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Diritto dello sport. I° lezione.

ORGANIZZAZIONE DELLO SPORT A LIVELLO NAZIONALE E INTERNAZIONALE.


Per lungo tempo ci si è chiesti se lo sport sia un’attività LUDICA o attività NORMATIVA.
La differenza tra queste due attività consiste nel valore delle norme, cioè se riteniamo che lo sport sia
un’attività ludica, le regole sono regole del gioco che non hanno valenza quindi normativa. La violazione
non viene sanzionata dall’ordinamento italiano.

Se invece lo sport ha valenza normativa, le regole che lo sport dà hanno una valenza normativa, quindi sono
delle norme giuridiche. Quindi essendo norme giuridiche e non norme ludiche, hanno tutte le
caratteristiche delle norme giuridiche.

Le caratteristiche che distinguono queste norme sono GENERALI, ASTRATTE e COERCIBILI.

GENERALI: che possono essere riferite a tante situazioni, persone e casi generali.
ASTRATTE: che contengono delle norme astratte riferibile a situazioni che sono simili, riconducibili alla
norma.
COERCIBILI: la violazione di norme giuridiche può essere sanzionata, i cittadini possono essere costretti ad
osservare le norme giuridiche. Quindi il rispetto delle regole può essere sanzionato.

In passato, nell’800, la dottrina e la giurisprudenza ritenevano che il fenomeno sportivo fosse un gioco,
quindi si ha la presenza di regole del gioco.
DOTTRINA: è costituita dall’insieme degli studiosi, cioè coloro che studiano il diritto, i teorici che studiano il
fenomeno sportivo.
GIURISPRUDENZA: è composta dai giudici, quindi si identificano con la decisione dei casi concreti dei giudici.

Con la presenza di regole di condotta, fair play, fanno propendere sia la dottrina e la giurisprudenza come
attività ludica.

In futuro queste impostazioni sono state modificate e la dottrina e la giurisprudenza hanno iniziato ad
interrogarsi sulla possibilità di considerare il fenomeno sportivo come un’attività avente valenza giuridica.
Quindi sport non solo gioco, ma che ha quindi valenza giuridica.

Quando si afferma che lo sport emana delle norme giuridiche ci si deve interrogare se lo sport possa essere
considerato un ordinamento giuridico o meno. Nello sport ritroviamo questi tre elementi? La dottrina e la
giurisprudenza hanno studiato per rispondere a questa domanda.

ORDINAMENTO GIURIDICO: l’ordinamento giuridico è lo stato. Esso è composto di 3 elementi


PLURISOGGETTIVITA’, NORMAZIONE e ORGANIZZAZIONE. (L’ordinamento giuridico può sussistere solo in
presenza di questi 3 elementi.)

Plurisoggettività: significa che l’Ordinamento sportivo è formato da una pluralità di soggetti fisici e giuridici
che si danno delle regole per darsi un’organizzazione, quindi per evitare che la vita in comune
dell’ordinamento giuridico si trasforma in anarchia.
In ambito sportivo troviamo una pluralità di soggetti che possono essere fisici e giuridici.
SOGGETTI FISICI: atleti, massaggiatori, allenatori, tecnici ecc… soggetti che rilevano nello sport come
persone fisiche. Queste persone entrano a far parte del fenomeno sportivo con un atto chiamato
TESSERAMENTO che consente al soggetto di diventare soggetto sportivo a tutti gli effetti.

SOGGETTI GIURIDICI: es associazioni sportiva, coni, federazioni, CIO, sono soggetti creati dal diritto e
formati da persone fisiche, ma queste persone perdono l’identità, cioè se costituisco una società sportiva,
la società è composta da atleti, tecnici massaggiatori, anche staff sanitario oltre che atleti.
Perché si creano dei soggetti giuridici? Perché è necessario trovare un centro di imputazione dei diritti e
doveri, quindi delle situazioni giuridiche soggettive. Ovvero se abbiamo una società sportiva, essa è
composta da soggetti fisici ma questi soggetti non vengono considerate come persone fisiche ma come
società, come associazione sportiva per cui anche il patrimonio è dell’associazione.
Si crea nel concreto anche per termini di responsabilità perché se abbiamo una pluralità di soggetti che
svolgono attività sportiva essi utilizzano un impianto sportivo. Chi paga la luce? Chi paga la rete? Chi è il
responsabile per la manutenzione nei confronti del comune? È necessario quindi individuare un soggetto
all’interno della società che abbia delle responsabilità diverse. Questo soggetto giuridico supera il soggetto
fisico che perde la sua identità di punta di vista fisico e patrimoniale.
Infatti nel momento in cui queste persone fisiche compongono un’associazione o una società sportiva
quello che rileva per il diritto è il soggetto che è stato creato, quindi l’associazione o la società.

Il soggetto giuridico entra a far parte del mondo sportivo con l’AFFILIAZIONE.

Normazione: QUALI SONO LE NORME CHE DISCIPLINANO LO SPORT ITALIANO? QUALI SONO QUINDI LE
FONTI DEL DIRITTO CHE DEVONO ESSERE RISPETTATE IN AMBITO ITALIANO?
Per fonte del diritto si intende:
Fonte è quello da cui qualcosa si crea e dà origine a qualcos’altro, quindi fonte del diritto è ciò che crea
diritto.
In ambito italiano ciò che crea diritto per lo sport?
Dobbiamo distinguere le norme che sono emanate in ambito sportivo e quelle emanate dal legislatore
statale. Dal momento in cui il fenomeno sportivo è parte dell’ordinamento statale, i tesserati e gli affiliati
devono osservare anche le norme emanate dallo stato italiano.

Le norme possono essere emanate dal legislatore sportivo. Il legislatore sportivo è il CONI che ha potere
normativo. Quindi emana le regole per lo sport, però poiché il CONI è l’ente esponenziale di tutto il
fenomeno sportivo italiano ovviamente emana delle regole che sono GENERALI e ASTRATTE quindi riferibili
e applicabili a tutti gli sport.

Per quanto riguarda lo stato noi abbiamo un legislatore statale e il governo (per le urgenze) che emanano
delle leggi. Quindi abbiamo nello stato italiano una gerarchia delle leggi, nel senso che ci sono delle leggi
sovraordinate che sono più importanti e delle leggi subordinate (sotto-ordinate) che devono rispettare le
leggi sovraordinate per non essere illegittime.

Attività normativa. NELLO SPORT CI SONO DELLE NORME GIURIDICHE?


Si inizia ad ipotizzare la valenza di norme sportive con valenza giuridica quando si passa dall’agonismo
occasionale all’agonismo programmatico. (primo segnale di cambiamento)

AGONISMO OCCASIONALE: agonismo significa Agone dal greco “gara” AO quindi gare/competizioni che non
sono legate fra loro. Cioè sono episodiche senza calendario, non ci sono tornei ad esempio.

AGONISMO PROGRAMMATICO: le gare hanno un preciso collegamento, quindi ci sono tornei, campionati
ecc..

Quando abbiamo questo passaggio è necessario che ci siano delle norme per una comparazione efficace dei
risultati.
Quando il passaggio da Agonismo Occasionale a Agonismo Programmatico? (3 momenti rilevanti)
1. Il passaggio si ha con le prime Olimpiadi del 1894 quando il barone pierre de Coubertin ripristina le
olimpiadi moderne. Ci si rende conto infatti che le norme che erano state planate hanno valenza giuridica
perché è necessaria una comparazione obiettiva e uniforme nei risultati.

2. C’è un altro passaggio che fa propendere la dottrina e la giurisprudenza per il valore giuridico delle
norme sportive in quanto nel 1942 è stata emanata la legge 426 sul riconoscimento del CONI (Comitato
olimpico nazionale italiano) il quale è stato ufficializzato con una legge che lo ha riconosciuto come ente
esponenziale dello sport italiano.
Inoltre l’articolo 5 della legge 426 del 1942 attribuisce alle federazioni sportive potere normativo, quindi da
qui si è dedotto che le federazioni emanino delle norme giuridiche in ambito sportivo.

3. Terzo momento che conferma l’esistenza di un ordinamento sportivo, quindi che le norme sportive
hanno valore giuridico. Nel 2003 con la legge 280 è il legislatore stesso che riconosce la presenza di un
ordinamento sportivo che si pone in rapporto di autonomia con l’ordinamento statale. Secondo il
legislatore quindi è possibile individuare i 3 elementi dell’ordinamento (plurisoggettività, normazione,
organizzazione) anche per lo sport.

Quindi la legge 280 del 2003 ci dà una doppia risposta sulla qualificazione del fenomeno sportivo, ovvero lo
qualifica come ordinamento ed infine stabilisce il rapporto tra ordinamento sportivo e statale.

Nel nostro stato italiano abbiamo quindi 2 ordinamenti: uno giuridico generale che è lo stato italiano e
l’ordinamento sportivo. Entrambi hanno quindi potere normativo cioè dettano norme generali astratte e
coercibile.
Dobbiamo quindi interrogarci sul rapporto che c’è tra questi ordinamenti, perché entrambi potrebbero
regolare la stessa situazione giuridica, cioè potrebbero disciplinare la stessa fattispecie, esempio il doping è
regolato sia a livello sportivo come illecito disciplinare, sia dallo stato italiano come reato.

LO SPORT CHE POTERE NORMATIVO HA RISPETTO LO STATO ITALIANO?


Lo sport ha con lo stato italiano un rapporto autonomo ovvero è altamente libero di darsi delle regole ma è
un’autonomia limitata, cioè lo sport può darsi delle regole in quanto ha potere normativo, ma queste
regole non sono completamente svincolate dal rispetto delle leggi statali, devono comunque rispettare i
principi fondamentali dello stato italiano.

Lo sport ha quindi autonomia normativa, può darsi delle regole autonome ma limitatamente cioè che
deve rispettare i principi fondamentali dello stato italiano, riguardante la costituzione.

Parte della dottrina non accettano questa tesi perché secondo questi studiosi l’ordinamento giuridico può
essere tale solo quando l’ordinamento è sovrano, quindi come lo stato italiano che non deve rendere conto
a nessuno. Diversamente l’ordinamento sportivo è autonomo ma limitato, deve rendere conto allo stato
italiano, rispettare i principi dello stato. Per questo per alcuni studiosi il fenomeno sportivo non può essere
un ordinamento. Quindi non per tutta la dottrina il fenomeno sportivo è un ordinamento, mentre per la
giurisprudenza, legislatore e l’altra parte della dottrina è un ordinamento.

COM’È STRUTTURATO IL FENOMENO SPORTIVO IN ITALIA? Abbiamo un’organizzazione piramidale in cui al


vertice abbiamo il CONI (comitato olimpico nazionale italiano) poi al di sotto del CONI abbiamo più enti ma
allo stesso livello che sono FEDERAZIONI SPORTIVE NAZIONALI ITALIANE, DISCIPLINE SPORTIVE ASSOCIATE,
ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA.

Al di sotto di questi abbiamo le SOCIETA’ SPORTIVE PROFESSIONISTICHE, SOCIETA’ E ASSOCIAZIONI


SPORTIVE DILETTANTISTICHE.

Sotto di queste alla base della piramidale abbiamo i SOGGETTI FISICI quindi i tesserati.

ORDINAMENTO SPORTIVO SOVRA NAZIONALE, COM’E’ STRUTTURATO?


Il fenomeno sportivo non ha conseguenze limitate sono all’ambito italiano. Cioè il fenomeno sportivo ha
anche rilevanza straniera, basta pensare ad alcune manifestazioni come Olimpiadi, mondiali di calcio.
Ovvero che lo sport non costituisce solo un ordinamento interno, cioè non solo un ordinamento sportivo
nazionale ma anche internazionale.
A livello internazionale abbiamo lo stesso una struttura piramidale.
Abbiamo il CIO (comitato olimpico internazionale) che è al vertice dell’ordinamento internazionale quindi di
tutto il mondo; al di sotto abbiamo le FEDERAZIONI SPORTIVE INTERNAZIONALI cioè le federazioni che
dettano le regole per la disciplina sportiva di riferimento valevoli per tutto il mondo.

Infine le AGGREGAZIONI DI ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI.

LE FONTI DEL DIRITTO


Le norme, le leggi che citiamo vincolano il mondo sportivo, quindi sono le fonti del diritto per l’ambito
sportivo.

Al vertice della gerarchia abbiamo la COSTITUZIONE nel quale c’è solo una norma che regola lo sport.
Ovvero l’articolo 117 (a seguito della riforma costituzionale del 2001) della costituzione che regolamenta la
potenza legislativa concorrente. In alcune materie indicate dalla costituzione, le regioni possono
disciplinare queste materie solo se c’è una legge statale, più ampia di cornice, e tra queste materie c’è
anche il mondo sportivo.

Ci sono poi altre regole che disciplinano lo sport che sono:


L’ articolo 1 e 4 della costituzione che disciplinano il lavoro, come un diritto inviolabile. Di conseguenza
parlando di lavoro inviolabile è ovvio che ci si riferisce anche al mondo sportivo, quindi qualunque tipologia
di lavoro nessuno escluso.

Poi l’articolo 3 della costituzione che riguarda il diritto di uguaglianza, il divieto di disparità di genere che è
anche questo un diritto che trova applicazione anche in ambito sportivo.

Articolo 18 che tutela l’associazionismo e presente anche nello sport. Cioè stabilisce il diritto per qualunque
cittadino di associarsi quindi il diritto di costituire associazioni e di uscire anche da queste.

Articolo 32 della costituzione che tutela il diritto alla salute, in quanto la salute che è un diritto
costituzionalmente tutelato, inviolabile per i cittadini ed è collegata allo sport perché a questo è
riconosciuta un importante funzione sanitaria sia nel nostro paese che in ambito internazionale.

Tutte queste norme devono essere lette poi in combinato disposto con l’articolo 2 che prevede la norma
della tutela dei diritti sopracitati non solo per i singoli individui ma anche i gruppi di cui gli individui fanno
parte.

In una posizione subordinata rispetto alla costituzione abbiamo le LEGGI ORDINARIE, quindi quelle statali
emanate dal governo o parlamento e convertite poi in legge.
Quelle riguardanti lo sport sono la legge del 1942 numero 426 che formalizza l’esistenza del CONI, oppure
la legge 91 del 1981 di cui parleremo più avanti, o ancora la legge 376 in materia di doping, la legge 280 del
2003 che abbiamo già citato. Quindi una serie di provvedimenti normativi che creano diritto e che quindi
vincolano il mondo sportivo.

Al di sotto delle leggi statali abbiamo le LEGGI REGIONALI. Cosa disciplinano queste leggi regionali? Esse
disciplinano il FITNESS, i requisiti di sicurezza dell’impianti di fitness, palestre piscine...
Cosa si intende per fitness, perché le leggi regionali disciplinano l’ambito del fitness? Il fitness è un’attività
che non è proprio sportiva, cioè è uno “sport” non istituzionalizzato, non fa parte del coni, non ci sono
campionati e né collegamenti tra i vari enti che partecipano, quindi non c’è bisogno di una legislazione
nazionale, al contrario degli sport agonisti dove abbiamo un regolamento statale.

Le leggi regionali disciplinano le condizioni di igiene e sicurezza degli impianti destinati al fitness non affiliati
a enti di promozione o federazioni. Però non si fa riferimento solo a requisiti strutturali dell’impianto
sportivo, ma anche alle qualifiche degli operatori, perché comunque il fatto che la palestra o la piscina
disponga di operatori con un adeguata formazione professionale (esempio laureati in scienze motorie) è
garanzia di sicurezza per gli utenti.

Al di sotto delle leggi regionali abbiamo i REGOLAMENTI che possono essere:


comunali ovvero delle norme emanate dai comuni, ma poiché sono alla base di questa gerarchia è
necessario che siano rispettosi verso le leggi sovrastanti. Esse riguardano le procedure per l’affidamento di
impianti sportivi e lo fanno in un regolamento.

Queste in toto sono le fonti, gli atti normativi che creano diritto per lo sport e che l’organizzazione sportiva
deve rispettare. Lo sport deve quindi rispettare le regole emanate dal legislatore italiano, ma anche le
norme emanate dal legislatore sportivo in quanto entrambi hanno un potere normativo.

CHI È IL LEGISLATORE SPORTIVO? CHI EMANA LE REGOLE IN AMBITO SPORTIVO? In Italia il legislatore
sportivo è il CONI che è al vertice della piramide sportiva italiana. Quindi le regole che detta il CONI sono
norme valevoli per tutti gli sport.
Queste regole sono contenute nello statuto e in una serie di principi generali.
Lo statuto è l’atto che il CONI si dà per disciplinare la propria vita interna, atto di autoorganizzazione.
Però poi ci sono anche degli atti normativi che il CONI emana e sono rivolti a tutto il movimento sportivo
italiano, questi atti sono chiamati principi che possono essere:
Principi di giustizia: principi che contengono le regole fondamentali della giustizia sportiva italiana.
Principi generali: che si applicano agli statuti federali, agli enti di promozione, alle discipline associate in
quanto sono dei principi fondamentali per lo sport.
Codice di comportamento: è un documento redatto del CONI in cui sono contenuti tutti gli obblighi di
condotta dei singoli soggetti fisici e giuridici.

Al di sotto del CONI abbiamo le federazioni che hanno potere normativo, quindi emanano delle norme che
creano diritto ma a differenza del CONI queste norme sono specifiche quindi riguardano il singolo sport che
rappresentano.
Le norme espresse dalle federazioni sono: lo statuto, ovvero un documento per ogni federazione che è
espressione di autonomia normativa, mediante il quale le federazioni regolano la propria vita interna.
Oltre lo statuto abbiamo altri documenti che sono fonti del diritto per una disciplina sportiva specifica che
sono chiamati regolamenti:
Regolamento organico che disciplina il tesseramento e l’affiliazione.
Regolamento tecnico che regola lo svolgimento del gioco della competizione, quindi regole di gioco e
l’omologazione degli impianti sportivi.
Regolamento di giustizia che contiene le regole per i procedimenti sportivi.

TUTTE QUESTE SONO FONTI DEL DIRITTO, QUINDI SONO NORME CHE HANNO LA CARATTERISTICA DI
ESSERE GENERALI, ASTRATTE E COERCIBILI, COERCIBILI QUINDI VINCOLANTI, LA LORO VIOLAIONE
COMPORTA UNA SANZIONE DA PARTE DELL’ORDINAMENTO.

Anche a livello sovranazionale abbiamo delle fonti, degli atti che creano diritto per lo sport. Ciò comporta
che lo sportivo italiano non possa esimersi dal rispettare e osservare le norme che disciplinano il fenomeno
sportivo anche a livello internazionale.

A livello internazionale in ambito sportivo abbiamo dei soggetti che hanno potere normativo, quindi quello
di darsi delle regole.
Come dicevamo al vertice della piramide troviamo il CIO che è l’ente esponenziale di tutto lo sport a livello
mondiale quindi è a capo di tutto il movimento sportivo, e l’autonomia normativa del CIO è darsi delle
regole che sono vincolanti per tutto l’ordinamento sportivo mondiale.
La CARTA OLIMPICA è un documento che rappresenta l’insieme di norme emanate dal CIO e contiene tutti i
principi fondamentali del movimento sportivo mondiale.

Al di sotto del CIO ho le FEDERAZIONI SPORTIVE INTERNAZIONALI che sono enti esponenziali a livello
mondiale delle singole discipline sportive che dettano delle regole che vincolano tutte le federazioni
sportive nazionali di riferimento. Essa rappresenta uno sport specifico a livello mondiale e proprio per
questo è evidente che le singole federazioni nazionali di quella disciplina devono recepire nei propri statuti
le norme dettate dalla federazione internazionale perché consente di comparare in modo sicuro i risultati.

Dobbiamo sempre tenere conto che siamo soggetti dell’UE e ciò comporta che dobbiamo sempre rispettare
le norme emanate dal legislatore europeo. In ambito europeo abbiamo i TRATTATI che hanno una struttura
consensuale, sono atti negoziati dove c’è un accordo tra i vari stati e devono essere ratificati da tutti gli stati
dell’unione europea; finché non viene ratificato non è vincolante.

Il TRATTATO di ROMA non veniva applicato direttamente allo sport ma aveva un articolo che disciplinava la
libera circolazione dei professionisti in ambito europeo. Sulla base di questa norma, che non era riferita
espressamente allo sport, è stata riferita anche allo sport e ha consentito di sancire un principio
fondamentale, quello della libera circolazione anche degli sportivi professionisti in quanto lavoratori.

Solo con il TRATTATO di LISBONA si è disciplinato lo sport a livello europeo.

Altre fonti normative in ambito europeo sono i REGOLAMENTI e le DIRETTIVE.


La differenza tra direttive e trattato è che: il trattato è un accordo tra gli stati, quindi un atto che deve
essere accettato dagli stati, mentre la direttiva è un atto che è imposto dal parlamento e legislatore
europeo ai singoli stati e deve essere data attuazione; le direttive non sono auto esecutive, per questo la
direttiva deve essere attuata con una normativa interna degli stati europei, se non viene recepita la
direttiva dallo stato membro entro il termine previsto dall’UE, allora si applica un procedimento di
infrazione.

Il regolamento è simile alla direttiva in quanto viene emanato dal legislatore europeo, ma la differenza
rispetto alla direttiva è che il regolamento invece è auto esecutivo, e ciò comporta che non deve essere
recepito dagli stati membri ma è immediatamente esecutivo.

A livello mondiale abbiamo un soggetto che da delle regole per il mondo sportivo che è esterno, non
facente parte della struttura piramidale dove troviamo CIO, Federazioni Sportive Internazionali ecc..
Questo soggetto è l’ AMA (agenzia mondiale antidoping). Organo deputato alla lotta al doping; essa anche
se non fa parte dell’ordinamento sportiva sovranazionale emana fonti di diritto che è il CODICE MONDIALE
ANTIDOPING che è vincolante per tutti i soggetti sportivi.

Detto tutto ciò lo sportivo italiano deve osservare costituzioni, leggi ordinarie, leggi regionali, regolamenti,
principi e regole generali dettate dal CONI, regole dettate dalla federazione di riferimento, la carta olimpica,
il codice mondiale antidoping e i principi contenuti nei trattati, regolamenti e direttive.

I SOGGETTI
A capo del fenomeno sportivo internazionale abbiamo Il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) che è stato
istituito nel 1894 da pierre de Coubertin a Parigi. Istituito in quell’anno in quanto c’è stato il ripristino delle
olimpiadi moderne e ciò ha comportato la necessità di individuare un soggetto di tutto il movimento
olimpico che organizzasse lo sport a livello mondiale.
Successivamente durante le guerre mondiali, la sede del CIO è stata trasferita a Losanna in Svizzera dov’è
attualmente.
COME SI QUALIFICA GIURIDICAMENTE IL CIO? Il CIO è un ONG organizzazione non governativa, cioè non è
composto da governi, ma da persone fisiche che rappresentano il singolo stato, ad esempio Malagò che è il
presidente CONI italiano è un componente CIO.
Ha sede in svizzera ed è disciplinato dalla legge svizzera.

Essendo il CIO un soggetto giuridico ha bisogno di organi per operare.


Quali sono? Abbiamo un PRESIDENTE, l’ASSESIONE e il COMITATO ESECUTIVO.
Il primo è il legale rappresentante, il secondo un organo deliberativo che si può chiamare assemblea o
assessione e il terzo un organo esecutivo.

PRESIDENTE: è il legale rappresentante del CIO.


ASSESSIONE: organo deliberativo che un’assemblea dei componenti del CIO ed è composta da tutti i
soggetti che ne fanno parte. Proprio perché è l’organo deliberativo è il più importante in quanto dà
attuazione al principio di democraticità, rappresenta la democraticità dell’ente. Ovvero significa che le
decisioni dell’ente non devono essere imposte in modo autoritario dal presidente o da un ristretto gruppo
di persone, ma devono essere condivise dal maggior numero di soggetti. Per fare in modo che le decisioni
del CIO vengano prese dal maggior numero di persone, l’assemblea è sempre composto da tutti i soggetti
che fanno parte di quell’ente.

Quali sono i compiti dell’assemblea del CIO?


Ha il compito di adottare la carta olimpica, che è la fonte più importante del movimento sportivo che
vincola tutto il movimento sportivo.
Chi emana o modifica la carta olimpica? L’Assesione. Essa che è l’organo deliberativo ed ha anche il
compito elettivo, quindi eleggere i membri del CIO quindi il presidente…ecc e anche di decidere la città che
ospita i giochi olimpici.

COMITATO ESECUTVO: organo che da esecuzione alle decisioni quindi l’organo che cura e garantisce e si
preoccupa di fare in modo che le decisioni del CIO siano eseguite correttamente.
Gestisce l’amministrazione del CIO. L’organo esecutivo è composto da un numero più ristretto di persone.
Esso è composto dal presidente, 4 vice presidenti e altri 10 membri.
Questi 15 membri del comitato esecutivo sono eletti dall’assemblea del CIO con votazione segreta a
maggioranza. (assemblea o sessione è la stessa cosa)
Normalmente l’organo esecutivo ha numero dispari perché altrimenti potrebbero esserci caso in cui non si
raggiunge la maggioranza.

Gli organi durano in carica 4 anni ma possono rimanere in carica per 8 anni. Durata di 4 anni perché (anche
per CONI, federazioni sportivi nazionali sempre 4 anni) è il tempo tra un’olimpiade e l’altra.
Si vuole garantire che la durata del mandato sia quadriennale perché nel momento in cui ci sono le
votazioni si ha un periodo di stallo, prima si votano i rappresentanti federali a livello locali, poi a livello
nazionali, poi rappresentanti del CONI a livello regionale e poi rappresentanti del CONI a livello nazionale.
Per evitare che questo stallo avvenga tra un’olimpiade e un'altra c’è il mandato quadriennale.

CONI:
RAPPRESENTA TUTTO LO SPORT NAZIONALE, quindi tutti gli sport sia professionistico che dilettantistico
senza differenza di età o genere.
Storia del CONI: le prime organizzazioni sportive si ebbero a metà dell’800, anno in cui i ricchi iniziavano a
costituire degli enti che rappresentano a livello embrionale le federazioni attuali. Gli sport diffusi all’epoca
erano caccia, tiro con arco, calcio ecc…
Alla fine dell’800, nel 1894, si costituiscono le olimpiadi moderne ripristinate da Pierre de Coubertin.
Quindi dal 1894 si sente l’esigenza di creare un soggetto a capo del movimento olimpico che è il CIO, però
questo non è in grado di fare fronte a tutte le esigenze legate al movimento olimpico di tutti gli stati, quindi
è stato necessario individuare, in ogni stato, un comitato nazionale che fosse il referente del CIO per lo
stato di riferimento. Quindi in ogni stato viene istituito un comitato olimpico nazionale.
In Italia il comitato olimpico (CONI) non viene istituito nel 1894, ma agli inizi del 900 perché, in quanto non
ha partecipato alle prime 2 edizione dei giochi olimpici; il CONI viene istituito come referente che collabora
con il CIO per l’organizzazione e gestione delle olimpiadi moderne.

Il comitato inizialmente NON si chiamava CONI ma comitato per le olimpiadi.


Il secondo è un ente non stabile, non permanente ma temporaneo nel senso che all’inizio del ‘900 in
occasione delle olimpiadi viene creato questo comitato, ma subito dopo lo svolgimento delle olimpiadi il
comitato è sciolto.
La nascita del CONI risale al 1914.

Quand’è che lo sport conquista una valenza generale e non di nicchia? Durante il periodo fascista lo sport
diventa molto molto importante, infatti era uno strumento di propaganda politica, legato al fascismo che
esaltava l’attività fisica. Anche il CONI si rafforza durante questo periodo.
Durante il fascismo però, il CONI diventa un’appendice del partito fascista in quanto i componenti del CONI
erano nominati dal partito fascista.
Nel 1942 il CONI viene riconosciuto con una legge dallo stato, la legge 426, che ha dato al CONI la
fisionomia interna attuale e lo riconosce come ente esponenziale di tutto lo sport italiano.

Ci sono state delle modifiche al CONI nel 1999 e nel 2004 con i decreti Melandri e Pescante, ovvero sono
stati due interventi normativi successivi alla legge 426 del 1942 che hanno portato modifiche, ma la
struttura fondamentale del CONI è quella del 1942.

Il legislatore però, seppure abbia delineato gli organi e la funzione del CONI nel 1942, non aveva specificato
se il CONI fosse un ente pubblico o un ente privato.

Perché importante capire se il CONI ente pubblico o privato? Perché entrambi hanno caratteristiche diverse
e questa differenza di caratteristiche si riflette sui diversi regolamenti che emanano e la diversa tutela
giurisdizionale.

ENTE PUBBLICO (Pubblica amministrazione): è la pubblica amministrazione, esempio università,scuola


ospedale… L’ente pubblico è creato per legge, abbiamo una legge che istituisce una nuova università per
esempio. Esso persegue un fine pubblico, deve soddisfare l’interesse della collettività come nello
svolgimento dei concorsi o assunzione del personale, deve rispettare una procedura pubblica a tutela
dell’interesse pubblico.
L’ente pubblico emana degli atti che sono provvedimenti amministrativi. Se un provvedimento
amministrativo è lesivo nel mio interesse ho una certa tutela, cioè se io partecipo a un concorso pubblico
presso una pubblica amministrazione non ho diritto a vincere, ma ho interesse legittimo, nel senso che ho
interesse che siano rispettate le procedure regolari per la mia assunzione. Qualora io ritenga che il
provvedimento della pubblica amministrazione sia contrario a regole giuridiche ho il diritto di tutela e posso
rivolgermi al giudice amministrativo. In Italia i giudici amministrativi sono il TAR (tribunale amministrativo
regionale) e il consiglio di stato, ovvero un giudice d’appello che c’è a Roma.

ENTE PRIVATO come ad esempio un’associazione o società. Si differenzia da quello pubblico fin dal
momento in cui nasce, in quanto quello pubblico è istituito per legge, mentre il privato viene istituito con
un contratto, con un accordo tra i soggetti che sono interessati a farne parte. Quindi si dice che il soggetto
privato nasce per effetto della volontà dei soggetti, quindi con un atto di autonomia negoziale.
Se ho un danno mi devo rivolgere a un giudice non amministrativo, ma un giudice ordinario che è il
tribunale, corte d’appello e di cassazione.

TRIBUNALE: ci sono tanti tribunali in tutte le regioni e c’è il giudice di primo grado, competente a conoscere
il fatto, quindi come si sono svolti i fatti e si pronuncia quindi su questi.
CORTE D’APPELLO: ce n’è una per regione, e anche qui abbiamo un giudice di secondo grado, un giudice di
merito che va a verificare se il giudice di primo grado si è pronunciato correttamente sui fatti; poi se ritengo
che anche il giudice di secondo grado non ha soddisfatto le mie aspettative ho un ultimo grado di giudizio
che è davanti alla corte di cassazione.

CORTE DI CASSAZIONE: è un giudice di illegittimità, cioè la corte di cassazione non valuta se il giudice di II
grado si è pronunciato bene o male su una certa situazione, quanto piuttosto valuta la legittimità o meno
della decisione, cioè se il giudice di II grado (corte di appello) ha rispettato o meno le norme giuridiche.

Nel momento in cui è stato istituito il CONI, come abbiamo detto, il legislatore non aveva specificato la
natura giuridica quindi se fosse soggetto privato o pubblico.
Gli studiosi si sono interrogati tanto nel corso degli anni, le posizioni erano molto diverse, perché alcuni
ritenevano che il CONI fosse un ente pubblico perché era stato istituito per legge e perché c’erano
finanziamenti pubblici. Altri studiosi ritenevano che fosse ente privato perchè composto da federazioni che
sono soggetti privati. Altri ritenevano che avesse natura mista.

La situazione si è chiarita nel 1999 con il decreto Melandri che ha specificato che il CONI è un ente
pubblico, quindi una pubblica amministrazione, senza scopo di lucro cioè senza il ripartimento degli utili tra
i soci/ componenti, ma devono essere destinati all’attività sportiva.

Quindi il CONI è l’ente esponenziale di tutto lo sport italiano. Funzione: funzione di autonomia normativa
perché può disciplinare lo sport quindi fare regole relativamente allo sport generale senza distinzioni di
discipline. Questa autonomia normativa è soggetta a duplice vincolo perché il CONI è soggetto
dell’ordinamento sportivo quindi deve rispettare i principi fondamentali dello stato italiano (legge 280 del
2003) ma poiché il fa anche parte dell’ordinamento sportivo sovrannazionale, nel momento in cui esercita
la propria autonomia normativa, deve rispettare anche i principi fondamentali del CIO.

Il CONI non ha solo una funzione normativa quindi non disciplina solo lo sport italiano, ma anche una
funzione organizzativa e di gestione dello sport e ha la funzione di diffusione dell’attività sportiva rivolta a
tutti senza discriminazioni di genere o età, senza assunzioni di sostanze dopanti.

Il CONI quindi avendo autonomia normativa emana uno statuto con cui disciplina alcuni aspetti della vita
interna dell’ente.
Le norme Melandri e Pescante hanno modificato in parte la legge del ’42 nel senso che ci sono delle leggi,
dei poteri normativi che regolano il CONI, ma oltre queste leggi si affianca anche lo statuto che dà delle
regole per il proprio funzionamento interno.

Perché si è ritenuto opportuno che alcuni aspetti venissero regolati dallo statuto e non dalla legge?
Perché quindi si è scelto un atto di autonomia interna per disciplinare alcuni aspetti?
Perché se noi riteniamo possibile che alcuni aspetti dell’organizzazione del CONI siano disciplinati attraverso
lo statuto, ciò comporta che è molto più immediata la modifica delle norme perché è il CONI che redige il
proprio statuto e che le può pure modificare e anche abrogare.
Se tutta la regolamentazione del CONI fosse attribuita al legislatore statale, bisognerebbe aspettare per
modificare le norme quindi comporta dei tempi molto più lunghi rispetto allo statuto che viene modificato,
creato o anche abrogato dal CONI stesso.

Lo statuto serve a regolare aspetti della vita interna dell’ente, e si è scelto di attribuire il potere al CONI per
velocizzare i tempi in caso di modifiche. Altrimenti bisognerebbe fare tutto l’iter governativo che è più
lungo.

Un esempio di regolamentazione interna dello statuto è quella che riguarda l’organizzazione territoriale,
perché è il CONI che decide a livello territoriale come strutturarsi. A livello regionale ci sono gli stessi organi
previsti a livello statale, mentre a livello provinciale c’è solo un delegato.
Quest’ultima struttura è una modifica introdotta dal presidente Malagò. Prima della modifica di Malagò
anche a livello provinciale c’era una struttura uguale a quella statale quindi presidente / consiglio
nazionale/ giunta nazionale / collegio dei revisori dei conti e segretario generale.
Quindi Malagò ha modificato lo statuto.

ORGANI DEL CONI


Presidente / consiglio nazionale/ giunta nazionale / collegio dei revisori dei conti e segretario generale. Tutti
questi organi sono a livello nazionale. In tutte le regioni c’è questa ripartizione di organi mentre a livello
provinciale c’è solo un delegato provinciale senza portafoglio.

PRESENTE: legale rappresentante, negoziale e giudiziale. Rappresenta l’ente sia in giudizio, cioè un soggetto
che rappresenta l’ente; e lo stesso se devo fare un contratto, quindi negoziale.

CONSIGLIO NAZIONALE: organo deliberativo ovvero delibera, prende decisioni.

GIUNTA NAZIONALE: organo esecutivo, che controlla che siano rispettate le decisioni del consiglio
nazionale e ha anche dei compiti di controllo delle federazioni che facciano buon uso delle somme che il
CONI eroga. Se ci sono gravi irregolarità economica e finanziaria può essere nominato un commissario che
fa la funzione del presidente.

COLLEGIO DEI REVISORI DEL CONTI: organo che controlla la contabilità del CONI a livello economico e
finanziario.

SEGRETARIO GENERALE: si occupa della parte amministrativa del CONI.

SPORT E SALUTE
All’inizio del 2000 lo sport è stato affiancato da un ente che si chiamava “coni servizi spa”.
Perché si è deciso di affiancare questa società? A fine degli anni ‘90 il CONI ha avuto un periodo di
gravissima crisi economica e finanziaria, in quanto il CONI aveva il monopolio dei giochi a concorso o giochi
prognostici (esempio schedina di calcio) per cui percepiva le rendite di questi giochi.
Però alla fine degli anni ‘90 lo stato ha privato il CONI di questo monopolio, e quindi anche delle rendite da
questi giochi a concorso, perché tutti i giochi a concorso e prognostici sono passati allo stato e sono stati
poi introdotti giochi come enalotto e altri le cui rendite venivano attribuiti allo stato.
Lo stato per far fronte a questa grave crisi del CONI ha affiancato a quest’ultimo una società che era “coni
servizi e spa” che si è accollata tutti i debiti e tutti i dipendenti del CONI stesso. Quindi ha fatto una funzione
da “salvadanaio” altrimenti non riusciva a sopravvivere.

Questa coni servizi SPA è una società SPA quindi privatistica ma le azioni erano in mano pubblica al
ministero dell’economia. Il legislatore infatti non ha chiarito bene quali fossero i compiti di questa nuova
società, se non quella di consentire al CONI di sopravvivere.

Qualche anno fa si è assistito ad una reazione politica da parte dello stato verso il CONI perchè il governo ha
ritenuto che il CONI avesse bisogno di un controllo, nel senso che dal momento in cui riceveva grandi
finanziamenti da parte dello stato, esso doveva essere controllato.
Questi controlli sono fatti dai politici, quindi dal governo, e per questo è stata abrogata la società coni
servizi SPA ed è stato istituito un nuovo ente “società SPORT E SALUTE SPA” di fonte governativa, nata con
lo scopo di controllare il CONI.

Fin da subito non era ben chiara la ripartizione di competenze tra CONI e sport e salute e ciò ha comportato
grande incertezza per tanto tempo che non si sono chiarite, perché il governo voleva controllare il CONI
perché era vista come fonte di guadagno per il governo, mentre il CONI vantava una certa autonomia dalla
potenza dello stato italiano. Per questo si arrivò fino al CIO, Malagò informò il CIO su questa posizione.
Si è creato quindi interferenza tra CONI e governo che purtroppo questo rapporto, questa “guerra fredda” è
in una posizione di stallo perché c’è questa pandemia. All’inizio del 2020 sembrava essere arrivati a una
situazione di accordo, ma dopo è scoppiata la pandemia quindi governo impegnato col covid-19 e CONI
paralizzato; per cui di fatto questo attrito tra i due è rimasto irrisolto.

Al di sotto del CONI nella piramide, abbiamo FEDERAZIONI SPORTIVE e NAZIONALI / ENTI DI PROMOZIONE
SPORTIVA/ DISCIPLINE SPORTIVE ASSOCIATE sempre tutte sullo stesso piano.

FEDERAZIONI sono soggetti che rappresentano un singolo sport olimpico; ci sono nel nostro ordinamento
anche federazioni che rappresentano più sport ma sono poche come ad esempio la FISI (federazione
italiana sport invernali) FILJKAM (federazione italiana judo lotta karate arti marziali). Per vedere tutte le
federazioni vai su elenco del CONI.

Che natura giuridica hanno le federazioni? Risolutiva è stata la legge del 1999, perché nella legge 426 del
1942 all’articolo 5 si diceva che le federazioni hanno autonomia normativa, quindi si riconosceva l’esistenza
federazioni ma non si chiariva la natura giuridica, se fossero un ente pubblico o privato.
La dottrina si dipartiva nel senso che alcuni pensavano che fosse un ente pubblico perché fanno parte del
CONI (il quale è un ente pubblico) mentre altri sostenevano che fossero enti privati perché composto da
soci, tesserati e quindi soggetti fisici. Altri una natura intermedia tra pubblico e privati.

Risolutivo è stato l’intervento del legislatore del decreto Melandri del 1999, il quale disse che le federazioni
sono soggetti che hanno natura privatistica senza scopo di lucro, avranno natura privatistica tranne alcuni
aspetti pubblici come affiliazione, lotta al doping, ammissione ai campionati ecc…

(Il CONI nel proprio statuto ha chiarito che seppur le federazioni siano soggetti privati, presentano aspetti
pubblicistici indicati dal CONI nello statuto. Il CONI può solo precisare questa cosa ma non contraddirla
perché a dire che le federazioni sono soggetti privati è la legge e non può andare “contro” a questa)

Ci sono anche delle federazioni (N° 5) come quella tiro a segno e ACI (automobile club Italia) che sono
completamente pubbliche, ovvero è un ente pubblico e ciò lo dice la legge. Queste federazioni pubbliche
erano già istituite prima del decreto Melandri ma anche dopo questo (dove le altre diventano “soggetti
privati”) rimangono enti pubblici.

Le federazioni, al loro interno in alcuni casi, possono avere un ente che è la LEGA che non è riconosciuta
però dal CONI e dal CIO; tecnicamente non fa parte del mondo sportivo, ma allora perché è presente nelle
federazioni? Perché servono a dare specificità allo sport. Perché uno sport che ha settore sia
professionistico che dilettantistico, se ha la lega pro, essa dà specificità al settore sportivo professionistico e
inoltre hanno altre funzioni tipo organizzare i campionati.

Può esistere una federazione senza lega ma non può esistere una lega senza federazione. Può esistere una
federazione senza lega perché la lega è un soggetto eventuale, quindi non necessario. Invece non può
esistere una lega senza federazione perché non essendo un soggetto riconosciuto dal CONI non è possibile
per la lega fare un tesseramento o affiliare soggetti. Se non c’è una federazione mancherebbe il
collegamento con il mondo CONI.

Sullo stesso livello delle federazioni sportive nazionali al di sotto del CONI abbiamo le DISCIPLINE SPORTIVE
ASSOCIATE “DSA” che è un ente che rappresenta un singolo sport (come quindi la federazione) es.
Federazione italiana dama, Federazione italiana scacchi, Federazione italiana biliardo ecc…sono soggetti
che seppur contengono la parola federazione sono discipline sportive associate.

differenza : federazioni sportive nazionali rappresentano un unico sport olimpico, mentre le discipline
sportive associate rappresentano uno sport ma non olimpico.
Per cui quando una disciplina sportiva non olimpica, quindi che fa parte da DSA, diventa disciplina olimpica
(esempio tipo l’arrampicata sportiva a Tokio 2020,) avremo la trasformazione da DSA a FSN. Successo in
passato per il Triathlon.

Le DISCIPLINE SPORTIVE ASSOCIATE sono riconosciute dal CONI dalla metà degli anni ‘80, in precedenza
queste attività erano considerate attività ludica, poi il CONI si è reso conto che in alcuni paesi confinanti con
l’Italia erano considerate discipline sportive quindi sono state riconosciute anche in Italia.

Come faccio a capire se uno sport è olimpico o meno? l’unica soluzione in alcuni casi è vedere l’elenco del
CONI.

Un altro ente che si chiama Federazione ma non è né Federazione Sportiva Nazionale, né Disciplina Sportiva
Associata (perché al di fuori del mondo CONI) è la Federazione Italiana Fitness.
Si tratta giuridicamente di un’associazione nazionale che ha come obiettivo il perseguimento del fitness,
però non essendo del mondo CONI in realtà non può partecipare a competizioni, non può tesserare gli
atleti o affiliare…è necessario che si collegi al CONI tramite enti di promozione sportiva. Come le DSA, le FIF
hanno natura privatistica.

Sullo stesso livello abbiamo anche ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA riconosciuti dal CONI sempre a metà
degli anni ‘80 come ad esempio UISP, ACSI, ASI, CSEN ecc...
L’ Ente di Promozione Sportiva non rappresenta un singolo sport, ma rappresenta un modo di fare sport.
Esempio UISP (unione italiana sport per tutti) tende a consentire a chiunque di praticare attività sportiva,
l’agonismo qui è minore rispetto le federazioni. Quindi c’è una prevalente componente amatoriale.
La UISP non rappresenta solo uno sport, ma posso far partecipare tutti gli sport come calcio, basket,
tennis...

Per quanto riguarda le FEDERAZIONI non tutte hanno il settore professionistico. Quindi TUTTE sono
dilettanti; solo calcio, basket, ciclismo e golf hanno il settore professionistico e solo nel settore maschile.

Cosa significa professionismo e dilettantismo? Nell’UE è definito professionista colui il quale si mantiene
facendo sport.

Attualmente in Italia il professionista è definito dalla legge 91 del 1981, cioè professionista giuridico è colui
che svolge attività sportiva a titolo oneroso, quindi percependo somme di denaro in modo continuativo ma
solo nell’ambito delle federazioni prima elencate quindi calcio, basket, ciclismo e golf e solo del genere
maschile. Gli altri sono atleti di vertice ma sono dilettanti.
In Italia dovrebbe esserci una riforma dello sport approvata il 28 febbraio ma non ancora uscita in gazzetta,
e la legge “madre” 6 o 186 del 2019 delegava al governo l’emanazione di decreti di riforma dello sport
anche per quanto riguarda la figura dello sportivo. Cioè nel 2019 il legislatore aveva dato in carica al
governo di riformare dal punto di vista normativo la figura del lavoratore sportivo indipendentemente dal
fatto che si trattasse di dilettante o professionista, si arriverebbe quasi all’idea che ha l’UE.

Il dilettante è chiunque non è considerato professionista. Ciò comporta che c’è una situazione molto
eterogenea perché il dilettante è il maratoneta della domenica, il dipendente pubblico che fanno le
corsette, quindi chiunque, ma è anche dilettante Valentino Rossi, il pallavolista di serie A.
Questi vengono definiti dalla dottrina PROFESSIONISTI DI FATTO o SEMI – PROFESSIONISTI (ovviamente non
i veri dilettanti tipo noi amatori che corrono per smaltire il pranzo) che si mantengono facendo sport ma
non hanno le tutele giuridiche perché non sono tesserati a quelle quattro federazioni.

La legge 91 del 1981 attribuisce inoltre delle tutele specifiche ed esclusive allo sportivo professionista:
TUTELA LAVORATIVA solo il professionista ha un contratto di lavoro.
TUTELA PREVIENZIALE solo i professionisti vengono versati contributi per la pensione.
Gli atleti che non fanno parte del settore professionistico e quindi non possono fruire della tutela lavorativa
e previdenziale, cercano di ottenere una tutela adeguata ed è per questo che si fanno assumere, cercano di
entrare nei corpi militari che sono organismi di riferimento per gli sportivi di vertice che non hanno tutele.
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ATTUALITA’

RIFORMA DELLO SPORT partorita con una legge delega di agosto 2019, la n° 86. (“delega” perché delega ad
emanare dei decreti). Questa legge è stata emanata dal legislatore con una duplice finalità:
1 prevedere adeguate tutele agli sportivi
2 garantire la sostenibilità economica del mondo sportivo perché il settore professionistico ha dei costi
molto molto elevati e quindi è difficilmente sostenibile da parte delle società e delle associazioni.
Il legislatore ha delegato l’emanazione di (5) decreti attuativi che attuassero questa legge che portasse a un
obiettivo finale che sono quelli sopra elencati.
Il termine entro il cui dovevano essere emanati questi decreti era agosto 2020, poi a causa della pandemia
spostato a novembre 2020, infatti entro novembre sono stati emanati questi decreti che poi devono essere
convalidati entro il 28 febbraio 2021. Questi decreti sono stati approvati.
Tutte le leggi per entrare in vigore devono essere pubblicate sulla gazzetta ufficiale ma questi non venivano
mai pubblicati. Sono stati pubblicati venerdì 19 marzo 2021 sulla gazzetta ufficiale con la data di entrata in
vigore. Sembrava che alcuni di questi decreti entravano in vigore il 3 aprile.

Venerdì 19 marzo sera, quindi nel giro di poche ore, uscito anche il decreto legge relativo ai ristori sportivi
(indennità) e in più vi era la comunicazione che la riforma dello sport nonostante fosse stata pubblicata
nella gazzetta ufficiale, entrerà in vigore il 1° gennaio 2022.

I 5 decreti della riforma sportiva trattano questi 4 argomenti:


 Riforma del CONI a livello di uffici e burocrazia.
 Lavoro sportivo.
 Agenti sportivi.
 La semplificazione di società e associazioni per ottenere riconoscimento giuridico.

Per quanto riguarda il lavoro sportivo è una riforma che sconvolge le figure attuali di sportivo professionista
e dilettante. Il legislatore ha previsto che allo sportivo lavoratore debbano essere garantite tutele
previdenziali e lavorative del lavoratore. Quindi lo sportivo che non è volontario diventa lavoratore, e
essendo tale può essere un lavoratore dipendente, autonomo quindi ha tutte le tutele dei lavoratori
indipendente dalla natura professionistica o dilettantistica da cui proviene.

Ciò potrebbe essere, da adesso fino entrata in vigore della legge, modificato o addirittura stravolto…quindi
non è detta che il 1° gennaio 2022 i decreti rimangano questi.

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Proprio perché i dilettanti sono una categoria molto vasta ed eterogeneo, la dottrina ha incluso la figura di
professionisti di fatto. (non riconosciuti dalla legge). Proprio perché sono professionisti di fatto non hanno
le tutele che hanno i professionisti.
Questa distinzione è fondamentale anche per quanto riguarda la natura giuridica delle associazioni e
società sportive, quindi la natura giuridica dei sodalizi dilettanti o professionistici dipende dalla natura
dilettantistica o professionistica del sodalizio di riferimento.

Quale natura giuridica può assumere un sodalizio professionistico?


Se voglio costituire un gruppo sportivo che ha un settore professionistico, io posso fare riferimento soltanto
alle società di capitali, quindi società per azioni (SPA) e società a responsabilità limitata (SRL) con scopo di
lucro.
Per quanto riguarda invece i soggetti dilettanti ho una gamma più vasta di tipologie.
Il legislatore non ha detto chi è il dilettante ma ha disciplinato le modalità costitutive degli enti sportivi
dilettantistici, cioè l’articolo 90 della legge 289 del 2002 ha previsto che i soggetti in ambito sportivo
dilettantistico possono essere o società di capitali o associazioni sportive dilettantistiche o società
cooperative senza scopo di lucro, quindi ci descrive quali forme possono avere i soggetti sportivi
dilettantistici.

Questa legge 289 molto importante perché non è una legge che disciplina il mondo sportivo ma è una legge
finanziaria o di bilancio, ovvero contiene previsioni di bilancio economico generale per l’anno successivo il
2003. L’unico articolo che riguarda il mondo sportivo di questa legge è il 90 e rientra in questa legge senza
particolari spiegazioni.

Quindi la differenza tra modalità costitutiva degli enti professionistici e dilettantistici è che in entrambi i casi
possiamo avere società di capitali SPA o SRL, però nel settore professionistico queste società hanno scopo
di lucro quindi è possibile ripartire l’utile, mentre nelle società dilettantistiche non è possibile ripartire
l’utile quindi sono senza scopo di lucro e, sempre nel dilettantismo, oltre alle società si affiancano anche le
associazioni sempre senza scopo di lucro.

Diverse le fonti normative di riferimento: i professionisti devono rivolgersi alla legge 91 del 1981, mentre
per i dilettanti è l’articolo 90 della legge 289 del 2002.

COSTITUIRE UN SOGGETTO SPORTIVO PROFESSIONISTICO e DILETTANTISTICO.


Per costituire un soggetto sportivo professionistico devo scegliere la forma SPA e SRL. Ma affinché questo
soggetto sia un soggetto sportivo devo fare un ulteriore passaggio, è necessario infatti fare un’affiliazione,
ovvero devo chiedere di entrare a far parte della federazione che ha il settore professionistico e devo
essere accettato.
L’affiliazione può essere fatta solo alla federazione perché solo quest’ultime hanno il settore
professionistico, non può essere fatta a un ente di promozione né a una disciplina sportiva associata.
Nel caso del professionismo la federazione è l’organo che controlla la società, che abbiano i requisiti per
poter essere professionistiche e anche per quanto riguarda i contratti di lavoro con i collaboratori.

Diversa è la situazione per quanto riguarda gli enti sportivi dilettantistici; è comunque necessario questo
atto di ingresso dell’affiliazione in campo sportivo, ma è necessario anche l’iscrizione al registro CONI.
Tutto ciò per diventare disciplina sportiva dilettantistica.
L’affiliazione, nel dilettantismo, può essere fatta ad una federazione, ad un ente di promozione sportiva o a
una disciplina sportiva associata.
È necessario l’iscrizione al registro CONI perché le federazioni, gli enti di promozione e le discipline sportive
associate fanno solo un controllo provvisorio sullo svolgimento dell’attività sportiva dilettantistica, mentre il
controllo definitivo è da parte del CONI sui requisiti per poter essere considerati enti sportivi dilettantistici.
Il registro controlla gli statuti delle associazioni ma oltre questo controlla come si svolge la vita associativa,
che vengano quindi rispettate tutte le norme previste dal mondo sportivo e dalla legislazione statale.

Perché necessario controllo definitivo del CONI dove l’aspetto economico è minore? (dato che nel
dilettantismo non abbiamo scopo di lucro)
Perché potrebbe essere un’associazione che in realtà non svolge una vera attività sportiva o perché non
rientra nelle attività elencate dal CONI, o perché fa un’attività che potrebbe essere considerata sportiva ma
che non la gestisce in modo democratico quindi si maschera come un’attività d’impresa.

Che interesse ha il CONI a controllare il reale svolgimento dell’attività? L’iscrizione al registro CONI è
necessaria per essere riconosciuti come soggetti sportivi dilettantistici, per avere il riconoscimento di ente
sportivo dilettantistico e per poter fruire legittimamente delle agevolazioni fiscali, cioè solo gli enti sportivi
dilettantistici che sono regolarmente iscritti al registro CONI possono fruire delle agevolazioni fiscali
previste per il mondo sportivo dilettantistico. Ad esempio i compensi sportivi erogati ai tecnici, atleti,
allenatori sono dei redditi che però non sono soggetti a tassazione (sotto i 10.000 euro) ma sono però
pagamenti regolari perché previsti dal legislatore, quindi non in nero.

Mi affilio a federazione o Disciplina Sportiva Associata se lo scopo sportivo è agonistico e intenso.


Mi affilio a un ente di promozione se lo scopo sportivo è più ricreativo, visto quasi in maniera ludica.

SOCIETA’ E ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE.


I dilettanti si possono costituire come associazioni con o senza personalità giuridica, come società di
capitale, quindi SPA o SRL e cooperative.
Non è una prerogativa solo del mondo sportivo, ma c’è in tanti ambiti come musicale ecc…
Le associazioni raggruppano gruppi di persone con un interesse comune. Esse sono disciplinate nel codice
civile in una legge emanata nel 1942 e disciplina tanti aspetti dei rapporti tra privati. Quindi il codice civile è
una legge che disciplina i rapporti tra privati.

Cos’è un’associazione? È un gruppo di persone accomunate da uno stesso interesse, non è un interesso
lucrativo in quanto nel nostro ordinamento le associazioni non hanno scopo di lucro. Quindi non
ripartiscono gli utili tra gli associati.

Come si costituisce un’associazione? Se voglio dar vita a un’associazione in generale la costituisco con un
contratto iniziale con un accordo tra i soggetti.
Contratto associativo: è giuridicamente un contratto plurilaterale aperto con comunione di scopo. (scopo
nell’ambito sportivo che è quello di praticare sport)
 Contratto plurilaterale perché l’associazione è costituita sempre da una pluralità di persone.
 Con comunione di scopo perché è un contratto in cui le persone si riuniscono per perseguire uno scopo
comune.
 Contratto aperto perché nuovi soci possono entrare a far parte dell’associazione senza modificare lo
statuto, il contratto iniziale.

Altri contratti sono quelli di scambio, quindi non con comunione di scopo, ad esempio come quelli di
vendita. Uno vende e invece l’acquirente prende il bene. Qui non c’è comunione di scopo comune perché
gli interessi sono diversi, il venditore cerca di prendere una somma di denaro elevata mentre l’acquirente a
pagarla il meno possibile.
Il contratto di scambio è invece un contratto chiuso ovvero io non posso far entrare nuovi soci senza
modificare il contratto iniziale e l’atto costitutivo.

Le associazioni poi si distinguono perché possiamo avere associazioni senza personalità giuridica e con
personalità giuridica.
Differenza:
Associazione Senza Personalità Giuridica: l’Iter è molto più semplice perché è sufficiente una scrittura
privata, un atto scritto tra i soggetti che intendono costituire l’associazione senza andare dal notaio. Atto
che infine viene solo registrato all’agenzia delle entrate, quindi non c’è il passaggio alla regione o alla
prefettura. Ciò comporta che non c’è un controllo sul capitale. Dall’altra parte però tutela di meno coloro i
quali vogliono concludere dei contratti con l’associazione perché se io ad esempio produco bici, tute ecc... e
lo vendo ad una associazione senza personalità giuridica, in teoria potrei non essere pagato perché
l’associazione potrebbe non avere un patrimonio sufficiente.
Ciò comporta maggiore responsabilità a tutela dei terzi; ciò lo dice il codice civile perché in questo caso non
c’è autonomia patrimoniale perfetta ma autonomia patrimoniale imperfetta e quindi dei debiti non
risponde solo l’associazione con il suo patrimonio, ma risponde l’associazione con il loro patrimonio e i soci
coloro i quali hanno agito in nome e per conto dell’associazione, NON i terzi.
Associazione Con Personalità Giuridica: sono dei soggetti giuridici distinti e autonomi con un proprio
patrimonio e diverso rispetto ai soggetti che ne fanno parte.
Il procedimento per ottenere la personalità giuridica è più complesso e costoso rispetto quelli che non lo
hanno. Infatti per ottenere la personalità giuridica è necessario che l’associazione si costituisca con un atto
pubblico, quindi con un atto del notaio quindi più costoso. Deve fare poi richiesta di avere la personalità
giuridica o alla regione, se l’attività si esaurisce a livello regionale, o al prefetto se l’attività è a livello
nazionale. Questi due valutano che ci sia uno scopo lecito, un patrimonio adeguato e riconoscono infine la
personalità giuridica quindi un soggetto giuridico diverso dai soggetti che fanno parte dell’associazione.
Perché quindi un presidente può scegliere di prendere una personalità giuridica spendendo
fondamentalmente di più?
Perché all’esito di questo iter del riconoscimento della personalità giuridica, proprio perché c’è questa
netta divisione tra il soggetto giuridico creato e quelli che compongono l’associazione, l’associazione ha
autonomia patrimoniale perfetta, cioè l’associazione quando ha personalità giuridica risponde ai debiti con
il proprio patrimonio. (Acquisto divise per calciatori, risponde solo l’associazione se ha autonomia
patrimoniale perfetta)

L’associazione che nasce senza personalità giuridica può trasformarsi in Società Con Personalità Giuridica.

Entrambe le associazioni hanno gli stessi organi che sono: presidente (legale rappresentante), assemblea
(organo deliberativo), consiglio direttivo (organo esecutivo).
La differenza sta solo nell’autonomia patrimoniale perfetta quindi la responsabilità per i debiti.

ORGANI DELLE ASSOCIAZIONI


Tutte le associazioni hanno quindi come organi un presidente, assemblea e un consiglio direttivo o
amministratori.
PRESIDENTE: soggetto che ha la legale rappresentanza, legale rappresentante dell’ente.
ASSEMBLEA: è l’organo deliberativo quindi prende le decisioni ed è nelle associazioni l’organo più
importante perché attua il principio di democraticità che è un principio cardine dello sport dilettantistico ed
è previsto dall’articolo 90 della legge 289 del 2002.
Esso prevede vari requisiti che le associazioni devono avere per essere registrate dal CONI e tra questi
requisiti c’è anche la previsione e attuazione del principio di democraticità. Significa che il legislatore ha
previsto che le decisioni in ambito associativo devono essere condivise, non possono essere a panaggio di
pochi, ma tutti gli associati devono poter partecipare all’assemblea e quindi condividere le decisioni.
Assemblea composta da tutti gli associati maggiorenni perché hanno il diritto di voto, perché i minorenni
non hanno capacità di agire quindi non possono esercitare il diritto di voto.

PRINCIPIO DI DEMOCRATICITA’: consiste nella volontà del legislatore che le scelte siano condivise e non
siano a panaggio del presidente o di pochi associati.
Quali sono le regole in materia di assemblea? Il legislatore ha previsto che questo principio di
democraticità è obbligatorio perché se non viene rispettato questo principio, l’associazione non è
considerata un’associazione senza scopo di lucro ma un ente che ha scopo di lucro. Ciò comporta che
vengano attribuite tutti gli adempimenti fiscali che caratterizzano le imprese, quindi perde le agevolazioni
previste per lo sport dilettantistico.
Come si rispetta questo principio di democraticità? Deve essere convocata un’assemblea una volta l’anno
per l’approvazione del bilancio e ciò è obbligatorio. Abbiamo 2 tipi di assemblea:
L’assemblea ordinaria è quella che garantisce il rispetto e l’attuazione del principio di democraticità.
L’assemblea straordinaria può essere convocata ogni qual volta può essere necessario, ad esempio se devo
modificare lo statuto o sciogliere l’associazione. Essa è un’assemblea ulteriore oltre quella ordinaria.
Il legislatore si preoccupa che sia rispettato il principio di democraticità cioè che tutti i soci siano messi nelle
condizioni di condividere le scelte dell’associazione e quindi tutti i soci devono essere convocati
all’assemblea.

Come fa l’associazione a dimostrare che venga rispettato il principio di democraticità? L’associazione


dovrà scegliere delle modalità con cui convocare l’assemblea che consentano di dare la prova anche a
distanza di tempo. Quindi l’importante è che tutti siano avvisati dell’assemblea poi se uno non vuole
partecipare fatti suoi.

AMMINISTRATORI o CONSIGLIO DIRETTIVO: sono l’organo esecutivo, quindi dà esecuzione alle delibere
dell’assemblea o che comunque controlla l’esecuzione.
Per quanto riguarda gli amministratori nell’articolo 90 era previsto, poi abrogato dalla legge nella nuova
riforma, il PRINCIPIO di INCOMPATIBILITA’ cioè l’amministratore di un’associazione iscritta ad una
federazione o a una disciplina sportiva associata non può ricoprire la carica di amministratore in un'altra
associazione della stessa federazione o della stessa disciplina sportiva associata.
SI dice che la carica di amministratore è incompatibile per quanto riguarda la qualifica di amministratore tra
due associazioni della stessa federazione o della stessa disciplina sportiva associata.

Analoga previsione per quanto riguarda l’ente di promozione sportiva cioè se l’amministratore di
un’associazione affiliata alla UISP che svolge attività sportiva es. di nuoto, non può svolgere il ruolo di
amministratore in un'altra associazione dello stesso ente che pratica la stessa disciplina.
Qui si fa riferimento all’incompatibilità tra due associazioni dello stesso ente di promozione che svolgano la
stessa disciplina sportiva.
(STESSA DISCIPLINA SPORTIVA solo nell’ente di promozione perché nella federazione o disciplina sportiva
associata è automatico che la disciplina sia la stessa.)

Qual è il fondamento giustificativo dell’incompatibilità nell’ambito della stessa disciplina sportiva?


L’amministratore NON può essere amministratore di due associazioni della stessa federazione perché ci
potrebbe essere un conflitto di interesse.

Cosa si intende per associato? L’associato è un soggetto che vuole far parte di un’associazione perché ne
condivide gli scopi. Per acquisire la qualifica da associato è necessario seguire l’iter previsto dallo statuto
dell’associazione, cioè ogni associazione nell’ambito del proprio statuto stabilisce come si diventa socio,
quali sono le modalità.
Abbiamo 2 tipi di modalità:
 Normalmente nella maggior parte dei casi il soggetto interessato presenta una domanda al consiglio
direttivo che poi si esprime nel merito durante una riunione. Questo perché è necessario che il consiglio
direttivo formalmente accetti il soggetto che vuole diventare socio dell’associazione.
 Mentre in alcuni statuti si prevede che l’aspirante socio nel momento in cui inoltra la domanda diventa
automaticamente socio salvo diverso pronunciamento del consiglio direttivo.

Nel momento in cui l’associato viene accettato dall’associazione acquista una serie di diritti e doveri
diventando socio a tutti gli effetti.
La qualifica di associato è a tempo indeterminato cioè rimane tale per tutta la vita, ma può recedere
(decidere di uscire) o essere escluso dall’associazione se si comporta male.
C’è questo vincolo potenzialmente vincolante perché lo si vuole differenziare dal cliente che è colui che ha
una qualifica commerciale e che ha un rapporto a tempo, un rapporto che non è quindi a tempo
indeterminato. (esempio abbonamento semestrale in palestra che paga una quota di frequenza.)

Se l’associato esce dall’associazione il codice civile dice che non può richiedere la restituzione delle quote
che ha pagato. Se il socio vuole uscire dall’associazione deve seguire l’iter previsto dallo statuto
dell’associazione.
Inoltre una volta all’anno viene richiesto il versamento del contributo, cioè si paga una somma di denaro
per continuare ad essere associati. Il mancato pagamento causa l’esclusione dall’associazione.

Non confondere la qualifica di SOCIO e TESSERATO.


Associato è quindi un soggetto fisico che entra a far parte dell’associazione perché condivide gli scopi di
questa anche senza praticare attività sportiva. Se non vuole fare attività sportiva non si tessera, ma c’è
anche chi vuole fare attività sportiva e quindi deve tesserarsi.

Tesserato è chi vuol fare attività sportiva, può essere tesserato ad una federazione o ente tramite la propria
associazione.

CHE DIFFERENZA C’È TRA SOCIETÀ E ASSOCIAZIONE?


L’associazione anche al di fuori del mondo sportivo è comunque un contratto con uno scopo idealistico,
quindi non economico, senza scopo di lucro.
Caratteristiche opposte ce l’ha il contratto societario perché nel nostro ordinamento, contratto societario è
un contratto che si caratterizza per l’aspetto lucrativo, in particolare l’articolo 2247 del codice civile prevede
che la società si costituisca proprio a scopo di lucro.

Questo articolo prevede che 2 o più persone costituiscano infatti una società allo scopo di dividere gli utili.

Le società possono essere di persone o di capitali.


Nelle società di persone rileva la persona, quindi il socio che vota per sé stesso, quindi ogni persona
esprime un voto.
Nelle società di capitali non viene preso in considerazione la singola persona fisica quanto il capitale che
conferisce nella società. Per cui se ho una società di capitale, i soci che ne fanno parte votano in
proporzione al capitale conferito. (es. ho un SRL da 10.000 euro e suddivido il capitale tra 3 soci…1 socio
che ha 6.000 euro e gli altri 2 hanno 2.000, i 3 soci non esprimono un voto ognuno ma solo il socio che ha
6.000 euro esprime la maggioranza).

In ambito sportivo, attualmente, né nell’ambito dilettantistico né professionistico non possono essere poste
a essere delle società di persone ma solo società di capitali SPA (società per azioni) e SRL (società a
responsabilità limitata).
Attualmente perché nella riforma che verrà attuata il prossimo anno in realtà si possono costituire anche
società di persone.

C’è un'altra società di capitale che è società accomandita per azioni ma questo non può trovare
applicazione in ambito sportivo perché c’è un socio che è accomandatario quindi che è limitatamente
responsabile e la legge lo ha escluso.

Sia nel professionismo che dilettantismo queste società possono essere solo società di capitali SPA o SRL.

Qual è la differenza?
Nel dilettantismo non c’è scopo di lucro mentre nel professionismo c’è.

Perché sono state inserite delle società senza scopo di lucro quindi in contrasto con la previsione del
codice civile che è la norma di riferimento? Non si sa perché.
(Non confonderti con Associazioni le quali non hanno mai scopo di lucro)

CHE DIFFERENZA C’È TRA LE SOCIETÀ IN AMBITO DILETTANTISTICO E IN AMBITO PROFESSIONISTICO?

Le associazioni e le società in ambito dilettantistico non hanno scopo di lucro, significa che non possono
ripartire gli utili tra i soggetti, ma devono investirli per l’attività sportiva, non solo nel settore giovanile ma in
qualunque attività sportiva per i dilettanti.
Per le associazioni e società di professionisti invece abbiamo società di capitali SPA e SRL con scopo di lucro
e quindi possono ripartire gli utili, tranne il 10% che deve essere investito nel settore giovanile.

CHE DIFFERENZA C’È TRA SPA E SRL?


Entrambe sono società di capitale che hanno autonomia patrimoniale perfetta, cioè sia SPA che SRL hanno
il riconoscimento della personalità giuridica, dove quindi risponde solo la società con il proprio patrimonio
per i debiti sociali.

Seppur sono società di capitale, seppur hanno autonomia patrimoniale perfetta in realtà si differenziano
perché nel caso di SRL i soci hanno una parte del capitale suddiviso in quote, per cui costituisco una società
a responsabilità limitata con un capitale iniziale di 10.000 euro con magari un socio che ha come quota
6.000 euro e gli altri due 2.000 a testa, quindi patrimonio societario diviso in quote.
Il patrimonio può essere ripartito in uguali quote o diverse.

Nel caso SPA il capitale è diviso in azioni che sono dei titoli di credito, ogni azione ha normalmente lo stesso
valore ma la posizione del socio dipende dal numero di azioni che possiede.

Quindi in entrambi i casi il voto non sarà mai uguale per tutti perché nell’ SRL abbiamo la divisione in quote
uguali o diverse e chi ha la quota più alta esprime la maggioranza, mentre nell’ SPA il socio che vota è
quello che detiene il numero più alto di azioni.

Il capitale iniziale nell’SRL è di 10.000 euro ed è per questo che le società dilettantistiche ricorrono a questa
società; mentre nel caso dell’SPA il capitale iniziale è 200.000 quindi impegno economico diverso.
(difficile trovare nel mondo dilettante SPA).

Se io voglio costituire una società SPA o SRL, questo contratto costitutivo deve essere redatto nella forma
dell’atto pubblico perché poi ciò consente di avere la personalità giuridica.

TESSERAMENTO
Il tesseramento è un atto con cui un soggetto fisico entra nell’ambito sportivo.
È un requisito che serve ad acquistare uno status (status= insieme di diritti e doveri) di soggetto sportivo.
Acquistare uno status cioè nel momento in cui una persona fisica entra nel mondo sportivo si tessera e
quando si perfeziona il tesseramento abbiamo un insieme di diritti e doveri.

I DIRITTI
 Diritto di praticare attività sportiva e di vederne riconosciuti i risultati.
 Diritto di tutela previdenziale previsto solo per i professionisti. Tutela previdenziale significa che ai
professionisti vengono versati i contributi previdenziali, quindi per la pensione.

Le Tutele che valgono sia per i professionisti che per i dilettanti sono:
Tutela sanitaria: è l’insieme di norme che disciplinano l’ambito sanitario per lo svolgimento delle attività
sportive. La tutela sanitaria presuppone che il tesserato che voglia svolgere attività sportiva, debba
sottoporsi a delle visite di idoneità agonistica o non agonistica. Sembra più un dovere ma parliamo di diritto
perché in realtà la tutela sanitaria si giustifica a tutela della salute dello sportivo quindi rientra tra i diritti.

Tutela assicurativa: è una tutela che riguarda l’assicurazione, la tutela per gli infortuni. Cioè il tesserato ha
diritto ad ottenere l’assicurazione per eventuali infortuni che potrebbe subire durante lo svolgimento
dell’attività sportiva. Il tesserato se subisce infortunio ottiene una somma di indennizzo dall’assicurazione a
copertura dei danni che ha subito.

I DOVERI che derivano dal tesseramento sono fondamentalmente due:

Vincolo di giustizia: è l’obbligo per i tesserati di devolvere le controversie ai giudici sportivi prima di
rivolgersi al giudice statale. (se i tesserati litigano, tra loro il soggetto che vuole ottenere tutela deve prima
rivolgersi ai giudici del CONI e poi a quello statale). Se non si rispetta questa precedenza dei giudici sportivi
si commette un illecito disciplinare. (si è sanzionati)

Vincolo sportivo o di appartenenza: questo riguarda solo i dilettanti (dopo la sentenza del caso Bosman), e
consiste nel divieto per un atleta dilettante di essere tesserato contestualmente (contemporaneamente)
con due associazioni della stessa federazione. (Posso tesserarmi a un’associazione di pallavolo e di calcio
ma non a due associazioni di pallavolo o calcio).

Il tesseramento può essere diretto o indiretto:


Tesseramento diretto: quando la persona si tessera direttamente alla federazione.
Tesseramento indiretto: invece avviene tramite l’associazione. Ad esempio un arbitro non ha
un’associazione di riferimento e quindi si tessera direttamente all’associazione. Il tesseramento ha durata
annuale. (elementi coinvolti 3: persona – associazione – federazione)

Chi decide se il tesseramento deve essere diretto o indiretto? Lo dice la federazione e la suddivisione viene
fatta in base alle qualifiche, ad esempio l’arbitro avrà un tesseramento diretto, mentre l’atleta/ il tecnico un
tesseramento indiretto.

La durata del tesseramento è annuale.

Il tesseramento è un procedimento con cui un soggetto entra nel mondo sportivo.


Ci sono delle categorie particolari per alcuni soggetti come per i minorenni e per gli stranieri:

Per i minorenni i quali sono incapaci di agire (capacità che si acquisisce con il compimento della maggiore
età) e quindi non possono da soli concludere contratti. Essi non possono quindi tesserarsi da soli, è
necessario che sia fatto da uno o da entrambi i genitori. Alcune federazioni ritengono che sia sufficiente la
firma di un genitore, mentre altre federazioni propendono per far firmare entrambi i genitori.
Perché questa differenza? Perché non c’è uniformità nelle previsioni giuridiche federali? Perché secondo le
federazioni che si accontentano di una sola firma, il tesseramento rappresenta un atto di ordinaria
amministrazione; mentre per quelli che richiedono la doppia firma il tesseramento rappresenta un atto di
straordinaria amministrazione.

Che differenza c’è tra atto di ordinaria amministrazione e atto di straordinaria amministrazione?
Atto di ordinaria amministrazione è un atto che viene fatto abitualmente da un genitore perché è un atto
che non comporta un impegno eccessivo di spese, un’esigenza di tutela particolare nei confronti del
minore.

Atto di straordinaria amministrazione è quello che al contrario vede coinvolti interessi economici notevoli e
che quindi impongono una particolare procedura a tutela dell’interesse del minore (tramite il giudice
tutelare). Ma non è tanto l’aspetto economico quanto altri tipi di conseguenze cioè come sul carattere, sull’
organizzazione del bambino.

Legge del 2016 (20 gennaio) che riguarda il tesseramento die minori stranieri: questa legge avvantaggia il
tesseramento dei minori stranieri che sono residenti in Italia almeno almeno dal compimento del 10° anno
di età vengono considerati come italiani, quindi con le stesse procedure dei cittadini italiani. Anche se la
procedura dell’acquisizione della cittadinanza italiana non è giunta a termine, il legislatore nel 2016 ha
previsto che il tesseramento di questi bambini possa essere equiparato a quello dei bambini italiani (anche
se non sono in possesso della carta d’identità) perché altrimenti potrebbero esserci difficoltà
nell’integrazione dei minorenni.
Per poter tesserare uno straniero in Italia devo avere il nulla osta dalla federazione straniera di
appartenenza.
Per quanto riguarda il tesseramento degli stranieri bisogna fare una distinzione tra stranieri comunitari e
extracomunitari perché per i primi si applicano le stesse regole degli atleti italiani. Diversa è situa x gli
extracomunitari (cioè all’infuori della comunità europea) perché il CONI ogni anno stabilisce un numero
massimo di stranieri che possono essere tesserati per ogni sport.
Altra cosa x gli extracomunitari è che questi anche se sportivi, sono soggetti alla legge (legge Bossi-Fini)
sull’immigrazione quindi devono essere in regola con le disposizioni in materia di norme sull’immigrazione.
Cosa comporta questa legge? Impone di avere al soggetto il permesso di soggiorno. Il permesso di
soggiorno può essere ottenuto solo per motivi di lavoro o studio. Quindi per i professionisti non si pongono
problemi sul permesso di soggiorno perché riconosciuti come lavoratori e quindi lo ricevono
tranquillamente; mentre si hanno problemi per i dilettanti che non sono lavoratori giuridicamente
riconosciuti e quindi a quale titolo stanno in Italia?

AFFILIAZIONE: mentre il tesseramento consente a una persona fisica di entrare nell’ambito sportivo,
l’affiliazione riguarda le persone giuridiche quindi società e associazioni sportive che solo attraverso
l’affiliazione possono entrare nell’ambito sportivo.
Per gli enti sportivi dilettantistici, l’affiliazione è solo una prima fase per entrare a far parte del mondo
sportivo perché con l’affiliazione, la federazione o la DSA o l’ente di promozione fa un primo
riconoscimento della natura sportiva che è compiuta dal CONI, l’esito di questa procedura viene fatto dal
coni con l’iscrizione al registro.

Quindi il primo modo per entrare nell’ambito sportivo dilettantistico è l’affiliazione. Essa consiste in un
procedimento che consente alle società e associazioni sportive dilettantistiche di entrare a far parte del
mondo sportivo. Quindi la società o associazione si affilia a una federazione, a una DSA o a un ente di
promozione.

Anche con il perfezionarsi dell’affiliazione si ha uno status quindi un insieme di diritti e doveri.
Diritto a praticare attività sportiva e a vedersi riconosciuti i risultati.
Diritto a tutela assicurativa: assicurazione per responsabilità civile cioè dall’affiliazione la società o
associazione riceve una tutela nel caso in cui ci siano degli illeciti che costituiscono presupposto di
responsabilità per l’associazione o società. Esempio un atleta si infortuna perché il pavimento era
sconnesso riconducibili alla società o associazione sportiva. Quest’ultima se ritenuta colpevole deve
risarcire la vittima con somme importanti ma se ha l’assicurazione per responsabilità civile non sostiene
direttamente le spese perché queste sono sostenute dall’assicurazione.

I DOVERI
Vincolo di giustizia: consiste nell’obbligo x gli affiliati di devolvere le controversie alla giustizia sportiva
prima di rivolgersi al giudice statale.

Per ottenere l’affiliazione bisogna dimostrare di possedere alcuni requisiti; chi stabilisce i requisiti? La
federazione nel proprio regolamento. Esempio alcune federazioni stabiliscono che le società o associazioni
che si vogliono affiliare devono dimostrare di avere un impianto omologato per lo svolgimento delle
competizioni, mentre altre federazioni pretendono che la società o associazione abbiano un maestro di
disciplina formato dalla federazione ecc…
La richiesta di affiliazione va fatta alla federazione, in particolare al consiglio federale e se la federazione
ritenga che ci siano tutti i requisiti (tra questi anche una tassa) la concede altrimenti la rifiuta. Se il rifiuto è
ritenuto ingiustificato, la società o associazione può fare ricorso. Il rifiuto è il rifiuto iniziale, quindi
federazione rifiuta di concedere fin dall’inizio l’affiliazione, mentre la revoca arriva in un momento
successivo, cioè quando un soggetto o associazione è affiliato alla federazione per dei requisiti e in un
secondo momento si accorge della mancanza di alcuni requisiti allora revoca l’affiliazione. Sia x revoca che
rifiuto c’è possibilità di rivolgersi in primo caso al CONI se queste sono ingiustificate e chiede che sia
dichiarata l’illegittimità del rifiuto o della revoca. Dopo il CONI al giudice amministrativo.
Lezione Venerdì 16 aprile.
IL CONTRATTO
Il contratto è un accordo tra due o più persone per costituire, modificare o estinguere un rapporto avente
contenuto patrimoniale. Definizione data dall’articolo 1331.

Quando si perfeziona il contratto? Il contratto si conclude quando le parti raggiungono l’accordo, quando
chi fa la proposta ottiene l’accettazione della controparte.

Abbiamo 3 fasi:
Fase delle trattative: discussione del contenuto del contratto (trattative: vado dal proprietario chiedo
quanto è il prezzo, vedo l’immobile ecc..) le parti si devono comportare correttamente.

Fase della conclusione del contratto: quando si raggiunge l’accordo.

Fase dell’esecuzione: fase in cui il contratto deve essere eseguito, ciascuna parte deve adempire ai propri
obblighi in modo corretto, secondo buona fede, altrimenti può creare un pregiudizio alla controparte (c’è
un arco temporale in cui il contratto deve essere eseguito, ossia che le parti devono realizzare, porre in
essere tutti i comportamenti che sono previsti dalla legge.)

Se le parti raggiungono una conclusione si perfeziona il contratto.

Il contratto concluso ha valore di legge, a seguito di questo derivano una serie di vincoli, diritti e obblighi.

Se una parte non esegue correttamente il contratto può comportare un danno, dei pregiudizi alla
controparte, quindi la controparte potrebbe sciogliere il contratto, e potrebbe chiedere un risarcimento
perché ha subito un pregiudizio.

I contratti possono concludersi anche in forma NON scritta (colazione al bar, pullman: contratto di
trasporto). Non sempre è infatti richiesta la forma scritta.

Il principio generale è che questi siano conclusi in forma libera; Ci sono alcune situazioni in cui per vari
motivi il legislatore richiede la forma scritta obbligatoria – richiesta di forma scritta per la validità del
contratto – se manca la forma scritta il contratto è nullo. (esempio: il contratto di lavoro sportivo)
In altri casi la forma scritta è richiesta come prova del contratto, se manca la forma scritta il contratto è
valido ma il suo contenuto non si può dimostrare in forma orale, non si può darne la prova.

L’articolo 1325 del codice civile detta gli elementi essenziali del contratto la cui mancanza impedisce che ci
possa essere un contratto.
Accordo: incontro di proposta e accettazione.
Causa: funzione economico – sociale del contratto, perché viene concluso un contratto, a cosa serve.
Oggetto: il contenuto del contratto.
Forma: quando richiesta pena di nullità: normalmente è a forma libera, se è richiesta una forma per la
validità del contratto questo diventa un elemento essenziale del contratto, se questo manca il contratto è
nullo.

Contratto tipico: previsto dalla legge/dal legislatore in tutti gli aspetti, il quale descrive un contratto con i
suoi elementi essenziali, da una serie di indicazioni.

Contratto atipico: quei contratti che non sono descritti dal legislatore, quindi le parti hanno una maggior
autonomia di disciplina nel definire il contenuto.
Lezione martedì 20 aprile.
Il contratto viene definito dall’articolo 1321 del codice civile, e stabilisce che:
 Il contratto è un accordo tra due o più parti per costruire, modificare o estinguere un rapporto giuridico
patrimoniale.

Quello che caratterizza il contratto è dunque il contenuto economico (patrimoniale).


Esempio: il matrimonio (caso particolare) è un contratto e prevede conseguenze economico-patrimoniali
come ad esempio l’obbligo di mantenimento, ecc… Tuttavia va ricordato che questo contratto tratta
prevalentemente la sfera personale, non principalmente quella economico-patrimoniale; per questo NON si
considera un contratto.

Distinguiamo due tipi di contratto:


1. Contratto tipico: sono i contratti previsti dalla legge, cioè il legislatore dispone e disciplina un contratto
con riguardo al contenuto degli obblighi di ciascuna disciplina delle parti, quindi prevede il contenuto
contrattuale stabilendo diritti e doveri di ciascuna parte.
Il legislatore stabilisce obblighi ed adempimenti di ciascuna delle parti.

Esempio: il contratto di lavoro sportivo (previsto dalla legge n°91 del 1981) con la quale il legislatore ha
stabilito il contenuto del contratto di lavoro sportivo  contratto tipico.

2. Contratto atipico: il legislatore qui, non descrive il contratto, ciò significa che: poiché manca una
descrizione legislativa del contratto, e quindi degli obblighi delle singole parti, la disciplina del contratto
stesso è rimesso alle parti. Le parti dunque stabiliscono obblighi, doveri e diritti.

Il legislatore ha previsto all’articolo 1325 del codice civile quali sono gli elementi essenziali del contratto 
se questi non sussistono, il contratto è nullo e questi sono:
1. Accordo  scambio di proposta e accettazione
2. Causa  la ragione giustificativa, la funzione economico-sociale del contratto. (esempio: contratto di
compravendita...causa: scambio di un oggetto per un prezzo; motivi: sfera soggettiva.
3. L’oggetto  il contenuto del contratto
4. Forma scritta  solo quando prevista, ha pena di nullità.

Per quanto riguarda il quarto punto, nel nostro ordinamento, vige il principio della libertà di forma. I
contratti possono esser conclusi con qualsiasi forma (anche orale), ma in alcune situazioni il legislatore
prevede un contratto che deve avere forma scritta.
Un contratto che deve avere forma scritta ha pena di nullità, cioè se non viene redatto in forma scritta, è un
contratto nullo!

Ad esempio il contratto di lavoro sportivo  la legge n° 91 del 1981, il legislatore impone che questo
debba essere redatto obbligatoriamente in forma scritta. (altrimenti pena di nullità)

In altre situazioni la forma non è richiesta ai fini della validità del contratto, quanto piuttosto è richiesta a
fini provatori  non richiesta per la validità dell’atto ma la mancanza di forma scritta influisce sui fini della
prova. (se non è scritto non si ha la prova).

La forma scritta è richiesta per due possibili funzioni:


1. Per la validità dell’atto  Se è concluso in forma orale è nullo, non esiste.
2. Per la prova  se manca il contratto è comunque valido, ma la mancanza di prova scritta influisce solo se
richiesta, cioè se devo dar prova di questo atto, non posso.

Nella vita dei contratti ci sono varie fasi:


1. Fasi delle trattative  il soggetto si prepara a concludere un contratto, si informa, documenta, in vista
della conclusione del contratto. Deve farlo comportandosi correttamente!
Quando le parti trovano un accordo…
2. Fase conclusiva  il contratto viene perfezionato, dove si arriva al raggiungimento dell’accordo. Chi
propone accetta la richiesta/offerta della controparte.

In questo momento il contratto è legge fra le parti, ha un’efficacia vincolante tra le parti.

3. Fase conclusiva  fase dell’esecuzione del contratto, ciascuna delle parti adempie ai propri diritti e
doveri. Rispettare quanto previsto dal contratto.

FASE PATOLOGICA  anomalie contrattuali… cosa succede se il contratto NON viene eseguito
correttamente?
C’è un obbligo di risarcimento, in quanto il contratto ha forza di legge tra le parti, dunque se non eseguono
correttamente un contratto e perciò creo un danno alla controparte, pregiudico la controparte e quindi
questo danno deve essere risarcito.

L soggetto danneggiato potrebbe non avere, poi, più interesse nel rimanere nel contratto e ciò giustifica
un’eventuale risoluzione del contratto, ovvero uno scioglimento.
All’obbligo risarcitorio dunque si aggiunge la possibilità di sciogliere il contratto.

Un’altra patologia contrattuale è la nullità contrattuale che presuppone che ci sia la mancanza di uno degli
elementi essenziali.

CONTRATTO DI SPONSORIZZAZIONE
C’è sponsorizzazione quando un imprenditore vuol “farsi pubblicità”, dunque cerca di far veicolare il
proprio “marchio”, di diffonderlo attraverso l’immagine di un personaggio, società o attività.
Per far veicolare un marchio è necessario un contratto: il contratto di sponsorizzazione.
Esso è un contratto atipico, non previsto dal legislatore ma previsto dalle norme fiscali; e non essendo un
contratto tipico, NON è prevista la forma scritta; Può sussistere anche in forma orale ma è molto rischioso,
in quanto essendo anche un contratto di durata nel tempo potrebbero insorgere controversie…è quindi
consigliabile la forma scritta in quanto ha fini provatori.
Nel contratto di sponsorizzazione le parti sono: sponsor e sponsorizzato. Queste due parti regolamentano il
loro rapporto in virtù della loro autonomia contrattuale.
Qual è la causa? La causa è quella di far veicolare un marchio in cambio di una somma di denaro.
Per lo sponsor  far veicolare il marchio.
Per lo sponsorizzato  guadagno in denaro, o in articoli sportivi funzionali allo sport praticato (es. divise)

LE PARTI:
Sponsor  imprenditore che cede il marchio.
Sponsorizzato  soggetto che si impegna a divulgare il marchio.

CARATTERISTICHE:
Contratto bilaterale. (2 parti)
Contratto atipico: le parti sono sempre due, sponsor e sponsorizzato, anche se ci sono più sponsor, anche
se fisicamente ci sono più parti, il contratto è comunque bilaterale, perché la parte sia in senso tecnico che
in senso giuridico è sempre lo sponsor.
Contratto di durata: gli effetti si protraggono nel tempo.
Contratto aleatorio: è un contratto rischioso, poiché: lo sponsor fa veicolare il proprio nome, quindi divulga
il proprio nome sperando di farsi pubblicità, investe somme di denaro con la speranza di farsi pubblicità: lui
investe subito somme di denaro ma potrebbe non raggiungere il suo scopo.
Contratto a titolo oneroso: lo sponsor paga per far veicolare il suo marchio.

In ogni caso non è detto che ci sia un ritorno di immagine positivo. (causa  se un atleta o una squadra
fanno schifo)
Che differenza c’è tra pubblicità e sponsorizzazione?
Pubblicità  è diretta; es. pubblicità in televisione, posso decidere se seguirla o saltarla.
Sponsorizzazione  è indiretta; es. partita di basket, il logo viene posto sulle divise e io non posso
rinunciare a vedere il logo di quel prodotto se non rinuncio anche a vedere la partita.

OBBLIGHI DELLO SPONSOR.


Essendo un contratto a titolo oneroso lo sponsor è obbligato a pagare lo sponsorizzato. Il pagamento deve
essere effettuato in denaro o in materiale sportivo (sponsorizzazione in natura tecnica)

OBBLIGHI DELLO SPONSORIZZATO.


Veicolare e divulgare il marchio dello sponsor.
(Gli sponsorizzati possono essere: squadre, atleti, società, eventi…)
Quando lo sponsorizzato è una persona fisica, questo ha l’obbligo di non rilasciare dichiarazioni
sconvenienti nei confronti dello sponsor.

Ogni federazione emana delle norme specifiche per uniformare la posizione dei loghi e dei marchi sulle
divise, al fine di uniformare il trattamento dei loghi.

Chi possono essere gli sponsor? Qualunque marchio eccetto farmaci, alcolici ecc…ovvero loghi che non
possono essere apposti.

Il contenuto del contratto.


Le parti stabiliscono il contenuto del contratto, quindi:
1. Gli obblighi di sponsor e sponsorizzato.
2. Il prezzo pagato dallo sponsor.
3. La durata del contratto.
4. Rateizzazione del prezzo.
5. Consegna prodotti tecnici.

Il contratto è mediato da un consulente che ha il compito di individuare quali situazioni potrebbero causare
un presupposto di inadempimento sia per quanto riguarda lo sponsor che per lo sponsorizzato. (es.
squalifica per doping)

Clausola esclusiva  lo sponsorizzato dà l’esclusiva a un marchio (es. adidas) e perciò potrà utilizzare e
sponsorizzare solo quello.

All’interno del contratto ci possono essere delle clausole che prevedono una risoluzione stragiudiziale
(senza andare davanti al giudice) del contratto.

1. Clausola compromissoria: Se le parti hanno controversie circa l’organizzazione dei contenuti,


devono devolvere queste controversie a degli arbitri.
Gli arbitri sono soggetti privati (es. avvocati) competenti in materia, che risolvono le controversie in
via stragiudiziale.
Viene inserita questa clausola perché la sua risoluzione è molto più veloce rispetto all’alternativa
“tribunale”. 2

2. Clausola risolutiva espressa: Le parti stabiliscono che al verificarsi di un determinato


inadempimento, il contratto verrà risolto. (sciolto)
Esso consente di risolvere le controversie senza andare in tribunale, senza questa le parti
dovrebbero dimostrare (in giudizio) l’inadempimento e chiedere la risoluzione del contratto
(andrebbe avanti per tanto)
3. Clausola di esclusiva: che può essere ASSOLUTA (quindi un unico sponsor) o RELATIVA ( Nike +
Barilla + Bauli, quindi diversi settori). Esso consiste nell’esclusiva di divulgazione solo del proprio
marchio. Può essere prevista solo in caso di pagamento abbondante allo sponsorizzato, il quale si
impegna a non divulgare altri marchi.

4. Clausola penale: al verificarsi dell’inadempimento, la parte in adempimento deve risarcire l’altra.


Metodo può semplice è quello stragiudiziale  bisogna solo dimostrare l’inadempimento.

Lezione 22/04/2021
Ci sono nel nostro ordinamento vari tipi di sponsorizzazione sportiva. Si può avere un unico sponsor o più
sponsor.
In caso di più sponsor si parla di pool di sponsor  ovvero pluralità di sponsor.
Si ricorre alla pluralità di sponsor quando si ha bisogno di ingenti somme di denaro, ciò comporta che la
violabilità per ciascuno sponsor sarà minore.
Si possono avere nel pool di sponsor:
Parità tra gli sponsor  tutti danno una certa quota quindi tutti avranno la stessa visibilità.
Disparità tra gli sponsor  vi è un main sponsor , ovvero uno sponsor principale, che dovrà somme
maggiori, ma avrà una visibilità maggiore rispetto agli altri sponsor.

Ci sono situazioni in cui la sponsorizzazione è definita ABBINAMENTO, ovvero si ha abbinamento quando lo


sponsor dà anche il nome alla squadra. Ciò non può avvenire in tutti gli sport, ad esempio nel calcio, ma
nella pallavolo, basket si..(sono le federazioni che possono o meno consentirlo)

CONTRATTO DI MERCHANDISING
1. E’ un contratto atipico.
2. E’ un contratto bilaterale  due parti: merchandisor e merchandisee
3. E’ un contratto di durata
4. E’ un contratto a titolo oneroso.

Il contratto di merchandising si ha quando un soggetto (un imprenditore) titolare di un marchio, cede ad un


altro soggetto di un altro settore commerciale la possibilità di abbinare il marchio ai propri prodotti; cede la
possibilità di apporre il suo marchio.

Primo soggetto  MERCHANDISOR (colui che cede il marchio)


Secondo soggetto  MERCHANDISEE (colui che appone il marchio sul merchandising in cambio di una
somma di denaro)

La funzione di questo contratto è:


Per il MERCHANDISOR  cedere il marchio per una somma di denaro.
Per il MERCHANDISEE  “impreziosire” il proprio prodotto con il marchio “acquistato” pertanto ha la
possibilità legittima di apporre il marchio acquistato sui propri prodotti.

Esso è un contratto ATIPICO, quindi le parti hanno ampia autonomia nella regolamentazione del contratto
stesso (proprio perché non ci sono norme di legge a regolarlo).
Il contenuto viene pattuito dalle parti.

Gli aspetti principali che devono essere regolati sono:

1. Il prezzo: il merchandisor ha diritto ad una somma di denaro, che può essere una somma fissa
oppure una somma fissa più una percentuale sugli incassi del merchandisee.

2. Contratto di durata: alla scadenza del contratto il merchandisee non può più apporre il marchio su
nuovi prodotti, le eventuali rimanenze del di oggetti già fatti prima della scadenza del contratto
vengono gestite dalle parti seguendo ciò che in precedenza era già stato pattuito alla stipula del
contratto.

3. Le caratteristiche del prodotto del gadget: se il merchandisor può vietare ad esempio l’apposizione
del marchio su prodotti non europei. (prodotti che potrebbero svilire il marchio)

Per quanto riguarda la forma non c’è obbligo di legge, sono le parti che decidono. Normalmente si predilige
la forma scritta per fini provatori in caso di necessità.
Anche nel merchandising possono essere inserite le clausole: clausola compromissoria, clausola risolutiva
espressa e clausola penale.
Queste clausole possono essere previste nel contratto di merchandising.

Il contratto di merchandising si ha dunque quando il merchandisor cede il suo marchio al merchandisee.

Cos’è il marchio? Ditta, insegna e marchio sono i tre elementi qualificanti dell’azienda.
Il marchio è un elemento che identifica i prodotti dell’impresa e ciò può avvenire solo se ha determinate
caratteristiche:
 deve essere registrato.
 deve essere innovativo.

Si è posto il problema di utilizzare nel merchandising alcune situazioni ad esempio TOPONIMI (Toponimo :
nome di una città); cioè posso utilizzare il nome di una città come marchio?
Normalmente NO perché non hanno una funzione identificativa di un prodotto, tuttavia questo non vale
per lo sport ove hanno capacità identificativa. (cioè identifica una società es. di calcio)
Anche i colori, in quanto tali, non possono essere considerati marchi; ma per lo sport si. (es. portachiavi
bianco e nero della juventus)

Lezione martedì 27.04.2021


Il contratto di lavoro. 
Il contratto di lavoro sportivo è un contratto tipico, quindi previsto dal legislatore,
dalla legge 91 del 1981 (è la legge che disciplina il professionismo sportivo).
Questa legge all'articolo 1 definisce cosa si intende per “professionismo” e quindi chi è il professionista;

Secondo questa legge è considerato professionista lo sportivo che svolge l'attività sportiva in modo 


continuativo a titolo oneroso e nell'ambito di una delle Federazioni che hanno il settore professionistico.

Quindi, perché possa ricorrere la qualifica di professionista sono necessari più requisiti, e cioè:
 l’ attività sportiva deve essere svolta in modo continuativo, a titolo oneroso e
nell'ambito di una delle discipline sportive.
Quindi la qualifica di “professionista” è il presupposto per l'applicazione della legge 91 del 1981 in materia 
di contratto sportivo.

Abbiamo diversi tipi di professionista:
1. Semiprofessionista 
2. Professionista di fatto
3. Professionista  è l'unico ad avere tutela lavorativa, quindi
l'unico a poter stipulare contratto di lavoro, e ha il versamento dei contributi previdenziali.

Ciò comporta che solo il professionista ha una serie di tutele, tra cui quella appunto lavorativa.
Questa a sua volta comporta che il contratto di lavoro sportivo si può concludere solo tra: un soggetto 
professionista e la società di riferimento che deve essere una società professionistica.
Ogni contratto di lavoro Prevede due parti: Il lavoratore il datore di lavoro.
Quindi nel caso del contratto di lavoro sportivo, le due parti sono: il professionista e la società sportiva 
professionistica. Entrambe le parti sono regolate dunque dalla legge 91 del 1981.

Articolo 3; prestazione sportiva dell'atleta.
La prestazione a titolo oneroso dell’atleta, costituisce oggetto di contratto di lavoro subordinato, regolato
dalle norme contenute contenute nella presente legge. 
Essa costituisce tuttavia oggetto di contratto di lavoro autonomo in presenza di uno dei seguenti requisiti:

1. l'attività deve essere svolta nell'ambito di una singola manifestazione o più manifestazioni


 in un breve periodo di tempo.

2. atleta non deve essere contrattualmente vincolato per ciò che riguarda la frequenza, le sedute


di preparazione o di allenamento. 

3. la prestazione, oggetto del contratto, non deve superare 8 ore settimanali, 5 giorni al mese e 30 giorni


all’anno.

La prima norma (quella sul chi è il professionista) parla in genere dei professionisti, dunque qualunque


sportivo che svolge attività sportiva a titolo oneroso... è un professionista.

L’articolo 3  invece parla esclusivamente dell’atleta. cioè disciplina solo il rapporto lavorativo sportivo
dell’atleta. invece parla esclusivamente dell'atleta, disciplina solo il rapporto lavorativo sportivo dell’atleta. 
L'articolo 2  invece regolava le figure sportive professionistiche in generale, ovvero: gli atleti, gli
allenatori, i direttori tecnici sportivi, i preparatori atletici.

La differenza sostanziale tra l’articolo 2 e l’articolo 3 è che nel primo vengono regolate le figure sportive
professionistiche in generale, mentre nel secondo si parla solo degli atleti sportivi.

Per quanto riguarda tutti gli altri professionisti non sono considerati dal legislatore, allora l'interpretazione 
è stata questa:
Articolo 2  disciplina ed elenca una serie di professionisti sportivi.
Articolo 3 si concentra sugli atleti, definisce che rapporto di lavoro ha l'atleta, pertanto, presuppone una
subordinazione dell’atleta. 

Il legislatore introduce una presunzione di subordinazione.
dunque ritiene che la prestazione di un’atleta sia sub ordinata, tranne quando l’attività deve essere svolta …
(vedi appunti sopra) … dunque in questi casi la prestazione non è di tipo subordinato ma di tipo autonomo.

Quindi la risposta che gli interpreti hanno dato a questo mancato coordinamento tra le due norme è che il
legislatore abbia introdotto una presunzione di subordinazione (per quanto riguarda i lavoratori sportivi),
mentre per tutti gli altri lavoratori sportivi NON c’è questa presunzione di subordinazione, ma la tipologia di
rapporti di lavoro deve essere dimostrata di volta in volta (dunque di volta in volta bisogna dimostrare se il
lavoro svolto è subordinato o autonomo).

Che differenza c’è tra lavoratore subordinato e lavoratore autonomo?


Il legislatore in questa legge distingue queste due tipologie di lavoratore:
 nel caso dell’atleta: la subordinazione viene presunta, non c’è bisogno di dimostrarla, tranne in alcuni
casi (dove il lavoro è autonomo.

 per tutti gli altri  va dimostrata.

Lavoro subordinato  il lavoratore è un dipendente, ciò comporta che il lavoratore sia alle dipendenze del
datore di lavoro che stabilisce gli orari di lavoro, le modalità con le quali il lavoratore deve prestare attività
lavorativa, lo stipendio…di conseguenza il lavoratore “non ha rischi” in quanto a fine lavoro è garantito che
riceverà un guadagno. Si ha in questo caso un etero determinazione delle condizioni lavorative  cioè le
condizioni di lavoro sono stabilite dal datore di lavoro (“etero” sta per altri, dunque “determinate da altri”).
Non ha partita iva.

Lavoro autonomo  ha la partita iva, non è alle dipendenze di un datore di lavoro, non è perciò
subordinato, quindi ha la possibilità di decidere lui stesso le modalità di svolgimento dell’attività lavorativa.
E’ lui stesso che versa i contributi per la previdenza. C’è una maggior autonomia, ma anche una maggior
responsabilità e rischi.
Es. Preparatore atletico o personal trainer  possono essere dipendenti o autonomi.

Il contratto di lavoro è un contratto tipico , si conclude tra lavoratore e datore di lavoro:


datore di lavoro SOCIETà NECESSARIAMENTE PROFESSIONISTICA (spa O srl)
lavoratore  atleta, tecnico, massaggiatore, qualunque sportivo professionista ai sensi della legge 91 DEL
1981.

Essedo il contratto di lavoro un contratto tipico, il legislatore, oltre a definire le parti, definisce anche il
contenuto. Il contratto di lavoro sportivo presenta delle specificità rispetto al contratto di lavoro ordinario:

Assunzione  l’assunzione nel contratto di lavoro sportivo è un’assunzione diretta, non è quindi
un’assunzione ad esempio attraverso concorso come avviene nel pubblico, né un’assunzione all’ufficio di
collocamento. E’ un assunzione DIRETTA in quanto viene assunto direttamente dal datore di lavoro.

Durata del contratto  nel contratto di lavoro sportivo non può essere stipulato un contratto a tempo
indeterminato perché può durare massimo 5 anni. (ai sensi della legge 91 del 1981).

Il legislatore inoltre prevede:


 obbligo di forma scritta a pena di nullità (art 4 della legge 91 del 1981)
“Il rapporto di lavoro sportivo a titolo oneroso si costituisce mediante assunzione diretta e con la
stipulazione in forma scritta a pena di nullità tra la società e l’atleta”.
Il contratto deve essere depositato presso la federazione per essere approvato o rigettato a seconda del
fatto che questo sia regolare o meno, in quanto il legislatore prevede che il contratto individuale tra società
sportiva e soggetto sportivo non possa avere qualunque contenuto, ma debba rispettare un CONTRATTO
QUADRO (contratto generale) stipulato in accordo tra la federazione nazionale di riferimento e i
rappresentanti delle categorie sportive. Il contratto quadro viene stipulato e rielaborato ogni 3 anni.

CONTRATTO QUADRO  contratto tipo stipulato dalle federazioni in accordo con i rappresentanti,
rinnovato ogni 3 anni.

Il contratto quadro è una sorta di tutela sindacale, in quanto un contratto non può essere derogato in forma
peggiorativa, andando a nuocere al lavoratore sportivo. Prevede delle tutele minime che bisogna
obbligatoriamente rispettare: es. condizioni salariali, riposo festivo, ecc…per cui si tratta di un contratto che
può essere solo migliorato in quanto presenta le condizioni minime al di sotto delle quali non si può
scendere in quanto si lederebbero le tutele del lavoratore.

Se ci sono delle clausole peggiorative, queste non annullano il contratto, ma semplicemente non valgono e
perciò vanno sostituite.
La federazione ha dunque il compito di controllare che venga stipulato un contratto conforme alle norme
dettate dal legislatore, cioè che le clausole poste nel contratto individuale non siano peggiorative del
contratto tipo.
La clausola nulla viene sostituita da quella del contratto tipo.

La scadenza del contratto  La legge dice “il contratto può contenere apposizione di un termine risolutivo
non superiore a 5 anni dall’inizio di un rapporto, però è ammessa la successione del contratto a termine”.

Ciò significa che la durata di un contratto è 5 anni, ma allo scadere di questo, il contratto può essere
rinnovato per una o più volte.
Il contratto può, inoltre, essere ceduto prima della scadenza.
E’ una sorta di prestito che sussiste sia per dilettanti che per professionisti.
Può essere prevista una clausola compromissoria nel caso, ma ciò non è un obbligo.

IL PRIMO CONTRATTO PROFESSIONISTICO.


Nel caso in cui lo sportivo inizia a svolgere l’attività sportiva a livello professionistico in un club diverso da
quello in cui ha svolto attività dilettantistica, la società con cui ha stipulato il PRIMO contratto
professionistico deve corrispondere all’associazione di provenienza dove l’atleta ha cessato l’attività
sportiva dilettantistica un premio di addestramento e formazione tecnica.
La funzione del premio di addestramento e formazione tecnica è quella di compensare la società
dilettantistica per le risorse che ha impiegato nella formazione dello sportivo.

Art.6.  nel caso di un primo contratto professionistico, deve essere stabilito dalle federazioni sportive un
premio di addestramento e formazione tecnica in favore della società o associazione sportiva presso cui
l’atleta ha svolto la sua ultima attività dilettantistica o giovanile.
Alla società o associazione sportiva che in virtù del tesseramento dilettantistico o giovanile ha provveduto
all’addestramento e formazione tecnica dell’atleta, viene riconosciuto il diritto di stipulare il primo
contratto professionistico con lo stesso.

Le altre norme parlano della tutela sanitaria e del trattamento previdenziale.


TRATTAMENTO SANITARIO  la legge prevede che per ogni sportivo professionista ci sia un medico sociale,
a differenza dei dilettanti. Il medico sociale deve redigere una scheda sanitaria con le indicazioni, dei
trattamenti terapeutici, patologie ecc..
Se il rapporto di lavoro dello sportivo è di subordinazione, allora è il medico sociale in collaborazione con la
società che pensano a tutti questi adempimenti.
Se il rapporto di lavoro è autonomo allora lo sportivo stesso che deve curare questi aspetti.

RESPONSABILITA’
Per responsabilità si intende la relazione dell’ordinamento alla inosservanza di regole dettate
dall’ordinamento stesso. Reazione, dunque, dell’ordinamento giuridico in caso di inosservanza di regole
dettato dallo stesso ordinamento sportivo.

Nel nostro ordinamento abbiamo vari tipi di responsabilità:

1. RESPONSABILITA’ SPORTIVA  forma meno grave di responsabilità, si ha quando un soggetto non


osserva le regole, i precetti generali dettati in ambito sportivo e va perciò incontro a sanzione che
restano efficaci solo in ambito sportivo.

2. RESPONSABILITA’ PENALE  forma più grave, in quanto si tratta di responsabilità che deriva dalla
commissione di un reato.

REATO  è il comportamento più grave per il nostro ordinamento statale. Sono tutti tipici, cioè sono tutti
tipizzati dal legislatore, ciò comporta che un comportamento è definito reato solo se stabilito dal
legislatore. Qualcuno può averlo commesso un reato solo se questo è previsto dal legislatore e quindi dalla
legge.

Ad essere imputato non è solo il comportamento (oggettivo) , ma anche la componente soggettiva e


dunque psicologica.
Esempio. Il reato di doping  lo si ha nel momento in cui un soggetto assume sostanze dopanti al fine di
migliorare la sua performance sportiva.
Quindi perché io commetta il reato di doping non è sufficiente il fatto che io assuma sostanze dopanti, ma
bisogna dimostrare (affinché ci sia la condanna) anche l’elemento soggettivo. Cioè solo se riescono a
dimostrare che si ha assunto sostanze dopanti proprio per migliorare la performance e non perché magari
avevo dei problemi ormonali.
Dunque nei reati penali è tipizzata dia la condotta che l’elemento soggettivo.

I reati possono essere compiti a titolo di DOLO o a titolo di CULPA.


Dolo  reati commessi INTENZIONALMENTE
Culpa  reati commessi per NEGLIGENZA, IMPRUDENZA, IMPERIZIA, INOSSERVANZA di LEGGI,
REGOLAMENTI o ORDINI.

Dolo  es. assumo sostanze dopanti intenzionalmente per migliorare la performance.


Culpa  es. assumo sostanze dopanti senza sapere che queste sostanze siano dopanti (es. osserva
frettolosamente la confezione)

Anche le sanzioni sono tipiche.


La responsabilità penale può riguardare solo soggetti fisici e non dunque associazioni, società, perché nel
nostro ordinamento c’è un principio che cita “societas delinqueres non puotes” dunque “le società non
possono commettere reati”.
Se un reato succede nell’ambito di una società, sarà necessario individuare la persona fisica che ha
trasgredito alla norma.

3. RESPONSABILITA’ CIVILE  è intermedia rispetto alle prime due (più grave della responsabilità
sportiva, ma meno grave della penale).

Essa consiste nell’obbligo di risarcire i danni che si sono cagionati ad altri soggetti; dunque ha sempre come
conseguenza un obbligo risarcitorio.
Non ha valore solo per l’ordinamento sportivo, ma anche per quello statale, ma non consiste nella
commissione di un reato. Esso può essere:

Contrattuale  mancato adempimento di un contratto esistente (non eseguito correttamente)


Extracontrattuale  possono prescindere dall’esistenza di un contratto. Esempio: incidente autostradale,
in questo caso non c’è un contratto, ma comunque deve esserci un risarcimento.

Lo sport, nel nostro ordinamento, ha delle regole particolari.


In ambito sportivo ad esempio, due pugili che lottano, non vengono sanzionati se la medesima azione
accade in un altro contesto (es. in discoteca) allora viene considerato illegittimo.
Ciò avviene perché la violenza nello sport è “consentita” entro certi limiti  dunque lo sport è una
scriminante , cioè in presenza di determinate situazioni, un comportamento che sarebbe ipoteticamente
riconducibile ad una fattispecie di illecito, in realtà viene giustificato e dunque ritenuto lecito (es. legittima
difesa).

Lo sport è una scriminante  lo sport rende leciti dei comportamenti che sarebbero illeciti.
Preso atto che in ambito sportivo alcuni comportamenti sono leciti, anche se astrattamente illeciti, ciò
avviene grazie a delle scriminanti:
1. L’esercizio di un diritto  lo sport rappresenta una scriminante in quanto non costituisce reato
perché rappresenta un DIRITTO.
Tuttavia questa scriminante non è sufficiente perché il nostro ordinamento ritiene un diritto valido
solo lo sport inteso come svolgimento di attività sportiva per così dire istituzionalizzata, cioè solo
sotto lecita del CONI. Quindi rimarrebbe escluso tutto lo sport non istituzionalizzato (es. i tornei
parrocchiali, interfacoltà ecc…) in questo caso non ci sarebbe una discriminante. Non è sufficiente!

2. Consenso dell’avente diritto  è l’altra scriminante. Un atteggiamento definito per così dire illecito
può diventare lecito con il CONSENSO di chi può disporre. Risulta comunque non bastare, perché
questa discriminante copre solo le lesioni lievi.
Nel nostro ordinamento all’ articolo 5 del codice civile, si stabilisce che sono vietati gli atti di
disposizione del proprio corpo qualora comportino un pregiudizio grave/irreparabile all’integrità
fisica. (es. posso donare un rene ma non entrambi).

La dottrina e la giurisprudenza sono dunque arrivati alla conclusione che:

3. Lo sport costituisce una scriminante atipica : cioè è lo sport in quanto tale che giustifica la lecità di
alcune condotte che altrimenti sarebbero illecite. Atipici perché le due precedenti che erano tipiche
non bastavano.

Lo sport costituisce una scriminante in quanto, avendo un’importantissima funzione sanitaria, educativa,
sociale, …, dunque questi elementi positivi prevalgono sui danni che potrebbero essere causati dall’attività
sportiva.
Dunque la “violenza” in sé è ingiustificata, ma ciò non vuol dire che qualunque violenza lo sia! Bisogna
quindi capire i limiti.

La giurisprudenza ha individuato una categoria che è quella del RISCHIO CONSENTITO  è una categoria
creata dalla giurisprudenza per delineare i limiti della violenza che è giustificata in ambito sportivo.
I limiti dono due:

1. Collegamento funzionale  ci deve essere un collegamento tra lo svolgimento dell’attività sportiva


e la lesione, infortunio (L’incidente deve capitare durante l’attività sportiva).

2. Violenza compatibile  la violenza varia da sport in sport e a seconda delle categorie. La violenza
consentita la stabilisce il giudice.

Nell’allenamento abbiamo due ipotesi divergenti: nell’allenamento è consentita una violenza minore
poiché è solo allenamento. Secondo altri è pienamente consentita perché l’atleta deve allenarsi al massimo
per migliorare.

LA RESPONSABILITÀ CIVILE obbliga sempre al risarcimento del danno, i presupposti possono essere diversi,
possiamo avere:

1. Responsabilità civile contrattuale


2. Responsabilità civile extracontrattuale
3. Responsabilità civile pre-contrattuale  la si ha nella fase diaframmatica del contratto cioè quando
un soggetto non si comporta in modo corretto durante la trattativa o nella fase di formazione.

RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE
Si ha quando non viene adempito un contratto. La fase dell’esecuzione deve essere svolta in modo corretto:
ciascuna parte deve eseguire correttamente le prestazioni a suo carico; se ciò non avviene c’è un
inadempimento che costituisce il presupposto del risarcimento.  titolo di risarcimento dato dalla
responsabilità contrattuale.

La norma di riferimento delle responsabilità contrattuale è l’ art.1218 del codice civile, questo prevede la
responsabilità del debitore.

Art. 1218  “Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del
danno se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione
derivante da causa a lui non imputabile”.

RESPONSABILITA’ EXTRACONTRATTUALE
Prescinde dall’esistenza di un contratto, c’è un soggetto che cagiona danno ad un altro soggetto
indipendentemente dall’esistenza di un contratto.

L’art. 2043 del codice civile disciplina l’ipotesi di responsabilità extracontrattuale; es. incidente stradale.
“Qualunque fatto, doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga chi ha commesso il
fatto a risarcire il danno”.

L’obbligo risarcitorio è dato dal “NEMINEM LAEDERE”  divieto di cagionare danni, e qualora succeda vi è
l’obbligo di risarcimento.

Mentre i reati solo tutti tipici, perciò non si può essere puniti per un qualcosa non definito dalla legge, gli
illeciti civili sono ATIPICI.
Questo perché sono comportamenti “meno gravi”, per cui si vuole offrire la massima tutela alle vittime (ai
soggetti danneggiati).
I danni giusti non consentono di ottenere il risarcimento.
Es. dichiaro un soggetto “in fallimento” che mi doveva dei soldi e questo subisce limitazioni, ma il danno
che vado a creargli è “giusto” poiché questo non riusciva più a pagarmi.

RESPONSABILITA’ DELL’ORGANIZZATORE.
I danni durante l’attività sportiva possono derivare, non solo da uno scontro di gioco, ma anche da un
comportamento doloso o colposo del gestore dell’impianto sportivo o dell’organizzatore dell’evento
sportivo.
Es. Qualcuno che scivola per le scale bagnate della palestra, può essere colpa del gestore.
Es. Organizzatore di un rally automobilistico ha l’obbligo di mantenere il pubblico al sicuro in modo tale che
se un’autovettura perde il controllo e va fuori pista la gente non si faccia male perché non mantenevano le
distanze di sicurezza.

Le norme che si applicano per sancire le responsabilità di gestori e organizzatori, sono quelle dei codici civili
e penali. Quando vengono recati danni ad un utente della palestra, causa di non rispetto di norme e norme
igeniche, la colpa può essere associata al gestore dell’impianto.

Se c’è un reato (es. utente scivola e muore  reato penale) ci sarà responsabilità penale del gestore, in
quanto è omicidio colposo.
Quando il soggetto si provoca una distorsione ci sarà invece responsabilità civile. Questa responsabilità
civile può essere:
 CONTRATTUALE: es. per un atleta iscritto che paga un abbonamento. (art. 1218)
 EXTRACONTRATTUALE: es. per il pubblico non pagante (art. 2043)
L’articolo che regola questi avvenimenti è l’art. 1218, art. 2043 oppure art.2051.

Articolo 2051
L’articolo 2051 prevede una presunzione di responsabilità a carico del gestore: “RESPONSABILITA’ PER
DANNO DA COSA IN CUSTODIA” in quanto il gestore ha la CUSTODIA delle ATTREZZATURE, ha dunque un
dovere di controllo e vigilanza delle attrezzature, nel caso in cui non rispetta il suo dovere di controllo e
manutenzione e un utente si procura dei danni per questa sua mancanza, c’è una responsabilità.
Pertanto deve adottare tutte le precauzioni per non arrecare danni a terzi.

Anche l’organizzatore ha l’obbligo di garantire la sicurezza della manifestazione, non solo per gli atleti, ma
per tutti i soggetti che vi partecipano.
Tutti i soggetti che ruotano intorno all’evento hanno il diritto di assistere alla competizione in sicurezza,
proprio per questo l’organizzatore deve neutralizzare tutte le fonti di pericolo mettendo in sicurezza tutti
coloro che partecipano.
Quando vengono a meno queste condizioni di sicurezza, c’è responsabilità dell’organizzatore.
Le norme che disciplinano la responsabilità dell’organizzatore sono:
 Norme penali: in caso di reato penale.
 Responsabilità civile.

Nel caso del pubblico vasto a seconda che questo sia pagante o non pagante:
 Pubblico pagante: c’è alla base un contratto e dunque responsabilità contrattuale.
 Pubblico non pagante: responsabilità extracontrattuale (“NEMINEM LAEDERE”).

DOPING.
Il doping è un comportamento vietato dall’ordinamento sportivo e, in Italia, anche dalla legge statale.
Esso costituisce un ILLECITO DISCIPLINARE e un REATO.
Illecito disciplinare perché è vietato dal mondo sportivo e quindi si definisce così poiché è una violazione di
norme del mondo sportivo.
E’ un reato perché c’è una legge N° 376 del 2000 che lo vieta.
Dunque il doping ha una duplice natura e proprio per questo sono diverse le caratteristiche di illecito
disciplinare o reato: quindi saranno diversi i presupposti per la punibilità e diverse le conseguenze.

ILLECITO DISCIPLINARE  violazione di una norma sportiva.


Il mondo sportivo vieta l’assunzione e la somministrazione di sostanze dopanti perché vuole garantire la
regolarità delle competizioni, dunque dato che queste sostanze potrebbero alterare i risultati delle
competizioni, viene sanzionato in tutto il mondo.

La responsabilità dell’atleta è una responsabilità soggettiva; dunque nel caso di illecito, l’atleta viene punito
indipendentemente da dolo e da culpa.
L’atleta per il solo fatto di essere positivo viene sanzionato, anche se non sa di aver assunto sostanze
dopanti. (in quanto potrebbe alterare le prestazioni e dunque i risultati della gara).

REATO  è previsto dalla legge italiana, la quale afferma che: “E’ reato quando si dimostra che l’atleta ha
assunto sostanze dopanti o l’allenatore ha somministrato sostanze dopanti al fine di modificare le
prestazioni.”
In questo caso non c’è una responsabilità oggettiva, proprio perché è reato solo se si dimostra che questo
reato è stato proprio al fine di migliorare la prestazione.

Punito a titolo di solo specifico  reato compito con intenzione al fine di trarne profitto, anche se il fine
non è stato raggiunto, il soggetto verrà punito.

QUALI SONO I COMPORTAMENTI CHE COSTITUISCONO IL DOPING?


Per quanto riguarda l’illecito disciplinare, i comportamenti / condotte per doping sono previste ogni anno
dall’AMA (associazione mondiale antidoping), precisando quindi quali sono le sostanze e i comportamenti
dopanti, nonché le sanzioni.
Codifica sia i comportamenti che le sostanze dopanti in un codice mondiale antidoping che è pubblicato
ogni anno sul sito del CONI.
PERCHE’ L’AMA NON INDIVIDUA DEI FARMACI DOPANTI VIETATI MA UNA LISTA DI SOSTANZE DOPANTI?
Il motivo viene dal fatto che se l’AMA individuasse una lista di farmaci vietati, per l’atleta basterebbe
assumere un farmaco diverso ma con lo stesso principio attivo per non risultare dopato, e quindi non
commettere un illecito disciplinare.

QUALI SONO I COMPORTAMNETI CHE COSTITUISCONO DOPING E QUINDI UN ILLECITO DISCIPLINARE?


L’assunzione, la somministrazione da parte di un’altra persona, l’assunzione di sostanze che mascherano
l’assunzione di sostanze dopanti (es. diuretico), commercio di sostanze dopanti al di fuori delle farmacie.
(Es. chi acquista o vende sostanze dopanti online), la sottoposizione a pratiche mediche vietate
(Es. autoemotrasfusione), la mancata sottoposizione ai controlli anti-doping, chi risulta positivo al doping.

Ci sono situazioni in cui gli atleti possono essere malati e hanno bisogno di assumere dei farmaci che però
contengono sostanze considerate dopanti.
In queste situazioni l’atleta deve fare una richiesta al CEFT (comitato per l’esenzione a fini terapeutici) per
l’assunzione di queste sostanze che sarebbero considerate dopanti, ricevendo un TUE (assunzione a fini
terapeutici, 30 gg prima di una competizione).
Se un atleta dovesse assumere un farmaco che sarebbe dopante poco prima o durante la partita per motivi
di salute, si fa un TUE POSTUM.
Cioè il medico della squadra dovrà immediatamente comunicare che c’è stata l’assunzione di un
determinato farmaco (dopante) per un problema di salute improvviso che non poteva essere evitato o
curato con altri farmaci.

Quando si commette un illecito disciplinare, c’è tutto un apparato di giustizia che serve ad accertare tale
illecito e eventualmente a provvedere alla sanzione.
COME FUNZIONA IL PROCEDIMENTO?
Vengono mandati dei medici a fare dei prelievi a sorpresa (durante gli allenamenti, durante la competizione
oppure per atleti di rilevanza nazionale, i controlli possono essere anche effettuati quando sono in vacanza.
Una volta effettuato il controllo, il campione, viene mandato al centro di controllo anti-doping che in Italia
si trova a Roma, e se si trova un eventuale positività, ciò viene comunicato all’atleta, alla società e alla
federazione di appartenenza con una sospensione cautelare.

Immediatamente, in questi casi, si attiva un organo che è la procura nazionale anti-doping, cioè è l’organo
che fa le indagini.
Se poi si ritiene che non ci siano motivi per chiudere il caso, la procura rinvia a giudizio, cioè deferisce
l’atleta che è ritenuto positivo al doping (o si è ritenuto di sottoporlo ai controlli antidoping), davanti al
tribunale nazionale antidoping.
TRIBUNALE NAZIONALE ANTI-DOPING è il primo grado.
CORTE D’APPELLO ANTI-DOPING è il secondo grado.
TAS di LOSANNA a livello internazionale ed è l’ultimo grado in assoluto.

Per quanto riguarda il REATO invece, le CONDOTTE e i COMPORTAMENTI che vengono puniti sono gli stessi
(più o meno), tranne il rifiuto di sottoporsi ai controlli anti-doping, questo perché se un atleta si dovesse
rifiutare di sottoporsi ai controlli anti-doping, NON commette reato.

Nel caso del reato bisogna dimostrare il dolo specifico, cioè l’atleta commette reato riguardante il doping,
solo se si dimostra che l’assunzione di sostanze dopanti è stata fatta per migliorare le prestazioni. (Quindi
se un atleta dimostra che ha assunto sostanze dopanti involontariamente, non commette reato ma solo
illecito disciplinare.)

Per quanto riguarda invece le classi di sostanze dopanti che rilevano per il reato, le stabilisce la
commissione per il controllo e la vigilanza sul doping di concordo con il ministero della salute.
QUANDO LA SANZIONE DI REATO DI DOPING E’ AGGRAVATA?
Quando il reato di doping è commesso nei confronti di un minorenne; quando si crea un danno alla salute;
quando il reato di doping è commesso da personale del CONI, allenatori e tutti quei soggetti la cui la
missione è contrastare l’assunzione di doping.
Se poi a somministrare doping, è il personale sanitario, questi oltre ad essere puniti con la pena prevista per
reato di doping, sono anche sospesi temporaneamente dall’esercizio della loro professione (in alcuni casi
anche sospensione a vita).
Quando l’atleta o il presunto soggetto che ha fornito doping compiendo quindi reato, viene processato
davanti gli organi di giustizia ordinario, quindi:
 PROCURA del TRIBUNALE che fa le indagini e che decide se ci sono i presupposti per la commissione di
reato o meno (non ci sono presupposti se per esempio l’atleta è ammalato e ha bisogno di assumere
sostanze dopanti; dovrà in caso di “reato”, possedere solo un certificato medico)
Se il procuratore ritiene che il soggetto abbia commesso reato di doping, rinvia a giudizio il soggetto davanti
al TRIBUNALE ORDINARIO che è il primo grado; CORTE D’APPELLO che è il secondo grado ed infine la
CORTE DI CASSAZIONE che è l’ultimo grado in assoluto.

GIUSTIZIA SPORTIVA
Lo sport ha un proprio sistema di giustizia sportiva per risolvere le controversie sportive.
Quali sono le controversie sportive?
Sono quelle controversie che riguardano 2 tesserati, 2 affiliati, un tesserato e un affiliato. (quindi per
esempio le controversie sportive non riguardano gli sponsor).
Per queste controversie l’ordinamento sportivo ha creato un proprio sistema di giustizia sportivo.

Perché si è reso necessario un sistema di giustizia interno al mondo sportivo oltre alla giustizia statale?
Questo è avvenuto in quanto per la giustizia sportiva è necessario risolvere le controversie in modo molto
rapido (principio di tempestività e specificità per le controversie sportive), tranne organi competenti in tale
materia.

Vincolo di giustizia (tutte le federazioni): riguarda tutti i tesserati e affiliati, e prevede l’obbligo per
quest’ultimi di devolvere la risoluzione delle proprie controversie sportive a degli organi sportivi che sono i
giudici sportivi: i giudici federali o innanzi al collegio di garanzia dello sport.
I primi due gradi della giustizia sportiva si svolgono davanti a giudici della federazione; il terzo grado si
svolge davanti ad un organo di giustizia del CONI, che è il collegio di garanzia dello sport.
(Se non si rispetta questo vincolo di risoluzione delle controversie si commette illecito disciplinare).

La giustizia sportiva si articola in 4 tipi di giustizia:

1. Giustizia tecnica: è la giustizia competente a risolvere le controversie di tipo tecnico, cioè


controversie che riguardano la regolarità delle competizioni sportive / gare.
2. Giustizia disciplinare
3. Giustizia economica
4. Giustizia amministrativa

(Es. una società sportiva fa giocare un atleta che era stato squalificato e di conseguenza non avrebbe
potuto partecipare alla competizione, si fa ricorso alla giustizia tecnica)

CHI E’ CONCRETAMENTE LA GIUSTIZIA TECNICA?


In primo grado c’è il giudice sportivo, in secondo grado c’è la corte sportiva d’appello (entrambi giudici
della federazione); in terzo grado c’è il collegio di garanzia al cui all’interno c’è una sezione dedicata alla
giustizia sportiva tecnica. (Giudici di primo e secondo grado sono giudici di merito, quindi analizzano i fatti
e decidono sulla base di essi; il giudice di terzo grado è giudice di illegittimità che ha sede presso il CONI in
caso di sport, e valuta/verifica l’applicazione delle norme, quindi valuta se il giudice di secondo grado ha
applicato o meno correttamente le norme di diritto)

GIUSTIZIA DISCIPLINARE  serve ad accertare se si è commesso un illecito disciplinare, quindi se sono


state violate le norme della federazione o norme dettate dall’ordinamento sportivo. (il doping ha i propri
organi di giustizia)
In primo grado c’è il tribunale federale (organo della federazione) che ogni federazione possiede; in
secondo grado c’è la corte d’appello federale (organo della federazione) che ogni federazione possiede.
In terzo grado c’è il collegio di garanzia al cui all’interno c’è una sezione dedicata alla giustizia disciplinare.

GIUSTIZIA ECONOMICA  riguarda le controversie di tipo economico (es. l’allenatore che non viene pagato
dalla società o associazione sportiva; l’atleta che non riceve i compensi...)
In primo grado c’è il tribunale federale;
In secondo grado c’è la corte d’appello federale;
In terzo grado c’è il collegio di garanzia al cui all’interno c’è una sezione dedicata alla giustizia economica.

GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA  consiste in un apparato di giudici che sono chiamati a verificare la


legittimità degli atti per quanto riguarda la giustizia amministrativa; ogni federazione prevede il suo
sistema di giustizia, anche se normalmente in questo caso si parla sempre:
di primo grado con il tribunale federale;
secondo grado con la corte d’appello federale;
terzo grado col il collegio di garanzia al cui all’interno c’è una sezione delegata alla giustizia amministrativa.

Il collegio di garanzia ha sede presso il CONI a Roma, è composto da 5 sezioni di cui giustizia tecnica,
disciplinare, economica, amministrativa e la 5° sezione che è la sezione consultiva  competente a rendere
dei pareri, dare dei pareri richiesti dal CONI o dalle federazioni sportive, sulle interpretazioni delle
norme/statuti/regolamenti.
Hanno poi creato un ulteriore sezione sull’ammissione/espulsione delle società dai campionati
professionisti.
(Per quanto riguarda il collegio di garanzia tratta di giudizio di illegittimità e per poter instaurare il giudizio è
necessario presentare il ricorso pagando un diritto di segreteria pari a 1200 euro.)

CHI PUO’ ESSERE GIUDICE DEL COLLEGIO DI GARANZIA?


Professori universitari, avvocati che possono patrocinare davanti alle supreme corti e quindi iscritti all’albo
da almeno 12 anni, notai, magistrati.

Il collegio di garanzia è il terzo grado e dopo i tre gradi della giustizia sportiva si può andare davanti al
giudice statale, se non si è soddisfatti.

Il rapporto tra la giustizia sportiva e la giustizia statale è regolato dalla legge 280 del 2003  chiunque sia
rivolto al giudizio sportivo per la risoluzione delle controversie, dopo aver esaurito i tre gradi della giustizia
sportiva, può rivolgersi al giudice statale e in particolare ci si può rivolgere al giudice amministrativo per far
valere l’illegittimità di atti del CONI e delle federazioni, al giudice ordinario per quanto riguarda i rapporti
economici/patrimoniali; Non ci si può rivolgere al giudice statale (dopo i 3 gradi) per le controversie di tipo
tecnico, quindi la giustizia tecnica rimane solo ed esclusivamente di competenza del giudice sportivo
(perché non c’è un giudice statale competente in tale materia).

Il collegio di garanzia è stato introdotto nel 2014 in seguito a una riforma della giustizia sportiva, che creò
anche il codice della giustizia sportiva che fino a quel momento non c’era.
Il codice della giustizia sportiva disciplina tutti i procedimenti della giustizia sportiva, e non gli illeciti
disciplinari in quanto è ciascuna federazione a definire il proprio.
Prima del 2014 ogni federazione aveva un proprio organo e modalità differenti di risoluzione delle
controversie.

Con tale riforma della giustizia sportiva del 2014, è stata introdotta la procura generale dello sport che è un
organo che sta al di sopra di tutte le procure federali (in quanto ogni federazione ha una procura cioè un
organo che fa le indagini per verificare se si sono commessi degli illeciti disciplinari), per garantire la
massima trasparenza, indipendenza e terzietà alla giustizia sportiva, controllando che le varie procure
federali operino in modo indipendente e imparziale.

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