ELIO CASETTA
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• Principio di Buon Andamento, enunciato anch’esso dall’articolo 97 della costituzione, che sembra riferirlo
esclusivamente all’organizzazione amministrativa. Ma dottrina e giurisprudenza hanno affermato la natura
precettiva e non esclusivamente programmatica della norma costituzionale, che pone una riserva di legge. La
portata dell’articolo è stata poi estesa non solo alla legge ma anche all’amministrazione. Infine in virtù di una
interpretazione estensiva della locuzione <<pubblici uffici>> è stata affermata l’applicabilità diretta di tale
principio così all’organizzazione, come all’attività amministrativa. Tale principio impone che l’ amministrazione
agisca nel modo più adeguato e conveniente possibile. Il problema del buon andamento non deve essere confuso
con quello del dovere funzionale di buona amministrazione a carico dei pubblici dipendenti. Difatti il buon
andamento si riferisce alla PA nel suo complesso, quindi non al funzionario, ma all’ente.
• Criteri di efficacia, efficienza, pubblicità e trasparenza, Accanto ai principi tradizionali di buon andamento
ed imparzialità, l’ amministrazione si deve attenere anche ai criteri di efficacia, efficienza, pubblicità e
trasparenza, i quali costituiscono la traduzione dei principi costituzionali, diventando i parametri giuridici
dell’attività e della organizzazione amministrativa. Il criterio di efficienza riguarda il rapporto tra risultato
dell’azione amministrativa e i mezzi impiegati per ottenere tale risultato. Il criterio di efficacia riguarda il
rapporto tra il risultato ottenuto e gli obiettivi prefissati. I criteri di pubblicità e trasparenza sono riferiti
all’attività amministrativa e all’organizzazione. Costituiscono applicazione del principio di imparzialità ed
appaiono molto simili. Per differenziarli la L.241/90 quando richiama la pubblicità fa riferimento alle attività
che l’amministrazione deve compiere per comunicare ai cittadini notizie, dati e atti (artt. 8, 21-bis, 26). Ad essi
possono essere ricondotti molteplici istituti tra i quali il diritto di accesso, la pubblicità degli atti, l’istituzione
delle URP, il responsabile del procedimento, e le attività di informazione e comunicazione delle amministrazioni.
• Principio di Azionabilità delle situazioni giuridiche dei cittadini nei confronti della PA, Principio di
Sindacabilità degli atti amministrativi, L’articolo 24.1 Cost. stabilisce che <<tutti possono agire in giudizio per
la tutela dei propri diritti e interessi legittimi>>. L’articolo 113 Cost. dispone che <<contro gli atti della PA è
sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione
ordinaria o amministrativa. Tale tutela giurisdizionale non può essere esclusa o limitata a particolari mezzi di
impugnazione o per determinate categorie di atti. La legge determina quali organi di giurisdizione possono
annullare gli atti della PA nei casi e con gli effetti previsti dalla legge stessa>>. Tale disciplina esprime l’esigenza
che ogni atto della PA possa essere oggetto di sindacato da parte di un giudice e che tale sindacato attenga a
qualsiasi tipo di vizio di legittimità: si tratta del Principio di Azionabilità delle situazioni giuridiche dei cittadini
nei confronti della PA e del Principio di Sindacabilità degli atti amministrativi. Occorre notare che secondo la
Corte Costituzionale tale principio non impedisce l’emanazione delle c.d. leggi provvedimento (leggi che hanno un
contenuto puntuale e concreto alla stregua dei provvedimenti amministrativi), purchè sia rispettato un canone di
ragionevolezza. L’adozione di tali leggi determina l’impossibilità per il cittadino di ottenere tutela giurisdizionale
delle proprie situazioni giuridiche soggettive davanti al giudice amministrativo o al giudice ordinario, potendo la
legge provvedimento essere sindacata soltanto dalla Corte Costituzionale, alla quale non è possibile
direttamente ricorso da parte di soggetti privati lesi.
• Principio di Finalizzazione dell’amministrazione pubblica agli interessi pubblici, Dall’esame dell’articolo 97
Cost. emerge il principio di finalizzazione dell’amministrazione pubblica: il buon andamento significa congruità
dell’azione in relazione all’interesse pubblico; l’imparzialità postula l’esistenza di un soggetto parte, il quale è
tale in quanto persegue finalità collettive che l’ordinamento generale ha attribuito alla sua cura. Tali principi
devono essere rispettati anche dal legislatore. Da ciò risulta evidente come la finalizzazione permei
l’amministrazione nel suo complesso e si rifletta sulla sua soggettività e sui poteri ad essa riconosciuti ed
attribuiti.
• Principi di Sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, il principio di sussidiarietà significa che la
funzione amministrativa deve essere esercita dall’ amministrazione più vicina ai soggetti che ne percepiscono gli
effetti. Tale principio è stato previsto a livello comunitario in relazione ai rapporti tra Unione-Stati membri.
Tale principio può essere inteso non solo in senso verticale (distribuzione delle competenze tra centro e
periferia), ma anche in senso orizzontale, cioè nei rapporti tra poteri pubblici e organizzazioni della società.
Difatti è prevista la possibilità che gli Enti Locali svolgano le proprie funzioni attraverso le attività che possono
essere esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali. Con la nuova formulazione
dell’articolo 118 Cost. è stato costituzionalizzato il principio della sussidiarietà in senso verticale (<<le funzioni
amministrative sono attribuite ai comuni, salvo che , per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a
province, Città metropolitane, Regioni e Stato sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza>>) e in senso orizzontale (<<Stato, Regioni, Città metropolinate, Province e Comuni favoriscono
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l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla
base del principio di sussidiarietà>>).
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Nel caso di partecipazioni in SpA, l’atto costitutivo può conferire agli enti pubblici la facoltà di nominare uno o più
amministratori, sindaci o componenti del consiglio di sorveglianza.
Gli enti pubblici sono soggetti a particolari rapporti o relazioni la cui intensità varia in ragione dell’autonomia
dell’ente.
I concetti di autotutela, autarchia e autonomia non vanno confusi con l’autodichia (possibilità spettante ad alcuni
organi costituzionali come Camera e Senato, di sottrarsi alla giurisdizione degli organi giurisdizionali comuni nelle
controversie con i propri dipendenti), e l’autogoverno (situazione nella quale gli organi dello stato sono designati dalla
collettività di riferimento anziché essere nominati dall’autorità centrale).
Classificazione degli enti pubblici
In base alla modalità con la quale viene organizzata la presenza degli interessati negli organi dell’ente, si possono
avere:
1) Enti a struttura istituzionale, nei quali la nomina degli amministratori è determinata da soggetti estranei all’ente
(es: INPS) e presuppongono la destinazione di un patrimonio alla soddisfazione di un interesse. Si ha quindi
prevalenza dell’elemento patrimoniale. Presentano quindi analogie con le fondazioni
2) Enti associativi, nei quali i soggetti facenti parte del corpo sociale sottostante determinano direttamente o
mezzo di rappresentanti le decisioni fondamentali dell’ente. Si verifica qui il fenomeno dell’autoamministazione.
Caratteristica di tali enti sono la presenza di un’assemblea avente compiti deliberanti (Es. CONI). Presentano
quindi analogie con le associazioni di diritto privato.
Ma le classificazioni più importanti sono state effettuate dal legislatore che distingue tra:
1) Enti Autonomi, art. 5 Cost. che riconosce particolare autonomia a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni,
autonomia politica (per le regioni) o politico-amministrativa anche confliggente con quella statale. Caso
particolare è costituito dalle Autonomie funzionali, categoria istituita dalla legge per indicare quegli enti come
Università, Camere di Commercio e Istituzioni Scolastiche, ai quali possono essere conferiti funzioni e compiti
statali.
2) Enti Pubblici Economici, istituiti nel caso in cui l’ordinamento consideri di pubblico interesse la presenza di un
soggetto sul mercato, interesse individuato nel fatto che tale soggetto svolga attività economiche. A tali enti
sono riconosciuti poteri autoritativi. La loro disciplina è prevista nel codice civile e in altre norme di legge.
3) Enti Territoriali, costituiti da Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato. Il territorio consente di
individuare gli enti stessi, che sono comunità territoriali. Tali enti sono rappresentativi delle persone stanziate
sul territorio e opera nell’interesse di tutto il gruppo. Le funzioni di tali enti sono individuabili in ragione del
livello territoriale degli interessi stessi (comunale, provinciale, regionale). Da ciò consegue che l’esercizio del
potere che non rispetti il limite territoriale determina la nullità del relativo atto.
4) Agenzie, costituiscono la conferma della atipicità degli enti pubblici. Sono disciplinate dalla legge istitutiva. (Es.
ARAN).
Relazioni, rapporti intersoggettivi e forme associative
Le tipologie di relazioni intersoggettive sono costituite da:
• Entificazione di apparati organizzativi propri di un altro ente cioè situazione di strumentalità strutturale e
organizzativa di un ente, stabilita dalla legge, nei confronti di un altro ente, nei quali il primo assume
caratteristiche simili ad un organo. L’ente principale dispone di poteri di ingerenza nei confronti dell’ente
subordinato. Esempi di enti strumentali sono le aziende speciali, ente strumentale del comune.
• Enti dotati di una maggiore autonomia, che non si trovano in posizione di strumentalità strutturale e
organizzativa: sono enti che svolgono un’attività rilevante per un altro ente pubblico territoriale, in particolare
per lo Stato. Esempi: Camere di Commercio, SIAE, Enti Parastatali (enti pubblici non economici).
Il contenuto di queste relazioni varia da caso a caso e dipende dal potere che lo Stato può esercitare nei confronti
dell’ente, che può essere:
• Vigilanza, un ente è dotato di poteri di ingerenza costituiti dal controllo di legittimità di un soggetto sugli atti di
un altro. Il suo contenuto non si esaurisce nel mero controllo ma si estrinseca nell’adozione di una serie di atti
come l’approvazione dei bilanci o la nomina di commissari straordinari.
• Direzione, situazione di sovraordinazione tra enti che implica il rispetto, da parte dell’ente sovraordinato, di un
ambito di autonomia dell’ente subordinato. Tale relazione si estrinseca in una serie di atti denominati direttive,
che determinano l’indirizzo dell’ente lasciandogli la possibilità di scelta delle modalità.
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Dalle relazioni stabili e continuative occorre tener distinte i rapporti che di volta in colta si possono instaurare tra
enti e che sono:
• Avvalimento, era previsto nell’articolo 118 Cost. vecchia formulazione, in relazione a regioni e province, comuni ed
enti locali, mentre la disciplina attuale non ne fa più cenno. E’ ancora però previsto dalla legge ordinaria. Non
comporta trasferimenti di funzioni, ma è caratterizzato dall’utilizzo da parte di un ente degli uffici di un altro
ente.
• Sostituzione, istituto mediante il quale un soggetto è legittimato a far valere un diritto, un obbligo o un
attribuzione che rientrano nella sfera di competenza di un altro soggetto, operando in nome proprio e sotto la
propria responsabilità.
Esistono alcune forme associative che possono essere costituite da enti che sono:
• Federazioni di enti, svolgono attività di coordinamento e indirizzo dell’attività degli enti federati e attività di
rappresentanza degli stessi. Esempio: ACI. Alcune federazioni comprendono anche soggetti privati: gli enti
pubblici possono costituire federazioni di diritto privato come l’ANCI o l’UPI. La federazione può essere
entificata dalla legge come il CONI.
• Consorzi, costituiscono una struttura stabile volta alla realizzazione di finalità comuni a più soggetti. Agiscono
nel rispetto di alcuni limiti derivanti dall’esercizio del potere direttivo e di controllo spettante ai consorziati. Gli
enti pubblici possono costituire anche consorzi di diritto privato anche con la partecipazione di soggetti privati.
I consorzi pubblici possono essere classificati in entificati e non entificati, obbligatori e facoltativi. I consorzi
entificati sono enti di tipo associativo. Sono invece obbligatori quando un rilevante interesse pubblico ne imponga
la necessaria presenta (consorzi di bonifica).
La disciplina comunitaria: gli organismi di diritto pubblico
L’amministrazione comunitaria indica l’insieme degli organismi e delle istituzioni della UE a cui è affidato il compito di
svolgere attività amministrative e di emanare atti amministrativi. Nozione introdotta dal diritto comunitario è quella
di impresa pubblica cioè quell’impresa nei confronti della quale i pubblici poteri possono esercitare, direttamente o
indirettamente, un’influenza dominante per ragioni di proprietà, partecipazioni finanziarie o della normativa che le
disciplina. Altra nozione introdotta dal diritto comunitario è quella di organismo di diritto pubblico. In particolare la
disciplina comunitaria in materia di appalti ricomprende tale figura tra le amministrazioni aggiudicatici,
assoggettandola alla disciplina ispirata ai principi della concorrenza. Si tratta di organismi:
a) Istituiti per soddisfare specifici bisogni di interesse generale aventi carattere non industriale o commerciale.
b) Aventi personalità giuridica
c) La cui attività è finanziata in modo maggioritario dallo stato, dagli enti locali o da altri organismi di diritto
pubblico, oppure la cui gestione è soggetta al controllo di questi ultimi.
Le figure di incerta qualificazione: SpA a partecipazione pubblica e fondazioni
Le Spa a partecipazione pubblica sono disciplinate dagli articoli 2449 e 2450 del codice civile che stabiliscono che se
lo stato o un altro ente pubblico assume partecipazioni azionarie, l’atto costitutivo può conferire la facoltà di
nominare e revocare amministratori, sindaci o componenti del consiglio di sorveglianza. Ciò è consentito anche se
l’ente non dispone di partecipazioni azionarie, se così dispone la legge o l’atto costitutivo. La scarsità delle norme non
deve trarre in inganno. La diffusione delle società pubbliche è rilevante ed esse sono disciplinate spesso da norme
speciali. E’ molto frequente il caso di società istituite direttamente ed unilateralmente dalla legge o di società a
costituzione obbligatoria. Esistono vari modelli costituiti da:
1. società a partecipazione pubblica regolate da leggi speciali e chiamate a svolgere funzioni pubbliche. Possono
venire accostate a società che risultano affidatarie di servizi in house senza necessità di gara. L’affidamento in
house è stato delineato dalla giurisprudenza europea e ricorre nei casi in cui tra amministrazione e imprese
esiste un legame tale che il soggetto non può ritenersi distinto dal punto di vista decisionale. In tale fattispecie
non si applica la disciplina sugli appalti.
2. società miste direttamente affidatarie di servizi pubblici locali; di norma il socio privato è scelto tramite gara.
3. società derivanti dal processo di privatizzazione
E’ da notare che spesso le società sono costituite ex lege, come la Patrimonio SpA e non possono fallire, venendo
qualificate come enti pubblici.
Le fondazioni sono un modello in via di diffusione nell’ambito dell’attività amministrativa, sono caratterizzate
dall’indisponibilità dello scopo, svolgono attività in settori contigui a quelli delle amministrazioni.
Privatizzazione degli enti pubblici
La scelta di privatizzazione degli enti pubblici è sostenuta da diverse ragioni:
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1. La trasformazione dell’ente in SpA, consente di reperire capitale di rischio sul mercato ed ha una snellezza
d’azione maggiore.
2. Il processo è influenzato dalla UE
3. Tende a ridurre gli ambiti nei quali i soggetti pubblici agiscono in posizione di monopolio o disponendo speciali
privilegi
4. Consente la riduzione dell’indebitamento finanziario.
In linea generale, la privatizzazione che non sia soltanto formale, comporta che il potere pubblico rinunci ad essere
imprenditore e incide sul modello di intervento pubblico in economia. E’ chiaro che se si fosse in presenza di
privatizzazione in senso sostanziale, il risultato sarebbe lo spostamento della linea di demarcazione tra pubblico e
privato. L’ente pubblico economico viene trasformato in SpA, con capitale interamente posseduto dallo stato.
Successivamente si procede alla dismissione della quota pubblica come avvenuto per l’ENI o la Società autostrade. In
genere la privatizzazione interessa soggetti che operano in tre settori principali:
• Nella gestione di partecipazioni azionarie (IRI,ENI)
• Nei servizi di pubblica utilità (ENEL, Telecom)
• Nel settore creditizio
L’organo
Inizialmente la personalità giuridica era attribuita solo allo Stato, mentre successivamente sono state riconosciute
altre soggettività. Premesso che le persone giuridiche costituiscono un’invenzione del diritto e sono quindi incapaci di
agire, è necessario spiegare, come invece esse potessero agire. Le spiegazioni possono essere due:
• Ricorrere all’istituto della rappresentanza
• Utilizzare la figura dell’organo
Attraverso l’organo la persona giuridica agisce e l’azione svolta dall’organo si considera posta in essere dall’ente.
L’organo non è separato dall’ente e quindi la sua azione non è svolta in nome e per conto di altri, diventando
direttamente attività propria dell’ente che risulta così capace di agire, senza la necessità che altri presti la propria
volontà. L’organo è quindi l’elemento dell’ente che consente di riferire all’ente stesso atti e attività.
Classificazione degli organi
Gli organi possono essere:
• Interni o procedimentale, sono organi competenti ad emanare atti aventi rilevanza endoprocedimentale.
• Esterni, sono organi competenti ad emanare provvedimenti o atti aventi rilevanza esterna. I dirigenti in
particolare adottano atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno.
• Attivi, competenti a formare ed eseguire la volontà dell’amministrazione in vista del conseguimento dei fini ad
essa affidati.
• Consultivi, rendono pareri.
• Di controllo, sindacano l’attività posta in essere dagli organi attivi.
• Con legale rappresentanza, particolare tipo di organo esterno che esprime la volontà dell’ente nei rapporti
contrattuali con i terzi e che avendo capacità processuale, conferisce la procura alle liti per agire o resistere in
giudizio.
• Con personalità giuridica, la personalità giuridica spetta solo all’ente. Alcuni organi però, per espressa volontà di
legge, sono dotati di personalità giuridica, e sono quindi titolari di potere. Es. ISTAT
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• Monocratici, il cui titolare è una sola persona.
• Collegiali, formato da più persone fisiche.
Relazioni interorganiche
Tra gli organi di una persona giuridica possono instaurarsi relazioni disciplinate dal diritto, che hanno carattere di
stabilità e riflettono la propria posizione nell’ambito dell’organizzazione. Tali relazioni sono:
• Gerarchia, esprime la relazione di sovraordinazione-subordinazionetra organi diversi. L’organo subordinato non
dispone di una propria esclusiva sfera di competenza e l’organo sovraordinato ha una competenza comprensiva
anche di quello subordinato. I poteri caratteristici della relazione gerarchica sono:
o potere di ordine, di direttiva e di sorveglianza
o potere di decidere i ricorsi gerarchici
o potere di annullare d’ufficio o revocare gli atti emanati da un organo subordinato
o potere di risolvere i conflitti che insorgono tra enti subordinati
o potere di avocazione e sostituzione
• Direzione, nonostante esistano due organi posti in situazione di disuguaglianza, sussiste una sfera di autonomia in
capo all’organo subordinato, mentre l’organo sovraordinato ha il potere di indicare gli scopi da perseguire.
• Coordinamento, si riferisce ad organi in situazione di equiordinazione preposti ad attività che, pur dovendo
restare distinte, sono destinate ad essere ordinate secondo un disegno unitario. Esempio: potere di un
coordinatore di impartire disposizioni. Il coordinamento è definito dalla legge come potere esercitatile all’interno
della direzione.
• Controllo, riguarda un’autonoma funzione svolta da organi peculiari. Consiste in un esame, da parte di un apposito
organo, di atti e attività imputabili ad un altro organo controllato. Tale controllo è sempre doveroso, accessorio
rispetto all’attività principale e svolto nelle forme previste dalla legge. Si conclude con la formulazione di un
giudizio, positivo o negativo, sulla base del quale viene adottata una misura. Il controllo può essere esercitato da
organi di un ente nei confronti di organi di altro ente.
Controllo di ragioneria nell’amministrazione statale e controllo della Corte dei Conti
Particolare tipo di controllo è il controllo di ragioneria esercitato dagli uffici centrali di bilancio a livello centrale e
dalle ragionerie provinciali a livello di organi decentrati delle amministrazioni statali, i quali provvedono alla
registrazione degli impegni di spesa e possono inviare segnalazioni sulla legalità della spesa senza che ciò abbia
effetti impeditivi sull’efficacia degli atti. Gli uffici di ragioneria svolgono il controllo interno di regolarità
amministrativa e contabile.
Controllo esterno e costituzionalmente garantito è quello esercitato dalla Corte dei Conti quale <<organo al servizio
dello stato-comunità>> attraverso il meccanismo della registrazione e apposizione del visto. I controlli spettanti alla
Corte dei conti sono :
• Un controllo preventivo su specifici atti
• Un controllo preventivo sugli atti che il Presidente del Consiglio richiede di sottoporre temporaneamente a
controllo o che la corte dei conti deliberi di controllare per un determinato preriodo
• Un controllo successivo sui titoli di spesa relativi al personale
• Un controllo successivo sugli atti di notevole rilievo finanziario individuati per categorie ed amministrazioni
statali
• Un controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo stato contribuisce in via ordinaria
• Un controllo sulla gestione degli enti locali. Il controllo si conclude con un referto al Parlamento. La Corte dei
Conti verifica il rispetto degli equilibri di bilancio da parte degli enti territoriali in relazione al patto di stabilità
interno e agli obblighi derivanti dall’appartenenza alla UE.
• Un controllo successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni pubbliche, sulle gestioni
fuori bilancio e sui fondi di provenienza comunitaria
Inoltre la Corte pronuncia il giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello stato accompagnato da specifica
relazione.
I controlli interni
Le PA devono istituire i controlli interni articolati in:
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• Controllo di regolarità amministrativa e contabile, garantisce la legittimità, la regolarità e la correttezza
dell’azione amministrativa
• Controllo di gestione, è volto a verificare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’azione amministrativa al fine
di ottimizzare il rapporto tra costi e risultati.
• Valutazione della dirigenza, è svolta, sulla base dei controlli di gestione, da strutture e soggetti che rispondono
direttamente ai dirigenti posti al vertice dell’unità organizzativa interessata. E’ strettamente collegata alla
responsabilità dirigenziale.
• Valutazione e controllo strategico, è volta a valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione
dei piani, programmi e altri strumenti di determinazione dell’indirizzo politico. Si verifica l’effettiva attuazione
delle scelte contenute nelle direttive ed altri atti di indirizzo politico.
I rapporti tra gli organi e l’utilizzo degli organi di un altro ente
I rapporti che possono correre tra organi diversi sono:
• Avocazione, un organo esercita i compiti spettanti ad altro organo, in ordine ai singoli affari per motivi di
interesse pubblico e indipendentemente dall’inadempimento dell’organo istituzionalmente competente.
• Sostituzione, ha come presupposto l’inerzia dell’organo sostituito nell’emanazione di un atto cui è tenuto per legge
e consiste nell’adozione, previa diffida da parte di un organo sostituto degli atti di competenza di un altro organo.
L’organo sostituto è di norma un commissario.
• Delegazione, figura in forza della quale un organo investito in via primaria della competenza di una certa materia,
consente unilateralmente, mediante atto formale, ad un altro organo di esercitare la stessa competenza. La
delegazione richiede un’espressa previsione legislativa, la quale contempli la possibilità che un organo eserciti una
competenza in luogo di quello al quale la stessa è attribuita stabilmente. Altera l’ordine legale delle competenze.
Gli uffici e il rapporto di servizio
Oltre enti ed organi esistono gli uffici che sono nuclei elementari dell’organizzazione. Anche gli organi sono uffici dal
punto di vista strutturale. Sono costituiti da un insieme di mezzi materiali e personali e sono chiamati a svolgere uno
specifico compito che, in coordinamento con quello degli altri uffici concorre al raggiungimento di un determinato
obiettivo. All’interno dell’ufficio si distingue la figura del preposto che se in situazione di primarietà è il titolare.
L’ufficio il cui titolare è assente o impedito viene affidato al supplente, mentre si ha la reggenza nell’ipotesi di
mancanza del titolare. Gli addetti e i titolari che prestano il proprio servizio presso l’ente sono legati alla persona
giuridica dal rapporto di servizio che ha come contenuto il dovere di agire prestando il dovere di ufficio al quale si
contrappone una serie di diritti. Il dovere di ufficio ha per oggetto una serie di comportamenti che il dipendente
deve tenere nei confronti della PA e dei cittadini.
La dirigenza e i rapporti con gli organi politici
Ai dirigenti sono attribuiti poteri autonomi di gestione con il compito di organizzare il lavoro, gli uffici e le risorse
umane e finanziarie, e di attuare le politiche delineate dagli organi di indirizzo politico-amministativo. La dirigenza
statale si articola in due fasce del ruolo dei dirigenti istituito presso ogni amministrazione. L’accesso alla qualifica di
dirigente avviene mediante concorso per esami oppure tramite corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla
Scuola superiore di PA. Un canale alternativo per l’accesso è costituito dagli incarichi diretti esterni. Il rapporto di
lavoro si fonda su un contratto. L’incarico della funzione è conferito a tempo determinato ed è un atto che ha natura
provvedimentale, di indole privatistica, con le conseguenze che al provvedimento non si applicano le norme sul
procedimento amministrativo. Propria dei dirigenti è la responsabilità dirigenziale aggiuntiva rispetto alle altre
forme di responsabilità. Tale responsabilità sorge se non sono stati raggiunti gli obiettivi o in caso di inosservanza
delle direttive imputabile al dirigente. La sanzione è il mancato rinnovo dell’incarico. La valutazione del mancato
raggiungimento degli obiettivi viene effettuato dal controllo di gestione.
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• Beni pubblici, comprende i beni che:
sono finalizzati al soddisfacimento dell’interesse pubblico
appartengono ad un ente pubblico
Tali caratteristiche sono entrambi essenziali. I beni pubblici vengono trattati dal nostro ordinamento in modo
specifico. Si distinguono in base ad un criterio formale e quindi occorre ricorrere ad una norma di legge. Quella
fondamentale è il codice civile (articolo 822 e seguenti).
Si dividono in:
Beni demaniali, sono beni che presentano le seguenti caratteristiche:
1. appartengono ad un ente pubblico territoriale
2. sono beni mobili o universalità di beni mobili (Esempio: una biblioteca).
I beni demaniali possono essere:
1. necessari ,(art. 822.1) necessariamente appartengono ad un ente pubblico e si dividono in:
a. marittimo, lido del mare, spiagge, porti
b. idrico, fiumi, torrenti, laghi
c. militare, opere destinate alla difesa nazionale
2. accidentali, (art. 822.2) nel caso concreto appartengono allo stato, ma in generale possono
appartenere ai privati. Si dividono in:
a. stradale, strade, autostrade
b. ferroviario
c. aereonautico
d. culturale
Tali beni a norma dell’articolo 823 cc sono inalienabili, non possono dar luogo a diritti a favore di terzi
se non nei limiti stabiliti dalla legge, non possono essere soggetti a espropriazione forzata. La tutela
di questi beni non si limita solo alla tutela giurisdizionale ma anche alla autotutela cioè quella in via
amministrativa.
I beni demaniali sono inalienabili, ma ci sono eccezioni che possono derogare alla regola generale. Tale
eccezione è rappresentata dal DPR 283/00 abrogato con DLGS 42/2004 (codice dei beni culturali).
Tale codice si riferisce ai beni del patrimonio artistico e storico.
A norma dell’articolo 1, i beni mobili del demanio artistico e storico non possono essere alienati se non
nei limiti e con le modalità stabilite dal presente regolamento.
A norma dell’articolo 2 viene posta una lista di beni che non possono in assoluto essere ceduti
A norma dell’articolo 6, fermo restando i casi di inalienabilità di cui all’articolo 2, alcuni beni del
demanio storico-artistico possono essere alienati attraverso una specifica autorizzazione rilasciata
dal sovrintendente regionale e con un particolare procedimento.
A norma dell’articolo 12, il ministero dei beni culturali ha la prelazione sul bene che si intende alienare.
Tutto ciò è stato confermato dal DLGS 42/2004.
Beni patrimoniali indisponibili, (art. 826 cave, torbiere, foreste, miniere e cose mobili di interesse
storico, paletnologico paleontologico, artistico) sono beni che presentano le seguenti caratteristiche:
1. possono appartenere a qualsiasi ente pubblico
2. sono beni mobili o immobili
Tali beni hanno un particolare regime giuridico perché sono beni caratterizzati da un vincolo di
indisponibilità, cioè sono indisponibili all’ente pubblico. Non possono essere quindi sottratti alla loro
destinazione di soddisfacimento di un pubblico interesse.
• Beni patrimoniali disponibili, sono beni che appartengono ad un ente pubblico. Anche se di proprietà dello stato
non hanno come fine principale il soddisfacimento di un pubblico interesse, ma sono beni che l’ente pubblico
possiede come un privato (Esempio: denaro). Possono quindi essere utilizzati in maniera libera. Per definire questi
beni si va per esclusione. Cioè sono beni di proprietà pubblica che non fanno parte delle altre due categorie.
• Beni privati di interesse pubblico, sono beni appartenenti ai privati, ma che possono essere utilizzati per il
soddisfacimento di un interesse pubblico. Sono beni che hanno una rilevanza. Sono quindi beni di proprietà privata
ma essendo di interesse pubblico hanno un regime giuridico particolare. Infatti subiscono delle limitazioni. Tali
beni si dividono in:
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Beni vincolati, caratterizzati da vincoli, cioè limitazioni caratterizzate dal fatto di avere ad esempio una
certa destinazione o dall’impossibilità del proprietario di modificarli
Beni onerati, impongono oneri al proprietario. Esempio: cava. Il proprietario è costretto ad utilizzarla per
valorizzarla e nel caso in cui non lo faccia lo stato può prenderla.
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Capitolo IV: L’organizzazione degli enti pubblici
Il governo e i ministeri
Al vertice dell’organizzazione statale, indicata come potere esecutivo, è collocato il Governo, formato da:
• Presidente del Consiglio dei Ministri
• Consiglio dei Ministri
• Ministri
I realtà anche il PdR svolge alcune importanti funzioni amministrative come la nomina dei più alti funzionari e
l’emanazione dei regolamenti amministrativi.
La Presidenza del Consiglio ha una struttura organizzativa propria alla quale fanno capo vari dipartimenti ed uffici.
Tale organizzazione è disciplinata da decreti del Presidente del Consiglio. Il Segretario Generale è il responsabile
del funzionamento del segretariato generale e della gestione delle risorse umane e strumentali della Presidenza. Egli
è legato al presidente da un rapporto fiduciario, e può essere coadiuvato da uno o più vicesegretari generali. Ogni
dipartimento si riparte in uffici e ogni ufficio in unità operative denominate servizi, il cui numero è stabilito con
Decreto del PdC, mentre l’organizzazione interna è affidata al Segretario Generale. Il PdC individua con propri
decreti gli uffici di diretta collaborazione propri e dei ministri senza portafoglio (titolari di dipartimento) o
sottosegretari della presidenza. Le funzioni del Consiglio dei Ministri sono:
• Indirizzo politico e normativo
• Indirizzo e coordinamento
• Potere di annullamento di ufficio degli atti amministrativi
I Ministri sono gli organi di vertice dei vari dicasteri. Sono organi costituzionali e vertici dell’amministrazione. Il
numero, le attribuzioni e l’organizzazione dei ministeri sono stabilite dalla legge. Esistono anche Ministri senza
portafoglio i quali pur essendo membri del governo non sono titolari di dicasteri, né di un apparato organizzativo di
uffici. Ad essi possono essere delegate funzioni del PdC e possono essere posti a capo dei dipartimenti cui si articola
la presidenza. Il ministro può essere coadiuvato da uno o più sottosegretari, i quali giurano davanti al PdC ed
esercitano le funzioni loro attribuite con DM. Il loro numero non è fissato dalla legge. Il sottosegretario alla
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Presidenza del Consiglio dei Ministri è il segretario del Consiglio dei Ministri. A non più di 10 sottosegretari può
essere conferito il titolo di vice ministro, a cui sono conferite deleghe dal ministro competente. Le Agenzie sono
strutture che svolgono attività di carattere tecnico-operativo di interesse nazionale attualmente esercitate da
ministeri ed enti pubblici. Esempio: Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e Agenzia del Catasto. Le agenzie
operano al servizio delle amministrazioni pubbliche, comprese quelle regionali e locali. Hanno un’autonomia stabilita
dalla legge e sono sottoposte al controllo della Corte dei Conti e ai poteri di indirizzo e vigilanza del ministro. Hanno
un finanziamento annuale statale. A capo dell’agenzia è posto un DG. Possono anche avere personalità giuridica.
Strutture di raccordo tra ministeri
Il coordinamento dell’attività dei vari ministeri è assicurata dal Consiglio dei Ministri, dal PdC e dai comitati dei
ministri. Esistono però alcune strutture preposte al raccordo che sono:
• Consiglio di Gabinetto, organo collegiale ristretto costituito da PdC e dai ministri da lui designati. Ha il compito
di coadiuvarlo nelle proprie funzioni.
• Comitati Interministeriali, organi collegiali che possono essere formati anche da soggetti che non siano ministri,
ma da esperti e rappresentanti delle amministrazioni. Alcuni dei più importanti sono:
o CIPE, ovvero Comitato Interministeriale per la programmazione economica, è il più importante, presieduto
dal PdC e composto dai Ministri. E’ competente su questioni di rilevante valenza economica-finanziaria che
necessitano di un coordinamento a livello territoriale o settoriale.
o CICR, Comitato Interministeriale Credito e Risparmio, che si occupa di politica Creditizia
o CIS, Comitato Interministeriale per le Informazioni, che si occupa di politica per la sicurezza.
• Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, da esso dipendono tutti gli uffici centrali del bilancio
presenti in ogni ministero con portafoglio. A livello periferico sono da segnalare le ragionerie provinciali
• Servizio Nazionale di Statistica (ISTAT), si articola in una serie di uffici presenti presso ciascun ministero,
ciascuna azienda e presso enti territoriali e camere di commercio, collegati funzionalmente all’ISTAT.
• Avvocatura dello Stato, incardinata in un unico complesso organizzativo, svolge attività in favore di tutta
l’organizzazione statale. E’ composta da legali che forniscono consulenza alle amministrazioni statali e provvedono
alla loro difesa in giudizio. E’ incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Al suo vertice è posto
l’Avvocato Generale dello Stato, con sede a Roma. Esistono sedi periferiche presso ciascuna sede di Corte
d’Appello.
• Centro Nazionale per l’Informatica nella PA, ha il compito di fornire alle amministrazioni il supporto conoscitivo
essenziale per l’attività amministrativa.
• Tesoreria dello Stato, il servizio di tesoreria è affidato, con apposita convenzione, alla Banca d’Italia, la quale
svolgeva già il servizio di Tesoreria Provinciale.
Consiglio di Stato, Corte dei Conti e CNEL
All’unità dell’azione dello stato è preordinata l’attività di altri organi che svolgono funzioni strumentali. Inseriti dalla
Costituzione nell’ambito degli organi ausiliari, due di essi (Consiglio di Stato e Corte dei Conti) fanno capo della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma non fanno parte dell’amministrazione statale ma costituiscono organi dello
Stato-Comunità (cioè sono organi al servizio dello Stato-Comunità). Essi sono:
• Consiglio di stato, organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione.
Svolge contemporaneamente funzioni consultive e giurisdizionali
• Corte dei conti, esercita funzioni di controllo, giurisdizionali e consultive. E’ composta da tre sezioni di controllo.
In ogni regione esistono sezioni regionali di controllo.
• CNEL, previsto dall’articolo 99 Cost. come organo ausiliario del governo, non è inserito nell’apparato
amministrativo. Composta da un presidente e 111 membri. Svolge compiti di consulenza tecnica.
Le azienda autonome
Accanto al modello di organizzazione ministeriale, di stampo cavouriano, l’organizzazione statale si completa con la
presenza di altre figure soggettive le Aziende autonome, che sono amministrazioni caratterizzate dal fatto di
essere incardinate presso un ministero e di avere una propria organizzazione, separata da quella ministeriale.
Svolgono attività prevalentemente tecnica, amministrano in modo autonomo le entrate, dispongono di capacità
contrattuale e sono titolari di rapporti giuridici, pur non avendo un proprio patrimonio. Molte di esse sono state
trasformate in Enti pubblici economici o in SpA. Sono generalmente prive di personalità giuridica e sono quindi rette
dal ministro che ne ha la rappresentanza, il quale è affiancato dal Consiglio di Amministrazione e dal direttore,
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organo esecutivo. Il bilancio e il rendiconto sono allegati al Bilancio dello Stato. Molte aziende autonome sono state
soppresse mentre altre sono state trasformate come PT, FFSS, ENAV e CDDPP.
Le Amministrazioni Indipendenti
L’esperienza legislativa più recente è caratterizzata dall’introduzione delle Amministrazioni Indipendenti. Tale
categoria è sorta per ovviare all’incapacità dell’organizzazione amministrativa di provvedere ai compiti ad essa
attribuiti, incapacità imputata all’indebito condizionamento politico ed alle carenze tecniche degli organi
amministrativi. In tal modo compiti rilevanti vengono attribuiti a soggetti dotati di notevole indipendenza rispetto al
governo e agli organi politici. Le Amministrazioni Indipendenti più conosciute sono:
• Banca d’Italia
• Consob
• Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
• Autorità per l’energia elettrica e il gas
Alcune non hanno personalità giuridica, altre operano con riferimento a soggetti economici stranieri. Dispongono di
autonomia organizzativa e funzionale. Sono dotati di poteri provvedimentali, in particolare sanzionatori e in alcuni
casi regolamentari. Sono soggette al controllo della Corte dei Conti. I vertici sono nominati dai Presidenti delle
Camere. Ma l’elemento caratterizzante delle autorità consiste nel fatto che sono indipendenti dal potere politico
del governo, pur dovendo trasmettere relazioni ad esso e al Parlamento.
Ulteriore figura che non è istituita a livello di organizzazione statale, ma che pur non rientrando nella categoria delle
autorità indipendenti, presenta alcuni profili di analogia con esse è il Difensore Civico, nato come soggetto di
collegamento tra cittadini e poteri pubblici. La legge attribuisce a tale organo una pluralità di poteri che
costituiscono il limite stesso dell’istituto. In ogni caso sono poteri non incisivi come quelli di altri organi, in quanto
non può ad esempio annullare o riformare atti.
Gli enti parastatali e gli enti pubblici economici
L’organizzazione statale è completata dagli enti strumentali ad essa, che sono:
• Enti Parastatali, disciplinati dalla L. 70/75 che li raggruppa in sette categorie in base al settore di attività. La
legge prevede la soppressione o la fusione degli enti (c.d. enti inutili) non compresi in apposito elenco. Tali enti
sono soggetti al controllo della Corte dei Conti. Tra gli enti parastatali sono da ricordare l’INPS, l’INAIL e il
CONI.
• Enti Pubblici Economici, sono titolari di impresa e agiscono con gli strumenti del diritto comune. La tendenza
legislativa è quella di operarne la trasformazione in SpA. Rappresentano una categoria in via di estinzione, una
tappa intermedia in vista della privatizzazione delle Aziende Autonome. Categoria particolarmente importante,
riconducibile a quella degli enti pubblici economici è rappresentata dalle Aziende Speciali, enti strumentali di
Comuni e Province, cui sono equiparati alcuni consorzi. Da notare che gli enti pubblici economici sono sottratti al
regime fallimentare
Esistono poi altri enti che hanno una particolare importanza, come:
• Ordini e Collegi Professionali, che sono enti pubblici associativi, ad appartenenza necessaria, esponenziali della
categoria dei professionisti che realizzano l’autogoverno della categoria stessa. Raggruppano gli individui che
svolgono peculiari attività professionali.
• Camere di Commercio, sono enti di diritto pubblico che svolgono funzioni di interesse generale per il sistema
delle imprese. Sono enti ad appartenenza necessaria di tipo associativo a competenza territorialmente delimitata
che raggruppano, artigiani, commercianti, industriali e agricoltori.
L’organizzazione amministrativa territoriale non statale
Storicamente si è assistito ad una ingerenza notevole dello stato nei confronti delle regioni. Tale ingerenza è andata
con il tempo decrescendo fino a giungere alla recente riforma del Titolo V della Costituzione che ha interessato la
fisionomia delle Regioni. Oggi le Regioni dispongono di potestà legislative e amministrative. L’articolo 117 Cost.
prevede la potestà legislativa regionale c.d. concorrente relativa ad alcune materie espressamente elencate, e
stabilisce che alle regioni spetta una potestà legislativa c.d. residuale, cioè ogni materia non espressamente
attribuita allo stato. Le regioni ai sensi dell’articolo 118 Cost. esercitano funzioni amministrative conferite ad esse
per assicurarne l’esercizio unitario sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
I rapporti con lo stato e l’autonomia contabile della regione
La Corte Costituzionale ha individuato quale principio generale al quale dovrebbero essere improntati i rapporti tra
stato e regione quello della leale collaborazione, il quale implica che i poteri siano esercitati in base ad accordi e
intese. Tale principio è oggi costituzionalizzato dall’articolo 120 della Cost. Nella prospettiva dei rapporti tra Stato e
Regioni sono state previste alcune figure, come:
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• Rappresentante dello stato per i rapporti con il sistema delle autonomie
• Commissione parlamentare per le questioni regionali
• Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, la regione e le province autonome
• Conferenza Stato-Città-Autonomie Locali
Tali conferenze sono organi statali a composizione mista.
A garanzia dell’autonomia costituzionale riconosciuta alle Regioni, il potere di annullamento da parte del governo non è
esercitabile nei confronti degli atti amministrativi regionali. Rimane vigente il controllo effettuato dalla Corte dei
Conti sulla gestione del bilancio e del patrimonio, la quale verifica anche il rispetto degli equilibri di bilancio in
relazione al patto di stabilità interno ed ai vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia alla UE. Per quanto riguarda il
controllo sugli organi l’articolo 126 Cost. prevede la possibilità che con Decreto del PdR il Consiglio regionale venga
sciolto e il Presidente della Giunta rimosso, nel caso in cui abbiano compiuto gravi violazioni di legge o atti contrari
alla Costituzione. Le regioni ai sensi dell’articolo 119 Cost. hanno autonomia finanziaria di entrata e spesa, stabiliscono
ed applicano tributi ed entrate proprie, dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al
proprio territorio. Per questo motivo tale articolo dispone l’istituzione di un fondo perequativo per i territori con
minore capacità fiscale, e la destinazione da parte dello stato di risorse aggiuntive. Non dovrebbero quindi essere più
ammessi finanziamenti statali a destinazione vincolata nelle materie spettanti alla competenza legislativa
concorrente o esclusiva delle regioni.
L’organizzazione regionale
L’organizzazione regionale deriva non solo dalle disposizioni costituzionali, ma anche da quelle statutarie. Gli organi
della Regione sono:
• Consiglio Regionale, esercita la potestà legislativa
• Giunta Regionale, organo esecutivo, esercita la potestà regolamentare e dispone di poteri di impulso e di
iniziativa legislativa.
• Presidente della Giunta Regionale, rappresenta la regione, dirige la politica della giunta e ne è responsabile,
promulga le leggi ed emana i regolamenti. E’ eletto a suffragio universale e diretto. Nomina e revoca i componenti
della giunta.
La forma di governo di ciascuna regione, a norma dell’articolo 123 Cost. è determinato dal proprio statuto. Poiché
anche la regione dispone di funzioni amministrative, esiste un apparato amministrativo regionale che si divide in
centrale e periferico. La Regione può inoltre avvalersi di enti dipendenti che si caratterizzano come uffici regionali
entificati, ai quali residua una ridotta autonomia. Tra i soggetti di diritto pubblico operanti nell’ambito
dell’organizzazione regionale, particolarmente importanti sono le aziende sanitarie regionali con il compito di
assicurare livelli di assistenza sanitaria. Sono aziende dotate di personalità giuridica pubblica e di autonomia
organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. Le regioni inoltre possono assumere
partecipazioni in società finanziarie regionali il cui oggetto rientri nelle materie regionali. Sono società create allo
scopo di dare agli imprenditori aiuti finanziari. E’ inoltre prevista la presenza di Difensori civici regionali.
La posizione e le funzioni degli enti locali
I Comuni, le Province e le Città Metropolitane rappresentano gli ulteriori livelli di autonomia riconosciuti dalla
Costituzione. Essi sono denominati Enti Locali, e sono al pari delle Regioni, con le quali formano la categoria dei
governi locali, enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. Oggi
l’autonomia di questi poteri locali è sancita direttamente dalla Costituzione, la quale li indica accanto allo Stato come
ordinamenti costituenti la Repubblica. L’articolo 118 Cost. dispone che le funzioni amministrative siano attribuite ai
Comuni salvo che per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato
sulla base dei principi di sussidiarietà ,differenziazione e adeguatezza. La presenza della Regione non offusca il ruolo
dell’ente locale al quale la Regione deve attribuire le funzioni.
Funzioni del Comune
Ai sensi dell’articolo 118 Cost. al Comune sono attribuite tutte le funzioni amministrative . Tale regola generale può
essere derogata solo per assicurarne l’esercizio unitario. Comuni, Province e Città Metropolitane sono titolari di
funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale. Esistono poi le funzioni
fondamentali, strumento attraverso il quale lo Stato può sottrarre alcuni ambiti al processo di conferimento,
secondo la linea ascendente o discendente. In sostanza difendere gli enti locali dalle leggi regionali. L’individuazione
di tali funzioni spetta al governo. Comuni, Province e Città Metropolitane sono dotate di potestà regolamentare per
l’organizzazione e lo svolgimento delle funzioni loro attribuite. Il Comune gestisce inoltre alcuni servizi di
competenza statale. Mentre la titolarità delle funzioni spetta allo Stato, l’esercizio è demandato al sindaco, quale
ufficiale del governo. In tale fattispecie il sindaco si presenta come organo dello Stato.
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Funzioni della Provincia
La Provincia rappresenta un ente intermedio tra Comune e Regione. Alla Provincia sono attribuite funzioni
amministrative di interesse provinciale relative a settori specifici tassativamente indicati. Sono inoltre titolari di
funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale. La Provincia assume particolare
importanza nel settore ambientale.
Organizzazione di Comuni e Province
La legge dello Stato disciplina gli organi degli enti locali.. Il TU detta norme sull’elezione dei consigli, sul numero dei
consiglieri e sulla loro posizione giuridica, senza fare distinzione tra Comune e provincia. Gli organi di Governo (che
restano in carica 5 anni) sono:
• Sindaco o Presidente della Provincia, organo responsabile dell’amministrazione. Rappresenta l’ente. Può ricoprire
al massimo 2 mandati.
• Consiglio Comunale o Provinciale, organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo. Ha competenza
limitata ad alcuni atti fondamentali indicati dalla legge. I consigli sono dotati di autonomia funzionale e
organizzativa.
• Giunta Comunale o Provinciale, organo a competenza residuale. Collabora con il Sindaco o Presidente della
Provincia
I Dirigenti svolgono la propria attività sulla base di incarichi a tempo determinato, e sono responsabili della
correttezza amministrativa e dell’efficienza. A loro è attribuita la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica e
possono esercitare funzioni delegate dal sindaco.
Altra figura di spicco è quella del segretario che è legato con un rapporto funzionale a tempo determinato con l’ente.
Dipende da apposita agenzia avente personalità giuridica di diritto pubblico sottoposta alla vigilanza del ministro
dell’interno ed è nominato dal sindaco tra gli iscritti in apposito albo per la durata del mandato del sindaco. Nel caso
in cui il segretario non venga riconfermato dal nuovo sindaco, il segretario è collocato in posizione di disponibilità per
la durata massima di quattro anni, dopo i quali viene collocato in mobilità presso altre amministrazioni.
Controlli sugli atti e sugli organi degli enti locali
Con l’abrogazione dell’articolo 130 Cost. i controlli necessari sugli atti degli enti locali sono stati eliminati. Il controllo
veniva effettuato dal Co.re.co. e dal Difensore civico. Oggi esiste l’annullamento straordinario governativo, la
Corte dei conti ha istituito un’apposita sezione per il controllo degli enti locali ed ha reso obbligatorio il controllo di
gestione. Residuano controlli interni la cui organizzazione è effettuata dagli enti stessi. Il controllo sugli organi
spetta invece allo stato.
I rapporti finanziari e la contabilità di comuni e province
La nuova normativa ha riconosciuto a Comuni e Province autonomia finanziaria e potestà impositiva autonoma che può
essere disciplinata con propri regolamenti. Il sistema di finanza locale è costituito da una finanza trasferita e da una
autonoma. Sotto il profilo contabile sono stati posti dei principi contabili applicabili all’attività degli enti locali.
E’stata inoltre prevista l’istituzione della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, organo statale.
La revisione economico-finanziaria è affidata ad un collegio dei revisori dei conti. Bisogna infine ricordare che il
rispetto del patto di stabilità è esteso non solo alle regioni, ma anche a comuni e province. La Corte dei Conti
verifica inoltre il rispetto degli equilibri di bilancio.
Gli istituti di partecipazione negli enti locali
Il TU riconosce il potere per gli interessati di partecipare al procedimento amministrativo, prevedendo forme di
consultazione della popolazione e procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini, nonché la
possibilità che lo statuto disciplini il referendum. La consultazione è volta ad acquisire il parere non vincolante
dell’elettorato. L’istituto del referendum è caratterizzato dal fatto che la richiesta proviene dagli elettori. Quale
limite al ricorso alla consultazione e al referendum, la legge prevede la loro attinenza alle materie di esclusiva
competenza locale. Tra gli istituti di partecipazione sono ricompresi:
• L’azione popolare, ogni elettore può far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune
• Il diritto di accesso agli atti amministrativi
• Il diritto di accesso alle informazioni di cui è in possesso l’amministrazione
Ma a seguito della riforma costituzionale, la materia degli istituti di partecipazione rientra nella potestà legislativa
delle regioni.
Città Metropolitane e Comunità Montane
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L’articolo 114 Cost. qualifica le città metropolitane come enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni alla
stregua di Regioni, Comuni e Province. E’ titolare di potestà normativa. Il TU prevede la figura della Area
Metropolitana, indicate dal TU e delimitate territorialmente dalla regione.
La Comunità Montana è la proiezione dei comuni. E’ un ente locale ad appartenenza obbligatoria. Spettano ad essa
funzioni attribuite dalla legge e gli interventi per la montagna stabiliti dalla Ue, da leggi statali o regionali.
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o Poteri strumentali, nel procedimento amministrativo si può inserire il soggetto attraverso poteri di
partecipazione e quindi orientare l’ Amministrazione. Sono costituiti dalla partecipazione, consultazione di
atti, presentazione di memorie. L’ Amministrazione deve tener conto di quelle che sono le esigenze del
soggetto privato e se vuole disattenderle, deve motivare tale scelta.
o Poteri di reazione, riguardano la possibilità del soggetto di reagire contro le determinazioni dell’
Amministrazione attraverso ricorsi amministrativi o giurisdizionali
L’interesse legittimo può essere:
o Pretensivo, il privato pretende qualcosa dall’ Amministrazione. Esempio: concorso pubblico
o Oppositivo, il soggetto privato si oppone all’esercizio di un potere. Esempio: Esproprio
• Potere, Modo tipico dell’agire amministrativo è il potere amministrativo che è una declinazione specifica del
concetto generale di potere giuridico ovvero quella potenzialità astratta attribuita ad un soggetto (e
preesistente rispetto al suo esercizio) di tenere un certo comportamento all’interno di una previsione giuridica.
Il potere amministrativo si configura come una situazione giuridica che consente ad una Amministrazione di
compiere determinati atti produttivi di effetti giuridici al fine di curare alcuni interessi pubblici. Il potere
amministrativo è ciò in cui si sostanzia l’attività amministrativa caratterizzata dal fatto di essere funzionalizzata
(in quanto doverosa) e proceduralizzata (perché l’ Amministrazione si dipana attraverso il procedimento
amministrativo). Il potere amministrativo è caratterizzato dal poter/dover fare. L’attività dell’ Amministrazione
trova fondamento in almeno una norma. La sua attività è disciplinata dal principio di legalità e quindi presenta
questo limite. L’ Amministrazione è titolare di un potere amministrativo, ma dovendo soggiacere al principio di
legalità, l’ Amministrazione non può rinunciarvi, DEVE applicarlo. E’ quindi un potere irrinunciabile, indefettibile,
indisponibile e continuo. Questo spiega come mai l’ Amministrazione sia dotata di imperatività, cioè il contenuto
dispositivo dei suoi provvedimenti non è frutto di negoziazione, ma riflesso di un atto unilaterale che è atto dell’
Amministrazione. L’attività amministrativa si caratterizza quindi per la sua unilateralità.
• Obbligo, situazione sfavorevole che rappresenta il vincolo del comportamento del soggetto in vista di uno
specifico interesse di chi è titolare di una specifica situazione favorevole.
• Dovere, situazione sfavorevole e rappresenta un vincolo giuridico a fare o non fare qualcosa. Anche l’
Amministrazione è soggetta ai doveri.
La capacità giuridica è l’idoneità di un soggetto di essere titolare di situazioni giuridiche. Anche un ente pubblico è
dotato di capacità giuridica e quindi può impiegare gli strumenti del diritto privato salvo diversa disposizione di legge.
La capacità di agire consiste nella idoneità a gestire le vicende delle situazioni giuridiche di cui il soggetto è titolare
e si acquista con la maggiore età. Per quanto riguarda gli enti pubblici è da ritenersi che la capacità di agire sia
attribuita preposta all’organo che fa agire l’ente. Ma si ritiene anche che l’ente abbia capacità di agire in virtù
dell’immedesimazione organica. In generale capacità giuridica e capacità di agire non sorgono contemporaneamente in
quanto per le persone fisiche la capacità di agire si acquista con la maggiore età. Però nel diritto amministrativo, con
riferimento alle persone fisiche, la capacità di agire è strettamente connessa con la capacità giuridica, in quanto si
dispone della seconda se si ha l’idoneità a gestire le vicende delle situazioni giuridiche.
Interessi diffusi e interessi collettivi
Tradizionalmente si afferma che l’interesse legittimo è un interesse differenziato rispetto alla pluralità degli altri
interessi e qualificato cioè preso in considerazione da una norma che lo protegge. Tale contrapposizione emerge con
chiarezza nel caso degli interessi diffusi e a quelli collettivi. Gli interessi diffusi appartengono ad una pluralità di
soggetti e riguardano beni non suscettibili di fruizione differenziata. Quindi il loro oggetto non è frazionabile.
Gli interessi collettivi sono interessi che fanno capo ad un gruppo organizzato. Il nostro ordinamento consente che ci
siano soggetti che si fanno portatori di interessi diffusi.
Ma il nostro ordinamento giuridico contempla esclusivamente la presenza di un soggetto preciso, non esistono
soggetto nomadi. L’evoluzione giurisprudenziale che ha affrontato il problema della tutela in assenza di una disciplina
positiva del legislatore, è segnata da tentativi di trasformazione degli interessi collettivi e diffusi in interessi
differenziati e quindi legittimi facenti capo a soggetti privati. Oggi tale problema è superato per quanto riguarda le
associazioni in materia ambientale e di tutela del consumatore.
Il riconoscimento della possibilità di partecipare al procedimento amministrativo per i soggetti portatori di questi
interessi è oggi generalizzato: l’articolo 9 L. 241/90 ai <<portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o
comitati>> di intervenire nel procedimento. Ma in realtà il termine interessi diffusi non appare corretto in quanto il
riferimento a associazioni e comitati richiama gli interessi collettivi.
I poteri Amministrativi
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Modo tipico dell’agire amministrativo è il potere amministrativo che è una declinazione specifica del concetto
generale di potere giuridico ovvero quella potenzialità astratta attribuita ad un soggetto (e preesistente rispetto al
suo esercizio) di tenere un certo comportamento all’interno di una previsione giuridica. Il potere amministrativo si
configura come una situazione giuridica che consente ad una Amministrazione di compiere determinati atti produttivi
di effetti giuridici al fine di curare alcuni interessi pubblici. Il potere amministrativo è ciò in cui si sostanzia
l’attività amministrativa caratterizzata dal fatto di essere funzionalizzata (in quanto doverosa) e proceduralizzata
(perché l’ Amministrazione si dipana attraverso il procedimento amministrativo). Il potere amministrativo è
caratterizzato dal poter/dover fare. L’attività dell’ Amministrazione trova fondamento in almeno una norma. La sua
attività è disciplinata dal principio di legalità e quindi presenta questo limite. L’ Amministrazione è titolare di un
potere amministrativo, ma dovendo soggiacere al principio di legalità, l’ Amministrazione non può rinunciarvi, DEVE
applicarlo. E’ quindi un potere irrinunciabile, indefettibile, indisponibile e continuo. Questo spiega come mai l’
Amministrazione sia dotata di imperatività, cioè il contenuto dispositivo dei suoi provvedimenti non è frutto di
negoziazione, ma riflesso di un atto unilaterale che è atto dell’ Amministrazione. L’attività amministrativa si
caratterizza quindi per la sua unilateralità.
I principali poteri amministrativi sono:
• Potere Autorizzatorio, ha l’effetto di rimuovere i limiti posti dalla legge all’esercizio di una preesistente
situazione di vantaggio. Il suo svolgimento comporta la previa verifica della compatibilità di tale esercizio con un
interesse pubblico. L’uso del potere produce l’effetto giuridico di modificare una situazione soggettiva
preesistente consentendo l’esplicazione o l’esercizio in una direzione in precedenza preclusa, ma non di costituire
nuovi diritti. Esempio: permesso di costruire. L’iniziativa è sempre ad istanza di parte. Il soggetto può cessare
l’attività intrapresa senza che l’amministrazione debba sostituirsi ad esso per garantire il risultato finale. Dal
ceppo delle autorizzazioni la giurisprudenza ha enucleato alcune figure specifiche:
Abilitazione, atti il cui rilascio è subordinato all’accertamento dell’idoneità tecnica di soggetti a svolgere
una certa attività. Esempio: iscrizione ad un albo
Omologazione , rilasciata dall’autorità a seguito dell’accertamento della sussistenza in una cosa di tutte le
caratteristiche fissate dall’ordinamento a fini di tutela preventiva o per esigenza di uniformità dei
modelli.
Nullaosta, atto endoprocedimentale necessario emanato da una amministrazione diversa da quella
procedente, con cui dichiara che, in relazione ad uno specifico interesse, non sussistono ostacoli
all’adozione del provvedimento finale. Il nullaosta è necessario per la conclusione del procedimento.
Dispensa, provvedimento espressione del potere che l’ordinamento riconosce all’ amministrazione
consentendole di derogare all’osservanza di un divieto o obbligo. Esempio: dispensa dal servizio militare.
Approvazione, provvedimento permissivo avente ad oggetto un atto rilasciato, a seguito di una valutazione
di opportunità e convenienza dell’atto stesso.
Licenza, figura che oggi la legge tende a sostituire con l’autorizzazione. Provvedimento che permette lo
svolgimento di un’attività previa valutazione della sua corrispondenza agli interessi pubblici. Esempio:
Licenza Commerciale.
Tutti i provvedimenti, ad esclusione della dispensa, a norma dell’articolo 19 della L. 241/90 possono essere
sostituiti dalla Dichiarazione di inizio attività oppure a norma dell’articolo 20 trattandosi di provvedimenti
emanati a conclusione di procedimenti ad istanza di parte sono assoggettati alla disciplina del silenzio assenso. In
virtù di ciò lo spazio per le autorizzazioni pareva ridotto, ma però sempre l’articolo 20 prevede un numero elevato
di eccezioni alle quali l’ amministrazione deve provvedere espressamente, comprimendo così l’istituto del silenzio
assenso.
• Potere Concessorio, potere il cui esercizio determina effetti favorevoli per i privati, a volte accompagnati da
imposizione di poteri. L’esercizio di tali poteri produce l’effetto di attribuire al destinatario diritti di cui
precedentemente non era titolare. In tale fattispecie l’ amministrazione ha il potere di trasferire al privato la
titolarità di una situazione giuridica (mentre nell’autorizzazione la titolarità era originariamente del privato).
Esempio: concessione della cittadinanza. La concessione può essere traslativa (diritto trasmesso al privato) o
costitutiva (diritto totalmente nuovo).
• Potere Ablatorio, incide negativamente sulla sfera giuridica del destinatario, in quanto impongono obblighi o
sottraggono situazioni favorevoli in precedenza pertinenti al privato, attribuendole di norma, ma non
necessariamente all’ amministrazione.
Tra i provvedimenti ablatori che incidono sui diritti reali:
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Espropriazione, provvedimento che ha l’effetto di costituire un diritto di proprietà in capo di un soggetto
detto espropriante, previa estinzione del diritto in capo ad un altro soggetto detto espropriato al fine di
consentire la realizzazione di un’opera pubblica o per motivi di pubblico interesse e dietro versamento di
un indennizzo (art. 42.3 Cost.) La disciplina dell’espropriazione per pubblica utilità è contenuta nel TU di
cui DPR 327/2001 modificato dal DLGS 302/2002.
Occupazione Temporanea, di alcuni beni può essere disposta quando sia necessario per la corretta
esecuzione dei lavori prevedendo la relativa indennità.
Requisizioni, provvedimenti mediante i quali l’ amministrazione dispone della proprietà o utilizza un bene di
un privato per soddisfare un interesse pubblico. Può essere in proprietà (con effetti irreversibili) o in uso
(temporaneo).
Confisca, provvedimento a carattere non espropriativo ma sanzionatorio ed è la misura conseguente alla
commissione di un illecito amministrativo
Sequestro, provvedimento di natura cautelare.
Tra i provvedimenti ablatori che incidono sui diritti personali:
Ordini, impongono un comportamento ai destinatari. Si distinguono in comandi e divieti.
• Potere Sanzionatorio, potere il cui esercizio produce effetti sfavorevoli in capo ai destinatari costituito dalle
sanzioni, le cui caratteristiche sono che:
la sanzione ha carattere affittivo
la sanzione è la conseguenza di un comportamento antigiuridico di un soggetto
Nella vigente legislazione come non è definito il concetto di sanzione, non è definito neppure quello di sanzione
amministrativa, le quali non hanno un contenuto peculiare ma si possono individuare in modo residuale, quali misure
afflittive non consistenti in sanzioni penali o civili. Si può quindi definire sanzione amministrativa la misura
affittiva non consistente in pena criminale o sanzione amministrativa, irrogata nell’esercizio di potestà
amministrative come conseguenza di un comportamento assunto da un soggetto in violazione di una norma o
procedimento amministrativo. Il procedimento prende avvio dall’accertamento e dalla contestazione della
violazione, prevede la possibilità per l’interessato di difendersi e si conclude con l’irrogazione della sanzione. I
provvedimenti sanzionatori sono necessariamente recettivi (articolo 21-bis L. 241/90).
• Potere di Ordinanza, esercitatile nelle situazioni di necessità ed urgenza, è caratterizzato dal fatto che la legge
non predetermina il contenuto in cui il potere può concretarsi oppure consente all’amministrazione di esercitare
un potere tipico in presenza di situazioni diverse da quelle previste in via ordinaria. Il potere di ordinanza il cui
esercizio da luogo alla emanazione delle ordinanze di necessità ed urgenza, sembra non rispettare il principio di
tipicità dei poteri amministrativi che, in applicazione del principio di legalità, impone la previa individuazione degli
elementi essenziali dei poteri a garanzia dei destinatari degli stessi. Ma d’altra parte tali ordinanze sono previste
per far pronte a situazioni che non possono essere risolte rispettando il normale ordine delle competenze e i
normali poteri. Le ordinanze di necessità ed urgenza sono atti di alcune amministrazioni che si caratterizzano per
presupposti e contenuto di ampia latitudine, difficilmente circoscrivibile. Possono essere emesse dal sindaco,
dall’autorità di sanità o dall’autorità di pubblica sicurezza. Sono provvedimenti anomali nel panorama
amministrativo, in quanto organi monocratici o non eletti democraticamente hanno un potere che sfugge al
controllo se non ex-post e questo rappresenta un’anomalia nel panorama amministrativo. Per questo motivo la
Corte Costituzionale ha sottolineato la necessità del pieno rispetto dei principi costituzionali, fissando alcuni
limiti come la necessità di una adeguata motivazione e efficacia limitata nel tempo. Trattandosi di poteri
eccezionali devono essere usati nei limiti stabiliti dalla legge e devono ancor più rispettare il principio di legalità.
Le ordinanze vanno distinte dai provvedimenti d’urgenza atti tipici e nominati suscettibili di essere emanati sul
presupposto dell’urgenza, ma che sono di contenuto predeterminato dal legislatore. Esempio: requisizione in uso.
• Potere di Programmazione e Pianificazione, complesso di atti attraverso i quali l’amministrazione individua le
misure coordinate per intervenire in un dato settore. Generalmente i piani hanno natura normativa e/o di atti a
contenuto generale, quindi non costituiscono esercizio di poteri aventi una autonoma fisionomia. La legge
caratterizza i procedimenti di programmazione e pianificazione sotto il profilo procedimentale: gli articoli 13 e
24 della L. 241/90 affermano che a tali procedimenti non si applicano la partecipazione e il diritto di accesso
• Potere di Imposizione di Vincoli, al fine di conservare alcuni beni immobili che presentano particolari
caratteristiche storiche, artistiche ….ecc.. la legge attribuisce all’amministrazione il potere di sottoporre gli
stessi a vincolo amministrativo, che generalmente è imposto mediante piano attraverso il quale si produce una
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riduzione delle facoltà spettanti ai proprietari. Si tratta dell’imposizione di obblighi di fare o di non fare. Tale
vincolo può essere assoluto (se impedisce di utilizzare il bene) o relativo. L’apposizione del vincolo è un’azione
conseguente all’accertamento della nel bene di preesistenti caratteri definiti in generale dalla legge: ciò spiega
perché non esiste per i privati la possibilità di ottenere un indennizzo.
• Potere di Controllo, ricorre nei rapporti tra amministrazione e privati. Si hanno difatti esempi di atti che
vengono rilasciati a seguito dell’esito positivo di un controllo sull’attività da essi svolta. Il controllo presuppone
l’avvenuta instaurazione di una particolare relazione tra amministrazione e privato che può sorgere a seguito di un
atto autorizzatorio o di dichiarazione di inizio attività del privato.
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• Criterio di Competenza, I rapporti tra le fonti risentono dell’organo che emana la fonte stessa. Le fonti
riflettono la dignità giuridica dell’organo che emana.
Tali criteri sono ripresi dal Diritto Amministrativo, ma si guarda più alle fonti secondarie. Il Diritto Amministrativo
studia i rapporti tra amministrazioni o tra amministrazioni e cittadini, ed è caratterizzato dalla presenza di una
funzione. L’amministrazione soggiace alle norme primarie e secondarie del diritto pubblico. C’è enorme differenza
tra:
• Norma Giuridica, atto generale e astratto
• Atto Amministrativo, atto puntuale e preciso con valenza soggettiva limitata. E’ un precetto che non è ripetibile.
Ma tra norme giuridiche secondarie e atti amministrativi esiste una certa confusione. Esempio: Piani Regolatori
Generali atti che hanno natura mista in quanto possiedono natura normativa in ordine alle statuizioni contenute nelle
c.d. norme di attuazione, mentre sono atti amministrativi generali per quanto riguarda le indicazioni attinenti alle
localizzazioni e zonizzazioni.
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• Direttiva Ministeriale, espressione di un rapporto interdirettivo ed interorganico. Un soggetto emana un atto
indicando al soggetto destinatario o le modalità oppure le finalità, ma il destinatario può disattendere l’atto
motivandolo
• Statuti degli Enti Locali, non sempre hanno chiara connotazione giuridica. Gli statuti regionali sono fonti primarie.
Comuni e Province adottano un proprio statuto, che ha un oggetto molto ampio. L’autonomia normativa è una scelta
di libertà. Autonomia di indirizzo politico, normativa, finanziaria, organizzativa e di bilancio. Lo statuto ha
comunque una sua valenza perché enuncia principi che vincolano l’ente.
• Circolari Amministrative, non sono atti normativi anche se la loro conoscenza è necessaria alla sopravvivenza degli
uffici. Sono fondamentali perché la loro efficacia si proietta all’esterno dell’ufficio. Non è nemmeno un atto
amministrativo. Le circolari possono essere:
o Interpretative, in presenza di normativa oscura offrono interpretazione.
o Informative, portano a conoscenza degli uffici una certa cosa.
o Normative, se un organo sovraordinato impone di tenere un certo comportamento.
Infine importante è anche la Prassi che è un insieme di comportamenti tenuti nell’utilizzo quotidiano dei
comportamenti della PA. Non è un atto normativo ma può essere invocata per mancanza di coerenza che si traduce in
censura dell’attività amministrativa della PA. La violazione della coerenza può essere sintomo di cattivo esercizio
della funzione amministrativa.
Principi
L’articolo 1.1 afferma che <<l’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di
economicità, efficacia, pubblicità e trasparenza secondo le modalità previste dalla L. 241 e dalle altre disposizioni
che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai principi dell’ordinamento comunitario>>. I principi che si evincono
dalla lettura di questo articolo sono pertanto:
• Principio di legalità
• Criterio di economicità, è il rapporto tra obiettivi realizzati e mezzi impiegati. Si traduce nell’esigenza del non
aggravamento del procedimento se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento
dell’istruttoria (1.2). Quindi devono essere ritenuti illegittimi gli atti superflui.
• Criterio di efficacia, è il rapporto tra obiettivi prefissati e obiettivi conseguiti ed esprime l’esigenza che
l’amministrazione miri al perseguimento nel miglior modo possibile delle finalità ad essa affidate.
• Criterio di pubblicità e trasparenza, rispondono al Criterio di conoscibilità dell’attività amministrativa, la quale
appunto deve essere conoscibile dall’interessato. E’ un carattere che rappresenta conseguenza diretta della
natura pubblica dell’amministrazione. L’amministrazione essendo preordinata alla soddisfazione di interessi
pubblici, richiede la trasparenza dell’amministrazione agli occhi del pubblico. Applicazione concreta di tale
principio è costituita dal diritto di accesso ai documenti amministrativi.
• Principi dell’ordinamento comunitario, il nostro ordinamento rispetta il principio di prevalenza del diritto
comunitario rispetto a quello nazionale. Rappresenta una norma mobile in attesa dello sviluppo del diritto
comunitario. Il diritto comunitario ha esportato in italia i principi di:
o Proporzionalità, l’azione amministrativa deve salvaguardare l’interesse privato
o Legittimo Affidamento, il cittadino che in buona fede è indotto a credere al comportamento
dell’amministrazione e in virtù di quel comportamento è indotto a comportarsi in un certo modo, se l’
amministrazione fa un cambiamento repentino il cittadino ha diritto alla tutela giurisdizionale. Indica
concreta e ragionevole speranza concretizzate in aspettativa.
o Precauzione, l’ amministrazione in presenza di pericolo diretto e concreto può impedire l’esercizio di una
certa attività.
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L’articolo 1 non richiama il concetto di efficienza che compare all’articolo 3-bis dove si afferma che per conseguire
un’efficienza maggiore le amministrazioni incentivano l’uso della telematica.
Un ulteriore principio è quello dell’azione in via provvedimentale enunciato dall’articolo 2 ai sensi del quale l’
amministrazione ha il dovere di concludere il procedimento mediante l’adozione di un provvedimento espresso. Tale
regola soffre di importanti eccezioni inerenti l’ipotesi di silenzio-assemso disciplinate dall’articolo 20.
L’iniziativa
Il procedimento si apre con l’iniziativa, che ai sensi dell’articolo 2 può essere:
• Ad istanza di parte, se l’avvio è sollecitato da un soggetto giuridico privato. Una volta sollecitata l’avvio del
procedimento, l’amministrazione può decidere anche di non avviarlo. Ma una volta che l’ha avviato deve
concluderlo.
• D’ufficio
Una volta che l’ amministrazione ha iniziato il procedimento, ai sensi dell’articolo 2 ha il dovere di concluderlo entro
un determinato termine che decorre dall’inizio d’ufficio del procedimento o dal ricevimento della domanda se il
procedimento è ad iniziativa di parte. La conclusione deve avvenire mediante l’adozione di un provvedimento espresso,
entro 90 giorni. In realtà per le amministrazioni statali può essere diversamente disposto da regolamento. Ma
l’articolo 20 ammette delle deroghe consentendo la possibilità che il procedimento sia concluso non con
provvedimento ma con silenzio-assenso, che può essere impedito esclusivamente emanando un provvedimento di
diniego. Quindi, in sostanza, l’ amministrazione ha il dovere di provvedere in modo espresso solo se intende rifiutare il
provvedimento richiesto dal privato, potendo altrimenti restare inerte. L’articolo 20 prevede un ulteriore strumento
per evitare il formarsi del silenzio-assenso, la conferenza di servizi. Tale articolo inoltre riduce fortemente il campo
di applicazione del silenzio-assenso prevedendo una serie di eccezioni per quanto riguarda <<gli atti e i procedimenti
riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente, la difesa nazionale, la pubblica sicurezza e
l’immigrazione, la salute e la pubblica incolumità, i casi in cui la normativa comunitaria impone l’adozione di
provvedimenti formali, i casi in cui la legge qualifica il silenzio dell’amministrazione come rigetto dell’istanza, nonché
gli atti e procedimenti individuati da uno o più decreti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro della Funzione Pubblica, di concerto con i ministri competenti>>. In tali ipotesi decorso inutilmente il termine
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senza che l’amministrazione abbia emanato il provvedimento si forma il silenzio-inadempimento che non produce
effetti uguali a quelli di un provvedimento. Il cittadino può fare ricorso avverso il silenzio, preordinato comunque ad
ottenere un provvedimento espresso. L’ amministrazione non decade dal potere di agire, ma il ritardo può causare una
responsabilità per lesione di interessi meritevoli di tutela. Tale ricorso avverso il silenzio può essere proposto anche
senza necessità di diffida all’ amministrazione inadempiente e non oltre un anno dalla scadenza dei termini
procedimentali. Tale ritardo può anche comportare l’ipotesi di illecito disciplinare per il dipendente. L’interessato
decorsi 60 giorni dalla presentazione dell’istanza (quindi per procedimenti ad istanza di parte) deve presentare
diffida all’ amministrazione e all’impiegato, a mezzo ufficiale giudiziario. Decorsi 30 giorni dalla diffida, può
presentare l’azione volta ad ottenere il risarcimento. I termini possono essere interrotti o sospesi. L’articolo 10-bis
stabilisce che, con riferimento ai procedimenti ad istanza di parte, l’ amministrazione comunica agli istanti i motivi
che ostano l’accoglimento della domanda. Questa comunicazione interrompe i termini che iniziano nuovamente a
decorrere dalla data di presentazione delle osservazioni o scaduti 10 giorni dal ricevimento della comunicazione
attribuito agli istanti per presentare per iscritto le loro osservazioni. Tale disciplina non si applica alle procedure
concorsuali e ai procedimenti in materia previdenziale e assistenziale. Con riferimento alla sospensione, l’articolo 2.4
dispone che, nei casi in cui leggi o regolamenti prevedono per l’adozione di un provvedimento l’acquisizione di
valutazioni tecniche di organi o enti appositi, i termini sono sospesi fino all’acquisizione delle valutazioni tecniche per
un periodo massimo non superiore a 90 giorni. I termini possono essere sospesi una sola volta.
Fase Istruttoria
L’attività istruttoria è la fase centrale del procedimento volta all’accertamento dei fatti e dei presupposti del
procedimento ed all’acquisizione e valutazione degli interessi implicati dall’esercizio del potere. Tale fase è condotta
dal responsabile del procedimento. I dati di fatto rilevanti possono essere rappresentati da terzi attraverso la
partecipazione e possono essere documenti, certificazioni….. Gli interessi invece vengono introdotti nel procedimento
attraverso l’iniziativa dell’amministrazione procedente, l’acquisizione delle determinazioni di altri soggetti pubblici,
l’indizione della conferenza di servizi e la partecipazione procedimentale.
Gli interessi rilevanti cioè quelli che l’amministrazione valuta nell’esercizio della propria attività discrezionale,
ponderandoli con quello principale fissato per legge, sono acquisiti nel procedimento attraverso l’iniziativa
dell’amministrazione procedente o a seguito dell’iniziativa dei soggetti titolari di tali interessi.
Uno degli strumenti previsti dalla Legge 241/90 per introdurre nel procedimento interessi pubblici e privati è
costituito dalla partecipazione. Ai sensi dell’articolo 22 possono partecipare al procedimento:
• i soggetti nei confronti dei quali ricadono gli effetti del provvedimento finale e che abbiano un interesse diretto,
concreto e attuale.
• i soggetti che per legge devono intervenire
• i soggetti individuati o individuabili che possono subire un pregiudizio dal provvedimento
• i portatori di interessi pubblici o privati
• i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni, in realtà la legge parla impropriamente di interessi
diffusi, in quanto quando tali interessi sono fatti valere da associazioni essi sono in realtà interessi collettivi.
Ai sensi dell’articolo 13 le norme sulla partecipazione non si applicano a:
• atti normativi
• atti amministrativi generali
• pianificazione e programmazione
• procedimenti tributari
La partecipazione consiste nel diritto di prendere visione degli atti e nella presentazione di memorie scritte e
documenti che l’amministrazione ha il dovere di valutare. Si tratta quindi di una partecipazione essenzialmente
documentale. la partecipazione è importante anche in presenza di attività vincolata, in quanto non sarà utilizzata
dall’amministrazione per l’introduzione degli interessi che non possono essere comparati con quelli pubblici poiché la
scelta è già stata effettuata a monte dalla legge, ma come ausilio per meglio individuare la sussistenza di fatti e
presupposti che confluiranno nel provvedimento finale. Con l’istituto dell’accesso si riconosce al cittadino una
situazione di diritto alla conoscenza degli atti che lo riguardano. E’ un principio generale, che sembrerebbe
soggettivo, ma in realtà esso non è immediatamente esercitatile, in quanto può essere:
• posposto
• a volte vietato
• effettuato attraverso una determinata procedura
• compresso
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E’ un istituto previsto anche a livello comunitario, che si collega alla trasparenza e all’imparzialità e riguarda i livelli
essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, così mirando a estendere la disciplina a tutte le
amministrazioni pubbliche.
L’accesso può essere formale o informale.
Ai sensi dell’articolo 24 il diritto di accesso è negato per:
• documenti coperti dal segreto di stato
• procedimenti tributari
• atti normativi, atti amministrativi generali, pianificazione e programmazione
• procedimenti selettivi
• documenti amministrativi contenenti informazioni psico-attitudinali
Da notare è il caso di documenti contenenti dati sensibili e giudiziari l’accesso è consentito nei limiti in cui sia
strettamente indispensabile.
Ai sensi dell’ articolo 24 nel caso in cui l’amministrazione non si pronunci sulla richiesta di accesso, dispone che
trascorsi inutilmente 30 giorni dalla richiesta questa si intende respinta. In tale caso il richiedente può chiedere di
riesaminare la determinazione negativa nel termine di 30 giorni al difensore civico o alla Commissione di Acceso ai
Documenti Amministrativi (CADA). Scaduto tale termine il ricorso è respinto.
Infine, sulla falsariga dell’ordinamento francese la Legge 241/90 istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri una Commissione per l’accesso ai documenti che vigila affinché venga attuato il principio di piena
conoscibilità dell’azione amministrativa.
Affinché i fatti diventino rilevanti nel procedimento occorre che essi siano accertati dall’amministrazione
procedente o da altra amministrazione. In tal caso si parla di pareri e valutazioni tecniche. La PA si avvale quindi
dell’apporto tecnico delle altre amministrazioni. Ai sensi dell’ articolo 16 gli organi consultivi devono rendere i pareri
ad essi obbligatoriamente richiesti entro il termine di 45 giorni dal ricevimento della richiesta. In caso di inerzia
l’amministrazione procedente ha la facoltà di procedere indipendentemente dall’acquisizione del parere. Unica
eccezione è rappresentata dai pareri rilasciati da amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica,
territoriale e della salute del cittadino, per i quali tali disposizioni non si applicano.
I pareri possono essere:
• Facoltativi, quando il parere è frutto di attività consultiva non tutte le leggi dicono che il parere deve
obbligatoriamente essere richiesto e quindi si ha un parere facoltativo. Ma se l’amministrazione lo richiede, una
volta che il parere è acquisito all’istruttoria, essa può disattenderlo motivandolo. Se così non fa gli interessati
possono impugnare l’atto per eccesso di potere.
• Obbligatori, in alcune ipotesi la legge obbliga l’amministrazione ad acquisire un parere. In tal caso
l’amministrazione deve avvalersi dell’operato tecnico di un’amministrazione. Se ciò non accade si ha una violazione
del principio di legalità. In tale fattispecie la Legge 241/90 prevede un principio di semplificazione
amministrativa. Infatti se entro il termine stabilito l’amministrazione procedente non ottiene il parere, ne può
fare a meno tranne nel caso in cui sia un parere rilasciato da amministrazioni preposte alla tutela ambientale,
paesaggistica, territoriale e della salute del cittadino. Tale deroga incontra un limite nel caso in cui sia
intervenuta la valutazione di impatto ambientale.
• Vincolanti, il parere in alcuni casi oltre che obbligatorio è anche vincolante e questo fa riferimento anche al
contenuto in quanto l’amministrazione deve obbligatoriamente seguirlo. Si dice che è un falso parere perché nella
sostanza è un provvedimento
Ai sensi dell’articolo 17 nel caso di inerzia di valutazioni tecniche necessarie da parte di organi o enti, entro 90 giorni
dal ricevimento della richiesta, il responsabile del procedimento deve richiedere tali valutazioni ad altri organi
dell’amministrazione, ad enti pubblici o ad istituti universitari. La norma prevede una deroga costituita da valutazione
richieste ad amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della salute del cittadino.
Però ai sensi dell’ articolo 14-ter tali deroghe, nel caso in cui sia intervenuta la valutazione di impatto ambientale, si
applicano solo alle amministrazioni preposte alla tutela della salute del cittadino, del patrimonio storico-artistico e
della pubblica incolumità
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• Perfezione, situazione in cui un provvedimento è perfettamente corrispondente al modello legale astratto, ma non
produce effetti perché non è ancora intervenuto il controllo
• Efficacia, il provvedimento è perfetto e produce effetti cioè modificazioni nella sfera giuridica altrui. Essa può
essere sospesa per gravi ragioni o per il tempo necessario, dall’organo che l’ha emanato o da altro organo previsto
dalla legge.
• Validità, cioè conformità al paradigma normativo dell’atto e dell’attività amministrativa posta in essere al fine
della sua adozione.
Il provvedimento può essere quindi perfetto ma non efficace. Ai sensi dell’articolo 21-quater i provvedimenti
amministrativi efficaci sono eseguiti immediatamente, salvo che sia diversamente stabilito dalla legge o dal
provvedimento stesso. La fase integrativa dell’efficacia riguarda:
• Forme di pubblicità, riguarda gli atti recettivi cioè quegli atti che sono efficaci solo quando sono conosciuti dal
destinatario. Si tratta di atti normativi e provvedimenti limitativi della sfera giuridica dei privati. Tali atti
devono essere comunicati personalmente al destinatario o qualora il numero dei destinatari sia troppo alto
l’amministrazione provvede a forme di pubblicità.
• Atti di adesione dei privati
• Atti di controllo, si ha :
o Controllo preventivo, l’efficacia dell’atto è sospesa in attesa dell’esito del controllo
o Controllo successivo, che non impedisce l’efficacia del provvedimento, ma funziona da condizione
risolutiva se a seguito di esso venga pronunciato l’annullamento.
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Capitolo VII: La conclusione del procedimento amministrativo: il provvedimento e gli accordi amministrativi
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L’atto amministrativo è una qualsiasi manifestazione di volontà proveniente da una PA nell’esercizio di una potestà
amministrativa. Da esso si differenzia il provvedimento, che è l’atto con cui si conclude il procedimento
amministrativo. E’ emanato dall’organo competente e se collegiale si tratta di atto collegiale il quale ha gli stessi
caratteri del provvedimento emanato da un organo monocratico, e se ne differenzia solo perché è preceduto da un
procedimento più complesso, in cui gli interessi rilevanti non sono rappresentati dalla partecipazione ma introdotti dai
componenti il collegio all’atto della decisione. Solo il provvedimento, quale risultato dell’esercizio del potere
amministrativo attribuito alla PA, è dotato di effetti sul piano dell’ordinamento generale. Gli atti amministrativi quali
pareri, proposte, valutazioni tecniche etc…, hanno una funzione strumentale e accessoria rispetto ai provvedimenti.
Poiché il provvedimento ripete gli stessi caratteri del potere, esso è tipico e nominato e i suoi effetti non sono
retroattivi. Il provvedimento è composto da:
1. Intestazione, che indica l’autorità emanante
2. Preambolo, in cui sono enunciate le circostanze di fatto e di diritto
3. Motivazione, che indica le ragioni giuridiche e i presupposti di fatto del provvedere
4. Dispositivo, che rappresenta la parte precettiva del provvedimento
Componente fondamentale del provvedimento è la volontà, intesa come volontà procedimentale, che è oggettivata cioè
risultante dal procedimento nel suo complesso. La legge assegna il provvedimento ad una figura soggettiva, che in
genere è una persona giuridica, un ente pubblico. Il provvedimento è un atto di disposizione inerente l’interesse
pubblico che l’amministrazione DEVE perseguire, correlandosi con l’incisione delle altrui situazioni soggettive. Da qui
discende il carattere autoritativa cioè l’imperatività, che si riscontra quando l’attività amministrativa può disciplinare
gli altrui interessi anche senza il consenso di chi ne riceve gli effetti, che è elemento essenziale del provvedimento.
Dato che il provvedimento riflette i medesimi caratteri del potere amministrativo, esso è:
• Unilaterale, il provvedimento è caratterizzato dal perseguimento unilaterale di interessi pubblici.
• Tipico, la possibilità per la PA di produrre in un caso puntuale e concreto una vicenda giuridica presuppone che il
legislatore abbia ritenuto prevalente l’interesse pubblico rispetto a quello privato, attribuendo il potere
all’amministrazione, descrivendo gli elementi in cui si articola e individuando l’effetto prodotto sulla situazione
giuridica del destinatario dell’atto. Quindi la tipicità consiste nell’esigenza di una preventiva definizione del tipo
di vicenda giuridica prodotta dall’esercizio del potere.
• Nominativo, la PA, per conseguire gli effetti tipici, ricorre a schemi individuati dalla legge.
La distinzione tra nominatività e tipicità si comprende con chiarezza se si pensa alle ordinanze di necessità ed
urgenza, che sono atti nominati (in quanto previsti dall’ordinamento), ma i cui effetti non sono predefiniti dalla legge
e quindi non sono completamente tipizzati.
In genere l’ordinamento appresta due tipi di limiti a garanzia dei privati:
1. la predefinizione dei tipi di vicende giuridiche che possono essere prodotte dall’amministrazione (tipicità)
2. la predeterminazione degli elementi del potere che può essere esercitato per conseguire quegli effetti
(nominatività).
Nullità
Le conseguenze che l’ordinamento prevede se il provvedimento è difforme dal paradigma normativo variano a seconda
se:
1. il provvedimento è emanato in violazione delle norme attributive del potere allora è nullo
2. il provvedimento è difforme dalle norme di azione che disciplinano l’esercizio del potere, allora è annullabile
La dottrina amministrativistica riconduce nullità e illegittimità nella categoria dell’invalidità, che consiste nella
difformità dell’atto dalla normativa che lo disciplina.
Ai sensi dell’articolo 21-septies è nullo il provvedimento amministrativo che manca dei seguenti elementi essenziali:
• Soggetto, il potere è conferito ad un soggetto pubblico dotato di personalità giuridica.
• Contenuto, il potere consiste nella possibilità di produrre una determinata vicenda giuridica: questo è il contenuto
dispositivo del potere.
• Oggetto, del potere e del provvedimento, è il termine passivo della vicenda che si verrà a produrre a seguito
dell’azione amministrativa. Esso deve essere lecito, possibile, determinato o determinabile.
• Finalità, il potere e il provvedimento sono caratterizzati dalla preordinazione alla cura dell’interesse pubblico che
è il risultato della ponderazione di interessi diversi.
• Forma, principio generale della libertà delle forme, in quanto non c’è preferenza tra forma scritta e non scritta.
Anche se in molti casi c’è la forma scritta.
• Motivazione, elemento di carattere generale, obbligatorio. L’amministrazione quando adotta un provvedimento
deve rendere dotto il destinatario del percorso logico seguito per arrivare alla conclusione del procedimento. Ha
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intento conoscitivo, deve svolgere una funzione di garanzia (cioè la possibilità dell’interessato di agire in fase
giurisdizionale), svolge funzione di trasparenza (in quanto rende edotto l’interessato del percorso logico
impiegato per arrivare al provvedimento). Questo dovere è stato introdotto dall’articolo 3, il quale richiama a
titolo esemplificativo l’organizzazione amministrativa, lo svolgimento dei concorsi e il personale. Dall’obbligo sono
esclusi gli atti normativi, gli atti a carattere generale (come piani e programmi). Ma tali eccezioni vanno prese con
il beneficio di inventario in quanto le leggi di settore prevedono l’obbligo di motivazione. L’applicazione della
giurisprudenza tende a limitare l’obbligo della motivazione per l’attività vincolata dell’amministrazione.
L’articolo 21-septies si occupa della nullità, ai sensi del quale un provvedimento è nullo per:
• mancanza degli elementi essenziali
• difetto assoluto di attribuzione, si ha quando viene violata una norma delimitativa del potere e quindi si ha
carenza di potere che può essere:
o in astratto, il potere non appartiene a quell’amministrazione (non ha la competenza in materia). Esempio:
atto emanato da un’autorità diversa da quella avente il potere.
o in concreto, il potere non manca totalmente, in quanto le norme attributive del potere sono state
osservate. In questo caso non sono state rispettate norme ulteriori o aggiuntive. Esempio: decreto di
espropriazione emanato dopo la scadenza del termine fissato dalla legge nella dichiarazione di pubblica
utilità.
• violazione o elusione del giudicato
• negli altri casi espressamente previsti dalla legge
Illegittimità
Un atto emanato nel rispetto delle norme attributive del potere ma in difformità di quelle di azione è illegittimo e
quindi annullabile. E’ una patologia meno grave di invalidità rispetto alla nullità. L’atto annullabile produce effetti
come un atto legittimo, ma tali effetti sono precari in quanto l’ordinamento prevede strumenti giurisdizionali per
eliminarli, contestualmente all’atto. Inoltre l’atto illegittimo è annullabile da parte della stessa amministrazione in via
di autotutela. L’illegittimità può essere:
• Originaria, l’illegittimità si determina in riferimento alla normativa in vigore al momento della perfezione
dell’atto.
• Sopravvenuta, l’illegittimità si determina in riferimento alla normativa sopravvenuta successivamente
all’emanazione del provvedimento.
• Derivata, l’annullamento di un atto che costituisce presupposto di altro atto da luogo a illegittimità derivata.
• Parziale, si ha quando solo una parte del contenuto sia illegittimo.
Bisogna però sottolineare che ai sensi dell’articolo 21-octies il provvedimento difforme dal paradigma normativo non è
in alcuni casi annullabile, quando esso è adottato in violazione di norme sul procedimento o sulla forma degli atti ma,
per la natura vincolata del provvedimento, sia palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere
diverso da quello in concreto adottato. Inoltre non è annullabile il provvedimento, per mancata comunicazione
dell’avvio del procedimento qualora l’amministrazione dimostri in giudizio che il contenuto del provvedimento non
avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.
Vizi di legittimità
I vizi di legittimità sono:
• Incompetenza, è un vizio che conosce una duplice gradazione, poiché esiste l’incompetenza assoluta e relativa,
che appartengono a due regimi diversi. L’incompetenza assoluta si riferisce alla mancanza del soggetto e quindi
riguarda la nullità, essendo la mancanza di un elemento essenziale. L’incompetenza relativa riguarda il caso in cui
l’amministrazione adotta il provvedimento violando le singole competenze dei suoi organi. Può avere varie
gradazioni, ad esempio per materia.
• Violazione di legge, è un vizio residuale, infatti lo si invoca quando non è possibile invocare gli altri. Sussiste
quando si violi una qualsiasi altra norma giuridica di azione generale e astratta che non attenga alla competenza.
Esempio: mancanza del quorum di legge.
• Eccesso di potere, è il risvolto patologico della discrezionalità. Affligge molti provvedimenti e spesso viene
confuso con i vizi di merito. Se non esistesse questo vizio il potere discrezionale delle amministrazioni non
avrebbe limiti. Sussiste quando la funzione discrezionale e quindi la facoltà di scelta dell’amministrazione non è
correttamente esercitata. Quindi l’eccesso di potere può essere invocato solo con riferimento ad atti
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discrezionali. Classica forma dell’eccesso di potere è lo sviamento, che ricorre quando l’amministrazione persegue
un fine differente da quello per il quale il potere le è stato conferito. L’eccesso di potere diventa strumento per
verificare il corretto esercizio del potere. I principi che si possono richiamare sono:
o Imparzialità
o Logicità
o Coerenza
o Proporzionalità
o Ragionevolezza
L’eccesso di potere è una lacuna che si trova a metà tra logica e ragionevolezza.
La giurisprudenza ha poi elaborato una serie di figure dette figure sintomatiche le quali sono sintomo del non
corretto esercizio del potere e comportano l’annullamento del provvedimento. Tali figure sono:
• Contraddittorietà
• Disparità di trattamento
• Errore di fatto o travisamento
• Difetto di istruttoria
• Motivazione insufficiente o incompleta
• Lamentata assenza di ragionevolezza o proporzionalità
Vizi di merito
Il merito amministrativo è l’insieme delle soluzioni compatibili con il canone di congruità-logicità che regola l’attività
discrezionale. L’illegittimità per vizi di merito si verifica nei casi in cui la scelta discrezionale confligge con
opportunità e convenienza. L’atto viziato per vizi di merito è annullabile nei soli casi previsti dalla legge.
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• Ratifica, ricorre quando sussiste una legittimazione straordinaria da parte di un organo ad emanare a titolo
provvisorio e in una situazione di urgenza un provvedimento che rientra nella competenza di un altro organo, il
quale, ratificando, fa proprio quel provvedimento.
• Rettifica, non riguarda provvedimento viziati, ma atti irregolari. Consiste nell’eliminazione dell’errore.
• Rinnovazione, del provvedimento annullato. Consiste nell’emanazione di un nuovo atto, avente effetti ex nunc (per
il futuro) con la ripetizione della procedura a partire dall’atto endoprocedimentale viziato. Tale istituto è
possibile se l’atto precedente non è stato annullato per ragioni di ordine sostanziale (esempio: mancanza del
presupposto).
I procedimenti di revisione sono:
• Sospensione amministrativa, provvedimento con il quale, nel corso di una procedura di revisione o di riesame e a
fini cautelari viene temporaneamente sospeso l’eseguibilità e l’efficacia di un provvedimento efficace. L’efficacia
viene sospesa per gravi motivi e per il tempo strettamente necessario, dallo stesso organo che lo ha emanato o da
un altro organo previsto dalla legge. Il termine della sospensione è indicato nell’atto che lo dispone e può essere
prorogato o differito per una sola volta nonché ridotto per sopravvenute esigenze.
• Proroga, provvedimento con cui si protrae ad un momento successivo il termine finale dell’efficacia di un
provvedimento durevole. La proroga va adottata prima della scadenza del provvedimento di secondo grado.
• Revoca, provvedimento che fa venir meno la vigenza degli atti ad efficacia durevole, a conclusione di un
procedimento volto a verificare se i risultati cui si è pervenuti attraverso il precedente provvedimento meritino
di essere conservati. Se la revoca comporta pregiudizi ai soggetti interessati l’amministrazione ha l’obbligo di
provvedere al loro indennizzo.
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1. L’annullamento con effetto ex-tunc (retroattivo) degli atti amministrativi emanati in vista della conclusione del
contratto incide sulla sua validità in quanto priva l’amministrazione della legittimità a contrattare, determinando
l’annullabilità del contratto. Tale annullamento può essere pronunciato solo su richiesta dell’amministrazione.
2. Il contratto che viene stipulato a seguito di un’aggiudicazione illegittima è nullo
3. La prevalente giurisprudenza utilizza la figura della caducazione automatica del contratto, come conseguenza
dell’annullamento dell’aggiudicazione.
Lavori pubblici
I lavori pubblici per legge possono essere realizzati esclusivamente mediante contratto di appalto, fatto salvo i casi
di lavori in economia ammessi fino all’importo di 200.000 Euro e di alcuni lavori del ministero della difesa. L’appalto di
lavori pubblici si distingue dal corrispondente contratto privatistico per la natura pubblica di uno dei due contraenti e
perché ha ad oggetto la realizzazione di opere pubbliche. La legge accanto a poteri analoghi a quelli esercitabili nel
rapporto scaturente dall’ordinario contratto di appalto, riconosce alla parte pubblica una serie di poteri peculiari.
Difatti l’amministrazione ha il diritto di rescindere il contratto di appalto quando l’appaltatore si rende colpevole di
negligenza o frode. L’appaltatore avrà diritto soltanto al pagamento dei lavori correttamente eseguiti e sarà passibile
del danno che provenisse all’ amministrazione dalla stipulazione di un nuovo contratto. Inoltre l’ amministrazione può
risolvere il contratto dietro pagamento dei lavori eseguiti. Però l’atto con il quale l’ amministrazione esercita queste
facoltà non ha natura provvedimentale e quindi non è idoneo a incidere sulle situazioni soggettive del contraente,
quindi la giustizia sulle relative controversie spetta al giudice ordinario.
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