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Fig. 20.1: Tassi di interesse dei Fed fund (linea scura) e dei T-bill (linea più chiara), tra gennaio 1990 e ottobre 2018.
Sono campiti in grigio i periodi di maggiori turbolenze finanziarie.
Mercato dei depositi interbancari arrivano nel 1963 con Guido Carli quando era Governatore della Banca d’Italia. La durata del
prestito interbancario è overnight, sono operazioni effettuate molto frequentemente. La BCE applica un tasso negativo sui depositi
che le banche hanno presso di essa (-0,50%). Il denaro che eccede il doppio della riserva legale delle banche viene “tassato” al
+0,5 (cioè remunerate al -0.5%) ogni notte. Questo perché la BCE vuole forzare le banche a prestarsi soldi a vicenda e ad
immetterli nel sistema finanziario e nell’economia reale anziché immobilizzarli/parcheggiarli.
- I depositi detenuti presso la Fed in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie un tempo non erano remunerati, perciò
il mercato dei Fed fund era comunque conveniente rispetto ai depositi presso la banca centrale; dal 2008 sono
divenuti fruttiferi, e il tasso al quale sono remunerati è oggi molto superiore a quello analogo nell’Eurozona (-
0,50%): il mercato interbancario americano, dunque, ha subito una certa contrazione.
- Le operazioni vengono concordate direttamente fra i singoli istituti, che appunto ricorrono alla Federal Reserve per
il regolamento (settlement) delle transazioni.
- Hanno durata overnight: il rimborso avviene nella giornata lavorativa seguente.
- Il tasso d’interesse è determinato dall’interazione della domanda e dell’offerta. Quello dei Fed fund riportato dalla
stampa è noto come tasso «effettivo», definito dal Federal Reserve Bulletin come tasso medio ponderato delle
transazioni sulla piazza di New York. La banca centrale non fissa questo tasso, ma può chiaramente influenzarlo
mediante le consuete leve di politica monetaria.
Le operazioni PCT sono negoziate al prezzo corso o tel quel cioè al prezzo secco. Al prezzo secco va aggiunto il rateo o tietimo di
interesse. Se un titolo viene smobilizzato prima della scadenza (e aveva promesso una certa remunerazione) allora tutto il
rendimento maturato nel corso del tempo gli viene pagato dall’acquirente del titolo (non incassando la cedola o se è ZCB senza la
parte residua), quindi è maggiorato di questa porzione di flusso di cassa di cui il venditore aveva maturato diritto.
Il rateo di interesse ristora il venditore di quanto non ha potuto incassare a causa dello smobilizzo anticipato del titolo
Le operazioni PCT spesso vengono usate per compiere un’operazione di vendita allo scoperto.
Consideriamo un PCT: ha solo due istanti temporali: una prima fase dove A si impegna ad acquistare e B vendere, una seconda
fase in cui A vende e B riacquista. Il titolo scambiato può essere di qualsiasi tipo (BTP, titoli con o senza cedole)
- Data valuta: data in cui avviene l’operazione di vendita del PCT : 17 dicembre
- Il rateo è la = Cedola* (giorni trascorsi dal precedente pagamento della cedolajk./giorni per incassare la cedola)
Passeranno altri 75 per ricevere la successiva cedola (75+107=182 che sarebbe più o meno la metà di 360giorni l’anno: giorni
effettivi dalle date di valute, le cedole sono semestrali)
Quindi di quei 2,5€ di cedola ha maturato 1,4698 dopo 147 giorni, questo è il rateo
- Prezzo tel quel = rateo + prezzo (corso secco)
- Il 17 dicembre B che ha venduto si impegna a riacquistare dopo 90 giorni e si impegna a riacquistarlo ad un prezzo superiore
perché nel frattempo è maturato un tasso di interesse. Contrattualmente B riacquista pagando un tasso dello 0.3%. Per esigenze di
liquidità B ha venduto il titolo che poi riacquista dopo 90 giorni ad un prezzo più basso accettando di perdere un po’ di soldi per
riottenere quei titoli.
Quindi per calcolare il prezzo a termine basta applicare il tasso di interesse (da annuo a 3 mesi) al prezzo tel quel del BTP =
123,9858*(1+0.003*90/365)= 124,0775
- Quindi B che vende il BTP a 123,9858 dopo 90 giorni lo riacquista a 124,0075 quindi B ci perde. Ha bisogno di liquidità ed è
disposto a perdere. (REPO cioè repurchase: la parte che vende a pronti e riacquista a termine un PCT e quindi ha un rendimento
negativo)
- La controparte A che acquista il BTP a 123,9858 e dopo 90 giorni lo vende a 124,0075 ottenendo un rendimento annuo dello
0.3% (reverse REPO: la parte che acquista a pronti e vende a termine un PCT con un rendimento, ha un rendimento positivo)
CD: certificati di deposito, non differiscono molto dal concetto di deposito, la differenza è che si tratta di un titolo cioè di uno
strumento finanziario. Non è a vista (a differenza di un conto corrente) cioè non può essere ritirato in qualsiasi momento, è un
titolo e quindi è negoziabile
Eurodollari
Molti contratti, nel mondo, sono denominati in USD. Storicamente, la presenza di questi depositi presso banche
straniere – soprattutto a Londra – era dovuta al timore che, nel caso in cui la «guerra fredda» fosse sfociata in conflitto
aperto, i fondi custoditi negli USA potessero essere confiscati dal governo americano per finanziare lo sforzo bellico.
Sono detti eurodollari i depositi denominati in USD e tenuti presso banche situate al di fuori degli Stati Uniti.
Per gli investitori, il rendimento degli eurodollari è spesso più elevato di quello dei depositi tenuti negli USA; ma i
conglomerati finanziari che emettono gli eurodollari sono soggetti a una regolazione molto meno stringente, dunque
possono accettare un margine d’interesse più contenuto (dato, appunto, dalla migliore remunerazione dei depositanti).
Alla scadenza, sia i coupon bond sia gli zero-coupon bond (titoli a cedola nulla) prevedono il rimborso dell’intero
valore nominale dell’obbligazione. Se il rimborso si verifica nella contingenza di un particolare evento (es.
obbligazioni subordinate, catastrophe bond, ecc.), alcune clausole possono prevedere che venga restituito un importo
inferiore al valore nominale.
Le principali tipologie di obbligazione sono:
➢ titoli di Stato: in Italia, Certificati del Tesoro Zero-coupon (CTZ), Certificati di Credito del Tesoro (CCT), Buoni
del Tesoro Poliennali (BTP);
➢ obbligazioni emesse da enti pubblici territoriali (municipaility bond);
➢ obbligazioni societarie (corporate bond).
Titoli di Stato
Per quanto – in via teorica – un’autorità statuale possa sempre ricorrere all’emissione monetaria per finanziare il
servizio del debito, anche gli Stati sovrani sono soggetti al rischio di default, potendo addirittura arrivare a perdere del
tutto l’accesso ai mercati internazionali (es. Argentina, Grecia, Venezuela).
I seguenti titoli di Stato sono emessi mediante asta marginale; il VN viene rimborsato alla pari integralmente a
scadenza:
➢ CTZ – Durano 24 mesi dall’emissione. Nel secondario vengono negoziati al prezzo tel quel. Lo scarto («disaggio»)
di emissione, che in rapporto al prezzo pagato esprime il rendimento, è tassato al 12,5%.
➢ CCT – Durano 7 anni dall’emissione, che può essere sotto la pari o al più alla pari; corrispondono cedole semestrali
posticipate. Il tasso cedolare è composto da una parte fissa e una variabile, indicizzata al rendimento dei BOT a 6 mesi
(uno spread, determinato in base alle condizioni di mercato). Nel secondario vengono negoziati al corso secco. Il
rendimento dipende quindi dallo scarto di emissione e dalla consistenza delle cedole, ambedue tassati al 12,5%.
➢ BTP – Durano 3, 5, 10, 15, 30 o 50 anni dall’emissione, che può essere anche sopra la pari; corrispondono cedole
semestrali posticipate di importo stabilito a priori, dunque noto all’emissione. Le altre caratteristiche ricalcano quelle
dei CCT.
- Esistono poi due tipologie di BTP che presentano le medesime caratteristiche di quelli «ordinari», pur con alcune
differenze riguardo ai flussi di cassa:
➢ BTP€i – Presentano le medesime caratteristiche degli altri BTP, ma l’importo delle cedole semestrali viene corretto
per tenere conto dell’inflazione europea.
➢ BTP Italia – Il tasso cedolare è fisso, ma il capitale viene periodicamente rivalutato sulla base dell’inflazione
italiana. Inoltre, a differenza degli altri BTP, questo è collocato non tramite asta ma direttamente nel Mercato
Obbligazionario Telematico (MOT). Questo perché il BTP Italia è rivolto a investitori retail, pur essendo comunque
rilevante la quota sottoscritta dagli istituzionali.
- Il MOT è, appunto, un mercato al dettaglio; il Mercato telematico dei Titoli di Stato (MTS) è quello all’ingrosso
per tutti gli strumenti del debito pubblico italiano (eccetto il BTP Italia), alla cui negoziazione sono ammessi
soltanto investitori istituzionali. Gli strumenti italiani sono destinati al segmento DomesticMOT; su quello
euroMOT sono negoziati i titoli emessi da altri Paesi dell’Eurozona e le c.d. «eurobbligazioni», cioè titoli emessi
anche al di fuori dell’area valutaria comune (es. denominati in dollari) e scambiati, appunto, nei mercati europei.
Coupon stripping
Il coupon stripping un’operazione di separazione delle cedole dal valore di rimborso del titolo. Come risultato, ogni
cedola singolarmente negoziabile viene detta Separate Trading of Registered Interest and Principal Security
(STRIPS), mentre la componente di rimborso a scadenza è detta mantello.
- Introdotta per la prima volta negli USA nel 1985, in Italia l’operazione è stata liberalizzata dal TUF e disciplinata
con il D.M. 15 luglio 1998. Essa «può avere per oggetto solo titoli di Stato a tasso fisso non rimborsabili
anticipatamente (...)»
- È anche prevista l’operazione inversa, c.d. di ricostituzione, mediante la quale il mantello viene ricongiunto con gli
STRIPS. Quest’ultima si applica ai «titoli di Stato che hanno formato oggetto di coupon stripping».
Il coupon stripping permette di separare i flussi cedolari dal rimborso di capitale a scadenza, e ciascuno di questi flussi di cassa
diventa uno ZCB a sé stante che può essere negoziato. Il valore del rimborso va a costituire uno ZCB mantello e tutte le altre cedole
(che sono diventante altri ZCB) vengono chiamate STRIPS (separate tri... sercurities) . E’ un vantaggio per entrambe le parti, sia per
gli investitori che comprano le cedole e sia per chi compra il mantello e sia per chi vende
L’operazione di coupon stripping modifica le caratteristiche del titolo originario. Questo ha dei pro e dei contro:
Vantaggi
1. certezza dei rendimenti: sono tutti noti a priori, trattandosi di titoli zero-coupon;
2. maggiore flessibilità, grazie alla possibilità di creare più scadenze: per esempio, le assicurazioni – che
investono a medio-lungo periodo – preferiranno il mantello; le banche – le cui esigenze di liquidità sono più a
breve termine – acquisteranno in prevalenza gli STRIPS, ecc.
3. semplicità, in quanto gli investitori non devono gestire flussi intermedi ma solo quelli di acquisto e rimborso.
Svantaggi
1. maggior rischio: a parità di scadenza, un titolo zero-coupon ha una più elevata duration rispetto a un titolo con
cedola e quindi è più sensibile alle variazioni di prezzo;
2. minore liquidità: i titoli originati dallo stripping hanno un basso volume di negoziazioni sui mercati.
Asta marginale
- A differenza dei BOT, collocati tramite asta competitiva, gli altri titoli di Stato vengono collocati tramite asta
marginale: in questo caso, il prezzo di aggiudicazione è unico.
- Tale prezzo è dato dal più basso tra quello corrispondente alle richieste accoglibili (esiste dunque un incentivo a
offrire più della propria disponibilità a pagare), queste ultime ordinate in senso decrescente fino a copertura della
quantità emessa: viene data priorità agli investitori che offrono un prezzo più elevato, accontentandosi di un
rendimento inferiore.
- Per esempio, consideriamo un’asta marginale per collocare BTP (Tabella 21.1). Quattro investitori (Alfa, Beta,
Gamma, Delta) avanzano ciascuno tre richieste di acquisto (A, B, C). Queste ultime vengono presentate in «busta
chiusa» (nessuno può conoscere le offerte altrui, finché non vengono rivelate tutte insieme) e nell’arco di pochi
giorni.
- Se l’emissione è di €/mln 1.000, il prezzo che assicura la copertura dell’intera emissione è € 98,20 (Tabella 21.2).
- In corrispondenza del prezzo marginale, però, hanno piazzato ordini sia l’investitore Alfa (richiesta B) sia
l’investitore Gamma (richiesta A); restano da collocare €/mln 200. L’aggiudicazione avviene pro quota: poiché per
€ 98,20 Alfa intende acquistare €/mln 200 e Gamma €/mln 300, il primo avrà diritto a 200/(200 + 300) = 40% della
quantità da assegnare, cioè40%200 =€/mln80eilsecondoa300/(200+300)=60%,cioè60%200 =€/mln120.
• Nel caso in cui sia fissato a priori (anziché indicizzato a un parametro), l’importo della cedola può essere costante,
crescente (step-up) oppure decrescente (step-down). Le obbligazioni c.d. drop lock, invece, pagano cedole secondo un
tasso variabile cui è applicato un floor: se il tasso variabile scende al di sotto della soglia indicata (trigger rate), le
cedole successive saranno calcolate applicando un tasso fisso pari o superiore a tale valore-soglia.
Obbligazioni convertibili
Incorporando anche potenziali diritti amministrativi (la c.d. voice nell’assemblea della società emittente, qualora si
eserciti il diritto di conversione in azioni), questi strumenti risultano per loro natura più appetibili: il loro rendimento,
quindi, è di solito inferiore a quello dei titoli di puro debito.
La convertibilità consente ai possessori di questi strumenti di beneficiare dell’aumento del corso azionario
dell’emittente: in genere, però, il tasso di conversione è fissato in modo che l’incremento del prezzo delle azioni dovrà
essere molto rilevante prima che esercitare la facoltà di conversione possa risultare conveniente.
Il mercato interpreta spesso gli aumenti di capitale come il segnale che il prezzo corrente è relativamente elevato e
destinato a scendere in futuro, perché offrirebbe agli attuali azionisti la possibilità di ricapitalizzare la società e al tempo
stesso – vendendo peraltro i propri diritti d’opzione a un prezzo sostenuto – ridurre la loro presenza nel capitale. Al
contrario, l’emissione di obbligazioni convertibili è percepita come la scommessa che in futuro il corso azionario
dell’emittente sia destinato ad aumentare, guadagnando nel caso in cui ciò si verifichi ma consentendo anche ai
sottoscrittori di proteggersi da un’eventuale diminuzione (semplicemente, rinunciando alla conversione).
Obbligazioni callable
È prevista la possibilità che l’emittente le riacquisti, rimborsando il capitale ai possessori – talvolta con un piccolo
premio – prima che i titoli giungano a scadenza. All’emittente conviene «richiamare» il titolo quando, a causa di una
diminuzione dei tassi, il prezzo sale al di sopra di quello di chiamata (esattamente come per un’opzione call).
La callability – sgradita agli obbligazionisti, perché riduce le loro possibilità di trarre profitto dal possesso dello
strumento – impone agli emittenti di detenere liquidità all’uopo dedicata: questo può avvenire semplicemente mediante
la costituzione di un c.d. fondo di ammortamento (sinking fund), cioè la segregazione di una porzione della cifra
raccolta con l’emissione obbligazionaria al fine di garantire il servizio di tale debito.
Per i motivi di cui sopra, le obbligazioni callable sono generalmente associate a un rendimento superiore, così da
risultare comunque attraenti per i sottoscrittori. Questo a meno che non sia prevista anche la clausola sinking fund: che,
essendo favorevole ai possessori in quanto riduce la probabilità di default, è associata a un minore rendimento.
La callability è inoltre particolarmente utile nel caso in cui le obbligazioni prevedano covenant particolarmente
limitativi per l’emittente: in quel caso, riacquistare le obbligazioni è la via per attuare quanto sarebbe altrimenti vietato.
Inoltre, riacquistare obbligazioni è comunque una forma d’investimento cui ricorrere quando le altre non fossero
soddisfacenti.
Obbligazioni subordinate
Si tratta di titoli in cui, nel caso di patologia dell’emittente, il pagamento delle cedole e il rimborso del capitale sono
subordinati alla soddisfazione di altri creditori (inclusi quelli con una minore subordinazione).
Obbligazioni societarie
Esistono diversi livelli di subordinazione:
➢ Tier 1: massimo livello di subordinazione. Non hanno scadenza, ma l’emittente può riacquistarle entro 10 anni
dall’emissione; il pagamento delle cedole, oltre che sospeso, può essere addirittura annullato. Il capitale da rimborsare,
inoltre, può assorbire le perdite che altrimenti intaccherebbero il patrimonio dell’emittente.
➢ Upper Tier 2: il pagamento delle cedole può essere bloccato nel caso in cui i flussi di cassa siano all’uopo
insufficienti o il pagamento dei dividendi sulle azioni sia stato sospeso.
➢ Lower Tier 2: subordinate solo alle obbligazioni ordinarie e nel caso di insolvenza dell’emittente, hanno una
scadenza compresa fra 5 e 10 anni.
➢ Tier 3: stesso livello di subordinazione delle Lower Tier 2, ma scadenza inferiore ai 5 anni.
Obbligazioni strutturate
Sono definite così per via della modalità «complessa» di calcolo delle cedole e del capitale da rimborsare (es.
indicizzazioni, particolari facoltà riconosciute all’emittente o ai sottoscrittori).
Le reverse floater sono tra le obbligazioni più rischiose in assoluto, perché all’aumentare (al diminuire) dei tassi
d’interesse, cioè al diminuire (all’aumentare) del prezzo, diminuisce (aumenta) anche l’importo delle cedole (talvolta
con l’eccezione delle prime, che sono fisse). La variabilità del pay-off è quindi particolarmente elevata.
Le index-linked ed equity-linked sono indicizzate a un indice azionario o un paniere di azioni, rispettivamente. Poiché
si presuppone che questi tendano ad avere una performance positiva, cui il sottoscrittore parteciperebbe – ancorché
parzialmente – senza peraltro essere esposto a eventuali perdite, il loro rendimento minimo garantito è di solito inferiore
a quello di mercato. L’acquisto di un titolo siffatto, dunque, equivale ad assumere una posizione lunga su un’opzione
call il cui sottostante sia l’indice azionario o il paniere di azioni.
Garanzie finanziarie
Sono fornite da compagnie di assicurazione che, previo incasso di un premio, assumono su di sé il rischio d’insolvenza
degli emittenti (rispetto ai quali hanno, generalmente, uno standing creditizio superiore).
Il tipico strumento di trasferimento del rischio è il Credit Default Swap (CDS), il cui rendimento è espresso come la
differenza (spread), in punti-base, rispetto al premio pagato su un titolo non rischioso. Dal 2000, negli USA, i CDS
erano completamente liberalizzati: fatte salve le restrizioni applicate al mercato assicurativo, si poteva «scommettere»
sull’insolvenza di soggetti di cui non si possedevano titoli (CDS c.d. «nudi»), in evidente condizione di azzardo morale.