca, rispetto agli altri intermediari, sono legati essenzialmente allo svolgimento di alcune
principali funzioni economiche.

● La funzione monetaria. Essa si basa sull’accettazione dei debiti bancari da parte del pubblico come mezzo
di pagamento. Tale accettazione presuppone, a sua volta, che la singola banca e il sistema bancario godano
della fiducia del pubblico (che sia cioè percepito come non rilevante il rischio di insolvenza delle banche
stesse) e che il sistema (banche e Banca Centrale) predisponga procedure operative e strutture tecnologiche
che rendano efficiente e sicuro l’uso della moneta bancaria.
● funzione di trasferimento delle risorse finanziarie tra unità finali in surplus e in deficit. La banca, nello
svolgimento di questa funzione, si qualifica per i seguenti motivi:
○ si inserisce nel circuito creditizio, il che comporta l’assunzione di posizioni di negoziazione in
proprio e, dunque, potenzialmente, dell’intero spettro dei rischi, a cominciare dal rischio di credito;
○ attua la trasformazione delle scadenze: assume cioè posizioni attivo/passivo che implicano una
trasformazione delle scadenze dal breve a1 medio-lungo termine; a questo schema di equilibrio
finanziario si legano, in particolare, gli aspetti di gestione del rischio di interesse e di liquidità;

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○ svolge una funzione di selezione ex ante e di controllo ex post: contribuisce cioè, attraverso la sua
capacità di informazione e di valutazione, a discriminare la domanda di finanziamenti accettabili e
non e a monitorare i soggetti debitori perché non tengano comportamenti di moral hazard.
● La funzione di trasformazione e gestione del rischio. Per quanto riguarda la trasformazione:
○ dal lato del passivo, la diversificazione delle posizioni in una logica di «grandi numeri» rende
stabile la disponibilità dei fondi oltre quanto sarebbe implicito nelle scadenze che è largamente
incentrata sulla componente a vista e a breve termine; ◦ dal lato dell’attivo, si verifica un analogo
vantaggio di diversificazione che permette di rendere accettabile il rischio di portafoglio pur in
presenza di singoli prestiti caratterizzati da elevato rischio;
○ per quanto riguarda invece la gestione del rischio, si fa riferimento allo svolgimento di attività,
incentrate su contratti a termine e derivati, che hanno come scopo specifico il trasferimento dei
rischi tra operatori economici e finanziari. Se si guarda ora alla natura dell’attività svolta, è
importante considerare che l’attività bancaria comprende aree d’affari distinguibili per quanto
riguarda sia la segmentazione della clientela, sia le modalità operative. Questo aspetto ha
implicazioni notevoli sul piano organizzativo e gestionale. Tradizionalmente la banca si è dedicata
e si dedica ad attività di retail banking. Nel tempo. lotto la spinta dell'innovazione finanziaria. dello
sviluppo dei mercati mobiliari, della diversificazione e specializzazione dei bisogni della clientela,
le banche hanno avuto la tendenza a dedicare attenzione crescente alle attività di private banking e
di corporate banking (tutte attività viste nella lezione precedente). Dato che la regolamentazione
consente alla banca di scegliere combinazioni di attività molto differenziate, è difficile, se non
praticamente impossibile, proporre una definizione di banca empiricamente rappresentativa della
realtà, in una dimensione di spazio e di tempo ragionevolmente ampia ed estesa.

Trasformazione delle banche: dall’attività creditizia in senso stretto al corporate e investment banking (CIB)

La riforma del 1994, che ha definito un modello di banca cui è permesso, potenzialmente, di operare su un ampio
spettro dell'attività finanziaria. Ciò ha significato il progressivo abbandono del modello storico strettamente
ancorato all’attività creditizia e, per di più, a breve termine. Uno dei campi di attività in cui, in particolare, la banca
tende a diversificare la propria attività è quello cosiddetto del CIB. Con il termine CIB vengono indicate, nel
linguaggio corrente, diversi tipi di attività finanziarie, che hanno in comune la caratteristica di offrire strumenti e
servizi destinati alla gestione finanziaria dell’impresa, della famiglia e della clientela istituzionale. Questo si
riallaccia a quella che storicamente è stata la distinzione tra investment bank (IB) e commercial bank (CB) negli
Stati Uniti. Con la prima (IB) si identifica un tipo di intermediario finanziario con un’ampia gamma di attività a
elevato contenuto di servizio personalizzato, per conto di una clientela corporate, di taglio mediamente elevato,
attraverso una struttura non dotata di una rete operativa territoriale capillare e in condizioni di forte
complementarità con i mercati mobiliari. Viceversa, con la nozione di CB si individuava un intermediario
prevalentemente dedito ad attività di intermediazione creditizia, caratterizzato da passività con funzioni monetarie e
dotato in genere di un’estesa e capillare rete operativa territoriale. Tale separazione è definitivamente caduta, più o
meno all’inizio di questo secolo, sia per il venir meno del vincolo normativo originario, sia per la crescente
internazionalizzazione delle grandi banche, in grado di coniugare le due attività in contesti normativi diversi e più
permissivi, sia per la sempre più diffusa scelta strategica delle maggiori banche commerciali di entrare direttamente
nella attività di IB. In Italia, il sistema finanziario viene disegnato con la legge bancaria del 1936, quindi in un
contesto storico che corrisponde a quello che negli Stati Uni ti ha dato luogo alla separazione tra CB e IB. In parte,
le scelte sono state simili (specializzazione della banca commerciale), ma per un’altra parte sono emerse differenze
nette. Si è sviluppato infatti un modello prevalentemente centrato sull’intermediazione creditizia. Di conseguenza,
le attività di CIB, in quanto strettamente legate alla crescita del mercato mobiliare, non hanno avuto né storia, né
riconoscimento istituzionale e normativo. Come detto, è soltanto con l’ordinamento attualmente vigente che si fa
spazio al CIB anche nel nostro sistema finanziario.

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Infatti:

● le banche sono abilitate a svolgere direttamente attività di intermediazione mobiliare, sia di mercato
primario (collocamento per conto di emittenti imprese), sia di mercato secondario (negoziazione, asset
management), fino alle attività di merchant banking (in particolare, tra queste, l’assunzione di
partecipazioni azionarie), oltre naturalmente a un’ampia gamma di attività e servizi non di credito per le
imprese;
● le società di intermediazione mobiliare vengono abilitate a svolgere, in via riservata, l’attività di
intermediazione mobiliare;
● gli altri intermediari possono svolgere servizi di assunzione di partecipazioni, di cash management, di
intermediazione in cambi e di concessione del credito nei confronti del pubblico, restando preclusa loro
l’attività di raccolta del risparmio. In definitiva, nel nostro ordinamento non esiste una relazione univoca
fra 1e attività di CIB e una specifica figura istituzionale di intermediario: queste vengono quindi svolte da
intermediari diversi, secondo scelte strategiche soggettive di maggiore o minore diversificazione del
portafoglio di attività. Queste considerazioni spiegano i motivi per cui, fra gli intermediari finanziari
italiani, non sia riconoscibile un’istituzione specializzata nell’attività di CIB.

Il credito:

L’attività creditizia riguarda sia l’organizzazione di operazioni materialmente finanziate da altri soggetti
(tipicamente dalle BC), sia il finanziamento diretto delle operazioni stesse. Per quanto riguarda la prima attività
definibile come financial advisory le banche organizzano la costituzione dei sindacati di prestito (syndicated
facilities) e la sindacazione di prestiti finalizzati all’acquisizione di imprese (acquisition finance); esse, inoltre,
forniscono consulenza alle aziende in sede di negoziazione delle linee di credito e prestano la loro assistenza nello
studio di fattibilità e nella successiva ricerca di fondi da destinare al finanziamento dei grandi progetti (project
finance). In diversi casi, l’attività si estende fino a comprendere le operazioni di finanziamento tramite leasing
relativo a grandi opere (big ticket leasing). L’attività di corporate finance L’area dei servizi di corporate fînance
rappresenta il campo di attività storica del CIB. Si tratta di un’area molto ampia, il cui tratto distintivo è l’elevato
contenuto di servizio messo a disposizione della clientela rappresentata da imprese medio-grandi. L'elemento
«servizio» è prevalente rispetto al puro finanziamento che, per la verità, potrebbe anche mancare del tutto e venire
«delegato» alle BC. All’interno dell’area corporate finance, possiamo distinguere le attività riferibili a tre ambiti
distinti:

- il mercato primario (azioni e debito);


- le operazioni di finanza straordinaria;
- l’assunzione di partecipazioni nel capitale di rischio.

Per quanto attiene al mercato primario, esso è costituito dall’insieme dei servizi offerti alle società che ricorrono
all’emissione di titoli azionari o obbligazionari. L’attività si articola in tre fasi distinte: i servizi di originating
(studio dell’emissione, dei tempi e delle modalità di collocamento dei titoli, definizione del prezzo di emissione,
organizzazione dei sindacati per il collocamento dei titoli stessi sul mercato), i servizi di underwriting (garanzia del
buon fine del collocamento) e i servizi di placement (distribuzione dei titoli emessi tra i sottoscrittori). La finanza
straordinaria, a sua volta, comprende alcuni principali segmenti operativi:

● consulenza nelle operazioni di fusione o di acquisizione, consulenza che si attua attraverso la ricerca
dell’impresa target, la revisione dei conti aziendali (due diligence),la determinazione del prezzo, la gestione
della fase post acquisizione. In quest’area di attività, sono comprese anche la consulenza e l’organizzazione
di operazioni di leveraged buy out, una particolare acquisizione compiuta attraverso l’utilizzo, da parte
dell’impresa compratrice, di un elevato livello di debiti e di pochi mezzi propri;

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● consulenza alle imprese in crisi o, comunque, che affrontano una fase di ristrutturazione (corporate
restructuring);
● altri servizi collegati.

Per quanto concerne l’assunzione di partecipazioni nel capitale di rischio di imprese non finanziarie, essa può
essere realizzata sia direttamente, attraverso l’impiego di mezzi propri, sia indirettamente, attraverso veicoli di
investimento, costituiti appositamente per raccogliere i capitali necessari (fondi di private equity). L’obiettivo
dell’acquisizione di partecipazioni è quello della detenzione per un periodo variabile da 3-5 anni (con punte fino a
6-7 anni), nella prospettiva di cessione a un prezzo più elevato di quello pagato per l’acquisto. Tale cessione può
avvenire tramite quotazione in borsa, con un accordo di riacquisto della vecchia proprietà, o con il trasferimento del
pacchetto a un soggetto interessato all’impresa come investimento strategico.

L’attività di capital markets:

Le attività di capital markets riguardano il brokerage e il dealing di valori mobiliari sui mercati secondari, le
operazioni sul mercato dei cambi e sui mercati derivati per la gestione dei rischi. Strettamente collegati a queste
ultime sono i servizi di cash management, che hanno come obiettivo di base la gestione economica (cioè realizzata
in modo da minimizzare gli oneri finanziari) dei saldi monetari giornalieri di un’impresa. Nella sua forma più
semplice, il cash management prevede una gestione accentrata dei conti bancari in modo da compensare il valore
dei saldi liquidi dare o avere attraverso processi di netting tra i vari conti intestati all’impresa. Nelle versioni più
sofisticate, per contro, cash management può denotare la gestione globale della tesoreria dell’impresa e prevedere
quindi anche l’offerta di servizi di copertura dei rischi di tasso o di cambio, attuata sui mercati a termine o con
strumenti derivati.

L’attività di asset management:

L’attività di asset management è costituita dai servizi che le istituzioni di CIB offrono alla clientela per la gestione
dei patrimoni, più in generale per la gestione finanziaria complessiva, cioè attivo e passivo.

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Lezione 5 del 1/3/2022

BILANCIO DELLE BANCHE

LIBRO: CAPITOLO 7.1 - 7.3 (la struttura degli intermediari finanziari)

Gli intermediari bancari si caratterizzano per il fatto che producono un trasferimento di denaro che è la
trasformazione dei depositi in prestiti secondo un circuito spezzato per cui intermediato che dà luogo al margine di
interesse.
Intermediari bancari
● Banche
● Intermediari non bancari: producono
● Banche non di deposito: vendono servizi di terzi

Intermediari orientati al margine di interesse

3 anime:
- Produzione e distribuzione in proprio
- Distribuzione delegata
- Consulenza: off limit, in questa zone
l'intermediario non produce consulenza, almeno
fino ad oggi. Ciò che è importante è che non
alimenti un conflitto di interesse.

Se l’intermediario intervista il cliente e gli fa un sacco di domande e poi vende i suoi servizi è da spiegare perchè
potrebbe essere un potenziale conflitto di interesse soprattutto se lui fosse aperto alla vendita di servizi di
soggetti terzi. Se in passato questo aspetto non è stato realizzato, tornando alla direttiva psd2 ci sono possibilità
affinché una banca che distribuisce possa intermediare anche servizi di terzi e arrivare fino al punto in cui
sviluppa una sorta di consulenza.

Giallo: parti che l’intermediario può produrre, ma che non sono la sua specificità
- es. servizi di pagamento
- attività mobiliare: quella più redditizia è la costruzione di portafoglio. È una zona specifica soprattutto di
altri cioè di società di gestione del risparmio
- Vendita di servizio di pagamento di terzi
- Vendita di attività creditizia di terzi
- Vendita di servizi mobiliari di terzi
- Vendita di polizze prodotte da compagnie di assicurazione esterne
Verde: specificità dell’intermediario
- attività creditizia: specifica dell’intermediario perchè realizza un’operazione di creazione del margine di
interesse per cui trasforma depositi in impieghi. L’intermediario oltre che trasformare depositi in impieghi,
trasforma anche scadenza, l’intermediario infatti da sempre prende depositi a vista e li utilizza per offrire
dei prestiti teoricamente a vista alle imprese ma in realtà rinnovati tacitamente per cui diventano prestiti a
scadenza medio-lunga (es. prestiti al capitale circolante tipo sconti di portafoglio o apertura di credito che
apparentemente sono a vista ma in realtà il rientro di un’azienda non avviene entro oggi, mentre i depositi
al cliente sono da dare subito, per cui è un “a vista” diverso). Inoltre l’intermediario con i depositi a vista ci
finanzia i mutui a vent’anni
Rosse: parti che non può offrire alla clientela

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- Attività assicurativa: vietata per gli intermediari bancari. Perché il processo produttivo della polizza
assicurativa è un processo talmente specifico che nessuna banca si può sognare di entrarvi dentro. La
compagnia di assicurazione può essere del gruppo della banca, ma la banca non può internalizzare tale
attività
- Consulenza in generale fra tutti i servizi: problema → il consulente deve essere un puro ossia non deve
produrre nulla e non deve distribuire servizi. Perché il consulente si fa pagare emettendo una fattura.
La direttiva psd2 consente a chiunque sia autorizzato dal cliente ad accedere ai suoi dati bancari, per cui ci sono
banche, anche in italia che hanno pensato di sfruttarla e di mettere a disposizione sul sito internet non solo i loro
prodotti ma anche quelli di tutto il sistema bancario, consentendo al cliente di trovare il miglior deposito a
risparmio che il sistema gli mette a disposizione. In questo caso la domanda è: si tratta di consulenza o
distribuzione? Per rispondere si dovrebbe guardare il codice sorgente sul sito internet per poter capire se loro hanno
scritto il codice sorgente inducendo un certo ranking dei depositi esterni sulla base delle commissioni che poi
vengono retrocesse loro, oppure se si fanno pagare direttamente dal cliente in un contesto in cui l’induzione a
scegliere non esiste. Quindi bisogna guardare il codice sorgente poi chiedersi chi paga.

Per quanto riguarda le caselline verdi abbiamo degli obbligazioni di risultato le quali implicano che il cliente ha
concesso alla banca dei soldi a titolo di prestito e la banca li impiega in prestiti, i prestiti devono essere restituiti
nella loro interezza, maggiorati degli interessi entro una scadenza, questa è un'obbligazione non di mezzo ma di
risultato. L’attività di trasformazione dei soldi altrui in prestiti è un’attività rischiosa, perchè non è detto che te li
restituiscano, inoltre sono soldi di terzi e se vengono anche trasformate scadenze allora c’è un ulteriore lavoro, chi
presta i soldi ha un orizzonte più corto di chi i soldi li riceve. Ci sono due obbligazioni di risultato distinte e
separate (depositi e impieghi) e per poter mettere d'accordo queste due obbligazioni in cui abbiamo un rischio sui
prestiti, l'esigenza di garantire il rimborso del deposito, l’esigenza di rendere fisiologica la trasformazione di
scadenze, allora nel mezzo è necessario creare un buffer di capitali.

Una banca quanto è brava nell’offrire leasing, la bravura del leasing consiste nel misurare il margine di interesse
prodotto dall’attività di leasing: interesse attivo sul prestito - interesse passivo sul deposito/il capitale necessario. Se
una banca si rende conto che non è particolarmente brava allora passa dalla produzione di attività creditizia alla
vendita di attività creditizia di terzi.

Siccome il capitale è scarso e l’azionista vuole un ROE superiore al costo del capitale. L’obiettivo
dell’amministratore delegato della banca è quello di creare valore.

Il problema oggi del settore bancario è che il ROE del settore è il 5% e il costo del capitale è l’8%. Il nostro mondo
è in pesante ristrutturazione. Il sistema bancario tra 5 anni non sarà più così.

Tutti gli intermediari hanno la necessità per ogni operazione e per ogni cliente di calcolare il ROE marginale e
l’operazione e il cliente sono interessati se producono un ROE marginale superiore al costo del capitale. Per cui gli
intermediari “vanno via” dalle attività che presentano un ROE marginale minore del costo del capitale.

Primo bullet point: riduzione degli obblighi di risultato perché l’obiettivo è selezionare gli obblighi di risultato
efficienti
Secondo bullet point: scelta di clientela con ROE marginale più elevato. C’è stata una fuga dai prestiti (le banche
prestano bene rispetto al 2011 perché sono stati selezionati i clienti con ROE maggiore.

Monitoraggio dei ROE marginali


● Riduzione degli obblighi di risultato.....
● Scelta di segmenti di clientela con ROE mg.li elevati

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Per quanto riguarda i destinatari, sia produttori che distributori possono essere:
- Retail
- Affluent
- Private
- Corporate

Un po’ di storia - da dove derivano le banche


Le banche così come le conosciamo sono nate nel 1400, ma
le banche moderne sono nate intorno all’ultima parte del
XIX secolo. Monte dei paschi di Siena è nata nel 1472,
scontava cambiali ai mercati e accoglieva depositi, ma il
novero dei prodotti bancari che noi conosciamo è
fondamentalmente fenomeno della tarda seconda metà del
XIX secolo.

Durante la prima guerra mondiale le banche continuano a


fare prestiti alle imprese impegnate nello sforzo bellico. Alla
fine della guerra il debito pubblico creato era mostruoso e i
perdenti e un po’ i vincitori lo eliminano scatenando
l’inflazione. A seguito della prima guerra mondiale si è
avuta la crisi del ‘29 degli Stati Uniti che manifestò la difficoltà del mondo produttivo, quindi dell’industria pesante
a riconvertirsi al mondo civile. Difficoltà delle acciaierie perché non c’era più domanda di cannoni e non c’era
un’equivalente domanda di altri beni e servizi. Quando in europa finì la sovvenzione degli stati uniti verso la
repubblica di Weimar, per via della crisi del ‘29 negli Stati Uniti. In Italia, così come in altri paesi, le industrie
pesanti erano state finanziate da banche, che trasformavano scadenze. Negli anni 20 abbiamo difficoltà a
trasformarsi, negli anni 30 si acclara la crisi e nasce un problema di sofferenze bancarie rappresentate dalle
esposizioni creditizie dell’industria pesante. Il problema si trasferisce alle banche e anche queste vanno in difficoltà
per cui non soltanto non sono in grado di dare altri prestiti ad altre imprese, ma erano diventate anche illiquide e
quindi bastava una corsa agli sportelli per metterle immediatamente in difficoltà.

Il sistema sta in piedi secondo la logica dinamica della bicicletta. Nel momento in cui il ciclista si ferma c’è il
rischio che cada, per cui deve stare attento a non cadere perché la forza che lo portava avanti non c’è più, è più
difficile stare in equilibrio. Stessa cosa accade qui. Se tutti vanno a ritirare i depositi, ma questi non ci sono allora
l’aspettativa che le banche fossero illiquide è realtà e quindi si scatena un’ulteriore corsa agli sportelli acclarando il
default delle banche.

Gli stati si rendono conto della situazione e ci sono due misure adottate:
- La nazionalizzazione delle banche: gli stati comprano le banche e in alcuni casi non solo vengono
acquistate le azioni, ma la banca diventa un’istituzione di diritto pubblico, un pezzo della p.a. In italia
questo fenomeno si realizza fra il 1936 e il 1938.

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- Viene varata una legge bancaria che prevede una cosa molto semplice. Siccome le banche si erano
ammalorate dell’effetto di trasformazione di depositi a vista in depositi a medio/lungo termine gli si dice
che non lo possono più fare. Se raccolgono depositi a vista possono effettuare operazioni creditizie solo
fino a 18 mesi. Riduzione della trasformazione di scadenze. Vincoli di specializzazione basati sulla
tempistica della raccolta, quindi abbiamo 3 strati di banche, tutte nazionalizzate, ma non basta la
nazionalizzazione, ma bisogna diminuire i rischi dell’attività creditizia rappresentati dall’evitare eccessive
trasformazioni di scadenze. Questa legge bancaria viene varata in tutti i paesi europei e anche negli Stati
Uniti.
Questi due bullet point in europa vengono tolti all’inizio degli anni 90 perché il processo di costruzione del mercato
unico europeo ha bisogno di un’entità bancaria privatizzata. Perché se si vuole costruire il mercato unico europeo
una banca che sta in Irlanda può trasferire in Italia per cui deve essere autonoma dallo stato. Altrimenti le banche di
stato avrebbero potuto invadere altri stati.

Prime direttive CEE - prevedevano che banche e compagnie di assicurazione diventassero private.
Il sistema bancario italiano per l’80% era di stato, altre erano private come Unicredit, o Banco di Roma.
Una direttiva comunitaria viene recepita dai diversi stati e diventa norma vigente in tutti gli stati.
Fu così emanata la legge Amato. Il monte dei paschi di Siena aveva un S.p.A. e ci mette dentro un capitale e la
chiama Monte dei paschi s.p.A., chiede a Banca d’Italia l’autorizzazione all’attività bancaria, dato che la legge
Amato prevedeva questo BdI gliela da e da quel momento Monte dei Paschi S.p.A. aggiunge il sostantivo banca. A
questo punto la s.p.a riunisce l’assemblea dei soci, che era Monte dei PAschi di Siena e propone un aumento di
capitale in natura (si apportano beni), questo aumento di capitale prevede che all’azionista sia richiesto di
sottoscrivere questo aumento di capitale. L’azionista sottoscrittore conferisce il ramo di azienda. L’istituto di
credito di diritto pubblico trasferisce rami d’azienda alla nuova S.p.A. ottenendone le azioni. Monte dei Paschi da
esercente attività bancaria diventa holding.
Per evitare che le azioni siano nella propaggine del ministero dell’economia, bisogna far cambiare la natura di
questa propaggine azionaria, l’istituto di credito di diritto pubblico per effetto della legge amato si trasforma in
fondazione. Nel board dell’istituto di credito di diritto pubblico c’erano esponenti di fiducia del ministro
dell'economia, questi vogliono la leadership della banca. Quando la banca farà un aumento di capitale loro
vorranno avere un ruolo di comando. Una volta privatizzata la banca ha le azioni che sono 100% della fondazione.
Si prevede che faccia un aumento di capitale e la fondazione risponda nella misura in cui ha soldi, siccome la
fondazioni non ha soldi se non gli introiti del Monte dei Paschi. Se a un certo punto la Monte dei Paschi dovesse
fare un aumento di capitale i soldi può darsi che non ce li abbia. Per cui l’idea è quotare il monte dei paschi in
modo tale che nel tempo gli azionisti cambino e possano soddisfare gli aumenti di capitale. Ma siccome ci sono
quelli che vogliono dire la loro si iniziano a costruire patti parasociali in cui è vero che loro progressivamente
scendono nella detenzione di azioni ma i patti parasociali prevedono che con il 20%-15% siano in grado di
nominare azionisti del board dell’attività bancaria. Queste scelte hanno portato a far sì che, progressivamente le
banche controllate dalla fondazione siano state un po’fiacche nell’effettuare aumenti di capitale. Questo ha indotto
in una sottocapitalizzazione del settore bancario italiano poi esplosa nelle crisi del 2008, nella crisi del 2011 e sista
portando dietro alcuni problemi anche adesso.
Parallelamente al processo di privatizzazione ci fu la rimozione dei vincoli di specializzazione, per cui viene
riscritta la legge bancaria e nasce il testo unico bancario, che prevede la regola secondo cui tutte le banche possono
effettuare tutte le trasformazioni di scadenza che vogliono, l’unica cosa è che se la banca assume diversi crescenti
rischi le si chiede un crescente capitale proprio.

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Regolamentazione
← cosa succede con la legge bancaria del 36 e con il
testo unico bancario.
La despecializzazione per cui la possibilità di trasformare
scadenze ha dato luogo a due strutture:
- Banca universale: si torna alla banca della fine
del XIX secolo che può raccogliere depositi e alimentare
con questi qualsiasi tipo di prestito, compresi i mutui e il
leasing
- Banca che sta all’interno di un gruppo in cui c’è anche
una banca che lei possiede, che è un operatore che si è
specializzato sul timing 18-60 mesi e ha dentro anche un
altro operatore che svolge attività oltre i 60 mesi. Per cui
è un gruppo di credito con all’interno un azienda di credito specializzata sul primo set di scadenze, l’azienda di
credito detiene il pacchetto di maggioranza di una secondo istituto che lavora sul lasso temporale 18-60 mesi
emettendo obbligazione e effettuando prestiti e sottoscrizioni di titoli di aziende che hanno durata 18-60 mesi e
l’azienda di credito detiene direttamente o indirettamente per il secondo istituto, un terzo istituto che lavora su un
tempo oltre 60 mesi.

Privatizzazione

7.1.1 Le banche dopo la riforma del 1994


La definizione di banca si basa sul criterio minimo dell’esercizio sistematico e congiunto delle attività di credito nei
confronti del pubblico. Tuttavia, la riforma in vigore del 1994 (cioè il testo unico bancario) ispirata al modello
europeo cosiddetto di banca universale ammette un campo di operatività molto ampio. Si tratta di un campo di
operatività nel quale le banche hanno facoltà di entrare in misura più o meno estesa.
La configurazione che le banche possono assumere, quindi, va da un estremo rappresentato dalle condizioni
minime per potere avere la qualifica di banca (raccolta del risparmio tra il pubblico ed esercizio del credito),
all’altro estremo rappresentato dalla presenza a tutto campo nelle attività finanziarie.

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Intermediari bancari
Attuale situazione: la legge bancaria del 36 ha fotografato i
primi anni 90: banche di depositi. Poi al secondo livello
c’erano istituto di credito speciale che lavoravano sui 18-60
mesi e poi avevamo intermediari a lungo,
fondamentalmente:
- Banca di deposito: cassa di risparmio trento e
rovereto
- Istituto di credito speciale: mediocredito del
trentino alto adige
- Intermediari a lungo: mediobanca

Con il processo di despecializzazione la cassa di risparmio


trento rovereto non esiste più e si è creata una fondazione
dietro che era l’equivalente della fondazione monte dei Paschi di Siena. S.p.A. esternalizzata con il conferimento
del ramo d’azienda e azioni vendute a Unicredit.
I mediocrediti sono spariti perchè i clienti glieli mandava le banche che potevano operare solo fino a 18 mesi, una
volta ottenuta la possibilità di operare anche oltre i 18 mesi le banche non mandavano più clienti agli istituti di
medio credito.
Intermediari a lungo termine, oggi ne sono rimasti due: mediobanca e banca IMI (Istituto mobiliare italiano, è
l’intermediario a lungo termine del gruppo banca intesa).
C’è stato un allargamento dell’attività svolta per effetto della specializzazione della banca che interloquisce
direttamente con i suoi clienti.
Anche per quanto riguarda il leasing, factoring, credito al consumo, per l’effetto della specializzazione alcune
banche hanno deciso di esternalizzare l’attività ma solo per una logica di specializzazione funzionale.
Oggi abbiamo una casella di banca di deposito che può svolgere attività di breve termine, ma anche di lungo
termine e anche attività parabancarie.
Gli istituti di credito speciale si sono rimpiccioliti perché questa attività è svolta dalle banche di deposito. Non si
sono rimpiccioliti quelli di lungo termine perché quel business può essere prodotto da banche di depositi ma ci si è
accorti che non sono così bravi a farlo.
Infine abbiamo intermediari parabancari: società di leasing, factoring, credito al consumo che alcuni decidono di
portare dentro e altri di lasciarli fuori in apposite business unit indipendenti le cui azioni sono detenute dalla banca
di deposito.

7.1.2 Le caratteristiche distintive delle banche


Gli elementi distintivi della banca, rispetto agli altri intermediari, sono legati essenzialmente allo svolgimento di
alcune principali funzioni economiche.
● La funzione monetaria. Essa si basa sull’accettazione dei debiti bancari da parte del pubblico come mezzo
di pagamento. Tale accettazione presuppone, a sua volta, che la singola banca e il sistema bancario godano
della fiducia del pubblico (che sia cioè percepito come non rilevante il rischio di insolvenza delle banche
stesse) e che il sistema (banche e Banca Centrale) predisponga procedure operative e strutture tecnologiche
che rendano efficiente e sicuro l’uso della moneta bancaria.
● funzione di trasferimento delle risorse finanziarie tra unità finali in surplus e in deficit. La banca, nello
svolgimento di questa funzione, si qualifica per i seguenti motivi:
○ si inserisce nel circuito creditizio, il che comporta l’assunzione di posizioni di negoziazione in
proprio e, dunque, potenzialmente, dell’intero spettro dei rischi, a cominciare dal rischio di credito;
○ attua la trasformazione delle scadenze: assume cioè posizioni attivo/passivo che implicano una
trasformazione delle scadenze dal breve a1 medio-lungo termine; a questo schema di equilibrio
finanziario si legano, in particolare, gli aspetti di gestione del rischio di interesse e di liquidità;

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○ svolge una funzione di selezione ex ante e di controllo ex post: contribuisce cioè, attraverso la sua
capacità di informazione e di valutazione, a discriminare la domanda di finanziamenti accettabili e
non e a monitorare i soggetti debitori perché non tengano comportamenti di moral hazard.
● La funzione di trasformazione e gestione del rischio. Per quanto riguarda la trasformazione:
○ dal lato del passivo, la diversificazione delle posizioni in una logica di «grandi numeri» rende
stabile la disponibilità dei fondi oltre quanto sarebbe implicito nelle scadenze che è largamente
incentrata sulla componente a vista e a breve termine;
○ dal lato dell’attivo, si verifica un analogo vantaggio di diversificazione che permette di rendere
accettabile il rischio di portafoglio pur in presenza di singoli prestiti caratterizzati da elevato
rischio;
○ per quanto riguarda invece la gestione del rischio, si fa riferimento allo svolgimento di attività,
incentrate su contratti a termine e derivati, che hanno come scopo specifico il trasferimento dei
rischi tra operatori economici e finanziari.
Se si guarda ora alla natura dell’attività svolta, è importante considerare che l’attività bancaria comprende aree
d’affari distinguibili per quanto riguarda sia la segmentazione della clientela, sia le modalità operative. Questo
aspetto ha implicazioni notevoli sul piano organizzativo e gestionale. Tradizionalmente la banca si è dedicata e si
dedica ad attività di retail banking mediante processi produttivi industrializzati e standardizzati, canali distributivi
diretti e capillari e con modalità di scambio orientate alle transazioni.
Nel tempo le banche hanno avuto la tendenza a dedicare attenzione crescente alle attività di private banking e di
corporate banking. Strumenti e servizi complessi e integrati, messi a punto secondo un criterio di personalizzazione
rispetto al bisogno specifico del cliente, di dimensione unitaria non piccola, con valore aggiunto unitario elevato,
negoziati all’interno di una relazione di clientela duratura e consolidata.
Dato che la regolamentazione consente alla banca di scegliere combinazioni di attività molto differenziate,
è difficile, se non praticamente impossibile, proporre una definizione di banca empiricamente rappresentativa della
realtà, in una dimensione di spazio e di tempo ragionevolmente ampia ed estesa.
Ciò equivale ad affermare che la banca è, nel momento presente, un’impresa soggetta a forte cambiamento e
trasformazione, tesa a ricercare nuovi posizionamenti di mercato, mediante combinazioni particolari e differenziate
in relazione a mix di servizi offerti, segmenti di clienti, mercati geografici e tipo di tecnologia adottata.

7.1.3. Trasformazione delle banche: dall’attività creditizia in senso stretto al corporate e investment banking
(CIB)
La riforma del 1994, che ha definito un modello di banca cui è permesso, potenzialmente, di operare su un ampio
spettro dell'attività finanziaria. Ciò ha significato il progressivo abbandono del modello storico strettamente
ancorato all’attività creditizia e, per di più, a breve termine. Uno dei campi di attività in cui, in particolare, la banca
tende a diversificare la propria attività è quello cosiddetto del CIB. Con il termine CIB vengono indicate, nel
linguaggio corrente, diversi tipi di attività finanziarie, che hanno in comune la caratteristica di offrire strumenti e
servizi destinati alla gestione finanziaria dell’impresa, della famiglia e della clientela istituzionale.
Non è facile proporre una classificazione esauriente di queste attività perchè si manifestano con frequenze e
modalità diverse nei diversi sistemi finanziari per la diversità del contesto normativo-istituzionale e perché
condividono la comune caratteristica di essere progettate e realizzate con un rilevante grado di personalizzazione
rispetto alla specificità dei bisogni della clientela destinataria.
Questo si riallaccia a quella che storicamente è stata la distinzione tra investment bank (IB) e commercial bank
(CB) negli Stati Uniti. Con la prima (IB) si identificava un tipo di intermediario finanziario con un’ampia gamma
di attività a elevato contenuto di servizio personalizzato, per conto di una clientela corporate.
Con la nozione di CB si individuava un intermediario prevalentemente dedito ad attività di intermediazione
creditizia, caratterizzato da passività con funzioni monetarie e dotato in genere di un’estesa e capillare rete
operativa territoriale.
Tale separazione è definitivamente caduta, più o meno all’inizio di questo secolo.

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In Italia, il sistema finanziario viene disegnato con la legge bancaria del 1936, quindi in un contesto storico che
corrisponde a quello che negli Stati Uniti ha dato luogo alla separazione tra CB e IB. In parte, le scelte sono state
simili (specializzazione della banca commerciale), ma per un’altra parte sono emerse differenze nette. Si è
sviluppato infatti un modello prevalentemente centrato sull’intermediazione creditizia.
Di conseguenza, le attività di CIB, in quanto strettamente legate alla crescita del mercato mobiliare, non hanno
avuto né storia, né riconoscimento istituzionale e normativo.
Come detto, è soltanto con l’ordinamento attualmente vigente che si fa spazio al CIB anche nel nostro sistema
finanziario. Infatti:
- le banche sono abilitate a svolgere direttamente attività di intermediazione mobiliare, sia di mercato
primario (collocamento per conto di emittenti imprese), sia di mercato secondario (negoziazione, asset
management), fino alle attività di merchant banking (in particolare, tra queste, l’assunzione di
partecipazioni azionarie), oltre naturalmente a un’ampia gamma di attività e servizi non di credito per le
imprese;
- le società di intermediazione mobiliare vengono abilitate a svolgere, in via riservata, l’attività di
intermediazione mobiliare;
- gli altri intermediari possono svolgere servizi di assunzione di partecipazioni, di cash management, di
intermediazione in cambi e di concessione del credito nei confronti del pubblico, restando preclusa loro
l’attività di raccolta del risparmio.
In definitiva, nel nostro ordinamento non esiste una relazione univoca fra 1e attività di CIB e una specifica figura
istituzionale di intermediario: queste vengono quindi svolte da intermediari diversi, secondo scelte strategiche
soggettive di maggiore o minore diversificazione del portafoglio di attività. Queste considerazioni spiegano i
motivi per cui, fra gli intermediari finanziari italiani, non sia riconoscibile un’istituzione specializzata nell’attività
di CIB.

Il credito
L’attività creditizia riguarda sia l’organizzazione di operazioni materialmente finanziate da altri soggetti
(tipicamente dalle BC), sia il finanziamento diretto delle operazioni stesse. Per quanto riguarda la prima attività
definibile come financial advisory le banche organizzano la costituzione dei sindacati di prestito (syndicated
facilities) e la sindacazione di prestiti finalizzati all’acquisizione di imprese (acquisition finance); esse, inoltre,
forniscono consulenza alle aziende in sede di negoziazione delle linee di credito e prestano la loro assistenza nello
studio di fattibilità e nella successiva ricerca di fondi da destinare al finanziamento dei grandi progetti (project
finance).

L’attività di corporate finance


L’area dei servizi di corporate fînance rappresenta il campo di attività storica del CIB. Si tratta di un’area molto
ampia, il cui tratto distintivo è l’elevato contenuto di servizio messo a disposizione della clientela rappresentata da
imprese medio-grandi. L'elemento «servizio» è prevalente rispetto al puro finanziamento che, per la verità,
potrebbe anche mancare del tutto e venire «delegato» alle BC. All’interno dell’area corporate finance, possiamo
distinguere le attività riferibili a tre ambiti distinti:
● il mercato primario (azioni e debito);
● le operazioni di finanza straordinaria;
● l’assunzione di partecipazioni nel capitale di rischio.
Per quanto attiene al mercato primario, esso è costituito dall’insieme dei servizi offerti alle società che ricorrono
all’emissione di titoli azionari o obbligazionari. L’attività si articola in tre fasi distinte: i servizi di originating
(studio dell’emissione, dei tempi e delle modalità di collocamento dei titoli, definizione del prezzo di emissione,
organizzazione dei sindacati per il collocamento dei titoli stessi sul mercato), i servizi di underwriting (garanzia del
buon fine del collocamento) e i servizi di placement (distribuzione dei titoli emessi tra i sottoscrittori).
La finanza straordinaria, a sua volta, comprende alcuni principali segmenti operativi:

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- consulenza nelle operazioni di fusione o di acquisizione, consulenza che si attua attraverso la ricerca
dell’impresa target, la revisione dei conti aziendali (due diligence),la determinazione del prezzo, la gestione
della fase post acquisizione.
- consulenza alle imprese in crisi o, comunque, che affrontano una fase di ristrutturazione (corporate
restructuring);
- altri servizi collegati: si tratta di una casistica molto ampia che va dallo studio di fattibilità delle operazioni
alla predisposizione di piani finanziari per conto della clientela, dall’offerta di servizi di stima del valore
delle imprese alla messa a punto del assetti azionari e dei sistemi di corporate governance delle società.
Per quanto concerne l’assunzione di partecipazioni nel capitale di rischio di imprese non finanziarie, essa può
essere realizzata sia direttamente, attraverso l’impiego di mezzi propri, sia indirettamente, attraverso veicoli di
investimento, costituiti appositamente per raccogliere i capitali necessari (fondi di private equity). L’obiettivo
dell’acquisizione di partecipazioni è quello della detenzione per un periodo variabile da 3-5 anni (con punte fino a
6-7 anni), nella prospettiva di cessione a un prezzo più elevato di quello pagato per l’acquisto. Tale cessione può
avvenire tramite quotazione in borsa, con un accordo di riacquisto della vecchia proprietà, o con il trasferimento del
pacchetto a un soggetto interessato all’impresa come investimento strategico.

L’attività di capital markets


Le attività di capital markets riguardano il brokerage e il dealing di valori mobiliari sui mercati secondari, le
operazioni sul mercato dei cambi e sui mercati derivati per la gestione dei rischi. Strettamente collegati a queste
ultime sono i servizi di cash management, che hanno come obiettivo
di base la gestione economica (cioè realizzata in modo da minimizzare gli oneri finanziari) dei saldi monetari
giornalieri di un’impresa.

L’attività di asset management


L’attività di asset management è costituita dai servizi che le istituzioni di CIB offrono alla clientela per la gestione
dei patrimoni, più in generale per la gestione finanziaria complessiva, cioè attivo e passivo.

Alcuni dati di sistema


Numero
Le banche S.p.A sono progressivamente
diminuite da 171 a 123. Sono diminuite
anche le popolari e le cooperative, questo
significa che il sistema si sta concentrando.
Ci sono due tendenze:
- Concentrazione spontanea: per
realizzare ROE coerenti con il costo del
capitale il sistema deve produrre secondo
una logica industriale (esternalizzare o
internalizzare). Tendenza ad aumentare le dimensioni
- Concentrazione sfintanea (indotta dall’esterno): indotto dal legislatore, le banche che preoccupano di più
sono le popolari e le cooperative. Perché le popolari si prestano meno a essere comprate da un grosso
gruppo, per cui restano piccole e non hanno economie di scale. Per cui il legislatore vara una norma per far
si che le popolari diventano s.p.A e così le popolari sono passate da 37 a 21. Nelle BCC trovo piccole
banche per cui si emana una norma per cui esse devono rapidamente costituire una S.p.A che le leghi alle
banche tramite un contratto di servizio. Loro formalmente controllano la S.p.A: che vende loro servizi
necessari alla loro attività come il sistema dei controlli interni (audit, compliance e risk). Se la zona
territoriale va in crisi allora salta la banca, se ne aveva avuto evidenza con la cassa di risparmio di Prato.
Importante per la BCC è che loro dirottino parte dei prestiti verso economie non locali, quindi diano soldi
alla holding che li da ad altri BCC per diversificare i prestiti. Così si è determinata la nascita di due gruppi:

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uno espressione delle BCC trentine e del nord-est che è Cassa centrale banca e l’altro gruppo di BCC che
ha aderito al mondo romano di ICCREA holding. Le due banche avendo la necessità di governare un
sistema di BCC molto grande non sono più vigilate da BdI ma da BCE. l’idea è: meno banche, più grosse,
S.p.A possibilmente quotate in modo tale che un domani se hanno bisogno di un aumento di capitale lo
possano fare tranquillamente.
Intermediari ex.106: svolgono attività di leasing, factoring, credito al consumo, fanno parte del mondo del margine
di interesse
Fiduciarie
Soggetti che operano solo nell’ambito dei sistemi di pagamento, mondo che si sta svegliando

Capitale
Fondamentale per l’attività di assorbimento dei rischi. L’azionista che vuole il ROE vuole tenere basso il capitale.
La vigilanza vuole un capitale alto per via dei rischi che gli intermediari corrono.
Capitale di 309 mila nel 2014, 378 mila nel 2017, 327 mila nel 2018 (buono per la vigilanza) e poi nel 2020 il
capitale scende al di sotto di 300 mila.
Vuol dire che il capitale è stato distrutto per via delle sofferenze che finiscono per essere affogate nell’utile, finchè
ce n’è, quando non ce n’è più si deve affogare nel patrimonio. Il debitore deve vendere nel mercato dei non
performing loans e il prezzo è 0,20€ per ogni centesimo di prezzo, il prezzo del prestito è di 0,40€ per ogni
centesimo di valore nominale per i mutui, per apertura dei conti è 0,10€, perchè quello che lo compra vuole
guadagnarci sopra. Per cui il prezzo lo fa lui, lo compra a 0,2€ in media, richiama il debitore e spera di avere un
ritorno di 0,3€. La diminuzione del patrimonio delle s.pa. È due volte importante perché nel caso delle popolari il
patrimonio è diminuito perchè è diminuito il numero di popolari dato che alcune sono diventate S.p.A.
Anche con le sofferenze in questi anni avremmo dovuto vedere un patrimonio crescente per effetto dell’arrivo nel
mondo delle S.p.A: di altre banche, ma la forza delle sofferenze ha causato una drammatica riduzione del capitale,
questo è un fenomeno tipicamente italiano.

Con la riduzione dei capitali sono diminuiti anche i crediti deteriorati e le sofferenze perché sono stati venduti. Ma
il processo di diminuzione delle sofferenze non è stato indolore perché crediti di 100€ sono stati venduti a 20€ e
quindi l’effetto sull’utile (diventato una perdita) si è fatto sentire.

Deteriorati vs. sofferenze


I deteriorati sono il secondo scaglione dei prestiti deteriorati, il primo è l’incaglio (se cliente non paga entro i
90gg dalla scadenza), dopodichè se il cliente non risponde agli ulteriori solleciti, la banca a suo giudizio deve
trasferirlo in un'altra sezione del bilancio, a segnalazione ai terzi che leggono il bilancio, in modo da chiamarlo
credito deteriorato, non possiamo più definirlo come temporaneo. Nel momento in cui ci accorgiamo che
l'impresa è in default acclarato e si stabilisce che una parte dei prestiti non potrà più tornare indietro allora si
chiama sofferenza. È il processo terminale dell’ammaloramento del credito.

7.3 Alcuni dati descrittivi del sistema bancario italiano


La struttura degli intermediari finanziari
La dinamica degli ultimi decenni riflette due principali fattori. Da un lato si assiste a una riduzione di banche per
l’effetto combinato del processo di concentrazione e della creazione di nuove banche.
Delle banche in essere nel 2015 oltre la metà sono banche di credito cooperativo, cioè operatori che nella generalità
dei casi hanno dimensioni minori e alcune di queste sono filiali. Queste ultime sono dotate di caratteristiche
particolari, per le ridotte dimensioni e per il posizionamento di mercato.
Il risultato complessivo di queste tendenze è un aumento del grado di concentrazione del sistema bancario nel
decennio 1995-2004, sotto la spinta delle operazioni di fusione che hanno interessato anche banche di dimensioni
importanti. Aumento la quota di mercato detenuta dai primi due gruppi bancari. Tra 2007 e 2015 la tendenza alla

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concentrazione si arresta: i primi due gruppi perdono qualche punto di quota di mercato e il gruppo che aumenta di
peso è rappresentato dalle banche e dai gruppi medio-piccoli.
Una tendenza analoga verso la razionalizzazione della struttura è presente negli altri settori del sistema finanziario,
a cominciare da quello dell'intermediazione mobiliare. Sia le SIM, sia e soprattutto le SGR si riducono di numero;
in parte questo riflette il minor numero di banche presenti sul mercato e per altro verso si tratta della ricerca di
assetti dimensionali più robusti e coerenti con la difficile situazione del mercato degli anni della crisi.
Meno chiaro è quanto accade nell’ambito delle società finanziarie, dapprima in crescita numerica e poi soggette a
un ridimensionamento. È probabile che vi sia anche l’effetto del cambiamento di regime autorizzativo, che ha
portato appunto a unificare sotto il titolo di “società finanziarie" soggetti eterogenei e cioè intermediari ex art. 106 e
107 del TUB.

7.4 La specializzazione e la diversificazione delle banche e degli altri intermediari finanziari: i modelli
istituzionali prevalenti
Come visto precedentemente sulla classificazione dell’attività di intermediazione, non esiste una
corrispondenza fra singola attività di intermediazione e singolo tipo o modello di intermediario finanziario.
Infatti,
● la stessa attività di intermediazione può essere svolta da intermediari diversi;
● lo stesso intermediario svolge o può svolgere nello stesso tempo diverse attività di intermediazione;
Quindi la struttura dell’offerta degli strumenti e dei servizi finanziari è costituita sia da intermediari specializzati,
sia da intermediari multifunzionali o diversificati, secondo scelte strategiche anche piuttosto distanti.

In particolare, tende a prevalere il tipo di intermediario diversificato, rappresentato per eccellenza dalla
banca.
Questo però contraddice l’aspettativa teorica per la quale la specializzazione dovrebbe prevalere.
La spiegazione economica di tale ipotesi risiede principalmente nel fatto che la divisione del lavoro e con essa la
specializzazione produttiva genera sostanziali economie di costo, dette economie di specializzazione, derivanti
dalla ripetizione su scala dimensionale crescente del processo produttivo.
In questo modo, si realizzano effetti di apprendimento, accumulazione di know-how tecnologico,
di esperienza, di razionalizzazione dell’uso di fattori produttivi… tutti fattori che possono favorire una
crescente produttività e qualità e quindi efficienza.
Tuttavia, con riferimento agli intermediari finanziari, questo principio teorico trova applicazione solo parziale. A
questa considerazione generale se ne deve infatti
aggiungere una specifica che consiste nell’osservazione che la specializzazione degli intermediari è in parte
dettata da fattori esogeni:
1. la specializzazione degli intermediari finanziari è maggiore nei sistemi finanziari dove l’ordinamento
normativo impone condizioni di separatezza fra le diverse attività di intermediazione distinte in relazione al
tipo (creditizia o mobiliare), alla durata (breve, medio lungo termine) o altri parametri.
2. In secondo luogo, nel corso del tempo e nello stesso sistema finanziario, si nota che il grado di
specializzazione aumenta in seguito all’introduzione di ordinamenti restrittivi orientati alla separatezza,
mentre esso diminuisce spontaneamente in seguito alla deregolamentazione, cioè alla successiva adozione
di ordinamenti più permissivi.
Al riguardo, un esempio calzante è il caso dell’Italia, dove la riforma bancaria del 1994 favorisce, da un
lato la graduale scomparsa di alcuni tipi di intermediari specializzati (per esempio, gli istituti di credito
cosiddetti speciali dediti all’esercizio del credito a medio-lungo termine o di contenuto settoriale, come il
credito agrario) e, dall’altro, il progressivo sviluppo di intermediari diversificati (per esempio, mediante
l’internalizzazione nell’ambito delle banche di attività precedentemente “separate”, come il credito a medio
- lungo termine o le attività di leasing e di factoring).

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3. Infine, anche quando gli ordinamenti impongono condizioni di separatezza fra attività di intermediazione
diverse, gli intermediari compiono frequentemente scelte organizzative e gestionali che tendono ad
aggirare e in parte a vanificare le barriere normative.

7.4.1 il concetto di diversificazione della teoria


C’è quindi una tendenza per gli intermediari a gestire un portafoglio di attività piuttosto diversificato. → la
diversificazione degli intermediari finanziari è una diversificazione correlata e sono proprio i fattori di correlazione
fra diversi prodotti, mercati e tecnologie che motivano la convenienza economico finanziaria della diversificazione.
Infatti, lo stesso prodotto, ampiamente collaudato, può essere destinato a nuovi segmenti di clientela, fabbricato e
distribuito con nuove tecnologie. Lo stesso segmento di clientela, estesamente conosciuto, può essere servito con
tecnologie e prodotti innovativi. La stessa tecnologia, già attentamente sperimentata, può essere impiegata in
processi produttivi diversi e per servire mercati nuovi. Come si vede, le combinazioni possibili sono numerose, ma
sfruttano sempre fattori comuni→ da qui i concetti di correlazione.

7.4.2 Le opportunità della diversificazione:


Andiamo a considerare ora le opportunità emergenti di:
● l’utenza congiunta, ossia la circostanza che dati segmenti di clienti utilizzino contemporaneamente e in
modo stabile un’ampia varietà di strumenti e di servizi favorisce la stabilità delle quote di mercato, riduce
la variabilità del risultato economico complessivo → in generale l’utenza congiunta consente
all’intermediario di migliorare significativamente i profili di rischio-rendimento delle relazioni con diversi
segmenti di clientela;
● La produzione congiunta in condizioni di condivisione di uno o più fattori comuni genera i noti effetti di
economie di scala che di economie di scopo (cioè che lo stessi fattore è condiviso e impiegato
congiuntamente da una pluralità di prodotto, processi, mercati e tecnologie).
Si noti che comunque specializzazione e diversificazione possono in parte coesistere. Le specializzazioni sviluppate
(e con esse le relative economie di costo) possono essere conservate purché il modello organizzativo adottato riesca
a proteggere le condizioni di contesto favorevoli alla specializzazione e allo stesso tempo a mettere in comune i
fattori produttivi condivisibili delle diverse attività diversificate e integrate. Per ottenere un successo della
diversificazione devono essere rispettate delle condizioni:
si deve essere in grado di sfruttare i vantaggi di ricavo e di costo potenziali nelle situazioni di utenza e
produzione congiunte;
ci deve essere uno sviluppo di bisogni finanziari sempre più focalizzati e diversificati che comporta una
maggiore articolazione della domanda di strumenti e di servizi finanziari;
si deve avere una disponibilità di risorse interne dotate dei caratteri idonei per alimentare le nuove
combinazioni prodotto-mercato-tecnologia. Si deve comunque tenere a mente che la convenienza della
diversificazione diminuisce con il progressivo aumento dei costi organizzativi della diversificazione stessa,
come i costi di transazione interni, i costi di controllo e in genere i costi di governo della maggiore
complessità.

7.4.3 I modelli istituzionali: banca universale e gruppo bancario:


Per modello istituzionale si intende una realtà definita da tre profili istituzionali:
1. La natura e l’integrazione dei processi produttivi ossia delle combinazioni prodotto-mercato- tecnologia
posti in essere.
2. L’assetto giuridico, ossia la struttura societaria e le relazioni esistenti fra i soggetti delle attività di
intermediazione. L’intermediario ha la possibilità di configurarsi come un soggetto giuridico unico o come
gruppo. Nel primo caso, l’entità aziendale unica incorpora l'esercizio di tutte le attività oggetto delle scelte
strategiche (archetipo della “banca universale”); nel secondo caso, il gruppo bancario opera come
struttura societaria articolata, dove l’azienda capogruppo svolge al proprio interno i processi produttivi e

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distributivi portanti e affida alle altre società controllate lo svolgimento di funzioni produttive specifiche
come il leasing, il factoring ecc.
Un’altra versione di gruppo bancario è quella in cui la banca ha il controllo di una o più banche con
accentramento di parte delle funzioni trasversali come finanza, pianificazione, risorse umane ecc. Si deve
tener presente che fra la banca universale che internalizza tutte le attività e il gruppo bancario che le
esternalizza tutte, esistono dei modelli intermedi.
La scelta del modello giuridico è molto importante perché i meccanismi di coordinamento decisionale
ed esecutivo differiscono in modo sostanziale. Nel modello di banca universale il governo ha fondamento
gerarchico. Diversamente, nel modello del gruppo ci sono dei meccanismi di negoziazione anche se
subordinato a un principio gerarchico (sono tanti soggetti giuridici autonomi ma sottoposti al controllo
della holding).
3. Assetto organizzativo, cioè la struttura, gli organi e le relazioni che governano l’intermediario.
Anche sotto questo punto ci sono delle alternative: una struttura organizzata per funzioni operative (crediti,
finanza, tesoreria ecc.) oppure per divisioni focalizzate per macro-combinazioni prodotto mercato (come
corporate banking, private banking ecc.). è bene dire che non vi sono conclusioni definitive a favore
dell’uno o dell’altro modello; al più si tratta di valutare la logica di coerenza interna. Per esempio,
un’ampia diversificazione delle combinazioni prodotto-mercato-tecnologia può apparire coerente con
l’adozione di un modello giuridico di gruppo. Viceversa, si potrebbe affermare che un intermediario
caratterizzato da minore diversificazione è più efficacemente governabile con modalità gerarchiche di
maggiore accentramento in un contesto aziendale unitari

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Lezione 6 del 2/03/2022


bilancio di una banca…continuo…
Alcuni dati di sistema
- Le dimensioni di un banca sono importanti e sono presenti economie di scala e quello che conta è la
segmentazione della clientela e della raccolta, cioè la banca ha bisogno di tanti segmenti di clientela a cui
rivolgersi e devono essere caratterizzati da una diversa propensione al ritiro dei depositi in modo che non ci
siano corse agli sportelli nello stesso momento.
- La segmentazione e differenziazione dei prenditori implica che quelli che ricevono denaro in prestito siano
assolutamente differenziati e che non ci siano rapporti gli uni con gli altri e quindi correlazione zero tra i
partecipanti.
- Chiusura del circuito-impieghi depositi: si fa un prestito e esso deve tornare sotto forma di deposito
- Il capitale è imprescindibile a meno di effettuare prestiti; le banche poco capitalizzate rischiano di essere
assorbite da quelle più grosso
- I dati di cui sopra sono quelli medi di mercato, ma dentro la media singole realtà sono più o meno
performanti
- Il rating di una banca è importante perché influenza la capacità di aumentare il capitale, di entrare in
operazioni straordinarie e permette di determinare il costo della raccolta .. dipende dallo stato (rating italia
basso).

Lo stato patrimoniale di una banca è redatto a sezioni contrapposte: sezione dell’attivo che comprende le poste che
rappresentano usi di fondi e la sezione del passivo il quale comprende le fonti dei fondi cioè come la banca effettua
la raccolta di risorse necessarie alla copertura degli investimenti, da quelle di debito a quelle di capitale netto.
Attivo

→ la voce 40 è residuale, si tratta delle vecchie


attività finanziarie, cioè titoli che potrebbero essere
destinati alla vendita
→ la voce 50: si tratta di immobilizzi

Passivo

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Composizione attivo e passivo del sistema bancario


● Attivo: composto dagli investimenti dei fondi raccolti a titolo di capitale proprio e di debito, essi
comprendono prestiti, titoli e attività sull’estero.
- I prestiti costituiscono la componente caratteristica dell'intermediazione creditizia attuata dalle
banche tramite contratti di credito, cioè strumenti finanziari non trasferibili e non negoziabili. Il
volume e la composizione dei prestiti sono determinati dalle scelte di diversificazione del rischio a
livello settoriale, geografico e di segmento della clientela.
→ le sofferenze sono crediti delle banche nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, sono
componenti dell’attivo che quindi indicano un un livello elevato di esposizione al rischio di
perdita. È importante sottolineare che esse sono solo una parte dei crediti in stato di anomalia ed
occorre considerare che la qualità del credito è misurata anche dalle voci delle inadempienze
probabili e dalle esposizioni scadute e deteriorate.
- Gli investimenti in titoli sono formati principalmente da titoli di stato e obbligazioni, costituiscono
l’evidenza delle relazioni strutturali esistenti tra la banca e il mercato mobiliare. All’interno della
voce titoli si collocano anche le azioni e le partecipazioni e cioè le quote di minoranza nel capitale
proprio di altre imprese a scopo di finanziamento, sia le quote di controllo nelle società che
compongono il gruppo bancario.
● Passivo: formato dalle attività di raccolta di fondi a titolo di debito →cioè la raccolta bancaria la quale
comprende: i depositi e le obbligazioni, le operazioni pronti contro termine (operazioni di vendita
temporanea di titoli con previo accordo di riacquisto), i rapporti interbancari e la provvista sull’estero
(acquisizione di risorse finanziarie in valuta estera).

Conto economico

→ è un conto economico scalare in forma


verticale che facilità l’individuazione del
contributo offerto dalle diverse aree di
business alla formazione del risultato netto.
- Margine di interesse: determinato
dalla somma algebrica di interessi attivi e
passivi; questi rappresentano ricavi e costi
di carattere finanziario direttamente
derivanti dall’attività creditizia della banca
- Margine di intermediazione dato
dalla somma della voce di commissioni
nette e altri ricavi netti. Tale margine può
essere considerato una proxy del valore
aggiunto della produzione bancaria.
- Risultato di gestione: somma
algebrica del margine di intermediazione e rettifiche /riprese di valore per deterioramento, esso tiene conto
dei costi generali della struttura aziendale.
- Utile lordo generato imputando al risultato di gestione gli accantonamenti e le rettifiche di valore
- Risultato netto dato dall’utile lordo al quale vengono sottratti gli oneri per imposte.

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L’attivo (questi sono dati medi)

→ Evoluzione delle attivo delle banche dal


2006 al 2020 (si legge dal basso verso l’alto)
● Si vede che il totale dei prestiti a
residenti italiani si è fortemente contratto nel
2011-2012 e dopodichè è aumentato
● Si sono affievoliti fortemente anche i
prestiti nei confronti del resto del mondo
● Sono aumentati i titoli di stato (prima
colonna gialla a sinistra) e i bond emessi da
altri residenti italiani.
→ in conclusione le banche italiane hanno ristretto l’area dei prestiti ai residenti italiani preferendo i bond di
imprese medio-grandi

Se sommiamo 60,7 e 3,9 (sono rivolte ad imprese) la somma dei due fa 64,6% uguale al dato che troviamo nella
serie storica nel 2016 nella casella dei prestiti circa prestiti concessi ai residenti italiani
Le banche per mancanza di capitale non hanno potuto utilizzare la liquidità, ma le più grandi si sono salvate
vendendo bond. Le medie e le piccole hanno subito la riduzione dei prestiti visto che le banche si sono rivolte alle
famiglie (percepite più solide rispetto alle imprese

- Nella seconda casella gialla vediamo che la banca ha stoppato prestiti alle piccole imprese, indirizzandosi
verso le famiglie (maggiore ROE) e il resto del capitale lo ha usato per fare prestiti allo stato caratterizzati
da poca rischiosità.

Le BCE nella fase finale del decennio, dal 2017 in avanti ha fatto operazioni note come Long term Refining
Operation (LTRO) di durata 3 anni e con costo pari alla media dei tassi rifinanziamento principale,
contemporaneamente alla fine del decennio ha fatto operazioni di Targeted Rifaning Operatin di lungo termine con
l’obiettivo che venga utilizzato per fare prestiti a famiglie e imprese.

Caso di un aumento del capitale: se l’amministratore delegato vede che le cose non vanno bene conviene fare un
discorso con gli azionisti e se il ROE è ancora maggiore del costo del capitale si propone un aumento di capitale
per ristrutturare quella parte della banca in modo che il ROE salga.
Se la situazione viene nascosta il Roe inizia a scendere e gli azionisti iniziano a vendere azioni e si crea un
situazione di estrema difficoltà in cui si spera nell'arrivo di qualcuno che apporti una grande quantità di capitale.

Il passivo

→ Il passivo si legge dall’alto verso il basso:


- I depositi delle banche ovvero
abbiamo la Bce che finanzia le banche italiane
- la colonna 3 mostra che le banche si
sono attrezzate con depositi e hanno eliminato
le obbligazioni, e di fatto la colonna delle
obbligazioni diminuisce (si passa dal 19,5% al
7%)

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- Il capitale e le riserve aumentano fino all’11,8% nel 2017 per poi diminuire per effetto della vendita di
crediti rappresentati da sofferenze che vengono venduti ad 1/5 del loro valore nominale e abbiamo un
riconoscimento di perdite che viene imputato al capitale proprio
- Ultima colonna: altre obbligazioni, le obbligazioni subordinati attraverso la quale la banca raccoglie denaro
e che potevano usare come patrimonio di vigilanza
Possiamo dedurre che le banche si sono finanziate tramite i depositi della Bce, tralasciando le obbligazioni,
soprattutto quelle subordinate.

I dati sulla raccolta

→ la colonna rossa dei c/c tende ad aumentare così


come i depositi a risparmio
L’obiettivo è minimizzano i costi della raccolta e ci
si rende conto che le obbligazioni costano troppo.
Mentre i tassi sulla raccolta erano bassi dato il tasso
di rifinanziamento pari a zero.

→ qui si vede come i depositi a risparmio siano esplosi e come la raccolto è composta prevalentemente da conti
correnti
→ i pronti contro termine sono minoritari e le obbligazioni sono precipitate

Alcuni dati: prestiti in generale

→ in valore assoluto i prestiti effettuati


sono diminuiti notevolmente in
particolare i conti correnti attivi
→ i mutui(alle famiglie) sono rimasti
più o meno invariati
→ è raddoppiato il factoring
→ anticipazioni verso l’estero, su
pegno di merci ecc. sono fortemente
diminuiti

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Alcuni dati: Prestiti alle imprese (micro imprese:ditte individuali, imprenditore ansiano)
- I conti correnti attivi sono
precipitati e sono aumentati i
prestiti contro cessione dello
stipendio e i prestiti personali
- Il factoring è tutto pro
soluto
- In termini relativi sono
tutti mutui perchè sono mutui
ipotecari su uffici

Qui vediamo microimprese che pur di farsi finanziare hanno accettato l’idea che venissero realizzati presti contro
cessioni della pensione.

Tassi di variazione dei prestiti


- Le famiglie consumatrici hanno sempre avuto
un tasso positivo
- Società finanziarie e famiglie produttrici dal
2012 fino al 2016 i tassi di crescita sono stati negativi
poi leggermente positivi fino al 2018 e negativi nel
2019 e risaliti nel 2020 grazie al supporto dello stato il
quale durante la pandemia ha permesso a liberi
professionisti e le piccole imprese l’accesso al 75%
dei prestiti con garanzie da parte dello stato e cassa
depositi e prestiti.

Evoluzione Conti economici (dati tratti dalla banca dati di Banca d’italia)
→ Quando i tassi di interesse
diminuiscono, le banche pagano
meno la raccolta e meno tassi sugli
impieghi e diminuisce il margine di
interesse (confronto 2008 e 2013)
mentre diminuisce di meno il margine
di intermediazioni e questo vuol dire
che in qualche modo la banca ha
tamponato con maggiori commissioni
(invariante rispetto al tempo) e si
incassa in qualsiasi caso indipendente
dall’andamento dei tassi ed anche
quando non incasso credito.
Si tratta principalmente di commissioni su conti correnti e spese di tenuta conto.

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Unicredit in Italia ha cominciato ad abbassare i tassi sotto lo zero, disincentivando i saldi sui conti oltre un certo
livello in modo che si possa impiegare meglio il denaro. La politica di racconta si è orientata sdoganare il costo
della raccolta a zero si indotto un orientamento delle banche verso le commissioni.
L’idea è che con le commissioni si paghi almeno il personale.

- Poi abbiamo i costi operativi che dipendono dai costi del personale (che è rigido?) e l’obiettivo è non
sostituire il personale, quando un dipendente va in pensione il personale diminuisce. Questo significa che
nelle filiali il personale deve distribuire i prodotti che la banca produce e far sì che le operazioni di cassa
allo sportello cotini poco. Il personale serve ancora per la parte corporate e private.
L’obiettivo è ridurre il costo del personale.

BNL ha intenzione di agevolare il pensionamento e sostituire il personale con dei software nelle filiali che
aiutino il cliente a scegliere il prodotto.

- Abbiamo poi un risultato di gestione che si è ridotto e gli accantonamenti su rischio di credito sono esplosi
- L’ultima colonna mostra che l'utile netto o perdita non solo scende nel giro di qualche anno ma diventa
anche molto volatile, questo fa sì che il ROE sia basso e volatile e allontana la possibilità che vengano
attuati investimenti nelle banche italiane.

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Lezione 7 del 7/3/2022

Uno schema semplificato


Andiamo a guardare uno schema semplificato…

Fondamentalmente abbiamo che nel bilancio di una banca ci sono diverse ATTIVITÀ fruttifere di interessi, che
possiamo dividere in quattro zone;
1) zona della liquidità - formata da: Riserve di liquidità rappresentate da depositi presso le altre banche o
presso la BC (vengono identificate come “riserve di liquidità primarie”), a queste si aggiungono: titoli di
mercato monetario (con scadenza residua sufficientemente breve → possono essere trasformati
rapidamente in moneta).
2) zona dei titoli - formata da: titoli, bond, titoli pubblici in questi ultimi vengono impiegati depositi che si
ritiene non possano essere prestati ai clienti.
3) zona dei crediti verso i clienti → questi rappresentano la parte centrale dello stato patrimoniale di una
banca. La banca crea margine di interesse contrapponendo crediti verso clienti alla raccolta. La differenza
sui tassi attivi imposti sui crediti vs clienti e interessi passivi sulla raccolta
4) zona degli immobilizzi → questi possono essere di due tipi: titoli immobilizzati e immobilizzi rappresentati
da filiali, palazzi…
Questa parte nel corso del tempo si è sempre più ridotta, le banche non vogliono immobili se non per la
sede.
5) altre attività fruttifere di interesse → sono quelle rappresentate nella parentesi graffa dove ci sono liquidità,
titoli e crediti.
Dalla parte del PASSIVO ci sono:
1) debiti verso clienti / verso la BC/ verso le altre banche
2) titoli intesi come obbligazioni emesse, in un mondo ideale avremo la casellina della stessa dimensione con
cui è indicata ma per quello che sta accadendo negli ultimi anni il denaro costa terribilmente poco di
conseguenza la politica di qualunque banca è quella di ridurre la casellina titoli e aumentare la casellina
debiti verso clienti.
3) fondi rischi e TFR
4) patrimonio → inteso come riserva di patrimonio netto al cui fondo troviamo l’utile netto
5) utile netto
Nell’ambito degli intermediari finanziari troviamo una differente nozione di patrimonio che si chiama patrimonio
di vigilanza. Siccome per svolgere l’attività creditizia è richiesto un patrimonio perchè è un rischio di impresa, per
agevolare le banche nello svolgere attività creditizia da molto tempo a questa parte si è imposto di dover avere un
patrimonio almeno pari al 10% dell’attivo formato da equity e titoli emessi dalla banca a lunghissima scadenza.

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I titoli attivi

A fronte delle attività e passività


fruttifere di interessi ci sono
interessi e ricavi/costi per servizi
che entrano in CE. Titoli attivi→
generano interessi attivi e profitti/
perdite finanziarie (capital
gain). Ci sono in genere
commissioni passive
(intermediazione). Teoricamente i titoli dovrebbero essere comprati in maniera residuale dopo i prestiti perché in
questo modo si dovrebbe lucrare un interesse maggiore piuttosto quello che si avrebbe raccogliendo e investendo la
raccolta in titoli. Oggi in realtà la residualità va in accordo con gli assorbimenti di capitale→ abbiamo detto che se
hai capitale→ la regola la puoi rispettare ma se non hai capitale allora devi acquistare titoli da un emittente che
legalmente richiede assorbimenti di capitale uguali a 0.

I crediti clienti

Crediti clienti→ Danno luogo a interessi attivi, commissioni e a rettifiche di valore che se poi ci si accorge che non
sono dovute danno luogo a riprese di valore → se hai rettificato il credito e poi ti accorgi che il prenditore ha
migliorato la sue condizioni economico-finanziarie puoi effettuare una ripresa del valore, ovviamente la ripresa può
arrivare al massimo al valore iniziale del credito e non oltre.

Gli immobilizzi

Immobilizzi→ danno luogo a spese amministrative.

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Sono fondamentalmente rappresentati da immobili, avviamenti e investimenti in ICT (informatica). Gli


immobilizzi sono una voce che si sta rimpicciolendo a livello di sistema.
Una prima ragione è perché ci sono sempre meno sportelli: quelli che funzionano sono assorbiti e comprati dalle
banche più importanti mentre gli sportelli ridondanti non li acquista più nessuno. Fino al 2008 uno sportello
importante (non solo i muri ma l’intera filiale→ muri, personale, crediti, debiti, commissioni) poteva arrivare a
valere fino a 10 milioni di euro, oggi se vale 1 milione è tanto perché il personale è considerato una palla al piede, i
prestiti li puoi benissimo fare a distanza, la raccolta viene fatta dalla BCE che ti immette liquidità. Quindi la parte
fisica di immobili materiali conta sempre meno. La parte di immobili immateriali come l’informatica è importante
e ha però una durata relativamente ridotta considerata la continua innovazione. Gli avviamenti→ “mmmh… non
c’è niente da avviare, una banca che se ne compra un’altra… ICT è l’unica cosa che conta”.

I debiti clienti

Debiti verso clienti→ danno luogo a interessi passivi (la Germania che sta rendendo i tassi passivi negativi rende di
fatto questa voce un lucro anziché un costo) e a commissioni attive, soprattutto in Italia dove le commissioni sono
alte.

I titoli passivi

Le variabili esterne

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Le variabili esterne sono fondamentalmente due:


1) la curva dei tassi → ci dice il prezzo di diversi prestiti in base al diverso merito creditizio (ad esempio quelli
nei confronti di prenditori sovrani che si ritengono privi di rischio) la curva dei tassi implica che l’intermediario
può fare delle scelte. Se l’intermediario ha sulle spalle titoli del debito pubblico a vent’anni allora un rialzo dei tassi
di interesse determinerà un effetto negativo per l’intermediario. Quel titolo finisce per
crearle una perdita finanziaria.
2) Il ciclo economico è un ulteriore fattore con cui gli analisti guardano il settore bancario.
Qui il ciclo economico impatta sul rating del soggetto prenditore di denaro da parte dell’intermediario quindi
fondamentalmente sulla qualità del credito verso clienti e sulla qualità dei fondi rischi. Là dove il ptf credito verso
clienti migliora gli accantonamenti si possono riportare in CE sotto forma di riprese di valore.

Struttura degli indici

Andiamo ora a capire come possiamo inquadrare il CE di un intermediario orientato al margine creditizio in termini
di indici.
Il ROE, cioè Reddito Netto (RN) su Mezzi Propri (MP), → rappresenta il rendimento che l’azionista si aspetta di
ottenere dall’intermediario. L'azionista si aspetta di ottenere un ROE minimo rappresentato dal costo del capitale.
Maggiore è la distanza tra i due maggiore è l’irrilevanza della distribuzione dell’utile.
Es: se sono un’impresa che produce un ROE del 10% quando il costo del capitale e l’8% è chiaro che chi
detiene le azioni non vuole i dividendi perché ricevendo dividendi li investirebbe all’8% ma se l’impresa riesce a
produrre il 2% in più non ha senso, anzi l'azionista in questo caso richiederebbe un aumento del capitale, di
conseguenza non riscuote gli utili.
Se si ha un costo del capitale pari al 10% e un ROE sempre del 10% è indifferente distribuire o non distribuire.
Mentre se si ha un ROE = 8% e costo del capitale =12% allora sicuramente gli azionisti riscuoteranno i dividendi
per investirli a un tasso più alto.

Possiamo andare a decomporre il ROE in tre componenti:


1. RGF/MP: (reddito della gestione finanziaria/ mezzi propri) → questo viene identificato come il reddito
che deriva dalla gestione fin nel suo complesso, sui mezzi propri. Tornando al conto economico scalare
visto nella lezione 6 qui abbiamo il risultato: reddito della gestione finanziaria fatto principalmente da
rettifiche e accantonamenti. Questo risultato in un mondo ideale dovrebbe essere uguale a zero.
A sua volta questa parte è divisa in:
a. MI/MP (margine di interesse/mezzi propri) → corrisponde al ROE della gestione denaro. È la
redditività della gestione istituzionale dell’intermediario. Andiamo a concentrarci solo sul
numeratore ovvero sul margine di interesse, questo è dato dal margine di interesse unitario,

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ovvero: interessi attivi (IA) su attività fruttifere di interesse (AFI) (gli interessi attivi sono quelli
prodotti da liquidità, titoli e crediti vs clienti su attività fruttifere di interessi!). Questi interessi
attivi moltiplicano il passivo, dato da: debiti vs clienti, titoli, fondi rischi, TFR e altro.
Concentriamoci ora, sull’attivo rappresentato dalle attività fruttifere di interessi, queste sono
finanziate dalle passività onerose e da tutti i fondi rischi e da una grande parte di TFR e altro che
chiamiamo capitale circolante netto (CPN) (rappresentato nel nostro esempio da tutti i fondi
rischi e da una grande parte del TFR e altro).
Per quanto riguarda la scrittura PFI/MP (passività fruttifere di interessi/ mezzi propri) rappresenta
la leva finanziaria. Questa leva prima del 2006/07, prima della crisi della lehman brothers, era
molto elevata (mezzi propri molto ridotti). Di conseguenza, si è cercato, attraverso delle regole di
vigilanza (Basilea 2, Basilea 3…) di aumentare la componente di mezzi propri dell'intermediario
per ridurre la leva finanziaria.
b. MIN/MI
c. RGF/MP
2. RLI/RGF: (Reddito Lordo di Imposte/ Risultato della Gestione Finanziaria) → qui dentro abbiamo i costi
di struttura: costi generalmente ascrivibili al personale, manutenzione, software…ecc su cui si prevede un
drastico ridimensionamento. Sti sta cercando, da diversi anni, di ridurre i costi. Negli ultimi cinque anni
alcune banche si sono inventate una sorta di pensionamento dei genitori con assunzione dei figli.
3. RN/RLI (Reddito Netto/ Reddito Lordo di imposta) → riguarda l’efficienza fiscale: cioè la capacità di
pagare meno tasse, centra la pressione fiscale.
In questo contesto, un altro handicap dell'industria bancaria italiana è che sta in un paese ad alta pressione
fiscale. Ciò implica che se porti la holding in un altro paese allora ciò ti consente di pagare molte meno
tasse oltre che migliorare il rating che non sarebbe più legato al rating dell’Italia. È la strategia adottata da
FCA che ha portato la holding ad Amsterdam. Alcune banche hanno effettuato delle operazioni di Total
return swaps. Operazioni in base alle quali si cedevano dei flussi di interessi in cambio di dividendi da
parte di una banca inglese. Teoricamente lo scopo era pagare meno tasse perché i dividendi potevano essere
tassati solo in parte→ tuttavia l’Agenzia delle Entrate italiana ha sindacato l’operazione ritenendola elusiva
ed ha iniziato a fare controlli. Le banche allora hanno pagato una penale per chiudere la questione e
fermare i controlli.

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Lezione 8 del 8/3/2022

Vediamo un Roe per qualsiasi


banca molto basso,ovviamente il
Roe dipende dal calcolo del
capitale che è al denominatore,
di solito si prende il patrimonio
vero o proprio. L’altra cosa è la
nozione di utile,un utile
normalizzato per espungere
variazione di carattere
straordinario.
Nel 2020 le cose non sono
andate benissimo, Roe positivo
delle banche: le banche SPA,
preoccupandosi molto più perché con questo roe non si possono fare aumenti di capitali. Nel mondo delle spa ci
sono diversi casi:
- Roe maggiore, banca più grande
- Banche pop e credito cooperativo Roe relativamente basso.
Dentro gli indici, primo di carattere negativo il che significa che il reddito di imposta è in alcuni casi negativo il che
significa che il ROE è stato generato da redditi di carattere straordinario che sono a valle del reddito operativo al
netto delle imposte. Lo vediamo nell’ambito del reddito lordo imposta sul reddito gestione finanziaria, è negativo.
Negli altri casi è soddisfacente. Il RGF/MP è regolare per tutte, ma non così elevato come potrebbe essere nel
caso di roe positivo, per colpa dei costi operativi. Dopo di che abbiamo un’ RGF/MIN ci dice quanto cupano gli
accantonamenti per rischio di credito, che in qualche modo hanno condizionato il conto economico delle banche,
soprattutto per le spa anche se non in un modo esagerato..hanno fatto una bella pulizia di bilancio.
MIN/Mp è molto elevato per tutti; le banche italiane sono molto attente alle commissioni. Il peso delle
commissioni è del 102% sul margine di interesse per le spa, del 95% sulle popolari e 61% per le BCC. Infine il roe
della gestione denaro oscilla tra le banche spa, popolari e di credito cooperativo.
La spiegazione di questo margine della gestione reale da dove deriva,qua dentro la redditività dell’attivo, le attività
fruttifere di interesse gli ha attribuito 1,63% il prof. Quindi il prof ha fatto 1 milione per tutte le banche.
Gli altri sono accurati con CCN per le banche SPA è il 60% e per le banche di credito cooperativo è più modesto
perché sono più capitalizzate.
La leva finanziaria è più elevata per le spa che per le banche di credito cooperativo; ci fa notare che per molte
banche italiane non è mai stata così elevata come quella europea. In italia si sono ammalorate per c’era la presenza
diffusa di sofferenza rispetto a quelle di altri paesi europei.
Gli ultimi dati sono buoni: CCN/MP e PFI/MP. Da questa situazione si capisce il problema sta nei costi operativi e
un seconda possibilità sono le sofferenze per post pandemia, le carenze si vedono a distanza.. Dopo un po ' di
tempo, un paio di anni. Altro fattore è la crisi in corso di questo momento che coinvolge le banche ita come le spa.
Redditività
ROE

- Le banche che fanno di più sono quelle dell’est, ad


esempio romania, perchè qua i tassi di interesse sulle valute sono
molto superiori e quindi si crea quel margine di interesse è
fondamentale per fare Roe.

Quindi noi abbiamo una chiave di lettura della redditività


della gestione denaro che gioca o sullo spread oppure
gioca sulla leva finanziaria. Attenzione che tutto ciò ha

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portato (siccome abbiamo delle banche con forti sofferenze) a dei ROE medi che sono a questi livelli
(quelli che abbiamo visto prima).
Diamo ora un’occhiata ai ROE medio di altri paesi in Europa. Notiamo che i paesi che non hanno l’Euro
come moneta hanno mediamente una redditività del sistema bancario maggiore rispetto alla nostra (o
comunque maggiore della media europea). L’Italia si trova ad avere un ROE di poco sopra la media
europea. Mi piace far vedere questa slide per notare anche la distanza di redditività tra il nostro sistema
bancario e quello, ad esempio, della Germania.

COSTI/INCOME

Questo qui è invece l’istogramma raffigurante


il cost-income ratio: ovvero tutti i costi
rapportati al totale reddito bancario.
L’italia è in buona compagnia. I paesi messi male sono
la germania, malta.. L’italia è all’ottavo posto

NET INTEREST/TOTAL NET OPERATING INCOME

Qui vediamo il margine di interesse/ reddito operativo.


Siamo il peggior paese, chi ottiene i maggiori risultati è la
grecia anche se ha molti altri problemi, ma riesce ad
incamerare margini di interessi molto elevati perché
pratica degli interessi attivi eleve verso le imprese perché
ha di fronte a sé una platea di imprese non buone. C’è una
grande differenza tra grecia e malta. Vanno molto bene
paesi come la SPAGNA, L’OLANDA..

NET FEES/TOTAL NET OPERATING INCOME


Qua siamo nel mondo delle commissioni,l'italia qui è la
prima insieme alla banche tedesche e francesi.

COST OF RISK

Accantonamenti per il rischio di credito. La grecia è


quella che accantona di più , dato l’elevato margine di
interesse . Anche le banche romene e quelle bulgare,
cipro,polonia e spagna. Paesi particolari come la grecia o
paesi fuori Europa.

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NPL RATIO
Qui invece abbiamo l’NPE Ratio (Non
Performing Exposure), ovvero il rapporto
tra crediti deteriorati ed il totale dei crediti
erogati. Pertanto qui troviamo al posto dei
loans i titoli obbligazionari/prestiti.
Anche qui ritroviamo la Grecia, Cipro, Bulgaria,
Portogallo e l’Italia.

NPE RATIO

Qui vediamo non i crediti andati male, ma i bond


andati male: grecia,polonia e anche italia …

COVERAGE RATIO OF NPL

Gli accantonamenti che sono stati realizzati sugli


NPL sono raffigurati su questo grafico. La grecia
che ha più NPL non è quella che ha accantonato di
più, significa che le banche greche sono molto
fragili. I paesi che hanno accantonamenti maggiori
sono quelli est europeo e non comprendono l’area
euro.

LEVERAGE RATIO
La leva finanziaria è molto elevata per paesi dell’est
europeo come romania, Polonia,Slovenia. L’italia è
messa relativamente bene in questo momento. La
germania e la francia hanno meno di noi. Noi siamo
vicini all’austria

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CET 1 CAPITAL RATIO

Questa è la parte di capitale nella common


equity. Qui siamo messi maluccio. Banche
dell’est europeo (no euro) sono messe molto
meglio sono più capitalizzate rispetto a noi.
Noi siamo al livello del portogallo e dell’austria.
La grecia si vede che ha un CET 1 capital ratio
basso.

TIER 1 CAPITAL RATIO


Tier 1 = common equity + bond subordinati.
La posizione dell'Italia risale, usciamo dal
patrimonio vero e proprio e entriamo in quello di
vigilanza. Qui siamo messi meglio. La grecia è
sempre problematica.
Invece le banche dell’est europa sono messe
meglio di tutte le altre banche

LOAN TO DEPOSIT RATIO FOR HOUSEHOLDS AND NON FINANCIAL CORPORATIONS

Il rapporto tra prestito e deposito.


Le banche danesi sono quelle che effettuano più
prestiti, ci riescono perché emettono
obbligazioni.
Le banche italiane sono a metà, meglio di noi la
germania e peggio di noi la grecia.
Perché le banche italiano hanno meno
capitalizzate delle altre e quando bisogna
effettuare i prestiti alle piccole medie imprese
fanno dei tagli.

Conclusioni

Cerchiamo ora di trarre le conclusioni di tutto il ragionamento fatto finora. La prima cosa su cui vorrei
prestasse attenzione è che, come si ragionava per il moltiplicatore, il moltiplicatore lavora per ogni singola
attività creditizia per cui occorre per una banca chiudere il circuito, cioè una banca fa un prestito ed esso
deve tornare sotto forma di depositi. Questo aiuta a moltiplicare prestiti e depositi, ma ciò ovviamente
implica grandi dimensioni. A sua volta l’attività di prestito implica un corretto pricing della perdita attesa,
ad esempio se viene effettuato un prestito occorre capire se la redditività di tali prestiti ripaga la perdita
attesa. Di solito si fa un’intervista al soggetto che prende a prestito il denaro cercando di trarre delle
informazioni utili ad identificare la sua probabilità di default. E, attraverso un modello che vedremo, tutto
questo deve essere trasformato nel pricing di un prestito. Il pricing del prestito deve anche tener presente il

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fatto che tali calcoli potranno, domani, rivelarsi fallaci poiché dall’esterno è arrivato il Coronavirus della
situazione (perciò occorre avere capitale proprio). Quindi il prestito deve pagare il costo della raccolta, i
costi operativi, la perdita attesa ed, infine, arrivare a remunerare il capitale assorbito dal prestito. Si tratta di
calcolare un ROE marginale su quel capitale. Oggi in tutti gli intermediari finanziari si ragiona con queste
metriche, cioè se si deve decidere se comprare una banca o una compagnia di assicurazione si tiene
solitamente conto di: ROE marginale, capitale assorbito e revenues derivanti dalla partecipazione.
Analogamente se si decide di effettuare un prestito il problema è la forma tecnica: mutuo o prestito
personale? Si ragiona in base alle revenue che ne derivano, incrociate con il capitale assorbito.
Questa metrica è talmente diffusa che si guardano anche i buchi nella regolamentazione. Ad esempio, se
oggi una banca è capogruppo di un gruppo ed acquista un’altra banca e questa al suo interno ha una
compagnia assicurativa all’interno del gruppo, lei comprandosi l’altra banca può decidere se la
partecipazione la prende in proprio oppure la dà alla compagnia di assicurazione. La decisione finale sarà
quella che massimizza il ROE marginale controllando i capitali assorbiti secondo la regolamentazione
assicurativa e controllando i capitali assorbiti secondo la regolamentazione bancaria. Alla fine tale
partecipazione sarà presa all’interno del bilancio della compagnia assicurativa perché oggi una
partecipazione bancaria implica un assorbimento di capitale del 100%, mentre una partecipazione
assicurativa del 35%. Viene quindi oggi preso molto in considerazione il ROE marginale di ogni singola
operazione.
La diversificazione degli impieghi per ridurre il rischio di credito e gli assorbimenti di capitale risulta poi
essere determinante. Se il mercato locale è diversificante va benissimo, altrimenti occorre disporre di
differenti mercati locali e se non si ha questa possibilità bisogna orientarsi verso le cartolarizzazioni. In
altri termini nel momento in cui si ha una cartolarizzazione la banca crea uno special purpose vehicle che
raccoglie sul mercato emettendo dei bond e tale raccolta dei bond servirà per comprare il prestito della
banca. Quel bond in realtà è specchiato nel prestito, perciò quel bond potrebbe essere comprato da un’altra
banca per comprarsi quel prestito. Ovviamente i prestiti saranno segmentati in diversi livelli a seconda del
rischio e delle garanzie e, perciò, anche i bond saranno segmentati a seconda dei differenti livelli. Una
banca ad esempio potrebbe comprarsi 50 milioni del bond di livello 1, 15 milioni del bond di livello 2 e 10
milioni del bond di livello 3 al fine di realizzare un'ulteriore diversificazione (oltre che geografica anche
per tipologia di rischio). Questo mercato, che origina dalla bontà di affidamento della prima banca che lo
cartolarizza (di cui, quindi, occorre fidarsi) si è impallato nel 2008 e sta gradualmente presentandosi in
questi anni. Tuttavia, parliamo di volumi di cartolarizzazione intorno al 2% di tutti i prestiti, per cui stiamo
parlando del nulla fritto.
Quali banche sono più interessate a questa roba? Le Banche di Credito Cooperativo perché sono di piccole
dimensioni, immerse in specifici mercati locali e non riescono a fare queste cose. Perciò avrebbero
bisogno di effettuare cartolarizzazioni ma, allo stesso tempo, non si fidano l’una dell’altra.

Esigenze critiche
● Chiusura circuito impieghi depositi: i prestiti inducono i depositi
● L’attività di prestito implica
○ Pricing della perdita attesa
○ Capitale per gestire la perdita inattesa
● Diversificazione impieghi per ridurre il rischio di credito e gli assorbimenti di capitale
○ Mercato locale diversificante
○ Disponibilità di diversi mercati locali
○ Favorite le grandi dimensioni
○ Cartolarizzazioni
Fondamentalmente abbiamo un settore che si sta ricomponendo, i ROE stanno mutando perché purtroppo i margini
di interesse si sono affievoliti. Dall’altra parte c’è un settore che trae grande beneficio quando i margini di interesse
si espandono. Quando i tassi di interesse salgono il settore bancario ne trae beneficio poiché riesce ad allargare la
forbice. Quindi una delle ragioni che hanno determinato le criticità della Deutsche Bank rispetto alla BCE è questa:

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“Attenzione con questa politica monetaria state ammazzando la redditività delle Banche tedesche’’, ma in realtà la
redditività delle banche tedesche era già stata fatta fuori da titoli non perfettamente solvibili.
L’idea è di non remunerare la raccolta a vista e addirittura remunerato a tassi negativi. Perché se una banca deposita
denaro presso la BCE al momento paga un tasso del -0.5% e, pertanto, parte di questa spesa cerca di trasferirla
presso la clientela. Altro elemento che caratterizza le banche di oggi sono le politiche di raccolta anticipative, cioè
raccolgo denaro a tassi molto bassi prima che risalgono. Una seconda cosa è la ricerca di aumento di ricavi per
servizi e non di assorbimento di capitale. La loro idea è quella di diventare banche più piccole, magari all’interno di
gruppi di più grandi dimensioni. Se vedete il settore bancario italiano il totale attivo è diminuito poiché quel che
conta non è essere grandi ma essere profittevoli.
Un discorso a parte meritano le Banche di Credito Cooperativo che hanno osteggiato tale politica di aumento dei
ricavi per servizi fino al 2008. Il motivo alla base è che alla base della loro mission non c’è il profitto,pertanto esse
si sono poste come leader dei loro micro-mercati locali. Ma per essere leader in un micro- mercato devi essere
grande e per essere grande devi fare tanti prestiti e per farlo si ha disperato bisogno di raccolta diretta, andando a
distruggere raccolta indiretta, polizze assicurative e risparmio gestito.
Questa era la politica delle BCC prima del 2008: niente ricavi per servizi ma solo margine di interesse.
Dopo il 2008 è accaduto che, siccome facevano prestiti nei mercati locali, le BCC hanno fatto prestiti a
piccoli soggetti spesso inseriti nel mercato dell’edilizia, si sono registrate parecchie insolvenze e a questo
punto hanno dovuto interrompere la macchina. Poiché qualora una persona portasse loro un deposito essi
dovevano impiegarlo in un prestito che, probabilmente, sarebbe diventato una sofferenza. Pertanto, le BCC
pregavano i clienti di lasciar perdere e hanno cominciato a collocare altre cose. Di fatto, quindi, l’esigenza
di ottenere dei ricavi per servizi è diventata fondamentale anche per la BCC, oltre al fatto di dover negare
dei prestiti per evitare insolvenze.
Un altro punto importante è la riduzione e la variabilizzazione dei costi del personale. In questa situazione il
personale è tenuto ad essere remunerato in termini variabili. Se la banca guadagna, guadagna anche il
dipendente, altrimenti no. Anche i personali di vendita sono stati sensibilizzati verso questa direzione.

Andamento recente delle grandezze di bilancio


● Andamento margine di interesse in funzione degli interessi
○ Tendenza alla non remunerazione raccolta a vista
○ Politica di raccolta anticipative
○ Rendimento negativo su raccolta
● Ricerca di aumento ricavi da servizi => non assorbimento di capitale
○ Banche tradizionali
○ (BCC)
● Riduzione e variabilizzazione dei costi del personale
● Quale comportamento indotto dagli IAS?

PRESENTAZIONE DEGLI IAS


L’attivo
La nostra attenzione si sofferma dal punto 10 al punto 80
- Dalla voce 10 alla voce 40 ci aspettiamo che asset
class valutati al fair value.
- Dal voce 60 alla 70 al costo ammortizzato
- Dalla voce 50 immobilizzi ( poca roba )
Voce 70 i crediti .. vediamo come vengono gestiti;
all'iscrizione( momento in cui viene emesso) si dice che il
credito ha un valore pari al suo valore di mercato.

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Il primo 31/12 chiude il bilancio e si valuta il credito: quel credito è ancora valutato al valore del mercato?
Dobbiamo fare l’impairment test che verifica quanto vale il credito. Se questo test ci da la certezza che il credito ha
lo stesso valore allora dobbiamo fare una rettifica, lo scarico viene effettuato attraverso i mezzi propri o la
riduzione degli utili di esercizio. Se lo scarico viene su MP gli azionisti potrebbero non percepire, se viene fatto
sull’utile gli azionisti se ne accorgono. Si è preferito fare una norma che dice che va in conto economico, cioè
rettifiche di valori che scarica sull’utile. Il problema è capire quando svalutare i crediti e vedere se applicare ifrs o
ias 39? Dopo di che abbiamo una seconda possibilità di valutazione di un credito, una volta che hai svalutazione o
rivalutazione, come si scrive in bilancio? Se lo dobbiamo svalutare del 20% credito era 100 va a finire ad 80.
Quello che scrivi è riferito ad un valore di borsa relativo a prestiti calcolati allo stesso prezzo(specie) e qualità
oppure faccio riferimento ai soldi che ho rubati all’inizio. Niente valore di borsa, ma vado a riprendere il valore
iniziale del mio prestito, perché si fa riferimento ad una nozione di valutazione soggettiva chiamiamola “costo “.

Il passivo

La nostra attenzione si focalizza dal punto 10 al


punto 50

Criteri di valutazione

Il patrimonio della banca è diviso in tre zone:


- Fair value,valorizzazione della posta viene fatta
al valore corrente, è più facile calcolare il valore di un
titolo quotato; troviamo un valore oggettivo.
Applicando il fair value ad un titolo non quotato si può
stimare, ma ha un valore che si allontana dal valore
corrente, la stima è molto difficile.
- costo ammortizzato, un costo che prevede una
logica di invarianza rispetto al tempo. Facciamo
riferimento al costo storico, quanto valeva nel passato.
- poste immobilizzate valutazione valore di immobilizzo.

Effetto costo ammortizzato


Prendiamo un prestito di 1000, una commissione di
10, una durata di 5 e un tasso di 3,40%, l’IRR è pari
3,62% sarebbe il 3,40% più la commissione. La
commissione di 10 come viene spalmata sulla vita
del prestito? 2 euro ogni anno? ( criterio fiscale, il
fisco ragiona così) invece noi applichiamo i principi
contabili (IAS) che ammortizzano questa
commissione nel corso del tempo al tasso IRR.

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Il costo ammortizzato lo applichiamo con scadenza precisa,tasso fisso e commissione.


Un mutuo con tasso si valuta al costo ammortizzato.
Se al posto del mutuo c’è un’apertura di conto corrente come si distribuiscono le commissione? E se abbiamo un
mutuo a tasso variabile? Nel secondo caso possiamo ancora utilizzare il costo ammortizzato calcolando ogni anno
IRR, ma nel caso del conto corrente non si può usare non c’è una scadenza. Nella valutazione di un credito si
effettua l'impairment test, dopo stabilire che si applica al 100% se l'impairment esito negativo o se esito positivo si
svaluta rispetto al valore iniziale (chiamiamo costo o costo ammortizzato). Semplificando le cose nei crediti si
applica prima l’impairment test e poi costo ammortizzando, cioè valore iniziale.

Tipologie di strumenti
Nello IAS 39 le attività finanziarie venivano
classificate in diverse tipologie:
- Detenzione per trading
(titolo,call,put,derivati) fair value
- out of maturity : titolo portati fino a
scadenza (immobilizzi, bond) valutati al
costo iniziale
- loan and receivables (prestiti o mini
bond o titoli redimibili con tasso fisso)
valutati al costo ammortizzato
- mondo della fair value option: titolo
che scegliamo di valutare al fair value
- available for sale dove ci mettiamo
quello che non sappiamo che fine farà;
sappiamo solo che è disponibile alla
vendita( è un mondo residuale ) questo è
valutato al fair value. È molto presente nel
bilancio bancario. Solitamente la
svalutazione/ rivalutazione dei crediti
finisce in conto economico; qui la
svalutazione o rivalutazione fa aumentare il
capitale proprio.
Ad esempio, un bond comprato a 100
potrebbe l’anno dopo valere 102 o 99. La
differenza di valutazione la posso mettere in
2 posti; se immaginate che l’attivo si
rivaluti questa rivalutazione dell’attivo o finisce nei mezzi propri oppure finisce nell’utile (va in CE ed entra
nell’utile d’esercizio).

Se si ha, ad esempio, un titolo for trading situato nella voce 20 (attività di negoziazione) allora lo scarico avviene
in CE, cioè la valutazione up and down al fair value implica che se ne accorga subito l’azionista.

Se si ha un’attività finanziaria valutata al fair value per scelta (e non per obbligo) succede che,
nuovamente, lo scarico avverrà in conto economico.
Se si ha, invece un’attività finanziaria for sale situata nella voce 40, stavolta lo scarico avviene direttamente
sui Mezzi Propri. Tutto ciò determinava il rigonfiamento e lo sgonfiamento dei Mezzi propri senza che gli
azionisti lo vedessero. Paradossalmente l’acquisto di Bond sul mercato secondario da parte della BCE
finisce per far crescere questa zona del ptf bancario.
Fondamentalmente una banca che compra dei BTP li mette nella voce 40 poiché non sa se tenerli o
venderli. Perciò tutta sta roba quando cresce fa crescere il valore dei mezzi propri con benefici per tutta la

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solvibilità della banca soprattutto nei confronti delle autorità di vigilanza. Tutto questo ha, inoltre, effetto
sulla concessione di prestiti poiché non vi sono problemi se aumentano i mezzi propri.
Ovviamente quando il Bond viene venduto accade che la vendita del bond dà luogo ad una plusvalenza.
Immaginiamo un bond acquistato a 100 che viene rivalutato a 102 e venduto a 104, la plusvalenza realizzata di 4
viene completamente imputata a conto economico annullando la riserva di capitale determinata precedentemente in
modo tale che la banca prenda cognizione della plusvalenza realizzata.
Il fair value risente dell’andamento del mercato e del tasso di mercato soprattutto.

Impairment test

Impairment si può attivare quando


vogliamo, ma l’uscita può dare esito
positivo o negativo (svalutazione o
meno), deve essere acclarata la perdita
di valore e identificare delle sofferenze
su strumenti creditizi. Non possiamo
svalutare o accantonare finché questo
processo non venga fatto.
Acclarare la perdita significa: default
(mancato pagamento alla scadenza),
procedure concorsuali, mancati
pagamenti senza incorrere in default.,
mancato pagamento di una cedola ad
esempio, diminuzione del fair value. Se abbiamo una valutazione di carattere collettivo è una valutazione per
singola ma di attività omogenee per le quali valgono le stesse domande. La crisi del 2008 mette in evidenza che con
questi criteri il problema si sarebbe verificato un pò troppo tardi e guaio avrebbe determinato? Nel momento in cui
usiamo queste metriche , cioè oggettiva evidenza di perdita di valore, arriviamo a produrre e valutare l’impairment
test in ritardo, ma non solo possiamo effettuare questa valutazione quando i prezzi dei titoli valutati al fair value
hanno risentito di una diminuzione dovuto al peggioramento del merito creditizio dell’emittente, e quindi si
procede con una svalutazione e il fatto che noi svalutiamo è un’info che viene lanciato sul mercato. Questa notizia
farà precipitare ancora di più il titolo.
Distinguiamo due mondi:
● Fair value
● Costo ammortizzato
Stabiliamo alcune regole che permettono di svalutare sulla base di informazioni soggettive che non portano
all’effettiva perdita di valore, anzi ci permettono di anticipare la perdita di valore.( “ quando ve la sentite svalutate”
compito del risk manager ). Vengono nuovamente definite nuovamente le regole e semplificate.

IFRS 9

Si dice che un titolo può essere valutato con


entrambi i metodi; per poter capire quale modo
sia più giusto bisogna chiederci se è un prestito o
un titolo. Non è facile perchè posso avere un
titolo strutturato che paga determinati interessi..
O un interesse maxi nel caso di un verificarsi di
un evento. Non sappiamo se è un bond o meno.
Prima la regola era che available for sale erano
considerati come classe residuale e valutata al

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fair value e svalutazioni o rivalutazioni imputati ai mezzi propri. Ora la regola è il tutto si scarica nel conto
economico.
Tre considerazioni finali
Le svalutazione si fanno in base:
1. al principio della ragionevolezza; sensibilità del risk management
2. I criteri sono due: costo ammortizzato e fair value
3. Titoli obbligazionari che non sappiamo dove mettere, vanno inseriti nella available for sale questa categoria
scarica nel conto economico, così che l’azionista se ne possa accorgere.

8.2 Altri intermediari creditizi


Ricordiamo che l’art 106 del TUB consente gli intermediari finanziari l'esercizio nei confronti del pubblico
dell’attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma. Questa norma inoltre concede di svolgere anche
servizi di pagamenti, servizi di investimento( dopo aver ottenuto l’autorizzazione). In questo capitolo esamineremo
la parte relativa alle attività di finanziamento, quindi sembra opportuno attribuire il nome di intermediari creditizi;
essi si dividono in tre categorie:
Le società di leasing
La società di factoring
La società di credito al consumo

8.2.1 Le società di leasing:


Il contratto di leasing è definito come un contratto mediante il quale una parte( locatore, socità di leasing) concede
in locazione all’altra( locatario, cliente),per un tempo determinato e in contropartita di un canone periodico, il bene
acquisto o fatto costruire dal locatore su indicazione del locatario. Alla scadenza del contratto il locatario ha la
possibilità di riscattare il bene alle condizioni prefissate. La funzione di finanziamento consiste nel fatto che la
spesa per l’acquisto è sostenuta dal locatore e non dal locatario, il quale viene avvantaggiato dal fatto di pagare una
serie di canoni dilazionati nel tempo; fino alla fine del contratto il bene è proprietà del locatore.
Le società di leasing finanziario in genere sia beni mobili, sia beni immobili, possono svolgere anche la funzione di
finanziamento al consumo con l’acquisto/locazione di beni durevoli. Importante sottolineare che le società di
leasing svolgono ulteriori servizi:
1. La capacità di esercitare la “forza contrattuale” nei confronti del produttore del bene
2. La possibilità di risolvere problemi di relazione fiduciaria e finanziaria fra produttori e acquirenti di beni
strumentali
3. La produzione implicita e indiretta di vantaggi fiscali.
È utile approfondire che il flusso dei canoni periodici corrisposti dal locatario deve consentire di coprire non solo il
costo del capitale di finanziamenti utilizzati per acquistare il bene, ma anche le relative quote di ammortamento. In
seconda battuta, la società di leasing sopporta il “rischio bene”, relativo alla possibilità della sua obsolescenza;
infatti nel caso in cui non avvenga il riscatto del bene alla fine del contratto, il bene resta in capo alla società e la
cessione sul mercato di quest’ultima può comportare una minusvalenza o plusvalenza.

le caratteristiche dello stato patrimoniale


Dobbiamo fare una distinzione tra leasing finanziario e leasing operativo: il primo trasferisce al locatario tutti i
rischi e benefici connessi alla proprietà del bene, anche se il trasferimento della proprietà avviene a scadenza; nel
secondo caso non si prevede il sostanziale trasferimento di rischi e benefici. Tratteremo da qui in poi il leasing
finanziario.
L’attivo delle società di leasing è caratterizzato dalla voce “crediti impliciti” che rappresentano i canoni di futuri da
riscuotere nei contratti di leasing in corso; tale valore deve essere pari al valore dei beni dati in leasing. Il metodo
appena descritto è quello del metodo finanziario. In questa prospettiva la contabilizzazione a bilancio del bene
avviene da parte del locatario. L’intermediario contabilizza invece nel suo attivo un credito. I canoni che riscuote si

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dividono in: una quota di rimborso dei finanziamenti utilizzati per l’acquisto di beni a leasing e una quota di
provento finanziario che remunera l’impiego di capitale e i servizi prestati.
Nel caso di intermediari non tenuti all’applicazione dello ias o ifrs si segue il metodo patrimoniale che prevede che
si possa iscrivere a bilancio un bene solo quando si detiene la proprietà. Nell’attivo dell’intermediario saranno
quindi iscritti i cespiti che sono dati dal leasing.
La raccolta, che effettuano le società di leasing, prevede finanziamenti a breve e a medio lungo termine, sotto
forma di prestiti concessi alle banche e in parte ad altri intermediari finanziari. Non sono di solito presenti nelle
passività l’emissione di prestiti obbligazionari.

Le caratteristiche del Conto economico


Gli aspetti più salienti riguardano il margine di interesse dato dalla differenza degli interessi attivi generati
soprattutto da crediti e dagli interessi passivi derivanti da passività. Aggiungendo proventi e oneri da commissioni e
il saldo delle attività di negoziazione, si arriva a definire il margine di intermediazione.
Non sono presenti le rettifiche di valori per i bene dati in leasing, essendo questi iscritti nel bilancio del locatario.

8.2.2 Le società di Factoring


Le società di Factoring (factor) sono intermediari creditizi il cui scopo principale è quello di anticipare i
crediti commerciali detenuti dalle imprese. Le operazioni possono prevedere un contratto di cessione di
crediti di due tipologie: pro soluto (cioè con rischio di credito a carico del cessionario) o pro solvendo
(rischio di credito a carico del cedente) e possono prevedere l’anticipo totale o parziale dei crediti ceduti.
Insieme all’attività di finanziamento (anticipazione del valore attuale dei crediti ceduti), tali società
svolgono anche mansioni di varia altra natura come:
- servizi informativi riferiti alle condizioni finanziarie della clientela commerciale;
- servizi di amministrazione, gestione, incasso dei crediti commerciali;
- servizi legali per il recupero crediti;
- servizi di garanzia del buon esito dell'incasso (se la cessione è pro soluto);
In sostanza, con il contratto di factoring l'impresa cedente può «esternalizzare» la gestione dei crediti
commerciali, ottenere finanziamenti utilizzando anticipazioni sui crediti ceduti e utilizzare servizi
assicurativi. A fronte di tali servizi offerti la remunerazione di tali società avviene sotto forma di
commissioni, provvigioni e/o tassi di interesse. In virtù delle loro mansioni, le società di factoring si trovano
a dover, quindi, gestire una duplice attività di valutazione per via della presenza delle due controparti (da
un alto il creditore che cede il credito e dall’altra il debitore ceduto). Perciò l’attività di factoring
presuppone la capacità di gestire grandi volumi di informazioni connesse ai crediti trattati, oltre all’abilità
nel gestire un numero elevato di rapporti con i vari soggetti (cedenti e ceduti).
In riferimento al bilancio di tali società si evidenzia come nell’Attivo Patrimoniale i crediti vengono iscritti al
loro valore di acquisizione (valore nominale) ed essendo originati da rapporti commerciali tra imprese essi
sono essenzialmente di breve termine. Mentre nel Passivo Patrimoniale la principale fonte di finanziamento
è il debito verso le banche a breve scadenza. Appare, inoltre, importante sottolineare come questo tipo di
società sia caratterizzato solitamente da un elevato rapporto di indebitamento parzialmente coerente con
la natura creditizia della loro attività. Il CE di tali aziende presenta la classica struttura vista in precedenza,
dove particolare attenzione va però data al fatto che, essendo presenti servizi offerti diversi dal
finanziamento, assumono una maggiore incidenza ricavi e commissioni diverse dai tassi di interesse (che
vanno perciò ad incrementare il valore del margine di intermediazione).
Per società di questo tipo appare fondamentale effettuare a monte un corretto screening dei vari soggetti,
effettuare precise stime sulle potenziali perdite attese sui crediti ed adottare una corretta ed accurata
politica di gestione degli stessi.

8.2.3 Le società di credito al consumo


Le società di credito al consumo sono difficilmente imprese indipendenti e nella maggioranza dei casi fanno

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parte di grandi gruppi industriali, commerciali e finanziari. Segno questo che l’attività di credito al consumo
è funzionale ad altre aree aziendali e necessita, pertanto, anche di sinergie di carattere organizzativo di
diverso tipo. Le società finanziarie di matrice industriale, ad esempio, hanno come obiettivo sostenere la vendita
dei prodotti della casa madre (vedi settore automobilistico dove ogni azienda ha al suo interno una
finanziaria che si occupa di concedere prestiti per l’acquisto di veicoli nuovi o usati). Le società finanziarie di
matrice bancaria, invece, finanziano tutti i tipi di beni ed offrono i loro servizi tramite una vasta rete di
commercianti convenzionati.
Il credito al consumo comprende due macro categorie di operazioni: il credito personale (offerto
principalmente dal settore bancario) e quello finalizzato (in capo a specifiche società finanziarie).
Il Credito Personale è un finanziamento senza vincolo di destinazione direttamente negoziato con il cliente
a durata pluriennale, di importo relativamente contenuto e basato sulla struttura tecnica di un mutuo.
Il Credito Finalizzato, invece, è un finanziamento concesso per acquistare uno specifico bene di consumo
scelto dal cliente. Esso viene reso disponibile dal venditore di tale bene al cliente all’atto dell’acquisto. Il
cliente (se affidato) potrà ricevere il bene senza pagarlo subito e dovrà provvedere a pagare una serie di
rate (comprensive di capitale ed interessi) sino all’estinzione del debito.
Dal momento che i soggetti beneficiari di questi finanziamenti sono persone fisiche (per le quali quindi non
si dispone di una informativa contabile così come per le società), le società di credito al consumo sono
solite utilizzare procedure di valutazione del merito creditizio di tipo statistico e basate sull’attribuzione di
un punteggio (rating) del soggetto richiedente ottenuto tenendo in considerazione alcune sue
caratteristiche economiche e personali (occupazione, livello del salario, patrimonio…). Tale metodo
denominato ‘’credit scoring’’ serve non solo ad avere un set di informazioni utili sul cliente ma anche per
snellire e standardizzare il processo di valutazione e monitoraggio dei vari soggetti. Ogni società definirà
pertanto (attraverso il credit score) il punteggio di accettazione minimo per il quale concedere prestiti in
base alla percentuale di rischio che si vuole assumere.
In termini di bilancio tali società possiedono un Attivo Patrimoniale all’interno del quale la voce dei crediti è
caratterizzata da un elevato grado di frazionamento (essendo presenti numerosi soggetti finanziati) e con
una durata media collocata di norma tra i 10 e i 24 mesi. Nel Passivo Patrimoniale, oltre all’equity, buona
parte del capitale di terzi è data da finanziamenti bancari a media-lunga scadenza.
Nel CE si evidenziano, invece, i significativi livelli dei costi distributivi e gestionali che scaturiscono
dall’elevata frammentazione del portafoglio crediti, mentre si segnala come per questo tipo di società siano
molto bassi i costi di insolvenza (per via del basso livello degli importi prestati e dell’efficace processo di
selezione in base al credit score).

I profili dell’equilibrio della gestione:reddituale,finanziario e patrimoniale:

Quando si analizza un’impresa appare fondamentale riferirsi al concetto di equilibrio della sua gestione al
fine di garantire un adeguato livello di redditività di medio-lungo termine, oltre che assicurare la sua
stabilità e continuità nel corso del tempo. Quando si parla di Equilibrio di Gestione ci si riferisce a 3 diversi
profili di equilibrio: quello reddituale, quello finanziario e quello patrimoniale. Sebbene sembrino slegati, in
realtà tali profili attengono ad una nozione unitaria di equilibrio che li incorpora tutti assieme dal momento
che essi sono fisiologicamente interdipendenti tra loro. È possibile, infatti, vedere come ci sia una sorta di
Interazione circolare tra risultato reddituale, equilibrio finanziario e grado di capitalizzazione.
Se parliamo di un intermediario finanziario allora il concetto di equilibrio di gestione appare fondamentale
in virtù della delicata attività svolta dall’intermediario creditizio. In questo caso, quindi, l’equilibrio della
gestione identifica le condizioni necessarie e sufficienti affinché l’intermediario sia in grado di mantenere
nel tempo stabilità e continuità di funzionamento.
- Il concetto di equilibrio reddituale identifica la capacità dell’intermediario di conseguire risultati economici
necessari per garantire stabilità e sviluppo. Esso fa riferimento in particolar modo alla
struttura di ricavi e costi dove si ribadisce che il Valore della Produzione debba essere in grado di

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remunerare tutti i fattori produttivi impiegati (incluso il capitale proprio della società) tenendo
conto del rischio di impresa;

- La nozione di equilibrio finanziario attiene alla capacità di gestire in modo continuo e privo di
tensioni i flussi di cassa in entrata ed in uscita, soprattutto all’interno di intervalli temporali
piuttosto brevi. Esso denota, inoltre, la capacità dell’intermediario di tenere sotto controllo la
struttura patrimoniale dell’Attivo e del Passivo;
- La nozione di equilibrio patrimoniale si riferisce alla capacità dell’intermediario di mantenere con
continuità un’adeguata eccedenza dell’attivo rispetto al passivo (ovvero un CCN positivo e
dimensionalmente adeguato) ai fini di garantire in ogni momento la solvibilità finanziaria
dell intermediario;
L’asse portante dell’equilibrio di gestione è certamente costituito dal risultato reddituale di medio lungo
periodo che fissa una sorta di obiettivo relativo alla produzione di reddito dell’intermediario. In quest’ottica
l’equilibrio patrimoniale e finanziario possono essere visti come una sorta di vincoli inderogabili a cui è
necessario sottostare. All’interno di tale schema logico obiettivi-vincoli appare opportuno ricordare gli
stringenti criteri sul livello di capitalizzazione degli intermediari finanziari, oggetto di regolamentazione e
soggetti a continua vigilanza da parte delle autorità preposte, proprio in virtù del loro carattere di specialità
e importanza. Per gli intermediari creditizi, infatti, la stabilità dell’equilibrio finanziario e di quello
patrimoniale è una condizione imprescindibile di operatività (essi vengono, difatti, anteposti alla redditività
dell’intermediario).
Appare, in ultima analisi, rilevante da sottolineare come all’interno dei bilanci dei vari intermediari
finanziari vi possano essere problematiche relative ai criteri di misurazione. Se, da una parte, il valore delle
passività è definito con il criterio nominale (quindi certo), quello delle attività dall’altra può essere soggetto
a differenti metodi valutativi in base ai quali il valore di iscrizione in bilancio di tali attività cambia (è
possibile, ad esempio, usare il valore di liquidazione, il valore di funzionamento, il fair value…). È quindi
importante evidenziare come nella redazione del bilancio occorre ispirarsi ai criteri di veridicità e
correttezza contenuti nella clausola generale di bilancio prevista dal Codice civile.

Composizione e scomposizione del margine reddituale della banca:

1) Il Mis o Margine di Interesse è dato dalla differenza tra ricavi per interessi attivi e costi per interessi passivi.
Esso esprime il valore lordo della produzione dell’intermediazione creditizia considerando però che esso non tiene
conto del rischio di insolvenza (rischio di credito).
2) Rsn o Margine da commissioni è costituito dai ricavi netti per servizi diversi dall’attività di prestito offerti
dalla banca nei confronti della clientela (es. servizi di pagamento, commissioni su c/c, costi di negoziazione
ecc.). Tutti questi servizi vengono quindi remunerati dalla banca sotto forma di commissioni (attive) mentre la
stessa banca può anche pagare commissioni (passive) per effettuare alcune operazioni (es. bonifici all’estero). Il
saldo netto tra ricavi da commissioni e costi da commissioni va a comporre tale indice.

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3) Mplus o Margine da plusvalenze è il risultato netto dell’attività di negoziazione derivante da acquisti o


cessioni di crediti, attività e passività finanziarie. Dal momento che la banca detiene in bilancio azioni ed
obbligazioni (sia a scopo di negoziazione sia di investimento), eventuali scostamenti del prezzo di mercato
dei titoli si rispecchia in questo indice in termini di plusvalenze o minusvalenze a seconda del risultato.
Al fine di ottenere una valida e corretta interpretazione del ROE di una banca occorre scomporlo così:

Dove:
- Rn/Rl: incidenza dell’imposizione fiscale (rapporto sempre inferiore ad 1);
- Rl/Rgf: incidenza dei costi operativi. Si tratta di un indice dell’efficienza operativa della gestione
bancaria poiché misura quanta parte del risultato della gestione finanziaria viene assorbita dai costi
operativi (costi riferiti ai fattori produttivi impiegati). Nella prassi bancaria viene usato, invece, un
quoziente molto simile a questo, ovvero il cost-income ratio (rapporto tra costi operativi e ricavi
totali della banca);
- Rgf/MinT: incidenza dei rischi caratteristici dell’intermediazione creditizia, misura cioè il rischio di
credito (tale rapporto è di norma inferiore ad 1);
- MinT/Min1°: misura il contributo positivo o negativo di Mplus alla formazione del Margine di
Intermediazione;
- Min1°/Mis: misura il contributo del margine da commissioni al margine di interesse. Tale indice (di
norma superiore ad 1) fornisce informazioni relative alla formazione dei ricavi correnti o operativi
della banca. Più tale indicatore è elevato tanto più sono importanti per la banca le attività dei
servizi e di intermediazione mobiliare;
- Mis/TA: indica il peso del margine di interesse sul totale delle attività della banca (ROA);
- TA/Mp: misura la leva finanziaria della banca che agisce, da un lato come moltiplicatore, e dall’altro
come elemento fondante dell’equilibrio patrimoniale.

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Lezione 9 del 9/3


L’IFRS 9
Situazione tradizionale: la parte dei titoli che
stava nella parte superiore della banca veniva
valutata al fair value (sintetizzando valore
corrente), la parte centrale del bilancio della
banca rappresentata dai crediti veniva invece
valutata al costo storico. Perché i crediti non
sono traded, non vengono trattati sui mercati per
cui si fa conto non abbiano un valore corrente.
Tuttavia i crediti sono soggetti a impairment test,
qualora si verifihi un’insolvenza devono essere
svalutati.
Poi abbiamo nella parte del fair value delle
attività finanziarie che non si sa perchè siano lì:
sono disponibili per la vendita ma non
necessariamente saranno vendute. Queste regole basate sul costo per i crediti e sul fair value che incapsula dentro
di sè il rischio di credito, ad eccezione degli available for sale per le quali il rischio di mercato viene incorporato di
default ma non quello di credito per cui è da valutare un eventuale impairment, queste regole sono state raffinate
post crisi del 2008.
Ci si è accorti che bisognava lasciare mano libera alle banche di poter procedere agli impairment anche prima che
venisse acclarata l’insolvenza.

Misure di qualità del credito


Ci sono diverse misure di qualità del
credito:
- Insolvenza: sofferenza non
giudiziaria (sappiamo che il soggetto non
è più in grado di pagare, anche se non è
stato stabilito da un giudice. Gli è stato
richiesto di pagare il debito ma non è in
grado)
- Unlikely to pay: improbabile
adempimento senza che siano state
discusse le garanzie.
- Scadute deteriorate: è passata la
scadenza e sono passati anche i 90gg
dalla scadenza e abbiamo un effettivo non pagamento di un’obbligazione rilevante. Per stabilire quant’è
l’obbligazione rilevante si distingue tra il mondo retail e quello non retail. Questa definizione riguarda
anche i privati, basta che un soggetto non paghi 100€ ad una banca e automaticamente la sua posizione
passa al mondo del deteriorato.
- Forbearance measures: indicano una difficoltà finanziaria del debitore senza nessun impagato
- Performing exposures: caratterizzate da tre regole
- Non default nè impaired
- Presunzione pagamento integrale
- Nessun importo o sconfinato > 90gg
Le nuove regole vanno d’accordo con l’IFRS 9 che sostituisce lo IAS 39. l’IFRS 9 non prevede la definizione di
regole strette per creare impairment, ma per ogni volta che il credito entra nel mondo delle forbearance measures si
è intitolati dalle banche a effettuare l’impairment test.

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Se il merito creditizio del cliente migliora si può rivalutare il credito.


L'imparent test avviene sul conto economico, in modo che l’azionista se ne accorga.

Criterio di valutazione
l’IFRS 9 semplifica la vita nel senso che elimina
una serie di opportunità: held for trading, fair
value option, available for sale vengono valutati
in modo diverso e si stabilisce che esiste un
criterio generale di fair value e di costo
ammortizzato.
Il costo ammortizzato va verso i crediti, il fair
value verso i titoli. Il fair value prevede due
scarichi, uno scarico ai mezzi propri (fair value
through other component of income) diventa una
riserva che cresce o decresce a seconda del fatto
che il titolo venga svalutato o rivalutato (come
avveniva prima per gli available for sale; poi c’è
un secondo scarico che va in CE (fair value to
profit and loss) qui abbiamo tutti i titoli che non
sappiamo come classificare. Prima gli available for sales scaricava sui mezzi propri, ora va nel CE, per cui il CE
viene invaso sia dall’impairment che dal costo dei titoli di incerta classificazione. Si rivaluta il principio e si rende
più stringente.

- La fair value option (indicazione specifica) va in CE


- Held to collect va nel costo ammortizzato dato che è un’immobilizzazione
- Held to collect and sale finisce nel CE

Per poter capire se uno strumento finanziario viene


definito debito è necessario fargli superare un test.
Supponiamo di avere dei debiti, dei bond in cui si ha una
componente rilevante (magari totalitaria) di cedola che
sottende un rapporto creditizio. La remunerazione avviene
con pagamenti periodici di un contratto sottostante che
prevede di ripagare i soldi (obbligazione). Ma potrei avere
un’obbligazione che paga maggiori interessi se si verifica
un terremoto oppure se l’indice azionario sale.
Si possono avere debiti, ibridi, derivati e equity se questi
vengono valutati come debiti ci si deve chiedere qual è il
business model.

Nel caso delle banche si raccoglie denaro e lo si presta. Il business model è quello di emettere debiti e investire in
strumenti di debito, quindi il business model è coerente. A questo punto è coerente con l’acquisto e detenzione di
bond, tanto che il titolo si può deternerlo fino a scadenza o venderlo prima, oppure lo posso intermediare. In questo
caso non è stata scelta la fair value option ma il costo ammortizzato, se viene scelta la fair value option invece si va
nel mondo del fair value con accrescimento di mezzi propri (fair value through other component of income) con
riciclo, ossia se si vende quello strumento tutti i profitti allocati in capitale proprio rientrano in CE, come accadeva
per gli available for sale. Questo accade nel caso in cui non sia stato superato il test del business model, se invece il
test del business model è stato superato si va nel fair value through profit and loss.

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Il principio è che tutti gli strumenti di carattere debitorio che la banca compra, se sono riconosciuti come debiti
a quel punto finiscono nel CE (principio opposto rispetto allo IAS 39 in cui gli available for sale finivano nel fair
value through other component of income con riciclo). Se si hanno strumenti di debito detenuti per trading,
anche questi finiscono nel CE senza riciclo. Se si ha dell’equity detenuto per trading allo stesso modo finisce nel
CE profit and loss. Se si hanno debiti o equity non detenuti per trading (es. equity rappresentato da immobilizzi,
partecipazioni) ci si deve chiedere se si è scelta o meno la fair value option: se la risposta è affermativa
l’incremento delle partecipazioni o il decremento al fair value finisce per rientrare nella riserva per poter
scaricare sui mezzi propri senza riciclo, se si dovesse vendere quella partecipazione la plusvalenza non finirebbe
in CE, ma allocata ad una posta di capitale.
Se la risposta è no allora quell’equity se si rivaluta o si svaluta finisce in CE. per cui per ogni strumento
finanziario ci si deve chiedere se è uno strumento di debito, se non lo è finisce sempre in CE, se è uno strumento
valutato per trading finisce in CE, così un equity valutato per trading. Se è un equity non valutato per trading e
non si sceglie di valutarlo al fair value tramite la fair value option anch’essa finisce in CE. dall’altra parte se
abbiamo uno strumento di debito che è acclarato essere tale allora bisogna verificare se lo strumento di debito
rientra o non rientra nel business model. Se rientra e lo si detiene fino a scadenza (held to collect) e non si sceglie
la fair value option, va in costo ammortizzato, se lo deteniamo held to collect and trading o held for trading e si
sceglie la fair value option a quel punto finisce in CE direttamente perchè prendiamo il fair value through profit
and loss. Se invece abbiamo held for trading e gli held to collect and trading e non si sceglie la fair value option,
in questo caso va nel fair value e lo scarico va nei mezzi proprio con riciclo in CE se il debito deve essere
venduto.

3 domande da porsi:
1. Strumento di debito?
2. Qual è il business model?
3. Cosa ne facciamo? È un held for trading? Un
held to collect? Si sceglie la fair value option o no?
Per poter capire se qualcosa è uno strumento di
debito (prima domanda che ci si fa) ci si deve
chiedere se i flussi di cassa rappresentano capital,
time value e credit risk. Se si ha un rapporto
creditizio che prevede un prestito di soldi che poi
dovrà essere ripagato e prevede anche che si paghi
un tasso di interesse che dipende dal tempo e dal
merito creditizio allora il test è superato. Se invece i
tassi dipendono da altri variabili, la domanda deve essere se le differenze qualitative rispetto al bond sono rilevanti,
se la risposta è no il test è superato, nel senso che qualitativamente questo non da diritto a voti in assemblea,
l’evento è un evento raro (es. terremoto). Se invece le differenze qualitative sono significative perché magari il
titolo è caratterizzato da un’interescenza in termini di pagamenti ad un indice azionario, allora la domanda da porsi
è quanto pesa questa interescenza rispetto ad un’attività analoga che non contiene moltipliche significative, se le
differenze qualitative non risultano significative allora il test viene superato.
Tutte queste domande implicano una valutazione fatta dalla singola banca. Una banca potrebbe includere negli
strumenti di debito un’attività finanziaria che un’altra banca non include. Per ogni strumento finanziario la banca
deve elaborare una relazione in cui si spiega perché le differenze sono irrilevanti qualitativamente e
quantitativamente. In caso di ispezione di BCE la relazione viene aperta e in caso di difformità scattano sanzioni
che vengono applicate al risk e al consiglio di amministrazione. Nel momento in cui le regole non sono cogenti ma
sono basate su dei principi una volta applicate si è più responsabilizzati e si potrebbe rischiare di incorrere in un
comportamento scorretto a giudizio di un terzo.

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Maggiore elasticità nell’impairment e maggiore rigore nel collocamento degli


strumenti debitori. Anche nel collocamento degli strumenti debitori c’è una
legislazione basata su dei principi che devono essere applicati.
L’ultimo aspetto riguarda l’hedge accounting, quando i derivati sono di
copertura o no.
Con lo IAS 39 il criterio era che uno strumento venisse considerato di copertura
quando copriva nella misure dell’80 fino al 125% l’escursione dell’attività
sottostante.

Es. si è venduto un future a fronte di BTP acquistati e la copertura in passato è stata abbastanza buona tenendo
presente che il future è più volatile della volatilità sottostante e quindi ha coperto mediamente intorno al
90-110%, era considerato derivato di copertura.

Con l’IFRS 9 l’idea è che il derivato di copertura venga identificato ed è la singola banca che dovrà stilare un
documento che rappresenta la strategia di risk management e i relativi obiettivi. Il documento lo compila il risk e lo
fa approvare al consiglio di amministrazione. Nel documento ci sono una serie di strumenti di copertura (quelli
quotati, ma non solo, anche opzioni over the counter, comprate in altre banche con scadenza 5 anni, non c’è una
valutazione sul passato, non si può dire se ci sono soglie di copertura predeterminate, è un giudizio che manifesta il
risk e che fa approvare al CdA.
Ci si deve domandare se lo strumento è da caratterizzarsi come di copertura, la prima domanda da farsi è se c’è una
relazione economica fra il sottostante dell’opzione e il titolo che si ha nello SP, se la relazione economica è
significativa lo si può eleggere come strumento di copertura. Quanto la relazione è significativa è valutato dalla
banca stessa. La seconda domanda da porsi è sul rischio di credito. L’opzione l’ha emessa una banca e sappiamo
che l’opzione cura un rischio di mercato es. il rischio di cambio, è un’opzione put scritta sul dollaro. È stato fatto
un prestito in dollari lo si vuole coprire dal rischio di cambio, ci si compra l’opzione put → esiste una relazione
economica, ma non ci si deve chiedere se la banca che l’ha emesso fra 5 anni ci sarà ancora perchè il rischio di
credito non è una componente chiave del rischio coperto.
Se si avesse un derivato che copre il rischio di credito di un prestito cioè il soggetto di cui si è comprato il titolo
dovesse ammalorarsi ci si rifà su colui da cui si è comprato il derivato comprando una put su quel titolo allora in
questo caso la posizione creditizia è importante. Il rischio di credito è componente chiave del rischio coperto.

Quando si lavora sul rischio di cambio è vero che la strategia di risk management non deve tenere conto del rischio
di credito ma resta il fatto che il risk della banca deve preoccuparsi della sana gestione della banca e quindi
comprare un’opzione put da una banca non solida espone il risk ad una sanzione.

La BCE ha comprato titoli di stato emessi da diversi stati


sul mercato interbancario che ha provocato il rialzo di
quei titoli all’attivo. Per cui tutte l’attività dalla voce 20
alla 40 sono aumentate determinando nel mondo
dell’IFRS 9 incrementi su mezzi propri. Indirettamente la
BCE comprando quei titoli ha innalzato il valore
dell’equity bancario. Nonostante questo le banche italiane

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hanno continuato ad avere un patrimonio basso e a fare prestiti non a imprese ma a famiglie.
Dall’entrata in vigore dell’IFRS 9 (2018 con proroga al 2021) l’acquisto di titoli da parte della BCE fa sì che le
vecchie attività available for sale vengono trasformate e lo scarico avviene in CE, questo significa maggiore
volatilità degli utili. Inoltre se la banca si trova con prestiti deteriorati ha la possibilità e l’onere di svalutarli e ciò
implica ulteriore volatilità degli utili. Entrambe le misure modificheranno verso l’alto il costo del capitale delle
banche e non è una bella situazione per le banche che faticano a portare a casa un ROE del 5% come quelle
italiane.
Unicredit e Intesa svolgono un’attività selettiva nei confronti dei clienti di Monte dei Paschi.

L’ORDINAMENTO DELL’ATTIVITÀ BANCARIA E CREDITIZIA

LIBRO CAPITOLO 3.2

Il quadro normativo che regola il sistema finanziario distingue 4 segmenti: attività bancaria e creditizia, mercati e
strumenti finanziari, gestione collettiva del risparmio e attività assicurativa. Per l’attività bancaria e creditizia, il
riferimento sarà principalmente quello del TUB che di fatto rappresenta la nuova legge bancaria.
La definizione di attività bancaria
Banca come impresa
● Art. 10 TUB (1991) l’attività bancaria assume carattere d’impresa....«la raccolta del risparmio e l’esercizio
del credito costituiscono attività bancaria». Con “assume carattere di impresa” si intende che tale attività
viene svolta secondo principi di mercato e seguendo una logica imprenditoriale e non di servizio pubblico.
Elimina il massimale sul credito, le misure dirette di contenimento del credito non valgono più. Una banca
per essere definita tale deve raccogliere risparmio ed erogare credito. Una finanziaria automobilistica può
chiamarsi banca a condizione che eserciti entrambe le cose. Se non possono definirsi banca non hanno
accesso alle operazioni di rifinanziamento principale di BCE
● Art.11 TUB: raccolta del risparmio: raccolta di fondi con obbligo di rimborso, sia come depositi, sia in
altra forma.... Alcune banche che si dedicano al credito al consumo accettano depositi, magari online, ma li
accettano perchè costano meno rispetto all’emissione di obbligazioni.
● Attribuzione del potere di raccolta di risparmio fra il pubblico alle sole banche, così come le sole banche
possono raccogliere a vista e con strumenti collegati alla gestione di mezzi di pagamento. Non devono ma
possono. Il soggetto che poi emette obbligazioni e le colloca presso il pubblico deve essere
necessariamente una banca.
La norma afferma che “la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito costituiscono l’attività bancaria”;
quest’ultima ha quindi natura necessariamente composita. La sola raccolta del risparmio o il solo esercizio del
credito non integrano la nozione di attività bancaria.
La raccolta del risparmio è ulteriormente definita dall’art.11 del TUB come acquisizione di fondi con obbligo di
rimborso, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma. La raccolta del risparmio fra il pubblico è vietata ai
soggetti diversi dalle banche. La raccolta di fondi a vista e ogni forma di raccolta collegata all’emissione o alla
gestione di mezzi di pagamento è in via assoluta riservata alle banche. Queste hanno inoltre facoltà di emettere
obbligazioni, anche convertibili, nominative o al portatore e di mettere prestiti subordinati.
Oltre l’attività bancaria le banche possono esercitare attività connesse e strumentali
● Connesse: accessoria e che consente di sviluppare quella principale (es. la locazione di cassette di
sicurezza)
● Strumentali: ausiliaria a quella principale svolta (gestione di servizi informatici, immobili commerciali,
etc.)
Si svolge una delle suddette attività non per forza si è banca, perché si svolge una delle due attività. Si tratta di
intermediari non bancari.

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L’art.10 del TUB aggiunge che le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria,
secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse e strumentali. Le altre attività finanziarie
esercitabili dalla banca sono innanzitutto quelle “ammesse al mutuo riconoscimento in base alla normativa
europea”. Con tale dizione si identificano le attività finanziarie che le banche possono esercitare, in qualsiasi paese
dell’Unione, in forza dell’autorizzazione ricevuta nel paese di origine (principio dell’home country control). Queste
attività sono:
1. Raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione
2. Operazioni di prestito compreso il credito al consumo, il credito con garanzia ipotecaria, il factoring, le
cessioni di un quinto dello stipendio, le cessioni di credito pro soluto e pro solvendo, il credito
commerciale incluso il forfaiting
3. Leasing finanziario
4. Servizi di pagamento
5. Emissione e gestione di mezzi di pagamento (carte di credito, travellers cheque, lettere di credito)
6. Rilascio di garanzie e di impegni di firma
7. Operazioni per proprio conto o per conto della clientela in:
a. Strumenti di mercato monetario (assegni, cambiali, certificati di deposito ecc.)
b. Cambi
c. Strumenti finanziari a termine e opzioni
d. Contratti su tassi di cambio e tassi di interesse
e. Valori mobiliari
8. Partecipazioni alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi
9. Consulenza alle imprese in materie di struttura finanziaria, di strategia industriale e di questioni connesse,
nonché consulenza e servizi nel campo delle concentrazioni e del rilievo delle imprese
10. Servizi di intermediazione finanziaria del tipo money broking
11. Gestione o consulenza nella gestione di patrimoni
12. Custodia e amministrazione di valori mobiliari
13. Servizi di informazione commerciale
14. Locazione di cassette di sicurezza
15. Altre attività eventualmente aggiunte all’elenco della seconda Direttiva
Sulla base dell’elenco delle possibili attività ammesse al mutuo riconoscimento si può concludere che la normativa
TUB è sufficientemente elastica per poter far emergere diversi possibili modelli di banca. Infatti, potremmo avere,
da una parte, una banca con un livello minimo di complessità e dall’altra un modello di banca che persegue la più
ampia diversificazione dell’offerta di servizi.

Gli intermediari non bancari

Leasing, factoring e
credito al consumo:
svolgono l’attività di dare
denaro a terzi e rifornirsi
di denaro da un non
pubblico, non raccoglie
dal pubblico altrimenti
diventa banca.

Confidi: diversi imprenditori costituiscono un consorzio e prevedono che tutti coloro che fanno parte del confido
possano dire alla banca che il confido stesso garantisce il finanziamento. Sono un fenomeno di alcuni paesi
dell’europa mediterranea, e in Asia in paesi come libano, corea.

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Se un gruppo di imprenditori e l’ente pubblico hanno destinato al confido 3000, le banche si sentono più garantite
nei confronti dei soggetti iscritti ai confidi e sono in grado di proporre ai soggetti prestiti per 30000, si sentono
garantite perché i prestiti sono accompagnati da maggiori garanzie, per cui qualora il prestito si ammolori le banche
escutono le altre garanzie e quando sarà insolvente fanno affidamento sui 3000 dei confidi che vengono riscossi ad
esempio per 500, 1000.

I servicer di cartolarizzazioni sono società che dopo aver venduto il bond della cartolarizzazione gestiscono il
flusso di pagamenti tra il cliente ceduto e il nuovo acquirente del prestito. Il cliente continua a pagare la banca di
prima, la banca da i soldi al servicer che li smista ai diversi acquistati da diverse banche.

La definizione di attività bancaria


Attività connesse al mutuo riconoscimento.....Home country control
L’attività bancaria è definita come raccolta di denaro dal pubblico e prestiti e tale attività è esposta al mutuo
riconoscimento. Una banca del lussemburgo può operare in Italia perché è previsto il controllo del paese d’origine.
- Libertà di stabilimento.....dipendenza/filiale fisica
- Libera prestazione dei servizi (solo il contratto viene prodotto nel paese di origine della banca)
Da notare che in entrambi i casi la materia è di sola vigilanza!
- I contratti devono seguire la legge locale (codice civile italiano e leggi speciali)
- La normativa di ordine pubblico economico è definita ancora dalla legge locale
- Normativa fiscale
- Normativa antiriciclaggio

Il riciclaggio è quello italiano, le imposte si pagano considerando la natura del contratto. Se il contratto
prevedeva un’imposta di bollo ed è stato allocato in italia allora l’imposta va allo stato italiano. Se il contratto
prevedeva una ritenuta sull’interesse di un deposito, il soggetto che sta ricevendo la ritenuta è un residente in
Francia, l’imposta sarà trattenuta dall’intermediario e versata in Francia. Conta la residenza fiscale del soggetto.
Per il riciclaggio normativa italiana, per il fisco normativa del residente fiscale

Le condizioni di autorizzazione
L’autorizzazione in Italia viene concessa
dalla Banca d’Italia quando ricorrono le
seguenti condizioni:
- La forma di società per azioni o di
società cooperativa per azioni a
responsabilità limitata. Intermediario
autorizzato in Italia, deve nascere come
S.p.A. o come coperativa s.r.l.

- Il versamento del capitale minimo richiesto, fissato attualmente in 10 milioni per le banche in forma di
società per azioni e in 5 milioni per le banche di credito cooperativo

E con capitale minimo chiede l'autorizzazione che gli viene erogata dall’autorità di vigilanza guardando:
- Chi sono i soci di controllo: principio fondamentale è che le partecipazioni qualificate sono importanti
perché si portano dietro un pacchetto di voti in assemblea e possono determinare le strategie
dell’intermediario. Anche quelle sotto il 2% purché abbiano un’influenza notevole (capacità di influenzare
l’assemblea, valutata dall’autorità di vigilanza) vengono identificate. In relazione alle figure dei soci che
hanno una posizione di controllo o la possibilità di esercitare un’influenza notevole sulla banca, vi sono le
condizioni per una gestione sana e prudente. (PARAGRAFO 3.2.3.) Il problema dei rischi derivanti dalla

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possibilità che l’esercizio dell’attività bancaria venga controllato da soggetti portatori di interessi estranei a
quelli della banca è sempre stato oggetto di particolare attenzione da parte delle autorità di vigilanza. La
normativa prevede nell’art.19 del TUB un regime di autorizzazione preventiva per l’acquisizione diretta o
indiretta di partecipazioni che comportino il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole
sulla banca o portino a detenere una quota pari o superiore al 10% del capitale sociale. A questa si
aggiunge un’ulteriore autorizzazione preventiva anche per i casi di variazione delle partecipazioni che
comportino il superamento delle quote del 20,30 e 50%. Il senso della norma è di verificare che vi siano i
presupposti per una sana e prudente gestione.

- Programma di attività: la banca deve produrre un documento in cui spiega ciò che vuole fare e come e
come andranno gli SP e i CE nei prossimi anni nonché il prospetto dei flussi. Deve venire fuori che magari
nei primi anni si avranno delle perdite per poi arrivare a un utile. Per cui il programma di attività deve
essere sostenibile.

- Governance ed esponenti aziendali: Ulteriore documento che si chiama governance ed esponenti aziendali
in cui si evidenzia chi sarà chiamato a fare la compliance, come è organizzato l’audit, con i nomi e i poteri
delle persone, l’autonomia, il budget, la ripartizione delle competenze. Per cui ciò che riguarda il controllo
dei rischi e l’onorabilità e la professionalità. Onorabilità e professionalità dei componenti del CdA, le
competenze richieste a tali soggetti. I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e
controllo devono avere requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza.

- Organizzazione e sistema dei controlli interni in cui servono due documenti che facciano riferimento
all'organigramma con poteri e responsabilità dei diversi organi. Es. che il controllore abbiano la stessa
dignità del controllato. Il direttore amministrativo della banca non può essere subordinato al capo dei fidi.
Il capo dei fidi avrà interesse o disinteresse a fare in modo che un credito venga scritto in sofferenze e il
direttore amministrativo ha l’onere di farlo non appena il risk gli dice di farlo. Quindi deve stare allo stesso
livello del capo dei fidi. Il risk risponde all’amministratore delegato e al CdA, ma il direttore
amministrativo che risponde al dirigente della banca, è un dirigente di secondo livello che deve avere la
stessa dignità degli altri dirigenti di secondo livello, non deve essere sottordinato altrimenti diventa un
dirigente di terzo livello e diviene un esecutore di potere altrui con responsabilità propria. Chi ha il potere
di firma ha anche la responsabilità. Poi vi è il sistema informatico per cui bisogna comunicare a chi ci si
rivolge per disegnarli, come sono stati disegnati, chi sono i provider, cosa succede in caso di default.

Le tipologie di vigilanza
Il TUB attribuisce alla Banca d’Italia funzioni e
poteri di vigilanza finalizzati a tutelare la sana e
prudente gestione delle banche, dei gruppi bancari
e degli altri soggetti vigilati. Il perseguimento di
questo obiettivo tiene conto di finalità
complementari come la stabilità complessiva,
l’efficienza e la competitività del sistema
finanziario.
Nel caso della Banca d’Italia come autorità di
vigilanza, la normativa fa riferimento alle diverse
modalità attraverso cui vengono esercitate le
funzioni.
La vigilanza è di 3 tipi:
1. Vigilanza regolamentare, termine con il
quale si richiamano le attività di vigilanza

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prudenziale. Essa a sua volta si distingue in 2 componenti: microprudenziale il singolo intermediario deve
attenersi a regole di sana e prudente gestione, se tutti si attengono a queste regole il sistema sarà solido.
Tali principi si rifanno a regole di carattere generale che fanno in modo che a livello macro il sistema sia
solido. La solidità del sistema a livello macro sono le regole a livello macro, in gran parte principi i quali in
nome della solidità e dell’efficacia del sistema finanziario (loro obiettivo) determinano delle regole di
carattere microprudenziale che si applicano al singolo intermediario.
2. Vigilanza informativa (meno importante): consiste nell’acquisizione e nell’analisi delle segnalazioni
statistiche e degli altri documenti relativi ai soggetti vigilati. Per capire tempestivamente se una banca non
è più solida ho bisogno di informazioni. Per cui si raccolgono statistiche sul sistema che vengono
confrontate con le informazioni che arrivano dalla banca. Le statistiche sono quelle ex post di tutte le
banche. Ottengo altri dati dalla singola banca per alimentare le statistiche, oppure dati dall’audit, risk e
compliance. Se le cose stanno peggiorando per tutte, si interviene con norme microprudenziali. Se stanno
peggiorando solo per alcune si passa alla vigilanza ispettiva
3. Vigilanza ispettiva: richiesta e analisi di documenti per la singola banca. Basata su verifiche documentali e
valutazioni svolte direttamente presso le sedi dei soggetti vigilati. Gli ispettori fanno ispezioni per 6 mesi e
poi rilasciano un verbale con le valutazioni. Le sanzioni sono amministrative e si può ricorrere al tribunale
amministrativo.

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Lezione 10 del 14/03/2022

La regolamentazione può essere regolamentare,informativa o ispettiva.


L’aspetto più importante è la vigilanza regolamentare che si divide in microprudenziale e macroprudenziale.
La regolamentazione microprudenziale fa riferimento ad un sistema di norme finalizzate a promuovere una “sana e
prudente gestione” degli intermediari finanziari.
Il focus è che il sistema non fallisca e garantirne la stabilità.
Il fine ultimo è ridurre al livello minimo la probabilità di crisi aziendali e di mantenere un livello adeguato di
efficienza e di competitività.
Il campo di applicazione sono i singoli intermediari finanziari e si segue l’intero ciclo di vita dell’intermediario,
dalla nascita all’eventuale uscita dal mercato.
L’ambito microprudenziale è composto da vari stadi:
- le regole e le verifiche fissate per l’entrata nel mercato, come l'autorizzazione alla costituzione con le
relative valutazioni di azionisti e manager
- Le regole applicate al comportamento gestionale e il relativo monitoraggio; Comportamento gestionale:
puoi assumere tutti i rischi a condizione che tu abbia crescenti volumi di attività e capitale e un consiglio
di amministrazione competente
- L’applicazione di sanzioni per i casi in cui la vigilanza osservi comportamenti non conformi alle norme o
manifestazioni di cattiva gestione
- La gestione delle crisi, in cui nonostante le misure di prevenzione si verifichi una situazione di dissesto e
occorre gestirla in modo ordinato tale da garantire la tutela del risparmiatore ed evitare esternalità negative.

Il secondo step è la vigilanza informativa. Essa consiste nella raccolta dei dati la quale implica la capacità di
stimare le statistiche realizzate su base periodica e sistematicamente. Si redigono ulteriori documenti quando ci
sono dati che non rispettano i vincoli microprudenziali.
Quando gli ispettori entrano in banca vogliono interagire con la compliance poi subito dopo con l’internal audit e
in terza battuta con il risk.
Al termine dell’ispezione si redige un verbale e si stabilisce se si è riscontrato un evento di patologicità o di …. se
si tratta di elementi patologici allora scattano le sanzioni, principalmente nei confronti della compliance, poi
internal audit e risk ed infine al consiglio di amministrazione.

Soggetti vigilati
Chi viene vigilato dipenda da come viene organizzata
l'attività svolta, ovvero possiamo avere una banca
universale(svolge tutte le operazioni) o una banca
specializzata per un set temporale.
Generalmente i grossi agglomerati bancari sono organizzati
in gruppi e la vigilanza pretende che ci siano compliance,
internal audit e risk in ogni banca ma in modo particolare
nella banca capogruppo, la quale interagisce con la
vigilanza.
Interagisce per due ragioni:
1. la vigilanza non ha intenzione di scrivere a tutte le
banche e per questo le circolari prescrittive e le
acquisizioni di dati vengono interfacciati alla capogruppo
2. Spesso le banche di minori dimensioni non hanno la
capacità di svolgere compliance,internal audit e risk autonomamente e acquistano i servizi dalla banca
capogruppo.
Quindi la capogruppo è al vertice e ha un disegno manageriale autonomo.

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All’interno del gruppo possiamo avere banche ma anche società finanziarie, e può succedere che quest’ultima
faccia da capogruppo cioè da holding.
La vigilanza implica un controllo di congruenza tra il comportamento del vigilato e il rispetto delle regole.
Chi fa le regole?
In passato nel settore bancario fino all’entrata in vigore della vigilanza presso la Banca Centrale Europea, vi era un
intelaiatura domestica di vigilanza centrata su Banca d'Italia che stabiliva le regole ed esercitava la vigilanza.
Si cerca di evitare di introdurre le norme legislative, mentre quelle di carattere regolamentare cioè amministrative
sono invece continuamente riviste. Da un purista questo comportava un conflitto di interesse e per evitare questo
problema a livello europeo è stato deciso che chi produce le norme non è quello che controlla.

La natura della vigilanza regolamentare

Abbiamo un primo livello di norme a livello


legislativo che sono le direttive.
Ancor prima delle direttive si prevede un
interlocuzione molto semplice tra governatori di
banche centrali, dai quali otteniamo gli Accordi di
Basilea presso la Banca Dei Regolamenti
Internazionali.
Dopo abbiamo l’intervento della Bce e le singole
banche centrali europee che ragionano su dei
principi come il controllo del rischio di credito o
di liquidità, sui rischi operativi. Il comitato dopo la
seduta produce un documento che poi deve essere tradotto in norme legislative e prendono il nome di direttive (di
recepimento).
Una volta ottenuta la direttiva a livello europeo questa deve essere convertita in legge nazionale per entrare
nell’ordinamento degli stati con leggi nazionali, in Italia corrisponde con il Testo Unico bancario.
Infine abbiamo la circolare dell'autorità di vigilanza. Formalmente l'autorità di vigilanza in Italia è la banca
d’italia ma per quelle banche che hanno una certa dimensione dell’attivo è la Bce e il dettaglio normativo non è
scritto dalla Bce ma dall’EBA (European banking Authority , la Bce applicherà le leggi dell’EBA.
Nel mezzo tra direttive e recepimento nazionale ci possono essere atti normativi come i regolamenti che sono
nozioni di carattere europeo e appena varato diventa cogente. Dello stesso livello è l’atto delegato, produzione di
norme di carattere amministrativo ed è realizzata da parte di soggetti di livello europeo (Eba-Eiopa-Esma) essi ri
sono sostitutivi delle circolari e immediatamente applicabili ma non formalmente ma di fatto si, perchè deve essere
immediatamente recepito dalla autorità nazionali, se non viene recepito devono spiegare il perchè.
(comply and explain)

Vigilanza regolamentare

La vigilanza regolamentare è fatta dell’80% di


carattere micro prudenziale, 15% macroprudenziale e
il resto fa parte delle regole di condotta.
Microprudenziale: Scopo → sana e prudente gestione
del singolo intermediario che deve essere stabile ed
efficiente. Si tratta fondamentalmente di applicare le
regole decise dall’EMA .
Macroprudenziale: L'obiettivo è stabilità dell'intero
sistema. Il fine ultimo è evitare crisi sistemiche
riguardanti una appare rilevante del sistema e

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potenzialmente in grado di alimentare un impatto negativo verso l'intera economia reale.


Lo stesso approccio microprudenziale è funzionale alla stabilità di sistema: se gli interventi per la stabilità dei
singoli intermediari hanno successo, si tutela il risparmio e si evitano crisi di sfiducia che possono alimentare
esternalità negative, cioè effetti di contagio e di instabilità verso il resto del sistema.
Ciò non è tuttavia sufficiente a neutralizzare la possibilità di manifestazioni di rischi sistemici in particolare a causa
degli aspetti strutturali e dei cicli che alimentano.
Terzo settore: Si protegge la clientela tramite le norme di condotta. Questo ambito di regolamentazione comprende
due grandi aspetti: quello della protezione della clientela e quello del funzionamento dei mercati.
La parte essenziale di questa attività si fonda sulla verifica della correttezza dei comportamenti dei singoli soggetti
vigilati. Con riferimento alla protezione della clientela , la regolamentazione e la vigilanza operano in alcuni ambiti
principali, comprendenti gli obblighi di trasparenza informativa, la tutela della qualità e dell'indipendenza dei
servizi di consulenza finanziaria.
Per quanto riguarda il funzionamento dei mercati,l’interesse pubblico è quello di favorire un modo di operare
ordinato ed efficiente. Gli ambiti di intervento sono fondamentalmente quelli della trasparenza degli scambi, del
divieto di insider trading e di manipolazione del mercato, degli obblighi informativi per gli emittenti.

Vigilanza microprudenziale - comportamento gestionale


Gli Accordi di Basilea dal 2 in avanti hanno
declinato il capitale in tre nozioni
1. il capitale minimo sindacale
2. Il capitale iniziale
3. Il capitale per chiedere l'autorizzazione
e si determina con una formula che deriva da
una direttiva.
La formula definisce il capitale di cui ti devi
dotare in relazione al tuo stato patrimoniale,in
base ai crediti effettuati e a chi, in base alla
trasformazione delle scadenze, dal rapporto tra
denaro a vista e prestiti sotto forma di mutui.
Questo è il Pillar one.
Dentro il Pillar one ci sono due modalità per determinare il capitale:
- Applicazione formula standard data dalle autorità di vigilanza ed in questo caso i parametri sono
predefiniti
- la seconda modalità prevede la stessa formula con parametri propri, cioè si applica un modello interno
facendo una richiesta alla BCE dimostrando che sei diverso dalle altre e la Bce può autorizzare ad usare
parametri diversi.
Prima del 2018 l’incentivo era indirizzare le banche verso l’utilizzo di un modello interno.
Dopo il 2018 le autorità di vigilanza hanno iniziato a riscontrare un fenomeno: le banche grandi che generalmente
utilizzano modelli interni ma in realtà avevano un capitale ritenuto troppo basso quindi si è avuto una restrizione
nel rilasciare autorizzazioni.
La seconda tipologia di capitale viene identificato partendo dal capitale minimo da un documento redatto dal risk e
approvato dal consiglio di amministrazione, attraverso un processo che si chiama SREP (Supervisory Review and
Evaluation Process). Il cosiddetto Internal Capital Adequacy assessment process (ICAAP) è un processo interno
alla banca svolto autonomamente dagli organi di governo e dalle strutture operative aziendali e serve ad identificare
quanto capitale è ripartito tra i diversi settori e se quel determinato livello di capitale è adeguato a coprire il rischio
→ se non è adeguato o si chiede al consiglio di aumentarlo o si decide di togliere capitala ai prestiti pro soluti.
Il pillar two è il vero fabbisogno di capitale.

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Dopodiché la vigilanza prevede la diffusione a terzi: Disclosure accanto al bilancio di interesse degli azionisti i
quali si fanno un'idea del rischio della banca.

10.4 Principali strumenti di vigilanza microprudenziale


Ora ci occupiamo delle regole di funzionamento della vigilanza microprudenziale, cioè dei principali strumenti
messi in opera al fine di indirizzare gli intermediari verso scelte organizzative e gestionali compatibili con i principi
della sana e prudente gestione.
La premessa fondamentale della vigilanza microprudenziale è costituita dal fatto che l’attività bancaria è esposta a
una molteplicità di rischi, sia di natura finanziaria (rischio di credito,di mercato,di liquidità) sia non finanziaria
(rischi operativi,legali e reputazionali).
Il compito delle autorità consiste nel disegnare due modalità di intervento complementari:
- limitare la dimensione dei rischi che le banche possono assumere
- richiedere che a fronte dei rischi vi sia un'adeguata copertura di capitale proprio.

10.4.1 Gli Accordi di Basilea


La sede in cui si è sviluppata la regolamentazione prudenziale è quella del Comitato di Basilea sulla Vigilanza
Bancaria (CBVB), presso la Banca dei Regolamenti Internazionali.
Il primo passo fu compiuto nel 1988 con il varo dell’Accordo di Basilea sul capitale (Basilea 1).
Lo scopo era quello di rafforzare la stabilità del sistema bancario internazionale e di ridurre gli spazi di gap
competitivi originati dalle differenze nazionali nelle regole di capitalizzazione. Venne fissato un principio di
convergenza a livello internazionale per la misurazione dell’adeguatezza del capitale delle banche e ciò fu fatto
attraverso l'adozione di un approccio di ponderazione delle attività per classi di rischio.
La regola fondamentale che venne fissata fu quella di capitale minimo pari all’8% delle attività ponderate per il
rischio.

𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒
𝑅𝐶 = 𝐴𝑃𝑅
= ≥ 8%
∑𝑃𝑅𝑖 𝑥𝐴𝑖

- RC: requisito di capitale minimo


- APR: attività ponderate per il rischio
- Ai : classe di attività
- PRi : ponderazione delle attività

Il coefficiente misura la capacità di una banca di far fronte a perdite inattese, ovvero la banca sarebbe in grado di
sopportare perdite fino all’8% del valore dell’attivo prima di entrare nell’area di insolvenza.
Nel giugno 2006 viene approvato l’Accordo Basilea 2. L’impianto generale è basato su tre pilastri.
● Pilastro 1- Disciplina dei requisiti patrimoniali: con riferimento ai rischi di credito,di controparte,
di mercato e operativi vengono definite le metodologie tecniche per il calcolo dei requisiti.
I requisiti di ponderazione possono essere assunti come formula standard oppure possono derivare
dall’applicazione di modelli interni sviluppati dalle singole banche. Negli anni si è evidenziato che
l’applicazione dei modelli interni sia aggressiva e porta a comprimere l'ammontare delle attività
ponderate per il rischio, da ciò deriva una sproporzione tra capitale della banca il totale dell’attivo
preso al valore nominale. Per ovviare questo problema si adottò il coefficiente di leva finanziaria
con Basilea 3.
● Pilastro 2- Processo di controllo prudenziale: si intende l’attività di verifica dell’adeguatezza
patrimoniale delle banche rispetto ai rischi assunti. Il processo di compone di due fasi
complementari. La prima va sotto il nome di Internal Capital Adequacy Asset Process(ICAAP) e la
seconda è denominata SREP (Supervisory Review and Evaluation Process).

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● Pilastro 3-L’informativa al pubblico: le banche sono tenute a rendere pubbliche le informazioni


circa l’adeguatezza patrimoniale, il livello di esposizione ai rischi e i sistemi adottati per la
misurazione e della gestione degli stessi.

L’Accordo di Basilea 2 entra in vigore nel periodo immediatamente precedente l’esplosione della crisi finanziaria
2007-2009 come era evidenza c’erano già evidenti limiti e urgente necessità di un deciso rafforzamento, questo
avvenne con nel 2010 con il nuovo Accordo Basilea 3.
Il passaggio a Basilea 3 è segnato dall’estensione dei requisiti microprudenziali ad aree della gestione bancaria fino
a quel momento non toccate. Nel Pilastro 1 è stata aggiunta l’applicazione di parametri minimi per la liquidità a
breve e per l’equilibrio strutturale attivo/passivo. In tema di rafforzamento, vi sono regole più rigide su qualità e
quantità di capitale, la previsione delle risorse aggiuntive per la conservazione del capitale e per l'attenuazione della
ciclicità. Nel pilastro 2 viene introdotto un nuovo processo, l’ILAAP.
Per quanto riguarda il Pilastro 3 sono stati estesi i profili informativi richiesti.

10.4.2 La vigilanza microprudenziale sulle banche: l’applicazione nell’Unione Europea


Nell’ambito dell’unione europea, le innovazioni di Basilea 3 trovano attuazione attraverso il cosiddetto pacchetto
CRD IV, cioè la Direttiva 2913/36 UE e il Regolamento 575/2013.
I punti di maggior innovazione sono:
1. La previsione di un rafforzamento della qualità del capitale e di componenti aggiuntive di dotazione, rispetto al
livello base dell’8% delle attività ponderate per il rischio.
- in termini di rafforzamento l’aspetto più importante è l'aumento del peso del capitale primario che
passa dal 2% al 4,5%, mentre la classe Tier 2 viene dimezzata del 2%. La scelta riflette il fatto che la
crisi ha evidenziato non solo una carezza di capitalizzazione delle banche ma anche una debolezza
nella sua composizione per il peso delle componenti non pienamente utilizzabili nelle fasi prossime
all’insolvenza
- In merito alla previsione di componenti aggiuntive di capitale, rispetto al livello minimo dell’8% delle
APR vengono integrati con diverse componenti:
● una riserva di conservazione del 2,5%
● 2,5%di riserva anticiclica, vista come meccanismo di attenuazione della ciclicità dell’offerta di
credito
● 5% di riserva per le banche sistemiche, cioè quelle potenziali generatrici di instabilità sistemica
● La riserva per il rischio sistemico
● Ulteriori dotazioni di capitale
2. L’introduzione di un leverage ratio, rapporto tra capitale e attività a bilancio non ponderate per il rischio.
3. L’introduzione di parametri di adeguatezza del livello di liquidità, cioè della capacità di coprire le uscite
monetarie in un orizzonte di 30 giorni e dell’equilibrio finanziario.
- Basilea 3 e la CRD IV hanno definito due vincoli prudenziali finalizzati a limitare il livello di rischio
connesso alla situazione di liquidità e della struttura di finanziamento a medio termine:
● il primo è il rapporto di copertura della liquidità (RCL) che misura la capacità delle banche di
coprire con riserve proprie il fabbisogno di liquidità in situazione di stress a brevissimo termine
(30 giorni) → LCR = Attività liquide di alta qualità/ uscite monetarie previste entro 30 giorni
>= 100% . Il numeratore comprende le attività che possono essere convertite in cassa
immediatamente e con limitate perdite di valore. Il denominatore misura gli impegni di
pagamento nell’orizzonte di 30 giorni.
● L’altro è il coefficiente netto di finanziamento stabile (CNFS) che esprime l’equilibrio finanziario
della banca in un orizzonte temporale di oltre 12 mesi. CNSFR = Finanziamenti stabili oltre i 12
mesi/ Fabbisogno di finanziamenti stabili >= 100%. Questo requisito prudenziale ha lo scopo di
indirizzare le banche verso l’adozione di strutture attivo/passivo equilibrate e, quindi, sostenibili
in via autonoma, senza contare in modo aggressivo sul rifinanziamento del passivo in scadenza.

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Il capitale che la vigilanza richiede è un patrimonio di vigilanza che dentro di sé ha una parte di equity
accompagnato da bond subordinati e irredimibili. Il problema è che esso non coincide con il patrimonio contabile.
Trattandosi di un patrimonio che si determina con variabili esogene si concedeva agli intermediari la possibilità di
rispondere ai diversi requirement non solo con equity ma anche con bond subordinati e irredimibili.
Si deve fare in modo che sia finanziato prevalentemente tramite equity.
Oggi si chiede un accrescimento del livello minimo di patrimonio e una maggiore quantità del common equity.
Il pillar one deve essere fatto rispettando le regole di Basilea: 4,5% del totale attivo ponderato sia composto da
common equity, l’1,5% del totale attivo ponderato pari all’ additional Tier 1 composto da titoli irredimibili (zona
di capitale più solida), un 2% di Tier2 dove abbiamo bond subordinati a questo si aggiunge un 2,5% di riserva di
conservazione degli utili, un utile che non può essere distribuito, poi 2,5% di riserva anticiclica, bisogna trattenerla
negli anni in cui il ciclo economico è espansivo perché servirà per “affogare” le sofferenze in cicli economici
sfavorevoli, perché quando c’è sofferenza la banca centrale ti chiederà di aumentare il capitale ma la banca avrà
difficoltà e allora ver trattenuto questa riserva tornerà utile.
Un 5% dell’attivo destinato alla riserva di banche sistemiche ed infine un ulteriore 5% del totale dell’attivo
ponderato di riserva per rischio sistemico che la Bce può imporre alle singole banche.
Basilea 2 (2007)
● 2% CET1
● 2% Tier 1
● 4% Tier 2
Basilea 3 (oggi)
● 4,5% CET1 → accrescimento del common equity
● 1,5% Tier 1
● 2% Tier 2
● 2,5% riserva cons.
● 2,5% riserva antic.
● 5% riserva banche sistemiche
● Ulteriore riserva per rischio sistemico
● Rafforzamento capitale Pillar 2

Il pillar one che deriva dall’applicazione della formula, in termini di capitale minimo sindacale.
In questi anni dal 2007, dall’entrata in vigore di Basilea 2, al 2019 c’è stato un fenomeno rappresentato dal non
consentire un modello interno, aumentare il fabbisogno di capitale e qualitativamente favorire uno spostamento
verso il mondo del common equity.
Nel corso del tempo sono stati aumentati i parametri che sono uguali per tutte le banche mentre vengono diminuiti
gli altri parametri, portando verso l’alto l’asticella tagliando il capitale vigilato e aumentando il common equity.

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Ulteriore elemento:
- Coefficiente di leva finanziaria: il capitale e i mezzi propri, cioè il common equity su totale attivo deve
essere almeno pari al 3% del capitale , attenzione i titoli di stato hanno ponderazione uguale a zero quindi
non deve rispettare quei valori.
Ulteriori interventi per rischio di liquidità, se la banca è esposta a scadenza (dalla vista fino ai mutui) si applicano
indici di ratio, la soluzione è aumento di capitale oppure ritenzione di utili.
La leva finanziaria(misura di leverage) deve essere tale da rispettare il fatto che il rapporto PFI/MP o attività
fruttifere di interesse/MP non sia superiore al 3% mentre il fabbisogno di capitale deve essere almeno pari al 3%.

Pacchetto CRD IV e coefficiente di leva finanziaria


Il calcolo dei requisiti di capitale rispetto all’attivo ponderato per il rischio vuole obbligare le banche a dotarsi di
una copertura di capitale proporzionale ai rischi assunti. Questo visto che lo sviluppo di modelli interni di
ponderazione delle attività per i rischi ha spinto a ridurre progressivamente il rapporto tra APR e attività a valore
nominale. Questo ha comportato una progressiva riduzione del livello di capitale disponibile a fronte della
dimensione dell’intermediazione svolta, espressa in termini nominali. Sotto questo piano la crisi ha fatto emergere
eccessi nella condotta delle banche che hanno portato all’introduzione di un ulteriore vincolo prudenziale,
incentrato ancora sul capitale (di classe 1, il Tier 1) ma riferito al totale delle attività non ponderate per il rischio:
Coefficiente di Leva Finanziaria (CLF) = Capitale classe 1 / Totale Attività >= 3%.
Il principio sottostante è che non sia sufficiente il calcolo rispetto all’APR ma sia opportuno mettere un vincolo alla
dimensione delle attività intermediate.

Gestione delle crisi


Per ridurre l’insorgere di crisi si fa capo al Sistema unico di vigilanza che vede come pilastri il capitale e il
controllo dei rischi.
Il problema si pone quando nonostante le regole e il controllo si verificano crisi e la soluzione è stata la creazione
di un sistema di salvataggio di ultima istanza e ridurre il costo del contribuente e per farlo bisogna
responsabilizzare le persone che hanno investito nella banca.
La tutela del depositante inconsapevole è stata affidata a Fondi Nazionali creati nei diversi paesi su base volontaria
ma si è deciso di renderli obbligatori e di uniformarli, cioè farsi che tutti adottino la stessa soglia di
soddisfacimento del cliente.

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Lezione 11 del 15/03/2022

LIBRO: CAPITOLO 10.4.3 (L’unione bancaria europea UBE)

l’UBE nasce nel 2012 come ulteriore passaggio della riforma


strutturale delle istituzioni dell’UE, sull’esperienza della crisi
finanziaria del 2007-2009 e, in particolare, sotto la pressione
della crisi del debito sovrano del 2011-12
Obiettivo→ ridurre le crisi tramite la costruzione di un
sistema di salvataggio

L’UBE è articolata in quattro componenti:


1. Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU)→ rappresenta il nuovo assetto della vigilanza microprudenziale
europea. Ha tre finalità:
- Rafforzamento della solidità e della sicurezza del sistema bancario europeo
- Miglioramento dell’integrazione finanziaria e della stabilità.
- Attuazione di un sistema di vigilanza efficace e coerente
L’assetto istituzionale è basato sul ruolo chiave della BCE, alla quale è affidata la responsabilità del
funzionamento del meccanismo e che opera direttamente la vigilanza microprudenziale su 130 banche di
maggiori dimensioni. Le altre banche sono sotto la vigilanza delle autorità nazionali (Banca d’Italia in
Italia), ma sempre sotto la responsabilità della BCE.
2. Meccanismo di Risoluzione Unico (MRU)→ ha il compito di prevenire crisi e di gestire in maniera
accentrata i processi di risoluzione delle banche quando queste cadono in una situazione di crisi. Il modo di
operare del MRU è basato su un'impostazione orientata a prevenire le crisi e sulla dotazione di un certo
numero di strumenti di risoluzione funzionali a mantenere la funzionalità delle banche in crisi e ad
addossare il costo del risanamento ai privati (azionisti e creditori) e non più al bilancio dello Stato.
3. Sistema di tutela dei depositi a livello europeo → quando è stato scritto il libro questo sistema era ancora n
fase di elaborazione.
4. Single Rulebook → è una sorta di testo unico della regolamentazione bancaria di secondo livello. Ha
quindi un’importanza notevole in quanto contribuisce a livellare il tessuto normativo e quindi a definire
condizioni di neutralità tra le banche.

Un po ' di chiacchiere iniziali!


Gli ultimi interventi erano avvenuti nel 2008 e si sono riproposti nel 2011-12. Ne sarebbero venuti fuori problemi
per Irlanda, Spagna, Italia e Grecia. Il fenomeno del debito greco inizia a manifestarsi nel 2011 quando la grecia fa
un’emissione a due anni al 6% e al 35%. Tale emissione viene fatta a dicembre (prima di Natale) per un motivo
specifico: allo scopo di affascinare gli investitori e confonderli perché in questo periodo la mente dell’individuo è
altrove. E quindi succede che un sacco di fondi istituzionali comprano schifezze. Nel 2012, a febbraio gli
istituzionali cambiano mentalità (finisce il periodo natalizio) e si inizia a razionalizzare.
Quindi, in quel periodo, la crisi del debito sovrano incapsulata agli istituti bancari produceva effetti a cascata sui
mezzi propri e quindi ci si chiedeva quale banca sarebbe saltata. → grande dibattito

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La gestione della crisi

Dopo il 2007- 2009 si è cercato di studiare gli effetti che la crisi ha avuto sulle banche. Si è cercato di definire
operazioni di salvataggio e si sono individuati i segnali che precedono una crisi: abbassamento del rating dei titoli
di stato, aumento del premio per il rischio, aumento del costo del debito pubblico, perdita di valore dei titoli in
circolazione…ecc. Queste sono le condizioni che hanno spinto alla formulazione del progetto di Unione Bancaria
Europea, rivolta a rafforzare la stabilità dei sistemi bancari europei, attraverso i suoi tre pilastri di cui uno
costituito appunto dalla gestione della crisi.

La gestione della crisi: il rafforzamento dell’approccio preventivo


La gestione della crisi propone tre interventi:
- Interventi pre crisi → di competenza della BCE in un fondo unico di risoluzione. In questo arco temporali
sono previste:
● Predisposizione di piani di risanamento → documento redatto dalla banca stessa
obbligatoriamente e poi sottoposto al controllo della Banca d’Italia in quanto autorità di risoluzione
(AR)
● Predisposizione di piani di risoluzione → questi vengono predisposti dall’AR e rappresentano le
azioni da mettere in atto nel caso di crisi.
Obiettivo di questi due documenti: avere un piano di intervento già pronto, abbreviando così al minimo il
tempo tra i segnali di allarme e di deterioramento e gli interventi correttivi.
- Intervento precoce di crisi → Si discute di un piano di risoluzione → cosa facciamo? Se ne occupa anche
qui la BCE (vigilanza fisiologica)
A questo punto abbiamo la necessità di spegnere l’incendio e iniziamo ad immaginare una certa serie di
piani di risanamento e misure addizionali che possono essere utilizzate. Si cerca un individuo che voglia
acquistare questa banca. Si cerca di creare un piano di rifinanziamento da presentare a questo individuo

Esempio Banche Carige:


Banca Carige ha avuto l’idea di fare un aumento di capitale, si è quindi quotata in borsa ma nessuno ha
acquistato le azioni perché la banca si trovava in un momento di crisi. → in un momento del genere è
sbagliato fare un aumento di capitale in borsa.

Per uscire da una situazione di questo genere l’obiettivo è cercare qualcuno che acquisti l’intera banca e la
ristrutturi. Se non si trova nessuno allora si passa al terzo punto.
- Gestione della crisi
L’attivazione della procedura di gestione della crisi presuppone l’esistenza di due condizioni:

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● La banca si trova in stato di dissesto o a rischio di dissesto;


● La mancanza di soluzioni alternative (es: intervento di soggetti privati, sistema di tutela
istituzionale);
Come si procede?
La Banca d’Italia che in questo caso rappresenta l’autorità di vigilanza (AR) deve accertare le condizioni di
dissesto o di rischio di dissesto e lo fa interrogando la banca in questione, chiedendogli:
→ esiste un interesse pubblico? (l’interesse pubblico si considera presente in relazione alla possibilità di
raggiungere obiettivi quali: la continuità delle funzioni di una banca, la tutela dei depositanti e degli investitori, la
stabilità finanziaria, la limitazione dei costi a carico delle finanze pubbliche)
→ Lei ha relazioni con tante altre banche?
A seconda della risposta che si dà iniziano le procedure di risoluzione, che prevedono dismissione, in tal senso
vengono nominati i commissari liquidatori della banca, che attuano il piano di risoluzione corretto dal meccanismo
di risoluzione unico (perché nel frattempo la situazione è peggiorata).
Gli amministratori della banca attuano questo piano tramite:
● Dismissione parte assets → vendendo parte degli asset (devono fare soldi!) solitamente si vende la parte
migliore oppure la parte peggiore ma ad un prezzo accattivante.
● Banca ponte → si tratta di costituire un veicolo societario, totalmente o parzialmente posseduto da
azionisti pubblici, con lo scopo di acquistare le attività e le passività sane di una o più banche in
risoluzione.
In sostanza, creiamo una banca ponte con la parte migliore degli asset (supponendo che abbiamo venduto la
parte peggiore). Andremo a chiamare questa banca con un altro nome, mettiamo un consiglio di
amministrazione pro tempore (pro tempore perché si tratta di una banca che in tempi brevi sarà venduta a
un altra banca).
Es: Banca Popolare di Vicenza la cui parte migliore è stata comprata a 1€ da Intesa.
● Bad bank → si tratta di un veicolo societario costituito appositamente, al quale vengono conferite le
attività deteriorate, per essere gestite per un arco di tempo determinato, con l’obiettivo di massimizzare il
loro valore di cessione. In effetti, spesso si tratta di attività, come i crediti in sofferenza.
● Intervento pubblico → ricapitalizzazione da parte dello Stato; Prevede che la banca venga nazionalizzata
non in senso letterale ma nel senso che è lo stato a comprare le azioni.
Quali sono gli step?
Es: 2016 → lo stato va dal commissario alla concorrenze e le chiede se può ricapitalizzare Banche
Monte dei Paschi di Siena visto che è in crisi. Il commissario dice che va bene ma a una condizione:
ricapitalizzare per non più di cinque anni.
● Bail in → cercare di risolvere la crisi dall’interno, indica quindi la partecipazione dei soggetti privati al
salvataggio della banca. L’applicazione del Bail In si basa su diversi presupposti tecnici. Il primo è
rappresentato dalla distinzione tra debiti ammissibili e non ammissibili al bail; Tra questi ultimi troviamo
i depositi coperti dal sistema di garanzia e le obbligazioni garantite; mentre quelli ammissibili lo sono in
base a una specifica garanzia. Il secondo è relativo all’ammontare minimo di passività ammissibili al bail
in che le banche devono possedere in modo da non vanificare il principio di addossare il costo della crisi
in primis ad azioni e creditori.
Come funziona? → In primis si cerca di salvare gli azionisti, successivamente si passa agli obbligazionisti
subordinati il cui contributo era servito a creare il patrimonio di vigilanza (lezione di ieri).
Non basta liquidare le obbligazioni, risaliamo e troviamo i depositi. Se poi il personaggio di professione
svolge ad esempio il ruolo di dirigente di banca o di altri intermediari finanziari allora tutto il deposito viene
trangugiato. C’è poi un’ulteriore problema rappresentato dal fatto che i soldi per pagare la vecchietta vanno
trovati e quindi la casellina “fondo di risoluzione unico” serve proprio per soddisfare questo tipo di esigenze,
il compito di questo fondo è offrire garanzie alla banca e prestiti.
Al fine di semplificare il meccanismo del bail in facciamo riferimento alla figura seguente, che riporta

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l'assetto di bilancio:

passando dalla situazione di normalità, a quella di dissesto e poi a quella post-risoluzione, con l'indicazione nel
passivo tra debiti non ammissibili e ammissibili e, tra questi ultimi, la gerarchia (dal basso verso l'alto) con la quale
vengono chiamati a sopportare le perdite.
La banca in risoluzione si trova in stato di dissesto, dopo che le minusvalenze hanno ridotto il valore economico
dell'attivo al di sotto del valore del passivo (capitale proprio negativo). A fronte di questa situazione, si ipotizza che
gli azionisti (con 'azzeramento dei loro titoli) e gli obbligazionisti subordinati (con la parziale riduzione di valore
dei loro titoli) vengano chiamati a ricostituire una assetto di bilancio sostenibile: Il nuovo capitale risulta dalla
conversione in azioni delle residue obbligazioni subordinate e di parte di quelle ordinarie.

Oggi il Monte dei Paschi di Siena sta ponendo dei problemi perché nel 2016 ha ricevuto il finanziamento e nel
2021 il governo italiano ha cercato di dismetterla di conseguenza ha iniziato a cercare dei possibili acquirenti,
trovandone solo uno: Unicredit che però ai fini dell’acquisto ha imposto determinate condizioni (ha richiesto un
debito di imposta). Monte dei paschi non accettò e decise di chiamare un altro amministratore con fama di
risanatore. Per capire come va a finire andiamo a vedere il fondo capitalizzato dall’ESM.

Vigilanza macroprudenziale
LIBRO: CAPITOLO 10.5 (la BCE e la vigilanza macroprudenziale)
Dopo la crisi del 2007-09 ci si è resi conto che storicamente i sistemi di regolamentazione e di vigilanza si sono
sempre focalizzati sugli aspetti micro del rischio dei singoli intermediari piuttosto che sul sistema finanziario nel
suo complesso quindi a livello macro.
Si assumeva che il controllo della stabilità delle singole istituzioni avrebbe automaticamente prodotto anche la
stabilità del sistema → la crisi ha mostrato l’inconsistenza di questa visione.
Per esempio, le interconnessioni tra i rischi delle diverse attività finanziarie sono al di fuori della gestione dei
singoli intermediari. È su queste basi che assume importanza una visione della vigilanza prudenziale sempre più
orientata ai profili macroprudenziali integrandola a quella microprudenziale.
Domandiamoci, ma perché la Banca Centrale non può svolgere questa funzione di integrazione con gli strumenti di
politica monetaria? → perché la politica monetaria è incentrata sulla stabilità dei prezzi e non è sempre idonea al
controllo dei rischi sistemici; la stabilità finanziaria presuppone strumenti di intervento più flessibili e, a volte, di
taglio settoriale. Ne deriva un’impostazione in cui si sviluppano schemi di intervento separati con appositi obiettivi
e relativi strumenti. È in questo quadro che il regolamento dell’MVU definisce gli obiettivi e gli strumenti
attraverso i quali la BCE e le autorità nazionali competenti (Banca d’Italia) mettono in atto la politica di vigilanza
macroprudenziale rivolta alla stabilità del sistema finanziario nel suo complesso.

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Conclusioni

Per concludere dobbiamo parlare dell’ESM, il cosiddetto “Fondo salva Stati” nato nel 2012 anno in cui l’Europa a
seguito del debito sovrano, si è resa conto che doveva determinare un fondo monetario non internazionale ma a
propaggine europea.
Si è così deciso di creare una struttura con capitale molto elevato (704,8 miliardi) e alta capacità di indebitamento
(500 milioni). Cosa fa questo fondo? Emette bond con rating elevato e interviene offrendo ricchezza finanziaria a
chi è in difficoltà. Inoltre è bene affermare che L’ESM è caratterizzato da un rating alto e per questo consente di
ottenere un tasso di interesse conveniente.
L’ESM deriva da un trattato intergovernativo: è stata approvata da tutti i parlamenti europei e prevede che ci sia
una governance del fondo sganciata dai paesi membri, ovvero: un consiglio di governatori composto dai ministri
dell’economia dei paesi dell’area euro che dovrà collaborare con la commissione per sapere quando il paese è in
difficoltà.
L’ESM ha lo scopo di assistere dei paesi in difficoltà finanziaria attraverso delle linee di credito condizionali
quindi erogate a fronte di precisi impegni che il paese deve assumere nel gestire il suo stato di difficoltà finanziaria
subordinate alla sostenibilità del debito pubblico di quel paese. Una valutazione di sostenibilità che viene fatta da
commissione europea di concerto con la BCE.

La riforma del ESM che lo stato italiano si appresta a firmare prevede un differente meccanismo di governance tale
per cui questa acquisterà maggiore indipendenza dei paesi membri e opererà in stretta collaborazione con la
Commissione Europea.

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Le condizioni di assistenza finanziaria al singolo paese implicano come prima una valutazione di sostenibilità del
debito pubblico ma in aggiunta aiuterà a valutare la capacità di ripagare il prestito che il fondo eroga al paese.
Dopodiché c’è una diversa disciplina delle clausole di azioni collettiva (CAC). Queste sono rivolte a rivedere il
grado di pagamento di un determinato prestito. In base a queste CAC, si prevede che un certo nucleo di creditori
che detengono titoli possa interagire con l’emittente e la loro interazione finisce per determinare una ipotetico
taglio che vale per tutti.
La riforma delle CAC prevede un’unica deliberazione a differenza di prima che se ne prevedevano due. Fino a qui
la riforma è relativa alla relazione tra ESM e stati sovrani, niente a che fare con il sistema bancario.
L’ultimo tassello riguarda il sistema bancario: il fondo di Risoluzione, che si dovrebbe completare verso il 2025,
che prevede una dotazione progressiva di capitale a carico del sistema bancario con la riforma si vuole che questo
venga assistito da un ulteriore garanzia fornita dall’ESM. Questa ulteriore garanzia è detta Backstop.
Quindi fondamentalmente, la riforma di questo ESM prevede la costituzione di questo nuovo fondo che aiuti tanto i
singoli paesi in difficoltà quanto piuttosto il sistema bancario tramite il fondo di risoluzione, impattando quindi
sulle modalità di uscita e di gestione della crisi del singolo intermediario.

LIBRO: CAPITOLO 10.6 (la politica monetaria e la vigilanza prudenziale)


La BCE non è solo l’istituzione della politica monetaria dell’Eurozona, ma accentra anche le funzioni della
vigilanza macroprudenziale e della vigilanza microprudenziale.
Ma come coesistono queste diverse funzioni? I punti a favore di questa coesistenza sono la presenza di vantaggi
informativi reciproci tra le due attività, il monitoraggio del rischio sistemico insito nell’attività di politica
monetaria, l’indipendenza e le competenze tecniche e operative proprie della Banca Centrale. I punti contrari sono
il possibile conflitto di interessi tra vigilanza prudenziale e politica monetaria. Per quanto riguarda il rapporto tra i
due ambiti della vigilanza prudenziale si può osservare che la vigilanza microprudenziale è finalizzata alla stabilità
delle singole istituzioni finanziarie e opera ponendo limiti all’esposizione ai rischi specifici. In tal modo, intende
rafforzare la loro resilienza e limitare l’emergere di nuove vulnerabilità. Tuttavia, la stabilità individuale non
garantisce la stabilità del sistema; ecco dunque che la vigilanza macroprudenziale si occupa della stabilità del
sistema finanziario nel suo complesso, tenendo conto delle connessioni tra istituzioni finanziarie e del rapporto
interattivo tra finanza ed economia reale. L’obiettivo finale è comunque la stabilità finanziaria vista in un orizzonte
a medio lungo termine. Le due prospettive di vigilanza sono complementari.

LIBRO: CAPITOLO 10.7 (L’assetto istituzionale della regolamentazione e della vigilanza sul sistema finanziario
nell’Unione Europea (UE) e in Italia)

10.7.1 il sistema Europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF)

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Il SEVIF, istituito nel 2011, ha una duplice linea di azione:


- Estensione dell’area di intervento della vigilanza verso le questioni relative ai rischi sistemici (vigilanza
macroprudenziale). → Questo aspetto è stato affidato ad un’apposita autorità, il Comitato Europeo per il
Rischio Sistemico (CERS), in cui sono presenti tre attori: la BCE, la Commissione Europea e le autorità
microprudenziali. Tra questi il ruolo della BCE è molto importante in quanto è attrezzata per agire
attraverso politiche macroprudenziali finalizzate a prevenire l’accumulo di rischi eccessivi nel sistema
finanziario e limitare la possibilità di contagio dei rischi.
- Rafforzamento della dimensione sovranazionale della vigilanza → riconoscendo l’inadeguatezza di un
sistema frammentato per paesi quando il problema è di livello europeo se non globale.
Per questo aspetto è stato creato un sistema di Autorità Europee di Vigilanza (AEV), articolate secondo i
tre macrosettori del sistema finanziario:
● bancario e creditizio sottoposto all’Autorità Bancaria Europea (ABE)
● mobiliare e mercati di pertinenza della Autorità Europea degli Strumenti finanziari e dei Mercati
(AESM)
● assicurativo e previdenziale affidato alla Autorità Europea delle Assicurazioni e delle Pensioni
(AEAP).
In linea di principio, le autorità europee hanno il compito di coordinamento e di sviluppo di una regolamentazione
uniforme per tutti i paesi dell’UE, le autorità nazionali hanno i compiti operativi di vigilanza sugli intermediari del
paese. È importante l’interdipendenza tra livelli macro e micro di vigilanza: il CERS si avvale di un flusso
informativo proveniente dalla AEV, a loro volta le AEV ricevono dal CERS eventuali segnali di allarme sui rischi.

10.7.2 le autorità di regolamentazione e vigilanza del sistema finanziario in italia


Le autorità del sistema finanziario italiano sono organizzate secondo un disegno che combina un criterio
istituzionale, con uno per finalità. Nel primo aspetto, si intende che le autorità hanno un ambito di competenza che
corrisponde a una parte delle istituzioni del sistema finanziario (come nel SEVIF → settore bancario, mobiliare e
assicurativo). Nel caso istituzionale e per finalità si intende privilegiare la specializzazione delle competenze e
quindi una maggiore efficacia.

La Banca d’Italia
Le attività svolte dalla Banca d’Italia possono essere classificate in alcune principali aree funzionali: - come Banca
centrale, in quanto parte del SEBC, concorre a definire gli indirizzi della politica monetaria attraverso la
partecipazione del Governatore al Consiglio Direttivo della BCE e attuarne l’esecuzione in base al principio di
sussidiarietà.
● Come parte del SEBC, concorre al mantenimento della stabilità finanziaria. Questa funzione si integra con
l’attività di vigilanza prudenziale ed è strettamente connessa alle funzioni attribuite al CERS. A ciò si
aggiunge l’attività di vigilanza macroprudenziale nel settore bancario.
● Come organo di vigilanza, nell’ambito del MVU e del MRU, essa esercita nei confronti delle banche la
funzione di vigilanza microprudenziale, perseguendo gli obiettivi di sana e prudente gestione.
● Queste funzioni si integrano con gli interventi di autorità come la Consob e l’IVASS (per l’attività
assicurativa.
● Come organo di vigilanza, esercita la sorveglianza sul sistema dei pagamenti e sulle infrastrutture dei
mercati

La Consob (commissione Nazionale per le società e la Borsa)


Essa ha compiti di regolamentazione e vigilanza con riferimento alle norme di condotta nell’attività finanziaria e
quindi alla protezione dei consumatori e al funzionamento dei mercati finanziari. Ciò comporta essenzialmente la
ricerca delle condizioni di trasparenza informativa idonee a consentire agli investitori di valutare la natura e i rischi
degli strumenti finanziari e la verifica che il comportamento degli operatori segua regola di correttezza nei

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confronti della clientela e degli investitori. L’ambito di intervento della Consob si distingue a seconda delle
categorie di destinatari della vigilanza:
- Intermediari finanziari; in questo caso, il perseguimento delle finalità di trasparenza e correttezza dei
comportamenti si integra con quello della sana e prudente gestione degli intermediari che svolgono
intermediazione mobiliare
- I mercati mobiliari; la vigilanza è rivolta essenzialmente alla tutela degli investitori e quindi alla verifica della
quantità dei servizi offerti dalle società di gestione dei mercati, e alla trasparenza delle negoziazioni per
consentire la verifica delle condizioni delle operazioni
- Gli emittenti; riguardano la trasparenza informativa a tutela degli investitori L’attività di vigilanza viene svolta
attraverso una molteplicità di strumenti:
● Vigilanza regolamentare, che ha il potere di emettere norme di attuazione della legislazione primaria
● Vigilanza informativa, cioè gli adempimenti informativi che i soggetti vigilati devono rispettare nei
confronti dell’autorità, per consentire un primo livello di accertamento delle rispetto delle condizioni
● Vigilanza ispettiva, intesa come potere di intervento diretto presso le strutture aziendali, per condurre
verifiche più dirette.

l’IVASS (istituto per la vigilanza sulle assicurazioni)


L’IVASS sostituisce la precedente autorità ISVAP nel 2013, ed ha l’obiettivo di perseguire un più stretto
collegamento con la vigilanza sul settore bancario. Questo collegamento è garantito dal fatto che la presidenza
dell’IVASS è riservata al direttore generale di Banca d’Italia. Le funzioni di vigilanza dell’IVASS perseguono due
principali finalità:
- La sana e prudente gestione delle imprese di assicurazione
- Il rispetto delle regole di condotta con particolare riferimento alla trasparenza informativa e alla correttezza
dei comportamenti verso gli assicurati.

La COVIP (commissione di vigilanza sui fondi pensione)


Nata nel 1993, alla COVIP sono riservate le seguenti funzioni:
- Indirizzo e regolamentazione del settore dei fondi pensione
- Il controllo e la vigilanza sul modo di operare dei fondi pensione; attività che mira a verificare la
correttezza della gestione dei fondi, la loro adeguatezza organizzativa, il rispetto del principio di
trasparenza da parte dei fondi nei confronti degli aderenti.

INTERMEDIARI FINANZIARI DI ASSET MANAGEMENT

Introduzione
Produttori
● Tipologia di attività
collocamento…
● L’attività di gestione
● Il mercato mondiale
● Il mercato europeo
● La specificità italiana
● Trend nella produzione e nella catena del valore
Distributori
● La distribuzione in Europa per cliente e per Paese
● La distribuzione in Italia
● Il FinTech

Tipologia di attività

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Per produrre questo panino al prosciutto devo guardare gli strumenti finanziari che qualche volta sono core e altre
volte sono strumentali. Singolarmente le singole attività sono:
- Negoziazione → eseguire un ordine, non portarlo. Portarlo significherebbe che un privato o un pubblico
che deve vendere delle azioni si collega a un sito che trasmette l'ordine sul mercato. Logicamente prima
bisogna scegliere il mercato in cui si vuole operare ( si cerca sempre il mercato più liquido!!).
La negoziazione può essere in conto proprio laddove l’ intermediario intende vendere o acquistare i propri
titoli che finiscono sul proprio conto e dunque sul suo stato patrimoniale oppure può essere conto terzi, più
frequente, in questo caso l’intermediario viene remunerato da una commissione che percepisce per
trasferire l’ordine al mercato e per poi eseguirlo (trova la controparte).
- Ricezione e trasmissione di ordini → l'intermediario riceve da terzi l’ordine di acquistare o vendere
determinati titoli e li trasmette ad un intermediario che eseguirà l’ordine in contropartita del mercato.
Lavorare nella parte di negoziazione e ricezione e trasmissione degli ordini si guadagna molto poco perché
sono attività svolte da macchine.
Se ci si trova in quest’area spesso generalmente significa che ci si trova in una banca comunitaria di
gestione di fondo comune.
- sottoscrizione e collocamento si cura l’aumento di capitale di una determinata azienda che deve quotarsi
per la prima volta in borsa. Si cerca l’azienda e gli si presenta il dossier.
- gestione del portafoglio → successivamente dopo aver quotato l’azienda bisogna gestire i titoli. Questa
attività può essere realizzata o a livello individuale → avere una singola controparte che dispone di una
certa quantità di denaro che decide di investire e l’attività di gestione fornisce un servizio di gestione, nel
senso che identifica per conto del cliente il set di titoli in cui il cliente andrà a collocare i suoi fondi.
Oppure collettiva → vi è una pluralità di clienti che sottoscrive delle quote di fondi comuni d’investimento
ed il gestore dei fondi comuni d’investimento (gestore di portafoglio) è un gestore che opera per una
collettività di soggetti.
- Consulenza in materia di investimenti → ci si occupa della distribuzione, trovare qualcuno che vuole
costruire un portafoglio e ha bisogno di capire a chi affidarsi per costruirlo. Si consiglia il cliente circa la
strutturazione del suo portafoglio, ma sarà il cliente che provvederà all’acquisto dei singoli titoli presso il
mercato o intermediari che li possono collocare.
Es: Si da un consiglio al cliente e il cliente paga, è come andare dal medico. → il medico visita , mi dice
che sono sano e io lo pago.

- Gestione di servizi multilaterali di negoziazione → i mercati vivono di commissioni, esecuzione degli


ordini. In ogni ordine troviamo delle commissioni che in parte si tiene il ricettore dell’ordine, in parte se li
tiene il negoziatore e in parte se li prende il mercato su cui si sta operando. La commissione del mercato è
una commissione attiva che bisogna pagare a seguito dei servizi informativi che ci offre.

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Succede che da qualche anno a questa parte i singoli (banche) inventando nuove securities (power war →
obbligazioni per l’acquisto di azioni, nello specifico azioni a 5 anni) che sono a metà strada tra opzioni
create da banche e opzioni quotate sui mercati

Ad ogni modo, per capire chi sono gli intermediari che svolgono le attività di cui sopra, occorre, con riferimento al
caso italiano, condurre un’analisi storica.

1. SIM = società di intermediazione mobiliare → creata nel 1991 in Italia. Questo perchè prima di allora le
negoziazioni si facevano “alle grida” : c’era un salone con dentro gli individui che volevano negoziare e
che urlavano le loro proposte.
L’idea è creare delle società di intermediazioni mobiliari che inglobano gli agenti di cambio. Si attribuisce
una riserva di attività a queste qua che era segnatamente l’esecuzione degli ordini in borsa. L’intermediario
negoziatore era una SIM.
2. Banche → Verso la metà degli anni 90 c’è una revisione della riserva di attività. Le attività identificate
precedentemente che talvolta venivano attribuite in via esclusiva alle SIM, vengono attribuite anche alle
banche, in particolare per quanto riguarda l’esecuzione degli ordini in borsa (attività che era esclusiva delle
SIM). Fu così che le banche (essendo azionisti di maggioranza) eliminarono definitivamente le SIM.
3. SGR → un passo ulteriore in avanti fu fatto con la creazione delle società di fondi comuni di investimento
all’interno delle quali c’erano soggetti che gestivano singoli patrimoni. Ci si accorge che l’attività dei fondi
comuni di investimento è la stessa che porta alla composizione dei portafogli collettivi quindi si vengono a
creare le società di gestione del risparmio che svolgono sia gestione collettiva che gestione individuale.
Dunque le SIM che erano intermediari a cui potevano essere demandate la gestione individuale, adesso si
trovano in concorrenza con le SGR. Anche questo finisce per ridurre il numero delle SIM. Molte SIM di
gestione individuale vengono chiuse e la loro attività viene accentrata nelle SGR.
4. Mercati → Nel ‘98 le borse vengono privatizzate e nascono le società di mercato. Inizia un processo di
fusione delle banche tedesche poi Svizzere, successivamente vengono coinvolte quelle europee. Alla fine
tocca all’italia: le azioni erano di proprietà delle banche, a un certo punto queste banche ricevono un’offerta
dal London Stock Exchange e fu così che borsa S.p.a. viene ceduta.

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In conclusione, gli intermediari principali, che si occupano di asset management sono: SIM, SGR e banche.

COSTITUZIONE:
Per creare una SIM bisogna rivolgersi alle autorità di vigilanza e ottenere un’autorizzazione da parte della Consob
che la eroga, sulla base di un insieme di requisiti (che sono in sintesi quelli visti nelle lezioni precedenti per le
banche), ovvero condizione di onorabilità, professionalità dei vertici, attenzione alle partecipazioni qualificate,
programma di attività e struttura organizzativa, sistema di controlli ecc., sentita la Banca d’Italia.
Le SGR, a loro volta, possono essere autorizzate, in termini di costituzione, dalla Banca d’Italia, sentita la Consob.
Le banche vengono autorizzate dalla Banca d’Italia.
Dunque la costituzione prevede che ci sia un’autorizzazione allo svolgimento delle attività richiesta dalle autorità di
vigilanza.
GESTIONE:
Per quanto riguarda la fase gestionale sono richieste: la diligenza, la correttezza e la trasparenza nei confronti della
clientela, requisiti sotto l’autorità di vigilanza della Consob. Dopodiché, i rischi in termini di vigilanza prudenziale
(adeguatezza di capitale, capacità del CDA e degli esponenti apicali di gestire i rischi) sono, invece, di competenza
di banca d’Italia.

Fondamentalmente per quanto riguarda i servizi di investimenti abbiamo tre tipi di attività:
1. Gestione di collocamento → in questa fase abbiamo un’azienda che non è ancora MAI entrata nel
mercato e quindi deve essere corteggiata. Viene corteggiata da una merchant banks che ne studia il dossier,
si presenta da questa azienda e se l’azienda decide di accettare la consulenza che gli viene offerta allora si
fa un aumento di capitale
2. Gestione in senso stretto → consiste in servizi di gestione collettiva o individuale (es: un fondo chiuso
che genera attività di found crowding)
3. Negoziazione

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All’interno dell’Asset Management troviamo:


- Mercato primario
- Mercato secondario
- immobili

Nel MERCATO PRIMARIO abbiamo investitori che investono


in fondi chiusi. Il fondo è chiuso perché i soggetti che vi
investono sono chiamati ad investire in un certo momento e non
possono più richiamare il denaro se non alla scadenza del fondo.
Questo perché il fondo investe a sua volta il denaro collocandolo
in titoli illiquidi che difficilmente possono essere venduti in
quanto non quotati sul mercato. In questo caso si può distinguere
fra:
- private equity → capitale di rischio di imprese come
start up
- venture capital → capitale di rischio di imprese già
esistenti, ma che non si sono ancora sviluppate.
- private debt → debito emesso da imprese che o sono state appena costituite o che sono relativamente poco
mature.
Una partecipazione in uno di questi risente della giovinezza dell’impresa che ha bisogno di strutturarsi. Una volta
sviluppatasi, il fondo chiuso chiederà ad una merchant bank di poter collocare il titolo in borsa. Se il titolo
successivamente diventa liquido a seguito della collocazione, diventerà attraente per i servizi di asset management
che convergono sul mercato secondario. A questo punto il fondo chiuso vende la partecipazione sul mercato
generalmente acquistata da fondi comuni d’investimento aperti o da gestori di gestioni patrimoniali, realizza la sua
plusvalenza e si liquida restituendo il denaro agli investitori che glielo hanno conferito inizialmente. Per poter
svolgere questa attività (selezione di start up o di imprese relativamente giovani e/o la selezione del debito di queste
imprese, il successivo investimento ed attesa del collocamento in borsa dei relativi titoli) si necessita di un certo
numero di anni ed il fondo chiuso generalmente rimanga operativo per quel numero di anni (7, 10, 12 anni). Al
termine della durata del fondo chiuso si prevede che tutti gli investimenti siano stati liquidati e che dunque il fondo
chiuso sia in grado di restituire il dovuto agli investitori.

MERCATO SECONDARIO (quello della gestione) dove abbiamo titoli che sono già stati emessi e che sono
oggetto d’investimento da parte di fondi (gestione collettiva) o gestioni individuali. La gestione collettiva prevede
che i fondi siano fondi comuni d’investimento aperti ed in subordine altri fondi che sono Hedge Fund, Fondi che
comprano titoli rappresentativi di commodities ed altri.
Il futuro è quello di richiamare nella gestione una parte di questi, una parte del know how.
Oggi alla luce della crisi ucraina:
- Il grano il cui prezzo è salito
- Molte materie prime sono state vendute dalla Russia alla Cina per cui da qui a poco avremo due mondi:
quello occidentale con dei prezzi e quello orientale con altri. Il mondo orientale saranno prezzi politici di
soggetti autoritari. Tale mondo crollerà nel tempo perché gli autoritari non permettono la creazione di
nuove idee. Le materie prime del mondo occidentale di conseguenza avranno prezzi via via in rialzo
Questi inizieranno ad accumulare cripto valute (che corrispondono a degli asset class ovvero un opzione
sulla tecnologia → se lo si osserva in questo modo allora potrebbe essere anche una soluzione per
diversificare).

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Nel MERCATO DEGLI IMMOBILI la cui missione è quella di raccogliere denaro in un fondo chiuso da una serie
di investitori che vogliono investire a loro volta in immobili e società immobiliari.
Noi sappiamo quanto vale una security, ma quanto vale un palazzo? Quello che conta in questo caso è il terreno
edificabile (Es: Siamo vicino al duomo, di duomo ce n’è uno solo! quanto vale quel terreno?).
Come funziona questo mercato? si compra un terreno, ci si costruisce ad esempio un albergo e lo si fa profittare. A
quel punto il bene che si trova su quel terreno diventa un bene versatile e il fondo immobiliare inizierà a produrre
flussi di cassa. Tali flussi al termine della durata del fondo saranno restituiti agli investitori che avevano investito
nel progetto.

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Lezione 12 del 16/3


Tipologia di attività: fondi

Si stringe sulla componente fondi e abbiamo due diversi tipologie


di fondi: OICVM (organismo di investimento collettivo in valore
mobiliari) e FIA (fondi di investimento alternativo
OICVM rispondo a tre direttive segmentate nel tempo (UCTIS
1,2,3), regole di gestione che prevedono che i fondi non possono
indebitarsi.. Non hanno una leva finanziaria, seconda componente
non possono acquistare derivati a scopo speculativo, solo di
copertura. All’inizio c’erano altri vincoli come non comprare mai
titoli non quotati.. Attualmente questi fondi possono comprare
fino al 10 % dei titoli non quotati. L’idea è che questo fondo possa
essere destinato a qualsiasi investitore ( destinato a tutti) e che
possano essere prodotti in un paese e venduto e in un altro, per
questo ci servono le direttive. ( stiamo parlando del oicvm).
Il FIA segue le due direttive di AIFM: immobiliari e mobiliari. A seguire ci possono essere dei fondi aperti e
chiusi; quelli aperti hanno la possibilità di comprano più del 10% dei non quotati, ci sono dei fondi che comprano
dei derivati a scopo speculativo, ci sono dei fondi aperti che hanno un basso indebitamento. Una volta entrato in
questo meccanismo è difficile uscirne, il mercato dei fondi è quotato è altamente illiquido; c’è una divergenza tra il
valore delle quota asseverata, il fondo è chiuso ma come sappiamo il consiglio riunisce, una volta al mese, un
insieme di esperti che verifica il valore degli asset, ne fanno la somma e lo dividono per(). La valutazione ad
esempio è 3000 euro e in borsa viene scambiato a 1800. Cosa succede? È una divergenza sulla valutazione, quando
il fondo arriva a scadenza le divergenze di uniscono, ma non sappiamo se dall’alto verso il basso o inversamente. Il
fondo ha durata di 10/12 anni, si decide all'inizio quanto dura e quello è il tempo per creare delle plusvalenze. .
Prendiamo immobili, i fondi sono chiusi, quindi ci sarà una valutazione ogni 6 mesi. Avrà dei cicli di 10 anni ,
quindi immaginatevi che quando era visibile la crisi del 2007 era visibilissima, bastava mettere in “il dito nel
cemento”. Il mercato italiano parte dal 1992 e in termini reali dal 1992 al 1996 i prezzi delle case sono scese.
Questo ciclo ci fa vedere che è fisiologico che su un ciclo di 10 anni si abbia un calo, dopo che il prezzo è arrivato
all’apice. Più è grande la crescita del prezzo e maggiore sarà il calo. L’equity sale arriva in cima e sente odore di
inflazione, il governatore della bce aumenta i tassi a breve e quindi anche quelli a lungo e quindi meno richiesta dei
mutui, meno vendita. Nel 2001, questo calo non c'è stato poiché invece di aumentare i tassi di interesse sono
diminuiti e quindi c’è stata una maggiore erogazione di credito.
Per rendere 2 fondi interessati è utile che il ptf delle partecipazioni e degli immobili sia rappresentato non da
immobili valorizzati alla fine del corso o di partecipazioni che hanno bisogno di 10 anni per avere plusvalenze, ma
cercare di avere delle partecipazioni che ti garantiscano ad esempio cedole,dividendi, tutto il mercato di facility
management, flussi di cassi periodici.. Il divario tra prezzo di borsa e tra la valutazione dei valutatori si riduce, ma
ci sarà comunque; infatti un divario fisiologico è del 20% , un divario patologico è del 35% o del 50%.

L’ATTIVITÀ DI COLLOCAMENTO
Il mercato primario
Prevede che ci siamo degli operatori che lavorano a certi
livelli di cicli delle aziende. Nel ciclo di vita iniziale
dell’azienda avremmo un “early stage” e c’è una fase
successiva,dove nessuno ti da il credito per crescere ..come il
settore green, è molto attivo il credito di fornitura piuttosto
che il debito bancario; sei una start up piccola e nessuno
capisce chi sei.. Difficile che le banche ti diano credito. C’è
bisogno di trovare un modo per contribuire al finanziamento

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della start up senza però concedere grandi partecipazioni, senza acquisire diritti di voto ; questo può accadere
attraverso i Venture capital (FIA). O può accadere che intervengano i Business Angels,famiglia di imprenditori che
interviene economicamente.
Fase successiva l’azienda è presentabile dal punto di vista finanziario; la sua tecnologia è affidabile, ma ancora da
coltivare.. In questa fase capisci che hai molti competitor..vince chi arriva per primo. Hai bisogno di raccogliere del
denaro a livello di equity o di debito (equity e debito costano molto di più del debito bancario )perché le banche
non ti danno denaro. Quando si arriva a questo punto i soci fondatori vogliono vendere le proprie partecipazioni
con diritto di voto, restano in azienda come dipendenti per esempio.(Turnround)
O può accadere di voler comprare la partecipazione di un altro investitore (Buy out). Si acquisisce denaro a prestito
:si crea una srl o spa che si indebita presso una banca, la banca dà i soldi e con questa società si comprano le
partecipazione degli altri, di quelli che stavano sopra e a questo punto si ritrovano una holding con passivo un
debito bancario e attivo equity.. Dopo di che fondono la srl/spa con l’azienda mamma o target in modo tale che il
debito con la banca finisca alla azienda target.
Nella fase di "expansion” la società si allarga,il fatturato aumenta, abbiamo bisogno di rafforzare i mezzi..
L’azienda sta spingendo molto.
Nelle fasi dopo la prima si acclara la presenza di un fondo chiuso.

Venture capital e private equity

Il fondo funziona in questo modo: ci sono i general


partners è chi crea il fondo.. Gente che ha un po ' di
soldi, e sono anche i gestori del fondo. Si crea il
fondi, si individuano le operazioni e le strutturano
con il team dei legali e controllano le operazioni.
I general partners creano il fondo e invitano i
limited partners a mettere altri soldi ( quelli veri ).
Se la baracca cade i general partners cadono,
perdono tutto, quota, lavoro, e devo ripagare le
banche. I limited partners perdono solo la parte. Le
proporzioni sono che il general partners conferisce
il 2 % mentre la limited partners il 98%. I soldi
possono confluire subito, può essere ad esempio
che si parteci al fondo mettendo soldi ogni qual
volta vengono richiesti dai general partners. Ovviamente i limited partners ci mettono la faccia e andranno a
conferire alla fine tutto il loro impegno. I general partners trovano delle imprese target e le partecipano con il fondo
e con i loro personali soldi infatti: i Gps per finanziare le imprese target usano sia il 2 % che viene conferito nel
fondo sia patrimonio personale e ci mettono la faccia.. E devono conferire anche altri soldi per far vedere che ci
credono. Quando le imprese target prendono il volo e si hanno le plusvalenze, il 20% al general partners e 80% ai
limited partners. Il fondo dura 10 anni.
Importante è che sia noto il nome del gruppo del General Partners.

Processo produttivo

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Il processo produttivo prevede una fase di trading:


● valutazione e selezione di investimenti
● Una fase di negoziazione iniziale ( richiamo degli impegni) con acquisto e vendita per quantità rilevanti.
● Una fase di trasformazione del rischio( benefici della diversificazione ).
Nel 2008 ci si è accorti che per arrivare a creare delle plusvalenze il ciclo si deve allungare. I general
partners sono d’accordo, ma i limited partners voglio sapere delle informazioni maggiori ogni 6 mesi. Ci si
riunisce e ci racconti come fanno le partecipazioni, cosa fare per ristrutturare il ptf ecc
Il momento della verità dopo la negoziazione è la borsa per questo conta moltissimo il nome e cognome del
general partner.

Fondi chiusi

Avremmo dei fondi chiusi in Londra,


Germania, Lussemburgo, Francia,
Olanda.
Qui dentro c’è equity, bond, multi asset
e altre cose che iniziano ad essere
interessanti come asset rappresentativi
di materie prime, nichel,rame,cobalto, alluminio. Rispondere alle esigenze dei limited partners, sono delle scatole
che servono a fare dei soldi ai limited partners( asset management). Buona parte è nell’europa centrale

- I fondi chiusi sono cresciuti in modo considerevole


- Attenzione al grado di liquidità del passivo
- Ed alla specificità della gestione
Siamo stati in europa dal 2017 al 2021, gli investitori che erano
sulle obbligazioni hanno capito che non serviva a nulla e hanno
fatto grande il salto perchè sono finiti nel fondi.
Parte delle assicurazioni: finanziano delle polizze che hanno un
rendimento minimo del 2% che durano 10 anni. Come le
finanziamo queste polizze? Si prendono 10 miliardi del nostro business e lo mettono nei fondi e darà loro
una redditività interessante che potrà essere spruzzata sugli asset che poi garantiscono le polizze.
Il passivo del fondi è illiquido.

Merchant banks 1

Impresa che cerca di emettere titoli che non sono


liquidissimi, può essere quotata (la maggior parte delle
società italiane). Nella merchant bank va a cercarsi delle
aziende illiquide, ci sono degli analisti che studiano la
situazione..propongo il dossier a uno dei cinque soggetti e
uno di loro dirà di si e è la nostra azienda che emette titoli
illiquidi.
I titoli illiquidi possono essere bond, azioni con diritto di
opzione..
All’inizio vengono comprati dalle Merchant Bank.
Nella fase due vengono comprati dagli investitori
Nella fase tre vengono comprati dal fondo chiuso

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Merchant banks 2

Titoli liquidi: fase 3 vanno nel fondo aperto come FIA. Nelle
altre fasi si comporta come il titolo illiquido,cambia solo la terza
fase.

Venture capital e private equity

Attenzione è tutto in milioni di euro.


A nord troviamo il numero di fondi che ha raccolto,
investito e disinvestito. La media dei fondi che ha
raccolto aumenta nel tempo, anche quella di chi sta
investendo, mentre c’è una tendenza decrescente del
numero di fondi che stanno disinvestendo. Da qui
capiamo che il ciclo si sta allungando. Qua dentro
troviamo quelli che hanno fatto raccolta, non di mercato
ma gli è arrivato dallo Stato.. Ad esempio attraverso il
fondo cassa depositi e prestiti. Cassa depositi e prestiti
emette buoni fruttiferi e verranno distribuiti da poste italiane; una parte della raccolta dei buoni fruttiferi va a
finanziare il fondo venture capital promosso da cassa depositi e prestiti( Sviluppo italia).
La raccolta di mercato, non c’è stato e fondi comunitari. La distinguiamo in istituzionali e privati. Gli istituzionali
sono fondi chiusi che intervengono come istituzionali. I privati sono: pubbliche amministrazioni, privati, banche ,
fondi pensione, assicurazioni, investitori industriali…
I privati hanno messo dentro nel 2020 due miliardi di euro, espressione del fatto che tutti questi investitori qua
erano soggetti che compravano dei bond.

Insieme di investimenti dal 2017 al


2020. Si può notare, che sulle
infrastrutture c’è un numero molto
basso di operazioni su un importo alto
e invece su early stage ci sono molte
operazioni di importo medio
relativamente ridotto.
Gli investimenti sono di varia specie
come l'Ipo ovvero la quotazioni in
borsa ( il momento della verità). Ci
accorgiamo che sono state 12 rispetto
ad 81 e significa che il processo di
investimento si sta allargando, peccato
che la vendita ad un altro fondo sia la più rilevante. In tabella troviamo il buy back ( l’azienda che si ricompra la
partecipazione) e il caso del write off ( cancello la partecipazione, poco redditizia ) che si sta diminuendo nel
corso del tempo.

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Private debt

Mercato del private debt, emessi bond, e mini


bond o bond di varia specie; la raccolta molto
bassa, chi ci mette i soldi sono le compagnie di
assicurazione, ci mettono poco.
Gli investimenti quelli più fisiologici
riguardano lo sviluppo della società..
L'investimento dello sviluppo è più basso
rispetto alle altre due. LBO è leveraged buy
out dei soci che vogliono acquisire le
partecipazioni di altri soci.

Vediamo anche la
riorganizzazione del debito. Il
mercato è ancora interessante
perché il numero delle maggiori
delle operazioni riguarda lo
sviluppo. Peccato che
l'investimento medio dello
sviluppo sia più basso degli altri
due.
Molto importante è che la
restituzione viene per volontà
della singola impresa. La parte
patologica è la anticipazione su
richiesta del fondo, vuol dire che l’investitore sta peggiorando il suo rating

L’ATTIVITÀ DI GESTIONE

L’attività di gestione
L’attività di gestione è il cuore, con l'attività di collocamento
dove l’italia è poca roba.
Sull’attività di gestione si fa riferimento al filone che sta nella
slide delle torte” dove avevamo a che fare con i fondi ucits, a
questi fondi si accompagna la gestione

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Questo è il mercato mondiale dei fondi e gestioni,


dal 2013 al 2020 il tasso di crescita è stato del 7,52%
all’anno. L'ubicazione degli operatori è in europa e
stati uniti. Qua dentro conta la questione della
concentrazione dei continenti e anche in termini di
gruppi, i primi 20 fanno il 40 % del mercato più o
meno.. Contano moltissimo le economie di scala.

La concentrazione

Il filone dei top 20, si passa dal 40% al 42% e il secondo


tiene, il terzo non va bene..

Vediamo i gruppi più analiticamente vedremo che i primi gruppi,


all’interno di questo mercato molto concentrato, guardando in
milioni di dollari (anno di riferimento 2017)
troviamo al primo posto della classifica Black Rock, seguito da
Vanguard, State Street, Allianz, JPMorgan
ecc. Dal grafico è possibile notare scorrendo la lista dei gruppi di
gestione nelle prime dieci posizioni non
troviamo operatori italiani (Generali, il primo operatore italiano
presente in lista è al 44esimo posto).
Come si può notare tra il primo ed il terzo posto c’è un abisso di differenza e bisogna notare che Allianz,
essendo un gruppo, ha al suo interno diverse case di investimento (oltre al settore Insurance, ovviamente).

Il grafico successivo prende in considerazione le prime 30


società (e non più gruppi) di investimento.
Troviamo anche qui nei primi posti BlackRock, Vanguard,
State Street e Fidelity al quarto posto. Notiamo che
l’italiana Allianz si trova molto più in basso nella classifica.
Oltre a ciò si evince anche che tra il primo ed il secondo
operatore vi è una abissale differenza e ciò spiega non
soltanto che le prime 10 società possiedono una rilevante
fetta del mercato ma anche che tra queste prime 10 società
vi è un ulteriore fenomeno di concentrazione.

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I diversi prodotti e i dati


Ora, concentrandoci sulle sezioni blu e grigie
dell’istogramma (fondi UCITS e gestione
individuale) vediamo
come i diversi paesi Europei siano orientati più
verso gli uni o verso gli altri. Il Portogallo, ad
esempio, è un
paese fortemente legato ai mandati di gestione
individuale mentre all’opposto la Romania ai
fondi UCITS.

I due fondi hanno storie simili, paesi abbandonati dagli uomini, non
c’è mai il sole e piove sempre. Il problema era di far aumentare il
prodotto interno lordo e negli anni 70 hanno portato avanti le
acciaierie. Si è prodotto tanto acciaio che il prezzo iniziò a scendere
e da lì scoppiò il grande casino che portò alla caduta del muro di
Berlino. In Lussemburgo hanno smantellato le acciaierie hanno
creato una legge in cui una società finanziaria stabilita in
Lussemburgo che crea un utile non distribuito non deve pagare le
tasse. Tutti andarono in Lussemburgo. Irlanda fece lo stesso, portò
le tasse non a 0 ma al 12.5%. Hanno creato un muro per dividere
chi doveva pagare le tasse e chi no. Anche unicredit inserì lì la sua sede. E così si è prodotto il business del
lussemburgo e dell’irlanda.
La Francia è un altro caso, il governo si impegna moltissimo e pretende che gli operatori nazionali innovino
continuamente i prodotti.
La gran bretagna si trova con l’economia di Londra.
L’italia non c’è, ha fatto di tutto per far fuggire le aziende. Se il fondo investimento
Nel mondo delle SGR, la maggior parte è a Londra, l’idea è che un prodotto venga prodotto da un paese
comunitario e venduto ovunque. Vedremo che nel prossimo anno la percentuale di Londra calerà.. Stanno
prendendo la loro quota, parigi,amsterdam..
L’Italia, purtroppo, in questi anni ha avuto un atteggiamento non particolarmente accogliente nei confronti
delle SGR tant’è che molte SGR sono scappate da Milano a Dublino. Infatti, il trattamento fiscale riservato
non solo alle SGR ma anche ai fondi di investimento di diritto italiano era assai peggiorativo rispetto a
quello praticato sui fondi di diritto estero. Volendo essere più chiari si può dire che il trattamento fiscale
definito dall’Italia era peggiorativo sui profondi prodotti in loco rispetto ai fondi importati in Italia

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dall’estero. Praticamente un risparmiatore finiva per pagare più tasse se investiva in un fondo di diritto
italiano rispetto ad un fondo di diritto estero. E questo, ovviamente, ha comportato progressivamente la
fuga delle SGR dall’Italia poiché in Italia avrebbero prodotto dei fondi di diritto italiano che, dal punto di
vista fiscale, erano trattati peggio rispetto all’estero. E a quel punto la scelta di muoversi in altri paesi
appare totalmente razionale sia per le SGR sia per gli investitori (poiché avrebbero pagato meno tasse).

I fondi comuni di investimento

Qui si hanno investitori che comprano quote


Il fondo è questa scatola, che delega una
società di gestione. Ha due conti: uno titoli e
uno cash. Un conto cash è associato ad una
moneta ( minimo dovranno essere 4). I conti
sono intestati al fondo.
La banche custode: custodia, raccolta ordine,
negoziazione in borsa.
Quando il gestore dà un ordine di acquisto
titolo alla banca negoziatrice si dice che è stato emesso un ticket. Il ticket va da due parti: uno alla banca
negoziatrice e uno alla controparte. L’ordine passa alla banca depositante, ed arriva un ordine sul book di borsa e la
banca deve farlo vedere alla controparte. Il fondo può veramente comprarle? Può essere che il titolo è contrario alla
politica del fondo, la banca cosa deve fare? Deve eseguire l’ordine anche se non è conforme. La controparte non
può sapere, se ha visto sul book di borsa che tu sei pronto, l’ordine deve essere emesso. La banca depositaria si
rivolge al back office dicendo che ha fatto una fesseria e dovrà rivendere entro qualche giorno il titolo.
Il ticket che esce va in tre dimensioni: banca depositaria, controparte e middle office. Prima abbiamo messo solo
due direzioni, ma al termine se qualcosa è andato storto, si è acquistato un titolo non coerente con la politica del
fondo di rimanda all’ispezione
Lo stesso vale nel fondo bilanciato.

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