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CONCORDATO PREVENTIVO
FORME:
- mera promessa di pagamento parziale dei crediti esistenti
- soddisfazione dei creditori promessa attingendo al valore futuro dell’impresa (prosecuzione
dell’esercizio)
- cessione dei beni ai creditori (assegnazione diretta o liquidazione)
- soddisfazione dei creditori attraverso operazioni straordinarie (conferimento d’azienda,
incorporazioni, scissioni..) attribuendo ai creditori titoli emessi dalle società risultanti da
queste operazioni (quote, azioni, obbligazioni convertibili in azioni..)
- suddivisione dei creditori in CLASSI secondo posizione giuridica e interessi economici
omogenei:
- LAVORATORI (rinunciano a parte del credito se serve a far riprendere più in fretta
l’azienda e riavere il posto di lavoro)
- COMMERCIALI (hanno urgenza di liquidità quindi preferiscono poco ma subito)
- BANCHE (preferiscono aspettare pur di avere il massimo guadagno)
- pagamento non integrale dei creditori privilegiati (privilegio, pegno, ipoteca) purchè la
soddisfazione loro assicurata non risulti inferiore a quella realizzabile sul ricavato in caso di
liquidazione
CONCORDATO CON RISERVA O “IN BIANCO” → L’art. 161 permette all’imprenditore in stato di
crisi anche se attualmente sottoposto ad istruttoria prefallimentare di depositare comunque un ricorso
contenente domanda di concordato preventivo, riservandosi di presentare il piano entro un termine
stabilito dal giudice.
Gli viene concesso quindi un periodo in cui il debitore potrà perfezionare e concludere la proposta
concordataria senza essere esposto ad azioni individuali dei creditori o di incorrere in fallimento.
Può dunque ammetterlo o respingerlo, in quest’ultimo caso con decreto non soggetto a reclamo: il
decreto non esclude che possa essere presentata una nuova domanda di concordato.
Nuova domanda è esclusa se in concomitanza del rigetto proclama l’apertura del fallimento.
Il provvedimento di apertura deve essere comunicato ai creditori e pubblicato nelle forme previste.
EFFETTI DELL’APERTURA
Per il debitore → il debitore resta a capo della sua impresa, degli atti che compie dopo l’apertura
risponderà col suo patrimonio.
Per i creditori → blocco iniziative cautelari ed esecutive, a pena di nullità senza eccezioni.
LA VOTAZIONE: il decreto fissa una data in cui vi sarà l’adunanza dei creditori che devono approvare
o respingere la proposta.
Possibilmente in un'unica udienza, sotto la presidenza del giudice delegato e con partecipazione di
commissario e debitore.
Legittimati: chirografari
privilegiati solo se la proposta di concordato non contempli il pagamento integrale
Del voto informalmente espresso, al termine dell’adunanza, deve essere redatto processo verbale.
A questo verbale potranno aggiungersi anche i voti dei creditori che non hanno votato in adunanza
facendo pervenire (entro 20 gg) per corrispondenza il loro voto.
Si potrà dire approvato a maggioranza dei crediti ammessi, non per teste ma per quote, quindi
potrebbe essere raggiunta anche da uno soltanto.
OMOLOGAZIONE
Il tribunale verificata la regolarità delle procedure potrà omologare il concordato.
Nel caso in cui sorgano opposizioni si aprirà un vero e proprio giudizio contenzioso. Occorrerà in
questo caso pronunciarsi sul suo accoglimento o meno, valutando la fondatezza e la sconvenienza.
La legge si rifà all’esperienza statunitense, attuando il best interest test che consiste nel fatto che
l’opposizione venga respinta quando il tribunale ritenga che il credito possa risultare soddisfatto dal
concordato in misura “non inferiore alle alternative praticabili”.
Al di fuori di queste ipotesi il tribunale emanerà il decreto di omologazione con il quale la procedura
potrà dirsi conclusa.
In ogni caso l’omologazione deve pervenire entro max 6 mesi dall’apertura della procedura.
EFFETTI OMOLOGAZIONE
debitore → riprende piena capacità di agire e processuale e sarà liberato dalle obbligazioni il cui
adempimento non è previsto dalla proposta concordataria.
creditori anteriori → conservano i loro diritti su coobbligati, fideiussori del debitore, obbligati in
via di regresso..
creditori tutti → torna consentito l’esercizio di azioni individuali esecutive e cautelari
ESECUZIONE: primo effetto è l’obbligo del debitore di eseguire il piano, adempiendo nei modi e
tempi indicati.
Al commissario giudiziale spetta la sorveglianza dell’adempimento del concordato.
Nel caso in cui il piano non venga dal debitore rispettato, i creditori potranno richiedere la risoluzione
del concordato per inadempimento.
Proposta privata del debitore ai creditori anche quando il fallimento sia già in corso, quando ciò
potrebbe portare a soluzioni più vantaggiose rispetto alla continuazione della procedura fallimentare.
La disciplina del concordato fallimentare coincide in larga parte con quella del concordato preventivo,
con la differenza che il concordato fallimentare non è una procedura concorsuale, ma
sub-concorsuale, costituendo anzi uno dei modi di chiusura del fallimento.
Il fallito può proporre concordato fallimentare non prima che sia decorso 1 anno dall’apertura del
fallimento e purchè non siano trascorsi 2 anni dal decreto che rende esecutivo lo stato passivo.
Se il piano prevede la divisione in categorie dei creditori allora dovrà essere vagliata anche dal
tribunale.
Superati positivamente questi passaggi il giudice delegato procede alla comunicazione ai creditori
della proposta.
A tale comunicazione i creditori dovranno rispondere con il loro voto, in caso di silenzio si ritiene
favorevole.
Infine, la chiusura della procedura produrrà la fine dei divieti per i creditori di iniziare azioni
individuali esecutive e cautelari, segnando anche il momento in cui si produrranno gli effetti traslativi
dei beni.
ESECUZIONE
L’esecuzione sarà sorvegliata dal giudice delegato, dal curatore e dal comitato dei creditori.
Una volta adempiuti integralmente gli obblighi del concordato, il giudice delegato con provvedimento
dichiara l’avvenuta esecuzione.
Se invece il piano non viene eseguito o risultasse viziato da frode potrà richiedersi la risoluzione o
l’annullamento dichiarati eventualmente con sentenza che provocherà la riapertura del fallimento.
In tal caso dopo la riapertura del fallimento, può essere proposto un’altro concordato fallimentare ma
questa volta è previsto che vengano date garanzie adeguate per non ripetere l’insuccesso.
ACCORDI STRAGIUDIZIALI
L’imprenditore cosciente del suo stato di crisi, dopo averlo valutato, propone ai suoi creditori la
risoluzione della problematica attraverso accordi stragiudiziali, proprio per evitare l’apertura di una
procedura concorsuale.
I creditori possono accettare soprattutto quando gli convenga dato che sono sprovvisti di particolari
garanzie, il che causerebbe la probabilità di non essere soddisfatti in caso di apertura della procedura
fallimentare.
La proposta non deve essere necessariamente rivolta a tutti i creditori, nè rispettare necessariamente
il principio della par condicio.
RISCHI:
- i creditori estranei possono richiedere il fallimento
- uno dei creditori dell’accordo richiede il fallimento rendendosi conto delle più gravi
condizioni
- gli atti di questo accordo sono precari, restano esposti a revocatoria fallimentare
- ogni credito erogato per aiutare l’impresa in difficoltà non godrebbe di alcuna prededuzione
- i creditori dell’accordo possono essere ritenuti corresponsabili della ritardata apertura di
fallimento, quindi incriminati per concorso in bancarotta
Per evitare determinati rischi si sono aggiunti all’art. 182 bis i commi 6, 7 e 8: prevedono il cd.
ombrello protettivo già durante le fasi della trattativa.
ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI ART 182 BIS
L’art. non chiarisce il contenuto di tali accordi per permettere di applicarsi a qualunque accordo che
abbia per effetto quello di ristrutturare il debitore di un imprenditore in crisi.
Questi accordi devono quindi ritenersi appartenenti allo stesso genus degli accordi stragiudiziali di
composizione della crisi.
Gli accordi di ristrutturazione acquistano efficacia solo a partire dal giorno della loro pubblicazione
nel registro delle imprese.
Questi accordi sono in grado di provocare gli effetti negoziali tipici dei contratti, ma si rendono anche
idonei, se omologati a produrre effetti legali.
Tali effetti però non discendono direttamente dall’accordo in sè, quale mero atto di autonomia privata,
ma in virtù del procedimento giudiziale all’interno del quale viene dedotta la vicenda negoziale.
CONDIZIONI DI OMOLOGABILITA’
Caratteristiche:
- deve essere concluso tra un imprenditore in crisi e uno o più dei suoi creditori
- deve consistere in una ristrutturazione dei debiti dell’impresa in crisi
- rivelarsi idoneo ad assicurare l’integrale pagamento dei creditori estranei
PROCEDIMENTO:
L’imprenditore provvede al deposito in forma di ricorso per ottenere l’omologazione dell’accordo.
L’accordo deve contestualmente essere pubblicato presso il registro delle imprese, da tale giorno
acquista efficacia.
OMOLOGAZIONE
Si apre per i creditori e ogni altro interessato la possibilità di proporre opposizione entro 30 gg dalla
pubblicazione dell’accordo.
Se non sussistono opposizioni il tribunale verifica la ritualità della proposta, della documentazione e
se tutto in regola procederà con l’omologazione disposta con decreto motivato pubblicato nel registro
delle imprese e reclamabile in Appello.
La legge non prevede nessuna figura che vigili su tale adempimento, l’unica vigilanza spetta ai
creditori stessi.
Se, invece, i creditori lamentassero che il perfezionamento dell’accordo è frutto di una lesione della
loro libertà negoziale potrebbero chiedere l’annullamento dell’accordo stesso.
I PIANI DI RISANAMENTO
In riferimento a questi piani, si è osservato che “non sono soggetti ad azione revocatoria gli atti, i
pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore, purché posti in essere in esecuzione di un
piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria delle imprese e ad
assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria.”
La fattibilità del piano deve essere attestata da un professionista designato dal debitore (in possesso
di requisiti di professionalità).
Similitudine con gli accordi di ristrutturazione dei debiti: incentivano un percorso che consente di
prevenire il fallimento dell’imprenditore.
CONTENUTO → pressoché identico a quello della ristrutturazione dei debiti, ma vi è la necessità che
sia assicurato il riequilibrio della situazione finanziaria dell’impresa e cioè che esso si renda capace di
recuperare l’equilibrio di impresa e garantire la sua idoneità a permanere sul mercato.
IL DEBITORE CIVILE SOVRAINDEBITATO
SOGGETTI:
- imprenditori diversi da quello commerciale non piccolo
- professionisti intellettuali, lavoratori autonomi, associazioni o fondazioni
- consumatori
EFFETTI:
- divieto di esecuzioni individuali
- obbligatorietà per tutti i creditori anteriori
- sospensione degli interessi
- possibilità di moratoria sino ad un anno per il pagamento di crediti muniti di cause di
prelazione
- esenzione dall’azione revocatoria fallimentare
- inefficacia di pagamenti e atti di beni posti in essere in violazione dell’accordo
OMOLOGAZIONE
Un ruolo centrale in tale fase lo ha l'Organismo di composizione della crisi (ente pubblico o privato
iscritto in apposito registro presso il Ministero della Giustizia).
Questo organismo è scelto dal debitore ed è chiamato ad “assumere ogni opportuna iniziativa,
funzionale alla predisposizione del piano di ristrutturazione e all’esecuzione dello stesso.”
Deve quindi collaborare, verificare e attivarsi per realizzare le forme di pubblicità disposte dal
tribunale, trasmettere ai creditori le comunicazioni del giudice e raccogliere i loro consensi.
Dopo l’omologazione deve vigilare sull’esecuzione dell’accordo o anche svolgere la funzione di
liquidatore se la soddisfazione dei crediti avvenga tramite utilizzazione di beni posti a pignoramento.
ESECUZIONE → dopo l’omologazione si apre la fase di esecuzione che può essere affidata al debitore
o al liquidatore.
Il debitore è vincolato ad eseguire quanto promesso, altrimenti quanto pagato in fase di accordo non
sarà efficace.
LIQUIDAZIONE
E’ definita dalla legge come una procedura concorsuale.
E’ rivolta al debitore civile sovraindebitato.
La liquidazione viene svolta secondo i principi di universalità e concorsualità a favore dei creditori
anteriori, mentre i crediti sorti in occasione o funzione della liquidazione dovranno venire soddisfatti
con preferenza rispetto a quello concorsuali.
EFFETTI → L’effetto principale è quello della esdebitazione, cioè la liberazione dai debiti non
soddisfatti all’esito della procedura stessa, nei confronti dei creditori concorsuali: debiti che verranno
dichiarato inesigibili con decreto del tribunale.