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Carte di pagamento

Il mercato italiano dei pagamenti si contraddistingue per un uso ancora molto accentuato del
contante, anche se, l’adesione alla SEPA e l’introduzione delle nuove direttive europee (PSD) hanno
rappresentato occasioni di innovazione. La SEPA è il progetto teso a creare un’area unica dei
pagamenti in euro fra i 28 paesi membri mentre la PSD ha introdotto importanti normative
riguardanti i servizi di pagamento elettronici europei predisponendo così una solida base legislativa
per la realizzazione della SEPA.
Tra le carte di pagamento più importanti ricordiamo:
1. le carte di debito (pay now): è una carta tipicamente emessa dalle banche o da poste italiane
e rilasciata alla clientela al momento dell’apertura di un c/c. È utilizzabile, entro il limite
costituito dal saldo disponibile, ed entro determinati limiti giornalieri e mensili. Tale servizio
garantisce una maggior sicurezza riducendo il rischio di furti e di essere pagati con denaro
falso. Tali carte vengono utilizzate per regolare pagamenti di medio importo, ravvicinati e
non programmati;
2. le carte di credito (pay later): anch’esse vengono emesse dalla banca o altri intermediari
finanziari. In questo caso i prelievi ed i pagamenti possono essere eseguiti
indipendentemente dalla disponibilità di fondi presenti sul c/c; ciò che conta è che tale
somma sussista sul conto il mese successivo quando avverrà l’addebito delle somme spese. I
costi sono rappresentati da una quota associativa annuale, da commissioni su prelievi,
interessi passivi e spese di estratto conto. Esistono tre tipologie: la tipologia a saldo prevede
il rimborso in un’unica soluzione, la tipologia revolving prevede un regolamento differito
dei pagamenti ed infine la tipologia optional revolving che è a discrezione del cardholder.
Anche questa carta viene utilizzata per regolare pagamenti di medio importo, ravvicinati e
non programmati;
3. le carte prepagate (pay before): vengono emesse da banche, poste e altri istituti di moneta
elettronica. Sono quelle carte che incorporano al loro interno un determinato ammontare di
denaro. A differenze delle precedenti carte, questa non è appoggiata ad alcun c/c ma
incorpora un potere di acquisto corrisposto in via anticipata dal cardholder. L’utilizzo delle
prepagate risulta più pratico del contante nei micro pagamenti. Il limitato importo
normalmente caricato su queste limita i possibili danni connessi all’utilizzo improprio da
parte di terzi;
4. le carte contactless, mobile/web payments: le carte contactless incorporano un microchip a
radiofrequenza e sfruttano una nuova tecnologia la quale consente di portare a termine una
transazione semplicemente avvicinando la carta ad un lettore abilitato. I mobile payments
invece sfruttano un altro tipo di tecnologia di cui devono essere dotati i telefonini ed infine i
web payments sono rappresentati ad esempio da paypal ossia una società che offre servizi di
pagamento digitale e di trasferimento di denaro tramite internet;
5. bonifici: sono un ordine di pagamento impartito da un soggetto (ordinante) ad un istituto
bancario o postale a favore di un terzo soggetto (beneficiario), al quale il primo intende
trasferire i fondi. Uno tra i più importanti è il bonifico SEPA che consente di trasferire
somme in euro da un c/c ad un altro aperto presso banche ubicate in Italia o in un altro paese
SEPA. Per identificare il conto del beneficiario, l’ordinante deve indicare l’IBAN e il BIC,
cioè il codice identificativo della banca del beneficiario necessario per poter compiere il
trasferimento. La banca una volta ricevuto l’ordine lo respinge nel caso riscontri irregolarità
oppure procede con l’invio del denaro alla banca del beneficiario.
Il bilancio bancario: a) cose è e come funziona il principio fair value? b) come vengono valutati i
titoli in bilancio (HTF,AFS,HTM)? c) qual è il principio di valutazione dei prestiti? d) che cos’è
l’impairment test?

COS'È IL BILANCIO BANCARIO E COME FUNZIONA IL PRINCIPIO FAIR VALUE: il


bilancio bancario ha la finalità principale di rappresentare la situazione patrimoniale, finanziaria ed
economica di un’azienda a tutti i soggetti interessati (quindi azionisti, creditori, stakeholders, PA),
seguendo norme e criteri che consentono di fornire una chiara e fedele visione e di comparare
risultati con quelli delle altre aziende. Per le banche il bilancio non è solo strumento di trasparenza
informativa ma anche uno strumento di vigilanza.
Il fair value è il corrispettivo al quale un’attività finanziaria può essere scambiata o una passività
finanziaria può essere estinta in una libera transazioni tra parti consapevoli e disponibili. È perciò il
valore possibile o effettivo tra due controparti.

COME VENGONO VALUTATI I TITOLI IN BILANCIO?: la valutazione dei titoli viaggia in


parallelo con la classificazione che dipende molto dalle finalità che la banca persegue: 1) HTM
(held to maturity) ossia quegli investimenti effettuati dalla banca con l’obbiettivo di mantenerli sino
a scadenza. Questi titoli sono riportati in bilancio come costo ammortizzato; 2) AFS (available for
sail) sono quei titoli di debito acquistati con l’obbiettivo di vendere prima del raggiungimento del
loro periodo di scadenza; 3) HFT (held for trading) sono gli investimenti detenuti dalle banche con
l’obbiettivo di generare profitti a breve termine. Tali titoli posso essere spostati nella categoria AFS
qualora non vengano venduti entro 90 giorni dall’investimento.

QUAL'È IL PRINCIPIO DI VALUTAZIONE DEI PRESTITI?: i crediti sono valutati al costo


ammortizzato utilizzando il criterio del tasso effettivo di interesse nel caso di scadenza
predeterminata. Tale criterio consiste nell’adeguare/attualizzare di anno in anno l’originario valore
di iscrizione al bilancio sulla base dei flussi futuri di cassa prodotti dall’attività. Con valore iniziale
si intende il fair value del prestito che corrisponde all’importo erogato al netto delle commissioni a
carico del cliente; queste non vengono più trattate come ricavi immediati ma vengono spalmate nel
tempo entrando così nel rendimento del prestito. Il tasso interno di rendimento è il tasso che
eguaglia il valore attualizzato dei flussi futuri fino a scadenza al valore iniziale del prestito.

CHE COS'È L’IMPAIRMENT TEST?: è la svalutazione/rivalutazione continuativa e sistematica del


prestito. Esso consente alla banca di individuare le posizioni di possibile inadempimento totale o
parziale del debitore; distinguiamo quattro fasi:
1. identificare i flussi di cassa contrattuali e definire il momento della loro manifestazione;
2. determinare il tasso di interesse effettivo (TIE);
3. determinare il processo di ammortamento del valore iniziale ed il conseguente progressivo
valore contabile;
4. stimare le eventuali perdite (impairment).
La banca deve considerare un credito come impaired in presenza di determinate situazioni come:
- esistenza di significative difficoltà finanziarie del debitore;
- verificarsi di un mancato pagamento degli interessi o del capitale su un debito in essere;
- possibilità che il debitore entri in una procedura concorsuale o avvii un piano di ristrutturazione
finanziaria.
L’impairment veniva analizzato sulla base delle perdite realizzate (incurred loss), ma con
l’introduzione dell’exposure draft 12 (modifica significativa della normativa nelle regole di bilancio
e dei principi contabili) si fa analizza sulle perdite attese (expected loss).

Quali sono gli obbiettivi delle politiche di raccolta delle banche? La raccolta è un fattore produttivo
(input) o un prodotto (output)? Perché?
QUALI SONO GLI OBBIETTIVI DELLE POLITICHE DI RACCOLTA DELLE BANCHE: la
raccolta è l’insieme coordinato di varie azioni che la gestione intraprende allo scopo di ottenere il
volume e la composizione di risorse finanziarie adatte al conseguimento degli obbiettivi aziendali.
Per le banche la raccolta rappresenta la funzione caratteristica, il loro business.
Gli obbiettivi della raccolta possono essere di equilibrio economico:
 la crescita, maggiore è la quota di mercato maggiore è la possibilità di vendere;
 il grado di trasformazione delle scadenze (raccolta – prestiti): ossia fare funding a lungo
termine;
 la stabilità della raccolta il quale mi consente di gestire meglio il rischio di liquidità;
 la flessibilità che mi consente di dilatare e contrarre la raccolta;
 la correlazione tra impieghi e depositi (se impieghi sono a lungo allora lo so anche i
depositi);
 il potenziamento della funzione monetaria.
Oppure obbiettivi di business:
 la redditività: si tratta del successo competitivo;
 il soddisfacimento delle esigenze della clientela.
Nei rapporti con la clientela possiamo distinguere:
1. raccolta diretta (funding): si tratta di un’attività di intermediazione creditizia e cioè di un
rapporto di debito;
2. raccolta indiretta (fondi di terzi che la banca ha il mandato di gestire): si tratta di un’attività
di servizio e cioè di un rapporto di mandato.

LA RACCOLTA è UN FATTORE PRODUTTIVO O UN PRODOTTO?: possiamo evidenziare due


approcci, il primo stima il rapporto fra dimensioni e costi e considera il deposito come materia
prima e l’attivo (prestiti e titoli) come prodotto; mentre il secondo approccio considera sia i depositi
che i prestiti come prodotti.
La conclusione tra questi due approcci è che il deposito non è la materia prima del prestito e il
prestito non è il prodotto del deposito, entrambi sono prodotti perché soddisfano esigenze differenti.
Poiché la raccolta è un’area di business come il deposito allora anche la raccolta è un prodotto la cui
finalità è quella del profitto.

Presentare e commentare gli obbiettivi della raccolta bancaria. I depositi sono un fattore produttivo
o un prodotto della banca?

PRESENTARE E COMMENTARE GLI OBBIETTIVI DELLA RACCOLTA BANCARIA: la


raccolta è l’insieme coordinato di varie azioni che la gestione intraprende allo scopo di ottenere il
volume e la composizione di risorse finanziarie adatte al conseguimento degli obbiettivi aziendali.
Per le banche la raccolta rappresenta la funzione caratteristica, il loro business.
Gli obbiettivi della raccolta sono:
 la crescita, compatibilmente con i vincoli economici e il costo di tale crescita;
 il grado di trasformazione delle scadenze (raccolta – prestiti);
 la stabilità della raccolta il quale mi consente di gestire meglio il rischio di liquidità;
 la flessibilità che mi consente di dilatare e contrarre la raccolta;
 la correlazione tra impieghi e depositi (se impieghi sono a lungo allora lo so anche i
depositi);
 il potenziamento della funzione monetaria;
 la redditività;
 l’aumento della quota di mercato;
 il soddisfacimento delle esigenze della clientela.
È possibile distinguere fra raccolta diretta (funding) e raccolta indiretta (fondi di terzi che la banca
ha il mandato di gestire).
I DEPOSITI SONO UN FATTORE PRODUTTIVO O UN PRODOTTO DELLA BANCA?:
possiamo evidenziare due approcci, il primo stima il rapporto fra dimensioni e costi e considera il
deposito come materia prima e l’attivo (prestiti e titoli) come prodotto; mentre il secondo approccio
considera sia i depositi che i prestiti come prodotti.
La conclusione tra questi due approcci è che il deposito non è la materia prima del prestito e il
prestito non è il prodotto del deposito, entrambi sono prodotti perché soddisfano esigenze differenti.
Poiché la raccolta è un’area di business come il deposito allora anche la raccolta è un prodotto la cui
finalità è quella del profitto.

Quali sono gli strumenti di finanziamento bancario a breve termine? Qual’ è al loro interno il ruolo
dell’apertura di credito in conto corrente e quali sono i requisiti per un suo corretto utilizzo da parte
dell’impresa? Quali sono le commissioni solitamente applicate?

QUALI SONO GLI STRUMENTI DI FINANZIAMENTO BANCARIO A BREVE TERMINE?:


distinguiamo tre strumenti:
1. prestiti autoliquidanti: si tratta delle operazioni di smobilizzo dei crediti commerciali
(anticipi su fatture, sconto cambiario e castelletto salvo buon fine);
2. prestiti a scadenza: rientrano le operazioni quali i mutui ed i leasing;
3. prestiti a revoca: si tratta dell’apertura di credito in conto corrente poiché ha scadenza
indeterminata.

QUAL’ E’ AL LORO INTERNO IL RUOLO DELL’APERTURA DI CREDITO IN CONTO


CORRENTE E QUALI SONO I REQUISITI PER UN SUO CORRETTO UTILIZZO DA PARTE
DELL’IMPRESA?: l’apertura di credito in c/c ha funzionamento e caratteristiche tecniche simili al
deposito in c/c ma in questo caso il cliente è in una posizione di debito mentre la banca in una
posizione di credito. Per quanto riguarda l’apertura di credito in c/c la banca, previa valutazione
dell’affidabilità dell’impresa, mette a disposizione una somma di denaro (l’accordato), utilizzabile
discrezionalmente per un periodo di tempo determinato, indeterminato (recesso con preavviso di 15
gg) o a revoca (la banca richiede il rientro senza preavviso). il cliente può ripristinare la
disponibilità originaria mediante versamenti successivi. L’apertura di credito in conto corrente non
si origina mediante un versamento in conto, ma attraverso l'affidamento del cliente, che risulta
autorizzato ad utilizzare la linea di credito accordata. L’ammontare effettivamente utilizzato è
chiamato fido, ed è su questo importo che vengono calcolati gli interessi debitori a carico
dell'impresa.
I requisiti di utilizzo dell’apertura di credito in c/c sono:
 l’alta movimentazione, frequenza ed alternanza di prelevamenti e versamenti;
 la capacità di rientro cioè il saldo del conto deve essere sempre in avere;
 l’adeguato grado di utilizzo del fido altrimenti è interesse della banca abbassare la soglia del
denaro accordato per ridurre il proprio rischio di liquidità.
L’apertura di credito in c/c deve finanziare il credito ordinario a breve, la gestione di cassa, gli
squilibri di breve della gestione, l’asincronia tra incassi e pagamenti dovuta al ciclo produttivo.

QUALI SONO LE COMMISSIONI SOLITAMENTE APPLICATE?: ricordiamo le seguenti


commissioni:
 commissioni di massimo scoperto: si tratta di commissioni trimestrali sul massimo
ammontare utilizzato dal cliente, tale commissione integrava gli interessi attivi e creava
incentivi distorti come quello di utilizzare poco accordato o avere comportamenti più
costanti ma raggiungere il massimo utilizzo;
 commissioni di affidamento (sostituite): commissioni sul fido accordato che non può
superare lo 0,5% trimestrale;
 l’indennità di sconfinamento: è una commissione di istruttoria veloce misurata ai costi del
processo di autorizzazione allo sconfinamento.

VANTAGGI E SVANTAGGI PER LA BANCA: vantaggi:


 tasso elevato;
 tasso rivedibile: possibilità di revoca del fido se non si accetta un maggiore tasso;
 arricchimento e ampliamento delle relazioni di clientela;
 potenziamento della funzione monetaria: la creazione di moneta avviene ad esempio con la
concessione di un mutuo;
 maggiori informazioni sulla clientela: ad esempio le tempistiche nei pagamenti da parte dei
clienti.
Svantaggi:
 rischio finanziario non trasferibile.

Le ragioni ed i problemi/costi della regulation bancaria.


La regolamentazione della banca ha assunto un ruolo fondamentale anche in seguito alla crisi e alla
ri-regulation. Essa serve a rendere stabili le banche evitando il fallimento, non di una sola di esse
ma dell’intero sistema economico. Le principali motivazioni riguardano:
 tutela del risparmio: può essere consapevole o inconsapevole, il risparmio consapevole è
quello dei mercati di competenza della Consob, richiede trasparenza informativa e
correttezza nei comportamenti, il risparmio inconsapevole è quello dei piccoli risparmiatori;
 tutela della moneta data la funzione monetaria assolta dalla banca e l’importanza che ha la
moneta bancaria in quanto bene pubblico ed in quanto convertibile in moneta legale;
 tutela del credito all'economia come spinta allo sviluppo economico di un paese e in quanto
la banca seleziona gli investimenti redditizi per il sistema economico;
 motivazione strutturale ed intrinseca fragilità finanziaria degli intermediari caratterizzata da
un’alta leva finanziaria e bassa patrimonializzazione;
 debolezza degli incentivi al controllo dei depositanti (che hanno pochi strumenti per agire)
degli azionisti (che hanno responsabilità limitate e pay-off asimmetrico) e dei creditori
all’ingrosso;
 insufficienza di meccanismi quali la disciplina di mercato;
 integrazione con i mercati con conseguente rischio sistemico ed effetto contagio a tutto il
sistema;
 esternalità negative come i costi delle crisi, il contagio informativo che porta al fallimento di
più banche collegate tra loro e il credito che le banche fallite non potranno più fare.
Gli obbiettivi della regulation bancaria sono la stabilità monetaria (che si ottiene attraverso la
politica monetaria delle BC), la stabilità bancaria (con la vigilanza micro-prudenziale del regulator
bancario) e la stabilità finanziaria (ottenuta con la vigilanza macro-prudenziale). La vigilanza
macro-prudenziale, introdotta dopo la crisi, ha spesso obbiettivi in contrasto con la vigilanza micro-
prudenziale; la macro vuole attenuare ed evitare un eccessivo disallineamento delle scadenze e una
carenza di liquidità del mercato, limitare la concentrazione delle esposizioni al rischio, limitare
l’impatto sistemico e l’azzardo morale ed infine rafforzare la capacità di tenuta delle infrastrutture
finanziarie.
I problemi della regulation sono principalmente:
 rischio di elusione delle norme;
 rischio di moral hazard;
 rischio di riduzione della competitività dei mercati dell’innovazione, dell’efficienza e
dell’autonomia imprenditoriale degli intermediari;
 difficoltà a disciplinare in maniera uniforme attività uguali svolte da soggetti diversi;
 cattura del regolatore cioè il regolatore non deve essere corrotto e deve agire sulla base di
incentivi economici definiti dalla legge;
 costi a carico delle banche ed eccessiva complessità;
 pro-ciclicità.

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