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Blocco 1: Definizione e funzioni del sistema finanziario.

Sistema Finanziario
Un sistema finanziario è un sistema complesso integrato (collegato) composto da: intermediari finanziari,
mercati finanziari, strumenti finanziari e autorità di regolamentazione e vigilanza in un paese in un certo
periodo.

Esso costituisce un’infrastruttura cruciale per il funzionamento delle moderne economie e ha natura
dinamica. Se si toglie il settore finanziario, l’economia moderna muore.

Il sistema finanziario ha natura dinamica, in quanto evolve nel corso del tempo in risposta a stimoli esogeni
(regolamentazione e innovazione tecnologica) ed endogeni (competizione e innovazione finanziaria).

Funzioni
Ø realizza il trasferimento di risorse dal risparmio agli investimenti (funzione creditizia o di allocazione delle
risorse), ovvero l’impresa che ha bisogno di soldi, li vede arrivare tramite il sistema finanziario. Questo
trasferimento di regola costituisce un credito e un’allocazione delle risorse. Il sistema finanziario, quindi,
decide dove canalizzare le risorse finanziarie per allocarle in un certo impiego e in quanto tale può creare o
distruggere ricchezza, se fa bene o fa male il suo lavoro.

Questa funzione può essere realizzata in tre livelli:

 Sistemi formali: la banca realizza trasferimenti dove le parti hanno un contratto scritto. Tramite i
sistemi formali è possibile collegare chi possiede eccedenze di fondi risparmiato (surplus
finanziario) con chi ha una carenza di risorse finanziarie (deficit finanziario)
 Esistono ancora però retaggi antichi, cioè sistemi informali dove la canalizzazione avviene tra le
parti senza un contratto scritto
 Sistema pooling: gli intermediari raccolgono tra il pubblico somme di piccolo ammontare presso
tanti risparmiatori, per poi poter fare prestiti di grosso ammontare, per poter essere investiti in
un'unica soluzione.

Ø funzione monetaria: tramite la creazione di mezzi di pagamento e la produzione di servizi necessari per la
circolazione della moneta, i sistemi finanziari determinano le modalità di regolamento degli scambi reali e
finanziari. Il sistema finanziario consente quindi di effettuare facilmente, velocemente e in maniera sicura i
pagamenti tramite moneta fisica o virtuale

Ø trasmette al sistema economico gli impulsi della politica monetaria ed economica (funzione di
trasmissione della politica monetaria), perché la politica monetaria coinvolge più soggetti, non solo la BCE,
perché lei non può fare niente senza la risonanza del sistema finanziario. Il sistema finanziario deve
prendere l’impulso della Banca Centrale e lo deve proiettare sull’economia.

Ø risk management: distribuisce, trasferisce e trasforma i rischi a cui sono sottoposti i diversi agenti
mediante lo sviluppo di strumenti contrattuali adhoc e tecniche gestionali idonee a limitare i rischi.

Ø riduce le asimmetrie informative (moral hazard e adverse selection): un’asimmetria informativa è quel
divario nel bagaglio informativo che hanno due soggetti quando stipulano un contratto, cioè tra chi compra
e chi vende. Le asimmetrie informative generalmente sono di due tipi e avvengono in due momenti diversi:

 Moral hazard (azzardo morale): Tipico dei contratti amministrativi, significa avere una
sottovalutazione, quando non si è in grado di vedere tutto quello che fa la controparte, con il
rischio che essa agisca in maniera non conforme al contratto.
 Adverse selection (selezione avversa): è un fenomeno che si verifica quando sistematicamente
(ogni volta), vengono selezionate delle controparti sbagliate per un contratto. Nelle banche è un
fenomeno molto frequente (es: la banca stipula contratti con persone inaffidabili ma non lo sa).

Stato patrimoniale e conto economico di un operatore del sistema economico


Il conto economico si divide in entrate
correnti (ricavi) e spese correnti. Da questo
dovrebbe derivare un risparmio (positivo) o
un disavanzo (negativo). Il risparmio si indica
con la lettera S e insieme agli utili non
distribuiti va a finire nel passivo, dove
abbiamo le fonti a disposizione, mentre
nell’attivo ho gli impieghi delle risorse.
Nel passivo abbiamo le passività finanziarie
(debiti) e il capitale netto. Le analisi di
bilancio consentono di individuare eventuali
divari e di capire il funzionamento dei
trasferimenti tra operatori all’interno del
sistema finanziario.

Gli operatori di un sistema economico generano:


Entrate correnti(Y) destinate, in primo luogo, a coprire flussi finanziari in uscita (C).

Generalmente, ma non necessariamente, Y > C da cui Y - C = S (risparmio)

Ø S non viene, tuttavia, determinato in modo casuale, ma dev’essere una variabile obiettivo (alcuni
operatori fissano S e quindi adeguano Consumi C in funzione di Reddito Y).

Ø S viene destinato ad alimentare il processo di investimento (I) (che serve a sua volta a ripristinare la
capacità produttiva o ad incrementarla), perciò serve un risparmio uguale all’investimento.

Evoluzione nel tempo dello stato patrimoniale di un operatore


Per aumentare le attività reali (acquisto di beni
tangibili), si potrebbe attingere dal risparmio
vecchio delle attività finanziarie, o utilizzo
risparmio nuovo generandolo (capitale netto), o
utilizzo debito (passività finanziarie).

È importante risparmiare quindi perché il


risparmio alimenta gli investimenti che si
possono operare in un’impresa.
Evoluzione nel tempo dello stato patrimoniale di un operatore
Circuito diretto: passaggio diretto delle somme da chi
le ha a chi le cerca.

La famiglia ottiene un risparmio e lo mette in attività


finanziarie. Quei risparmi li potrebbe dare a
un’impresa. Quindi la sua attività finanziaria diventa
uno strumento finanziario (obbligazione per esempio),
mentre per l’impresa quella attività diventa debito,
transita anche nel bilancio dell’impresa.

Evoluzione nel tempo dello stato patrimoniale di un operatore


Circuito indiretto o intermediato: c’è un
intermediario che mette in contatto le parti.

La famiglia ha il suo bilancio, alla fine dell’anno


genera un risparmio, che diventa attività
finanziaria. La famiglia non vuole prestare soldi
all’impresa, perciò sceglie di depositare i soldi in
banca in un c/c, che però per la banca sono
debiti, cioè passività finanziarie, e nell’attivo della
banca avrà quei soldi in cassa in filiale (attività
finanziarie). Quei soldi li presta alle imprese, che
diventano per loro passività finanziarie. È un
modo di operare che alle famiglie piace perché i
rischi se li assume la banca.

Il saldo finanziario
Il saldo finanziario è la differenza tra risparmi e investimenti. Significa che se ho un certo risparmio e investo
di meno, il saldo finanziario è quella materia utile finanziaria che non investo.

A livello di sistema economico complessivo abbiamo S = I.

A livello di singolo operatore è difficile che sia S = I, più frequentemente:

• S>I surplus o avanzo finanziario

• S<I Deficit o disavanzo finanziario


Il riequilibrio (cioè l’impiego del Surplus, o il finanziamento del Deficit) viene ottenuto agendo sullo stock di
strumenti finanziari.

Chi detiene un Surplus si presenta come offerente di risorse finanziarie, cioè domanda strumenti finanziari
(AF).

Chi si trova in Deficit domanda risorse finanziarie, cioè offre strumenti finanziari (PF).

I saldi finanziari dei settori istituzionali

I circuiti di intermediazione
Circuiti dove gli operatori interagiscono tra di loro attraverso trasferimenti in cui chi ha dei surplus li può
concedere ad altri soggetti (in deficit).

 Circuito intermediato (indiretto): la canalizzazione delle risorse finanziarie avviene attraverso gli
intermediari finanziari
 Circuito diretto: la canalizzazione delle risorse avviene attraverso i mercati mediante:
o Investimenti diretti attraverso per esempio sottoscrizioni di obbligazioni
o Investimenti operati da investitori istituzionali

Limiti:

o Generalmente questo sistema è meno popolare perché famiglie e imprese hanno esigenze
diverse di avversione al rischio e di tempistica.
o Le imprese piccole difficilmente sono conosciute dalle famiglie e perciò calano le possibilità
per loro di ricevere prestiti rispetto ad imprese più grandi e conosciute.
 Sistemi bancocentrici vs orientati ai mercati: ragioni della genesi e dell’evoluzione di modelli
strutturali di intermediazione. Ogni paese ha un circuito intermediato e diretto. Ci saranno alcuni
paesi in cui uno è prevalente rispetto all’altro.
o Bancocentrici: maggior parte delle attività finanziarie passa attraverso le banche (es: Italia)
o Orientati al mercato: prevalenza del circuito diretto, la parte prevalente della finanza passa
attraverso il mercato e non attraverso le banche (es: paesi anglofoni)

Questi sistemi nascono in territori diversi, perché è diverso il tessuto imprenditoriale in questi paesi

 Metriche di misurazione: per misurare in un paese la prevalenza di un sistema rispetto all’altro,


vado a vedere l’importanza dei mercati (con la capitalizzazione di borsa, numero di imprese
quotate in borsa, controvalore degli scambi), ma anche l’importanza delle banche (con il credito
bancario su PIL).
 Politiche di misurazione OTH e OTD: i sistemi orientati al mercato sono più orientati a una strategia
OTD, mentre i sistemi bancocentrici verso una strategia OTH.
o OTD (originate to distribute): quando le banche concedono un prestito, lo vende a soggetti
terzi su un mercato, così che la banca può continuare a fare prestiti senza esaurire i suoi
soldi.
o OTH (originate to hold): la banca che origina il prestito se lo tiene fino a naturale scadenza
 Il caso Italia:
o dalla foresta pietrificata alla concorrenza internazionale:
 la “foresta pietrificata” è una frase utilizzata negli anni ’90 da Giuliano Amato per
descrivere le banche italiane. La prima legge bancaria moderna che risaliva al 1936
quasi impediva che le banche entrassero in competizione tra di loro. Ecco perché si
parla di foresta pietrificata, perché abbiamo tante banche sparse per il paese,
ognuna piccola e inefficiente che opera in un territorio per preciso che non aveva
quindi nessun incentivo a svilupparsi.
 C’era un altro problema, l’Italia aveva aderito al mercato unico, che valeva anche
per i servizi finanziari e perciò si presentò la necessità di adeguare il sistema
bancario italiano agli standard degli altri Paesi, per non perdere il monopolio
bancario nel proprio territorio, in quanto le anche estere erano cento volte più
efficienti.
 Vista la situazione, dal 1990 al 1993 si verifica un’evoluzione delle banche
attraverso due testi, il primo del 1990, con il quale le banche vengono trasformate
nel modello imprenditoriale di SPA; il secondo del 1993 dove si abbandona
completamente la legge del 1936 e si pongono le basi della banca moderna.
o La disintermediazione (intermediata…): negli anni 90 in Italia nasce un interesse verso
borse valori. Come conseguenza, la gente toglie i soldi dai c/c per investire in borsa. Le
banche quindi raccolgono meno denaro. Di fronte a questa situazione, le banche hanno
cercato di re-intermediare quei flussi persi (attraverso sistemi di trading online, sistemi in
cui investire, dare fondi comuni di investimento, consulenze finanziarie, ecc…). Si parla
quindi di disintermediazione intermediata. La borsa valori è diventata parte del sistema
bancario. Si sviluppa un fenomeno di rinnovamento delle banche e cambia il loro modello
di business (dei servizi). Oggi il sistema bancario guadagna molto più dai servizi, che
dall’attività di prestito.

La struttura del sistema finanziario


italiano
La parte sotto è simile per tutti i paesi. Le
famiglie prestano potere d’acquisto, le imprese e
lo stato (settori in deficit) invece prendono a prestito e nel mezzo, come intermediari, abbiamo i circuiti di
intermediazione (diretto o indiretto).

Nello schema sono raffigurate le 5 autorità di controllo, ovvero gli arbitri del sistema: Bankitalia, Consob,
AGCM, IVASS, COVIP.

Intermediari finanziari
 L’intermediazione e svolta da più soggetti. Alcuni hanno un monopolio su alcuni settori, una sorta di
riserva di legge.
 Questi intermediari sono Operatori professionali, attivi nei circuiti di finanziamento indiretto attraverso
la produzione e l’offerta di strumenti finanziari destinati alle unità in surplus e in deficit.
 Hanno un bilancio in cui lo stato patrimoniale ha poste prevalentemente di natura finanziaria.
o Banche: hanno una specifica funzione, sono le uniche che possono raccogliere e prestare
denaro fra il pubblico. Possono emettere anche polizze assicurative, come intermediario. È un
servizio aggiuntivo che fanno.
o Intermediari creditizi non bancari: sono dei soggetti che molto spesso fanno un’attività simile
alla banca, ma non sono banche. Sono un insieme di soggetti che spesso assomigliano alle
società finanziarie di prestito, che sono negozi finanziari e non sportelli bancari (es: agos).
Danno dei prestiti, ma non possono raccogliere denaro fra il pubblico.
o SPV: special purpose vehicle. Veicolo creato per una finalità speciale. Queste si occupano della
cartolarizzazione, ossia emette delle obbligazioni (ABS = Asset-backed security), raccoglie soldi
emettendo titoli, e con i soldi raccolti compra un cespite che produce denaro (spesso mutui).
o SGR: società di gestione del risparmio. Gestiscono fondi comuni di investimento, che sono dei
contenitori in cui ognuno può mettere soldi, e la SGR investe cumulativamente quei soldi per
farli fruttare. Vi sono proprio degli accordi tra banche e SGR e spesso esse sono proprio
possedute da gruppi bancari
o SIM: più importanti in passato, sono società di intermediazione mobiliare. Negli anni 60/70/80,
quando le persone compravano in borsa, si rivolgevano agli agenti di cambio, che erano esperti
di borsa che avevano o loro stessi o dipendenti per negoziare in borsa. Con l’arrivo degli anni
’90 si cerca di aumentare il professionismo, chiedendo gli agenti di cambio di trasformarsi da
persone fisiche a una forma giuridica di spa. All’agente di cambio si sostituisce la SIM. La SIM,
quindi, erano società a cui rivolgersi per fare azioni in borsa. Il limite delle SIM era dalla
regolamentazione, cioè tutte le attività che svolgeva le poteva fare direttamente anche una
banca, non avevano riserve di legge. Questo era oggetto di concorrenza sleale, perché quando
disinvesto dalla borsa, l’investimento torna ad essere denaro che finisce sul c/c d’appoggio. Ma
la SIM non è una banca, il c/c veniva aperto dalla banca e basta. Molte SIM quindi si sono
trasformate in banca, in modo da non perdere clienti. Esistono ancora alcune SIM,
principalmente fondate da antichi agenti di cambio importanti e rimangono come una specie di
marchio di prestigio.
o Assicurazioni: possono stipulare polizze assicurative (solo loro possono farlo). Non fanno solo
polizze assicurative furto e incendio, ma offrono anche polizze puramente finanziarie, legate
agli investimenti.

Tassonomia dei mercati finanziari


Nel sistema finanziario abbiamo i mercati anche e le caratteristiche dei mercati:

 Presenza di regolamentazione:
o mercati regolamentati: il loro funzionamento avviene nel rispetto delle regole stabilite dalle
autorità di vigilanza e dalle società di gestione dei mercati. Questo tipo di mercati devono
avere una serie di proprietà, requisiti e autorizzazioni che derivano dalla legge.
o mercati over the counter (OTC): sono tutti i mercati che non rientrano nei regolamentati.
Sono mercati il cui funzionamento ha luogo senza che vi siano regole stabilite da autorità di
vigilanza, ma che adottano modalità e prassi operative comunemente accettate. Su questi
mercati sono comuni gli scambi di contratti derivati da un ampio gradi di sofisticazione e
personalizzazione.
 Grado di novità degli strumenti finanziari, ovvero ciclo di vita dello strumento finanziario negoziato
o mercati primari: mercato dei titoli nuovi. Si parla di emissione e sottoscrizione del titolo in
questo caso. Il prezzo di questi strumenti finanziari viene spesso fissato dagli analisti.
o mercati secondari: mercato dei titoli rivenduti, già “usati”. In questo caso si parla di
acquisto e vendita di titoli già esistenti.
 Durata residua degli strumenti finanziari. Gli strumenti possono avere tante durate, alcuni anche
senza scadenza. Sul mercato, è importante separare gli strumenti di breve e di media-lunga durata.
o mercati monetari: dove abbiamo strumenti con durata residua minore o uguale a 12 mesi
o mercati finanziari (o dei capitali): dove abbiamo strumenti con durata residua superiore a
12 mesi
 Rilevanza della forza contrattuale: significa che su alcuni mercati, nelle transazioni conta l’identità
dei soggetti, su alcuni mercati no.
o mercati diretti: se l’identità di un soggetto ha un impatto sul mercato, siamo in un mercato
diretto.
(Esempio: Fiat è famosa perché da decenni comunica il tasso fiat, cioè comunica al mercato
il tasso a cui è disposta a farsi finanziare e gli altri operatori lo devono prendere così
com’è.)
o mercati aperti: mercati in cui l’identità dei soggetti non è importante. Le transazioni sono
addirittura anonimizzate, non si sa neanche con cui si fa la transazione. Non c’è un impatto
derivante dall’identità del soggetto.
 Tipologia di strumenti finanziari negoziati
o Mercati azionari, obbligazionari, dei derivati, del gas, del cotone, ecc…

Attività finanziarie: i rapporti giuridici sottostanti


 I contratti finanziari (attività finanziarie) hanno la duplice veste di attività (per chi ci investe soldi) e
passività (per chi emette il contratto) finanziarie. Infatti, si tratta di un contratto tra due parti e che
quindi coinvolge due soggetti: uno che investe (attività) e uno che ha emesso che è emittente (la
raccolta).
 Sono contratti finanziari molto diffusi:
o Credito: I crediti sono contratti di prestito caratterizzati dal trasferimento di risorse monetarie
contro l'impegno alla restituzione delle somme ricevute ad una data futura. Spesso prevedono
interessi da pagare e il rimborso graduale dell’importo prestato. Esempi: prestiti bancari, le
obbligazioni, i certificati di deposito ecc.;
o Partecipazione al capitale di rischio, come strumento azionario: contratto che in cambio del
trasferimento di potere d’acquisto, comporta l’acquisizione di diritti patrimoniali amministrativi
nei confronti di una società e in cambio si ottengono due benefit:
1. Diritti di natura amministrativa: il diritto di partecipare alle assemblee, il diritto di votare ecc.
2. Diritti di natura patrimoniale finanziaria: se si partecipa alla società arrivano dei dividendi se
ci sono utili distribuiti.
Strumento azionario espone il titolare ad aleatorietà nella remunerazione e nel rimborso del
capitale;
o Assicurazione: con il versamento di somme (premi) a favore di un intermediario assicurativo,
questi si assume l’obbligo di risarcimento dei danni subiti dai soggetti assicurati al verificarsi
degli eventi contrattualmente previsti;
o Strumenti derivati: natura ibrida (credito + assicurazione), sono definiti contratti a termine e
nascono come un contratto con finalità assicurativa, per proteggere da fluttuazioni di prezzi per
fare in modo che chi produce e utilizzava la materia prima avesse un prezzo prefissato a
prescindere dal seguito.

Le caratteristiche della moneta


 Mezzo di regolamento degli scambi: mezzo di scambio che regola il rapporto debito/credito in uno
scambio.
o moneta merce (valore intrinseco = valore estrinseco): mezzo di scambio delle popolazioni
antiche, il cui nome deriva dal fatto che venivano utilizzate merci generalmente poco
deperibili (come l’oro) come moneta. Nella moneta merce il valore estrinseco attribuito alla
moneta è uguale al suo valore intrinseco oggettivo (valore del materiale). La moneta ha
valore perché ha valore il materiale che la costituisce.
Limiti: tanti scambi richiedono tanta moneta necessaria e questo comporta troppo
materiale da impiegare che poi viene a mancare.
o moneta segno (valore intrinseco ≠ valore estrinseco): il valore intrinseco della moneta è
vicino a zero (la carta di cui è fatta la banconota non vale niente). Nelle monete moderne,
non abbiamo più monete merce, ma monete segno, che hanno un valore perché c’è scritto
sopra (valore estrinseco).
 Unità di misura
 Scorta di liquidità: funzione di riserva, che consente di mantenere invariato il potere d’acquisto
nominale (che non tiene conto dell’inflazione).

Se una moneta ha però un valore estremamente instabile, non copre la funzione 2 e 3 come dovrebbe.

La moneta
Moneta a corso legale (moneta segno)

 Si chiama così perché il suo corso (cioè la sua circolazione), è sancita da una legge, grazie alla quale
la moneta acquisisce valore
 la sua accettazione è imposta per legge
 non può essere rifiutata dal creditore
 viene creata da un soggetto pubblico (banca centrale) che decide quanta moneta stampare

Moneta scritturale (moneta segno)


 Insieme degli strumenti e delle procedure di pagamento alternativi alla circolazione della moneta
legale
o strumento di pagamento: sostituto temporaneo della moneta che permette di ritardare
l’esborso monetario ad un momento successivo alla conclusione dello scambio.
o procedure di pagamento: rappresentano i sistemi di trasferimento della titolarità della
moneta (bonifici, giroconti, procedure di incasso e pagamento ecc.).
 Prevalentemente di emanazione bancaria
 Prevalente moneta che circola all’interno del sistema finanziario, che richiede ulteriori sistemi
fiduciari tra gli operatori, perché appunto il valore intrinseco di queste monete è praticamente
nullo.

C’è un grande squilibrio tra moneta legale (poca) e tante monete scritturali (bancarie, postali, ecc...)

Il sistema dei pagamenti


 È un sistema controllato da istituzioni, in cui dei produttori di strumenti di pagamento consentono
di fare transazioni (scambi di moneta) senza nell’immediato avere in tasca moneta legale.
 Il suo ruolo è quello di raggiungere due obiettivi: avere un sistema che trasferisca risorse
efficientemente (in termini di costo), ma anche in maniera sicura tra operatori economici.
 Sistema dei pagamenti e moneta
o legale: non è strumento di pagamento; è il genere monetario a corso legale e non un
temporaneo
o sostituto scritturale (sostituto della moneta legale), che si articola in due momenti:
 attivazione del pagamento
 gestione del pagamento, quando scatta l’addebito e l’accredito della moneta
 La telematica porta dei vantaggi nel sistema dei pagamenti:
o Pagamenti che avvengono immediatamente
o Le operazioni sono più facilmente tracciabili
o Riduzione drastica dei costi
o Limiti: sistema di pagamenti può essere soggetto ad hackeraggio (problemi di sicurezza)

Il circuito interbancario
 È la rete su cui viaggiano i pagamenti tra banche (interbancario).
 L’attivazione del circuito richiede:
1. lo scambio di informazioni relative alle operazioni di pagamento e d’incasso eseguite per conto
dei clienti
2. avviene la transazione e le banche delle controparti si scambiano denaro e quindi si
compensano tra di loro i debiti e crediti interbancari (fase tecnica gestita dalle banche)
 Come può avvenire il regolamento delle ragioni di debito e di credito delle banche coinvolte?
a. schema bilaterale tramite conti di
corrispondenza: ci sono due banche che si
scambiano soldi su conti di
corrispondenza, che sono c/c accesi per
movimentare i pagamenti dei clienti.
(poco realistico nella vita vera)
Se si coinvolgono più banche però il sistema
diventa complesso perché:
i) le banche hanno tanti software
diversi e sistemi di pagamento diversi
ii) tanti soldi immobilizzati in giro per il
mondo

b. schema multilaterale: le banche hanno c/c


unico con la banca centrale (X) e quindi
intrattengono rapporti d’affari con essa. La
banca centrale collega le banche tra di loro
per effettuare pagamenti.
Come avviene tutto questo? Esistono due
modalità che vengono usate a seconda
dell’obiettivo perseguito:
i) Sistemi su base lorda: le transazioni
avvengono in tempo reale
singolarmente e una alla volta,
senza calcolare nessun saldo netto.
Il suo vantaggio è che il pagamento
avviene immediatamente e il cliente sa subito se è andata a buon fine. Lo svantaggio è
che ci sono una marea di transazioni da mandare e ricevere in continuazione e i saldi
sono molto piccoli. Servono tante quantità di soldi. Per prevenire insolvenza, è
preferibile questo sistema.
ii) Sistemi su base netta: le banche raccolgono i pagamenti per una giornata intera, senza
scambiarsi soldi, la sera, si calcolano i saldi e ci si scambia solo il saldo. Il vantaggio è
che non ho costi di transazione e movimento solo ciò che è necessario. Lo svantaggio è
l’insolvenza potenziale di un operatore: se un intermediario continua a raccogliere
pagamenti tutto il giorno, alla fine della giornata può rendersi conto di non avere
abbastanza denaro in cassa da movimentare.
Se la finalità è quella di limitare i costi e l’utilizzo delle macchine che mobilitano i soldi,
allora è preferibile questo sistema.

c. schemi ibridi: ci sono sistemi che mischiano la base lorda e la base netta. Possono essere:
i) circuiti a base netta dove non liquido solo a fine giornata ma più volte nel giorno
ii) circuiti a base lorda dove i pagamenti non avvengono esattamente in tempo reale
Blocco 2: Raccolta e cenni di politica monetaria
Le politiche di raccolta (diretta)
 Raccolta: denaro che entra in banca, che si può trasformare in attivo attraverso prestiti concessi. Le
banche erano molto attente verso la raccolta. Questo atteggiamento ortodosso è stato dimenticato,
perché c’erano dei veicoli di finanziamento della banca molto comode e disponibili, per cui le banche
avevano disimparato a fare raccolta. Con la crisi finanziaria, alcune di queste fonti molto comode si
sono inaridite e le banche hanno riscoperto l’importanza della raccolta. Oggi la raccolta è tornata
importante, perché alcune delle sue fonti si sono ritrovate non inesauribili.
 Modalità di raccolta:
o Al dettaglio (retail, anche obbligazionaria):
 il retail consiste storica raccolta delle banche, che consiste in piccoli risparmiatori che
depositano sul loro c/c in banca. Generalmente è una raccolta a vista e il cliente può
ritirare i soldi quando vuole. Con la disintermediazione negli anni ’90, la raccolta retail
si scema.
 Questa raccolta negli anni è diventata obbligazionaria, cioè il cliente con i suoi soldi,
poteva investire in un’obbligazione emessa dalla banca. Le obbligazioni bancarie erano
un po’complicate da capire, inoltre erano più rischiose dei titoli di stato, ma rendevano
di meno, ma la banca ci lucrava approfittandosi della fiducia dei clienti. Ora la raccolta
obbligazionaria è poco popolare e non così necessaria.
o All’ingrosso (wholesale): raccolta di grandi quantitativi di soldi nei confronti di soggetti
istituzionali. Modalità di raccolta:
 Mercato interbancario dei depositi: su questi network interbancari, le banche non solo
potevano fare pagamenti per la clientela, potevano concedere prestiti ad altre banche
bisognose di liquidità. Su questo mercato i prestiti sono basati sulla fiducia, se la fiducia
viene a mancare, questo sistema salta.
 PcT: Pronti conto termine, che è un’operazione molto utilizzata in banca centrale e
consiste nel fatto che il cliente a pronti da soldi alla banca e questa trasferisce un
portafoglio di titoli, come forma di garanzia, per far stare tranquillo il cliente sul fatto
che l’operazione si chiuderà bene. Questa per la banca è raccolta.
Contemporaneamente, il cliente si impegna a restituire i titoli e la banca restituisce i
soldi maggiorati di interessi. All’ingrosso si fanno molto spesso per grandi ammontare,
anche se ogni tanto viene impiegata nel retail (per ammontare più piccoli).
 Obbligazionaria: come per il retail, vengono emesse obbligazioni per istituzionali per
grossi ammontare. A differenza del retail però le condizioni erano diverse e queste
obbligazioni rendono di più, perché gli istituzionali chiedono le cifre giuste per quello
che comprano.
 Le politiche di raccolta sono fondamentali per garantire gli equilibri di tesoreria e comporre una
struttura del passivo idonea. Se la banca fa male la raccolta, ben che vada diventa illiquido, con la
necessità di tirar su di nuovo le risorse e se non dovesse accadere, la banca diventa insolvente e deve
chiudere.

Le funzioni della banca centrale


 Gestione della politica monetaria e del tasso di cambio , che hanno come scopo mantenimento del
potere d’acquisto della moneta a livello
o interno (tasso di inflazione), in modo da contenere l’erosione del potere d’acquisto
determinata dall’inflazione
o esterno (tasso di cambio): per evitare di importare eccessiva inflazione dal tasso di cambio, che
deprezza l’euro.
 Supervisione e gestione dei sistemi di pagamento
 Prestatore di ultima istanza: quando a una banca mancano i soldi e non sa come procurarseli, chiede un
prestito emergenziale alla banca centrale. I prestiti vengono concessi solo in casi eccezionali.
 Vigilanza sul sistema finanziari: con la creazione dell’unione monetaria, la BCE ha assunto la funzione di
politica monetaria, ma non di vigilanza, che è rimasta alle banche centrali nazionali, ma con la crisi del
2008 ci si era resi conto che le banche centrali avevano vigilato male e al Bce si è presa il ruolo di
vigilanza sul sistema finanziario.

Obiettivi della politica monetaria


 Finalità:
 Contenimento della crescita dei prezzi: i prezzi in realtà non sono mai fissi, c’è sempre
inflazione in un anno, non è mai pari a 0. Lo scopo della BCE è di avere un tasso di
inflazione annuale stabile del 2%, che consenta una crescita lenta dei prezzi.
 stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche dell’economia: avere il Pil che cresce
stabilmente a un certo livello percentuale
o il “dilemma” del banchiere centrale: questi obiettivi nel breve termine vanno in conflitto tra di
loro, se voglio stimolare l’economia e il Pil aumento l’inflazione e viceversa se voglio diminuire
l’inflazione, l’economia va in recessione. Qui subentra un elemento importante e l’obiettivo che
la Bce deve seguire dipende dal mandato che ha ricevuto.
o BCE e FED hanno due mandati diversi e quindi di fronte alla stessa situazione, reagiscono con
politiche diverse. La FED, per esempio, ha l’obiettivo di sostenere la crescita e il Pil e stimolare
la piena occupazione, vuole contenere l’inflazione e tassi a medio lungo termine stabili. La Bce
invece ha solo l’obiettivo di avere un’inflazione stabile, ma ovviamente si preoccupa anche del
PIL.

La BCE però non è in grado di modificare


l’inflazione e il PIL direttamente, ma fa alcune
operazioni, che spera impatteranno su questi
elementi, ma non è una cosa su cui ha un
potere assoluto, può dare solo un incentivo.
Non è detto quindi che se la Banca Centrale
adotta una politica, il risultato è quello
sperato. Se per esempio modifica il tasso di
interesse, le aspettative degli operatori
cambieranno e le imprese smetteranno di
indebitarsi per i tassi alti, la produzione
diminuisce, ci sarà più gente disoccupata, e
questa comprerà meno, per riaumentare la
domanda i prezzi dei beni caleranno e quindi
l’inflazione si spegne.
Se aumentano i tassi bancari, cambiano
anche i tassi cambio, e cambierà la domanda
e offerta di beni, i salari, di conseguenza cambierà il prezzo dei beni domestici e quindi il prezzo dei beni
importati.

Come opera la BCE


§ Obiettivo: controllo del tasso di interesse a breve necessario a mantenere la stabilità dei prezzi nel medio
periodo

§ Azione: fornire liquidità alle istituzioni creditizie in quantità adeguata e regolarla volta per volta,

utilizzando alcuni strumenti

§ Strumenti convenzionali: strumenti utilizzati di solito dalla banca

 Operazioni di mercato aperto (OMA): sono rivolte da BCE al mercato (le banche), e il mercato può
decidere se aderirvi o meno. Con queste la BCE presta denaro.
o Operazione di rifinanziamento principale : sono le principali operazioni di rifinanziamento
del sistema. Queste operazioni molto spesso durano molto poco. Perciò la BCE propone
anche operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.
o Ci sono anche le operazioni di fine tuning, che sono operazioni più mirate che servono per
recuperare ulteriore liquidità se necessaria (ma non in grandi quantità).
o Poi ci sono le operazioni strutturali dove la BCE, cambia durevolmente la quantità di
moneta del sistema (non utilizzata spesso).
 Operazioni attivabili su iniziativa delle controparti (OIC): si chiamano così perché non è la BCE che
spinge l’operazione, sono le singole banche che chiamano la BCE e chiedono queste operazioni.
o Depositi liberi in Banca centrale: se una banca ha soldi in eccesso, li deposita di sua
iniziativa in BCE.
o Operazioni di rifinanziamento marginale: prestito di ultima istanza (visto prima). È una
forma di rifinanziamento che si utilizza in caso di emergenza.
 Riserva obbligatoria: la BCE obbliga le banche a tenere presso di lei un certo ammontare di
liquidità.

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/1


• obiettivo: controllare le condizioni di liquidità delle istituzioni creditizie dei paesi dell’euro

- di finanziamento, se dirette a fornire liquidità

- di assorbimento, se dirette a drenare liquidità

• caratteri comuni a OMA e OIC (non tutte!!!)

a) i soggetti ammessi

b) le garanzie

c) le procedure

d) le tipologie di contratti

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/2


a) I soggetti

 istituzioni creditizie assoggettate a riserva obbligatoria, cioè le migliaia di banche residenti nei paesi
euro che siano banche europee o straniere, se hanno filiali in Europa possono operare in mercato
aperto.

• queste banche devono rispettare dei criteri, di tipo patrimoniale e operativo fissati dalla BCE e dalla BCN.
Le banche devono essere “sane”. Questo si applica per le operazioni routinarie.

• poi abbiamo criteri aggiuntivi per particolari operazioni di emergenza che la BCE vuole sbrigare
velocemente, che le banche devono rispettare:

 attività rilevante sul mercato monetario


 efficienza sala operativa
 potenziale di partecipazione alle aste (es. aste veloci)

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/3


b) Le garanzie

• tutte le operazioni di finanziamento devono svolgersi a fronte di adeguate garanzie, ovvero cessione alla
BCE di attività idonee, di asset (a titolo di proprietà, PCT, in pegno…). BCE, infatti, non dà mai un euro sulla
fiducia e basta.
Le garanzie possono essere di diverso tipo:

 attività negoziabili, cioè quelle che può vendere direttamente sul mercato regolamentato (es: titoli di
stato).
 attività non negoziabili (tra cui crediti o prestiti bancari)

Per ogni garanzia apportata, la BCE controlla quanto può guadagnare dalla garanzia che ha ricevuto. Più le
garanzie solo di qualità (cioè più generano profitto), più soldi la BCE presterà e viceversa.

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/4


c) Le procedure

• aste: la BCE offre dei soldi e le banche competono tra di loro per aggiudicarseli.

A. Standard: sono quelle più frequenti e le operazioni di rifinanziamento principali


Caratteristiche:
 si svolgono nel rispetto di un calendario fisso annuale
 vi possono partecipare tutte le banche ammesse alle OMA;
 possono essere a tasso fisso oppure variabile

Categorie:

1. a tasso fisso: la BCE fissa una quantità e un tasso da pagare. Sono le più frequenti.
a) il tasso applicato ai soggetti assegnatari è unico
b) le quantità assegnate sono quelle richieste. Ma se le quantità richieste sono maggiori di quelle
offerte dalla BCE, si va a riparto proporzionale, cioè ognuno prende la proporzione di quello che
ha chiesto, senza fare discriminazioni per nessuno.
2. a tasso variabile:
a) Offerte ordinate in modo decrescente rispetto al tasso, cioè sono le banche che dicono loro che
tasso vogliono pagare.
b) Chi offre di più ovviamente verrà pagato per primo. Ciascun assegnatario paga il tasso richiesto
sino ad esaurimento dei soldi.
B. veloce
 la BCE vi ricorre unicamente per operazioni di fine tuning, cioè solo ed esclusivamente per la
regolazione puntuale.
 si svolge nell’arco di 90 minuti dal momento dell’annuncio
 partecipano unicamente banche di alto standing

• procedure bilaterali: l’operazione è a uno a uno, la BCE fa la transazione con un singolo intermediario. Si
riferisce solo alle OMA. Non hanno pubblicità esterna, cioè quando si verificano non vengono rese
pubbliche. Solitamente hanno natura emergenziale

- tutte le operazioni per le quali non si ricorre all’asta:


- operazioni in cui le controparti vengono contattate direttamente dall’Eurosistema;

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/5


d) Le tipologie di contratti
 operazioni temporanee: che hanno una durata limitata nel tempo, costituisce una buona parte delle
operazioni delle BCE. Modalità classica seguita per queste operazioni è quella di pronti contro termine.
 operazioni definitive: c’è l’operazione a pronti, ma non quella a termine.
o uguale finalità
o consistono in acquisti/vendite di strumenti finanziari senza vincolo di successiva
vendita/riacquisto
o si verificano di solito con procedure bilaterali

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/6


Quali operazioni di mercato aperto per quali obiettivi?

a) operazioni di rifinanziamento principale (ORP): sono le principali operazioni di rifinanziamento del


sistema finanziario.

b) operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (ORLT)

c) operazioni di regolazione puntuale (fine tuning)

d) operazioni di tipo strutturale

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/7


a) Le operazioni di rifinanziamento principale (ORP)
- obiettivo: finanziare il sistema bancario;
- procedura: asta standard
o a tasso fisso
o a tasso variabile
o con pieno accoglimento delle richieste (durante la crisi)
- tipologia contrattuale: PCT
- cadenza regolare: settimanale. Tutte le settimane si fa una ORP
- durata 7 giorni: ciclo continuo in cui la BCE fa un’operazione di prestito e dopo una settimana il
ciclo si chiude.

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/8


b) Le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (ORLT)
- obiettivo: fonte aggiuntiva di liquidità
- procedura: asta standard
o a tasso variabile senza indicazione del tasso minimo
- tipologia contrattuale: PCT
- cadenza regolare: mensile
- durata: trimestrale
- durante la crisi la BCE ha organizzato ORLT aggiuntive e speciali (tasso fisso, durate ampiamente
superiori al trimestre fino a 4 anni, ecc.)
Le operazioni di mercato aperto (OMA)/9
c) operazioni di regolazione puntuale (fine tuning) (OFT)

•obiettivo: iniettare/drenare liquidità dal sistema in base a come si vuole strutturare l’operazione

•Procedura: asta veloce o procedure bilaterali (non calendarizzabili), chiamando le banche più
importanti

•Varie tipologie contrattuali: pronti contro termine, swap, contratti bilaterali

Le operazioni di mercato aperto (OMA)/10


d) operazioni di tipo strutturale:
- obiettivo: modificare (aumentare o ridurre) in via permanente l’ammontare di base monetaria
detenuta dal sistema bancario, queste sono operazioni importanti che cambiano la fisionomia del
mercato
- esistono solo su carta: non sono mai state utilizzate
- non hanno né frequenza né scadenza regolare

Le operazioni su iniziativa delle controparti (OIC)


• obiettivo: dare sistemazione a carenze o eccessi di liquidità imprevisti e che perdurano alla fine della
giornata operativa. Quindi la banca che ha eccesso di liquidità, deposita liquidità in BCE, oppure se ha
carenza, ne chiede.

• due tipologie di operazioni: entrambe sono di brevissima durata (una notte), sono rinnovabili, ma sono
fatte per chiudere i conti per una giornata

1. rifinanziamento marginale
• brevissima durata
• importo “teoricamente” illimitato: BCE a una banca che chiede questo servizio, è disposta a dare
qualunque cifra, ma questa illimitatezza è puramente teorica, perché incontra un limite: la
presenza di idonee garanzie (troppe poche garanzie, pochi soldi prestati) in cambio dei soldi.

2. deposito presso la Banca Centrale: senza limite, la BCE paga un tasso di interesse alla banca che
deposita (molto basso)

Tassi di interesse

BCE tende a comunicare 3 tassi di interesse: comunica il tasso di rifinanziamento marginale, il tasso di
deposito, tasso di rifinanziamento principale.

• regolate a tassi simmetrici rispetto al tasso corrente delle ORP. In realtà non esiste una vera e propria
simmetria.

• corridoio delimitato

- in alto dal tasso del rifinanziamento marginale


- in basso da quello dei depositi presso la BCE.

• no limiti di importo -> influenza su tasso max e min dei depositi interbancari a un giorno
La riserva obbligatoria/1
• obiettivi

§ favorire la stabilizzazione dei tassi di interesse del mercato monetario: BCE obbliga a tenere un
risparmio obbligatorio da parte, così che se manca liquidità, può essere prelevata da lì senza
cercarli sul mercato.

§ concorrere alla creazione o all’aumento del fabbisogno strutturale di liquidità del sistema
bancario

• destinatari

§ banche residenti area euro

§ filiali di banche extra area euro insediate nell’area euro.

• modalità di calcolo

§ aggregati soggetti a riserva

§ aliquote

§ franchigia

• movimentazione della riserva

La riserva obbligatoria/2
- modalità di calcolo: viene applicata una percentuale e viene tolta una franchigia.
- aggregati soggetti a riserva: solo 1 e 2. Su 3 e 4 in realtà non si applica alcuna riserva, perché l’aliquota è
allo 0%

1. depositi a vista con scadenza predeterminata e con preavviso sino a due anni

2. titoli di debito con scadenza originaria sino a due anni

3. depositi e titoli con durata superiore a 2 anni (non si calcola riserva)

4. pronti contro termine (non si calcola riserva)

- Aliquote

• 1% su aggregati 1 e 2

• 0% su aggregati 3 e 4

- franchigia: 100.000 euro, detrazione forfetaria, per far sì che le banche piccole con poca raccolta, non
versino niente di riserva
- la riserva obbligatoria da depositare viene ricalcolata ogni 6 settimane
- l’assolvimento dell’obbligo: sui saldi di fine giornata osservati nell’arco del periodo di mantenimento
(circa 6 settimane)
- remunerazione
• al tasso medio delle operazioni di rifinanziamento principale (1,25%) effettuate durante il periodo di
mantenimento
• calcolata sulla riserva dovuta e non su quella eccedente
- periodo di mantenimento: calendario BCE tre mesi prima dell’inizio dell’anno l’obbligo di riserva
bisogna ottemperarlo in media, cioè non è necessario depositare soldi tutti i giorni, l’importante è che
alla fine del periodo di 6 settimane, il saldo medio sia quello dovuto.
- conto di riserva: La riserva obbligatoria bancaria viene tenuta su speciali conti di riserva (reserve
accounts) presso la BCN.
- movimentazione/mobilizzazione: durante il periodo di mantenimento si può movimentare
integralmente la riserva obbligatoria bancaria, cioè si possono utilizzare i soldi sul conto di riserva, ma il
saldo medio di periodo, calcolato all’ultimo giorno del periodo stesso, non deve essere inferiore alla
riserva dovuta (giornalmente la riserva obbligatoria bancaria può quindi essere inferiore o superiore a
quanto dovuto), cioè è solo l’ultimo giorno che devono far “quadrare i conti”

Questa è una politica restrittiva nei confronti delle finanze della banca; infatti, aumentando o riducendo gli
obblighi di riserva si è in grado di aumentare o diminuire la liquidità nell’economia.

Gli strumenti di politica monetaria – misure non convenzionali


L’obiettivo delle misure non convenzionali è quello di mantenere o ripristinare il meccanismo di
trasmissione della politica monetaria, in caso di shock esogeni, attraverso strumenti innovativi:

- Erogazione di liquidità a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi richiesti
- Aumento attività stanziabili: aumento della capacità delle banche di fare garanzia, per fare in modo che
ottengano più prestiti
- Erogazione di liquidità a più lungo termine
- Erogazione di liquidità in valuta estera
- Variazione del coefficiente di riserva obbligatoria: dal 2% all’1%
- Acquisti definitivi di determinati titoli di debito

Blocco 3: Regolamentazione e vigilanza sul sistema finanziario


Perché l’Attività Finanziaria deve essere regolamentata?
 Perché gli intermediari finanziari svolgono funzioni essenziali
o funzione allocativa (o creditizia) di gran parte del risparmio
o funzione monetaria (è moneta fiduciaria): gran parte della moneta emessa è bancaria
 Importanza macroeconomica degli intermediari finanziari, ossia le loro azioni hanno esternalità su tutto
il mondo, perciò richiedono cautele più alte. Per questo l’attività finanziaria deve essere regolata per far
sì che i micro-problemi economici non diventino macro.
 Obiettivo: evitare i market failures, che vanno oltre il semplice fallimento di un intermediario, ma sono
qualsiasi situazione in cui i mercati non agiscono in piena efficienza. Questo perché essendo la banca un
mondo fiduciario, l’obiettivo ultimo è quello di preservare nei clienti la fiducia massima nel sistema
finanziario.

Gli obiettivi della regolamentazione


 Obiettivo finale: tutela della fiducia del pubblico e dei risparmiatori
 Come perseguirlo?
o evitare situazioni di dissesto
 Obiettivo intermedio: la stabilità degli intermediari
o a livello micro (singolo intermediario): stabilità viene perseguita osservandoli singolarmente e
valutandone lo stato di salute, se l’intermediario era sano, anche il sistema lo era
o a livello macro (sistema finanziario)
 Come perseguirlo?
o contenimento del rischio: La vigilanza non mira all’eliminazione dei rischi, ma ad una
consapevolezza dell’assunzione del rischio, che le banche misurino e comprendano i rischi a cui
vanno incontro e che sappiano fronteggiarli.
o capitale minimo: In maniera sinergica si è cercato di innalzare il livello di patrimonializzazione
degli intermediari finanziari, accrescendo il capitale minimo e aumentando le capacità delle
funzioni di risk management

Quali soluzioni in caso di crisi?


 Dato che l‘obiettivo è la stabilità del sistema per garantirne la vita, troviamo una serie di istituti
come:
 Safety net: Sono strumenti che fanno da rete di salvataggio per le banche.
o prestatore di ultima istanza (lender of last resort), gestito da BCE, per le banche illiquide
(non insolventi).
o schema di assicurazione dei depositi (differenze a livello territoriale, ma progressiva
convergenza): interviene quando la banca non c’è più, per tranquillizzare i correntisti
restituendo a loro i soldi nei loro c/c nel caso in cui la banca chiuda.
 Ring fencing (prerogativa “esclusiva” delle banche): il safety net è nato non per tutelare tutti gli
intermediari, ma solo le banche, perché queste producono moneta fiduciaria. Il safety net vuole
fare ring fencing, cioè vuole fare in modo che il dissesto di una banca, rimanga solo lì, senza
“contagiare” le altre banche.
 Obiettivo: mantenere la fiducia dei depositanti:

Lender of last resort (prestatore di ultima istanza)


 Attività “spartiacque” tra politica monetaria e vigilanza: politica monetaria perché BCE fissa il tasso
di rifinanziamento marginale, ma anche vigilanza perché si va ad interloquire con banche in
difficoltà.
 Attività tipica della banca centrale
o rifinanziamento marginale

Viste alcune difficoltà ad accedere al meccanismo del rifinanziamento marginale, in periodi di crisi Banca
Centrale ha avviato delle OMA con caratteristiche quasi da prestatore di ultima istanza (è come se BCE
anticipasse la richiesta delle banche di rifinanziamento marginale proponendo lei delle somme alle banche,
che sono libere di accettare o meno).

Schemi di assicurazione dei depositi


 Obiettivo: assicurare il rimborso dei depositi
 Fondo consortile ad adesione obbligatoria (condizione per esercizio attività bancaria): tutte le
banche per operare devono aderire ad un fondo consortile (diviso da tutte le banche), che è una
specie di grande contenitore di denaro, dove le banche versano contributi e se una banca dovesse
saltare, i soldi del fondo si userebbero per rimborsare i correntisti della banca stessa. Il contributo
per ogni banca dipende dalla sua dimensione e dalla sua rischiosità.
 Versamento contributo
o a richiesta del fondo (intervento): nel momento in cui salta una banca, cioè i soldi vanno
versati quando serve. Il rischio è che qualche banca faccia finta di niente e inoltre se una
banca è in crisi, magari lo sono anche le altre e hanno bisogno di soldi
o periodico: periodicamente, anche quando i soldi non servono, così quando servono ci sono.
 Crisi episodiche, non sistemiche: gli schemi di assicurazione si basano sul fatto che il default di una
banca sia una crisi episodica e non sistematica. La sua grande vulnerabilità è che copre solo l’1% dei
depositi delle banche; perciò, se saltano tutte le banche (crisi sistemica), non ci sono i soldi.
 Alcuni problemi
o intermediari too big to fail (SIFIs – Systemically Important Financial Institutions): queste se
saltano, mettono in crisi il sistema. Quindi le banche grandi sono molto più tutelate delle
piccole. Il fondo è alimentato dalle banche.
o spesso l’intervento del fondo (primo livello) non è sufficiente -> interventi di garanzia pubblica
(secondo livello) -> elementi di criticità
 costi “sociali”: in quanto tramite l’intervento statale anche la società si prende carico
di sanare la crisi bancaria
 moral hazard del management: attitudine del management a rischiare nelle decisioni,
perché comunque in caso di crisi, interviene il settore pubblico
- Quali soluzioni?
o sinergia con la regolamentazione prudenziale (riduzione del grado di rischio): i versamenti da
effettuare a questi veicoli sono legati ad alcuni parametri di vigilanza. Se una banca è vista
fragile e poco resiliente dalla vigilanza, aumenta il prezzo per aderire a questi veicoli.
o limitazioni della copertura (natura del depositante, limiti di ammontare, tipologia passività,
ecc.): che hanno l’obiettivo di scoraggiare azioni pericolose, cercano infatti di educare i
risparmiatori e gli investitori a mantenere un rapporto sano con gli intermediari.
Non viene coperto qualsiasi deposito (non copre le obbligazioni), non viene mai coperto inoltre
un ammontare illimitato (fino a 100.000 euro), non vengono coperti depositi ad amministratori
o a soggetti che hanno causato la crisi.
o “correzione” del contributo in funzione del grado di rischio “effettivo”.

Come “articolare” la vigilanza?


- Modello accentrato (single regulator): un modello in cui ho una sola autorità di vigilanza. Questo
modello è comodo, lineare e semplice, attraverso il quale si ha la possibilità di interfacciarsi con un
unico soggetto per tutti gli ambiti di attività.
È un modello teorizzato, che semplifica il sistema di vigilanza.
A fronte di questo, ci sono conseguenze:
1. il soggetto che si occupa della vigilanza deve essere capace di organizzare in maniera efficace
ed efficiente il controllo di tutto il sistema finanziario
2. È un intermediario generalista perché controllando tutto non si specializza in niente.
3. In caso di conflitti con la vigilanza, non ci sono altri soggetti e la vigilanza potrebbe essere
clientelare, quindi favorire alcuni soggetti e sfavorirne altri.
4. deve essere un soggetto molto attento, in quanto essendo l’unico non c’è nessuno che ne
controlli la correttezza o meno dell’operato
5. Quindi quasi sempre, si preferisce suddividere la vigilanza
- Modello decentrato: prevede due o più autorità che necessitano però di essere organizzate,
perché ogni autorità ha il suo ruolo (chi fa cosa).
Sono stati proposti 4 livelli di coordinamento:
o vigilanza istituzionale (per soggetti): è la più semplice e quindi la più diffusa, il nome deriva dal
fatto di essere una vigilanza per istituzioni, inteso come tipologie di istituzioni, cioè c’è
un’autorità sule banche, una sulle SGR, ecc….
A fronte del carico di semplificazione, la vigilanza istituzionale si scontra con un paio di
problemi:
 arbitraggio regolamentare: si cerca di scegliere la forma giuridica di un’istituzione dove
c’è l’autorità che è meno severa
 “cattura del regolatore”: si tratta di situazioni in cui il potere del vigilato è di gran lunga
superiore a quello del vigilante. È quando si rischia che la vigilanza sia schiava dei
vigilati più potenti
o vigilanza per attività: viene messa un’autorità di vigilanza a presidio di ogni attività svolta nel
sistema finanziario. La finalità è quella di dare a tutti le stesse regole per chi svolge le stesse
attività, per evitare squilibri.
C’è però un elemento critico di questo livello che lo rende difficilmente applicabile:
 level the playing field: un intermediario deve rapportarsi con tante autorità, ciò è molto
inefficiente dal punto di vista della banca.
o vigilanza per finalità: è una vigilanza in cui si dà alle autorità, una missione da compiere, un
mandato diverso. Così si motiva l’autorità per innovarsi nel suo ruolo. Il problema è che su
alcune cose, più finalità possono sovrapporsi e quindi più autorità; oppure ci sono aree grigie
dove non c’è nessuna autorità che può intervenire. Viene utilizzata in Italia
o (vigilanza per funzioni): puramente teorico mai stato applicato
- Modelli ibridi: molto più frequenti, utilizzo più di una modalità del modello decentrato (non
accentrato)

La vigilanza in Italia
 Modello ibrido decentrato: abbiamo più autorità e vengono utilizzati 2 modelli decentrati insieme
 Vigilanza per finalità: autorità più grosse
o Banca d’Italia: è responsabile della stabilità che si lega a un tema di dotazioni patrimoniali,
deve evitare la carenza patrimoniale
o CONSOB: trasparenza delle informazioni e correttezza nel comportamento degli operatori,
o AGCM (autorità garante della concorrenza del mercato), chiamata anche autorità antitrust:
evita che si formino oligopoli, cartelli (trust), quindi tutela la concorrenza
 Vigilanza per soggetti:
o IVASS: che vigila solo sulle compagnie di assicurazione
o COVIP: che vigila sui fondi pensione (forme di previdenza complementare)
 CICR (comitato interministeriale per il credito e per il risparmio): è un club in cui siedono i ministri
con impatto diretto sull’economia, che ha un ruolo di alta vigilanza, detta le linee guida che le
autorità di vigilanza dovrebbero seguire nella loro attività, anche se ormai le linee guida arrivano da
fuori l’Italia (UE).
 Ministro dell’Economia: membro del CICR che ha un certo potere regolamentare, non è un’autorità
vera e propria, ma detta regole che poi trovano applicazione nella vigilanza e anche i requisiti di
professionalità e onorabilità di soggetti rilevanti nel settore finanziario.
 Le novità a livello nazionale/internazionale

Come “classificare” la vigilanza?


 Finalità della norma di vigilanza:
o Strutturale: prima vigilanza affermata nella storia, implica una vigilanza mirata a modellare
il sistema finanziario in un certo modo. Stringenti controlli come in questo caso assicurano
stabilità al sistema, ma limitano in maniera sostanziale la concorrenza al suo interno e il
livello di efficienza dei suoi operatori. Gli ambiti in campo strutturale riguardano:
▪ Condizioni di entrata nel mercato
▪ Tipologie di attività che gli intermediari possono svolgere
▪ Assetti organizzativi e proprietari degli operatori
▪ Configurazioni che possono assumere i gruppi
▪ Interventi amministrativi su quantità e prezzi
o Prudenziale (accordi di Basilea): detta le norme per l’equilibrio e la salute
dell’intermediario, per una sana e prudente gestione, e poi le banche che rispettano questi
requisiti possono entrare liberamente nel mercato. I controlli avvengono principalmente
per quanto riguarda:
▪ Norme in materia di riduzione del livello di rischio complessivo
▪ L’adeguatezza della struttura organizzativa e dei controlli interni
▪ Il rispetto dei requisiti di onorabilità, professionalità ed esperienza
o in caso di crisi: regolare la crisi e la chiusura delle banche, per mantenere la fiducia delle
banche. La normativa in tempo di crisi prende una strada diversa a seconda della gravità
della situazione (instabilità, crisi conclamata, crisi irreversibile).
 Procedura di early warning: è un intervento preventivo, finalizzato a far emergere
con anticipo condizioni di difficoltà degli intermediari che consentono alle autorità
di controllo di intervenire prima che la situazione peggiori. Sono:
 amministrazione straordinaria: in una banca in cui sono successe cose gravi
e la banca d’Italia rimuove il blocco il management nella banca e mette tra i
manager di quella banca i suoi stessi managers, che la dirigono e si spera
che la crisi se ne vada.
 credito di ultima istanza: già visto
 procedura di resolution: procedura per salvare una banca, in gravi situazioni (per
esempio capitale azzerato, crediti inesigibili) ma con strumenti che di solito
cambiano permanentemente la banca, ad esempio la banca diventa più piccola o
comunque è molto diversa da prima
 procedura di liquidazione coatta amministrativa (“fallimento”): la licenza bancaria
viene revocata alla banca, viene portata fuori dal sistema e Banca d’Italia nomina
dei liquidatori per recuperare più capitale possibile che poi finirà ai finanziatori,
soci, ecc…
 Cronologia temporale
o ex ante: agisce prima che la banca entri in una situazione di crisi
o ex post: agisce dopo che la banca entri in una situazione di crisi
 Attività svolta
o Regolamentare: autorità scrive le regole e le fa rispettare
o Informativa: è stata organizzata una rete di sensori che informa le autorità su quello che
accade.
 Matrice dei conti: software che hanno le banche in cui le banche trasmettono a
Banca d’Italia frequentemente un sacco di informazioni di bilancio su di loro, così
che la Banca d’Italia capisca immediatamente se ci sono problemi
 Flusso di ritorno: è un benchmarking, con i quali si mandano indietro i dati mandati,
confrontati con la media dei concorrenti nel territorio in cui la banca è insediata.
o Ispettiva: è una vigilanza fatta mediante ispezioni in loco, mandando degli operatori a fare
indagini. Diverse categorie:
 Periodica: periodicamente, il vigilante visita la banca per acquisire maggiori
informazioni, non contenute all’interno del flusso informativo, e verificare il giusto
funzionamento dell’intermediario.
 Mirata: segnalazioni sistematiche o documenti attestano che qualcosa non va, si
rendono quindi necessari approfondimenti su alcuni fatti di gestione. Spesso
arrivano sanzioni penali, pecuniarie e a volte detentive, a seconda di ciò che viene
riscontrato.

Novità nella vigilanza bancaria: verso un approccio integrato a livello europeo


La vigilanza si è evoluta nel corso del tempo in quanto da sempre il mondo regolamentare è piuttosto
statico, mentre quello finanziario è in continua evoluzione, continuamente vengono sviluppati nuovi
processi e prodotti finanziari, ciò obbliga quindi ad aggiornare continuamente norme e regolamenti e a
modificare i metodi di vigilanza → la vigilanza insegue l’evoluzione finanziaria.

 Aspetti critici: Durante la crisi del SubPrime, a livello europeo si sono osservati alcuni
comportamenti: ogni paese cercava di salvare gli interessi nazionali, senza curarsi degli altri paesi.
o Mancanza di coordinamento (sotto stress): tra i paesi
o Soggetti too big to fail: banche molto grandi che richiedevano un’attenzione particolare
 Mercati integrati e player internazionali si confrontano con una normativa e una vigilanza
prettamente nazionali: quindi erano soggetti a tante normative diverse
 Rapporto de Larosière: A fine 2008 a livello europeo viene costituito un gruppo di esperti in ambito
bancario e finanziario a cui viene affidato il compito di trovare gli sbagli effettuati nel fronteggiare la
crisi e i suggerimenti su come si sarebbe potuto agire, così da poter successivamente riformare in
maniera adeguata le strutture di supervisione dell’Unione Europea. Il rapporto de Larosière
evidenzia:
o Mancanza di vigilanza macroprudenziale: cioè mancanza di vigilanza alle banche nel
complesso
o Mancanza di disciplina specifica per soggetti internazionalizzati
 Il SEVIF è un nuovo costrutto in cui la politica, la regolamentazione e la finanza, cercano di recepire
alcune indicazioni del rapporto di Larosière. È un organismo con diversi scopi, quali:
✓ prevenire i rischi di destabilizzazione del sistema finanziario
✓ garantire il coordinamento tra diverse autorità nazionali, dando loro linee guida comuni per
quanto riguarda regolamentazione e vigilanza, così da assicurare l’applicazione uniforme della
normativa europea e comunitaria
✓ promuovere coerenza di comportamento da parte delle singole autorità di vigilanza nazionali
✓ raccogliere informazioni di tipo micro e macroprudenziale così da assicurarsi una corretta
risposta da parte del sistema
 ESRB (comitato europeo sui rischi sistemici): è un insieme di banchieri centrali, a cui si aggiungono
figure apicali delle autorità di vigilanza, per svolgere analisi macroprudenziali. È un comitato che
riceve dati dalle autorità di supervisione europee, li elabora e laddove vede squilibri di sistema
lancia allarmi. Inoltre collabora con il FMI, Financial Stability Board e i paesi terzi.
 ESA (european supervisory authorities): salvaguarda la solidità finanziaria dei singoli intermediari
(vigilanza microprudenziale) e protegge gli utenti dei servizi finanziari. È costituito da un Comitato
congiunto e da tre Autorità europee di vigilanza, ciascuna con personalità giuridica:

1. Autorità Bancaria Europea (EBA)

2. Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), si occupa
dell’ambito assicurativo e dell’ambito della previdenza integrativa

3. Autorità europea per i valori mobiliari (ESMA),

Verso l’unione bancaria


 È un progetto avviato nel 2014, costruito sul progetto di due documenti e si fonda su tre grandi
pilastri.
 Obiettivi del progetto:
o garantire che il settore bancario nella zona euro e nell’Unione Europea sia sicuro e affidabile,
risolvendo il problema legato alla presenza di grandi intermediari sovrannazionali e un
sistema di vigilanza a responsabilità nazionale
o garantire la solidità delle banche
o evitare l’utilizzo di denaro dei contribuenti per salvare banche in dissesto
o ridurre la frammentazione del mercato
o rafforzare la stabilità finanziaria nella zona euro
 Single Supervisory Mechanism (SSM): si occupa della vigilanza sulle banche
 Single Resolution Mechanism (SRM): dispone una serie di regole di gestione per la risoluzione delle
crisi bancarie
 Deposit guarantee schemes (DGS) in progress… dovrebbe essere un unico schema armonizzato di
assicurazione dei depositi
 Per garantire una maggiore omogeneità regolamentare e di azione, alla base dei tre pilastri sono
previsti due istituti, che dovrebbero costituire una forma di condivisione di idee e armonizzazione
di regole, che sono:
o Il libro delle regole comuni si chiama EBA Single Rulebook, dove è presente tutta la
normativa bancaria e finanziaria.
o SSM Supervisory Manual: è il manuale del bravo vigilante, cioè se ci sono diversi soggetti in
giro per l’UE che devono fare ispezioni sulle banche, devono seguire le regole di questo
manuale.

Le tappe di avvicinamento
 Comprehensive assessment delle banche
o valutazione del profilo di rischio di tutte le banche sottoposte a vigilanza BCE
 valutazioni sui bilanci, sulla qualità dei crediti, investimenti finanziari: consiste nel
controllare l’attivo delle banche, il quale era diverso da paese a paese a causa delle
regole contabili secondo le quali si potevano computare delle voci diverse sulla
base del paese di provenienza, per cui BCE doveva delineare una regola contabile
unica ed applicarla su tutti gli attivi al fine di poterli ispezionare meglio.
 Stress test: simulazioni per individuare i soggetti più vulnerabili alle crisi
o esame della leva finanziaria, della governance e della struttura organizzativa: ciò perché il
sistema finanziario è da sempre caratterizzato da un altissimo rapporto di indebitamento
capitale proprio, questo è sintomo di una grande vulnerabilità. Cresce la necessità di avere
nel CDA delle persone effettivamente dell’ambito finanziario che fosse in grado di prendere
decisioni consapevoli e mirate

SSM (single supervisory mechanism)


 Da novembre 2014, la BCE diventa il vertice della supervisione bancaria,
Ma c’è un problema: ci sono 5000 banche da gestire. Quindi banche vengono divise in due gruppi:
o Banche significative, dove la BCE diventa il controllore diretto
o Banche meno significative, dove su di esse continuano a supervisionare le banche centrali
nazionali; alcune però possono essere controllate direttamente dalla BCE se essa lo decide,
questo sono le Less Significant High priority, che sono identificati come soggetti molto
grandi i cui standard sono di poco sotto le soglie per entrare a far parte degli enti
significativi, o quando gli organi di vigilanza nazionale non efficienti.

Problema da risolvere: con quali criteri suddividere le banche?


o Banche significative: Gruppi con attivo di bilancio superiore a 30 mld di euro o pari a una
proporzione del 20% del PIL nazionale (salvo eccezioni) e comunque i primi 3 gruppi più
grossi di ogni paese aderente; soggetti che ricevono assistenza dal meccanismo europeo di
stabilità; soggetti con significativa attività internazionale.
o Tutte le altre banche sono considerate meno significative
 Joint Supervisory team: gruppo formato da agenti assunti dalla BCE e formato anche da vecchi
agenti della banca nazionale, con i quali la BCE svolge vigilanza diretta

SSM e Armonizzazione
 Per garantire una maggiore omogeneità regolamentare e di azione, sono previsti due istituti:
o Single Rulebook
o Single Supervisory Manual
 Quali compiti di vigilanza?
o autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria;
o adozione di regole di vigilanza prudenziale, di analisi e valutazione dei rischi uniformi per
tutte le banche;
o imposizione di capital buffers più elevati
o vigilanza sui conglomerati finanziari
o realizzazione di interventi tempestivi in caso di crisi di banche

SRM (single resolution mechanism)


 Obiettivo: creazione di regole omogenee sulla gestione delle crisi bancarie
 Il pilastro si regge su due componenti fondamentali:
o È prevista la creazione di un fondo unico (Single resolution fund) alimentato dai contributi
delle banche
 Inizialmente separato paese per paese, verrà integrato nel tempo in un unico
strumento comune
o Creazione di un board che decide sull’utilizzo del fondo nelle crisi, in stretto coordinamento
con BCE e le banche centrali nazionali.

Il meccanismo unico di risoluzione


 Fonti normative
o BRRD (bank recovery and resolution directive) giugno 2014
o CRD IV (capital requirements directive) giugno 2013
o CRR (capital requirements regulation) giugno 2013
 Obiettivi
o evitare interventi di salvataggio degli enti creditizi con il denaro dei contribuenti (bail out),
si voleva privatizzare gli interventi
o prevenire insolvenza e ridurne gli impatti sistemici.
o Ruolo chiave alla funzione di preparazione e programmazione degli interventi al verificarsi
di circostanze sfavorevoli: sia le banche sia la vigilanza, vengono incaricate di preparare dei
piani anticrisi
 Interventi distinti a seconda che ci si riferisca a:
o risanamento di un ente in difficoltà (recovery)
o risoluzione di una situazione di crisi (resolution)
Preparazione del risanamento di un ente in difficoltà -> (recovery plans) strumenti di prevenzione
della crisi.

Ad esempio questi devono:

• contemplare una serie di scenari di grave stress macroeconomico e finanziario attinenti alla specifica
situazione dell’ente e comprendenti eventi di natura sistemica e stress specifici per singole persone
giuridiche e per i gruppi

• indicare il complesso degli indicatori, di natura qualitativa o quantitativa, stabiliti dall’ente nonché ́ le
circostanze in cui possano essere adottate le azioni ritenute opportune, indicate nel piano.

Risoluzione di una situazione di crisi -> (resolution plans) sono strumenti di intervento ex post:
correttivi da adottare che decide la vigilanza in caso di dissesto o sua elevata probabilità. Quali strumenti a
disposizione?

 vendita dell’attività d’impresa interamente o parzialmente (attività, diritti, passività, ma anche


azioni o altri titoli di proprietà): con questo la banca cessa di esistere e gli attivi e passivi passano ad
un altro intermediario
 ente-ponte (bridge-bank): può essere cessionario di azioni o altri titoli di proprietà, attività, diritti,
passività (in mancanza di soluzioni di mercato), si trasferiscono temporaneamente le attività e
passività a un’entità costituita e gestita dalle autorità per proseguire le attività principali in vista di
una successiva vendita sul mercato
 cessione a bad banks: separazione delle attività. Viene creata una bad bank ossia un gestore di
scorie finanziarie, società di smaltimento, che prenda le attività deteriorate di una banca e ne
gestisca la liquidazione in tempi ragionevoli
 svalutazione o conversione in capitale delle passività (bail in) utilizzabili in via coattiva: non è
necessario il consenso né degli azionisti né dei creditori (depositanti)

Bail in
 Salvataggio dall’interno, ossia operato
con risorse proprie. L’idea del Bail In è
che non serve lo stato per salvare la
banca, ma basta essa stessa che con le
sue risorse interne riesce a salvarsi.
 Con il bail in: si trasforma una parte
delle passività (anche soldi in c/c) in
capitale di rischio, cioè in azioni
 avviene quando una banca subisce una
perdita che azzera il capitale; perciò,
resta una banca più piccola e per
risanarla, bisogna aumentare il capitale
- I primi ad essere sacrificati sono gli azionisti,
anche azzerare il capitale
- Sacrifico poi i obbligazionisti subordinati
- Poi sacrifico i creditori, svalutando o
convertendo in azioni
- Arrivando anche a toccare i c/c oltre i 100.000
euro (per ultimi)

Principali strumenti esclusi

- Depositi fino a 100.000 euro


- Passività garantite
- Debiti verso dipendenti, fisco, enti
previdenziali, fornitori

La vigilanza deve sempre valutare a quanto andrebbe in tasca agli stakeholder, liquidando o facendo una
procedura di resolution, dipende da quella che fa guadagnare di più gli stakeholder.

Questa operazione strutturalmente è una cosa intelligente perché si riesce a capitalizzare la banca anche
quando sul mercato non c’è capienza di fondi.

Sistemi di garanzia dei depositi


 Ricerca della massima armonizzazione
 Mancando l’accordo per la creazione di un unico fondo di garanzia dei depositi, si è scelto di
rendere omogenea almeno la cornice regolamentare
 Conferma dell’importo (100.000 euro); a regime convergenza verso periodi limitati (7 gg)

Blocco 4: Regolamentazione e vigilanza sul sistema finanziario Riferimento


generale
Vigilanza: le principali fonti normative
L’ordinamento italiano si fonda su quattro testi legislativi principali:

 Testo Unico Bancario (TUB – d.lgs. 385/1993): regolamenta l’attività di intermediazione svolta
da banche e altri intermediari creditizi non bancari, modificato in più punti dalla cosiddetta
“legge sulla tutela del risparmio” (l. 262/2005) ;
 Testo Unico della Finanza (TUF – d.lgs. 58/1998) Decreto Draghi: detta disposizioni in materia
di attività di intermediazione mobiliare, prestazione dei servizi di investimento e
funzionamento dei mercati mobiliari;
 Codice delle Assicurazioni Private (d.lgs. 209/2005): disciplina l’attività assicurativa sia nel
ramo vita sia nel ramo danni;
 Normativa in materia di forme pensionistiche complementari, contenuta nel d.lgs. 252/2005,
 Regolamentazione a livello europeo
I continui cambiamenti all’interno del mondo finanziario, sia per quanto riguarda le crisi che
per quanto riguarda la rapida innovazione che caratterizza il settore, hanno necessitato un
rapido e continuo cambiamento e aggiornamento delle regolamentazioni.
BETTER REGULATION
Negli ultimi anni si è affermato un nuovo stile di legiferare: il better regulation, in realtà già il testo unico
della finanza del 1998 aveva introdotto questo stile che è molto interessante perché è un modo moderno di
fare le leggi, in quanto comprende:

- coinvolgimento dei destinatari attraverso consultazione preventiva e bozze di consultazione a cui


sottoporli, per poi chiedere loro il parere
- armonizzazione a livello internazionale (best practices) delle regole, si adotta a livello internazionale
quella che è ritenuta la pratica migliore
- disciplina per principi piuttosto che per regole dettagliate: se si fa una legge troppo dettagliata sulle
questioni finanziarie, poi c’è qualcuno che capisce come aggirarla e va modificata, ma visti i tempi
lunghi per modificare una legge, è bene che le regole dettagliate non vengano messe nelle leggi, ma le
leggi fissano i principi generali e poi delegano a terzi la regolamentazione in dettaglio.
- regolamentazione e controlli interni: al crescere delle regole, deve corrispondere una
responsabilizzazione delle banche stesse, cioè non dev’esserci solo un controllo esterno dalle autorità,
ma la banca deve vigilare internamente su sé stessa, deve avere all’interno presidi di qualità che
valutano se la banca sta agendo bene

Principi generali (art.5 TUB)


 Sana e prudente gestione: la buona gestione secondo Banca d’Italia
o sana significa gestione improntata a criteri di redditività ed efficienza che produce utili
o prudente significa assumersi consapevolmente i rischi
 Stabilità complessiva
 Efficienza e competitività del sistema finanziario ,
 Osservanza della normativa in materia creditizia e finanziaria
 Approccio di vigilanza di tipo
o Consolidato: teso a vedere l’insieme delle banche (e non la singola banca), perché e il
gruppo poi che si fa carico di un eventuale dissesto di una banca del suo gruppo
o Approccio risk based: si focalizza sull’emergenza di rischi e sul corretto trattamento che la
banca fa di questi rischi.
o Proporzionale: attualmente applicato anche da BCE nel SSM, la vigilanza è proporzionale al
soggetto, alla sua complessità e alla sua rilevanza. Più un ente è grosso e significativo e più
la vigilanza sarà pressante, in quanto le vicende che coinvolgono grandi gruppi hanno più
ripercussioni su tutto il sistema

Gli interventi della vigilanza


1. Preventiva:

a. strutturale: norme sulla strutturale diminuite nel tempo

b. prudenziale: norme sulla prudenziale molto aumentate nel tempo

2. Conoscitiva:

3. “Protettiva”: in caso di crisi


Vigilanza strutturale
 Nel passato: S-C-P il modello teorico di riferimento era che cambiando la struttura del sistema si
influenzava la condotta delle banche e da questo derivava una certa performance. Questo modello
veniva applicato in un modello mercato offerto in cui partendo da alcuni indicatori macro si riusciva a
stimare la domanda potenziale di un’area di servizi bancari e si faceva il matching dell’offerta
utilizzando un certo numero di banche o sportelli come risposta.
 Oggi: sul rispetto della sana e prudente gestione, si ha un focus su natura imprenditoriale della banca e
attenzione a principi generali (art.5 TUB)
 Cosa rimane della strutturale
o cosa è attività bancaria e autorizzazioni per le banche ad operare
o veti su assetti proprietari e organizzativi
o operazioni straordinarie
o attività bancaria fuori sede e all’estero

Esercizio dell’attività bancaria


 Art. 10 TUB (cosa fanno le banche)
o raccolta del risparmio presso il pubblico e esercizio del credito. Queste attività hanno un
carattere di impresa, hanno lo scopo di fare profitti. Su questa attività le banche hanno
riserva di legge.
o Può svolgere anche tutte altre attività finanziarie (art. 1 TUB) eccetto quelle di cui altri
intermediari hanno riserve di legge (risparmio gestito per SGR e polizze assicurative per
assicurazioni)
 Condizioni (per essere una banca)
o s.p.a. o cooperativa a r.l. (responsabilità limitata)
o capitale sociale minimo (10 o 5 mln €)
o programma di attività: occorre spiegare alla vigilanza cosa fare nei primi 3 anni di vita, una
sorta di business plan. Tutti i business plan, la vigilanza può dire se ha un senso o meno.
o requisiti di onorabilità (per tutti), professionalità ed esperienza (per chi ha funzioni apicali):
sono proprio criteri precisi.

Vigilanza prudenziale
Diversi aspetti:

 Valutazione dell’adeguatezza patrimoniale ai fini di vigilanza (Accordi di Basilea): prevede che le


banche siano adeguatamente patrimonializzate
 I coefficienti di rischiosità: la vigilanza prudenziale cerca di tracciare un equilibrio tra il patrimonio
della banca e i rischi a cui essa si espone
 Limiti alla concentrazione dei rischi
 L’assunzione di partecipazioni di intermediari finanziari o industriali: partecipazioni reciproche tra
banche e soggetti imprenditoriali o finanziari
 I sistemi di controlli interni: quando faccio una regolamentazione, chiedo alla banca stessa di
vigilare sul rispetto attraverso controlli interni (autocontrollo)
Accordi di Basilea. Basilea ospita alcune importanti organizzazioni internazionali, come la banca dei
regolamenti internazionali. In seno a questa si è costruito il comitato di Basilea, che è un board in cui ci
sono delle persone esperte sul tema della gestione bancaria (ex banchieri centrali, persone che vengono
dalla vigilanza, ecc...). Nella prima metà degli anni 70, una banca tedesca fa un default molto violento, gli
statunitensi fanno operazioni con questa banca e aspettano i soldi indietro, ma la Bundesbank congela la
banca, senza avvertire gli statunitensi. Nel 74’ si decide di lavorare sul coordinamento internazionale della
vigilanza e inizia a porsi il problema di capire quali sono i parametri che rendono una banca sana (non c’era
omogeneità sui parametri, ognuno aveva i suoi).

Viene creato il comitato di Basilea, che è di carattere consultivo, non legislativo, scrivono dei testi
consigliando le migliori pratiche da applicare al sistema bancario, scrivono linee guida.

Nel 1988, viene emanato il primo accordo sul capitale, scrivono come dovrebbe essere gestita una banca
dal punto di vista patrimoniale. Questo è Basilea 1.

L’obiettivo del documento è quello di introdurre degli indici, delle percentuali, che possano aiutare a
distinguere banche sane da banche a rischio o in dissesto. Vi è una relazione diretta tra la rischiosità che la
banca sopporta e le dotazioni patrimoniali delle quali si deve dotare.

Basilea 1 introduce alcuni concetti fondamentali:

1. Patrimonio di vigilanza (fondi propri negli accordi più recenti): è il patrimonio di una banca,
secondo gli accordi di Basilea. È un patrimonio fatto di voci scelte dal Comitato di Basilea. Non è il
patrimonio netto del bilancio. All’interno di questo patrimonio vi troviamo il capitale sociale e
alcune obbligazioni, in particolare quelle subordinate, che non sono capitale sociale, possono
essere considerate come il capitale di rischio, ma non lo sono, bisogna quindi essere in grado di
trovare un equilibrio tra la dotazione iniziale di una banca e il rischio.
2. Risk weighted assests (attività pesate per il rischio): attivo a rischio, cioè la potenziale perdita da
affrontare nelle attività. Basilea è interessata ai rischi dei total assets e chiede di calcolare i risk
weighted assets. Equazione: patrimonio della vigilanza banca almeno pari all’ 8% dei risk weighted
assets. Requisito minimo patrimoniale.
Le regole del documento Basilea 1 non si configurano immediatamente come obbligatorie, ma vengono
successivamente recepite dagli organi nazionali e internazionali che le integrano all’interno delle loro
regolamentazioni; quindi, se non si dovessero adottare le regole dell’accordo di Basilea si violerebbe la
regolamentazione finanziaria e quindi si otterrebbero dei regimi sanzionatori o a livello pecuniario o limiti
all’operatività.

Basilea 2: viene messo su carta nel 1999 e nel mercato nel 2004 e trova piena occupazione nel 2007. Ha
durata breve.

Riforma il modo con cui si calcola il rischio di credito, sulla base di 2 principi:

1. uso del rating, giudizio un voto dato alla qualità del debitore, che associa al credito una probabilità
di insolvenza. Si usano non solo rating di società esterne (rating ufficiali), ma viene consentito di
potersi costruire il rating in casa, cioè valutano loro la clientela.
2. Aggiunge anche una nuova tipologia di rischio: i rischi operativi, che sono rischi legati all’operatività
della banca.

Basilea 2 introduce una struttura a 3 pilastri:

1. Requisito patrimoniale minimo, B2 riconferma quella relazione tra patrimonio di vigilanza e risk
weighted assets, cioè mette al centro un equilibrio tra mezzi patrimoniali e rischi subiti dalla banca.
2. Processi ICAAP e ILAAP/SREP:
a. ICAAP/ILAAP: sono processi sviluppati dalle banche con cui essa programma, cioè verifica
in chiave prospettica la propria adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e la propria liquidità
(ILAAP).
b. SREP: risposta della vigilanza che valuta su ICAAP e ILAAP e da un giudizio sulla
programmazione delle banche. Un giudizio negativo ha impatti patrimoniali (sanzioni).
3. Disciplina di mercato: oltre ad avere la vigilanza vera e propria, Basilea 2 dice che anche il mercato
può vigilare (mercato come le borse). B2 obbliga quindi le banche a fornire al mercato molte
informazioni (operazione di trasparenza), cosicché il mercato possa premiare o sanzionare le
banche che ritiene virtuose o meno. Troppo ambizioso per l’epoca.

B2 era un accordo molto più strutturato del primo, ma arriva un momentaccio e il suo modo di funzionare
non va bene, perché generava incentivi avversi.

Basilea 3 fa alcune affermazioni:

viene introdotto un nuovo rischio di liquidità, le banche sono soggette a due indici di liquidità.

Basilea 3
Viene stilato nel 2010, ma entrata in vigore progressiva. In questo accordo vengono confermati i rischi di
credito, operativi, di mercato, viene aggiunto poi a questi il rischio di liquidità. Di accordo in accordo i
requisiti patrimoniali vengono aumentati, questo perché si ha l’idea che più patrimonio si ha e più l’azienda
è resiliente per cui per avere certezza che davanti a fenomeni di instabilità la banca riuscisse a contrastare i
problemi senza necessità di aiuti.
REQUISITO MINIMO PATRIMONIALE OBBLIGATORIO
Questo accordo introduce precisi requisiti in termini di liquidità e quindi il rischio di liquidità che per anni
era stato dimenticato e che poi hanno ricordato tutte le crisi come quelle dei subprime, facendo si che vi
fossero anche dei vincoli e dei limiti di liquidità. Le banche avevano il compito di rispettare determinati
parametri bilancistici sulla liquidità (ultime due righe) → requisito di liquidità minimo

In passato veniva diviso in

o Tier 1: capitale “vero e proprio”, capitale e riserve


o Tier 2: obbligazioni con clausola di subordinazione. forti limitazioni (progressiva esclusione)

B3 accetta ancora i Tier di Prima, ma aumenta la quota di T1 e diminuisce nettamente T2, cioè
modifica la sua composizione

 LCR: indice sulla liquidità a breve termine


 NSFR: indice sulla liquidita strutturale a lungo termine
 Vengono quindi imposti requisiti di liquidità e viene imposto alla banca di fare programmazione
sulla liquidità (con l’ILAAP)
 Limiti al leverage: le banche in crisi avevano eccessivo grado di leverage,

Requisito minimo avere almeno il 3% del capitale su attività.

 Trattamento patrimoniale per i soggetti di rilevanza sistemica (SIFI), cioè intermediari problematici:
B3 introduce una serie di presidi per mettere in sicurezza soggetti multinazionali che hanno rilievo
sistemico.

Fondi propri
Capitale di classe 1 [Tier 1 – T1] – in grado di assorbire le perdite in condizioni di continuità d’impresa (on
going concern), cioè quando si concretizzano i rischi.

minimo 6% Attività ponderate per il rischio (RWA)

 Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) sono azioni ordinarie e riserve di utili
(capitale sociale e riserve)
o minimo 4,5% ATT ponderate per il rischio
 Capitale aggiuntivo di classe 1 (additional Tier 1 - AT1): sono strumenti di natura capitale, ma non
azionari

Capitale di classe 2 [Tier 2 – T2] – in grado di assorbire le perdite in caso di crisi (on gone concern)

Vi sono poi aggiustamenti regolamentari e possibili buffer aggiuntivi: sono dei contenitori che si riempiono
e svuotano a seconda del bisogno.

1. Capital conservation buffer: prevede che le banche mettano dentro un ulteriore 2,5% di CET1. Tutte
le banche lo devono avere, cioè il requisito totale + buffer diventa 10,5%
2. Countercyclical buffer (buffer anticiclico): in momenti di mercato molto in espansione, le banche
potrebbero dover mettere in questo buffer un altro 2,5% di CET1, in caso di crisi.
3. Systemic risk buffer (buffer del rischio sistemico): se in un paese si avvertono vulnerabilità e rischi
prevalentemente macro, può essere previsto questo ulteriore buffer (non è specificato il range,
cioè quanta percentuale serve).
4. G-SIB/O-SIB risk buffer: per le banche che hanno un potenziale impatto sistemico locale (G-SIB) o
internazionale (O-SIB)

Fondi propri complessivi (total capital) = minimo 8% dei RWA

MA se vengono attivati tutti questi buffer, il requisito minimo di CET1 su RWA è 15-16%.

Il Risk Appetite Framework (RAF)


 Le banche devono determinare il framework, l’infrastruttura, che determina il loro appetito per il
rischio.
 Sostanzialmente il RAF è una serie di indicatori di bilancio, di redditività, di qualità del credito, di
crescita degli attivi, che consentono di capire se la banca è aggressiva o prudente (grado di
propensione al rischio). Il RAF programma l’azione della banca.
 fissa ex ante gli obiettivi di rischio/rendimento in relazione a:
o dimensioni
o grado di complessità
 identifica le tipologie di rischio che la banca intende assumere e per ciascuno di essi
o misure espressive del capitale a rischio
o adeguatezza patrimoniale
o liquidità
 individua procedure e interventi gestionali da attivare in caso di mancato rispetto dell’obiettivo
 parametri quantitativi e qualitativi (soprattutto per i rischi non facilmente misurabili)

Il processo di controllo prudenziale


Due fasi:

 ICAAP (Internal Capital Adequacy Assesment Process)e ILAAP (Internal Liquidity Adequacy
Assesment Process) -> spetta alle banche
o valutazione della propria adeguatezza patrimoniale in relazione a:
 rischi assunti (RAF – Risk Appetite Framework)
 strategie aziendali
o presuppone adeguati sistemi di gestione dei rischi e di controllo interno e meccanismi di
governance
 SREP (Supervisory Review and Evalutation Process) -> spetta alle Autorità di Vigilanza (BCE/ANC)
o riesame ICAAP
o giudizio complessivo
o misure correttive se necessarie
o Pillar 2 requirements e Capital guidance: questi vengono assegnati solo nel caso di
cattivissimo progetto e consistono in un ulteriore accantonamento di capitale da
ottemperare.
Un efficace sistema di controlli interni
 Obiettivi:
o efficacia/efficienza dei processi aziendali
o protezione perdite
o affidabilità delle informazioni per fare scelte consapevoli
o conformità (compliance) con leggi e regolamenti
 Diverse tipologie:
o controlli in linea (produzione)
o controlli sulla gestione dei rischi (≠ produzione caratterizzato da trasversalità, vi sono delle
funzioni di controllo trasversali all’organizzazione. Vi sono degli operatori che lavorano
specificamente nella gestione, monitoraggio e individuazione dei rischi di ogni funzione
organizzativa. Gli organi legati a questo aspetto sono la compliance (monitora l’aderenza ai
regolamenti) e la funzione di risk management con il cosiddetto CRO (il capo della funzione
risk management)
o revisione interna (internal audit): ha una visione d’insieme molto ampia ed un reporting
diretto con le funzioni apicali. Si occupa di una revisione dei processi interni e ha un ruolo
sul monitoraggio della banca e per questo è una funzione molto temuta.
 Organi diversi in relazione a tipologia/livello.

Blocco 5: I rischi
Tassonomia dei rischi
 Effetti dell’evento
o rischi puri (o assicurativi): effetti negativi (la cui gestione è oggetto specifico dell’attività
assicurativa) -> producono effetti solo negativi se si verificano, non si hanno benefici se non
si manifestano
o rischi finanziari (o speculativi): effetti sia positivi sia negativi -> natura bifronte, a volte
effetto positivo e a volte negativo es. riduzione dei tassi d’interesse.
 Natura del rischio
o rischi sistematici: nascono da situazioni generali (catastrofi naturali, innovazione
tecnologica, regolamentazione, tassi di interesse e di cambio, prezzi, ecc.)
o rischi non sistematici: nascono da fenomeni relativi ai singoli intermediari (credito e
regolamento, business e reputazione)

Il sistema dei rischi nell’attività di intermediazione finanziaria


 Rischio d’impresa = variabilità del valore del capitale economico (differenza tra valore economico
delle attività e delle passività) o della sua redditività (return on equity)
Da cosa dipende l’esposizione al rischio di un intermediario?
o scelte di composizione del portafoglio di attività e passività
o Caratteristiche degli strumenti sottoscritti e/o emessi -> le caratteristiche degli strumenti
segnalano resilienza
o normativa di vigilanza-> Basilea 3 aveva questa finalità
 Rischio di perdite nello svolgimento dell’attività creditizia (banking book) per incapacità della
controparte di far fronte alle obbligazioni assunte (interessi e quota capitale): rischio di credito ->
rischio dei prestatori, del banking book
 Rischio di perdita sul portafoglio di negoziazione (trading book) per variazioni avverse di tassi
d’interesse, tassi di cambio, prezzi degli strumenti finanziari: rischio di mercato
o rischio di tasso di interesse
o rischio di cambio
o rischio di prezzo
 Rischio di perdite per disfunzioni di procedure, personale e sistemi interni, eventi esogeni. Include il
rischio giuridico, ma non quello strategico e di reputazione: rischio operativo ->disservizi, truffe,
calamità naturali, rischio dell’operare, più difficili da misurare rispetto agli altri
 Altri rischi (strategico, reputazionale, ecc.)

Rischio di credito
 Per un’efficace quantificazione del rischio di credito: probabilità di uno scostamento tra
o perdita attesa, livello stimato ex ante-> idea della perdita attesa, la certezza non c’è mai
quando la banca concede un credito, quando un finanziamento viene erogato la banca
stima già statisticamente la perdita attesa,
o perdita effettiva, livello rilevato ex post. ->controllo se effettivamente l’attesa era giusta o
no in base a quanto riscontrato nella realtà, la variabilità fra attesa ed effettiva è il rischio
che devo monitorare, il divario è ciò che non ci si aspettava, quello è il problema.
 Attraverso un errata stima delle perdite, si può incorrere in una perdita inattesa: quella perdita
effettiva che supera le attese.
 Come coprire la perdita?
o perdita attesa: accantonamenti e rettifiche
o perdita inattesa: fondi propri. Ecco lo stress per detenere i fondi propri.

In tempi moderni le banche hanno a disposizione nel calcolo dei rischi due scelte:
1. approcci semplificati, chiamati standard in cui stimano pochissime voci, e si usano parametri pre-
calcolati, pre-comunicati dalla vigilanza e quindi standardizzati, approccio molto simile a quello di
Basilea 1,
2. la normativa spinge ad utilizzare modelli più sofisticati, spinge ad utilizzare sistemi interni, per
utilizzare questi modelli serve l’autorizzazione della vigilanza, per stimare la perdita attesa, almeno
le banche più grosse oggi usano questo sistema, il metodo IRB (Internal rating based).
Il punto di partenza è EAD (exposure at default), che sono i soldi che il mio cliente ha preso dalla
banca quando ipotizzo che possa fallire. Questa va moltiplicata per la probabilità che il soggetto
faccia default (PD), e per la loss given default (LGD), che è la quota di soldi che ipotizzo di non poter
recuperare. Poi tutto questo si moltiplica per l’8%, che sono i fondi propri richiesti.

Il rischio di mercato
 3 componenti (non necessariamente presenti contemporaneamente)
o rischio di variazione del tasso di interesse
o rischio di cambio
o rischio di prezzo
 Possibili politiche di gestione:
o minimizzare l’esposizione (gestione passiva) -> cioè si cerca di neutralizzare ogni posizione a
rischio, inserendone altre di segno contrario. Tuttavia, eliminando il rischio si toglie la
redditività.
o Le banche ricorrono ad asset & liability management -> la banca volontariamente si assume
rischio, che lascia sul bilancio, per poterli sfruttare

Rischi di liquidità
 Rischi di liquidità: si manifestano quando per raccogliere risorse liquide, bisogna accettare
condizioni disoneste. Si possono manifestare per due canali:
o Funding liquidity risk -> non riuscire a trovare attività sul mercato a prezzi ragionevoli, ma
solo pagando prezzi elevati
o Market liquidity risk -> non riuscire a vendere attività pur di tirare su soldi
 Effetti estremi: perdita della fiducia, corsa agli sportelli, «fallimenti» bancari (cfr. Northern Rock…)
 Basilea e requisiti di liquidità
o LCR: liquidità a breve
o NSFR: prevede che la banca deve avere una certa quantità di raccolta stabile (di lungo
periodo)

Rischi interni
 Rischio operativo -> rischio puro, difficile da coprire. Le banche lo dividono in diverse accezioni:
- Rischio da processi interni: es: presenza di modello organizzativo in cui su una certa area, non c’è
un controllo incisivo
- Rischio da risorse umane
- Rischio da fattori tecnologici: falle di sistema, server che si bloccano, hackeraggio, ecc…
- Rischio da fattori esogeni: inondazioni, calamità naturali, terremoti, guerre, ecc…
 Rischio strategico -> voler raggiungere determinati obiettivi senza le competenze, gli strumenti, con
incoerenza fra obiettivi e strumenti a disposizione
 Rischio reputazionale -> rischio che la reputazione di una banca si rovini (anche con fake news)

Considerazioni finali sui rischi nell’intermediazione finanziaria


 Crescente rilievo e ampiezza dei processi gestionali di Risk Management: tutti nella banca devono
capire il risk management, una sezione dedicata non basta.
 Scelte da affrontare ex-ante: politiche di gestione, programmazione dei rischi e delle correlazioni
tra rischi
 Articolazione essenziale di un processo formalizzato di gestione dei rischi:
o identificazione e classificazione
o misurazione
o monitoraggio dei dati periodico e programmazione
o gestione e mitigazione dei rischi

Blocco 6: I modelli organizzativi bancari


LA BANCA UNIVERSALE
È un modello estremamente noto, ma che oggi non ha un corrispettivo nella realtà.

· Impresa unica -> è una società con un suo marchio unico, un suo capitale ecc.…, è una banca unica, è un
unico soggetto economico, un soggetto autonomo

· Può svolgere tutte le attività consentite ad una banca (art. 1 TUB): dalla concessione del credito al
corporate finance, dall’investment banking al private banking, ecc. ad eccezione delle attività ̀ che, per
riserva di legge, competono ad altri intermediari finanziari

· Di conseguenza, è un intermediario:

o Multibusiness -> congiuntamente svolge tante linee di business

o Multiclient -> si rivolge a clientele molto diverse fra loro

o Multiprodotto -> offre molti prodotti e servizi alla propria clientela

Modello nato in Germania, era un modello “dalla culla alla tomba”, questa banca va bene dall’adolescente
al pensionato, offre prodotti sia al singolo che all’impresa

· Quali vantaggi derivanti dalla diversificazione produttiva?

o possibilità̀ di sfruttare economie di diversificazione sia globali sia di prodotto specifico


o offerta completa di prodotti e servizi alla clientela -> possibilità di fidelizzazione e aumento del
grado di soddisfazione
o stabilizzazione dei profitti della banca -> diversificazione per sopperire a momenti di crisi di un
settore. Minori rischi.
o linee gerarchiche interne e quindi facile risoluzione dei problemi nel management (più facile
rimuovere le persone, ecc…)
· Attenzione!! la banca universale è comunque organizzata in maniera divisionale -> costi di coordinamento
e controllo comunque esistenti, ma in maniera inferiore rispetto al gruppo bancario.

· Quali svantaggi dalla banca universale?

o Abuso di informazioni sui clienti. Ciò causa potenziali conflitti di interesse che si possono
ingenerare tra la banca e la sua clientela. Come limitarli?

 presenza di efficaci meccanismi di controllo e governo a livello organizzativo


 inserimento di amministratori indipendenti che non hanno un interesse diretto alla
redditività della banca;

o Aumento del grado di rischiosità̀ complessiva -> facendo così tante attività la banca potrebbe
patire dei fenomeni virulenti sulle linee di business

o Altro svantaggio: le banche principalmente guadagnano sulle assicurazioni e sulla gestione del
risparmio, ma non avendo la riserva di legge su queste attività, una banca universale non può
esercitarle. È più conveniente creare un gruppo bancario con dentro un’assicurazione o una
SGR per poter svolgere quelle attività.

IL MODELLO GRUPPO BANCARIO


· Modello organizzativo che comprende
o una capogruppo (holding pura o mista)
o società̀ che svolgono attività̀ bancaria, finanziaria (e spesso anche assicurativa)

· Consente di abbinare
o un unico disegno strategico e imprenditoriale
o economie di specializzazione che scaturiscono dagli elevati livelli di specializzazione che
contraddistinguono i processi produttivi delle diverse società̀

È il modello inizialmente adottato dalle banche italiane (anni ‘90) per realizzare la diversificazione
produttiva (vincoli normativi derivanti dalla legge bancaria del 1936) -> alla fine della foresta pietrificata sia
avevano una miriade di piccole banche, l’unica soluzione era prendere piccole-medie banche e creare dei
gruppi per ottenere soggetti più grandi.

Quali strutture societarie nel gruppo?

· capogruppo: può essere

o holding pura quando non svolge attività̀ operativa, ma si occupa della gestione strategica e del
coordinamento del gruppo -> solo attività di capogruppo, non ha attività operativa con il pubblico,
scatola giuridica, fa solamente da capo. Permette maggiore parità tra le parti del gruppo.

o holding mista quando non attua una separazione tra la gestione operativa e quella strategica. ->
banca con le sue filiali e che oltre a quello è anche a capo di un altro gruppo di soggetti. Agli occhi
del pubblico determina disparità tra le parti del gruppo.

· subholding: sono comuni nei gruppi più grossi. Sono livelli intermedi di controllo, cioè società̀ finanziarie
alle quali vengono imputate partecipazioni in società̀ controllate appartenenti a raggruppamenti omogenei
(non sempre presenti), oppure a cui vengono affidate semplici compiti di reporting, cioè possono avere il
compito di coordinare le banche più piccole. Possono esserci più livelli di subholding.
Quale configurazione per il gruppo?

· Modello divisionale

Si identificano aree strategiche d’affari. Ogni area strategica di affari è gestita operativamente da una
specifica divisione, responsabile dei risultati economici ottenuti. Le tipiche divisioni sono:
 Per prodotto
 Per segmento di clientela -> spesso ha la prevalenza
 Per area geografica

· Modello di gruppo federale

Modello tipico delle banche popolari, mantengono il loro marchio e la denominazione locale a cui viene
aggiunta la denominazione del gruppo.

Le funzioni produttive vengono accentrate in soggetti del gruppo, tutta la parte produttiva viene aggregata
in questa fabbrica di gruppo e le banche federali rimangono solo come rete distributiva.

Consente di:

 beneficiare di economie di scala


 preservare il valore rappresentato dal rapporto di clientela detenuto nel proprio mercato
geografico di elezione

(· Modello funzionale: modello estremamente debole e fragile nei gruppi bancari, perciò impraticabile)

· Vantaggi:

1)Genera più specializzazione

2)Mentre la banca universale fa raccolta con un unico marchio, il gruppo la fa con molti brand e quindi il
cliente potrebbe aderire a più proposte, senza rendersi conto che fa affari con lo stesso gruppo

3)Struttura dei gruppi è molto flessibile

·Svantaggi:

1)Essendo un rapporto di partecipazione è molto più difficile il controllo e il coordinamento

LE BANCHE SPECIALIZZATE
Non le più importanti ma le più numerose nel nostro paese, molte di esse adesso stanno confluendo in
gruppi.

· Specializzazione operativa: intesa come uno specifico orientamento da parte di un intermediario in


termini di:

 segmento di clientela
 prodotto: poco diffusa e poco profittevole. È più frequente la specializzazione per segmento di
business.
 area geografica
 canale distributivo (es: banche online)

· Può̀ essere riferita anche ad uno solo di questi elementi o ad un mix di esse
· Le scelte possono discendere dalla normativa che disciplina gli intermediari (specializzazione ope legis) ->
a volte la specializzazione non era una scelta, può succedere che una banca si trovi a presentare forme di
specializzazioni in forza alle banche, spesso le normative limitavano i servizi che una singola banca poteva
offrire.

· Sistemi a rete:

Caso BCC: Nel 2019 le BCC si sono aggregate in gruppi, per tenerle d’occhio meglio e per gestirle meglio in
caso di crisi. In queste, la capogruppo è controllata dalle BCC su cui governa.

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