Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SISTEMA FINANZIARIO
CAPITOLO 1 – IL SISTEMA FINANZIARIO
• Trasferire le risorse finanziarie dai soggetti risparmiatori (in surplus) ai soggetti investitori (in deficit)
(funzione creditizia o allocativa);
• Garantire l’efficiente funzionamento del sistema dei pagamenti (funzione monetaria in senso
stretto);
• Trasmettere gli impulsi di politica monetaria (della banca centrale) al sistema economico (funzione
monetaria in senso ampio).
Il trasferimento delle risorse finanziarie può avvenire attraverso le seguenti modalità di trasferimento:
MERCATI
I mercati finanziari possono essere distinti in riferimento a due dimensioni:
• Mercati primari/secondari
• Mercati monetari/dei capitali
Mercati Primari: mercati in cui i prenditori di fondi (per esempio, le imprese industriali o le
amministrazioni centrali) raccolgono fondi emettendo strumenti finanziari (per esempio, azioni e
obbligazioni). Vi hanno luogo difatti le nuove emissioni degli utilizzatori di fondi di strumenti finanziari
(azioni o obbligazioni). La nuova emissione può essere fatta sotto forma di offerta al pubblico o sotto forma
di collocamento privato (si vende tutta l’emissione a un acquirente istituzionale).
Mercati Secondari: mercati in cui gli strumenti finanziari collocati vengono negoziati tra gli investitori (per
esempio MTA, MOT). Mercato (centralizzato) in cui vengono quindi negoziati gli strumenti finanziai già
emessi sui mercati primari. Noti mercati secondari sono il NASDAQ (USA), MTA (ITA) etc.
Sui mercati secondari oltre a titoli e obbligazioni si negoziano anche strumenti derivati, tassi di cambio e
titoli ibridi.
Mercati Monetari: mercati in cui vengono emessi e scambiati strumenti finanziari a breve scadenza, in
genere inferiore all’anno (per esempio BOT, fondi interbancari, cambiali finanziarie). Essendo di breve
termine le fluttuazioni dei prezzi sono solitamente contenute. Non hanno una sede specifica, in quanto le
transazioni vengono effettuate in maniera telematica; perciò vengono definiti anche mercati OTC (Over
The Counter).
Mercati Finanziari (dei capitali): mercati in cui vengono emessi e scambiati titoli di capitale (azioni) e di
debito (obbligazioni) a medio e lungo termine, superiore ai 12 mesi. Essendo a lungo termine sono più
soggetti a fluttuazioni di prezzo. I mercati finanziari sono regolamentati da Banca d’Italia, CONSOB,
IVASS e COVIP.
Mercati valutari: Sui mercati valutari vengono scambiate le valute (per esempio, euro contro dollaro). Se
difatti una valuta estera si deprezza durante un investimento estero, diminuisce anche il valore in euro dei
flussi di cassa derivanti.
Le due più importanti transazioni sui mercati valutari sono: le transazioni a pronti: prevedono un cambio
immediato di valute all’attuale tasso di cambio, e le transazioni a termine: prevedono un cambio di valute
nel futuro a un tasso di cambio e a una data prestabiliti.
LE AUTORITÀ DI VIGILANZA
• Banca d’Italia: politica monetaria, vigilanza creditizia (prime due attività svolte in coabitazione con la
BCE) e finanziaria, tutela della concorrenza nel mercato del credito;
• CONSOB: controlla il settore mobiliare, i mercati, l’attività di intermediazione mobiliare, gli obblighi
informativi delle società quotate, le offerte al pubblico (“avvocato degli investitori”);
• IVASS (ex ISVAP): controllo sul mercato e le imprese di assicurazioni (autorità di vigilanza sulle
assicurazioni);
• COVIP: controllo del sistema di previdenza complementare e dei fondi pensione;
• AGCM: autorità garante della concorrenza di mercato; sorveglianza e repressione dei comportamenti
che limitano la libertà di concorrenza (intese, posizioni dominanti, concentrazioni).
• Efficienza:
o Operativa (minimizzazione dei costi)
o Allocativa (distribuzione efficace delle risorse)
• Stabilità
• Trasparenza e correttezza
Obiettivi di politica economica:
BANCA D’ITALIA
La Banca d’Italia fa parte del Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC) e svolge due funzioni
fondamentali:
• L’organizzazione dei servizi tecnici che sono alla base del sistema stesso come la compensazione e
il regolamento;
• La promozione e il coordinamento delle iniziative interbancarie;
• Le iniziative a livello internazionale.
La Banca d’Italia persegue gli obiettivi fondamentali della stabilità monetaria e della salvaguardia della
funzionalità dei circuiti finanziari dell’economia; a questi fini:
• Agisce attraverso alcune principali leve di controllo delle quantità e dei tassi d’interesse
• Opera sui mercati finanziario e monetario con acquisti e vendite di titoli
• Interviene sul mercato dei cambi
• Finanzia le banche
• Determina il tasso ufficiale di sconto (adesso definito dalla BCE)
L’attività della Banca d’Italia è finalizzata a determinare condizioni di stabilità e di efficienza del sistema
finanziario.
In parte queste funzioni si integrano con gli interventi di competenza di altri organi di controllo come la
Consob e l’Ivass.
La Banca d’Italia ha il compito di sorvegliare la condotta di mercato delle istituzioni finanziarie e di
accertare eventuali situazioni e comportamenti potenzialmente o effettivamente lesivi della concorrenza.
In questo ambito, sul piano funzionale, vi è uno stretto legame con gli interventi di vigilanza; sul piano
istituzionale, vi è un’integrazione con l’attività dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato cui
competono in via generale i poteri in materia antitrust.
NB → La BCE (oltre a dover tenere l’inflazione inferiore al 2%) è ormai titolare delle attività di vigilanza;
le Banche Centrali sono delegate a vigilare le piccole banche.
CONSOB (1974)
La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) è stata istituita con compiti e poteri
di vigilanza sulle società per azioni e sul mercato di borsa e svolge le seguenti funzioni:
• Tutela della trasparenza e corretta erogazione dei servizi di investimento in strumenti finanziari;
• Controllo sulle società che gestiscono i mercati di strumenti finanziari (come la Borsa Italiana);
• Tutela degli investitori in caso di sollecitazione al pubblico risparmio, mediante la richiesta di
pubblicazione e diffusione del prospetto informativo e disciplinando l’attività di offerta fuori sede
dei prodotti finanziari.
In questo ambito, l’attività della Consob si è caratterizzata in particolare per gli interventi riguardanti:
• Le procedure di ammissione al mercato delle società e dei titoli (chi può quotarsi in borsa);
• I sistemi di negoziazione;
• I sistemi di liquidazione e di compensazione delle transazioni;
La Consob ricopre un ruolo di indirizzo e di vigilanza che può essere individuato nelle seguenti aree
specifiche:
• Determinazione dei requisiti minimi delle “società di gestione” poste a capo dei mercati
regolamentati
• Autorizzazione dell’esercizio degli stessi mercati regolamentati
• Vigilanza sui mercati
• Vigilanza sulle società di gestione
• Riconoscimento dei mercati regolamentati europei
• Disciplina generale dei mercati non regolamentati
Vigilanza sugli intermediari mobiliari → La peculiarità di questa parte delle funzioni della Consob è la
costante simmetria con gli interventi della Banca d’Italia. Rimane comunque la preminenza della Consob in
materia di informazione, correttezza e regolarità delle negoziazioni di valori mobiliari (accertando eventuali
violazioni delle norme di insider trading, cioè di abuso di informazioni privilegiate, e di aggiotaggio) e della
banca d’Italia per quanto riguarda i controlli di stabilità patrimoniale.
Informazione societaria → Si tratta di un campo di attività che tocca in primo luogo l’informativa di
natura contabile; che comprende anche gli interventi diretti in materia di qualità dell’informazione contabile
e quelli indiretti svolti attraverso la vigilanza delle società di revisione. Si estende poi ad altri aspetti
dell’informativa societaria come quelli relativi a eventuali integrazioni della documentazione contabile
obbligatoria e richieste appositamente alle società quotate, oltre ai dati sulla composizione dell’azionariato.
Sollecitazione al pubblico risparmio →L’intervento della Consob in materia di sollecitazione del
pubblico risparmio riguarda in primo luogo la presentazione e l’approvazione del prospetto
informativo richiesto ai soggetti che offrono al pubblico occasioni di investimento e di disinvestimento.
A questo si aggiunge che la promozione e il collocamento fuori sede di strumenti finanziari e di servizi di
investimento può essere svolta attraverso i promotori finanziari. La Consob ha il compito di curare la tenuta
dell’albo dei promotori e di definire i requisiti di onorabilità e di professionalità per l’iscrizione.
• Vigilanza
• Analisi e Ricerca
• Tutela della concorrenza
Vigilanza → L’IVASS ha il compito di esercitare il controllo sulle imprese di assicurazione e, più in
generale, sugli operatori del mercato assicurativo (agenti, broker), per monitorarne la gestione tecnica,
finanziaria e patrimoniale e per verificare l’osservanza della normativa. Concorre poi alla formazione dei
provvedimenti del Ministero in materia di autorizzazione per l’esercizio dell’attività e di quelli riguardanti
la gestione delle crisi.
Analisi e Ricerca → L’Istituto svolge una funzione di ricerca sul settore assicurativo, sia al fine del
controllo delle tariffe, sia per fornire supporto tecnico agli orientamenti e ai provvedimenti di competenza
del Ministero dell’Industria.
Tutela della concorrenza → Vi è una competenza in materia di tutela della concorrenza attribuita
all’IVASS. [Nel settore bancario, la Banca d’Italia prende i provvedimenti “sentito il parere dell’Autorità
garante”; nel settore assicurativo è invece previsto che l’Autorità garante decida “sentito il parere
dell’IVASS”]
COVIP
Alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione sono riservate le seguenti attività:
• Vigilanza sui fondi pensione e sulle Casse professionali private e privatizzate: comprende sia
poteri propri (tenuta dell’albo dei fondi pensione, attività ispettiva, …), sia ambiti di intervento che
sono complementari a quelli del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (autorizzazione
all’esercizio dell’attività, gestione delle crisi dei fondi pensione, …)
• Analisi e Ricerca: ci si riferisce ad analisi e previsioni sull’andamento delle attività previdenziali utili
sia a fini di conoscenza generale, sia come supporto per le proposte di modifica legislativa e
regolamentare.
AGCM
All’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato compete:
• Informativa: velocità con cui il prezzo riflette le informazioni disponibili. A seconda del tipo di
informazioni si parla di:
o Efficienza in forma debole quando nei prezzi è presente l’informazione storica.
o Efficienza in forma semiforte quando nei prezzi è presente tutta l’informazione pubblica,
ovvero non appena una nuova informazione si diffonde questa si trasferisce
immediatamente al prezzo dei suoi titoli.
o Efficienza in forma forte quando nei prezzi è presente tutta l’informazione pubblica e
privata. Si includono in questo caso anche le informazioni riservate, che teoricamente
permetterebbero agli insider di ottenere un maggior rendimento rispetto a quello di
equilibrio, ma ciò è regolamentato dalla legge (vedi NB).
• Allocativa: capacità dei prezzi di rispecchiare tutta l’informazione utile per valutare il titolo. Per
far sì che sia efficiente dal punto di vista allocativo lo deve essere anche dal punto di vista
informativo.
• Tecnico-operativa: capacità dei mercati di operare al minimo della curva dei costi. Avrà quindi
costi di transazione minimi
NB → Reato di insider trading (quando si usano informazioni riservate per fare trading, non è un reato
possederle ma lo è usarle) e aggiotaggio (diffusione nel mercato di informazioni false).
• Trasferimento
• Sicurezza
• Perdita di valore reale (legato all’inflazione)
• Costo-opportunità
Ha anche un rischio: possibilità che l’uso e la detenzione di un determinato mezzo di pagamento possano
generare perdite (furti, frodi o insolvenze).
La sua funzionalità: capacità del mezzo monetario di rendere un servizio in termini di tempo di esecuzione
dello scambio, affidabilità, informazione.
Il risparmio è una variabile flusso: misura la dimensione di un fenomeno nel corso di un determinato
intervallo di tempo.
Il patrimonio è una variabile stock: la misura di un fenomeno in un dato momento.
Strumento finanziario: contratto che prevede prestazioni di natura patrimoniale e che intercorre tra un
emittente (debitore) e un investitore (creditore).
Attività Finanziaria (Af): per investitore/creditore, strumento finanziario che rappresenta un diritto
patrimoniale vantato nei confronti del reddito e ricchezza presenti e futuri dell’emittente (debitore).
Passività Finanziaria (Pf): per emittente/debitore, strumento finanziario che rappresenta un impegno
patrimoniale (impegno di rimborso e di remunerazione o impegno a una prestazione).
L’attività finanziaria di un soggetto è passività per un altro e viceversa.
I SETTORI ISTITUZIONALI
Nell’ambito del sistema economico, è possibile individuare le seguenti categorie (o settori) istituzionali:
• Le famiglie
• Il settore pubblico (tipicamente in deficit)
• Le imprese non finanziarie (tipicamente in deficit)
• Le imprese finanziarie
• Il resto del mondo
La situazione patrimoniale in t1, con t1 > t0, può essere rappresentata considerando le variazioni ∆
intervenute negli impieghi e nelle fonti di risorse finanziarie da t0 a t1:
SALDO FINANZIARIO
Il saldo finanziario si potrà così rappresentare:
La differenza tra la variazione delle AF e la variazione delle PF, nonché la differenza tra risparmio e
investimenti in attività reali, identificano il cosiddetto “saldo finanziario” (o “risparmio finanziario”).
Il saldo finanziario è la ricchezza finanziaria che residua dal reddito prodotto e non consumato (risparmio
in senso economico), al netto degli investimenti in attività reali.
I soggetti caratterizzati da S > IAR sono i “soggetti in surplus” di risorse finanziarie, ossia accumulatori di
attività finanziarie, valendo anche che ΔAF > ΔPF. Viceversa, i soggetti che manifestano fabbisogni di
investimento (S < IAR), sono definiti “soggetti in deficit”, ossia emittenti di passività finanziarie, poiché
per tali soggetti accade che ΔPF > ΔAF.
Tipicamente, i soggetti in surplus sono le famiglie, mentre i soggetti in deficit sono le imprese non finanziarie
e la pubblica amministrazione.
• Di solvibilità (o insolvenza)
• Di interesse
• Di instabilità delle fonti di finanziamento → che dipendono sia dalla scadenza delle operazioni
poste in essere, sia dall’esistenza di clausole contrattuali che possono autorizzare il prestatore di
fondi a chiedere il rimborso del finanziamento prima della scadenza;
• Di cambio
• Di condizionamento dell’attività dell’impresa (da parte del finanziatore/azionista).
Ad esempio: un’impresa raccoglie risorse vendendo strumenti finanziari direttamente agli investitori senza
l’aiuto di alcun intermediario.
I limiti del trasferimento diretto sono:
10
LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI IF
La regolamentazione degli IF viene fatta nel tentativo di prevenire fallimenti di mercato. Riguarda:
11
Le prime due forme di fallimento di mercato riguardano la stabilità della moneta. La classica risposta alle
asimmetrie informative è l’attribuzione alla regolamentazione di un obiettivo di trasparenza.
12
Tassi di interesse nominali: i tassi di interesse di fatto osservati nei mercati finanziari:
REGIMI DI CAPITALIZZAZIONE
La teoria del valore del denaro si basa sul principio che una somma di denaro ricevuta nel presente valga
più della stessa somma ricevuta nel futuro. Poiché infatti una somma di denaro ricevuta oggi può essere
investita, il suo valore potrà aumentare in virtù di un certo tasso di interesse rendimento, siccome
l'investitore domani potrai disporre di una somma più elevata.
Si effettua un’operazione di capitalizzazione ogni volta che “si porta avanti nel tempo” il valore di un
capitale aggiungendovi gli interessi maturati. L’effetto di crescita che si registra dipende dal tasso di interesse
al quale il capitale viene investito e dalle leggi del regime finanziario che si applica:
13
Se i flussi si manifestano con diverse scadenze, il loro valore non può essere direttamente comparato. Per
poter confrontare i diversi movimenti di cassa è necessario renderli uniformi, ovvero esprimerli rispetto a
un momento comune:
ATTUALIZZAZIONE e CAPITALIZZAZIONE
DF → Discount Factor
14
LE RENDITE
Il valore attuale di flussi che si verificano in momenti futuri e per cui sono previsti tassi di attualizzazione
differenti è calcolato impostando una complessa operazione che prevede la somma dei singoli movimenti
attualizzati ciascuno al proprio tasso.
Esistono formule che consentono di semplificare il calcolo di valori attuali e futuri, a seconda delle
configurazioni assunte dai flussi. In generale, la struttura di riferimento è quella tipica della rendita: una
successione di importi pagabili o esigibili in epoche diverse.
Vi sono diversi tipi:
RENDITE POSTICIPATE
Valore Attuale = somma dei valori attuali delle rate
Valore Finale = somma dei montanti delle rate
Se rate costanti:
15
• Sopra la pari: quando il tasso di interesse nominale (INT) > del tasso di rendimento richiesto
(trri), il valore attuale teorico (Vb) è maggiore del valore nominale (M). Si dice quindi che
l’obbligazione è quotata sopra la pari.
• Sotto la pari: quando il tasso di interesse nominale (INT) < del tasso di rendimento richiesto (trri),
il valore attuale teorico (Vb) è minore del valore nominale (M). Si dice quindi che l’obbligazione è
quotata sotto la pari.
• Alla pari: quando il tasso di interesse nominale (INT) = tasso di rendimento richiesto (trri), il
valore attuale teorico (Vb) è uguale del valore nominale (M). Si dice quindi che l’obbligazione
dovrebbe essere venduta alla pari.
Scadenza obbligazione
e variazioni di tasso di
interesse
16
LA DURATION
La duration è la misura della sensibilità del prezzo alle variazioni del tasso. È uguale alla media ponderata
delle scadenze di uno strumento finanziario. In termini di valore temporale del denaro, la duration misura
il tempo necessario per recuperare gli investimenti iniziali in un'obbligazione. Ciascun flusso di cassa nel
periodo precedente alla duration dell'obbligazione riflette il recupero dell'investimento iniziale, mentre
ciascun flusso di cassa ricevuto nell'intervallo di tempo tra duration e scadenza rappresenta il profitto o
rendimento ha ricevuto dall'investitore.
Rappresenta la sensibilità, o elasticità, del valore dell’attività o passività a piccole variazioni dei tassi di
interesse. Titoli con duration molto estesa soffrono perdite in conto capitali maggiori rispetto a titoli con
duration più breve. La duration fornisce però una misura accurata degli strumenti finanziari soltanto per
piccole variazioni dei tassi di interesse, dell’ordine di 1 o pochi punti base (1% = 100pb).
NB → La duration di un’obbligazione zero coupon corrisponde alla scadenza (p.67 per calcolo duration).
17
Rischio di liquidità: Rischio che un titolo non possa essere venduto a un prezzo prevedibile con bassi
costi di transazione e in breve tempo. Maggiore l’investimento è liquido, minori sono i tassi di interesse
associati (premio per rischio di liquidità).
Speciali clausole contrattuali (covenant): Clausole contrattuali che incidono sul detentore del titolo in
modo positivo o negativo, e come tali si riflettono sui tassi di interesse dei titoli che le prevedono.
Vita residua: Periodo restante perché un titolo giunga a scadenza. Gli investitori preferiscono titoli di
recente emissione (on the run) rispetto a titoli emessi da più tempo (off the run).
• Teoria delle aspettative (non distorte): in un dato istante nel tempo, la curva dei rendimenti riflette
le aspettative attuali del mercato sui tassi futuri a breve termine.
• Teoria del premio per la liquidità: gli investitori sono disposti a investire in titoli a lungo termine
solo se verrà offerto un premio, come compenso per l’incertezza del valore futuro dei titoli.
• Teoria della segmentazione del mercato: gli investitori hanno specifiche preferenze di scadenza,
per incentivarli a investire in titoli con scadenze diverse da quelle preferite, è necessario offrire un tasso
di interesse maggiore.
NB → Se abbasso i tassi di interesse la mia valuta è più debole.
Tasso reale = Tasso nominale + Inflazione
• La BCE (Banca Centrale Europea) → nata nel 1998, i suoi compiti principali sono rappresentati
dalla gestione della politica monetaria e dal garantire la stabilità dei prezzi;
• Le BCN (Banche Centrali Nazionali)
La distinzione tra Eurosistema e SEBC rimarrà in vigore fino a quando alcuni dei paesi membri dell’Unione
Europea (quali ad esempio il Polonia) manterranno la propria valuta nazionale (al momento 27 stati sono
membri dell’UE e 19 dell’UEM (Unione Economica Monetaria).
[p.97 criteri di convergenza]
18
L’EUROSISTEMA
Il termine Eurosistema identifica l’insieme formato dalla BCE e dalle banche centrali di tutti i paesi
dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro come propria valuta nazionale.
All’interno dell’Eurosistema, gli organi decisionali responsabili della preparazione, condotta e
implementazione della politica monetaria sono:
Obiettivo dell’Eurosistema: Mantenimento della stabilità dei prezzi su un orizzonte di medio termine.
Compiti della BCE (e dell’Eurosistema):
19
L’Eurosistema ha come obiettivo principale quello della stabilità dei prezzi (deve mantenere l’inflazione
prossima ma inferiore al 2%). L'idea che la Banca Centrale debba garantire la stabilità dei prezzi piuttosto
che la crescita del reddito o del livello dell'occupazione si basa su alcune assunzioni di fondo:
1) L'inflazione rifletta uno squilibrio tra offerta e domanda aggregata di beni e servizi;
2) L'offerta aggregata, il suo tasso di crescita e il livello dell'occupazione dipendono principalmente da
fattori reali indipendenti dalla politica monetaria, e solo in via transitoria, da fattori monetari;
3) La domanda aggregata dipende invece in maniera sistematica sia da fattori reali sia da fattori monetari;
4) La Banca Centrale in quanto titolare del potere di emissione possa influenzare la domanda aggregata
attraverso il controllo delle variabili monetarie, ma non l'offerta aggregata.
La stabilità dei prezzi evita che gli agenti economici, nel tentativo di coprirsi dal rischio di inflazione,
utilizzino una parte delle proprie risorse in impieghi improduttivi.
Le decisioni di politica monetaria della BCE consistono principalmente nella determinazione del livello dei
tassi di interesse di riferimento.
Le decisioni che vengono prese riguardo la politica monetaria sono basate su due approcci analitici (analisi
economica e monetaria; “i due pilastri”). Una volta raccolte queste informazioni il consiglio direttivo
procede a una loro valutazione comparata formulando sulla base di tale valutazione le proprie decisioni di
politica monetaria.
• Si ripercuotono direttamente sulle banche e sui tassi di interesse del mercato monetario e
indirettamente sui tassi attivi e passivi offerti dalle banche alla clientela;
• Influenzano le aspettative e l’attesa di future variazioni dei tassi ufficiali incide sui tassi di interesse
a medio e lungo termine;
• Influiscono sui prezzi delle attività e sul tasso di cambio. Le variazioni del cambio possono avere
effetti diretti sull’inflazione;
• Influenzano le decisioni di risparmio e investimento di famiglie e imprese;
20
21
• Erogazione di liquidità tasso fisso con piano aggiudicazione degli importi richiesti
• Ampliamento dell'elenco delle attività stanziabili in garanzia
• Erogazione di liquidità a più lungo termine
• Erogazione di liquidità in valuta estera
• Variazione del coefficiente di riserva obbligatoria
• Acquisti definitivi di determinati titoli di debito
22
23
Sui mercati monetari avviene l’emissione e la negoziazione degli strumenti di debito a breve termine
(scadenza inferiore a 12 mesi, sono perciò poco rischiosi).
I mercati secondari degli strumenti monetari svolgono la funzione di riallocare la quantità di fondi liquidi
disponibili sul mercato in un particolare periodo.
L’esistenza dei mercati monetari si spiega con il mancato allineamento fra fabbisogno di disponibilità liquide
immediate da parte di individui, imprese e Stati e i loro incassi di liquidità.
Poiché detenzioni eccessive di disponibilità liquide implicano un costo, derivante dagli interessi ai quali si
rinuncia - costo opportunità - di solito gli agenti economici mantengono tali disponibilità di cassa al minimo
necessario per far fronte alle tradizioni quotidiane.
Uno strumento di mercato monetario non solo costituisce un'opportunità di investimento che genera un
rendimento maggiore di quello che si otterrebbe mantenendo infruttifere delle disponibilità di cassa, ma è
anche molto liquido e possiede un rischio di insolvenza relativamente basso (a causa della breve scadenza).
Tramite i mercati monetari possono essere trasferite ingenti quantità di denaro dai fornitori di fondi agli
utilizzatori, per brevi periodi di tempo, in modo veloce e con bassi costi per entrambe le parti.
Caratteristiche degli strumenti di mercato monetario:
24
Cambiali finanziarie: pagherò cambiari a BT, non garantiti, emessi dalle imprese per ottenere
finanziamenti a BT.
Certificati di deposito: depositi a tempo emessi dalle banche, con tasso di interesse e scadenza
predeterminati.
Accettazioni bancarie: cambiali–tratte pagabili a un venditore di beni, il cui pagamento è garantito da una
banca.
Lo scarto di emissione è
la differenza tra 100
(valore nominale) e il
prezzo a cui un soggetto
sottoscrive.
25
• Porsi come controparte diretta del cliente: l'intermediario darà quindi istruzione a Monte titoli di
accreditare sul suo conto dei BOT. In cambio di €50000 questi titoli sono successivamente
trasferiti in carico all'investitore.
• In alternativa la banca può agire come mediatore e inviare l'ordine del cliente al MOT, gestito da
Borsa Italiana SPA. In questo secondo caso l'investitore darà ordine alla propria Banca di
effettuare la transazione direttamente sul mercato e, nel momento in cui la transazione viene
eseguita la banca rende disponibili i titoli sul deposito titoli del proprio cliente ordinante.
26
I DEPOSITI INTERBANCARI
[negli Stati Uniti detti anche federal funds]. Sono prestiti a brevissimo e breve termine fra intermediari
finanziari. I depositi interbancari sono prestiti in cui gli interessi sono pagati una sola volta, alla scadenza e
cui tassi di interesse quotati sui depositi interbancari (idi) sono calcolati sulla base di un anno di 360 giorni
(anno commerciale). Possono essere di tipo:
NB → Sono investimenti a basso rischio, e quindi a più bassi tassi di interesse poiché sono operazioni
garantite da titoli di stato.
27
LA CAMBIALE FINANZIARIA
Corrisponde alle commercial paper statunitensi; sono un pagherò cambiario a BT non garantito mediante il
quale le imprese ottengono finanziamenti a BT, spesso per far fronte alle necessità di capitale circolante
(finanzia il circolante). Deve avere una durata compresa tra i 3 e i 12 mesi ed il taglio minimo di ciascun
certificato non può essere inferiore a € 51.645,69 (vecchi 100 mln di lire). In genere gli investitori
mantengono le cambiali finanziarie fino a scadenza; per questo motivo non esiste un mercato secondario
attivo.
I proventi realizzati tramite cambiale anno una ritenuta del 12,5%; se il tasso di interesse attivo è inferiore
al TUR si applica l’aliquota del 27%.
NB → In America esiste un mercato secondario attivo per quanto riguarda le commercial paper.
I CERTIFICATI DI DEPOSITO
Titoli nominativi ovvero strumenti al portatore (strumenti finanziari per i quali interessi e somma capitale
sono corrisposti all’investitore che li possiede a scadenza), a tasso fisso o variabile, rappresentativi di
depositi, presso una banca, a scadenza vincolata:
• A breve termine: scadenza tra 3 e 18 mesi (in ogni caso è considerato a BT);
• A medio termine: scadenza tra 18 e 60 mesi.
Sono emessi dalle banche mediante un meccanismo detto “a rubinetto”, ossia la banca emette questo
tipo di titoli su richiesta della clientela calcolando di volta in volta, in base alle condizioni di mercati, il tasso
di interesse che verrà riconosciuto al possessore del titolo.
I tassi di interesse dei CD sono solitamente calcolati sull’anno civile (365 gg) e sono corrisposti su base
semestrale.
LE ACCETTAZIONI BANCARIE
Cambiale tratta con la quale un’impresa (traente) ordina ad una banca di pagare per suo conto una certa
somma ad una scadenza prestabilita (in genere ad un venditore di beni). Provengono da operazioni
internazionali e sono utilizzate per finanziare la negoziazione di beni ancora da trasportare da un
esportatore estero (venditore) a un importatore nazionale (acquirente). Gli esportatori esteri preferiscono
che le banche facciano da garanti per il pagamento, prima di inviare la merce agli importatori nazionali.
Vediamo ora come avviene la creazione di un’accettazione bancaria:
NB → I titoli di mercato monetario hanno taglio elevato, basso rischio di insolvenza e breve scadenza; I
BOT hanno un vasto mercato secondario, cambiali, depositi bancari e CD non hanno mercato secondario.
28
Le obbligazioni sono titoli di debito a medio-lungo termine emessi dalle imprese e dallo Stato. A fronte
della prestazione monetaria dell’investitore, l’emittente dell’obbligazione promette di corrispondere a
scadenza una somma prestabilita più la cedola maturata sui fondi presi in prestito. Qualora l’emittente non
tenga fede ai termini di pagamento, l’obbligazionista ha il diritto di rivalersi sulle attività dell’emittente.
Hanno scadenza superiore ai 12 mesi e sono negoziati nel mercato dei capitali. Il mercato dei capitali insieme
a quello monetario costituisce il mercato mobiliare.
29
I titoli di Stato (o titoli del debito pubblico) sono titoli emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze
per finanziare il debito interno e le altre spese dello Stato (spese correnti e debito pregresso). Garantiti dallo
Stato italiano, i titoli del debito pubblico sono risk free e sono soggetti al rischio di tasso di interesse.
Il titolo è rappresentativo di un rapporto di debito/credito fra un emittente (debitore) e un investitore
(creditore). L’accordo obbliga l’emittente al rimborso del valore nominale e al pagamento di interessi. La
durata è prefissata e in genere medio-lunga.
• Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ) → titoli a tasso fisso con durata all’emissione di 24 mesi.
Si tratta di titoli emessi a sconto che non producono cedole (zero-coupon), sono soggetti a una ritenuta
fiscale del 12,5% sullo scarto di emissione; sul mercato secondario sono negoziati al prezzo tel quel
(prezzo di negoziazione di un titolo comprensivo del rateo di interesse maturato). Sono come dei BOT
con durata superiore all’anno.
• Certificati di Credito del Tesoro (CCT) → titoli a tasso variabile con durata di 7 anni. Gli interessi
sono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento lordo dell’emissione dei
BOT a 6 mesi relativo l’asta precedente la data di godimento della cedola, maggiorato di uno spread.
Sono emessi alla pari o sotto la pari, con quotazione a corso secco (corso di un titolo che non include
il tasso di interesse maturato), e sono rimborsati in un’unica soluzione alla pari. Gli interessi sono
sottoposti ad aliquota del 12,5% (applicata sia su cedole che su scarto di emissione). L’emissione avviene
tramite asta marginale sul prezzo con frequenza mensile organizzata da Banca d’Italia (importo di €
1000 o multiplo). È uno strumento indicizzato per coprirsi dal rischio di inflazione (in aumento).
30
• Buoni Poliennali del Tesoro (BTP) → emessi a tasso fisso con cedola semestrale prestabilita al
momento dell’emissione e con durata di 3, 5, 10, 15, 30 anni. Possono essere collocati alla pari, sotto o
sopra e sono negoziati sul mercato secondario a corso secco. Il rimborso avviene unicamente alla
scadenza. Aliquota fiscale del 12,5% (su cedola e scarto di emissione) e venduti a multipli di € 1000.
Sono solitamente comprati se il soggetto pensa che l’inflazione scenda. Venduti anch’essi tramite asta
marginale (solo i BOT negoziati tramite asta competitiva).
• BTP indicizzati all’inflazione europea (BTP€i) → sia il capitale rimborsato a scadenza che le cedole
sono rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro, misurata dall’IAPC (Indice Armonizzato dei
Prezzi al Consumo) ad esclusione del tabacco. Consentono quindi all’investitore di recuperare la perdita
del potere di acquisto realizzatosi durante la vita del BTP€i. L’ammontare rimborsato a scadenza non
sarà mai inferiore al valore nominale. Hanno durata pari a 5, 10, 30 anni.
• BTP indicizzati all’inflazione italiana (BTP Italia) → unici titoli di stato indicizzati sull’inflazione
italiana. Sono negoziati sul MOT e sull’MTS per importi superiori a € 2,5 milioni. È stato recentemente
inventato, prevede l’emissione diretta (il sottoscrittore sottoscrive il BTP sul web, senza passare tramite
il sistema bancario).
31
Distinguiamo quindi titoli senza cedola e con cedola (80% del mercato obbligazionario italiano).
MOT → è il mercato gestito da Borsa Italiana SpA nel quale si negoziano in obbligazioni non convertibili
e titoli di Stato. Si tratta di un mercato ad asta nel quale sistema di negoziazione accoppia gli ordini in base
a un prezzo (price priority) e a parità di prezzo in base alla priorità temporale di immissione dell'ordine (time
priority). Il MOT funziona secondo due diverse modalità: asta di apertura e negoziazione continua. L'asta
di apertura è composta da più fasi:
COUPON STRIPPING
Operazione di separazione delle componenti cedolari dal valore di rimborso di un titolo. Si creano due
gruppi di titoli: uno costituito dal valore di rimborso del titolo al netto delle cedole (mantello), l’altro
rappresentato dalle varie componenti cedolari (strips, Separate Trading of Registered Interest and Principal). In
pratica si trasforma un titolo su cui maturano cedole in tanti titoli zero coupon (si può ad esempio, negoziare
la sola cedola in scadenza a 6 mesi di un BTP). I principali vantaggi offerti sono:
• Certezza dei rendimenti: essendo titoli zero coupon, presentano un rendimento a scadenza certo;
• Maggiore flessibilità: si può creare un ampio ventaglio scadenze;
• Semplicità: vi sono solo due operazioni, l’acquisto e il rimborso a scadenza.
Per contro, ha i seguenti svantaggi:
32
Se l’acquisto ha luogo in un momento successivo, in cui la cedola è già in parte maturata, il calcolo del
rendimento effettivo va eseguito considerando il rateo della cedola in corso.
Rateo di interesse maturato → Quota di interesse maturati tra la data di stacco dell’ultima cedola e la
data di valuta dell’operazione di compravendita. L’acquirente di un titolo dovrà quindi corrispondere sia il
valore del titolo che il rateo. La somma di queste due componenti costituisce il cosiddetto prezzo pieno o corso
tel quel del titolo. Il prezzo del titolo non comprensivo del rateo è detto corso secco.
• Ogni operatore può effettuare al massimo 3 richieste differenziate nel prezzo (€ 500'000 di richiesta
minima, il prezzo massimo è pari al quantitativo offerto dal tesoro in quell’asta);
• Il prezzo marginale viene individuato partendo dal prezzo più alto fino a quando la quantità
richiesta non è pari a quella offerta;
• Il prezzo dell'ultima domanda aggiudicataria determina il prezzo marginale (uguale per tutti).
33
• Unica soluzione;
• Piano di rimborso: o pro quota, tramite estrazione a sorte o tramite il mercato secondario;
Facoltà di rimborso anticipato dell’emittente: dette obbligazioni callable, onerosa per l’investitore, in
quanto può vedere il suo prestito anticipato in caso di diminuzione dei tassi di interesse;
• Offerta pubblica di acquisto da parte dell’emittente: l’emittente può decidere di lanciare un’offerta pubblica
di acquisto delle proprie obbligazioni (buy-back).
Vi sono inoltre obbligazioni con facoltà a favore dell’obbligazionista. Sono le obbligazioni puttable
(rimborsabili anticipatamente su garanzia dell’investitore), obbligazioni convertibili (possono essere
convertite in qualsiasi momento con altri titoli della società emittente o di altre società) e le obbligazioni
cum warrant (emesse con allegati dei certificati di diritto di opzione, o warrant, che consente
all’obbligazionista di acquistare azioni ordinarie a prezzo e data prestabilita.
Alle obbligazioni si possono anche apporre garanzie collaterali. Le principali categorie sono:
• Obbligazioni garantite (secured bond): prestiti che hanno prelazione su una determinata quota di attività
del bilancio dell’emittente;
• Obbligazioni ABS e MBS: rientrano nella procedura finanziaria detta securisation o cartolarizzazione,
con la quale gli intermediari finanziari cercano di smobilizzare attività liquide creando un titolo
negoziabile sul mercato;
• Obbligazioni subordinate: gli investitori vedono i loro diritti soddisfatti in maniera residuale in caso di
fallimento dell’emittente.
34
35
• Eurobond: obbligazioni a lungo termine emesse nel mercato finanziario di uno Stato diverso dal paese
d’origine dell’emittente, in una valuta differente da quella di tale piazza (per esempio le obbligazioni
denominate in dollari emesse in Europa o in Asia). Il termine “euro” indica che le obbligazioni sono
emesse fuori del Paese dove ha corso la valuta con la quale esse sono denominate. Sono emessi in tagli
da € 5000 o € 10000, e pagano gli interessi su base annuale (360 gg). Sono usualmente obbligazioni al
portatore negoziate sui mercati over the counter, principalmente a Londra e in Lussemburgo. Vi sono gli
eurobond equity-related: obbligazioni convertibili in titoli di capitale o obbligazioni con allegati dei
warrant azionari.
• Obbligazioni estere: obbligazioni a lungo termine emesse da imprese e Stati al di fuori del Paese
dell’emittente, di solito denominate nella valuta del paese in cui sono emesse (obbligazioni estere emesse
negli USA prendono il nome di Yankee bond, in Giappone di Samurai bond etc.).
I mercati azionari consentono ai soggetti in surplus finanziario di offrire in modo efficiente ed economico
risorse finanziarie a titolo di capitale di rischio alle società. In contropartita i soggetti che domandano fondi
concedono a coloro che li offrono diritti di partecipazione al capitale di impresa, oltre a cash flow sotto
forma di dividendi e capitale di liquidazione.
Sul piano giuridico, i possessori di azioni ordinarie sono titolari di una partecipazione al capitale di impresa,
che riflette la percentuale dei titoli che essi detengono. Gli obbligazionisti sono invece creditori nei confronti
dell'impresa emittente, questi ultimi sono titolari di un diritto sui ricavi e sulle attività dell'impresa con diritto
di precedenza rispetto agli azionisti.
Le azioni appresentano quote di partecipazione al capitale sociale della SPA o SaPA. Gli azionisti sono i
proprietari di un’impresa e, in quanto tali hanno diritto a ricevere i profitti realizzati dopo il pagamento
degli interessi agli obbligazionisti e delle tasse (l’azionista ha dei diritti residuali) e hanno diritto di voto. Essi
eleggono il Consiglio di Amministrazione che sovrintende alla gestione della società.
AZIONI ORDINARIE
Le azioni appartenenti a una specifica classe incorporano tutte identici diritti e sono tutte di pari valore
nominale. I diritti conferiti al possessore azioni ordinarie sono:
• Diritto di voto → nella maggior parte delle questioni attinenti alla gestione della società, come ad
esempio l’elezione del CdA [diritto amministrativo, voice nella società];
36
• Dividendi: il diritto a una quota di utile (se ripartito) proporzionale alla quota di capitale posseduto
[diritto patrimoniale];
• Diritti residuali: il diritto di rimborso del capitale in caso di liquidazione, ma in modo residuale,
ovvero dopo altri soggetti (obbligazionisti etc.) [diritto patrimoniale];
• Diritto di opzione [diritto misto, sia patrimoniale che amministrativo].
DIRITTO DI OPZIONE
Le azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in opzione ai soci
in proporzione al numero delle azioni possedute (consentendo quindi di mantenere invariata la loro quota
di partecipazione nella società). In caso di aumento di capitale sancisce il diritto a ottenere nuove azioni in
proporzione a quelle già possedute (l’assetto proprietario precedente è mantenuto anche in caso di nuove
emissioni).
37
Non è però consentito concedere deleghe in bianco e destinate più di un'assemblea, e non tutti i soggetti
possono ricoprire il ruolo di delegato (non possono tutti coloro che sono espressione della maggioranza o
che dipendono da essa).
Un azionista può inoltre rivolgersi a un intermediario chiedendogli di procedere alla sollecitazione, ovvero la
richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta alla generalità degli azionisti.
La raccolta delle deleghe consiste invece nella richiesta di conferimento di deleghe di voto nei confronti dei
soli azionisti organizzati in associazioni, destinati a tutelare gli interessi generalmente delle minoranze.
La CONSOB regola entrambe queste procedure.
Le azioni speciali attribuiscono ai possessori diritti diversi da quelli tipici previsti dalla disciplina legale.
Possono essere create con l'atto costitutivo o con successiva modificazione. Si tratta di azioni emesse al fine
di reperire capitale stabile con cui finanziare l'attività ma al quale non si colleghi un intervento diretto nella
gestione da parte dei sottoscrittori. Sono appetibili per un pubblico di risparmiatori per i quali l'obiettivo di
intervento diretto nella gestione aziendale non è prioritario (generalmente prevedono un rendimento
addizionale rispetto al dividendo pagato sulle azioni ordinarie, a discapito di una limitazione dei diritti di
partecipazione).
Distinguiamo:
• Azioni di risparmio: prive del diritto di voto ma con privilegi di natura patrimoniale (soglia minima
degli utili e privilegiati rispetto alle ordinarie). Possono essere emesse solo da società con azioni
ordinarie quotate. Attira coloro che non hanno interesse nella partecipazione attiva nella gestione della
società ma che sono esclusivamente interessati dal rendimento offerto.
• Azioni di godimento: rilasciate ai soci a seguito del rimborso di azioni a seguito di una riduzione del
capitale sociale, non hanno diritto di voto e sono postergate per i diritti patrimoniali.
• Azioni a favore dei prestatori di lavoro: emesse a seguito di assegnazione straordinaria di utili ai
dipendenti, non possono circolare liberamente e i diritti spettanti vengono stabiliti dalla società.
• Azioni "correlate" (o tracking stocks): rappresentative di diritti correlati ai risultati dell'attività in un
determinato settore. Si caratterizzano dunque per un esclusivo legame a un determinato settore di
attività e ai risultati economici che scaturiscono dallo stesso. Segue un determinato business della
società, separato da un punto di business contabile.
• Azioni riscattabili: lo statuto prevede un potere di riscatto da parte della società o dei soci.
• Strumenti finanziari partecipativi: introdotti dal 2003. Sono emessi qualora la società intenda dare
la possibilità a soci o terzi di effettuare apporti che, per loro natura, non possono costituire conferimenti
a titolo di capitale sociale, come le prestazioni d’opera o di servizi. Perciò non attribuiscono lo status di
azionista, né il diritto di voto nell’assemblea generale degli azionisti.
38
IL RENDIMENTO DI UN’AZIONE
Il rendimento di entrambe è originato da due componenti: capital gain (guadagno originato dall’incremento
di valore nel tempo) e dal periodico (generalmente annuale, dividendi agli azionisti).
AZIONI (SHARES)
Le azioni, titoli rappresentativi della partecipazione di un soggetto nell'attività d'impresa in qualità di socio
azionista, rappresentano capitale "di rischio" possono assumere 3 diverse tipologie di valore:
• VALORE NOMINALE: rappresenta la parte di capitale sociale nominale incorporata in una singola
azione;
• VALORE CONTABILE (O PATRIMONIALE): si ottiene dividendo il patrimonio netto per il
numero d'azioni;
• VALORE DI MERCATO (O CAPITALIZZAZIONE): rappresenta il valore dato dal prezzo di
compravendita dei titoli quotati sul mercato moltiplicato per il numero di titoli.
NB → 1) L’insieme delle azioni emesse fa parte del capitale sociale.
2) Il private equity è una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto
potenziale di sviluppo e crescita (high grow companies) effettuata prevalentemente da investitori istituzionali
con l'obiettivo di ottenere un consistente guadagno in conto capitale dalla vendita della partecipazione
acquisita o dalla quotazione in borsa.
L'attività di private equity non comporta unicamente l'apporto di capitale di rischio, ma riguarda anche una
serie di attività connesse e strumentali alla realizzazione dell'idea imprenditoriale; fondamentale è l’apporto
professionale dello stesso investitore nell’attività della società, di fatto questi partecipa alle decisioni
strategiche dell’impresa apportando le proprie conoscenze ed esperienze professionali lasciando
all’imprenditore e al management la gestione operativa. Lo stesso investitore istituzionale può essere una
figura di prestigio dell’ambiente finanziario, comportando notorietà per l’azienda stessa e facendo sì che il
mercato stesso manifesti fiducia nella società al momento della sua quotazione.
Se la società in cui si è investito ha successo, l'uscita dell'investitore istituzionale si ha quando la società ha
raggiunto lo sviluppo previsto. Nel caso di insuccesso l’investitore abbandona quando si rende conto che
non è più possibile risolvere la situazione di crisi.
Il disinvestimento può avvenire:
• con la quotazione in Borsa dei titoli della partecipata;
• con la vendita dei titoli ad un’altra società o investitore istituzionale;
• con il riacquisto della partecipazione da parte del gruppo imprenditoriale originario;
• con la vendita a nuovi e vecchi soci.
Quando l'investitore istituzionale entra in una società high growth durante la fase di start up si parla di
"venture capital".
3) Flottante: Il flottante rappresenta la parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato
azionario. Nel computo di questa quota non si tiene conto delle partecipazioni azionarie di controllo, di
quelle vincolate da patti parasociali e di quelle soggette a vincoli alla trasferibilità (come clausole di lock-up)
di durata superiore ai 6 mesi; al contrario, rientrano nel computo le azioni possedute da organismi di
investimento collettivo del risparmio, da fondi pensione e da enti previdenziali.
39
Borsa Italiana S.p.A. richiede alle società specifici requisiti in termini di flottante minimo per l’ammissione
a quotazione: si richiede un flottante minimo pari al 25% del capitale per le azioni negoziate nei segmenti
di Borsa e del 10% per le azioni negoziate su Expandi. Una volta ammessa a quotazione, la società deve
mantenere il requisito relativo al flottante; infatti, la carenza di negoziazioni sul proprio titolo può
comportare la revoca dell’ammissione a quotazione. Le azioni con un flottante di poco superiore al 25% e
caratterizzate da bassi volumi di scambio sono dette titoli sottili.
QUOTAZIONE
La riforma del diritto societario del 2003 ha previsto i seguenti modelli normativi:
• SpA Chiusa (di base) → si finanzia principalmente con mezzi propri o con il ricorso di prestiti
bancari, non fa ricorso al pubblico risparmio, è formata da un ristretto numero di soci;
• SpA Aperta: che fa ricorso al mercato del capitale di rischio:
o SpA Quotata: con azioni quotate su un mercato regolamentato;
o SpA ad Azionariato Diffuso: con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante (stabilito
sulla base del flottante di parametri definiti di volta in volta dalla CONSOB).
MERCATO PRIMARIO
Le imprese possono incrementare il capitale azionario con le offerte pubbliche iniziali (IPO, Initial Public
Offert), e in genere sono indirizzate a creare il flottante necessario per ottenere la quotazione in un mercato
regolamentato.
Un’offerta di azioni di nuova immissione nel mercato è detta OPS (Offerta Pubblica di Sottoscrizione);
quando riguarda titoli già esistenti è detta OPV (Offerta Pubblica di Vendita).
Oppure con operazioni di aumento di capitale (AdC): costituiscono la modalità con cui le società raccolgono
capitale di rischio in momenti successivi alla costituzione.
Le transazioni del mercato primario avvengono attraverso intermediari (banche d’investimento) che si
frappongono tra l’impresa emittente (utilizzatore di fondi) e l’investitore finale (datore di fondi).
40
AUMENTI DI CAPITALE
Gli AdC possono essere:
• A pagamento: ogni nuova azione comporta un’entrata monetaria pari al prezzo di emissione
(sempre >= al V.N.) al netto delle spese di emissione e degli oneri fiscali;
• Gratuiti: non comportano alcuna entrata. È una manovra contabile che trasferisce a capitale sociale
quote di utili conseguiti in precedenza e accantonati a titolo di riserva. Dal punto di vista delle
azioni l’aumento gratuito può avvenire:
o Tramite l’emissione di nuove azioni, che devono avere le stesse caratteristiche di quelle in
circolazione e vanno assegnate gratuitamente agli azionisti in proporzione di quelle da essi
già possedute;
o Mediante aumento del valore nominale delle azioni in circolazione.
• Misti: consiste in emissione di azioni in parte a titolo gratuito, in parte a titolo oneroso.
NB → 1) Se faccio un aumento di capitale gratuito cambia il capitale d’impresa? NO
2) Gli ETF (acronimo di Exchange Traded Funds) sono fondi o SICAV a basse commissioni di gestione
negoziati in Borsa come le normali azioni. Si caratterizzano per il fatto di avere come unico obiettivo quello
di replicare fedelmente l’andamento e quindi il rendimento di indici azionari, obbligazionari o di materie
prime. Il mercato regolamentato gestito da Borsa Italiana e dedicato a questi strumenti si chiama ETFplus.
È quindi un fondo azionario che si comporta come un indice.
3) Lo split azionario (o frazionamento, in italiano) altro non è che l’atto con cui una società, dopo la
relativa delibera assembleare, sostituisce le azioni in circolazione con altre con valore nominale più basso,
mantenendo invariato il valore del capitale. Dow Jones (il numero indice dei prezzi dei valori mobiliari nella
Borsa di New York) non quota azioni sotto il penny stock (1$); in questo caso si fa l’opzione inversa (ovvero
si aumenta il valore nominale delle azioni diminuendone il numero).
41
lo scambio direttamente con il market maker (sono tipicamente specialist di titoli). In questo tipo di mercati
l’ultimo investitore deve passare tramite un intermediario (ad esempio il mercato dei cambi). Vi è inoltre
meno trasparenza del prezzo, e i prezzi variano anche in seguito alle variazioni della disponibilità
dell’intermediario.
IL PROCESSO DI NEGOZIAZIONE
Asta a chiamata: le transazioni avvengono solo durante la fase di chiamata, effettuata in intervalli di tempo
prestabiliti, dando luogo ad un solo prezzo per titolo (fixing, ovvero il prezzo è negoziato 1,2 etc. volte al
giorno).
Negoziazione continua: gli scambi avvengono continuamente per tutta la durata di apertura del mercato,
generando per contro una pluralità di prezzi durante il giorno, ciascuno relativo alle diverse negoziazioni
avvenute.
TIPOLOGIE DI ORDINI
• Ordini con validità giornaliera:
o In relazione al prezzo si distinguono:
▪ Ordini con prezzo limite
▪ Ordini al meglio
• In relazione alle fasi di mercato: al più presto, fase diurna, asta di chiusura, After Hours, prossima asta
• Ordini multigiorno: un ordine che dura 30 giorni o altro periodo
• Ordini condizionati o stop order (take profit, stop loss)
• Proposte di negoziazione e Book
• Nella seconda riga si legge che sono arrivati 4 ordini per una quantità totale di 8119 azioni che
richiedono l’acquisto a un prezzo minimo di € 445000. Dall’altra parte si ha invece coloro che sono
disposti a vendere il titolo in lettera (8 ordini da 6418 azioni con prezzo minimo di vendita di €
445500).
• VWAP (Volume Weight Average Price) → prezzo ponderato ai volumi della giornata;
• Open → prezzo di apertura di mercato.
• +/- → variazione rispetto la chiusura precedente, riportata affianco in livello percentuale.
• Quando buy e sell si incrociano la transizione viene registrata.
42
• Quando un titolo è comprato da tante persone i prezzi si alzeranno, andando a servire la lettera,
che cresce a prezzi crescenti.
• Il book è importante perché fa vedere l’interesse, maggiore è la competitività nel book, più il prezzo
sarà efficiente (fair price)
• Gli ordini senza limiti di prezzo sono serviti immediatamente, senza essere inseriti nel book. Nel
caso di un eccesso di ordini di questo tipo si spinge al rialzo il prezzo del titolo; facendo l’opposto
(abbassando il prezzo di vendita) si spinge al ribasso.
MERCATO SECONDARIO
Il mercato secondario è il mercato nel quale i titoli una volta emessi sono negoziati. Il funzionamento e
l'articolazione dei mercati secondari è influenzata in modo significativo dalla normativa vigente, il MIFID
(dal 2004) ha difatti abolito l'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati, aprendo la
strada alla nascita di due nuove categorie di mercati alternativi (trading venue): i sistemi multilaterali di
negoziazione (cosiddetti MTF) e gli IS (Internalizzatori Sistematici). Attraverso la competizione tra sistemi
di negoziazione si tende a ridurre le barriere all'entrata per i fornitori di servizi di negoziazione e si dovrebbe
assistere a una riduzione dei costi operativi e miglioramento della qualità dei servizi. Inoltre sempre secondo
la normativa MIFID le banche hanno la possibilità di organizzare mercati non regolamentati (MTF) o di
porsi in contropartita diretta con il cliente per tutte le tipologie di titoli.
Il sistema multilaterale di negoziazione presenta importanti caratteristiche comuni con il mercato
regolamentato: deve difatti essere anch'esso autorizzato dalla CONSOB ed è sempre la CONSOB che vigila
sul regolamento di mercato, che deve possedere i requisiti minimi di funzionamento e fondamentali obblighi
di trasparenza.
Le principali differenze tra MTF e mercati regolamentati sono essenzialmente due: il mercato regolamentato
deve avere come oggetto sociale esclusivo la gestione del servizio di investimento e negoziazione, L'MTF è
un servizio di investimento erogabile da un soggetto polifunzionale (banche) oppure un’attività alternativa
esercitabile da un gestore di mercato regolamentato.
In secondo luogo nell'MTF possono essere negoziate sia azioni quotate sui mercati regolamentati, sia azioni
non quotate. Questo significa che sistemi multilaterali permettono di incrementare gli scambi migliorando
la liquidità dei titoli non quotati sui mercati regolamentati.
L'internalizzatore sistematico è un sistema bilaterale che pone il soggetto come controparte necessaria a
ogni transazione, assumendo quindi posizioni di rischio. L'attività deve essere condotta sulla base di regole
non discrezionali, i clienti possono accedere a tale servizio in maniera regolare e continua e l'attività deve
essere svolta tramite personale o sistemi tecnici automatizzati destinati a tale compito.
Importanti novità sul funzionamento dei mercati finanziari sono state introdotte dal MIFID II (del 2014).
Innanzitutto si procede all'istruzione l'organizzazione dei sistemi organizzati di negoziazione (OTF) che
ricomprendono nuove piattaforme di negoziazione diverse dai mercati regolamentati, dagli internalizzatori
e dagli MTF.
La disciplina degli OTF ha il fine di implementare la trasparenza delle negoziazioni di strumenti finanziari.
Infatti gli OTF dovranno ottemperare requisiti di trasparenza pre e post trading già esistenti, garantendo
agli investitori una diminuzione rilevante delle asimmetrie informative. L'elemento differenziatore che
caratterizza questo nuovo tipo di piattaforma è la presenza di un certo margine di discrezionalità sulle
operazioni in capo al gestore OTF. Il soggetto sarà comunque determinato a proteggere l'investitore e a
seguire l'obbligo di best execution nei confronti dei clienti. Inoltre la normativa tenta di uniformare i requisiti
organizzativi e lo standard operativo degli MTF a quello dei mercati regolamentati.
43
MERCATI AZIONARI
Mercati di borsa: attualmente tutti i mercati italiani non prevedono più alcuna forma di interazione fisica
durante la procedura di negoziazione. Nel sistema telematico di Borsa possono operare solo soggetti
autorizzati (quali banche, SIM, imprese di investimento) e gli investitori privati devono quindi rivolgersi a
quei soggetti per accedere al mercato.
MTA - Mercato Telematico Azionario: è il mercato all’interno del quale si negoziano azioni, obbligazioni
convertibili, diritti di opzione e warrant. È gestito da Borsa Italiana SpA. Le azioni devono avere una
capitalizzazione di mercato prevedibile pari ad almeno € 40 milioni e una sufficiente diffusione tra il
pubblico, che si presume realizzata quando le azioni siano ripartite tra il pubblico per almeno il 25% del
capitale.
Il mercato può essere segmentato in tre classi principali di titoli azionari in base alla capitalizzazione e la
liquidità dei titoli: Large Cap, Mid Cap, Small Cap. Si distinguono inoltre i segmenti STAR e MTA
International.
Il segmento STAR rappresenta il segmento di eccellenza per imprese di piccola e media capitalizzazione
disponibili ad aderire a requisiti di permanenza in quotazione superiori e allineati rispetto alla best practice
internazionale. Prevede dunque una regolamentazione più stringente in materia di trasparenza informativa,
liquidità e requisiti di corporate governance rispetto al comparto MTA più allargato. Per ottenere la qualifica
STAR è prevista anche una presenza di uno sponsor al momento dell'ammissione al mercato il quale svolge
prevalentemente una funzione di controllo. Il segmento MTA International negozia azioni di emittenti
stranieri già quotati in altri mercati regolamentati comunitari.
Le negoziazioni sull'MTA possono avvenire secondo le modalità di asta a chiamata oppure secondo le
modalità di asta continua; dando luogo nel primo dei due metodi a un solo prezzo per titolo (fixing). Le
transazioni sono eseguite in primo luogo dando precedenza alle offerte di prezzo più elevate e
soddisfacendo le proposte di vendita più basse, in caso di parità di prezzo subentra la regola della priorità
temporale.
L'MTA è organizzato in fasi di negoziazione distinte:
• Tutto o niente (ton): la proposta è eseguita per l'intero quantitativo allo stesso prezzo o è cancellata;
• Esegui e cancella (eec): la proposta è eseguita, anche parzialmente per le quantità disponibili al
miglior prezzo disponibile;
• Esegui quantità minima (eqm): la proposta è eseguita anche parzialmente ma alle condizioni di
prezzo indicate o migliori.
AIM Italia – Mercato Alternativo del Capitale: è un MTF (quindi gestito da Borsa Italiana e sorvegliato
da CONSOB). È il mercato dedicato alle piccole e medie imprese italiane, e per questi motivi possiede
44
requisiti di accesso e permanenza estremamente semplificati (ad esempio non è richiesta la pubblicazione
del prospetto informativo). Il mercato di questi titoli è garantito da NOMAD (NOMinated ADviser).
MIV - Mercato degli Investment Vehicles: è il mercato creato per offrire capitali, liquidità e visibilità ai
veicoli d’investimento. Regolamentato da Banca Italiana. È aperto sia a investitori retail che investitori
professionali. Ad oggi è suddiviso in quattro segmenti di negoziazione:
ALTRI MERCATI
IDEM: è uno dei maggiori mercati dei derivati nel panorama europeo (circa 150.000 contratti/giorno,
nozionale di 3,4 miliardi di euro).
IDEX: è il mercato dei derivati energetici.
AGREX: è il mercato dei derivati sul grano duro.
ETFplus: è il mercato dedicato agli ETF.
• Creare un nuovo quadro normativo organico, che disciplini l’esecuzione organizzata delle
transazioni degli investitori;
• Rafforzare l’integrità e la trasparenza dei mercati comunitari;
• Stimolare la concorrenza tra le Borse e altri sistemi di negoziazione, al fine di incoraggiare
l’innovazione, ridurre i costi di transazione e liberare risorse per gli investimenti, favorendo il
rafforzamento della crescita.
45
NB → Specialist: un operatore che si impegna a garantire la liquidità di uno o più titoli azionari ponendo
continuativamente sul mercato proposte in acquisto e vendita per determinati quantitativi minimi a prezzi
che non si discostino tra loro di una percentuale (spread) superiore a quella stabilità dalle istituzioni da parte
di Borsa Italiana. È previsto nel segmento STAR.
• Equally-weighted: i fattori di ponderazione per tutti i titoli che compongono l'indice sono uguali;
• Price-weighted: il peso associato di ogni titolo è in funzione del suo prezzo;
• Value-weighted: il peso di ciascun titolo è proporzionale alla sua capitalizzazione di Borsa.
Un esempio di indice è l'FTSE MIB, che ha sostituito il MIB30 a partire dal 1° giugno 2009. Si tratta del
principale indice di benchmark dei mercati azionari italiani, in quanto coglie circa 80% della capitalizzazione
di mercato interna sebbene sia composto da sole 40 società; l'orario di apertura e chiusura è allineato a quelli
di Borsa Italiana.
CAPITOLO 8 – BANCHE
NB → Il TUB definisce l’attività bancaria come raccolta di risparmio tra il pubblico ed esercizio del credito. Una
banca deve quindi raccogliere risparmio dal pubblico ed esercitare il credito.
46
47
• Depositi da clientela:
o Conti correnti di corrispondenza (depositi a vista con riferimento e quali le somme
depositate possono essere movimentati dai correntisti attraverso l'uso di servizi a
pagamento messi a disposizione dalla banca come bonifici, assegni etc.)
o Depositi a risparmio (comportano il rilascio da parte della banca di un libretto di deposito
sul quale sono annotate le operazioni di versamento e di prelievo che possono essere
effettuate dal depositante solo presso lo sportello bancario che lo ha emesso. Questi
possono essere liberi o vincolati, quando non sono consentiti prelevamenti prima di una
data scadenza)
o Certificati di deposito (CD - si tratta di titoli trasferibili rilasciati a fronte di una somma di
denaro depositata con un certo vincolo di scadenza e con una durata compresa fra i 3 mesi
e i 5 anni; e sono emessi a rubinetto)
• Depositi da altre banche (all’ingrosso, wholesail) [caso Northern Rock – banca inglese
fortemente indebitata con le altre banche, poi salvata dal governo inglese]
• Altre passività
• Servizi di gestione del risparmio → Comportano la gestione dei capitali conferiti dalla clientela; con
il termine "risparmio gestito" si indicano quindi tutti i veicoli di gestione del risparmio in forma
individuale e collettiva. Alla prima categoria (individuale) appartengono le GPM (Gestioni Patrimoniali
Mobiliari) e Le GPF (Gestioni Patrimoniali in Fondi) alla seconda categoria (collettiva) appartengono
48
invece le polizze assicurative legate a fondi di investimento (unit linked) e ancorate a indici di titoli (index
linked), i fondi comuni di investimento e i fondi pensione. Riassumendo:
o Gestioni di patrimoni mobiliari
o Gestioni patrimoniali in Fondi
o Polizze assicurative
o Fondi comuni di investimento
o Fondi pensione
• Banca corrispondente (fornitura di servizi bancari per altre banche):
o Compensazione e raccolta degli assegni
o Operazioni in divisa estera
o Servizi di copertura
o Consorzi
NB → Shadow Banking: Gli investitori investono in fondi di mercato monetario, i quali a loro volta
acquisiscono passività emesse da Shadow Banks; tali "banche ombra", poi, investono in prestiti erogati
direttamente ai prenditori che quindi non si rivolgono più alle ordinarie banche commerciali. Le Shadow
Banks sono soggette a regolamentazione sensibilmente inferiore rispetto alle banche ordinarie e quindi
anche per loro natura all'ingrosso possono operare con costi significativamente più contenuti.
DIMENSIONI E ATTIVITÀ
Le grandi banche hanno una maggior facilità di accesso alla raccolta interbancaria e ai mercati dei capitali e
operano con minor capitale proprio rispetto alle piccole banche.
Le grandi banche tendono inoltre ad utilizzare una quantità maggiore di fondi acquisiti sul mercato
interbancario e una minore di depositi retail.
Le grandi banche prestano fondi a società di dimensioni maggiori (meno rischiose) quindi il loro
differenziale dei tassi di interesse (spread, differenza tra tassi di prestito e tassi di deposito) e il loro margine
di interesse netto sono di solito più contenuti.
Le grandi banche sono più diversificate e generano un reddito non da interessi maggiore rispetto alle banche
più piccole. Sebbene le grandi banche tendano a possedere meno capitale azionario, non necessariamente
hanno un rendimento maggiore sulle loro attività.
49
50
• Stabilità delle istituzioni e del sistema nel suo complesso (per mantenere la fiducia dei risparmiatori.
• Efficienza allocativa (la capacità dell’intermediario di selezionare e finanziare i progetti di investimento
in modo ottimale) e operativa (minimizzando i costi per fornire un finanziamento) degli intermediari.
• Tutela dei risparmiatori tramite trasparenza e correttezza degli intermediari
• Concorrenza all’interno dei mercati in cui gli intermediari operano
MODELLI DI REGOLAMENTAZIONE
Il perseguimento degli obiettivi sopra citati non è affidato solo allo spontaneo adeguamento degli operatori
dei mercati, ma è frutto di un'azione politico-amministrativa esercitata da specifiche autorità preposte alla
determinazione delle regole e al controllo e il rispetto delle stesse. Si distinguono per cui diversi modelli di
regolamentazione:
• Per soggetti: vigilanza esercitata distintamente per categoria di operatore e affidata ad un regulator
(organo di supervisione) per categoria. Funziona solo se per ciascun settore vi è una riserva esclusiva
di attività a favore dei soggetti.
• Per attività: vigilanza esercitata per funzione e intermediari soggetti a diversi regulator. Vi sono così
però difficoltà di coordinamento.
• Per finalità: ogni regulator presidia un obiettivo (stabilità, trasparenza, concorrenza)
indipendentemente dall’attività svolta dal soggetto coinvolto.
51
Un modello emerso negli ultimi anni è caratterizzato dalla presenza di una singola agenzia istituzionale
competente per tutti i settori e le finalità: uno schema "accentrato" con l'evidente vantaggio della semplicità,
che trova nuovamente alcune eccezioni in materia di stabilità macroeconomica e di concorrenza.
AUTORITÀ CREDITIZIE
Autorità nazionali di vigilanza nel settore bancario sono:
• CICR: composto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e altri ministri. Gli è affidata l'alta
vigilanza e la competenza a dettare norme Generali riguardanti aspetti nevralgici dell'attività
bancaria.
• MEF: gli è attribuita la competenza a dettare norme su alcuni limitati temi
• Banca d'Italia: gli sono affidati compiti regolamentari su quasi tutte le materie. Ad essa spettano
inoltre i compiti di controllo in senso stretto (autorizzare l'attività bancaria, informazione,
ispezione, comminare sanzione).
Con l'entrata in funzione della banking Union da vigilanza sarà esercitata oltre che dalle indicate autorità
nazionali da autorità europee quali l'EBA, la BCE e il Single Resolution Board (SRB).
NB → La BCE vigila sulle banche significant (patrimonio superiore a € 30 miliardi, tra le prime tre banche
del loro paese). Banca d’Italia vigila sulle banche less significant.
• Intermediari
• Mercati
• Investitori
• Emittenti
Le attività sono gli interventi attraverso cui le autorità fissano le regole e ne controllano il rispetto e gli
effetti:
• Informazione
• Regolamentazione
• Ispezione
• Autorizzazione
NB → Onere netto della regolamentazione: differenza tra i benefici collettivi derivanti dalla
regolamentazione e i costi che essere genera a capo della stessa collettività.
• Vigilanza Strutturale
• Vigilanza Prudenziale
• Vigilanza Informativa (Fair Play Regulation: ovvero che ci siano regole rispettate da tutti)
• Vigilanza Protettiva
52
VIGILANZA STRUTTURALE
La vigilanza strutturale si propone di determinare la struttura del mercato:
• Dimensione e mix produttivo dei singoli intermediari, condizioni da cui deriva la possibilità
di ottimizzazione rispetto alla funzione di costo (posizionamento sul livello minimo dei costi medi);
• Grado di soddisfazione elevato per gli utilizzatori dei servizi finanziari.
L’ipotesi è, però, che valga la relazione:
• Autorizzazione all’entrata nel mercato: intermediari di nuova costituzione, o che aprono una
nuova sede, o che offrono servizi a distanza. Una volta istituita la banca l’accesso al mercato non è
immediato: è prevista l’autorizzazione della competente autorità di vigilanza; ovvero che sia o una
società per azioni o una società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, e il capitale minimo
sia stato versato. È inoltre richiesta corrispondenza tra sede legale e amministrativa della banca.
• Autorizzazione delle operazioni di riassetto proprietario (cambio di controllo) e
organizzativo (fusioni, incorporazioni)
• La gamma delle attività che ogni categoria di intermediari (ogni singolo intermediario) può
svolgere
• Requisiti degli azionisti (che sono sottoposti al vaglio)
• Gli interventi amministrativi sulle quantità e sui prezzi degli intermediari
Norme sulla concentrazione dei rischi:
• Limiti di affidamento su singoli clienti, “grandi fidi”, ovvero a clienti con valore nominale superiore
al 10% del patrimonio di vigilanza (PdV) della banca si possono fare fidi al massimo del 25% del
PdV della banca.
• La somma dei grandi fidi non può superare 8 volte il PdV della banca, ogni posizione < 25% del
PdV.
• Immobili (gli investimenti immobiliari delle banche non possono superare il valore del PdV / si
considerano detenibili solo gli immobili a uso funzionale) e partecipazioni detenibili (per quanto
riguarda le partecipazioni in imprese finanziarie non sono previsti limiti, ma vi è la necessità di
preventiva autorizzazione qualora le banche detengano una partecipazione superiore al 10% del
patrimonio di vigilanza; nel caso di partecipazioni in imprese non finanziarie sono previsti invece
limiti più stringenti: è vietato alla banca detenere più del 15% del capitale della società non
finanziaria)
53
VIGILANZA PRUDENZIALE
Sono strumenti di vigilanza che assumono la forma di criteri di gestione cui gli intermediari devono
attenersi e che sono finalizzati al controllo e alla delimitazione dei rischi.
Gli interventi di natura prudenziale evitano di condizionare direttamente il mercato; esprimono delle regole
di gioco che riguardano il come si opera nel mercato:
• Non intervengono direttamente sulla struttura del mercato (i soggetti, le attività, i prezzi)
• Sono regole oggettive e neutrali rispetto ai diversi soggetti dell’offerta
• Sono trasparenti e stabilite ex ante così da guidare in forma di incentivo e/o vincolo gli intermediari
verso equilibri economico-finanziari desiderabili.
54
Nel quadro delle regole delineato dall'accordo di Basilea del 1988 si introduce quindi un coefficiente di
solvibilità secondo il quale il rapporto tra il patrimonio di vigilanza di una banca e le attività ponderate
per il rischio di credito non deve scendere sotto 8%.
Patrimonio di vigilanza (PV) → Aggregato patrimoniale che comprende tutte le poste contabili
pienamente disponibili da parte della banca per essere utilizzate senza limitazioni ai fini della copertura dei
rischi e delle perdite aziendali. È composto da più tier:
• Vi è inoltre un tier 3 che comprende il debito subordinato a breve scadenza ed è ammesso nel computo
del patrimonio di vigilanza ai soli fini del rispetto del requisito patrimoniale per i rischi di mercato.
Siccome l'applicazione di un medesimo fattore di ponderazione su tutte le esposizioni rendeva investimenti
più rischiosi incentivati (dato che questi a fronte del medesimo assorbimento patrimoniale potevano offrire
rendimenti più favorevoli). Perciò con un secondo accordo, il Basilea 2, è stata integrata la logica del VAR
(Value At Risk) con l’uso dei rating delle agenzie (+ rischio + coefficiente). Questo è strutturato in tre pillar:
I. Prevede i requisiti patrimoniali minimi;
II. Prevede controlli per assicurare che le banche abbiano livelli patrimoniali superiori al minimo (al
fine che le banche possano svolgere la valutazione internamente);
III. Raccomanda un’informazione al pubblico da parte di ciascuna banca sulla propria struttura
patrimoniale (trasparenza).
55
EL = EADLGDPD
Dalla EL si ricava la perdita inattesa (UL = Unexpected Loss).
NB → Le critiche rivolte al nuovo accordo Basilea furono che: 1) L'impostazione adottata può generare
una discriminazione tra banche in quanto le banche più piccole non rispondono delle necessarie strutture
di risk management, perciò il calcolo degli indici è un costo aggiuntivo; 2) Vi era una penalizzazione dei
finanziamenti alle piccole e medie imprese in quanto i metodi di rating le svantaggiavano.
VIGILANZA INFORMATIVA
Comprende tutti gli strumenti di comunicazione e informazione che riducono le asimmetrie informative
tipiche dell’attività finanziaria.
Ambiti di applicazione e contenuti informativi:
• Le operazioni finanziarie
• Gli emittenti
• Gli intermediari (nei confronti di emittenti e investitori) [quanta e quale info dare]
• Gli intermediari (nei confronti delle autorità di vigilanza) [quanta e quale info dare]
• Gli organismi responsabili del funzionamento e della gestione dei mercati mobiliari
Il risultato finale atteso da questa serie di interventi di fair play regulation si colloca nell’area della
trasparenza e della correttezza informativa per il mercato e per gli organismi di controllo.
Trasparenza e correttezza, a loro volta, sono assunte come condizioni base per lo sviluppo di un sistema
di rapporti contrattuali il cui pricing si avvicina ai requisiti dell’efficienza del mercato; requisiti che
prevedono che la quotazione degli strumenti finanziari rifletta in modo completo tutta l’informazione
disponibile.
VIGILANZA PROTETTIVA
Si fa riferimento a strumenti di vigilanza applicati con finalità di gestione delle situazioni di crisi
degli intermediari. Il termine evoca l’esigenza di far fronte al principio fondamentale della tutela del
risparmiatore.
Si potrebbe affermare che tutto lo strumentario della vigilanza, in quanto rivolto, tra l’altro, ad un obiettivo
di stabilità, assolva funzioni protettive (di tutela) dell’interesse del risparmiatore
È quindi necessario precisare meglio la specificità degli strumenti che rientrano nella categoria della vigilanza
protettiva. Vi sonno due principali ambiti di intervento:
• Quelli destinati alla prevenzione, cioè ad evitare che situazioni aziendali di temporanea difficoltà
possano degenerare in uno stato di crisi grave, non recuperabile.
• Quelli che invece sono attivati allorché la crisi si rivela irreversibile e, dunque, l’unica
soluzione è quella della messa a liquidazione dell’intermediario.
56
Per quanto riguarda gli strumenti del primo ambito di intervento si possono ricordare:
• I flussi di documentazione statistica che intercorrono tra intermediari e organo di vigilanza (mi
faccio dare strumentazione dalle banche per capire la loro stabilità)
• Le situazioni di illiquidità delle banche, affrontate con interventi di rifinanziamento della banca
centrale
• Le situazioni di difficoltà più seria, non solo nel profilo della liquidità (non irreversibili), possono
portare all’amministrazione straordinaria (sostituzione degli organi amministrativi e di controllo in
carica)
Le crisi irreversibili che conducono alla liquidazione dell’intermediario sono i casi di intervento dei fondi
di garanzia (come il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi attualmente operante per le banche italiane).
Si tratta di strumenti per la tutela dei creditori degli intermediari messi in liquidazione che fanno fronte
a due esigenze:
SISTEMI DI GARANZIA
I sistemi di garanzia dei depositi possono avere sia natura pubblica sia privata. Tutti i soggetti abilitati a
offrire servizi di investimento devono per forza aderire a un fondo di garanzia. Distinguiamo:
Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (vi partecipano tutte le banche italiane a eccezione
delle banche di Credito Cooperativo):
REGOLAMENTAZIONI
Regolamentazione delle succursali bancarie → Le banche italiane possono aprire succursali in tutto il
territorio italiano e nel territorio di tutti gli stati comunitari senza aver bisogno dell'autorizzazione da parte
dell'organo di vigilanza. La Banca d'Italia tuttavia può vietare l'apertura di nuove succursali qualora verifichi
l'inadeguatezza della banca in questione a un'ulteriore espansione territoriale. È invece necessaria
l'autorizzazione qualora una banca italiana voglia aprire una succursale nel territorio di un paese
extracomunitario.
Regolamentazione delle succursali di banche comunitarie → Per le banche comunitarie è previsto
che possano stabilire succursali nel territorio italiano e degli altri stati comunitari. Il primo inserimento
tuttavia deve essere preceduto da una comunicazione alla Banca d'Italia: una volta autorizzata, dopo due
mesi, la succursale può iniziare la propria attività. Sebbene viga il principio del Home Country Control
(principio secondo il quale la vigilanza prudenziale su una succursale di una banca di un paese comunitario
57
è di competenza delle autorità del paese di origine) alla Banca d'Italia spetta comunque il potere di esercitare
il controllo in relazione alla liquidità della succursale.
Regolamentazione delle succursali di banche extracomunitarie → In questo caso è prevista una
disciplina più restrittiva. Lo stabilimento in Italia della prima succursale di una banca extracomunitaria è
autorizzato con decreto del MEF, sentita la Banca d'Italia. L'autorizzazione è subordinata al rispetto di
condizioni relative al capitale, lo statuto, l'atto costitutivo etc. nonché all'esistenza dei requisiti necessari. Le
succursali di banche extracomunitarie devono ottenere l'autorizzazione anche nel caso di apertura di
succursali successive alla prima. La banca d'Italia può imporre la chiusura nel caso di violazione alle norme
o nel caso di insufficienza di fondi.
NB → 1) Stress test: test in cui si fanno ipotesi sul calo del PIL. Che riflesso ha una banca se il PIL scende
così tanto? Serve a vedere quanto è solida una banca.
2) Un limite sui grandi fidi a che vigilanza appartiene? VIGILANZA STRUTTURALE.
3) Coefficiente di riserva obbligatorio → 2%.
La funzione principale delle compagnie di assicurazione è quella di risarcire i singoli individui e società al
verificarsi di un evento negativo prestabilito, a fronte del pagamento di un premio da parte dell'assicurato.
Vi sono due tipologie di assicurazioni, si distinguono:
• Il ramo vita
• Il ramo danni
• Polizze tradizionali di assicurazione ordinarie sulla vita, offerte su base individuale → a seconda
del rischio assicurato si possono distinguere in:
o L’assicurazione caso morte → corrisponde al beneficiario una prestazione, sotto forma di
capitale, in caso di morte dell'assicurato. Si individuano:
▪ La polizza temporanea caso morte (term life): non presenta componenti di risparmio,
in sostanza, nell'ipotesi che l'assicurato continui a effettuare i versamenti dei premi, il
beneficiario da lui individuato riceve un indennizzo assicurativo nel caso in cui il
decesso dell'assicurato avvenga entro una data determinata. Se alla scadenza della
polizza l'assicurato ancora in vita la compagnia non deve erogare alcuna prestazione.
▪ La polizza vita intera (whole life): protegge l'individuo durante tutta la vita a fronte del
versamento di premi periodici da parte dell'assicurato. I beneficiari ricevono in caso
di morte dell'assicurato il valore nominale della assicurazione sulla vita. L'erogazione
dell'indennità da parte della compagnia di assicurazione è certa nei primi anni di
sottoscrizione. I premi all'inizio sono più elevati rispetto a quelli previsti dai contratti
di assicurazione temporanea caso morte, viceversa negli ultimi anni.
58
o L’assicurazione caso vita → paga una prestazione qualora l'assicurato sia in vita a una data
prestabilita. Può assumere la forma di capitale differito o rendita (nel caso in cui la polizza
assolve una finalità previdenziale).
Il capitale differito comporta la corresponsione di un indennizzo in un'unica soluzione (lump
sum) a una certa data.
La rendita comporta diverse metodologie per la liquidazione di un fondo per un lungo periodo
di tempo (pagamenti decorrono immediatamente o differiti).
Sotto il profilo della scadenza si distingue tra rendita vitalizia e rendita temporanea. Nel primo
caso l'assicurato garantisce a sé stesso una rendita pagabile immediatamente fino alla sua morte,
senza altri vincoli temporali; al contrario, una rendita temporanea si differenzia dalla rendita
vitalizia in quanto è pagabile solo entro una data prestabilita o fino alla morte dell'assicurato.
o L’assicurazione mista → include un elemento di assicurazione pura è un elemento di risparmio;
garantendo un indennizzo ai beneficiari della polizza nel caso in cui il decesso dell'assicurato si
verifichi entro una data prestabilita. L'assicurato che risulti ancora in vita alla data prestabilita
riceve il valore nominale della polizza.
• Le assicurazioni collettive sulla vita → questo tipo di assicurazioni copre in unica polizza una
pluralità di individui. Queste polizze sono di solito rivolte ai dipendenti delle società. Possono essere
contributive o non contributive, a seconda che il dipendente contribuisca al costo dell'assicurazione; il
vantaggio principale si individua nelle economie di costo dovute all'amministrazione "in massa" dei
piani.
• Le assicurazioni vita a copertura di un credito → questo tipo di assicurazione protegge i mutuanti
in caso di decesso del mutuatario prima del rimborso di un debito contratto per l'acquisto dell'abitazione
o di un autoveicolo.
59
STRUTTURA DI BILANCIO
Attività → Le compagnie di assicurazione sulla vita, per la natura a lungo termine delle loro passività
concentrano i propri investimenti nelle attività che figurano nella parte più lunga dello spettro delle
scadenze (ad esempio obbligazioni societarie azioni titoli di Stato).
Passività → Le voci più significative sono le riserve tecniche (riflettono gli obblighi di pagamento attesi
sui contratti di polizza in essere). Siccome è difficile da prevedere per far fronte alle perdite future
impreviste una compagnia di assicurazione sulla vita detiene un fondo di capitale e accantonamenti
destinato questo scopo.
• RCA (Responsabilità Civile Auto) → data a reintegrare il patrimonio dell'assicurato a seguito del
pagamento a terzi dei danni da lui cagionati con il proprio autoveicolo; è solitamente
un’assicurazione obbligatoria.
• Corpi Veicoli Terrestri (CVT) → copre l’assicurato da danni subiti da veicoli terrestri, esclusi quelli
ferroviari.
Rami non auto:
STRUTTURA DI BILANCIO
Analogamente alle compagnie di assicurazione sulla vita, anche le compagnie di assicurazione contro i danni
investono la maggior parte delle loro attività in titoli a lungo termine. Le riserve sinistri costituiscono invece
la parte più importante delle passività inserite nello stato patrimoniale di una compagnia di assicurazione
operante nel ramo danni. Andiamo nel prossimo paragrafo ad analizzare i differenti rischi di assicurazione
cui un’assicurazione è soggetta.
60
IL RISCHIO DI ASSICURAZIONE
• Rischio dei sinistri (incidenti): La caratteristica fondamentale del rischio dei sinistri è la prevedibilità
attuariale dei sinistri rispetto ai premi ottenuti. Tale prevedibilità dipende da diverse caratteristiche:
o Proprietà vs responsabilità → i livelli massimi dei sinistri sono più facilmente prevedibili per le
linee di assicurazione di proprietà che non per quella di responsabilità;
o Dimensione vs frequenza → i tassi dei sinistri sono più prevedibili sulle linee bassa gravità di elevata
frequenza che non sulle linee ed elevata gravità è bassa frequenza;
o Rischio di lunga o breve scadenza (long tail vs short tail) → i sinistri long tail si producono nelle polizze
per le quali l'evento assicurato si verifica durante un periodo di copertura, ma la richiesta di
risarcimento è effettuata soltanto molti anni dopo. Il ritardo dell'invio spesso è determinato
dal fatto che le conseguenze negative dell'evento non si conoscono per un certo periodo dopo
il suo verificarsi;
o Inflazione del prodotto vs inflazione sociale → I tassi di tutte le polizze sono influenzati in modo
negativo dall’aumento dell’inflazione. Il rischio di inflazione della linea di proprietà riflette con
maggiore probabilità il rischio di inflazione sottostante approssimativo dell'economia. Le linee
di responsabilità tuttavia possono essere soggette all'inflazione sociale, come riflette la
propensione del sistema giudiziario ad assegnare i risarcimenti calcolati in base a tassi molto
superiori al tasso di inflazione storico.
Il coefficiente di perdita (loss ratio) misura le perdite effettive maturate su una particolare linea
di polizza, ed è dato dal rapporto fra le perdite e i premi guadagnati.
• Rischio di spesa: Le due fonti principali del rischio di spesa sono 1) le spese di perizia di danno e 2)
le commissioni e spese varie. Le spese di perizia di danno si riferiscono ai costi del processo di
definizione dei danni, le commissioni invece sono quelle pagate agli intermediari assicurativi e gli agenti
di vendita. Una misura comunemente utilizzata per la valutazione della redditività complessiva di una
linea è costituita dal combined ratio, tale misura è data dalla somma di due coefficienti:
o Coefficiente di sinistralità (loss ratio - oneri/premi)
o Coefficiente di efficienza (expense ratio - che rapporta le spese di gestione ai premi emessi -
spese gestione/premi).
Se il combined ratio è inferiore a 100 i premi sono da soli sufficienti a coprire sia le perdite sia le spese
connesse alla linea assicurativa.
• Rischio del rendimento da investimento: Le compagnie di gestione solitamente investono i premi
in attività, di conseguenza la redditività media generale (o coefficiente di gestione) delle compagnie
di assicurazione contro i danni è misurato dalla differenza fra il combined ratio al netto dei dividendi e
del rendimento dell'investimento. Un valore inferiore a 100 indica che le compagnie di assicurazioni
contro i danni sono in linea di massima redditizie.
61
• Poteri sanzionatori → può imporre l'adozione di misure correttive repressive nel caso in cui
l'impresa assicurativa violi la normativa.
Il presidente dell’IVASS è il direttore generale di Banca d’Italia.
NB → Nel 2008 AIG è stato salvato dalla Federal Reserve poiché era il perno del mercato globale dei CDS
(Credit Default Swap) e, il collasso del sistema capillare di garanzie facente capo ad AIG avrebbe prodotto
conseguenze incontrollabili su tutte le banche e le società finanziarie sottoscrittrici.
• Introduzione del c.d. “sistema di indennizzo diretto nel ramo RC Auto” → per tutti gli incidenti che
coinvolgono due veicoli assicurati e provochino danni materiali o fisici di lieve entità, i danneggiati
devono rivolgere una richiesta di risarcimento all'impresa di assicurazione che ha stipulato il contratto
relativo al veicolo utilizzato e, l'impresa è obbligata a provvedere alla liquidazione dei danni per conto
dell'impresa di assicurazione del veicolo responsabile;
• Rafforzamento del ruolo dell’IVASS
• Istituzione di un registro elettronico degli intermediari assicurativi → In cui avviene la registrazione di
tutti i soggetti che distribuiscono prodotti assicurativi;
• Obblighi in materia di trasparenza verso la clientela, con riferimento all’informativa precontrattuale →
Prima della conclusione del contratto l'intermediario deve comunicare al cliente i propri dati
identificativi compresa l'indicazione del registro in cui è iscritto. L'intermediario inoltre è tenuto a
consigliare al cliente un prodotto adatto alle sue esigenze.
IL MARGINE DI SOLVIBILITÀ
Le imprese di assicurazione devono disporre costantemente di un margine di solvibilità adeguato allo
svolgimento della complessiva attività.
Il margine di solvibilità disponibile è rappresentato dal patrimonio netto dell’impresa al netto degli elementi
immateriali e comprende:
• Una quota fissa (quota di garanzia), per la quale è stabilito un livello minimo differente a seconda
dei rami assicurativi. Rappresenta 1/3 del margine richiesto (€ 2 milioni per il ramo danni e € 3
milioni per il ramo vita in genere);
• Una quota variabile, determinata tramite aliquote forfettarie applicate al volume di affari, corretto
in base al rischio sottostante.
62
L'attuale modello di determinazione del margine di solvibilità (Solvency I) è basato su aliquote forfettarie
presenta diversi limiti:
• Non considera l'insieme dei rischi cui è esposta un'impresa dal lato dell'attivo e del passivo
• Non tiene conto dei rischi specifici di una compagnia
• Non tiene conto delle interconnessioni tra le regole relative alle riserve tecniche, attivi a copertura
e margine di solvibilità
• Non tiene conto della qualità del Risk Management/controllo
Il nuovo modello (Solvency II) è articolato in tre pilastri:
• Requisiti patrimoniali minimi: si strutturata su due livelli: il primo livello target identifica il capitale
economico necessario per fronteggiare le perdite con il profilo di rischiosità dell'impresa di
assicurazione (solvency capital requirement); il secondo livello è una vera e propria soglia minima sotto
il quale il patrimonio dell'impresa di assicurazione non può scendere (minimum capital requirement);
• Controllo interno, risk management e organi di vigilanza;
• Informativa e disciplina di mercato.
I REGIMI GESTIONALI
Le diverse categorie di lavoratori possono aderire a due differenti regimi gestionali:
• Regime “a prestazione definita” (defined benefit pension plan) → previsto per i lavoratori
autonomi e liberi professionisti. Prevede che le prestazioni siano predeterminate e legate a
parametri specifici. A causa della volatilità delle retribuzioni le prestazioni non risultano fisse;
peraltro i lavoratori autonomi e i liberi professionisti possono aderire anche al regime a
contribuzione definita;
• Regime “a contribuzione definita” (defined contribution pension plan) → obbligatorio per
i lavoratori dipendenti pubblici e privati, per i soci di cooperative, e per i soggetti che svolgono
lavori non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. In base a tale modello il fondo non si
impegna a fornire uno specifico reddito da pensionamento; piuttosto, sono versate nel fondo
somme di denaro durante gli anni di servizio del lavoratore e la prestazione finale di pensionamento
si definisce sulle contribuzioni totali del datore di lavoro.
NB → Perché i tassi di interesse sono scesi, i regimi a prestazione definita sono ormai poco utilizzati.
63
• Fondi negoziali o chiusi → si tratta di una forma pensionistica collettiva istituita in base a
contratti o accordi collettivi anche aziendali. Questi individuano i soggetti quali i fondi si rivolgono
sulla base dell'appartenenza a un determinato comparto, impresa o gruppo. La sua attività consiste
nella raccolta delle adesioni dei contributi, nell'individuazione della politica di investimento delle
risorse e nell'erogazione delle prestazioni. È un soggetto giuridico autonomo dotato gli organi
propri; per lo svolgimento di alcune attività il fondo pensione negoziale si avvale di soggetti esterni
alla sua struttura.
• Fondi aperti → sono istituiti direttamente da banche, società di intermediazione immobiliare,
compagnie di assicurazione e SGR. Possono essere ad adesione collettiva o individuale. I fondi
pensione aperti costituiscono un patrimonio separato e autonomo finalizzato esclusivamente
all'erogazione delle prestazioni previdenziali. La gestione finanziaria del fondo aperto la svolge
generalmente la stessa società che lo ha istituito; la banca depositaria deve invece essere un soggetto
esterno, come nei fondi chiusi, e ha il compito di verificare che la gestione avvenga nell'esclusivo
interesse degli aderenti e nel rispetto delle norme.
• Piani individuali pensionistici di tipo assicurativo → forme pensionistiche individuali
realizzate attraverso la sottoscrizione di contratti di assicurazione sulla vita con finalità
previdenziale. Il patrimonio è autonomo e separato.
• Fondi preesistenti → forme pensionistiche complementari già istituite alla data del 15 novembre
1992 che presentano caratteristiche peculiari rispetto ai fondi istituiti successivamente (istituiti con
l'entrata in vigore della legge 421/1992).
COVIP
Alla COVIP spetta la vigilanza su tutte le forme di previdenza complementare. Tale organo ha altresì il
compito di dettare disposizioni finalizzate ad assicurare la trasparenza delle condizioni contrattuali e di
vigilare sulle modalità di offerta al pubblico; inoltre alla COVIP sono attribuite le competenze sia in materia
di modalità di offerta al pubblico, e quindi in materia di regolamentazione e vigilanza nella fase sia di raccolta
delle adesioni sia di informativa nel corso del rapporto di partecipazione.
NB → Regime fiscale dei fondi pensione → I fondi pensione sono soggetti a imposta sostitutiva delle
imposte sui redditi nella misura del 20%. Per i fondi a contribuzione definita tale risultato netto si determina
modificando il valore del patrimonio netto finale aumentandolo per le componenti positive (quali il
pagamento delle prestazioni previdenziali) e sottraendo componenti negative (quali i redditi soggetti a
ritenuta) Per quanto riguarda invece i fondi a prestazione definita invece il risultato netto è determinato
dalla differenza tra il valore attuale a fine anno diminuito dei contributi versati nell'anno e dal valore iniziale
della rendita stessa.
Durante gli anni settanta ed ottanta, caratterizzati da elevati tassi di inflazione ed elevati tassi di interesse
nominali (se inflazione 16% e tasso nominale 15% il tasso reale è comunque negativo), il risparmio delle
famiglie era concentrato sotto forme semplici:
• Titoli di stato
• Libretti di deposito a risparmio
• Certificati di deposito
64
Queste forme di investimento prevedevano una quasi totale assenza di rischio e rendimenti nominali assai
soddisfacenti, e perciò le banche, a fronte dell’elevato spread sull’attività tradizionale, non erano stimolate
a creare tipologie di prodotti differenti.
Il calo dei tassi avutosi dal 1996 in poi ha radicalmente mutato lo scenario:
PROBLEMI DELL’INVESTITORE
• Quali titoli scegliere da comprare o da vendere? (stock picking – selezionare le azioni)
• Quando comprare? Quando vendere? (market timing)
• Come strutturare portafogli di attività finanziarie coerenti con il profilo rischio/rendimento
desiderato e con i propri orizzonti temporali di investimento? (asset allocation – dà il maggior
contributo)
• Come riconoscere le proprie esigenze finanziarie?
• Sono disponibili le risorse che servono per costruire portafogli sufficientemente diversificati in
modo da minimizzare i rischi di investimento?
IL RISPARMIO GESTITO
Il RISPARMIO GESTITO rappresenta oggi uno dei business più importanti per il sistema bancario, assai
più remunerativo rispetto alla tradizionale attività di amministrazione e custodia titoli in virtù del valore
aggiunto rappresentato dall’elemento della gestione.
ASSET MANAGEMENT
Con il termine di ASSET MANAGEMENT si intende l’insieme delle attività di gestione del risparmio
svolte in modo professionale da parte di operatori specializzati. Le forme di amministrazione del risparmio
comprendono forme diverse accomunate dalla delega di gestione:
• GESTIONI INDIVIDUALI
• GESTIONI COLLETTIVE
LE GESTIONI INDIVIDUALI
Prodotti offerti:
• GPM (Gestione Patrimoniale in valori Mobiliari)
• GPF (Gestione Patrimoniale in Fondi)
Soggetti che effettuano la gestione:
• BANCHE
• IMPRESE DI INVESTIMENTO
• SGR
• AGENTI DI CAMBIO
NB → Le SIM possono fare consulenza e brokeraggio (quindi GPM o GPF) ma non possono fare da
Società di Gestione del Risparmio (istituendo quindi fondi comuni di investimento).
SIM è più rischioso di un SGR, poiché non ha la banca depositaria.
65
LE GESTIONI COLLETTIVE
Servizi di gestione collettiva o in monte (OICR – Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio): il
patrimonio, conferito da una pluralità di investitori, viene gestito unitariamente.
IL BENCHMARK
La pratica del benchmark, come strumento che consente di confrontare il risultato della gestione con un
parametro di riferimento ad hoc (uno o più indici di mercato), nasce in ambito statunitense, dove la
trasparenza dell’informazione finanziaria è un elemento imprescindibile.
Tanto nelle gestioni individuali quanto in quelle collettive l’utilizzo di indicatori di rischio/performance
consente:
66
NB → 1) Fondi round trip: fondi istituiti all'estero da parte di società di gestione italiane o facenti parte di
gruppi italiani.
2) I fondi comuni di investimento possono essere gestiti solo dalle SGR, le quali devono essere autorizzate
da Banca d'Italia. La struttura organizzativa di un fondo comune deve prevedere la presenza di tre soggetti:
la SGR, l'insieme dei partecipanti e la banca depositaria: a quest'ultimo è affidato il compito di custodia
degli strumenti finanziari e di accertare la legittimità degli ordini impartiti dalla SGR e eseguirli. Tale
separazione tra le funzioni consente diversi soggetti di agire con maggiore professionalità.
FORMA GIURIDICA
Contrattuali (FCI)
• Tre parti: sottoscrittori, gestore, trustee (banca, assicurazione, società finanziaria)
• Patrimonio distinto
Statutari (SICAV)
• Forma giuridica spa
• Risparmiatori → azionisti
• patrimonio del fondo = patrimonio della società
67
MODALITÀ DI SOTTOSCRIZIONE
• PIC: Piano di Investimento di Capitale
o Unica soluzione, anche se ripetuta
o Importi variabili (da 500 euro in su)
o Più elevata per i fondi di liquidità
o Importo minimo per sottoscrizioni successive < importo minimo iniziale
• PAC: Piano di Accumulo di Capitale
o Piano di versamenti periodici (min. 50/100 euro)
o Durata pluriennale
o Adesione a PAC: somma futura di valore superiore rispetto a quella che si sarebbe potuto
costituire attraverso una serie di decisioni future
o Riduzione del rischio dovuto alla ricerca del market timing
o Alcuni servizi aggiuntivi
68
POLITICA COMMERCIALE
• Reti di vendita
• Sportelli bancari
• Internet (a distanza)
• Mista
TRASFERIBILITÀ
• Non comunicanti:
o Privi di collegamento tra i diversi fondi
o Passaggio da un fondo ad un altro? → disinvestimento & reinvestimento
• Comunicanti (switch):
o Possibile il passaggio, in assenza (totale o parziale di commissioni)
o Esigenze personali o aspettative sui mercati
o Politiche di switch
APERTURA AL PUBBLICO
• Non riservati
• Riservati
o Esclusivamente nei confronti di investitori qualificati
▪ Imprese di investimento, banche, agenti di cambio, SGR, SICAV, fondi pensione,
imprese di assicurazione, società finanziarie
▪ Società estere come sopra
▪ Fondazioni bancarie
▪ Persone fisiche o giuridiche in possesso di specifica competenza ed esperienza in
operazioni in strumenti finanziari espressamente dichiarata per iscritto
o Aperto o chiuso (da regolamento)
o Oggetto investimento
o Limiti investimenti (diversi da quelli stabiliti in via generale da Bankitalia)
LA CLASSIFICAZIONE DI BANKITALIA
• Aperti (rimborso in qualsiasi tempo) [fondi armonizzati]
o Strumenti finanziari quotati e non quotati
o Depositi bancari
• Chiusi (rimborso solo a scadenze predeterminate)
o Beni immobili e diritti reali immobiliari
o Crediti e titoli rappresentativi di crediti
o Strumenti finanziari non quotati diversi dagli OICR aperti in misura superiore al 10% del
patrimonio
69
o Altri beni – diversi dagli strumenti finanziari e dai depositi bancari – per i quali esiste un
mercato e che abbiano un valore determinabile con certezza con una periodicità almeno
semestrale
• Riservati a investitori qualificati (aperti o chiusi)
• Speculativi (aperti o chiusi)
I FONDI ARMONIZZATI
I fondi armonizzati sono organismi costituiti nei paesi dell'Unione Europea che investono
prevalentemente in strumenti finanziari quotati e, che seguono regole criteri comuni previste a livello
comunitario volte a tutelare gli interessi dei risparmiatori attraverso una limitazione dei rischi assumibili e
la predisposizione di una serie di controlli.
• Rispetto Direttiva UE 85/611 in materia di OICR
• Norme più restrittive rispetto ai fondi aperti
o Non è consentito l’investimento in depositi bancari
o Acquisto di altri OICR aperti armonizzati: max 5% totale delle attività
o Se OICR collegati: esclusivamente specializzati in un determinato settore economico o
geografico
o Limiti più stringenti per la concentrazione dei rischi
o Derivati su valute? solo finalità di copertura
o Non possono investire più del 10% del patrimonio in strumenti finanziari di un singolo
emittente o in altri OICR e prodotti derivati
o Non possono investire in strumenti derivati per la copertura dei rischi per un ammontare
superiore al valore netto del fondo
• Commercializzati nel territorio UE in regime di mutuo riconoscimento
• Preventiva comunicazione a Bankitalia e Consob
Viceversa i fondi non armonizzati godono di una maggiore libertà di investimento poiché non sono
soggetti ai vincoli citati per i fondi armonizzati. Sono fondi non armonizzati i fondi speculativi e i fondi di
fondi.
NB → La MiFID ha eliminato la facoltà di introdurre l'obbligo di concentrazione degli scambi azionari
sui mercati regolamentati, incentivando lo sviluppo di nuove piattaforme di trading e la conseguente
frammentazione degli scambi.
70
I costi sono riportati nel prospetto informativo. Vi è inoltre riportato il rapporto tra il totale degli oneri
posti a carico del fondo e il patrimonio netto dello stesso questo dato è sintetizzato nel cosiddetto TER
(Total Expense Ratio): un indicatore che rappresenta la quota percentuale del patrimonio effettivamente
impiegato nel fondo in un determinato periodo per commissioni e altri costi. È dato dal rapporto dei costi
totali del fondo e gli asset totali del fondo stesso.
I fondi comuni di investimento con commissioni di ingresso, uscita e di switch sono detti fondi con spese
(load fund). Sono detti fondi senza spese (no load fund) quelli per i quali non si applicano tali oneri. Sono
in genere di tipo monetario; il motivo è legato alla detenzione da parte di questi fondi di un maggior numero
di titoli facilmente liquidabili in corrispondenza dei movimenti in entrata e in uscita degli investitori.
• Fondi a breve termine: vi rientrano i fondi monetari o di liquidità (che contengono in varie
percentuali di strumenti di mercato monetario con scadenza inferiore ai 12 mesi);
o Liquidità: valuta di denominazione, merito di credito dell’emittente (rating non inferiore a A2
di Moody’s, A di S&P o equivalente, no titoli privi di rating), duration del portafoglio < 6 mesi,
no copertura dal rischio di cambio.
• Fondi a lungo termine: vi rientrano i fondi:
o Azionari: min 70% del portafoglio in azioni con emittente e/o specializzazione definita dalla
categoria di appartenenza, max 30% in obbligazioni e/o liquidità (valuta/€).
o Bilanciati: proporzione della componente azionaria tra azioni e obbligazioni
▪ Bilanciati azionari: min 50%, max 90%
▪ Bilanciati: min 30%, max 70%
▪ Bilanciati obbligazionari: min 10%, max 30%
o Obbligazionari: definiti in base a combinazioni di fattori di rischio tipici dell’investimento in
strumenti obbligazionari: rischio di mercato (valuta di denominazione e duration del
portafoglio) e rischio di credito (giurisdizione dell’emittente, tipologia dell’emittente e merito
creditizio). Sono costituiti solo da titoli di debito a reddito fisso.
o Flessibili: non è prevista una composizione predeterminata delle categorie di strumenti
finanziari detenuti; e non vi è nessun fattore di rischio comune.
71
IL PROSPETTO INFORMATIVO
Il KIID (Key Investor Information Document) è il documento contenente le informazioni chiave per gli
investitori che le società di gestione e SICAV devono redigere per ciascun OICR armonizzato gestito.
L'obiettivo è fornire all'investitore soltanto le informazioni essenziali dell’OICR affinché possa
comprendere la natura e i rischi del prodotto, e adottare così in modo informato le proprie decisioni di
investimento. Il documento e deve quindi essere comprensibile; oltre questo documento le società
devono redigere il prospetto informativo (che contiene gli obiettivi di investimento e le principali
caratteristiche dei fondi).
Questo contiene indicazioni relative agli obiettivi e alla politica di investimento del fondo, agli stili di
gestione e al benchmark, ed un elenco delle categorie di titoli nei quali il fondo comune potrà investire con
le rispettive percentuali ed i mercati di riferimento. Riporta anche altre informazioni riguardanti le modalità
di negoziazione delle quote, i costi a carico del fondo o dei soggetti partecipanti, le commissioni e le modalità
con le quali possono essere sottoscritte le quote (unico versamento o piano di accumulo). Il prospetto deve
essere consegnato gratuitamente all'investitore che ne faccia richiesta.
IL RENDICONTO ANNUALE
La situazione reddituale e patrimoniale del fondo è illustrata in un rendiconto annuale, che si compone
delle seguenti voci:
• Prospetto di sintesi del patrimonio → che evidenzia la situazione attuale e finale delle attività e
passività, indica anche il valore netto complessivo del fondo, il numero delle quote emesse e
rimborsate nell'esercizio e il numero di quote in circolazione.
• Ricavi della gestione → comprendono cedole, dividendi e plusvalenze. I costi sono invece
costituiti da minusvalenze, oneri fiscali e oneri di gestione.
• Prospetto di composizione del portafoglio
• Elenco dei primi 50 titoli posseduti che superano ciascuno lo 0,5% del valore netto
complessivo del fondo
Il rendiconto annuale deve essere redatto dall' SGR entro 60 giorni dalla fine di ogni esercizio; esse devono
inoltre redigere una relazione semestrale 30 giorni dalla fine dei primi sei mesi di esercizio.
NB → L’INPS non investe, prende e da subito ai pensionati.
• Il portafoglio ha profitti e dividendi su quelle attività ( prezzo NAV di vendita e NAV di acquisto)
• Riporta dei guadagni in conto capitale quando vende un’attività a un prezzo superiore a quello di
acquisto
• L’apprezzamento dei valori delle attività presenti nel patrimonio va ad incrementare il valore delle
quote
72
GLI ETF
Un ETF (Exchange Traded Fund) è un fondo a gestione passiva. Si distinguono dai normali fondi comuni
per il fatto di essere negoziati esclusivamente in borsa in maniera del tutto analoga un titolo azionario (in
Italia sono negoziati sul mercato ETF Plus gestito da Borsa Italiana). Il mercato primario degli ETF è
accessibile solo agli investitori istituzionali autorizzati (authorized participants), i quali sottoscrivono quote di
rilevante ammontare (creation share) presso le SGR emittenti. La liquidità degli ETF è assicurata dai seguenti
operatori:
FONDI SPECULATIVI
I fondi speculativi (hedge fund) rispondono di piena libertà di investimento e di strategie di gestione. Essi
inoltre non devono rispettare obblighi informativi e di pubblicità, del rendiconto di gestione e della
relazione semestrale; e possono regolare liberalmente le modalità di sottoscrizione e rimborso. Essendo a
rischio elevato non possono essere oggetto di sollecitazione al pubblico risparmio (debiti stipulati per
partecipare al fondo) e devono avere un numero massimo di partecipanti pari a 200 e il versamento
minimo per accedere via pari a €500000. Questi fondi, a differenza degli altri, hanno l'obiettivo di offrire
agli investitori un rendimento assoluto positivo (absolute return) indipendentemente dalla performance
dei mercati finanziari, mediante un sistema di gestione puntuale del rischio. Questi possono essere distinti
nelle seguenti tipologie:
• Global macro fund → un fondo che specula sull'andamento delle economie mondiali cercando di
anticipare l'andamento dei tassi di interesse, delle valute o dei mercati azionari.
73
• Arbitrage fund → un fondo basato sulla possibilità di effettuare operazioni di acquisto di titoli su
una piazza e l'immediata cessione su un'altra piazza, in modo di trarre profitto dal mispricing tra i
due mercati.
• Long/short equity edge → in fondo che acquista/vende azioni allo scoperto sui mercati
regolamentati; puntando i titoli le cui quotazioni si ritiene siano destinate a salire e scendere.
NB → ALTRE CATEGORIE DI FONDO:
• Fondi riservati: rappresentano una particolare categoria di investitori istituzionali, possono essere di
tipo aperto o chiuso. Possono venire sottoscritti unicamente da investitori qualificati individuati in un
elenco curato dalla CONSOB. La quota di partecipazione minima è di € 500000; possono partecipare
a tali fondi solo i cosiddetti investitori qualificati (SGR, SICAV etc.)
• Fondo a capitale protetto: ha una politica di investimento avente come obiettivo la protezione del
valore di investimento adottano una strategia di investimento molto prudente collocando la maggior
parte delle risorse in obbligazioni a breve termine.
• Fondo a capitale garantito: assume un'obbligazione di risultato e non meramente di mezzi, garantisce
a ogni sottoscrizione la restituzione a certe scadenze di una determinata percentuale delle somme
versate.
• Fondi etici (SRI, Socially Responsible Investment): sono fondi che sulla base di una propria
definizione operativa del concetto di eticità previlegiano titoli da aziende attive nel sociale e rispettose
dei principi umani.
Un'ulteriore tipologia sono i fondi caratterizzati da una strategia di investimento total return mirante
all'ottenimento di rendimenti positivi indipendentemente dall'andamento e dalla volatilità dei mercati
finanziari, perseguendo la stabilizzazione del portafoglio di investimento. I fondi con questa caratteristica
gestione sono: i fondi flessibili, i fondi immobiliari, gli hedge fund e i fondi di private equity.
FONDI DI FONDI
Possono investire in:
• Quote di altri fondi armonizzati, purché la composizione del portafoglio degli OICR acquistati non
sia in contrasto con la politica di investimento del fondo acquirente;
• Quote di altri OICR armonizzati collegati
• Quote di OICR non armonizzati con un limite massimo del 30%
Non possono investire più del 20% in quote di uno stesso OICR (10% in caso di OICR non armonizzati).
Sono più economici delle GPF.
SICAV
La Società di Investimento a Capitale Variabile è un investitore istituzionale il cui oggetto sociale consiste
nell’investimento del proprio patrimonio. Le SICAV raccolgono il pubblico risparmio emettendo azioni.
La partecipazione nelle SICAV prevede l'acquisto di azioni anziché di quote, ciò significa che il
risparmiatore diventa un vero e proprio azionista della società (avrà quindi ad esempio il diritto di voto). Il
capitale sociale della società non è fisso ma varia in base alle sottoscrizioni e alle richieste di rimborso. Le
azioni possono essere al portatore o nominative. Contrariamente ai FCI il patrimonio gestito da una SICAV
coincide con il patrimonio della società stessa; le SICAV gestiscono il loro stesso patrimonio.
Analogamente ai FCI le azioni delle SICAV non sono quotate, ma vengono valorizzate giornalmente con
la medesima metodologia.
74
LE PERFORMANCE
La modalità di misurazione della performance non è univoca, ma dipende dalla prospettiva di valutazione
e dagli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere. è possibile distinguere tra:
• Misure MONEY WEIGHTED: Sono destinate a un cliente attuale che desidera quantificare la
crescita del capitale investito. Si misura il rendimento delle somme effettivamente investite (includendo
versamenti e prelievi effettuati).
La determinazione del MWRR (Money-Weighted Rate of Return) si articola nelle seguenti fasi:
o Calcolo dell’incremento complessivo del valore del patrimonio;
o Calcolo del capitale medio investito;
o Calcolo del MWRR, rapportando il risultato di gestione e il capitale medio investito.
• Misure TIME WEIGHTED: Sono destinate a un cliente potenziale che desidera valutare la capacità
di un gestore di offrire rendimenti adeguati. Si trascurano i movimenti di capitale dipendenti
dall’investitore, valutando così solo la capacità del gestore.
La determinazione del MWRR (Time-Weighted Rate of Return) si articola nelle seguenti fasi:
o Suddivisione del periodo di valutazione di un numero di sottoperiodi pari al numero di
versamenti e prelievi effettuati;
o Calcolo del rendimento sotto periodale (rendimento finale – rendimento iniziale);
o Capitalizzazione su base geometrica dei rendimenti sottoperiodali.
75