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Cap. 1: Le aziende
Non sempre queste quattro condizioni si realizzano insieme ad esempio le nuove imprese hanno
difficoltà a raggiungere l’equilibrio reddituale nel breve periodo, ma riescono nel lungo periodo, perché
devono affrontare ingenti investimenti iniziali (Amazon). In altri casi, se le condizioni esterne sono
favorevoli, le aziende possono riuscire a produrre risultati adeguati, ma rischiano di essere troppo in
balia delle dinamiche esterne invece che della propria stabilità interna.
valore monetario attribuito al prodotto. Quando nello scambio il trasferimento del bene non avviene
contemporaneamente al trasferimento di moneta, si ha credito/debito di regolamento; quando
l’oggetto dello scambio è la disponibilità di mezzi monetari, si ha un credito/debito di prestito e il
prezzo di tale disponibilità è l’interesse.
L’insieme delle decisioni determina una struttura aziendale, che presidia processi e operazioni. Tali
processi sono di natura: produttiva; distributiva; commerciale; amministrativa e finanziaria;
organizzativa; istituzionale e legale.
I settori sono insiemi di aziende che offrono prodotti o servizi simili a specifiche categorie di clienti;
sono poi suddivisi in segmenti. Le imprese specializzate in settori agiscono su mercati specifici, intesi
come negoziazioni relative a volumi scambiati, prezzi e condizioni. L’esistenza di un mercato
presuppone continuità e frequenza negli scambi, i quali possono avvenire in diversi contesti e avere
caratteristiche differenti; un insieme di negoziazioni prive di continuità e regole condivise non
costituiscono un mercato. Il prezzo è condizionato dagli scambi all’ingrosso. Tanto maggiori sono gli
scambi e gli attori, tanto più il mercato è efficiente e il prezzo della specifica transazione si avvicina al
prezzo medio. Alcuni mercati sono imperfetti, perché il prezzo della transazione può oscillare a
seconda dell’occasione e non è possibile metterlo in relazione con le caratteristiche del prodotto
scambiato.
L’insieme delle imprese che appartengono a un dato settore, dei fornitori, distributori e clienti è definito
filiera; i diversi attori condizioneranno il valore generato per il cliente finale. Le caratteristiche di
fornitori e clienti condizionano la ripartizione di valore fra gli attori della filiera; si parla di potere
contrattuale la possibilità di fornitori e clienti di definire gli spazi di negoziazione fra le aziende. Le
decisioni di allargare il raggio di azione per comprendere attività tipiche di clienti e fornitori si
definisce integrazione verticale: innovazioni nella tecnologia e nella configurazione delle attività
permettono la disintermediazione degli attori. Si parla di prodotti sostitutivi quando uno stesso
bisogno può essere soddisfatto da aziende appartenenti a settori diversi. Una definizione allargata di
settore (che comprenda concorrenti, fornitori, clienti, potenziali entranti e fornitori di prodotti
sostitutivi) permette di valutare quanto un settore sia attrattivo, cioè possa fornire opportunità.
o franchising: un’azienda sviluppa delle linee guida che saranno seguite in diversi contesti
territoriali.
- grado di formalizzazione degli accordi fra le imprese : per es. le associazioni informali di aziende
sono aggregati che si uniscono operando secondo modalità analoghe, ma non sono configurati dal
punto di vista giuridico.
NB: le relazioni tra attori sono dinamiche e possono essere influenzate dalle trasformazioni dei
settori/mercati, le quali dipendono dal ciclo di vita del settore e dal suo grado di concentrazione
per es. la concentrazione societaria è necessaria in caso di riduzione del numero di operatori e di
crescita di ciascuno di essi. Inoltre le trasformazioni dei settori dipendono dalle scelte di configurazione
delle attività delle imprese che in essi operano, come ad esempio l’internazionalizzazione o la nascita di
nuovi ambiti competitivi.
1. Dove competere? la scelta di dove competere (cioè in quale settore; NB: non tutte le aziende di
un settore sono in competizione tra loro) dipende sia dalle abitudini di consumo dei clienti sia dai
tassi di crescita nelle diverse parti del mondo. Ad influire in questa scelta sono soprattutto i fattori
critici di successo (key success factors) ossia quelle ragioni che portano un gruppo di clienti a
preferire l’offerta di un’azienda piuttosto che un’altra. Tali fattori sono:
funzionalità tecnica;
basso costo d’acquisto;
flessibilità d’uso;
integrabilità, compatibilità, personalizzazione, scalabilità;
soddisfacimento di bisogni di prestigio;
appagamento di bisogni di solidarietà;
2. Che cosa offrire? significa come configurare il sistema di offerta, il quale si declina attraverso
4 elementi:
le caratteristiche materiali e la gamma di beni offerti: ossia caratteristiche fisiche,
attributi tecnico-funzionali e caratteristiche estetiche.
i servizi collegati ai beni offerti, che si suddividono in base ai diversi momenti della
relazione con il cliente (ossia pre vendita, post vendita e nel punto vendita).
le caratteristiche immateriali: ossia l’immagine, la reputazione, la marca.
le condizioni dello scambio e il prezzo.
NB: esistono tanti sistemi di offerta quanti sono i mercati ai quali l’azienda si rivolge, i canali serviti e i
prodotti o servizi offerti.
3. Quali attori coinvolgere? per durare nel tempo, un’azienda necessita di individuare le categorie
di soggetti da coinvolgere.
Rispetto ai conferenti capitale, le decisioni riguardano:
il livello di concentrazione della proprietà;
i criteri seguiti nello scegliere tra le diverse alternative di finanziamento;
le dimensioni aziendali;
le aspettative di crescita e di remunerazione del capitale.
Rispetto ai prestatori di lavoro, le decisioni riguardano:
il loro grado di coinvolgimento nella condivisione dei risultati aziendali;
la continuità di rapporto nel tempo;
il mix di competenze, profili personali, forme contrattuali;
i livelli di responsabilità, remunerazione, carriera.
NB: maggiore è l’integrazione fra i soggetti coinvolti più sono stabili le relazioni di fiducia e minori i
costi di controllo.
4. Che cosa offrire e che cosa aspettarsi dagli attori istituzionali? le decisioni dell’azienda in
merito a quali interlocutori istituzionali privilegiare e a come porsi rispetto alle diverse categorie di
portatori di interesse determinano il posizionamento istituzionale dell’azienda. È possibile valutare il
posizionamento istituzionale attraverso alcuni fattori:
la composizione degli assetti istituzionali;
le politiche di dividendo e remunerazione;
la composizione della forza lavoro;
il grado di trasparenza nella comunicazione istituzionale.
5. Con quale struttura? per offrire un prodotto o servizio, l’azienda deve continuativamente
investire e tali costi sono parzialmente trasferiti sul prezzo di vendita. La quantità di costi e di
investimenti si traduce in decisioni relative a:
come produrre;
in quali canali vendere i prodotti;
come distribuirli;
come organizzare le varie attività.
Le scelte derivano dunque dalla valutazione sulle modalità più opportune in termini di efficacia
(raggiungere l’obiettivo) e efficienza (minimizzare costi).
La struttura dell’azienda può essere analizzata da diversi punti di vista in primo luogo dal punto di
vista dei processi, i quali devono essere un insieme unitario, collegato da relazioni di interdipendenza e
sequenzialità. Dal punto di vista organizzativo invece, l’attenzione va posta sui modi di ripartire ruoli e
responsabilità fra le persone che prestano lavoro all’interno dell’azienda.
3.3 La specializzazione:
È possibile concentrare l'azienda su poche attività in questo caso si parla di specializzazione. Essa
permette di:
Lo svolgimento dell’attività economica determina l’insorgere di costi, legati all’acquisizione dei fattori di
produzione: si parla di costi variabili quando variano proporzionalmente al variare dei volumi di
produzione, mentre si parla di costi fissi quando non variano all’aumentare dei volumi di produzione.
Esistono delle variabili, dette driver di costo, che incidono sui costi aziendali.
Ci sono poi 2 teorie che indicano quando ad un’azienda conviene aumentare la propria capacità
produttiva:
1. teoria delle economie di scala: suggerisce che l’incremento della capacità produttiva installata,
alla pari col livello di sfruttamento, determina una riduzione del costo medio unitario
dell’output del prodotto. Esistono diverse fonti di economie di scala:
l’indivisibilità di alcuni componenti, che vengono sfruttati meglio in presenza di un
aumento dimensionale;
la maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione;
le proprietà geometriche dei solidi;
l’utilizzo di impianti più efficienti;
la migliore negoziazione con i fornitori di fattori di produzione.
Le economie di scala, però, sono anche limitate da:
dal mercato, che può non richiedere un volume maggiore di prodotti;
dalla richiesta del mercato di prodotti differenziati in volumi più piccoli;
I risparmi di costi gestionali legati alla composizione del portafoglio di attività sono definiti economie di
raggio d’azione: tali vantaggi derivano dalla gestione congiunta di due o più beni e si spiegano con
l’esistenza di risorse non pienamente sfruttate o utilizzabili su più prodotti.
Economie di apprendimento (o di esperienza): sono riduzioni del costo medio del prodotto ottenute
come conseguenza dell’aumento della produzione cumulata. La differenza fra economie di
apprendimento ed economie di scala è che nel primo caso aumenta la produzione complessiva nel
tempo, mentre nel secondo caso l’aumento di produzione è legato all’ampliamento della capacità
produttiva. Uno degli effetti di questa economia è un miglioramento della qualità complessiva del
prodotto.
A ogni livello di produzione la differenza fra ricavi e costi variabili determina un risultato parziale che
contribuisce alla copertura dei costi fissi:
1. i costi totali sono superiori ai ricavi totali l’azienda è il perdita;
2. i costi sono superiori ai ricavi l’azienda è in perdita ma i ricavi sono sufficienti a coprire i costi
fissi;
3. punto di pareggio l’azienda non produce reddito, ma copre i costi;
4. l’azienda copre tutti i costi e genera reddito pari alla differenza tra ricavi totali e costi totali.
L’incidenza dei costi fissi sul totale di pareggio dei costi condiziona la quantità e il fatturato di pareggio;
maggiore è l’incidenza dei costi fissi, più alto è il rischio operativo per l’azienda, definito come
l’impatto della fluttuazione dei volumi di produzione e di vendita sui risultati aziendali. La distanza dal
punto di pareggio e l’ampiezza tra ricavi e costi totali è detto grado di elasticità operativa e si calcola
come rapporto tra costi variabili totali e costi fissi nel punto di pareggio: maggiore è il livello del punto
di pareggio. maggiore il grado di elasticità operativa, maggiore il livello di rischio operativo.
La funzione del bilancio è di permettere allo Stato di determinare l’ammontare che ogni anno l’azienda
è tenuta a versare come imposta sul reddito.
2. principio di competenza economica: si deve tener conto dei costi e dei ricavi,
indipendentemente dal pagamento e dall’incasso, solamente se imputabili economicamente
all’esercizio; i costi di competenza sono quelli maturati nell’esercizio relativi a beni e servizi
utilizzati nel periodo considerato; i ricavi di competenza sono quelli maturati nell’esercizio e che
hanno avuto il correlativo costo.
3. principio di prudenza: si devono tener conto dei costi e delle perdite anche se incerti e solo
presunti; si devono contabilizzare componenti positivi solo se effettivamente realizzati alla
chiusura dell’esercizio; non contabilizzare utili derivanti da incrementi patrimoniali che non
siano certi e durevoli.
NB: in fase di costruzione del bilancio, la perdita viene rilevata nei componenti positivi di reddito, l’utile
nel lato dei componenti negativi; quando l’azienda è in utile, la contrapposizione fra componenti
negativi e componenti positivi dà luogo al reddito imponibile.
Per quanto riguarda il Conto Economico, la riclassificazione consiste nel raggruppare le diverse voci del
bilancio (costi e ricavi) in base alle aree di gestione (caratteristica, patrimoniale, finanziaria, straordinaria,
tributaria) da cui provengono, in modo da esaminare la redditività e investigare i fattori che la
determinano. Le diverse voci del bilancio vengono riproposte in forma scalare isolando:
la gestione caratteristica: le attività connesse ai processi di acquisizione e trasformazione delle
materie prime e alla vendita dei prodotti finiti; è la ragion d’essere dell’azienda.
la gestione patrimoniale: è collegata alle scelte di investimento del risparmio generato
dall’azienda come conseguenza dello svolgimento dell’attività economica.
la gestione finanziaria: ha come oggetto l’identificazione delle modalità più opportune di
copertura dei fabbisogni finanziari dell’azienda.
la gestione straordinaria: riguarda operazione che esulano dall’attività caratteristica dell’azienda.
la gestione tributaria: riguarda la determinazione e il pagamento delle imposte e dei tributi.
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risorse iscritte nel passivo (esigibilità). I valori dell’attivo sono ordinati secondo il criterio di liquidità
decrescente; i valori del passivo sono ordinati secondo il criterio di scadenza.
4.6 La valutazione dello stato di salute dell’azienda e la coerenza fra scelte e risultati:
Quanto più l’azienda è in grado di rispondere ai fattori critici di successo, tanto più sarà capace di
sviluppare un vantaggio competitivo e i costi sostenuti saranno coperti da adeguati flussi di ricavo.
Sistemi di scelta:
In base all’ampiezza del raggio d’azione e alle fonti di vantaggio competitivo ricercate possiamo
distinguere 3 sistemi di scelta a ognuno di essi corrisponde una strategia:
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1. strategia di leadership di costo : un azienda orienta le sue scelte in modo da essere meno costosa
rispetto alla concorrenza nel mercato. Rischi: la concorrenza lavora sui fattori critici di successo
del mercato e costringe l’azienda a migliorare il prodotto offerto; oppure c’è il rischio che
l’azienda non sia vista come efficiente.
2. strategia di differenziazione: presuppone che esista un segmento di mercato in cui l’azienda si
può imporre perché diversa dalle altre, offrendo prodotti a prezzi più alti che il cliente acquista
perché ne riconosce la qualità. Rischio: il cliente non è disposto a spendere di più.
3. strategia di nicchia : consiste nel puntare su segmenti di mercati giudicati troppo piccoli o poco
interessanti dalle aziende maggiori è tipica delle piccole imprese. Rischio: se l’azienda non
cresce abbastanza rispetto ai concorrenti a lungo andare viene esclusa dal mercato.
A prescindere dalla strategia seguita, un’impresa deve compiere delle scelte coerenti tale coerenza
determinerà alti risultati competitivi ed elevati livelli reddituali.
Tuttavia, pur compiendo scelte coerenti, un’azienda può comunque non riuscire a ottenere un risultato
sostenibile e duraturo. Infatti:
- può accadere che un’azienda abbia alti risultati competitivi ma bassi risultati reddituali è questo il
caso di un’azienda molto competitiva che vuole imporsi sul mercato, offrendo un prodotto
apprezzato ma che è eccessivamente costoso per l’azienda.
- può accadere anche che un’azienda abbia alti risultati reddituali ma bassi risultati competitivi in
questo caso sono protette dalla pressione competitiva e possono godere di performance superiori.
Lo svantaggio è che il vantaggio competitivo dipende da fattori esterni all’azienda, la quale potrebbe
però utilizzare i risultati reddituali per realizzare un sistema di offerta aperto a più clienti e
rafforzare la propria posizione competitiva.
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