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2013, Pearson Italia, Milano-Torino


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Massimo Amato docente di Storia


economica e del pensiero economico
allUniversit Bocconi. autore di diverse
monografie sul tema della moneta, del
pensiero monetario e della riforma
monetaria, tra cui Le radici di una fede, Per
un storia del rapporto fra moneta e credito
i n Occidente (Bruno Mondadori, 2008) e
Lenigma della moneta e linizio
delleconomia (et al. Edizioni, 2010). Ha
redatto
larticolo
conomie per il
Dictionnaire Heidegger (ditions du CERF,
2013). Ha scritto, assieme a Luca Fantacci,
due saggi sulla crisi in corso: Fine della
finanza (Donzelli, 2009) e Salvare il
mercato dal capitalismo (Donzelli, 2012).

Con Fantacci collabora alla promozione di


sistemi di moneta complementare e finanza
locale.
Luca Fantacci docente di Scenari
economici internazionali e di Storia delle
crisi finanziarie allUniversit Bocconi.
autore di una monografia sulla storia della
moneta e del pensiero del denaro: La
moneta. Storia di unistituzione mancata
(Marsilio, 2005). Studioso del pensiero di
Keynes, ne ha curato recentemente due
raccolte di scritti: Risparmio e investimento
(Donzelli, 2010) e Eutopia. Proposte per
una moneta internazionale (et al. Edizioni,
2011).

La moneta complementare un mezzo di


scambio, parallelo ma non alternativo a
quello ufficiale, istituito dai membri di una
comunit con lesplicito obiettivo di
sostenere al proprio interno gli scambi, il
credito e la fiducia reciproca.

Mai come in questi anni emersa con


chiarezza
linsostenibilit
dellattuale
sistema monetario. Da qui parte la nostra
riflessione, che si concentra sulla
complementarit fra monete per uscire
d a l l a crisi.
Esempi
di monete
complementari nella storia ce ne sono stati:

uno sguardo al passato ci offre pertanto


spunti importanti per affrontare il tema della
riforma del sistema monetario. Se guardiamo
invece al nostro presente, scopriamo che le
monete complementari oggi sono sempre
pi diffuse. Si tratta di esperienze assai
varie, che nascono da uno spirito di
innovazione la cui importanza non deve
essere
sottovalutata
ma,
piuttosto,
adeguatamente
studiata
per
poter
comprendere come pu essere fatta una
moneta. Le monete complementari sono in
grado di rafforzare i rapporti sociali nelle
comunit che le usano. Nel sostenere e
rafforzare il legame sociale, una moneta
locale pu generare maggiore sviluppo
economico, minore diseguaglianza, maggiore
accesso al credito e minore dipendenza da

reti puramente informali o familiari. Ma una


moneta complementare non buona solo in
virt della sua esistenza. Per questo bisogna
ben
identificare
le
caratteristiche
desiderabili di un sistema di moneta
complementare e delineare come deve
essere fatta una moneta. Prospettare una
soluzione locale ma non localistica a una
crisi generatasi sui mercati finanziari
globalizzati un atto propriamente politico.
Per questo necessaria una riflessione, che
proponiamo in conclusione, sulla rilevanza
politica di una moneta complementare ben
fatta.

Leconomia pu essere vista come un


insieme di rapporti di scambio tra creditori e
debitori. Ognuno di noi pu rivestire
entrambi questi ruoli allo stesso tempo.
Grazie alla moneta questo intreccio di
relazioni pu costantemente risolversi e
riformularsi, attraverso il pagamento di
vecchi debiti e la contrazione di nuovi.
Tuttavia, la moneta non sempre in grado
di svolgere adeguatamente la sua funzione.
Ci emerge chiaramente nei periodi di crisi
con il fenomeno del credit crunch: una
contrazione del credito alle imprese e alle
famiglie. Durante il credit crunch la moneta
tende a essere tesaurizzata e sottratta alla
circolazione, perch appare come la forma
pi sicura di detenzione della ricchezza,
tanto per gli individui quanto per le banche,

che saranno disposte a separarsene solo in


cambio di un tasso di interesse un premio
al rischio molto elevato.
In questo modo, la detenzione di ricchezza
in forma monetaria riduce la disponibilit di
credito a favore delle imprese, che
incontrano difficolt crescenti a produrre e
riducono la loro attivit, quando addirittura
no n falliscono. Il fallimento delle imprese
aumenta la disoccupazione, la quale riduce
la domanda di beni e servizi nei confronti
delle imprese, che sono esposte ancora di
pi al rischio di fallimento e quindi vengono
finanziate ancora meno dalle banche. Un
circolo vizioso con effetti devastanti per il
sistema produttivo e leconomia reale.
questo il paradosso della crisi iniziata
nel 2008 come crisi dei mercati finanziari,

ossia di quei mercati cui la teoria economica


affiderebbe proprio il compito di fare
incontrare risparmiatori e investitori,
concedendo credito a chi lo richiede
meritoriamente. Questi mercati si sono
ripresi e hanno ricominciato a fare affari, ma
leconomia reale piombata in un circolo
depressivo dal quale si fa sempre pi fatica
a vedere luscita, fintantoch i meccanismi
monetari e creditizi resteranno gli stessi.
In effetti, finora i tentativi di porre
rimedio alla crisi non hanno minimamente
messo in discussione la struttura del sistema
della moneta e del credito. La risposta delle
banche centrali, in America come in Europa,
si limitata ad aumentare lofferta di moneta
diminuendo il costo del denaro.
E tuttavia, a fronte di una incondizionata

disponibilit delle banche centrali a fornire


moneta al sistema bancario e creditizio,
questultimo continua a non prestare alle
imprese. I 1.000 miliardi prestati da Mario
Draghi alle banche commerciali tra la fine
del 2011 e linizio del 2012 sono stati in
larga parte ridepositati presso la BCE,
oppure sono stati usati per acquistare titoli
d e l debito pubblico, pi sicuri e pi
immediatamente redditizi rispetto al prestito
a unimpresa. Il risultato dunque una
situazione in cui, a dispetto dellaumento
della quantit di moneta disponibile, essa
continua a non circolare nelleconomia
reale.
Questa
divergenza
fra
linteresse
individuale a tesaurizzare la moneta e
linteresse collettivo a vederla circolare

dipende dal modo in cui la nostra moneta


concepita e messa in opera. Al di l dei
comportamenti spesso riprovevoli di alcuni
operatori economici, la radice della crisi
nella moneta che essi si trovano a usare, e
nella logica di funzionamento che essa
incarna e perpetua.
Siamo in trappola, una trappola della
liquidit che, a ogni tentativo di uscirne, ci
invischia ancora di pi. Perch? Forse
perch la liquidit in s una trappola.
come unesca che nasconde un amo il suo
tratto pi appetibile anche quello pi
dannoso. Questa appetibilit distruttiva da
rintracciarsi nella capacit della moneta
quale la conosciamo, come diceva Keynes
gi negli anni trenta riferendosi alla moneta
capitalistica, di fungere da riserva di valore.

100 euro restano per definizione 100 euro


e pagano sempre un debito nominale di 100
euro, mantengono cio invariato il loro
potere liberatorio legale. Proprio il fatto
che la moneta possa essere accantonata
conservando il suo valore nominale fa s che
qualunque aumento della quantit di moneta
possa essere assorbito dalla tesaurizzazione,
soprattutto quando il prezzo di ogni altra
attivit, mobiliare o immobiliare, diminuisce
o minaccia di diminuire. Ma in questo modo
la moneta, che nasce per rendere possibili
gli scambi e le aperture di credito, di fatto
finisce per impedirli. Si alimenta cos il
circolo vizioso nel quale leconomia reale,
quella degli scambi, degli investimenti, della
produzione e del lavoro, rischia di deperire.
Diciamolo chiaramente: la crisi di

liquidit in cui ci troviamo in realt una


crisi della liquidit; cio la crisi di un
sistema che nasconde, nella logica stessa del
suo funzionamento, le ragioni del proprio
fallimento. Non riconoscere questo tratto
fondamentale ci fa ricadere nella strana
situazione in cui un male, la crisi di
liquidit, viene curato con lo stesso male,
ossia con iniezioni di liquidit che non
fanno altro che indurre gli operatori del
sistema a rinviare alle calende greche ogni
decisione di spesa e di finanziamento.
La crisi non un male congiunturale, ma
una possibilit se non addirittura una
necessit intrinseca del sistema. Se si vuole
uscirne occorre che il male sia affrontato
alla radice. E se la radice del male
economico rappresentato dalla crisi la

moneta stessa quale noi la conosciamo,


allora bene chiedersi se non si possa
concepire unaltra moneta.
La riforma monetaria il passaggio dalla
moneta quale la conosciamo alla moneta
quale sarebbe bene che fosse. Le monete
complementari possono contribuire alla
riforma monetaria. Esse diventano davvero
interessanti da un punto di vista economico e
sociale
se
non
si
limitano
a
complementare la moneta ufficiale, come
un utile orpello, ma se ambiscono a essere
una moneta differente. E, nella misura in cui
la loro accettazione non pu che essere su
base volontaria, le monete complementari
devono
essere migliori della moneta
ufficiale, la cui validit oggi determinata
dal corso forzoso sancito dalle autorit

pubbliche. C infatti un rischio spesso


sottovalutato dai fautori delle monete
complementari: che siano costruite in modo
d a non
essere migliori della moneta
ufficiale, e addirittura da essere peggiori di
questultima per esempio perch ne
replicano, su una scala inadeguata e in modo
incontrollato,
le
caratteristiche
pi
pericolose e meno desiderabili.
Daltro canto, il rischio che le monete
complementari siano fatte male non deve
indurre a pensare che sia meglio farne a
meno. Vi un pregiudizio storico talmente
forte da avere assunto ormai la forma di un
dogma: quello per cui una moneta unica
sarebbe di per s pi efficiente, e quindi
migliore, di una pluralit di monete. lidea
che ha presieduto alla sostituzione della

pluralit delle monete europee con una


moneta unica, scartando laltra possibilit:
quella di affiancare alle monete nazionali
una
moneta comune. Ma dobbiamo
chiederci: lunicit necessariamente un
pregio della moneta? Ed sempre stata
considerata tale? E, se no, con quali ragioni?

La risposta della storia, e anche


delletnologia, chiara: la regola in ambito
monetario la pluralit e non lunicit.
Leccezione rappresentata da una tendenza
alla uniformazione monetaria che inizia in
Europa nel XVII secolo e che coincide con

gli albori del capitalismo e, soprattutto, con


la nascita dei mercati finanziari.
Si pensa comunemente che lunicit della
moneta sia richiesta dallintegrazione dei
mercati e che, viceversa, la pluralit di
monete sia causa di frammentazione e di
chiusura. La storia della moneta mostra che
non cos. Il mito di unEuropa
precapitalistica dispersa in mille aree
monetarie con ambizioni autarchiche ,
appunto, un mito. Lintegrazione degli spazi
commerciali europei e la crescita degli
scambi precedono quella prima forma di
unificazione monetaria rappresentata dal
Gold standard internazionale.
Per mille anni lEuropa ha avuto una
moneta comune ma non unica, che ha
convissuto con una pluralit di monete,

locali e specializzate, in un sistema


monetario che certo ha conosciuto difficolt
e disordini, ma che nondimeno merita il
nome di sistema: un intero compaginato in
parti ben articolate fra loro.
Un anno dopo aver unificato politicamente
lEuropa cristiana, limperatore Carlomagno
crea una moneta di conto, la lira, che rester
il punto di riferimento istituzionale fino alle
riforme inglesi della fine del XVII secolo e
alla loro estensione europea per opera
dellimperatore Napoleone, appunto mille
anni dopo.
La moneta comune europea istituita da
Carlomagno una pura unit di conto. Essa
non verr mai coniata. Coniate, e in misura
crescente dopo la ripresa economica del XIII
secolo, saranno invece le monete metalliche,

dargento prima, doro e di rame (o di


biglione, una lega povera dargento) poi.
Le monete coniate non servono tutte e
indistintamente allo stesso scopo, e quindi
non sono in concorrenza. Le monete doro e
dargento (le monete nobili) servono il
commercio internazionale, mentre le monete
di rame e di biglione (la moneta piccola)
servono gli scambi locali.
Il primo economista moderno ad
accorgersi della profonda intelligenza di
questo sistema il liberale Einaudi, che
parla con ammirazione del sistema della
moneta immaginaria nel bel mezzo della
crisi che ormai siamo soliti paragonare alla
nostra, ossia la crisi degli anni trenta.
Einaudi
apprezzer
in
particolare i
meccanismi regolativi di questo sistema, che

non hanno nulla di arbitrario. Nulla di pi


arbitrario, quantomeno, delle leve che oggi
manovrano i governatori delle banche
centrali (come, per esempio, il tasso di
sconto o le riserve obbligatorie). Qui ci
interessano tre effetti importanti della
regolazione. In primo luogo, questo sistema
monetario consente una specializzazione
delle monete; in secondo luogo, impedisce
che la moneta sia riserva di valore; in terzo
luogo, consente il sorgere e il fiorire di
istituzioni
creditizie, soprattutto
internazionali, che per non prendono la
forma di un mercato in cui la moneta sia
comprata e venduta.
Primo: il sistema della moneta
immaginaria distingueva moneta interna e
moneta internazionale. Tale distinzione

cancellata nellOttocento con listituzione


del Gold standard internazionale, che fa
delloro il controvalore unico di ogni
moneta, in ogni paese. E anche oggi che la
moneta non pi convertibile in oro,
continuiamo ad avere una moneta nazionale,
il dollaro, che usata come moneta
internazionale. Ci che resta perso, in ogni
caso, una distinzione importante, giacch
una cosa la vita economica allinterno di
una comunit, nazionale o locale, e
unaltra cosa il commercio internazionale.
Tale
differenza
non implica
una
contrapposizione n una gerarchia. Una
forma di vita economica e di scambio non
esclude laltra, n pi importante
dellaltra. Anzi. Entrambe, se fioriscono, si
rafforzano a vicenda. Sono complementari.

Tuttavia, leconomia interna e il commercio


internazionale rispondono a esigenze e a
regole di funzionamento diverse e non
difficile immaginare che a esigenze e regole
diverse si debba rispondere con strumenti
differenziati.
Seconda caratteristica importante della
moneta di Carlomagno che essa non
riserva di valore. Le monete coniate sono
valutate in termini di moneta di conto, e
poich questa valutazione pu cambiare nel
tempo, le monete coniate possono s essere
risparmiate,
ma
non
conservano
indefinitamente il loro potere liberatorio.
Posso, certo, farmi una scorta di monete
doro, per far fronte alle incertezze del
futuro, ma non mi conviene accumularle
indefinitamente, perch pi accumulo, pi

rischio di perdere. Nel momento in cui


riutilizzer la moneta, il suo potere
liberatorio potr essere superiore, uguale o
anche inferiore a quello che essa aveva nel
momento in cui lho risparmiata. Una moneta
che non sia riserva di valore una moneta
fatta per circolare: ecco un altro tratto che
fortemente presente, quantomeno negli intenti
dei loro promotori, in pressoch tutti i
progetti di moneta complementare. Ed un
tratto che differenzia in modo netto la moneta
complementare dalla moneta ufficiale. Resta
da vedere grazie a quali meccanismi questo
impulso alla circolazione possa essere
sostenuto.
Terzo: una moneta che non sia riserva di
valore impedisce la costituzione di un
mercato della moneta, dove questa possa

essere scambiata contro un prezzo chiamato


tasso dinteresse. Questo non impedisce
affatto la messa in opera di schemi di
credito. Soltanto, si tratter di un credito
senza interesse, come quello che
caratterizza appunto la finanza dellEuropa
cristiana fino al XVIII secolo (e che oggi
permane, non solo nella finanza islamica, ma
anche in pratiche moderne come il venture
capital). In questa sede parleremo in
particolare del credito in compensazione,
giacch esso caratterizza un numero
crescente di esperimenti di moneta
complementare, sia globali sia locali.
Sottrarre la moneta al mercato,
togliendole il tratto della merce, non
significa tuttavia abolire il mercato delle
merci. Al contrario: significa fornire al

mercato delle merci una misura stabile,


consentendo un calcolo economico capace di
orientarsi sul lungo periodo. Il succo della
critica di Keynes alla moneta come merce, e
ai mercati finanziari che ne sono la
conseguenza necessaria, che la moneta
quale la conosciamo induce gli operatori
economici a comportamenti prociclici:
proprio quando dovrebbe circolare di pi,
per esempio in tempo di crisi di domanda e
di credito, una moneta-merce rafforza la
propria
tendenza a
sottrarsi
alla
circolazione, alimentando cos la crisi. Il che
accade anche, specularmente, quando la
moneta dovrebbe circolare di meno, cio
quando aspettative positive non supportate
dai fondamentali generano un rialzo
incontrollato dei corsi che conduce

allinstabilit e alla crisi stessa come


accaduto nella grande crisi globale del 2007
e nelle centinaia di crisi finanziarie locali
che lhanno preceduta.
Viceversa, una moneta che non sia riserva
di valore ha una naturale tendenza a
circolare e a ridurre le oscillazioni cicliche,
se non addirittura a rimuoverne le cause.
una moneta anticiclica, o, meglio ancora, aciclica.
Irving
Fisher,
economista
ortodosso a cui la grande crisi fa venire
una crisi dogmatica, molto pi rara in tempi
a noi vicini, diverr negli anni trenta il
sostenitore di una moneta a decumulo, lo
stamp
scrip,
ispirato
alle teorie
delleconomista tedesco Silvio Gesell, che
anche Keynes loder nella Teoria generale ,
e precisamente per le virt di contrasto al

ciclo depressivo che una moneta fatta per


circolare porta con s.
Ma proprio durante la grande crisi degli
anni trenta che la necessit economica
conduce a una vitalit monetaria con pochi
precedenti, cio alla nascita in vari paesi di
valute
di
emergenza,
o
monete
complementari, il cui obiettivo proprio
quello di compensare la scarsit di moneta
sostenendo gli scambi e, con essi, lattivit
economica a livello locale. Per scoraggiare
laccumulazione e la sottrazione di moneta
dalla circolazione, uno specifico tasso
dinteresse negativo (demurrage) era spesso
applicato per chi deteneva la moneta per
troppo tempo senza spenderla. Funzionava in
questo modo il Wra, moneta locale ideata
da un imprenditore della citt tedesca di

Schwanenkirchen che, ispirandosi alle teorie


di
Gesell,
diede
vita
alla
Freiwirtschaftsbewegung,
ossia
al
Movimento
del
libero
scambio.
Nellottobre del 1931, il progetto fu chiuso
dimperio dalla Banca centrale tedesca.
Destino analogo tocc alla moneta di
emergenza della piccola cittadina austriaca
di Wrgl, seguita da altre venti citt prima di
essere resa illegale, o agli stessi stamp
scri ps statunitensi, messi fuori legge dal
New Deal di Franklin Delano Roosevelt.

Anche in tempi recenti, spinte dalla crisi, le


monete locali sono tornate a moltiplicarsi in

varie parti del mondo. Negli Stati Uniti, tra


il 2009 e il 2013, cos come nella Grecia
colpita dalle politiche di austerit, sono sorti
numerosi sistemi di moneta complementare.
In Inghilterra nato nel 2012 il Bristol
Pound, affiancatosi a monete preesistenti
come la sterlina di Brixton e alle altre
monete delle Transition Towns, che, nate in
Irlanda e nel Regno Unito, ora hanno
raggiunto circa quattrocento comunit nel
mondo. In Francia ci sono almeno quindici
monete locali, fra cui il Sol-Violette a
Tolosa e lEuskal nei paesi baschi francesi.
E la lista non affatto esaustiva. Sarebbe
tuttavia un errore pensare agli schemi di
moneta e di credito complementari come
qualcosa di stravagante, lontano dalla nostra
esperienza quotidiana.

Il pi comune di questi infatti


rappresentato dallemissione di buoni, gi
largamente utilizzati da commercianti al
dettaglio e supermercati sotto la forma, per
esempio, di punti fedelt. I buoni sono un
credito che un commerciante decide di
concedere ai propri clienti, a condizione che
e s s i spendano questo credito presso lo
stesso commerciante (o la stessa catena).
Ricadono sotto questa categoria i programmi
frequent flyer (o mille miglia), che
consistono nellaccumulazione di miglia
aeree ogniqualvolta si viaggi con una
determinata compagnia. Inizialmente ideati
come strumento di fidelizzazione, i
programmi frequent flyer hanno raggiunto,
secondo lEconomist, oltre 14.000
miliardi di miglia accumulate nel mondo, per

un totale equivalente a circa 700 miliardi di


dollari.
Gli schemi complementari di questo
genere sono definiti schemi B2C
(Business to Consumer) poich nascono
dalliniziativa di imprese che decidono di
fornire ai propri clienti un servizio allo
scopo di rivitalizzare gli scambi allinterno
di una determinata comunit di utenti. Questi
sistemi non assumono, di norma, una
circolazione autonoma risolvendosi di
fatto, non diversamente da un sistema di
sconti, nellincentivazione dellacquisto di
determinati beni e servizi tra i partecipanti a
un particolare circuito commerciale. Anche
per tale motivo, sistemi di questo tipo non
possono essere considerati propriamente
come una forma di moneta.

Un altro tipo di circuito complementare


quello che ha a che fare con i cosiddetti
scambi C2C, ossia tra consumatore e
consumatore. Si tratta di monete volte a
permettere scambi tra singoli individui,
come accade in molte comunit virtuali
fenomeno cresciuto a dismisura con la
sempre pi elevata penetrazione di internet
nei paesi industrializzati, e che per questo ha
recentemente catturato lattenzione persino
della Banca centrale europea. Una moneta
virtuale si caratterizza in base al suo
rapporto con la moneta ufficiale: pu essere
una moneta virtuale chiusa (ottenuta e spesa
solo allinterno della comunit virtuale di
riferimento, come nel caso del popolare
World of Warcraft), una moneta virtuale a
flusso unidirezionale (come i Wii Points

della
Nintendo, che possono essere
acquistati con moneta ufficiale ma non
possono essere riconvertiti), o una moneta
virtuale a flusso bidirezionale (come i
Linden Dollars, la valuta del social network
Second Life, che possono essere scambiati
nuovamente in moneta ufficiale una volta
acquistati). Un esempio famoso in questo
particolare ambito il Bitcoin, una moneta
virtuale peer-to-peer con un circolante che, a
dicembre 2012, equivaleva a 140 milioni di
dollari. I Bitcoin sono creati attraverso un
algoritmo informatico, possono essere
acquistati con moneta ufficiale e possono
essere spesi per comprare servizi online o
b e n i tangibili. Tuttavia, il loro utilizzo
prevalente sembra essere per scopi
speculativi, vista lelevata oscillazione del

loro controvalore in dollari.


Fino a qui, abbiamo presentato esempi di
sistemi complementari molto diversi tra
loro, ma accomunati da una finalit
commerciale. Non tuttavia sempre cos.
Uno dei principali ibridi rappresentato in
Italia dallArcipelago CEC (acronimo per
Solidariet che cammina), presente nel
paese grazie a undici isole territoriali. Gli
CEC sono buoni sconto, per lo pi cartacei,
ma ormai anche elettronici, spendibili
localmente
presso
gli
aderenti
allArcipelago, con un ancoraggio di 1 a 1
con leuro. Gli associati si distinguono in
fruitori e accettatori, ossia rispettivamente
consumatori (che vengono dotati di 100
C E C allatto di iscrizione) e imprese,
commercianti o professionisti (che accettano

pagamenti in CEC per una percentuale che


varia dal 5 al 30%). Lobiettivo di CEC
quello di legare a un determinato territorio
parte
della
circolazione monetaria,
favorendo i sistemi di scambio locali. con
il simile scopo di sostenere singole comunit
che Edgar Cahn concep nel 1986 il Time
Dollar,
un sistema di compensazione
multilaterale la cui unit di scambio
fondamentale non denominata in relazione
a una moneta esistente (come leuro) ma
rispetto al tempo. I partecipanti al sistema,
infatti, offrono parte del proprio tempo a
favore di altri membri, dallaiuto nel fare la
spesa alla cura degli anziani. Il tempo cos
dedicato registrato in un sistema di debiti e
crediti spendibili nei confronti di altri
partecipanti. Dallidea del professor Cahn,

le Banche del Tempo si sono moltiplicate in


oltre ventisei paesi, specialmente nel settore
della cura della persona e degli anziani, e
sono oggi 276 nei soli Stati Uniti. Su linee
molto simili, nel 1995, la Sawayaka Welfare
Foundation ha fondato in Giappone la Fureai
Kippu, moneta complementare elettronica la
cui unit di conto sono le ore guadagnate
prestando servizio a persone anziane in
condizione di bisogno. Il credito temporale
cos accumulato pu essere speso in cambio
di servizi presso strutture di cura aderenti al
sistema, soprattutto per servizi non coperti
dal sistema sanitario nazionale.
Esistono
tuttavia
anche
sistemi
complementari
volti
a
sostenere
esclusivamente gli scambi tra imprese,
riducendo il loro fabbisogno di liquidit e

quindi le necessit di rifinanziamento del


capitale circolante. Sono forme di relazione
pi marcatamente economiche ma non per
questo meno cooperative. Lesempio
principale certamente il corporate barter,
termine con il quale si descrivono circuiti
commerciali tra imprese che si scambiano
beni e servizi attraverso un sistema di mutuo
credito. Nel 2011, secondo la International
Reciprocal Trade Association, oltre 400.000
aziende in tutto il mondo hanno utilizzato
questo sistema di scambi, guadagnando in
totale circa 12 miliardi di dollari su una
produzione che altrimenti avrebbero avuto
grande difficolt a vendere. Il corporate
barter si fonda sulla nozione di camera di
compensazione, a cui si gi fatto
riferimento e che, nel quinto paragrafo,

descriveremo nei suoi elementi essenziali.


A funzionare secondo questo principio,
nella pletora di monete create in risposta
alla Grande Depressione, la pi longeva e
nota certamente il WIR. Fondata nel 1934 a
Basilea, in Svizzera, nel pieno della Grande
Depressione, la banca WIR cresciuta dai
sedici membri iniziali fino alle attuali
62.000 piccole e medie imprese aderenti,
con un utile di oltre 12 milioni di franchi
svizzeri nel 2012 e attivit per oltre 4
miliardi di franchi. Esistono due modi di
creare
WIR: attraverso la vendita o
lacquisto di beni da parte delle imprese
partecipanti, oppure attraverso lestensione
di credito a basso tasso di interesse da parte
della WIR Bank. Oggi la cooperativa
movimenta circa 1,5 miliardi di WIR lanno

(equivalenti a, ma non convertibili in,


franchi svizzeri) e finanzia circa il 16%
delle PMI svizzere. Gli scambi tra aderenti
al sistema avvengono parte in franchi e parte
in WIR, per una quota variabile dal 30 al
100%, con una piccola commissione su ogni
transazione, utilizzata per coprire i normali
costi di gestione. Il WIR una moneta
puramente contabile, generata e distrutta con
gli scambi, che non pu essere accumulata
indefinitamente e che costituisce un buon
esempio di moneta a-ciclica, cio
indipendente dal mercato finanziario e dalle
fluttuazioni
del
ciclo
economico
internazionale.
In Italia, un sistema direttamente ispirato
al WIR Sardex, circuito di credito
commerciale nato nel gennaio 2010, cui

aderiscono oggi oltre 1300 imprese sarde.


Quando unazienda entra a far parte del
circuito mette a garanzia un plafond di beni e
servizi ricevendo in cambio un massimale di
spesa (simile a un fido di cassa). Utilizzando
tale linea di credito (a interesse zero),
limpresa pu acquistare beni e servizi dalle
altre aziende aderenti senza aver ancora
accumulato il credito derivante dalle
vendite. Nei dodici mesi successivi,
limpresa deve riuscire a rientrare del
proprio debito vendendo nel circuito i propri
beni o servizi, pena il pagamento in euro
della parte non compensata. Anche per
Sardex il cambio 1:1 con leuro e pi della
met delle transazioni tra aderenti al sistema
regolata in moneta complementare. Sardex
ha iniziato recentemente ad ampliare il

sistema dei pagamenti in modo tale da poter


corrispondere parte dei salari in moneta
locale e, allo stesso tempo, estendere ai
consumatori la possibilit di utilizzare
Sardex, dando vita a un sistema integrato tra
cittadini e imprese.
Sistemi integrati sono alla base dei LETS,
circuiti di scambio locali ideati allinizio
degli anni ottanta da Michael Linton per il
sostegno
di
comunit economicamente
depresse e oggi diffusi in tutto il mondo,
soprattutto in area anglosassone. Grazie alla
loro capacit di rafforzare il tessuto locale
degli scambi, le monete complementari sono
spesso viste nellottica di strategie di
sviluppo a livello regionale. il caso del
Chiemgauer, la prima moneta regionale
tedesca, lanciata nel 2003 in Baviera, cui

aderiscono oltre 600 fornitori di merci e


servizi,
2388
consumatori
e
220
organizzazioni non profit. Un Chiemgauer
pu essere acquistato con un euro e, ogni tre
mesi, perde il 2% del suo valore. Inoltre, se
la quantit acquistata non viene spesa entro
un anno, i suoi detentori sono posti di fronte
alla scelta tra la totale perdita di valore
della somma in chiemgauer e la possibilit
di riconvertire tale somma in euro dietro il
pagamento di una tassa del 5% sul valore
totale. In questo modo, chi decida di
acquistare lequivalente di 100 euro di
chiemgauer finisce per avere, nel caso in cui
decida di accumularli e riconvertirli alla
fine dellanno, solamente 86 euro. Il 40%
della tassa di riconversione va a coprire le
spese sostenute dallassociazione e il

restante 60% a beneficio di una delle


organizzazioni locali di utilit pubblica (enti
sociali, culturali ecc.) incluse nel circuito. Il
portatore di biglietti che cambia i
chiemgauer decide sulla destinazione di tale
cifra in euro. In questo modo, gli utenti sono
incentivati alla spesa e, quando non lo fanno,
finiscono comunque per sostenere la
comunit locale attraverso il finanziamento
di associazioni non profit sul territorio.

Lo stato attuale delle conoscenze non


consente di stabilire in termini esatti il
numero dei sistemi di moneta complementare

oggi attivi, ma ci fornisce lindicazione di


una certa variet di schemi, che poggia su
uno
spirito spontaneo dinnovazione
istituzionale. Una spontaneit che spesso
s ta ta sacrificata in nome di istanze di
accentramento, e che invece andrebbe
salvaguardata,
incoraggiata
e
opportunamente indirizzata, per evitare che
risulti inadeguata rispetto alle stesse
esigenze di sostegno delleconomia a cui
vorrebbe rispondere.
Infatti, sono innumerevoli gli esperimenti
che non sono sopravvissuti alla prova del
tempo, mentre quelli che sopravvivono lo
fanno
spesso
proprio
perch
non
raggiungono una massa critica tale da
renderli rilevanti in termini macroeconomici.
La moneta complementare, dunque, non va

semplicemente fatta: bisogna anche saperla


far e bene. Per questo motivo opportuno
affiancare, alla rassegna delle principali
esperienze di moneta complementare,
unanalisi delle caratteristiche che possono
servire per descriverle, per distinguerle e
per valutarne il funzionamento.
I.Spazio. Perch vi sia propriamente una
moneta, occorre che sia chiaramente definito
il suo ambito di circolazione. Le monete
complementari
sono generalmente
caratterizzate da un ambito di circolazione
diverso, e quasi sempre pi circoscritto,
rispetto alle monete ufficiali. La restrizione
spesso di carattere territoriale. Si ha una
restrizione territoriale nel caso delle monete
complementari conosciute anche come
monete locali o comunitarie. Si tratta di

monete concepite per circolare allinterno di


una comunit di scambi, secondo confini che
spesso riflettono lidentit storica di una
popolazione o di un territorio. il caso
d e l l e monedas provinciales argentine o
della moneta di Bali. Tuttavia, lo spazio di
riferimento di una moneta non da intendersi
necessariamente in termini geografici. Per
esempio, numerosi esperimenti recenti hanno
come ambito di circolazione internet o
qualche suo nodo (i gi citati Bitcoin o il
Ripple Monetary System). Si parla, anche in
questo caso, di community currencies, con
riferimento per a una comunit virtuale.
II. Scopo. Un altro criterio di restrizione
del potere liberatorio di una moneta non ha a
che fare con larea in cui pu essere
utilizzata, bens con gli scopi per i quali pu

essere spesa. Si ha, allora, una restrizione


funzionale. Nel caso di Bartercard, il
circuito di scambi non ha confini geografici,
essendo esteso su scala globale, ma
limitato alle piccole e medie imprese che
aderiscono al circuito e che utilizzano questo
mezzo di pagamento per le rispettive
forniture internazionali. Daltro canto,
ciascuna forma di moneta complementare
normalmente
concepita,
emessa
e
amministrata per soddisfare uno o pi scopi,
per i quali la moneta ufficiale risulti
q u a n t i t a t i v a me n t e insufficiente
o
funzionalmente inadeguata. Esistono monete
complementari a servizio del marketing
(punti fragola Esselunga), del welfare (buoni
scuol a, voucher sociali), dello sviluppo
locale (Brixton Pound, Sol-Violette),

dellambiente (come lEdogawatt, basato


nella citt giapponese di Edogawa, o il Maia
Maia Emissions Reduction Currency System,
i cui partecipanti guadagnano moneta
piantando alberi per ridurre il diossido di
carbonio nellatmosfera) ecc.
III. Supporto materiale. Lo sviluppo di
nuove tecnologie offre talvolta loccasione
per cambiamenti istituzionali, anche se non
sempre consapevoli. Oggi, molte monete
complementari nascono come monete
virtuali, in uno spazio, come quello della
rete, poco permeabile alle regolamentazioni.
La maggior parte delle monete locali,
invece, utilizza banconote cartacee, solo
r e c e nte me nte affiancate
da
supporti
telematici. Tuttavia, una nuova tecnologia
non significa necessariamente una nuova

moneta: non c una differenza sostanziale


fra una scorta di gettoni e una tessera
telefonica. N garantito che una nuova
moneta, solo in virt di uninnovazione
tecnologica, sia una buona moneta. Numerosi
commentatori,
per
esempio,
hanno
sottolineato e criticato la natura speculativa
del Bitcoin, il cui valore raddoppiato in
pochi mesi per poi dimezzarsi di nuovo
altrettanto rapidamente.
IV. Modalit demissione. Lemissione di
monete complementari pu avvenire secondo
tre differenti modalit, in analogia con
quanto accade per le monete ufficiali. Si
possono avere monete dotate di copertura
(backed currencies), monete senza copertura
emesse da unautorit centrale (fiat
currencies) e monete scritturali di tipo

bancario
emesse
contestualmente allo
scambio (mutual credit currencies ). Nel
primo caso, lemissione di moneta avviene
sulla base di riserve poste a garanzia. In
molti casi, la legge a imporre
laccantonamento di riserve in valuta legale.
In altri casi, la copertura pu essere
costituita da beni, come i metalli preziosi. La
copertura pu essere anche costituita da un
paniere pi ampio di beni, per esempio da
materie
prime molto importanti nel
commercio globale, in modo da offrire un
mezzo di pagamento il pi possibile stabile
per i regolamenti internazionali: la
proposta formulata da Keynes negli anni
trenta e ripresa recentemente da Bernard
Lietaer, uno degli esponenti di spicco del
movimento internazionale delle monete

complementari. Altre forme monetarie sono


senza copertura. Si pu parlare, in questo
caso, di monete complementari fiduciarie
nello stesso modo in cui si parla di moneta
fiduciaria per la moneta emessa dalle banche
centrali, la fiat money appunto. il caso di
alcuni tipi di monete complementari, virtuali
(come il Bitcoin) e reali (come lo CEC).
Una terza modalit di emissione, adottata per
alcuni tipi di monete complementari,
assimilabile
alla creazione di moneta
scritturale da parte delle banche. In questo
caso, la moneta creata da una camera di
compensazione allatto di ogni transazione
c o n cui sono simultaneamente registrati un
debito in capo allacquirente e un
equivalente credito in capo al venditore. I
debiti e i crediti, pur essendo generati da

rapporti di scambio bilaterali, sono registrati


presso un sistema centralizzato (la banca o il
clearing center) come debiti o crediti nei
confronti dellinsieme dei partecipanti.
Questo principio adottato da numerosi
sistemi di monete complementari, anche
molto diversi fra loro, dai LETS a
Bartercard, passando per le Banche del
Tempo. Tutti questi sistemi sono accomunati
dal fatto che la moneta creata in
corrispondenza di uno scambio (sia esso di
beni, di servizi o di tempo).
V. Unit di conto . Si ha propriamente
emissione di moneta solo quando sia definito
il rapporto fra un mezzo di scambio
(comunque sia fatto) e ununit di conto. La
peculiare unit di conto adottata costituisce,
dunque,
un ulteriore
criterio
di

differenziazione. Gran parte delle monete


c o m p l e m e n t a r i esistenti,
ancorch
denominate in unit di conto differenti, hanno
un ancoraggio fisso alla moneta ufficiale, di
norma secondo una parit di 1 a 1. I circuiti
che hanno per oggetto lo scambio di servizi
adottano spesso, come unit di riferimento,
lora di lavoro: il caso, gi visto, delle
Banche del Tempo e dei Time Dollars. Gli
Ithaca Hours, invece, hanno un controvalore
di 10 dollari, idealmente corrispondente al
salario orario, ma che resta fisso. Nei casi in
cui i circuiti di scambio si estendano oltre i
c o nfi ni di unarea valutaria, si rende
opportuno il riferimento a unit di conto
di ver se dalle monete nazionali. Si pu
ricorrere,
allora,
a
uno
standard
internazionale, costituito da un paniere di

valute, da un paniere di merci ampiamente


contrattate sui mercati globali (il progetto
Terra) o da singole merci universalmente
apprezzate, quali tipicamente i metalli
preziosi come loro (e-gold). Una ulteriore
possibilit che una nuova moneta si
imponga come standard autonomo, senza
alcun rapporto fisso con merci o con altre
monete (Bitcoin).
VI. Convertibilit (valore esterno). Nei
sistemi concepiti come circuiti chiusi, le
monete complementari non hanno alcun
valore esterno: o perch esplicitamente
previsto che, uscendo dal circuito, un
partecipante rinunci a ogni credito maturato,
o perch non prevista la possibilit di
trasferire una posta attiva allesterno del
circuito,
convertendo
la
moneta

complementare
in moneta ufficiale. Il
Sardex, per esempio, una valuta
inconvertibile, cos come doveva essere il
Bancor nella proposta di Keynes a Bretton
Woods.
Allestremo opposto, si hanno
sistemi strutturalmente aperti, in cui la
comunicazione con il circuito della moneta
ufficiale avviene alla fine di ogni ciclo della
mo ne ta complementare: il caso, per
esempio, dei buoni pasto. In tutti gli altri
casi, in cui la conversione non n esclusa
n imposta a priori dalle logiche di
funzionamento del sistema, essa appare
semplicemente come possibilit, accordata
ai detentori di moneta complementare, a
determinate condizioni. Di norma, la
riconversione in valuta ufficiale avviene a un
tasso scontato, ovvero con una perdita, in

maniera da scoraggiare luscita dal circuito


rispetto
allentrata (come
per
il
Chiemgauer). Per mantenere in circolazione
una moneta complementare, una comunit di
scambi dovr saper offrire sufficienti motivi
e occasioni per utilizzarla al suo interno,
piuttosto che garantire la possibilit di
riconvertirla allesterno.
VII. Accumulabilit (valore nel tempo).
La riconversione in moneta ufficiale
costituisce un modo per non utilizzare una
m o n e t a complementare,
ovvero
per
utilizzarla a fini diversi da quelli in vista dei
quali stata concepita e messa in atto. Un
altro modo costituito dallaccumulazione.
Alcune monete complementari possono
essere accumulate indefinitamente, senza
alcun limite di tempo o di importo. Si pu

creare, in tal modo, uningente, e in qualche


misura pericolosa, riserva di liquidit,
talvolta, come nel caso delle miglia, anche
superiore agli sbocchi che si possano
intravedere per essa in qualunque futuro
ragionevolmente prossimo. Alcuni sistemi di
moneta complementare sono gi andati
incontro
alla
bancarotta a causa di
uneccessiva esposizione (si vedano, per
esempio, i due casi di monete elettroniche
circolanti su internet, beenz e netcentives).
P e r scongiurare simili cataclismi, la
maggioranza dei sistemi di scambio
complementari prevede una limitazione alla
possibilit di accumulare la moneta, ovvero
alla possibilit di detenerla come riserva di
valore. La limitazione pi ovvia consiste
nellimposizione di una data di scadenza. I

sistemi di scambio locali, promossi dalla


societ civile, invece, adottano sempre pi
di frequente una forma pi raffinata di
limitazione
dellaccumulabilit
della
moneta, solitamente indicata con il nome di
decumulo (demurrage, in inglese) che,
come gi visto, pu essere assimilato a un
tasso di interesse negativo sugli accumuli.
Esistono diverse forme di decumulo,
secondo
la
destinazione dellimporto
stornato, il quale pu essere: 1. cancellato,
come ipotizzato in un progetto di riforma di
una moneta ufficiale, il dollaro, da un
economista della Federal Reserve Bank di
Richmond; 2. trasferito ad altri enti, come
contributo per il finanziamento di spese
dinteresse collettivo. Il trasferimento
potrebbe essere a favore dellente gestore

del sistema (come nel caso della moneta


virtuale Freicoin), oppure di organizzazioni
non profit. Ponendo un limite alla facolt di
accumulazione, il decumulo reimmette la
moneta nella circolazione, contribuendo a
chiudere il circuito.

I criteri di classificazione elaborati ci


permettono ora di identificare gli elementi
che permettono a una moneta complementare
di essere migliore della moneta alla quale si
aggiunge, sia perch svolge meglio le stesse
funzioni della moneta ufficiale, sia perch
svolge funzioni che questultima non riesce a

svolgere. Questi stessi criteri consentono


peraltro di affermare che alcune forme di
moneta complementare non sono affatto
desiderabili e che, anzi, possono creare pi
problemi di quelli che si propongono di
risolvere. Abbiamo tutti gli elementi per
elaborare un modello di articolazione di tali
caratteristiche.
Il modello prevede un circuito locale di
compensazione di crediti basato su una
moneta locale elettronica (non cartacea),
complementare alla moneta ufficiale (non
sostitutiva), ancorata alla moneta ufficiale
con cambio 1:1 (non convertibile in moneta
ufficiale), n o n inflazionistica, non soggetta
ai vincoli del sistema monetario e
finanziario ufficiali ma al tempo stesso
conforme ai vincoli derivanti dal monopolio

di emissione della banca centrale.


Lo scopo del modello di delineare un
sistema
monetario
complementare
territoriale, che sostenga gli scambi e la
produzione locale e che agevoli lincontro
t r a bisogni insoddisfatti e risorse
inutilizzate, evitando che lincontro fra
domanda potenziale e offerta potenziale non
avvenga semplicemente per una mancanza di
denaro. opportuno che il circuito sia
esteso a ogni categoria di attori locali
(imprese, lavoratori, enti pubblici) e che la
moneta complementare sia gravata da un
tasso di decumulo, che ne garantisca la
circolazione.
Un circuito di compensazione presuppone
unentit terza che permetta e registri gli
scambi economici facendosene garante,

fungendo da camera di compensazione. La


registrazione di tali scambi avviene per
mezzo
della
moneta complementare
elettronica, che si configura dunque come
pur a unit di conto (ossia come moneta
scritturale di tipo bancario).
Immaginiamo, per iniziare, che ogni
impresa che aderisce al circuito apra un
conto corrente in moneta locale presso la
camera di compensazione, che registra
qualsiasi transazione denominata in moneta
locale. Ogni transazione pu costituire una
percentuale variabile del singolo scambio e
a ogni impresa aderente data la possibilit
di decidere tale percentuale. Ogniqualvolta
unimpresa compie un acquisto o una vendita
di beni e servizi nel circuito locale, la
camera di compensazione registra un saldo

di debito o di credito sul conto corrente


dellimpresa. Limpresa che vende, a partire
da
una
transazione bilaterale
con
lacquirente,
gode
di
un
credito
multilaterale in moneta locale. Essa quindi
non deve attendere che il proprio partner
commerciale estingua il suo debito, ma pu
spendere immediatamente il proprio credito
verso qualunque altra impresa nel circuito.
Specularmente, limpresa debitrice dovr
onorare il suo debito non pagandolo in
moneta ufficiale, ma vendendo i beni o
servizi che produce a una terza impresa in un
momento successivo.
In questo modo, ciascun conto corrente
pu ritornare periodicamente a una
situazione di equilibrio (saldo zero), ossia a
una situazione in cui limpresa in questione

ha ceduto beni e servizi per un valore pari a


quel l i acquistati. Se crediti e debiti si
compensano per tutte le imprese, leffetto
macroeconomico del circuito di sostenere
la domanda locale senza aumento della
quantit di moneta o della spesa pubblica
locale, ma solo grazie a un aumento degli
scambi e della velocit di circolazione della
moneta. per questo che un circuito
creditizio di compensazione siffatto non
inflazionistico.
Per evitare che il circuito produca
inflazione devono essere fissati precisi
massimali sugli squilibri di conto corrente
(in proporzione al valore degli scambi di
ciascuna impresa nelleconomia locale) e
devono essere applicati tassi dinteresse non
solo sui saldi di debito ma anche,

simmetricamente, sui saldi di credito (tassi


di decumulo).
Daltro canto, bisogna garantire che i
creditori possano facilmente spendere, in
modo che i massimali e i tassi di decumulo
non risultino troppo onerosi. In linea
generale, maggiore il numero di imprese
locali coinvolte nel circuito, maggiore la
probabilit che unimpresa possa spendere i
propri crediti per acquistare beni e servizi di
suo interesse. Per questo bisogna fare
attenzione al network di relazioni che
determina il tessuto economico locale: ci
deve essere un certo grado di dipendenza
reciproca tra le imprese partecipanti, e il
circuito deve comprendere non solo intere
filiere produttive ma anche i consumatori dei
prodotti finiti. Fin dallinizio, anche con

poche imprese, lequilibrio deve essere


possibile e il circuito deve crescere
armonicamente: ogni impresa che entra deve
poter trovare il proprio equilibrio, mentre al
contempo
facilita
il
raggiungimento
dellequilibrio delle imprese gi aderenti.
Quindi, se da un lato non si deve
estendere il circuito a un bacino dimprese
indiscriminato, daltro lato opportuno
concedere alle imprese unampia variet di
spesa. Anche perch, come abbiamo gi
detto, nel circuito i saldi attivi denominati in
moneta locale non sono convertibili in
moneta ufficiale, sono gravati da un tasso
negativo e, qualora unimpresa decidesse di
uscire dal circuito, perderebbe ogni diritto
su quegli attivi. Lunico criterio sensato di
utilizzo degli attivi delle imprese la loro

spendita.
Dunque, coinvolgendo anche i lavoratori
nel circuito nel quadro di una
contrattazione di secondo livello anche le
imprese che vendono ma non riescono ad
acquistare da altre imprese avrebbero un uso
certo per i loro saldi attivi in moneta locale
che per di pi tornerebbe a loro vantaggio:
u n salario in moneta locale si traduce
integralmente in domanda per prodotti locali,
consentendo lingresso anche alle imprese
che acquistano da altre imprese ma che
vendono ai privati beni di consumo. In tal
modo, il circuito creditizio locale fra
imprese si estenderebbe fino a diventare un
circuito monetario a sostegno delleconomia
locale nel suo insieme.
Perch, per, i lavoratori dovrebbero

accettare di prender parte al nuovo circuito


creditizio locale? La risposta immediata
che le imprese, pur di accedere al circuito,
potrebbero essere disposte a corrispondere
ai propri dipendenti parte dei benefici che ne
derivano (riduzione degli oneri finanziari e
incremento del fatturato). Oggetto di
contrattazione per i lavoratori sarebbe cos
la possibilit di avere una remunerazione
integrativa. Ai lavoratori potrebbero essere
offerte diverse opzioni sulla denominazione
della quota integrativa del salario. Se per
esempio il salario base di 70 euro, il
lavoratore potrebbe avere lopzione fra
mantenere la quota integrativa interamente in
moneta ufficiale (70 euro + 30 euro = 100
euro) e ottenere una parte in euro e una parte
in moneta locale per un importo complessivo

maggiore (70 euro + 40 moneta locale,


equivalenti a 110 euro). Grazie alla
denominazione in moneta locale il salario
risulterebbe cos maggiorato in termini di
p o t e r e dacquisto, ma senza aggravio
finanziario
per
le
imprese,
che
risparmierebbero sulla cassa in euro per
quella parte di salario che pagano in moneta
locale. Senza contare il fatto che, nel medio
e lungo periodo, un sistema produttivo locale
sostenuto da una domanda pi forte, e in
definitiva pi sano grazie alla moneta
complementare, non pu che aumentare le
opportunit di occupazione a favore dei
lavoratori.
Qualora
agli
individui
fosse
concretamente offerto un paniere di beni e
s e r v i zi utile e vario, anche attraverso

lofferta di servizi pubblici da parte della


pubblica amministrazione, verosimile che
la remunerazione integrativa in moneta
locale sarebbe interamente utilizzata per le
spese mensili ordinarie. Ci non toglie che
sarebbe bene applicare il decumulo anche ai
saldi degli individui. Un individuo con un
saldo attivo alla fine del mese potrebbe
avere il proprio conto decurtato di una bassa
percentuale (l1%, per esempio). Questa
somma non gli sarebbe per semplicemente
tolta, ma verrebbe stornata su un altro conto,
sempre intestato a lui, ma con una diversa
destinazione. Egli avrebbe la facolt di
decidere dove donare lammontare relativo
a tale percentuale allinterno di una rosa di
associazioni del terzo settore locale, che
c o s entrerebbe a far parte del circuito,

dandogli
un significato
sociale
e
contribuendo allo stesso tempo al suo
funzionamento.
In questo modo, a livello aggregato non ci
sarebbe alcuna perdita di potere dacquisto.
Le
associazioni
del
terzo
settore
fungerebbero da spenditori di ultima
istanza del denaro non speso dai privati,
aumentando cos la sua velocit di
circolazione. Daltro canto, lo stesso
individuo, che ha dovuto pagare il decumulo,
potrebbe beneficiare dellazione di qualche
organizzazione non profit locale che egli
stesso ha contribuito a finanziare.
Imprese,
lavoratori,
pubblica
amministrazione e organizzazioni non profit
sono gli attori di un sistema locale di denaro
legato esclusivamente allo scambio di beni

e servizi e al dono: uno spazio condiviso che


cerca la sua perpetuazione nello scambio di
beni
e
servizi effettivi
e
non
nellaccumulazione di denaro. Il denaro paga
il lavoro, di lavoratori e imprenditori, e non
una rendita finanziaria. La moneta creata e
distrutta dal ritmo degli scambi commerciali
e, quando non riesce ad assolvere
compiutamente questo compito, viene donata
a chi lavora a servizio esclusivo della
comunit, le organizzazioni non profit.
Un tale sistema porterebbe benefici per
tutti gli attori economici partecipanti al
circuito
locale
di
compensazione.
Particolarmente importante per le imprese
sarebbe la possibilit di finanziare il proprio
capitale circolante senza dover ricorrere al
sistema bancario, cio a un prezzo

favorevole. Infatti, a differenza di una


banca, una camera di compensazione non
deve far pagare ai propri debitori il costo
per la raccolta del denaro sul mercato. In tal
modo, una buona parte della domanda di
credito riguardante il capitale circolante
delle imprese locali sarebbe soddisfatta
dalla moneta complementare. Le banche
tradizionali potrebbero dunque concentrarsi
su altre componenti della domanda di
credito, come quella riguardante gli
investimenti di medio-lungo termine. Il
risultato sarebbe che le fasi negative del
ciclo economico verrebbero contrastate pi
efficacemente.
In secondo luogo, per il semplice fatto di
aderire al sistema, unimpresa aumenter la
probabilit che i propri prodotti siano scelti

dagli altri aderenti. Lapertura di un canale


di pagamento meno costoso rafforzerebbe
dunque i rapporti fra le imprese locali e
favorirebbe il progressivo allargamento del
circuito. Daltro canto, leffetto del sistema
descritto sarebbe un aumento della domanda
aggregata allinterno del circuito ossia una
maggiore facilit di smaltire la capacit
produttiva in eccesso da parte delle imprese,
i n particolare nel momento in cui parte dei
salari viene pagata in valuta locale.
Maggiore domanda per le imprese,
maggiore occupazione e salari pi elevati
per
i lavoratori, senza lo spettro
dellinflazione ecco gli effetti di una
moneta complementare ben regolamentata e
di dimensioni adeguate.

La moneta complementare che abbiamo


appena descritto nasce da un patto
territoriale fra produttori, lavoratori e
imprese, non solo nel suo funzionamento ma
gi nella sua costruzione, giacch implica
una disponibilit alla collaborazione fra le
parti coinvolte. Perch questa moneta
funzi oni , lavoratori e imprese devono
sapersi parlare.
La moneta come la conosciamo, proprio
perch riserva di valore, induce, che lo si
voglia o no, a privilegiare un altro reddito
che, a differenza del compenso del
lavoratore e del profitto dellimpresa, non

un reddito da lavoro: la rendita, ossia quel


reddito che deriva non dal fatto di lavorare
ma di possedere denaro.
Il salvataggio dei mercati finanziari si
fatto rapidamente, e a scapito delleconomia
reale. La rendita finanziaria si ripresa ed
esercita una pressione sui profitti e sui
salari. Le politiche di aggiustamento che
finora sono state decise e applicate hanno
avuto un effetto depressivo sugli scambi, la
produzione e gli investimenti, e dunque
anche sulloccupazione.
Ora si comincia da pi parti a dire, anche
in Europa, che lausterit non paga e che
bisogna riattivare la crescita. Certo, ma
come,
e
soprattutto
quale crescita?
Dobbiamo riattivare schemi di spesa
pubblica? Ma con quali soldi, se non con

quelli che in questo momento i mercati


finanziari non sono disposti a prestare?
Riattivare leconomia reale richiede la
messa a punto di strumenti finanziari e
monetari diversi dagli strumenti quali noi li
conosciamo. Richiede una moneta e una
finanza migliori e pi desiderabili. Schemi
territoriali di compensazione, basati su una
moneta complementare di conto, possono
essere una delle soluzioni.
Affinch rappresentino davvero una
possibile soluzione e non un ulteriore
problema, occorre che le monete
complementari siano ben fatte. In unepoca
come la nostra, in cui la moneta non ha un
valore intrinseco essendo cartacea o
addirittura elettronica, fin troppo facile
pensare di poterne creare a volont per

risolvere ogni problema e per rispondere a


ogni
esigenza:
disoccupazione, finanze
pubbliche, investimenti produttivi, sviluppo
locale,
risanamento ambientale, opere
benefiche una tentazione a cui hanno
ceduto con particolare autoindulgenza le
banche centrali da quando scoppiata la
crisi, triplicando la quantit di moneta e
dobbiamo solo sperare che non produca
inflazione prima ancora di avere favorito una
ripresa.
Tanto pi pericolosa la tentazione
quando la prerogativa delle banche centrali
rivendicata localmente da un sistema di
moneta locale che pretende di creare moneta
dal nulla, al di fuori da ogni mandato
pubblico e da ogni controllo. Il rischio che
funzioni, almeno inizialmente. Finch cresce

il numero degli utenti di una moneta


complementare, tale crescita pu mascherare
il fatto che ne stata emessa troppa. un
rischio che riguarda in maniera evidente i
sistemi d i fiat money, ma da cui non sono
esenti i sistemi di mutual credit. In entrambi
i casi, se il sistema non viene gestito in
ma ni e r a prudente, possibile che ai
partecipanti sia concessa troppa moneta o
troppo credito in relazione alla possibilit di
spenderla.
Se anche inizialmente tale eccesso pu
non costituire un problema, poich
compensato dalla crescita del circuito, prima
o poi inevitabilmente produrr una
svalutazione della moneta locale. Anche se
animato dalle migliori intenzioni, un sistema
che stabile soltanto se cresce assomiglia

pi a una catena di santAntonio che a uno


strumento per rendere leconomia pi giusta
e sostenibile. Si finirebbero per innescare
dinamiche simili a quelle del sistema
finanziario tradizionale, proprio laddove ci
si propone di offrire unalternativa radicale.
Per evitarlo, occorre riconoscere che la
moneta, anche la moneta complementare, ha
una dimensione pubblica: un bene comune.
Per questo, opportuno che la sua emissione
e la sua circolazione siano soggette al
controllo
delle
autorit preposte a
salvaguardare laffidabilit del sistema
monetario e creditizio. Ma, cosa ancor pi
importante, opportuno che la moneta
complementare non sia gestita secondo
logiche puramente commerciali, ma sia
affidata a un processo di costruzione e di

gestione collettivo che coinvolga il pi


possibile tutti gli stakeholder: imprese,
lavoratori,
cittadini,
amministrazioni
pubbliche, organizzazioni del terzo settore. E
che li coinvolga non solo nella fase di
utilizzo e nella governance del sistema, ma
anche e soprattutto nella fase di costruzione.
La cooperazione inizia quando ci si mette
davvero a parlare.
La moneta e il credito locali costituiscono
strumenti importanti per ridefinire a livello
locale il patto sociale sia fra le componenti
produttive, sia fra leconomia di scambio e
quella economia del dono che regge
silenziosamente ogni vera economia di
scambio, quando questultima non rinneghi la
sua provenienza da una comunit.
Non si tratta della panacea di tutti i mali,

ma certo dellinizio di una ricostruzione


delleconomia, in vista di un rapporto pi
degno fra denaro e lavoro. Una moneta
flessibile per un lavoro degno la migliore
risposta alla (sempre pi inutile) richiesta di
una (infinita?) flessibilit del lavoro in nome
della difesa, tanto dogmatica quanto
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Moneta complementare
Massimo, Amato
ISBN: 9788867740529

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il 10 marzo 2014 14:10

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