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LA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE (ex fallimento)

La liquidazione giudiziale è la più grande tra le procedure concorsuali.

PRESUPPOSTI
I presupposti per poter aprire questa procedura sono di due tipologie:
 Presupposto soggettivo —> può azionare la procedura di liquidazione giudiziale e fallimentare solo
l’imprenditore commerciale (ne sono esclusi l’imprenditore agricolo e coloro che non svolgono
attività commerciale).
 Presupposti oggettivi-> sono tre:
Stato di insolvenza
Superamento di almeno uno dei limiti dimensionali (art. 2, c.1 CCI)
Monte debiti scaduti e non pagati almeno pari a 30.000 Euro

o Lo Stato di insolvenza
Si intende <quando l'imprenditore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni>.

DIFF: TRA INSOLVENZA E INADEMPIMENTO : l’insolvenza si tratta di una situazione patologica ed


irreversibile che colpisce l'intero patrimonio, mentre l’inadempimento si riferisce a quando l'imprenditore non
adempie alla propria obbligazione, non paga.
Sono due concetti slegati, perché si può avere insolvenza senza avere adempimento.

Ad esempio posso essere in stato di insolvenza, ma adempiere alle mie obbligazioni continuando a pagare i
miei dipendenti attraverso mezzi anormali. Al contrario, si può essere inadempienti senza essere insolventi,
la mia impresa va bene, ma ritengo non dovuto un determinato pagamento.

o Superamento di almeno uno dei limiti dimensionali


Vi sono delle soglie dimensionali, indicati dall’art.2 comma 1 nel CCI, che devono essere superate per
accedere alla procedura.

o Monte debiti scaduti e non pagati almeno pari a 30.00,00 Euro


Vi deve essere un inadempimento, un creditore per un debito almeno di 30.000 euro per poter attivare la
procedura.

L’APERTURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE


Chi può attivare la procedura?
La procedura è aperta con ricorso presentato da:
• uno o più creditori;
• l'imprenditore: la richiesta diventa un obbligo, penalmente sanzionato, quando l'inerzia provoca
l'aggravamento del dissesto;
• il pubblico ministero: ha il potere-dovere di chiederlo quando l'insolvenza risulti da fatti che configurano
reati, ovvero, «quando l'insolvenza risulta dalla segnalazione proveniente da un giudice che l'abbia
rilevata nel corso di un procedimento civile».
• Gli organi di controllo interno o esterno.

LA COMPETENZA TERRITORIALE
Competente per la procedura è il tribunale del luogo dove l'imprenditore ha la sede principale dell'impresa. È
stato introdotto il COMI è un acronimo inglese che sta per Center Of Main Interest, il quale permette di
richiedere il fallimento nel paese in cui si opera .
A tali fini non rileva il trasferimento della sede intervenuto nell'anno precedente alla domanda di fallimento.
translatio iudicii. L'art. 9-bis stabilisce che per effetto della dichiarazione di incompetenza la procedura è
immediatamente trasferita d'ufficio al tribunale competente e tutti gli atti precedentemente compiuti restano
validi.
LA SENTENZA DI APERTURA DELLA PROCEDURA
Uno dei soggetti avanza la richiesta al tribunale competente che dichiarerà l’apertura della procedura con
sentenza, l’unico caso in Italia in cui una sentenza apre il procedimento (solitamente la sentenza chiude un
processo).
La sentenza:
• nomina gli organi della procedura, il giudice delegato, colui che sovraintenderà tutta la procedura e il
curatore, possiamo definirlo come il cuore dell’intera procedura;
• ordina al debitore il deposito dei bilanci, delle scritture contabili e fiscali obbligatorie, e dell'elenco dei
creditori;
• è notificata d'ufficio al debitore;
• comunicata per estratto al pubblico ministero, al curatore ed al creditore richiedente il fallimento;
• pubblicata nel registro delle imprese, dopo la pubblicazione si presume conosciuta da tutti coloro che si
sono rapportati con quella società.

IMPORTANTE: Dal momento in cui la sentenza apre la procedura tutte le azioni individuali dei
creditori vengono congelate, poiché tutti i creditori diventano concorrenti, ciò significa che
nessuno singolarmente può andare ad aggredire il patrimonio di quella azienda.

IL RECLAMO
Attraverso la sentenza che dichiara l'apertura della procedura può proporsi il reclamo entro 30 giorni innanzi
alla Corte d'Appello.

Il reclamo può essere proposto dal debitore o da qualsiasi interessato.

Per il reclamo si ha un procedimento speciale molto semplificato ed accelerato.

L'impugnazione non sospende gli effetti della sentenza.

Nel giudizio di reclamo si dibatte su eventuali vizi del procedimento che ha portato alla sentenza e/o si
contesta la sussistenza dei presupposti della liquidazione giudiziale.
Contro la sentenza che decide il reclamo si può proporre ricorso per Cassazione.

Se la Corte accerta che al momento della dichiarazione non sussistono i presupposti richiesti dalla legge,
deve revocare la sentenza.

La sentenza che accoglie il reclamo:


• revoca la procedura
• deve essere pubblicata nel registro delle imprese
• non travolge gli effetti degli atti legalmente compiuti dagli organi fallimentari.

GLI ORGANI DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE


 IL TRIBUNALE CONCORSUALE
 IL GIUDICE DELEGATO
 IL CURATORE
 IL COMITATO DEI CREDITORI
 IL TRIBUNALE CONCORSUALE
Il Tribunale è l’organo apice dell’intera procedura, «è investito dell'intera procedura» e sovraintende al
corretto svolgimento della stessa.
In particolare:
A. nomina il giudice delegato e il curatore, ne sorveglia l'operato e può sostituirli;
B. decide le controversie relative alla procedura che non siano di competenza del giudice
delegato, nonché i reclami contro i provvedimenti dello stesso giudice;
C. può in ogni tempo chiedere chiarimenti ed informazioni al curatore, al debitore ed al comitato dei
creditori.

N.B. Contro gli atti del giudice delegato si fa reclamo al tribunale, contro gli atti del tribunale si fa reclamo in
Corte d’Appello, contro gli atti della Corte d’Appello si fa reclamo in Corte di Cassazione.

I provvedimenti del tribunale


Le decisioni del Tribunale sono adottate con decreto.
Salvo diversa disposizione, contro tali decreti possono presentare reclamo alla Corte di appello il curatore, il
debitore, il comitato dei creditori e chiunque vi abbia interesse.
Ad eccezione del fallimento che apre la liquidazione giudiziale, l'impugnazione non sospende l'esecuzione
del provvedimento. Il tribunale nomina gli organi operativi, sopraintende la procedura e decide le
controversie.

 IL GIUDICE DELEGATO
Il giudice delegato vigila sulle operazioni della liquidazione giudiziale e controlla la regolarità della procedura.

COMPETENZE DEL GIUDICE DELEGATO


1. Nomina e revoca il comitato dei creditori (composto da 3 o 5 membri) e, nel caso di inerzia, impossibilità
di costituzione o di funzionamento o di urgenza dell’organo, può anche sostituirsi allo stesso e prendere
le decisioni;
2. Forma lo stato passivo (-> tutto l’elenco dei debiti che ha l’impresa fallita) e lo rende esecutivo con
proprio decreto;
3. Autorizza il curatore a stare in giudizio;
4. Decide sui reclami proposti contro gli atti del curatore e del comitato dei creditori;
5. Emette o provoca dalle competenti autorità i provvedimenti urgenti per la conservazione del patrimonio.

I PROVVEDIMENTI DEL GIUDICE DELEGATO


I provvedimenti del giudice delegato sono adottati con decreto motivato.
Contro i decreti del giudice delegato chiunque vi abbia interesse può proporre reclamo dinanzi al Tribunale. Il
reclamo non ne sospende l'esecuzione.

 IL CURATORE
Il curatore è il cuore della procedura giudiziale.
È l'organo preposto all'amministrazione del patrimonio del debitore, e compie tutte le operazioni della
procedura nell'ambito delle funzioni ad esso attribuite.
È investito della qualità di pubblico ufficiale, per quanto attiene all'esercizio delle sue funzioni.
È il soggetto che viene nominato dal tribunale, dal momento in cui la sentenza si apre egli entra in possesso
e amministra l’intero complesso dell’azienda fallita.
Ha il compito di formare il progetto di stato passivo, fondamentalmente un elenco dei debiti, liquidare tutto il
complesso e con i soldi della liquidazione dei beni venduti pagare i creditori.

LIQUIDAZIONE: quando una società fallisce e si apre la liquidazione giudiziale bisogna pagare tutti i debiti, il
curatore cerca attraverso il passivo di recuperare tutti crediti e vendere tutto il complesso aziendale, per poi
con i ricavati pagare i creditori.

NOMINA E REVOCA DEL CURATORE


Il curatore è nominato nella sentenza che apre la procedura, ovvero, in caso di sostituzione viene nominato
dal Tribunale con decreto.
I creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti ammessi possono chiedere la sostituzione del
curatore, indicando al tribunale le ragioni della richiesta e un nuovo nominativo. In questo caso il tribunale,
valuta le ragioni della richiesta, provvede alla nomina del soggetto designato dai creditori, verifica che lo
stesso possegga i requisiti di legge.
Può essere revocato in ogni tempo dal tribunale, su richiesta del giudice delegato, del comitato dei creditori o
anche di ufficio.

IL COMPENSO DEL CURATORE


Il curatore ha diritto ad un compenso, generalmente consiste in un rimborso per l'attività svolta delle spese
sostenute, più una percentuale dell'attivo realizzato (i soldi che riesce a recuperare) ed è liquidato dal
tribunale con decreto dopo l'approvazione del rendiconto.

LE FUNZIONI DEL CURATORE


Entro 60 giorni dalla sentenza, il curatore deve presentare al giudice delegato una relazione
particolareggiata sulle cause del dissesto e sulle eventuali responsabilità dell’imprenditore, indicando gli atti
dello stesso che intende impugnare.
Il curatore deve conservare, gestire e realizzare il patrimonio concorsuale sotto la vigilanza del giudice
delegato e del comitato dei creditori.
Compie tutti gli atti di ordinaria amministrazione, ma non quelli per straordinaria amministrazione per i quali
vi è la necessità dell’organizzazione da parte del comitato dei creditori e del giudice.

RESPONSABILITÀ DEL CURATORE


Il curatore deve adempiere con diligenza i doveri del proprio ufficio.
Egli è, conseguentemente, tenuto al risarcimento dei danni causati dalla sua gestione, anche se si tratta di
atti compiuti previa autorizzazione del giudice delegato o del comitato dei creditori.
Il curatore gode, infatti, di autonomo potere decisionale e deve astenersi dal compiere atti, pur autorizzati,
che lo espongono a responsabilità nei confronti del fallimento o direttamente nei confronti del debitore o dei
singoli creditori.

IL RECLAMO AVVERSO GLI ATTI DEL CURATORE


Contro gli atti del curatore ogni interessato può proporre reclamo al giudice delegato entro 8 giorni dalla
conoscenza dell'atto.
II reclamo è concesso solo «per violazioni di legge», pertanto il giudice delegato non potrà entrare nel merito
delle scelte del curatore, ma deve solo capire se ci sia stato un dolo o meno nel determinato atto.
Contro il decreto del giudice delegato è ammesso ricorso al tribunale.

 IL COMITATO DEI CREDITORI


È nominato dal giudice delegato entro 30 giorni dalla sentenza che apre la procedura.
- Composizione: da tre o cinque membri scelti fra i creditori, in modo da rappresentare in misura
equilibrata quantità e qualità dei crediti.
- Compiti: vigila sull'operato del curatore, ne autorizza gli atti, esprime pareri nei casi previsti dalla legge
ovvero su richiesta del tribunale o del giudice delegato (obbligatori ma non più vincolanti, salvo alcuni
casi).

IL FUNZIONAMENTO DEL COMITATO DEI CREDITORI


Viene nominato un presidente all’interno del comitato, delibera a maggioranza dei votanti; non possono
votare i componenti che si trovino in conflitto d'interessi in una data decisione; quest'ultimo dispone in
seguito la convocazione dell'organo per adottare le deliberazioni di competenza.
Deve adottare i provvedimenti di propria competenza entro 15 giorni da quando la richiesta è pervenuta al
presidente.

I POTERI E LE RESPONSABILITÀ DEL COMITATO


Il comitato dei creditori ed ogni suo membro :
ogni membro può sempre ispezionare le scritture contabili ed i documenti della procedura
hanno diritto di chiedere notizie e chiarimenti al curatore ed al debitore
possono prendere visione di ogni atto contenuto nel fascicolo della procedura tenuto dalla cancelleria del
tribunale.
I membri del comitato sono soggetti a responsabilità secondo le regole previste per i sindaci di società per
azioni che sono richiamate in quanto compatibili.
GLI EFFETTI DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE
La sentenza oltre a nominare gli organi, produce degli effetti specifici, in particolare per:
- il debitore
- i suoi creditori
- i terzi che hanno avuto rapporti col debitore.

Molto importanti e peculiari sono quelli nei confronti dell’imprenditore, perché vi sono diversi effetti che si
distinguono in:
I. effetti patrimoniali
II. effetti personali
III. effetti penali

I. Tra gli effetti patrimoniali più importante, quello più peculiare è SPOSSESSAMENTO, ovvero
quando iI debitore una volta uscita la sentenza, perde l'amministrazione e la disponibilità (ma non la
proprietà) dei suoi beni. Questo accade perché l’amministrazione passa al curatore. Egli che diventa
amministratore del patrimonio concorsuale e viene immesso nel possesso dei beni del debitore,
deve tempestivamente apporre i sigilli sui beni del debitore e si dovrà predisporre l'inventario di tali
beni.
I BENI SOTTOPOSTI ALLO SPOSSESSAMENTO
Lo spossessamento colpisce tutti i beni, ad eccezione di:
• beni e diritti di natura strettamente personale
• assegni a carattere alimentare, stipendi, pensioni, salari e ciò che il debitore guadagna con la propria
attività, nei limiti (fissati dal giudice delegato) di quanto occorre per il mantenimento suo e della famiglia
• frutti derivanti dall'usufrutto legale sui beni dei figli ed i beni costituiti in fondo patrimoniale con i loro frutti
• cose che non possono essere pignorate per disposizione di legge (vestiti, strumenti di lavoro, ecc.).
Il debitore mantiene il diritto di rimanere nella propria abitazione fino alla vendita.
Se privo di mezzi di sussistenza, il debitore può ottenere dal giudice delegato (sentiti il curatore ed il comitato
dei creditori) la concessione di un sussidio a titolo di alimenti per sé e per la famiglia.

I BENI SOPRAVVENUTI
Lo spossessamento si estende ai beni che pervengono al debitore durante la procedura, a titolo gratuito ed
oneroso (eredità, donazioni, vincite di lotterie, ecc.).
In questo caso si devono dedurre le passività incontrate per l'acquisto e la conservazione degli stessi.
Il curatore, previa autorizzazione del comitato dei creditori, può perciò decidere di non acquistare i beni
sopravvenuti quando ritenga che il loro valore sia inferiore alle passività da soddisfare ed ai costi per la loro
conservazione, in quanto in tal caso non si avrebbe alcun vantaggio per la massa attiva.

LA DERELIZIONE
Lo scopo del curatore, una volta fatto lo spossessamento è quello di vendere tutti i beni al fine di ottenerne
un ricavato, per poi pagare i debitori. Può, però, avvenire che vendere un determinato bene possa costare
più del guadagno stesso. Difatti, previa autorizzazione del comitato dei creditori, il curatore può decidere di
non acquisire all'attivo un bene esistente nel patrimonio del debitore, o rinunciare a liquidarlo dopo che sia
stato appreso alla massa attiva, se l'attività di liquidazione appaia manifestamente antieconomica.
In questo caso il bene ritorna nella disponibilità del debitore, ed i creditori possono su di esso esercitare
azioni esecutive individuali.

II. Oltre gli effetti patrimoniali, la sentenza di fallimento si caratterizza anche per avere degli effetti
personali. In particolare, essi riguardano : il segreto epistolare, una volta era previsto che tutta la
corrispondenza del debitore andasse direttamente al curatore, tale parte è stata poi riformata per
evitare che il curatore leggesse delle lettere personali e quindi è previsto che per il debitore persona
fisica vi è solo l’obbligo di consegnare la corrispondenza relativa all’azienda ; nelle società, invece,
passa direttamente nelle mani del curatore.
Altro effetto personale è quello che concerne la libertà di movimento, la quale prevede che il
debitore non possa cambiare sede, se non con autorizzazione del giudice, ed inoltre deve anche
presentarsi ogni qualvolta venga chiamato nella procedura al Tribunale per fornire informazioni o
chiarimenti.
Un altro fattore importante negli effetti personali sono le incapacità civili, in particolare il debitore che
viene dichiarato fallito:
• non può essere amministratore, sindaco, revisore o liquidatore di società
• non può essere iscritto nell'albo degli avvocati o dei dottori commercialisti
• non può svolgere la funzione di tutore, arbitro, notaio
Queste restrizioni cessano automaticamente con la chiusura della procedura.

 GLI EFFETTI PENALI


Infine, vi sono gli effetti penali, riguardano l’ipotesi in cui nella procedura si rinvengono alcuni comportamenti
che sono penalmente sanzionati, si pensa ai reati fallimentari si annoverano tra i principali:
A. la bancarotta fraudolenta, che comprende una serie di fatti caratterizzati dal dolo dell'imprenditore
B. la bancarotta semplice, che riguarda i fatti commessi dall'imprenditore solo con colpa
C. il ricorso abusivo al credito, che è il reato di chi ricorre o continua a ricorrere al credito dissimulando il
proprio dissesto.
La condanna per tali reati comporta, come pena accessoria, il divieto di esercitare un'impresa commerciale
propria e di ricoprire uffici direttivi presso qualsiasi impresa, rispettivamente per dieci, due e tre anni.

La sentenza di fallimento non produce effetti solamente nei confronti del debitore, ma anche e soprattutto nei
confronti dei creditori.

GLI EFFETTI PER I CREDITORI


«La liquidazione giudiziale apre il concorso dei creditori sul patrimonio del debitore».
Dalla sua data i creditori del debitore diventano creditori concorsuali; possono cioè realizzare il loro credito
solo attraverso la procedura fallimentare.
Ne deriva che i creditori:
• saranno soddisfatti secondo il principio della parità di trattamento, par condicia creditorum (tutti i
creditori hanno diritto di rivalersi del patrimonio)
• non possono intraprendere alcuna azione individuale per recuperare il proprio credito: all'esecuzione
individuale sui beni del debitore si sostituisce l'esecuzione collettiva
concorsuale
• acquistano il diritto di ripartizione dell'attivo solo dopo che il loro credito è accertato e diventano in tal
modo creditori concorrenti

LE CATEGORIE DI CREDITORI
Tra i creditori concorrenti vigila il principio della par condicio creditorum, che sta a significare che tutti i
creditori hanno egual diritto di rivalersi sul patrimonio, ciò non significa che sono tutti soddisfatti nella stessa
misura; questo perché di base i crediti non sono tutti sullo stesso piano, difatti distinguiamo:
DELLA MASSA O PREDEDUCIBILI
PRIVILEGIATI
CHIROGRAFARI
POSTERGATI

Essi vengono soddisfatti nell’ordine in cui vengono elencati.


I CREDITORI DELLA MASSA
Coloro i cui crediti devono essere soddisfatti in prededuzione: prima dei creditori concorrenti, per intero. Ciò
avviene fondamentalmente perché il loro credito nasce in funzione di quella che è la procedura, primo fra
tutti il compenso del curatore, pagato attraverso l’attivo patrimoniale della procedura. La sua parcella verrà
pagata in prededuzione, così come il compenso dell’avvocato del fallimento.
Per i titolari di crediti prededucibili non opera quindi la par condicio creditorum nei confronti dei creditori
concorrenti.

I CREDITORI PRIVILEGIATI
Sono coloro che essenzialmente hanno un privilegio su un credito, motivo per cui viene pagato prima
rispetto agli altri. Il principio della par condicio creditorum non incide sui diritti specifici dei creditori privilegiati.
Questi hanno diritto di prelazione sul ricavato della vendita del bene oggetto della loro garanzia, per il
capitale, gli interessi e le spese.
Se in tal modo non sono soddisfatti integralmente, per il residuo concorrono alla pari con i creditori
chirografari nella ripartizione di ciò che resta dell'attivo.

I CREDITORI CHIROGRAFARI
Sono la penultima categoria, partecipano solo alla ripartizione dell'attivo non gravato da vincoli e vengono
soddisfatti in maniera proporzionale al loro credito e in percentuale.

I CREDITORI POSTERGATI
Sono i creditori che, per disposizioni di legge o in base ad accordi stipulati con i debitore, devono essere
soddisfatti dopo il pagamento dei creditori chirografari.
Es. i soci che hanno concesso finanziamenti alla società.

Principio della Cristallizzazione dei crediti


Al momento dell'apertura della procedura è necessario distinguere quali siano i creditori e quali i crediti, per
crediti si intendono quelli presenti aperti all’apertura della procedura. Per quanto riguarda i creditori, essi
partecipano in concorso per l’importo che risulta al momento della dichiarazione di fallimento; in quello
stesso giorno si interrompono anche gli interessi sui crediti.

LA COMPENSAZIONE
Resta fermo il diritto dei creditori del debitore di far valere la compensazione coi loro debiti verso lo stesso
(così sottraendosi al concorso).
La compensazione è un mezzo di estinzione dell'obbligazione a carattere satisfattorio perché ciascun soggetto rimane
soddisfatto ottenendo l'estinzione del proprio credito.

GLI EFFETTI SUGLI ATTI PREGIUDIZIEVOLI AI CREDITORI


Premessa. Molto spesso una società che sta per fallire, conscia di ciò, potrebbe cercare di depauperare
( impoverire) il più possibile il suo patrimonio; in modo che i creditori una volta aperta la procedura non
abbiano nulla su cui rifarsi.
Il codice prendendo in considerazione questa ipotesi cerca di porre un rimedio attraverso la cosiddetta
Azione Revocatoria.
Tutti gli atti posti in essere dall'imprenditore in stato di insolvenza si presumono pregiudizievoli per i creditori
perché idonei quanto meno ad alterare la par condicio creditorum.

N.B.DIFFERENZE TRA LE DUE AZIONI


Revocatoria fallimentare:
a) è applicabile solo in caso di fallimento, nei confronti di un imprenditore;
b) è necessario lo stato d'insolvenza dell'imprenditore;
c) gli atti a titolo oneroso sono revocati, se anormali, solo se il curatore riesce a provare l'esistenza delle condizioni
previste dalla legge o, se normali, se riesce a provare la conoscenza dello stato d'insolvenza da parte del terzo;
d) gli atti a titolo gratuito sono automaticamente revocati;
Revocatoria ordinaria: a) è
applicabile nei confronti di tutti i debitori;

b) può essere esperita a prescindere dallo stato di insolvenza del debitore;

c) gli atti a titolo oneroso sono revocati solo qualora il creditore riesca a dare prova la malafede o del dolo del debitore,
e della malafede o del dolo del terzo;

d) gli atti a titolo gratuito sono invece revocati solo se il creditore riesce a provare la malafede o il dolo del debitore.

Presupposti dell’azione
A differenza dell’azione revocatoria ordinaria, quella concorsuale ha dei presupposti leggermente differenti.
Il curatore che agisce in revocatoria non ha dall'onere di provare l'eventus damni ed il consilium fraudis.
Presupposti della revocatoria concorsuale sono:
• lo stato di insolvenza dell'imprenditore (presupposto oggettivo)
• la conoscenza dello stato di insolvenza da parte del terzo (presupposto soggettivo). Perciò spetterà tutt'al
più a quest'ultimo provare che l'atto non ha arrecato danno al patrimonio.
L'azione deve essere proposta entro tre anni dalla apertura della procedura.

Le presunzioni.
Per quanto riguarda gli atti soggetti a revocatoria concorsuale si fa una distinzione in base, innanzitutto, al periodo a cui
vengono posti in essere si presumono compiuti in stato di insolvenza. Vi è una regola generale secondo cui gli atti
posti in essere all’imprenditore in un periodo antecedente alla procedura, solitamente sei mesi o un anno a seconda dei
casi, si presumono compiuti in stato di insolvenza.

Per alcuni atti, particolarmente sintomatici dello stato di insolvenza, è posta una presunzione relativa di
conoscenza dello stato di insolvenza da parte del terzo, sicché sarà questi a cover provare che in concreto
ignorava lo stato di insolvenza dell'imprenditore.

Gli EFFETTI dell’azione revocatoria


L'atto di disposizione revocato resta valido, ma è inefficace nei confronti della massa dei creditori.
Ad esempio, ho un’azienda che potrebbe fallire, un anno prima della dichiarazione dono gli immobili a mio fratello:
Attraverso l’azione revocatoria non significa che questo bene rientra nel mio patrimonio, ma significa che questo atto
diventa inopponibile ai creditori.

Il terzo che ha subito la revocatoria dovrà restituire alla procedura quanto in precedenza ricevuto dal debitore
o l'equivalente in danaro se la restituzione in natura è impossibile.
Il creditore sarà ammesso al passivo per il suo eventuale credito verso il debitore .

GLI ATTI AUTOMATICAMENTE INEFFICACI VERSO I CREDITORI


Abbiamo tre gruppi di categorie di atti che sono revocabili in diritto, automaticamente efficaci verso i creditori:

REVOCATORIA DI DIRITTO:
Gli atti a titolo gratuito compiuti nei due anni anteriori alla apertura della procedura. Sono esclusi i regali
d'uso e gli atti compiuti in adempimento di un dovere morale o a scopo di pubblica utilità, purché
proporzionati al patrimonio del donante.
I pagamenti di debiti che scadono nel giorno della apertura della procedura o successivamente, anch'essi se
compiuti nei due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento.

Per l’altra tipologia di atto ci sarebbe bisogno di agire in giudizio, si parla di REVOCATORIA GIUDIZIALE.
Si dividono fondamentalmente in:
- Atti per i quali la conoscenza dello stato di insolvenza si presume
- Atti per i quali il curatore dovrà provare che il terzo conosceva lo stato di insolvenza
Sono revocabili in giudizio appunto, ciò significa che il curatore dovrà proporre la revocatoria attraverso un
avvocato nominato. Ritornando all’esempio precedente, il curatore si rende conto che un immobile è stato
venduto ad una società solo per redare un pregiudizio ai creditori, egli può far richiesta al giudice delegato di
procedere con l’azione revocatoria in giudizio per revocare l’atto, in modo da riportare questo bene alla
massa attiva.
Ci sono determinati atti non revocabili della gestione ordinaria.

GLI ATTI NON REVOCABILI


1. i pagamenti di beni e servizi effettuati nell'esercizio dell'attività d'impresa nei termini d'uso;
2. i pagamenti dei corrispettivi per prestazioni di lavoro a dipendenti e a collaboratori anche non
subordinati del debitore;
3. le vendite a giusto prezzo d'immobili ad uso abitativo.
4. le vendite a giusto prezzo ed i preliminari di vendita di immobili destinati a costituire la sede principale
dell'attività d'impresa dell'acquirente

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