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CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

LA CRISI DELL’IMPRESA.
LA COMPOSIZIONE NEGOZIATA DELLA CRISI.
2. Evoluzione del sistema. dalla legge fallimentare …
La disciplina delle procedure concorsuali è stata regolata in italia dalla c.d. legge fallimentare, a cui
erano sottoposti gli imprenditori commerciali non piccoli. al centro del sistema delineato dalla legge
fallimentare vi era la procedura di fallimento. Il fallimento era una procedura giudiziaria mirante a
liquidare il patrimonio dell’imprenditore insolvente e a ripartirne il ricavato fra i creditori, secondo
criteri ispirati dal principio della parità di trattamento.
Nei confronti di alcuni tipi imprese operanti in settore particolare rilievo economico e sociale, il
fallimento era invece sostituito dalla liquidazione coatta amministrativa, questa era una procedura
di liquidazione di natura amministrativa in quanto disposta e svolta sotto il controllo dell’autorità
incaricata di esercitare la vigilanza sull’impresa,(ad esempio, banca d’italia, Ivass) anche per
cause diverse dall’insolvenza.
La legge fallimentare contemplava anche alcune procedure concorsuali “consensuali”: volte cioè a
conseguire una composizione del dissesto mediante un accordo raggiunto, nel corso della
procedura, fra il debitore proponente ed una maggioranza qualificata di creditori, che poi veniva
reso vincolante anche per creditori dissenzienti mediante il provvedimento di omologa del giudice.
Queste erano in origine l’amministrazione controllata e il concordato preventivo. L’amministrazione
controllata era destinata all’imprenditore in temporanea difficoltà e con comprovate possibilità di
risanare l’impresa.
Il concordato preventivo, era invece riservato agli imprenditori insolventi che rispettavano specifici
requisiti di meritevolezza fissati dalla legge.
Che si trattava di procedure tardive, inefficienti, lente e costose.
Tardive, perché all’apertura del fallimento si arrivava quando la decorazione dell’imprenditore era
ormai irreversibile ed il valore dell’azienda largamente disperso.
Inefficienti, in quanto le vendite fallimentari, a causa della loro macchinosità e della scarsa
competenza imprenditoriale delle persone preposte alla gestione della procedura, avevano spesso
esito rovinoso.
La durata delle procedure concorsuali, non di rado ultradecennale, impediva per lungo tempo ai
beni inclusi nel patrimonio di ritornare nel ciclo delle attività produttive.
E infine poteva accadere che le somme faticosamente raccolte tramite la liquidazione dei beni del
debitore venissero in larga parte assorbite dai costi della procedura stessa.
Già nel 1979 si era avuto un primo, intervento con l’introduzione di una nuova procedura
concorsuale, l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese solventi, per sottrarre al
fallimento le imprese di maggiori dimensioni e sottoporle invece ad una procedura mista orientata
verso il salvataggio del complesso produttivo e la conservazione dei posti di lavoro.
L’istituto non ha dato buoni risultati. A partire dal 2005 le riforme assumono un ritmo incalzante.
Nel 2005 viene riformato il concordato preventivo, reso da allora accessibile non soltanto agli
imprenditori insolventi, ma anche in presenza di una (meno grave) crisi economica. Vengono
inoltre soppressi i requisiti di meritevolezza che facevano barriera all’ammissibilità della domanda.

Sempre nel 2005 vengono introdotti gli accordi di ristrutturazione dei debiti. Questi nascono come accordi
negoziali stragiudiziali, vincolati solo per i contraenti, a cui l’omologazione del giudice si limita a conferire
una particolare stabilità degli effetti in caso di successivo fallimento del debitore.
Nel 2006 è stata oppressa la procedura di amministrazione controllata. Si è proceduto ad un’ampia revisione
del fallimento.

Nel 2012 viene colmata una grave lacuna con l’introduzione di procedure concorsuali destinate ai soggetti
sovraindebitati che finora ne erano privi, in quanto esclusi dall’applicazione delle procedure della legge
fallimentare: imprenditori di dimensioni minori, imprenditori agricoli, professionisti, consumatori. Viene così
creato un sistema di procedure concorsuali “da sovraindebitamento” composto da tre istituti:

1) La procedura di liquidazione del patrimonio che, al pari del fallimento, è una procedura giudiziaria
finalizzata a liquidare il patrimonio del debitore e a ripartire il ricavato fra i creditori, secondo criteri
ispirati al principio della parità di trattamento;
2) L’accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento che presenta invece affinità con il
concordato preventivo e con gli accordi di ristrutturazione dei debiti, perché mira al raggiungimento
di una soluzione della crisi da sovraindebitamento concordata fra debitore e creditori;
3) Il piano del consumatore che è infine una procedura riservata soltanto ai consumatori incolpevoli
del proprio sovraindebitamento.

Da tempo si avvertiva l’esigenza, di una risistemazione “organica” della materia. Si è arrivati alla legge 19-
10-2017, n. 155 che ha rilasciato la delega al Governo; e in attuazione della delega è stato emanato il codice
della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Il nuovo codice è risultato un testo normativo ricco di imperfezioni e di scelte controverse di politica
legislativa. Il 15 luglio 2022 il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è entrato in vigore ed ha mandato
in soffitta la legge fallimentare e la legge sulle procedure da sovraindebitamento (salvo che per le
procedure pendenti prima di quella data).

3. (Segue):… al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza riunisce in un unico testo normativo le discipline delle
procedure concorsuali prima regolata dalla legge fallimentare e quelle per il sovraindebitamento prima
contenute nella legge 3/2012. Restano invece fuori dal codice la disciplina dell’amministrazione
straordinaria delle grandi e grandissime imprese insolventi, nonché le leggi speciali in tema di liquidazione
coatta amministrativa di alcuni tipi di impresa.

Con l’entrata in vigore del codice della crisi d’impresa, il nuovo sistema delle procedure concorsuali risulta
dunque così composto:

1) Liquidazione giudiziale: è la procedura giudiziale di liquidazione riservata agli imprenditori


commerciali che superano determinate soglie dimensionali e versano in stato di insolvenza;
2) Concordato preventivo: è una procedura concorsuale basata su un piano approvato dai creditori
finalizzato al risanamento oppure alla liquidazione del complesso aziendale, a cui possono accedere
gli imprenditori commerciali “non minori” in stato di crisi o di insolvenza. Costituiscono varianti le
nuove procedure di piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione e del concordato
liquidatorio semplificato.

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