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I contratti finanziari
Le operazioni finanziarie trovano espressione in un rapporto contrattuale in cui
entrambe le prestazioni delle parti in causa sono espresse in moneta e differenziate
nel tempo. Sono trasferimenti di potere d’acquisto nel tempo tra soggetti che
intendono soddisfare esigenze contrapposte di impiego e di raccolta di risorse
monetarie. La natura monetaria ed il fattore tempo costituiscono i principali
elementi qualificanti di una operazione finanziaria, imperniata sull’esecuzione di una
prestazione attuale in moneta, a fronte della promessa di una o più controprestazioni
future, sempre in moneta.
Sotto il profilo tecnico-giuridico, le operazioni finanziarie trovano espressione in
contratti finanziari, che sono “rappresentativi di accordi tra gli operatori per
definire diritti, obblighi, vincoli e divieti relativi all’esecuzione delle prestazioni di
trasferimento di potere di acquisto.”
A seconda che si sottolinei la natura patrimoniale dei diritti oppure degli obblighi
contrattuali, una operazione finanziaria è rispettivamente classificabile come
attività o passività finanziaria. Esse presentano la particolarità di figurare nel
bilancio di 2 operatori. Per sua natura, un’attività finanziaria è al tempo stesso una
componente dell’attivo di un operatore e un elemento passivo di un altro.
Attività finanziaria: è il termine generico con cui generalmente è individuata
qualsiasi specie di operazione finanziaria e contratto finanziario, sottolineandone le
comuni caratteristiche economico-finanziarie di scambio di prestazioni monetarie
contrapposte. Le attività finanziarie esistenti presentano elementi negoziali e
caratteristiche economico-tecniche assai diversificate, che riflettono la
differenziazione dei bisogni delle controparti dello scambio finanziario, infatti la
disponibilità delle parti a realizzare la transazione finanziaria è vincolata al
soddisfacimento di esigenze e di condizioni che trovano concreta espressione nelle
varie clausole contrattuali.
Contratti di indebitamento
Un’operazione creditizia, o d’indebitamento, consiste nell’esecuzione, da parte di un
primo contraente, detto creditore, di una prestazione monetaria attuale sulla base
di un contestuale impegno, assunto dalla controparte debitrice, comprendente
tanto la restituzione del capitale ad una scadenza futura, quanto la
corresponsione di un interesse, quale compenso riconosciuto al prestatore di
fondi. La misura del compenso è di norma fissata in via indipendente dai risultati
economici conseguiti dal debitore, al momento in cui l’operazione nasce. Rientrano
tra queste operazioni: l’emissione di titoli obbligazionari, la negoziazione di un
mutuo etc. l’operazione creditizia sottintende la presenza di un rapporto di natura
fiduciaria tra i soggetti dello scambio. Perciò, colui che cede potere d’acquisto fa
affidamento sulla promessa della controparte di adempiere agli impegni assunti. La
distanza temporale che separa le 2 prestazioni implica dunque una componente
aleatoria a carico del creditore, il quale prima di finanziaria la controparte dovrà
valutarne le capacità di rimborso a scadenza. Per instaurare un rapporto
d’indebitamento, così come per rinnovarlo, è necessario che i potenziali prestatori di
fondi possano disporre di informazioni in merito all’attività economica svolta dal
debitore per trarre giudizi fondati sul relativo grado di rischio d’inadempienza. La
possibilità di valutare i rischi di inadempienza contrattuale dipende tuttavia in modo
cruciale dalla qualità delle informazioni e dal modo in cui esse vengono rese
disponibili. Possiamo quindi capire che la valutazione del merito creditizio è
un’informazione determinante per l’instaurarsi del rapporto.
Contratti di partecipazione
I contratti di partecipazione sono rappresentativi di diritti relativi al
conferimento di quote di capitale di impresa. Questi contratti configurano un
rapporto finanziario tra 2 diversi soggetti giuridici: l’impresa emittente ed il
conferente. L’impresa emittente è tenuta ad adempiere ad alcuni obblighi e
all’esecuzione di determinate prestazione (distribuzione degli utili ad es.) mentre il
conferente diventa titolare di diritti patrimoniali (quota di utili) ed amministrativi
(possibilità di concorrere alla gestione). A differenza dei rapporti di credito, questa
categoria di contratti si caratterizza per l’interesse diretto ai risultati dell’attività
economica svolta dall’emittente e per il vincolo che lega i capitali investiti alla vita
d’impresa, per cui il prenditore di fondi non assume alcun impegno certo di
remunerazione e di restituzione futura del capitale originariamente ricevuto, c.d.
Capitale di rischio. Questi contratti sono rappresentati essenzialmente da azioni,
quote di società a responsabilità e in nome collettivo.
Contratti di assicurazione
I contratti di assicurazione prevedono che, dietro il pagamento di un premio,
l’assicuratore assuma un onere finanziario al verificarsi di un dato evento futuro ed
incerto, inerente al patrimonio (assicurazione ramo danni) o alla persona (ramo vita).
I premi rappresentano il compenso richiesto dall’assicuratore per l’assunzione di
rischi. Quest’ultimo trasferisce pertanto alla controparte l’onere di un accadimento
temuto. L’impresa di assicurazione, sfruttando le opportunità di diversificazione e
di frazionamento del rischio consentite dalle dimensioni operative, trasforma i
rischi individuali delle controparti assicurate in rischi collettivi. In tal modo, le
aziende assicuratrici compensano i rischi o, quantomeno, ridistribuiscono gli stessi
tra tutti i soggetti assicurati. Sotto il profilo della diversificazione, il rapporto tra
prestazione e controprestazione, più che nella singola negoziazione, trova
riferimento nell’insieme dei contratti della specie che fanno capo all’impresa
assicuratrice. Il debito di quest’ultima nei confronti dell’insieme degli assicurati,
tenendo conto della legge dei grandi numeri, è considerato certo. Il diritto del
singolo assicurato a ricevere la prestazione configura, invece, un credito aleatorio
verso l’impresa assicuratrice.
Contratti derivati
Gli strumenti definiti “derivati/derivative securities “sono parte integrante
dell’ampio ed articolato insieme delle “operazioni a termine/forwards contracts”.
Sono rappresentati dalle options, dai financial futures, dai forward rate
agreements, dagli swap d’interesse e di valute/ interest rate swaps e currency
swaps. La denominazione strumenti derivati è dovuta al fatto che, il prezzo di uno
strumento derivato dipende da quello di un altro contratto finanziario o di un
bene reale sottostante (merci), a struttura generalmente più semplice e di
norma oggetto di scambio in un mercato a pronti (È il mercato nel quale lo
scambio dei prodotti trattati (merci, titoli, valute) avviene con liquidazione
(consegna dei titoli e pagamento del controvalore) immediata (cioè con un
differimento di pochi giorni). La negoziazione di strumenti derivati non ha come fine
ultimo quello di investire o disinvestire capitali, né ha come obiettivo preminente il
ritiro o la consegna dello strumento sottostante. I contratti derivati, di fatto,
sono strumentali alla copertura del rischio di variabilità dei prezzi degli
strumenti finanziari. Gli strumenti derivati sono quindi titoli che consentono
agli operatori di affrontare, sotto l’aspetto tecnico, i problemi di gestione del
rischio speculativo (rischio di interesse, di mercato e di prezzo, di cambio) e della
ottimizzazione di un portafoglio di investimenti finanziari.
Interventi ex post
Gli interventi ex post hanno l’obiettivo di risolvere in modo ordinato i casi di crisi
bancarie per scongiurare possibili effetti contagio e per limitare le ricadute in primis
sui depositanti, ma più in generale sull’intera economia. I provvedimenti in
questione sono definiti di “gestione delle crisi bancarie”. Le possibilità al
riguardo sono 2: la risoluzione o la liquidazione dell’intermediario in crisi.
Risoluzione: si intende un processo di ristrutturazione che mira a evitare
interruzioni nella prestazione dei servizi essenziali offerti dalla banche (per esempio,
depositi e servizi di pagamento), a ripristinare condizioni di sostenibilità economica
della parte sana della banca e a liquidare le parti restanti.
Liquidazione: nel nostro ordinamento l’istituto applicato è la liquidazione coatta
amministrativa, una procedura speciale per le banche e altri intermediari finanziari,
al posto del fallimento applicabile alle imprese di diritto comune.
TUF
In Italia l’assetto istituzionale dell’intermediazione mobiliare ha la sua fonte
normativa nel Testo Unico Delle Finanze e le successive modifiche, effettuate
nel 2007, con il recepimento della direttiva MiFID (Market in Financial
Struments Directive). Il TUF ha ridefinito la disciplina dell’esercizio
professionale nei confronti del pubblico, dei servizi di investimento,
contribuendo al riordino del funzionamento dei mercati dei titoli e a
un’ulteriore liberalizzazione dell’attività degli intermediari finanziari.
La disciplina dei “servizi di investimento” e della “gestione collettiva del
risparmio” riguarda le attività che si svolgono sul mercato finanziario quali
negoziazione per conto proprio, esecuzione di ordini per conto dei clienti,
gestione di portafoglio etc. Nella disciplina rientrano anche altri servizi
accessori come consulenza finanziaria ad esempio.
La nuova disciplina perviene, inoltre, ad una definizione più puntuale delle
tipologie di attività finanziarie che possono essere oggetto di scambio
nell’ambito dei servizi di investimento. In particolare, nella nuova nozione di
strumento finanziario, vengono inclusi valori mobiliari quali azioni,
obbligazioni, oltre ad altre categorie di strumenti che hanno funzione di
copertura dai rischi finanziari (derivati). Più precisamente il TUF definisce:
a) Gli strumenti finanziari, quali:
1) Valori mobiliari, cioè valori che possono essere negoziati nel mercato dei
capitali, quali: azioni di società, obbligazioni e altri titoli di debito;
Nel 2011, quando la nuova struttura di vigilanza paneuropea aveva appena iniziato a
muovere i suoi passi, la crisi del debito sovrano sfociata nel 2011/2012 ha riproposto
con estrema urgenza il problema di una vigilanza frammentata nell’area euro. Nel
giugno 2012 ha preso avvio il processo per la creazione di una Unione Bancaria
Europea, con l’obiettivo di accelerare il processo di unificazione economica e
finanziaria. Essa è divenuta la condizione necessaria affinchè l’European Stability
Mechanism (ESM) possa ricapitalizzare direttamente le banche in difficoltà,
evitando il finanziamento degli stati sovrani ed il conseguente aumento di spesa
pubblica. L’unione bancaria europea consiste di 3 pilastri che si devono basare su un
set armonizzato di regole prudenziali, le c.d. single rulebook, e uno di pratiche di
vigilanza, le c.d. single supervisory handbook, la cui predisposizione è stata
affidata all’EBA:
PRIMO PILASTRO: Vigilanza integrata. Per garantire l’efficace
applicazione delle norme prudenziali, del controllo dei rischi e della prevenzione
delle crisi in tutta l’area. Questo pilastro ha dato vita alla c.d. “vigilanza unica
europea” che si fonda sul Single Supervisory Mechanism o Meccanismo Unico di
Vigilanza (SSM o MUV). L’SSM divenuto operativo nel 2014, assegna alla BCE la
responsabilità finale della vigilanza della Banche della sola area dell’euro.
CONSOB:
I controlli sulla correttezza e trasparenza per operazioni su strumenti finanziari
competono invece alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa
(consob). Ha, inoltre, il compito di tutelare il pubblico risparmio svolgendo attività
di regolamentazione della prestazione dei servizi e delle attività di investimento da
parte degli intermediari e esercitando la vigilanza sulla trasparenza e la correttezza
dei comportamenti degli intermediari, con i relativi poteri sanzionatori. Per quanto
riguarda i mercati, l’attività di organizzazione e gestione dei medesimi, grazie al
superamento della tradizionale concezione di tale attività come pubblico servizio, è
stata affidata a soggetti privati, le c.d. società mercato, mentre alla consob
rimangono i poteri di vigilanza e supervisione generali.
IVASS:
Per quanto riguarda invece il comparto assicurativo, i controlli di varia natura
spettano all’IVASS, istituto di vigilanza assicurativa, che nel 2012 ha sostituito
L’ISVAP, e che è presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia (Daniele
Franco). È un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che opera per
garantire l’adeguata protezione degli assicurati perseguendo la sana e
prudente gestione delle imprese di assicurazione e la loro trasparenza e
correttezza nei confronti della clientela.
COVIP
I controlli sui fondi pensione spettano a un’apposita Commissione di Vigilanza sui
Fondi Pensione (covip), istituita presso il ministero del Lavoro, che si occupa di
aspetti relativi sia alla stabilità, sia alla trasparenza nei rapporti tra il fondo e i
partecipanti.
AGCM
Con la legge c.d. antitrust, è stata istituita l’Autorità Garante della concorrenza e
del mercato (AGCM) cui compete la vigilanza sul rispetto della normativa
antimonopolistica e che interessa quindi i diversi operatori.
Le autorità di vigilanza riflettono la scelta di un modello ibrido, che prevede
la coesistenza di organismi cui è assegnato il perseguimento di precise finalità
(banca d’italia, consob e agcm) e di organismi deputati al controllo di una
determinata categoria di intermediari (ivass e covip).
Intermediari del canale diretto: gli intermediari del canale diretto, ovvero, gli
intermediari mobiliari, offrono agli operatori finali un’ampia gamma di servizi a
supporto delle scelte di investimento/disinvestimento del proprio portafoglio e
dell’emissione, del collocamento e della negoziazione di strumenti primari. Essi
mirano a prospettare soluzioni per la copertura dei fabbisogni finanziari, a risolvere
problemi di natura tecnica e gestionale come la ricerca delle controparti,
l’acquisizione di informazioni etc. A seconda della tipologia di attività svolta,
possono essere ulteriormente distinti in:
1) Imprese d’intermediazione mobiliare dedite alla prestazione di servizi
collegati al mercato primario e rivolto alle unità in deficit, come
collocamento di strumenti finanziari o attività riferiti alla corporate finance
(finanza straordinaria, come ad esempio il supporto alle operazioni di fusioni
e/o acquisizioni tra imprese);
Le società di leasing
L’attività di intermediazione finanziaria delle società di leasing si caratterizza per il
finanziamento di acquisti di beni di consumo durevole (automobili) e di beni di
investimento rappresentati da macchinari, impianti etc. attraverso una formula
contrattuale che prevede la cessione in uso dei beni. Le operazioni leasing, dette
anche di locazione finanziaria, sono infatti rappresentative di contratti mediante i
quali un intermediario finanziario concede a un altro soggetto, per un tempo
determinato, il godimento di un bene, al quale è attribuito anche la facoltà di
acquistare la proprietà del bene a condizioni prefissate (riscatto). A fronte della
cessione in uso del bene, il locatore riceve il pagamento periodico di un prezzo
(canone).
Le società di factoring
Sono intermediari finanziari il cui oggetto sociale prevede l’eservizio dell’attività di
acquisto dei crediti di impresa. Ad esse devono aggiungersi le banche che possono
svolgere direttamente attività di factoring. L’intermediario finanziario acquista da
un’impresa dei crediti commerciali, notificando al debitore l’avvenuta cessione e
assumendo, al tempo stesso, gli oneri derivanti dall’incasso, dalla contabilizzazione
e, talvolta, quelli di un’eventuale insolvenza. Sotto questo profilo l’attività del factor
si caratterizza da un lato, per l’offerta di un servizio di gestione crediti, dall’altro per
la prestazione di un servizio assicurativo. La società di factoring infatti può
assicurare anche il buon esito dei crediti amministrati assumendo su di sé i
rischi di insolvenza. L’impresa cedente può ricevere il netto ricavo alla
scadenza del credito ceduto, oppure in via anticipata. Solo quando ricorre
quest’ultima circostanza la società di factoring svolge una funzione creditizia,
concedendo un finanziamento di smobilizzo dei crediti ceduti.
Le holding finanziarie
Il tratto distintivo delle società di holding è rappresentato dal fatto di essere uno
strumento per esercitare il controllo di più imprese, mediante l’acquisizione di
azioni, o di quote di capitale, realizzando altresì una diversificazione del portafoglio.
Le merchant banks
L’acquisizione, la detenzione e la gestione di partecipazioni al capitale di
rischio di imprese è alla base anche di altri intermediari, diversi dalle holding,
in quanto non perseguono il fine ultimo del controllo. È il caso delle società
d’intermediazione finanziaria, denominate anche merchant banks. Anche le
società di intermediazione mobiliari e le banche possono esercitare attività connesse
al merchant banking. L’attività di merchant banking riguarda sia operazioni di
finanziamento, sia prestazione di servizi di consulenza e assistenza finanziaria alle
imprese etc. la partecipazione al capitale di rischio dei soggetti finanziati ha natura
temporanea e strumentale. Infatti lo scopo, come detto in precedenza, non è quello
del controllo ma quello di favorire la crescita dimensionale delle imprese non
finanziarie in quanto connesso a precise strategie finanziarie (quotazione in borsa,
allargamento della base azionaria e quindi frazionamento dei rischi).
Le imprese di investimento
Tra le imprese di investimento sono comprese le società di intermediazione
mobiliare (SIM), le imprese di investimento comunitarie e le imprese di
investimento extra comunitarie.
A) FORMA GIURIDICA
C) PROFILI DI GESTIONE E
COMMERCIALIZZAZIONE DEI FONDI DI
INVESTIMENTO
- MERCATI CASH (a pronti): sono quelli in cui l’oggetto di negoziazione sono gli
strumenti finanziari base (azioni, obbligazioni) e in cui le transazioni prevedono uno
scambio tra titolo e denaro con consegna e pagamento immediati;
- MERCATI DERIVATI (a termine): hanno per oggetto contratti che derivano da
sottostanti strumenti finanziari base. L’oggetto di questi contratti può essere una
delle componenti di uno strumento base (flusso di interessi di un obbligazione)
oppure il diritto o l’obbligo a vendere o acquistare a termine un certo strumento.
1) Efficienza valutativa
Quando il prezzo del titolo riflette il valore attuale dei flussi di cassa
prospettici associati al titolo, si è in presenza di una situazione di efficienza
valutativa del mercato. La possibilità che il mercato esprima il valore
fondamentale del titolo attraverso il prezzo è subordinata all’esistenza di una
serie di condizioni non sempre riscontrabili nell’effettivo funzionamento dei
mercati aperti. Un requisito richiesto da questa efficienza e connesso alla
disponibilità di tutta l’informazione rilevante per esprimere, attraverso il
prezzo, il valore fondamentale del titolo. Non si ha efficienza valutativa,
quindi, quando esiste un’informazione riservata sull’impresa che non sia resa
disponibile al pubblico degli investitori, ciò accade in presenza di asimmetrie
informative.
2) EFFICIENZA INFORMATIVA
Un secondo requisito alla base dell’efficienza valutativa riguarda la capacita
degli investitori di utilizzare in modo razionale le informazioni. È una
condizione collegata alla capacita degli investitori di reagire prontamente alla
nuova informazione. Questo tipo di efficienza si ha quando l’informazione
disponibile non è tutta informazione rilevante, ma un suo sottoinsieme. Per
fama un mercato presenta efficienza informativa se i prezzi sono basati su una
corretta valutazione di tutte le informazioni disponibili in quel momento. In
un mercato caratterizzato da efficienza informativa l’utilizzo al meglio di tutta
l’informazione disponibile non consente di conseguire extra profitti. Ci sono
pero numerosi fattori di imperfezione in grado di allontanare il funzionamento
dei mercati da condizioni di efficienza, come i costi di transazione associati
alla negoziazione dei titoli e la razionalità limitata degli investitori.
3) EFFICIENZA TECNICO-OPERATIVA
I concetti di efficienza valutativa e informativa portano inevitabilmente a
trascurare le modalità di funzionamento microeconomico dei mercati. Esse
appaiono invece rilevanti nel trasformare gli ordini di acquisto e vendita in
negoziazioni effettive, e al pari dell’efficienza informativa, sono necessarie
affinché l’allocazione delle risorse tra gli operatori avvenga al minor costo
possibile e quindi in condizione di efficienza tecnico operativa.
Le strutture di intermediazione
In base alle modalità di negoziazione e al ruolo degli intermediari mobiliari nel
funzionamento dei mercati è possibile distinguere diverse strutture di
intermediazione:
A) MERCATI A RICERCA AUTONOMA
All’interno di questo mercato gli scambi avvengono in forma non organizzata
attraverso un incontro diretto tra domanda e offerta. Il soggetto che desidera
comprare/vendere un titolo deve ricercare direttamente le controparti
potenzialmente interessate allo scambio. La ricerca della controparte comporta
svantaggi in materia di costi-oneri dello scambio perché tale ricerca può essere
lunga, complessa, costosa e non dare luogo al prezzo desiderato. Infatti questo
modello è tipico dei segmenti di mercato dove i flussi di domanda-offerta sono poco
frequenti e ridotti in termini dimensionali. Questo mercato si sviluppa quando il
numero delle transazioni è così ridotto da non rendere conveniente per nessun
operatore l’intervento sul mercato.
B) MERCATI DEI BROKER
Il broker e un intermediario specializzato nel duplice servizio di ricerca di una
controparte della negoziazione e di contrattazione del prezzo per conto del suo
cliente. In cambio di una commissione il broker si assume i costi di individuazione
della controparte e di gestione della negoziazione. Perseguendo l’obiettivo di far
incontrare domanda e offerta questo intermediario non assume una posizione in
titoli, ma si limita a colmare i vuoti di informazione che non consentono il realizzarsi
della transazione. È quindi un intermediario che vive di commissioni senza correre
alcun rischio finanziario non avendo un portafoglio in titoli. L’esistenza del broker
presuppone che il costo della transazione per compratore e venditore sia inferiore
alla somma dei costi che avrebbero dovuto sostenere in sua assenza.
C) MERCATI DEI DEALER
Il dealer e un intermediario che offre un servizio di liquidita immediata al cliente
ponendosi come controparte dell’eventuale acquisto o vendita di titoli. A differenza
del broker opera in conto proprio, assumendo una posizione in titoli, per rispondere
prontamente alle esigenze espresse dalla clientela. L’impegno a negoziare è generico
e riflette valutazioni di convenienza che sono basate sullo spread è che il dealer e in
grado di conseguire dalla combinazione di acquisti e vendite di titoli. Quando il
dealer assume un impegno formale a negoziare uno o più titoli esercita la
funzione di market maker. Questo mercato e di tipo quote driven perche sono i
prezzi indicati dal dealer a guidare il flusso di ordini di acquisto e di vendita dei
titoli.
D) MERCATI AD ASTA
Con il sistema dell’asta gli ordini di acquisto e di vendita dei titoli
confluiscono sul mercato rendendo noti a tutti gli operatori partecipanti le
diverse combinazioni di quantità e prezzo. Esistono due principali tecniche con
cui vengono canalizzati e incrociati gli ordini contrapposti:
1) asta a chiamata, un banditore raccoglie in un determinato momento della
giornata tutte le richieste di acquisto e di vendita relative ai singoli titoli, fissando
poi il prezzo al livello in grado di soddisfare la parte prevalente degli operatori.
2) asta continua, gli ordini arrivano sul mercato nel corso di tutta la giornata di
contrattazione, dando luogo alla formazione di una serie di prezzi fissati in relazione
alla progressione temporale degli incroci degli ordini di acquisto e di vendita.
In questo mercato la formazione del prezzo è il risultato di un processo
definito order driven in quanto scaturisce dalle regole automatiche di priorità
con cui vengono incrociati gli ordini.
1) MERCATI REGOLAMENTATI
Il mercato regolamentato è definito come un sistema multilaterale amministrato e
gestito da un gestore del mercato, che consente o facilita l’incontro di interessi
multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, ammessi alla
negoziazione conformemente alle regole e ai sistemi del mercato stesso, in modo da
dare luogo a contratti, e che sono gestiti da una società di gestione;
MTA
Tra i mercati gestiti da Borsa Italiana Spa quello azionario è uno dei più
importanti in considerazione dell’ampia articolazione di emittenti che
accedono ad esso per la raccolta di nuovi mezzi finanziari e per la notevole
gamma di strumenti finanziari in esso negoziati.
Oltre ad essere un mercato aperto ed organizzato è il comparto di borsa su cui sono
quotati e negoziati azioni, obbligazioni convertibili. Risulta così organizzato:
* MTA STAR (Segmento Titoli Alti Requisiti) include società con capitalizzazione
inferiore al miliardo di euro e superiore a 40 milioni di euro che si impegnano a
soddisfare requisiti di eccellenza in termini dinelevata trasparenza, alta vocazione
comunicativa, ed elevata liquidita (flottante minimo = 35%).
* MTA, dedicato a tutte le altre società di mercato con capitalizzazione pari ad
almeno 40 milioni di euro (flottante minimo = 25%).
Oltre a questi è importante ricordare anche la presenza dell’MTA international,
ovvero il segmento di Borsa Italiana dedicato ad azioni di emittenti di diritto estero
già negoziate in altri mercati regolamentati comunitari, questo segmento permette
di negoziare sull’MTA alcuni dei titoli più liquidi dell’area euro.
La capitalizzazione è calcolata moltiplicando il numero di titoli azionari che
compongono il capitale sociale per il prezzo di tali titoli ed esprime il valore
di mercato dei titoli quotati.
Il flottante è la quantità di azioni di una società disponibili e negoziabili in
borsa, cioè quanto risulta effettivamente in circolazione sul mercato azionario.
MOT
Sul mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato (MOT) vengono
negoziati i contratti di compravendita relativi ai titoli di stato e obbligazioni
diverse da quelle convertibili. Si tratta di un mercato al dettaglio il cui taglio
minimo di negoziazione e pari a 1000€ e multipli di tale cifra. Il mercato è
organizzato in due segmenti:
- domesticMOT, caratterizzato da strumenti finanziari liquidati presso sistemi di
liquidazione nazionali (gli strumenti finanziari si dividono in classe “titoli di stato
nazionali” e classe “titoli di debito in euro o altre valute”);
- euroMOT, caratterizzato da strumenti finanziari liquidati presso sistemi di
liquidazione esteri (prevede un’unica classe di mercato rappresentata da euro-
obbligazioni, asset backed Securities, titoli di emittenti esteri e altri titoli di debito).
1) AIM Italia
Mercato di Borsa Italiana dedicato alle imprese di piccole e medie dimensioni. Il suo
obiettivo è quello di razionalizzare l’offerta dei mercati dedicati alle PMI e proporre
un unico mercato, rendendo più immediato l’accesso ai capitali e dare certezza
regolamentare agli operatori, proponendo un rapporto equilibrato alle società e
all’investitore.
Il requisito fondamentale di ammissione è la presenza di un nomad (nominated
advisor), ovvero di un soggetto responsabile nei confronti di Borsa Italiana, che
svolga un’attività continua di tutoring e monitoraggio, per tutto il periodo di durata
sul mercato, affinché la società rispetti sempre gli adempimenti previsti dal
regolamento di mercato. Non sono previsti requisiti economici o finanziari
specifici; inoltre non è prevista una dimensione minima o massima della
società in termini di capitalizzazione, ma è prevista invece una soglia minima
di azioni sul mercato in termini di flottante (10%).
È da precisare che nel dicembre del 2017 borsa italiana ha comunicato che
AIM Italia è divenuto mercato di crescita per le PMI. La nuova categoria di
MTF è stata ideata dalla Commissione Europea all’interno della direttiva
MIFID II, come parte del piano per l’integrazione dei mercati dei capitali.
2) ExtraMOT
Mercato dedicato alla negoziazione di obbligazioni già quotate su un altro mercato
regolamentato. Amplia l’offerta obbligazionaria di Borsa Italiana, favorisce gli
investitori e consente un facile accesso alla compravendita di obbligazioni emesse da
aziende Italiane ed estere. La struttura organizzativa e la modalità di negoziazione
sono analoghe a quelle dell’euroMOT. Il mercato è over driven con la presenza di
specialisti che sostengono la liquidita degli strumenti negoziati.