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IL LAVORO ALLE DIPENDENZE DELLA P.A.
L’attuale fisionomia del pubblico impiego, è formata da distinti atti di macro organizzazione e di
micro organizzazione:
I Macro, continuano a essere di matrice pubblicistica e sono esclusi dalla privatizzazione.
Si tratta, in sostanza, degli atti inerenti alla determinazione delle dotazioni organiche
complessive e delle linee fondamentali dell'organizzazione e all'individuazione degli uffici
maggiormente rilevanti.
Micro organizzazione, invece, sono adottati con le capacità e i poteri del datore di lavoro
privato. Si tratta, in sostanza, degli atti con i quali si provvede all'organizzazione degli
uffici e alla gestione in concreto dei rapporti di lavoro.
Il Testo di riferimento è il Testo Unico sul Pubblico Impiego che prevede degli Obbiettivi
Fondamentali:
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Crescita dell’Efficienza delle Amministrazioni anche con sviluppo di sistemi informatici
Pubblici;
Razionalizzazione del Costo del Lavoro Pubblico (contenimento spesa entro vincoli di
finanza pubblica);
La migliore utilizzazione delle Risorse Umane.
La riforma brunetta
La L. del 4/03/2009, n. 15 (Riforma Brunetta) punta all’aumento della produttività del lavoro e
una sua migliore organizzazione secondo principi di Efficienza e Trasparenza.
Aspetti fondamentali della Legge sono: Principio di Trasparenza, Valorizzazione del Merito,
innovazioni in Materia di Dirigenza e di contrattazione collettiva, Sanzioni disciplinari e
responsabilità dei dipendenti (lotta all’assenteismo).
La Contrattazione Collettiva
I comparti al momento sono così suddivisi (non dirigenziali): Funzioni Centrali (ministeri, agenzie,
avvocatura di Stato, Corte dei Conti, CNEL, Enti pubblici non economici soggetti a vigilanza),
Funzioni Locali (Regioni, Province, Comuni, Città Metropolitane, Camere di Commercio etc.),
Istruzione e Ricerca, Sanità.
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Ha personalità giuridica di diritto pubblico
Gode di autonomia organizzativa, gestionale e contabile
È diretta da un organo collegiale
È un organismo necessario
Rappresenta tutte le amministrazioni pubbliche
I rappresentanti dei lavoratori invece sono i Sindacati che abbiano una rappresentatività non
inferiore al 5%.
* Il Diritto alla Funzione è uno dei Principi fondamentali del Lavoro Pubblico: ovvero che il Dipendente
pubblico può essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o equivalenti nell’area del suo
inquadramento o corrispondenti a qualifica Superiore.
Le Progressioni sono mutamenti della prestazione lavorativa w si distinguono in: Economiche (gli Scatti) e di
Carriera (contratto superiore).
La Dirigenza Pubblica
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I Diritti Invece del Dipendente Pubblico si dividono in Patrimoniali e NON Patrimoniali.
Diritto a ricevere delle indennità (in caso di lavori svolti in condizioni di particolare
responsabilità, disagio o pericolo);
Diritto ad aumenti retributivi (di tipo orizzontale o verticale) dovuti a scatti di categoria di
inquadramento;
Diritto a godere di permessi retribuiti, in particolare otto giorni all’anno per partecipare a
concorsi od esami, tre giorni consecutivi dopo la nascita dei figli (o anche per lutto o grave
infermità del coniuge o di parenti entro il secondo grado ed affini entro il primo grado), 15
giorni consecutivi in occasione del matrimonio ed, infine, previa domanda, 36 ore annue
per l’assistenza ai portatori di handicap.
Il diritto all’ufficio (cioè il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro o, nel caso in cui il
dipendente risulti in esubero, il diritto a risolvere il rapporto di lavoro nel rispetto delle
garanzie fissate dalla legge);
Diritto alle ferie retribuite (pari a 32 giorni lavorativi più 4 giornate di riposo per ogni
anno lavorativo);
Diritto della dipendente incinta di assentarsi dal lavoro a partire dai due mesi precedenti
e nei tre mesi successivi al parto;
Diritto ai congedi parentali, fino ai primi otto anni di vita del bambino;
Diritto ai congedi familiari (in caso di gravi problemi familiari possono assentarsi dal posto
di lavoro per un periodo non superiore ai due anni, anche se in questo periodo non
avranno diritto ad alcuna retribuzione);
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Diritto all’aspettativa, per un periodo di massimo 12 mesi in un triennio (motivata, ad
esempio, da problemi personali o familiari, dottorati di ricerca, avvicinamento al coniuge
che lavori all’estero). Il periodo di aspettativa non è retribuito e non è conteggiato nel
calcolo dell’anzianità di servizio;
Il diritto alla conservazione del posto di lavoro per un periodo di 18 mesi in caso di
infortunio o malattia. Prorogabili per altri 18 mesi in casi particolarmente gravi.
La Responsabilità Disciplinare invece deriva dalla violazione dei Doveri inerenti al rapporto
d’Impiego da parte del dipendente. Per arrivare all’Illecito è necessaria l’azione o omissione
compiuta in violazione della legge, regolamento e soprattutto del Contratto.
Il Procedimento Disciplinare (che vale per tutti i dipendenti ad eccezione di quelli che lavorano
nelle Scuole) segue 2 Strade seconda della Gravità:
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Il licenziamento disciplinare può essere sia il licenziamento per giustificato motivo soggettivo (art.
3 della legge 604/1966), vale a dire il licenziamento, con preavviso, causato da un “notevole
inadempimento” del lavoratore ai suoi obblighi contrattuali, sia il licenziamento per giusta
causa (art. 2119 c.c.), e cioè il licenziamento, senza preavviso, determinato da un comportamento
disciplinarmente rilevante del lavoratore talmente grave da non consentire, nemmeno in via
temporanea, la prosecuzione del rapporto di lavoro.
Si assenta dal lavoro senza dare motivazioni né comunicazioni, per tre giorni (anche non
continuativi) in un biennio o per sette giorni nell’arco di un decennio;
Rifiuta, senza giustificato motivo, il trasferimento ad un’altra sede, deciso dal datore;
Non riprende il servizio dopo essersi assentato dal lavoro, senza darne adeguata
motivazione, per più di quindici giorni;
Nell’arco del biennio e in maniera frequente, mette in atto delle condotte aggressive,
offensive e di violenza verbale, fisica o psicologica che abbiano creato danni alla sfera
fisica e/o emotiva di un collega o di un terzo (es. il mobbing);
Ha subìto, sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento della sua attività o anche al di là della
stessa, una condanna passata in giudicato, anche per reati non direttamente collegati o
ricollegabili all’esercizio della sua attività lavorativa;
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Per chi per almeno tre volte ripetute nel corso di un biennio, ha perpetrato minacce,
offese gravi, ingiurie e calunnie o messo in atto qualsiasi tipo di condotta ingiuriosa di un
certo peso;
Abbia dichiarato il falso al momento della sottoscrizione del contratto di lavoro o per
progressioni di carriera;
Abbia commesso verso terzi atti dolosi, anche se non rilevanti penalmente, comunque
gravi da non poter permettere al dipendente di proseguire la propria attività;
Abbia prodotto falsa attestazione della presenza sul luogo di lavoro (cd “furbetti del
cartellino”) o abbia alterato il rilevamento della presenza in servizio in modo fraudolento o
abbia prodotto un certificato medico falso o falsato, riportante uno stato di malattia
inesistente;
Abbia ricevuto una condanna penale definitiva (tale è una situazione in cui non è
ammissibile alcuna impugnazione ordinaria contro la sentenza) a suo carico. Questo fa
scattare il licenziamento disciplinare senza preavviso immediato, l’immediata
interruzione del rapporto di lavoro e la sanzione cd. accessoria dell’interdizione dai
pubblici uffici (l’impossibilità di poter nuovamente ricoprire incarichi pubblici).
Tutte le controversie sul pubblico impiego sono competenza del Giudice Ordinario, ad eccezione
di quelle che hanno un rapporto di lavoro NON Privatizzato. Restando del Giudice Amministrativo
invece le controversie in materia di procedure concorsuali per l’assunzione di dipendenti
pubblici.