1 Nozioni generali
Gli uomini tendono naturalmente ad associarsi e a collaborare tra loro per realizzare i propri inte-
ressi. Le associazioni più semplici (famiglia, gens) sono funzionali ad interessi minimi: difesa della
proprietà, conservazione del patrimonio familiare.
Lo Stato è l’associazione umana più complessa in quanto è funzionale a molteplici interessi.
Tutte le associazioni umane sono caratterizzate essenzialmente dalla presenza di una organizza-
zione capace di creare e imporre delle regole che disciplinano i rapporti tra gli associati.
2 Lo Stato
Nozione: lo Stato è un’associazione di individui che, spontaneamente o per determinazione di altri Stati,
si costituisce su un territorio, ed è dotata di regole comuni (diritto ) che disciplinano la intera vita della colletti-
vità che ad essa fa capo e da esso dipende.
3 Il diritto
Nozione: il diritto costituisce l’insieme delle regole di comportamento che lo Stato impone ai con-
sociati e di cui garantisce, anche attraverso l’uso della forza, l’osservanza.
4 Ordinamento giuridico
In sintesi
In particolare, nell’associazione che prende il nome di Stato (e che si fonda sul «diritto») questi
elementi strutturali assumono una nomenclatura precisa e cioè:
— l’organizzazione è detta ordinamento giuridico;
— i comandi che da essa derivano sono le norme giuridiche;
— i rapporti che disciplina si definiscono rapporti giuridici;
— le posizioni di ciascuno nei confronti degli altri e dello stesso Stato sono dette situazioni giuri-
diche soggettive.
Nozione: la norma giuridica è un comando generale ed astratto rivolto a tutti i consociati, con il
quale si impone una particolare condotta, sotto la minaccia di una determinata reazione (sanzione).
(*) La sanzione è elemento esclusivo della struttura della norma giuridica; vi sono infatti alcune norme che
prevedono, in conseguenza del precetto, un premio, come quelle che favoriscono, ad es., il finanziamento per parti-
colari categorie di soggetti (es. imprese femminili) o di territori (es. benefici fiscali nelle aree depresse).
䉴 Nozione: l’art. 11 delle disp. prel. al cod. civ. detta: «la legge non dispo-
ne che per l’avvenire: essa non ha effetto retroattivo»
4 Applicazione
Nozione: l’applicazione della norma è la realizzazione concreta di quanto ordinato dalle regole
dell’ordinamento giuridico.
䉴 Applicazione necessa-
• conoscere la norma da applicare (iura
ria del diritto: operata dal novit curia)
giudice per dirimere con-
Caratteri troversie; il giudice deve: • conoscere il fatto da regolare
6 Analogia
Limiti: l’analogia non è ammessa rispetto alle norme penali cd. in malam partem, ossia sfavorevoli al
reo, e alle norme eccezionali (14 disp. prel.).
Differenze
L’analogia non va confusa con l’interpretazione estensiva: si ricorre alla analogia quando manca
una norma che regoli una materia, l’interpretazione estensiva invece amplia la portata letterale di
una norma esistente; in definitiva, tramite l’analogia si scoprono nuove norme, con l’interpretazione
estensiva si attribuisce alla norma esistente un significato tale da comprendere più casi.
L’interpretazione serve a conoscere ciò che il legislatore ha pensato, l’analogia ciò che il legislatore
avrebbe pensato se avesse previsto il caso.
Nozione: il rapporto giuridico è la relazione tra due o più soggetti, disciplinata dal diritto.
Modificazione: quando un rapporto subisce un mutamento che consiste nella limitazione del suo
contenuto o in una variazione dell’oggetto o di un soggetto.
Estinzione: quando il soggetto attivo perde il diritto senza che questo sia trasmesso ad altri.
Differenze
Osservazioni
Occorre rilevare, come a seguito di un mutato quadro normativo e giurisprudenziale (cfr. D.Lgs. n.
80/1998, L. n. 205/2000 nonché, da ultimo D.Lgs. n. 104/2010 e Cass. S.U. n. 500/1999), sia stata
riconosciuta una tutela in sede civile degli interessi legittimi, essendo stata ammessa la risarcibi-
lità ex art. 2043, anche ad opera del Giudice Amministrativo (e non solo nelle materie rientranti
nella sua giurisdizione esclusiva), del danno derivante dalla lesione degli interessi legittimi, ciò in
quanto l’art. 2043 non sarebbe una norma secondaria che sanziona la violazione di altre norme
primarie, ma sarebbe una norma primaria essa stessa che dispone il risarcimento del danno ingiu-
sto causato da attività di altri soggetti.
Dovere generico 䉴 Incombe su tutti come corrispondente della figura attiva del diritto as-
di astensione soluto (es.: la situazione di chi deve rispettare l’altrui diritto di proprietà)
䉴 Nozione: il potere concesso al titolare può essere fatto valere solo ver-
so determinati soggetti, sui quali grava l’obbligo di tenere un determi-
Diritti relativi
«in personam» nato comportamento (dare, fare, non fare)
䉴 Categorie: diritti di credito che si fanno valere prevalentemente nei
confronti dei debitori
䉴 Nozione: sono quelli che non possono essere trasferiti a persone di-
verse dai titolari
• Diritti personalissimi (es.: diritto al nome)
Diritti intrasmissibili • Diritti che soddisfano interessi superiori
(es.: diritti familiari)
䉴 Specie
• Alcuni diritti patrimoniali (es.: uso e abita-
zione, 1024, che fanno esclusivamente
capo alla persona del beneficiario)
Diritti di obbligazione: sono caratterizzati dal fatto che alla pretesa di un soggetto corrisponde un obbli-
go facente capo ad un altro soggetto (o altri soggetti determinati) rapporto di debito. Tale debito se non viene
adempiuto, trasforma il rapporto sottostante da rapporto di debito in rapporto di responsabilità (2740).
In sintesi
Il rapporto giuridico è, dunque, ogni relazione tra due o più soggetti prevista e regolata dal diritto:
il soggetto attivo, titolare di una posizione di vantaggio (diritto soggettivo, diritto potestativo ecc.)
e il soggetto passivo, titolare di una situazione soggettiva passiva (dovere, obbligo ecc.).
L’esercizio del diritto soggettivo consiste «nell’esplicazione dei poteri di cui il diritto consta» (così
Torrente) e, quindi, esso può definirsi anche come un’espressione di libertà, per cui, secondo la
dottrina tradizionale, deve essere garantito al titolare qualunque sia lo scopo che questi persegue.
Tuttavia, lo spirito della nostra carta costituzionale impone un richiamo al preminente valore della solidarie-
tà, rimarcando che vi sono dei limiti che il singolo è tenuto ad osservare nell’esercizio del diritto medesimo.
In quest’ottica la dottrina dominante parla di abuso del diritto per indicare un uso, per così dire, anormale
del diritto stesso che travalica i confini del diritto soggettivo e finisce per qualificarsi come illecito.
Sarebbero ipotesi di abuso di diritto:
— quando con la propria condotta si viola il principio di buona fede (es.: artt. 833, 938, 1150,
1358, 1359 ecc.);
— quando si altera il fattore causale di un atto (es.: artt. 1414, 1438, 1447, 1448 ecc.);
— le ipotesi di concorrenza sleale (es.: art. 2958).
Questo orientamento ha trovato seguito nella giurisprudenza che ne ha fatto applicazione in singoli
casi (es., recesso ad nutum dal contratto) alla luce dei precetti di buona fede e correttezza.
Il diritto, in quanto tendente ad assicurare gli interessi dell’intera collettività, è un fenomeno unita-
rio. Nell’evoluzione storica, esso è, però, stato tradizionalmente distinto in due grandi sfere, da sem-
pre, comunque, oggetto di numerose dispute dottrinali:
2.1. • Generalità
Nozione: sono fonti gli atti o i fatti da cui traggono esistenza le norme giuridiche, lo studio delle
fonti è oggetto del diritto costituzionale.
Con l’affermarsi del pluralismo istituzionale (Regioni, Province, Comuni, Università, Camere di
Commercio etc.) e delle comunità sovranazionali il numero e il tipo di fonti si è notevolmente accre-
sciuto creando complessi problemi di gerarchia e coordinamento.
Regolamenti: sono fonti di secondo grado, emanate dal potere esecutivo nell’esercizio di un’auto-
noma potestà normativa (87 Cost.); data la loro natura di fonte di secondo grado, i regolamenti sono
subordinati alla legge e non possono modificarla.
Usi: regole di comportamento, osservate dai consociati, per un congruo periodo di tempo in modo
costante ed uniforme, con la convinzione che si tratti di comportamento giuridico doveroso.
Osservazioni
Le fonti comunitarie
Con il Trattato di Maastricht del 17-2-1992 è stata istituita l’Unione Europea (U.E.) che raggruppa le
tre comunità Europee già esistenti (CE; CECA; EURATOM) e che si propone un’unione progressiva
e globale tra i popoli d’Europa.
Per poter realizzare tali scopi l’U.E., sulla scia della Comunità Europea, si avvale di apposite istitu-
zioni (Parlamento europeo, Commissione, Consiglio) comunitarie.
Il diritto comunitario è costituito, oltre che dalle norme del trattato, dall’insieme delle norme giuridi-
che emanate da tali istituzioni.
In particolare tra le fonti normative comunitarie vincolanti è possibile individuare:
a) i regolamenti, che hanno portata generale, sono obbligatori in tutti i loro elementi e sono
direttamente applicabili ( self-executing) in ciascuno degli Stati membri;
b) le direttive, che vincolano, invece, ciascuno Stato membro cui sono rivolte per quanto riguarda
il risultato da raggiungere, lasciando liberi gli organi nazionali di scegliere la forma e i mezzi
con cui raggiungere il risultato;
c) le decisioni, atti a portata individuale immediatamente applicabili e obbligatorie in tutti i loro elementi.
1 Capacità giuridica
䉴 Nascita della persona • Separazione del feto dal corpo della madre (non è richie-
fisica (1 co. 1): sta la vitalità, cioè l’idoneità fisica alla sopravvivenza).
Differenze
Tra il nascituro concepito e il nascituro non concepito, sono state individuate le seguenti differenze
di disciplina giuridica (Bigliazzi-Geri ed altri):
— i concepiti rientrano nelle regole della successione legittima, mentre i non concepiti possono
ricevere solo per testamento;
— l’amministrazione dei beni ereditari è affidata per i concepiti ai genitori, per i non concepiti
all’amministratore dell’eredità (chiunque sia, artt. 641, 642, 643);
— solo per i concepiti la tutela si estende ai rapporti personali, in quanto solo il nascituro concepi-
to può essere riconosciuto come figlio naturale (art. 254).
2 Capacità di agire
䉴 Morte
Perdita
䉴 Interdizione (giudiziale e legale)
La legge finanziaria 2011 (L. 220/2010) al fine di contrastare il fenomeno del gioco illegale, con
particolare riferimento ai minori, ha espressamente sancito il divieto di partecipazione ai giochi
pubblici con vincita in denaro per i minori di anni diciotto.
Osservazioni
La dottrina (BIANCA), poi, ha elaborato il concetto di atti minuti di vita quotidiana, con riferimen-
to a quegli atti che, pur potendo essere considerati veri e propri negozi giuridici, non richiedono
tuttavia la generale capacità di agire del soggetto agente ma, in considerazione della loro quotidia-
nità, presuppongono semplicemente in chi li compie la capacità di comprenderne e valutarne il
significato.
3.3. • Curatela
Nozione: con la curatela viene integrata la volontà dell’inabilitato o minore emancipato. È un istitu-
to di protezione prevalentemente privatistico. Il curatore è nominato dal giudice tutelare.
• interessato
La Corte cost., con sent. 9-12-2005, n. 440, nel rigettare le questioni di legittimità costituzionale
relative all’istituto in esame, ne ha fornito un’autorevole lettura interpretativa.
Ha sostenuto la Corte che spetta al giudice l’individuazione dell’istituto che garantisce all’incapace
la tutela più adeguata alla sua situazione e, nel caso in cui si opti per l’amministrazione di sostegno,
i poteri dell’amministratore devono essere strettamente modulati sul caso concreto. «Solo se non
ravvisi interventi di sostegno idonei ad assicurare all’incapace siffatta protezione, il giudice può
ricorrere alle ben più invasive misure dell’inabilitazione o dell’interdizione, che attribuiscono uno
status di incapacità, estesa per l’inabilitato agli atti di straordinaria amministrazione e per l’interdet-
to anche a quelli di ordinaria amministrazione».
Finalità dell’istituto è, quindi, a detta della Corte, quella di tutelare, con la minore limitazione possi-
bile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle
funzioni della vita quotidiana.
L’istituto è stato, invece, aspramente criticato in dottrina (su tutti Gazzoni), che si è soffermata
sull’inutilità della nuova disciplina. Si è osservato che il fine legislativo era quello di fornire una
protezione non solo patrimoniale ma anche e soprattutto nel campo degli interessi personali alle
persone incapaci di badare ai propri interessi e, tuttavia, i riferimenti che la legge fa alla cura della
persona e agli interessi morali dell’assistito sono destinati a rimanere una formula vuota. Ciò in
quanto o il soggetto è capace di intendere e di volere e, dunque, può badare a se stesso sul piano
personale, oppure non lo è e quindi deve essere interdetto o inabilitato. Anche l’amministratore di
sostegno è, quindi, destinato a diventare un curatore di interessi patrimoniali.
Il luogo in cui le persone vivono e svolgono la propria attività assume rilevanza nell’ordinamento
giuridico, in quanto è necessario che si conosca il luogo dove il soggetto opera e può essere reperito.
Differenze
La residenza e il domicilio si differenziano, in sostanza, per il carattere statico della prima, quale
dimora abituale, e dinamico del secondo, centro degli affari e degli interessi personali e patrimo-
niali del soggetto. Un soggetto può essere privo del domicilio o della residenza qualora non abbia
costituito con una certa stabilità un centro dei propri affari e interessi o non abbia una dimora
abituale. Non si possono avere più domicili; analogamente, la definizione di residenza quale dimora
abituale sembra escludere che vi possano essere più residenze diverse (Di Pirro).
Nozione: diritti soggettivi aventi ad oggetto taluni attributi essenziali della persona umana.
䉴 Inalienabili
䉴 Imprescrittibili
䉴 Irrinunziabili
䉴 Il diritto alla vita e alla integrità fisica: è tutelato sia dal codice pena-
le che dal codice civile (5) che vieta gli atti di disposizione del proprio
Tipi corpo
Osservazioni
1 Persona giuridica
Nozione: la persona giuridica è un complesso organizzato di persone e di beni, rivolto ad uno
scopo, al quale la legge riconosce la qualifica di soggetto di diritto.
Fondamento: per motivi di opportunità si attribuisce la soggettività ad enti diversi dalla persona
fisica per assicurare il conseguimento di determinati obiettivi che non si prestano ad essere conseguiti
da individui singolarmente considerati.
Caratteristica: autonomia patrimoniale; il patrimonio delle persone giuridiche è nettamente distin-
to da quello dei singoli componenti.
Osservazioni
La tutela civilistica del nome e dell’immagine è invocabile anche dalle persone giuridiche, pub-
bliche o private, e dai soggetti diversi dalle persone fisiche, in relazione all’eguale interesse ad
evitare confusione con altri soggetti (cfr. Cass. 18218/2009).
Con l’entrata in vigore del d.P.R. 361/2000 l’estinzione non deve essere più dichiarata dall’au-
torità governativa; la Prefettura, la Regione o la Provincia autonoma competente accerta, su istanza
dell’interessato o anche d’ufficio, l’esistenza di una delle cause di estinzione e dà comunicazione
della dichiarazione di estinzione agli amministratori e al Presidente del Tribunale competente. Si
apre così la fase della liquidazione, in cui si definiscono i rapporti giuridici pendenti e si provvede
sui beni, al termine della quale si provvede alla cancellazione dell’ente dal registro delle persone
giuridiche.
Nozione: complessi organizzati di persone e di beni, diretti alla realizzazione di uno scopo, econo-
mico o meno, che non hanno richiesto o ottenuto il formale riconoscimento . L’ordinamento giuridico
riconosce rilevanza al loro modo di essere e di operare.
Secondo le disposizioni della L. 22-6-2000, n. 192 che ha abrogato gli artt. 600 e 786, le associazioni
non riconosciute possono accettare eredità, legati o donazioni senza necessità di chiedere il ricono-
scimento entro un anno, come precedentemente previsto.
Nozione: si designa con tale termine una organizzazione di persone che si propone il raggiungi-
mento di uno scopo, generalmente di interesse pubblico ed in ogni caso non egoistico, attraverso la
costituzione, per pubbliche sottoscrizioni, di un fondo.
Se i promotori chiedono il riconoscimento della personalità giuridica, il comitato diventa una vera e
propria fondazione; secondo Trabucchi, però, resta applicabile l’art. 40, di guisa che sussiste una
speciale responsabilità solidale degli organizzatori.
3 Organizzazioni di volontariato
Nozione: organismo liberamente costituito al fine di svolgere attività di volontariato che si avvalga
in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti
(l. 11-8-1991, n. 266).
䉴 Fini di solidarietà
Nozione: enti imprenditoriali privi del carattere lucrativo tipico dell’imprenditore commerciale, so-
stituito dalla finalità di utilità sociale e di interesse collettivo.
In sintesi
Persona, nel linguaggio giuridico, sta a significare soggetto di diritto. L’ordinamento giuridico stabili-
sce che debba essere considerato soggetto di diritto, ossia persona: tale qualificazione deriva dal
riconoscimento di un soggetto come centro unitario di imputazione di situazioni giuridiche soggettive.
Nel nostro ordinamento, soggetti dell’attività giuridica sono: le persone fisiche; le persone giuri-
diche; gli enti di fatto.
Per quanto riguarda le persone fisiche, la nostra Costituzione sancisce due fondamentali principi :
ogni essere umano, solo perché è persona fisica, è considerato dall’ordinamento anche soggetto
di diritto; tali soggetti hanno tutti uguale grado di soggettività giuridica.
Relativamente, invece, alle persone giuridiche, la Costituzione prevede tra i diritti dei cittadini quel-
lo di associarsi liberamente per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. La libertà di
associazione, dunque, postula la creazione di formazioni sociali che coinvolgono una pluralità di
cittadini, la creazione, cioè, di enti soggetti ad una particolare disciplina a seconda della struttura o
dello scopo che sono loro imposti.
1 Generalità
Per alcuni autori (SANTORO PASSARELLI, TORRENTE) spazio e tempo non vanno annoverati
tra i fatti giuridici, ma debbono essere intesi come «modi di essere» dei fatti giuridici. In particolare:
— lo spazio è la dimensione spaziale in cui si colloca il fatto;
— il tempo è la dimensione temporale in cui si realizza un determinato fatto giuridico.
Il computo del tempo avviene sulla base del calendario comune, secondo i criteri previsti dall’art.
2963.
Il tempo, insieme ad altri elementi, può dar luogo:
— all’acquisto di un diritto reale per usucapione (vedi cap. 17).
— alla prescrizione (vedi par. 2);
— alla decadenza (vedi par. 3).
2 Prescrizione
Fondamento: il mancato esercizio del diritto da parte del titolare genera un contrasto tra una
situazione di diritto e una situazione di fatto. Questa difformità contrasta con il principio della certez-
za del diritto, per cui la situazione di fatto viene privilegiata rispetto a quella di diritto; la prescrizione
può essere considerata come il prezzo, in termini di giustizia, dell’istanza di certezza del diritto.
Inizio: la prescrizione decorre dal giorno in cui il diritto avrebbe potuto essere legittimamente
esercitato (actiones nondum natae non praescribitur).
3 Decadenza
Nozione: la decadenza consiste nella perdita della possibilità di esercitare un diritto per il mancato eser-
cizio in un termine perentorio (2964). Secondo la migliore dottrina si riferisce per lo più a diritti potestativi.
Differenze
Prescrizione e decadenza hanno un sostrato comune: in entrambe, l’azione del tempo determina
la perdita di un diritto. Essendo diversa la funzione e la disciplina, la dottrina ha identificato le
seguenti differenze:
a) nella prescrizione si ha riguardo alle condizioni soggettive del titolare del diritto mentre nella
decadenza si ha riguardo solo al fatto obiettivo del mancato esercizio del diritto (SANTORO-
PASSARELLI);
b) nella prescrizione il tempo è considerato come durata (si parla, cioè, di mancato esercizio del
diritto per un certo periodo), mentre nella decadenza il tempo è considerato come distanza
(mancato esercizio del diritto entro un certo periodo) (TRABUCCHI);
c) la prescrizione, data la sua funzione, ha sempre un fondamento di ordine pubblico, mentre la
decadenza può tutelare anche un interesse privato come la decadenza negoziale (TEDESCHI);
d) la prescrizione ha la sua unica fonte nella legge, le cui norme sono inderogabili, mentre la
decadenza può anche essere stabilita dalla volontà dei privati (FERRUCCI);
e) nella prescrizione vi è un’intenzione sanzionatoria da parte dell’ordinamento a carico dei negli-
genti, mentre nella decadenza l’effetto preclusivo è previsto anche se al soggetto non può
addebitarsi un contegno negligente (MAGAZZÙ);
f) la prescrizione è sempre correlata ad un diritto soggettivo, mentre la decadenza (secondo la
recente dottrina) può essere correlata anche a diritti potestativi (GENTILE-PUGLIESE);
g) altra differenza è quella (WINDSCHEID, CARIOTA-FERRARA) secondo cui mentre la prescri-
zione comporta la perdita di un diritto che era già nella sfera del soggetto, la decadenza impe-
disce , invece, l’acquisto di un nuovo diritto e cioè comporta la perdita della possibilità dell’ac-
quisto di un diritto.
Dalla diversità degli istituti deriva che uno stesso diritto che è esposto a decadenza, può essere, in
un secondo momento (quando è stata evitata la decadenza), soggetto a prescrizione: vedi, ad
esempio, l’art. 1495 co. 1° e 3°. Il 1° comma dell’art. stabilisce che se il compratore non denunzia al
venditore, entro 8 giorni dalla scoperta, i vizi occulti della cosa che gli è stata venduta, decade dal
potere di proporre azione di garanzia per i vizi stessi (termine di decadenza).
Secondo il 3° comma, invece, se l’azione di garanzia non è proposta entro un anno dalla consegna
della cosa, il relativo diritto si prescrive (termine di prescrizione).
1 Generalità
Tra i molteplici avvenimenti che si producono nella realtà alcuni rivestono una particolare impor-
tanza per l’ordinamento giuridico. In particolare si definiscono «fatti giuridici» i fatti che avvengono
nel mondo naturale o nella realtà sociale, quando producono conseguenze rilevanti per il diritto (RE-
SCIGNO).
Tali conseguenze si definiscono «effetti giuridici»; gli effetti giuridici possono essere:
— costitutivi, se sono diretti alla formazione di un rapporto giuridico;
— modificativi, se intervengono per modificare un rapporto giuridico;
— estintivi, se determinano la estinzione di un rapporto giuridico.
2 Fatti e fattispecie
Fattispecie: sono quei fatti o situazioni tipo al cui verificarsi si ricollegano gli effetti giuridici previsti
dalla norma.
L’effetto (finale) regolato dalla norma si verifica solo quando si sono realizzati tutti i fatti giuridici di cui
è costituita la fattispecie. Si parla di fattispecie a formazione progressiva quando la pluralità di fatti si
succede nel tempo. In tali casi possono essere previsti dall’ordinamento effetti preliminari (tutela del-
l’aspettativa).
La dottrina ha creato una classificazione che partendo dal fatto giuridico, arriva al negozio giu-
ridico. La sequenza si può rappresentare con lo schema della pagina seguente.
• Atti illeciti: ogni atto giuridico che viola una norma giuri-
dica ed arreca danno ad un altro soggetto. Da esso deri-
va l’obbligo di risarcire il danno (2043)
– atti materiali:
che consistono
— Atti giuridici in in una diretta
senso stretto: modificazione
䉴 Atti umani o atti sono atti posti in mater iale del
Fatti giuridici: ac- giuridici: fatti ca- essere volonta- mondo esterno
cadimenti, umani o ratterizzati da riamente. La vo- (es.: specifica-
naturali, rilevanti una attività uma- lontà del sogget- zione, 940).
per il diritto; ai qua- na volontaria e to è diretta al solo – dichiarazioni di
li, cioè, l’ordina- consapevole, po- compimento del- scienza o di veri-
mento ricollega il sta in essere da l’atto e non ai suoi tà: atti con i quali
prodursi di effetti un soggetto ca- effetti che sono un soggetto volon-
giuridici pace di intende- • Atti leciti: atti disciplinati diret- tariamente dichia-
re e di volere, cui conformi al tamente dall’ordi- ra di avere cono-
l’ordinamento at- diritto namento (es.: oc- scenza di un fatto
tribuisce il potere cupazione) giuridico (es.: con-
di modificare la fessione, 2730)
realtà esterna
— Negozio giuridico: sono tutti gli atti
posti in essere volontariamente al fine
di manifestare la propria volontà. La
volontà è diretta sia al contenuto del-
l’atto che alla produzione degli effetti
che l’ordinamento riconosce e tutela
Differenze
La distinzione tra atti giuridici in senso stretto e atti negoziali non è puramente teorica, in
quanto è rilevante principalmente ai fini della disciplina giuridica applicabile. Infatti, la disciplina
degli atti giuridici in senso stretto è completamente tipizzata. Cioè è la legge stessa che ne indivi-
dua le tipologie e ne stabilisce le conseguenze giuridiche; al contrario, per gli atti negoziali è con-
sentito ai privati creare nuove figure non previste dalla legge e determinarne liberamente il conte-
nuto nella misura in cui gli interessi perseguiti dalle parti siano meritevoli di tutela secondo l’ordina-
mento giuridico (art. 1322).
Un’altra differenza è ravvisabile in materia di vizi della volontà (errore, violenza e dolo); essi, per
quanto riguarda gli atti giuridici in senso stretto non hanno rilevanza generalizzata (come avviene
per i negozi giuridici): è la legge stessa che predetermina specifiche regole, così ad es. il riconosci-
mento del figlio naturale può essere impugnato solo per violenza; la confessione può essere impu-
gnata per errore di fatto o violenza.
Generalità: la nascita e l’evoluzione della categoria dei negozi giuridici è connessa strettamente
al ruolo attribuito alla volontà del soggetto agente. È con la rivoluzione industriale e l’affermazione
della borghesia che si afferma il concetto di negozio giuridico come dichiarazione di volontà diretta ad
uno scopo garantito dalla legge; l’affermazione dei principi di libertà e di rispetto della persona si
risolvono nel mondo del diritto nel riconoscere alla volontà il potere di stabilire rapporti giuridici e di
autoregolamentarli.
La successiva evoluzione del concetto di negozio giuridico vede l’attenuarsi del ruolo dominante
della volontà e l’emergere di concezioni volte a valorizzare i principi dell’autoresponsabilità e dell’affida-
mento. Il legislatore del 1942, accogliendo tali concezioni, non si occupa del negozio giuridico; ciò non
esclude l’utilità di una elaborazione sul negozio giuridico poiché lo stesso codice civile la presuppone.
Osservazioni
In dottrina, tuttavia, la categoria del negozio giuridico continua a costruire uno dei concetti più
diffusi e studiati; in particolare, un problema di particolare rilievo consiste nell’individuare l’esatta
natura del negozio giuridico: atto di volontà o dichiarazione?
Secondo una prima e più antica impostazione, strettamente connessa all’emergere del concetto di
negozio giuridico e di autonomia negoziale, ciò che ha rilievo non è tanto la volontà quale appare
dall’atto, ma l’intenzione dell’agente, la sua volontà effettiva e reale (teoria soggettiva della vo-
lontà); ne consegue che rilevano in modo decisivo, ai fini della validità dell’atto negoziale, tutte le
cause che hanno perturbato la volontà del disponente (errore, violenza, dolo, simulazione).
Nonostante in tempi recenti qualche autore si sia affannato nel vano tentativo di rilanciare e rendere
attuale la teoria soggettiva della volontà, è indubitabile, tuttavia, come una siffatta impostazione non
potesse seguire il passo degli sviluppi commerciali ed economici. Tali evoluzioni, infatti, hanno con-
dotto alla elaborazione della teoria della dichiarazione, per la quale ciò che conta non è quello che
il soggetto realmente ed effettivamente voleva, ma ciò che è apparso all’esterno, vale a dire la mani-
festazione di quella volontà, e quindi la dichiarazione secondo il suo oggettivo significato.
Nel tentativo di combattere il soggettivismo insito nell’indagine sul reale volere dell’autore dell’atto
(teoria della volontà) e nel tentativo di non cadere nell’eccessivo formalismo (teoria della dichiara-
zione), sta prevalendo tra i nostri studiosi del diritto, una nuova teoria, definita precettiva (BETTI,
SCOGNAMIGLIO). In base a questa tesi, ciò che rileva è il fatto sociale del negozio, la sua rilevan-
za oggettiva, il comportamento e l’imputabilità di esso agli autori del negozio stesso.
䉴 Negozi bilaterali: negozi posti in essere da due parti, cioè la volontà negoziale
proviene da due parti diverse
䉴 Negozi plurilaterali: negozi posti in essere da più di due parti, cioè la volontà
negoziale proviene da più di due parti
䉴 Non recettizi: atti che producono effetti in virtù della sola manifesta-
zione di volontà (es. rinuncia all’eredità)
6 La volontà
Nel secondo caso il negozio non è nullo se l’altra parte non era in
grado di avvedersi dello scherzo
Riserva mentale: un soggetto manifesta intenzionalmente una volontà difforme da quella effetti-
va. Poiché la riserva è esclusivamente interna al dichiarante il destinatario non può avvedersene. Il
negozio è valido ed efficace.
6.4. • Vizi
Nozione: elementi perturbatori che si inseriscono nel processo formativo della volontà fuorvian-
dola e determinandone una formazione anormale.
In questo caso la volontà c’è ma è viziata, il negozio è annullabile.
Gli elementi perturbatori, o meglio i vizi della volontà, presi in considerazione dal nostro diritto
sono l’errore, la violenza morale, il dolo.
6.4.1. • Errore
Nozione: falsa rappresentazione della realtà che concorre a determinare la volontà del soggetto;
ad esso è equiparabile l’ignoranza, ossia la non conoscenza di qualsiasi nozione di un dato di fatto.
Tipi 䉴 Errore vizio o errore mo- • errore di fatto: quando ricade su una
tivo: è l’errore che incide circostanza di fatto.
sul processo formativo
della volontà. Esso può • errore di diritto: quando ricade su una
essere: norma giuridica.
䉴 Male ingiusto: il male che può essere inferto ponendosi contro la legge.
Non ricorre nel caso di minaccia di far valere un proprio diritto, a meno
che non sia diretta a conseguire vantaggi ingiusti (1438)
Differenze
La violenza si distingue dallo stato di pericolo (1447) che comporta la rescindibilità dal negozio con-
cluso a condizioni eccessivamente onerose per il contraente che si trovava in tale situazione. La
differenza è nel fatto che nella violenza il timore che determina il soggetto ad emettere la dichiarazio-
ne negoziale proviene da una altrui minaccia (metus ab extrinseco); nello stato di pericolo il timore è
invece determinato da uno stato di fatto oggettivo, spesso da forze naturali (metus ab intrinseco ).
La violenza morale va tenuta distinta anche dal c.d. timore reverenziale, cioè il timore che il sogget-
to nutre, a prescindere da specifiche minacce esterne, nei confronti di una persona che si presenta
ai suoi occhi, per le più svariate ragioni, gravemente severa ed autorevole. In tal caso il negozio non
è annullabile (art. 1437).
6.4.3. • Dolo
Nozione: il dolo consiste negli artifizi e raggiri posti in essere per ingannare un soggetto ed appro-
fittare di un suo errore allo scopo di determinarlo a compiere un negozio che non avrebbe compiuto o
avrebbe compiuto in modo diverso.
6.5. • La simulazione
Nozione: la simulazione sia ha quando le parti, d’accordo, pongono in essere deliberatamente
dichiarazioni difformi dall’interno volere; è la figura più importante di divergenza tra volontà e dichiara-
zione, la peculiarità è nel fatto che la divergenza è voluta e concordata dalle parti al fine di creare una
situazione apparente di fronte ai terzi.
6.5.1. • Elementi
Divergenza voluta: il contrasto tra volontà e dichiarazione è voluto e concordato dalle parti.
Accordo simulatorio: è l’accordo tra gli stipulanti diretto a stabilire che il contratto stipulato tra
loro è inidoneo a produrre gli effetti che apparentemente ne derivano; esso vale a distinguere la simu-
lazione dalla ricerca mentale, in cui manca l’intesa tra i soggetti.
L’accordo simulatorio è spesso documentato in una controdichiarazione scritta.
6.5.2. • Tipi
Simulazione assoluta: le parti simulano un negozio ma in realtà non ne vogliono nessuno (es.
vendita simulata per sottrarre i beni ad una esecuzione forzata).
6.5.3. • Effetti
䉴 Simulazione assoluta: il negozio simulato non produce effetti.
Tra le parti (1414)
䉴 Simulazione relativa: il negozio dissimulato (occulto) produce i suoi
effetti purché ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma
䉴 Terzi subacquirenti (co. 1): ai terzi in buona fede che acquistano dal
titolare apparente non può essere opposta la simulazione. Contro di
Nei confronti dei terzi essi non può essere fatta valere la simulazione né dai contraenti, né
(1415). Si applica il prin- dagli aventi causa, né dai creditori del simulato alienante, salvi gli effet-
cipio dell’affidamento ti della trascrizione della domanda giudiziale.
Per accertare la simulazione il soggetto interessato deve adire l’A.G. con l’azione di simulazione,
che è un’azione di mero accertamento e come tale è imprescrittibile. Viceversa è soggetta alle regole
generali in ordine alla prescrizione l’azione che venga eventualmente esperita per far valere il negozio
dissimulato.
Differenze
La simulazione deve essere distinta dal negozio indiretto e dal negozio fiduciario.
Negozio indiretto: le parti, per raggiungere un effetto perseguibile con un determinato negozio,
seguono una via indiretta e si servono di un negozio tipico che viene adattato ad uno scopo diverso
da quello che ne costituisce la causa (es. mandato irrevocabile ad amministrare ed alienare senza
obbligo di rendiconto anziché donazione). Il negozio indiretto si distingue da quello simulato in
quanto le parti vogliono realmente gli effetti giuridici del negozio, che sono strumentali rispetto al
fine ulteriore perseguito.
Negozio fiduciario: col negozio fiduciario si attua il trasferimento di un diritto da un soggetto (fidu-
ciante) ad un altro (fiduciario) senza che la titolarità del fiduciario sia in realtà effettivamente piena ,
in quanto quest’ultimo ha l’obbligo di usare il diritto trasmessogli secondo l’accordo stabilito. Va
distinto dal negozio simulato, in quanto questo trasferisce il diritto solo in apparenza, mentre il
negozio fiduciario trasferisce realmente il diritto al fiduciario, anche se solo temporaneamente.
Negozio in frode alla legge: la volontà negoziale è conforme solo apparentemente alle norme pre-
cettive, ma nella sostanza le viola; in tal caso però le parti vogliono che i vari elementi che compongo-
no il negozio producano i loro effetti perché è solo dalla loro combinazione che riusciranno ad ottene-
re il risultato vietato dalla legge; nel negozio simulato, invece, le parti non vogliono quanto appare.
Tacita (o per facta concludentia): se consiste in un comportamento che esclude, in modo univo-
co, una volontà contraria (es. 476).
Il silenzio non ha alcun valore in diritto privato. Assume valore negoziale solo in presenza di
alcune circostanze: ad esempio, se il soggetto aveva l’onere di emettere una dichiarazione.
Il principio si può riassumere nella massima: qui tacet consentire videtur si loqui debuisset ac
potuisset. In tali casi il silenzio vale come dichiarazione espressa di volontà.
Firma elettronica: insie- 䉴 firma elettronica avanzata: insieme di dati in forma elettronica allega-
me dei dati in forma elet- ti oppure connessi a un documento informatico che consentono l’iden-
tronica, allegati oppure tificazione del firmatario del documento e garantiscono la connessione
connessi tramite asso- univoca al firmatario, creati con mezzi sui quali il firmatario può conser-
ciazione logica ad altri vare un controllo esclusivo, collegati ai dati ai quali detta firma si riferi-
dati elettronici, utilizzati sce in modo da consentire di rilevare se i dati stessi siano stati succes-
come metodo di identifi- sivamente modificati
cazione informatica
䉴 firma elettronica qualificata: particolare tipo di firma elettronica avan-
zata basata su un certificato qualificato e realizzata mediante un dispo-
sitivo sicuro per la creazione della firma
8 La causa
Osservazioni
In tempi più recenti si è affermata l’idea che la causa debba essere intesa, più come funzione
economico-sociale del negozio, quale funzione economico-individuale, cioè la giustificazione
concreta dell’operazione economica posta in essere dai privati. Questa teoria della causa in con-
creto è stata accolta dalla Suprema Corte (Cass. 10490/2006), che ha affermato che: «[…] la
causa quale elemento essenziale del contratto non deve essere intesa come mera ed astratta
funzione economico-sociale del negozio, bensì come sintesi degli interessi reali che il contratto è
diretto a realizzare, e cioè come funzione individuale del singolo, specifico contratto […]».
Negozio in frode alla legge (1344): le parti pongono in essere il negozio al fine di eludere norme
imperative (es. vendita con patto di riscatto per realizzare un prestito usurario). La frode alla legge è equipa-
rata all’illecità della causa, ma occorre in tal caso dimostrare l’intento fraudolento. Il negozio è nullo.
8.1. • Motivi
Nozione: mentre la causa è lo scopo obiettivo, i motivi sono i particolari interessi o bisogni che
rappresentano lo scopo ulteriore individuale e concreto che le parti intendono raggiungere con il nego-
zio.
I motivi, salvo casi particolari, sono irrilevanti; unica eccezione è la rilevanza del motivo illecito
comune ad entrambe le parti (1345), in questo caso il negozio è nullo.
Per la rilevanza dell’errore sui motivi vedi par. 6.4.1.
Negozi atipici (o innominati): 䉴 Sono soggetti alle norme ed ai principi generali dell’ordinamento
creati dai soggetti e quindi non (1323)
corrispondenti a categorie previ-
ste e disciplinate dalla legge 䉴 Debbono realizzare interessi meritevoli di tutela (1322, co. 2)
Negozi misti: sono negozi derivanti dalla fusione di due o più negozi tipici (es. il contratto di
posteggio in cui confluiscono le cause della locazione e del deposito). Ad essi si applicano, per la parte
relativa, le norme dei singoli contratti (c.d. teoria della combinazione). Secondo la teoria dell’assor-
bimento si applica invece la disciplina del negozio la cui causa è in concreto prevalente.
Negozi collegati: una determinata funzione sociale può essere realizzata solo attraverso il ricor-
so a più negozi tra loro interdipendenti. Ogni negozio produce gli effetti che gli sono propri, ma gli
effetti dei singoli negozi concorrono alla realizzazione di un unico risultato.
Negozi astratti: negozi, formali e tipici, che producono provvisoriamente effetti prescindendosi
dalla loro causa (ad es. la cambiale).
Diversa dalla astrazione sostanziale è la astrazione processuale, che produce solo una inversione
dell’onere della prova; infatti chi agisce in giudizio per ottenere la prestazione dovuta in base ad un
negozio processualmente astratto non ha l’onere di provare l’esistenza e la liceità della causa del
negozio: quest’onere grava, invece, sulla parte che vuol sottrarsi all’adempimento.
Negozi causali: sono quelli in cui la causa è elemento essenziale e costitutivo; essi non produco-
no alcun effetto in caso di mancanza o illiceità della causa.
Normalmente il negozio giuridico è posto in essere e concluso dal soggetto nella cui sfera giuridi-
ca esso è destinato a produrre effetti giuridici e, pertanto, parte in senso formale e parte in senso
sostanziale coincidono. Vi sono però dei casi in cui al soggetto interessato si affianca o si sostituisce
un’altra persona che collabora con lui.
Cooperazione: il soggetto che si affianca resta estraneo al rapporto che si costituisce, non ne
diventa, quindi, parte.
Autorevole dottrina (Bianca) contesta la nozione di parte intesa come centro di interessi, in quanto
la disciplina del contratto fa riferimento ai soggetti del rapporto contrattuale e non ad un astratto
centro di interessi che non può essere, come tale, destinatario di imputazioni giuridiche (ad es.,
quando l’art. 1428 richiede che l’errore rilevante ai fini dell’annullamento deve essere riconoscibile
dall’altro contraente, l’indagine sulla riconoscibilità deve riguardare la persona della controparte e
non il centro d’interessi). Pertanto, secondo questa tesi, le parti del contratto sono le singole perso-
ne che assumono la titolarità del rapporto.
9.2. • La rappresentanza
Nozione: la rappresentanza è l’istituto mediante il quale un determinato soggetto (rappresen-
tante), in virtù di un potere attribuitogli dalla legge o dall’interessato, agisce in sostituzione di un
altro soggetto (rappresentato) nel compimento di un negozio giuridico.
Indiretta o «interposizione reale di persona»: quando 䉴 Spendita del nome altrui: c.d. con-
il rappresentante agisce solo per conto, ma non in nome templatio domini
del rappresentato. Non è una vera e propria ipotesi di rap-
䉴 Gli effetti si realizzano direttamente
presentanza. Questa figura si differenzia dalla interposi-
nella sfera giuridica del rappresentato
zione fittizia di persona che si realizza nel caso di simula-
(1388)
zione soggettiva (su cui cfr. par. 6.5.2). Caratteristiche:
Il nuncius, a differenza del rappresentante, si limita a trasmettere la volontà del soggetto interes-
sato; pertanto non partecipa alla formazione della volontà poiché tutti gli elementi del negozio sono
predeterminati dall’interessato.
Legale: trova la sua fonte nella legge ; ricorre normalmente nelle ipotesi in cui ci sia un soggetto
incapace. Ad. es. il tutore, il curatore dello scomparso.
La rappresentanza volontaria non può aver luogo per tutti quegli atti per il cui compimento la
legge richiede l’attività esclusiva del titolare del diritto: è il caso dei negozi personalissimi.
䉴 Testamento (631)
10 La procura
Nozione: la procura è il negozio giuridico con il quale un soggetto conferisce ad altri il potere di
rappresentarlo (TORRENTE).
La procura riguarda il lato esterno della rappresentanza, cioè il rapporto rappresentante-terzi, e
serve a rendere noto ai terzi che abbiano a contattare con il rappresentante che egli è fornito del
potere di agire in nome del rappresentato.
Il lato interno della rappresentanza, cioè il rapporto tra rappresentato e rappresentante (rapporto
di gestione) può sorgere ed essere disciplinato da un contratto di mandato con rappresentanza (1703,
1704), da un rapporto di lavoro, da un rapporto di società, da un rapporto di semplice amicizia.
Natura: la procura è un negozio unilaterale, per il quale non è richiesta alcuna forma ad substan-
tiam; fanno eccezione i casi in cui tale forma è richiesta per il negozio che il rappresentante deve
concludere (1392) (es. la procura a vendere immobili deve essere fatta per iscritto); recettizio, in quan-
to la sua efficacia è subordinata alla ricezione da parte del rappresentante; preparatorio, essa viene
conferita, infatti, per il compimento di uno o più negozi giuridici cui accede.
Vizi della volontà e stati soggettivi rilevanti: (1390-1391) si ha riguardo alla persona del rappre-
sentante; pertanto il negozio sarà annullabile se la volontà del rappresentante si era formata in modo
viziato. Si fa eccezione se il vizio riguarda elementi predeterminati dal rappresentato: in questo caso il
negozio è annullabile se era viziata la volontà del rappresentato (1390).
Tacita: se risulta da fatti concludenti (es. il commesso di un negozio addetto alle vendite è autoriz-
zato a vendere).
Irrevocabile (1723): è irrevocabile la procura in rem propriam, quando, cioè, è conferita anche
nell’interesse del rappresentante o di terzi.
Limiti: il contratto con- 䉴 Eccesso di potere (1398): quando il rappresentante supera i limiti del-
cluso dal rappresentan- la procura. Il negozio è inefficace. È possibile la ratifica.
te in nome e per conto
del rappresentato vinco- 䉴 Difetto di potere (1398): è il caso di chi agisce in qualità di rappresen-
la costui soltanto nei li- tante non avendone i poteri. Il negozio è inefficace. È possibile la ratifica.
miti delle facoltà conces- In questo caso, così come nel precedente, il rappresentante è respon-
segli (1388) sabile del danno che il terzo contraente ha sofferto per aver confidato,
senza sua colpa, nella validità del contratto (1398).
Ratifica (1399): la ratifica è un negozio unilaterale recettizio con il quale il rappresentato conferisce
efficacia al negozio compiuto dal rappresentante senza potere o che ne abbia ecceduti i limiti, accettan-
done gli effetti nella propria sfera giuridica. La ratifica è, in pratica, una sorta di procura successiva.
La ratifica ha effetto retroattivo, però sono fatti salvi i diritti acquisiti dai terzi. Può essere espressa o tacita.
Differenze
La ratifica va tenuta distinta dalla convalida: la ratifica sana «la mancanza di legittimazione come
vizio a monte dell’atto, mentre la convalida sana un vizio intrinseco dell’atto che ne comporta l’an-
nullabilità» (TRABUCCHI).
Nozione: gli elementi accidentali del negozio sono quegli elementi che possono essere libera-
mente apposti in un negozio dalle parti, condizionandone l’efficacia, e servono per rendere giuridica-
mente rilevanti i motivi.
Essi sono: condizione, termine, modo.
䉴 Il matrimonio (108)
11.1. • La condizione
Nozione: la condizione è un avvenimento futuro ed incerto dal cui verificarsi le parti fanno dipen-
dere l’inizio (condizione sospensiva) o la cessazione ( condizione risolutiva) degli effetti del negozio.
11.1.1. • Tipi
䉴 Sospensiva: quella dalla quale dipende l’inizio dell’efficacia del nego-
zio (es.: ti darò 100 se la nave verrà dall’Asia)
䉴 Casuale: quella il cui verificarsi dipende dal caso o dalla volontà di terzi
11.1.3. • La presupposizione
È una condizione non apposta in maniera esplicita per cui resta a livello di motivo, tuttavia è cono-
sciuta ed è quindi comune alle parti (es. locazione di un balcone per assistere ad una cerimonia). Si
discute sulla sua rilevanza giuridica e sulle conseguenze derivanti dal non verificarsi dell’evento previsto.
11.2. • Il termine
Nozione: il termine è un avvenimento futuro e certo dal quale le parti fanno dipendere l’inizio o la
cessazione dell’efficacia di un negozio giuridico.
Il termine si differenzia dalla condizione per il carattere di certezza dell’evento .
Effetti: a differenza della condizione sospensiva il termine iniziale non pone in dubbio gli effetti del
negozio, ma li differisce ad un momento successivo.
Scadenza: è in quel momento che si verificano gli effetti negoziali. Efficacia ex nunc.
Il termine di efficacia non va confuso con il termine di adempimento che attiene alla esecuzione.
11.3. • Il modo
Nozione: il modo (o onere) è una clausola accessoria che si appone ai soli atti di liberalità (legato,
istituzione di erede, donazione) allo scopo di limitarla.
Il modo, pur se limita una liberalità, non ne costituisce il corrispettivo. Si diversifica dalla condizione
sospensiva in quanto non sospende l’efficacia del negozio ma produce un obbligo.
䉴 Adempimento: può essere richiesto da tutti gli interessati (648, co. 1).
È sufficiente un interesse anche solo morale
Differenze
La condizione si differenzia dal termine, altro elemento accidentale del negozio, sotto il profilo
della certezza/incertezza del verificarsi dell’evento futuro. In particolare, mentre nel termine l’even-
to futuro, dal cui verificarsi dipende l’inizio (termine iniziale) o la fine (termine finale) dell’efficacia
del contratto, si verificherà certamente ma non si sa quando, nella condizione non si sa se l’evento
futuro, dal cui verificarsi dipende l’efficacia o la cessazione di efficacia del contratto, si verificherà
(ad es., il riferimento alla futura morte di una persona non costituisce condizione ma termine,
poiché l’evento è certo ma è incerto il momento in cui si verificherà). Invece, la condizione si distin-
gue dal modo poiché quest’ultimo vincola il destinatario senza sospendere l’efficacia del negozio,
mentre la condizione sospende l’efficacia ma non vincola i contraenti (Di Pirro).
䉴 Inconvalidabilità assoluta
䉴 Inconvertibilità
12.2. • Nullità
Nozione: il negozio è nullo quando: manca di un elemento essenziale; è contrario a norme impe-
rative; risulta illecito per illiceità della causa o dei motivi; per mancanza dei requisiti dell’oggetto (1418)
o, comunque, in tutti gli altri casi stabiliti dalla legge.
Osservazioni
La nullità di protezione è una categoria di nullità molto diffusa soprattutto nella legislazione spe-
ciale, per cui un contratto viene definito nullo non per interesse generale o contrarietà all’ordine
pubblico economico, ma a tutela di una delle parti che è l’unica a potersi avvalere della nullità
stessa. È quanto accade, ad esempio, nei contratti del consumatore: l’art. 36 del codice del consu-
mo ha ad oggetto la nullità di protezione.
Altri esempi si rinvengono nei contratti bancari, in quelli relativi alla prestazione di servizi finanziari
nella subfornitura etc.
Caratteri delle nullità di protezione sono: operano solo a vantaggio del consumatore; sono rilevabili
d’ufficio solo se a vantaggio del consumatore, colpiscono solo le clausole vessatorie, mentre il
contratto rimane valido per il resto.
䉴 Annullabilità relativa: può essere fatta valere solo dalla parte nel cui
interesse è stabilita, dai suoi legali rappresentanti, eredi o aventi causa
13 Inefficacia
Nozione: inidoneità di un negozio giuridico valido a produrre i suoi effetti verso tutti o alcuni soggetti.
13.1. • Tipi
Inefficacia relativa (c.d. inopponibilità): quando il negozio è valido ma non produce effetti solo
verso alcuni soggetti (es.: alienazione di beni in frode ai creditori).
Inefficacia in conseguenza dell’apposizione di elementi accidentali (c.d. requisiti volontari di
efficacia): quando il negozio è, ad esempio, sottoposto a condizione sospensiva.
Inefficacia per mancanza di legittimazione: la mancanza del potere di disposizione del sogget-
to rispetto ad un bene o un diritto comporta inefficacia del negozio rispetto ad alcune delle conseguen-
ze dell’atto (es.: vendita di cose altrui: produce effetti obbligatori, quindi è efficace inter partes, ma è
inefficace rispetto allo scopo tipico di trasferire la proprietà, 1478).
Inefficacia per mancanza dei requisiti legali di efficacia cui è subordinata l’efficacia di alcuni
atti giuridici.
13.2. • Irregolarità
Nozione: il negozio si dice irregolare quando, pur valido ed efficace, viola norme che, come sanzione,
non comportano riflessi sull’atto, ma una pena contro chi lo ha posto in essere (es.: lutto vedovile, 140).
In sintesi
Per negozio giuridico deve intendersi quella particolare figura di atto giuridico lecito i cui effetti
non sono prestabiliti dalla legge, ma sono liberamente determinabili dalle parti, in conformità alla
volontà manifestamente espressa ed alla causa (cioè alla funzione economico-sociale) che l’atto
stesso è obiettivamente capace di raggiungere.
Dunque, il negozio giuridico costituisce la manifestazione più importante dell’autonomia privata e
cioè del potere riconosciuto ai soggetti privati di regolare da sé i propri interessi; esso è però una
categoria di creazione dottrinale non recepita espressamente dal codice civile del 1942 che disci-
plina il contratto e non il negozio giuridico. Ciò nonostante tale categoria continua ad essere uno
dei più diffusi e studiati concetti da parte della dottrina, con l’alternanza nel tempo di numerose
teorie volte ad illustrarne il fondamento e la natura.
Tra queste merita una menzione la teoria della dichiarazione, volta a dar rilevanza all’ oggettivo
significato o valore della dichiarazione per richiamare l’autore del negozio alla responsabilità per le
dichiarazioni rese e far così risaltare la tutela dell’affidamento che il destinatario dell’atto poneva
nella dichiarazione.
A) La prova
La materia delle prove forma oggetto del diritto processuale, cui si rinvia per un esame più approfondito.
Principio dispositivo: nel processo civile non è il giudice che deve ricercare le prove relative ai
fatti dedotti in giudizio, ma sono le parti che devono indicare i mezzi di prova con cui comprovare le loro
affermazioni, il giudice deve valutarne la ammissibilità, la rilevanza e la concludenza.
Nozione: «Onus probandi incumbit ei qui dicit non ei qui negat » (2697).
䉴 Chi vuole far valere un suo diritto deve provarne i fatti costitutivi
Soggetto 䉴 Chi nega la rilevanza di tali fatti giuridici deve provarne l’inefficacia, o
deve provare che altri fatti abbiano modificato o estinto il diritto in que-
stione
In taluni casi, però, è possibile una inversione dell’onere della prova. Essa può essere:
3 Mezzi di prova
Nozione: mezzi di prova sono gli strumenti (cose o fatti) idonei a provare i fatti.
Tipi • testimonianza
䉴 Prove semplici o costituende: • presunzioni
si formano in giudizio • confessione
• giuramento
3.1. • Le presunzioni
Nozione: la presunzione è un’argomentazione o costruzione logica, mediante la quale, provato un
fatto, se ne considera provato un altro sfornito di autonoma prova.
3.3. • Testimonianza
Nozione: la testimonianza è la narrazione fatta al giudice da una persona estranea ai fatti oggetto
della causa di fatti controversi di cui è a conoscenza.
䉴 Per provare contratti il cui valore sia superiore a due euro e cinquantot-
to centesimi, salvo che il giudice ritenga opportuno disporla ugualmen-
te
Osservazioni
La legge di riforma del processo civile (L. 69/2009) ha disciplinato l’ipotesi della testimonianza
scritta: il giudice, su accordo delle parti, tenuto conto della natura della causa può disporre di
assumere la deposizione chiedendo al testimone di fornire, per iscritto e nel termine fissato, le
risposte ai quesiti sui quali deve essere interrogato; a tal fine la parte che ha richiesto l’assunzione
predispone il modello di testimonianza in conformità agli articoli ammessi e lo notifica al testimone
il quale rende la deposizione compilando il modello, con risposta a ciascuno dei quesiti, e precisa
quali sono quelli cui non è in grado di rispondere, indicandone la ragione. La deposizione è sotto-
scritta e poi spedita o consegnata alla cancelleria del giudice a cura del testimone.
3.4. • Confessione
Nozione: confessione è la dichiarazione che una parte fa della verità di fatti ad essa sfavorevoli e
favorevoli all’altra parte (2730).
Natura: dichiarazione di scienza, revocabile solo per errore di fatto o violenza. È un atto giuridico
in senso stretto.
Efficacia: prova legale. La confessione ha efficacia solo se proviene da persona capace di dispor-
re del diritto al quale si riferiscono i fatti confessati.
In questi casi particolari, se l’altra parte non contesta la verità dei fatti aggiunti, la dichiarazione fa
piena prova nella sua integrità; in caso di contestazione, invece, il giudice ne apprezza liberamente
l’efficacia probatoria (2734).
3.5. • Giuramento
Nozione: il giuramento è la dichiarazione solenne resa in giudizio con cui si attestano fatti rilevanti
per la decisione. È la prova estrema cui si ricorre in mancanza di ogni altra.
Il giuramento è prestato personalmente dalla parte dinanzi al giudice istruttore, il quale ammoni-
sce sull’importanza dell’atto e sulle conseguenze penali di dichiarazioni false (238 c.p.c.).
䉴 Decisorio: è deferito da una parte che sfida l’altra a confermare sotto il giura-
mento la verità di una sua affermazione. La parte cui il giuramento è stato
deferito può a sua volta riferirlo alla prima che non può rifiutarsi di giurare
䉴 Su diritti indisponibili
䉴 Per provare un fatto illecito del giurante
䉴 Per provare un atto per cui è richiesta la forma scritta ad substantiam
Inammissibilità (2739) 䉴 Per contraddire l’attestazione contenuta in un atto pubblico che il fatto
è avvenuto alla presenza del pubblico ufficiale
䉴 Per fatti che, anche se non illeciti, siano turpi ed esporrebbero il giuran-
te alla riprovazione sociale
Natura: la pubblicità non va confusa con la dichiarazione di volontà negoziale e quindi è cosa
diversa dalla forma.
La pubblicità presuppone la dichiarazione negoziale, costituendo solo un mezzo tramite il quale
questa viene resa conoscibile per i terzi.
C) La trascrizione
Nozione: la trascrizione è un mezzo di pubblicità delle vicende dei beni immobili e mobili registrati.
Funzione: assicurare la conoscibilità delle vicende relative ai beni immobili e mobili registrati e
dirimere controversie tra più acquirenti dallo stesso dante-causa .
È opinione diffusa che l’elencazione di cui all’art. 2643 abbia carattere tassativo esclusivamente
per ciò che riguarda il tipo di effetto prodotto, qualunque sia l’atto giuridico che vi ha dato origine,
come si desume dall’art. 2645 (che prescrive di sottoporre a trascrizione ogni altro atto o provvedimen-
to che produce, in relazione a beni immobili o a diritti immobiliari, taluno degli effetti dei contratti
menzionati nell’articolo 2643, salvo che dalla legge risulti che la trascrizione non è richiesta o è richie-
sta a effetti diversi). Conferma la non tassatività dell’elencazione degli atti soggetti a trascrizione an-
che la norma — art. 2645ter, introdotto dal d.l. 273/2005 conv. in l. 51/2006 — relativa alla trascrizione
dei negozi atipici (1322) che dispongano di beni immobili o di mobili iscritti in pubblici registri destinati
alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferiti a disabili, pubbliche amministrazioni o altre
Trascrizione delle divisioni: poiché la divisione ha natura dicharativa mira a tutelare unicamente
i terzi che abbiano acquistato e legalmente conservato diritti sull’immobile comune (2646). Soddisfa
inoltre l’esigenza di continuità delle trascrizioni.
Trascrizione degli atti con i quali si costituisce il fondo patrimoniale fra i coniugi: rende
opponibile ai terzi la situazione in cui i beni vengono a trovarsi (2647). Parte della dottrina, però, ritiene
si tratti di semplice pubblicità notizia.
Trascrizione delle domande giudiziali: permette ai terzi di conoscere della proposizione di una
domanda giudiziale con la quale viene contestata la titolarità di un diritto relativo a beni immobili o mobili
registrati, in ossequio al principio di diritto processuale secondo cui la sentenza che accoglie la domanda
retroagisce al momento della domanda stessa (principio dell’efficacia anticipata del giudicato).
9 Pubblicità sanante
Nozione: è una figura introdotta dalla dottrina (FERRI) per indicare una ulteriore funzione che la
trascrizione assolve quando determina un particolare affidamento sulla legittimità dell’atto trascritto:
occorre, affinché ricorra la figura in esame, il concorso di vari elementi, per cui si può asserire che la
pubblicità sanante scaturisce da una fattispecie complessa.
9.1. • Esempi
• trascrizione dell’atto da parte del ter-
zo subacquirente
䉴 Requisiti • buona fede
• scadenza del termine di decadenza
Nullità o annullamento (5 anni) per l’azione
per incapacità legale • l’azione non produce effetto nei con-
fronti del terzo subacquirente (a titolo
䉴 Effetto oneroso o gratuito) che ha trascritto
prima della domanda giudiziale
• l’atto resta nullo o annullato tra le parti
Acquisti dal donatario o dal beneficiario di una disposizione testamentaria in caso di ridu-
zione: 2652, n. 8.
10 Modalità di trascrizione
La trascrizione deve essere eseguita presso l’ufficio dei Registri Immobiliari nella cui circoscrizio-
ne sono ubicati i beni oggetto della stessa.
Nel caso in cui un bene sia riportato in più Registri Immobiliari (ipotesi di immobili siti ai confini di
diverse circoscrizioni) la trascrizione sarà effettuata presso tutti gli uffici per la parte di loro competenza.
Per ottenere la trascrizione di un atto inter vivos è necessario che l’interessato sia munito di:
— copia del titolo in forza del quale si chiede la trascrizione (sentenza, atto pubblico o scrittura
privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente);
— duplice copia della nota di trascrizione (che è una sintesi, in bollo, dell’atto da trascriversi, in cui si
indicano i nominativi degli alienanti e degli acquirenti).