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Espansione semplificata
Il pubblico impiego
La disciplina del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni è una materia che
si colloca a metà strada tra il diritto amministrativo, da cui riprende principi e nozioni, e il di-
ritto del lavoro, trattandosi di rapporti di impiego veri e propri.
Questa «doppia anima» del lavoro pubblico è soprattutto evidente alla luce di un concetto
che occorre avere chiaro fin da subito: ossia la privatizzazione o contrattualizzazione del pub-
blico impiego, che ha sancito l’avvicinamento di quest’ultimo che, in precedenza aveva natu-
ra esclusivamente pubblicistica, al rapporto di lavoro privato, ossia quello che si svolge alle di-
pendenze dell’impresa privata e che viene regolato da fonti di diritto privato, come il codice ci-
vile, lo statuto dei lavoratori ecc.
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prospettiva dell’efficienza e trasparenza dei pubblici uffici, e mediante il quale è stato concluso
il processo di privatizzazione, con cui il pubblico impiego viene regolamentato sia da atti di tipo
pubblicistico(leggi e regolamenti) sia da atti privatistici, tipici delle imprese private.
Ad esempio, la struttura degli apparati pubblici nel loro complesso, ossia l’organizzazione
di massima degli uffici, deve essere disciplinata da leggi e regolamenti (si tratta degli atti di ma-
croorganizzazione); al contrario, il funzionamento concreto degli uffici e la gestione dei rapporti
di lavoro viene disciplinata mediante atti di diritto privato, spettanti al dirigente pubblico qua-
le vero e proprio datore di lavoro (atti di cd. micro-organizzazione).
Oltre che dalle leggi, i rapporti di lavoro (sia pubblici che privati) sono disciplinati dai con-
tratti collettivi nazionali di lavoro (in genere indicati con l’acronimo ccnl), che rappresentano
il frutto di quel particolare procedimento denominato contrattazione collettiva.
Quello di «contrattazione» è uno dei concetti fondamentali da avere sempre a mente: si trat-
ta, in generale, sia per il settore privato che pubblico, del momento di incontro tra i sindacati
dei lavoratori e i datori di lavoro in cui vengono regolamentati i rapporti di lavoro (diritti, ob-
blighi, mansioni, retribuzione minima ecc.). Nel contratto collettivo che ne scaturisce, dunque,
vengono bilanciati i vari interessi in gioco.
La contrattazione nel pubblico impiego si articola su due livelli:
1. contrattazione collettiva nazionale, concernente i singoli comparti del pubblico impiego e
a cui compete la disciplina del rapporto di lavoro. Che si intende con la nozione «comparto»?
Esso è l’unità su cui si basa la contrattazione collettiva, ognuna delle quali raggruppa, per af-
finità di funzioni ed attività, determinate categorie di pubblici dipendenti: ad esempio, coloro
che lavorano nei vari ministeri fanno capo allo stesso comparto, come pure chi lavora negli enti
locali (Regione, comune ecc.), chi lavora nelle scuole fa parte del comparto scuola, i medici e
coloro che operano alle dipendenze del sistema sanitario nazionale del comparto sanità ecc.;
2. contrattazione collettiva integrativa, che sarebbe quella che si svolge a livello di singola
amministrazione e corrisponde ai contratti collettivi aziendali o d’impresa del settore privato.
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6 La dirigenza pubblica
Per inquadrare la disciplina della dirigenza pubblica, occorre partire dalla distinzione tra
attività di indirizzo politico e attività di gestione amministrativa: in particolare, l’indirizzo
politico è la base dell’azione dei pubblici poteri e si sostanzia nell’individuazione, da parte de-
gli organi di governo, delle scelte e dei programmi che verranno poi «concretizzati» mediante
l’esplicazione dell’attività di gestione, di spettanza della burocrazia, cioè la dirigenza pubblica.
Al dirigente compete, in particolare, l’adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi
nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa delle risorse di un determinato ufficio.
L’accesso alla dirigenza avviene mediante concorso pubblico e conseguente stipulazione di
un contratto di lavoro con l’amministrazione. Il rapporto di lavoro, però, diviene effettivo solo
con il conferimento di un incarico.
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voro; ciò si correla anche all’esigenza che il prestatore di lavoro indirizzi le proprie energie lavo-
rative esclusivamente ai compiti dell’ufficio pubblico in cui lavora.
I doveri del pubblico dipendente sono elencati in maniera specifica sia dal Codice di com-
portamento (D.P.R. 16-4-2013, n. 62) che dai contratti collettivi nazionali per i diversi com-
parti della pubblica amministrazione.
Ai doveri fanno da riscontro una serie di diritti, che si possono distinguere a seconda che
abbiano un contenuto patrimoniale (ad esempio, la retribuzione) o non patrimoniale, tra cui, ad
esempio, il diritto all’ufficio, inteso come «stabilità» nel rapporto di lavoro; il cd. diritto alla pro-
gressione, ossia di fare carriera all’interno della P.A. incrementando anche la retribuzione; il di-
ritto al riposo, in base al quale il lavoratore ha diritto a godere delle ferie e ad assentarsi per mo-
tivi particolari (mediante permessi) o in caso di malattia; il diritto alla riservatezza, per cui alle
pubbliche amministrazioni è imposto il rispetto di particolari condizioni per il trattamento da
parte di soggetti pubblici di dati sensibili, specialmente quelli idonei a rivelare lo stato di salu-
te; il diritto alle pari opportunità tra uomini e donne sul luogo di lavoro; i diritti sindacali, ossia la
possibilità di costituire rappresentanze sindacali del personale.