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Ordinamento → Composizione di più parti in un sistema, ma anche fine a cui l’ordinamento tende, ovvero
l’armonia di tale sistema. → Insieme di elementi disposti in un certo ordine.
Giuridicità dell’ordinamento → Capacità qualificatoria della condotta umana secondo un modello esclusivo
(norma). Esistono anche ordinamenti non giuridici.
Quello perseguito da ciascun ordinamento è solo uno degli ordini possibili, quello espressione della classe dominante.
→ Pluralità degli ordinamenti giuridici.
L’ordinamento è sia ordo ordinans (detta delle norme che disciplinano la realtà esterna) che ordo ordinatus (è a sua
volta disciplinato) → Esistono anche delle norme sulla normazione (meta-norme, il cui compito è definire le condizioni
per cui una norma può validamente sorgere e permanere nell’ordinamento) (es. art. 70 Cost. che attribuisce alle Camere
la potestà legislativa, per cui una legge non approvata da esse sarebbe viziata).
Invalidità → Laddove una norma non risulti conforme al modello stabilito per essa a un’altra norma. Una norma può
essere efficace anche se invalida, come inefficace anche se valida (validità ≠ efficacia). L’invalidità può essere:
In senso debole → Conseguenza della violazione di una norma sulla normazione che pur viziandola non ne
revoca lo status di norma;
In senso forte → Disformità così radicale da incidere sull’appartenenza della norma all’ordinamento → In
questo caso, invalidità = inefficacia.
Validità dell’ordinamento giuridico ≠ validità delle singole norme → L’ordinamento esiste in quanto è valido (validità
= efficacia). La validità dell’ordinamento non può essere valutata in base a un criterio interno all’ordinamento → Si usa
il criterio dell’effettività → Media osservanza (da parte dei soggetti all’ordinamento) e applicazione delle norme (da
parte dei giudici) → Mentre la validità di una norma è giudicata in base al suo dover essere, quella dell’ordinamento è
giudicata in base al suo effettivo essere. L’invalidità di una norma non determina l’invalidità dell’intero ordinamento.
Caratteri tipici dell’ordinamento giuridico:
Plurisoggettività → Pluralità di soggetti destinatari delle prescrizioni;
Normazione;
Organizzazione → L’ordinamento presuppone l’esistenza di un assetto organizzato del gruppo sociale, che si
costituisce in istituzione.
La coerenza e la completezza non sono insite nell’ordinamento ma fini a cui esso tende. L’ordinamento è in
divenire ed è anche il risultato dell’attività interpretativa→ Esistenza di contraddizioni (antinomie) e vuoti
(lacune).
Coerenza → Relazione fra le norme per cui il loro insieme tende a diventare unità sistematica . Antinomia →
Esistenza di due norme giuridiche vigenti appartenenti allo stesso ordinamento e aventi lo stesso ambito spaziale,
temporale, personale e materiale di validità, che risultano incompatibili. In base all’estensione del contrasto si distingue:
Antinomia totale-totale → Due norme con uguale estensione (es. è prescritto fumare / è vietato fumare) → E’
l’unica antinomia reale. E’ propria in quanto è un’antinomia fra norme.
Antinomia parziale-parziale → Una parte dell’estensione di una norma coincide con una parte dell’altra (es.
è vietato fumare la pipa e il sigaro/ è permesso fumare sigaro e sigarette) → Apparente, è impropria perché riguarda
le sole espressioni normative (disposizioni);
Antinomia totale-parziale → L’estensione di una norma è parte dell’estensione di un’altra (es. è permesso
fumare / è vietato fumare il sigaro) → Apparente, è impropria perché riguarda le sole disposizioni.
Le antinomie possono essere risolte solo dagli interpreti in base a criteri (norme sulla normazione) che possono essere
logico-teoretici (tramandati dalla tradizione, operano automaticamente e in via interpretativa):
Criterio cronologico → La norma successiva prevale su quella precedente, che viene abrogata (no
eliminazione della norma abrogata, che continua ad agire per i fatti anteriori all’abrogazione; ≠ annullamento per
invalidità, che determina espunzione dall’ordinamento);
Criterio della specialità → La norma specifica prevale su quella generale, non implica l’invalidità della norma
generale ma la deroga (consente solo l’individuazione della norma applicabile al caso concreto). Prevale sul
precedente;
Oppure storico-positivi (positivamente previsti dall’ordinamento):
Criterio gerarchico → La norma emanata da fonte superiore prevale su quella inferiore, e non abroga bensì
invalida la fonte inferiore. Prevale sui precedenti;
Criterio della competenza → La norma emanata da fonte competente prevale su quella incompetente, esso
determina l’invalidità della norma antinomica. ≠ criterio gerarchico, distingue le fonti del diritto in senso
orizzontale. Prevale sui precedenti. Questo criterio può operare solo se ci sono norme che distribuiscono le
competenze, distribuzione che avviene tramite:
o Riserva → Rigida separazione tra le fonti;
o Preferenza → Concorso nella disciplina della materia di diverse fonti.
Qualora nessun criterio sia applicabile, si ha una lacuna meta-normativa, mentre qualora lo siano più criteri si ha
una antinomia meta-normativa. Qualora i diversi criteri pervengano a soluzioni a loro volta contrastanti, si ha
un’antinomia di secondo grado.
Completezza → Assenza di lacune. Lacuna → Mancanza di una norma per la risoluzione di una qualsiasi
questione giuridica. Alcune teorie negano l’esistenza di lacune, sostenendo che quelle che appaiono come lacune siano
in realtà ambiti al di fuori dell’ordinamento), mentre altre la negano ritenendo che tutto ciò che non è direttamente
regolato debba considerarsi regolato in modo opposto. Mezzi di integrazione → Analogia (ad un caso non regolato si
applica la disciplina applicata ad un caso simile) e ricorso a principi generali (creazione di norme nuove).
Eterointegrazione → Un ordinamento attinge da un altro le norme per la disciplina di determinate fattispecie.
Diritto → Sia l’insieme delle norme di un ordinamento ( diritto oggettivo, law), sia aspetti soggettivi del diritto
(diritto soggettivo, right) → La prima definizione ha precedenza logica sulla seconda in quanto, senza un diritto
oggettivo che li tuteli non sono immaginabili i diritti soggettivi).
Soggetti dell’ordinamento → Persone fisiche che operano ed interagiscono nell’ordinamento, a cui si
aggiungono persone giuridiche con lo scopo di realizzare determinati interessi, infine la collettività e l’intero popolo.
Capacità giuridica → Idoneità dei soggetti dell’ordinamento ad essere titolari di situazioni giuridiche soggettive,
ottenuta al momento della nascita.
Capacità di agire → Idoneità del soggetto a porre in essere atti che producano effetti personali o patrimoniali,
ottenuta con il raggiungimento della maggiore età, ma può essere limitata o esclusa se il soggetto è incapace di curare i
propri interessi.
Diritto soggettivo → Pretesa o potere di agire dei soggetti dell’ordinamento per il soddisfacimento di un proprio
interesse riconosciuto e titolato dal diritto oggettivo. Si distinguono in:
Diritti assoluti → Diritto fondamentali dell’uomo, diritto patrimoniali; possono essere fatti
valere erga omnes (nei confronti di tutti) senza la collaborazione di terz;
Diritti relativi → Diritti di credito; esigono la collaborazione di un terzo per la loro
realizzazione.
Situazione giuridica soggettiva → Posizione giuridicamente rilevante di un soggetto rispetto ad un altro, la
quale può implicare un vantaggio (attiva) o uno svantaggio (passiva) per il soggetto che ne è titolare. Le situazioni
giuridiche soggettive attive sono:
Potere → Situazione giuridica soggettiva attiva consistente nella possibilità attribuita ad un soggetto di produrre
determinati effetti giuridici (il diritto soggettivo esprime la situazione derivante dall’effettivo svolgimento del
potere, che invece indica una situazione potenziale). Es: proprietà di un bene e potere di disporne.
Potestà → Potere-dovere attribuito ad un soggetto non ne suo interesse ma al fine di tutelare un interesse altrui.
Diritto potestativo → Potere di produrre effetti giuridici mediante una dichiarazione unilaterale di volontà (es:
diritto di accettare l’eredità).
Permesso → Situazione giuridica soggettiva attiva consistente nella possibilità riconosciuta dall’ordinamento di
compiere liberamente un’azione.
Interesse legittimo → Situazione giuridica soggettiva attiva che sussiste quando vi sia corrispondenza fra la
pretesa del singolo e l’interesse a che la pubblica amministrazione esplichi la sua attività conformemente alla legge
(es: interesse del concorrente a che siano esclusi dal concorso coloro che non hanno i requisiti).
Aspettativa → Posizione di attesa di un effetto acquisitivo incerto, che corrisponde ad un diritto soggettivo in
formazione.
Le situazioni giuridiche soggettive passive sono:
Dovere → Situazione imputabile ad una pluralità di soggetti, non sempre determinabili (es: dovere di tutti di
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità).
Obbligo → Situazione giuridica in cui si trova colui che è tenuto ad adottare un comportamento al fine di
soddisfare l’interesse del titolare del diritto soggettivo corrispondente (es: obbligo per i cittadini di pagare le
tasse).
Onere → Situazione giuridica soggettiva per cui un soggetto è tenuto a un determinato comportamento al
fine di conseguire un proprio interesse: l’inosservanza non implica una sanzione ma un effetto giuridico a lui
sfavorevole. (es: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne sono a fondamento).
Soggezione → Situazione giuridica soggettiva per cui un soggetto, pur non essendo tenuto a seguire una
certa condotta per un preciso obbligo, deve tuttavia subire la potestà di altri (es: soggezione di un minore nei
confronti dei genitori).
Interessi collettivi → Derivano dal fatto che non solo gli individui hanno soggettività giuridica ma anche le
collettività, sono garantiti tramite l’attribuzione ad ogni membro della collettività o ad organismi rappresentativi degli
interessi di categoria del potere di agire e resistere in giudizio.
Interessi diffusi → Non riguardano una cerchia determinata di soggetti ma una serie indeterminata e non legata da
vincoli associativi (es: tutela della salute e del paesaggio).
Stato → Ordinamento giuridico di un gruppo sociale indipendente da ogni istanza esterna, con base territoriale fissa e
definita, ordinato attorno ad un centro di potere sovrano a sua volta indipendente. Tale ordinamento è originario in
quanto incondizionato e autolegittimantesi.→ Lo Stato è l’ente territoriale, temporale, sovrano, il cui ordinamento è
originario. Aspetti fondamentali dello Stato:
Popolo → Collettività o gruppo sociale che si dà un ordinamento. E’ popolo solo quel gruppo umano che si forma
per il soddisfacimento di interessi indefiniti e illimitati, che sia caratterizzato dalla coesistenza spazio-temporale. →
Il popolo è la collettività umana sottoposta stabilmente, in un determinato ambito spazio-temporale, ad un potere
effettivo e indipendente. Tale sottoposizione al potere deve essere permanente (no persone sottoposte
occasionalmente al potere di quello Stato come il turista), necessaria (no residenti stabili ma privi di cittadinanza) e
generale (no persone sottoposte al potere dello Stato per motivi contingenti e particolari come il matrimonio).
Cittadinanza → Appartenenza di un individuo, per legami territoriali (iure soli) o di parentela (iure sanguinis), ad
uno Stato nazionale.
Cittadinanza italiana (disciplinata da legge 91/1992) → Acquisita per nascita da figlio di madre o padre
cittadini, nati nel territorio italiano da entrambi i genitori ignoti o apolidi. Acquisita su richiesta dal coniuge di
cittadino italiano, dallo straniero maggiorenne adottato da genitore italiano (5 anni), dallo straniero che ha prestato
servizio alle dipendenze dello Stato (5 anni), dall’apolide che risiede da 5 anni, dallo straniero che risiede da 10
anni. Ritirata per rinuncia o per aver accettato impiego o carica pubblica da uno Stato estero o da un ente
internazionale a cui non partecipi l’Italia ove non ottemperi all’eventuale intimazione del Governo italiano di
abbandonarlo.
Cittadinanza dell’Unione Europea → Riconosciuta a chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro,
da cui deriva il diritto di circolare liberamente in ogni Stato membro e il diritto di elettorato attivo e passivo nelle
elezioni comunali ed europee anche per i residenti di uno Stato di cui non si è cittadini.
Sovranità → Subordinazione della collettività ad un centro di potere originario (originarietà di ordine logico e
non storico → sussiste anche qualora lo Stato sia derivato da altri Stati).
Territorio → Ambito spazio-temporale del gruppo che limita e al contempo garantisce la sovranità dello Stato.
Si compone di:
o Terraferma → Porzione di territorio segnata dai confini naturali o artificiali (comprese le acque interne);
o Mare territoriale → Porzione di mare entro una certa distanza dalla costa;
o Piattaforma continentale → Fondo marino contiguo alle terre emerse;
o Spazio atmosferico sovrastante;
o Navi ed aeromobili battenti bandiera dello Stato quando in spazi non soggetti alla propria sovranità;
o Sedi e rappresentanze diplomatiche all’estero.
Forma di Stato → Rapporto tra governanti e governati. Possono essere classificate in base a 4 criteri:
1. Struttura unitaria o pluralistica:
Stato unitario → Esercita la sovranità su tutto il territorio, può diventare Stato decentrato che garantisce le
autonomie territoriali (Stato regionale, ma comunque unitario);
Stato composto → Vede operare accanto al Governo centrale diversi governi locali di natura statale (Stato
federale, che può formarsi da un processo aggregativo o da un’articolazione di uno Stato unitario). (L’Unione
europea presenta alcuni tratti di una federazione di Stati e altri di un’organizzazione sovranazionale ma non è
assimilabile a nessuna delle due).
2. Rapporti fra governanti e governati:
Stato autoritario → La titolarità del potere trova fondamento nell’ereditarietà, nell’investitura ricevuta da
un gruppo di notabili o nella forza militare.
Stato democratico → La titolarità del potere trova fondamento nella rappresentanza politica.
3. Tutela dei diritti dei cittadini:
Stato patrimoniale (età feudale) → Il territorio è di proprietà del sovrano e dei feudatari, l’ordinamento
non è basato sul perseguimento di un interesse generale ma su autonome comunità, l’autorità si fonda su
rapporti di scambio (garantisce protezione e sicurezza in cambio di servizi civili e militari).
Stato assoluto → Centralizzazione del potere e limitazione dei poteri delle comunità intermedie,
riconoscimento al sovrano del potere di dettare regole.
Stato di polizia (18°secolo) → Tendenza a perseguire il benessere della polis, caratterizzato da un’attività
di governo libera nella determinazione dei fini e nella scelta dei mezzi. Non si parla di diritti ma di concessioni
del sovrano. Si afferma il principio di legalità dell’amministrazione.
Stato di diritto (19°-20°secolo) → Soggezione di tutti i poteri pubblici alle norme giuridiche, divisione del
potere, legalità dell’amministrazione, previsione da parte delle leggi delle libertà individuali, indipendenza dei
giudici, uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
4. Interesse pubblico in campo economico:
Stato liberale → Intervento pubblico in campo economico volto alla fissazione di regole dirette ad
assicurare una pacifica convivenza, confidando che con la libera concorrenza si massimizzi il benessere
generale.
Stato socialista → Gestione dei mezzi di produzione del reddito affidata alla pubblica autorità in vista di
una sua equa distribuzione.
Stato sociale → Azione dei pubblici poteri improntata al superamento delle disuguaglianze tra i cittadini
che siano tali da ostacolare il godimento dei diritti civili e politici. A differenza dello Stato liberale ha il
compito di intervenire nei rapporti sociali ed economici; a differenza dello Stato socialista non intende
eliminare la proprietà privata. Opera nelle direzioni del diritto al lavoro, del diritto alla previdenza e
all’assistenza sociale, e del diritto pubblico dell’economia (che legittima interventi diretti delle pubbliche
amministrazioni).
Forma di Governo → Modi in cui il potere è distribuito fra gli organi dello Stato. In base al grado di
concentrazione del potere in un unico organo (che sia composto da una come da più persone) si distinguono le forme
pure (concentrazione assoluta) e le forme miste (concentrazione relativa). Forme pure (archetipi ideali):
Monarchia assoluta → Potere supremo attribuito ad un unico organo.
Democrazia diretta → Potere supremo esercitato direttamente da tutto il popolo.
Forme miste (coinvolgimento di una pluralità di organi nella direzione dello Stato):
Monarchia costituzionale (Inghilterra del 17°secolo) → Superamento dell’assolutismo regio tramite una
Costituzione le cui prescrizioni il re giura di osservare. Il Parlamento ha il potere di contrapporsi al re, che è
sovrano per grazia di Dio e per volontà della nazione. Il re nomina e revoca i ministri ed è titolare del potere
esecutivo, mentre il Parlamento ha la funzione di limitare l’esecutivo. Può evolversi in Monarchia
costituzionale pura o cancellierato → Caratterizzata dalla centralità della figura del primo ministro.
Repubblica presidenziale → Presidente della Repubblica esercita funzioni esecutive e di indirizzo politico,
le assemblee elettive quella legislativa e di controllo, no rapporto di fiducia tra presidente e assemblee (es: Stati
Uniti). Una sottospecie ne è la forma di governo semipresidenziale → Rapporto di fiducia (tipico dei sistemi
parlamentari) convive con la figura del Presidente eletto dal popolo e dotato di poteri significativi (es: Repubblica
di Weimar, Francia della V Repubblica). In caso di coabitazione (maggioranza dell’assemblea diversa da quella che
esprime il Presidente) è il Primo ministro (espresso dalla maggioranza assembleare) a dirigere la politica del
Governo.
Governo direttoriale (Francia del 1795, Svizzera) → Non è formalmente prevista la figura del Capo dello
Stato. Direttorio esercita il potere di governo e viene eletto dal Parlamento, senza che fra i due organi sussista un
rapporto di fiducia.
Governo parlamentare (Inghilterra del 18°secolo) → Il Governo risponde del proprio operato davanti al
Parlamento, a cui è legato da un rapporto di fiducia. Può assumere una forma dualistica (al Capo dello Stato è
riconosciuto un potere autonomo di coordinamento) o monistica (il Capo dello Stato esercita solo funzioni di
rappresentanza e il potere di scioglimento delle Camere). Inoltre, può essere a prevalenza del Capo dello Stato, a
prevalenza del Parlamento o a prevalenza del corpo elettorale (Governo). Infine, può essere non maggioritario (o a
prevalenza parlamentare, in cui il solo Parlamento è titolare dell’indirizzo politico e il governo si riduce a organo
meramente esecutivo), maggioritario (o a prevalenza governativa, in cui il Governo è comitato direttivo dell’attività
parlamentare ed è forte la figura del primo ministro) o neoparlamentarismo (elezione diretta del Primo ministro
contestuale a quella del Parlamento).
LIVELLO COSTITUZIONALE:
Costituzione → Allo stesso tempo norma ordinatrice e ordinata. A garanzia dei principi in essa contenuti ci
sono la scrittura, dalla previsione di un apposito procedimento di revisione e di un controllo di conformità di
qualsiasi altra norma alle norme costituzionali.
Atti costituzionali instaurativi → Decreto legge 151/1944 (attribuisce al popolo italiano la scelta delle
forme istituzionali attraverso l’elezione di un’Assemblea Costituente); decreto legislativo luogotenenziale 98/1946
(rimette la scelta direttamente al popolo mediante referendum); referendum istituzionale del 1946. Nucleo
immodificabile della Costituzione è la forma repubblicana (art.139), che non può essere modificata neanche con
una revisione a due tempi (abrogando prima l’art.139 e poi la forma repubblicana). Immodificabili sono anche i
principi fondamentali.
Leggi di revisione costituzionale → Adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad
intervallo non minore di tre mesi e approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella
seconda votazione. Se le Camere approvano con maggioranza dei due terzi le legge viene promulgata, se con
maggioranza assoluta il progetto di legge viene pubblicato per conoscenza in Gazzetta ufficiale e entro 3 mesi
500mila elettori o 5 consigli regionali o 1/5 dei membri di una Camera possono chiedere un referendum (atto
eventuale e facoltativo, per cui a differenza del referendum abrogativo non è richiesto quorum).
Altre leggi costituzionali → Non modifica ma integrano o derogano la Costituzione. Adottate con medesimo
procedimento e medesima maggioranza delle leggi di revisione costituzionale.
LIVELLO PRIMARIO:
3. Referendum abrogativo:
Istituto di democrazia diretta tramite il quale il popolo è chiamato, su iniziativa di 500mila elettori o di 5 consigli
regionali, a deliberare sull’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente forza di legge. Per la validità
della consultazione si richiede la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto, per la deliberazione la
maggioranza dei voti validi.
L’art.75 rinvia alla legge ordinaria la determinazione delle modalità di attuazione del referendum (legge 352/1970 →
Istituzione di un Ufficio Centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione con il compito di
controllare la regolarità e legittimità delle richieste.
Spetta al Presidente della Repubblica dichiarare con decreto l’avvenuta abrogazione referendaria. Il referendum non è
ammesso per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Può essere considerato fonte del diritto in quanto abrogare non significa non disporre ma disporre diversamente,
determinando peraltro una normativa di risulta. L’uso del referendum dovrebbe essere caratterizzato da una
situazione straordinaria ed eccezionale (mentre per il decreto-legge la straordinarietà è condizione di validità dell’atto,
per il referendum è condizione per l’innesto indolore nell’ordinamento. Il suo abuso può essere di carattere quantitativo
o qualitativo (es. referendum manipolativo, che attraverso il ritaglio di frammenti di singole disposizioni tende a
farne uno strumento di formazione in positivo). Il referendum è vincolato nel suo contenuto dal requisito della
puntualità (le disposizioni sulle quali può incidere devono essere riconducibili ad una matrice unitaria). Il quesito
referendario è accompagnato da motivazione (precisazione dell’oggetto, riprodotto sulle schede di votazione).
Forza superlegislativa del referendum sul lato passivo → Il referendum esprime un vincolo nei confronti
della legge ordinaria, che consiste nel divieto di modificare la disciplina residua ripristinando quanto abrogato (per
quanto tempo resta un problema aperto). Tuttavia, il Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro interessato,
previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, può ritardare l’entrata in vigore dell’abrogazione fino a 60 giorni.
LIVELLO SECONDARIO:
Comprende i regolamenti del Governo e delle altre autorità.
Regolamento → Atto amministrativo dal punto di vista soggettivo e formale, ma legislativo dal punto di vista
materiale, in quanto costitutivo del diritto oggettivo. Può essere definito anche come atto normativo diverso dalla legge,
a questa subordinato e privo di valore legislativo.
Il Governo ha potestà regolamentare sulle sole materie sulle quali lo Stato ha potestà legislativa esclusiva, mentre sulle
altre materie spetta alle Regioni.
1. Regolamenti governativi:
Iter → I regolamenti governativi vengono deliberati dal Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio di Stato, ed
emanati con decreto del Presidente della Repubblica. Devono recare la denominazione di regolamento ed essere
sottoposti al visto della Corte dei Conti, e poi inseriti nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica
italiana e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Entrano in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione.
Regolamenti esecutivi → Disciplinano l’esecuzione delle leggi, dei decreti legislativi e dei regolamenti
comunitari. Diretti a porre norme secondarie e complementari rispetto alle leggi a cui si riferiscono (funzione
interpretativa di tali leggi);
Regolamenti di attuazione e integrazione → Per l’attuazione e l’integrazione delle leggi e dei decreti
legislativi recanti norme di principio, esclusi quelli su materie di competenza regionale;
Regolamenti indipendenti → Intervengono nelle materie in cui manchi la disciplina da parte di leggi o atti
aventi forza di legge, sempre che non si tratti di materie riservate alla legge;
Regolamenti di organizzazione → Per l’organizzazione e il funzionamento delle amministrazioni
pubbliche secondo le disposizioni dettate dalla legge (per quanto riguarda i Ministeri non è più soggetta a tali
regolamenti, essendo diventata materia delegificata, per cui l’organizzazione dei Ministeri è determinata con
regolamento emanato su proposta del Ministro competente d’intesa con il Presidente del Consiglio e con il Ministro
dell’economia e delle finanze);
Regolamenti in delegificazione → Per la disciplina delle materie non coperte da riserva assoluta di legge,
per le quali la legge, autorizzando l’esercizio della potestà regolamentare al Governo, determinano le norme
generali e dispongono l’abrogazione delle norme vigenti all’entrata in vigore delle norme regolamentari. La legge
demanda al regolamento di disporre qualcosa in più di quanto non si possa fare con i regolamenti tipici, ovvero
abrogare precedenti disposizioni legislative. Può operare su materie coperte da riserva di legge, ma solo relativa.
Esistono 3 tipi di regolamenti in delegificazione:
o Regolamento sostitutivo → Abilitato a subentrare in via definitiva alla preesistente disciplina legislativa;
o Regolamento modificativo → Abilitato ad aggiornare elenchi o tabelle allegati alla legge abilitante;
o Regolamento derogatorio → Abilitato a derogare alla disciplina legislativa di una materia.
La loro legittimità è subordinata a:
o Assenza di riserva assoluta di legge;
o Autorizzazione legislativa;
o Determinazione delle norme generali relative;
o Contestuale abrogazione delle norme vigenti dall’entrata in vigore delle norme regolamentari.
Iter → Iniziativa del Presidente del Consiglio di concerto con il Ministro competente, parere delle Commissioni
parlamentari competenti, entrano in vigore 60 giorni dalla pubblicazione.
Testi unici → Raccolta di testi normativi emanati successivamente nel tempo e riguardanti determinate
materie, redatta al fine di una loro migliore comprensione. Le Camere definiscono gli indirizzi per l’adozione
da parte de Consiglio dei Ministri del programma di riordino delle norme legislative e regolamentari sulle
materie oggetto dei testi unici. Il Testo unico viene emanato con decreto del presidente della Repubblica su
proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per la funzione pubblica. Le disposizioni contenute nei
Testi unici non possono essere abrogate o sospese se non in modo esplicito. 2 tipi di Testi unici:
o Testo unico di coordinamento o normativo o innovativo → Coordina fra loro testi normativi
preesistenti apportando eventuali modifiche per assicurare la loro organicità;
o Testo unico di mera compilazione o interpretativo → Non rientra negli atti legislativi del Governo.
Regolamenti di esecuzione delle intese;
Regolamenti di attuazione delle direttive comunitarie;
Regolamenti ministeriali e interministeriali → Non possono dettare norme contrarie a quelle dei
regolamenti emanati dal Governo (ritenuti spesso fonti terziarie e non secondarie).
FONTI FATTO:
I fatti normativi sono fonti perché sono disciplinati da una previa norma di legittimazione o riconoscimento come
produttori di norme. Ciò può avvenire o tramite la previsione di fatti normativi tipici, oppure a posteriori con il suo
riconoscimento. → 2 categorie:
o Previste tipicamente dall’ordinamento (consuetudine e norme di ordinamenti esterni);
o Riconosciute a posteriori come tali (convenzioni costituzionali e fatti normativi extra ordinem come necessità,
colpo di Stato o rivoluzione).
Consuetudine → Richiamata come tipica fonte fatto dalle disposizioni preliminari, mentre non è richiamata in
Costituzione. Sono ammesse le consuetudini secundum legem (che integrano e specificano il dettato legislativo) o
praeter legem (che disciplinano materie non regolate da legge) ma non quelle contra legem. Requisiti della
consuetudine:
o Diuturnitas → Ripetizione generale costante ed uniforme di un determinato comportamento (requisito
immanente allo stesso fenomeno normativo);
o Opinio iuris → Convinzione di rispettare una norma giuridica (per potersi realizzare, è esso stesso
caratterizzato dalla diuturnitas delle sue ripetute manifestazioni).
Consuetudine costituzionale → Disciplina i rapporti tra gli organi costituzionali o gli istituti costituzionali,
incidendo su materie organizzative e creando norme attributive di poteri o disciplinanti poteri già esistenti in caso
di lacune del testo costituzionale. Vale solo se praeter constitutionem. In essa è rinvenibile sia la diuturnitas, sia
l’opinio iuris.
Usi di fatto → In essi è rinvenibile solo la diuturnitas, ma non l’opinio iuris.
Convenzioni costituzionali → In esse è rinvenibile solo l’opinio iuris, ma non la diuturnitas. Sono accordi
taciti o espressi tra i titolati degli organi supremi per risolvere questioni e difficoltà che si pongono all’atto della
concreta applicazione delle norme costituzionali. Non sono applicabili in sede giudiziaria, ma ciò non toglie che
siano regole giuridiche anche se non prevedono sanzioni per chi le trasgredisce.
Norme di correttezza costituzionale → Assimilabili alle regole della deontologia professionale,
costituiscono una sorte di deontologia costituzionale formata da regole che si fondano sulla lealtà e sul rispetto nei
rapporti fra organi costituzionali e nei comportamenti dei singoli individui operanti nell’ambito costituzionale. Non
producono vere e proprie norme in quanto non supportate dall’opinio iuris.
Fonti e norme di ordinamenti esterni → Il rapporto fra ordinamenti si realizza in 2 modi:
o Presupposizione → Non implica inserimento di norme di diritto oggettivo. L’ordinamento statale
presuppone particolari norme di un ordinamento esterno, riconoscendo nel proprio ambito determinate
situazioni come quelle qualificate dall’ordinamento di origine (es. legge italiana che riconosce effetti civili
al sacramento del matrimonio celebrato secondo il diritto canonico).
o Rinvio → Può essere di due tipi:
Ricettizio o materiale o fisso → Norme o disposizioni di un ordinamento esterno vengono
riprodotte nell’ordinamento interno → Le norme risultano prodotte da fonte atto
dell’ordinamento interno rinviante;
Formale o mobile → Rinvio alla fonte dell’ordinamento esterno che ha prodotto le norme → Le
norme risultano poste da fonte dell’ordinamento esterno
Fonti extra ordinem → Sono fonti normogene bivalenti in quanto esprimono al contempo la norma prodotta e
la norma sulla produzione (autoqualificandosi come normativo). Il fatto normativo più radicale è il fatto
instaurativo di un ordinamento giuridico, che può riguardare sia l’intera struttura della società statale (rivoluzione),
sia il suo assetto politico-istituzionale (colpo di Stato). Può manifestarsi sia come modificazione illegale di alcuni
istituti e norme costituzionali, sia come auto assunzione di potestà non previste o addirittura vietate dal diritto
scritto. La sua giustificazione è solitamente data dalla situazione di necessità, che può pertanto ritenersi essa stessa
fonte del diritto.
L’ITALIA E L’UNIONE EUROPEA
Fonti comunitarie:
Il sistema normativo europeo è composto da:
Diritto comunitario primario → Trattati istitutivi delle Comunità Europee. Si distinguono in:
o Norme materiali → Volte a disciplinare i rapporti fra i soggetti dell’ordinamento comunitario;
o Norma formali o metanorme → Volte ad istituire ulteriori fonti.
Il trattato CEE, benché concluso nella forma di un accordo istituzionale, assume tuttavia un peso ben diverso,
configurandosi come vera e propria carta costituzionale. Infatti i soggetti dell’ordinamento comunitario non sono
solo gli Stati membri e le istituzioni comunitarie, ma anche i cittadini. Infine, recependo i trattati istitutivi, gli Stati
hanno rinunciato a parte della loro sovranità. L’ordinamento istituito tramite i trattati comunitari può essere
modificato solo da un successivo trattato. A differenza però delle Costituzioni, solo gli Stati membri e non la
Comunità in quanto tale possono stipulare nuovi trattati.
Diritto comunitario derivato → E’ rappresentato dagli atti normativi posti in essere dal sistema
comunitario. Si distinguono in:
o Atti tipici:
Regolamenti → Hanno portata generale, sono obbligatori in tutti i suoi elementi e sono
direttamente applicabili in ciascuno Stato, a prescindere dal loro recepimento. Sono equiparabili
alle leggi nazionali.
Direttive → Vincolano gli Stati membri in quanto al risultato da raggiungere, ferma restando la
competenza degli organi nazionali per quando riguarda mezzi e forme.
Decisioni → Atti vincolanti diretti a destinatari specificamente individuati (equiparabili ai nostri
atti amministrativi).
Raccomandazioni → Manifestazioni di carattere esortativo indirizzate a Stati membri, istituzioni
comunitarie o privati cittadini affinché orientino il loro comportamento conformemente agli
interessi delle Comunità.
Pareri → Comunicazioni di carattere conoscitivo attraverso i quali le istituzioni comunitarie
esprimono opinioni.
o Atti atipici → Regolamenti interni, atti preparatori, programmi generali, comunicazioni, inviti,
risoluzioni, dichiarazioni, accordi.
Diritto internazionale generale e pattizio e principi generali del diritto comunitario →
Poiché la Comunità ha personalità giuridica, è tenuta a rispettare le norme del diritto internazionale generale. La
Comunità può concludere accordi internazionali con Stati terzi o altre organizzazioni internazionali, e gli Stati
membri possono concluderli con Stati terzi purché compatibili con gli obblighi comunitari. Nelle materie di
competenza concorrente entrambi possono concludere accordi misti.
I principi generali del diritto comunitario assolvono a 3 funzioni: parametri di legittimità degli atti delle istituzioni
comunitarie; criteri interpretativi; strumenti per integrare eventuali lacune. Ne esistono 3 categorie:
o Principi originari del diritto comunitario → Enucleati dalla Corte di Giustizia (es. principio del primato
e degli effetti diretti del diritto comunitario) o sanciti dal TCE.
o Principi generali del diritto comuni agli ordinamenti degli Stati membri → Enucleati dalla Corte di
Giustizia, raccolgono principi appartenenti i diversi ordinamenti degli Stati membri.
o Principi attinenti alla tutela dei diritti fondamentali.
Il PARLAMENTO
Struttura:
In sede costituente, si optò per il bicameralismo (contrariamente a quanto auspicavano le forze di matrice marxista), in
cui il Senato avrebbe dovuto avere il ruolo di Camera di riflessione. La parità funzionale delle due Camere e la loro
omogenea derivazione rappresentativa popolare delinea il cosiddetto bicameralismo perfetto (tuttavia inizialmente,
l’art.60 prevedeva una diversa durata per le due Camere, norma mai osservata). Le differenze che restano sono:
Ridotta composizione del Senato (315 membri, contro 630 della Camera);
Presenza di una limitata componente non elettiva nel Senato (ex Presidenti della Repubblica e Senatori a vita);
Diversi requisiti di elettorato attivo (maggiore età per la Camera, 25 anni per il Senato) e passivo (25 anni per la
Camera, 40 per il Senato).
Diritto di voto (art.48) → Sono elettori tutti i cittadini che abbiano raggiunto la maggiore età. Il voto è
personale (no intermediazione di un soggetto diverso), uguale (i voti hanno tutti lo stesso peso, no voto plurimo),
libero (assenza di coazioni) e segreto. Requisiti negativi → Incapacità civile (minori, interdetti); sentenza penale
irrevocabile (es. per i delitti fascisti); indegnità morale. Il voto è qualificato come dovere civico (non comporta
sanzioni).
Ineleggibilità → Condizione soggettiva di impedimento all’elezione che incide sulla capacità elettorale e causa
l’invalidità dell’elezione (es. titolarità di determinate cariche elettive locali o di uffici di particolare rilevanza, persona
in determinati rapporti economici con lo Stato, impiego in governi esteri). In caso di ineleggibilità sopravvenuta, deve
solo scegliere fra le due cariche.
Incompatibilità → Situazione in cui versa l’eletto in quanto ricopre cariche non cumulabili (es. deputato e senatore,
parlamentare e Presidente della Repubblica, parlamentare e giudice costituzionale, parlamentare e membro del CSM) →
Non inficia la validità dell’elezione.
Formula elettorale → Meccanismo mediante cui si perviene alla distribuzione dei seggi in base ai voti validamente
espressi dagli elettori. Si dividono in:
Sistemi maggioritari → Determinano l’assegnazione dei seggi in palio in una circoscrizione al candidato o
alla lista che abbia ottenuto la maggioranza dei voti:
o Majority → Assegnano il seggio al candidato o lista di maggioranza assoluta;
o Plurality → Assegnano il seggio al candidato o lista di maggioranza semplice.
Sistemi proporzionali → L’assegnazione dei seggi alle forze politiche avviene in proporzione al numero dei
voti conseguiti. Ciò avviene mediante la determinazione della cifra elettorale circoscrizionale (numero dei voti
validamente espressi nella circoscrizione) che, divisa per il numero dei seggi da assegnare in quella circoscrizione,
dà il quoziente elettorale circoscrizionale (voti che ogni lista deve raggiungere per ottenere il seggio):
o Metodo del quoziente → I seggi vengono assegnati a ciascuna lista in misura pari al risultato della
divisione fra cifra e quoziente (ma così si generano resti);
o Metodo d’Hondt → Si divide la cifra elettorale per 1, 2, 3, ecc. fino al numero dei seggi (es. 5 seggi da
assegnare → cifra divisa 5 volte). Si individuano i quozienti più alti /tanti quanti sono i seggi da
assegnare) e si attribuiscono i seggi alle liste a cui appartengono quei quozienti.
Per individuare quali candidati mandare o si tiene conto delle preferenze espresse, oppure dell’ordine dei candidati
della lista in caso di lista bloccata.
Sistemi misti → Sistema introdotto nel 1993, per cui ¾ dei seggi venivano assegnati su base maggioritaria e ¼
su base proporzionale.
I collegi elettorali possono essere uninominali (gli elettori sono chiamati ad assegnare un solo seggio → In questo
caso il territorio viene suddiviso in tanti collegi quanti sono i seggi da assegnare) o plurinominali (gli elettori scelgono
più rappresentanti).
Sistema attuale:
o Camera → Salvo i 12 seggi della circoscrizione Estero (proporzionale) e quello della Val d’Aosta
(maggioritario), vige un sistema proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione che abbia la
maggioranza relativa, pari al numero di seggi che le mancano per ottenere quella assoluta. Lo sbarramento
è al 4% per le liste e al 10% per le coalizioni.
o Senato → Il meccanismo per l’attribuzione dei seggi opera a livello regionale. Salvo i 6 seggi della
circoscrizione Estero e quello della val d’Aosta e i 7 del Trentino, l’assegnazione avviene su base
proporzionale con premio di maggioranza alla lista di maggioranza relativa pari al numero di voti
necessari a raggiungere il 55%, attribuito regione per regione. Lo sbarramento è all’8% per le liste e al
20% per le coalizioni.
Presentazione delle liste → Se collegati ad una coalizione, i partiti possono depositare un programma unico di
governo ed indicare un leader della coalizione, che tuttavia non pregiudica le prerogative del Capo dello Stato nella
nomina del Primo Ministro. La presentazione delle liste è subordinata alla sottoscrizione di un certo numero di elettori,
a meno che non si tratti di partiti facenti parti di gruppi parlamentari nella legislatura precedente, collegati a una
coalizione in cui almeno due partiti soddisfino la condizione precedente o rappresentanti minoranze linguistiche. A oggi
le liste sono bloccate, ovvero predeterminate dai singoli partiti.
Organi:
Presidente d’Assemblea parlamentare → Prima dell’elezione, è chiamato a presiedere provvisoriamente
il più anziano per elezione dei vicepresidenti della precedente legislatura e il Senatore più anziano d’età. L’elezione
alla Camera avviene a scrutinio segreto e a maggioranza dei 2/3 dei componenti (poi 2/3 dei votanti, poi
maggioranza semplice); al Senato viene eletto a scrutinio segreto a maggioranza assoluta dei componenti (dalla
terza votazione a maggioranza assoluta dei presenti, poi ballottaggio fra le due maggioranze relative). Funzioni:
o Rappresentanza ed esternazione della volontà dell’organo presieduto;
o Direzione dei lavori parlamentari;
o Presidio del rispetto delle norme parlamentari;
o Vigilanza del buon andamento dell’amministrazione interna.
Ufficio di Presidenza → I membri sono eletti da ciascuna Camera in modo da rappresentare i gruppi
parlamentari, e sono:
o 4 vicepresidenti (con potere di sostituzione del Presidente);
o 3 questori (cui compete la cura del buon andamento dell’amministrazione delle Camere e il mantenimento
dell’ordine, la funzione di sovrintendere alle spese e di redigere il progetto di bilancio);
o 8 segretari (cui spetta sovrintendere alla redazione dei verbali delle sedute e coadiuvare il Presidente nelle
operazioni di voto).
Gruppi parlamentari → Unioni di deputati o Senatori che si costituiscono sulla base dell’appartenenza ad un
medesimo partito. I regolamenti delle Camere prevedono attualmente la necessaria appartenenza di ciascun
componente ad un gruppo parlamentare. Il minimo per costituire un gruppo è 20 deputati o 10 senatori. Funzioni:
o Designare i membri delle Commissioni parlamentari;
o I loro presidenti determinano il programma e il calendario dei lavori della camera;
o I loro presidenti partecipano alle consultazioni del Capo dello Stato per la risoluzione delle crisi di
governo.
Principio del divieto di mandato imperativo → Le dimissioni di un parlamentare da un gruppo o da un partito non
determinano la decadenza della carica.
Commissioni parlamentari → Organi specializzati, si dividono in:
o Commissioni permanenti → In carica per l’intera legislatura, sono 14 in ambo le Camere.
o Commissioni speciali → Costruire ad hoc per l’esame di questioni particolari.
Ogni parlamentare deve far parte di almeno una Commissione, che sono formate in modo da rispecchiare la
proporzione fra i gruppi. Funzioni:
o Afferenti al procedimento legislativo;
o Approvazione di risoluzioni volte a manifestare indirizzi su specifici argomenti;
o Funzioni di controllo, attraverso cui far valere la responsabilità del Governo;
o Funzioni consultive su specifiche competenze;
o Funzioni conoscitive attraverso le indagini.
Le Commissioni possono essere anche bicamerali.
Giunte → Organi collegiali permanenti i cui membri sono nominati direttamente dai Presidenti delle camere.
Hanno funzioni di carattere prevalentemente tecnico-giuridico.
o Giunta per il regolamento → Presieduta dal Presidente dell’assemblea, elabora e propone le modifiche
da apportare al regolamento ed esprime pareri sull’interpretazione delle disposizioni regolamentari. E’
presente anche al Senato.
o Giunta delle elezioni → Riferisce all’assemblea sulla regolarità delle operazioni elettorali, elegge un suo
presidente ed elabora un proprio regolamento approvato a maggioranza assoluta dall’Assemblea. E’
presente anche al Senato.
o Giunta per le autorizzazioni a procedere → Istruisce le richieste di autorizzazione inviate dall’autorità
giudiziaria alle Camere riguardo a parlamentari, Ministri e Presidente del Consiglio (questi ultimi nel caso
di reati ministeriali).
Comitato per la legislazione → Composto da 10 deputati (metà maggioranza e metà opposizione) di nomina
del Presidente della Camera. E’ un organo tecnico cui spetta una funzione di consulenza sulla qualità della
legislazione (in particolare sui progetti di legge).
Apparato burocratico → Al vertice c’è il Segretario Generale (nominato dall’Ufficio di Presidenza).
Autonomia normativa → L’organizzazione delle Camere trova la sua disciplina in parte nella Costituzione e in
parte nei regolamenti che esse stesse scrivono. La materia regolamentare è tributaria di una riserva di competenza da
parte della Costituzione in favore del Parlamento. Tali regolamenti sono insindacabili da parte del giudice di
costituzionalità. Vanno approvati a maggioranza assoluta dei componenti. Esistono anche dei regolamenti parlamentari
minori (regolamenti amministrativi interni, regolamenti riguardanti specifici organi).
Autonomia contabile e finanziaria → Le Camere, attraverso l’approvazione del bilancio e del conto
consuntivo, definiscono autonomamente le risorse finanziarie di cui hanno bisogno. Sono esenti da rendiconto delle
spese alla Corte dei Conti.
Immunità della sede → Divieto di introdursi nelle aule parlamentari e nelle sedi decentrate da parte di estranei e
della forza pubblica senza autorizzazione del Presidente.
Autodichia o giurisdizione domestica → Potestà di decidere sulle controversie relative allo stato giuridico ed
economico dei propri dipendenti.
Verifica dei poteri → Potere di accertamento della regolarità delle elezioni, del possesso dei requisiti di eleggibilità
e compatibilità. La Giunta per le elezioni, se non riscontra irregolarità convalida l’elezione, altrimenti procede a
un’indagine più approfondita che può portare alla contestazione dell’elezione. Dopo un contraddittorio con udienza
pubblica, la Giunta decide la proposta da fare all’Assemblea, che può essere convalida, annullamento (ha efficacia per il
futuro, non pregiudica gli atti compiuti dal parlamentare) o decadenza. L’ultima decisione spetta all’Assemblea.
Immunità parlamentare → Irresponsabilità per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle proprie
funzioni (insindacabilità) e impossibilità di essere sottoposti a misure restrittive della libertà personale senza
autorizzazione della camera di appartenenza (inviolabilità). Legge Alfano → Regime di temporanea immunità per 4
cariche più alte dello Stato (sospensione dei processi penali a loro carico per reati estranei all’esercizio delle loro
funzioni per la durata della carica).
Indennità parlamentare → Per assicurare l’indipendenza dei parlamentari. Percepisce una quota mensile fissa
più un rimborso spese per il soggiorno a Roma.
Parlamento in seduta comune → Non è una semplice somma ma un organo collegiale a sé stante, può essere
integrato da delegati regionali (nel caso di elezione del Presidente della Repubblica). Il Presidente e l’Ufficio di
presidenza sono quelli della Camera. Funzioni:
Elettorali:
o Elezione del Presidente della Repubblica;
o Elezione di 1/3 dei membri del CSM;
o Elezione di 5 giudici della Corte Costituzionale;
o Approvazione dell’elenco dei 45 cittadini da cui estrarre i 16 giudici aggregati della Corte nel caso di
messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica.
Di accertamento:
o Giuramento del Presidente della Repubblica
Accusatorie:
o Decisione di messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica.
Le Camere durano in carica 5 anni (legislatura), salvo scioglimento anticipato ad opera del Capo dello Stato. Il
Parlamento è un organo continuo, cosicché finché le nuove Camere non si riuniscono sono prorogati i poteri delle
precedenti (prorogatio), anche se solo per atti di ordinaria amministrazione. Proroga (≠ prorogatio) → Possibilità che
le stesse Camere prolunghino il proprio mandato oltre il limite temporale solo in caso di guerra. Non è automatica ma
disposta positivamente e non comporta una riduzione di poteri.
Convocazione → Per esercitare le loro funzioni, Camera e Senato devono essere convocate dal loro Presidente. La
convocazione può essere ordinaria (comunicata dal Presidente a fine della seduta precedente), di diritto (il primo
giorno non festivo di febbraio e di ottobre) o straordinaria (per iniziativa del Presidente, del Capo dello Stato o di 1/3
dei suoi membri, comporta la riunione anche dell’altra Camera).
Requisiti di validità delle deliberazioni → Presenza della maggioranza dei componenti (quorum
strutturale), adozione da parte della maggioranza dei presenti (quorum funzionale), solitamente intesa come semplice
salvo i casi previsti dalla Costituzione. Il quorum strutturale è sempre presunto (la verifica va richiesta da 20 deputati o
12 senatori). Nel quorum funzionale, la Camera non considera gli astenuti nei presenti, mentre il Senato sì.
Principio di pubblicità dell’attività parlamentare → Fermo restando che le Camere possono decidere di
riunirsi in seduta segreta. La pubblicità delle sedute è data dai resoconti, dai verbali e dalla possibilità di ripresa
televisiva di alcune sedute.
Modalità di voto → Disciplinate totalmente dai regolamenti parlamentari:
Votazioni formali o qualificate → Votazioni per appello nominale e con procedimento elettronico (consentono la
verifica automatica del numero legale);
Votazioni informali → Votazioni per alzata di mano, per divisione, per alzata e per seduta.
Le votazioni possono essere effettuate a scrutinio palese (procedimento normale, obbligatorio per leggi finanziarie e di
bilancio) o segreto (nel caso di votazioni sulle persone).
Organi del Governo → Il numero dei componenti della compagine governativa non può essere superiore a 60.
L’azione del Governo può ispirarsi al principio collegiale (valorizza il ruolo del Consiglio), al principio monocratico
(ruolo di preminenza del premier) o al principio ministeriale (autonomia individuale del Ministro). In Italia,
compromesso fra collegiale e monocratico.
Organi necessari:
o Consiglio dei Ministri → Organo collegiale composto da tutti i Ministri (posizione paritaria) e dal
Presidente del Consiglio. Assume la titolarità di tutte le funzioni del Governo e rappresenta la sede in cui
si elabora la politica del Governo e l’indirizzo generale dell’azione amministrativa. Funziona con un
regolamento interno.
o Presidente del Consiglio dei Ministri → Dirige la politica generale del Governo assumendosene la
responsabilità, mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando
l’attività dei Ministri. E’ un primo supra partes grazie soprattutto alla legittimazione democratica che gli
viene dalla designazione diretta da parte del corpo elettorale. Attribuzioni:
Poteri di rappresentanza del Governo verso altri organi costituzionali;
Poteri di promozione e coordinamento dell’attività dei Ministri;
Poteri di direzione degli organi collegiali.
o Ministri → Sia componenti del Consiglio dei Ministri (responsabili collegialmente), sia organi di vertice
di un settore dell’amministrazione (responsabili individualmente).
Organi non necessari → Razionalizzati dalla legge 400/1988, sono:
o Consiglio di Gabinetto → Può essere istituito per coadiuvare il Presidente del Consiglio nell’esercizio
delle sue funzioni, composto da alcuni Ministri designati dal Presidente stesso sulla base della loro
importanza rivestita rispetto al partito politico che rappresentano nell’ambito della compagine governativa.
o Comitati interministeriali → Istituiti per svolgere funzioni non solo di indirizzo, ma anche di natura
normativa al fine di meglio coordinare l’attività del Governo in un determinato settore di interesse comune
a più Ministri. Es. CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica).
o Comitati di Ministri → Compiti istruttori (esaminare in via preliminare questioni di comune
competenza).
o Vicepresidente del Consiglio → Formalmente previsto solo dalla legge 400/1988, ha funzioni di
supplenza in caso di assenza o impedimento del Presidente. Ha un ruolo eminentemente politico e viene di
solito assegnato un partito della coalizione governativa diverso da quello che esprime il premier.
o Ministri senza portafoglio → Nominati all’atto di costruzione del Governo nello stesso modo dei
Ministri, senza essere preposti ad alcun dicastero ma con il solo fine di svolgere funzioni loro delegate dal
Presidente del Consiglio.
o Sottosegretari di Stato → Disciplinati dalla legge 400/1988, coadiuvano il Ministro o il Presidente del
Consiglio ed esercitano i compiti da questo conferiti loro.
o Vice Ministri → Previsti dalla legge 400/1988, sono 10 sottosegretari di Stato a cui vengono conferite da
parte del Ministro competente deleghe di particolare ampiezza.
o Commissari straordinari → Nominati per realizzare specifici obiettivi determinati in relazione a
programmi o indirizzi deliberati dal Parlamento o dal Consiglio dei Ministri o per particolari e temporanee
esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali.
Pubblica amministrazione:
Organizzazione dei Ministeri (2008) → Numero dei Ministeri portato a 12 (affari esteri; interno; giustizia;
difesa; economia e finanze; sviluppo economico; politiche agricole e forestali; ambiente e tutela del territorio e del
mare; infrastrutture e trasporti; lavoro; salute e politiche sociali; pubblica istruzione, università e ricerca; beni e attività
culturali). La disciplina dei Ministeri è affidata ai regolamenti governativi in delegificazione.
L’amministrazione centrale è articolata in:
Direzioni generali (funzioni settoriali rispetto all’attività del Ministero) o Dipartimenti (con compiti concernenti
grandi aree di materie omogenee);
Agenzie → Strutture operative con funzioni tecnico-operative, esterne all’apparato ministeriale;
Aziende o amministrazioni autonome → Prive di personalità giuridica e finalizzate alla produzione di beni e
servizi, agiscono come normali aziende ma sono sottoposte al controllo del Ministro.
Enti pubblici → Enti parastatali operanti a livello nazionale o locale, dotati di personalità giuridica e istituiti con
legge.
L’amministrazione periferica è articolata in:
Prefetti → Rappresentante del Governo a livello provinciale;
Rappresentante dello Stato per i rapporti con le autonomie → Prefetto titolare dell’Ufficio territoriale del
Governo del capoluogo regionale.
Disciplina della dirigenza pubblica → Nel 1993 avviene la privatizzazione del rapporto di lavoro alle
dipendenze delle pubbliche amministrazioni, attraverso l’applicazione graduale del Codice Civile e delle leggi sul
lavoro al pubblico impiego. Viene riconosciuto agli organi di direzione politica il potere di scelta dei dirigenti.
Temporaneità di tutti gli incarichi dirigenziali (spoils system → Gli incarichi dirigenziali apicali possono essere
revocati entro 90 giorni dal voto di fiducia al nuovo Governo).
Rapporto di impiego alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni → L’accesso avviene di
norma mediante concorso. Il personale non dirigenziale è legato all’amministrazione da un rapporto di servizio stabile,
continuativo, professionale e retribuito.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
La disciplina costituzionale del Presidente della Repubblica dipende dalla scelta referendaria a favore della Repubblica
e dalla scelta della Costituente (ordine del giorno Perassi) per l’adozione di un sistema parlamentare basato
sull’elezione indiretta del Presidente e sulla sua separazione dall’esecutivo).
Elezione → Eletto dal Parlamento in seduta comune, integrati con 3 rappresentanti di ogni regione (1 per la Val
d’Aosta) designati dai Consigli regionali. Non c’è dibattito ma solo le votazioni (a scrutinio segreto), il computo dei
voti (è richiesta una maggioranza dei 2/3, e dal terzo scrutinio la maggioranza assoluta) e la proclamazione del risultato.
L’elezione va convocata 30 giorni prima che scada il mandato del Presidente uscente.
Requisiti di eleggibilità → Possesso della cittadinanza italiana, età >50 anni, godimenti dei diritti civili e politici.
Non esistono limiti alla rieleggibilità.
Giuramento → Giuramento di fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione davanti al Parlamento in seduta comune
(senza delegati regionali), seguito da un messaggio in cui preannuncia le linee generali della sua presidenza (è l’unico
atto presidenziale a non necessitare della controfirma ministeriale). Alla data del giuramento è legata la decorrenza del
mandato.
Mandato → Dura 7 anni dal giuramento e può interrompersi per atto volontario del Presidente (dimissioni, non
soggette alla controfirma ministeriale). Se il nuovo Presidente non viene eletto entro la fine del mandato, sono prorogati
i poteri del Presidente in carica per gli atti di ordinaria amministrazione. Alla scadenza del mandato gli ex-presidenti
diventano senatori di diritto. Il mandato presidenziale è incompatibile con ogni altra carica e con l’iscrizione a un partito
politico o sindacato o ordine professionale. In caso di impedimento o di viaggi all’estero, le funzioni del Presidente
della Repubblica sono esercitate dal Presidente del Senato (supplenza) senza dover prestare giuramento e solo per
l’ordinaria amministrazione.
Responsabilità → La responsabilità presidenziale è circoscritta ai soli reati di alto tradimento e di attentato alla
Costituzione, per i quali può essere messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta e
giudicato dalla Corte Costituzionale in composizione integrata. In generale, il Presidente non è responsabile per gli atti
adottati nell’esercizio delle sue funzioni, tanto che la relativa responsabilità viene assunta dal Ministro proponente
attraverso la controfirma. Per gli atti compiuti prima dell’esercizio del mandato sussiste pienamente la responsabilità
civile e penale.
Assegno → Retribuzione
Dotazione → Beni immobili destinati alla residenza e agli uffici, risorse finanziarie necessarie per le esigenze della
Presidenza della Repubblica.
Segretariato generale della Presidenza della Repubblica → Uffici necessari all’espletamento delle funzioni del
Presidente e per l’amministrazione della dotazione. Dotato di ampia autonomia regolamentare, amministrativa e
contabile.
Attribuzioni → Capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale. I suoi atti sono così classificati:
Presidenziali in senso stretto;
Formalmente presidenziali e sostanzialmente complessi;
Formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi.
Attività amministrativa → Attività che persegue fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità,
efficienza, pubblicità e trasparenza. La legge indica i fini e gli interessi che l’amministrazione deve tutelare (che
diventano interessi pubblici). La loro concreta realizzazione viene lasciata alla determinazione delle pubbliche
amministrazioni e viene attuata amediante atti unilaterali. Per il raggiungimento di tali fini possiede poteri di tipo
restrittivo e di tipo ampliativo.
Principio di tipicità del potere amministrativo → E’ la legge a determinare il tipo di provvedimento che
l’amministrazione può adottare.
Atti e provvedimenti → Manifestazioni unilaterali di volontà di una pubblica amministrazione aventi capacità di
produrre effetti giuridici nei confronti di terzi. Si dividono in:
Meri atti amministrativi → Semplici dichiarazioni di conoscenza;
Provvedimenti → Manifestazioni della volontà di perseguire l’interesse pubblico, incidenti unilateralmente sulla
sfera giuridica dei destinatari.
L’attività amministrativa diversa da quella che utilizza gli strumenti del diritto privato si distingue in:
Funzione pubblica → Esercizio unilaterale di poteri autoritativi capaci di produrre conseguenze giuridiche sui
destinatari;
Servizio pubblico → Prestazioni sanitarie postali, scolastiche, ecc.
Caratteri dei provvedimenti amministrativi:
Autoritatività → Forza di incidere sulla situazione giuridica del destinatario;
Esecutività → Producono immediatamente effetti senza intervento dell’autorità giudiziaria;
Esecutorietà → Possibilità per la stessa amministrazione di portare ad esecuzione anche forzatamente il
provvedimento;
Inoppugnabilità → Trascorso il termine di 60 giorni per la loro impugnazione davanti al giudice amministrativo;
Tipicità → Ciascun provvedimento è frutto di una specifica previsione di legge;
Autotutela → Lo scrutinio della validità può essere compiuto dalla stessa amministrazione;
Annullamento d’ufficio → Potere con cui l’amministrazione può eliminare il provvedimento con efficacia
retroattiva;
Obbligo di motivazione;
Ricorribilità in sede contenziosa di fronte al giudice amministrativo (ricorso gerarchico, in opposizione o
straordinario).
Elementi formali necessari del provvedimento:
Soggetto → Organo della pubblica amministrazione che emana il provvedimento;
Oggetto → Destinatario;
Forma → Scritta o orale o costituita da un semplice comportamento (es. rilascio di un diploma universitario).
Elementi formali eventuali del provvedimento:
Condizione → Fatto futuro a cui è condizionata l’efficacia del provvedimento;
Termine;
Modo.
Procedimento amministrativo (legge 241/1990) → Serie concatenata di atti che si sviluppano attraverso le
seguenti fasi:
Fase preparatoria → Raccolta degli elementi utili all’amministrazione per la decisione, muove da un atto di
iniziativa (proveniente dalla stessa amministrazione, da un privato o da un soggetto pubblico), cui seguono la
comunicazione dell’avvio del procedimento e un’accurata istruttoria.
Fase costitutiva → Adozione dell’atto da parte dell’autorità.
Fase dell’efficacia → Momento in cui l’atto comincia a produrre i suoi effetti.
Principi del procedimento amministrativi:
Tipicità → L’amministrazione è tenuta a rispettare il modello procedimentale individuato dalla legge;
Obbligo di conclusione dei procedimenti (quindi di emanazione di un provvedimento alla fine del procedimento);
Partecipazione e possibilità di accedere agli atti, sia da parte dei destinatari che degli altri soggetti portatori di
interessi pubblici o privati che possono essere toccati dal provvedimento;
Obbligo di motivazione;
Responsabile del procedimento → Funzionario a cui è affidato il compito di garantirne la legittimità.
AUTORITA’ INDIPENDENTI:
Funzioni → Autorità a carattere collegiale, autonome sia dall’esecutivo che dagli altri poteri dello Stato, che
svolgono funzioni normative, amministrative e sanzionatorie in settori di particolare importanza. Pur non previsti dalla
Costituzione esercitano poteri di rilievo costituzionale in quanto riguardanti i diritti fondamentali:
Commissione nazionale per le società e la Borsa (CONSOB);
Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP);
Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust);
Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali;
Garante della privacy;
Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (AGCOM)
Banca d’Italia
Consiglio di Amministrazione RAI.
AUTONOMIE TERRITORIALI
Riforma del Titolo V → Disegna una Repubblica delle autonomie, che sono considerate come enti costitutivi
dell’ordinamento repubblicano, restando però invariato il principio dell’unità dello Stato.
Riparto delle funzioni legislative → La riforma tende all’equiparazione fra legge statale e legge regionale, a cui si
aggiunge il capovolgimento del criterio di ripartizione della potestà legislativa. La Costituzione indica 17 materie di
competenza esclusiva dello Stato, altre materie di competenza concorrente (spettanti alla Regione) e stabilisce che tutte
le restanti materie spettano alla Regione.
Riparto delle funzioni amministrative → Non più principio del parallelismo (nelle stesse materie in cui hanno
potestà legislativa hanno anche funzioni amministrative) ma principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza →
Attribuire le funzioni al livello più decentrato possibile (sussidiarietà verticale), considerando le diverse caratteristiche
degli enti (differenziazione), tenendo conto della loro idoneità all’esercizio di tali funzioni (adeguatezza) e
permettendo l’autonoma iniziativa dei cittadini (sussidiarietà orizzontale). Ulteriori forme di autonomia possono
essere conferite con legge dello Stato.
Raccordi tra i livelli di governo → Necessari in assenza di una Camera delle Autonomie:
Commissione parlamentare integrata per le questioni regionali (bicamerale) → Esprime pareri su progetti di
legge riguardanti materie che entrano nella potestà concorrente;
Conferenza permanente Stato-regioni → Presieduta dal Presidente del Consiglio, ne fanno parte i Presidenti
delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, e vi partecipano i Ministri interessati dall’ordine del
giorno. Esprime pareri sugli atti del Governo e svolgono funzioni di raccordo attraverso intese e accordi.
Conferenza permanente Stato-città e autonomie locali → Presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dai
Ministri dell’Interno, degli affari regionali, del tesoro, del bilancio, delle finanze, dei lavori pubblici, della sanità,
dal Presidenza dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, dal Presidente dell’Unione delle Province Italiane, dal
Presidente dell’Unione dei Comuni e delle comunità montane, da 14 sindaci e da 6 presidenti di provincia. Esprime
pareri e svolge attività di raccordo (intese). Queste due conferenze vengono unificate per materie di interesse
comune.
Consiglio delle autonomie locali → Regola i rapporti fra Regione ed enti locali.
Rappresentante dello Stato → Disciplina i rapporti con il sistema delle autonomie ed è svolto dal Prefetto
preposto all’ufficio territoriale del Governo avente sede nel capoluogo di regione.
Potere sostitutivo del Governo → Il Governo può sostituirsi alle Regioni e agli altri enti in caso di mancato
rispetto di norme e trattati internazionali o comunitari, di pericolo per la sicurezza pubblica, l’unità giuridica o
economica, e per la tutela dei livelli essenziali per le prestazioni concernenti i diritti civili. Lo stesso avviene per le
Regioni nei confronti degli enti locali.
Autonomia finanziaria → Possibilità di disporre di fondi per il raggiungimento dei fini programmati. La sua attuazione
richiede però l’intervento del legislatore.
Forma di governo → Gli organi della Regione sono:
Consiglio regionale → Titolare della funzione legislativa, iniziativa legislativa, adozione dello Statuto, iniziativa
del referendum abrogativo, nomina dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica.
Insindacabilità delle opinioni e dei voti espressi.
Giunta → Organo esecutivo, diretta da un Presidente eletto a suffragio universale diretto che nomina i componenti.
Rappresenta la Regione nei rapporti con lo Stato, promulga le leggi e emana i regolamenti regionali. La mozione di
sfiducia approvata dal Consiglio a maggioranza assoluta verso il Presidente determina le dimissioni dell’intera
giunta e lo scioglimento dello stesso Consiglio. L’elezione del Presidente avviene su base regionale (viene eletto il
capolista della lista più votata). La determinazione della forma di governo è rimessa alle leggi statutarie.
Gli organi comunali/provinciali sono:
Giunta → Organo esecutivo, ha competenze sulle materie non espressamente attribuite ad altri organi. Gli
assessori sono nominati dal Sindaco / Presidente.
Sindaco / Presidente della Provincia → Organo di vertice, cui compete la direzione politico-amministrativa
dell’ente. Se colpito da mozione di sfiducia, si dimette anche la Giunta. Nei comuni <15mila abitanti, ogni
candidato è collegato ad una lista per il Consiglio (voto congiunto), ed è eletto chi ottiene la maggioranza relativa.
Nei comuni >15mila abitanti il candidato può essere collegato a più liste, e l’elettore esprime una preferenza per il
Sindaco e una per la lista: è eletto chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti (altrimenti ballottaggio, con
assegnazione di premio di maggioranza).
Consiglio → Eletto contestualmente al sindaco / Presidente ogni 5 anni, organo di indirizzo e di controllo politico-
amministrativo cui compete l’adozione di statuti, piani territoriali e urbanistici, organizzazione dei pubblici servizi.
Modificazioni territoriali → Per la fusione o la creazione è richiesta legge costituzionale, un minimo di 1 milione
di abitanti, la richiesta di Consigli comunali che rappresentino 1/3 delle popolazioni interessate e l’approvazione
mediante referendum delle popolazioni interessate. Per il distacco di Comuni e province è richiesta legge ordinaria, la
richiesta dei Comuni interessati, il parere dei Consigli regionali e l’approvazione mediante referendum nei Comuni
interessati. Per l’istituzione di nuove province è richiesta legge ordinaria, iniziativa dei comuni coinvolti e parere della
Regione. Per l’istituzione di nuovi comuni è richiesta legge regionale.
Potere estero → Nelle materie di loro competenza le regioni eseguono gli accordi internazionali e concludono
accordi con Stati e intese con enti territoriali esteri.
Regioni e Unione Europea → Le Regioni partecipano alla fase ascendente del diritto comunitario in modo
diretto attraverso il Comitato delle Regioni presso l’Unione Europea e indiretto attraverso la Conferenza stato-regioni e
lo attuano nella fase discendente nelle materie di propria competenza. La conferenza Stato-regioni viene convocata
almeno ogni 6 mesi in una sessione speciale (comunitaria).
DIRITTI E LIBERTA’
Principi fondamentali:
Principio democratico (art.1)
Garanzia dei diritti fondamentali (art.2)
Principio di uguaglianza formale e sostanziale (art.3), davanti alla legge e nella legge
Divieto di discriminazioni (art.3):
o Sessuali
o Razziali
o Religiose
o Politiche
o Sociali
Rapporti tra Stato e Chiesa (art.7)
Rapporto tra Stato e altre confessioni (art.8)
Libertà individuali:
Libertà personale (art.13)
Libertà di domicilio (art.14)
Libertà e segretezza della comunicazioni (art.15)
Libertà di circolazione e di soggiorno (art.16)
Libertà dell’arte e della scienza (art.19)
Libertà di manifestazione del pensiero (art.21)
Libertà di informazione attiva e passiva (art.21)
Libertà collettive:
Libertà di riunione (art.17)
Libertà di associazione (art.18)
Libertà di associazione e azione sindacale (art.39)
Libertà di associazione politica (art.49)
Diritti sociali:
Diritto al lavoro (art.4)
Diritto alla previdenza e all’assistenza sociale (art.38)
Diritto di sciopero (art.40)
Diritto alla salute (art.32)
Diritto alla salubrità dell’ambiente (art.9)
Diritto allo studio (art.34)
Libertà economiche:
Libertà di iniziativa economica (art.41)
Diritto di proprietà (art.42)
Doveri costituzionali:
Dovere del lavoro (art.4)
Obbligo di prestazioni personali e patrimoniali (art.23)
Doveri dei genitori nei confronti dei figli (art.30)
Dovere di sottoporsi ai trattamenti sanitari obbligatori (art.32)
Dovere di istruzione obbligatoria (art.34)
Dovere di contribuzione proporzionale alla propria capacità (art.53)
Dovere civico di voto (art.48)
Dovere di difesa della patria (art.52)
Dovere di fedeltà alla Repubblica, alla Costituzione e alle leggi (art.54)
GIURISDIZIONE
GIUSTIZIA COSTITUZIONALE
Variabili:
Sindacato accentrato (presenza di un apposito Tribunale costituzionale con effetti erga omnes) o diffuso (attribuito
a tutti i giudici con effetti solo sul caso concreto);
Controllo successivo (ricorso contro leggi vigenti) o preventivo (ultima fase del processo di formazione della
legge);
Controllo astratto (prescinde da un procedimento giudiziario) o concreto (sorge nel corso di un procedimento
giudiziario per la tutela di specifici interessi);
Accesso per via principale (ricorso di soggetti legittimati) o incidentale (nasce nel corso di un processo);
Composizione e nomina del Tribunale Costituzionale.
Criteri di nomina → E’ composta da 15 giudici, di cui 1/3 nominati dal Presidente della Repubblica, 1/3 dal
Parlamento in seduta comune e 1/3 dalle supreme magistrature ordinaria e amministrative. Integrati in caso di messa in
stato d’accusa del Presidente della Repubblica da 16 cittadini estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento
ogni 9 anni. Requisiti → Magistrati, professori ordinari di università in materie giuridiche, avvocati con 20 anni di
esercizio. La Corte elegge fra i suoi membri un Presidente per 3 anni, rieleggibile, a scrutinio segreto e a maggioranza
assoluta.
Funzioni:
Sindacato di legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle Regioni (vizi
formali, sostanziali e di incompetenza) → Le disposizioni di legge sono l’oggetto, le norme costituzionali violate il
parametro. Opera su atti già in vigore (controllo successivo) e per via incidentale o principale.
Giudizio sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra Stato e Regioni e tra Regioni.
Giudizio sulle accuse al Presidente della Repubblica (composizione integrata);
Giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo.