Sei sulla pagina 1di 14

ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

Espansione semplificata
Diritto penale

1
Elementi introduttivi del diritto penale

1 Il diritto penale
Il diritto penale è quel complesso di norme giuridiche (norme penali) con cui lo Stato proi-
bisce determinati comportamenti considerati contrari alla realizzazione e al mantenimento
della convivenza pacifica tra gli individui.
La norma penale, anche detta norma incriminatrice, si compone normalmente di due ele-
menti:
— il precetto, che vieta o comanda il compimento di una certa azione;
— la sanzione, cioè la conseguenza prevista dall’ordinamento giuridico per l’inosservanza del
precetto (pena o misura di sicurezza).
Proprio in base alla sanzione prevista dall’ordinamento, i reati si distinguono in:
— delitti, cioè i reati puniti con le pene della reclusione e della multa (ad es., violenza sessuale
e omicidio).
— contravvenzioni, ossia i reati puniti con le pene dell’arresto e dell’ammenda (ad es., ubria-
chezza e esercizio del gioco d’azzardo).

2 Le fonti del diritto penale


Secondo il principio della riserva di legge, fonti del diritto penale possono essere soltanto:
— le leggi formali, ossia la Costituzione, le leggi costituzionali e le leggi ordinarie emanate dal
Parlamento;
— gli atti ad esse equiparati, cioè gli atti emanati da organi diversi dal potere legislativo, ma
aventi forza di legge (ad es., i decreti-legge e i decreti legislativi).
La maggior parte delle norme penali è contenuta nel codice penale, emanato con R.D. 19-
10-1930, n. 1398, ed entrato in vigore l’1-7-1931, noto come «codice Rocco». Il codice penale si
divide in tre libri:
— il libro primo contiene le norme comuni a tutti i reati;
— il libro secondo elenca e descrive i singoli delitti;
— il libro terzo è dedicato alle contravvenzioni.

3 Il principio di legalità
Il principio di legalità ha lo scopo di tutelare i diritti di libertà del cittadino nei confronti di
eventuali arbitri del potere giudiziario (cioè dei giudici) e del potere esecutivo (cioè di chi governa).

1
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

In base al principio di legalità in senso formale, un fatto non può considerarsi reato, né il suo
autore può essere sottoposto a pena o a misura di sicurezza se una legge non lo prevede come tale.
Fonti di tale principio sono l’art. 25 Cost. e gli artt. 1 e 199 c.p.
In base al principio di legalità in senso sostanziale, inoltre, affinché un fatto possa essere
considerato reato, deve ledere, in concreto, un bene giuridico costituzionalmente rilevante, come
la vita o la libertà personale (art. 27, comma 2, Cost. e art. 49 c.p.).
Il principio di legalità si articola in alcuni sottostanti principi interdipendenti:
— la riserva di legge, secondo la quale fonti del diritto penale possono essere soltanto la legge
o gli atti ad essa equiparati (ad es., i decreti legge convertiti);
— la tassatività o determinatezza, per cui la norma penale, tanto nella parte del precetto,
quanto in quella della sanzione, deve essere formulata in maniera precisa e determinata, in
modo da permettere al cittadino di conoscere i comportamenti vietati e da evitare interpre-
tazioni giurisprudenziali eccessivamente distanti dal significato letterale della stessa;
— il divieto di analogia, in virtù del quale i reati costituiscono un numero chiuso che non può
essere ampliato a piacimento dal giudice o dall’esecutivo;
— l’irretroattività della norma incriminatrice, per cui la legge penale non è applicabile ai fatti
commessi prima della sua entrata in vigore (art. 2, comma 1, c.p. e art. 25, comma 2, Cost.).
Inoltre, è vietata l’ultrattività della legge penale, ossia la sua applicazione a fatti commessi
dopo la sua abrogazione.
— la riserva di Codice, in base alla quale nuove disposizioni che prevedono reati possono essere
introdotte solo modificando il codice penale ovvero inserendole in leggi che disciplinano in
modo organico la materia (art. 3 c.p.).

2
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

2
Il reato e la sua struttura

1 Il reato
Il reato è quel fatto umano cui la legge connette una sanzione penale e che può assumere
la forma di un’azione o di un’omissione.
Colui il quale commette il reato è detto soggetto attivo, mentre chi viene leso è detto soggetto
passivo.
L’oggetto giuridico del reato, invece, è il bene giuridico o interesse protetto dalla norma
penale violata.
All’interno del reato, è possibile individuare, inoltre:
— un elemento oggettivo o materiale, formato dalla condotta del soggetto, dall’evento da
essa scaturito e dal nesso di causalità tra i due elementi;
— un elemento soggettivo o psicologico, ossia il grado di previsione e volontarietà dell’even-
to da parte del soggetto attivo che può articolarsi nelle forme del dolo, della colpa e della
preterintenzione.
Elemento oggettivo ed elemento soggettivo costituiscono gli elementi essenziali del reato,
ossia elementi la cui presenza è necessaria affinché possa ritenersi integrato il reato; da questi
si distinguono gli elementi accidentali del reato, non indispensabili per la realizzazione del reato,
ma rilevanti per individuarne la gravità e quindi per determinare l’entità della pena (sono tali,
ad esempio, le circostanze aggravanti e attenuanti di cui agli artt. 61 e 62 c.p.).

2 I soggetti del reato


Il soggetto attivo del reato è colui che pone in essere il comportamento vietato dalla norma
incriminatrice.
Ai sensi dell’art. 27 Cost., la responsabilità penale è personale. Pertanto, un individuo può
essere punito per un reato soltanto se l’evento dannoso o pericoloso che ne deriva è frutto
della sua azione o omissione (art. 40 c.p.). In relazione al soggetto attivo si distinguono: reati
comuni, che possono essere realizzati da qualunque soggetto; reati propri, che possono essere
realizzati soltanto da soggetti che rivestono una determinata qualità ovvero si trovano in una
certa situazione.
Ad esempio, il delitto di peculato può essere commesso solo dal pubblico ufficiale e dall’in-
caricato di pubblico servizio, il delitto di falsa testimonianza può essere commesso solo da colui
che riveste la qualifica di testimone.
Il soggetto passivo del reato è il titolare del bene o dell’interesse che la norma giuridica
tutela in quanto soggetto leso dal fatto costituente reato. Questi non va confuso con:
— il soggetto passivo della condotta, ossia il soggetto su cui materialmente si è manifestata la
condotta criminosa. Ad esempio, nella concussione soggetto passivo del reato è la pubblica
amministrazione mentre soggetto passivo della condotta è il privato concusso;
— il soggetto danneggiato dal reato, cioè colui che dal reato ha subito un danno civilmente
risarcibile, pur senza essere titolare del bene giuridico protetto.

3
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

3 L’oggetto giuridico del reato


L’oggetto giuridico del reato è il bene giuridico o l’interesse protetto dalla norma penale.
Può trattarsi di un bene materiale (ad es., il patrimonio) o immateriale (ad es., il buon andamento
della pubblica amministrazione).
L’offesa prodotta dal reato al bene tutelato, definita danno penale, può assumere la forma
della lesione o della messa in pericolo. Pertanto, si distingue tra:
— reati di danno, che si hanno quando il bene giuridico tutelato è stato effettivamente leso (ad
es., l’omicidio consumato in cui si è verificata la morte della vittima);
— reati di pericolo, se il bene giuridico tutelato è stato soltanto minacciato (ad es., l’omicidio
tentato, in cui non si è verificata la morte).
In base al numero di beni giuridici offesi dal reato, si distinguono:
— reati mono-offensivi, quando la condotta investe un solo bene giuridico o interesse protetto
(ad es., l’omicidio);
— reati pluri-offensivi, quando la condotta lede più interessi o beni giuridici congiuntamente (ad
es., la rapina, che danneggia il bene giuridico del patrimonio e quello della libertà personale).

4 L’elemento oggettivo del reato


L’elemento oggettivo o materiale del reato è formato dalla condotta corrispondente alla
fattispecie incriminatrice prevista dalla norma, dall’evento da esso risultante e dal rapporto di
causalità che deve intercorrere tra l’uno e l’altro (art. 40 c.p.). In particolare:
— la condotta è l’azione o l’omissione che dà vita al reato. Perciò, quando la condotta del
soggetto è positiva, si ha un reato commissivo, quando la condotta del soggetto è negativa
o omissiva, si ha un reato omissivo.
I reati omissivi, a loro volta, possono essere: propri, se per realizzarli è sufficiente il mancato
compimento dell’azione dovuta (ad es., il reato di omissione di atti d’ufficio); impropri, se per
la loro realizzazione è necessario che il soggetto con la propria omissione abbia cagionato
un evento (ad es., il casellante che omette di abbassare le sbarre causando un incidente
ferroviario);
— l’evento è l’effetto o il risultato che la condotta del soggetto produce sulla realtà esterna (ad
es., il ferimento del soggetto a seguito dell’aggressione realizzata a suo danno);
— il rapporto o nesso di causalità è il rapporto di consequenzialità logico-materiale tra la con-
dotta e l’evento. Esso permette di ricondurre un certo evento a una determinata condotta. Ad
esempio, alla condotta di esplodere un colpo di pistola contro un individuo, segue l’evento
del ferimento dello stesso.

5 L’elemento soggettivo del reato (colpevolezza) e la responsa-


bilità oggettiva
Nel nostro diritto penale, affinché si possa configurare un reato, non è sufficiente che il sog-
getto abbia realizzato materialmente il fatto, ma occorre anche che questo possa attribuirsi alla
volontà del soggetto. Si tratta del cd. principio di colpevolezza, che viene rinvenuto nell’art. 27
Cost., il quale stabilisce che la responsabilità penale è personale.
Infatti, l’art. 42 c.p. stabilisce che nessuno può essere punito per un fatto previsto dalla legge
come reato se non lo ha commesso con coscienza e volontà. Ricorrono coscienza e volontà

4
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

quando il soggetto si attiva (nei reati commissivi) o resta inerte (nei reati omissivi), in presenza
di un impulso volontario cosciente.
La colpevolezza non è solo un elemento essenziale del reato, ma è anche un criterio di
commisurazione della pena: infatti, dal grado di colpevolezza dipende l’entità della sanzione.
Presupposto per valutare l’esistenza o meno di una volontà colpevole è l’imputabilità, ossia
il possesso della maturità e dalla sanità mentale da parte del soggetto agente. Non è possibile,
infatti, considerare colpevole di un comportamento chi sia incapace di intendere e volere.
In base ai criteri di imputazione soggettiva disciplinati dal codice penale si distingue tra
delitto (art. 43 c.p.):
— doloso o secondo l’intenzione, quando l’agente ha previsto e voluto l’evento come conseguenza
della sua azione o omissione. Si considerano voluti tanto i risultati che costituiscono lo scopo
per il quale il soggetto ha agito (dolo diretto o intenzionale), tanto quei risultati che, pur non
rappresentando lo scopo per il quale il soggetto agisce, sono accettati come conseguenza
indiretta del comportamento (dolo indiretto o eventuale);
— colposo o contro l’intenzione, quando l’evento, anche se previsto, non è voluto dal soggetto
agente e si realizza per negligenza, imprudenza, imperizia (colpa generica) ovvero per inos-
servanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline (colpa specifica);
Si distingue, inoltre, tra colpa cosciente, la quale ricorre quando l’agente, pur non avendo
voluto l’evento, lo ha previsto come conseguenza della propria condotta, e colpa incosciente,
che ricorre quando manca non solo la volontà di cagionare l’evento ma anche la previsione
dello stesso;
— delitto preterintenzionale o oltre l’intenzione, quando dall’azione o dall’omissione deriva
un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto dall’agente. Il nostro ordinamento
disciplina solo due casi di delitto preterintenzionale: l’omicidio preterintenzionale (art. 584
c.p.) e l’aborto preterintenzionale (art. 593ter c.p.).
La responsabilità oggettiva, invece, sussiste quando il soggetto agente è ritenuto responsa-
bile del fatto realizzato in quanto conseguenza della sua azione o omissione (art. 42, comma 3,
c.p.), indipendentemente dall’esistenza di un elemento psicologico (dolo, colpa o preterintenzione).
L’evento, quindi, è addebitato all’autore soltanto perché esiste un nesso di causalità tra la
sua condotta e l’evento stesso. Un’ipotesi di responsabilità oggettiva è rappresentata dai reati
aggravati dall’evento, ossia quei delitti che subiscono un aumento di pena quando dalla loro
commissione deriva un ulteriore evento.
Ad esempio, il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all’art. 572 c.p., oltre a punire i mal-
trattamenti prevede degli aumenti di pena quando dai maltrattamenti derivano lesioni gravi,
gravissime o addirittura la morte.

5
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

3
Scriminati, scusanti e esimenti

1 Le cause di giustificazione (scriminanti)


Le cause di giustificazione o scriminanti sono circostanze in presenza delle quali un fatto, che
normalmente costituisce reato, è considerato lecito dall’inizio. Ciò accade perché una norma
dell’ordinamento lo autorizza o addirittura lo impone e, pertanto, viene meno il contrasto tra
la condotta e l’ordinamento giuridico (antigiuridicità).
Le cause di giustificazione manifestano il proprio effetto anche:
— se non sono conosciute dal soggetto agente o se esso per errore le reputa inesistenti;
— quando il soggetto agente le ritiene erroneamente esistenti e, in base a tale erronea convin-
zione, commette il fatto (cd. scriminante putativa);
— nel caso di concorso di reati, applicandosi a tutti coloro che hanno concorso nel reato.
Le cause di giustificazione disciplinate dal codice penale sono (artt. 50-54 c.p.):
— il consenso dell’avente diritto, per cui non è punibile chi lede o pone in pericolo un diritto
col consenso della persona che può validamente disporne. Il consenso esclude la punibilità
solo se riguarda diritti disponibili, mentre non giustifica la lesione di diritti indisponibili (ad
es., il diritto alla vita);
— l’esercizio di un diritto, giacché se l’ordinamento ha attribuito a un soggetto un diritto e
quindi la facoltà di agire per esercitarlo, non può contraddirsi e punire l’esercizio del diritto
medesimo (ad es., non risponde del delitto di sequestro di persona chi ha facoltà di procedere
all’arresto);
— l’adempimento del dovere, che, se imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo
della pubblica autorità, esclude la punibilità (ad es., il soldato che uccide in guerra non può
essere considerato colpevole di omicidio);
— la legittima difesa, in quanto non è punibile chi ha commesso un fatto, che normalmente
costituisce reato, perché costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui
contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta. La reazione è ammessa solo se si tratta di
fronteggiare un pericolo attuale di lesione, non invece un pericolo passato o futuro;
— l’uso legittimo delle armi, poiché non è punibile il pubblico ufficiale che, per adempiere il
proprio dovere, fa uso o ordina di fare uso delle armi o di altro mezzo di costrizione fisica,
quando è necessario per respingere una violenza o per vincere una resistenza;
— lo stato di necessità, ossia quello in cui incorre chi ha commesso il fatto per esservi stato
costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona
(ad es., il naufrago che colpisce un altro naufrago per attaccarsi ad un salvagente sufficiente
a salvare una sola persona).

2 Le cause di esclusione della colpevolezza (scusanti)


Le cause di esclusione della colpevolezza o scusanti fanno venire meno l’elemento sogget-
tivo del reato. Esse, infatti, escludono l’esistenza di un nesso psichico tra il soggetto e l’azione
realizzata.

6
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

L’ordinamento prevede tre cause di esclusione della colpevolezza (artt. 46 e 47 c.p.):


— l’incoscienza indipendente dalla volontà, ossia la condizione mentale nella quale agisce il
soggetto che realizza un reato in stato di totale incoscienza. Sono realizzate in tale condizione,
ad esempio, le azioni che il soggetto compie agitandosi in preda al delirio di una malattia;
— il costringimento fisico, cioè la condizione in cui si trova colui che realizza un fatto a causa
della violenza fisica altrui, alla quale non può resistere o sottrarsi. Ad esempio, si trova in tale
condizione chi, minacciato con un’arma da fuoco, è costretto a partecipare ad un reato;
— l’errore sul fatto costituente reato, che ricorre quando il soggetto agisce convinto di rea-
lizzare un fatto diverso da quello previsto da una norma penale. Ad esempio, il viaggiatore
che in aeroporto ritira erroneamente un bagaglio identico al suo non potrà essere accusato
di furto.
L’errore sul fatto non va confuso con:
— l’errore di diritto, ossia l’ignoranza della legge penale, che non esclude l’elemento soggettivo
del reato (art. 5 c.p.), poiché il soggetto agente vuole e realizza il fatto, ma ignora l’esistenza
della norma penale o commette un errore di interpretazione della stessa. Si pensi a chi co-
struisce una casa abusivamente ignorando di commettere un reato;
— l’errore inabilità, che interviene nella fase di esecuzione del reato dando luogo a un fatto
diverso da quello che il soggetto agente aveva preventivato e che, comunque, sarebbe stato
contrario a una norma penale. Esso può riguardare la modalità casuale del comportamento
realizzato (aberratio causae), il soggetto passivo sul quale il comportamento si manifesta
(aberratio ictus, art. 82 c.p.) e l’evento causato (aberratio delicti, art. 83 c.p.).

3 Le cause di esclusione della punibilità (o esimenti)


Le cause di esclusione della punibilità o esimenti, analogamente alle scriminanti e alle scu-
santi, impediscono che al reo possa essere applicata una pena. Tuttavia, si differenziano
dalle precedenti in quanto la mancata applicabilità della pena non si giustifica per l’assenza di
uno degli elementi essenziali del reato, ma dipende dalla valutazione di interessi superiori che
si impongono sulle esigenze di giustizia.
Costituiscono esimente, ad esempio, le immunità, cioè quelle ipotesi di esenzione da conse-
guenze penali che riguardano soggetti che svolgono funzioni di particolare rilevanza in ambito
internazionale o costituzionale.

7
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

4
Le forme di manifestazione del reato

1 Reato consumato e reato tentato


Il reato si dice consumato o perfetto quando il soggetto agente ha realizzato un fatto del
tutto conforme alla fattispecie descritta nella norma incriminatrice (ad es., con la morte della
vittima si perfeziona il reato di omicidio).
Il reato tentato, invece, consiste nel voler commettere un reato, nell’agire per realizzarlo e
nel non riuscire a compierlo per cause indipendenti dalla propria volontà (ad es., il soggetto
viene disarmato prima di sparare). Il delitto tentato, di conseguenza, è punito con pene inferiori
rispetto a quello perfetto.
La disciplina del tentativo è contenuta nell’art. 56 c.p., a norma del quale: chi compie atti idonei
diretti in modo non equivoco a commettere un delitto risponde del delitto tentato se l’azione
non si compie o l’evento non si verifica. Dunque, un primo requisito del tentativo è l’intenzione
di commettere un determinato delitto; per questa ragione, la norma parla di atti diretti, con la
conseguenza che il tentativo è configurabile solo nella forma del dolo.
Occorre, inoltre, il compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco alla commissione
dello stesso: l’azione è idonea quando si presenta adeguata alla commissione del delitto; è
univoca, invece, quando gli atti compiuti lasciano prevedere come verosimile la realizzazione
del delitto voluto.
Il tentativo si differenzia:
— dalla desistenza, che ricorre quando il soggetto, dopo aver iniziato l’esecuzione del delitto,
muta proposito e interrompe la sua attività criminosa (ad es., il ladro che, dopo aver forzato
una porta, si allontana senza introdursi nell’appartamento);
— dal recesso attivo, che si verifica quando il colpevole ha già condotto a termine l’attività
delittuosa e, desiderando evitare il verificarsi dell’evento, si attiva per impedirlo (ad es., Tizio
getta Caio nel fiume e lo salva prima che anneghi).

2 Le circostanze del reato


Le circostanze del reato sono elementi accidentali del reato, in quanto possono essere pre-
senti o meno. Esse producono due effetti:
— influiscono sul disvalore del fatto, cioè sulla sua gravità;
— comportano, di conseguenza, un aumento o una diminuzione della pena prevista per il reato
semplice.
Le circostanze si distinguono in aggravanti comuni (art. 61 c.p.), se comportano un aumento
della pena, e attenuanti comuni (art. 62 c.p.), se consentono una riduzione della pena.
In base al principio del favor rei, le circostanze aggravanti sono valutate a carico del soggetto
agente soltanto se da lui conosciute; al contrario, le circostanze attenuanti sono valutate a favore
del soggetto agente anche se da lui non conosciute o ritenute inesistenti.
Può accadere che, ad uno stesso reato, siano applicabili più circostanze: in questo caso, si
parla di concorso di circostanze. Nel caso di concorso tra più circostanze omogenee, cioè solo

8
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

aggravanti o solo attenuanti, si procede a tanti aumenti o diminuzioni di pena quante sono le
circostanze considerate. Quando, invece, il concorso è eterogeneo e, dunque, sono presenti sia
aggravanti che attenuanti, il giudice determina la prevalenza di una delle due categorie o, se le
ritiene equivalenti, applica solo la pena base.
L’ordinamento, inoltre, attribuisce al giudice la facoltà di valutare ulteriori elementi non
espressamente tipizzati dall’art. 62 c.p. al fine di modulare la pena in base al caso concreto. Tali
elementi, inerenti alle modalità di svolgimento del fatto e alla personalità del suo autore, sono
definiti circostanze attenuanti generiche.

3 Il concorso di persone nel reato


Si ha concorso di persone nel reato quando più soggetti concorrono o partecipano alla
realizzazione di uno stesso reato. Il concorso di persone nel reato può essere:
— necessario, quando la presenza di più persone è requisito necessario affinché un certo reato
possa essere realizzato (ad es., il reato di rissa). In particolare, è necessario che ciascun
concorrente abbia fornito un contributo causale alla realizzazione dell’evento, compiendo
un’azione o un’omissione che costituisce un contributo necessario o agevolatore alla realiz-
zazione del reato;
— eventuale, quando la presenza di più persone nel reato è eventuale, nel senso che esso può
essere realizzato tanto da un unico soggetto quanto da più soggetti insieme (ad es., il reato
di omicidio).
Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena
per questo stabilita (art. 110 c.p.).

4 Il concorso di reati
Si ha concorso di reati quando il soggetto agente, violando più volte la legge penale, com-
mette una pluralità di reati.
In particolare, il concorso di reati si distingue in:
— materiale (art. 71 e ss c.p.), se i reati realizzati scaturiscono da più azioni o omissioni. In
questo caso, si applica la disciplina del cd. cumulo materiale delle pene, la quale prevede
l’irrogazione di tante pene quanti sono i reati realizzati, entro una soglia massima stabilita
dalla legge. Sono esempi di concorso materiale i plurimi omicidi commessi da un serial killer
(concorso materiale omogeneo) o i delitti commessi dal soggetto che prima ruba un’arma da
fuoco, in seguito la usa per commettere una rapina e, successivamente, un omicidio (cumulo
materiale eterogeneo);
— formale (art. 81, comma 1, c.p.), se i reati realizzati scaturiscono da una sola azione o omissione.
In questo caso, si applica la disciplina del cd. cumulo giuridico delle pene, la quale prevede
l’irrogazione della pena prevista per il reato più grave realizzato aumentata fino al triplo. Ad
esempio, un automobilista investe e uccide più persone (cumulo formale omogeneo) o investe
più persone, uccidendone alcune e provocando solo ferite in altre (cumulo formale eterogeneo).

5 Il reato continuato
Il reato continuato si realizza quando con più azioni o omissioni, esecutive di un medesimo
disegno criminoso, si commettono, anche in tempi diversi, più violazioni di legge (art. 81,
comma 2, c.p.).

9
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

Tuttavia, anche se formalmente si realizza un concorso materiale che, dunque, richiederebbe


l’applicazione del criterio del cumulo materiale per il calcolo della pena, cioè l’applicazione di
tante pene quanti sono i reati realizzati, l’art. 81, comma 2, prevede espressamente che il calcolo
della pena venga fatto applicando il criterio del cumulo giuridico, cioè la pena prevista per la
violazione più grave aumentata fino al triplo.
La ragione che giustifica l’applicazione di un regime di calcolo più mite è che le diverse vio-
lazioni vengono commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso e quindi il reato si
considera unico ai fini della pena.
Si pensi, ad esempio, alla differenza che intercorre tra le seguenti ipotesi: Tizio si reca armato
in banca per commettere una rapina e ferisce gravemente la guardia giurata che gli ha opposto
resistenza (reato continuato); Caio spara e uccide un suo nemico e, successivamente, rapina uno
sconosciuto per strada (concorso di reati).

6 Il concorso o conflitto apparente di norme


Il concorso apparente di norme sussiste quando alla condotta sembrano applicabili più
norme incriminatrici, ma il reato resta unico e, quindi, l’applicazione di una norma esclude
l’altra o le altre.
Pertanto, si pone il problema di individuare, tra le norme concorrenti, quella da applicare al
caso concreto. A tale scopo, la dottrina propone tre diversi criteri concorrenti:
— specialità, per cui laddove più disposizioni regolano la stessa materia, prevale la disposizione
speciale su quella avente carattere generale (art. 15 c.p.). La norma è speciale quando con-
tiene, oltre agli elementi previsti dalla normale generale, degli elementi ulteriori particolari
o specifici;
— consunzione o assorbimento, quando la commissione di un reato implica la realizzazione
di un reato ulteriore, che rimane assorbito nel primo. Pertanto, la norma più ampia assorbe
quella di portata minore;
— sussidiarietà, per cui una norma penale assume valore solo in via incidentale, cioè se la ma-
teria non è già disciplinata da una norma primaria. Nel codice penale, infatti, vi sono diverse
norme che prevedono la propria applicabilità solo «se il fatto non è previsto come reato da
altra norma» ovvero «salvo che il fatto costituisca più grave reato».

10
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

6
Qualità inerenti al reo

1 L’imputabilità
L’imputabilità è la capacità di intendere e volere del soggetto al momento in cui commette
il fatto (art. 85 c.p.).
La capacità di intendere è la capacità del soggetto di rendersi conto dell’atto che sta compiendo
e delle conseguenze che esso produce sulla realtà in cui egli agisce.
La capacità di volere è l’idoneità della persona a determinarsi in modo autonomo, resistendo
agli impulsi derivanti dal mondo esterno e dai moti del suo animo.
L’imputabilità è presupposto necessario per l’applicazione della pena al reo: se questi, invece,
risulta incapace di intendere e volere, potrà essergli applicata soltanto una misura di sicurezza.
La pena viene comunque applicata quando il soggetto agente si pone volontariamente in
stato di incapacità, ad esempio assumendo sostanze stupefacenti, allo scopo di commettere un
reato o di prepararsi una scusa (cd. incapacità preordinata o actio libera in causa, art. 87 c.p.).

2 Le cause di esclusione dell’imputabilità


La legge prevede una serie di cause che escludono o diminuiscono l’imputabilità (artt. 88-98 c.p.):
— la minore età, in relazione alla quale si distingue tra minori di 14 anni, ritenuti non imputabili,
e minori tra i 14 e i 18 anni, per i quali il giudice è tenuto ad accertare l’esistenza dell’imputa-
bilità caso per caso;
— il vizio di mente, ossia lo stato derivante da infermità che esclude (vizio di mente totale) o
diminuisce (vizio di mente parziale) la capacità di intendere e volere;
— il sordomutismo, che esclude l’imputabilità solo quando si accerta che esso ha determinato
in concreto l’incapacità di intendere e volere del soggetto;
— l’ubriachezza, la quale esclude l’imputabilità soltanto quando è accidentale, cioè non dipen-
dente da colpa del soggetto (si pensi al dipendente di una distilleria, il quale si ubriaca per i
fumi dell’alcool che respira);
— l’intossicazione cronica, che si verifica quando, per effetto dell’abuso prolungato di alcool o
sostanze stupefacenti, si produce un’alterazione fisica del soggetto tipica del vizio di mente
e, pertanto, è disciplinata analogamente a quest’ultimo.

3 La capacità a delinquere
La capacità a delinquere consiste nella tendenza o inclinazione dell’individuo a commet-
tere reati e si desume da una serie di elementi: i motivi a delinquere del reo e dal suo carattere;
i precedenti penali e giudiziari, la condotta e la vita del reo antecedente al reato; la condotta
contemporanea o susseguente al reato; le condizioni di vita individuale, familiare e sociale del reo.
La capacità a delinquere rientra tra gli elementi che il giudice deve valutare quando determina
la pena da infliggere all’autore di un reato (art. 133, comma 2, c.p.). Pertanto, essa consente al
giudice di scegliere e quantificare la pena in maniera più accurata.

11
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

4 La pericolosità criminale
La pericolosità criminale è un grado particolarmente intenso di capacità a delinquere, che
designa colui il quale è probabile che commetta nuovi fatti previsti dalla legge come reato, anche
se è non imputabile o non punibile (art. 203 c.p.).
Pertanto, la dichiarazione di pericolosità criminale comporta un aumento della pena o, in
caso di soggetto non imputabile, l’applicazione di una misura di sicurezza.
Sono previste quattro forme specifiche di pericolosità criminale (artt. 99-105 c.p.):
— il delinquente abituale, cioè colui che, con la sua ripetuta attività criminosa, dimostra di
aver acquistato una notevole attitudine a commettere reati;
— il delinquente professionale, ossia il soggetto che vive abitualmente, anche solo in parte,
con il frutto dei proventi dei reati da lui commessi. Per la dichiarazione di professionalità, non
è necessario che il reo sia già stato dichiarato delinquente abituale, ma si richiede che i vari
reati commessi forniscano ad esso una fonte stabile di mantenimento;
— il delinquente per tendenza, ossia colui che, per l’indole particolarmente malvagia (ad es.,
dovuta all’ambiente nel quale è cresciuto e vive), dimostra una speciale inclinazione alla
commissione di delitti;
— il recidivo, cioè chi dopo essere stato condannato per un delitto non colposo (ad es., il reato
di violenza sessuale) ne commette un altro. La recidiva può essere semplice, aggravata o
reiterata.

12
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

7
Le sanzioni

1 La pena
La pena è la sanzione che consegue alla commissione di un reato. Essa viene irrogata
dallo Stato, cioè dall’autorità giudiziaria attraverso il processo, a carico di colui che ha violato
una norma penale. Essa è:
— personale, poiché, ai sensi dell’art. 27 Cost., la responsabilità penale è personale;
— disciplinata dalla legge (cd. principio di legalità della pena);
— inderogabile, nel senso che deve essere sempre applicata se viene commesso un reato;
— proporzionata al reato (cd. proporzionalità della pena).
La pena per i singoli reati è solitamente indicata tra un minimo e un massimo e spetta al
giudice, caso per caso, determinarla.

2 Le tipologie di pena
Esistono diverse categorie di pena. In particolare, distinguiamo le pene:
— principali, inflitte dal giudice con la sentenza di condanna. L’ordinamento prevede per i
delitti le pene dell’ergastolo, della reclusione e della multa, mentre per le contravvenzioni
le pene dell’arresto e dell’ammenda;
— sostitutive, le quali, in presenza di determinate circostanze, sostituiscono quelle principali.
Le più importanti sono la semidetenzione e la libertà controllata;
— accessorie, ossia sanzioni che determinano per il condannato una limitazione di capacità,
attività o di funzioni ovvero aggravano gli effetti della pena principale.
Sono pene accessorie per i delitti: l’interdizione dai pubblici uffici; l’interdizione legale;
l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; l’interdizione da una
professione o da un’arte; l’incapacità a contrattare con la P.A.; l’estinzione del rapporto di lavoro
o di impiego; la decadenza dalla responsabilità genitoriale e la sospensione del suo esercizio.
Sono pene accessorie per le contravvenzioni: la sospensione dall’esercizio di una professione
o un’arte e la sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Una pena accessoria comune sia ai delitti sia alle contravvenzioni è la pubblicazione della
sentenza di condanna (art. 36 c.p.).

3 Le cause di estinzione della punibilità


Le cause di estinzione della punibilità indicano ipotesi, previste dalla legge, in cui non è
possibile sul piano materiale irrogare la pena, nonostante un reato sia stato realizzato e la
sua commissione accertata giudizialmente.
Si distingue tra cause di estinzione della punibilità in astratto o cause di estinzione del reato,
in quanto escludono l’applicabilità della pena al soggetto agente a prescindere dall’emanazio-
ne di una sentenza di condanna, e cause di estinzione della punibilità in concreto o cause di
estinzione della pena, in quanto escludono l’applicabilità della pena al soggetto agente a seguito
dell’emanazione di una sentenza di condanna.

13
ne

SIMONE sio
EDIZIONI
p an ine
Espansione semplificata – Diritto penale s
E n l
o
Gruppo Editoriale Simone

Tra le prime, si ricordano: la morte del reo precedente alla condanna; l’amnistia; la prescri-
zione; l’oblazione; le condotte riparatorie; la sospensione condizionale della pena; la sospensione
del procedimento con messa alla prova; il perdono giudiziale.
Tra le seconde, vi sono: la morte del reo dopo la condanna; l’amnistia impropria; la prescrizio-
ne della pena; l’indulto, la grazia, la liberazione condizionale; la riabilitazione; la non menzione
della condanna.

4 Le misure di sicurezza
Le misure di sicurezza sono speciali provvedimenti che hanno la funzione di curare e rieducare
un soggetto socialmente pericoloso, anche se non imputabile, impedendogli contemporane-
amente la commissione di nuovi reati. Le misure di sicurezza si distinguono in patrimoniali,
quando incidono soltanto sul patrimonio del soggetto (ad es., la confisca), e personali, se
limitano la sua libertà personale.
Le misure di sicurezza personali possono essere, a loro volta, detentive, come il ricovero in
ospedale psichiatrico giudiziario (ora residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza) e
non detentive, come il divieto di soggiorno, che consiste nel divieto di soggiornare in uno o più
Comuni o in una certa Provincia ed è applicabile facoltativamente per alcuni reati come i reati
contro l’ordine pubblico.

5 Le conseguenze civili del reato


Oltre che un illecito penale, un determinato fatto può anche costituire un illecito di diversa
natura (civile, amministrativo o disciplinare) e, quindi, da esso possono derivare conseguenze
giuridiche diverse e ulteriori rispetto a quelle penali.
La maggior parte dei reati costituisce generalmente anche un illecito civile, per cui da essi
deriva anche la sanzione civile del risarcimento del danno (art. 2043 c.c.). Ad esempio, il reato
di lesioni comporta anche l’obbligo di risarcire il danno provocato alla salute.
Le conseguenze di natura civile più importanti previste dal codice penale sono le restituzioni,
il risarcimento, l’obbligo del rimborso delle spese allo Stato per il mantenimento del condannato
e l’obbligazione civile per l’ammenda. Le prime due obbligazioni sono a beneficio delle vittime
del reato, mentre le ultime due sono a favore dello Stato.

14

Potrebbero piacerti anche