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Sbobine lezioni Ronco, procedura civile II, a.

a 2015-2016

Sommario
Lezione 1 del 29.02.2016: Introduzione ai procedimenti speciali. Esame preliminare sul
PROCEDIMENTO PER DECRETO INGIUNTIVO...................................................................................2
Lez 2  del 01/03 Procedura civile 2 Ronco: continuazione disciplina sul PROCEDIMENTO PER
DECRETO INGIUNTIVO.............................................................................................................................5
Lez 3 del 7/03/16 Ronco, procedura civile 2: conclusione sul PROCED. PER DECRETO
INGIUNTIVO...............................................................................................................................................12
Ronco lez 4 dell' 8/03: disciplina sul PROCEDIMENTO PER CONVALIDA DI LICENZA O
SFRATTO......................................................................................................................................................19
Ronco lez 5 del 14.03: disciplina processuale su separazione dei coniugi e divorzio.........................26
Ronco lez 6 del 15.03: separazione e divorzio (continuazione)..............................................................33
Ronco lez 7 del 21/03: Negoziazione assistita ed introduzione ai procedimenti cautelari................40
Ronco lez 8 del 22/03: tutela cautelare: tipologie, giurisdizione, competenza....................................46
Ronco lez 9 del 4.04: Svolgimento del procedimento cautelare; provvedimenti di rigetto e di
accoglimento................................................................................................................................................52
Ronco lez 10 del 05.04: Revoca o modifica del provvedimento cautelare; disciplina del reclamo
cautelare........................................................................................................................................................59
Ronco lez 11 del 11.04: approfondimento su profili generali dei procedimenti cautelari; disciplina
del sequestro cautelare................................................................................................................................66
Ronco lez 12 del 12.04: disciplina del sequestro liberatorio; disciplina relativa alla denuncia di
nuova opera o di danno temuto; esame del procedimento di istruzione preventiva.........................72
Ronco, lezione 13, 18.04.2016: provvedimenti di urgenza e procedimenti possessori........................78
Ronco lez 14 del 19.04: rapporti tra giudizio possessorio e giudizio petitorio; introduzione
all’esecuzione forzata..................................................................................................................................82
Ronco Lez 15 del 26.04: Titolo esecutivo e atto di precetto; esecuzione forzata per espropriazione:
disciplina del pignoramento......................................................................................................................88
Lez 16 del 02.05: pignoramento (forma del pignoramento, ricerca con modalità telematica dei beni
da pignorare, conversione e riduzione del pignoramento); pignoramento mobiliare........................94
Ronco lez 17 del 03.05: pignoramento di immobili; pignoramento di autoveicoli, motoveicoli e
rimorchi; pignoramento di crediti; intervento di altri creditori...........................................................101
Ronco lez 18 del 09.05: intervento dei creditori nell’esecuzione forzata; vendita della cosa
pignorata; distribuzione della somma ricavata.....................................................................................108
Ronco lez 19 del 10.05: esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare e misure coercitive
indirette.......................................................................................................................................................115
Ronco lez 20 del 16.05: disciplina dell’opposizione all’esecuzione in senso stretto..........................122
Ronco lez 21 del 17.05: opposizione agli atti esecutivi; opposizione di terzo all’esecuzione...........130

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Lezione 1 del 29.02.2016: Introduzione ai procedimenti speciali. Esame preliminare sul
PROCEDIMENTO PER DECRETO INGIUNTIVO.

Il servizio che lo stato fornisce ai cittadini attraverso il processo civile è un servizio che si articola
in 3 prodotti: proceso di cognizione; processo esecutivo; processo cautelare. Processo di
cognizione: la macchina della giustizia parte da una situazione di incertezza e dice, come prodotto
finale, chi ha torto e chi ha ragione. Con la tutela esecutiva lo Stato abbandona la bilancia e prende
la spada -> tutela in base alla quale si parte da una situazione in cui l'obbligato è inadempiente, e
quindi sono previsti strumenti per rimediare all'inerzia volontaria dell'obbligato. Tutela cautelare:
viene incontro alle situazioni di urgenza, caratterizzate dal periculum in mora, che non consentono
di usare nei modi ordinari le forme degli altri due momenti (tutela di cognizione ed esecutiva). La
tutela cautelare, a sua volta, si articola in un momento di cognizione e un momento di attuazione
esecutiva. 
Quando il legislatore riforma un pezzo del diritto sostanziale, si sente quasi sempre in dovere di
dettare norme processuali particolari per determinate situazioni. Ci occuperemo di 4 proced
speciali: a) procedimento per decreto ingiuntivo  b) procedimento per convalida di sfratto  c)
procedimento di separazione e divorzio fra coniugi  d) procedimento possessorio. Per questi proc
speciali l'intento è stato di creare strutture processuali più rapidi di quello ordinario (tranne
separazione e divorzio). Tutti e tre sono modelli processuali che mirano a fornire all'avente diritto
un titolo che gli consenta di agire poi in via esecutiva. Sono proc in cui l'accertamento del diritto è
compiuto in modo più rapido;è necessario che quel diritto venga concretamente eseguito ->
obiettivo è fornire all'avente diritto un provved che apra le porte all'esecuzione forzata. 
Nell'ambito delle azioni di accertamento, si distinguono le azioni di mero accertamento, le azioni
di condanna e le azioni esecutive. Azioni di accertamento: si dice chi ha torto e chi ha ragione  
Condanna: attività con cui il giudice accerta che Tizio deve pagare la somma a Caio e il creditore
può utilizzare l'esecuzione forzata, se l'obbligato non adempie; azioni costitutive: il giudice
modifica, estingue o crea un rapporto giuridico. In questi procedimenti speciali, si fanno valere
azioni di condanna: si chiede l'accertamento, che però è finalizzato a consentire al creditore di
utilizzare l'esecuzione forzata (se l'obbligato non adempie). 

Princ di eguaglianza: trattare in modo eguale situazioni eguali. L'obiezione è che questa pluralità
di processi speciali, rispetto al proc ordinario, sia una pluralità di forme che lede la parità di
trattamento delle situazioni sostanziali. In alcune ipotesi questo sospetto è forte. La Corte Cost,
però, tendenzialmente rifugge dal sindacare le scelte del legislatore in materia di modelli
processuali. L'art 3 della Cost ha un secondo comma che invita la Repubblica a
rimuovere, attraverso le norme di legge, le situazioni di diseguaglianza tra i cittadini. Tra i proced
speciali, il processo del lavoro si muove nell'ambito del secondo comma: offre al lavoratore piu
debole (il lavoratore) una serie di garanzie in più. Tuttavia, questa tendenza, negli altri modelli
processuali, non c'è -> procedimenti fatti per dare un privilegio processuale a soggetti che sono già
forti dal punto di vista sostanziale. 
 
PROCEDIMENTO PER DECRETO INGIUNTIVO (detto anche PROCEDIMENTO
MONITORIO)
Disciplinati dagli artt 633 e ss del cpc. L'art 24 e 111 Cost ci hanno abituato a ragionare così: prima
che il giudice prenda qualsiasi provved che gli venga chiesto, deve sentire anche la parte ->
deve permettere che si difenda quella parte contro cui quel provv è chiesto. Il processo per decreto
ingiuntivo ha una meccanica che stravolge questo principio. L'attore chiede un provv al giudice,
un provv di condanna del convenuto a fare qualcosa. Il giudice provvede senza sentire la parte
contro cui il provv è chiesto, cioè senza che questa parte abbia la possibilità di intelroquire su ciò
che è stato chiesto. Es: il giudice condanna il debitore a pagare una somma al creditore perchè il
creditore lo ha chiesto al giudice. Una volta che il decreto sia stato concesso, all'altra parte viene
notificato sia l'atto con cui l'attore ha domandato un provv e anche il provv con cui il giudice lo ha

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condannato. Il debitore, quindi, riceve notizia contestualmente non solo la domanda dell'attore, ma
anche il provv del giudice che accoglie quella domanda. Il processo non può finire lì. Il debitore
può reagire con un atto di opposizione al decreto ingiuntivo. Se vuole, se ritiene la condanna
ingiusta, sarà il debitore ad aprire un processo a contraddittorio pieno. In altre parole, l'onere di
attivare il contraddittorio non è di chi domanda giustizia, ma è della parte che protesta contro
quella condanna che ha ricevuto senza essere sentita. 
Il proc per decreto ingiuntivo lo limitiamo a qualche tipologia di diritto o lo rendiamo
praticabile per qualsiasi genere di azione? Il proc per decreto ingiuntivo è diffuso in Europa
nell'area di civil law, ma non è disciplinato allo stesso modo.

Distinzione tipologica:
A) MODELLO MONITORIO PURO: l'attore, per ottenere la condanna dell'altra parte, non ha
bisogno di provare i fatti costitutivi del proprio diritto. E' sufficiente che li affermi come esistenti. Il
giudice, nel concedere il decreto ingiuntivo, non fa una valutazione sull'esistenza o non esistenza
dei fatti raccontati dall'attore: prende per buono il racconto dell'attore. Se noi facciamo
opposizione, la mia parola si bilancia con la vostra e il proc muore lì:non ha avuto successo -> si
andrà avanti con un processo di cognizione ordinario. Nell'ipotesi in cui si ha l'opposizione del
debitore, quindi, il proc monitorio puro ha fallito il suo scopo, ossia quello di evitare il proced
ordinario a contraddittorio pieno. E' inutile impiantare un processo di cognizione che dura 3 anni.
Questo modello puro è tipico della legislazione austriaca e tedesca. Gli ordinam a matrice
germanica hanno, nei confronti del contumace, un atteggiamento di sfavore -> se a me viene
rivolto un comando e non protesto (cioè sto zitto) -> si genera quel tanto di accertamento che si
ritiene sufficiente. 

B) MODELLO MONITORIO DOCUMENTALE: chi si rivolge al giudice, non gli basta affermare i
fatti che costituiscono il proprio diritto. Per condannare l'altra parte, è necessario provare i fatti
costitutivi del proprio diritto, attraverso la prova documentale. Nel modello documentale, in cui il
creditore ha ottenuto il provv di condanna perchè ha già una prova scritta, non basta che
l'ingiunto (chi subisce la condanna) dica "nulla devo" -> l'opposizione apre un processo a
cognizione piena, ma il decreto ingiuntivo resta in piedi. Non basta appellare una sentenza per
farla cadere (la sentenza cadrà solo se l'appello viene accolto), e anche in questo caso il decreto
ingiuntivo resta in piedi, finchè non si decide sull'opposizione. Nel modello monitorio puro,
proposta l'opposizione, il decreto ingiuntivo viene meno. 
Per un ordinameno che spende soldi per la giustizia civile, questo proced ha un grado di
appetitibilità enorme. Il numero dei decreti ingiuntivi che viene opposto (cioè il debitore fa
opposizione) in Italia si aggira tra l'8 e l'11% -> quindi, in molti casi non c'è opposizione -
>vantaggio per lo Stato enorme. Il decreto ingiuntivo deve essere concesso nei 30 giorni
successivi a quelli in cui il creditore ha domandato il provv monitorio. In molti casi, però, il
debitore non si oppone perchè è sul lastrico, e non può pagare avvocati. Questi soggetti che non si
difendono perchè non possono o non ne hanno voglia sono quegli stessi soggetti che, se convenuti
con un proc ordinario di cognizione, resterebbero contumaci -> il proc per decreto, i questi casi,
non fa loro più male della contumacia nel proc ordinario.

Ci agganciamo ai rapporti tra proc per decreto e forme di risoluzione consensuale delle
controversie. Dal 2010, con il dlgs 28, esiste un proced di mediazione: le parti, anzichè rivolgersi al
giudice, possono rivolgersi a particolari organismi, che possono cercare di tessere un accordo tra
le parti. Per una serie di controversie, previste dall'art. 5 del dlgs 28/2010 (controversie bancarie
ecc) tentare la mediazione è addirittura obbligatorio, cioè bisogna tentare la mediazione prima di
rivolgersi al giudice. Se, però, il soggetto agisce con il proc per decreto ingiuntivo, non ha
bisogno di tentare preventivamente la mediazione, anche nei casi in cui tentare la mediazione è
obbligatorio:se il proc per decreto ingiuntivo raggiunge il suo fine, raggiungiamo un risultato di
stabilità dell'accertamento simile a quello che derivererebbe da una transazione. Se l'opposizione

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viene formata (cioè se si propone opposizione), diventa obbligatorio promuovere la mediazione
obbligatoria.

Recentemente, nel 2014 il legislatore ha istituito un altro strumento alternativo alla giustizia: la
negoziazione assistita. E' la l. 162/2014. Se dei cittadini hanno una contesa fra di loro, possono
tentare di risolverla transattivamente anche senza andare in uno di questi organismi di
mediazione: basta munirsi di un avvocato, e si tenta di trovare un accordo tra gli avvocati. Anche
la negoziazione assistita, in qualche caso, è obbligatoria: controversie inferiori a 50 mila euro,
controversie relative al risarc del danno derivante da circolazione di veicoli o natanti. In caso di
decreto ingiuntivo, l'obbligatorietà della negoziazione assistita viene meno. Quindi: se la parte
baipassa la negoziazione assistita perchè chiede il decreto ingiuntivo, la negoziazione assistita
diventa irrilevante (cioè non è piu obbligatoria). 
Il processo per decreto ingiuntivo non ha particolarità relative alla causa petendi (cioè in merito
ai fatti costitutivi), anche se esiste un orientamento in letteratura rispetto al quale è difficile trovare
riscontri giurisprudenziali, che afferma che con il proced per decreto ingiuntivo non è possibile
utilizzare, come causa petendi, i diritti reali -> non si può utilizzare la proprietà, usufrutto e altro
diritto reale. E' un orientamento rispetto al quale mancano precisi riscontri.
Petitum immediato (tipo di provv che si chiede al giudice): il proc per decreto ingiuntivo può
essere utilizzato solo per chiedere un provv di condanna (quindi non mero accertamento e
pronunce costitutive).
Si dà la possibilità, al creditore, di ottenere, grazie alla condanna, l'adempimento forzato del diritto
riconosciuto. 
Petitum mediato: la limitazione è forte. Gli unici oggetti possibili sono: pagamento di somme di
denaro; consegna di cosa mobile determinata; consegna di quantità di cose mobili fungibili (es
un quintale di un determinato tipo di grano). Restano fuori le condanne alla consegna di immobili
e le condanne a fare o non fare qualcosa. Non è possibile chiedere il proc per decreto ingiuntivo
per le pretese costitutive: ciò vuol dire che non è possibile neppure usare il proc per decreto
ingiuntivo se si chiede la condanna o se è necessario chiedere al giudice la creazione,
modificazione o estinzione di un rapporto giuridico.
Il processo per decreto ingiuntivo non è mai obbligatorio: se l'attore (e quindi il creditore)
preferisce utilizzare le vie ordinarie, nessuno glielo impedisce. Il decreto ingiuntivo si chiede
attraverso un atto che si chiama RICORSO (atto introduttivo che si rivolge al giudice e poi si porta
a conoscenza della controparte). Come tutti i processi che iniziano con ricorso, non può esistere la
contumacia dell'attore. Naturalmente, nel ricorso dovrà essere individuata l'azione (cioè bisogna
individuare quali sono le parti, che cosa si chiede, e si dovranno indicare i fatti costitutivi del
diritto).
Non è mai esistito un proc per decreto ingiuntivo che funzioni come una cambiale o come un
assegno: bisogna sempre raccontare da dove deriva l'ipotetico credito che si fa valere! Per agire in
giudizio, nella stragrande maggioranza dei casi, è necessario essere difesi da un avvocato. Le stesse
regole del proc ordinario si applicano nel proced per decreto ingiuntivo -> per domandare il proc
per decreto ingiuntivo, bisogna avvalersi di un avvocato negli stessi casi in cui, nel proced
ordinario, è necessaria la sua presenza. 

Il modello monitorio dell'ordinam italiano è di tipo DOCUMENTALE, ma fortemente IBRIDATO.


In linea di principio, il creditore deve dimostrare documentalmente i fatti costitutivi del suo diritto.
Negli artt. 633, 634, 635 e 636 cpc c'è una griglia di norme speciali che fanno assurgere documento
idoneo anche documenti che tali non sono. Possiamo parlare di un modello documentale ibrido. Le
deroghe alla disciplina ordinaria del documento, sono in parte di necessità dal fatto che, in questa
fase, l'altra parte (il debitore) non parla; ci sono anche deroghe che costituiscono forme di
privilegio per determinati creditori. La prova documentale è costituita dall'atto pubblico, dalla
scrittura privata e da quei documenti che non riflettono parole (fotografie, film, riproduzioni
meccaniche di cose ecc). Atto pubblico: si può utilizzare come prova in un proc per decreto
ingiuntivo. Scrittura privata: nel processo ordinario, la scrittura privata semplice (non autenticata
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dal notaio) per valere come prova è necessario che sia RICONOSCIUTA dalla controparte (o
espressamente o tacitamente). Bisogna modellare la norma ordinaria per adattarla al proc per
decreto ingiuntivo. La deroga è questa: la scrittura privata può essere usata come prova scritta
anche la scrittura privata, che si afferma sia firmata dal debitore, non è autenticata e anche se il
debitore non è in grado di riconoscerla espressamente o tacitamente -> la scrittura privata
semplice, che nel processo ordinario si aspetta che venga riconosciuta, nel proc per decreto è un
mezzo di prova buono anche se non c'è il riconoscimento. Un documento, per provare qualcosa,
deve contenere un'affermazione non resa da chi se ne vuole avvalere, ma deve contenere
un'affermazione fatta dall'altra parte: deve contenere una sorta di confessione. Si prevede una
serie di documenti idonei a fondare il decreto ingiuntivo in cui l'affermazione di essere creditore
viene dal soggetto che chiede il decreto ingiuntivo -> tendenza verso il modello puro.

Lez 2  del 01/03 Procedura civile 2 Ronco: continuazione disciplina sul PROCEDIMENTO PER
DECRETO INGIUNTIVO.

È prova scritta idonea a ottenere il decreto ingiuntivo quella stessa che sarebbe tale secondo le
regole ordinarie con alcune eccezioni. Una l abbiamo vista ieri con riguardo alla scrittura privata
non autenticata e non riconosciuta.
Prima norma eccezionale o di privilegio è a favore dell imprenditore commerciale.
Premessa : L imprenditore commerciale deve tenere determinate scritture contabili in cui annota
contabilmente  i risultati positivi, crediti debiti che attengono all esercizio dell impresa. Le regole
ordinarie ci dicono che : Le scritture contabili fanno prova contro l imprenditore che le tiene.
Dichiarazione sfavorevole rispetto a chi la rende.
Sempre per regola generale le scritture contabili fanno prova Anche a favore dell imprenditore se
si fanno valere contro un altro imprenditore, 
Es: se scrivo che tizio è mio creditore, affermo un fatto quindi a me favorevole,  questa
scritturazione vale verso Tizio se è imprenditore perchè essendo obbligato a tenere le scritture
contabili può avere una posta che contrasta la mia.
Regola eccezionale per il decreto ingiuntivo: Qui si possono usare scritture contabili a proprio
favore anche contro un non imprenditore. 
Es : io sono la telecom, ho nelle mie scritture contabili annotato che un certo utente non
imprenditore mi deve una certa somma per traffico telefonico, questa scrittura mi consente di
ottenere d i.
Purchè un notaio attesti che le mie scritture contabili sono regolarmente tenute. La scrittura
contabile in cui ci siano annotazioni relative all anno 2014 poi un buco di un anno poi di nuovo del
2016 non sono scritture tenute regolarmente.

Ancor più favorite sono le banche, istituti di credito, i quali possono ottenere un d.i. usando come
documento una scrittura particolare che è disciplinata nell art 50 del testo unico in materia
bancaria( dlgs 385 del 1993) che disciplina l attività delle banche. Le banche possono ottenere un
decreto ingiuntivo a proprio favore purchè un loro dirigente, funzionario con compiti direttivi,
attesti che la banca ha un certo credito verso un determinato soggetto.
Ci muoviamo sempre nell alveo delle scritture contabili, ma con un giro di vite di privilegio, non è
necessario che la banca mostri l intero complesso delle scritture contabili, non è necessario che un
notaio attesti la regolare tenuta, è sufficiente un foglio, estratto conto, in cui un soggetto dichiara
che un certo debitore della banca deve una somma. Ecco i gruppi di creditori privilegiati: gli
imprenditori commerciali, le banche.

Altro nodo di privilegio è in favore di coloro che esercitano una professione intellettuale:
avvocati notai medici, veterinari.

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Avvocato: anche gli altri, per ottenere un d i è sufficiente presentare al giudice la parcella delle
prestazioni rese. La parcella è un documento scritto  dallo stesso professionista il quale
analiticamente descrive attività compiute. Per ognuna delle attività indica una cifra che porta a un
totale.
La norma,art 636, aggiunge che se la quantificazione degli importi non è fissa ma oscilla tra un min
e un max è necessario che la parcella sia accompagnata da un parere del consiglio dell ordine
professionale che dica che l importo è congruo. Es: gli avvocati da due anni a questa parte hanno
una tariffa che è stata approvata con un decreto del ministero della giustizia n. 55 del 2014, che per
ogni tipo di attività a seconda del valore, indica degli importi tra un min e un max, allora l
avvocato afferma di aver compiuto certe attività e grazie al parere del consiglio dell ordine che
dice che il prezzo di queste attività è corretto, può ottenere un decreto ingiuntivo.

Ancora: lo stato e gli enti pubblici possono ottenere decreto ingiuntivo producendo le loro
scritture contabili. Fattispecie che dovrebbe essere simile a quella delle scritture contabili dell’
imprenditore, ma non dimentichiamo che però se le scritture contabili vengono da un ente
pubblico sono atti redatti o da un p.u. o da un incaricato di pubblico servizio che portano con sè
una sorta di presunzione di veridicità di quello che i p.u. Affermano.

Il discorso è concluso, prove documentali vere e proprie e prove che tali non sarebbero nel
giudizio ordinario.
Implicazione ovvia: se viene fatta opposizione al d i, se il debitore si lamenta e contesta che sussista
il debito, il processo di opposizione si svolge come un processo ordinario, e allora nell ambito dell
opposizione quei privilegi probatori, quelle regole probatorie eccezionali, perdono di rilievo, si
usano quindi le prove che valgono secondo le regole ordinarie. 
Es: l avvocato ha ottenuto il d i sulla base della sua parcella, il cliente si oppone e dice di non aver
mai visto l avvocato Ronco, l onere della prova incombe sull avvocato Ronco, e la parcella,
documento che viene formato dallo stesso soggetto che l ha portato e che secondo le regole
ordinarie non ha valore probatorio, perde valore probatorio. Sono queste quindi regole eccezionali
che valgono al fine di ottenere il d i, ma non valgono più nel momento in cui contro il d i è
proposta opposizione.
Domanda : anche per le altre categorie? per i medici ci sono tariffe con un min e un max, il prof
non sa, se per i medici ci sono delle prestaz a tariffa fissa tipo il rilascio del certificato di buona
salute per le palestre, abbia una voce fissa, altre prestazioni non hanno quota fissa, allora si applica
la regola dove c è l oscillazione tra un min e un max.

Dobbiamo ancora vedere come sono le regole di competenza: competenza verticale e orizzontale.
Valgono le regole ordinarie, si fa riferimento ai criteri che valgono secondo le regole del primo
libro del cpc.
Ma esistono dei criteri tipici che si aggiungono a quelli ordinari. Si aggiungono in modo
facoltativo, il creditore può scegliere se utilizzare i criteri di cui vi ho parlato o se usare i seguenti: 
Sono due e sono criteri di favore per il creditore:
1) i soggetti che hanno reso una prestazione nell ambito di un processo, avvocato, ma anche il
consulente tecnico. Qui c e anche la competenza del giudice presso il quale si è svolto il processo.
2) privilegio dei giuristi: avvocati e notai hanno un ulteriore criterio: può rivolgersi al giudice del
luogo dove ha sede il consiglio dell ordine presso cui sono iscritti. Ogni professione intelletuale
organizzata ha un ordine che la disciplina, il consiglio dell ordine degli avvocati, il collegio
notarile.
Es: avvocato Ronco iscritto all ordine degli avvocati di Torino, assisto Tizio in una causa che si è
svolta a Venezia e Tizio abita a Milano, posso rivolgermi al foro di Milano, Venezia, Torino.
Criteri tutti concorrenti ed elettivi a scelta del creditore.

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Il ricorso è depositato in cancelleria insieme ai documenti di cui vi ho parlato, viene designato un
magistrato il quale entro 30 giorni deve provvedere sul ricorso. Qui il giudice è sempre
monocratico.

Possono accadere tre cose:


1) il giudice si rende conto che il d i non può essere dato. Es: viene richiesto attraverso il d i una
condanna a consegnare un immobile, non è possibile, l abbiamo detto ieri, o che il ricorrente
formuli una domanda costitutiva che non trova spazio nel processo per d i. Il giudice in questo
caso respinge la domanda d ingiunzione.può accadere anche che manchino i presupposti
processuali ecc.

2) il giudice si rende conto che la domanda è ammissibile, i documenti dimostrano la sussistenza


del credito e il giudice accoglie la domanda formulata d.al creditore

3) il giudice si rende conto che la domanda è ammissibile, ma la prova scritta fornita dal
creditore è insufficiente cioè Ritiene  che non siano stati prodotti documenti sufficienti a
dimostrare l esistenza del credito. In questo caso il giudice anzichè respingere, invita il creditore
ad integrare entro un determinato termine la documentazione.
Es: il d i può essere dato sulla base delle scritture contabili dell imprenditore, come detto, ci si
chiede se possa valere anche la semplice fàttura che è un documento in cui il creditore dice al
debitore che gli si deve una certa somma per una prestazione fatta. La fattura non è una scrittura
contabile che si possa dire che è regolarmente tenuta perchè è un pezzettino di una scrittura
contabile, eppure ci sono tribunali che ritengono che il d i possa essere ottenuto anche attraverso
una fattura. Si supponga che il trib di Chieti ha una giurisp per cui basta la fattura, voi siete un
giovane giudice, e vi arriva un d i accompagnato dalla fattura, la fattura direte non basta, il codice
vi dice di non respingere subito la domanda ma di invitare il creditore ad integrare.

4) il giudice ritiene che la domanda di ingiunzione è accoglibile solo in parte.  Recentemente


cassazione da l ok. Io ho ciesto un d i per 100 il giudice ritiene che la somma dovuta sia 70, può
accogliere per 70 e rigettare per 30.

Art 640 se la domanda di ingiunzione è respinta, questo rigetto non impedisce che la domanda
possa essere riproposta. La domanda di condanna rigettata non viene consumata, può essere
riproposta o con un nuovo ricorso per d i o nelle forme del processo ordinario.

Sistematica sulla preclusione da rigetto della domanda:


- Se ci troviamo nel processo ordinario di cognizione, se la domanda viene rigettata si forma,
sulla domanda di rigetto, il giudicato di cui all art 2909. Se voi agite contro di me per far accertare
una condanna al pagamento di 100, e il giudice dice nulla Ronco deve agli studenti, questo
costituisce una pietra ferma che ogni altro giudice dovrà rispettare.
- Per il d i c é una regola diametralmente opposta. Il rigetto non preclude nulla, consente di rifare
la stessa domanda senza alcun limite.
- Per i procedimenti cautelari c è una regola che è una via di mezzo. Art 669 septies ci dice che se
la domanda cautelare è rigettata, puo essere riproposta a condizione che chi la ripropone adduca
delle ragioni di fatto o di diritto nuove e diverse rispetto a quelle che aveva addotto quando vi è
stata respinta. 
Il giudicato ordinario quindi preclude il dedotto e il deducibile. 
Nel caso del d i il rigetto non copre nè il dedotto nè il deducibile.
Rigetto cautelare copre il dedotto ma non il deducibile. Puoi reiterare la domanda cautelare
respinta, purchè racconti qualcosa di ulteriore anche se deducibile. Bisogna raccontare qualcosa di
ulteriore anche se era deducibile.
Fenomeno del forum shopping. Forma di abuso del processo. Impiego delle forme processuali in
modo distorto.
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Se il giudice pronuncia il decreto ingiuntivo. Oltre alla condanna alla prestazione che il creditore
ha chiesto, anche la condanna al rimborso alle spese( spese per l avvocato e contributo unificato)
Ping pong fra legislatore e corte cost con riguardo alle spese del d i.:
esecuzione forzata nel 90% si può iniziare sulla base di un provv del giudice, ma in altri casi si puo
iniziare se il creditore è munito di un documento stragiudiziale, che l ordinamento ritiene idoneo,
ad esempio l’atto notarile per es è documento idoneo per aggredire il patrimonio del debitore.
Nel 1976 il legsl è intervenuto dicendo: è vero che se il creditore ottiene il d i  il debitore va
condannato anche alle spese, però se tu creditore avevi già un titolo che ti consentiva di
promuovere direttamente l esecuzione forzata, e hai chiesto il d i in fondo è come se ti fossi
permesso un lusso, potevi attivare l esecuzione forzata ma hai anche voluto avere una condanna
per d i. Non è giusto che il costo di questa condanna la debba sopportare il debitore.
La corte cost 10 anni dopo con una sentenza del 1986, n. 103 l ha fatta cadere. Ha detto che cmq in
ogni caso ci deve essere la condanna alle spese. E questo per 2 ragioni: perchè attraverso il d i il
creditore che pure avrebbe il titolo esecutivo idoneo a promuovere l esecuzione forzata, può
raggiungere altre due finalità degne e che non è giusto che si paghi lui. Sono la pox di scrivere
ipoteca sui beni del debitore, e la pox di ottenre un accertamento sull esistenza del credito.

Nella normalità dei casi il d i non è esecutivo, cioè non consente, nel momento in cui è emesso,
ancora al creditore di aggredire con l esecuz forz i beni del debitore. Anche qst regola presenta
delle eccez, --->art 642 del cpc. In alcune ipotesi il d i può essere pronunciato come
immediatamente esecutivo. 
Tre ipotesi:
1) il documento usato è un documento che sarebbe già di per sè titolo esecutivo. Cioè è un
documento che consentirebbe al creditore di attivare l esecuzione forzata.
2) il creditore dimostra che c è un grave pregiudizio nel ritardo. Es: io chiedo un di per la
consegna di una cosa mobile e temo che la parte che è obbligata a consegnare nel frattempo le
venda a un terzo in buona fede, 1153( possesso vale titolo). vedremo tra qualche settimana che Il
pignoramento ha come effetto tipico quello di rendere impossibile al debitore di trasferire i diritti
sui beni pignorati.
3) (inserita negli anni 2000) la  prova del diritto è rappresentata da una scrittura firmata dal
debitore. Qui non si richiede una scrittura auenticata o riconosciuta, è sufficiente una scrittura
privata semplice, che già di per sè sarebbe un' anomalia considerarla prova scritta, perchè il rischio
del falso è alto, è una iper anomalia il fatto che il legislatore l abbia addirittura considerato un
documento che può consentire l immediata esecutorietà del d i.
Nel primo caso il giudice è obbligato a dare l immediata esecutorietà. Negli altri due casi c è una
discrezionalità del giudice. 

A questo punto si tratta di provocare il contraddittorio col debitore. Il ricorso e il d i devono


essere portati a conoscenza dell ingiunto e notificati entro un termine di 60gg. Se il termine, che
decorre da quando il decreto è stato pronunciato, non viene ripettato, il d i perde efficacia.
A questo punto La palla passa all ingiunto. Il debitore ha 40 giorni di tempo, da quando riceve la
notifica, per proporre opposizione. L opposizione apre quel contraddittorio che era mancato nella
fase inaudita altera parte. Si deve distinguere l attore in senso formale dall attore in senso
sostanziale. Dal pdv sostanziale l attore è il creditore che ha chiesto la pronuncia del d i, ma da un
pdv formale il giudizio di opposizione ha come attore l ingiunto che è quello che ha subito l altrui
domanda. Come si propone l opposizione a d i : con l atto tipico con cui inzia un processo
ordinario di cognizione cioè con la citazione. Atto di citazione che è fatto da un soggetto che
assume il ruolo di attore, ma che ha  in realtà la veste di uno che si difende con la stessa veste che
nel processo ordinario sarebbe quella di un convenuto.
Ci sn controversie in cui il processo ordinario ha come atto introduttivo il ricorso, ad esempio il
processo del lavoro, allora benchè il cpc non lo dica, se il d i è pronunciato in una materia per la
quale il rito è quello del lavoro, l oopposizione non si proprone con citazione, ma con ricorso, con
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quello stesso atto introduttivo che sarebbe tipico del processo a cognizione piena in quella
materia.
Es: rito del lavoro voi siete stati miei lavoratori dipendenti e io non vi ho pagato il tfr, potete fare 2
cose: usare il rito ordinario del lavoro e iniziare quindi con ricorso, oppure se avete una prova
scritta, la busta paga, voi usate la busta paga come prova scritta per ottenere un di contro di me. Io
datore di lavoro voglio fare opposizione perchè dico di averne pagato un po di tfr, con che forma
propongo l opposizione a decreto ingiuntivo? Con il ricorso e non con citazione.

Mentre nel proc ingiuntivo puro, in cui per ottenere il di non si richiede la prova scritta, ma basta l
affermazione, una volta proprosta l opposiz il d i viene spazzato via, nel modello italiano l aver
proposto opposizione non implica che il d i venga meno. È quindi un giudizio, quello di
opposizione, che si svolge contro il d i, ma allo stesso tempo con il d i, che come atto del giudice, si
mantiene vivo anche durante la pendenza del giudizio di opposizione. Questo significa che il
giudizio di opposizione (che si svolge tendenzialmente secondo le regole proprie del processo
ordinario di cognizione per cui atto di citazione, comparsa di risposta, prima udienza, eventuali
memorie, assunzione delle prove, udienza di precisazione delle concluioni, repliche ecc)
caratterizza anche l opposizione a decreto ingiuntivo. Ma con dei ruoli differenziati perchè se ci
pensate:
L atto di citazione in opposizione è un atto di citazione, ma dal pdv del contenuto sarà molto più
simile a una comparsa di risposta. Domande riconvenz eccez in senso stretto, chiamata di terzi in
causa, l opponente se vuole farle le deve fare nell atto di citazione.
Analogamente quello che aveva chiesto il d i che riceve l atto di citazione in opposiz si difenderà
con una comparsa di risposta perchè sarà il luogo in cui, chi ha subito la condanna ingiuntiva,
avanzerà la contestazione dei fatti dell attore, le eccezioni, le riconvenzionali ecc, cioè quelle tipiche
attività difensive che sono proprie del convenuto. È dal pnt d vst formale una citazione, ma dal
punto d vst del contenuto è una comparsa di risposta.le tre cose che a pena di decadenza il
convenuto nel rito ordinario deve fare sono: domande riconvenzionali, eccezioni in senso stretto,
chiamata di terzo in causa, l opponente a d i queste tre attività se vuol farle le deve fare con l atto
di citazione in opposizione.
Es: l eccezione di prescrizione, che è una eccezione in senso stretto, può essere fatta valere nel
processo ordinario, con la comparsa di risposta e non oltre, ma qui nel procedimento per d i chi
vuole eccepire la prescrizione è formalmente l attore e lo deve fare nell' atto di citazione in
opposizione.

Analogamente colui che riceve l atto di citazione in opposizione, si difenderà con una comparsa di
risposta, ma è la comparsa di risposta formalmente di un convenuto ma sostanzialmente è un atto
di un attore. Ricorderete che nel giudizio ordinario le domande delle parti si giustappongono così:
l attore formula la domanda principale, il convenuto se vuole formula la riconvenzionale, l attore
se vuole può proporre la Reconventio reconventionis. Domanda riconvenzionale alla
riconvenzionale.
La giurisprudenza consolidata della Cass ritiene che nel processo per d i reconventio
reconventionis non si possano avere, cioè che chi ha chiesto il d i, non possa nell opposizione a
decreto ingiuntivo, formulare altre domande ulteriori rispetto a quella che era stata posta.
Recente sentenza delle sessioni unite 26128 del 2010 che va a toccare un tema: tratta il tema della
modifica, mutamento precisazione della domanda.Una delle domande del terzo anno è se la
domanda di arricchimento senza causa è una domanda riconvenzionale o una semplice modifica
della domanda di adempimento?
es: io agisco contro di voi per chiedere che mi paghiate il prezzo di un contratto, voi sostenete che
il c. È nullo, io,allora potrei dire al giudice, però il soggetto si è arricchito!
Ricapitolando: io chiedo decreto ingiuntivo contro Tizio, domando al giudice che Tizio adempia,
Tizio non ci sta e attiva il giudizio di opposizione nel quale chiede al giudice di annullare il
contratto, causa del credito, io a questo punto con la formalmente comparsa di risposta nel
giudizio di opposizione, chiedo che nel caso in cui fosse nullo il contratto, di condannare cmq Tizio
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per arricchimento senza causa. Questa domanda se fosse considerata una reconventio
reconventionis, non potrebbe essermi consentita, ma Le sezioni unite nel 2010 hanno ritenuto che
il creditore che ha subito lopposiz possa formulare la domanda di arricchimento senza causa,
considerandola domanda non nuova, ma come mutamento consentito dell originaria domanda.

Vi dicevo che siccome l opposizione non fa morire immediatamente il decreto ingiuntivo, si


comporta un po' come un giudizio di impugnazione. Come l appello. Somiglianza utile per
comprendere alcune regole. Regole che trattano L opponente come il,soggetto che subisce il rischio
delle disfunzioni della fase di opposizione. Queste regole, accollano all opponente le conseguenze
negative che il giudizio di opposizione abbia delle anomalie.Nel rito ordinario l attore, dopo che
ha notificato l atto di citazione, deve costituirsi in giudizio, portare l atto di citazione a conoscenza
del giudice. anche l opponente a d i deve fare la stessa cosa. Notifica la citazione e poi deve
costituirsi in giudizio. Se non si costituisce in giudizio nei termini, 10 gg, l opposizione diventa
improcedibile. Analogamente a quello che accade per l appello. L art 348 ci dice che se l appellante
non si costituisce nei termini, l appello diventa improcedibile. Vuol dire che non può arrivare a
una decisione su chi abbia torto e chi ragione. Se il giudizio di opposizione si estingue o per
rinuncia agli atti o per inattività delle parti, l estinzione va a danno dell opponente. Cosa vuol
dire? Che se l opposizione è improcedibile per mancata costituzione, se l opposizione si estingue, il
d i che si era mantenuto vivo nonostante l opposizione, diventa definitivo, diventa non più
contestabile. Dietro a tutto questo vedete che sottile gioco c è da parte del legislatore: consente al
debitore di fare opposizione, di aprire il contraddittorio, ma non lo tratta come un comune
convenuto, perchè un comune convenuto, se il processo si estingue, l estinzione va a danno del
creditore, non del debitore. Qui essendo quello che è convenuto dal pdv sostanziale, ma da un pnt
d vst formale ha preso l iniziativa dell opposizione, qui il debitore subisce i rischi che l opposizione
non possa arrivare a una decisione finale.
AnalogMente a come l appellante se non si costituisce, se il giudizio di appello si estingue, vede
consolidato la sentenza di primo grado. Potremmo dire che l onere dell interesse di ottenere, una
decisione sul merito, è un onere di chi ha subito l ingiunzione, e non di chi ha ottenuto il d i.

Art 648 649 che trattano della esecutorietà del decreto durante l opposizione. 
Il di può essere pronunciato non immediatamente esecutivo o immediatamente esecutivo . Se è
pronunciato non immediatamente esecutivo, è possibile che nel corso dell opposizione, prima che
l opposizione arrivi a sentenza, al decreto ingiuntivo venga conferita esecutorietà, venga cioè
dichiarato provvisariamente esecutivo. Il 648 dice che il d i può essere dichiarato esecutivo nel
corso dell opposizione Se ricorrono tre casi:

1) l opponente fonda la sua opposizione su prove non scritte e di lunga soluzione, prove
complesse. 
Es: immaginate il caso in cui voi abbiate una prova documentale vera e propria, una scrittura
firmata da me in cui vi dico che vi devo delle somme e io difendendomi non disconosco la
scrittura, io mi difendo sulla base di un' eccezione non fondata su prova scritta, dico che nel
moemnto in cui abbiamo concluso il contratto, ero in stato di ubriachezza e quindi chiedo che il c.
venga annullato per incapacità di agire. Come potete immaginare le prove tese a dimostrare che io
non ero capace di intendere e di volere possono essere prove complesse, allora in questo caso si
raffrontano due posizioni probatorie: la vostra che è fondata su prova scritta, e la mia che magari è
fondata, ma è basata su una prova costituenda che può essere complessa. L ordinamento
provvisoriamente, finchè dura l opposizione, che non si decide, favorisce voi, vi consente di avere l
esecuzione provvisoria del d i, dato che avete la prova scritta. L aggancio sistematico è quello che
facciamo con una delle figure di condanna speciale, di cui si parla nelle prime lezioni del triennio:
la Condanna con riserva delle eccezioni, figura in cui il legislatore permette che si dia la
condanna, anche se non si sono accertate nella loro fondatezza le eccezioni del debitore perchè
queste eccezioni sono fondate non su prova scritta. 

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2) l opponente contesti una parte soltanto del credito. 
Es: voi avete chiesto e ottenuto contro di me un decreto ingiuntivo per 100, io mi oppongo e dico
che devo 70, allora almeno per 70 non c è motivo di procrastinare l esecuzione forzata, giocheremo
le nostre carte sugli altri 30, ma sui 70 non contestati tanto vale consentire di attivare subito l
esecuzione forzata. È una delle tante declinazione del principio di non contestazione.

3) nel caso in cui il creditore offra cauzione. La cauzione È una somma di denaro che una parte
deposita da qualche parte a disposizione dell altra. Secondo l impianto originario del cpc, se il
creditore che ha subito l opposizione offriva cauzione, il giudice era obbligato a dare l esecuzione
provvisoria. Il ragionamenento del legislatore del 40 è questo: se il debitore propone opposizione  e
poi ha ragione, ma ha cmq la cauzione lì, avrà modo di potersi rivalere sulla cauzione. Era uno
strumento dato essenzialmente ai creditori ricchi, quelli che potevano permettersi di mettere
cauzioni più o meno grandi, però per chi subisce l esecuzione, e deve pagare la somma, non è
indifferente pagarla più tardi o intanto pagarla e poi rivalersi sulla cauzione.
La corte cost. Già da tempo, ha detto che la norma così come era costruita, era incostituzionale, la
norma costituzioalmente orientata oggi funziona così: il giudice valuta la cauzione come uno degli
elementi che possono indirizzarlo a dare o non dare la provvisoria esecutorietà, a condizione che
ricorra cmq uno degli altri 2 elementi, prova non scritta oppure contestazione lunga, quindi alla
fine dei conti la cauzione non obbliga il giudice ma può orientare il giudice nella sua
discrezionalità se concedere o no l esecuzione immediata.

Caso pratico: io sono l avvocato che forte di una mia parcella ha ottenuto la vostra condanna a
pagare 12.000 euro per prestazione di assistenza, difesa ecc, ricordate che la parcella è un
documento che viene dal creditore, che è idoneo ad ottenere il d i, ma che nel processo ordinario
non prova granchè. Voi fate opposizione dicendo noi l avvocato Ronco non l abbiamo mai visto,
non ha fatto nulla, io , l avvocato Ronco dice: ma sti giovani opponenti propongono una
opposizione fondata su prova scritta? No! Non propongono opposiZione su prova scritta, allora
giudice concedimi intanto la provvisoria esecutorietà del d i.
Non va granchè bene perchè siamo ormai nell ambito del rito ordinario, dove la parcella non vale
come documento e inoltre la regola del 648 che ci dice giudice puoi dare al d i la provvisoria
esecutorietà se l opponente non fornisce una prova scritta o di rapido esperimento, presuppone
che il diritto del creditore sia ancora assistito da una prova documentale idonea. Se ci troviamo
in una situazione in cui nessuno ha provato niente, perchè nel rito ordinario la parcella non vale
niente, l opponente non fonda la sua contestazione su nessuna prova, non cè ragione per fare
quella condanna con riserva delle eccezioni di cui vi ho parlato prima. Il 648 presuppone cioè che
i fatti costitutivi del diritto di credito fatto valere da chi ha ottenuto l ingiunzione, siano ancora
ed efficaciemente assistiti da una prova scritta. si devono scontrare affinchè funzioni il 648, prova
scritta di chi ha chiesto il d i e prova non scritta di chi propone l opposizione, se la prova scritta di
chi ha ottenuto il d i non c e più e non vale, il 648 non può sussistere.
È principio pacifico che nell ambito di opposizione a decreto ingiuntivo, la regola dell onere della
prova, 2697 cc, non ha riguardo alla posizione formale delle parti, ma ha riguardo alla loro
posizione sostanziale. L onere della prova si attua nel giudizio di opposizione secondo la veste
sostanziale che le parti hanno e quindi l attore deve provare i fatti costitutivi, il convenuto ha l
onere di provare i fatti estintivi, modificativi, impeditivi. Chi è il convenuto sostanziale nel
processo di opposizione per ingiunzione? È l ingiunto, quello che subisce la codanna.
Allora se manca la prova di un fatto costitutivo, la mancata prova va a danno di chi ha chiesto il
decreto ingiuntivo, l attore in senso sostanziale, convenuto in senso formale.

Lez 3 del 7/03/16 Ronco, procedura civile 2: conclusione sul PROCED. PER DECRETO
INGIUNTIVO.

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BREVE RIPASSO
Opposizione a d i. Abbiamo visto che l opposizione a d.i. apre quella fase a contraddittorio pieno
che nel primo momento era mancata. L iniziativa del contraddittorio la prende l opponente, che da
un pnt di vista formale è l attore, ma in realtà chi ha proposto la domanda resta il sogg che ha
formulato il ricorso per di. Onere della prova si deve avere riguardo alla posizione sostanziale
delle parti. Chi ha proposto la domanda di condanna ha l onere di provare i fatti costitutivi e allo
stesso chi è formalmente attore e sostanzialmente convenuto ha l onere di provare i fatti estintivi,
modificativi, impeditivi. C è una specie di slittamento fra gli atti delle parti nel processo ordinario
e gli atti delle parti nel processo per di.
Nel processo ordinario la domanda si propone con citazione, segue la comparsa di risposta del
convenuto, segue la prima udienza in cui l attore può ancora far delle cose, tra cui la
riconvenzionale alla riconvenzionale. Questo schema del Processo ordinario: Citazione, comparsa
di risposta, prima udienza; nel processo per d.i. è corrotto dal fatto che la sequenza è ricorso per di,
atto di citazione, comparsa di risposta formulata da chi aveva formulato il ricorso.
Come nella citazione stanno le domande, così stanno le domande nel ricorso per di, come nella
comparsa di risposta stanno le eccezioni, riconvenzionali,chiamate del terzo del convenuto così
stanno queste cose nell atto di citazione di opposiz a di, come nella prima udienza del processo
ordinario stanno le eccezioni e le riconvenzionali alle riconvenzionali dell attore, queste cose
stanno nel terzo momento del proc per di che è la comparsa di risposta formulata da chi è
formalmente il convenuto, ma sostanzialmente l attore.

La cass non ammette però la reconventio reconventionis nel processo per d i. Ritiene che la
domanda formulata col ricorso sia l unica che anche nel giudizio di opposizione è oggetto della
cognizione del giudice. 

La Cass precisa, scorsa lezione , modificazione nel caso di domanda di arricchimento senza causa.
Questa domanda non è condiderata come una domanda nuova dalla cass, ma come modificazione,
mutamento della domanda contenuta nel di.
Riprende i casi della provvisoria esecutorietà della lezione precedente e aggiunge che questi sono
fenomeni dell istituto della condanna con riserva delle eccezioni. Il legislatore presuppone che chi
ha chiesto il ricorso per di, convenuto nel giudizio di opposizioneo,abbia una prova forte (scritta) e
che la controparte opponga una prova non scritta e neanche di pronta soluzione. Tale quale alla
lezione precedente.
Esempio per far lavorare i concetti: il ricorrente, nel chiedere il di, ha prodotto una scrittura privata
che afferma sottoscritta dal debitore. Ricordate quella regola che vale nel processo ordinario per
cui il soggetto contro cui è prodotta una scrittura privata se vuole disconoscerla, deve farlo nella
prima difesa o istanza successiva. Qual è nel processo per di il primo momento utile che chi ha
subito il decreto può avere per contestare la propria sottoscrizione? È l atto di citazione in
opposizione. Se nell atto di citazione in opposizione, il debitore nega di aver sottoscritto la scrittura
privata, si arriva all opposizione senza che il creditore abbia una prova scritta idonea a sorreggere
la pronuncia del 648. Si farà se il creditore lo richiede il giudizio di verificazione della scrittura, ma
è un giudizio che porta via tempo, è una prova spedita, non immediata.

Art 649 cpc consente la manovra contraria, parte dal presupposto che il d i al momento della sua
pronuncia fosse immediatamente esecutivo e consente al giudice dell opposizione di sospendere,
di fermare l esecuzione del d i. Speculare contrario del 648. Le ragioni che consentono di
sospendere la provvisioria esecutorietà del decreto, sono definite dal legislatore: " In presenza di
gravi ragioni". Formula elastica. Consente al giudice di valutare il fumus boni iuris, e il periculum
in mora. 
Il 649 consente di sospendere l esecuzione, cioè fermare l esecuzione lasciando in piedi gli atti di
esecuzione che erano già stati compiuti prima della sospensione.
tipicamente la sospensione non è una revoca che fa cadere quello che è stato fatto, ferma da quel
momento in avanti.
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Es: voi avete, forti del di, immediatamente esecutivo, ottenuto contro di me, pignorato un mio
immobile. Se io ottengo la sospensione il processo esecutivo si ferma, non si farà la vendita, però
gli atti già compiuti, il pignoramento, restano in piedi.
Da decenni una forte schiera di dottrina sostiene che il principio di parità delle armi dovrebbe
consentire non solo la sospensione, ma addirittura la revoca, caduta retroattiva degli atti esecutivi
già compiuti. Perchè la sospensione ferma da lì in avanti, ma lasciando in piedi quello che è già
stato compiuto, può lasciare nel patrimonio dell ingiunto dei danni gravissimi.
Es: io che ho subito il pignoramento da parte vostra, se volessi vendere quell immobile perchè ho
bisogno di soldi, non potrei farlo, o meglio sono costretto a vendere un bene pignorato che ha un
valore di molto inferiore a un bene libero.

Questione di legittimità, è andata più volte alla corte cost. la quale non ha ritenuto di abbattere,
modificare questo articolo. Nonostante quindi la parziale ingiustizia della norma, col ricorso di
opposizione si puó sospendere, ma non revocare la provvisoria esecutorietà del di.

Il giudizio di opposizione viaggia come un ordinario processo di cognizione di primo grado, si


avrà poi una sentenza. L opposizione non ha fatto cadere il decreto che è rimasto vivo durante l
opposizione, ora che rapporti ci sono tra d i e sentenza? Art 653.  Tre situazioni: più una quarta..

1) opposizione sia respinta--> rigetto integrale dell opposizione, è giusto che il soggetto sia
condannato a pagare la somma, a consegnare una cosa. art 653: se l opposizione è rigettata
integralmente, il d i che non fosse già munito di provv esecut,  diventa esecutivo. Il d i diventa
esecutivo se l opposizione è rigettata perchè le sentenze di condanna di primo grado sono tutte
esecutive, allora una sentenza che rigetta l opposizione e dice è giusta la condanna, non può che
essere esecutiva. il legisl. dice il decreto che non fosse già esecutivo diventa esecutivo. Sembra dire
che la sentenza di rigetto dell opposizione non si sostituisce al decreto, ma lo lascia vivere anche
oltre la pronuncia della sentenza. È il di che diventa esecutivo. in realtà si fa una considerazione
diversa e più convincente: non è pensabile che difronte a due provvedimenti giurisdizionali,
uno pronunciato inaudita altera parte e uno pronunciato con tutti i crismi formali e dopo un
contraddittorio pieno, sia il primo a sopravvivere alla seconda. No! Concettualmente è la
sentenza che dice chi ha torto chi ha ragione. Quindi la sentenza assorbe il decreto, esattamente
come la sentenza di appello anche quando conferma quella di primo grado, si sostituisce per quel
nuovo accertamento compiuto da quel giudice d appello.

Allora quando il 653 ci dice se l opposizione è rigettata il di acquista efficacia esecutiva, vuol
semplicemente dare al creditore una mano comodamente formale, vuol semplicemente dire: se
devi attivare l esecuzione forzata o addirittura l hai già iniziata prima, non hai bisogno di munirti
della sentenza come nuovo titolo esecutivo, il titolo esecutivo resta il decreto; quindi formalmente
usa pure il di, tanto l opposizione è stata rigettata, ma da un pnt di vista dell accertamento, la
sentenza prevale sul di.
Da tenere presente che se l opposizione è respinta, molto spesso ci sarà anche la condanna alle
spese dell opponente che ha promosso un' opposizione infondata. Il creditore quindi userà il di per
la somma e le spese della fase inaudita altera parte, ma dovrà per forza di cose usare la sentenza
per le spese relative al giudizio di opposizione.

2) opposizione è integralmente accolta: vuol dire che la sentenza dice: nulla l ingiunto deve al
creditore per le ragioni che costui aveva fatto valere in giudizio. Sentenza analoga a quella che nel
processo ordinario direbbe :respingo la domanda dell attore perchè nulla il convenuto deve.
sentenza di accertamento che prende il posto del d i e lo travolge, se in forza del di  l originario
ricorrente aveva iniziato una esecuz forzata, nel momento in cui c è una sentenza di questo tipo, l
esecuz non solo non può continuare, ma viene travolta retroattivamente. Come nell appello che
travolge la sentenza di primo grado.

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3) l opposizione è in parte accolta in parte respinta: la sentenza prende il posto anche formale del
d i, qui il titolo esecutivo è dato dalla sentenza, gli atti esecutivi già compiuti mantengono
efficacia nei limiti della somma riconosciuta dalla sentenza.
Es: voi ottenete vs me un di da 100.000 euro, io ho una collezione di vinili eccezionale, che vale
1.000.000 di euro, l ufficiale giudiziario viene e ne pignora per 100.000. Nel giudizio di opposizione
la somma dovuta a Ronco è di 50.000. L esecuzione andrà avanti, ma nei limiti della somma
riconosciuta nella sentenza. Non è giusto che restino pignorati vinili per 100.000 euro, si dovrà
ridurre 
Il pignoramento a 50.000 euro.
In tutti e tre i casi la sentenza prende il posto del decreto.

4) ipotesi a latere, se la sentenza dice che l opposizione è inammissibile, es: opposizione che
viene proposta tardivamente. Es: La opposizione viene proposta 45 giorni dopo la notificazione del
di. Il giudizio in opposizione si svolge comunque, ma La sentenza non entrerà nel merito, il
giudice non può valutare se il di sia giusto o no, perchè la reazione del debitore è stata tardiva. Il
giudice accerta che la reazione del debitore è stata tardiva e quindi il d i rimane vivo sotto ogni
profilo.

Opposizione tardiva: art 650. Il codice consente all ingiunto di proporre opposizione anche dopo
la scadenza del termine se dimostra che non ha avuto tempestiva conoscenza del di per nullità
della notifica, caso fortuito, forza maggiore, oppure se pur avendo avuto conoscenza del di, per
caso fortuito o per forza maggiore non ha potuto formulare tempestivamente l opposizione . In
questo caso l opposizione tardiva è ammessa,  purchè fatta a pena di decadenza non oltre il
decimo giorno da quando è iniziata l esecuzione forzata.
Non sappiamo ancora quando inizia l esecuzione forzata, ma il processo esecutivo ha un suo
momento di inizio, che è il dies a quo oltre il decimo giorno dal quale l opposizione tardiva non è
più possibile. È una forma di rimessioni in termini. Per essere rimessi in termini non basta
dimostrare che la notifica sia stata nulla, bisogna dimostrare che a causa della nullità della
notifica, uno non ha avuto tempestiva conoscenza del decreto.

La prova che incombe sull opponente è duplice.:


1) dimostrare che la notifica è nulla
2) dimostrare che per quella nullità non ha avuto conoscenza del processo.

Mentre il primo profilo è abbastanza facile da accertare, poichè è sufficiente che siano state violate
le regole sulla notificazione, diabolica è la prova che a causa di quella nullità io non abbia avuto
conoscenza dell esistenza del decreto ingiuntivo, questo perchè è la prova di un fatto negativo,
devo provare che non ho conosciuto tempestivamente la causa.
La corte di cass nel 2007 a sez unite 14572 del 2007 ha detto: vero che serve una doppia prova, ma 
questo secondo profilo, oggetto di prova diabolica, può essere anche dimostrato  attraverso
presunzione, (prova per cui il giudice da un fatto noto risale a un fatto non noto)
se il vizio della notifica, la nullità della notifica è così grave che è evidente che la persona non
poteva aver conoscenza dell atto in forza di quella notifica, la mancata conoscenza può essere
presunta.
Es: notifica all omonimo. Ci sono 2 persone a Torino che si chiamano Caio Sempronietti, l ingiunto
è Caio di Corso Vittorio, ma il di viene notificato al Caio Sempronietti 2 che sta in corso Regina, l
opposizione del primo può essere fatta tardivamente dimostrando che la notifica è stata fatta in un
luogo sbagliato, e presumendo che la notifica fatta in corso regina di per sè non ha messo in
condizione il sempronietti 1 di avere notizia del di.

Le stesse sez unite del 2007 aggiungono però : "salvo che il creditore dimostri che nonostante il
vizio gravissimo della notifica, il debitore ha avuto comunque conoscenza del decreto".

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Es: immaginiamo che i 2 sempronietti si conoscano perchè sono cugini primi e si chiamano allo
stesso modo, allora quello di corso regina che sa che l altro è un indebitato, si vede ricevere un di e
va dall altro a dirglielo, immaginiamo che attraverso questa meccanica di rimbalzo, il vero
sempronietti entra in possesso del di e scriva una lettera all avvocato del creditore in cui dice che
cercherà di far fronte al pagamento. Il ns sempronietti fa l opposizione dicendo che la notifica è
stranulla perchè hanno sbagliato persona, e chiede al giudice un' opposizione tardiva, ma il
creditore tira fuori la lettera in cui dimostra che il debitore ha avuto conoscenza del di.
Non è altro che una manifestazione del terzo comma del 156 cpc, la nullità degli atti è sanata se l
atto pur nullo, raggiunge cmq il suo scopo.

Se il d i non viene opposto, quindi non è sostituito da una sentenza, forma un qualcosa di
simile al giudicato?
Passa in giudicato come la sentenza di primo grado non appellata? la cosa giudicata è disciplinata
dall art 2909 cc, e recita l accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato fa stato ad
ogni effetto tra le parti, eredi, aventi causa) succede qualche cosa di simile anche per il di? Che il d
i non opposto faccia un qualche accertamento nessuno lo nega, perchè se dicessimo il contrario
legitttimeremmo il debitore a rimettere in discussione il d i. Legittimeremmo delle opposizioni
senza termine, perchè in ogni momento si può mettere in discussione il di. Quindi un qualche
accertamento il di lo fa.
Fermo restando che un qualche accertamento ce l ha, c è una spaccatura della dottrina sul punto
che è così schematizzata:

1) Secondo una tesi dottrinale, fatta propria dalla cass, l efficacia del di non opposto è identica a
quella della cosa giudicata derivante dalla sentenza. L art 2909 si applica sia alle sentenze, sia ai
decreti ingiuntivi.

2)Secondo un' altra tesi, l efficacia è minore e diversa rispetto a quella della sentenza passata in
giudicato. Vedi le ragioni che sorreggono questo secondo orientamento nel libri.la principale è una
ragione di carattere testuale, il 2909 parla di sentenza e non di decreto, nessuna norma parifica il di
espressamente alla sentenza, quindi dovrà essere qualcosa di diverso. Ma dov è che secondo
questa tesi l efficacia del di è diversa rispetto a quella della sentenza? Sotto due profili: 

A)l efficacia oggettiva del giudicato si estende non solo al singolo diritto riconosciuto dalla
sentenza, ma anche al rapporto giuridico di cui quel diritto fa parte: 
es: c è un contratto tra me e voi, io ottengo una sentenza per la vostra condanna a pagarmi una
prestazione che dipende da quel contratto. Se la sentenza riconosce che voi mi dovete una somma
sulla base di quel contratto, la giurisp consolidata dice il giudicato non scende solo sul fatto che
studenti devono 100 a ronco, ma scende anche sul fatto che quel contratto sia valido, perchè se il
contratto non fosse valido, la condanna non troverebbe spazio. Si estente l accertamento al
rapporto. Questo perchè se poi sorge un' altra lite tra me e voi, sempre attinente a quel contratto,
non sarà più possibile rimettere in discussione se il contratto sia valido o no, perchè la validità del
contratto è coperta dal giudicato che si era formato con la condanna al pagamento della
prestazione nella prima sentenza.

La tesi che dice che il di vale meno, dice: questo effetto estensivo al rapporto non c è.
Il di non opposto dice che ronco deve 100 agli studenti, ma se poi per un'altra ragione legata al
contratto si trattasse di mettere in discussione la validità del contratto, il decreto ingiuntivo non
copre, non coinvolge quella validità. Il di vi impedisce di chiedere indietro i 100, perchè deve
almeno garantire l utilità riconosciuta, ma sta in quei confini. 

B) il giudicato da sentenza si estende anche ai rapporti dipendenti.


Es: voi ottenete con la sentenza la condanna a pagarmi un capitale di 100, poi fate una seconda
causa per avere anche gli interessi, che sono una cosa diversa ma si fondano sul riconosciuto
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debito da capitale. Nel giudizio tra me e voi sugli interessi potremmo discutere di tante cose, ma
non potremmo più discutere che gli interessi non sono dovuti perchè non è dovuto il capitale,
perchè la prima sentenza nel dire che il capitale è dovuto fa stato anche sui rapporti dipendenti.
La tesi che sostiene che il di ha una efficacia diversa dalla sentenza, sostiene appunto che il di non
copre i rapporti dipendenti. Quindi se dovessimo discutere degli interessi potremmo rimettere in
discussione il debito da capitale non per riavere indietro i soldi da capitale, ma per paralizzare la
pretesa agli interressi.
Conferma del fatto che il di non opposto abbia somiglianza con la sentenza passata in giudicato si
ricava dall art 656. Consente contro il di non opposto la revocazione e l opposizione di terzo
revocatoria. Consente cioè  2 mezzi di impugnazione tipici delle sentenze. Allora la tesi A che dice
di uguale a sentenza, trae da questa norma ulteriore supporto.
Il di non opposto è soggetto ad appello? No! Perchè il mezzo per reagire al di è l opposizione al
di. Se l opposiz è fatta, la sentenza che decide l opposizione è una sentenza di primo grado,
soggetta a tutte le impignaz tipiche di una sentenza di primo grado. Ma se l opposizione non è
fatta nè tempestivamente nè tardivamente, le uniche impugnazioni possibili restano quelle
impugnazioni straordinarie, revocaz straordinaria ed opposizione di terzo, che sono anche quelle
che si possono spendere contro le sentenze passate in giudicato.

Microtemi  un po' dimenticati, volutamente. 


Per la negoziazione assistita se il creditore agisce per di non ha bisogno di promuovere la
negoziazione assistita neanche dove è obbligatoria, ( es controversie sotto i 50.000 euro) ma se io
uso il di, non ho bisogno di tentare la negoz assistita, anche se al di viene fatta opposizione. Se
invece siamo in un caso in cui è obbligatoria la mediazione, la regola è più complessa: siamo in un
caso in cui io dovrei utilizzare prima di rivolgermi a un giudice il procedimento di mediazione
assistita, se chiedo il di posso chiederlo bypassando la mediazione assistita, ma se viene fatta
opposizione, la mediazione torna ad essere obbligatoria. Non è obbligatoria se il di non viene
opposto, ma se il di viene opposto la mediazione torna ad essere rilevante. E quando? Art 5 dlgs
28/2010 torna ad essere rilevante dopo che sono stati dati i provvedimenti di cui agli articoli 648,
649 quelli con cui il giudice o attribuisce l esecutorietà al di o sospende l esecutorietà al decreto.
Es: siamo in un caso di mediazione obbligatoria, io ho chiesto il di, voi avete fatto opposizione, il
giudice si è pronunciato su attribuire esecutorietà o sospendere l esecutorietà, bisogna fare la
mediazione. Se il giudice invita le parti a procedere a negoziazione e le parti non acconsentono,
il giudizio è dichiarato improcedibile.
Allora il problema che è esploso ed è stato risolto da poco dalla corte di cassaz nel dicembre del
2015 è questo: l onere di promuovere il procedimento di mediazione obbligatoria nel corso dell
opposizione di chi è? Dell opponente o del convenuto nel giudizio di opposizione?
A seconda di come si distribuisca questo onere cambiano le conseguenze. Perchè se noi diciamo
che l onere è di chi ha chiesto il di e dopo l invito del giudice la mediazione non è attivata,
dovremmo dire che cade tutto quanto, di e conseguente opposizione.
Se diciamo invece che l onere di attivare la mediazione obbligatoria è dell opponente, le cose sono
diverse. Il di è stato ben ottenuto, se l opponente non si attiva per chiedere la mediazione peggio
per lui, diventerà improcedibile l opposizione ma il di rimane in vita. Il prof ha sempre trovato
molto piu ragionevole la tesi che dice che l onere di attivare la mediazione è di chi ha chiesto il di.
Perchè l art 5 sulla mediazione obbligatoria esordisce così: chi vuol proporre in giudizio una
domanda ecc deve"... È qui a proporre in giudizio la domanda è il creditore che ha chiesto il di,
non il debitore che si è opposto. Invece la Cass in questo unico precedente sceglie la tesi opposta
dicendo che l onere di attivare la mediazione è dell opponente. Per cui se la mediazione non
viene attivata l opposizione si chiude con una pronuncia di improcedibilità, ma il di resta in piedi.

Competenza: l incompetenza è quasi sempre rilevabile d ufficio, salvo incompetenza per territorio
semplice che non è rilevabile d ufficio dal giudice ma solo  su eccezione di parte. Tema
interessante: il giudice  a cui è chiesto il di, NB siamo nella fase inaudita altera parte, che si vede
incompetente per territorio può rilavare d ufficio la sua incompetenza? Tesi più semplice dice no!
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Perchè l incompetenza per territorio è rilevabile solo su eccezione di parte. Ma la Tesi piu
argomentata: sì, ma siamo nella fase inaudita altera parte, se la parte non può parlare è giusto dire
che si possono chiedere d.i. anche fuori dai canoni di competenza per territorio approfittando del
fatto che il giudice non può rilevarla d ufficio e che colui che potrebbe rilevarla ha la benda sulla
bocca.
La corte cost con una sentenza interpretativa di rigetto, ha detto il giudice puo anzi deve rilevare
d ufficio la propria incompetenza proprio perchè la regola ordinaria presuppone che la parte
possa parlare.
Supponiamo che l incompetenza venga cmq rilevata in sede di opposizione, il di è stato
pronunciato da un giudice incompetente che non se n è accorto, l ingiunto fa opposizione e ne
solleva la questione di competenza, se il giudice dell opposizione riconosce che il di è stato
pronunciato da un organo incompetente, secondo una costruzione che è pacifica accade questo: 
Es: Le regole di competenza ci dicono che l unico tribunale competente per il credito fatto valere è
il tribunale di Verona, io chiedo il di al giudice di pace di Torino, che non si avvede e pronuncia il
di, voi fate opposizione e dite tra le altre cose che qui la competenza non è del giudice di pace, e
nemmeno dal pnt di vista territoriale Verona. L orientamento ormai dominante dice che se il
giudice dell opposizione riconosce l incompetenza di colui che ha pronunciato il di, deve
annullare il decreto, ma consentire quella translatio iudicii che si ha sempre quando un giudice
si dichiara incompetente. Allora come nell esempio il giudice di pace di Torino, annullerà il di,
dichiara la propria incompetenza e le parti potranno riassumere la causa davanti al tribunale di
Verona. Ma davanti al tribunLe di Verona cos è che viene riassunto? Non più il giudizio di
opposizione a di, perchè il di è stato annullato, viene riassunto un processo di condanna che ha
per oggetto quello stesso diritto per cui era stato pronunciato il di, ma non è più un'opposizione
a di perchè il di è stato annullato. Davanti al tribunale di Verona si discuterà se sia vero che
Ronco deve agli studenti 30.000 euro ono, ma sara un ordinario processo avente ad oggetto la
condanna. 

Ricorderete che per una gran quantità di istituti è rilevante capire quale sia il momento in cui inizia
un processo: a dar risposta a questo interrogativo, l
Art 39 cpc ci agevola: dice "nei processi che iniziano con citazione la lite pende dal momento in cui
la citazione è notificata, nei processi che iniziano con ricorso il processo inizia nel giorno del
deposito." Conta il primo degli atti della serie. Alla domanda: quando inizia il processo per di?
Quando è depositato il ricorso al giudice per la fase inaudita altera parte o quando è notificato il
di? La logica porterebbe a dire quando è depositato il ricorso.perchè conta il primo atto della serie.
MA ha fatto per decenni da ostacolo una norma che è l ' Ultimo comma art 643: " La notificazione
del decreto determina la pendenza della lite". Quindi la disciplina speciale contraddice le regole
generali. Le sez unite della cass sono intervenute: 1 ottobre 2007: è vero che l ultimo comma del
643 ci dice che è la notifica che  che determina la pendenza della lite, ma gli effetti di questa
pendenza retroagiscono al momento del deposito del ricorso.
È come il fenomeno per cui l avveramento della condizione fa retroagire gli effetti al momento in
cui il contratto è stipulato. Qui è simile. Allo stesso modo secondo la cassaz il ricorso per di è
determinato nella pendenza dalla notifica, ma gli effetti retroagiscono al moemnto del deposito.
Es: quando non si era ancora consolidato questo orientamento, si era diffuso nel foro uno
stratagemma micidiale: io sono un vostro creditore, voi sapete benissimo di dovermi dei soldi,
attendete solo che io chieda il di, il tribunale competente è Torino. Voi iniziate contro di me una
causa avente ad oggetto il mio credito, ma come azione di accertamento negativo, in cui chiedete
che il giudice accerti che nulla dovete ad Alberto Ronco. La fate davanti ad un tribunale
volutamente incompetente, ad es Crotone, quando io chiedo il di, pende già davanti al tribunale di
crotone la vostra causa di accertamento negativo. Il giudice di torino nulla sa. Ma quando si fa
opposizione si dirà guarda giudice che ronco ha chiesto il di, ma prima che me lo notificasse, noi
avevamo iniziato un giudizio di accertamento negativo davanti al tribunale di crotone. Siccome l
oggetto è lo stesso, viene in rilievo la norma dell art 39, se due cause sono in rapporto di
continenza, il secondo giudice è incompetente. Allora il giudice del tribunale di torino a cui ho
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chiesto il di, notificandolo dopo che voi avete iniziato la causa davanti al tribunale di crotone, deve
dichiararsi incompetente, annullare il decreto e rimettere le parti davanti al giudice
preventivamente adito, che è il tribunale di crotone. Con questo stratagemma avete ottenuto di
impedirmi di ottenere , di godere di un di. Sez unite hanno preso anche questo giro vizioso e
hanno detto che se noi diciamo che la notifica fa retroagire i suoi effetti fin dal deposito del
ricorso, evitiamo in parte questo escamotage.

Sez unite 4510 del 2006. Se la richiesta di di è respinta, la pronuncia di rigetto non pregiudica
nessuno. Problema: il di è chiesto per 100 e viene pronunciato per 50, non viene fatta opposizione.
Passa in giudicato tutto? Anche nella parte in cui ha respinto 50? O lo si deve scindere. Laddove è
accolto per 50 va a giudicato, laddove ha respinto per 50 non pregiudica. La corte di cassaz dice
che bisogna scindere, per cui laddove il giudice ha accolto si forma il giudicato, laddove ha
respinto, non si forma nessuna preclusione. 

Sez unite 14475 del luglio 2015.


Es: uno dei documenti usati per chiedere di non viene più prodotto nel corso dell opposizione. Per
cui una scrittura A è stata vagliata dal giudice, per concedere il di, poi viene fatta opposizione,
questa scrittura A non entra tra i documenti del giudizio di opposizione. Cosa vien fuori da questa
stranezza? Io avevo chiesto il decreto ingiuntivo sulla base del documento A , voi fate opposizione,
io per un errore non produco nel giudizio di opposizione questo documento. Perdo il primo grado
e In appello produco quel documento che era mancato in primo grado. La domanda posta alle sez
unite è: ma questo documento che arriva in appello dopo che in primo grado nel giudizio di
opposizione non c era, è un documento nuovo? Soggiace alla disciplina delle prove nuove in
appello? Che è una disciplina molto restrittiva. Oppure non e un documento nuovo? La cass dice
che non è un documento nuovo!

L’Unione europea istituisce con il regolamento 1896 del 2006 un particolare processo per d i.
Utilizzabile solo per le controversie transfrontaliere, quando c è un elemento di extraterritorialita,
vale a dire che il domicilio o la residenza di almeno una delle parti non è nello stato a cui il giudice
chiede decreto ingiuntivo.
Caratteristiche: Procedimento monitorio puro.non si richiede la prova scritta, basta l affermazione
del proprio diritto, fermo restando che il dichiarante rende in fede e coscienza le informazioni
veritiere. 
Non è richiesto il ministreo dell avvocato. Se viene fatta opposizione il di cade. E il giudizio che
continua è un ordinario giudizio di condanna depurato di qualsiasi provvedimento già
pronunciato dal giudice. regolam europeo adotta in modo cristallino il canone della non
contestazione. 

Ronco lez 4 dell' 8/03: disciplina sul PROCEDIMENTO PER CONVALIDA DI LICENZA O
SFRATTO.

Se l’opponenente non attiva mediazione obbligatoria, l’opposiz diventa improcedibile e l


improcedibilità consolida il di. Analogamente a quanto accade se il giudizio di opposizione si
estingue., siccome l opposizione al di funziona in gran parte come un' impugnazione, così come l
estinzione dell impugnazione fa passare in giudicato la sentenza impugnata, così l estinzione dell
opposizione gioca a danno dell opponente che rende definitivo, o fa passare in giudicato il di.

Passiamo a nuovo tema: procedimento per convalida di licenza o sfratto :

Molto usato. Proced col quale si possono far valere determinate e specifiche situazioni di diritto
sostanziale. Procedimento usato per ottenere la condanna alla restituzione di un immobile
oggetto di locazione o affitto a coltivatore diretto, o altri contratti agrari. Diversi dall affitto.
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E infine diritto alla restituz di un immobile quando l immobile è stato dato in uso in
connessione con un rapporto di lavoro subordinato. Es: portinaio, portiere che ha l uso dell
alloggio e svolge l attività di custodia dell immobile. Altri fenomeni: rapporti in cui il datore di
lavoro fornisce al lavoratore un alloggio in connessione allo svolgimento del rapporto di lavoro.
Oggetto : consegna di immobili. Vale per la consegna di immobili solo nelle fattispecie descritte.
No utilizzabile ad es per la restituzione dell azienda affittata. Così pure tutte le azioni reali che si
fondano su un diritto di proprietà o altro diritto reale, (es azione di rivendicazione)non sono
spendibili nelle forme del proced di convalida di sfratto.
Se prendiamo la tipologia più impiegata, locazioni di immobili urbani il procedimento per
convalida di sfratto vede il conflitto drammatico, sofferente tra il proprietario dell immobile e la
posizione di chi usa l immobile per abitare. Conflitto tra diritto di proprietà e diritto all
abitazione.Non sempre è il conflitto tra poveri e ricchi.
Dipende dalle situazioni.è un procedimento facoltativo. Chi può utilizzarlo Potrebbe anche
impiegare il proced ordinario di cognizione. Il procedimento per convalida di sfratto dovrebbe
essere molto più semplice e rapido e durare meno.
La tecnica del legislatore di questo procedimento, rispetto al procedimento per di, è più rispettosa
del principio del contraddittorio, non ci sono qui fasi che si svolgono inaudita altera parte, però a
seconda dell atteggiamento che il convenuto tiene alla prima udienza, il procedimento può
avere degli sbocchi decisori molto rapidi, ignoti al processo ordinario per cognizione.

Focalizziamo l’attenzione sulla locazione. È un contratto che è destinato prima o poi a cessare. Ha
delle durate prefissate dal legisl a tutela del conduttore e può cessare o per scadenza del termine o
per un fenomeno di inadempimento del conduttore che è la cosidtt morosità. Il c di locazione si
rinnova tacitamente. (4+4 anni) es: giunti alla scadenza con un certo preavviso, di 6 mesi il
proprietario o il conduttore possono recedere dal contratto.
Quando si ha qst procedimento.

1) Il c. è venuto meno: il c. è venuto meno, voi mi avete dato la disdetta recesso, io anzichè
andarmene entro la mezzanotte del 31 dicembre 2015 permango nell immobile. Voi avete il diritto
a che io vi riconsegni l immobile. Voi in questo caso potete utilizzare il procedimento per
convalida di sfratto.

2) smetto di pagare il canone durante l esecuzione del contratto. Anche in questo caso sorge in
carico al proprietario il diritto a riavere l immobile indietro. Se io sono moroso e mi rendo
inadempiente il contratto si risolve per 2 possibili meccanismi; o perchè c è già nel nostro
contratto di locazione una clausola risolutiva espressa( stragiudiziale) oppure si può chiedere al
giudice che pronunci la risoluzione del contratto e quindi condanni il conduttore a riconsegnare l
immobile( giudiziale), in questo secondo caso si vede che al giudice della convalida di sfratto si
chiedono 2 tipi di pronunce, una
A) pronuncia costitutiva, che risolve il contratto
B)una pronuncia di condanna a restituire l immobile oggetto del contratto. Ecco una differenza
rispetto al procedimento ingiuntivo, nel quale non può essere chiesta una pronuncia
costitutiva( risoluzione del contratto), la convalida di sfratto non ha questo limite.

3)Art 657 ha anche una regola eccezionale, che abbiamo già toccato quando si è parlato delle
condanne speciali. Condanna in futuro, fattispecie particolare in cui il legisl consente all avente
diritto di ottenere la condanna dell obbligato prima ancora che si verifichi l inadempimento. La
principale condanna in futuro prevista dall ordinamento italiano si ha qui nel procedimento per
convalida di sfratto.
Es: abbiamo questo contratto tra me e voi che va a scadere nel 2018, io pago regolarmente, voi
recedete anticipatamente in vista della scadenza del 31 dicembre 2018, voi non potete sapere se io
libererò l immobile tempestivsmente o no. Secondo le regole ordinarie prima di agire contro di me
per la condanna, dovreste aspettare il primo gennaio 2019, ma la condanna in futuro vi consente
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fin da prima di agire nei confronti del conduttore per ottenere un provvedimento di condanna in
futuro. Il giudice mi condanna a liberare l immobile non subito, mi condanna oggi a liberare l
immobile entro il 31 dicembre 2018. Qual è l utilità per il proprietario? È che giunti al primo
gennaio 2019, se io ho liberato l immobile non ci sarà motivo di usare la condanna contro di me,
ma se io non ho liberato l immobile fin dal 1 gennaio 2019 sarà possibile iniziare l esecuzione
forzata per mandarmi via forzatamente. È come se il tempo necessario per ottenere la condanna
venisse risparmiato perchè la condanna la si ottiene prima.

Abbiamo 2 fenomeni diversi che prendono nomi diversi nel linguaggio degli articoli del codice. Il
legisl chiama sfratto il diritto a riavere un immobile perchè il c è finito. Chiama licenza il diritto a
riavere l immobile in futuro. 3 tipologie:

1) convalida di sfratto per finita locazione: si attiva quando il c.è scaduto e c è già il diritto attuale
ad avere la consegna dell immobile( non è una condanna in futuro)

2)convalida di sfratto per morosità: anche qui si presuppone che ci sia stato l' inadempimento del
conduttore, che il diritto del locatore ad avere l immobile sia divenuto attuale e si chiede tutela per
un diritto( non è una condanna in futuro)

3)convalida di licenza per finita locazione. Agisco oggi in vista di una scadenza futura, condanna
in futuro.
Se lo sfratto si aggancia a un diritto attuale, la convalida di licenza si aggancia a un diritto futuro
ad avere l immobile.

Questa convalida di licenza per finita locazione è proprio quella condanna in futuro che si utilizza
prima della scadenza del termine in vista di una scadenza in futuro. Se io ritengo che voi possiate
diventare morosi in futuro? C è una sorta di convalida di licenza per morosità? NO! La morosità
deve essere attuale. Non si arriva ad allargare le maglie della condanna in futuro perchè se ci
pensate nel caso di licenza per finita locazione quello che pende è un termine, nel caso di morosità
se si consentisse di agire anticipatamente in vista della possibile morosità, si otterrebbe una
condanna non solo a termine, ma addirittura condizionata, perchè la morosità non è una cosa che
prima o poi si avrà, è una cosa incertus an e incertus quando.

È anche possibile che l atto introduttivo del proc per convalida di licenza abbia in se non solo la
valenza processuale, ma anche di atto sostanziale. Si può fare un atto unico in cui c è una parte
sostanziale e una parte processuale. Si notifica l atto di citazione per convalida di licenza in cui nell
atto inserite anche la disdetta, il recesso dal contratto di locazione.
C è fin da subito il contraddittorio. Atto introduttivo quindi è la citazione. Regole di competenza
facili. Per Materia è competente sempre il tribunale. E la competenza per territotio si determina
con riguardo al luogo in cui è sito l immobile di cui si chiede la consegna. Competenza
inderogabile. Quindi le clausole contrattuali in cui si pattuisce una competenza del foro diversa da
quella prevista ex lege sono nulle.
Nei processi ordinari c è un termine minimo a comparire. Fra il giorno della notifica della citazione
e il giorno dell udienza, devono esserci se la notifica avviene in Italia, almeno 90 gg liberi, questo
termine nel procedimento per convalida di sfratto è fortemente ridotto.
Termine a comparire è di 20 giorni liberi.

Atto di citazione ha degli avvertimenti al convenuto ( lo si invita a comparire, lo si avverte che se


non compare si procede in sua contumacia e lo si invita a costituirsi almeno 20 giorni prima se no
decade dalle eccezioni in senso stretto, dalle riconvenzionali ecc) Nel proced per conv di sfratto gli
avvertimenti sono sostituiti integralmente da un invito a comparire in udienza ( che come in tutti
i casi di citazione è fissata direttamente dall attore) con l avvertimento che se non compare o se
comparendo non si oppone, alla stessa udienza la licenza o lo sfratto sarà convalidato. Norma di
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favore per il conduttore: mentre per l attore esiste l ordinario onere del patrocinio, il convenuto
può invece alla prima udienza svolgere determinate attività anche personalmente, senza onere di
difesa tecnica. Le attività che si fanno alla prima udienza sono attività relativamente semplici. E il
legisl concede qst possibilità. Anche considerando che la situazione economica di chi subisce uno
sfratto spesso non è idilliaca.

La Prima udienza ha delle alternative decisorie molto interessanti, fondate sul principio di non
contestazione. Tutte particolari perchè non cè nulla di simile nel processo ordinario di cognizione,
nè nel processo per di.
Il legisl a proposito della notifica dell atto di citazione per convalida di sfratto, proprio per le
conseguenze anche pesanti che stiamo per vedere, vuole essere sicuro che il conduttore abbia
avuto conoscenza dell atto. Se la notifica dell atto di citazione non avviene in mani proprie del
debitore, l ufficiale giudiziario deve anche mandare al conduttore una raccomandata in cui lo
avvisa che gli è stato notificato un atto di citazione per convalida di licenza di sfratto.

Prima udienza:
1) il locatore non è presente, non compare. Qui il procedimento si chiude immediatamente. La
licenza o lo sfratto perdono di effetto. E come un' estinzione immediata per mancata comparizione
dell attore. ( anche se sappiamo che nel rito ordinario non funziona così)

2) è presente il locatore, anche il convenuto conduttore MA NON si oppone. Abbiamo l incrocio


tra una pretesa al rilascio del locatore e il riconoscimento da parte del conduttore del fondamento
della pretesa del locatore. Qui, principio di non contestazione espresso in modo palese, il giudice
convalida la licenza o lo sfratto. Pronuncia immediatamente all udienza la condanna del
conduttore a liberare l immobile.
Perchè si parla di CONVALIDA? Ragioni storiche che affondano in periodi in cui l atto del
locatore aveva già un effetto di titolo esecutivo e si chiedeva al giudice di controllare, convalidare
se questa intenzione di sgombero del conduttore fosse corretta. Dal pnt di vista sostanziale però la
convalida non è che una condanna. Quando studieremo l esecuzione forzata vedremo come si
realizza materialmente lo sgombero dell alloggio. Qui siamo nella fase in cui si ottiene una
condanna a rilasciare l immobile. Sarà un altro tema come si esegue forzatamente la condanna

3)è presente il locatore, il conduttore NO. Il giudice deve qui controllare se la notifica dell atto di
citazione sia stata valida e valutare ( norma a favore del conduttore) se gli appaia possibile che
nonostante la regolarità dla notifica, il conduttore possa non essere comparso per una ragione di
forza maggiore o possa non avere avuto conoscenza della citazione.
Caso di scuola: voi sapete che io non abito nell immobile dal 15 luglio al 15 settembre, voi
notificate l atto di citazione il 4 agosto. La notifica viene realizzata, 20 giorni termine di
comparizione, fissata l udienza il 31 dicembre.
NB non si ha la sospensione del periodo feriale dei termini!
Si arriva all udienza il 31 agosto, notificazione fatta correttamente, il giudice potrebbe avere il
dubbio che io non sia comparso perche è vacanza e forse io non ci sono. Il giudice può allora
rinviare l udienza e chiedere la rinotifica per una nuova udienza in maniera che questo nuovo atto
raggiunga una maggior certezza sull effettiva conoscenza.

La mancata comparizione dell attore funziona allo stesso modo che la comparizione del conduttore
che non si oppone. Anche in questo caso il giudice convalida la licenza o lo sfratto, cioè ordina al
conduttore di liberare l immobile. C è una sola differenza minima se lo sfratto o la licenza è
convalidato per mancata comparizione del conduttore, l efficacia della condanna si ha solo 30 gg
dopo l udienza, cioè per 30 giorni la condanna non è utilizzabile come titolo esecutivo. Se invece il
conduttore è comparso e non si è opposto la condanna è efficace fin da subito.

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4) Abbiamo ancora l ipotesi del conduttore che compare e si oppone. È sufficiente che il
conduttore compaia personalmente ed è sufficiente che il conduttore si opponga anche
immotivatamente,il conduttore non deve necessariamente contestare i fatti costitutivi del locatore,
avanzi delle eccezioni, può essere un' opposizione pura e semplice. Se il conduttore si oppone il
procedimento si trasforma, da procedim che ha avuto qst prima fase particolare, si trasforma in
un ordinario processo a cognizione piena.
I rapporti di locazione, affitto, ecc hanno come processo ordinario di cognizione un processo
locatizio, che è un processo ricalcato sulle forme del processo del lavoro. allora se c è l opposizione
del conduttore, si trasforma in un processo ordinario locatizio simile al processo del lavoro. Il
processo del lavoro è caratterizzato da un sistema di barriere preclusive molto serrate, bisogna dir
subito negli atti introduttivi cosa si vuole dire e addirittura indicare le prove. Bisogna allora dare
alle parti la possibilità di spendere quelle difese che sono tipiche del processo del lavoro. Dopo l
opposizione del conduttore, Il giudice non convalida la licenza o lo sfratto, trasforma il processo
in processo locatizio e fissa una nuova udienza e fissa un termine entro il quale le parti
dovranno integrare le loro difese. Ed è in questo momento, dopo la prima udienza, quando il
processo si trasforma, ecco che da qui anche il convenuto necessita della difesa tecnica. Può
difendersi personalmente nella prima udienza, ma se il procedimento si trasforma anche il
conduttore dovrà usare l avvocato per scrivere questa memoria e per partecipare alle udienze
successive.

Alla prima udienza il locatore, nello sfratto per morosità, deve dichiarare che la morosità
persiste, che non è stata sanata. Se dichiara che la morosità persiste, si può continuare ad usare qst
procedimento, se dichiara che la morosità è venuta meno, il procedimento per convalida di sfratto
non può continuare come tale. Qst procedimento può essere utilizzato quando la morosità c è
durante l atto di citazione e la morosità persiste al momento della prima udienza. Se la morosità è
stata sanata, quello che può accadere, è che il processo si trasformi anche qui da processo speciale a
ordinario processo locatizio.
Cosa accade se la morosità è stata sanata? E il locatore mente alla prima udienza? Risponde poi
dopo.
Quando c è lo sfratto per morosità il locatore ha 2 pretese: A)riavere l immobile ed B) riavere i
soldi del canone. Il legislatore gli consente di chiedere nell ambito della citazione di convalida di
sfratto per morosità, anche un di per il pagamento dei canoni. Con un unico atto si chiede la
condanna al rilascio, e la condanna al pagamento delle somme. Qst unico atto genera 2
procedimenti: il procedimento per convalida di sfratto per il rilascio dell immobile e un
processo per di che funziona secondo le regole che abbiamo studiato nei giorni scorsi. Con la
particolarità che il di per la condanna al pagamento dei canoni è un di che è ex lege
immediatamente esecutivo. Anche questo di per il mancato pagamento dei canoni È soggetto all
opposiz studiata gli scorsi giorni. Viaggiano parallelamente. Esiste anzi una norma che ci dice una
cosa particolare:

Es: io, il conduttore smette di pagare il canone, voi gli fate atto di citazione per convalida di sfratto
per morosità e chiedete anche il di per il pagamento dei canoni. Io non compaio alla prima
udienza, l atto di citazione è stato notificato correttamente, il giudice quindi convalida lo sfratto e
contestualmente mi condanna a pagare i canoni. Al di per i canoni io faccio opposizione, vinco l
opposizione e quindi ho una sentenza pronunciata sul di che dice che nulla era dovuto al
proprietario per quella locazione, però nel frattempo c è stato lo sgombero dell immobile, c è stata
quindi la convalida dello sfratto per il fatto che non mi sono presentato alla prima udienza. In
questo caso si forma un conflitto logico di pronunce perchè devo andarmene perchè moroso,
frutto della prima udienza, ma nulla devo per morosità, sentenza che pronuncia sull opposizione a
di. Forte della sentenza che dice che nulla devo posso paralizzàre l esecuzione per rilascio dell
immobile? O le due decisioni viaggiano separatamente?
Prima tesi: la sentenza rispetto ad un' ordinanza ha più peso, quindi dovrebbe prevalere ex post.
Seconda tesi: viaggiano separatamente.
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Art 664 ci dice che viaggiano separatamente. L ordinanza di convalida di sfratto non viene
travolta dalla sentenza sull opposizione a di. Questa norma viene presa come dimostrativa del
fatto che l ordinamento italiano ha per quanto riguarda i limiti della cosa giudicata ha una visione
per cui questi confini sono stretti. La cosa giudicata sulla convalida di sfratto è diritto al rilascio. La
cosa giudicata per il pagamento dei canoni è pagamento dei canoni. Se sono in conflitto, è un
conflitto logico di giudicati che è tollerato dall ordinamento italiano. Quello che non tollera è il
conflitto pratico tra giudicati. Si intende il caso in cui 2 pronunce dicano e disdicano la stessa
cosa. Es: vi condanno a rilasciare l immobile, non hai diritto a riavere l immobile. Questo sarebbe il
conflitto pratico.

La legge sull equo canone, l. 392 del 1978, ha una regola all art 56 sulla sanatoria della morosità.
Che ci dice che: per la locazione di immobili ad uso abitativo, (non vale per le locazioni
commerciali) se alla prima udienza il conduttore moroso chiede al giudice di poter sanare la
morosità, il giudice gli concede un termine che può essere anche di alcuni mesi, termine di
grazia, in cui sanare la morosità. Se la morosita viene sanata, lo sfratto non è più possibile.

Si ricorderà quella regola all inadempimento dei contratti a prestazione corrispettive, 1453 che ci
dice che proposta la domanda di risoluzione del contratto, la parte inadempiente non può più
adempiere. Ricordate la scelta tra insistere per l adempimento o chiedere la risoluzione del
contratto, se chiede la risoluzione da quel momento adempimenti successivi non sono più
possibili. Questa regola del termine di grazia che abbiamo appena visto è una deroga a questa
regola, perchè il proprietario ha agito per la risoluzione del contratto, e per riavere l immobile, il
debitore/conduttore chiede di poter sanare la morosità, di adempiere al contratto, ed
eccezionalmente il legisl gli consente di adempiere. Se adempie nel termine la risoluzione non può
essere pronunciata e nemmeno la condanna al rilascio.

Anche qui c è una figura molto simile di condanna con riserva delle eccezioni.
Art 665: immaginiamo che il conduttore ha fatto opposizione, per cui lo sfratto non possa essere
convalidata, ma la contestazione da parte del conduttore non è fondata su prova scritta. Allora il
giudice trasforma il procedimento in rito locatizio ma cognizione piena perchè per trasformare il
procedimento basta una contestazione immotivata, ma intanto pronuncia un' ordinanza
provvisoria di rilascio.
Se il conduttore non è comparso o comparendo non si è opposto, si ha la pronuncia di condanna e
il procedimento finisce lì. Se il conduttore comparendo si oppone anche immotivatamente, il
procedimento non può finire lì, ma si trasforma in rito locatizio e nell ambito di questo
procedimento a cognizione piena l art 665 ci dice che se il conduttore non ha avanzato difese
fondate su prova scritta, e la prova scritta sussiste a fondamento del diritto del locatore, può
esserci una condanna provvisoria al rilascio. Poi il procedimento giungerà a sentenza, la sentenza
dirà chi ha torto e chi ha ragione allo stesso modo come nell opposizione a di, nonostante la
pronuncia dell ordinanza il procedimento avanza. Cosa succede se alla fine di tutto con la sentenza
si dà ragione al conduttore? C è una tutela ripristinatoria, la persona ha nuovamente diritto ad
occupare l immobile e c è ovviamente una tutela risarcitoria.

Anche il procedimento per convalida di sfratto ha una forma tardiva di opposizione, molto simile
a quella per l opposiz tardiva a decreto ingiuntivo, quali sn i presupposti? Identici a quelli dell
opposiz tardiva a decreto ingiuntivo.
Se la notifica della citazione è stata nulla o il convenuto non ha avuto conoscenza della citazione
per caso fortuito o forza maggiore, oppure non ha potuto per caso fortuito e forza maggiore
comparire all udienza e quindi la licenza o lo sfratto sn stati convalidati in sua assenza, può
proporre tardivamente l opposzione purchè lo faccia entro il decimo giorno dall inizio dell
esecuzione forzata.
Es: voi avete notificato la citazione, notificata a un mio vicino che mi odia il quale non mi
consegna l atto di citazione, io di qst cosa non so nulla e all udienza non compaio, quando voi
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iniziate l esecuz io casco dal pero perchè non so nulla, se riesco a convincere il giudice che la mia
non comparizione è dipesa da un evento a me non imputabile, mi è concessa l opposizione tardiva.
La principale particolarità rispetto a opposizione tardiva a di, in quel caso le due opposizioni si
dovrebbero proporre nello stesso modo, qui l opposizione tempestiva si formula all udienza
semplicemente compàrendo in udienza anche solo personalmente, è invece solo l opposizione
tardiva che ha un atto particolare, perchè se io non sono comparso all udienza il procedimento di
convalida è finito lì, qui la mia opposizione tardiva deve rimettere in piedi un procedimento, è un
atto di citazione.

Che ne è del provvedimento di convalida di sfratto pronunciato per mancata opposizione dell
opponente? Forma la cosa giudicata o un qualcosa di diverso dalla cosa giudicata? Secondo la
giurisp dominante il provv di convalida genera un giudicato del tutto assimilabile a quello delle
sentenze. Si applica anche qui l art 2909.

Fino ad ora abbiamo conosciuto una composizione così costruita: se non c è opposizione il
procedimento si chiude con la convalida, se c è opposizione si trasforma in procedimento
ordinario, quindi si direbbe che le impugnazione studiate al terzo anno non trovano spazio, o
meglio trovano spazio solo contro la sentenza che in caso di opposizine decide il procedimento
locatizio a cognizione piena. Solo qui! Qst è il tessuto del legislatore, ma qui è intervenuta più
volte la corte cost e la corte di cassaz con delle osservazioni molto importanti.

Partiamo da un' ipotesi: il conduttore si è presentato all udienza e si è opposto ma nonostante la


sua opposizione il giudice ha convalidato per errore la licenza o lo sfratto. Come si può attaccare,
rimuovere, contestare un provvedimento pronunciata fuori dai casi in cui il legisl ne consente la
pronuncia. Esiste un topos di cui ogni tanto la giurisprudenza fa uso: prevalenza della sostanza
sulla forma nella considerazione dei provvedimenti decisori. Il principio dice in sostanza i
provvedimenti del giudice dal pnt d vst dell impugnazione non vanno trattati per la forma che il
giudice gli ha dato, ma vanno trattati per la loro sostanza, o se volete per la forma che il giudice
avrebbe dovuto dare loro.
In caso di opposizione del convenuto qui il giudice non avrebbe dovuto convalidare lo sfratto.
Avrebbe dovuto aprire il procedimento a cognizione piena e decidere con sentenza. Se ha per
errore convalidato lo sfratto, la forma è quella di un ordinanza di convalida, ma la sostanza è
quella di una sentenza. E allora l ordinanza di convalida di licenza o di sfratto pronunciata fuori
dai presupposti processuali che ne avrebbero consentito la pronuncia va trattata come una
sentenza e quindi è un' ordinanza che come una sentenza di primo grado è soggetta ad appello.
Qui è la cassaz che l ha costruita così. L alternativa sarebbe stata ammettere il ricorso in cassaz ex
art 111, ma più complicato.

Problema lasciato sospeso: il locatore deve attestare che la morosità sussiste, che succede se il
locatore attesta falsamente che la morosità sussiste? Il caso di specie:
C era un conduttore moroso, gli era stato notificato l atto di citazione per convalida di sfratto per
morosità, questo era andato dall avvocato del proprietario e gli aveva detto: avvocato mi faccia
pagare che io sano la morosità. L avvocato aveva accettato i soldi poi interpella il suo cliente e dice:
ma questo qua ci interessa tenercelo ancora? Mandiamolo via. Il poveretto che gli aveva portato i
soldi in studio gli chiede all avvocato se è necessario che lui compaia all udienza, l avvocato dice
ma no, si fidi! Quello non compare e si becca una convalida di sfratto perchè l avvocato dice al
giudice che la morosità persiste! Questa cosa il conduttore viene a saperla. Come fare qui? Non è
questione di appello, perchè il giudice si è comportato correttamente, il conduttore fa un'
opposizione e il giudice dell opposizione investe la corte cost sotto il profilo che una vicenda di
questo tipo è una vicenda di dolo di una parte in danno dell altra. La revocazione straordinaria
ha al n 1 il caso proprio del dolo di una parte in danno dell altra quando c è un comportamento
processuale di inganno, mendacio accentuato che genera la vittoria di una parte in danno dell
altra. La corte costituzionale con una sentenza del 1995 accoglie il rilievo e dichiara parzialmente
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incostituz l art 395 n 1 nella parte in cui non consente di impugnare con la revocazione
straordinaria il provvedimento di convalida di sfratto per morosità, pronunciato su una falsa
intestazione del locatore di persistenza della morosità.

Ultima cosa: nella disciplina della sublocazione c è una norma che ci dice che se cade il contratto
di locazione, cade necessariamente anche il contratto di sublocazione. Contratti collegati, contratti
a catena. E c è anche una norma processuale che dice che il provvedimento ottenuto dal locatore
contro il conduttore vincola anche il sub conduttore. Se voi ottenete la mia condanna al rilascio,
questa condanna al rilascio vincola anche il mio subconduttore anche se non ha partecipato al
giudizio tra locatore e conduttore, il subconduttore è vincolato da quella pronuncia. Una delle
impugnazioni straordinarie, l opposizione di terzo, è al suo secondo comma prevista per il caso
un soggetto che non ha partecipato al giudizio sia pregiudicato da una sentenza resa da altri che
sia il frutto di dolo o collusione nei suoi confronti.
Es: voi avete dato in locazione a me l alloggio, io ho dato in sublocazione l alloggio a Mario. Mario
mi paga regolarmente il canone ma mi sta antipatico e voglio farlo fuori. Allora cosa faccio? Mi
metto d accordo con voi in modo che mi facciate contro di me uno sfratto per morosità che io non
contesterò. Otteniamo un provvedimento che dice : Ronco libera l immobile, questo
provvedimento è efficace anche verso Mario. Così possiamo fare fuori Mario, poi tra me e voi
continuerà il rapporto. Mario successivamente scopre che quella convalida che vale contro di lui è
in realtà il frutto di una collusione tra noi 2. Anche qui la corte cost ha detto : l opposizione di
terzo ex art 404 secondo comma, che testualmente non è spendibile verso l ordinanza di
convalida di sfratto, deve essere ammessa anche nei confronti dell ordinanza di convalida di
sfratto frutto di dolo o collusione delle pàrti a danno del terzo.

Ronco lez 5 del 14.03: disciplina processuale su separazione dei coniugi e divorzio

DIRITTO PROCESSUALE DI FAMIGLIA

Separazione dei coniugi e divorzio

Divorzio: espressione sintetica per designare la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Per Le unioni di fatto eterossessuali o omossesuali, rispetto alle quali tende davanti al parlamento
un disegno di legge, approvato da un ramo del parlamento e che pende nell altro, non fondate su
un matrimonio, per qst non ci sn norme processuali particolari. Lo stesso disegno di legge non ha
regole processuali di rilievo.
Differenza tra separazione e divorzio: La prima attenua gli effetti del matrimonio tra coniugi. Fa
entrare il vincolo matrimoniale in una condizione di debolezza, Ma non scioglie gli effetti civili
del matrimonio, che sono invece opera del divorzio. La separazione esiste da decenni nel
panorama italiano. Già il codice civile e quello di procedura nella loro formulazione originaria la
conoscevano. Anche l ordinamento canonico consente la separazione. Il divorzio è entrato nell
ordinamento italiano il 1 dicembre 1970 con la legge n. 898, Oggetto poi di un referendum
abrogativo che non è riuscito ad abrogare la nuova legge. I modelli processuali di separaz e
divorzio sn abbastanza simili tra loro. Tanto è vero che si tratteranno insieme almeno tutte le volte
in cui separazione e divorzio sono conflittuali. Situazione in cui i coniugi non sn d accordo sul

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volersi separare, divorzioare o non sn d accordo sulle conseguenze economiche o relative ai figli
che derivano dalla separazione, condizioni patrimoniali.
Quando invece i due coniugi sn daccordo separaz e divorzio si diversificano. Novità: Dl 132 2014.
Convertito in legge 162/2014 : Separazione e divorzio se consensuali possono essere governati
fuori dall ambito giudiziale attraverso la negoziazione assistita o attraverso l intervento dell
ufficiale di Stato Civile.

Premessa: sepa e divorzio sono governati dal principio della domanda. Il giudice si muove sulla
domanda delle parti. Il processo civile è anche caratterizzato dal monopolio delle parti nel
racconto dei fatti, il giudice intanto considera accadimenti, fatti, circostanze, in quanto le parti le
hanno raccontate, ma separazione e divorzio trovano rispetto a questi principi una eccezione
macroscopica con riguardo ai figli. In particolare riguardo ai figli A)Minori o B)maggiorenni
gravemente handicappati o C)maggiorenni privi della capacità di intendere e volere.
Quando una coppia si scioglie tt gli interventi riguardanti i figli ( affidamento dei figli, assegni in
favore dei figli) sn sganciati da qlsisasi domanda delle parti. Ci sn Poteri ufficiosi del giudice
perchè questi sono provvedimenti mirati a realizzare un interesse di terzi deboli, i figli, rispetto ai
quali l ordinamento vuole che a provvedere sia il giudice nell interesse del minore
indipendentemente dalle domande delle parti.
Es: se una coppia caratterizzata da un marito ricchissimo e da una moglie molto povera vuole
pattuire in sede di separazione o divorzio che il marito corrisponda alla moglie un assegno di
mantenimento misero, peggio per la donna che non è stata capace a far valere le ragioni per
ottenere una somma piu alta. Siamo nella disponibilità dei diritti delle parti. Ma se nella stessa
situazione i coniugi fossero d accordo che per il mantenimento del figlio minore il marito passa al
figlio o nell interesse del figlio un assegno di 50 euro al mese, non c è consenso della moglie e del
marito che possa sopravanzare l accertamento del giudice che rispetto alle esigenze del ragazzo, i
50 euro siano una somma insufficiente.
Anche la recente riforma della filiazione, contiene in più di una norma l affermazione che qualsiasi
provvedimento del giudice che ha riguardo i figli minori, handiccappati, incapaci, deve avere ad
esclusivo riferimento l interesse del figlio.
Tra l altro nei procedim di separazione e divorzio le parti sn esclusivamente i coniugi. I figli nn sn
formalmente parti del proced. Eppure risentono della crisi della coppia e della conseguenza che la
crisi della coppia ha sulla loro vita. La scelta che il legisl avrebbe potuto fare, ma non si è sentito di
fare, è di rendere nei procedim di separazione e divorzio, parti gli stessi figli che muniti di
avvocato facciano valere i loro diritti.
Il legisl non ha vouto far questo per non affollare troppo soggettivamente i procedim di sepa e
divorzio. Per evitare un litisconsorzio massiccio coi figli. Ma ha detto una norma : il figlio se ha
compiuto 12 anni o se di età inferiore, purchè capace di discernimento, deve essere ascoltato dal
giudice. L ascolto del minore è un Istituto rispetto al quale giurisp e dottrina hanno difficoltà di
inquadramento. Siccome il minore non è parte, il suo ascolto non è nè ascolto di parte nè
testimonianza in senso tecnico. È un istituto autonomo con delle caratteristiche proprie, attraverso
cui il giudice può raccogliere elementi di fatto ma anche semplici manifestazioni di desiderio. Es:
nella scelta a chi affidare il figlio minore, il giudice attraverso l ascolto,sente cosa il minore
desidererebbe e ne tiene conto per la decisione.
L ascolto del minore è divenuto un obbligo, non una possibilità. Proprio perchè non si sa che
istituto sia, sn molto controverse le conseguenze derivanti dall omissione dell ascolto. Questo
perchè esiste una tesi forte che dice che l omissione dell ascolto sarebbe un po' come un difetto del
contraddittorio per cui renderebbe la sentenza nulla,
Una tesi più debole sostiene invece che l omissione dell ascolto nn provoca nullità della decisione,
ma a seconda dei casi debba essere cmq rimediato dal giudice dell appello e se nemmeno il giudice
dell appello rimedia a ciò che ha omesso il primo giudice, la decisione sarebbe cmq valida.

Partiamo esaminando il modello di separazione "contenzioso", non c è accordo tra coniugi.

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Proprio perchè l entrata in crisi di una coppia può generare una situazione in cui si richiedono
provvedim urgenti, i proced di sepa e divorzio sn strutturati in due fasi:

1) Fase presidenziale: si svolge danti al presidente del tribunale . il pres può dare immediatamente
i provved urgenti nell interesse dei coniugi e dei figli.
2) Fase ordinaria: si svolge, con alcune particolarità che vedremo, così cm si svolge il proced
ordinario di primo grado.

Competenza: per materia il tribunale collegialmente, perchè nei procedimenti di sepa e div. è
obbligatorio l intervento del pm. Uno dei pochi casi in cui la procura deve obbligatoriamente
partecipare nel giudizio civile. Anche se tradizionalmente le procure sn strutturate per il penale ed
è molto difficile vedere un rappresentante della procura presenziare alle udienze. Ma l essere
obbligatorio il loro intervento vuol dire che bisogna dar notizia alla procura affinchè faccia valere
eventuali istanze, argomentazioni. Dal pnt d vista territoriale abbiamo 4 criteri tutti inderogabili e
tutti in subordinazione uno all altro. Nel senso che opera il primo, se il primo non può operare, il
secondo, il terzo, il quarto.

1) è territorialmente competente il tribunale dell ultima residenza comune dei coniugi.


2) se no c è mai stata una residenza comune o la residenza comune era all estero, opera il foro del
convenuto. È cioè competente il tribunale del luogo in cui risiede o ha domicilio il coniuge
convenuto.
3) se nn si sa dove stia il convenuto, che è scappato o sta all estero, opera il foro dell attore. È
competente il tribunale del luogo ove risieda o abbia domicilio l attore.
4) Se anche l attore risiede e ha domicilio all estero è competente qlsiasi tribunale della repubblica
a scelta dell attore.

Qst quadruplice criterio in strutturazione subordinata valeva sia per la sepa sia per divorzio, ma
per il secondo nel 2008 è intervenuta la corte cost. Sentenza n. 169 del 2008. Che ha ragionato così:
Il primo di questi criteri può aver senso per la separazione, perchè arriva come primo momento
rispetto alla crisi coniugale, ma per il divorzio,che arriva dopo un lungo periodo dalla separazione,
è per la consulta un criterio irragionevole, quindi per il divorzio operano sl gli altri 3 crtiteri,
sempre in proggressione.
La domanda si propone con ricorso, che deve indicare i fatti rilevanti e necessariamente indicare
se ci sono e chi sono i figli. Sia per separaz che divorzio. Il tribunale deve sapere se la coppia ha
figli perchè rispetto ai figli il tribunale si potrà muovere con autonomia rispetto alle domande delle
parti.
Dal pnt d vista probatorio le domande di sepa e divorzio devono essere accompagnate dal
deposito delle ultime ( ci sn prassi di tribunali e tribunali, la legge dice ultime, a Torino ad es sn le
ultime 3) dichiarazioni dei redditi del ricorrente. Questo per fornire immediatamente al tribunale
la conoscenza della situazione economica della parte ricorrente, proprio per poter rispetto ai figli
determinare equamente l assegno. Naturalmente come in tutti i casi in cui il giudice per
determinare la capacità patrimoniale o reddituale del soggetto, chiede la dichiarazione dei redditi,
Implicitamente favorisce l evasore fiscale, perchè l evasore fiscale che non fa la dichiarazione o la
fa omettendo dei redditi sembra favorito perchè appare più povero. Ma il giudice ha il potere
istruttorio di incaricare la guardia di finanza di compiere accertamenti sui redditi effettivi delle
parti.

Fatti che vanno raccontati: fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975 per la separazione era
necessaria la colpa di uno dei coniugi, era necessario che uno dei 2 avesse violato i doveri propri
del matrimonio. con la riforma del 75 presupposto della separazione non è più la colpa di uno dei
coniugi,ma semplicemente l essersi verificati dei fatti che rendano intollerabile la convivenza, o
rechino pregiudizio all educazione dei figli.

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Es: il marito fedifrago e pieno di amanti non poteva chiedere la separazione, perchè avrebbe
potuto chiederla solo la donna invocando il venir meno da parte del marito ai doveri del
matrimonio, con la formula oggettiva anche il nostro marito pieno di amanti potrebbe chiedere la
separazione dicendo che lui ha molte amanti e la moglie protesta troppo, e questa cosa rende
ormai intollerabile la convivenza!

Divorzio, si può avere in 3 classi di casi:


1) Matrimonio non consumato,
2) commissione di gravi reati di un coniuge ai danni dell altro o ai danni dei figli (tentato
omicidio, percosse, lesioni, ecc)
3) ipotesi più comune, il divorzio si può chiedere sul fondamento di una pregressa separazione.

Recentemente il legislatore ha abbreviato qst termini: Da 3 anni a 12 mesi (il divorzio breve). Dopo
vedremo come si contano qst 12 mesi.
Il coniuge ricorrente racconterà anche fatti che possono giustificare le domande che si cumulano
rispetto a quella imprescindibile di separazione e di divorzio. Domande relative all affidamento
dei figli, assegni a favore coniuge o figli, e nel caso della separazione la domanda di addebito. È
vero che con la riforma del 75 non è più necessaria la colpa altrui per chiedere la separazione, ma
se il coniuge vuol far dichiare che il matrimonio è crollato per la colpa dell altro coniuge può
chiedere al tribunale che addebiti la separazione all altro. La pronuncia di addebito della
separazione ha delle conseguenze sul piano successorio: il coniuge a cui è stata addebitata la
separazione perde i diritti successori, ed ha anche effetti sull assegno di mantenimento. Il coniuge
cui è stata addebitata la separazione per grave violazione dei doveri coniugali non ha diritto all
assegno di mantenimento a carico dell altro.

Qst atto introduttivo è un atto in cui le parti, come nel processo del lavoro, devono dire delle cose
che non potranno dire più? Ci sn delle preclusioni?
Es: se nella domanda di separazione io non ho chiesto la pronuncia di addebito a mia moglie,
potrò chiederla successivamente o questo atto introduttivo segna il momento ultimo per chiederla?
Su qst profilo la risposta è no. Non c è nessuna preclusione. Ma finchè il legisl non aveva preso
posizione, i tribunali seguivano linee diverse. Per lo più ritenevano che non ci fossero preclusioni,
ma in Lombardia si era consolidato il rito ambrosiano, perchè i tribunali di questa regione,
tendevano a scegliere la via contraria.

Il Ricorso si propone al presid del tribunale. Il presid fissa un' udienza davanti a sè e invita il
ricorrente a notificare il ricorso e il provvedimento che fissa l udienza all' altro coniuge,
convenuto. Convenuto che anche lui, qualche giorno prima dell udienza può difendersi
depositando una memoria difensiva, però così come l attore non decade da nulla, nemmeno il
convenuto decade da nulla.
Gli atti introduttivi sono carichi di veemenza.
Sepa e divo sn tantissime. Quando la legge parla di presid del tribunale parla implicitamente
anche dei presidenti di sezione. I tribunali grossi sn divisi in sezioni, per cui le attività sn
normalmente svolte da uno o più presidenti di sezione.

La funzione classica del pres del tribunale fa sorridere: dovrebbe cercare di conciliare i coniugi, in
senso forte. Metterli d accordo perchè rinuncino a separarsi e divorziare. Idea anacronistica del
legisl. Il giudice uomo di buon senso, trova la soluzione per i due coniugi. Quello che il pres può
fare è trovare un accordo non forte, ma tessere un accordo sulla conflittualità delle misure
economiche o sull affidamento dei figli. Se addirittura riesce a tessere un accordo globale, si
considera riuscito lo scopo conciliativo dell udienza presidenziale.
Es: marito ricco che ha tradito la moglie, senza figli. La moglie arrabbiata chiede la separazione e
anche l addebito. Il marito dice che l addebito non ci sta e non sgancio più di 200 euro al mese,
perchè mia moglie non ha mai lavorato perche sn ricco ma adesso e ora che inizi, può essere che il
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presidente del tribunale riesca a metterli d accordo per cui la moglie non chiede più l addebito e il
marito alza la sua disponibilità. Da 200 a 2000! Ecco che in un caso del genere il presidente del
tribunale non li ha messi d accordo sul non separsi più (senso forte) ma li ha messi d accordo sulle
condizioni e la separazione non è più conflittuale (senso debole).
Se qst accade il procedim prende una via consensuale.
Proprio perchè il legisl vedeva nel presid l homo bonus, imponeva ai coniugi di comparire davanti
al presidente del tribunale senza avvocati. Perchè gli avvocati avrebbero impedito di tessere
armonia. La cosa non è piaciuta, si è sollevata questione davanti alla corte cost per violazione del
principio art 24. Diritto di difesa. La corte cost ha detto è vero. Gli avvocati devono poter
assistere le parti in occasione del giudizio presidenziale. Dopo l intervento della corte cost ci sn
state modifiche normative che lo hanno recepito. Leggeremo il testo e vedremo che ci sn ancora
degli spazi di ambiguità.

ma prima: abbiamo detto che il presidente cerca di trovare un accordo tra i coniugi, ma se non ci
riesce deve dare i Provvedimenti urgenti nell interesse del coniuge e della prole. Il presidente non
pronuncia separazione o divorzio, ma pronuncia dei provv che sn destinati ad operare durante il
procedimento di sepa e divorzio. Qua sepa e divorzio nn sn già dichiarati, ma sn in itinere,
possibili.
Si avvicicnano a provv cautelari? Assolutam sì. Hanno infatti questi provvedimenti del presidente,
un regime di impugnazione e modifica tipico dei provv cautelari.
Per influire sul presidente quando sta per dare questi provvedimenti l assistenza di un tecnico è
costituzionalmente necessaria, quindi gli avvocati devono poter intervenire. Ci si chiede se nella
fase precedente è necessario o no che intervengano i tecnici.
Art 708 cpc: all udienza di comparizione il presidente deve sentire i coniugi prima separatamente,
poi congiuntamente, tentandone la conciliazione. Se i coniugi si conciliano, il presidente fa
redigere il processo verbale della conciliazione. Se la conciliazione non riesce, il presidente sentiti
i coniugi e i rispettivi difensori, dà con ordinanza i provvedimenti temporanei e urgenti nell
interesse della prole e dei coniugi.
Il legisl menziona i difensori solo dopo che è fallita la conciliazione e deve assumere i provv
urgenti.
Anche qui prassi differenziate nei tribunali. Alcuni presid desiderano avere un momento senza la
presenza dei difensori.
Ci sn anche in altri tribunali altre prassi in cui gli avvocati presenziano all udienza fin da subito.
Qst provvedim urgenti che possono anche avere un impatto forte, si pensi all affidamento dei figli
o all assegnaz della casa coniugale, sn dati con ordinanza. Esiste nella disciplina dell estinzione del
processo una regola: Se il processo si estingue, cadono tutti gli atti compiuti, salvo le sentenze di merito o
quelle che regolano la competenza, la giurisdizione. Stando alla disciplina generale, se dopo il
provvedimento del presidente il processo si estinguesse, qst ordinanza dovrebbe cadere, invece c è
una norma che dice che l ordinanza resiste all estinzione del processo.
Questo perchè si vuole dare effetto alla pronuncia del presidente nel caso in cui il presidente ha
dato una disciplina cosi equa che i coniugi decidono di non coltivare sepa e divorzio, ma di
assestare i loro rapporti sulla base di quello che ha deciso il presidente. Restano in piedi se il
processo si estingue, e potranno essere revocati o modificati, soltanto se dopo l estinzione venga
proposta nuova domanda di separazione o divorzio( l estinzione del processo non estingue mai l
azione) e in occasione di questo nuovo processo di separazione e divorzio, questi provvedimenti
vengano cambiati.

Sappiate che i provv cautelari hanno una impugnaz particolare, il reclamo. Funziona cm un
appello, ma ha la caratteristica che i provv cautelari sn sempre pronunciati da un organo
monocratico e il reclamo è deciso da un organo collegiale. Mentre l appello cambia organo, il
reclamo sta all interno dello stesso organo giudiziario.
Si propone per es, allo stesso tribun che giudica con altri tre membri ovviamente diversi. La stessa
cosa dovrebbe valere anche per il reclamo contro i provv presidenziali che stiamo prendendo in
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considerazione, ma il legisl ha considerato che il pres del trib potrebbe determinare nei giudici un
metus, un timore reverenziale, per cui il collegio non osa riformare, cambiare un provv del suo
presidente, allora il reclamo contro i provvedimenti presidenziali va eccezionalmente alla corte d
appello, organo diverso e superiore che nn dovrebbe risentire di particolare timore reverenziale
verso il presidente del tribunale.È un reclamo simile a quello che studieremo a proposito dei
procedimenti cautelari. Con questo reclamo si possono far valere tutti i possibili vizi del
provvedimento presidenziale.
come l appello Anche il reclamo è un mezzo a critica illimitata. Si possono far valere profili di
ingiustizia a tutto campo.

Il procedim nn finisce con l ordinanza del presidente a meno che si estingua in modo patologico.
La fisiologia è la seguente: il presidente del tribunale Dopo aver dato i provv urgenti nomina il
giudice istruttore e fissa udienza davanti al giudice istruttore, contestualmente fissa 2 termini.
Uno per il ricorrente, uno per il convenuto, termini in cui qst 2 soggetti hanno l onere di depositare
atti integrativi dei loro originari, che hanno esattamente il contenuto dell atto di citazione e
della comparsa di risposta.
L abbandono del rito ambrosiano implica questa sequenza: 1) con gli atti introduttivi le parti
scrivono quello che vogliono, ma nn decadono da nulla. 2) superata la fase presidenziale, quando
il processo si aggancia alle forme del rito ordinario, perchè nominato il giudice istruttore viene
fissata l udienza, le parti hanno la possibilità di depositare un atto con il quale hanno l onere di
dire le stesse cose che dovrebbero dire in un processo ordinario con l atto di citazione o con la
comparsa di risposta.

Dal pnt di vista dell attore ogni domanda dovrà trovare spazio in questo atto che sta tra l udienza
presidenziale e l udienza davanti al giudice istruttore.
Per il convenuto le attività tipiche della comparsa di risp (eccez in senso stretto, domande
riconvenzionali ecc) devono trovare spazio qui. Quando si arriva all udienza davanti al giudice
istruttore, si arriva a un'udienza che è come un' udienza di cui all art 183 del codice. (Prima
udienza di trattaz).
Nel procedimento di convalida di sfratto, superata la prima fase perchè c è l opposizione del
conduttore, il processo si trasforma in ordinario e il giudice dà alle parti un termine per integrare
gli scritti difensivi. Il fenomeno è simile. Perchè entrambi sono processi che partono con delle loro
peculiarità, ma nel momento in cui si incardinano nelle forme del rito ordinario, devono vedere
per le parti la possibilità di formulare atti che siano parametrabili a quelli tipici del rito ordinario.
Es: se i coniugi dopo la separazione si riconciliano, gli effeti della separazione cessano senza
necessità di intervento del giudice. La riconcilazione nn è rilevabile d ufficio dal giudice, è quindi
una eccezione in senso stretto. Tizio e Caia si separano, poi si riconciliano, poi Tizio chiede il
divorzio fondandosi sulla pregressa separazione. Se a Caia non va bene la separazione, vuol
bloccàre il divorzio, e dire che non ci si può divorziare perchè la separazione è venuta meno per la
riconciliazione, deve raccontare la riconciliazione come eccezione in senso stretto. Non avrà l onere
di raccontarla nella memoria precedente l udienza presidenziale, qui può farlo ma non decadè,
avrà l onere di raccontarla e decade da qst eccez se non la racconta nella memoria che sta tra l
udienza presidenziale e la prima udienza davanti al giudice istruttore.

Alla prima udienza l attore puo fare tutto quello che fa un normale attore nel rito ordinario.
Che ne è del provvedimento dato dal presidente con ordinanza durante la pendenza del processo
davanti al giudice istruttore?
Norme simmetriche, una per la separazione una per il divorzio, ci dicono che il giudice istruttore
può modificare e revocare liberamente( vedi lezione di domani!!!) il provvedimento dato dal
presidente. Per un po' si è discusso se il potere di revoca o modifica da parte del giudice istruttore
fosse legato a un mutamento delle circostanze.

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Es: il presid ha detto marito corrispondi intanto un assegno di 2000 euro, poi la moglie vince
3.000.000 al totocalcio, il marito perde il lavoro, chiediamo al giudice istruttore che cambi questa
regola dell assegno.
Secondo la tesi che è prevalsa il potere di modifica o di revoca del giudice istruttore, non esige un
mutamento delle circostanze. Il giudice istruttore potrebbe rivedere il provvedimento
presidenziale semplicemente considerando cose che gli sono state raccontate di nuovo, o
addirittura biasimando, criticando quello che il presidente aveva fatto.
Così come il provvedimento del presid è reclamabile alla corte d appello, anche il provvedimento
con cui il giudice istruttore modifica quello che ha detto il presidente ha natura cautelare e
parimenti è reclamabile alla corte d appello( VEDI LEZIONE DOMANI). È vero che per il giudice
istruttore non c è quel problema del metus che aveva indotto a dire di non attribuire il reclamo allo
stesso tribunale. Però la regola è stata così intesa dal legisl. per analogia. Prendiamola per buona.

D: Il presidente ha detto A durante il processo io chiedo al giudice istruttore di modificare quel


provvedimento del presidente del tribunale, il giudice istruttore se ne occupa, ma conferma il
provvedimento del presidente per cui la regola continua ad essere la stessa.
Il provvedimento con cui il giudice istruttore conferma il provvedim del presidente è a sua volta
reclamabile in corte d appello o essendo identico a quello del presidente del tribunale non è più
reclamabile? Sì, la tesi reclamabile è che essendo comunque un nuovo provvedimento che pur
conferma il primo, ha natura autonoma che come tale può essere ulteriormente reclamato.

Es da domanda di chiarimento: le parti chiedono al giudice istruttore di cambiare le norme del


provvedimento del presidente magari perchè raccontano al giudice istruttore una circostanza che
non avevano raccontato prima. Il giudice istruttore prende in considerazione l elemento nuovo, ma
non ritiene che sia tale da provocare un cambiamento. Concedere il reclamo, se ci pensate significa
consentire che la corte d appello valuti se questo elemento nuovo sia davvero inifluente come ha
ritenuto il giudice istruttore, o possa avere una valenza tale da cambiare il senso del
provvedimento. Può apparire un ipergarantismo, ma in realtà è un modo per controllare il modo
in cui il giudice istruttore considera eventuali fatti nuovi.

D: l eventuale reclamo del provvedimento del presidente se fosse accolto, non travolgerebbe l
ordinanza del giudice istruttore?
Quindi la sequenza sarebbe: il provvedimento del presidente viene reclamato, intanto mentre il
reclamo non è ancora deciso si chiede al giudice istruttore di cambiare. ( VEDI,LEZIONE
DOMANI) Il reclamo è accolto successivamente rispetto alla pronuncia del giudice istruttore, ci
sono due provvedimenti che sono entrambi, ( il reclamo deciso dalla Corte d Appello e il
provvedimento del giudice istruttore) delle rivisitazioni di quello che ha statuito il presidente del
tribunale. Quindi la domanda è: il provvedimento della Corte d Appello reagisce sul
provvedimento del giudice istruttore che ha invece successivamente alla pronuncia della Corte d
Appello, confermato quanto detto dal presidente?
Il prof tenderebbe a dire di no! Che si mantengono autonomi perchè la leva normativa per dire: il
provvedimento della Corte d Appello fa cadere anche il provvedimento del giudice istruttore,
sarebbe l effetto espansivo della riforma( art 336) ma in realtà non possiamo forse dire che il
provvedimento del giudice istruttore dipende da quello del presidente. Il provvedimento del
giudice istruttore ha una sua autonomia, deriva, è conseguente ma NON dipende. Per cui
potremmo dire che andrebbe reclamato anche quello del giudice istruttore. (Ma non si può fare!)

Tutto è governato dalle domande delle parti salvo che per gli aspetti che riguardano i figli minori,
gravemente handicappati o incapaci in cui il tribunale può assumere i provvedimenti che reputa
più opportuni anche indipendentemente dalle richieste delle parti.
Perchè esiste sempre il rischio di due genitori pazzi, cattivi, che governano gli interessi dei figli d
accordo tra loro, ma in modo pregiudizievole per il minore.

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La regola per cui è sempre necessario l ascolto del minore che ha almeno 12 anni o anche più
piccolo se ha capacità di discernimento, vale sia per la fase presidenziale, sia per la fase che si
svolge davanti al giudice istruttore.

Sia la sepa che il divorzio sono pronunciati con sentenza. Si tratta di sentenze costitutive perchè
modificano (separazione) o estinguono (divorzio) un rapporto giuridico preesistente. Il giudice
incide su un rapporto giuridico. Tutte le sentenze costitutive dispiegano i loro effetti quando
passano in giudicato.
Per cui quand è che il coniuge può risposarsi? Non quando ha avuto la sentenza di divorzio di
primo grado, ma quando la sentenza di divorzio è passata in giudicato. Esistono casi diffusi in cui
un coniuge per rompere le scatole, impugna la sentenza di divorzio al solo scopo di evitare che si
formi il giudicato e quindi di consentire al suo ex coniuge di risposarsi. È il fenomeno dell
impugnazione strumentale, fatta al solo scopo di protrarre la formazione della cosa giudicata.
Sistema ben noto nel processo penale perchè per la presunzione di innocenza anche qui la sentenza
dispiega i suoi effetti solo una volta passata in giudicato.

Fra separazione e divorzio è sufficiente che decorrano 12 mesi. Ma come si contano? Nel momento
in cui si formula la domanda di divorzio (deposito del ricorso per chiedere il divorzio) devono
essere passati almeno 12 mesi da quando si è svolta l udienza presidenziale nel procedimento di
separazione. Ma le cose nn sn così semplici, perchè nel momento in cui uno chiede il divorzio
fondato sulla pregressa separazione, é cmq necessario che la sentenza di separazione sia passata
in giudicato.
Il termine breve può essere reso irrilevante dal fatto che il processo di separazione sta durando in
primo grado, in secondo, in cassaz, e finchè non si ha la formazione del giudicato, non si può
chiedere il divorzio.
Questo per evitare che si abbia la pronuncia di un divorzio fondato su una separazione non ancora
certa, per cui la sentenza di separazione viene riformata e deve cadere anche la sentenza di
divorzio. Quindi il passaggio in giudicato della sentenza di separazione resta presupposto per
poter domandare il divorzio.

La sentenza di sepa o divorzio ha il suo aspetto costitutivo, ma ha anche dei profili di condanna.
Es: assegni di mantenimento. Quando divengono efficaci qst provvedimenti di condanna? La
condanna contenuta nella sentenza di primo grado opera immediatamente anche se la sentenza
nn è ancora passata in giudicato.

È possibile che il giudice si renda conto che la separazione o il divorzio possano essere pronunciati
senza particolari attività istruttorie e invece attività istruttoria è necessaria per le domande
correlate (assegni, assegnazione della casa familiare, affidamento dei minori) Complesso di oggetti,
uno già pronto per essere deciso, gli altri che richiedono istruttoria. Qui il giudice deve
pronunciare appena può la sentenza di sepa e divorzio e fare proseguire il processo per la
decisione sulle altre domande. Non si vuole che l incertezza sulle domande collaterali freni,
ritardi la pronuncia di sepa o divorzio. Abbiamo una Sentenza non definitiva.

Almeno per le sentenze di primo grado, la disciplina generale ( art 340) consente alle parti davanti
a una sentenza non definita o di impugnarla subito o di riservarsi di impugnare. Nel caso di sepa e
divo c è una regola speciale: Se viene pronunciata la sentenza non definita di sepa e divorzio,
questa può essere impugnata solo immediatamente. Qst perchè il legisl. vuole evitare questo
gioco tattico: es: voi siete mia moglie, avete agito contro di me per il divorzio, io sono d accordo,
ma non sono d accordo sull assegno che vi devo. Il giudice pronuncia una sentenza non definitiva
di divorzio, se io potessi riservarmi l impugnazione, potrei stare a vedere cosa il giudice decide
sull assegno e se la decisione non mi piace, perchè vi attribuiscono troppo, dire e allora per
capriccio rimetto in discussione anche la sentenza di divorzio. Userei strumentalmente la mia
facoltà di impugnare. Il legisl. invece mi costringe ad impugnare immediatamente il divorzio e non
32
posso più riservarmi di impugnarlo successivamente. Per cui sentenza non definitiva suscettibile
soltanto di impugnazione immediata.

Ronco lez 6 del 15.03: separazione e divorzio (continuazione).

Fase presidenziale: regola che vale per separazione e divorzio. Se il ricorrente non compare il
procedimento si estingue. Regola analoga c è nel procedimento per convalida di sfratto.
Seconda cosa: si è visto che per i figli il tribunale lavora al di là delle domande delle parti, in vista
dell interesse superiore del minore, naturalmente in qst ambito il tribunale gode di poteri istruttori
d uffico. Non si limita a valutare le prove offerte dalle parti, ma può procedere d ufficio.

Per quanto riguarda quello detto ieri. Sentenza non definitiva immediatamente impugnabile:
Sentenza sez unite 2001 n.15279 : il tribunale con un' unica sentenza pronuncia la separazione e
addebita la separazione a uno dei coniugi. Viene appellata solo la parte sull addebito. Si forma il
giudicato sulla parte non appellata.
Art 329 2comma.(acquiescenza impropria) che ci dice che se la sentenza composta da più parti è
impugnata solo per una di queste parti, la parte non impugnata passa in giudicato.
A meno che la parte non impugnata sia dipendente da quella impugnata.
Es: sentenza pronuncia la separazione e la addebita al marito, viene appellata la sola parte che
pronuncia la separazione, se la corte d Appello accoglie l impugnazione e dice separazione non ci
deve essere, a questo punto cade anche il pezzo della sentenza che ha addebitato la separazione al
marito. Effetto espansivo interno della riforma o della cassazione.

Sulla impugnazione della sentenza che pronuncia separazione o divorzio c è da aprire una
parentesi: 2 norme parallele dicono che l appello è deciso in camera di consiglio. Formula
ambigua. Può voler dire 2 cose:

l) appello segue le regole ordinarie, ma la fase di decisione non ha lo scambio delle conclusionali,
delle memorie di replica, l udienza di discussione, Ma terminata la fase di trattazione si decide in
modo più rapido con la corte che si ritira in camera di consiglio e pronuncia la sentenza.

2) tutto il procedimento d appello è governato dalle norme sui procedimenti in camera di


consiglio.

Qst procedimenti si propongono con ricorso.


Se scegliamo la prima via, l appello diciamo che si propone con citazione( forme ordinarie e
semplicemente è deciso in forma breve nella parte finale), se scegliamo la seconda via diciamo che
l appello va proposto con ricorso.( forma con cui si promuovono i procedimenti in camera di
consiglio).
Ricordiamo che la citazione prima si notifica e poi si deposita, il ricorso prima si deposita e poi si
notifica.
La Cass dopo un po' di sbandamenti ha seguito la seconda tesi e dice: tutto il procedimento d
appello è governato dalle norme del procedimento in Camera di consiglio e si propone con
ricorso.
Che accade se l appellante sbaglia e propone l appello con citazione? Si potrebbe dire ok, È una
irregolarità ma sanabile, in effetti la Cass ragiona così, ma apre un profilo preoccupante con
riguardo al termine. ( l appello è soggetto ad un termine di 6 mesi, oppure se la sentenza è
notificata è soggetta a un termine di 30gg)

Questo ragionamento lo troviamo anche in altri ambiti della procedura civile.

33
Io dovrei seguire le forme del procedimento in camera di consiglio e quindi dovrei proporre l
appello con ricorso, dovrei proporlo entro i 30 gg dalla notifica( supponiamo che la sentenza sia
stata notificata), supponiamo che il termine di 30 giorni scada al16/03. Oggi dovrei depositare il
ricorso e poi quando il giudice ha fissato l udienza, dovrò notificarlo alla controparte. Sbaglio la
forma dell atto introduttivo e propongo l appello con l atto di citazione. Che notifico oggi e
deposito costituendomi in cancelleria entro 10 gg. Ma mi costituisco quando il termine di 30 giorni
entro cui bisognava appellare è scaduto, quindi notifico entro il termine, ma deposito a termine
scaduto.

Giurisp: Va bene ti convertiamo la citazione in ricorso, te la prendiamo per buona anche se hai
sbagliato la forma, ma ti inchiodiamo sui tempi perchè siccome tu avresti dovuto depositare il
ricorso nei 30 giorni dalla pronuncia della sentenza, se usi la citazione intanto salviamo la
citazione in quanto tu l abbia depositata nel termine per appellare. Non ti basta averla notificata
nel termine per appellare, devi anche esserti costituito in cancelleria.
Per certe ragioni se consideriamo buona la citazione come mezzo introduttivo, dobbiamo portare
la sanatoria alle conseguenze globali, non possiamo considerarla buona come atto e poi punirla
dal pnt di vista del termine. Ma la giurisp prevalente dice il contrario.

Metà anni 90 il prof sostenne la tesi della convertibilità piena della citazione in ricorso. quindi la
possibilità di considerare tempestivo l appello se la citazione è notificata nel termine. Sentenza
cassaz 13660 /2004 tesi minoritaria in giurisp, accolta la tesi di Ronco. Qui la cassaz ha ritenuto
tempestivo un appello proposto con citazione notificata nel termine anche se depositata
successivamente.

SEPARAZIONE CONSENSUALE

Forme più semplificate di separazione e divorzio che si fondano su un accordo dei coniugi.
Queste vanno esaminate separatamente per la separazione e per il divorzio.
La sepa consensuale è un istituto che passa per un procedimento di volontaria giurisdizione: è
quella espressione della giustizia civile in cui non si tratta di risolvere una controversia, ma di
prendere atto di una volontà delle parti e di controllare questa volontà.
il matrimonio si conclude con un negozio giuridico che non è controllato da nessuno, la
separazione se consensuale, non può aversi per mera volontà dei coniugi, esige un controllo. La
separazione consensuale è un procedimento di volontaria giurisdizione che prende atto dell
accordo dei coniugi, ma lo fa controllare dal tribunale.

Si presuppone che i coniugi siano d accordo su tutto. Sul doversi separare, sulle conseguenze
economiche della separazione, sulle conseguenze riguardo ai figli.

C è anche qua una fase presidenziale, in cui il presid tenta di conciliare i coniugi in senso forte.
Tenta di farli tornare indietro sulla loro volontà di separarsi. È un incontro praticamente formale. Il
presidente ha anche la funzione di chiedere conferma ai coniugi sulle condizioni di separazione
volute congiuntamente dai coniugi e indicate nel ricorso.
Da qst si ricava che fino al momento di questa conferma al presidente, i coniugi possono fare
marcia indietro. Il coniuge che si è pentito di aver accettato a certe condizioni può ancora, finchè si
svolge l udienza presidenziale, dire di non essere più d accordo.
Se il giudice conferma l accordo non c'è tutto quel pezzo di processo davanti al giudice istruttore.
le udienze finiscono con quella presidenziale e il tribunale pronuncia non una sentenza di
separazione, ma un decreto con cui omologa la separazione.
Il fatto che si chiami decreto di omologa della separazione dà l evidenza di trovarsi difronte a un
procedimento di volontaria giurisdizione. Però si ricordi che tutta la materia è permeata dall
indisponibilità da parte dei coniugi dei profili che riguardano i figli.
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Se le condizione relative ai figli appaiono al tribunale contrarie all interesse dei figli, il tribunale
rifiuta l omologazione.
Es: caso in cui nei patti ci sia che i figli non staranno nè con il padre nè con la madre, ma saranno
mandati in un collegio in Austria. Il tribunale può pensare che per il bene dei ragazzi strapparli
dalla cerchia delle amicizie sia un' ingiustizia, allora Il giudice se rifiuta l omologa riconvoca i
coniugi e li invita a modificare le condizioni dell accordo riguardo ai figli. Se i coniugi
raccolgono l invito, il tribunale omologherà la separazione, con le nuove condizioni. Se invece i
coniugi non accolgono i rilievi del tribunale, il procedimento si trasforma da separazione
consensuale a separazione contenziosa. Sarà nominato il giudice istruttore e parte quella fase che
abbiamo visto ieri,
perchè ci troviamo in una situazione in cui il tribunale non può approvare l accordo dei coniugi e
deve decidere per gli aspetti che riguardano i figli con le forme della giurisdizione contenziosa.

Abbiamo visto il passaggio dalla separazione consensuale, alla separazione giudiziale contenziosa.
Ora vediamo il passaggio contrario. Il caso visto ieri. Il presidente del tribunale, nel caso di
separazione contenziosa può tentare di far raggiungere ai coniugi un accordo non tanto perchè
tornino insieme e vadano d amore e d accordo, ma affinchè trovino un accordo sulle condizioni di
separazione. Ecco che se dovessero trovare l accordo avremmo un procedimento che era partito
come contenzioso, ma se i coniugi sono d accordo su tutto grazie all opera del presidente, si
trasforma in procedimento di separazione consensuale. Quindi dopo l udienza presidenziale, il
tribunale si limiterà ad omologare con decreto le condizioni di separazione.

Divorzio su comune accordo: linguaggio diffuso nella prassi: il coniuge che riceve la domanda di
divorzio dall altra di solito usa l espressione dell invito a firmare il divorzio. Questo sottende la
possibilità di chiedere il divorzio su domanda di entrambi i coniugi.
Non abbiamo un divorzio consensuale così come abbiamo visto per la separazione. Per lo
scioglimento del matrimonio non c'è una forma processuale di volontaria giurisdizione in cui il
tribunale prenda atto dell accordo tra i coniugi e lo omologa. Se c è l accordo dei coniugi, e
propongono un ricorso congiunto (ecco il caso del coniuge che invita l altro a sottoscrivere il
divorzio) il tribunale procede più rapidamente.
Si salta l udienza presidenziale, non si fa attività di trattazione, (non si nomina l istruttore, non si
svolgono le udienze del procedimento), ma il tribunale ricevuta la domanda di divorzio congiunta,
fissa una sola udienza davanti al tribunale collegiale in cui i coniugi ribadiscono la loro volontà di
divorziare a determinate condizioni.
Se il tribunale ritiene che ricorrano le condizioni, pronuncia il divorzio su domanda congiunta con
sentenza. Il fatto che sia una sentenza ci rivela che NON È giurisdizione volontaria, è sempre una
giurisdizione contenziosa, ma contenziosità attenuata dal consenso dei coniugi.
Qui il ricorso va presentato direttamente al tribunale perchè non c è l udienza presidenziale.
I presupposti del divorzio sn varii.(non consumazione, determinati reati, separazione protrattasi
per un certo periodo di tempo). Proprio perchè è cmq una giurisdizione contenziosa ed ha a che
fare con interessi non disponibili, il tribunale accerta che ricorrano quelle condizioni
indipendentemente dall affermazione dei coniugi.

Esiste (Art 115) il principio di non contestazione: i fatti affermati da una parte e non contestati
dall altra si ritengono veri, senza necessità di assumere prove. Qst principio però vale nelle
controversie che hanno ad oggetto diritti disponibili. Il divorzio non ne fa parte. Non ha ad
oggetto diritti disponibili perchè attiene allo status delle persone.
Es: se il tribunale si trova un ricorso in cui c è scritto: mia moglie ha tentato tre volte di
ammazzarmi, siamo d accordo per divorziare e lo firmano tutte e due, non può fidarsi di questa
non contestazione reciproca perchè siamo in tema di diritti indisponibili. Deve accertare, e nel caso
proposto si fa con sentenza penale, che ci sia effettivamente il caso di tentato plurimo omicidio. Se
così non fosse sarebbe facilissimo chiedere divorzi senza passare dalla separazione, e in assenza
delle condizioni volute dalla legge. Basterebbe a due che si sono stufati di vivere insieme e
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vogliono risposarsi dopo poco, presentare una domanda congiunta e dire: " ci siamo già separati, e
siamo d accordo su questo", principio di non contestazione, giudice divorziaci! NON funziona
così, il tribunale deve verificare, per cui se il divorzio si fonda sulla pregressa separazione, sarà
necessario esibire tutti gli atti del procedimento di separazione che dimostrano che questa c'è stata
e che è passato il tempo previsto.

Se il tribunale ritiene che non sussitano i presupposti per il divorzio o ritiene che sussistano
presupposti per il divorzio, ma che le condizioni siano inopportune per i figli, questa via breve non
può arrivare a termine.
Il procedimento si converte in procedimento divorzile ordinario.
Es: abbiamo chiesto tutte e due di divorziare, abbiamo dimostrato che la separazione c è stata ed è
passato il tempo giusto, ma vogliamo mandare i figli in Austria, il tribunale qui non è nemmeno
previsto che riconvochi i coniugi per tentare di vedere se aggiustano l accordo, anche se qualche
tribunale per prassi lo fa, il tribunale non può pronunciare la sentenza sull accordo dei coniugi.
Parte la fase di trattazione ordinaria che abbiamo visto per il procedimento divorzile classico.

Riassunto rapido sulle conversioni:


1) parte una separazione contenziosa davanti al presid del tribunale, i coniugi si accordano su tutte
le condizioni, si trasforma da separazione contenziosa a separazione consensuale.( di
giurisdizione volontaria)
2) parte una separazione come giurisdizione volontaria, il tribunale non ritiene di omologare gli
accordi riguardo ai figli, i coniugi non ci stanno a modificarli, si trasforma in separazione
contenziosa.
3) divorzio che è partito su domanda congiunta, il tribunale ritiene che non ricorranno i
presupposti per il divorzio o le condizioni riguardo ai figli siano pregiudizievoli, si trasforma in
procedimento di divorzio ordinario.
Manca la quarta casella, procedimento divorzile che parta come contenzioso e si trasformi su
domanda congiunta, in divorzio per le vie brevi. Una parte della prassi lo ammette.
Es: siamo alla terza udienza davanti al giudice istruttore, stiamo per sentire i testimoni, i coniugi e i
loro avvocati decidono di mettersi d accordo e chiediamo al tribunale che provveda subito. Nella
prassi è per lo più ammessa qst conversione.

D: cosa succede se nella separazione contenziosa non si presenta il coniuge convenuto?


R: se all udienza presidenziale non si presenta il coniuge attore, la causa perde di effetto, se invece
non si presenta il coniuge convenuto, il Presid ha la facoltà di rinviare una volta l udienza nell
ipotesi che il convenuto non abbia avuto notizia, o sia stato impedito. Se anche alla seconda non si
presenta, non può ovviamente tentare la conciliazione, darà cmq quei provvedim urgenti,
nominerà il giudice istruttore, e fisserà quei due termini, uno all attore per integrare la domanda e
uno al convenuto per fare le sue difese. Se anche in occasione di questo secondo termine, il
convenuto continua a non costituirsi, si procederà in sua contumacia.

Sia nei procedim di sepa sia divorzio è obbligatorio l intervento del p.m. Potere del pm di
impugnare i provvedim che chiudono qst procedimenti. Art 72 codice per la separazione che
Esclude che il pm possa proporre impugnazione. La Procura della Repubblica deve partecipare,
ma non può impugnare.
Per i procedim di divorzio invece c è una regola diversa: il pm può impugnare la sentenza di
divorzio limitatamente all interesse dei figli minori, maggiorenni handicappati, maggiorenni
incapaci. Non può impugnare per quanto riguarda i rapporti dei coniugi.
D del prof: abbiamo una domanda congiunta di divorzio, il tribunale con sentenza dichiara il
divorzio secondo le condizioni volute dai coniugi, che sono d accordo su tutto, con la via breve. Un
coniuge che si è pentito di quello che aveva chiesto può impugnare la sentenza? No: principio di
autoresponsabilità: una volta che una persona ha domandato qualcosa non può fare marcia
indietro. Inoltre è uno dei modi con cui si può intendere il principio di soccombenza o interesse
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ad impugnare. La soccombenza è la situazione di chi ha ottenuto dal giudice meno di quanto
aveva chiesto. Se tu ottieni proprio quello che hai chiesto, non sei soccombente e non puoi
impugnare.

C è però anche un altro orientamento: Qui si parla di status indisponibili, che toccano interessi di
diritto pubblico. Secondo questa tesi finchè non si forma il giudicato, deve essere consentito alle
parti di reagire alla sentenza. È l altro modo di intendere il principio di soccombenza. Non come
nel primo caso, aver ottenuto meno di quanto si è chiesto, ma trovarsi cmq in una situazione che
si ritiene pregiudizievole.
Prevale la prima tesi.
NB c'è la possibilità per i figli minori di appello del pm, ma supponiamo un divorzio di una coppia
dove non ci siano figli. Poteri di appello del pm nn ci sono, le parti non possono appellare, ci
troviamo davanti all unico caso nella procedura civile, in cui la sentenza di primo grado nasce con
il crisma del giudicato. Nel momento stesso in cui è pronunciata, visto che nessuno può appellare,
nè il pm perchè non ci sn figli nè i coniugi perchè hanno avuto quanto hanno chiesto, la sentenza
passa immediatamente in giudicato.
Se passa immediatamente in giudicato, tra l altro, i coniugi dal giorno dopo possono nuovamente
sposarsi. Perchè lo scioglimento del matrimonio si ha con il passaggio in giudicato della
sentenza costitutiva di divorzio.
Peraltro la prassi è che ottenuta la sentenza di divorzio su domanda congiunta, i coniugi per il
dubbio che qualcuno dica che la sentenza potrebbe essere appellata e quindi non è passata in
giudicato, prestano acquiescenza espressa alla sentenza. Art 329 I comma: se le parti fanno
acquiescenza alla sentenza si precludono l impugnazione. In questo modo quale che sia la tesi
che si voglia accogliere è pacifico che la sentenza è passata in giudicato.
Quale può essere il soggetto che fa difficoltà a riconoscere la prima tesi? L ufficiale di stato civile,
perchè la sentenza di divorzio si trascrive nei registri dello Stato civile, e si deve annotare quando è
passata in giudicato, allora il conservatore dei registri dello Stato civile, pubblico ufficiale,
potrebbe dire che c è solo una sentenza di primo grado; potreste magari appellarla, non la
considero passata in giudicato, non vi potete sposare se non quando la sentenza di divorzio sarà
passata in giudicato. Se invece c è l acquiescenza, è evidente agli occhi di tutti che quella sentenza
non potrà essere impugnata.

D: se dopo la sentenza di divorzio si scoprono fatti nuovi, la scoperta di fatti nuovi potrebbe
giustificare un appello?
R: il discorso è complesso. L addebito della crisi coniugale è possibile non nel procedimento di
divorzio, ma solo nel procedimento di separazione. Se siamo ormai nel divorzio, questa scoperta
tardiva della colpa non è più rilevante. Non è possibile chiedere un divorzio per colpa, ma la sua
domanda potrebbe essere ribaltata così:
D: c'è stata una sentenza di separazione senza addebito, poi mentre pendono i termini per l appello
scopro fatti gravissimi e vorrei convogliare in appello la domanda di addebito. Ma la domanda di
addebito è una domanda nuova, e va formulata tempestivamente, e il 345 ci dice che in appello
non sn possibili domande nuove. Quindi niente da fare, a meno che si possa ritenere che pur dopo
un procedimento di separazione che si è svolto senza attribuzione della colpa, si possa iniziare una
seconda causa il cui unico oggetto sia l addebito della separazione. Non si sa!tendenzialmente
no! La domanda di addebito è necessariamente accessoria ad un procedimento di separazione, non
può quindi essere sganciata. Delle ragioni di giustizia sostanziale potrebbero far pensare il
contrario.

Può accadere che tra separazione e divorzio un coniuge faccia all altro delle cose tali che gli
rechino un danno ingiusto, allora sia pur timidamente la giusisp riconosce da un po' di tempo l
azione risarcitoria di un coniuge separato verso l altro, per comportamenti che costituiscono
violazione del principio del neminem ledere.

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D: io non sapevo dei brutti comportamenti della mia ex moglie, ci siamo separati senza addebito,
la sentenza di separazione passa in giudicato, e poi scopro il tutto. Posso chiedere la revocazione
della sentenza di separazione? Potremmo usare la revocazione straordinaria che è ad es fondata
sulla scoperta di nuovi documenti, però ha senso? Già la nostra convivenza era intollerabile, poi
scopro che l intollerabilità era dovuta a comportamenti non consoni della ex moglie ai doveri del
matrimonio, ma questa scoperta mi consente di far cadere la sentenza di separazione? NO perchè a
maggior ragione dobbiamo star separati. Mi consentirebbe di chiedere l addebito! E rientriamo nel
caso di prima.
Si potrebbe chiedere la revocazione nel caso in cui la domanda di addebito era stata fatta, ma poi
era stata respinta dal giudice, perchè la domanda era stata fatta, no domanda nuova. La sentenza
dirà vi separo, ma non addebito, allora io potrò chiedere alla luce dei fatti scoperti una
rivalutazione da parte del giudice con la revocazione di quella parte della sentenza che ha respinto
la domanda di addebito.

Indipendentemente dal giudicato i provvedimenti che riguardano i figli e quelli che riguardano i
rapporti patrimoniali tra coniugi sono in ogni tempo revocabili e modificabili per il mutamento
delle circostanze. È quello che si designa affermando che il giudicato da separazione e da divorzio
è un giudicato rebus sic stantibus. È un giudicato che fa punto fermo se le cose stanno così. Se la
situazione cambia è possibile in ogni tempo chiedere al giudice che modifichi questi
provvedimenti.
Es: cambiano le situazioni reddituali dei coniugi, io che avevo ricevuto un riconoscimento di un
assegno, trovo un lavoro che mi dà un reddito addirittura superiore a quello del mio ex coniuge, il
quale avrà diritto di chiedere di non dovermi più pagare l assegno.
L affidamento alla madre: se succede qualcosa per cui la madre ha dei comportamenti
pregiudizievoli all educazione dei figli, può essere chiesto al tribunale di affidarli al padre.
Il mutamento delle circostanze e quindi il procedimento con cui si puo chiedere in ogni tempo al
giudice di cambiare le regole sugli assegni e sull affidamento dei figli( art 710 cpc)è un
procedimento anche qst che si svolge nelle forme della camera di consiglio.

Quando la sentenza di sepa o divorzio o il provvedimento con cui vengano modificate le


condizioni, attribuisce un beneficio economico a un coniuge a carico dell altro (assegno di
mantenimento) la sentenza è :
1) titolo per l iscrizione di ipoteca giudiziale. ( come tutte le sentenze di condanna, ma qui la
legge lo dice espressamente)
2) Il giudice con la sentenza se ritiene che il coniuge obbligato possa sottrarsi all obbligo di
mantenimneto, può imporgli delle garanzie. Può esigere che il coniuge obbligato Presti una
cauzione o procuri una fideiussione( garanzia di un terzo di pagare nel caso in cui il coniuge
obbligato non paghi)
3)il legisl immagina che il coniuge obbligato percepisca periodicamente somme di denaro da terzi.
Es: io marito che devo pagare l assegno di mantenimento, sono un lavoratore dipendente
(stipendio) oppure un pensionato (pensione) oppure un locatore di immobile ( canone), voi siete la
moglie. Se io non adempio anche a una sola rata dell assegno di mantenimento, voi potete
mandare una lettera al soggetto che mi paga periodicamente. Informandolo che voi aspettate dei
soldi da me e che io ho smesso di pagarveli. Se l inadempimento continua, voi potete pretendere
che il terzo paghi direttamente a voi quello che io dovrei pagarvi.
Io ho uno stipendio di 2000 euro e vi devo un assegno di 700 euro al mese, potete pretendere che il
terzo ne versi 1300 a me e 700 li versi direttamente a voi. È un caso di cessione del credito forzata,
in cui cambia la persona del creditore, in forza non della volontà delle parti, ma di un meccanismo
di legge.
Ci possono essere profili di necessità di accertamento, perchè il datore di lavoro potrebbe non
voler versare ad una ex moglie che non ha mai visto, parte dello stipendio. Il legisl arriva
addirittura a consentire al coniuge beneficiario dell assegno inadempiuto, di agire contro il terzo
in via esecutiva. Cioè di pignorare cose al terzo. Terzo che nulla sa. Quando studieremo l
38
esecuzione, vedremo che uno degli strumenti dati per contestare la giustizia dell esecuzione, è l
opposizione all esecuzione. Il datore di lavoro se ritiene che ci sia qualcosa che non va, può
proporre opposizione all esecuzione e aprire un momento di accertamento sulla effettiva esistenza
del diritto a pretendere l esecuzione. Ma l azione esecutiva verso il terzo, non esige questo
accertamento. È un' azione esecutiva sulla parola del coniuge che ha diritto all assegno.

Il prof Risponde al quesito di ieri: i provvedimenti resi dal presidente del tribunale sono
reclamabili come provvedimenti cautelari alla corte d appello, inoltre questi provvedimenti sono
modificabili e revocabili dal giudice istruttore nella pendenza del giudizio di divorzio o
separazione.
La corte di Cass con sentenza del 2014 n.15416 molto criticata dalla dottrina, ha affermato che i
provvedimenti del giudice istruttore di revoca e modifica dei provvedimenti presidenziali, non
sono soggetti a reclamo! Perchè?
Argomento della cass: Il legisl consente espressamente il reclamo di quelli presidenziali, quelli del
giudice istruttore non dice espressamente che siano reclamabili. In fondo i provvedimenti del
giudice istruttore sono resi quando è già in corso la fase di trattazione, che si concluderà con la
sentenza di separazione o divorzio. Inutile consentire un reclamo anche contro i provvedimenti del
giudice istruttore, tanto a distanza di non molto si avrà una sentenza che li conferma assorbe
modifica. Non moltiplichiamo i momenti di controllo, tanto avremo poi una sentenza che potrà
essere normalmente appellata.

Però il quesito di ieri era diverso: Il presid pronuncia provv urgente, qst provvedimento è
reclamato e si chiede al giudice istruttore di cambiarlo. Se pendente il reclamo e nonostante la
decisione del reclamo, si consentisse al giudice istruttore di cambiare il provvedimento del
presidente del tribunale, sarebbe un po' come se la forza del provvedimento reso sul reclamo
venisse poi smontata dal giudice istruttore.

In giurisp ci sn espressioni diverse:


Tribunale di torino del 2011 e tribunale di Padova del 2007:
1) Se c è stato reclamo, il giudice istruttore non può modificare o revocare se non per fatti
sopravvenuti. Mutamento delle circostanze che non erano state tenute presenti nè dal
presidente, nè dalla corte d appello in sede di reclamo. Se cambia qualcosa si deve consentire al
giudice istruttore di modificare.
2) se le circostanze cambiano quando è possibile ancora reclamare o il procedimento di reclamo è
ancora in piedi, i mutamenti delle circostanze vanno portati al giudice del reclamo.
Es: il cambiamento delle circostanze è il fatto che io, che ricevevo dal coniuge un assegno,vinco
oggi alla lotteria 5.000.000, il provvedimento presidenziale non ha più tanto senso visto che sono
diventato così ricco. Se io sono in tempo per proporre reclamo contro il provvedimento del
presidente (10 giorni) o se il procedimento di reclamo è ancora in piedi, questa vincita io devo
raccontarla al giudice del reclamo. Se non la racconto al giudice del reclamo, non posso poi
raccontarla al giudice istruttore per chiedere la modifica.
La discussione del nostro reclamo si avrà Lunedì 21, oggi c è la vincita alla lotteria. Io che so che la
mia controparte ha vinto alla lotteria, all udienza del 21 devo andare e dire, giudice del reclamo
guarda qua cosa hanno pubblicato, la mia ex moglie ha vinto 5 milioni. Bisogna essere molto
svegli. Se io questo non lo faccio e poi mi rivolgo al giudice istruttore, il giudice mi chiederà
quando c è stata la vincita? Il 15 marzo. Ma lei quando aveva l udienza davanti al giudice del
reclamo? 21 marzo. Allora l istruttore mi dirà: avresti dovuto raccontare questa cosa al giudice del
reclamo, non puoi adesso chiedere al giudice istruttore la revoca o la modifica.

Ronco lez 7 del 21/03: Negoziazione assistita ed introduzione ai procedimenti cautelari.

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Appelli 25/05,
16/6
29/6
14/7
Lunedì e Martedì nn c è lezione.
5 maggio, scrivere di diritto. Lezione. Perche gli intellettuali scrivono di diritto. Si può partecipare.
Riprendiamo e chiudiamo il discorso su separazione e divorzio.
Dopo sentenza separazione tra coniugi, è possibile iniziare un processo diverso per l addebito
della separazione. La giurisp monolitica della Cass. dice di no. La Domanda di addebito può
essere proposta solo nell ambito del giudizio di separazione. È domanda autonoma, ma
necessariamente deve esistere nell ambito del giudizio di separazione.

Dl 132 2014 convertito nella l. 162/2014 ha introdotto la negoziazione assistita ad opera degli
avvocati. È un procedimento, una serie di atti che si svolgono fuori dal processo, ad opera di
avvocati che assistono i loro clienti e mirano a far loro raggiungere un accordo. La transazione è
possibile solo su diritti disponibili. La vera novità di queste norme in tema di negoziazione
assistita è che si è resa possibile la negoz assist anche nell ambito di separaz e divorzio, che
abbiamo detto la scorsa volta, sono procedimenti in cui si muovono situazioni soggettive
tipicamente indisponibili. Perchè attengono allo status delle persone e con riguardo ai figli, ad
interessi che l ordinamento reputa di grande importanza. L 'Art 6 del d.l. 132/2014 consente che
sia la separaz sia il divorzio sia la modifica delle condizioni economiche di sepa e divorzio già
pronunciati possano essere fatte attraverso un accordo dei coniugi assistiti dai rispettivi
avvocati. Transazione che genera gli effetti della separazione o del divorzio o modifica le
condizioni economiche.

Qnd si parla di pronunce costitutive si fa distinzione tra necessarie e non necessarie. Nelle
costitutive necessarie il cambiamento giuridico si può avere solo attraverso l intervento del
giudice. Fino al 2014 sepa e divorzio erano così, procedimenti in cui si facevano valere azioni
costitutive necessarie, perchè non ci si poteva divorziare o separare se non attraverso l intervento
del giudice. Con qst articolo 6 c è stata una degiurisdizionalizzazione, una possibile uscita dal
processo anche per sepa e divorzio. Nulla impedisce ai coniugi di continuare ad usare il canale
processuale, ma a fianco a questo, se i coniugi sono d accordo su tutto, possono avvalersi della
negoziazione assistita.
La Negoz assist può aversi anche quando la coppia ha figli minori, maggiorenni gravemente
handicap, maggiorenni incapaci di intendere e volere o maggiorenni economicamente nn
autosufficienti. Possibile a tutto campo.
Ma il legisl non si è sentito di affidare esclusivam all accordo dei coniugi i profili riguardo ai figli
deboli, ma se si fosse reso necessario un controllo da parte dell autorità giudiziaria sugli accordi
che riguardassero i figli deboli, quel vantaggio che si è avuto lasciando fuori dal processo con la
negoziaz assistita le separazioni e i negozi consensuali, si sarebbe eliso, perchè di nuovo i giudici
sia pure a mo di controllo, sarebbero stati chiamati a sindacare gli accordi di separazione e
divorzio.
Allora il legisl ha ideato uno stratagemma: gli accordi dopo che sono stati firmati devono essere
trasmessi alla procura della repubblica. Al pm. Pm che si interessa poco del civile. Il legisl ha
ritenuto di far fare il controllo al pm. Tutti gli accordi vanno al pm, ma se nn ci sn figli deboli il
pm si limita a controllare la regolarità formale dell accordo, se ci sn figli deboli il pm svoge una
valutaz ulteriore, deve valutare che le condizioni relative ai figli nn siano costrantanti con gli
interessi dei medesimi.
Sono quegli stessi controlli che già i giudici fanno in sede di separaz e divorzio.
Se il pm non ravvisa irregolarità approva, dà un nulla osta all accordo. Se no lo trasmette al
presidente del tribunale nel cui circondario l accordo è stato concluso.
Art 6 dice: il pm trasmette al presid del trib, che fissa l udienza per la comparizione dei coniugi.

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Ma il presid del tribunale, organo giudicante, cosa deve fare quando c è un accordo voluto dai
coniugi che la Procura ritenga o irregolare o contrastante con gli interessi dei figli deboli?
Ci sono stati Molti Provvedimenti giurisdiz in quest anno di vita della norma: varie pronunce del
trib Torino, termini imerese, como.
1 D: quell udienza davanti al presid del tribunale, è forse l udienza presidenziale dei procedim di
sepa e divorzio? Automaticamente il procedimento che è partito come negoziazione assistita, si
trasforma in procedimento giurisdizionale?
R: NO ( giurisp) perchè tutti i procedim giudiziali si muovono su domanda di parte. Qui I coniugi
nn hanno formulato una domanda giudiziale. Il fatto che l accordo vada al pm e dal pm al
presidente del tribunale, non vuol dire che faccia generare una domanda giudiziale di separazione
e divorzio.

2 D: 1) tribunale di torino: il presidente del tribunale può dissentire dal parere del pm? NO.
l unica cosa che possono fare i coniugi è raccogliere le indicaz del pm, modificare l accordo e allora
il presidente del tribunale di torino lo autorizza.
Es: assegno per il figlio sedicenne, 600 euro al mese, il pm viste le sostanze dei genitori, lo ritiene
insufficiente. Almeno 900. Le parti cambiano, a quel punto il presidente del tribunale potrebbe
omologare l accordo.
2) Tesi di Ronco + tribun termini imerese: il presidente del tribunale non può essere vincolato all
opinione della procura. Il giudice è sempre libero rispetto alle richieste delle pàrti e anche rispetto
alle richieste del pm. Ritenere al contrario che il pm abbia un potere vincolante sul potere
giudiziario è uno strappo alle regole del panorama processuale.
Non si è voluto mandare subito l accordo all organo giudicante per non appesantire la giustizia, se
il pm è d accordo con le parti, tutto si ferma lì; nel momento in cui il pm è in contrasto con l
opinione delle parti, l organo giudicante dice se secondo lui ha ragione il pm a ritenere l accordo
inopportuno, o hanno ragione le parti ad insistere per il loro accordo.
Ma il pm sulla base di cosa decide se autorizzare o no l accordo? Mistero. Il legisl non dice nulla.
La procura di torino si è sentita onorata dal legislatore, e si è subito attrezzata per gestire queste
cose. Sono state elaborate delle circolari in cui la procura dice quali documenti vuole avere per
poter autorizzare o meno l accordo.
Però quella norma per cui quando si devono prendere provvedimenti riguardo ai figli minori è
necessario ascoltarli, dovrebbe valere anche per la procura della rep e anche per il presidente del
tribunale a cui andassero le cose. Ma qui fa così spavento vedersi la procura invasa di ragazzini
che bisogna sentire, che si fa finta di niente. E idem il presid del tribunale. Il problema esiste!
Si tende ad escludere che il presid del tribunale possa assumere vere e proprie prove di carattere
costituendo.
Il tribunale di torino per venire incontro al problema (l udienza presid nn è la prima udienza dei
procedimenti di sepa e divorzio perchè manca la domanda) adotta questa soluzione: il pm
trasmette l accordo nn approvato al presid del tribunale. Quest ultimo Fissa l udienza, ma
contestualmente invita le parti a proporre la domanda giudiziale di separazione, divorzio o
modifica delle condizioni. Così che se all udienza presidenziale nn si raggiunge la possibilità di
omologare l accordo, sia già partito anche il procedimento giudiziale senza troppa soluzione di
continuità. È un' escamotage.
Es: tribunale di Torino: c è un accordo di una coppia con un figlio maggiorenne nn autosufficiente
economicamente. In sede di negoziaz assistita partecipa all accordo anche lui. Accordo a tre: padre
madre e figlio maggiorenne,il quale approva l accordo dei genitori. Arriva l accordo al Pm che dice
che l accordo a tre nn va bene! Accordo deve essere tra i coniugi, il figlio non può partecipare. Il
pm rifiuta di approvare, non perchè non sia d accordo sul contenuto dell accordo riguardo al
figlio, ma perchè c è una irregolarità formale. Trasmette gli atti al presid del tribunale, il quale dice:
in fondo la partecipazione del figlio nn snatura l accordo, è una partecipazione semplicemente
volta a fàr capire che per il figlio l assegno pattuito è ritenuto un assegno congruo. Di per sè l
assenso del figlio vitiatur sed non vitiat. È nullo ma non va a viziare l accordo fra le parti.

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D: il pm che aveva dissentito dall accordo e se l è visto approvare dal presidente del tribunale, può
ancora far qualcosa? Silenzio del legislatore. Nelle norme sui contratti non ci sn agganci forti.
Dovremmo per analogia dire che il pm può attaccare questo accordo così come il pm può attaccare
una sentenza per separazione e divorzio. Quindi dovremmo dire che dato che il pm non può
attaccare la sentenza di separazione, il pm non può nemmeno attaccare l accordo in questione. Le
sentenze di divorzio sono invece attaccabili dal pm laddove nuocciono agli interessi dei figli. Un
accordo in negoziazione a divorzio che nuoce all interesse dei figli può consentire una
impugnazione, ma qui si impugna un contratto e quindi si dovrebbe fare una causa in cui far
annullare l accordo tra i coniugi in quanto contrario all interesse dei figli.
Anche la negoziazione assistita vale solo per le coppie coniugate.
Caso: Una coppia di conviventi eterossessuali si rivolge al tribunale di Como per far omologare un
accordo di cessazione della convivenza con determinati patti. Il Pm rifiuta perchè non sono
coniugi, il presid del tribunale dice la negoziazione assistita per le coppie di fatto non funziona.

Art 12 dl 132/14 si consente sepa e divorzio davanti all ufficiale di stato civile. Sindaco, delegato
del sindaco. Le Possibilità di fruire di questo procedimento sono più limitate. Non si può usare se
ci sono figli deboli.
Se nn ricorre una situa così, i coniugi possono formare le loro condizioni di separazione, divorzio,
modifica delle condizioni davanti all ufficiale di stato civile, senza necessità di essere assistiti da
avvocati. L ufficiale di stato civile fa un controllo di regolarità formale e omologa o nn omologa l
accordo.
Qui l intervento della procura della repubblica e in seconda battuta del presid del tribunale non
c'è!
A garanzia della genuinità del volere, si prevede un doppio momento di comparizione personale.
I coniugi che hanno raggiunto l accordo devono comparire una prima volta personalmente davanti
all ufficiale di stato civile e una seconda volta entro un termine nn inferiore a 30 gg davanti al
medesimo ufficiale di stato civile.
Questo per ribadire, dopo un lasso di tempo in cui ponderare le cose, il consenso.

Tribunale di Milano: il marito nn si ripresentà la seconda volta a dichiarare di essere d accordo a


volere quelle condizioni. L Ufficial di stato civile nega l autorizzazione all accordo perchè è
mancato il secondo momento di conferma. I coniugi cosa possono fare?
T. U. Dpr 396 /2000 sullo stato civile. Due articoli, art 95 96 prevedono che contro i
provvedimenti dell ufficiale di stato civile è possibile il ricorso al giudice perchè li annulli, li
riformi o modifichi. Allora il tribunale di milano dice: di fronte al rifiuto dell ufficiale di stato
civile è possibile passare per via giurisdizionale impugnando l’atto.

PROCEDIMENTI CAUTELARI:

Rilevanza pratica enorme. Sono interventi che la giustizia realizza su domanda di parte, in
situazioni di urgenza. Cioè in situazioni nelle quali i tempi della giustizia ordinaria sono così
lunghi che realizzare l obiettivo dell attore, solo con un procedimento ordinario, significa rischiare
di avere una decisione così tardiva da essere inutile. Più la giustizia ordinaria è affaticata e lenta,
più si moltiplicano i casi in cui per ottenere una giustizia effettiva si rende necessario ricorrere ai
procedimenti cautelari.
Es: se un processo durasse una settimana i procedimenti cautelari non esisterebbero quasi.
Più la durata del processo è ampia e più ci sono situazioni in cui la tutela cautelare è necessaria.
Sorta di Cautelarizzazione del processo civile. È Così lungo il processo ordinario che il vero
processo in cui si fanno valere i diritti è il processo cautelare.

Art 24 cost dice: tutti possono agire in giudizio per la tutela dei loro diritti e interessi legittimi.
Anche per la tutela cautelare? offrire la tutela cautelare è un diritto costituzionalmente garantito
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dall ordinam? Risposta positiva a seguito di una sentenza n.190 del 1985 corte cost. Sentenza in
cui i giudici della consulta affermarono che nell art 24 primo comma è insita la garanzia
costituzionale anche della tutela cautelare.
Es: se noi immaginassimo una norma di legge che dicesse: per queste situazioni soggettive o si usa
il processo ordinario o se no il processo cautelare per le situazioni di urgenza non si può avere,
avremmo un articolo di legge incostituzionale. Allo stesso avremmo una norma incostituzionale
con una norma cautelare che offrisse una tutela non pienamente efficace.

Situazione di pericolo: rischio che percorrendo le vie del processo ordinario succeda qualcosa di
grave. Periculum in mora: rischio nell’attesa.

Es: 1) art 1153 cc : se uno si spossessa di una cosa mobile a favore altrui sulla base di un titolo
idoneo e chi acquista la cosa è in buona fede ( ignora l altruità della cosa) chi compra diventa
proprietario a titolo originario. C è disputa tra voi e me sulla proprietà di una cosa mobile di
pregio. Quadro d autore nella nostra disponibilità. Io Temo che se agisco contro di voi con azione
di rivendica della proprietà ci vogliano 2 anni per la sentenza. Temo che voi nel corso del giudizio
vendiate ad un terzo che acquista in buona fede. Domanda di rivendica è accolta. Ronco rispetto
agli studenti è proprietario della cosa, ma rispetto al terzo che ha comprato in buona fede e che
diventa proprietario ex art 1153 la mia posizione del vincitore in giudizio cede. ( art 111 cpc:
successione nel diritto controverso, per cui se uno trasferisce il diritto nel corso del processo non
nuoce all attore, è una regola che cmq soccombe a quella del possesso vale titolo)
Strumento per arginare questo rischio di inutilità del procedimento ordinario: è lo strumento di
far bloccare la cosa, sequestrare in modo tale da impedirvi finchè dura il processo tra me e voi di
trasferirla a terzi. Sequestro giudiziario. Viene nominato un custode che mantiene la detenzione
del quadro ed evita che possa essere trasferita la sua disponibilità materiale al terzo in buona fede,
così io evito questo rischio.
Es 2) voi siete il mio datore di lavoro e mi licenziate. Io sono padre di famiglia con moglie e figli a
carico, ho come unico reddito, il reddito da lavoro dipendente. Per quanto il legisl cerchi di
rendere il processo del lavoro più veloce di quello ordinario, cmq una causa di licenziamento
complessa può durare 8 mesi,un anno. Se questo soggetto non percepisce reddito per 8 mesi, il
rischio non è lo stesso del primo esempio. È un rischio però altrettanto preoccupante, è il rischio
che lui e la sua famiglia cadano in situazioni di grave lesione del buon vivere della persona. Anche
qui è necessario far qualcosa nell attesa che giunga questa sentenza che dichiari legittimo o no il
licenziamento.

Nel primo caso la sentenza tardiva è una sentenza che è inutile per il diritto sulla proprietà del
quadro. Perchè se nel frattempo c è stato un terzo di buona fede è un diritto che l attore perde.
Nel caso del licenziamento la sentenza tardiva (che giunge a distanza di tempo) dichiarerà
illegittimo il licenziamento e condannerà cmq il datore di lavoro a pagare tutte le retribuzioni
maturate, con gli interessi ecc. Quindi il lavoratore nn perde il diritto, rischia di perdere qualcos
altro. Il diritto gli è garantito dalla sentenza. Ma arrivando tardivamente, Rischia di ledere nn il
diritto in sè ma gli scopi per cui quel diritto è garantito. Se uno degli scopi della retribuzione può
essere quello di consentire al lavoratore di vivere dignitosamente e di mantenere la famiglia, per
quanto alto sia l importo che viene riconosciuto dal giudice con la sentenza, se è riconosciuto due
anni dopo il licenziamento, non impedisce che nel frattempo questa vita dignitosa sia stata offesa.
Dal doppio esempio vediamo che il periculum in mora può riguardare o il diritto oggetto di
tutela o gli interessi uleriori per cui quel diritto è riconosciuto.
Distinzione che ha un forte rilievo nella disciplina positiva.

Provvedimenti cautelari conservativi e anticipatori.

1) conservatori: mirano ad evitare che la situazione di fatto cambi. Mirano a bloccare la situazione
di fatto evitando che il suo cambiamento arrechi pregiudizio all attore. Il primo dei due esempi, è
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un tipico esempio di tutela cautelare conservativa. Io temo che voi vendiate il quadro. Voglio dal
giudice qualcosa che conservi la situazione attuale per evitare il trasferimento.

2) anticipatori: quei provvedimenti in cui per dar soddisfazione al bisogno di tutela urgente si
anticipa, si fa ora rapidamente quel provvedimento che si spera arrivi dal processo ordinario.
Anticipare ad ora gli effetti del provvedimento che in via ordinaria arriverebbe troppo tardi.
Il lavoratore licenziato che non ha di che sfamare se stesso e la sua famiglia, non può mirare a
bloccare la situazione attuale. Perchè la situazione attuale è quella di una persona che ha perso il
lavoro. Deve mirare ad anticipare una pronuncia favorevole che dica che il licenziamento è
illegittimo. La stessa cosa accade nel caso di colui che ha diritto agli alimenti, ha bisogno di un
provvedimento che anticipi la condanna dell obbligato a pagare gli alimenti.

Fino a qualche anno fa i provvedimenti cautelari erano caratterizzati da una strumentalità piena
( forte) rispetto al giudizio ordinario. Tutti.
Ratio del Legisl: Ti concedo una tutela urgente, ma una voltà ottenuta la tutela urgente, il processo
ordinario devi cmq instaurarlo. Non ci si può accontentare di giocare la partita solo sul
procedimento cautelare.
Questo perchè per dare la tutela cautelare in via d urgenza, a distanza di pochi giorni, si fa un
accertamento sul diritto sommario, perchè i tempi di un accertamento pieno, sarebbero simili a
quelli del processo ordinario. Allora la strumentalità piena era collegata a questo pensiero: diamo
la tutela cautelare sulla base di un controllo sommario, ma poi il diritto devi chiedere di accertarlo
nelle forme ordinarie. Perchè se quel diritto di cui hai avuto cautela poi non esiste, la tutela
cautelare dovrà cadere.

Con la riforma del 2005 il nesso di strumentalità necessaria si è mantenuto solo per i
provvedimenti cautelari conservativi, per quelli anticipatori questo nesso si è spezzato.
Cosa vuol dire? Se ho ottenuto un provvedimento cautelare conservativo e poi non attivo il
giudizio ordinario, il provvedimento cautelare perde efficacia.
Es: ho ottenuto il sequestro del quadro, ho 60 gg di tempo per iniziare la causa ordinaria, se non
inizio la causa ordinaria con l azione di rivendica, il sequestro muore.
Invece per gli anticipatori il nesso di causalità si è attenuato.
Es: io lavoratore ho agito in via d urgenza per far accertare l illegittimità del licenziamento, e far
condannare voi datori di lavoro a riprendermi in azienda. Dopo tre settimane il giudice accoglie la
mia domanda, sia pur con una cognizione sommaria. Non ho l onere di iniziare il giudizio a
cognizione piena. Non c è qui la strumentalità forte che abbiamo visto prima. Anche se io non lo
inizio, il provvedimento cautelare resta in piedi. Fermo restando che io posso se lo desidero,
iniziare il giudizio a cognizione piena ordinario sul licenziamento. Così come voi datori di lavoro
potete inziare un giudizio per far accertare che il licenziamento è legittimo. Se la sentenza che
chiuderà questo giudizio a cognizione piena dirà che questo licenziamento è legittimo, il
provvedimento cautelare cadrà. Perchè è sostituita una cognizione sommaria, da una cognizione
piena. Ma non cadrà il provvedimento cautelare nel caso dei provvedimenti anticipatori, per il
solo fatto che non è stato promosso il procedimento a cognizione piena.

La cognizione che il giudice fa per il provvedim cautelare sn accertamenti necessariamente più


superficiali. Tanto è vero che si dice che l altro presupposto della tutela cautelare oltre il
periculum in mora è il fumus boni iuris: apparenza del buon diritto. È sufficiente quindi che il
diritto a cautela del quale si chiede il provvedimento, appaia verosimilmente esistente.

Problema: la sommarietà della cognizione è conseguente ad un accertamento rapido e sommario


dei fatti. Dal punto di vista delle norme di diritto, non è che il procedimento cautelare consenta al
giudice di interpretare il diritto alla carlona. Per le norme di diritto l apporto intellettuale deve
essere il medesimo che si ha nel processo a cognizione piena. Non si dà una sommarietà nell
interpretazione delle norme. Le norme quindi vanno lette con la stessa attenzione con cui
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andrebbero lette nel processo ordinario. Allora ecco il problema che si scontra con la rapidità
necessaria di un procedimento cautelare:

Caso in cui per accogliere una domanda cautelare il giudice dovrebbe disapplicare una norma
incostituzionale. Caso in cui la domanda cautelare quindi non può essere accolta perchè c è una
norma che lo vieta, ma il giudice sospetta che questa norma sia incostituzionale.
Es: cura stamina contro le sclerosimultiple. C è stato un momento in cui si riteneva che questa
cura potesse avere efficacia. Era intervenuta una legge che consentiva di trattare cure di questo
genere nella struttura pubblica, solamente al ricorrere di determinate condizioni. A Lucca una
persona affetta di sclerosimultipla si rivolge alla struttura pubblica( asl) che le dice di no perchè
siamo al di fuori dai casi previsti dalla legge. Il soggetto allora si rivolge in via cautelare al
tribunale di Lucca dicendo: sono affetto da una grave malattia, per arginarla dovrei ricorrere a
queste cure, la struttura pubblica me le rifiuta, se io facessi la causa ordinaria arriverebbe la
sentenza fra 2 anni. Nel frattempo io vedo pregiudicare la mia situazione. Si difende l asl e dice che
c è una norma di legge che ci vieta di praticare nella struttura pubblica le cure da lei richieste. Il
giudice cautelare constata che c è una norma che vieta alla struttura pubblica la cura, ma è una
norma che alla luce dell art 32 della cost che tutela la salute, il giudice ritiene incostituzionale.
In questo caso il giudice non può disapplicare la norma, deve sospendere il processo, rimettere la
questione alla cort cost e vedere cosa decide la consulta. Ma la cort cost impiega 2,3 anni a
decidere. Se nel procedimento cautelare si attende, si frustra il funzionamento della tutela
cautelare, perchè la risposta giungerebbe a distanza di talmente tanto tempo che l esigenza
cautelare sarebbe frustrata.

Altra soluzione sarebbe: il giudice non può disappliccare, investire la corte sarebbe troppo
lungo, non posso che respingere la domanda cautelare dicendo che l ordinamento non ne
consente l accoglimento. In questo caso si finirebbe per dare più rilevanza per risolvere la
questione cautelare, alla norma di legge incostituzionale rispetto che alla costituzione. Toccherebbe
la gerarchia delle fonti. Farebbe prevalere una norma di legge su una norma costituzionale.

Terza soluzione: il giudice si arroga il potere di disapplicare una norma di legge facendo
prevalere la costituzione. In questo caso però si consente al giudice ordinario, cautelare, di toccare
quella regola che gli vieta di farsi arbitro dei rapporti tra costituzione e legge ordinaria. Gli si
consentirebbe di esautorare la corte cost. Il giudice avrebbe il potere di non investire la consulta e
decidere da sè.

Ronco lez 8 del 22/03: tutela cautelare: tipologie, giurisdizione, competenza.

Domanda di ieri: cosa debba fare un giudice al quale sia chiesto un provvedimento cautelare e che
ritenga che le norme applicabili per decidere sulla domanda siano norme incostituzionali.
Abbiamo visto gli inconvenienti delle varie soluzioni possibili.

Tesi di Ronco: il giudice dovrebbe intanto concedere il provvedimento cautelare disapplicando


la norma incostituzionale, ma per non esautorare la consulta dal suo ruolo di giudice della
costituzionalità delle leggi, subito dopo investire la Consulta della questione e riservarsi di
modificare eventualmente il provvedimento cautelare se la cort cost anzichè dichiarare
illegittima la norma la dichiarasse compatibile con la costituzione.
Altre tesi: sottoponiamo a cauzione, dichiariamo incostituzionale la norma che prevede il
sindacato accentrato sempre e comunque.ma qui ricadiamo nello stesso problema, del passare del
tempo che frustra la misura cautelare.

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Tribunale di Lucca: disapplicare la norma incostituzionale senza investire la corte cost.
Chiudendo il procedimento cautelare. Ma con questa decisione la Corte cost. è messa fuori causa.
I provvedimenti cautelari avevano fino al 2005 strumentalità necessaria, dal 2005 solo per i
conservativi, non per gli anticipatori. Allora la rimessione alla Consulta non facciamola del
cautelare, ma facciamola per il giudizio a cognizione piena, che potrà essere tranquillamente
sospeso. Ma il giudizio ordinario non è detto che ci sarà. E un provvedimento anticipatorio come
quello del Tribunale di Lucca, ( ordino all asl di somministrare la cura) come tale non ha più la
necessità del giudizio di merito. Quindi il rischio che la cort cost sia esautorata assolutamente, è un
rischio alto.

Fino ad ora abbiamo dato per scontato che il procedimento cautelare avesse esclusivamente un
momento di cognizione, di valutazione se ricorrono gli estremi del periculum in mora, del fumus
boni iuris che termina con la concessione del provvedimento cautelare.
Ma Il proc cautelare ha poi anche un momento attuativo. Perchè se colui al quale è rivolto il
provvedimento cautelare non adempie (asl non somministra la cura) la tutela cautelare sarebbe
frustrata. Quindi c è anche un momento esecutivo che serve a venire incontro alle esigenze di
realizzazione coattiva della misura.
Racconta l episodio di Firenze. Un' opera pia a febbraio 2005 accoglie una donna con bambino. Dà
ospitalità per una notte, cmq provvisoria. Ma la signora datale una camera, ha rimosso la serratura,
l ha lucchettata, tratta male il personale ecc. L ospitalità trova dei confini. 8 mesi di porta
lucchettata. si è Agito allora in giudizio con una azione possessoria e anche con una azione
cautelare. Ordine del giudice di sgomberare la camera. La signora non va via, allora esecuzione
della misura cautelare. Atto più triste della vicenda: forza pubblica che prende le persone le toglie
dal luogo e le mette sulla pubblica strada o le affida ai servizi sociali.

Il momento autorizzativo, che culmina col dire riconosco il fumus boni iuris e ordino di fare
questo, ha in sè il momento di accertamento sia pure sommario del diritto. Questo accertamento
compreso nel provvedimento cautelare non forma mai la cosa giudicata.
A differenza dell accertamento contenuto nelle sentenze che vincola qualsiasi giudice dell
ordinamento, l accertamento contenuto in una misura cautelare serve solo alla misura cautelare e
alla sua esecuzione. Non è invocabile in altri processi o per altri fini.
Es: io ho ottenuto il sequestro del quadro per il rischio che venga venduto e facendo apparire
presumibile che io ne sia proprietario, il fatto che io sia stato presumibilmente ritenuto proprietario
non è spendibile in altri giudizi in cui venga in rilievo la mia proprietà.

Disciplina positiva: il cpc conosce da sempre 4 procedimenti cautelari tipici e che servono a
specifiche tutele urgenti. Servono a venire incontro a specifici pericula in mora.
1) Sequestro
2)denuncia di nuova opera o danno temuto
3)procedimento di istruzione preventiva
4)provvedimenti d urgenza.
Inoltre lo stesso cpc, il cc e le leggi speciali hanno la disciplina di altri procedimenti cautelari
specifici.

Nel 1990 con la l. 353 a questa disciplina specifica è stata aggiunta una disciplina generale, che
vale per tutti i procedimenti cautelari. Situaz simile a quella trovata nelle impugnazioni. Anche qui
una disciplina specifica per ciascun istituto e un cappello generale che vale per tutti gli istituti. Nel
caso delle impugnazioni le discipline sono state coeve, nel caso dei provvedimenti cautelari prima
abbiamo avuto le discipline specifiche e poi quella generale.
Articoli che vanno Dal 669 bis al 669 quater decies. 14 articoli che riguardano questa disciplina
generale. L ultimo di qst articoli dice che qst disciplina generale si applica ai provvedimenti del
cpc, salvo il procedimento di istruzione preventiva, e si applica agli altri in quanto le norme
generali siano compatibili.
46
Il problema si ha quando ci si trova di fronte a una disciplina specifica di un procedimento
cautelare ( es discipline cautelari del diritto industriale) e ci si chiede se il cappello generale si
applica o no? Solo in parte?
Le preleggi hanno quella regola per cui la legge posteriore nn deroga alla legge precedente se la
legge posteriore è generale. Se abbiamo una legge anteriore specifica a cui segue una legge
posteriore generale, la legge posteriore generale non deroga la legge anteriore specifica.
Non è detto cioè che qst disciplina generale vada sempre a sostituire le norme preesistenti
specifiche.
Es: i provvedimenti cautelari possono essere chiesti sia se è già in corso il processo a cognizione
piena (lite pendente)in cui si fa valere il diritto, sia quando questo procedimento non è ancora in
corso, quindi prima di attivarlo( ante causam).Qst possibilità ante causam è prevista dalle norme
generali. Ma ci sn 2 situaz in cui le norme specifiche dicono una cosa diversa e secondo la giurisp,
essendo norme specifiche, qst norme prevalgono sulla disciplina generale.
Art 1137 cc Invalidità delle deliberazioni assembleari del condominio di edifici
Art 2378 cc invalidità delle deliberazioni assembleari delle s.p.a.
Entrambi gli articoli prevedono che sia possibile ottenere una sospensione cautelare in via d
urgenza degli effetti della delibera impugnata, ma lo prevedono soltanto come provvedimenti
cautelari in corso di causa.
Presuppongono cioè che il giudizio per le impugnazioni della delibera sia già stato attivato e che
pendendo il giudizio, venga chiesto il provvedimento d urgenza. Secondo la giurisp questa
specificità va rispettata. Non è possibile chiedere in via d urgenza la sospensione di una delibera
assembleare di spa se non si è già introdotto il giudizio di merito.
Per espressa previsione del 669 quater decies il cappello generale non si applica al procedimento
cautelare di istruzione preventiva, che nn è permeato da qst disciplina generale. Viaggia solo con
le sue regole specifiche.

Riassunto: la disciplina generale quindi si applica a sequestri, provvedimenti d urgenza, denunce


di nuova opera e danno temuto, previsti nel cpc, non si applica ai procedim di istruzione
preventiva, si applica ad ogni altro provvedimento cautelare altrove previsto purchè si ritenga
compatibile la disciplina generale con le specificità delle varie discipline specifiche.

Griglia di norme che riguarda la competenza nel procedimento cautelare.


Si distingue a seconda che il procedimento cautelare sia attivato ante causam o lite pendente
Rispettivamente 669 ter e 669 quater

1) ante causam. Non pende il giudizio a cognizione piena. È competente a concedere il provv
cautelare quello stesso giudice che sarebbe competente a decidere la controversia a cognizione
piena. Quindi le stesse regole studiate al terzo anno e che valgono per la competenza per il
processo ordinario, valgono anche per il processo cautelare. Questo dal punto di vista
essenzialmente del territorio (foro del convenuto, foro dell obbligazione ecc)

Eccez 1) Dal pnt di vista verticale: il giudice di pace nn è mai competente per i provvedimenti
cautelari. I provv cautelari sono accentrati dal pnt di vista dell organo nel tribunale e nella corte d
appello, quando è giudice di unico grado. Ragione legata al fatto che il giudice di pace nn è un
giudice professionale, è onorario. Non ha superato quel concorso micidiale in magistratura, il legisl
non si è sentito di affidargli in tempi urgenti la decisione su questioni delicate. Tutte le volte che le
regole di competenza ci direbbero che è competente il giudice di pace, automaticamente è
competente il tribunale ( monocratico)

Salvo che per i procedim di istruzione preventiva in cui è competente anche il giudice di pace.

Eccez 2) Problema: è possibile che le parti abbiano pattuito un arbitrato. Abbiano cioè Previsto che
le cause derivanti da un certo rapporto giuridico non siano decise dai giudici dello Stato, ma siano
47
decise da quei giudici privati che sono gli arbitri. Patto compromissorio, clausola compromissoria
presente nel contratto.
Se c è un patto compromissorio, il legislatore dice: gli arbitri non hanno poteri cautelari, per qnt le
parti abbiano devoluto ad essi la soluzione delle liti, se c è la necessità di un intervento urgente,
questo non possono attuarlo gli arbitri. Siccome però il provvedimento cautelare è cmq
costituzionalizzato, bisogna che la tutela cautelare ce l abbiano i giudici ordinari.
Però timidamente nel 2003 il legislatore ha concesso uno spazio di potere cautelare anche agli
arbitri. Dlgs 5 del 2003. Che ha istituito un particolare processo in materia societaria.
Abrogato. Sn rimasti in vigore una serie di articoli che riguardano l arbitrato in materia societaria.
Art 35 V comma : se le parti hanno deferito agli arbitri il potere di risolvere le controversie attinenti alla
vita della società, e quindi anche le controversie sull annullamento delle delibere assembleari, gli arbitri
hanno il potere cautelare di sospendere provvisoriamente gli effetti della delibera impugnata.
Unica ipotesi in cui è dato un potere cautelare agli arbitri.

Rapporti tra stato italiano e altri stati: Diritto internazionale processuale: per vedere se i giudici
ita possono dare provvedimenti cautelari ci sono due criteri:

1) i giudici italiani possono dare provvedimenti cautelari se hanno giurisdizione sulla


controversia oggetto di un processo a cognizione piena. Se c è giurisdizione, c è anche
giurisdizione cautelàre.
2) anche quando le regole ci dicono che lo stato italiano non ha giurisdizione su una determinata
controversia, sussiste la giurisdizione cautelare italiana se il provvedimento cautelare deve essere
eseguito in Italia.
Criteri concorrenti.
Es: io sono francese vivo in francia, voi spagnoli, vivete in spagna, ma abbiamo concluso il
contratto in italia. Se il contratto è concluso in italia le liti derivanti dal contratto sono soggette
anche alla giurisdizione italiana, quindi tutti i provvedimenti connessi a questa controversia
possono essere chiesti in Italia.
Stesso caso io francese, voi spagnoli, ma abbiamo concluso il contratto in Kenia, la giurisdizione
italiana non c è, ma io vado a chiedere contro di voi il sequestro di quel quadro che attualmente si
trova in Ita. Allora ai fini della misura cautelare c è la possibilità di chiedere il provvedimento
cautelare ai giudici italiani. Perchè in italia si trova la cosa sulla quale andrebbe eseguito il
provvedimento cautelare.
669 ter quando mancherebbe la giurisdizione italiana ma c è la giurisdizione italiana cautelare
perchè il provvedimento cautelare va eseguito in Italia, è competente il giudice del luogo dove la
misura cautelare deve essere eseguita. È l unico criterio di collegamento possibile.

D: prima ci è stato detto che per la sospensione delle delibere assembleari ci deve essere già la lite
pendente, poi ci sta parlando delle misure cautelari ante causam, e ci parla del potere degli arbitri
di sospendere. Ma qst potere degli arbitri di sospendere, presuppone cmq che sia già in corso il
giudizio arbitrale o no?
R: art 35: se la clausola compromissoria consente la devoluzione in arbitrato di controversie aventi ad
oggetto la validità di delibere assembleari, agli arbitri compete sempre il potere di disporre con ordinanza
non reclamabile la sospensione dell efficacia della delibera.
In prima battuta verrebbe da ragionare cosi: siccome non dice a processo arbitrale pendente, ma
dice compete in ogni caso, si dovrebbe dire che per l arbitrato è possibile anche il cautelare ante
causam. Ma in realtà nel momento in cui dice agli arbitri compete il potere di disporre la
sospensione, sembra presupporre che gli arbitri ci siano già. Il fatto che noi pattuiamo in un
contratto l arbitrato, non vuol ancora dire che gli arbitri siano effettivi. Perchè gli arbitri diventano
tali nel momento in cui vengono nominati dalle parti e essi accettano la nomina. Prima di quel
momento non si può parlare di arbitri persone. Si può parlare di una previsione di arbitrato.
Quindi la norma nel momento in cui parla di arbitri, implica che l arbitrato sia già stato attivato.

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Perchè l arbitrato si attiva con la designazione degli arbitri e la loro accettazione. Argomento da
verificare.

2) Competenza lite pendente. se pende il giudizio civile: regola semplice, se c è già il giudizio a
cognizione piena, i provvedimenti cautelari si chiedono al giudice davanti al quale pende la
controversia. ( giudice della cognizione piena)
Il codice per giudizio a cognizione piena usa l espressione giudizio di merito.
Eccez 1: giudice di pace non ha potere cautelare. I cautelari li dà il tribunale nel cui circondario sta
il giudice di pace davanti al quale pende il merito.
Es: giudice di pace di Avigliana, tribunale di Torino.
Eccez 2: Per gli arbitri vale la regola di cui abbiamo parlato prima. Idem all ante causam. Anche se
già pende il procedimento arbitrale, salvo il caso della sospensione delle delibere assembleari,
siccome gli arbitri non hanno poteri cautelari, i provvedimenti cautelari si chiedono ai giudici
ordinari, secondo le regole ordinarie di competenza.

Giurisdizione: giudizio di merito pende davanti a un giudice straniero.


Es: causa in corso davanti al Tribunale di Lione. Si possono chiedere lite pendente provvedimenti
cautelari in Italia? SI, se il provvedimento cautelare deve essere eseguito in Italia. È competente il
Tribunale del luogo dove dovrebbe essere eseguito il provvedimento cautelare.
Ultima ipotesi del 669 quater: caso in cui pende un giudizio di merito formulato come azione
civile nel processo penale. È possibile che l azione per la restituzione e il risarcimento del danno
cagionati da reato venga formulata davanti al giudice penale attraverso l esercizio della
costituzione di parte civile. Chi può dare i provvedimenti cautelari non penali, ma sulla pretesa
risarcitoria? Il giudice penale può dare un provvedimento cautelare: Art316 cpp sequestro
conservativo, tutti gli altri provvedimenti cautelari funzionali all azione civile, li dà il giudice
civile secondo le regole ordinarie di competenza.

Cosa succede se il giudizio di merito pende in appello? Benchè il cpc non sia chiaro si ritiene che a
dare i provv cautelari, sia la corte d appello. Organo che opera collegialmente. Come opera?
Orientamento prevalente: in sede cautelare la corte d appello opera monocraticamente. Questo
perchè l esigenza dell urgenza sarebbe un po' contrastata dalla necessità di riunire un collegio e far
deliberare. Per quanto l organo sia normalmente a struttura collegiale, i cautelari sono sempre
monocratici.
Anche il tribunale, quando avrebbe competenza collegiale, per i cautelari opera sempre
monocraticamente.
Chi è competente se è stata pronunciata sentenza di primo grado, i termini per appellare sn
ancora aperti, ma il giudizio d appello non è ancora stato proposto? Competente il giudice a quo.
Quello che ha pronunciato la sentenza di primo grado.

Corte di cassaz: per orientamento della stessa cassaz, seguito dalla dottrina: i provvedimenti se il
giudizio pende in cassaz non si possono chiedere alla corte di cassaz. Anche qui Sono di
competenza del giudice a quo. Di quello che ha reso la sentenza impugnata per Cassaz.

Premessa: Le regole di competenza non individuano il singolo magistrato, ma individuano l


organo. La distribuzione del lavoro tra i magistrati che compongono l organo è affidata a norme
organizzative che non hanno una particolare rilevanza processuale se non nel momento in cui il
singolo magistrato che si vede attribuito il caso, si trova in una situazione di imparzialità. In questo
caso agiscono le norme sulla astensione e ricusazione del giudice.
In materia cautelare la regola che dice che se pende il giudizio di merito, il cautelare va al giudice
che ha il giudizio di merito, è una regola più pregnante che non individua solo l organo, ma
individua il magistrato persona fisica. qst non avviene quando:

- il giudice istruttore non è ancora designato


49
- oppure il procedimento è sospeso o interrotto

- il giudizio pende davanti alla corte d appello che normalmente opera collegialmente

in qst casi il presidente dell organo designa un magistrato ad hoc per concedere il
provvedimento cautelare.

D: dare il potere cautelare al medesimo giudice che è investito del giudizio di merito, o addirittura
al giudice che ha pronunciato la sentenza di primo grado, non va a cozzare con le regole sull
imparzialità del giudice? Il giudice che ha dato il cautelare non sarà poi propenso a decidere il
merito in modo conforme a come ha ricostruito le cose in via sommaria?
R: gli stessi problemi si pongono nell ambito della procedura penale. Rapporto tra gip, gup ecc.
Nel penale la cort cost è stata sensibilissima a questo. A tenere distaccati, per evitare pregiudizi, il
giudice che concede la misura cautelare dal giudice che deve decidere il merito. Il tentativo di
esportare nel civile questa affermazioni della cort cost non è riuscito.( art 51 cpc sulla astensione
obbligatoria ha come motivo di astensione obbligatoria anche quella del giudice che abbia già
deciso o conosciuto della causa in altro grado) la corte cost però non si è sentita di fare per il civile
quello che ha fatto per il penàle. Per cui tendenzialmente il cumulo di funzioni decisorie piene e di
funzioni decisorie cautelari nell ambito della medesima persona fisica, è ritenuto conforme alla
costituzione e non dar luogo a fenomeni di astensione obbligatoria.
Anzi nel civile si ragiona così: chi meglio può decidere le questioni urgenti di chi conosce già la
controversia nel suo complesso? Il sapere acquisito per il cautelare teniamolo buono per il merito.
E viceversa.

Problema spinoso:
se pende un giudizio di merito il provvedimento cautelare va chiesto al giudice del giudizio di
merito.
Il giudice davanti al quale pende il processo a cognizione piena, è un giudice incompetente per
il giudizio di mertito, ma non si è ancora dichiarato tale. A chi si chiede il provvedimento
cautelare?

R 1: la regola del 669 quater è secca, si chiede al giudice davanti al quale pende il merito. Che egli
sia o non sia competente. Questa prima regola ci dice quindi che la regola per individuare la
competenza cautelare, è agganciata alla mera pendenza del processo e non guarda alla circostanza
che quel processo sia davanti a un giudice incompetente.
Inconveniente di questa tesi: favorire il fenomeno del forum shopping.
Es: voi sapete che dovete chiedere contro di me un provvedimento cautelare, e sapete che il
Tribunale di Torino non è quasi mai propenso a concedere questa misura, sapete invece che il
Tribunale di Firenze ha una linea interpretativa favorevole a voi. Allora iniziate il giudizio di
merito davanti a Firenze, tribunale incompetente, al solo scopo di chiedere a Firenze il
provvedimento cautelare che sperate esservi favorevole. Potrebbe essere una forma di abuso del
processo.

R 2: il provvedimento cautelare va chiesto, anche se pende la lite, solo al giudice competente. Per
avere la concessione del provvedimento cautelare è necessario che il giudice davanti al quale
pende il merito sia competente. Quindi il giudice che si ritiene incompetente dovrebbe rifiutarsi di
concedere il provvedimento cautelare. Se lo desse, il provvedimento cautelare verrebbe travolto
dalla successiva dichiarazione di incompetenza.
Inconveniente di questa tesi: è vero avete fatto l inciampo di andare a scegliervi come tribunale
Firenze che era incompetente, ma questo vi deve paralizzare la possibilità di chiedere
provvedimenti cautelari? O a maggior ragione sarebbe ingiusto non consentire al convenuto
davanti al giudice incompetente di chiedere ed ottenere un provvedimento cautelare.
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Giurisprudenza varia. Sentenza tribunale di Sant' Angelo dei Lombardi Febbraio 2004 :
Il giudice che si dichiara incompetente, chiude il processo davanti a sè, ma il processo può essere
riassunto e proseguire davanti al giudice competente. L incompetenza del primo giudice adito,
non pregiudica il processo, pregiudica il fatto che il processo debba andare avanti davanti al
giudice incompetente, ma si trasla con la translatio iudicii davanti al giudice competente. Allora
dice questo Tribunale: se il giudizio di merito pende davanti al giudice incompetente, chiedi
cmq il provvedimento cautelare al giudice pure incompetente per il merito davanti al quale
pende il processo. Se questo giudice si dichiara incompetente e il processo proseguirà con la
translatio iudicii, il provvedimento cautelare resterà in piedi. Perchè il processo cmq andrà avanti
verso una decisione di merito. Se invece il processo non viene riassunto davanti al giudice
competente, il processo si estingue, ed estinguendosi il processo cadrebbe anche il
provvedimento cautelare che è stato dato all interno del processo.
Questa decisione è del 2004, quando la riforma che prevede che non è sempre necessario il giudizio
di merito non era ancora entrata in vigore. Questa tesi entra quindi in un momento di difficoltá con
riguardo ai provvedimenti cautelari anticipatori, perchè questi provvedimenti non muoiono con l
estinzione del giudizio di merito. Allora la tesi di questo tribunale verrebbe a dire che se io adisco
un giudice incompetente, poi gli chiedo un provvedimento cautelare anticipatorio e
successivamente non riassumo il processo, il cautelare resterebbe in piedi.
Altra critica alla tesi: il forum shopping continuerebbe ad esserci. Con questa soluzione non
verrebbe frustrato il fenomeno, perche io adisco il giudice incompetente, gli chiedo il cautelare,
anche se poi si dichiara incompetente la finalità verrebbe raggiunta.

Ronco lez 9 del 4.04: Svolgimento del procedimento cautelare; provvedimenti di rigetto e di
accoglimento.

Svolgimento del procedimento cautelare:


stiamo trattando in generale della disciplina dei proc cautelari. Le prossime lezioni esamineremo i
4 specifici procedimenti cautelari. Vedremo eventuali discipline difformi. Rispetto alla quantità di
norme abituati a studiare per il processo ordinario di cognizione, rimarremo stupiti dall esiguità di
discplina che il legisl dedica per lo svolgimento del processo cautelare.

Forma della domanda : ricorso. Come tutti i ricorsi viene prima depositato in cancelleria e poi
portatato a conoscenza dell altra parte. Il cpc non descrive i requisiti del ricorso, ma esiste una
norma generale art 125 che ci dice in generale il contenuto degli atti di parte. Anche la domanda
cautelare avrà l indicazione : ufficio giudiziario, parti, oggetto, provvedimento che si chiede al
giudice, e la causa petendi ( ragioni del chiedere), ovviamente qst ultima non avrà solo la
presumibile esistenza del diritto ( fumus boni iuris), ma anche il riferimento al periculum in mora.
Almeno nei casi di procedimento ante causam, la giurisp esige che il ricorrente descriva
compiutamente quale sia il diritto a tutela del quale propone la domanda cautelare, o meglio che
il ricorrente descriva quale sarà l azione ordinaria che intenderà proporre.
Qst necessità di indicare fin d ora quale sarà l azione ordinaria che si intenderà proporre, risponde
a 2 finalità:
1) Consentire il controllo sul rispetto delle norme di competenza.
2) quando il provvedim ha natura conservativa, dovrà essere seguito necessariamente dal
processo a cognizione piena, allora è necessario sapere quale sarà quel giudizio ordinario, per
consentire poi la verifica se rispetto alla misura cautelare data, sia stato poi attivato o no il
corrispondente giudizio ordinario.

Se la domanda cautelare non contiene la prospettazione del giudizio ordinario che si vuol proporre
si ritiene che si verifichi una ipotesi di nullità del ricorso cautelare. Si ricordi che il primo degli
articoli dedicati alle nullità, 156 cpc dice che un atto del processo è nullo non solo quando è la
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legge stessa a comminare una nullità, ma anche quando, secondo comma, l atto è privo di un
requisito indispensabile al raggiungimento dello scopo.
Quindi secondo la giurisp l enunciazione del futuro giudizio di merito è funzionale al
raggiungimento dello scopo, la sua carenza implica quindi la nullita dell atto.

Anche se il legisl sembra presupporre che per la domanda cautelare ci debba essere un ricorso ad
hoc, nulla impedisce che il soggetto col medesimo atto proponga il giudizio di merito e anche la
domanda cautelare. La cognizione come sappiamo può iniziare o con ricorso o con citazione.
Supponiamo che il giudizio di merito sia uno di quei giudizi che iniziano con ricorso (lavoro,
locazioni) qui col medesimo ricorso io inizio sia il giudizio di merito che il giudizio cautelare.
In un caso del genere il giudizio cautelare è da ritenere ante causam o in pendenza del giudizio di
merito? In pendenza di causa. Perchè è vero che c è una sincronia, ma è una sincronia per cui
pende contestualmente gia anche il giudizio di merito. Se il giudizio a cognizione piena è uno di
quelli che iniziano con citazione, prima questa si notifica e poi si deposita, allora si ha un
fenomeno parzialmente diverso, ma che porta alle medesime implicazioni: la citazione si notifica,
in questo momento il giudizio di merito pende, la citazione che contiene anche la domanda
cautelare, viene poi depositata in cancelleria. Siccome il procedimento cautelare inizia con il
deposito di un atto, il procedimento cautelare ha inizio quando la citazione che contiene la
domanda cautelare, è depositata in cancelleria. In questo caso è ancora più evidente che il
procedimento cautelare è un procedim in corso di causa.

La via ordinaria è una via che presuppone l attivazione del contraddittorio, anche qui nonostante
l urgenza, la regola madre, la difesa è inviolabile in ogni stato e grado del giudizio, implica che il
giudice prima di pronunciarsi sulla domanda cautelare, debba sentire anche l altra parte.
Allora depositato il ricorso, viene designato un giudice incaricato del procedimento cautelare, che
fissa l udienza e il ricorrente ha l onere di notificare alle altre parti il ricorso col provvedimento
che fissa l udienza. La parte che subisce la richiesta di domanda cautelare, può difendersi
depositando uno scritto, fino alla prima udienza, non ci sono regole che dicano che il convenuto
debba costituirsi prima dell udienza. ( come avviene per il rito ordinario).
All udienza è possibile che il giudice abbia già tutti gli elementi per decidere, supponiamo che i
fatti rilevanti siano non contestati, ma può anche accadere che almeno su uno dei fatti rilevanti ci
sia contrasto tra le parti. E l unico modo per uscire dal contrasto è assumere mezzi di prova. L
istruzione probatoria cautelare è caratterizzata dalla deformalizzazione dell istruzione, nel senso
che tutte le regole studiate per l assunzione delle prove nel processo ordinario di cognizione, non
sn necessariamente vincolanti qui, perchè il giudice procede agli atti istruttori nel modo che
ritiene più opportuno. ( art 669 sexies)
Da un lato si consente di derogare alle norme generali, dall altro non è pensabile che in sede
cautelare il giudice proceda fuori da qualsiasi regola. Bisogna fare una mediazione di ragione tra
le ragioni d urgenza e le regole generali. Lo si vede piu nella prassi che negli studi della dottrina o
giurisp.
Es: il giudice può sentire testimoni anche senza farli giurare, il giudice può raccogliere info anche
da terzi interessati, il giudice con riguardo ai documenti, può usare anche documenti diversi da
quelli tipici, se il giudice nomina un esperto, può dargli un incarico anche non articolato secondo il
modo descritto dalle norme sulla consulenza tecnica.
Quali atti di istruzione? Atti indispensabili. Vuol dire che il giudice intanto deve addentrarsi nell
istruzione probatoria, in quanto queste siano mirate non a raggiungere una certezza sull esistenza
del diritto, ma a raggiungere una soglia inferiore: verosimiglianze o fumus boni iuris che è il
presupposto della concessione della tutela cautelare. L istruzione probatoria cautelare si ferma nel
momento in cui si raggiunge questa verosimiglianza.
Es: se rispetto a una circostanza di fatto controversa, nel giudizio ordinario le parti indicano 3 testi
l una e 3 testi l altra, il giudice tendenzialmente dovrebbe sentirli tutti e 6, perchè non è detto che
dal sesto non arrivi una versione diversa da quella resa dagli altri e particolarmente credibile. Nel
procedimento cautelare ci si può fermare anche prima. Una cosa che il giudice non può fare è dire:
52
sento solo i testi indicati da una parte, ma potrebbe dire e spesso i giudici lo fanno: sentirò un teste
per parte, di più no.

La formula che abbiamo visto, è stata clonata dal legisl per un procedimento che abbiamo già
studiato, il procedimento sommario di cognizione, 702 ter. Qui però non si usa l espressione atti di
istruzione indispensabili, ma atti di istruzione rilevanti. In sede cautelare si assumono quelli
indispensabili perchè c è l urgenza, in sede di cognizione ordinaria nelle forme del processo
sommario, si assumono tutti i mezzi di prova rilevanti.

Compiuta l istruzione probatoria, Il giudice è pronto a rendere la pronuncia sulla domanda


cautelare. Forma: Ordinanza. Che può essere o pronunciata direttamente in udienza o riservata
( si chiude l udienza e il giudice depositerà l ordinanza qualche giorno dopo).
Questa è la via ordinaria per la decisione dei provv cautelari, ma l art 669 sexies prevede una
forma diversa nel caso in cui la convocazione della controparte potrebbe pregiudicare l
attuazione del provvedimento.
Questa seconda via processuale è una via che deroga al principio del contraddittorio. In casi
eccezionali al giudice è consentito concedere la misura cautelare prima di aver informato la
controparte della domanda cautelare e aver sentito le difese della controparte.
Due tipologie di casi:
1) casi della stra urgenza. Sta accadendo qualcosa di così grave ed imminente che o il giudice
provvede ad horas, in tempi strettissimi, o se no la misura cautelare rischia di essere inutile.
Es: dal fondo del vicino sta crollando un muro e da un momento all altro questo crollo danneggerà
l edificio. Disastro imminente.
2) la misura cautelare intanto a chance di successo in quanto sia tenuta segreta alla controparte.
Es: io temo che il dipinto di valore voi lo stiate per vendere a un terzo di buona fede. Se io vi
preavverto della mia domanda cautelare, il rischio è che se siete decisi a perseguire il vostro fine,
proprio perchè siete al corrente di una domanda cautelare, vendete al terzo di buona fede. Una
misura cautelare di questa specie ha successo soltanto se il sequestro viene concesso senza che voi
ne sappiate nulla, e quando siete tranquilli vi arriva l ufficiale giudiziario improvvisamente e ve li
sequestra. I pericoli che giustificano violazione del contradditorio sn pericoli da urgenza massima
(1), o da conoscenza della domanda (2). Qui il giudice può provvedere inaudita altera parte.

Il giudice col medesimo provvedimento con cui concede la misura cautelare, fissa anche l udienza
e il ricorrente dovrà notificare alla controparte il provvedimento con la fissazione dell udienza. all
udienza sentite ex post le ragioni della controparte, il giudice confermerà, modificherà o
revocherà il provvedimento dato inaudita altera parte. Tipica espressione di posticipazione del
contraddittorio rispetto alla pronuncia immediata. Sempre l art 669 sexies dice che: In questi casi
la notifica del provvedim e di fissazione dell udienza deve avvenire nel termine fissato dal
giudice. Termine perentorio. La giurisp ritiene che se il termine per la notifica non viene rispettato
il provvedimento dato inaudita altera parte perda efficacia.
Es: concedo il sequestro, do tempo all attore 10 giorni per notificare, se l attore non notifica, la
misura resa inaudita altera parte, perde di effetto.
Questo fenomeno non vale nel caso di procedimento cautelare a sequenza ordinaria, ossia quello
con attivazione del contraddittorio. Se non viene data la misura inaudita altera parte, il giudice
fissa un' udienza e un termine affinchè il ricorso con il decreto di fissazione dell udienza siano
notificati all altra parte. Se il termine non viene rispettato, la domanda cautelare non perde di
efficacia o si verifica una nullità esiziale, semplicemente il giudice darà un nuovo termine per
notificare, allungando i tempi. In fondo la cosa va a danno del ricorrente, che non riuscendo a
notificare deve allungare tempo per il raggiungimento della sua finalità cautelare. Se invece è stata
data la misura inaudita altera parte, la violazione del termine provoca la caducazione del
provvedimento inaudita altera parte.
Il provvedim cautelare puó avere due segni. Positivo(accoglimento) o negativo (di rigetto).
Partiamo dal secondo.
53
Provvedimento di Rigetto: se è pronunciato ante causam, deve contenere la pronuncia sulle spese
processuali relative al procedimento cautelare. Fatte salve le ipotesi di compensazione delle spese,
verrà condannato alle spese il soggetto che ha formulato la domanda cautelare e si è visto
respingere la sua domanda. È lui il soccombente rispetto alla domanda cautelare.
La pronuncia sulle spese è possibile solo se il procedimento cautelare è ante causam, perchè se
invece è in corso di casusa sulle spese si pronuncierà il giudice con la sentenza con cui chiuderà
il giudizio a cognizione piena nell ambito del quale il procedimento cautelare è stato proposto.
Art 669 septies: se la domanda cautelare è respinta per incompetenza del giudice, può essere cmq
riproposta, se invece la domanda cautelare è respinta nel merito, la domanda può essere
riproposta in quanto vengano formulate nuove ragioni di fatto o di diritto. Il rigetto della
domanda cautelare copre il dedotto, ma non il deducibile. Già visto
Non è richiesta una novità sopravvenuta( se cambiano le circostanze), basta raccontare qualcosa
di nuovo anche di preesistente che non si era raccontato in precedenza.

Il parallelo lo si fa sotto due versanti, quando abbiamo parlato della modifica revoca dei
provvedimenti relativi ai figli dei procedimenti di separazione e divorzio: sono sempre
modificabili al mutamento delle circostanze, qui non si richiede un mutamento delle circostanze,
basta il racconto nuovo.
Secondo paragone va fatto col giudicato ordinario derivante dalle sentenze, copre il dedotto e il
deducibile.
Es: se io ho perso la causa ordinaria perchè non ho raccontato al giudice che il vostro credito era
prescritto, non ne posso fare un' altra in cui eccepisco la prescrizione, perchè il giudicato che si
forma sull esistenza del vostro diritto, chiude il discorso non solo su quello che si è dedotto, ma su
tutto quello che sarebbe stato deducibile.

La disciplina dei procedimenti cautelari del 90 così come uscita dalla penna del legisl prevedeva
che contro i provvedimenti di rigetto, non fosse concessa nessuna impugnazione. Era possibile
riproporre la domanda, ma non era possibile impugnare davanti ad un diverso giudice il rigetto
della domanda cautelare. Invece i provvedimenti cautelari positivi, erano fin dall impianto
originario del legisl, soggetti a reclamo.

Interviene la cort cost per estendere la possibilità del reclamo anche ai provvedimenti negativi.
La possibilità del reclamo e alcune caratteristiche del reclamo, hanno complicato in parte la
disciplina del provvedimento di rigetto, perchè fra reiterabilita della domanda cautelare rigettata e
reclamabilità del rigetto, si è venuta ad avere una intersezione di discipline che richiede uno sforzo
di coordinamento. Vedremo.

Supponiamo che il giudice già leggendo il ricorso cautelare, prima ancora di aver attivato il
contraddittorio si renda conto che la domanda cautelare non potrà essere accolta
indipendentemente da quello che potesse dire la controparte, già la lettura del ricorso rivela che il
provvedimento cautelare non può essere dato.
D: il giudice potrebbe respingere la domanda cautelare con decreto o cmq per respingere la
domanda cautelare sarà obbligato a fissare l udienza, atttivare il contraddittorio con la controparte
e sentirla?
R1 potrebbe farlo anche senza sentire la controparte.
R2 no perche i casi di pronuncia inaudita altera parte sono tassativi, quelli visti prima.
Tesi dominante la R2, non si può, bisogna attivare il contraddittorio.
In casi macroscopici e invocando l economia di giudizio e l economia degli atti, la giurisp ha
talora consentito il rigetto della domanda con mero decreto. Naturalmente se la domanda cautelare
è respinta con decreto non si avrà poi la fissazione dell udienza come abbiamo visto prima, il
procedimento cautelare finirà lì. Naturalmente anche il rigetto con decreto potrà essere impugnato
attraverso il reclamo.

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Provvedimento positivo: il giudice accoglie la domanda cautelare. La misura cautelare così come
la sentenza di condanna, ha poi bisogno di essere portata ad esecuzione, anche la misura cautelare
ha poi bisogno di essere attuata.
Nel pronunciare sulla domanda cautelare positivamente fino al 2005 il giudice doveva in ogni caso
assegnare alla parte un termine per iniziare il giudizio di merito, termine nn superiore a 60
giorni.
Qst nesso tra tutela cautelare ante causam e giudizio a cognizione piena come abbiamo già
accennato è adesso in parte venuto meno. Per i provvedimenti anticipatori non è più necessario
attivare il procedimento di merito per mantenerli in piedi.
gli unici provvedimenti che esigono l attivazione del giudizio di merito sn i procedimenti cautelari
conservativi.
Il codice nn è stato così lineare: disciplina più frastagliata. Infatti Godono della stessa disciplina
degli anticipatori (non necessità del giudizio di merito)anche i:
1) provvedimenti d urgenza resi ai sensi del 700 cpc
2) le denuce di nuova opera e danno temuto.
La disciplina in questo modo si è offuscata perchè sia i provvedimenti d urgenza sia le pronunce di
denuncia di nuova opera e danno temuto possono essere di natura conservativa o di natura
anticipatoria. Per il legisl questi provvedimenti resistono indipendentemente dall attivazione del
giudizio di merito anche quando abbiano natura conservativa.
Es: di fronte alla denuncia di nuova opera il giudice può reagire concedendo la misura cautelare in
due modi: 1) consentendo che l opera prosegua ma imponendo una cauzione, o può 2) bloccare
provvisoriamente l opera. Il primo ha natura anticipatoria, il secondo conservativa, eppure in
entrambi i casi vale lo sganciamento tra tutela cautelare e tutela di merito. La stessa cosa vale per i
provvedimenti d urgenza.

Non sempre è facile distinguere tra provvedimenti conservativi ( tendono ad evitare che la
situazione di fatto si modifichi) e anticipatori (mirano a raggiungere un obiettivo di mutamento
che si vorrebbe poi raggiungere con la sentenza). Ma Ci sn molte ipotesi dubbie.
Es: Prendiamo quei provvedimenti che consistono nella sospensione degli effetti delle delibere
assembleari di spa. La sospensione è da considerare come provvedimento conservativo o
anticipatorio? La giurisp è divisa. Prima tesi: Bloccando gli effetti si conserva la situazione attuale,
si evita che la situazione si evolva in modo critico.
Seconda tesi: bloccare gli effetti di una delibera assembleare significa anticipare gli effetti di quello
che potrebbe essere alla fine del processo di cognizione, la dichiarazione di nullità della delibera
assembleare.
Quando il provvedimento cautelare non ha bisogno del giudizio di merito, qst nn significa che il
giudizio di merito nn possa essere proposto, o dalla parte che l ha ottenuto o dalla parte che l ha
subito. Nn è un onere, ma è una facoltà delle parti. Facoltà di sostituire a una cognizione
sommaria, una cognizione piena ed approfondita.

A qst punto parliamo della perdita di efficacia della misura cautelare: casi in cui il
provvedimento cautelare positivo dato, perde di efficacia per qlcosa che accade dopo la sua
pronuncia. 4 casi: ( ce ne sono anche altri oltre a questi, ma riguardano i singoli istituti cautelari)
Due riguardano tutti i provvedimenti cautelari, due riguardano solo i conservativi.

- 1 generale) art 669 undecies: prevede che il giudice nel concedere la misura cautelare, imponga a
chi l ha ottenuta una cauzione. Se la cauzione non viene versata il provvedimento cautelare
perde di efficacia. Si ricava che la misura cautelare è già efficace anche se la cauzione nn è ancora
prestata.
Es: il giudice dice: ordino di fermare i lavori, ma tu ricorrente entro 10 giorni, presta la cauzione.
Intanto i lavori possono essere fermati, se poi nel decimo giorno la cauzione non è versata, la
misura cautelare perde di efficacia. Il versamento della cauzione non sospende provvisoriamente

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la misura cautelare, è la mancata prestazione della cauzione che risolutivamente fa cadere la
misura cautelare.

- 2 generale) misura cautelare perde di efficacia se nel giudizio di merito viene pronunciata una
sentenza che dichiara inesistente il diritto a cautela del quale era stata data la misura.
Se a una cognizione sommaria ( cautelare) soppraggiunge una cognizione piena ed esauriente
(processo ordinario), nn c è ragione per nn dar più valore alla decisione a cognizione piena rispetto
a quella sommaria. Basta una sentenza di primo grado.

Allora un soggetto che si è già visto dar torto nel merito con un processo a cognizione piena, può
chiedere un provvedimento cautelare a tutela di questo diritto nella speranza di vederselo
riconosciuto dal giudice dell impugnazione? R: tendenzialmente NO, perchè se una sentenza
anche solo di primo grado, travolge il provvedimento cautelare già dato, bisognerebbe dire per
analogia, che non è possibile dar tutela a un diritto che una sentenza seppur di primo grado, ha già
dichiarato inesistente.
Il fatto che qualsiasi pronuncia anche solo di primo grado, che dichiari inesistente il diritto,
travolga il provvedimento cautelare già dato, ci fa anche capire che l interesse di promuovere il
giudizio di merito, può essere di tutte le parti e in particolare di chi ha subito la misura cautelare,
anche fuori dalla distinzione tra conservativi e anticipatori.
Lo stesso effetto di caducazione della misura cautelare ce l ha anche il lodo arbitrale o se il
giudizio di merito a cognizione piena è attribuito alla cognizione di giudici non italiano, la
pronuncia del giudice straniero che dichiari inesistente il diritto fatto valere.

- 3 conservativi): caso in cui il processo a cognizione piena non è attivato nel termine. Ci troviamo
di fronte ad un provvedimento dato ante causam, il giudice ha assegnato un termine per iniziare il
giudizio di merito, il giudizio di merito non viene iniziato nel termine.

- 4 conservativi) il giudizio di merito è stato iniziato nel termine, oppure era già pendente, ma
questo giudizio si estingue. estinguendosi non è idoneo a portare ad una decisione di merito.
Lasciando da parte la cauzione quindi le vicende del giudizio di merito rispetto al cautelare sono
queste: se il giudizio di merito si estingue, l estinzione travolge solo i provvedimenti cautelari
conservativi, se il giudizio di merito non viene attivato nel termine, perdono di efficacia solo i
provvedimenti cautelari conservativi, se il giudizio di merito va avanti fino ad una decisone e
questa decisione è nel segno che il diritto non esiste, l inesistenza del diritto gioca un effetto
ablativo caducatorio di perdita di efficacia su tutti i provvedimenti cautelari, che abbiano natura
conservativa, che abbiano natura anticipatoria.

D: se il giudizio di merito termina con una pronuncia meramente processuale, questa sentenza
processuale incide o no sui provvedimenti cautelari già dati? Ipotesi più ragionevole:
R: se ci troviamo di fronte a provvedim anticipatori, dal momento che non è necessario instaurare
il merito affinchè conservino la loro efficacia, se la sentenza è meramente processuale, questa non
incide sui provvedimenti cautelari già dati. Se invece il giudizio di merito interessa un
provvedimento conservativo, ovviamente la pronuncia meramente processuale farà perdere
efficacia al provvedimento cautelare di natura conservativa.

2 precisazioni: 1) le pronunce processuali di incompetenza e di difetto di giurisdisione, siccome


consentono la translatio iudicii nn producono immediatamente la perdita di efficacia della
misura cautelare, perchè non impediscono che si possa arrivare a una pronuncia di merito.
2) Una pronuncia processuale nn dovrebbe travolgere il provvedim cautelare anticipatorio,
bisogna però fare una precisazione:
Es: il giudice della causa a cognizione piena, dica: non è possibile giudicare nel merito, per un
motivo ( impedimento processuale) che interessa non solo il giudizio di merito, ma lo stesso
provvedimento cautelare. Prendiamo ad esempio la legittimazione ad agire: se io ottengo un
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provvedimento cautelare, sia pur anticipatorio, poi viene fatto il giudizio di merito e il giudice con
la sentenza che chiude il giudizio di merito dica: Ronco non è legittimato ad agire rispetto a quella
posizione soggettiva, questa affermazione coinvolge necessariamente anche il provvedimento
cautelare. Perchè significa implicitamente che io il provvedimento cautelare non potevo
ottenerlo. Infatti il giudizio a cognizione piena mi dichiara privo di una condizione necessaria.
Allora per questi casi bisogna dire che una pronuncia meramente processuale travolge anche i
provvedimenti cautelari di natura anticipatoria o i provvedimenti concessi ex 700 cpc, o le
denuncie di nuova opera e danno temuto.

Spese:
abbiamo detto che se il giudice respinge la domanda cautelare, condanna alle spese se il
procedimento cautelare è stato fatto ante causam. Perchè se siamo in corso di causa le spese
verranno regolate alla fine con sentenza. Ora vediamo la pronuncia sulle spese accessoria all
accoglimento della domanda cautelare. La regola è simile ma con una particolarità. Anche qui nn c
è pronuncia sulle spese se il procedimento cautelare è in corso di causa. Se il procedimento è
ante causam, bisogna fare una distinzione. Anticipatori e conservativi. Se il provvedimento è
anticipatorio, nn c è necessità di attivare il merito, allora la pronuncia sulle spese dovrà essere
fatta nell ambito del provvedimento cautelare, perchè è un provvedimento cautelare al quale non
è detto che seguirà mai un processo a cognizione piena. Se invece siamo ante causam, ma ci
troviamo di fronte ad un provvedimento cautelare conservativo, allora il giudice nn pronuncia
sulle spese, perchè sulle spese si pronuncerà il giudice del giudizio di merito che verrà attivato
necessariamente. Ma se il procedimento di merito non viene attivato?
Soluzione non è così semplice: nel dare il provvedimento cautelare il giudice dovrebbe condannare
alle spese la controparte di chi l ha ottenuto, ma se poi chi ha avuto il provvedimento cautelare
non attiva il giudizio di merito, e quindi la misura cautelare cade? C è un procedimento per far
dichiarare la perdita di efficacia del procedimento cautelare. Ed è nell ambito di questo
procedimento che ci potrà stare la condanna alle spese.

2 cose ancora:
1) Nella disciplina originaria degli articoli 669 bis e ss la condanna alle spese aveva una disciplina
particolare, nel senso che contro quel pezzo del provvedimento cautelare che pronuncia sulle spese
era prevista la stessa opposisione identica a quella del decreto ingiuntivo. La parte che ha subito la
condanna alle spese, o la parte che ha chiesto la condanna alle spese e gli è stata rifiutata, può fare
opposizione nelle forme dell opposizione del decreto ingiuntivo. Regola strana che 10 anni fa è
stata eliminata. Ora il problema è Come si può ora contestare la pronuncia sulle spese?
La pronuncia sulle spese non è una pronuncia cautelare, perchè è una pronuncia su un diritto
soggettivo ad avere una somma di denaro, che non è data secondo fumus boni iuris o periculum
in mora, è data secondo i canoni ordinari, pur essendo accessoria ai provvedimenti cautelari. Qui si
apre una alternativa di soluzioni:

La condanna alle spese contenuta nel provvedimento cautelare non forma giudicato, non forma
accertamento di nessun tipo, per cui può essere rimessa in discussione senza preclusioni di
nessun genere.
Es: ho ottenuto la condanna vostra alle spese, inizio un' esecuzione contro di voi per avere questa
somma, voi potreste sollevare l opposizione all esecuzione e contestare liberamente l ammontare
della condanna alle spese.

Seconda cosa.. es: il giudice che concede un provvedimento cautelare ante causam scriva:
pronuncio sulle spese perchè qst è un provvedimento cautelare anticipatorio. Voi nn attivate, forti
di quello che ha scritto il giudice, il merito! Io al 61esimo giorno agisco per far dichiarare inefficace
il provvedimento cautelare, perchè dico: giudice dichiara inefficace il provvedimento cautelare
perchè non era anticipatorio, ma era un cautelare conservativo e i cautelari conservativi,
necessitano l attivazione del giudizio di merito. Immaginiamo che il giudice a cui viene chiesta la
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perdita di efficacia del provvedimento, ritenga che si tratti di un provvedimento conservativo, per
cui avrebbe dovuto attivare il giudizio di merito nei 60 giorni. Potrà chi era stato inerte facendo
affidamento su quello che aveva dichiararo il giudice nel pronuciare il cautelare, dire: quello che
ha detto il giudice col cautelare vale e quindi è un provvedimento anticipatorio e non è possibile
che altri dica diversamente, o potrà almeno dire: mi sono trovato in una situazione di incolpevole
affidamento e chiedo una sorta di rimessione in termini per errore scusabile?
È molto discusso.
Tesi dominante draconiana: quello che ha scritto il giudice del cautelare non crea affidamento ed
è stato reso ai soli fini delle spese, la parte se non attiva il giudizio di merito supponendo che sia
anticipatorio, lo fa a suo rischio e pericolo. Se poi un giudice dichiara che un provvedimento è
conservativo e il merito avrebbe dovuto essere attivato, questo gioca a danno della parte.
Critica alla tesi draconiana: la regola per cui i cautelari anticipatori non esigono giudizio di
merito, è una regola di economia processuale. Se noi adottiamo la tesi che sembra maggioritaria in
giurisp, le parti nel dubbio tenderanno ad attivare il giudizio di merito proprio per evitare che gli
si dica che era un provvedimento cautelare conservativo. E questa è una conseguenza che
frustrerebbe la finalità deflattiva, di alleggerimento del contenzioso, cui la regola mira.

Ronco lez 10 del 05.04: Revoca o modifica del provvedimento cautelare; disciplina del reclamo
cautelare.

Disciplina della revoca o modifica del provv cautelare:

Dobbiamo immaginare che un provvedimento cautelare sia stato concesso, per cui pronuncia
positiva. Sappiamo che il provvedimento cautelare non forma giudicato.
D: è possibile domandare al giudice di revocare, modificare il provvedimento cautelare già dato?
R: art 669 decies: il quale consente la revoca o modifica solo se:
1) mutano le circostanze (dopo la pronuncia cautelare cambia qualcosa nella realtà
extraprocessulae, succede qualcosa di cui ovviamente il giudice cautelare non ha tenuto conto
perchè è un accadimento successivo.)
2) vengano a conoscenza della parte che chiede la revoca o la modifica, fatti preesistenti, ma in
precedenza ignorati.
Quindi revoca e modifica poggiano sul presupposto di una novità, o novità fattuale o di
conoscenza.

Facciamo il parallelo rispetto alla possibilità di chiedere nuovamente un provvedimento


cautelare dopo che la prima richiesta è stata respinta. Di fronte ad un provvedimento cautelare
negativo, la domanda può essere reiterata se si adducono nuove ragioni in fatto o diritto. Quali
che siano, anche se non sopravvenute, anche se già conosciute purchè non fossero state ancora
raccontate al giudice che ha negato il provvedimento.
Nel caso di provvedimento positivo di cui si vuole revoca o modifica, serve che sia cambiato
qualcosa. Che la realtà si sia evoluta, o che la conoscenza della realtà si sia arricchita di elementi
prima sconosciuti.
Es: se voi domandate un provvedimento cautelare contro di me, io sono a conoscenza di una
circostanza che potrebbe comportare il rigetto della vostra domanda cautelare, ma non la racconto
al giudice, e quindi il provvedimento cautelare vi viene concesso, non potrò poi chiederne revoca o
modifica perchè è un fatto preesistente che già conoscevo. Se voi invece domandate un
provvedimento cautelare contro di me, non raccontando tutto quello che avreste potuto raccontare,
il giudice vi nega il provvedimento cautelare, voi potete reiterare la richiesta, raccontando cose che
non avevate raccontato, anche se già esistevano fenomenicamente e se già le conoscevate.

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Quindi è più resistente il provvedimento cautelare positivo. Perchè per cambiarlo serve una
sopravvenienza di fatto o di conoscenza, Il provvedimento negativo è più facilmente mutabile,
perchè è sufficiente il racconto di un fatto nuovo anche se preesistente o già conosciuto.
Si direbbe che l ordinamento guardi con più favore al provvedimento che muta le cose,
provvedimento positivo di cui si chiede la revoca o modifica, rispetto al provvedimento negativo
che lascia le cose come stanno e può essere più facilmente cambiato.

A chi si chiede revoca o modifica?


Se è pendente il giudizio di merito, revoca o modifica si domandano al giudice davanti al quale
pende il giudizio di merito.
Se giudizio di merito non è pendente, o è pendente davanti a giudice straniero o arbitri, revoca o
modifica si chiedono al giudice che ha concesso il provvedimento cautelare.

Il Reclamo rappresenta la novità di punta della riforma dei provvedimenti cautelari del 1990.
Questa riforma istituisce per la prima volta un mezzo di impugnazione nell ambito dei
procedimenti cautelari. Fino al 90 non esistevano mezzi di controllo immediato sui provvedimenti
cautelari. Dato un provvedimento cautelare era possibile, se il giudizio di merito avesse detto che il
diritto soggettivo non esiste,che il provvedimento cautelare perdesse di effetto, ma non esisteva un
mezzo di controllo.
Anni '70 e primi anni '80, data la pesante crisi dei giudizi civili, durate abnormi dei processi civili, c
era un uso abituale della tutela cautelare. In particolare si utilizzava il procedimento cautelare per i
provvedimenti urgenti. Art 700 cpc. I provvedimenti d urgenza si erano moltiplicati a dismisura.
Ecco allora l esigenza di avere un mezzo di impugnazione, controllo rispetto al provvedimento
cautelare. Anche se non ci troviamo di fronte ad una necessità costituzionale, perchè la cost non
riconosce neppure l appello come mezzo necessario, riconosce solo il ricorso per cassazione. A
maggior ragione non riconosce come necessario un mezzo di impugnazione nell ambito dei
procedimenti cautelari.
La riforma del 90 introduce il reclamo all art 669 ter decies del cpc.
È cm l appello, un mezzo a critica illimitata, nel senso che attraverso il reclamo si può far valere
qualsiasi ragione di ingiustizia, irritualità, violazione di legge, del provvedimento cautelare. Così
come l appello, anche il reclamo cautelare è un mezzo di impugnazione di tipo sostituitvo, cioè la
pronuncia resa in sede di reclamo, prende il posto della pronuncia reclamata quand' anche la
confermi.
Es: concesso il provvedimento cautelare A, chi lo ha subito propone reclamo, il giudice del reclamo
dice che è giusto il provvedimento cautelare e viene confermato il provvedimento cautelare A. Il
provvedimento che residua, dopo aver percorso la prima fase e la fase di reclamo, non è più il
primo, è il secondo reso dal giudice del reclamo, anche quando questo sia di contenuto identico,
rispetto al primo.
Si era discusso nei lavori preparatori della riforma del 90, a chi attribuire la competenza sul
reclamo. idea originaria: costruirlo proprio come un appello. In realtà il legisl prendendo
ispirazione da ordinamenti stranieri e dall ordinamento canonico, ha costruito un appello
circolare: il reclamo nn viene attribuito ad un organo diverso da quello che ha pronunciato il
provv cautelare, ma allo stesso organo.
Se la misura è stata pronunciata dal Tribunale, il reclamo si propone a un collegio di tre giudici
del medesimo tribunale, ma ovviamente di qst collegio non puo far parte il giudice che ha
pronunciato il provvedimento reclamato. Se il provvedimento è reso dalla corte d appello,
competenza resta alla corte d' appello, ma:
se la corte d appello è divisa in sezioni, il reclamo va ad una sezione differente.
se la corte d appello non è divisa in sezioni, il reclamo va alla corte d appello più vicina. Come si
fa a sapere? C è allegata alle disposiz di attuaz del c.p.p, una tabella che considera quali sn le corti
più vicine.
Giudicano sia corte d appello, sia tribunale, collegialmente.

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La garanzia di maggior giustizia della decisione del reclamo, non è ottenuta attribuendo la
competenza ad un organo superiore, ma attribuendola allo stesso organo, ma con una
composizione di tre magistrati anzichè uno.

Come si propone il procedimento di reclamo?


Si propone con ricorso. In un termine brevissimo, 15 giorni. 15 giorni che decorrono:
- Se provvedimento cautelare è reso in udienza, i 15 giorni decorrono dall udienza,
- se il giudice non ha pronunciato alla fine dell udienza, ma si è riservato e ha depositato
successivamente l ordinanza, i 15 giorni decorrono da quando l ordinanza è stata notificata o
comunicata. Il primo è un atto del cancelliere che porta a conoscenza delle parti il provvedimento.
La notificazione è fatta su istanza di parte.
Es: io ho ottenuto il provvediemnto cautelare contro di voi, sapendo che la cancelleria del giudice
non è una scheggia, penso che mi verrà comunicato tra una ventina di giorni, ma io ho esigenza di
stringere i tempi. Prendo l iniziativa e vi notifico l ordinanza, in questo caso il termine decorre
dalla notifica e non dalla comunicazione. Il termine decorre dal primo dei due atti, notifica o
comunicazione.
Ricevuto il ricorso viene fissata un ' udienza, ci possono essere mezzi istruttori e il collegio decide
con ordinanza.
Il provvedim cautelare è cmq esecutivo nonostante il reclamo, esattamente cm l appello nn
sospende l esecutorietà della sentenza di primo grado.
Ma c'è spazio perchè il giudice del reclamo sospenda l immediata esecutorietà. Lo può fare il
presidente quando per motivi sopravvenuti, l esecuzione del provvedimento cautelare potrebbe
arrecare grave danno.
Gli spazi per la sospensione sono davvero ristretti, non solo si richiede il grave danno, ma
soprattuto si richiede che il grave danno discenda da un mutamento delle circostanze, dopo la
pronuncia del provvedimento cautelare. La semplice eventualità che il provvedimento cautelare
sia di per sè molto dannoso, non è una ragione sufficiente per sospendere.
D: dopo il reclamo c è il ricorso per cassaz?
Art 669 ter decies non dice niente. Bisogna ricorrere alla costituzione?
Art 111 cost: contro le sentenze e contro i provvedimenti in tema di libertà personale, è sempre dato per
violazione di legge il ricorso per cassazione.
Ma ricordiamo che la corte cost legge da sempre il termine sentenza non come riferito alla forma,
ma come riferito alla sostanza di sentenza. Hanno la garanzia del ricorso in cassaz, tutti i
provvedimenti qualsiasi forma abbiano, purchè abbiano due requisiti:
- incidano sui diritti soggettivi
- siano definitivi (non modificabili).
L ordinanza che decide il reclamo senz altro incidi su diritti soggettivi, ma nn ha la caratteristica
della definitività.
Perchè il provvedimento cautelare non solo è modificabile, revocabile, ma è un provvedimento
suscettibile di cadere se superato dalla decisione a cognizione piena. Come detto ieri, qualsiasi
sentenza del giudizio ordinario che dica che il diritto non esiste, fa perdere di efficacia al
provvedimento cautelare.
Es: io che ho subito il provvedimento cautelare, ho reclamato e il reclamo mi è andato male, non ho
la garanzia del ricorso per cassazione, perchè posso promuovere un giudizio ordinario, e se questo
giudizio ordinario dirà che il vostro diritto non esiste, farà cadere il provvedimento cautelare. Il
provvedimento cautelare non è così stabile da giustificare il ricorso per cassaz.

Leggera apertura della corte di cassaz, a consentire un controllo dei provvedimenti cautelari,
anche in sede di reclamo, attraverso il regolamento di competenza. Lo vedremo.
Se non è dato il ricorso per cassaz contro i provvedimenti cautelari, questo giustifica il fatto che chi
farà una ricerca di giurisprudenza vedrà che in questo campo le sentenze della corte di cassaz sono
scarsissime, perchè sui provvedimenti cautelari in cassaz non si va. Quasi tutta la giurisp è fatta da
pronunce di merito.
60
A chiusura del sistema anche qui vale la regola dell Art 363 cpc, ricorso per cassaz nell interesse
della legge, che consente al procuratore generale presso la corte di cassaz, di chiedere alla corte
di cassaz di pronunciarsi anche nei confronti di provvedimenti che non sarebbero impugnabili.
Il ricorso nell interesse della legge non giova ai litiganti, giova all ordinamento. È un modo per far
dire alla cassaz una parola interpretativa anche su temi dove normalmente, come per i cautelari, la
cassaz non potrebbe intervenire.
Es: viene reso un provvedimento cautelare in sede di reclamo che grida vendetta, nel senso che è
contrario alle norme dell ordinamento italiano, il procuratore geneale presso la corte di cassaz, se
attento, può chiedere alla corte di cassaz di cassare quel provvedimento nell interesse della legge.
Questa pronuncia non andrà però a toccare la posizione delle parti. Sarà resa soltanto a garanzia
della tenuta interpretativa dell ordinamento.

La disciplina generale delle impugnazione, conosce l impugnazione incidentale, che viene


proposta dal soggetto contro il quale è stata promossa una prima impugnazione.
Es: siamo soccombenti sia voi che io, voi impugnate per primi nella parte in cui la sentenza vi
nuoce, se voi impugnate, allora anche io che non avevo inizialmente intenzione di impugnare,
voglio impugnare in dipendenza della vostra impugnazione, ed ho l onere di impugnare nell
ambito della stessa, per evitare che ci siano impugnazioni separate contro la stessa sentenza.
Art 334 cpc consente l impugnazione incidentale tardiva.
Es: voi impugnate per primi nell ultimo giorno utile, io che ero stato fermo perchè la sentenza tutto
sommato se passa in giudicato mi nuoce solo pàrzialmente, ma se voi impugnate vorrei impugnare
anche io per il pezzo di sentenza che mi nuoce. Se voi impugnate l ultimo giorno, frustrate questa
mia possibilità di contro-impugnare. Impugnazione incidentale può essere fatta anche oltre il
termine per impugnare, se il ritardo è giustificato da un' impugnazione precedente.

Allora è permesso anche il Reclamo incidentale tardivo?


Se il provvedim cautelare dà un po' torto e un po' ragione a tutti e due e uno dei due reclama nel
breve termine dei 15 gg può l altro innestare il suo reclamo incidentale anche se è già scaduto il
termine di 15 gg?
La giurisp si è assestata nell' affermare: il reclamo incidentale è possibile, ma nn è possibile il
reclamo incidentale tardivo, perchè l art 334 è una norma eccezionale, nulla si dice a proposito
del reclamo e non si può violare il termine di 15 giorni che è perentorio per tutti.
Recentemente Tribunale di Milano 23 maggio 2011: procedimento relativo a proprietà intelletuale
e concorrenza. Un soggetto sostiene che un altro stia abusando del proprio marchio.il soggetto
formula due domande cautelari:
1) La prima a tutela del marchio: giudice ordina agli studenti di smetterla di copiare il mio marchio
e di togliere dal commercio i prodotti.
2) la seconda: riconosci che gli studenti hanno commesso atti di concorrenza sleale.
Il giudice dà torto sul marchio, dice il marchio di Ronco non è registrato ( non è vero! :) ), però gli
studenti hanno copiato le caratteristiche estetiche del prodotto e hanno commesso atti di
concorrenza sleale, per cui viene concessa la seconda misura cautelare richiesta. Gli studenti
propongono reclamo. Ronco fa un reclamo incidentale tardivo, perchè dice supponiamo che il
giudice del reclamo dia ragione agli studenti, vuole rimettere in discussione la prima domanda
cautelare dalla quale risulta soccombente e che il giudice dia ragione a lui sulla prima domanda
cautelare sulla quale Ronco era soccombente.
Il tribunale di Milano ha ritenuto che il reclamo incidentale in quanto tardivo, non fosse da
prendere in considerazione.

Rapporti fra revoca, modifica, reiterazione della domanda cautelare respinta e reclamo:

Nell impianto originario del 90 il reclamo era consentito solo contro i provvedimenti cautelari
positivi, contro i provvedimenti negativi non era previsto reclamo.
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Il legisl aveva pensato che non fosse il caso di dare reclamo contro i provvedimenti negativi,
perchè di fronte al provvedimento negativo è possibile riproporre la domanda a condizione che si
racconti qualcosa di nuovo, e tanto bastava per il legisl a garantire il diritto delle parti ad ottenere
tutela cautelare.
Qst idea del legisl non è piaciuta alla corte cost la quale con due pronunce, n. 253 del 94 e la n.197
del 95 ha dichiarato costituz illegittimo l art 669 ter decies, laddove nn consente il reclamo contro
i provvedimenti negativi.
La corte ha ragionato così: Alla luce del principio della parità delle armi, principio per cui i
litiganti devono avere tendenzialmente lo stesso trattamento. I parametri utilizzati: art 3 I comma
cost in combinazione con art 24 I comma cost.
Chi subisce un provvedimento cautelare può reclamare a tutto campo perchè il reclamo è un
mezzo a critica illimitata. Chi invece si vede respingere un provvedimento cautelare non può
rimediare a tutto campo, reiterando la domanda cautelare, perchè la si può reiterare solo se si
racconta qualcosa di nuovo. Ma se uno si è visto respingere la domanda e ritiene che il rigetto sia
ingiusto, non perchè ci siano altre cose da raccontare, ma proprio per quello che ha già raccontato,
non ha la chance di riproporre la domanda e non ha il reclamo, si trova quindi in una condizione
diversa e deteriore rispetto a chi ha subito la misura cautelare. Bisogna quindi secondo la corte
riconoscere il reclamo anche contro i provvedimenti cautelari negativi.

La griglia problematica nasce nel tentativo di coordinare:


- lá reiterabilita del provvedimento cautelare negativo e il reclamo
- la possibilita di chiedere modifica, revoca del provvedimento cautelare positivo e il reclamo.
Anche perchè Il legisl in una delle ultime riforme del 669 ter decies IV comma ha scritto: le
circostanze e i motivi sopravvenuti al momento della proposizione del reclamo, devono essere proposti nel
rispetto del principio del contraddittorio nel relativo procedimento.
Cioè: Se è stato proposto reclamo, le circostanze e i motivi sopravvenuti devono essere proposti al
giudice del reclamo. Allora passiamo alla griglia:

1) esiste un elemento si sarebbe potuto raccontare nel procedimento cautelare, ma non è stato
raccontato al giudice del provvedimento cautelare.

- Il giudice respinge la domanda, io che ho chiesto il provvedimento cautelare cosa posso fare?
A) riformulare la domanda cautelare a condizione che racconti quella circostanza che non ho
raccontato.
B) oppure reclamare contro il provvedimento di rigetto. E siccome il reclamo è a critica illimitata,
posso far valere con reclamo anche le stesse ragioni che avevo già raccontato.

- il giudice accoglie la domanda cautelare, la parte che ha subito il provvedimento cautelare, cosa
può fare?
A) può reclamare, su tutto in quanto mezzo a critica illimitata.
B) non può chiedere la revoca o la modifica, perchè possono queste essere chieste solo per motivi
sopravvenuti o motivi preesistenti, ma sconosciuti.

2) caso in cui si ignorava un dato di fatto già esistente ma occulto.


- se il provvedimento non è stato concesso, ma è stato respinto:
A) sarà possibile reclamare
B) sarà possibile riformulare un nuovo procedimento cautelare raccontando quel fatto rimasto
occulto.
- Se il provvedimento è stato concesso:
A) sarà possibile reclamare
B)sarà possibile chiedere revoca e modifica

3) se dopo la pronuncia sul provvedimento cautelare la situazione di fatto cambia:


62
- se il provvedimento è stato respinto:
A) fare reclamo
B) riproporre una nuova domanda cautelare

- se il provvedimento è stato concesso:


A) fare reclamo
B) chiedere la revoca modifica

4) voi avete chiesto un provvedimento cautelare che vi è stato concesso. Il giorno dopo io scopro l
elemento che ignoravo durante la pendenza del procedimento cautelare e che gioca a mio favore.
Es: voi avete chiesto un cautelare di alimenti nei miei confronti, adducendo di essere poveri, ma
avete taciuto una vincita al totocalcio di una settimana prima, che io ignoravo e che scopro oggi
dopo la pronuncia del provvedimento cautelare.
In questo caso io posso chiedere revoca o modifica, o reclamare. Ma se reclamo ho l onere di
raccontare al giudice del reclamo questo fatto nuovo. Questo per il IV comma del 669 ter decies.
Se non reclamo posso decidere di spendere questo fatto nuovo attraverso una richiesta di revoca o
modifica.
Non c è quindi l onere di reclamare per fatti nuovi o per fatti preesistenti sconosciuti, perchè uno
potrebbe chiedere la revoca o la modifica, ma se il reclamo è proposto, nel reclamo i fatti
sopravvenuti o le nuove conoscenze di fatti prima ignorati, vanno per forza spesi.
Ultimo caso 5): c è stata la scoperta della vostra vincita al totocalcio, io reclamo, ma non faccio
valere questo fattore che potrebbe portare al rigetto della vostra domanda cautelare di avere degli
alimenti, faccio valere altre ragioni. Il giudice del reclamo respinge il reclamo, a qst punto posso
chiedere la revoca o la modifica raccontando di aver conosciuto la vostra vincita al totocalcio?
NO! Perchè avendo fatto reclamo avevo l onere di raccontare nel reclamo quella nuova
conoscenza, se non l ho fatto mi sono bruciato la possibilità di spendere questa nuova scoperta. Se
dopo la pronuncia del reclamo succede altra cosa nuova, o altra nuova conoscenza, questa sarà
ovviamente deducibile.

D: si può ipotizzare una contemporanea pendenza del reclamo fatto da un soggetto e dell istanza
di revoca o modifica fatto da un altro? Tendenzialmente sì.
Contro il provvedimento di revoca o modifica è dato reclamo? Risposta è adesso positiva. Es:
provvedimento cautelare concesso a vostro favore, io non lo reclamo. Ma chiedo la revoca o
modifica per fatti sopravvenuti. La revoca o modifica mi viene negata, posso reclamare il
provvedimento che mi nega la revoca o modifica che in sostanza lascia fermo il primo? La giusip
dice di NO, in realtà il reclamo è da ammettere, ma con dei limiti: siccome revoca o modifica sono
possibili solo per sopravvenienze, se la revoca o modifica vengono rifiutate, io potrò reclamare
non per le ragioni per cui a suo tempo era stato concesso il provvedimento cautelare, ma posso
reclamare in realzione a quelle sopravvenienze di fatto di conoscenza di cui il giudice della
revoca o modifica non ha tenuto conto.

Premessa: appello è un mezzo di impugnazione sostitutivo, salvo che in qualche ipotesi prevista
negli articoli 353, 354 cpc in cui l appello è meramente rescindente, perchè il giudice d appello
deve annullare la decisione di primo grado e rinviare le parti in primo grado. Sono casi di
rimessione al primo giudice. Il processo è partito in primo grado, finito in appello, torna in primo
grado.
L art 669 ter decies, 4 comma: non è consentita la rimessione al primo giudice. il giudice del
reclamo cautelare non può fare quello che può fare il giudice d appello, non può annullare con
rinvio.
Problema: i casi in cui nella disciplina dell appello si ha la rimessione del giudice d appello in
primo grado, sono di 2 specie:
A) Giudice d appello rimette in primo grado perchè in primo grado era mancata una decisione di
merito.
63
Es: Casi in cui il giudice di primo grado si dichiara privo di giurisdizione, quindi non decide, il
giudice d appello dice che la giurisdizione c è, non fa lui la decisione di merito, ma rimette in
primo grado. O analogamente quando il giudice di primo grado ha dichiarato l estinzione del
processo.

B) giudice d appello rimette in primo grado perchè in primo grado si era verificato un vizio
processuale grave.
Es: casi in cui non è stato rispettato il litisconsorzio, la sentenza è priva della sottoscrizione del
giudice, la notifica dell atto introduttivo è stata viziata.
Nel dire che non è consentita la rimessione in primo grado, non si capisce se il giudice del reclamo
cautelare di fronte a uno dei casi in cui per la disciplina dell appello ci dovrebbe essere rimessione,
visto che il giudice del reclamo non può far la rimessione, che cosa debba fare.
La soluzione è semplice per la prima serie di ipotesi. Quella in cui il giudice avesse detto non
posso decidere perche sn privo di giurisdizione, procedimento cautelare si è estinto, è chiaro che se
il giudice del reclamo è di contrario avviso, cioè ritiene che la giurisdizione sussista o che si possa
decidere perchè non si è estinto nulla, non potendo rimettere in primo grado dovrà far lui la
decisione di merito.
Invece più dubbio è cosa capiti se il giudice del reclamo si avvede che è stata violata una norma
processuale, ad es si rende conto che il procedimento cautelare di primo grado ha avuto un vizio
nella notifica dell atto introduttivo per cui la domanda cautelare è stata accolta nella contumacia
del convenuto, il quale incolpevolmente non ha potuto difendersi. Qua nel dire non è possibile
rimessione in primo grado, si aprono 2 alternative:
1) il giudice del reclamo riconosciuto il vizio non può far altro che annullare e chiudere con una
pronuncia di inammissibilità della domanda cautelare. Riscontra il vizio, lo dichiara, annulla e
chiude.
2) ipotesi più aperta a favorire una decisione cautelare: il giudice del reclamo riscontra il vizio, lo
sana nel corso del reclamo e poi decide sulla domanda cautelare.

La giurisp univoca è nel primo senso, cioè se il giudice del reclamo riscontra un vizio, che per la
disciplina ordinaria dell appello avrebbe richiesto la rimessione in primo grado, rimessione che lui
non può fare, deve limitarsi ad annullare il provvedimento cautelare e a chiudere. Forse alla luce
di questo orientamento c è il pensiero della giurisp che se si consentisse in sede di reclamo di
compiere le attivita sanabili, il reclamo si allungherebbe troppo, nonchè la considerazione che
cmq la domanda cautelare può essere riproposta.

Caso: un requisito essenziale della domanda cautelare è l indicazione del giudizio a cognizione
piena che si vorrà proporre, questo perchè bisogna enunciare subito quale sarà l azione ordinaria
che si andrà a proporre. Il tribunale di Modena con una pronuncia del 16/6/ 99 ha affermato che se
il ricorso cautelare non contiene questa descrizione di futura causa di merito, il ricorso è nullo. Se
la nullità la riscontra il giudice del reclamo, deve annullare il provvedimento cautelare e
chiudere il procedimento di reclamo senza decidere sul merito.

Ronco lez 11 del 11.04: approfondimento su profili generali dei procedimenti cautelari; disciplina
del sequestro cautelare.

Norme generali procedim cautelari. 2 profili:

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1) Il primo rispetto a un Tema già trattato. Abbiamo detto che il Reclamo funziona come un
appello, ma non c è il ricorso in cassaz, Perche i provv cautelari non hanno natura definitiva. Con
riferimento alla Competenza: c è un mezzo di impugnazione specialissimo che è il regolamento di
competenza, che porta direttamente alla corte di cass la censura dell impugnazione alle decisioni
in tema di competenza. la corte di cassaz è nel senso che il regolamento di competenza contro i
provvedimenti cautelari non è ammissibile. Come non è possibile il ricorso per cassaz, così non è
neanche possibile una decisione della cassaz sul regolamento di competenza. Ma esiste una figura
di regolam di competenza che nn e un' impugnaz: art 44 cpc Regolamento di competenza d
ufficio: Se un giudice si dichiara incompetente per materia o territorio (inderogabile) e la causa
viene riassunta davanti al giudice ritenuto competente, se anche questo si dichiara incompetente,
non può dichiarare la propria incompetenza; il secondo giudice con regolamento d ufficio, deve
investire la corte di cassaz. Dopo oscillazioni da ultimo la corte di cassaz nel 2009 ci dice che è
possibile nell ambito dei procedimenti cautelari il regolamento di competenza d ufficio.
Nella fattispecie si trattava di un regolamento d ufficio proposto nell ambito di un reclamo
cautelare. Era stato proposto reclamo cautelare ad un certo organo, si era questi dichiarato
incompetente, anche il secondo si era dichiarato incompetente e ha investito la corte di cassaz che
ha ritenuto di dover pronunciarsi per risolvere il conflitto di competenze. È possibile quindi il
ricorso per cassaz, Non come mezzo di impugnazione, ma come mezzo di controllo contro i
conflitti negativi di competenza.

2) Attuazione dei provvedimenti cautelari. 669 duodecies. La distinzione tra cognizione ed


esecuzione che con riguardo al giudizio ordinario è molto marcata; questi due momenti Nell
ambito della tutela cautelare hanno una separazione meno marcata. La tutela cautelare infatti vive
di due momenti che sono il momento di autorizzazione della misura, e il momento di esecuzione
della misura.
Art 669 duo decies traccia una distinzione:
- Provvedimenti cautelari che hanno per oggetto il pagamento di una somma di denaro.
Es: ordino in via d urgenza che il convenuto paghi un suo debito.
- Tutti gli altri possibili contenuti di provvedimento cautelare.
Per i primi l attuaz si svolge nelle stesse forme in cui si svolge l esecuzione forzata per
espropriazione. ( si articola attraverso il pignoramento, la vendita dei beni pignorati e la
soddisfazione del creditore col ricavato della vendita)Vedremo.
Per tutti gli altri casi di provvedimenti cautelari, l attuazione è regolata direttamente dal giudice
che ha pronunciato il provvedimento cautelare.
La stessa competenza del giudice che ha concesso la misura cautelare si estende alla fase di
attuazione di quella misura.
Anche la fase di attuazione può vedere questioni dubbie: conflitto tra le parti sul modo in cui si
esegue la misura cautelare. D: Come si risolvono questi conflitti? come si contestano i
provvedimenti che il giudice dà in sede di attuazione?

Distinzione fatta da una parte maggioritaria della giurisp che distingue: Se ci troviamo di fronte ad
attuazione di provvedimenti aventi ad oggetto somme di denaro, quelle controversie si risolvono
nello stesso modo in cui vedremo si risolvono le controversie sulle modalità di esecuzione, in
particolare attraverso lo strumento dell opposizione agli atti esecutivi.
Se invece ci troviamo nell ambito di quell esecuzione di provvedimenti cautelari che si svolgono
sotto il controllo del giudice che ha concesso la cautela, le misure di risoluzione delle controversie
sono quelle stesse che abbiamo già conosciuto: revoca o modifica del provvedimento di
attuazione concesso, reclamo contro un certo provvedimento del giudice.
Da qualche anno l ordinam ita conosce con l art 614 bis una misura coercitiva indiretta, ossia
prevede che il giudice col provv con cui ordina un certo comportamento, possa stabilire una
somma di denaro per ogni giorno di ritardo nell ottemperare la condanna o per ogni violazione
rispetto alla condanna. Questa misura generalissima opera a tutto campo pacificamente ed anche
per i provvedimenti cautelari.
65
Es: il giudice che ordina in via cautelare la rimozione di un' opera può comminare per ogni giorno
di ritardo una sanzione. Si tornerà.

Iniziamo l esame dei 4 procedimenti cautelari.

SEQUESTRI: art dal 670 e ss più due articoli del codice civile.Perchè al plurale? Perchè sotto l
unico nome è disciplinata una tipologia di sequestri diversificata.
Si distingue tra sequestro conservativo e sequestro giudiziario, che si sottodivide in sequestro
giudiziario di cose, probatorio, liberatorio.

Definizione unitaria del sequestro: provvedimento cautelare che interessa beni e che ha la finalità
di impedire che a questi beni accada qualcosa. Il sequestro mira ad evitare che nel tempo
occorrente per ottenere la giustizia secondo la via ordinaria, alla cosa succeda qualcosa che renda
inutile il risultato del giudizio a cognizione piena.
Se riprendiamo la distinzione tra provv conservativi e anticipatori, il sequestro in tutte le sue
forme è un tipico provv conservativo. Congela la situazione della cosa per evitare conseguenze
pregiudizievoli. La disciplina specifica che andiamo a vedere è tutta permeata, incrociata con la
disciplina generale degli articoli 669 bis e ss.

Sequestro conservàtivo: anche 2 articoli del cc, 2905 e 2906


Trova la sua ragion d essere nell art 2740 cc: rispetto alle obbligaz aventi ad oggetto somme di
denaro, il debitore risponde con tutto il suo patrimonio. (Garanzia generica) questo perchè se il
debitore non adempie spontaneamente il creditore può far espropriare i beni del debitore e
soddifarsi sul ricavato della somma della vendita.
Per poter effettivamente espropriare i beni del debitore inadempiente, il creditore deve essere
munito di un titolo esecutivo. Cioè un atto che dia sufficiente garanzia dell esistenza del credito.

Se noi arriviamo in ritardo perchè il debitore ha già alienato, trasferito ad altri i beni che avremmo
pignorato, esiste fin dal diritto romano l Azione revocatoria: io vendo i miei beni in frode ai
creditori, voi potete con qst azione far dichiarare inefficaci qst atti di disposizione.
Il sequestro conservativo sta a metà fra i due eventi. Se noi abbiamo un titolo esecutivo e c è un
bene nel patrimonio del debitore, non c è bisogno di alcun sequestro. Abbiamo il titolo esecutivo e
iniziamo l esecuzione forzata. Se noi abbiamo il titolo esecutivo, ma arriviamo tardi, e non
troviamo più beni nel patrimonio del debitore, dobbiamo agire in revocatoria.
Zona intermedia: noi non abbiamo ancora il titolo esecutivo, ma ci sono ancora beni nel
patrimonio del debitore. È però forte il rischio che il debitore alieni i beni prima che noi
otteniamo il titolo esecutivo per pignorarglieli. Ecco il periculum in mora tipico del sequestro
conservativo. Il creditore teme che nel tempo che gli serve per procurarsi il titolo esecutivo, il
debitore faccia uscire i beni dal suo patrimonio.
Se il pignoramento è un atto dell esecuzione forzata fondato sul titolo esecutivo, il sequestro è un
provvedimento cautelare dato per evitare il rischio che il titolo esecutivo e quindi il
pignoramento arrivino troppo tardi. Per qualcuno è una sorta di pignoramento anticipato.

Effetto del pignoramento: una volta che un bene del patrimonio del debitore è stato colpito dal
pignoramento, il debitore non può più alienarlo a danno del creditore.
Es: voi mi avete pignorato la vespa, io posso venderla, ma la vendita non va a danno del creditore
pignorante. Inefficacia relativa per atti di disposizione successivi al pignoramento. Perchè si fa
questa distinzione nell ordinamento italiano e si dice che la vendita non è nulla, ma è inefficace
relativamente? Perchè supponiamo che io venda la vespa già pignorata, e poi il vostro
pignoramento perda di efficacia, la vendita non deve essere rifatta, è una vendita valida a tutti gli
effetti.
Il sequestro mira ad ottenere anticipatamente in via cautelare gli stessi effetti del pignoramento.

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Es: ronco ha come unico bene evidente nel suo patrimonio una vespa, ronco ci deve 3000 euro, se
vende la vespa non ci sono piu beni da aggredire. se otteniamo il sequestro della vespa otteniamo
anticipatamente gli stessi effetti del pignoramento. se dopo il sequestro ronco vende la vespa, la
vendita è inefficace nei nostri confronti.

C’è però una differenza importante: mentre il pignoramento giova non solo al creditore che
chiede il pignoramento, ma a tutti i creditori del soggetto che subisce il pignoramento.
Il sequestro blocca il bene a vantaggio esclusivo di chi ha domandato ed ottenuto il sequestro. Il
pignoramento è un vincolo a porta aperta perchè giova anche ad altri. Il sequestro invece è un
vincolo a porta chiusa, perchè giova solo a chi ha ottenuto il sequestro. Quindi si possono ottenere
più sequestri conservativi sullo stesso bene.

Quali beni sono oggetto di sequestro conservativo? Tutte le cose qualificabili come tali ai sensi del
diritto: mobili, immobili e crediti.
D: sono autonomamente sequestrabili le aziende e in generale le universalita di beni? Universalità
di beni: Insieme di cose mobili autonome fra loro, ma che hanno una destinazione comune. ( libri
della biblioteca, quadri della collezione)
R: NO. Corte di Cassaz 2000 n. 8429, se uno vuole sequestrare un' azienda deve attuare tanti
sequestri quanti sono i singoli beni dell azienda. Non ottenere cento provvedimenti di sequestro,
ma eseguire tante volte il sequestro quanti sono i singoli beni.
Lo si ricava dal fatto che per il sequestro giudiziario di cose il legisl all art 670 cpc prevede il
sequestro di beni mobili, immobili, aziende ed altre universalità di beni. Il legisl non dice nulla
invece per il sequestro conservativo. Allora Argomentum a contrario: siccome per il giudiziario
ammette il sequestro per l universalità di beni e di aziende e per il conservativo il legisl nulla dice,
si ricava che il sequestro conservativo di universalità di beni non sia praticabile. Non che non sia
possibile sequestrare un' azienda, non è possibile farlo come fenomeno unitario.

Fumus boni iuris: è sufficiente che il soggetto che domanda il sequestro convinca il giudice che
molto probabilmente è creditore di una somma di denaro nei confronti del soggetto contro cui
viene richiesto il sequestro. non c è necesità che questo credito sia riflesso in una sentenza di
condanna, perchè se voi aveste già la sentenza di condanna contro di me, non avreste necessità di
chiedere il sequestro, partireste direttamente con l esecuzione forzata.
non è necessario che il credito sia quantificato con precisione.
Es: Sì al sequestro per un soggetto danneggiato da un fatto illecito àltrui che ha una pretesa
risarcitoria non ancora quantificabile in cifra precisa.
Non è nemmeno necessario che il credito sia esigibile. È quindi consentito il sequestro
conservativo anche per crediti soggetti a termine e a condizione sospensiva.
art 1356 cc : nella pendenza della condizione sospensiva, chi ha un diritto soggetto a condizione sospensiva,
può compiere atti conservativi. Tra questi atti ovviamente è compreso il sequestro conservativo.

Periculum in mora: dimostrare al giudice che il presunto debitore stia per alienare uno o più beni
che possano recare pregiudizio al creditore. Si dice che per valutare se esista qst pericolo è
necessario da un lato valutare il complesso del patrimonio del debitore rispetto al diritto del
creditore( elemento oggettivo del periculum), dall altro occorre fare riferimento ad un elemento
soggettivo ( possibile/probabile uscita di un bene dal patrimonio)
Es: voi avete verso di me un credito di 70.000 euro, io ho un patrimonio di 9.000.000 euro, o voi
riuscite a dimostrare che io sto per vendere in blocco i nove milioni, o se voi avete la persuasione
che io stia per vendere la vespa, il periculum in mora non c è, perchè rispetto al vostro credito ci
sono gli altri 8.999.000 euro su cui soddisfarsi. Se l unico mio bene è la vespa, ecco che le cose
cambiano. Bisogna però anche dimostrare al giudice, che io mi sto per accingere a vendere la certa
cosa. E dimostrare questo è per gli avvocati molto difficile, perchè bisogna dimostrare con buona
probabilità l ipotetica alienazione futura.

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Tutta la modalità di concessione, contraddittorio, revoca, modifica, rigetto reclamo ecc non ha
peculiarità rispetto a quello che abbiamo studiato in via generale.
Ha invece delle peculiarità sia la fase di attuazione del sequestro conservativo, sia la perdita di
efficacia del sequestro conservàtivo.

Il sequestro conservativo si esegue nelle forme previste per il pignoramento.


In particolare se il sequestro colpisce beni immobili, siccome le vicende di circolazione di beni
immobili sono riflesse nei pubblici registri immobiliari il sequestro di beni immobili, si esegue
trascrivendo il provvedimento nei p r i. Se l effetto del sequestro è di evitare che una vendita
successiva pregiudichi il creditore sequestrante, una volta che voi avete fatto trascrivere il
sequestro nei p r i, avete reso edotto in modo pubblico qualsiasi possibile acquirente che se va a
comprare un bene, lo compra validamente, ma corre il rischio che l utilità di questa vendita venga
frustrata dalla presenza del sequestro.

Il sequestro conservativo da qst punto di vista non mira ad evitare che nel tempo occorrente per
avere il risultato ordinario della giustizia io deteriori, peggiori, non mantenga il bene, il rischio è
esclusivamente quello che io venda il bene, lo alieni, lo doni ecc.
Se si tratta di una cosa mobile, siccome il pignoramento delle cose mobili si realizza prendendole,
il sequestro di una cosa mobile si attua in modo analogo. E così si evita una volta che la cosa
mobile è presa, che il debitore possa venderla a quel terzo in buona fede con il meccanismo del
1153( possesso vale titolo) perchè essendo stata bloccata non c è la possibilità di trasferire il
possesso ad un terzo in buona fede. Per i beni mobili registrati la regola è simile a quella dei
beni immobili, cioè si attua la trascrizione nei pubblici registri.

Ripasso: motivi generali di perdita di efficacia dei provvedimenti conservativi:


- il sequestro è dato ante causam e nei 60 gg successivi non viene iniziato il giudizio di merito,
- il sequestro in corso di causa o ante causam ha visto un giudizio di merito pendente, ma questo si
è estinto,
- il sequestro è stato sottoposto a cauzione, ma la cauzione non è stata versata,
- nel giudizio di merito anche con una sentenza di primo grado, si accerta l inesistenza del credito
per il quale era stata concessa la misura cautelare.
A questa disciplina per il sequestro si aggiungono altre tre ipotesi speciali di perdita di efficacia,
di venir meno del sequestro:
1) il sequestro deve essere eseguito entro 30 giorni da quando è stato concesso. L attuazione del
sequestro conservativo nelle forme del pignoramento, va fatta nei 30 giorni. Ossia Ti concedo
anticipatamente in via d urgenza una sorta di pignoramento, ma tu creditore devi essere lesto ad
attuarlo. Se non rispondi col tuo comportamento lento a quell urgenza che hai manifestato, il tuo
provvedimento cautelare perde di efficacia.
2) chi ha subito il sequestro conservativo, quello contro cui il sequestro conservativo è stato
pronunciato, può offrire una cauzione, cioè dire: giudice liberami dal sequestro perche io a
garanzia del credito per cui è stato concesso il sequestro, offro una somma di denaro a cauzione. Se
la cauzione offerta è ritenuta congrua dal giudice, può pronunciare la revoca dal sequestro.
3) norma di aggancio tra sequestro e pignoramento:
Es: voi non avevate il titolo esecutivo, non potevate pignorarmi la vespa, avete chiesto il sequestro
che vi è stato concesso, l avete eseguito trascrivendo presso il pra il sequestro della vespa, avete l
onere di proporre la domanda a cognizine piena, il giudizio si conclude favorevolmente per voi, a
quel punto voi avete il titolo esecutivo. Potreste iniziare l esecuzione forzata e pignorare i beni di
ronco, tra cui la vespa. Ma la vespa,è già stata sequestrata.
Art 686 cpc: conversione del sequestro conservativo in pignoramento. Il sequestro conservativo si
converte in pignoramento, nel momento in cui il creditore sequestrante ottiene una sentenza di
condanna esecutiva. Al momento della sentenza di condanna, quello che era un sequestro, diventa
un pignoramento.

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Art 156 disp attuaz : nei 60 gg successivi alla pronuncia di questa sentenza di condanna, il
creditore deve depositarne una copia presso il giudice competente per l esecuzione. Fin dal
momento della condanna il sequestro è già divenuto pignoramento, ma nei 60 gg successivi il
creditore deve depositare una copia di questa sentenza presso l ufficio del giudice che ha concesso
il sequestro. Le disposizioni di attuazione non dicono cosa succede se questo termine di 60 gg è
violato, ma lo qualificano come perentorio.
Secondo la giurisp: Se il termine è violato la conversione del sequestro in pignoramento viene
meno. Non è proprio dire che perde di efficacia il sequestro, perde di efficacia il pignoramento nel
quale il sequestro si era trasformato. Il sequestro resta in piedi, ma si perdono i benefici della
conversione in pignoramento. È come se a morire fosse il processo esecutivo, non il procedimento
cautelare.
Il provvedimento che concede il sequestro, non individua i beni che possono essere colpiti dal
sequestro, ma indica l ammontare massimo dei beni sequestrati.
Es: voi temete che io stia per disfarmi di una parte del mio patrimonio, il provvedimento
autorizzativo del sequestro non dice: autorizzo a sequestrare la vespa, la villa ecc, vi dice voi avete
un credito presumibilmente di 60.000 euro, vi autorizzo a sequestrare beni del debitore fino a un
massimo di 60.000 euro. L individuazione dei beni da colpire col sequestro viene fatta nella fase
attuativa a rischio e responsabilità del creditore.
Tra le forme di responsabilità processuale aggravata, abuso del diritto di azione art 96 cpc: se
viene data esecuzione a un provvedimento cautelare senza la dovuta prudenza, il creditore può
essere responsabile per i danni. Es: se si autorizza un sequestro fino a 60000 euro e sequestrate beni
per un valore 40 volte superiore, siete esposti al risarcimento dei danni nei confronti del debitore.

Sequestro giudiziario:
Sequestro giudiziario di cose: se il sequestro conservativo mira ad evitare pericoli da circolazione
dei beni, il sequestro giudiziario di cose mira ad evitare pericoli da deterioramento delle cose,
non pericoli di matrice giuridica, ma pericoli di assetto materiale, anche se non è escluso che per
certi tipi di beni anche il sequestro giudiziario di cose, possa raggiungere una finalità diretta alla
conservazione dal punto di vista giuridico.
Art 670 n 1 consente che siano sequestrate cose mobili, immobili, aziende o altre universalità di
beni quando ne è controversa la proprietà o il possesso ed è opportuno provvedere alla loro
custodia o gestione temporanea. Es: voi gestite una tenuta agricola molto fiorente che io ritengo
insistere su un terreno mio, voglio agire contro di voi con azione di rivendica dell immobile. Da
quando sapete che è iniziata la mia azione di rivendica e siccome siete certi di perdere, vi
disinteressate dell azienda. Esiste una controversia sulla proprietà, ed è opportuno che si provveda
alla custodia e alla gestione della cosa, perchè io che ho agito in rivendica finchè non ho la
sentenza di condanna non posso mettere piede nel vostro terreno. Voi lo possedete, ma ve ne
disinteressate, allora è opportuno avere un custode che eviti che ci siano una serie di rovine.
Figura essenziale qui è quella del custode. Un terzo che prenda la cosa e la gestisca. Il custode può
anche essere una delle parti.
Es: voi avete una tenuta agricola, io ho esercitato l azione di rivendica, voi state mandando a
catafascio l azienda. Il giudice a cui chiedo il sequestro, si convince così tanto che io abbia ragione e
sia un galantuomo che decide di dare la custodia a colui che ha chiesto la rivendica e il sequestro
anche se non è ancora stato riconosciuto proprietario. D: quello che abbiamo chiamato
provvedimento conservativo, non prende una scheggia di anticipatorietà? In effetti io entro
attraverso il sequestro nel possesso della cosa e ottengo quella disponibilità anticipatamente,
quella stessa che potrei avere alla fine col successo dell azione di rivendica. R: È così!

D: Quando un sequestro giudiziario ha eccezionalmente questa funziona anticipatoria, resta un


provvedimento di natura conservativa o diventa un provvedimento anticipatorio? Perchè se
diventa anticipatorio non è più necessario attivare il merito e non subisce gli effetti dell estinzione
del giudizio di merito.

69
Abbiamo detto che il sequestro giudiziario mira ad evitare guasti materiali della cosa però
indirettamente può anche raggiungere una finalità simile a quella del sequestro conservativo, cioè
ad evitare il rischio di trasferimenti della cosa perchè se incide su una cosa mobile, nel momento
in cui la cosa mobile è sequestrata seppure a fini giudiziari e c è un custode, uno diverso dall
originario possessore, quel solito rischio del 1153, viene arginato. Quindi per i beni mobili il
sequestro giudiziario può raggiungere anche la finalità di arginare il rischio di atti di alienazione.

Leggendo il 670 n 1 si nota che il sequestro giudiziario trova spazio nelle controversie sulla
proprieta o il possesso. la possibilità di tenere o godere cose, l ordinamento la attribuisce o alla
luce di diritti reali (proprietario, usufruttuario) o alla luce di diritti di credito (conduttore,
affittuario), il 670 parla di controversie sulla proprietà o il possesso. È discusso e si tende a dire di
NO se il sequestro possa essere utilizzato anche per controversie che abbiano per oggetto diritti
di godimento delle cose di natura obbligatoria.
ma Possiamo immaginare che il conduttore o il comodatario possa chiedere il sequestro in via
surrogatoria, art 2900 cc: un soggetto puó agire in luogo di un altro, se il titolare del diritto non esercita il
diritto e non esercitando gli reca danno.
Es: se per l inerzia del prorietario nel coltivare una controversia attinente alla prorietà o al possesso
ne risenta danno il conduttore. Il conduttore potrebbe avere interesse ad ottenere un sequestro
giudiziario che eviti il deperimento della cosa.

I casi in cui il sequestro giudiziàrio perde di efficacia, sono quelli generali.LA PROSSIMA
LEZIONE SI CORREGGERÀ OCCHIO!

Sequestro probatorio: n 2 del 670cpc: il giudice può autorizzare il sequestro di libri, registri,
documenti, modelli, campioni e ogni altra cosa da cui si pretende desumere elementi di prova
quando è controverso il diritto all esibizione o comunicazione ed è opportuno provvedere alla loro
custodia temporanea.
Es: in funzione probatoria sia utile un certo documento, se il documento è nella nostra detenzione,
non ci sono problemi. Il problema sorge se il documento che ci darebbe la prova non è nella nostra
sfera di detenzione, ma ce l ha un terzo, o l altra pàrte. Come reagiscono le norme ordinarie del
processo di cognizione tra chi ha bisogno della prova e chi detiene il documento che potrebbe
offrire la prova?
Art 210 cpc ordine di esibizione: il giudice può ordinare alla controparte o ad un terzo di esibire
in giudizio i documenti che servono come prova.
Però La giurisp dice l ordine di esibizione dato ai sensi del 210 cpc, non è coercibile, non può
essere attuato contro la volonta di chi detiene il documento. Se il documento ce l ho io, il giudice
mi ordina di esibirlo e io non lo faccio, Al massimo c è un argomento di prova contro di me o per
il terzo una sanzione pecuniaria ridicola.
leggendo il 670 n. 2 sembrerebbe di capire che se c è controversia sul diritto alla esibizione, si possa
ottenere il sequestro del documento. Allora si può notare una frattura:
In via cautelare si può ottenere l apprensione col sequestro di un doceumento che secondo le
norme ordinarie non sarebbe possibile apprendere contro la volontà di chi lo detiene. Come a
dire: c è una misura cautelare che raggiunge un risultato superiore, più vantaggioso di quello che
sarebbe raggiungibile attraverso le regole ordinarie. Non va, perchè la tutela cautelare dovrebbe
essere servente rispetto alla tutela ordinaria, non raggiungere dei risultati maggiori del merito.

Tesi più ragionevole per comporre la questione: resta fermo che l ordine di esibizione non è
coercibile. Se io non voglio esibire il documento, nonostante l ordine del giudice nessuno può
venire a prendere il documento a casa con la forza.Il sequestro serve solo a coprire un altro rischio,
non il rischio che io non voglia esimermi, serve ad arginare il rischio che il documento venga
distrutto o venga disperso. Se c è il rischio di distruzione o dispersione, si può ottenere il sequestro;
ma una volta che la cosa sia stata sequestrata, il giudice ordina a Ronco di esibire quel documento
che pure è sequestrato, se ronco si rifiuta di esibirlo, nessuno può farci nulla e il documento
70
sequestrato non viene portato a conoscenza del giudice che ha ordinato l utilizzo. Questa lettura ci
dice solo che noi avremmo bisogno di poter leggere e produrre il documento, ronco ha minacciato
di volerli bruciare. Arriva un custode li prende e li chiude in una busta. Il giudice della causa poi
che è realmente interessato a conoscere il contenuto del documento ordina l esibizione, sono nella
busta, ma se ronco non vuole esibirli, nessuno può aprire la busta. Sono stati sequestrati contro il
rischio della dispersione e distruzione, ma il sequestro non può aggirare la contraria volontà del
possessore dei documenti. Ogni altra tesi, finisce per dire che attraverso il sequestro si può
ottenere di poter esibire i documenti. È una tesi che ci fa piacere, ma è una tesi che non regge a una
critica fondamentale: come è possibile ottenere attraverso una misura cautelare un risultato
maggiore di quello del giudizio ordinario?

Ronco lez 12 del 12.04: disciplina del sequestro liberatorio; disciplina relativa alla denuncia di
nuova opera o di danno temuto; esame del procedimento di istruzione preventiva.

SEQUESTRO LIBERATORIO:

Norma particolare contenuta nella sezione dedicata ai sequestri: Casi speciali di sequestro: Il
giudice può ordinare il sequestro delle somme o delle cose che il debitore ha offerto o messo a
disposizione del creditore quando è controverso l obbligo o il modo del pagamento o della
consegna o l idoneità della cosa offerta.
Situazione vicina a quella della mora del creditore: Il debitore è pronto ad adempiere, ma il
creditore non fa quanto è necessario per ricevere la prestazione. In una situazione simile se è
controverso il tipo di prestazione da fare o il modo di rendere la prestazione, si può ottenere un
sequestro particolare che la dottrina chiama sequestro liberatorio.

Liberatorio perchè se chi offre la prestazione ottiene il sequestro, mette la cosa a disposizione del
creditore, ed evita di essere ritenuto in mora. È un istituto che difronte al rifiuto del creditore di
ricevere la prestazione, consente al debitore di offrirla, farla sequestrare ed escludere la sua stessa
situazione di inadempimento.
Es: un lavoratore dipendente arreca grave danno al datore di lavoro nello svolgimento della sua
attività. Dopo aver recato questi danni si dimette, ha diritto al tfr, il datore ha nei confronti del
dipendente una pretesa risarcitoria, il lavoratore per ottenere il pagamento del trattamento di fine
rapporto, potrebbe ricorrere al processo per di, questo perchè il datore di lavoro che è onesto ha
fatto la busta paga con scritto il tfr. Questa somma non è stata corrisposta perchè il datore è a sua
volta creditore per il risarcimento dei danni.
Due crediti di qst genere nn si compensano automaticamente. Uno è un credito liquido( tfr), l altro,
quello risarcitorio non è liquido e non è di pronta liquidazione. Idea dell avvocato difensore: Il
datore di lavoro chiede che la somma dovuta a titolo di tfr venga sequestrata ai sensi dell articolo
di cui parliamo, in questo modo il datore di lavoro mette la somma a disposizione del lavoratore,
ma senza consentirgli di apprenderla; la blocca. È come se in via cautelare riuscisse ad operare
una sorta di compensazione provvisoria, per evitare il rischio di dover pagare immediatamente la
somma a titolo di tfr, vincere poi magari l azione risarcitoria, e non avere più nel patrimonio del
debitore una sufficiente quantità di beni su cui soddisfarsi.

CORREZIONE ERRORE DI IERI: le tre ragioni di perdita di efficacia del sequestro (non esecuzione
nei 30 giorni, problema della conversione in titolo esecutivo, problema della cauzione) si applicano
anche al sequestro giudiziario? La risposta era stata NO! In realtà uno dei tre, quello per cui il
sequestro perde di efficacia se non viene eseguito tempestivamente, entro i 30 gg opera per tutti i
sequestri. L art 675 cpc è chiaro nel dire: il provvedimento che autorizza il sequestro, senza
specificazioni, perde di efficacia se non è eseguito entro il termine di 30 gg dalla pronuncia.

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Il sequestro conservativo si esegue nelle forme del pignoramento. Per il sequestro giudiziario sia
di cose che di prove o liberatorio, il sequestro si esegue invece nelle forme dell esecuzione per
consegna o rilascio di cose. Vedremo.
Il sequestro è tendenzialmente un provvedimento conservativo, per cui vuoi il sequestro
conservativo vuoi il giudiziario, non mirano a far entrare le cose nel patrimonio di chi chiede il
sequestro, mirano a bloccarle. quando si dice che il sequestro conservativo si esegue nelle forme
del pignoramento, il giudiziario nelle forme dell esecuzione per consegna o rilascio, si dice che si
attuano queste forme per bloccare le cose.
Mentre qualsiasi tipo di esecuzione mira non soltanto a bloccare le cose, ma a soddisfare il diritto
del creditore, le misure cautelari come il sequestro si fermano prima, mirano ad evitare che la cosa
fuoriesca dal patrimonio, si deteriori, ecc ma non mirano a farla entrare direttamente nel
patrimonio del creditore. A differenza di quanto può accadere con provvedimenti cautelari coi
quali il giudice ordina direttamente il pagamento di una somma.
Es: provvedim cautelare in materia alimentare. Il giudice ordina a chi è tenuto agli alimenti di
versare la somma. Un provvedimento così non si ferma a bloccare dei beni del debitore, deve
arrivare a soddisfare, sia pur provvisoriamente, il diritto di chi agisce per gli alimenti. Se io ho
urgenza rispetto a voi di ottenere una somma per mangiare, non mi basta bloccare i vostri beni, ho
necessità che sia pur in via d urgenza, la somma mi venga pagata.

DENUNCIA DI NUOVA OPERA O DI DANNO TEMUTO: art 1171,1172 cc


688,691 cpc. Il 689 e il 690 sono stati abrogati. come funzionano?

Denuncia di nuova opera: Chi ha ragione di temere che da una nuova opera, intrapresa da altri sul
suo fondo, derivi alla propria cosa un danno grave ed irreparabile, può chiedere al giudice di
disporre gli opportuni provvedimenti.
Es: il vicino ha iniziato a costruire un' altissima torre che rischia di cadere sulla mia casa, perchè si
possa agire in via cautelare con una denuncia di nuova opera, è necessario che l opera non sia
iniziata da più di un anno, e non sia terminata.
Analoga è la denuncia di danno temuto, qui non si richiede una nuova opera, si cerca di àrginare il
rischio che da una cosa altrui derivi un danno alla cosa in mio possesso o proprietà.
Es: il vicino non ha costruito cose nuove, ma un suo albero rischia di cadere su un manufatto del
mio fondo.
Così come il sequestro giudiziario è dato nei casi in cui sia controversa la proprietà o il possesso,
anche queste misure sono date a tutela della proprietà o del possesso di cose. Per cui si
ripropongono gli stessi problemi relativi alla possibilità per chi ha diritto non reale ma personale
di sperimentare queste azioni.
Es: io sono il conduttore del fondo, il vicino erige la torre che rischia di cadere, il proprietario
locatore non fa nulla, teoricamente io non ho l azione di d.n.o. Perchè non sono nè proprietario nè
possessore, sono un detentore, ma una parte del pensiero giuridico, ritiene che il conduttore possa
agire in via surrogatoria.

Competenza: art 688 cpc: Se pende il giudizio di merito, qst provvedimenti si domandano davanti al
giudice cui pende il giudizio di merito.
Se sono chiesti ante causam: regola ad hoc: È competente il giudice del luogo dove si teme stia per
verificàrsi il fatto dannoso.

Cosa può fare il giudice?


- Può ordinare che l opera si fermi, attività pericolosa si fermi o che il proprietario della cosa
provveda ad evitare questo danno. E imporre a chi ha chiesto il provvedimento cautelare una
cauzione.

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Es: io ho la casa, voi state costruendo la torre pericolante, il giudice può dire: studenti smettete di
costruire, ma ronco metti una cauzione, perchè se emerge che gli studenti stavano costruendo una
torre non affatto pericolosa, devi risarcire con la cauzione prestata.

- Può fare anche il contrario. Autorizzare la continuazione dell opera, ma imponendo una
cauzione a chi sta costruendo la cosa nuova.
Es: Studenti proseguite nella costruzione della torre, ma a condizione che versiate una cauzione
per i danni che alberto ronco potrebbe subire.
Nel primo caso se non si versa la cauzione, la misura cautelare perde di efficacia.
Nel secondo caso la costruzione è articolata cosi: vi autorizzo a continuare, a condizione che
versiate una cauzione. Se la cauzione non si versa, c è l ordine di fermare l opera.
Cosa succede se è stato ordinato di fermare l opera e il soggetto viola il provvedimento.
691 cpc: la parte che aveva chiesto il provvedimento cautelare, può ottenere
la riduzione in pristino. Si potrebbe anche immaginare che come accessorio all ordine di blocco
dell opera, il giudice pronunci una misura coercitiva indiretta.

D: se io ho solo domandato al giudice che la vostra opera sia bloccata, potrebbe il giudice andare al
di là della mia richiesta e autorizzare la continuazione dell opera imponendo una cauzione a chi la
sta costruendo? Oppure andrebbe al di là del principio della domanda di parte?
Il principio della domanda (art 112) in sede cautelare è ritenuto parzialmente derogabile. Però si
può per semplicità scegliere la tesi più rigorosa per cui anche in sede cautelare valga l art 112 e che
quindi il giudice non possa andare al di là della domanda di parte.

Le d.n.o e danno temuto, sono considerate dalla legge alla stregua di provvedimenti anticipatori,
provvedimenti rispetto ai quali nn è necessàrio attivare il giudizio di merito al fine di tenerli
vivi. Anche se a seconda del gioco della cauzione, possono avere valenza anticipatoria o
conservativa, perchè in un caso si blocca e in un caso si consente la prosecuzione. Ma per espressa
previsione di legge, si comportano come misure anticipatorie.

Istruzione preventiva: procedimento cautelare che ha a che fare con le prove. Parentela col
sequestro giudiziario di prove. Mira ad evitare che si perdano altri tipi di prova rispetto ai
documenti che abbiamo visto ieri col sequestro giudiziario di prove.
Qst procedimenti stanno fuori per espressa previsione di legge, dalla disciplina del procedimento
cautelare uniforme. (669 bis e ss)
Salvo l articolo sulla domanda cautelare respinta 669 septies, il quale opera anche per i
procedimenti di istruzione preventiva.
Es colorito: non sta ancora pendendo una causa di merito, il testimone che dovrà servire per
provare il vostro diritto contro di me è in fin di vita. Se si dovesse attendere che il processo venga
iniziato e faccia le sue tappe, c è il rischio che la persona muoia. Testimonianza a futura memoria.
È un modo per assumere la testimonianza fin da subito perchè c è il rischio che se si attende,
questa testimonianza non sarà più possibile.

Si tende a negare che sia possibile la testimonianza scritta nel nostro ordinamento, un argomento
a supporto di questa tesi è proprio questo, perchè se una persona si pensa che stia per morire, l
ordinamento non prevede che gli si faccia scrivere qualcosa, prevede che si adotti un procedimento
con cui il giudice assume preventivamente in forma orale la sua testimonianza.
Le prove che si possono assumere in via cautelare con l istruzione preventiva sono tre:
- la testimonianza,
- l ispezione di cose, luoghi, persone (anche cose luoghi, persone, possono modificarsi nel tempo
per cui un conto è fotografare, ispezionare descrivere lo stato di queste cose oggi, un conto è farlo
successivamente)
- indagine di un consulente tecnico.

73
Nulla è detto a proposito di 2 altre prove costituende: confessione e giuramento rispetto ai quali si
tende a negare che sia possibile usare l istruzione preventiva. Ma uno spazio, dal punto di vista
ontologico potrebbe esserci!
Es: voi dovete iniziare contro di me una causa per un incidente che ho provocato danneggiandovi,
voi sapete che io sono un galantuomo, per cui se venissi interrogato o se mi venisse deferito il
giuramento, sarei uno che dice il vero. Io sto morendo, voi pensate se questo muore e iniziamo la
causa con gli eredi, questi potrebbero anche barricarsi dietro ad altre motivazioni, o essere
propense ad affermare il falso. L esigenza di farmi interrogare in via d urgenza, sussisterebbe.
Ragione contro qst tesi? La confessione è possibile anche nella modalità stragiudiziale. Confessione
scritta mentre non è possibile la testimonianza scritta. E sarebbe una confessione utilizzabile. Per la
confessione forse non ricorrere quell' esigenza di assumere cmq la prova oralmente in via d
urgenza, che c è per la testimonianza. È però un argomento che vale per la confessione ma non per
il giuramento, perchè il giuramento così come la testimonianza può essere solo giudiziale.

Per l Ispezione: veloce modificarsi della normativa. Inizialmente l ispezione personale nn era
consentita in via d urgenza. Era consentita solo l ispezione di cose e luoghi, Poi 2 sentenze della
corte cost e la riforma del 2005, hanno ammesso l ispezione personale in via cautelare con qst
limiti: ispezione personale è ammessa come misura d urgenza, se deve svolgersi sul corpo di chi
la domanda.
Es: a causa del sinistro stradale, io ho subito un danno fisico che è bene accertare fin da subito,
sono io stesso che lo chiedo, non c è motivo di negarmi questa possibilita.
E anche possibile l ispezione personale sull altrui corpo, ma a condizione che il soggetto contro il
quale si chiede l ispezione personale acconsenta. Voi non potete cioè in via d urgenza chiedere
un' ispezione personale su di me se io mi oppongo, Qst perchè l ispezione nn è coercibile. Non si
può costringere, per l ordinamento italiano, una persona a subire un' ispezione sul proprio corpo.
Però se viene chiesta l ispezione di una persona e il soggetto si rifiuta, il giudice può trarre dal
rifiuto argomento di prova. E recentemente la Cass afferma che a volte dal semplice rifiuto si può
raccogliere ben più di un argomento di prova, addirittura una prova piena.
Es: azione per la dichiarazione giudiziale di paternità, richiesta di esame dei tessuti o del sangue,
del presunto padre, rifiuto dello stesso, secondo i giudici se il presunto padre rifiuta di sottoporsi
all ispezione, vuol dire che temi che l esame dia esito positivo. Da questo rifiuto si può desumere la
prova della paternità.

Competenza: è quella delle norme generali, 669 bis e ss. Sono le stesse per l ispezione preventiva.
Non sono applicabili direttamente quelle del procedimento cautelare uniforme, ma queste
coincidono con quelle dettate per l istruzione preventiva. Ma anche giudice di pace qui!! In caso di
eccezionale urgenza l istanza può anche proporsi al tribunale del luogo in cui la prova dev
essere assunta.

Contraddittorio: l art 669 sexies: prima di pronunciare sulla misura cautelare, il giudice deve
attivare il contraddittorio. Però se ricorre un ' esigenza particolare (somma urgenza, necessità di
segretezza), il giudice può provvedere inaudita altera parte. Sempre per disciplina generale, se il
giudice dà la misura inaudita altera parte, deve cmq fissare poi un' udienza in cui confermare,
revocare, modificare il provvedimento dato.

Le regole qui sono diverse. Resta come regola madre quella per cui il giudice provvede dopo aver
attivato il contraddittorio. In casi di eccezionale urgenza, il giudice può provvedere inaudita altera
parte. Ma se assume la prova senza contraddittorio, non c è poi bisogno di attivare il
contraddittorio. Il procedimento cautelare finisce inaudita altera parte. Ma qui storicamente vive
una norma eccezionalissima: se il giudice provvede inaudita altera parte deve nominare un
difensore d ufficio che faccia le difese della controparte il cui contraddittorio non è stato attivato.
Solitamente nel processo civile non si vede quasi mai questa figura.( eccez: procedimenti di
adozione).
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Es: c è la necessità di ispezionare la lavagna entro domani, io lo chiedo, il giudice dispone che la
lavagna si ispezioni alle ore 9 del mattino di domani, non c è il tempo di attivare il contraddittorio,
ma il giudice nomina un avvocato del foro, che assisterà all ispezione facendo le parti di quel
convenuto il cui contraddittorio non si è potuto attivare. Fa da contraddittore nella formazione
della prova. Questo è un elemento che ci dice che le prove costituende si formano necessariamente nel
contraddittorio delle parti.

Il ricorso cautelare deve sempre indicare quale sarà il giudizio di merito che si vuole attivare. Qst
esigenza per i procedim d istruzione preventiva è scritta espressamente dal legisl. Il fumus boni
iuris rispetto all istruzione preventiva è molto particolare: se in via generale per dare una misura
cautelare è necessario che chi la chiede dimostri di essere possibilmente titolare di un diritto, qui la
misura cautelare nn riguarda direttamente il diritto, riguarda le prove rispetto ai fatti costitutivi
di un diritto.
Il fumus boni iuris qui è dato dal fatto che la prova che si vuole assumere in via preventiva, sia una
prova probabilmente ammissibile e rilevante.
Es: io racconto che vorrò iniziare contro di voi una causa per il risarcimento del danno, chiedo che
venga sentito un testimone su certe circostanze, il giudice non deve valutare se probabilmente avrò
ragione o no nel giudizio risarcitorio, deve limitarsi a valutare se questa prova che io chiedo
sarebbe utile per il giudizio risarcitorio, o sarebbe ammissibile nel giudizio risarcitorio. Per es l
ordinamento ita ha la regola per cui non può testimoniare chi ha un interesse nella causa, se io
chiedessi la testimonianza futura memoria di un soggetto palesemente interessato nella causa, il
giudice dovrebbe rifiutare la misura cautelare perchè chiederei una prova rispetto alla quale non c
è sufficiente probabilità che sia una prova ammissibile.

Cosa succede della prova assunta in via preventiva. Una volta che la prova in via preventiva è
stata assunta, prima che sia utilizzabile nel giudizio rispetto al quale dovrebbe servire, è necessario
che il giudice di quel giudizio la ammetta espressamente. O meglio l utilizzabilità della prova
assunta in via preventiva non è di per sè garantita, è necessario che il giudice del giudizio a
cognizione piena la ammetta espressamente.
Es: è stata assunta a futura memoria la testimonianza di Sempronio, poi inizia il giudizio nell
ambito del quale la testimonianza dovrebbe essere utile, la testimonianza è riflessa in un verbale.
Io che vorrei giovarmi nel giudizio di merito di questa testimonianza assunta in via preventiva
potrei aver la tentazione di prendere questo verbale e depositarlo presso il giudice del merito come
fosse un documento. Questa cosa è vietata, prima di poter far confluire i risultati delle prove
assunte preventivamente nel giudizio di merito, è necessario che il giudice ammetta espressamente
la prova, questo perchè si ricorderà che nel giudizio ordinario di cognizione, le prove costituende
prima di essere disposte, devono essere ammesse dal giudice. Il legisl non vuole che si aggiri
questa cosa.
Sanzione se si produce un documento aggirando il vaglio dell' ammissibilità: la prova diventa
inutilizzabile.

D: cosa succede se la persona di cui si è assunta la testimonianza futura memoria sopravvive, resta
in saluta e quindi quando ci sarà il giudizio di merito potrà essere sentita come testimone?
Ci potrebbero essere 2 alternative:
1) visto che non è morto, la testimonianza futura memoria la strappiamo. Perchè il periculum che
appariva tale non si è concretizzato nell evento temuto.
2) tesi prevalente: il giudice può fare quello che vuole. Limitarsi ad usare la testimonianza futura
memoria, sentire un' altra volta la persona che non era morta. Se la sente un' altra volta e c è
conflitto tra quello che disse a futura memoria, e quello che dice secondo le modalità ordinarie, per
la giurisp si rientrà nel libero apprezzamento del giudice. Non è che una delle due modalità
prevalga sull altra.

75
Sentenza 144 del 2008 corte cost. Il problema: i procedim di istruzione preventiva nn risentono
della disciplina generale del procedimento cautelare, salvo che per la norma sul rigetto, quindi i
provvedimenti di istruzione preventiva non sono soggetti a reclamo. È conforme a costituz o non
è conforme a cost che qst provvedimenti cautelari nn abbiano un momento di controllo?
Cort cost 144/2008: Se il provvedimento di istruzione preventiva è concesso, non c è la necessità
del reclamo, perchè le prove assunte in via preventiva passeranno cmq al vaglio di ammissibilità
del giudice della causa di merito.
Più grave è il caso in cui il provvedim di istruzione preventiva venga negato. Se io ho come unica
prova questo teste, che si pensa che stia per venir meno e il giudice rifiuta di sentirlo a futura
memoria, io posso subire un danno molto forte, perche se questo teste viene realmente meno, la
prova è persa per sempre.
Dice la corte cost: diamo un reclamo a senso unico. Sono reclamabili Solo i provvedimenti con
cui il giudice nega l istruzione preventiva, perchè bisogna consentire un controllo a questo rifiuto,
ad evitare il rischio che questo rifiuto pregiudichi il diritto alla prova. non gli altri, Quelli positivi,
perchè nn fanno un gran danno.

Nel tessuto normativo dei procedim di istruzione preventiva, il legisl nel 2005 ha innestato l art
696 bis:
consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite
È una delle tante misure che il legisl ha messo in piedi per cercare di far raggiungere alle parti un
accordo. Far sì che la controversia si possa sopire attraverso un accordo delle parti: si prevede che
se c è controversia sull esistenza o sulla quantificazione di una obbligazione contrattuale o da
fatto illecito, e se per determinare questo an (quando), è necessario l apporto di un consulente
tecnico, si può attivare questo particolare procedimento. Non ha natura cautelare!
Per attivàrlo nn è richiesta una situazione di periculum in mora, è stato inserito lì perchè il legisl l
ha ritenuto vicino alla consulenza tecnica come misura di istruzione preventiva.
è un procedimento che ha 2 finalità:
- Far conciliare le parti
- accertare determinati elementi utili per la causa
Su ricorso della parte che afferma di avere un diritto, afferma che per determinare se questo diritto
esista, è necessario nominare un consulente tecnico, il giudice nomina questo consulente tecnico, e
lo invita a fare le sue indagini sulla sussistenza dell obbligazione e sulla sua quantità.
Es: io ho immesso dialogando col vostro sistema informatico, involontariamente o colposamente
un virus nel vostro sistema, almeno questo è quello che voi sostenete, per tre settimane la vostra
azienda è rimasta ferma a causa di questo virus, si tratta di determinare se sia vero che io avevo nel
mio sistema un virus, che sia stato comunicato al vostro sistema e se sia vero che questo virus
blocca per tre settimane un sistema informatico o se voi avreste potuto attivarvi per rimediare
prima alla presenza del virus. Viene nominato un consulente tecnico che fa una relazione, ma
prima di depositarla, tenta la conciliazione tra le parti.
Gli viene assegnato un compito che è proprio del giudice o che con gli strumenti della
negoziazione assistita è un' attività che sta fuori dalle aule giudiziarie. Il consulente tecnico prima
di scrivere la relazione deve avere un dubbio e consigliare una conciliazione. Se riesce a tessere la
conciliazione per il legisl si è raggiunto un risultato ottimo. Se il consulente riesce a far raggiungere
l accordo alle parti, questo accordo vale come titolo esecutivo. Il processo di cognizione è
superato. Se invece l accordo non viene raggiunto, il consulente deposita la sua relazione. In cui
non dice ha torto x o y, spiega secondo gli accertamenti che ha fatto come sono andate le cose,
come secondo la sua scienza vanno ricostruiti i fatti di causa. A qst punto la consulenza fatta in via
preventiva che non ha raggiunto lo scopo conciliativo, ma ha raggiunto cmq lo scopo di accertare
tecnicamente certe cose, potrà essere usata direttamente nel processo di merito. Quella regola per
cui i risultati dell istruzione preventiva non possono confluire nel giudizio di merito se non dopo
che il giudice li ha ammessi, qui non vale! Perchè qst non è un procedimento cautelare, è una cosa
diversa. La relazione del c.t. può essere usata liberamente.

76
Ronco, lezione 13, 18.04.2016: provvedimenti di urgenza e procedimenti possessori.

Provvedimenti di urgenza e procedimenti possessori 


Conferenza 5 maggio, nel primo pomeriggio.
 
PROVVEDIMENTI DI URGENZA: contemplati in un unico articolo, che è l'art. 700 cpc. Da qui il
gergo: "chiedere un 700", "ho ottenuto un 700". Hanno una natura residuale: si può ricorrere a
questi provvedimenti se non esiste, non è disponibile un'altra misura cautelare tipica.
Es: se posso chiedere un sequestro, ad es, ho l'onere di utilizzare il procedimento di sequestro.
Del resto, negli ordinamenti europei prevalenti il diritto di azione è atipico: copre tutte le possibili
controversie su diritti soggettivi -> analogamente, anche i provved cautelari devono coprire tutto.
Da qui nasce la norma di chiusura ex art 700 cpc. La formula del 700 è emblematica di cosa sia la
tutela cautelare. VEDI
La disciplina è scarna, ed è permeata dagli articoli del procedimento cautelare uniforme. Per
espressa previsione del 669-octies cpc, i provvedimenti di urgenza hanno comunque valenza
anticipatoria -> non hanno bisogno del giudizio di merito per mantenersi vivi, e quindi resistono
anche se il giudizio di merito non viene proposto o si estingue. Come tutti i provved cautelari,
anche i provvedimenti di urgenza muoiono se nel giudizio di merito si afferma che il diritto non
esiste. Chi studia i provved cautelari ex art 700 inevitabilmente rientra in un rivolo casistico
ricchissimo. 
I provvedimenti cautelari non formano mai un accertamento assimilabile al giudicato. Attraverso il
700 non si possono chiedere in via d'urgenza meri accertamenti. Anche un accertamento
provvisorio non viene ritenuto possibile dall'ordinamento. Analogamente, non si può
richiedere, ex art 700, una pronuncia costitutiva (con cui il giudice estingue, modifica o crea un
rapporto giuridico). Inoltre, usare i provvedimenti cautelari per ottenere una pronuncia costitutiva
è ritenuto inammissibile. Le pronunce costitutive date con sentenza dispiegano, infatti, i loro effetti
quando la sentenza passa in giudicato.

Attraverso i provved di urgenza si può chiedere al giudice che ordini all'altra parte di tenere un
comportamento (ordine di fare o non fare qualcosa) -> provvedimenti assimilabili alla condanna. 
E' possibile chiedere una condanna ex 700 chiedendo contestualmente al giudice di modificare,
estinguere, costituire un rapporto giuridico come mezzo al solo fine di ottenere una condanna?
Qualcuno ammette che si possa ottenere cautelarmente una pronuncia costitutiva se questa è
finalizzata ad ottenere un provvedimento, cioè una pronuncia di condanna in via cautelare.
Es: in un contratto a prestazioni corrispettive ho consegnato una cosa e voi non avete adempiuto.
Bisognerebbe chiedere al giudice la risoluzione del contratto e di consegnare la cosa resa. Se la cosa
è deperibile? Posso in via cautelare agire e chiedere al giudice di risolvere il contratto e di farmi
restituire la cosa? La questione è dubbia. 

Si può chiedere un provvedimento ex art 700 se il diritto è minacciato da un pregiudizio


imminente e irreparabile. Il legislatore, con questa formula, fa riferimento solo alla condizione
soggettiva di chi chiede il provvedimento cautelare. Non dice nulla, però, circa la sfera soggettiva
di chi deve subire un provvedimento cautelare.
La giurisprudenza, comunque, ci dice che se il provvedimento cautelare sarebbe sì utile per chi lo
chiede ma arrecherebbe all'altra parte un danno parimenti irreparabile e più grave ancora, il
giudice, nel bilanciamento degli interessi, dovrebbe astenersi dal concedere il provvedimento.

2 notazioni: 
A) Il danno grave e irreparabile può interessare direttamente il diritto soggettivo, o può anche
interessare le finalità, gli scopi per cui il diritto soggettivo è riconosciuto.
Es. Il denaro non perisce mai. Se io ho un credito verso di voi e voi non me lo pagate, io no ho sul
diritto di credito un danno grave e irreparabile, perchè può darsi che me lo paghiate

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successivamente. Fino agli anni 50, qualcuno sosteneva che per i diritti di credito aventi ad oggetto
denaro l'art 700 non fosse mai utilizzabile. Se, invece, ci muoviamo sul campo delle finalità e
pensiamo al credito di denaro che serve per gli alimenti,mantenimento ecc, In questo caso,
ordini/condanne in via cautelare ex art 700 diventano possibili. 

B) Il procedimento ex art 700 è residuale rispetto ad ogni altro provvedimento cautelare tipico. Il
700 può entrare in concorrenza non solo con altri procedimenti cautelari, ma anche con
procedimenti non cautelari particolarmente rapidi. Questo perchè se io ho un modo per agire,
pur fuori dai cautelari, in un modo così rapido, che non si può dire che nel tempo occorrente per
far valere il mio diritto questo rischia un danno grave e irreparabile, automaticamente il 700 non è
praticabile, perchè la via per far valere il diritto è così rapida che è difficile che si verifichi il
pregiudizio imminente e irreparabile.
Es: se al lavoratore in servizio non viene pagata la retribuzione, e se quest'ultima risulta da busta
paga, il lavoratore può agire con il precedimento per decreto ingiuntivo: non può quindi chiedere
il 700, perchè ha uno strumento non cautelare veloce ad hoc che gli consente di paralizzare il
pregiudizio. 
 
I PROCEDIMENTI POSSESSORI: sono disciplinati da tre norme del codice civile (1168 e ss) e da
tre norme del cpc (703 e ss.). Si tratta di procedimenti non cautelari, posti a tutela del possesso (e
in qualche caso della detenzione). L'art 1140 c.c. ci dice che il possesso è quella situazione di fatto che
corrisponde all'esercizio della proprietà o di un altro diritto reale. Il possesso è tutelato dall'ordinamento.
L'ordinamento non vuole che il possesso venga alterato violentemente. Questo mio possesso è
tutelato come ius possessionis, come diritto connesso ad un possesso attuale. Il diritto del
proprietario non è un diritto morto: lo potrà far valere e lo chiamerà ius possidendi, ossia diritto a
possedere.
L'azione di rivendica è proprio l'azione data al proprietario non possessore: fa valere un diritto di
proprietà per conseguire un possesso che non ha. Il divieto di farsi giustizia da sè vieta anche
qualcos’altro?
Partiamo da un esempio. Io ieri ho rubato la bottiglietta. Oggi il proprietario arriva e me la prende
violentemente, ma non può farlo. Io posso agire contro di lui per farmi ridare la bottiglietta.
Immaginiano che lui eccepisca e contesti: “Io devo rendere la bottiglietta a Ronco, ma in realtà
questa bottiglietta è mia!” La meccanica è la seguente: se mi si porta via violentemente la
bottiglietta, prima me la si restituisca, cioè si ristabilisca il possesso, e solo dopo si potrà discutere
sulla proprietà.
L'unica eccezione, dai confini molto incerti, è la possibilità di riprendersi il possesso
nell'imminenza dello spoglio. Se quello a cui ho sottratto la bottiglia mi insegue e se la riprende,
la giurisprudenza ritiene che sia lecito e possibile. Se, però, c'è un frammento di tempo in cui il
possesso si consolida nel ladro, allora riprendersi con la violenza la cosa di cui si è proprietari non
è piu possibile. 
Nelle norme che andiamo a vedere La causa petendi non è la prorietà, l usufrutto ecc, è la
relazione di fatto con la cosa che dà luogo al possesso: i procedimenti possessori tutelano il
possessore. Le azioni sono due: 

a) Azione di reintegrazione nel possesso (art. 1168 c.c): è data a chi è stato privato del suo
possesso in modo violento o clandestino. E' data entro un anno da quando si è verificato lo
spoglio (nel caso violento) o entro l'anno in cui il soggetto si è accorto dello spoglio (nel caso di
spoglio clandestino). Quest'azione tutela dagli spossessamenti di qualsiasi cosa, mobile o
immobile. Secondo una giurisprudenza inaugurata nel 2005 (Cass. 5317/2005) tutela anche il
possesso di quelle cose che sono le bande di frequenza utilizzate per le trasmissioni televisive o
radiofoniche. L'azione di reintegra è data anche al detentore: è colui che non esercita un potere
corrispondente ad un diritto reale, ma che comunque gode della cosa (ha una relazione di fatto con
la cosa). Es: l'inquilino. L'azione di reintegra è data anche al detentore, purchè non sia un
detentore per ragioni di ospitalità o di servizio, cosidetti detentori non qualificati(coloro che
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detengono la cosa altrui, o perchè lavorano per un altro o perchè ne sono ospitati). Il possessore è
tutelato anche contro il proprietario. La stessa cosa vale anche per il detentore qualificato: anche
lui ( inquilino) potrebbe agire per farsi rimettere nella detenzione dell'immobile a discapito del
proprietario (locatore) che magari vorrebbe cacciarlo.

b) Azione di manutenzione del possesso (art 1170 c.c.): riguarda solo le cose immobili e le


universalità di mobili (biblioteche, aziende). E' data a tutela del solo possessore, non del detentore,
neppure se è un detentore qualificato. E' data solo se chi la esercita possiede da almeno 1 anno in
modo palese e non interrotto (il possesso non deve essere conseguito immediatamente prima, ma
si deve essere consolidato). Se arriva il proprietario e senza portarmi via la bottiglia mi turba il
possesso, io l'azione di manutenzione non ce l'ho, perchè non sto possedendo da almeno un anno.
L'azione di manutenzione tutela le turbative del possesso. 
 
Contro chi si propone l'azione possessoria? Innanzitutto, lo scopo dell’azione possessoria è ridare
il possesso a chi ne è stato privato: il giudice, che accoglie l'azione possessoria, ordina di
riconsegnare la cosa al possessore. E' evidente che il soggetto passivo, il convenuto, non è
necessariamente chi ha compiuto lo spoglio, ma è chi nel momento del giudizio possessorio
possiede la cosa, perchè solo a lui è possibile ordinare: "riconsegna la cosa al possessore
spogliato". 
Cosa succede se il violatore del possesso (lo spogliatore) trasferisce ad altri la cosa? Bisogna
distinguere due profili: 
a) profilo temporale: ci dobbiamo chiedere se il passaggio dallo spogliatore a chi ha ricevuto la
cosa è avvenuto prima che venisse promossa l’azione possessoria o nel corso dell’azione
possessoria;
b) stato soggettivo di quello che non ha spogliato, ma ha ricevuto la cosa.
Se il passaggio da Tizio a Caio avviene prima dell'inizio dell'azione possessoria, Tizio può
rivolgersi a Sempronio solo se quest'ultimo è in mala fede. Se l'ha acquistata in buona fede, c'è
quella regola famosa di governo dei traffici, cioè l’art. 1153 c.c (possesso vale titolo). 
Se, invece, il passaggio dallo spogliatore (Caio) al terzo (Sempronio) avviene in pendenza del
giudizio possessorio, opera una norma generale: l'art 111 cpc. Ci dice che il trasferimento del
diritto controverso nel corso del processo non nuoce a chi ha iniziato tale processo correttamente -
> il trasferimento della res litigiosa in corso di processo è irrilevante. Anche questa regola trova un
ostacolo nel mitico 1153 c.c: chi compra sulla base di un titolo idoneo consegue il possesso ed è
in buona fede, acquista la proprietà (regola del possesso vale titolo). Per gli immobili, la regola
del 1153 non opera. Immaginiamo che sia una cosa mobile non registrata: non basta, se il
trasferimento è in corso di causa, all'acquirente essere in buona fede, ma deve aver conseguito il
possesso e, soprattutto, deve esserci un titolo idoneo.
Cosa succede se l'azione possessoria sta per iniziare e ci si rende conto che non si sa dove sia la
cosa o che il possesso di chi ce l'ha sia inattaccabile. Lo spoglio del possesso è un illecito, ma non è
rimediabile con l'azione possessoria: il fine dell'azione possessoria è di riconsegnare la cosa a chi è
stato spogliato. Se un illecito permane e non è soddisfabile il torto subito con un'azione restitutoria,
potrà essere esperibile un'azione di risarcimento del danno. L'azione risarcitoria non è un'azione
per la quale si può utilizzare il procedimento possessorio: quest'ultimo è fatto per riconsegnare
cose, non per pagare risarcimenti. 
E' vero che l'azione risarcitoria, da sola, non può passare per le forme del procedimento
possessorio, ma la giurisprudenza ammette che l'azione risarcitoria possa essere cumulata nel
procedimento possessorio se si mira a riavere la cosa.
Es: se agisco per avere la riconsegna, posso anche chiedere in via possessoria il risarcimento del
danno per il periodo per cui la cosa è stata goduta dallo spogliatore. L'azione risarcitoria, quindi,
può essere cumulata alla pretesa tipica "restituzione della cosa" e quindi, attraverso questo sistema,
può passare nel procedimento possessorio.
Tra le figure di connessione tra cause, c'è la connessione per accessorietà (art 31 cpc): all'azione
principale ( possessoria) si connette l'azione risarcitoria ai sensi dell'art 31 cpc. La giurisprudenza
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ammette il cumulo, nel senso che se viene data la condanna alla restituzione ci sta anche la
condanna al risarcimento; se la condanna alla restituzione è negata, non viene concessa la
condanna al risarcimento. (Vedi puntualizzazione prossime lezioni)
Come si propongono le domande possessorie? Si adotta il rito cautelare uniforme, cioè quegli art
669-bis e ss., che sono anche il tessuto dell'azione possessoria. Non si richiede un'urgenza, un
periculum in mora! I procedimenti possessori mutuano la disciplina dei cautelari, ma non sono
procedimenti cautelari: sono procedimenti speciali autonomi!! Quindi: il giudice
accoglie/respinge la domanda possessoria con le forme generalissime del rito cautelare uniforme -
> esiste anche il reclamo nel procedimento possessorio. 

Competenza: regolata in modo molto semplice. E' competente il giudice (del tribunale) del luogo
in cui si è verificato lo spoglio, lo spossessamento (per l'azione di reintegra), o la turbativa del
possesso (per l'azione di manutenzione).
Il procedimento possessorio tutela il possesso e ha ad oggetto lo ius possessionis. Il processo che
ha invece ad oggetto lo ius possidendi viene chiamato dal codice giudizio petitorio: è quello la cui
causa petendi è un diritto reale, in cui lo ius fatto valere è uno ius possidendi. E' ben possibile che
quando si verifica lo spoglio penda già un giudizio petitorio, cioè penda l'azione di rivendicazione.
2° regola di competenza: se quando si agisce in via possessoria è già pendente il giudizio
petitorio, la competenza del possessorio è attratta a quella del petitorio.
3° regola: anche se pende il giudizio petitorio, l'azione di reintegra nel possesso può essere
proposta anche al giudice del luogo dove si è verificato lo spoglio. 
 
Chiusa la fase che si articola secondo la disciplina del procedimento cautelare uniforme, il
procedimento possessorio non è detto che finisca lì.
L'art 703 cpc, infatti, ci dice che nei 60 giorni successivi, ciascuna delle parti può chiedere al
giudice che proceda con il giudizio di merito.
Cos'è questo giudizio di merito, rispetto al quale ciascuna delle parti può chiedere al giudice di
procedere? Il giudizio di merito non è il giudizio petitorio. Quando il 703 dice che si può chiedere
di procedere per il merito, non fa riferimento al procedere sul diritto reale, ma fa riferimento ad un
procedere sul possesso, cioè sullo ius possessionis. Il possesso è una situazione di diritto che non
può essere governata in modo sommario: voglio, ad es, che si termini con una sentenza
appellabile, ricorribile per cassazione. Il procedimento possessorio, pur non essendo un
procedimento cautelare, funziona rapidamente, perchè usa le norme del procedimento cautelare.
Funzionando rapidamente, dà o nega una tutela in via rapida e sommaria. Se le parti si
accontentano di questa tutela, tutto si ferma lì. Ma se una delle due parti vuole che questa tutela
data in via sommaria si trasformi, cioè arrivi ad una cognizione piena, che termina con sentenza,
che percorra i gradi di impugnazione, e che formi la cosa giudicata, lo può fare.
Il procedimento possessorio è quindi un procedimento a struttura bifasica facoltativa: si passa
comunque per la fase sommaria, può finire con essa ma può procedere con una fase a cognizione
piena.
Chi ha lavorato contro questa ricostruzione ha detto: possiamo immaginare 5 decisioni sul
possesso e poi sulla proprietà si fa a sua volta un processo con sentenza di primo grado, appello,
cassazione? Otto decisioni sul godimento della medesima res non è un pò troppo? Via diversa: il
giudizio di merito è il petitorio. Secondo questa ricostruzione, scartata dalla Cassazione, sul
possesso si ha solo un momento rapido, mentre la cognizione piena si ha solo sulla proprietà. La
giurisprudenza accoglie la prima tesi.

Sent. Cassazione 2014, 3629/2014: il provvedimento possessorio è stato reclamato. Contro i


provvedimenti pronunciati sul reclamo, viene proposto ricorso per cassazione. Il ricorso per
cassazione in materia cautelare non si dà, perchè i provvedimenti cautelari non incidono in
maniera definitiva sul diritto. Un problema simile si è posto per i possessori. Secondo la
Cassazione, il ricorso per cassazione contro la pronuncia sul reclamo non è ammissibile, perchè la
pronuncia sul reclamo è debole, claudicante: la parte interessata può chiedere il giudizio di
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merito -> si apre un giudizio di merito sul possesso. L'unico modo per portare la tutela
possessoria sul piano della tutela piena resta quello del giudizio di merito. 
 
Ultimo tema. Supponiamo che il giudizio di merito a cognizione piena non venga attivato nei 60
giorni. Il provvedimento possessorio reso all'esito della fase sommaria dà luogo o no ad una cosa
giudicata?
Secondo la Cassazione, l'ordinanza pronunciata all'esito del possessorio resta idonea ad ottenere
il possesso, ma non accerta nulla: l'unico modo per accertare è promuovere il giudizio di merito.
Infatti l'art 669-octies, ultimo comma, ci dice che l'autorità del provved cautelare non è invocabile
in un diverso processo (quindi non ha efficacia di giudicato) -> il procedimento possessorio ha il
medesimo destino del cautelare, pur non essendo un procedimento cautelare. 

Ronco lez 14 del 19.04: rapporti tra giudizio possessorio e giudizio petitorio; introduzione
all’esecuzione forzata.

Rapporti tra giudizio possessorio e giudizio petitorio: 

Nel codice del 1865 c'era una regola per cui era vietato proporre contestualmente procedimento
possessorio e procedimento petitorio. Regola che, nella sua assolutezza, vietava al proprietario
spogliato di agire sia con l'uno che con l'altro: era necessario agire prima con il possessorio e poi
con il giudizio petitorio. Nel codice di procedura civile del 1940 la regola cambia: l'art 705 cpc ci
dice che il convenuto nel giudizio possessorio non può proporre il giudizio petitorio fino a che il
procedimento possessorio non si sia concluso con una pronuncia, e questa pronuncia non sia
stata eseguita.
Qui appare in tutta la sua evidenza quel principio per cui se uno priva illecitamente un altro del
possesso, quand'anche lui autore dello spoglio sia proprietario, prima di tutto deve restituire la
cosa, e solo dopo la restituzione può far valere il suo diritto di proprietà. Lo spogliato del possesso
per prima cosa va reintegrato nel possesso. La regola deve valere anche come limite alle difese che
il convenuto del giudizio possessorio può proporre, perchè sono implicitamente vietate quelle
eccezioni fondate sul diritto di proprietà. In sintesi, solo dopo che lo spogliatore ha restituito la
cosa potrà far valere il suo diritto di proprietà -> la cosa può "andare e venire" più volte. 

Negli anni 90, una delle società del gruppo FIAT era Geotech, che fabbricava e commerciava
macchine di movimento terra, ruspe scavatrici e altre macchine simili. La fiat geotech vende una
ruspa, il compratore gliela paga con cambiali false. Quando la chiede al venditore, questo non
risponde. Casualmente, un impiegato vede questa ruspa preziosa abbandonata nel greto di un
fiume. La tentazione è stata forte: la FIAT si riprende la ruspa. La ruspa era ormai posseduta da un
soggetto terzo (non quello che aveva comprato dalla fiat con cambiali false!). La Fiat, quindi, si
riprende la ruspa e questo soggetto agisce con la possessoria, e quindi chiede al giudice la
reintegrazione del possesso. La Fiat allora avanza un'eccezione petitoria. Il giudice avverte che
effettivamente vietare l'eccezione petitoria rischia di frustrare definitivamente questo diritto, e
perciò solleva la questione di legittimità costituzionale dell'art 705 nella parte in cui vieta le
eccezioni petitorie anche quando sono rivolte a paralizzare, ad evitare, un danno probabile, grave
e irreparabile.
La Corte Costituzionale, con sentenza 25/1992, accoglie la censura di incostituzionalità dell'art 705
“nella parte in cui subordina la proposizione dell’azione petitoria alla definizione della
controversia possessoria e all’esecuzione della decisione anche nel caso in cui derivi o possa
derivare un pregiudizio irreparabile al proprietario”. Pertanto, questo divieto trova un limite nella
irreparabilità del danno che si verificherebbe rimettendo nel possesso chi è stato spogliato. 
 

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Domanda 1) Sottratta una cosa da una cassetta di sicurezza di una banca, è legittimato all'azione di
reintegra solo il proprietario della cosa o anche la banca che la deteneva? Il prof risponde così: ci
sono due sent in cui si dice che l'appaltatore, quando detiene cose del committente, detiene per
mere ragioni di servizio -> non è legittimato all'azione possessoria -> anche la banca svolge un
servizio, per cui se applichiamo la giurisprudenza che dice che l'appaltatore è un detentore non
qualificato e quindi non legittimato all'azione di spoglio, dobbiamo dire la stessa cosa per la banca.

Domanda 2) Il procedimento possessorio non è fatto per il risarcimento, è fatto per la restituzione
delle cose o la cessazione della turbativa. La giurisprudenza ammette che, insieme alla domanda di
reintegra o di manutenzione, sia possibile anche la domanda risarcitoria. Non da sola: se
uno chiede solo il risarcimento del danno, non può agire in possessoria. Può agire in possessoria +
risarcimento se chiede anche la reintegrazione del possesso o la manutenzione del possesso. Si può
dire che la restituzione è ancora possibile in quanto si riesca a convogliare anche la domanda di
risarcimento? Il tema è complesso. La domanda risarcitoria può essere esaminata soltanto nella
fase a cognizione piena -> la fase urgente, sommaria, non può portare ad una condanna al
risarcimento del danno. La risposta è: si può chiedere comunque la reintegra assieme al
risarcimento del danno, sapendo che se la reintegra viene respinta, per coltivare il risarcimento
del danno sarà necessario proporre un giudizio di merito.
Un'altra decisione della Cassazione prende in esame la possibilità di mutamento della domanda:
si sa che, tendenzialmente, non sono possibili domande nuove nel corso del processo. Quando il
giudizio possessorio è iniziato, effettivamente il convenuto aveva la disponibilità della cosa, per
cui è stato ben individuato come soggetto che avrebbe potuto restituire. In corso di ca usa, il
soggetto ha alienato la cosa ad un terzo di buona fede ed è scattato l'istituto del possesso vale
titolo. La cassaz dice: Chi aveva agito per la restituzione, può in corso di causa formulare una
nuova domanda di risacimento se è giustificata da un accadimento nuovo -> è possibile
condannare il convenuto che ha privato del possesso l'attore, esercitando contro di lui un'azione
risarcitoria. 

Domanda 3) Questione relativa al sequestro ed esibizione di documenti. Il documento è stato


sequestrato e dato ad un custode. Non si può obbligare il custode a riversare nel processo questo
documento. Perchè non si fa testimoniare il custode sul contenuto del documento? Possibile
soluzione: se il documento riflette uno dei contratti che richiedono la forma scritta ad substantiam
o ad probationem, non si può surrogare con la testimonianza l'assenza del documento. Se siamo
fuori da questo limite, tendenzialmente la testimonianza potrebbe essere possibile, salvo dire che
in questo modo si aggira l'incoercibilità dell'esibizione. ( stratagemma in frode alla legge)
 
ESECUZIONE FORZATA: disciplinata dal cpc in circa 150 articoli, compresi tra il 474 e il 632 cpc. 
Abbiamo visto che ci sono procedimenti, come quello per decreto ingiuntivo, che sono già "votati"
all'esecuzione. Comunque, tutti i procedimenti che abbiamo studiato terminano con delle parole. Il
mondo, però, non si modifica automaticamente con le parole. La fattualità delle cose si modifica
attraverso comportamenti degli uomini. L'esecuzione cerca di colmare il vuoto tra quello che ha
accertato e comandato il giudice e quello che, di fatto, c'è. Es. Il giudice ha condannato a pagare
una somma. Il condannato non la paga. Ovviamente il sistema non può fermarsi qua, altrimenti
tutta l'attività di cognizione sarebbe inutile. Nel 50-60 % dei casi tendenzialmente chi ha ricevuto
un comando dal giudice lo esegue spontaneamente. Nel restante 40%, ciò non si verifica, o per
cattiva volontà dell'obbligato, o perchè l'obbligato non ha i soldi per pagare. L'esecuzione forzata
tende a realizzare coattivamente quello che spontaneamente l'obbligato non fa. Il problema è il
grado di certezza che consente di attivare l'esecuzione forzata. In altre parole, ci dobbiamo
chiedere: l'attività in cui si tratta di realizzare contro la volontà dell'obbligato un diritto che grado
di certezza richiede sull'esistenza di questo diritto? L' ordinamento dovrebbe consentire
l'esecuzione forzata solo quando il diritto è accertato con una sentenza passata in giudicato. Questo
andrebbe bene in un sistema in cui il giudicato si raggiunge in un anno. Purtroppo, da noi il
giudicato arriva dopo 9-10 anni. Attesa non tollerabile. L'ordinamento si accontenta di una
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sentenza di primo grado: le sentenze di condanna di primo grado sono immediatamente
esecutive, e quindi consentono di iniziare l'esecuzione forzata. Naturalmente, il rischio è che si
esegua coattivamente una prestazione che il giudice dell'impugnazione dice "non dovuta".
(Ambulatorietà della cosa controversa).

Il legislatore italiano, a fianco dei provvedimenti giudiziari (con cui è il giudice a dire “il diritto è
questo”, condanno a fare qualcosa) conosce un'altra categoria di casi che consentono di iniziare
l'esecuzione forzata: è la categoria dell'esecuzione forzata sulla base di TITOLO
STRAGIUDIZIALE. L'ordinamento attribuisce specificatamente, ad alcuni documenti che non
vengono dal giudice, di essere messi a base di un'esecuzione forzata.
Es: se voi firmate una cambiale -in regola con il bollo- e promettete a me nella cambiale di pagarmi
una somma, cosa succede? La cambiale firmata è titolo esecutivo -> io posso aggredire il
patrimonio di chi ha firmato la cambiale -> “parla” la cambiale al posto del giudice. Più si allarga
la categoria dei titoli stragiudiziali, più si allarga il rischio che si facciano esecuzioni ingiuste. Il
legislatore in questi anni ha allargato la categoria dei titoli stragiudiziali, in modo da bypassare
l'intervento del giudice. Naturalmente, il processo esecutivo ha una serie di strumenti posti a
salvaguardia dell'esecuzione ingiusta, cioè strumenti che si innestano nel processo esecutivo per
rimediare ai casi in cui l'esecuzione si stia svolgendo sulla base di un diritto inesistente. 

Studiando il processo di cognizione, abbiamo visto all'opera il principio del contraddittorio,


secondo cui il giudice deve sempre sentire l'altra parte. Il contraddittorio, nel processo esecutivo,
funziona in modo profondamente diverso. Il legislatore parte dall'idea che non ci sia nulla da
accertare, ma che ci sia soltanto da eseguire: non ritiene che si debba aprire un particolare
contraddittorio con chi è stato già condannato a pagare una somma e non l'ha pagata. Se il
processo di cognizione è fatto per dire chi ha torto e chi ha ragione, il processo di esecuzione parte
dopo che si è detto chi ha torto e chi ha ragione, e dopo che c'è un documento che prende il posto
di questo dictum, e serve semplicemente per mandare ad esecuzione forzata le cose. La bilancia è
il momento della cognizione, la spada è il momento in cui lo Stato si muove per modificare il
mondo sulla base di quanto stabilito dal provvedimento del giudice.

La disciplina dell'esecuzione forzata è costruita così: ci sono degli atti che devono precedere
l'esecuzione forzata (sono i c.d. atti preliminari all'esecuzione). Il primo è la notifica del titolo
esecutivo (documento che riflette il diritto) -> portare a conoscenza dell'obbligato il comando. Il
secondo è la notifica del precetto -> il precetto è l'ultima e formale intimazione ad adempiere. 
Dopo questi atti preliminari, i modi dell'esecuzione forzata si differenziano tra di loro. Il legislatore
prende in considerazione 4 tipi di fenomeni, che identifica in relazione al tipo di prestazione
dovuta. Abbiamo così: 

1) Prestazioni che consistono nel pagamento di una somma di denaro -> obbligazioni inadempiute
aventi ad oggetto somme di denaro. Qui il legislatore costruisce l'ESECUZIONE PER
ESPROPRIAZIONE. Si prendono beni dal patrimonio del debitore, li si vende e, con il ricavato, si
soddisfa l'interesse del creditore.

2) Prestazioni che consistono nel dare una singola cosa mobile individuata (diversa dal denaro
ovviamente) -> ESECUZIONE PER CONSEGNA DI COSA MOBILE.

3) Esecuzione per consegna di cosa immobile -> RILASCIO DI COSA IMMOBILE.

4) Categoria residuale, che riguarda ogni altra obbligazione di fare o non fare.

Le prime tre categorie consistono in obbligazioni positive; la quarta riguarda le obbligazioni


negative di non fare e le obbligazioni positive aventi oggetti diversi da quelli sopra descritti.

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Dietro tutto questo, abbiamo anche la categoria delle OBBLIGAZIONI INESEGUIBILI
FORZATAMENTE.
Es: Se io mi sono obbligato a fare una serie di spettacoli, e poi dopo pochi smetto, come si fa a
surrogare forzatamente la mia prestazione? Il pubblico viene per sentire me, e non c'è modo di
incaricare un altro al mio posto, perchè il pubblico non è soddisfatto allo stesso modo. Se c'è
un'obbligazione di non fare, come si fa a forzare il non fare? Bisognerebbe incidere sulla sua libertà
di movimento. Ci sono obbligazioni infungibili di fare o non fare che o le rende l'obbligato, o se
non le fa lui è inutile che le faccia qualcun' altro. Per cui, se si sconfina oltre la eseguibilità forzata
(romanzo non scritto, spettacolo non recitato ecc) l'ordinamento si trova in una posizione difficile.
Da un punto di vista civilistico, c'è la conversione nel risarcimento del danno. Da qualche anno, è
stato generalizzato uno strumento di c.d. coercizione indiretta: il giudice, con il provvedimento
che condanna ad una prestazione infungibile, può condannare l'obbligato a pagare una
determinata somma di denaro per ogni giorno di ritardo nell'adempimento spontaneo della
prestazione. E' un risarcimento anticipato, forfettizzato -> misura che dovrebbe spingere la volontà
dell'obbligato ad adempiere spontaneamente. Misura che l'art. 614-bis vieta quando abbia
qualcosa di iniquo. Si suol dire che se uno si è impegnato a scrivere un romanzo, mettergli sul
collo la spada di Damocle che per ogni giorno di ritardo gli arriverà una somma da pagare, non è il
modo migliore per favorire l'espressione della vena artistica. Il 614-bis è un'estensione al processo
che l'ordinamento già conosce sul piano pattizio. Ad es, se io pattuisco che per ogni ritardo nella
consegna noi siamo obbligati a pagare 1 mln di euro, il giudice può applicare un criterio equitativo
e ridurre la penale. 
I provvedimenti del giudice, dal punto di vista dell'oggetto immediato, sono: accertamenti,
condanne e provvedimenti costitutivi. L'esecuzione forzata è la prosecuzione rispetto alle sole
condanne! Le pronunce di mero accertamento e le pronunce costitutive creano già, attraverso le
parole, determinati effetti, senza necessità di adeguare lo stato delle cose a quello che dice il
giudice. 
 
Affrontiamo la disciplina positiva. Partiamo dall'esame delle norme sul titolo esecutivo.

L’art 474 cpc è diviso in tre numeri: 


N.1: Sono titoli esecutivi le sentenze di condanna e gli altri provvedimenti del giudice cui la legge
attribuisca espressamente il valore di titolo esecutivo. Questi provvedimenti (titoli giudiziali)
sorreggono, cioè sono idonei, per qualsiasi tipo di esecuzione forzata. Mentre le sentenze di
condanna hanno di per sè il valore di titolo esecutivo, altri provvedimenti diversi dalla sentenza
(ordinanze, decreti) hanno valore di titolo esecutivo in quanto il legislatore glielo attribuisca
espressamente.
 
N.2: Cambiali, assegni e altri titoli di credito cui la legge attribuisca espressamente il valore di
titolo esecutivo. Cambiale e assegno sono titoli esecutivi; altri titoli di credito valgono come titolo
esecutivo se una norma espressa lo dice. Cambiale e assegno valgono solamente a sorreggere
l'esecuzione avente ad oggetto il pagamento di somme di denaro. Da qualche anno, il n.2 ha visto
l'aggiunta di un'altra figura di titolo esecutivo: scritture private autenticate da pubblico ufficiale.
Anche queste, limitatamente alle obbligazioni aventi ad oggetto somme di denaro.
La sottoscrizione è semplice, se figura come tratto di penna in calce ad un documento; è
autenticata, se un p.u. scrive: "A. Ronco ha posto questo segno grafico in mia presenza e io ho
accertato che quello che ha messo la firma è proprio A. Ronco". Mentre per cambiale e assegno non
si chiede l'autentica, per le scritture private si richiede che la firma sia autenticata. Se io voglio
contestare di aver sottoscritto una cambiale su cui compare una firma non autenticata, mi basta
disconoscere la mia sottoscrizione. La valenza di titolo escutivo di cambiale e assegno è una
valenza debole, perchè basta che il debitore dica "non l'ho firmata io" e si apre un momento di
controllo. Se il titolo esecutivo è una scrittura privata autenticata, per smontare la paternità di una
scrittura bisogna attivare la querela di falso, in cui l'onere della prova è di chi sostiene che la firma
è falsa. Se la scrittura privata non è autenticata, non vale come titolo esecutivo, ma costituisce
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uno dei documenti sulla cui base può essere pronunciato un decreto ingiuntivo, che diventa
immediatamente esecutivo. 
Se c'è una scrittura privata autenticata che riflette un contratto di vendita di una cosa mobile,
questa scrittura privata vale come titolo esecutivo per la mia obbligazione di  pagare 100, ma non
vale come titolo esecutivo per l'obbligazione del venditore di consegnare la cosa.
 
N.3: Atto pubblico, formato dal notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli
pubblica fede. Gli atti notarili sono titoli esecutivi idonei all'esecuzione di pagamento di somme di
denaro, di consegna o di rilascio. 
Sintesi: obbligaz. di somme di denaro possono essere sorrette da tutti i titoli esecutivi che abbiamo
visto; obbligaz di consegnare cose -> provved del giudice o atti notarili; obbligaz di fare o non fare
-> soltanto provved del giudice. 

Il legislatore cerca di favorire in tutti i modi gli accordi conciliativi tra le parti. Lo stesso tessuto
originario del cpc conosce il tentativo di conciliazione da parte del giudice, ormai poco praticato.
Benchè non ne parli direttamente il 474, abbiamo accordi transattivi raggiunti attraverso
l'intervento del giudice, o attraverso la mediazione, o la negoziazione assistita tra avvocati.
L'unico titolo idoneo a sorreggere l'esecuzione per le obbligaz di fare o non fare è il provved del
giudice.
Immaginiamo, invece, che ci sia un processo in cui si discute un obbligo di fare o non fare. Se il
giudice vi ordina di smettere, e voi non adempite, scatta la possibilità di eseguire forzatamente o
con le misure indirette di coercizione. Se voi siete gli attori, e io mi rendo conto che non voglio piu
litigare, vi offro di conciliare -> mi impegno, con una transazione, a non tenere piu quel
comportamento. Questa transazione non è un provvedimento del giudice: nasce nel processo, ma
non è un dictum (non è una sentenza, nè un’ordinanza: è un accordo tra me e voi!) 
Abbiamo detto che, per le obbligazioni di fare o non fare, l'unico titolo idoneo è il provvedimento
del giudice. Se così fosse, si svaluterebbero, perderebbe di interesse la possibilità di fare transazioni
in processi in cui si discute di obbligazioni di fare o di non fare. Infatti, io mi offro di impegnarmi
per iscritto a non turbare più il vostro possesso, ma se poi questo scritto non vale come titolo
esecutivo, voi avreste in ogni caso interesse ad andare verso la pronuncia del giudice! Su questo
tema, è intervenuta la Corte Costituzionale, con una sentenza interpretativa di rigetto (modo
interpretativo per rendere costituzionale la norma), che dice che l'art 612 cpc va interpretato nel
senso che è titolo esecutivo non solo il provvedimento del giudice, ma anche la transazione
conclusa giudizialmente nell'ambito di un processo che aveva ad oggetto obbligazioni di fare o
non fare. 
Sia il legislatore del procedimento di mediazione (dlgs 28/2010), sia il legislatore della
negoziazione assistita ad opera degli avvocati, hanno avuto cura di dire questo: 
a) Con riguardo alla mediazione, se le parti raggiungono un accordo e questo accordo è anche
firmato dagli avvocati delle parti (scrittura privata non autenticata, ma firmata sia dalle parti che
dai loro avvocati), questo vale come titolo esecutivo a tuttocampo.
b) Il d.l. 132/2014 sulla negoziazione assistita si è mantenuto sulla stessa linea e ha così detto: se le
parti, con i loro avvocati, si mettono d'accordo e formalizzano una transazione su una
controversia, l'accordo firmato dalle parti e sottoscritto anche dai loro avvocati, vale come titolo
esecutivo a tuttocampo. 
 
Il titolo esecutivo deve dare anche una sufficiente certezza che si possa partire con l'esecuzione
forzata dal punto di vista documentale: il titolo esecutivo, infatti, è un provvedimento, una
transazione ecc, ma è anche un documento. 
Gli atti che precedono l'esecuzione forzata sono la notificazione del titolo esecutivo e la
notificazione del precetto. Notificare il titolo esecutivo significa prendere il documento e
portarlo a conoscenza del debitore. Il modo in cui si porta a conoscenza del debitore un titolo
esecutivo è profondamente diverso a seconda che il titolo esecutivo sia di formazione pubblica o
di formazione privata.
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a) Sono titoli di formazione pubblica quelli che provengono da un pubblico ufficiale, e sono: le
sentenze, i provvedimenti del giudice, gli atti notarili. Tutti gli altri (cambiali, assegni, scritture
private, verbali di transazione ecc) sono di formazione privata, salvo il verbale di transazione
giudiziale (dato che è firmato anche dal giudice, e quindi ha carattere pubblico). Quando il titolo è
di formazione pubblica, il p.u. tiene per sè l'originale.
Ad es, se io ho vinto una causa contro di voi, l'originale della sentenza deve rimanere custodito
nella cancelleria per decenni. Se il notaio ha fatto un atto pubblico, l’originale lo tiene lui, mentre
alle parti consegna delle copie (della sentenza, dell'ordinanza, dell'atto notarile). 
I documenti di formazione privata, invece, non hanno una custodia affidata ad un pubblico
ufficiale. Quando il documento titolo esecutivo è di formazione pubblica, lo si notifica al debitore.
Si fa questo: si chiede alla cancelleria del giudice o al notaio di rilasciare 2 copie dell'originale.
Per gli atti di formazione pubblica, la notifica del titolo esecutivo vede tre esemplari dell'atto:
l'originale che resta in cancelleria o presso il p.u.; una copia che va al destinatario; una copia che
va a chi ha chiesto la notifica, cioè al creditore.
Se l'atto è di formazione privata, la notifica non c'è: il legislatore non immagina, ad es, che si faccia
una copia della cambiale e la si consegni al debitore, ma semmai esige che il testo della scrittura
privata (cambiale o assegno) venga riprodotto nell'atto di precetto (secondo atto preliminare
all'esecuzione forzata) ->
se l'atto è a formazione pubblica, si notifica una copia e poi si fa l’atto di precetto; se l'atto è a
formazione privata, si trascrive all'interno del testo del precetto. 
Se l'atto è di formazione pubblica, quando il p.u. rilascia la copia richiesta dal creditore, si dice che
la spedisce in forma esecutiva: spedire una copia in forma esecutiva vuol dire dare una copia
dell’atto al creditore. La spedizione in forma esecutiva consiste nella seguente dichiarazione (art
475 c.3): 
La spedizione in forma esecutiva consiste nell'intestazione "Repubblica italiana - In nome della
legge" e nell'apposizione da parte del cancelliere o notaio o altro pubblico ufficiale, sull'originale o
sulla copia, della seguente formula: "Comandiamo a tutti gli ufficiali giudiziari che ne siano
richiesti e a chiunque spetti, di mettere a esecuzione il presente titolo, al pubblico ministero di
darvi assistenza, e a tutti gli ufficiali della forza pubblica di concorrervi, quando ne siano
legalmente richiesti". 
Evidentemente, il titolo esecutivo è la chiave che muove tutto l’apparato coercitivo dello Stato. 

Ronco Lez 15 del 26.04: Titolo esecutivo e atto di precetto; esecuzione forzata per espropriazione:
disciplina del pignoramento.

TITOLO ESECUTIVO

Qualsiasi tipo di esecuzione forzata è preceduta dalla notifica del titolo esecutivo. Nei titoli di
formazione pubblica tale notifica si esprime attraverso la consegna al debitore di una copia
dell’atto pubblico con quella formula che abbiamo visto alla fine della scorsa lezione. Per i titoli di
formazione privata, invece, mettere a conoscenza il debitore dle titolo si realizza trascrivendo il
contenuto essenziale del titolo nell’atto di precetto.

Elementi generali relativi al titolo esecutivo:


Il titolo esecutivo è, oltre che un documento, un accertamento dell’esistenza del diritto.
Accertamento di fonte giudiziale o di fonte negoziale, che l’ordinamento ritiene necessario ma, allo
stesso tempo, sufficiente per promuovere l’esecuzione forzata.
L’art 474 cpc, il primo di quelli dedicati al titolo esecutivo, recita così: “L'esecuzione forzata non può
avere luogo che in virtù di un titolo esecutivo per un diritto certo, liquido ed esigibile”.

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1) Esigibilità: se il diritto è sottoposto a termine o a condizione, per promuovere l'esecuzione
forzata è necessario che il termine sia scaduto o che la condizione si sia realizzata. Non si può,
ovviamente, aggredire in modo esecutivo il debitore se l’obbligazione non è esigibile.
A proposito della condizione, l'art 478 cpc ci dice una cosa particolare con riguardo alla cauzione.
Innanzitutto quando abbiamo studiato il decreto ingiuntivo abbiamo visto che il giudice può,
durante l'opposizione al decreto ingiuntivo, attribuire a quest'ultimo esecutorietà provvisoria se il
creditore offre cauzione. In fondo, la prestazione della cauzione condiziona la possibilità di agire in
giudizio. Allora, il 478 ci dice che quando l'esecuzione è condizionata alla prestazione di una
cauzione, per poter agire in via esecutiva bisogna dimostrare di aver versato una cauzione. Lo si
dimostra in quanto la cauzione si versa presso la cancelleria e il cancelliere annota, sul titolo
esecutivo, che la cauzione è stata prestata.
2) Liquidità del diritto: interessa essenzialmente le obbligazioni in somme di denaro. Definiamo
liquido un credito che, nel titolo esecutivo, è esattamente quantificato o è quantificabile attraverso
un'operazione matematica che non lascia dubbi, cioè attraverso un'operazione matematica dal
risultato univoco.
Esempio di liquidazione presente nel titolo: condanno al pagamento di 100.
Esempio di liquidazione ricavabile matematicamente: condanno al pagamento di 100 oltre agli
interessi legati maturati dal 15 ottobre 2006. Gli interessi legali hanno una misura determinata con
decreto ministeriale, anno per anno. L’operazione matematica è semplice: si prende il capitale e lo
si molitplica per la misura di interesse legale.
Esempio di determinazione non liquida: condanno al risarcimento dei danni subiti in conseguenza
del reato. E’ evidente che la condanna generica (quella che dice che la somma è dovuta, ma non la
quantifica) non può servire per l’esecuzione forzata, perchè non c’è la misura, determinata o
determinabile, della somma dovuta! E’ invece titolo per l'esecuzione forzata una sentenza che
dicesse: " Accerto che la somma è dovuta. Mi riservo, nel seguito del giudizio, di quantificarla, ma
fin d’ora liquido a titolo provvisorio la somma di 100”. Per quei 100 la sentenza è titolo esecutivo.
3) Certezza del credito: il requisito della certezza del credito non è altro che l’espressione delle
caratteristiche che abbiamo visto parlando del titolo esecutivo. Il titolo esecutivo è un
accertamento, o di fonte pubblica o di carattere negoziale, che il legislatore ritiene necessario e
sufficiente per promuovere l’esecuzione forzata. Possiamo avere un titolo esecutivo di certezza
massima (ad es, la sentenza passata in giudicata) o un titolo esecutivo di certezza minima (es
cambiale, che volendo potrebbe essere falsa o alterata), ma tanto basta.
Con riguardo al requisito della certezza, il legislatore fa una concessione all'incertezza dal punto di
vista soggettivo: il titolo esecutivo è utilizzabile anche dagli aventi causa del creditore -> il titolo
esecutivo “condanno a pagare una somma nei confronti del creditore A” è utilizzabile se
l'esecuzione forzata la promuove A oppure se la promuove un successore nel credito di A a
qualunque titolo.
Perchè questa regola allenta i margini della certezza? Immaginiamo una cessione del credito. A ha
conseguito la condanna a pagare in suo favore e poi cede il suo credito a B. Non si richiede che la
cessione del credito risulti dal titolo esecutivo o da altro atto che abbia valore di titolo esecutivo. E’
il titolo esecutivo dato ad A che è utilizzabile, è spendibile, anche dal suo successore.
Dal punto di vista passivo (di chi subisce l’esecuzione) abbiamo anche un'estensione soggettiva,
ma più ridotta: il titolo esecutivo vale contro quello che risulta debitore nel titolo esecutivo e contro
i suoi successori a titolo ereditario. In sintesi: dal punto di vista attivo, l’estensione è per qualsiasi
successore; dal punto di vista passivo, l’estensione vale solo contro gli eredi.

Aggiungiamo un altro tassello. Sappiamo dal diritto commerciale che, se viene ceduta un'azienda
commerciale, il successore (l’acquirente dell’azienda) risponde anche dei debiti dell'azienda
ceduta, purchè risultino dalle scritture contabili. Es: io ottengo una condanna dell’imprenditore B.
Poi l’imprenditore B cede l’azienda all’imprenditore C, il quale risponde del debito inerente
l’azienda ceduta. Tuttavia, il titolo esecutivo non sarà immediatamente spendibile verso C, perchè
C non è un erede di B, ma è succeduto nel debito per un altro titolo. Allora, cosa dovrà fare il
creditore A per agire in via esecutiva verso C? Dovrà procurarsi un altro titolo esecutivo nei
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confronti di C. Ad es, potrà agire per decreto ingiuntivo, oppure per processo ordinario, in cui
chiede al giudice di condannare anche C. A quel punto, il primo titolo esecutivo sarà utilizzabile
verso B, il secondo verso C. Se la successione è iure ereditatis, non c’è la necessità di procurarsi un
titolo verso gli eredi.
Problema: voi avete il titolo contro Tizio. Agite contro Sempronio sostenendo che è il suo erede,
dato che il legislatore consente di farlo. Se viene fuori che Sempronio non è erede, o se Sempronio
contesta di essere erede? Si aprirà una parentesi di cognizione per capire se davvero Sempronio è
erede di Tizio ma, nel frattempo, sulla base della vostra affermazione, voi potete agire
estensivamente nei confronti dell’erede o presunto tale.

Il secondo atto preliminare all'esecuzione forzata è l'ATTO DI PRECETTO. E' un'intimazione a


pagare o ad adempiere l’altra obbligazione entro un determinato termine. Appartiene agli atti che
sono descritti civilisticamente nell'art 1219, con cui il creditore mette in mora, cioè intima
l'adempimento al debitore -> è un'intimazione ad adempiere, con l'avvertimento che se manca
questo adempimento si procederà con l'esecuzione forzata. E' l’ultima chiance per il debitore di
adempiere volontariamente: “Ti invito ad adempiere, e sappi che se non lo fai si procederà
forzatamente”.
Questa intimazione ha 2 termini: uno dilatorio e uno acceleratorio. Il termine dilatorio è di 10
giorni: l'esecuzione forzata non può iniziare prima che siano passati 10 giorni dalla notifica del
precetto.
Il termine acceleratorio è di 90 giorni: l'esecuzione forzata deve iniziare nei 90 giorni dalla notifica
del precetto. Quindi: non prima di 10 e non oltre 90 giorni, perchè il debitore deve sapere che
questo avvertimento lo espone all'esecuzione forzata in un termine contenuto e preciso (non piu di
90 giorni).
Se, nei 90 giorni dalla notifica del precetto, l’esecuzione forzata non è iniziata, il precetto perde di
efficacia -> per iniziare un'esecuzione forzata nuova, bisognerà notificare nuovamente il precetto.
Va precisato, però, che il titolo esecutivo “non scade mai”, ma al massimo “scade” se il diritto
sostanziale si prescrive. Il precetto, invece, ha una durata ridottissima: 90 giorni.
Il termine di 10 giorni può, su autorizzazione del Presidente del Tribunale, essere ridotto o
addirittura annullato se ci sono ragioni specifiche. Es: ho motivo di credere che il mio debitore
abbia compiuto degli atti di disposizione del patrimonio in frode ai suoi creditori. Se io lo avverto
che ha 10 giorni per pagare, e contestualmente temo che in quei 10 giorni lui possa fare sparire i
suoi beni, possono ottenere dal Presidente del Tribunale l’autorizzazione a notificare il precetto e,
subito dopo, iniziare l’esecuzione forzata.
A pena di nullità, il precetto deve contenere, secondo l’art. 480 cpc, l'indicazione delle parti (chi è il
creditore e il debitore) e l'indicazione della data di notifica del titolo esecutivo, se fatta
separatamente.
Agganciamoci alla disciplina delle nullità. L'art 156 cpc dice: la nullità di un atto può essere
pronunciata se è prevista espressamente dalla legge, oppure se l’atto manca di quei requisiti
indispensabili per il raggiungimento dello scopo. La disciplina specifica sul precetto ha due sole
indicazioni di nullità tassativa: mancanza del nome delle parti; mancanza di indicazione della data
di notifica del titolo esecutivo. Questo, però, non esclude che possano esserci altre ragioni di nullità
riconducibili all’impossibilità di raggiungere lo scopo (ad es. se il precetto è l’intimazione ad
adempiere con l’avvertimento che, in mancanza di adempimento, si procederà con l’esecuzione
forzata, allora è una ragione di nullità del precetto la mancanza di questo avvertimento).

Notifica del titolo esecutivo, precetto e sua notifica sono atti preliminari all’esecuzione forzata, atti
che stanno prima del processo esecutivo. Ebbene, per il processo esecutivo, valgono le regole sulla
necessaria rappresentanza dell'avvocato: davanti al tribunale, infatti, le parti vanno rappresentate
da un difensore tecnico. Il precetto non sta più nel processo che ha portato alla condanna e non sta
ancora nel processo esecutivo: si colloca in un limbo intermedio. Per il precetto -atto precedente
l’esecuzione forzata- secondo la giurisprudenza non vi è obbligo di assistenza tecnica! -> il

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precetto, sottoscritto dalla parte personalmente, è perfettamente valido, perchè non si richiede
l’assistenza del difensore tecnico.

Rapporti tra notifica del titolo esecutivo e notifica del precetto:


Quando il titolo esecutivo non va notificato ma va trascritto, è il solo precetto a notificarsi. Il
precetto contiene la trascrizione testuale del titolo esecutivo. Es: io sono in possesso della cambiale
firmata da voi in mio favore. Non ho necessità di notificarvela. Vi notificherò un atto di precetto
che dirà” Gli studenti sono obbligati a versarmi la somma di 100 in forza di cambiale del seguente
testuale tenore “Torino, 31 dicembre 2014. Noi, studenti, pagheremo, per questa nostra cambiale, la
somma tot ad Alberto Ronco”.
Chi garantisce che la trascrizione sia corretta? L'ufficiale giudiziario. Quest’ultimo è il soggetto che
notifica. Quando io porto all’ufficiale giudiziario, affinchè lo notifichi, un atto di precetto con la
trascrizione del titolo (cambiale, assegno, scrittura privata) gli porto anche il titolo, affinchè lui
controlli che la trascrizione contenuta nel precetto è una trascrizione fedele. Nell’ambito del
precetto, prima della relazione di notifica, l’ufficiale giudiziario attesta di aver esaminato ad es la
cambiale, e constata che la trascrizione è fedele.
Fuori da questi casi, chi vuole intraprendere l'esecuzione forzata può: notificare il titolo esecutivo
insieme al precetto (cioè porta all’ufficiale giudiziario sia la copia del titolo esecutivo che il
precetto); oppure, può notificare il titolo esecutivo separatamente dalla notifica del precetto. In
quest'ultimo caso, il precetto, a pena di nullità, deve indicare quando è stato notificato il titolo
esecutivo.
Infine, se si usa il titolo esecutivo contro gli eredi del debitore – è l’estensione soggettiva di cui
abbiamo parlato prima- la notifica contestuale di titolo esecutivo e precetto non è possibile: occorre
che la notifica del precetto segua di almeno 10 giorni la notifica del titolo esecutivo. Il legislatore, in
questo caso, ritiene che sia necessario dare agli eredi uno spazio di almeno 10 giorni, per rendersi
conto che è stato pronunciato un provvedimento, e che c’è un atto pubblico a carico del de cuius di
cui magari non erano a conoscenza -> si dà loro modo di avere uno spazio di tempo per assumere
decisioni, comportamenti, contatti con il creditore e decidere sul da farsi, dato che gli eredi
comunque sono soggetti terzi (non hanno partecipato alla formazione dell’atto pubblico).

Problema: quando il titolo esecutivo va trascritto nel precetto, non c'è la possibilità di divaricare
notifica del titolo e notifica del precetto. Es: se io ho una cambiale firmata dal signor X che poi
muore, e voglio agire contro l’erede Y, come faccio a far decorrere 10 giorni fra notifica del titolo e
notifica del precetto se non devo notificare il titolo ma lo trascrivo nel precetto? Se non devo far
decorrere 10 giorni ma mi basta notificare il precetto direttamente, allora per i titoli di formazione
non giudiziale (cambiali, assegni, scritture private), la ratio di dare uno spazio di tempo di almeno
10 giorni all'erede viene a frustare. L'alternativa, secondo il prof, sarebbe quella di notificare agli
eredi due atti, come un precetto spezzato in due: prima la parte che trascrive (cioè prima un atto
che riproduca testualmente il titolo esecutivo) e poi, decorsi 10 giorni, la parte del precetto che
intima. Lunedì prossimo vedremo la soluzione.

Ultime notazioni:
Art 111 cpc: ci dice che, se c'è la successione a titolo particolare, il processo continua tra le parti
originarie ma i suoi effetti si riverberano anche verso il successore a titolo particolare. Pur con
qualche dubbio, si ritiene che l'art 111 operi anche nel processo esecutivo. Cosa vuol dire? Se io
inizio l'esecuzione forzata verso Sempronio, e poi Sempronio trasferisce il suo debito ad un altro
soggetto, il processo esecutivo può continuare verso Sempronio, cioè verso colui che era debitore
nel momento in cui ho iniziato il processo esecutivo. Gli effetti si avranno anche verso il successore
nel debito, ma senza necessità di notificare un nuovo precetto e un un nuovo titolo esecutivo verso
di lui.
In sintesi, con la notifica di questi due atti -atti mirati a garanzia del debitore- si informa il debitore
di quale sia il titolo esecutivo, cioè di quale sia l'obbligo che ha e quale che sia la fonte; lo si invita

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ad adempiere per un’ultima volta e lo si avvisa che il suo mancato adempimento porterà all'inizio
dell’esecuzione forzata.

ESECUZIONE FORZATA PER ESPROPRIAZIONE: riguarda le obbligazioni di pagare una


somma di denaro. Storicamente le ragioni della proprietà sono state considerate sempre molto
forti: tradizionalmente, i diritti reali sono stati considerati più importanti dei diritti di credito. Qui
abbiamo un diritto di credito che fa saltare la proprietà, contro la volontà del proprietario! Il
legislatore, consapevole di questo, prevede una serie di garanzie che tutelano il più possibile le
ragioni del proprietario.
L'esecuzione forzata per espropriazione attraversa 4 fasi:
1) PIGNORAMENTO: momento in cui vengono presi uno o piu beni del debitore.
2) VENDITA O ASSEGNAZIONE DI QUEI BENI: fase in cui quei beni si trasformano in denaro,
perchè o qualcuno li compra oppure uno è il creditore che se li fa dare versando uno somma di
denaro (o portando in compensazione il suo credito con il debito).
3) Fase eventuale: INTERVENTO DI ALTRI CREDITORI. E' possibile che si soddisfino, sul
ricavato della vendita o dell'assegnazione, anche altri creditori del medesimo debitore, che per far
questo devono intervenire nell'esecuzione.
4) DISTRIBUZIONE DELLA SOMMA RICAVATA: viene data o all'unico creditore o fra più
creditori (nel caso in cui siano intervenuti altri).

Competenza: è sempre competente il Tribunale.


a) Se l'esecuzione riguarda beni immobili, è il Tribunale del luogo dove si trova l'immobile. Se
l'immobile è così grande e sta al confine tra circoscrizioni di due diversi tribunali, è competente il
tribunale nel cui circondario insiste la parte dell'immobile di maggior valore.
b) Regola analoga se l'esecuzione forzata riguarda beni mobili: è competente il tribunale del luogo
ove si trovano i beni mobili.
c) Esecuzione forzata su espropriazione di crediti: io sono il debitore di cui discorre il titolo. Voi
potete espropriare i miei beni mobili e immobili, facendo saltare il mio diritto di proprietà. Voi
potete anche soddisfarvi sui miei diritti di credito, perchè è possibile che io abbia dei crediti verso
il terzo: voi potete aggredire il credito come bene giuridico in quanto tale, prima che sia
adempiuto! Il terzo (es la signora Lavagna), così, non adempie a me, ma versi la somma alla
procedura, sulla quale vi soddisferete voi! -> quando l’espropriazione coinvolge un credito si
hanno, quindi, 3 soggetti: creditore, debitore, debitor debitoris (debitore del debitore). In questi casi,
è competente il giudice del luogo in cui il debitore risiede o ha domicilio o ha dimora. Non si
guarda al terzo. Tuttavia, se il debitore è una pubblica amministrazione, la regola cambia: è
competente non il luogo in cui ha la sede l'amministrazione pubblica, ma il luogo in cui il terzo
debitore (debitor debitoris) risiede, oppure ha domicilio, oppure ha dimora. Fino ad 1 anno e
mezzo fa, la regola era unica: si guardava il domicilio, la residenza, la dimora del terzo debitore (es
signora Lavagna). Era una regola che rendeva difficile, in molti casi, l'attività del creditore: d’altra
parte, se io vi devo una somma e ci sono molti soggetti che devono somme a me, voi avreste
dovuto fare tanti processi nei vari tribunali di residenza dei terzi!
Il legislatore del 2014 agevola il creditore e dice: competente è il tribunale in cui risiede il debitore,
e quindi non guardiamo più il terzo, ma poi gli viene in mente: pensiamo agli infiniti debiti dello
Stato. Lo Stato è un soggetto notoriamente debitore di somme e normalmente un pagatore
pessimo. Lo Stato, a sua volta, ha molti debitori: basti pensare a tutti i soggetti che gli devono
somme a titolo fiscale! Se mantenessimo questa regola in base alla quale nell’espropriazione per
crediti rileva solo la residenza, domicilio, dimora del debitore, tutte le espropriazioni di crediti per
cui il debitore sia lo Stato andrebbero a finire a Roma -> il tribunale di Roma si troverebbe coperto
da una quantità di procedimenti espropriativi ingestibile! Per ovviare a ciò, si è stabilito che
quando un debitore è un ente pubblico torna la regola in cui si guarda residenza, domicilio, sede,
dimora del debitor debitoris.

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Ultima regola: fino al 2014, per l'espropriazione forzata di veicoli o natanti, operava sempre il
criterio del luogo in cui si trova la cosa. Questa regola poteva suonare faticosa per il creditore,
perchè non era facile individuare dove si trovava la cosa. Oggi, per veicoli o natanti registrati, vale
il tribunale del luogo di residenza del debitore.
Riassunto: a) espropriazione di cose -> luogo in cui trovano le cose, salvo che siano veicoli o
natanti (nei quali rileva il luogo in cui risiede il debitore)
b) espropriazione di crediti -> competente è il tribunale dove risiede il debitore, salvo che il
debitore sia una pubblica amministrazione (nel qual caso, è competente il tribunale dove risiede, o
ha domicilio, o ha dimora il debitor debitoris).

1) PIGNORAMENTO: atto iniziale dell'esecuzione forzata per espropriazione, che può riguardare
mobili, immobili, crediti, cioè ogni cosa che abbia un valore di scambio economico e che possa,
quindi, essere ceduta, venduta. L'art. 492 cpc ci dice che il pignoramento è un atto dell'ufficiale
giudiziario e consiste nell'intimazione che l'ufficiale giudiziario fa al debitore di non sottrarre le
cose pignorate alla soddisfazione del credito individuato nel titolo esecutivo. Questa formula cosa
ci dice? L'autore del pignoramento non è il giudice, bensì l'ufficiale giudiziario, che finora abbiamo
conosciuto come organo che provvede alla notifica degli atti. Dal punto di vista oggettivo, il
pignoramento individua le cose e invita il debitore a non compiere, sulle cose pignorate, atti che
frustrino la garanzia che le cose devono fornire alla soddisfazione del credito.
L'art 2740 c.c. prevede la c.d. garanzia generica: ci dice che il debitore risponde dell'adempimento
delle sue obbligazioni con tutto il suo patrimonio, presente e futuro. Rispetto a questo complesso
di beni, il pignoramento colpisce una o più cose determinate. Nel momento in cui l'ufficiale
giudiziario, su vostra istanza, mi pignora l'alloggio che ho a Lucca, ecco che quell'alloggio è
specificatamente destinato a soddisfare il vostro credito.
Il creditore può pignorare quanti beni quanti vuole ma, secondo l'art 496, se il debitore dimostra
che sono stati pignorati una quantità di beni il cui valore è eccessivo rispetto al valore del credito, il
giudice può disporre la riduzione del pignoramento. Supponiamo che io sia una persona che vi
deve 10 mila euro e ha, nel suo patrimonio, un immobile del valore di 200 mila euro e 10
automobili. Ogni automobile vale 15 mila euro. Se voi mi pignorate 3 automobili, posso chiedere la
riduzione del pignoramento, perchè ne basta una affinchè voi vi soddisfiate! Se, però, voi mi
pignorate solo l'immobile da 200 mila euro, non posso chiedere la riduzione del pignoramento! La
regola allora è: se vengono pignorate piu cose e alcune di queste sono superflue, si può chiedere di
togliere il pignoramento dalla cose superflue. Non ci dice, però, che il creditore debba scegliere la
cosa piu vicina al valore del suo credito -> il creditore, se vuole, può pignorare una villa
principesca per un credito minimo! Il bene non divisibile (come una villa) non è riducibile. In
sintesi, il debitore può pretendere che il pignoramento si riduca, ma non può pretendere che il
pignoramento si sposti dalla cosa che è stata colpita ad un’altra cosa. In effetti, ci sono casi in cui il
creditore, proprio per indurre il debitore ad adempiere spontaneamente, sceglie di pignorare una
cosa di valore smisurato.

Dobbiamo distinguere ATTI MATERIALI e ATTI/ NEGOZI GIURIDICI.


Premessa: non è detto che il pignoramento tolga la cosa dalla disponibilità immediata del debitore.
Il pignoramento, infatti, è una semplice intimazione a non disporre. Lo spossessamento del
debitore può avvenire successivamente.
Il debitore, una volta che la cosa gli è stata pignorata, potrebbe compiere atti materiali sulla cosa,
per “far del male” al creditore. Es: mi avete pignorato la cartella? E allora io la distruggo. Questi
atti materiali sono puniti come delitti. L'art 388 del codice penale punisce, fra le altre cose, gli atti
con cui il debitore distrugga, sopprima, disperda le cose soggette a pignoramento. Lo stesso
avviene se io nascondo la cosa pignorata.
Esiste una disciplina degli atti giuridici, cioè dei negozi compiuti dal debitore sulle cose pignorate.
La cosa pignorata non esce dal commercio, non è una cosa che non è piu suscettibile di atti
giuridici: la cosa pignorata resta vendibile, ipotecabile, locabile, soggetta alla possibilità che vi si
costituisca un usufrutto. Gli atti giuridici che toccano la cosa pignorata sono civilisticamente
91
possibili e validi, ma sono inefficaci nei confronti del creditore pignorante! Es: quando un bene
è stato pignorato, i negozi giuridici compiuti dal debitore vedono la procedura esecutiva
insensibile a tali atti. Non sono nulli! Possiamo dire, infatti, che la loro efficacia è
momentaneamente paralizzata dal pignoramento ma, essendo validi, se l'inefficacia dovesse venir
meno, la loro validità di diritto civile si riespanderebbe secondo le ragioni ordinarie. Sono quindi
validi e inefficaci. Es: voi pignorate oggi il mio appartamento di Lucca. Io, fra 1 mese, vendo
quell'appartamento di Lucca al signor Tasco. La vendita è perfettamente valida ma non vi tocca:
quando si tratterà di vendere all'asta il mio appartameno di Lucca, tale vendita avverrà
indipendentemente dalle ragioni del signor Tasco, perchè quest’ultimo ha comprato un immobile
già pignorato. Tasco, però, visto che il contratto è valido, si troverà a far valere verso di me la
garanzia contro l'evizione: Tasco, infatti, ha comprato la cosa, e dopo un anno se la vede portare
via con la procedura esecutiva. Supponiamo che voi abbiate pignorato il mio immobile di Lucca e
io, dopo un mese, l’ho venduto a Tasco. Io ho ricavato dei soldi dalla vendita, e vi pago: voi siete
stati soddisfatti e quindi rinunciate all'esecuzione forzata -> la vendita, che era valida ma
semplicemente inefficace, riespande pienamente i suoi effetti.

Una serie di norme del c.c., comprese fra il 2913 e il 2918, regolano dal punto di vista cronologico i
rapporti fra il creditore pignorante e l'acquirente della cosa pignorata. Questi articoli ci dicono
come si fa a capire quale dei due atti è intervenuto per primo. Il pignoramento viene dall'ufficiale
giudiziario (pubblico ufficiale), mentre le vendite e le cessioni di crediti possono essere atti fra
privati.
1) Se il pignoramento colpisce beni immobili o beni mobili iscritti nei pubblici registri (es auto,
moto) si guarda al momento della trascrizione dell'atto nei pubblici registri. Se la mia vendita
dell'immobile di Lucca a Tasco viene trascritta prima che viene trascritto il vostro pignoramento,
prevale su voi Tasco, poichè Tasco, quando ha comprato e ha trascritto, non sapeva del vostro
pignoramento! Non rileva la buona fede, ma rileva solo il rapporto cronologico tra le trascrizioni.

2) Se il pignoramento riguarda un'universalità di beni mobili (biblioteche, aziende ecc) prevale


l'atto di vendita se ha una data certa anteriore al pignoramento. Cos'è la data certa? Ce lo dice l'art
2704 c.c.: la data della scrittura privata non è certa rispetto ai terzi, se non al verificarsi di
determinati eventi (primo fra tutti l'autenticazione delle firme della scrittura privata) o altri
accadimenti che rendono oggettivamente certa la data della scrittura privata. Es: sono il vostro
debitore. Voi pignorate la mia biblioteca. Io il giorno dopo mi metto d'accordo con un mio amico, e
gli dico: facciamo che io ho già venduto questa biblioteca e mettiamo una data di una settimana fa,
così possiamo dire che l’abbiamo venduta da una settimana. Bisogna che questa data sia certa
rispetto ai terzi: è certa se la sottoscrizione è stata autenticata dal notaio, oppure se vi sia un altro
accadimento che oggettivamente ci possa far dire che effettivamente la scrittura è stata fatta una
settimana fa.

3) Beni mobili comuni (cioè non registrati nei pubblici registri, non universalità di mobili): prevale
la vendita se ha data certa anteriore al pignoramento o se, prima del pignoramento, è stato traslato
il possesso.

4) Pignoramento di crediti: voi aggredite il credito che io ho verso la signora Lavagna. Questo
credito potrei averlo ceduto ad altri. La cessione del credito prevale su voi (sul pignoramento) se è
stata accettata dal debitore o notificata al debitore stesso con atto avente data certa, anteriore al
pignoramento. Anche qua, pertanto, si richiede la certezza della data. In altri termini, le cessioni
dei crediti prevalgono sul pignoramento se sono state notificate al debitore o da questi accettate,
con atto avente data certa, anteriore al pignoramento. E' anche possibile che, quando voi pignorate
il credito che io ho verso Lavagna, quest'ultima dica: "Ho già pagato" -> se il credito pignorato è
già stato adempiuto, si è estinto. Vale una regola simile: il pagamento rende infruttuoso il
pignoramento solo se è anteriore al pignoramento. Per dimostrare l'anteriorità del pagamento
rispetto al pignoramento, non si esige un atto avente data certa: la prova dell'anteriorità può essere
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data con qualsiasi mezzo, ma l'onere della prova (onere di quando è stato fatto il pagamento)
grava non su voi che pignorate, ma sul debitor debitoris (debitore del debitore). Es: voi pignorate
oggi il mio credito che ho verso la signora Lavagna. Supponiamo che il credito sia esistente.
L’effetto del vostro pignoramento è che la signora Lavagna, una volta ricevuto il pignoramento,
non può più utilmente pagare a me: dovrà pagare a voi o alla procedura esecutiva. La signora
Lavagna, se dice “ho già pagato”, deve dimostrare di averlo fatto prima del pignoramento, con
qualsiasi mezzo: tocca a lei la prova di aver pagato con un assegno precedente. Se pagasse dopo il
pignoramento, sarebbe un pagamento inutile -> si espone a pagare due volte: ha pagato a me
malamente e quindi deve ripagare.

Riassunto finale:
a) per immobili e beni mobili registrati -> si guarda alla trascrizione;
b) per le universalità di mobili -> si guarda al rapporto tra pignoramento e atto avente data certa
del trasferimento dell'universalità di mobili;
c) per i mobili puri e semplici -> si guarda al pignoramento e all’atto con data certa, che deve
essere anteriore, oppure lo spossessamento deve essere anteriore;
d) per i crediti -> per quanto riguarda la cessione, si guarda al rapporto tra pignoramento e notifica
o accettazione della cessione con atto di data certa; per quanto riguarda l’adempimento
dell’obbligazione, si guarda all’anteriorità rispetto al pignoramento, che deve essere provata dal
debitore con qualsiasi mezzo. La regola dell'adempimento vale per qualsiasi altro atto estintivo
dell'obbligazione (es impossibilità sopravvenuta).

Lez 16 del 02.05: pignoramento (forma del pignoramento, ricerca con modalità telematica dei beni
da pignorare, conversione e riduzione del pignoramento); pignoramento mobiliare.

Questioni rimaste in sospeso:


1) Quando si fa valere il titolo esecutivo nei confronti degli eredi, devono tra le 2 notifiche, notifica
del titolo esecutivo e notifica del precetto, intercorrere almeno10 gg, ma se il titolo esecutivo non è
oggetto di una notifica separata, ma è trascritto all interno del precetto? In questi casi in cui si
notifica un solo atto, Come facciamo a divaricare la conoscenza dell uno e dell altro? No risultati
ricerca della giurisprudenza più recente.
Vecchia Cassaz: si notifica prima un atto con la trascrizione e poi decorsi 10 gg il vero e proprio
precetto. In maniera da rispettare questa norma. Era l alternativa prospettata dal prof.
2) Rapporti cronologici tra pignoramento e atto di disposizione compiuto dal debitore (es:
vendita), abbiamo diviso il discorso in funzione dei vari tipi di beni, per gli immobili prevale chi
trascrive per primo. cosa succede se una persona compra sapendo che il bene è già pignorato o sta
per essere pignorato, prevale perchè riesce a trascrivere per primo e frustra l esecuzione su quel
bene, rileva lo stato soggettivo del terzo, la malafede del terzo? No, prevale cmq però a rimediare
a quella che sembra una ingiustizia ci sono due istituti di diritto sostanziale: se uno compra beni di
un debitore sapendo che il suo acquisto pregiudica il creditore, è soggetto all azione revocatoria di
cui all art 2901, per cui un acquisto di questo genere è valido, perchè stiamo supponendo che l
acquirente trascriva per primo, ma potrebbe essere fatto dichiarare inefficace attraverso l esercizio
dell azione revocatoria, inoltre se il terzo è cosciente del danno che reca al creditore acquistando,
risponde ex 2043 per illecito extracontrattuale. Da un' ottantina di anni si ritiene che il 2043 operi
anche quando il fatto doloso o colposo incide su un diritto di credito, lede un diritto di credito.
Questa sarebbe un' applicazione in cui l acquisto del terzo lede il diritto di credito del creditore
verso il debitore perchè ne pregiudica la fruttuosità.
3) Abbiamo detto che il creditore se pignora una quantità di beni eccessiva, il debitore può
chiedere la riduzione del pignoramento, però può chiedere la riduzione, non può pretendere che
il pignoramento si sposti da un bene all altro.
Es: io vi devo 10.000 euro, se voi volete pignorarmi la villa che vale un milione, potete farlo e io
non posso che subire quell espropriazione. La villa da un milione viene venduta all asta, si ricava
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un milione, non è che voi che siete creditori per 10.000 euro vi prendete il milione, di quel milione
10.000 vanno a voi e il residuo resta al debitore. La vendita all asta serve solo a soddisfare il vostro
credito, non ad arricchirvi. Il danno che io ricevo è quello di veder trasformato contro la mia
volontà un bene del mio patrimonio, da cosa in denaro.
Il pignoramento serve ad individuare beni che appartengono al patrimonio del debitore, per
destinarli alla soddisfazione del creditore,
Il pignoramento consiste in una ingiunzione che l ufficiale giudiziario fa di non sottrarre le cose
pignorate alla soddisfazione del credito.
Aggancio al sequestro conservativo, il sequestro conservativo serve ad impedire cioè rendere
inefficaci atti di disposizione del bene in danno del creditore che chiede e ottiene il sequestro
es: io non ho ancora un titolo esecutivo verso di voi, non posso pignorare il vostro immobile, temo
che voi lo vendiate, posso chiedere che il bene venga sequestrato. Gli atti di disposizione compiuti
successivamente al sequestro non mi sono opponibili.
Il sequestro conservativo giova soltanto al creditore che lo ha ottenuto. Cioè l inefficacia degli atti
compituti da chi ha subito il sequestro, è un' inefficacia relativa, opera a vantaggio del solo
creditore sequestrante, invece l inefficacia degli atti compiuti successivamente al pignoramento ha
una platea di avvantaggiati maggiore, perchè gli atti di disposizione compiuti dal debitore dopo il
pignoramento, sono inefficaci non solo verso il creditore pignorante, ma anche verso i creditori
che interverranno nell esecuzione forzata. L intervento è un atto con cui altri creditori chiedono di
soddisfare il loro diritto sul bene pignorato.
Es: Io vi devo 10, voi pignorate la villa da un milione, ma in questa esecuzione possono intervenire
altri miei creditori che si soddisfano sul bene pignorato.
Il pignoramento giova non solo al sequestrante, ma a coloro che interverranno.
Vendita compiuta dopo che è stato fatto il sequestro, ma prima del pignoramento, questa vendita
sarà inefficace solo nei confronti del sequestrante, perche è dopo il sequestro, ma prima del
pignoramento. Es 2 vendita effettuata dopo il pignoramento, sarà inefficace non solo verso il
pignorante, ma anche verso coloro che interverranno nell esecuzione.
Il sequestro è un vincolo a porta chiusa, il pignoramento è a porta aperta.

Pignoramento in genere:
Anticipazione di cose che dirà poi: Pignoramento su immobili si realizza con un atto notificato al
debitore, la scelta dell immobile da pignorare è fatta dal creditore, è lui che dice all ufficiale
giudiziario di pignorare un immobile, la stessa cosa vale per i beni mobili registrati in pubblici
registri. Per i crediti la scelta del credito è fatta dal creditore, (chi chiede il pignoramento) e anche
qui la realizzazione del pignoramento passa per un atto notificato, ma non solo al debitore, anche
al terzo, perchè il terzo deve sapere che il credito è stato pignorato. Questo perchè se dopo il
pignoramento il terzo debitore paga direttamente al vecchio debitore, e apparentemente estingue
la sua obbligazione, paga male perchè una volta che il credito è pignorato e il terzo sa che è
pignorato, deve stare fermo, non fare più nulla perche la somma è tenuta a disposizione.
Per le cose mobili non registrati, il pignoramento si realizza materialmente attraverso un acceso
che l ufficiale giudiz fa nei luoghi appartenenti al debitore. Luoghi in cui cerca e pignora le cose.
Per cui nel pignoramento mobiliare non c è una notifica ma un ingresso diretto dell ufficiale
giudiziario nei luoghi appartenenti al debitore, ed è lo stesso ufficiale giudiz che individua quali
cose pignorare.

Ci sn 2 norme che valgono per tutti i pignoramenti. 494 e 495 che prevedono 3 istituti:

494 : Pagamento fatto nelle mani dell ufficiale giudiziario. Quando l ufficiale giudiziario si
presenta al debitore o per cercare le cose mobili, o per notificare l atto di pignoramento
immobiliare o l atto di pignoramento di crediti, il debitore può evitare il pignoramento pagando
nelle mani dell ufficiale giudiziario la somma che deve. Maggiorata, dice l art 494, delle spese già
sostenute dal creditore per l esecuzione.
E facendo eventualmente riserva di ripetizione dell indebito.
94
Es: L ufficiale giudiziario arriva a casa mia, sta per pignorarmi delle cose, pago nelle sue mani, ma
dico dai pure la somma al creditore, poi si accerterà se la somma è dovuta o non è dovuta, mi
riservo le mie contestazioni, ma evito il pignoramento. Lo si vede accadere.

Il debitore può offrire all ufficiale giudiz denaro in luogo di cose come oggetto di
pignoramento. Differenza dal primo istituto:
Con la prima offerta il debitore evita il pignoramento, perchè paga, l esecuzione forzata non
inizia, perchè c è stato un pagamento che blocca il pignoramento, con la seconda offerta il debitore
offre il denaro come oggetto di pignoramento, per cui l esecuz forzata parte ma si evita che
colpisca cose diverse dal denaro e si fissa sul denaro. Vedremo che se il pignoramento colpisce
denaro, non c è da vendere, c è semplicemente da distribuire questo denaro tra il creditore
pignorante e quelli che magari saranno intervenuti nell esecuzione. Questo secondo non viene
quasi mai praticato.

495 conversione del pignoramento. Mira a venire incontro ai debitori che hanno buona volontà di
adempiere, ma si trovano in grosse difficoltà ad adempiere e che con una congrua dilazione nel
pagamento sperano di farcela. Chiedendo la conversione del pignoramento il debitore chiede al
giudice dell esecuzione di poter sostituire alle cose pignorate una somma di denaro ed
eventualmente di poterla sostituire ratealmente. Abbiamo detto che il pagamento nelle mani dell
ufficiale giudiziario evita il pignoramento, l offerta di denaro in luogo di cose fa sì che il
pignoramento cada sul denaro, la conversione del pignoramento di cui stiamo parlando,
presuppone che un pignoramento su cose sia già stato fatto e il debitore chiede dopo che gli è
stato pignorato il bene, di poter sostituire a quella cosa già pignorata del denaro ed
eventualmente di poterlo sostituire a rate.
Si può chiedere la conversione finchè nell esecuzione non sono stati presi provvedimenti sulla
vendita della cosa. Quando il giudice ha già incaricato qualcuno della vendita, ha già
programmato la vendita, il processo è troppo in avanti perchè si possa fermare.
Con l istanza di conversione del pignoramento, Il debitore deve però almeno versare un quinto
della somma dovuta in cancelleria. 1/5 di cosa? Della somma di: a) credito del procedente che
risulta dall atto di precetto, e degli b) atti di intervento nel caso in cui altri creditori siano già
intervenuti.
Se viene fatta tempestivamente l istanza e l istanza è accompagnata dal versamento di almeno 1/5
della somma, Il giudice ammette alla conversione del pignoramento. Consentire che la
conversione vada avanti, significa fermare gli atti dell esecuzione forzata. Si fa un conto, il
giudice fissa un' udienza in cui determina la somma complessivamente dovuta al creditore e agli
intervenuti e se ricorrono giustificati motivi può concedere fino a 36 mesi,3 anni, di tempo per
versarla ratealmente. A seconda dei momenti qst articolo ha avuto estensioni e riduzioni di
applicabilità.
La conversione è possibile nel caso di pignoramento di immobili e mobili, non è possibile per
pignoramento di credito. Perchè se già è stato pignorato il credito che il terzo deve al debitore, è
così vicina la soddisfazione del creditore, che si farà pagare direttamente dal terzo, e non si è
voluto ammettere la conversione.

Es: a me che sono il vostro debitore, viene data la possibilità di estinguere il debito in 18 mesi,
vengono fissate le rate, calcolati gli interessi, io mensilmente verso.
La cosa che avevate originariamente fatto pignorare resta pignorata, resta vincolata fino al
versamento dell ultima rata o finchè pende il termine per versare gli altri 4/5. Mentre la
conversione del pignoramento va avanti, le cose pignorate sono 1) quella originaria + 2) tutte le
somme che io vado a versare. Abbiamo un pignoramento che si arricchisce.
Se io manco anche una sola rata o non rispetto il termine per il pagamento in una unica soluzione,
decado dalla conversione del pignoramento, perdo la possibilità di giovarmi della conversione
del pignoramento. le somme già versate restano a disposizione dei creditori, che quindi avranno
come oggetto del pignoramento il bene originario + quel 1/5 e gli eventuali altri acconti che sono
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stati versati. Se invece io riesco a versare tutto regolarmente, il bene originariamente pignorato,
viene liberato dal pignoramento e restano oggetto del pignoramento solo le somme versate in
attuazione della conversione.
Se la conversione è rateale si prevede che ogni 6 mesi il giudice possa distribuire le somme già
versate in cancelleria. Sarebbe triste per il creditore che vede versare somme in cancelleria, non
poterle prendere.
D: nel caso in cui un debitore non riesca a versare integralmente la somma, potrà poi chiedere la
riduzione del pignoramento in riferimento alle somme che ha versato? Si

Due norme:
492 e 492 bis introdotte rispettivamente nel 2005 e 2014 per venire incontro alla seguente
esigenza:
Il creditore si trova normalmente in una condizione di deficit conoscitivo rispetto al patrimonio
del debitore, non sa esattamente da quali beni sia composto il patrimonio del debitore. Ci sono I
creditori forti (banche) che prima di concedere credito a qualcuno, raccolgono informazioni
capillari sul suo patrimonio, ma il creditore comune o debole difficilmente sa queste cose ( es:
lavoratori dipendenti a giornata) a volte non sanno nemmeno chi è il datore di lavoro, allora
ricerche sul patrimonio del debitore sono possibili attraverso i pubblici registri immobiliari e
pubblico registro automobilistico. Ma i rapporti bancari non sono consultabili da chiunque,
esiste un segreto, riservatezza bancaria, queste 2 norme cercano di colmare questa povertà di info
per consentire di pignorare beni che magari ci sono, ma il creditore non sa se ci sono, e se sa che ci
sono , non sa dove siano. ( cit luca giurato)

492 cpc quando l ufficiale giudiz si reca a pignorare, se si rende conto che rispetto al credito di cui
al precetto, le cose che sta pignorando hanno un valore insufficiente, o si rende conto che i beni
che va a pignorare sono sufficienti rispetto al credito, ma si impiegherà molto tempo per venderli,
ha il dovere di chiedere al debitore di dichiarare se e dove abbia altri beni. Il debitore ha 15 gg di
tempo per rendere questa dichiarazione.
Se il debitore omette la dichiarazione o la rende falsa, nasconde nel dichiarare alcuni cespiti,
commette un delitto punito dall art 388 del cp, con la pena alternativa della reclusione fino a un
anno o multa fino a 516 euro.

Se invece il debitore rende una dichiarazione positiva: se questa dichiarazione indica beni mobili,
il fatto stesso di rendere la dichiarazione, fa sì che i beni mobili siano automaticamente pignorati.
Nel momento in cui il debitore dichiara di avere altri beni mobili, e li descrive, questi sono
automaticamente colpiti da pignoramento.

Se il debitore nella dichiarazione indica crediti, anche qui nel momento in cui lo dichiaro si ha un
mezzo pignoramento, perchè se uno pignora dei crediti deve dar notizia del pignoramento sia a
me debitore, sia al terzo, nel momento in cui io dichiaro all ufficiale giudiziario oltre a quello che
state pignorando che ho un credito verso il terzo, sono io solo che dico delle cose, il terzo non sa
ancora nulla di questa mia dichiarazione, allora se io dichiaro di avere dei crediti utilmente
pignorabili, dal momento in cui faccio la dichiarazione, io di questi crediti non posso più
disporre, non posso cederli, ma il terzo che ha ancora non lo sa, se mi paga si libera, cioè paga
bene, ma io che ricevo le somme devo tenerle a disposizione dei creditori, il pignoramento si
trasferisce sulle somme che io vi passo attraverso l esazione del credito.

Se la dichiarazione indica beni immobili o mobili registrati non si ha un automatico


pignoramento, la dichiarazione serve semplicemente a far sapere al creditore che esistono degli
immobili, delle auto, delle moto e il creditore procederà poi al pignoramento secondo la
dichiarazione.
D: se indicato un credito, il debitore lo incassa e poi fa sparire la somma incassata? va incontro
anche qua alla commissione di un reato.
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Strumento che ha dato prova pessima di sè, la magistratura penale fa fatica a giudicare
tempestivamente i reati grossi, reati così piccoli, non li persegue nemmeno. Quasi sempre finiscono
in prescrizione.

Altri strumenti, 492 bis, si muovono su un' altra linea, mentre questa informazione del 492 implica
che l ufficiale giudiziario si stia già recando a pignorare, il 492 bis prescinde dal pignoramento.
Si può chiedere al presid del tribunale del luogo dove risiede il debitore o dove il debitore ha
sede, di autorizzare preventivamente al pignoramento la consultazione telematica di banche dati.
Quali? Della p.a. ogni banca dati di enti previdenziali, nonchè l anagrafe tributaria.
Questo allo scopo di assumere informazioni circa i beni aggredibili. Per molto tempo ci si è chiesti
se fosse il momento di sfondare il segreto bancario. Cioè consentire che queste ricerche
telematiche si potessero fare anche presso gli archivi informatici delle banche. No. Però il 492 bis
dice per assumere info circa i beni aggredibili, ivi compresi i rapporti intrattenuti con aziende di
credito. Non si possono allora direttamente consultare banche dati degli istituti di credito, ma dalle
banche dati dell anagrafe tributario e della p.a. si può ricavare che il debitore ha un conto
corrente presso la banca x. Ed è già qualcosa.
Questo strumento di consultazione a distanza degli archivi non opera per il pra e i pubblici
registri immobiliari, perchè chiunque può già accedere liberamente a questi.

Affinchè il presid del tribunale autorizzi il creditore a procedere in questo modo deve accertare
che ha diritto di procedere a esecuzione forzata, intanto si può fare questo acceso, in quanto ci sia
un titolo esecutivo, il titolo esecutivo sia stato notificato e sia stato notificato il precetto. Quelle
condizioni che consentono di pignorare, consentono anche prima del pignoramento di fare una
ricerca presso le banche dati pubbliche.
Chi fa la ricerca? L ufficiale giudiziario attraverso gli strumenti del tribunale. Se il tribunale non
ha gli strumenti, il creditore puo essere autorizzato a fare lui stesso direttamente la ricerca.
Se attraverso queste ricerche telematiche si individuano beni mobili o crediti, l ufficiale giudiz,
pena l omissione di atti d ufficio, deve procedere automaticamente al loro pignoramento. Se invece si
individuano immobili o beni mobili registrati, il pignoramento si fa secondo le vie ordinarie su
istanza successiva del creditore. C è poi una norma premio per gli ufficiali giudiziari:
Il legisl dice se attraverso le indagini gli ufficiali giudiziari, trovano dei beni utilmente pignorabili,
il loro compenso per l attività compiuta, ha un incremento. Se nei 15 giorni da quando gli si
richiede di fare la ricerca, non viene ancora fatta la ricerca, il loro compenso ha una riduzione.
È possibile se il debitore è un imprenditore commerciale che il giudice autorizzi l esame delle sue
scritture contabili e nomini un esperto che può essere un commercialista, notaio ecc, per l esame
delle scritture contabili dell imprenditore commerciale,
Anche qst esame può servire ad individuare beni, crediti ecc.
Quindi : Gli strumenti volti alla ricerca delle cose da pignorare passano o per dichiarazioni del
debitore, o per l esame delle scritture contabili se si tratta di imprenditore commerciale, o per l
accesso telematico alle banche dati viste.

Singole forme di pignoramento:


Pignoramento mobiliare di mobili non iscritti in pubblici registri: raramente è fruttuoso.
Il codice agli articoli 514 e 515 prevede un catalogo di cose che non sono pignorabili, in ragione
del rispetto della persona e rispetto dell immediata sopravvivenza della persona. Vedi a grandi
cenni.
Beni relativamente impignorabili art 516 i bachi da seta! e
Art 515: per i professionisti e i piccoli imprenditori, che investono nell impresa un capitale
inferiore al valore del lavoro umano, c è un limite al pignoramento degli strumenti di lavoro.
gli strumenti di lavoro di chi esercita una professione, un' arte, un mestiere con queste limitazioni,
possono essere pignorati solo se non c è null' altro di utilmente pignorabile e possono essere
pignorati solo nel limite di un quinto del loro valore complessivo.

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Ratio: se un piccolo imprenditore è già in difficoltà e lo si priva degli strumenti con cui lavora,
molto probabilmente andrà in picchiata. Lasciargli la possibilità di continuare a lavorare e di avere
gli strumenti di lavoro, può giovare allo stesso creditore e allo stesso insieme dei creditori, perchè
lavorando potrebbe produrre e guadagnare qualcosa per tentare di soddisfare i suoi creditori.
Il pignoramento mobiliare si può fare dalle 7 alle 21. La notte è una zona franca. Ma si può
ottenere e viene spesso chiesta l autorizzaz al pignoramento fuori orario, per pignorare di sera nei
casi in cui il debitore non sia in casa durante il giorno. È vero che l ufficiale giudiziario per cercare
le cose mobili, per entrare nella casa, può vincere resistenze e ricorrere alla forza pubblica, però gli
ufficiali giudiziari prima di ricorrere a queste misure drastiche, cercano di andare coi piedi di
piombo.
Dove cerca l ufficiale giudiziario queste cose mobili? Nella casa e negli altri luoghi appartenenti
al debitore, e osservate le dovute cautele, sulla persona del debitore.
Parentesi: esiste il fallimento dell imprenditore commerciale, noi stiamo studiando l esecuzione che
si chiama singolare, parte su istanza di un creditore e colpisce singoli beni, ma esistono (fallimento
e concordato ecc) modalità espropriative concorsuali in cui se il soggetto fallisce tutto il suo
patrimonio è preso, viene messo a disposizione di tutti i creditori. Noi vediamo un modo di
soddisfazione coattiva dei crediti, ma l ordinamento conosce anche altri modi. Detto ciò racconta l
aneddoto del giudice che acchiappa il rolex dal polso dell imprenditore fallito!
L ufficiale giudiziario cerca le cose nei luoghi appartenenti al debitore, però cose mobili del
debitore si potrebbero trovare anche in luoghi a lui non appartenenti.
Es: io ho depositato una serie di proprietà mobiliari presso un magazzino che non è di mia
proprietà. Magazzino dove io però posso accedere, perchè ho le chiavi della stanza. L ufficiale
giudiziario si trova nella situaz in cui la cosa mobile appartiene al debitore, ma il luogo dove si
trova la cosa, l immobile dove si trova il bene, non è a lui appartenente. Può far accesso anche a
questi luoghi alla duplice alternativa: 1) che il terzo gli consenta di fare accesso, se il terzo si
rifiutà, siccome non è soggetto all esecuzione forzata, 2) è necessario avere un provvedimento
specifico del giudice che autorizzi. Queste sono cose che si trovano in un luogo non appartenente
al debitore, ma di cui il debitore può disporre liberamente.
Possiamo immaginare ancora cose del debitore ma che il terzo possieda, detenga non in vista di
un interesse del debitore, ma in vista di un interesse dello stesso terzo, il terzo ha cioè sulla cosa
un diritto reale, un diritto obbligatorio che gli consente di usarla.
qua le forme del pignoramento su beni mobili non possono essere usate a meno che il terzo
consenta volontariamente di mettere a disposizione la cosa dell ufficiale giudiziario, se però il
terzo che ha un diritto proprio sulla cosa, non dà questo consenso non è possibile limitarsi all
autorizzazione del presidente del tribunale, bisogna ricorrere a una forma di pignoramento
particolare, che è la stessa che si attua per il pignoramento dei crediti. (Pignoramento presso
terzi)
Riassunto: senza nessun problema l ufficiale giudiziario prende e pignora le cose che si trovano in
luoghi che appartengono al debitore, se le cose del debitore si trovano presso un terzo, ma il terzo
non esercita un diritto particolare sulla cosa, ma le custodisce nel solo interesse del debitore, il
terzo acconsente e se non acconsente ci vuole un' autorizzazione del giudice, se le cose si trovano
presso un terzo che esercita sulle cose un diritto per un interesse proprio ( terzo conduttore, terzo
usufruttuario) o consente o se no bisogna utilizzare le forme speciali del pignoramento dei crediti,
che vedremo.
D: si può chiedere in modo alternativo diversi tipi di pignoramento? Sì ma il precetto dura 90 gg,
quindi il pignoramento deve collocarsi entro il 90 esimo giorno dalla notifica del precetto.

540 bis integrazione del pignoramento : ufficiale giudiziario ha pignorato una certa quantità di
beni mobili, che apparivano sufficienti rispetto al credito, poi quando queste cose sono messe in
vendita, o non si riesce a venderle o vengono vendute a un prezzo insufficiente, allora il giudice
può autorizzare l ufficiale giudiziario a continuare le operazioni di pignoramento e cioè a
pignorare altri beni. Qst regola specifica del 540 bis, integrazione del pignoramento, sfugge alla
decadenza dei 90 gg del precetto.
98
Es: il precetto dura 90 gg, se io all 89 esimo giorno mi rendo conto che devo pignorare un
immobile, o riesco a stare nell ultimo giorno o se no devo notificare di nuovo il precetto, se invece
stiamo nel 540bis ho pignorato, poi mi rendo conto che le cose pignorate non sono sufficienti,
voglio mandare di nuovo l ufficiale giudiziario in casa a pignorarne altre, lo si può fare all interno
della stessa esecuzione senza necessità di rinnovare il precetto.

Il pignoramento mobiliare contrariamente a quello che si pensa non implica un immediato


asporto delle cose pignorate. L ufficiale giudiziario, va a casa mia, vede Le cose che vengono
descritte in un verbale di pignoramento, ma le lascia provvisoriamente lì e nomina un custode
che è responsabile che le cose non vengano deteriorate, smarrite distrutte, cuatode non può
essere nè il creditore senza il consenso del debitore, nè il debitore senza il consenso del creditore.
Se si designa un terzo come custode, questo terzo va pagato. Prima che il creditore si decida a
negare il consenso alla custodia del debitore e far venire il terzo come custode, fa una valutazione
sul valore delle cose pignorate. Le cose vengono poi portate via, nel momento in cui si tratta di
venderle. È anche possibile che la vendita si faccia presso la casa del debitore, ( collezione di
statue, quadri) si fa l asta presso la casa del debitore, ma normalmente non avviene.

Ronco lez 17 del 03.05: pignoramento di immobili; pignoramento di autoveicoli, motoveicoli e


rimorchi; pignoramento di crediti; intervento di altri creditori.

Pignoramento di immobili: nel pignoramento di immobili l individuazione di cose è compiuta dal


creditore, infatti l atto di pignoramento immobiliare è un atto composito: una parte proviene dall
uficiale giudiziario (autore del pignoramento) ma è firmato anche da creditore, perchè è il
creditore che individua lo specifico immobile da assoggettare ad esecuzione.
Il precetto non è ancora un atto processuale e può essere sottoscritto dalla parte personalmente, il
pignoramento invece è l atto con cui inizia l esecuzione forzata per espropriazione e quindi se qst
atto come nel caso di pignoramento immobiliare, deve essere sottoscritto anche dal creditore, la
sottoscrizione esige che il creditore sia rappresentato tecnicamente da un avvocato munito di
procura.
Il pignoramento immobiliare si realizza attraverso la notifica di un atto. Atto che viene portato a
conoscenza del debitore consegnandone una copia attraverso l ufficiale giudiziario.
Il pignoramento insiste su immobili, si esige anche la trascrizione del pignoramento nei pubblici
registri. Qui si apre una controversia rispetto alla quale ha preso di recente posizione la Corte di
cass sentenza 20 aprile 2015 n. 7998, l alternativa di tesi con riguardo alla trascrizione è la seguente:
1) la trascrizione è un elemento essenziale del pignoramento immobiliare, il pignoramento
immobiliare si struttura su 2 momenti, la notifica dell atto e la sua trascrizione.
2) il pignoramento è perfetto ed efficace con la sola notifica dell atto, la trascrizione serve soltanto
a renderlo efficace rispetto ai terzi. Ricordate la regola per cui nel conflitto tra pignorante e il
terzo che abbia acquistato la cosa prevale chi trascrive prima, secondo questa tesi la trascrizione
del pignoramento avrebbe rilevanza solo per regolare appunto cronologicamente il conflitto tra
creditore procedente ed eventuale acquirente del bene.
La corte di cass sceglie la prima delle 2 tesi. Il pignoramento immobiliare è un Atto a formazione
progressiva, consta di 2 momenti, notifica e trascrizione. Ma c è una precisazione da fare: il
precetto ha una durata di efficacia di 90 gg, entro i quali va iniziata l esecuzione forzata, a portare
ad estrema conseguenza la tesi fatta propria dalla cassazione bisognrebbe dire che Nei 90 gg dalla
notifica del precetto, il pignoramento immobiliare deve essere sia notificato che trascritto, invece la
cass dice la trascrizione è essenziale, ma basta che nei 90 gg sia notificato il pignoramento, anche
se la trascrizione avviene successivamente.

99
Però essendo la trascrizione un elemento essenziale, finchè il giudice dell esecuzione non ha la
prova che il pignoramento sia stato trascritto, non può dar corso alle fasi successive dell
esecuzione, che vedremo. ( finchè non ha la prova della trascrizione non puó disporre la vendita
del bene).
Effetto di rimbalzo dell orientamento della cassaz: art 2668 ter cc dice che la trascrizione del
pignoramento dura 20 anni, entro il ventennio può essere rinnovata, ma se passano 20 anni da
quando è stata trascritta e non viene rinnovata, perde di efficacia. Dire che la trascrizione è un
elemento essenziale del pignoramento, vuol dire che se noi abbiamo la disgrazia di una esecuzione
immobiliare che durà più di 20 anni, cosa che può accadere, se il creditore non ha l attenzione a
rinnovare in tempo la trascrizione del pignoramento, la trascrizione perde efficacia e siccome la
trascrizione è elemento essenziale del pignoramento, anche il pignoramento iniziale perde di
efficacia.

Custodia dell’immobile: al momento del pignoramento dell immobile, il debitore è


automaticamente nominato custode. Ci sono Solo due casi in cui può essere nominato un custode
diverso dal debitore: 1) se il debitore non abita nell immobile o 2) se ricorrono giustificati
motivi e c è un' istanza del creditore.
Se l immobile è adibito a casa di abitazione del debitore, questi può essere autorizzato a stare nell
immobile da parte del giudice dell esecuzione, è custode e continua a detenerlo fino al momento in
cui per forza bisogna mandarlo via, momento in cui l immobile venga venduto all asta e il terzo
acquirente ne diventa proprietario.

Pignoramento di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi: 521 bis: norma recentissima, molto simile al
pignoramento immobiliare. Fino al 2014 il pignoramento di veicoli si realizzava nelle forme del
pignoramento su mobili, adesso il pignoramento si realizza come per gli immobili attraverso la
Notifica di un atto al debitore e la sua trascrizione nel pra, c è però una differenza: mentre l
immobile è immobile e si sa dove è, il veicolo è mobile, per cui il fatto di aver notificato al debitore
il pignoramento, e averlo trascritto, non vuole ancora dire che si sia individuata l automobile, la
moto, il camion e lo si possa quindi vendere. Allora: L atto di pignoramento contiene anche l
invito a consegnare il veicolo entro 10 gg all istituto vendite giudiziarie, che è quell ente che cura
le vendite dei beni pignorati, se passano 10 giorni e il debitore nn ha consegnàto, viene data notizia
alla polizia, anche urbana, che ricerca il veicolo e se lo trova lo prende forzatamente e lo consegna
all istituto vendite giudiziarie con la cautela di togliere dal veicolo il prima possibile la carta di
circolazione. Naturalmente è possibile che il veicolo non si trovi, sia stato smontato, portato all
estero ecc. Se questo accade l esecuzione forzata ovviamente non riesce ad arrivare al suo scopo
finale.
D: anche qua la trascrizione funziona come elemento essenziale? Forse analogamente sì, la cassaz
di prima è riferita al pignoramento immobiliare, si potrebbe estendere, vedremo!

Pignoramento dei crediti: il bene da aggredire non è una res, ma è un rapporto di credito, oppure
è sì una res, ma posseduta da un terzo, cosa del debitore che non si trova presso il debitore, non si trova in
luoghi in cui il debitore può prenderla liberamente, ma si trova presso un terzo che sulla cosa esercita
un suo diritto. Si chiama pignoramento presso terzi. È una figura diffusa perchè oltre che colpire i
crediti che il debitore ha verso un datore di lavoro, verso un ente previdenziale, è la forma di
pignoramento con cui si colpiscono anche i depositi bancari, perchè quando io verso in banca sul
conto corrente del denaro, un assegno, arriva un bonifico, questi soldi entrano nel patrimonio della
banca, io semplicemente ho verso la banca un diritto di credito derivante dal contratto di deposito
irregolare per cui a richiesta la banca mi paga le somme che risultano come un mio credito sul
conto corrente. Per cui quando si tenta di pignorare le somme depositate da Ronco presso la banca
x non si opera nelle forme del pignoramento di mobili, perchè non c è una somma di denaro di
ronco isolata, separata, c è un credito di ronco verso la banca per le somme che ha depositato.

100
Il pignoramento di mobili presso la banca si può avere quando la banca presta il servizio delle
cassette di sicurezza, perchè allora nella cassetta di sicurezza separato da tutto il resto ci sono cose
che la banca custodisce.
Il pignoramento di somme presso terzi, si attua con un atto complesso soggettivamente e
oggettivamente.

1) soggettivamente a sua volta sotto 2 pnt di vista: a) proviene da due parti, creditore e ufficiale
giudiziario, esattamente come avviene per il pignoramento immobiliare e per quello di beni mobili
iscritti nei pubblici registri. Anche nel pignoramento presso terzi infatti l individuazione del
credito è fatta dal creditore pignorante.
b) ma è soggettivamente complesso anche dal punto di vista dei destinatari dell atto, non viene
notificato solo a me, che sono vostro debitore, ma viene notificato anche al terzo, al Debitor
debitoris. 2 autori, 2 destinatari.

2) oggettivamente: al debitore si fa 1) la solita ingiunzione, che c è in tutti i pignoramenti, 'ronco


non disporre del credito in modo tale da pregiudicare gli studenti tuoi creditori' inoltre 2) il
debitore viene citato per un' udienza,
Al terzo vengono fatti due inviti, due intimazioni, 1) non disporre delle cose che deve in modo
tale da pregiudicare i creditori, si avverte il terzo e lo si invita a non pagare al debitore, ma a tener
ferme le somme che deve. Se il terzo paga al debitore, paga male ed è costretto a pagare una
seconda volta. 2) al terzo viene richiesto di indicare esattamente le somme o le cose dovute.
Riassunto: il pignoramento proviene dal creditore e dall ufficiale giudiziario, va al debitore e al
terzo, il debitore riceve la solita ingiunzione e la citazione ad un' udienza, il terzo riceve l
intimazione a non pregiudicare i diritti dei creditori e a rendere una dichiarazione.
Questo perchè i creditori riescono magari a sapere attraverso delle indagini anche dell ufficiale
giudiziario che il debitore ha il conto presso la banca x, ma non riescono a sapere esattamente cosa
ci sia sul conto corrente,nè se ci siano altri rapporti con la banca x ecc, per cui l atto di
pignoramento descrive genericamente il rapporto di credito tra il debitor debitoris e il debitore.
Toccherà al terzo, ricevuto l atto di pignoramento, dire esattamente l ammontare del credito.

Problema: partiamo da un es: io vi devo 10, ho in banca depositati 100, l atto di pignoramento
blocca tutti i 100 o solo una parte del credito commisurata al credito che voi avete verso di me?
Argomenti a favore e contro, ora la questione è stata risolta nel senso che Il debitor debitoris
( banca nell es) deve tenere a disposizione una somma pari a una volta e mezza il valore del
credito per cui si agisce. Soluzione attuale del legislatore.

Così come ci sn beni mobili impignorabili, ci sn anche crediti impignorabili. Elenco art 545 e in
leggi speciali. Sono assolutamente impignorabili i crediti alimentari, cioè quelli che il debitore ha
verso un terzo, che gli deve corrispondere gli alimenti, invece i crediti retributivi o pensionistici
sono pignorabili fino a 1/5 quale che ne sia il valore, fossi anche un altissimo dirigente che
percepisce 40.000 euro al mese, 4/5 sono riservati a me.
Da non confondere questo che è un limite in relazione al tipo di credito, crediti retributivi e
pensionistici, con il problema della volta e mezza di cui abbiamo parlato prima.
I problemi che sorgono nel pignoramento presso terzi, riguardano specificamente l accertamento
di questo credito colpito dal pignoramento.
Il terzo viene invitato a rendere per iscritto una dichiarazione in cui dice se e quali somme deve:
1) il terzo non rende nessuna dichiarazione, si arriva all udienza e il creditore dice che nn è
arrivata la dichiarazione del terzo, il giudice fissa una nuova udienza di cui viene data notizia al
terzo e il terzo viene invitato a comparire a questa udienza per rendere la dichiarazione.
Al terzo viene quindi prima fatto un trattamento di comodità, 'manda semplicemente una lettera',
se lui non coglie questa comodità e non scrive niente, lo si invita a fare una cosa più pesante che è
venire all udienza e rendere verbalmente la dichiarazione.

101
2) Se neppure all udienza rende dichiarazione, si ritiene esistente il credito nella misura indicata
dal creditore stesso. Principio di non contestazione:il silenzio penalizza il terzo che sta silente,
perchè il suo silenzio lo rende automaticamente debitore ai fini dell esecuzione, della somma indicata
dal creditore. Qst silenzio che genera accertamento del credito, vale solo ai fini dell esecuzione, non
si crea un giudicato a seguito del silenzio, il silenzio fa semplicemente sì che ai fini del vostro
pignoramento il credito si debba ritenere come esistente. Questo però è una conseguenza
importante, perchè se il terzo che non ha reso la dichiarazione è un soggetto che non deve nulla
al debitore, in realtà col suo silenzio viene dichiarato debitore di una somma che dovrà pagare al
creditore anche se in ipotesi non la deve. Se il terzo non deve nulla al debitore ma per il suo
silenzio viene dichiarato che deve una somma al creditore, dovrà versargliela, e il terzo penalizzato
per il suo silenzio pagherà al creditore che esce dall esecuzione soddifatto, ma il terzo proprio
perchè il suo silenzio non fa giudicato, ma rileva solo ai fini dell esecuzione, potrebbe agire poi
verso il debitore e dire di aver pagato il suo creditore e così facendo ha liberato il debitore da un
debito, ma siccome al debitore il terzo non doveva nulla, si passa (forse) per l arricchimento senza
causa o l indebito oggettivo, il terzo potrebbe quindi pretendere dal debitore la restituzione. Ma
quelli che sono i rapporti tra terzo e debitore non interessano al legislatore, che vuole solo che i
creditori non siano penalizzati dal fatto che il terzo non collabori nell esecuzione.
3) Se il debitor debitoris rende una dichiarazione, o subito o in udienza, ma su questa
dichiarazione sorgano contestazioni, perchè il terzo dice di non dovermi niente e invece voi
pensate che una somma la deve, se sorgono contestazioni sulla dichiarazione, il giudice dell
esecuzione risolve queste contestazioni, fa un accertamento assumendo eventualmente mezzi di
prova, sull esistenza del credito, se ritiene che il credito non esista evidentemente il processo
finisce senza che voi vi possiate soddisfare sul credito, se ritiene invece che esista, la somma
ritenuta esistente vi verrà assegnata.
Il provvedimento con cui il giudice dell esecuzione accerta l esistenza o l inesistenza del credito
verso il terzo è una ordinanza, che non fa giudicato, non vale ad ogni effetto, vale solo ai fini dell
esecuzione in corso. Fuori dal processo esecutivo sara possibile rimettere in discussione l esistenza
o la quantità del credito fra il terzo e il debitore.

Altre 2 notazioni:
1) caso in cui il terzo sia stato in silenzio e si sia formato dal silenzio questo accertamento
endoprocessula sull esistenza del credito: il terzo può ancora contestare questo accertamento nell
ambito dell esecuzione se dimostra di non aver reso la dichiarazione per nullità degli atti che
dovevano essere notificati, caso fortuito o forza maggiore.
Così come l opponente a decreto ingiuntivo che non ha fatto opposizione tempestiva se dimostra
che il decreto non gli è stato ben notificato, non ha potuto fare opposizione per caso fortuito forza
maggiore, può ancora contestare tardivamente, così come l intimato nella convalida di licenza o
sfratto può fare opposizione tardiva sulla base degli stessi presupposti, anche il nostro terzo se
dimostra che la sua inerzia è stata un' inerzia involontaria ma causata o da un errore di notifica o
da un fattore a lui non imputabile, può chiedere di rimontare questa posizione di svantaggio
2) ipotesi in cui sorgono contestazioni e sulla dichiarazione del terzo il giudice risolve con
ordinanza. È un' ordinanza che non fa giudicato, ma contro la quale è possibile l opposizione agli
atti esecutivi. Procedimento di cognizione piena che si innesta nell ambito del processo esecutivo.
Risposta a domanda: Per la legge italiana il codice sulla privacy ha una clausola per cui cessano di
essere riservate le notizie bancarie quando servono per ragioni di giustizia. Per cui stando all
ordinamento italiano, la banca che poteva usare lo scudo del segreto bancario prima e fuori dal
processo esecutivo ( nel momento della ricerca delle banche dati ecc) una volta che riceve l
intimazione ( nel processo esecutivo) deve collaborare rendendo la dichiarazione. Se abbiamo
Stati in cui il segreto bancario è o per disposizione di legge o per cattiva collaborazione
invalicabile, non c è niente da fare, il processo esecutivo si scontra contro un silenzio
insormontabile, anzi il prof si chiede se: ' sussiste la giurisdizione ita se il terzo debitore non è un
soggetto che sta in italia o ha domicilio in ita? Boh. I giudici che si occupano dell esecuzione
dovrebbero essere quelli dello stato richiesto. Ci sono cmq anche in italia delle zone di
102
insormontabilità fattuale del silenzio perchè se il terzo si guarda bene dal star silente, ma rende
una dichiarazione negativa e il creditore non ha gli strumenti per provare che sia falsa, l
esecuzione non potrà andare a buon fine. Infatti chi farà pratica vedrà degli atti di pignoramento
presso terzi ( competenza: giudice del luogo in cui risiede, ha domicilio ecc il debitore!) a raffica o
a mitraglia, uno prende 40 banche, mettiamo tutte le banche che hanno uno sportello a Torino, e fa
con un unico atto di pignoramento che proviene da voi, dall ufficiale giudiziario, e ha come
destinatario il debitore e 40 banche. Ognuna di queste banche dovrà dichiarare se il debitore ha un
conto ecc, 39 risponderanno di no, ma magari nella mitragliata una la si becca.

Fino adesso con l esame del pignoramento, abbiamo visto la fase iniziale dell espropriazione e
salvo evocare la figura del giudice, abbiamo visto che il pignoramento non è un atto del giudice,
viene dall ufficiale giudiziario talora in collaborazione col creditore.
L esecuzione forzata inzia col pignoramento e inizia senza ancora un giudice, avvenuto il
pignoramento in un termine che a seconda del tipo di esecuzione è di 15,30 gg che decorre dall
esecuzione del pignoramento, il creditore deve far iscrivere a ruolo il procedimento esecutivo.
Cioè depositare presso la cancelleria del tribunale il pignoramento, il titolo esecutivo e il
precetto, non la nota di trascrizione del pignoramento. Quest ultima è facoltativa. Se nei 15 o 30 gg
dall esecuzione del pignoramento non viene fatta l iscrizione a ruolo, non viene contattato il
tribunale, il pignoramento perde di efficacia.
Il processo ordinario di cognizione pende quando viene notificato l atto di citazione, ma quando
viene notificato l atto di citazione non c è ancora un giudice, solo successivamente con la
costituzione dell attore, l iscrizione a ruolo della causa viene nominato un giudice, analogamente
nell esecuzione forzata per espropriazione, l esecuzione forzata inizia quando un giudice non c è
ancora, e solo successivamente attraverso l iscrizione a ruolo, si incardina il processo nell ambito di
un ufficio giudiziario e viene nominato un giudice. Questo giudice prende il nome di giudice dell
esecuzione.

Mentre il giudice del processo di cognizione è un giudice che decide su chi ha torto chi ha ragione (
qui questo aspetto è già cristallizzato nel titolo esecutivo) quello dell esecuzione ha un compito per
lo più ordinatorio, di gestione amministrativa dell esecuzione, i suoi provvedimenti sn tutti
decreti o ordinanze, non provvedimenti con carattere decisorio, le ordinanze del giudice dell
esecuzione sn sempre revocabili e modificabili fino a che non abbiano avuto esecuzione, una
volta che un' ordinanza del giudice dell esecuzione è stata attuata, cessa di essere modificabile e
revocabile.
Il processo di esecuz viaggia sulla sufficienza del titolo esecutivo, ma non si esclude che sorgano
delle controversie vere e proprie che si innestano nell ambito del processo esecutivo.
Es: se voi agite contro di me adoperando come titolo esecutivo una cambiale, finchè io non
protesto si tratterà di pignorare, beni crediti ecc, come vendere la villa o la collezione di quadri, ma
non si tratta di decidere se state procedendo a ragione o a torto perchè voi avete la cambiale, io non
dico nulla, si va avanti, ma se io volessi sostenere che la cambiale è già stata pagata o che è falsa,
mettessi cioè in discussione dalle fondamenta il vostro diritto di procedere all esecuzione, allora
farei sorgere una controversia che non riguarda più come procedere, riguarda se state procedendo
correttamente o no, riguarda il vostro diritto di procedere ad esecuzione forzata.
Se si solleva una di queste controversie, il giudice dell esecuzione perde i suoi caratteri di ordine
meramente gestionale e amministrativo e riprende il suo ruolo decisorio.
In alcuni stati europei, es: francia, si è cercato via via di liberare il giudice dai compiti ordinatori
dell esecuzione. Perchè si è detto che magistrati sono già pochi, perchè dargli dei compiti che
potrebbe benissimo fare un commercialista, un avvocato, un geometra ecc. L ordinamento ita
vuole che l esecuzione forzata sia diretta da un giudice perchè vuole tutelare la posizione del
debitore, perchè l esecuzione forzata è una mano aggressiva e l ordinamento ita che ha ascendenze
liberali vuole che ogni qual volta c è un' invasione involontaria per chi la subisce ci sia la garanzia
di un giudice che controlla.

103
Intervento degli altri creditori: parte dal diritto romano, in cui i creditori si dividevano il corpo
del debitore!!!
Es: io sn un imprenditore commerciale e verso in stato di insolvenza, si apre il fallimento su tutto il
mio patrimonio. Giova a tutti i creditori e risponde al criterio della par condicio creditorum. Tutti i
creditori devono essere trattati allo stesso modo. ( esecuzione universale)
L esecuzione di cui parliamo noi colpisce beni singoli, le alternative che noi avremmo sarebbero:
1) il creditore che ha pignorato avrebbe un diritto esclusivo sul bene
2) oppure uno ha preso l iniziativa, ma tutti i miei creditori possono approfittare del pignoramento fatto
da voi per soddisfare anche i loro crediti sulla somma ricavata dalla vendita. Qst seconda alternativa,
era quella che si aveva in ita fino al 2005, ma aveva un grosso inconveniente: nel consentire l
intervento a chiunque si affermasse mio creditore, generava delle possibili e molteplici
controversie, perchè se può intervenire chiunque accampi un credito è inevitabile che se questo
credito non è stato già accertato, non è riflesso da un titolo esecutivo, questo credito venga
contestato o dal debitore o dagli altri creditori, perchè nel momento in cui si consente ai creditori
di essere più di uno, si crea una conflittualità anche tra creditori.
3) Il legisl nel 2005 ha tentato un compromesso, ha consentito di entrare nell esecuzione forzata
attraverso l intervento, ad una cerchia limitata di altri creditori. Cerchia limitata in funzione di
una determinata certezza dei crediti che questi intervenienti fanno valere, nonche per l esigenza di
salvaguardare creditori che hanno sulla cosa pignorata altri diritti.
Chi:
1) i creditori muniti di titolo esecutivo. Se sn muniti di titolo esecutivo, avrebbero potuto loro
stessi iniziare l esecuzione forzata, per il fatto che sono stati preceduti da un altro creditore, non c è
ragione di escluderli dalla possibilità di intervento.
2) quelli che hanno eseguito sul bene pignorato, un provvedimento di sequestro. Per es sequestro
conservativo.
3) coloro che sui beni pignorati hanno una causa di prelazione specifica. Si ricorderà che
determinati crediti o in virtù della loro natura, o in virtù delle garanzie che li assistono, vengono
definiti privilegiati( pegno, ipoteca, privilegi speciali) danno al creditore un diritto di soddisfarsi
sul bene a preferenza di altri.
Es: se io banca vi presto dei soldi e voi mi date l ipoteca sulla vostra casa, io ho la possibilità di
soddisfarmi sul valore dell immobile a preferenza di altri creditori.
4) il soggetto che a dimostrazione del proprio credito possa esibire scritture contabili pro sè, a
proprio favore.
Es: voi siete degli imprenditori commerciali, scrivete nel vostro libro giornale che ronco vi deve
100, e in virtù di questa scrittura potete intervenire nell esecuzione forzata.
Per questo punto 4 c è stato un sussulto di antiche contrapposizioni di classe! Perchè sembra che il
legisl favorisca l imprenditore e non tenga conto del lavoratore dipendente che magari ha la busta
paga, ma non ha il titolo esecutivo e non riceve lo stesso trattamento di favore dell imprenditore.
La corte cost non si è pronunciata, il legisl ita forse non è stato mosso da un favore di classe verso
gli imprenditori contro i lavoratori, ma da un' esigenza di compiacere gli organi dell UE. Gli stati
devono avere legislazioni che favoriscano l' imprenditoria, la circolazione dell imprenditoria ecc,
allora se si sa che in ita l imprenditore è favorito anche attraverso queste piccole cose, può essere
un possibile fiore all occhiello da esibire all europa. Boh!

Se questi soggetti sono quelli che possono intervenire, tutti gli altri creditori che non cadono in
nessuna di queste classi, assistono al fatto che è stato preso un pezzo del patrimonio del loro
creditore e se lo vedono portare via, è un compromesso tra necessità di tutelare la par condicio
creditorum e necessità che l esecuzione si realizzi con una certa speditezza.

Il creditore pignorante ha l onere di avvisare, del fatto che pende un processo esecutivo, quei
creditori il cui diritto di prelazione risulti da un pubblico registro.
Es: la banca ha un' ipoteca sull immobile di ronco, il sig Casco, altro creditore di ronco, inizia l
esecuzione forzata su quella casa. Nel momento in cui trascrive il pignoramento vede dai pubblici
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registri immobiliari che la banca ha un' ipoteca, è obbligato a darvi notizia, perchè? Per consentire
loro di intervenire! Infatti una delle classi di soggetti che possono intervenire sono quelli che sulla
cosa hanno un diritto di prelazione specifico.

I creditori che non intervengono, si vedono portare via il bene, e possono essere avvisati, come nel
caso del creditore ipotecario, ma se non intervengono non hanno nessun diritto di soddifarsi sul
bene pignorato. Si vede una manifestazione del principio della domanda, come nel processo di
cognizione o si agisce in giudizio, o si interviene, nel processo di esecuzione o si è pignoranti o si è
intervenuti, se uno non fa niente il processo se ne frega di lui.
Caso: la banca per un disguido tecnico viene avvertita del processo esecutivo ma non interviene, la
casa ipotecata viene venduta all asta e questa vendita all asta genera un effetto di purgazione dell
ipoteca, cioè il terzo che compra all asta, compra il bene senza più nessun vincolo, spazza via l
ipoteca. Per cui il creditore ipotecario si vede sottrarre il bene e si vede anche perdere il suo diritto
di garanzia.

Creditori muniti di titolo esecutivo e non muniti di titolo esecutivo. La vediamo lunedì.

Creditori che intervengono tempestivamente e creditori che intervengo tardivamente

Tempestivi: i creditori che intervengono tra il pignoramento e la prima udienza che si svolge nei
processi esecutivi. ( nel procedimento di espropriazione presso terzi è quella di cui abbiamo
parlato cioè l udienza a cui è citato il debitore e coinvolge eventualmente poi il terzo, nei processi
su immobili e mobili è l udienza in cui il giudice dà quei provvedimenti ordinatori sulla vendita)
tardivi: l intervento che si realizza dopo l udienza e fino al momento in cui si distribuisce la
somma ricavata dall esecuzione.
Prima del pignoramento non si può avere nessun intervento dei creditori perchè non c è ancora
nessuna esecuzione. Il primo atto dell esecuzione forzata è infatti il pignoramento.

Se il creditore interviene tempestivamente viene soddisfatto in ragione del suo diritto di credito,
es 1: la cosa vale 100, voi avete proceduto per un credito di 80 e interviene un altro soggetto per 80,
se interviene tempestivamente, concorre con voi nel senso che sono 2 crediti di pari misura, la cosa
vale 100, 50 voi e 50 l intervenuto per la par condicio creditorum.
Es2 : se foste un creditore privilegiato ( ipotecario) prima venite voi. La cosa vale 100 voi avete un
credito ipotecario di 80 si soddisfa il creditore ipotecario su 80 e poi su quello che avanza si
soddisfa il chirografario( creditore normale).
Es 3: la cosa vale 100 voi siete creditori chirografari per 100, intervengo io creditore ipotecario per
80 prendo io per 80, sul residuo si soddisferà il creditore pignorante chirografario. Il fatto di aver
pignorato non vi dà di per sè un privilegio,

se invece il creditore interviene tardivamente, si soddisfa dopo tutti gli altri, a meno che sia un
creditore privilegiato.
Es: la cosa vale 100 voi siete creditori chirografari per 80, io sono un creditore chirografario
normale per 80, intervengo tempestivamente, 80 voi 80 io, par condicio creditorum 50 voi 50 me,
ma se intervengo tardivamente vado in coda, la cosa venduta per 100, 80 voi e il residuo a me.

Io sono un creditore privilegiato, voi chirografari che avete pignorato, la cosa vale 100, che io
intervenga tempestivamente o intervenga tardivamente, non ha importanza perchè essendo io
privilegiato, il mio privilegio non mi mette in coda, la cosa vale 100, io ho un credito di 80 e sono
privilegiato, 80 vengono dati a me e il residuo al creditore chirografario pignorante.
Per cui il rischio di fare un intervento tardivo, è un rischio che coinvolge essenzialmente il
creditore chirografario, perchè il creditore privilegiato che intervenga tempestivamente o
tardivamente, si soddisfa per primo.

105
MA se uno raffronta il 528 2 comma e il 566 rispettivamente espropriazione di mobili e
esproprazione di immobili constata una differenza semantica testuale: il 528 dice che anche se
tardivo è soddisfatto chi ha un diritto di prelazione specifico sulle cose pignorate,
il 566 dice anche se tardivo viene soddifatto secondo la sua prelazione chi ha un privilegio. senza
ulteriori specificazioni.
se uno usasse il criterio dell argomento a contrario dovrebbe dire che mentre nella immobiliare
basta un privilegio anche generico, ( es artigiani) ma se l esecuzione è mobiliare, il privilegio dell
interveniente tardivo si ha solo se c è un privilegio specifico (pegno, ipoteca, altro privilegio
specifico).

Ronco lez 18 del 09.05: intervento dei creditori nell’esecuzione forzata; vendita della cosa
pignorata; distribuzione della somma ricavata.

Intervento dei creditori nell esecuzione forzata:

Abbiamo fatto alcune distinzioni: creditori tempestivi ( che intervengono prima che sia disposta la
vendita) e creditori tardivi. A meno che siano privilegiati, i creditori tardivi, intervenendo
tardivamente vengono messi in coda, cioè rispetto al ricavato si soddisfano dopo gli altri.
Es: se viene pignorato e poi venduto un bene ipotecato, prima sul prezzo si soddisfa il creditore
ipotecario, poi l altro o gli altri creditori chirografari.
Abbiamo visto che sono legittimati all intervento o creditori che hanno un titolo esecutivo o altri
particolari tipi di creditori, che sono i creditori che hanno un pegno, un' ipoteca sui beni pignorati,
quelli che su questi beni hanno ottenuto ed eseguito un sequestro e infine gli imprenditori che
agiscano per un loro credito che risulta da scritture contabili.

Intervenuti con titolo esecutivo, senza titolo esecutivo:


Quando interviene un creditore non munito di titolo esecutivo, è necessario che l intervento ( che
si realizza con un ricorso) venga notificato al debitore e a seguito di questo intervento è necessario
che il giudice fissi un' udienza in cui sentire il debitore. Il debitore può tenere 3 atteggiamenti:
- Riconoscere il credito,
- Negare, contestare il credito o
- non comparire all udienza
Se il credito è riconosciuto espressamente dal debitore, l intervenuto partecipa all esecuzione
forzata come se avesse un titolo esecutivo. In fondo un accertamento sufficiente dell esistenza del
credito si realizza proprio attraverso la sua affermazione con l atto di intervento e il
riconoscimento da parte del debitore.
La stessa cosa si verifica se il debitore non compare all udienza fissata, il silenzio del debitore
( manifestazione del principio di non contestazione), la sua assenza viene considerata come
implicito riconoscimento del credito.
Infine può accadere che il debitore compaia e contesti l esistenza del credito.
(Può anche accadere che il debitore contesti in parte il credito. Ovviamente per la parte
riconosciuta si ha un accertamento sufficiente, per la parte contestata vediamo ora)
Premessa: Il legisl degli ultimi anni cerca di far sì che nell ambito del processo esecutivo non si
abbia la necessità di accertare l esistenza dei crediti, per non appesantire con degli accertamenti il
processo esecutivo.
Se il debitore contesta il credito dell intervenuto non munito di titolo, questo soggetto ha 30 giorni
di tempo per iniziare un procedimento in cui ottenere il titolo esecutivo, ha 30 giorni di tempo
per iniziare un processo di cognizione( ordinario o per d.i.) in cui cercare di ottenere una pronuncia
che valga come titolo esecutivo, se non si attiva tempestivamente, il suo intervento perde di effetto,
se si attiva tempestivamente, allora quando si sarà venduto il bene e si dovrà distribuire la somma
ai creditori, si prenderà in considerazione anche il suo credito. Come? Lui ha agito
106
tempestivamente nei 30 giorni, si arriva al momento in cui venduto il bene si tratta di distribuire la
somma, bisogna vedere se ha raggiunto quell obiettivo di conseguire il titolo esecutivo oppure no.

Se ha conseguito il titolo esecutivo, la distribuzione della somma terrà conto anche del suo
credito. In fondo ha raggiunto l obiettivo di avere il titolo esecutivo e quindi una posizione di
sufficiente accertamento del credito.
Se al momento di distribuire la somma non ha ancora conseguito il titolo esecutivo, pur essendosi
tempestivamente attivato nei 30 giorni, il giudice accantona le somme che gli sarebbero destinate
per un periodo non superiore a 3 anni, se nel triennio arriva il titolo esecutivo, si terrà conto nella
distribuzione anche di questo creditore, se no si distribuirà la somma solo agli altri.
Compromesso tra l esigenza di consentire al processo esecutivo di terminare con la distribuzione
della somma e l esigenza di non pregiudicare quei creditori che non hanno ancora il titolo, ma si
stanno attivando per averlo.

Es: voi muniti di titolo esecutivo iniziate un' esecuzione forzata contro il debitore e siete creditori
chirografari, riuscite a pignorare un bene che vale 100, il vostro credito è pari a 100. Se nessun altro
intervenisse, sarà venduta la cosa e i 100 verranno distribuiti a voi. Io sono un altro creditore, non
sono munito di titolo esecutivo, ma essendo un creditore pignoratizio intervengo per far valere un
credito da 100, come il vostro e come il valore della cosa. Supponiamo che pure io sia un creditore
chirografario, se io avessi titolo esecutivo, si vende per 100, 100 sono dovuti a voi, 100 a me, siamo
di pari posizione, due chirografari, 50 vanno a voi, 50 a me. Se per caso io fossi intervenuto
tardivamente, avreste voi la precedenza sui 100, io andrei in coda. Se invece io intervengo
tempestivamente ma non ho il titolo esecutivo, si va a vedere cosa dice il debitore, se il debitore
riconosce che deve dei soldi a me o non compare all udienza, si ritiene che il credito di 100 sia vero
e quindi nel momento di distribuire la somma 50 andranno a me e 50 a voi. Se invece il debitore ha
anche contestato il mio credito e io non ho il titolo esecutivo, il giudice mi invita ad attivarmi nei
30 giorni dall udienza per conseguire il titolo esecutivo e io mi attivo, si arriva ad un' udienza in
cui si deve distribuire la somma, allora ci sono i 100 ricavati dalla vendita, che ne è del creditore a
cui era stato detto di attivarsi? Il processo di cognizione in cui ronco vuole ottenere il titolo
esecutivo è ancora in corso, allora il giudice fino ad un massimo di 3 anni, sospende in parte la
distribuzione della somma, a voi dà 50 perchè cmq a voi 50 spettano, e poi rinvia per tre anni,
passati i 3 anni se ronco non ce l ha fatta ad avere il titolo esecutivo, gli altri 50 andranno a voi, se
invece ronco nel triennio ha conseguito il titolo esecutivo, i 50 tenuti sospesi verranno distribuiti a
ronco.

Si nota che l accertamento del credito del creditore che non è ancora munito di titolo esecutivo, ma
interviene, non lo fa il giudice dell esecuzione, viene portato fuori dal processo esecutivo, si fa una
causa ordinaria. Salvo poi coordinare l esito dell esecuzione forzata, la distribuzione, a quello che
sarà il risultato di questo processo.
Art 499 cpc è dedicato a questo meccanismo e aggiunge: il silenzio del debitore vale, ha effetto,
soltanto per l esecuzione in corso, effetto limitato al procedimento esecutivo nel quale il silenzio si
esprime e non vale come riconoscimento implicito, fuori da questo processo.
La distinzione fra creditori intervenienti muniti o non muniti di titolo esecutivo ha rilevanza anche
sotto un altro profilo: solo i creditori muniti di titolo esecutivo possono provocare gli atti del
processo esecutivo, il processo esecutivo va avanti su istanza di parte e i sogg che possono dare
impulso all avanzare del processo esecutivo sono il creditore pignorante oppure anche i creditori
intervenuti purchè muniti di titolo esecutivo.

2 cose finali sull intervento:


Partiamo dall es di prima: voi avete iniziato l esecuzione forzata per un credito chirografario da
100 e avete pignorato un bene da 100, siete stati soddisfatti di quel pignoramento, perchè è in linea
col vostro credito, supponiamo che io intervenga anche per un credito da 100 e sia uno che ha già il
titolo esecutivo, a questo punto voi potreste dire : avessimo saputo che sarebbe arrivato anche un
107
altro creditore, àvremmo pignorato più di 100, perchè a questo punto quel bene che vale 100, visto
che è intervenuto un nuovo creditore, non è più idoneo col suo valore a soddisfare entrambi.
Allora Art 499 quarto comma: quando a seguito dell intervento i beni pignorati non sono più
sufficienti a soddisfare tutti, il creditore pignorante può indicare all intervenuto, altri beni
utilmente (beni di valore realizzabile) pignorabili invitandolo ad aggredire col pignoramento
piuttosto quei beni. Vedi articolo!
Se l invito non viene raccolto, il creditore intervenuto passa in coda a voi nel senso che sul bene
pignorato vi soddisfate con preferenza voi.
Questa norma va in seconda battuta, opera dopo che ha operato un' altra norma già studiata per il
Pignoramento mobiliare: l ufficiale giudiz cerca i beni nei luoghi appartenenti al debitore ne
pignora un numero sufficiente rispetto al credito fatto valere, ma se nel corso dell esecuzione o per
intervento o perche le cose pignorate vengono vendute a prezzo basso, i beni originariamente
pignorati sono insufficienti, si può far proseguire all ufficiale giudiziario le operazioni di
pignoramento così che ne vengano colpiti altri, l ufficiale giudiz farà ricerche di altri beni.
Supponiamo che l altro bene non sia mobile, ma sia immobile allora il meccanismo di ricerca dell
ufficiale giudiziario non funziona, vale l invito a estendere il pignoramento di cui abbiamo parlato
prima.

Può capitare che il debitore si mette d accordo con un altro, suo amico, perchè voi avete agito per
100 e avete pignorato per 100, poi arrivo io, l amico finto creditore, d accordo col debitore, ( deve
essere però un creditore che è legittimato ad intervenire!), ci mettiamo d accordo io finto creditore
e il debitore, io faccio l intervento, il debitore non contesta, ecco che viene riconosciuto un mio
credito finto di 100 che provoca a voi creditori veri la non soddisfazione più per 100, ma solo per
50. Questa è una cosa a cui il legislatore non ha pensato, ma la Soluzione la vedremo fra poco nelle
controversie in sede di distribuzione della somma, perche il riconoscimento del debitore espresso o
tacito, non deve nuocere agli altri creditori. Favorisce quello il cui credito è stato riconosciuto, ma
non deve nuocere ad altri. C è un meccanismo che consente di far riconoscere la non esistenza del
credito da parte degli altri creditori. Quando c'è un debitore e più creditori, le liti non sono solo tra
debitore e i creditori, ma anche tra i creditori fra loro perchè ogni credito che venga riconosciuto
idoneo a soddisfarsi sui beni pignorati genera il rischio che gli altri creditori non abbiano
abbastanza, per cui è una controversia di tutti contro tutti.

Il legislatore prende in considerazione un fenomeno frequente, cioè che vengano pignorati più
volte gli stessi beni, ad istanza di creditori differenti.
La regola del legisl è semplice: il pignoramento successivo, vale come intervento. Equivalenza
funzionale tra pignoramento successivo ed intervento e il procedimento originato dal
pignoramento successivo, va riunito al procedimento originato dal primo pignoramento.

Realizzazione della cosa pignorata, vendita della cosa pignorata.


Su questo punto il legisl interviene praticamente ogni anno. D.l 3/05/2016 n.59 . Materia da
studiare sul libro, non a memoria, qua vediamo le cose principali.

Vendita della cosa pignorata: fase tipicamente amministrativa, connotata da comportamenti che
potrebbe tenere allo stesso modo rispetto al giudice un agente immobiliare. Infatti È possibile al
giudice delegare le operazioni di vendita a soggetti terzi, inizialmente erano solo notai, poi anche
avvocati e dottori commercialisti. Da molti anni non ci sono più vendite che vengano curate dai
giudici dell esecuzione.La delega ad altri è diventata ormai una prassi. In termini economici è una
Sorta di outsourcing, esternalizzazione di certi settori dell attività. L amministrazione della
giustizia, la fase di vendita dei beni pignorati la appalta a terzi, la fa fare a terzi per non gravare ai
giudici di compiti che sono essenzialmente amministrativi.
2 modi per trasformare la cosa pignorata in denaro:
1) Vendita forzata
2) assegnazione.
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Mentre con la vendita forzata ci sono dei terzi acquirenti che si offrono di comprare la cosa,
versano un prezzo e questo prezzo viene distribuito tra i creditori,
nell assegnazione è proprio uno dei creditori che chiede di farsi assegnare la cosa.
È un modo per far entrare la cosa pignorata direttàmente nel patrimonio di uno dei creditori. Il
soggetto creditore che si fa assegnare la cosa dovrà dare dei conguagli.
Es: io mi faccio assegnare un bene che vale 100 e ho un credito da 10, dovrò ricevere la cosa che
vale 100 e quella parte di valore che supera il mio credito, dovrò riversarla a disposizione o degli
altri creditori o del residuo al debitore.
L’assegnazione Non è un modo per soddisfare con una cosa automaticamente il credito di chi
ottiene l assegnazione, perchè se il suo credito è di un valore inferiore rispetto al valore del bene
pignorato, questo dovrà dare dei conguagli.
Il legisl ha avuto tradizionalmente una diffidenza rispetto all assegnazione, perchè ritiene che il
modo migliore per realizzare prezzo sia fare una vendita al pubblico piuttosto che consentire a uno
dei creditori di prendere la roba e poi perchè c è un vecchio sospetto del legisl di avere una figura
simile al (divieto) del patto commissorio. 2744 cc: vieta l accordo tra debitore e creditore per cui se
il debitore non adempie, la cosa data in pegno o in ipoteca diventa di proprietà del creditore. Il
legisl pensa che la cosa data in pegno o in ipoteca vada venduta, non si vuole esporre il debitore a
perdere immediatamente la proprietà della cosa se non è adempiente.

L’assegnazione ha qualche somiglianza col patto commissorio. Ma siccome le cose vanno male,
vendere all asta porta a degli abbassamenti di prezzo vergognosi.
Il legisl ricomincia a considerare l assegnazione come una cosa da tener presente.

D l 59 /2016 art 4 : dà una spinta al meccanismo dell assegnazione perchè per la prima volta
consente l assegnazione anche per persona da nominare.
Art 1401 e ss: io compro per me o per persona da nominare. Ho 3 giorni di tempo per nominare l
effettivo acquirente. Se non dico nulla nei 3 giorni resto io l acquirente, ma se nei 3 gg indico la
persona che sta al mio posto, la compravendita si realizza tra voi venditori e la persona da me
nominata. La stessa cosa può accadere con l assegnazione per persona da nominare: Il creditore
può farsi assegnare il bene per sè o riservandosi nei 3 giorni successivi, di indicare un' altra
persona per persona da nominare. Sapendo che se la designazione non arriva nei 3 giorni, l
assegnazione resta in capo a chi ha chiesto direttamente la stessa.

Vendita: fino a qualche anno fa la modalità principe della vendita delle cose pignorate era la
vendita con incanto o All asta pubblica: veniva fissato un momento davanti al giudice, se questi
non aveva delegato ad altri, in cui si presentavano tutti gli interessati a comprare la cosa all asta e
si gareggiava sul prezzo secondo le meccaniche tipiche delle aste.
Questo meccanismo aveva nell esecuzione immobiliare un sistema stupefacente da vedere,
meccanismo delle 3 candele vergini. Dopo ogni offerta, si accendeva la prima candela, seconda,
terza, l offerta in rialzo doveva arrivare entro la vita della terza candela. Ogni candela durava un
minuto. Poi le candele sono state sostituite dall orologio. :)

Il legisl degli ultimi anni guarda a questi meccanismi dell asta pubblica con sfavore, perchè
preferisce la cosiddetta vendita senza incanto, ossia la vendita che si realizza attraverso il
meccanismo delle offerte in busta chiusa. Non c è più la necessità di radunare in un unico luogo
tutti gli aspiranti offerenti, ma si indica un termine entro cui devono arrivare le offerte, c è poi un
momento in cui si aprono le buste, se sono piu di una prevale l offerta più alta.

Riforma del 2014 ci dice anzi art 503 secondo comma nuovo testo:
la vendita con incanto si può fare solo se si presume che con questo meccanismo dell asta
pubblica, si riesca a realizzare un prezzo almeno pari al 150 % di quello stimato come valore della
cosa.

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Es: abbiamo pignorato questa cosa per una stima di 100, immobile che viene stimato 100, il giudice
può disporre che si faccia luogo alla vendita con incanto solo se suppone che con questo
meccanismo si riesca a ricavare almeno 150. Cioè che ci siano offerte in rialzo per almeno 150.
Dobbiamo immaginare situazioni in cui il bene per qualche motivo sia particolarmente appetibile.
Se si procede con le vendite senza incanto, può capitare che rispetto al prezzo indicato, minimo
100, non ci siano offerte, allora se non ci sono offerte si fa una seconda gara a busta chiusa con
prezzo ribassato, fino a un quarto per volta.

È chiaro che andare avànti al ribasso significa favorire la vendita, perchè più il prezzo è basso e più
probabile sarà trovare degli acquirenti, ma significa al tempo stesso anche rischiare di pregiudicare
col prezzo troppo basso il debitore e gli stessi creditori.
allora le norme sulla vendita forzata sono tutte tese tra questi estremi: scendiamo di prezzo per
favorire la vendita, ma non esageriamo.
Anche perchè Le aste giudiziarie sono luoghi molto appetiti dalla criminalità organizzata, che
distoglie dalla partecipazione alle aste, i soggetti in buona fede perche aspetta che i prezzi
scendano per potersi accaparrare beni, tanto è vero che ci sono più reati diretti ad evitare la
turbativa degli incanti.
Mentre il meccanismo dell asta pubblica si espone piu facilmente all operare della criminalità,
perchè ci sono casi in cui davanti all aula in cui deve svolgersi l asta ci sono persone che
dissuadono dall entrare o che offrono denaro per non entrare, col meccanismo delle offerte in
busta chiusa, l interferenza della criminalità dovrebbe essere più difficile.
C è una norma nelle disp di attuaz del cpc art 164 bis infruttuosità dell espropriazione forzata,
che consente al giudice di arrestare questa discesa vorticosa del prezzo, fermare gli esperimenti di
vendita quando si rende conto che c è qualcosa che non va. Il giudice può disporre la chiusura
anticipata del procedimento, cioè non mandarlo avanti, quando risulta che non è più possibile
conseguire un ragionevole soddisfacimento delle pretese dei creditori, anche tenuto conto dei costi
necessari per la prosecuzione della procedura, delle probabilità di liquidazione del bene e del presumibile
valore di realizzo.

Supponiamo che la cosa venga venduta, aggiudicatario è il soggetto che ha comprato, questo è
tenuto a versare il prezzo. se non versa il prezzo, viene fatta una vendita ulteriore del bene
cossiddetta in danno dell aggiudicatario. La successiva vendita avviene esponendo l
aggiudicatario inadempiente alle conseguenze del suo inadempimento.
Es : io ho lanciato la mia offerta in busta chiusa per 300 era la migliore offerta il giudice aggiudica il
bene. Poi quando io dovrei pagarlo, non verso il prezzo, allora viene fatta un' altra vendita e
supponiamo che il bene venga venduto a 250. Ai creditori vanno 250 ma io che ne avevo offerti 300
sono cmq obbligato a versarne altri 50 perchè col mio inadempimento ho portato la vendita del
bene ad un abbassamento di prezzo da 300 a 250.
Quando si verifica un trasferimento della proprietà del bene? Si verifica solo nel momento in cui
l aggiudicatario paga. Cioè nel momento in cui l aggiudicatario versa integralmente il prezzo, il
giudice pronuncia un decreto di trasferimento. Così la proprietà della cosa passa all
aggiudicatario.
L’aggiudicatario compra a titolo derivativo. È un vero e proprio acquirente per cui nella vicenda
traslativa se prima il proprietario era il debitore a cui è stato pignorato il bene, che è stato venduto
con o senza incanto, il successore, l avente causa è l aggiudicatario.e il dante causa è il debitore.
È il meccanismo classico della vendita forzata. Il Debitore non voleva volontariamente vendere, ma
attraverso l esecuzione forzata ha venduto, resta cmq un venditore, seppur coatto e l
aggiudicatario resta un acquirente.
Però ricorderete che gli atti compiuti dal debitore dopo il pignoramento non sono efficaci nei
confronti dei creditori. Allora si potrà dire che è vero che l aggiudicatario succede nel diritto al
debitore, ma succede con riguardo alla situazione che c èra al momento del pignoramento,
perchè tutto quello che è avvenuto dopo il pignoramento così come è inefficace, irrilevante nei
confronti dei creditori, è irrilevante nei confronti dell aggiudicatario.
110
Sintesi: l’aggiudicatario succede nel diritto al debitore con riguardo alla situazione che il bene
aveva nel momento del pignoramento, perchè gli atti compiuti successivamente al pignoramento
sono tendenzialmente irrilevanti nei confronti dei creditori che partecipano e nei confronti dello
stesso aggiudicatario.
C è solo un vantaggio che l acquirente forzato (aggiudicatario) ha rispetto a un acquirente
volontario: il pegno, l ipoteca vengono uccisi dalla vendita forzata, se è stato venduto forzatamente
un bene ipotecato, l ipoteca viene purgata, messa fuori campo attraverso la vendita forzata. Chi
compra, compra il bene libero da pegno e ipoteca.
Non per nulla si ricorderà che i creditori che sul bene pignorato hanno un diritto reale di garanzia (
pegno, ipoteca) che risulta dai pubblici registri devono esere avvertiti dell esecuzione, perchè se
non intervengono si vedono portar via il bene e morire il loro diritto di prelazione. Cosa succede se
c è un creditore che ha un diritto di prelazione, un' ipoteca e non viene avvertito dell esecuzione
forzata, per cui il bene su cui aveva l ipoteca viene venduto come libero e lui non interviene e
quindi non ha potuto far valere i suoi diritti sul bene?
Cassaz del 94 n. 20.023: l lomissione dell avviso previsto dall art 498 cpc non conferisce al creditore
ipotecario che non sia stato avvertito dell esecuzione, la legittimazione ad avvalersi di rimedi
oppositivi per far valere la nullità della vendita già eseguita. Ma gli attribuisce unicamente la
facoltà di valersi di rimedi risarcitori nei confronti del creditore procedente.
Non è possibile cioè all ipotecario dimenticato, attaccare il risultato della vendita forzata, il bene
purtroppo va all aggiudicatario come libero, ma l ipotecario potrà far valere pretese risarcitorie nei
confronti del creditore che non lo ha avvertito.

Ricordate che la vendita volontaria dà all acquirente delle garanzie, garanzia per evizione per vizi
della cosa venduta, l acquirente aggiudicatario ha la garanzia per evizione. Se salta fuori
qualcuno che dimostra di essere proprietario del bene e lui perde la proprietà, Può chiedere
indietro la somma che aveva pagato in sede di aggiudicazione. E la chiederà ai singoli creditori a
cui è stata distribuita.
Non ha la garanzia per i vizi.
E non ha nemmeno l azione di rescissione per lesione. Si ricordi che nei Contratti a prestazione
corrispettiva, se l acquirente scopre di aver reso una prestazione ultra dimidium, per più della
metà superiore a quella che ha ricevuto, può chiedere la rescissione del contratto.
Per cui ha la garanzia per evizione, ma non quella per i vizi e non l azione di rescissione per
lesione.
Ci sn poi delle norme che riguardano la locazione sull immobile pignorato e poi aggiudicato che
non sono di troppa rilevanza.

Ultimo tema: distribuzione della somma ricavata. Ultimo pezzo dell esecuzione per
espropriazione.

Prima notazione: i creditori muniti di titolo esecutivo sono gli unici che possono provocare i
singoli atti esecutivi, questo vale finchè il procedimento esecutivo non arriva alla fase della
distribuzione, perchè una volta che abbiamo il prezzo ricavato e si tratta di distribuirlo tra i
creditori, questi sono tutti trattati allo stesso modo, mentre per la fase espropriativa in senso
stretto ( finalizzata a trasformare la cosa in soldi) gli unici a poter dare impulso sono i creditori
muniti di titolo, nella fase distributiva tutti i creditori sono trattati allo stesso modo dal pnt di vista
del dare impulso, dell iniziativa.

Art 629 cpc ci dice che per rinunciare a una esecuzione forzata in corso ( rinuncia agli atti), fino al
momento della vendita è necessario il consenso del procedente e degli intervenuti muniti di
titolo, solo questi, dopo la vendita per rinunciare all esecuzione è necessario il consenso di tutti i
creditori intervenuti, anche quelli non muniti del titolo esecutivo. È la prova del nove che nella
fase di distribuzione tutti sono trattati in modo simile.
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Se il creditore rinuncia prima della vendita e gli intervenuti muniti di titolo esecutivo aderiscono, il
processo si ferma, la cosa viene restitutira al debitore. Se ormai la cosa è stata venduta e si ha una
rinuncia all esecuzione, cosa succede? L aggiudicatario ormai l ha comprata, facendo affidamento
sul processo esecutivo, la somma ricavata verrà data al debitore.
Si tratta di distribuire la somma. Qua bisogna praticare una mentalità casistica. Che tenga
presente che nel momento della distribuzione si è un po tutti contro tutti. I creditori vs debitori, i
creditori vs creditori.
Le norme sono parzialmente diverse a seconda che sia esecuzione di beni mobili o immobili.

Esecuz su mobili : o le parti trovano un accordo fra loro, distribuzione amichevole o in mancanza
di accordo provvede il giudice con ordinanza.

Esecuzione immobiliare: muove solitamente più denaro, i passaggi sono: il giudice forma un
progetto di distribuzione, è un documento contabile strutturato così: es: somma ricavata dalla
vendita 1 milione, c è un creditore ipotecario che ha un credito di 700mila , 700mila a lui, c è un
creditore chirografario intervenuto tempestivamente per 100mila, 100mila a lui, ci sono dei
creditori intervenuti tardivamente, ripartizione della somma tra loro. Il progetto di distribuzione
dice rispetto a quello che si è ricavato come deve essere distribuita la somma.
Viene fatto questo progetto e viene fissta un' udienza, le parti all udienza possono fare
osservazioni al progetto, dire se sono d accordo o se contestano, sulla base delle osservazione fatte
o non fatte il giudice predispone un progetto definitivo di distribuzione, ordinando che le somme
ricavate dalla vendita, siano pagate a questo o all all altro dei creditori. Ulteriore espressione del
principio di non contestazione. Se all udienza destinata a discutere del progetto di distribuzione
nell esecuzione immobiliare, una parte non si presenta il suo silenzio viene letto dal legisl come
espressione di consenso al progetto di distribuzione.

È possibile che in sede di distribuzione sorgano controversie perchè uno dei soggetti interessati
sostenga che la somma ricavata dalla vendita vada ripartita diversamente. Per sollevare una
contestazione al progetto di distribuzione bisogna avervi interesse. Manifestazione generalissima
dell Art 100 del cpc per cui qualsiasi istanza deve essere sorretta da interesse.
Es: è venduto un bene per 100, ci sono 2 creditori , uno ha un credito di 200, l altro ha un credito di
100 per cui tutti non riescono a soddisfarsi, il debitore avrebbe interesse a dire: il creditore da 100 è
un falso creditore, non ha diritto di soddisfarsi? No ! Perchè se anche venisse tolto di mezzo il
creditore da 100, cmq tutto il prezzo ricavato, 100 andrebbe in tasca al creditore da 200. Al debitore
la contestazione su un determinato credito non darebbe nessuna utilità. Diversa sarebbe la cosa se
immaginassimo un unico creditore, e il debitore sollevasse la contestazione che quel debito non
esiste, perchè è chiaro che se la contestazione fosse vittoriosa, la somma ricavata non andrebbe al
creditore, ma andrebbe restituita al debitore. Ha perso la cosa ma almeno incassa il prezzo.
Immaginiamo invece il caso fra due creditori, concorrenti, si crea controversia perchè uno dei 2
sostiene che il credito dell altro non sussista. O il credito dell altro non sia garantito dalla relazione
che apparentemente si direbbe garantita. La contestazione potrebbe essere utile perchè attraverso l
eliminazione dal piano di distribuzione di un creditore, l altro creditore potrebbe ricavare di più.
Es: cosa venduta per 100, io procedo per un credito di 100, interviene uno il cui credito è
riconosciuto dal debitore, ma io sospetto che sia un riconoscimento fittizio, se riesco a far
dichiarare che il credito non esiste, io mi soddisfo per 100 e non devo spartire la somma con l altro
creditore.

Queste controversie vengono decise dal giudice dell esecuzione con una ordinanza compiuti gli
accertamenti del caso, contro questa ordinanza è possibile l opposizione agli atti esecutivi. L
opposizione agli atti esecutivi è uno di quei procedimenti che apre nell ambito del processo di
esecuzione, un momento di accertamento pieno, l opposizione agli atti esecutivi viene infatti decisa
con una sentenza in senso proprio.

112
Resta un profilo teorico fondamentale: una volta che si è concluso il processo esecutivo, è possibile
rimettere in discussione il risultato dell esecuzione? Io debitore senza aver sollevato opposizione,
mi faccio espropriare il bene, faccio vendera ll asta e il ricavato finisce, voi. Processo esecutivo
chiuso. Posso agire con domanda di ripetizione dell indebito e dire che la somma finita al creditore
è una somma non dovuta. Posso? È il tema della esecuzione ingiusta, L esecuzione forzata forma
un giudicato o no( sposta denaro ma nulla dice di chi abbia torto o ragione)?

Orientamento ultimo della cassaz sentenza 17371 del 2011 sceglie la tesi per cui a esecuzione
compiuta, il debitore non ha più la possibilità di sollevare contestazioni nè di agire per la
restituzione di quanto ingiustamente versato. È vero che l esecuzione non passa per momenti di
accertamento, ma se il debitore vuole reagire deve farlo prontamente con le opposizioni che
vedremo, se non reagisce il risultato si consolida e non puo essere rivisto successivamente. Tesi
comprensibile ma con qualche scheggia di ingiustizia. Vedremo meglio.

Ronco lez 19 del 10.05: esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare e misure coercitive
indirette.

Lezione tenuta dall assistente del prof.

Esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare e misure coercitive indirette.

Tema che non ha l importanza che merita. È considerato marginale. Gli Articoli del cpc sono pochi.
Importanza cruciale nel sistema di giustizia civile, perchè come tutte le forme di esecuzione forzata
traduce operativamente il diritto nella realtà concreta.
Ha assunto un' importanza notevole nel campo della giustizia civile perchè nel 2009 il legisl ha
introdotto una norma, art 614 bis, che ha dato origine a un fiume di inchiostro da parte della
dottrina.
Per la prima volta il nostro ordinamento ha previsto un mezzo di esecuzione anche per gli
obblighi di fare e non fare infungibili. Anche se vedremo che poi nel 2015 questo requisito dell
infungibilità è venuto meno. Il nostro ordinamento si occupa sia nel cpc sia nel c.c. dell argomento
e prende in considerazione gli obblighi di fare e non fare in maniera molto limitata. le norme infatti
ci parlano solo degli obblighi di fare e non fare che si siano concretizzati in opere materiali.
Quando siamo difronte ad un comportamento in violazione di un obbligo di fare, (Tizio ha fatto
qualcosa che nn doveva fare), o in violazione di obbligo di non fare (tizio nn ha fatto qualcosa che
doveva fare), questi comportamenti sono eseguibili soltanto quando si siano concretizzati in un
qlcs di materialmente visibile, eseguibile (un muro da costruire) distruttibile( un muro da
distruggere) ecc.

Art 2931 cc: se nn è adempiuto un obbligo di fare, l avente diritto (il creditore) può ottenere che
esso sia eseguito a spese dell obbligato nelle forme stabilite dal cpc.
Un terzo, non una parte quindi, non il debitore che si è rifiutato, porrà in essere materialmente il
prodotto di questo comportamento.

Art 2933 cc: se non si è adempiuto un obbligo di non fare, l avente diritto può ottenere che sia
distrutto a spese dell obbligato ciò che è stato fatto in violazione dell obbligo. È chiaro che si può
distruggere qualcosa che effettivamente c è.
Es classico: del muro. Mi obbligo a costruire un muro, questo muro non viene costruito, ecco che il
giudice disporrà che questo muro venga costruito a spese del debitore. Viceversa nel momento in
cui io mi ero obbligato a non costruire un muro, o ho costruito un muro in violazione di obblighi, il
muro verrà abbattuto da un terzo a spese del debitore. Il cc ci parla di un altro tipo di esecuzione
forzata in forma specifica.
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Art 2932 cc: esecuzione specifica dell Obbligo di concludere un contratto.
'Se colui che è obbligato a concludere un contratto non adempie l obbligazione, l altra parte qualora sia
possibile e non sia escluso dal titolo,può ottenere una sentenza che produca gli effetti del contratto
non concluso.'
Sottospecie dell Obbligo di fare. In questo caso il fare è rappresentato materialmente dal firmare un
contratto definitivo.

Come viene eseguito? Non si può materialmente prendere la mano del debitore e farlo firmare,
ecco che allora Il giudice con una sentenza costitutiva terrà luogo del consenso mancante.
Rischio in questa operazione? la sentenza del giudice è di tipo costitutivo, NON è una condanna
della parte a firmare, non si può costringere la parte materialmente a firmare, ma le sentenze
costitutive hanno effetto solo col passaggio in giudicato della sentenza. Bisogna quindi attendere
l ultimo grado, mentre le sentenze di condanna (es distruggere il muro) sono esecutive da subito.

Art 612 cpc: chi intende ottenere l esecuzione forzata di una sentenza di condanna per violazione di un
obbligo di fare o di non fare, dopo la notificazione del precetto deve chiedere con ricorso al giudice dell
esecuzione che siano determinate le modalita dell esecuzione.
Giudice dell esecuzione ha un ruolo necessario e fondamentale, perchè la parte chiede al giudice
dell esecuzione forzata di esplicitare le modalità concrete dell esecuzione. Non si tratterà più di
prendere del denaro dall esecuzione del bene o di apprendere il bene oggett dell esecuzione, come
nelle forme di esecuzione forzata che abbiamo già visto, ma si tratta di porre in essere un' attività
costruttiva o distruttiva. Quindi il giudice dell esecuzione ha forti poteri discrezionali.
Queste cose il giudice le farà con ordinanza, che in quanto tale non è impugnabile.
L ordinanza sarà contestabile attraverso gli atti oppositivi, che vedremo prossimamente. Non è
impugnabile e nemmeno ricorribile in cassaz col ricorso straordinario.

La cassaz qui ha fatto delle precisazioni: non è impugnabile se rimane nei limiti del titolo
esecutivo.
Es: il titolo esecutivo ci dice: questo muro va abbattuto, questo muro va costruito, come deve
essere abbattuto o costruito, da chi, in quali modalità e tempi ce lo dirà questa ordinanza del
giudice dell esecuzione. In questo caso NON è impugnabile.
Se però l ordinanza va oltre quanto stabilito dal titolo esecutivo, e risolve questioni di merito, o
contenga qualcosa in contrasto con quanto detto dalla sentenza, ecco che in questo caso vige il
principio della prevalenza della sostanza sulla forma.
La cassaz dice che in questo caso non siamo di fronte ad un' ordinanza, ma in realtà è una sentenza
mascherata da ordinanza, quindi in quanto tale può essere impugnata.

Per quanto riguarda la disciplina codicistica ci potremmo anche fermare qua, almeno fino al 2009,
perchè il codice prende in considerazione soltanto gli obblighi di fare e non fare che si
concretizzano materialmente.
Però gli obblighi di fare e non fare sono molto più ampi. Fino al 2009 non erano esigibili tutta una
serie di obbligaz che derivavano da fatto illecito o da altra fonte dell obbligazione. Queste se non
erano eseguibili da un terzo, si tramutavano nel risarcimento del danno, eseguibile con le forme
espropriative già viste.
Il ns ordinamento cm altri di matrice continentale, civil law, è ispirato al principio della prevalenza
del risarcimento in forma specifica rispetto al risarcimento per equivalente.

La parte che si è obbligata ad un dato comportamento o è tenuta ad un dato comportamento,


anche se questo comportamento non è eseguibile con le forme e con i limiti degli articoli 612 e ss,
non è giusto che questo comportamento si tramuti in soldi. Anche perchè non tutto è
monetizzabile. Il nodo del problema è come tradurre in atti concreti qualcosa che non è
traducibile in soldi o non si vuole tramutare in soldi.
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Es1: il mio vicino di casa tutte le notti alle 3 suona la batteria, è chiaramente un comportamento
contra ius, e ci sarà una sentenza di condanna della parte soccombente, il batterista, a non suonare
nelle ore notturne. Questa sentenza però non è eseguibile, non si può immaginare qualcuno che
vada in casa materialmente ed impedisca al batterista di suonare. Ecco allora che veniva sempre in
soccorso in qst casi il risarcimento del danno. La parte vincitrice era danneggiata dal fatto che per
colpa del batterista non riusciva a dormire, aveva un danno e veniva risarcita. Ma non sempre la
parte risarcita è pienamente soddifatta dal mero risarcimento in denaro, perchè nella fattualità
delle cose il suo problema non veniva risolto.
Es2: negli anni '70, lo statuto dei lavoratori aveva introdotto l obbligo di reintegra del lavoratore
che fosse stato illegittimamente licenziato. Residua ancora qst obbligo di reintegra per certi tipi di
licenziamento come quello discriminatorio. Cmq il lavoratore aveva/ ha diritto di essere
reintegrato nel posto di lavoro completamente. Il giudice condanna il datore di lavoro a reintegrare
il lavoratore. Questo obbligo è eseguibile? Sì, almeno nei limiti dei versamenti degli stipendi
arretrati e futuri, ma qui rientriamo nelle forme di esecuzione forzata per espropriazione, più
difficile è costringere il datore a reintegrare fisicamente il lavoratore sul posto di lavoro e
costringere il datore ad impartire al lavoratore quelle direttive, quegli ordini che gli dava prima,
direttive che solo il datore di lavoro può impartire. Come nel primo esempio anche qui il datore
poteva essere condannato al risarcimento dei danni morali e materiali che arrecava al lavoratore
non ottemperando all obbligo impartitogli dal giudice nella sentenza, ma il lavoratore non poteva
ritenersi pienamente soddisfatto dal solo risarcimento del danno in quanto avrebbe magari
preferito tornare a lavorare serenamente.
Ma come si può eseguire questo suo diritto che deriva dalla sentenza? Si potrebbe immaginare che
grazie alla forza pubblica il lavoratore possa essere materialmente scortato fino all ingresso dei
cancelli o fino alla postazione, alla scrivania del suo posto di lavoro, ma è difficile immaginare un
terzo che obblighi giorno per giorno il datore ha impartire le direttive al lavoratore. Come detto
questa è un' attività che spetta unicamente al datore di lavoro e che non può essere materialmente
eseguita nè dalla forza pubblica nè da un terzo.
Es 3: nel caso di divorzio o separazione, la regola è l affidamento condiviso, può capitare però che
in un contesto conflittuale uno dei 2 genitori, si rifiuti di collaborare con l altro, e renda difficoltoso
il diritto spettante anche all altro genitore di vivere col figlio. Il giudice condanna il genitore che
non collabora, ma come si può eseguire una tale sentenza? Continuerebbe ad essere facile per il
genitore impedire all altro di vedere il figlio cambiando residenza, cambiando chiavi della porta
ecc. L altro genitore certamente non si accontenta del risarcimento del danno, vorrebbe vedere e
vivere col figlio. Come si fa ad eseguire forzatamente la consegna di un minore? Campo
delicatissimo,
- obbligo di dare: consegna e rilascio come se il bimbo fosse un quadro, un vaso? L ufficiale
giudiziario materialmente prende il bimbo e lo consegna all altro genitore che ha il diritto di
vederlo.
- Si è invece pensato anche qui all obbligo di fare (consegna il bimbo) o non fare (astieniti dal porre
in essere comportamenti che impediscano all altro genitore di vedere il figlio) e quindi far decidere
le modalità di consegna al giudice dell esecuzione. Ma anche qui si incontrerebbero delle difficoltà.
Cmq per il bambino sarebbe un trauma aggiuntivo vedersi arrivare un terzo o un ufficiale
giudiziario scortato dalla forza pubblica per prelevarlo e portarlo materialmente all altro genitore.

In tutti e tre i casi cmq è difficile tollerare una conversione di obblighi di fare non fare in mero
risarcimento del danno.
Si può intuire in questa presa di consapevolezza molto lenta del legisl una sorta di
depatrimonializzazione del diritto processuale civile. Si ha sempre più un' esigenza di garantire
proprio il contenuto esatto di quanto detto dal giudice.

Tutto questo è stato detto anche dalla CEDU in un caso greco di Diritto amministrativo, una
coppia inglese voleva aprire una scuola di inglese in grecia, ma per fare questo necessitava delle
115
autorizzaz amministrative delle autorità greche. la legge greca degli anni 90 conteneva una
previsione per cui solo i cittadini greci potevano aprire scuole in grecia. Ricorso alla cedu della
coppia per contrasto della previsione greca con una norma cedu. la grecia accertato qst violazione
ha detto: risarcisco il danno, accetto il fatto che il comportamento dell amministrazione sia
illegittimo, ma cmq non do l autorizzazione. La cedu ha detto no, la coppia ha diritto ad aprire la
scuola, non ha diritto a che il governo greco risarcisca il danno. Caso Hornsby vs grecia del 1997.
Per la prima volta si è iniziato a parlare di un Diritto all esecuz in forma specifica. Prima nn
esisteva, c era solo un diritto all accertamento del giudice, ma non all esecuzione in maniera
specifica.
Se così non fosse, dicevano gli anglosassoni, è come se la parte vincitrice si comprasse il diritto di
violare un diritto.
Es 4: Divieto di usare indebitamente le immagini altrui lesive dell onore della persona, per es un'
immagine di nudo, la parte vincitrice voleva essere risarcita ma soprattutto voleva che l immagine
scomparisse dal web. Infatti La parte soccombente se deve solo risarcire il danno è come se si
comprasse il diritto a violare altrui diritti. Ovviamente se il risarcimento del danno è per colui che
ha tratto profitto dalla foto, inferiore al profitto, lo mette a bilancio e continua a violare il diritto.
Si è detto no, violare un obbligo non può avere un prezzo! La cedu ha usato l espressione anzichè
depatrimonializzazione, Principio di effettività della tutela giurisdizionale. principio a cui il
nostro ordinamento fino al 2009 non si conformava pienamente.

Misure coercitive
come ovviare a tutti questi impedimenti? Il legisl come ultimamente capita si guarda intorno, non
prende nuove idee, prende idee già sperimentate altrove. Nel 2009 introduce le misure coercitive, o
esecuzione processuale indiretta. Perche indiretta? Mentre quelle studiate finora erano esecuzioni
che altri, dei terzi facevano sul patrimonio del debitore, questa è indiretta perchè indirettamente si
pone il debitore riluttante in una condizione nella quale non può fare altro che adempiere, deve
adempiere solo lui, non può adempiere qualcun altro.
Come si fa? 2 modelli:

1) modello Angloamericano: prevede che chi non adempie all obbligo di una sentenza (judgment),
ha una serie di punizioni che vanno a terminare anche nell imprigionamento. 3 punizioni:
1) una multa
2) sequestro di tutti i beni ( non a scopo di soddisfare il credito del creditore, a scopo punitivo!)
fino all adempimento
3) imprigionamento.
Per noi é assurdo, da illecito civile si va a finire in prigione, ma questo può accadere anche perchè
qui non c è una vera separazione tra diritto civile e penale. Per quanto tempo si imprigiona?
Es: Marito non paga gli alimenti e nasconde tutti i beni, sentenza del giudice: o ci dici dove sono i
tuoi beni o vai in galera. Nel 2009 In un caso americano, un signore si è fatto 14 anni di galera
perchè continuava a non dire dove fossero i suoi beni , se avesse rubato quella somma avrebbe
fatto meno anni di carcere. In america la carcerazione continua a non avere un termine, tempo
indeterminato. In inghilterra massimo 2 anni di carcere.
In questi sistemi non si parla tanto di un' esecuzione in forma specifica, il non adempiere al
comando del giudice è inteso come oltraggio alla corte ( contempt of court), noi come oltraggio
alla corte abbiamo in mente quando si offende il giudice, ma c è anche questo, quando non si
obbedisce al comando del giudice.

Per fare un paragone : In procedura civile 1 c è l obbligo di consegnare il documento, documento


che la parte ha, ma magari gli nuoce e non lo produce, da noi se la parte non dà il documento il
giudice può solo trarre argomenti di prova, nient altro. Capite la differenza.
Teoricamente questo sistema punitivo vale anche per gli obblighi di denaro, tu devi dare 1000,
perchè devo fare tutta la trafila dell esecuzione forzata, pignoramento, vendita dei beni,
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soddisfacimento sul ricavato ecc, potrei usare anche qui le misure coercitive indirette. Però questo
sarebbe troppo severo e solitamente non è previsto negli ordinamenti europei.

2) Modello Francese: astreintes


il codice napoleonico aveva , ha un articolo, il 1142 cc che dice che le obbligaz di fare e non fare si
tramutano sempre nel risarcimento del danno. Molto Strano, nel civil law dovrebbe essere
preminente il risarcimento in forma specifica rispetto al risarcimento per equivalente. Il codice
napoleonico voleva però smarcarsi da un passato, quello prerivoluzionario, nel quale la parte che
non ottemperava all ordine del giudice era penalizzata, anche qui con una serie di sanzioni fino al
carcere.
Nell epoca del liberalismo non si può più dire alle persone cosa si possa o non possa fare, se la
persona non vuole adempiere paga una somma di denaro. Ecco la ratio dell articolo previsto nel
codice napoleonico.
Es: io mi obbligo contrattualmente a scrivere un romanzo. Può capitare che non mi vada più di
scriverlo. L opera letteraria scaturisce da dentro di me, se non ho più l ispirazione o non sono
tranquillo non riesco a farla. Obbligazioni intuitu personae. Sono obbligazioni infungibili, perchè
la posso fare solo io quell opera. In tutti gli ordinamenti del mondo questo tipo di obbligazione
non viene forzata, proprio perchè si dice che le opere dello spirito, non possono essere forzate,
anche perchè poi vengono male ecc..
La francia napoleonica avendo in mente questo caso cioé che le obbligazioni personalissime non
vanno mai forzate(Questo non accade nemmeno in inghilterra) ha voluto tagliare col passato.
I giudici però hanno Creato fuori dal codice l astreintes. Proprio a colmare quello che il codice
civile impediva loro di fare, cioè costringere la parte ad ottemperare al comando del giudice.
Si è pensato infatti ad una sorta di risarcimento del danno talmente alto che la parte è indotta ad
adempiere. Esagerazione del risarcimento del danno. Col tempo quest istituto ha avuto vita
propria.
Banalmente funziona così: per ogni giorno di ritardo nell adempimento dell obbligazioni di fare
o non fare, il giudice condanna la parte ad una somma di denaro fissa o crescente giorno per
giorno.
Per la parte diventa talmente sconveniente non ottemperare al comando del giudice che adempie.
Nel nostro cpc art 614 bis : Testo in vigore fino al 2015:
con il provvedimento di condanna Il giudice salvo che ciò sia manifestamente iniquo, fissa su richiesta di
parte la somma di denaro dovuta dall obbligàto per ogni violazione o inosservanza successiva ovvero per ogni
ritardo nell esecuzione del provvedimento.
Ipotesi di scuola: per ogni giorno che non metti il lavoratore in condizione di lavorare, multa di 500
euro, oppure in misura crescente. lo stesso vale per l es del minore.

Questo modo di ragionare non funziona per chi è troppo povero ( se non ho soldi il
provvedimento è lettera morta) o troppo ricco (talmente ricco che si può permettere di pagare le
multe senza subire un pregiudizio) ovviamente Il giudice nel liquidare la somma terrà conto anche
della capacità economica delle parti.
Nell es dell immagine della star nuda, se i diritti d immagine ce li ha una grande multinazionale,
una somma anche se crescente per ogni di giorno di inadempimento può non nuocere piu di tanto
la multinazionale.
Viceversa se nel procedimento di sfratto c è la vecchietta nullatenente che non paga l affitto e non
se ne va, questo ragionamento non lo posso fare. Ma il giudice anche in questi casi ha forte
discrezionalità.

A chi va questa somma? Le somme su richiesta di parte vanno in tasca al vincitore, a che titolo? Il
cardine del diritto civile è che la parte non debba ricevere dei soldi che siano ingiustificati.
I soldi devono andare a controbilanciare qualcosa che è stato tolto alla parte. Ecco il problema, la
stranezza: che questa somma si addiziona al risarcimento del danno.
Si è sempre sostenuto che In ita non ci sono i danni punitivi.
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Nel diritto americano il danno lo quantifica la giuria, nel quantificare il danno non tiene conto
della perdita subita, ma vuole dare una lezione a chi viola la legge, una punizione. Il danno è
enorme, si chiamano appunto danni punitivi.
Es: signora va al mc donald e si brucia con un caffè bollente. Per calcolare il danno in italia si
sarebbe ragionato così: costo delle spese per le cure mediche, giorni di lavoro persi, spese legali
ecc, cmq un danno limitato ad un cliente, ad un consumatore che l ha subito, invece in america mc
donald ha dovuto pagare milioni di dollari, incredibilmente oltre il danno provocato, proprio
perchè le giurie, tra l altro non sempre esperte di diritto, hanno voluto dare un messaggio, una
lezione alla multinazionale e dirle: la prox volta scrivi meglio che il caffè è bollente.
In italia questo modo di ragionare non fa parte dei tribunali, ecco perchè si dice che non esiste il
danno punitivo. Però con l introduzione delle astreintes di matrice francese, anche da noi è
innegabile che i danni punitivi siano entrati nel ns ordinamento.
In qualche modo c era già da noi art 96 cpc 3 comma, condanna alle spese,
quando pronuncia sulle spese il giudice anche d ufficio può altresì condannare la parte soccombente al
pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata.
Norma introdotta nel 2009, non si capisce a che titolo debba condannare al pagamento di questa
somma. In caso di cifre troppo alte ci si potrebbe porre anche qui il problema di arricchimento
ingiustificato.

Il modello francese però proprio perchè creato dai giudici, veniva applicato per ogni violazione
della sentenza. Che avesse a che fare con dare, dare somme di denaro, fare, non fare, fungibili
infungibili ecc insomma tutto.
Il modello italiano contenuto appunto nel 614 bis cpc diceva: le misure coercitive italiane sono
comminabili solo per gli obblighi di fare, non fare infungibili, cioè solo quelli non surrogabili. Il
legisl italiano aveva pensato: dove può esserci un' altra forma di esecuzione forzata, utilizziamo
quell altra, questa la usiamo proprio solo se non se ne può fare a meno, residuale.
Con un sacco di problemi per capire se una prestazione è fungibile o meno. Non sempre è facile
distinguere se una prestazione è fungibile, surrogabile o no.

Es: vicino di casa, tetto in pericolo di crollo imminente. Teoricamente è una prestazione fungibile
( il giudice può nominare una ditta che faccia i lavori e farli pagare al proprietario che si rifiuta di
riparare il tetto), ma di fatto se non si interviene subito il tetto crolla, quindi per questioni di tempo
no, non è fungibile. Categoria della infungibilità imperfetta.

Dal d.l 83/2015 nuova formulazione del 614 bis:

DELLE MISURE DI COERCIZIONE INDIRETTA:


“Con il provvedimento di condanna il giudice, salvo che cio' sia manifestamente iniquo, fissa, su richiesta di
parte, la somma di denaro dovuta dall'obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva, ovvero per
ogni ritardo nell'esecuzione del provvedimento. Il provvedimento di condanna costituisce titolo esecutivo per
il pagamento delle somme dovute per ogni violazione o inosservanza. Le disposizioni di cui al presente
comma non si applicano alle controversie di lavoro subordinato pubblico e privato e ai rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa di cui all'art. 409.
Il giudice determina l'ammontare della somma di cui al primo comma tenuto conto del valore della
controversia, della natura della prestazione, del danno quantificato o prevedibile e di ogni altra circostanza
utile”.
( in realtà dal 2009 cambia solo per il titolo e per l aggiunta di ' all adempimento di obblighi
diversi dal pagamento di somme di denaro')
Qualsiasi obbligo che non sia un pagamento di somma di denaro può essere assistito dalle
misure coercitive. La norma quindi dal 2015 si estende ad una vasta gamma di obbligazioni.
Perchè no denaro? Se già la parte deve dare 10, ha poco senso forzarla a farle dare ancora di più.
Dire: per ogni giorno che non dai questi 10 dai 5 in più. Sarebbe forse una misura troppo dura.
118
C è un altro disegno di legge che giace attualmente in Senato che andrebbe nel senso di
rimodificare ulteriormente la norma con una formulazione un po' ambigua che sembra voler
aprire la strada anche agli obblighi aventi oggetto somme di denaro. Si andrebbe quindi a
generalizzare ulteriormente questo istituto.

Toriamo a parlare dell Obbligo di concludere un contratto visto a inizio lezione: in dottrina il prof
Consolo ha proposto: perchè non costringere la parte per ogni giorno di ritardo che non firma un
contratto che si era obbligata a firmare, a pagare un tot? Si era detto: NO perchè questo obbligo
non era infungibile, tant è che si prevede una modalità attuativa, lo fa direttamente il giudice con
una sentenza costitutiva. Però adesso non c è più il limite delle obbligazioni infungibili, quindi
si potrebbe sostenere che anche l obbligo di concludere il contratto nel caso in cui però la parte ne
faccia richiesta, possa essere assistito dalle misure coercitive indirette. Con l indubbio vantaggio
che essendo la sentenza del giudice costitutiva, ed esecutiva solo una volta passata in giudicato, l
eventuale condanna del giudice a pagare una somma per ogni giorno di ritardo nell adempimento
della prestazione di fare ( firmare il contratto) sarebbe esecutiva già dal primo grado, ed aggiunge
la norma che il provvedimento di condanna costituisce titolo esecutivo per il pagamento delle somme
dovute per ogni violazione ed inosservanza.

Per concludere l art 614 bis dice:


Salvo che ciò sia manifestamente iniquo: data la durezza di quest istituto che costringe la parte
anche se non vuole a fare qualcosa, quali sono i casi in cui si ritiene che il provvedimento di
condanna ex 614bis sia manifestamente iniquo?
1) è iniquo (per definizione) per prestazioni che vengono dal di dentro( prestazioni
personalissime), cantare, scrivere il romanzo ecc il codice nn lo specifica ma la dottrina lo sostiene
come tipica ipotesi di iniquità.

2) Ancora caso in cui è iniquo imporre al debitore qualsiasi cosa che gli causerebbe danni
sproporzionati rispetto ai vantaggi del creditore.
Principio di diritto generale art 2058 cc IIcomma risarcimento in forma specifica:
il giudice può disporre che il risarcimento avvenga solo per equivalente se la reintegrazione in forma
specifica risulta eccessivamente onerosa per il debitore. Parimenti nel caso delle misure coercitive, se
adempiere per il debitore diventa eccessivamente oneroso, allora il giudice si dovrebbe astenere
dal pronunciare questa condanna ex 614 bis.

3) impossibilità soggettiva, quando la parte non è proprio in condizioni di adempiere, perchè è


nullatenente, indigente ecc. Es: vecchietta povera che non lascia l appartamento.

4) questo articolo non si applica a tutte le controversie di lavoro paradossalmente!!! proprio uno
dei casi fatti all inizio (es 2) era quello del datore di lavoro che non voleva reintegrare il lavoratore.
Perchè, ratio della limitazione? garantire il lavoratore non il datore! È il caso in cui era Il lavoratore
che si era obbligato a lavorare e non lo fa piu, qui l inadempimento è del lavoratore, il lavoratore
non può essere obbligato a lavorare. Non solo il lavoro intellettuale, qualsiasi tipo di lavoro. Ecco
la ragione della limitazione che si può accostare alla limitazione n. 1 quella di non applicare misure
coercitive indirette allo scrittore, al pittore ecc. Però la conseguenza: non si può applicare
nemmeno nei confronti del datore. In germania per es c è la limitazioni riguardante prestazioni
lavorative, in questo modo si è usata una formula che non fa rientrare anche il caso del datore di
lavoro. Il nostro codice taglia con l accetta, in questo ambito, ' controversie di lavoro subordinato
pubblico e privato e cococo' non si può proprio applicare misure coercitive indirette a questo settore.

Il provvedimento di condanna della misura coercitiva è qualificato espressamente dal codice come
titolo esecutivo, la parte non dovrà più andare dal giudice del merito a farsi quantificare la somma
( 50 euro per ogni giorno di ritardo) materialmente il calcolo lo fa la parte che ha diritto, nell atto

119
di precetto, e direttamente procede come un credito esecutivo monetario. Alla fine torniamo
sempre a parlare di soldi, però sotto una luce diversa. Con una grande forza impositiva.

In inghilterra la misura coercitiva è data come oltraggio alla corte, quindi la somma viene data
allo stato. Cosa capita? In primo grado la parte viene condannata a pagare 1000 euro, per ogni
giorno di ritardo, in appello però la sentenza viene riformata, la parte da soccombente diventa
vincitrice, ma la condanna alle misure coercitive resta cmq in piedi, giusta o sbagliata che sia la
sentenza di primo grado, tu dovevi obbedire al comando del giudice e se non hai obbedito e hai
pagato 1000 euro per ogni giorno di ritardo, anche con la riforma della sentenza, non ti saranno
ridati indietro.
Da noi no! Se la parte paga le misure coercitive nel caso in cui la sentenza venga riformata,
vengono anche meno le misure coercitive, perchè erano cmq connesse all' inadempimento
principale, se viene meno quello con la sentenza riformata dal giudice d appello, anche le misure
coercitive indirette cadono.

Ronco lez 20 del 16.05: disciplina dell’opposizione all’esecuzione in senso stretto

RIPRENDE TEMI GIÀ TRATTATI:

Problema inerente ai procedimenti di separaz e divorzio attinente alla reclamabilità del


provvedimento con cui il giudice istruttore revoca o modifica i provv dati dal presidente del
tribunale nella fase iniziale del procedimento. Separazione e divorzio hanno un momento
presidenziale al termine del quale il presid del tribunale dà i provvedimenti provvisori nell
interesse dei coniugi e della prole. questo Provv del presid del tribunale per espressa previsione
legislativa è reclamabile davanti alla corte d appello, qst provvedimento del presid del tribun è
altresì modificabile/ revocabile dal giudice istruttore nel corso del procedimento, il quesito è:
Anche il provv con cui il giudice istruttore revoca o modifica il provvedimento presidenziale è
parimenti reclamabile? Questione controversa:
Mentre per i provv presidenz è la legge ad indicare espressamente la proponibilità del reclamo,
nulla dice per quelli del giudice istruttore. In dottrina si era sviluppata una tesi favorevole alla
reclamabilità sul rilievo che hanno natura simile a quella del provvedimento presidenziale. Infatti
Diverse pronunce di merito hanno affermato la reclamabilità dei provvedimenti del giudice
istruttore, ma nel 2014 è intervenuta la cassaz, n. 15.416 / 2014 che ha negato la reclamabilità dei
provvedimenti del giudice istruttore. La corte di cassaz ha valorizzato la lettera della legge ( che
nulla dice) e ha fatto presente che: Mentre il reclamo per i provvedimenti presidenziali si giustifica
tenendo conto che ci sarà ancora tutto il procedimento davanti al giudice istruttore da fare, quando
siamo già davanti al giudice istruttore che provvede alla revoca o alla modifica, in fondo il
procedimento è già in stato avanzato e siamo prossimi alla pronuncia della sentenza, un' esigenza
di controllo attraverso il reclamo non si impone negli stessi termini.

Esecuz forzata articoli tra il 615 e 621, 622 dichiarato incost tempo fa.
Opposizioni all esecuzione: sono 3:

- opposizione all esecuzione ( in senso stretto )


- Opposizione agli atti esecutivi
- Opposizione di terzo all esecuzione.

Il processo esecutivo non è volto a risolvere controversie, viaggia per dare attuaz a un diritto già
riconosciuto in sede giudiziale o riflesso in un titolo stragiudiziale. Procedimento che a differenza
di quello di cognizione non è votato a dire chi ha torto o chi ha ragione, È votato ad attuare
materialmente il comando contenuto nel provvedimento giudiziale o nel titolo stragiudiziale.
120
Queste tre opposiz servono ad aprire nel processo esecutivo dei momenti di cognizione. Servono
rispetto a determinati tipi di contestazione, a far dire chi ha torto o ragione su determinati aspetti.
Modo in cui in un processo volto al fare si innesta un momento volto a stabilire se si sta facendo in
modo corretto.
Ha assunto una rilevanza cruciale il momento iniziale di queste opposizioni. Proprio nel
momento iniziale infatti si innesta la cognizione sull esecuzione e si tratta di valutare se la
contestazione sollevata con l opposizione sia tale da esigere un arresto momentaneo , una
sospensione dell esecuzione.

opposiz all esecuzione in senso stretto. Art 615 e 616 cpc


Attraverso l opposizione all esecuzione si contesta il diritto della parte di procedere ad
esecuzione forzata, si contesta cioè il se , l an dell esecuzione forzata,
oppure si contesta la pignorabilità dei singoli beni che nell esecuzione forzata per
espropriazione sono stati colpiti dal pignoramento. Lasciamo da parte questo secondo profilo e
vediamo cosa significa contestare il diritto della parte, (del creditore procedente) di procedere ad
esecuzione forzata.

Nessuna esecuz forzata può iniziare senza titolo esecutivo. Il titolo esecutivo è un accertamento,
una dichiarazione che l ordinamento ritiene sufficiente e necessaria per promuovere l esecuzione
forzata. Ma Il titolo esecutivo è un documento che si è formato in un determinato momento, si è
riprodotto nel documento che lo contiene e non può tener conto di quanto sia successo
posteriormente alla sua formazione. È possibile che l esecuz forzata si fondi su un titolo esecutivo,
ma sia un titolo esecutivo che non riflette più la realtà del rapporto tra le parti. La contestazione
circa il diritto a procedere ad esecuzione forzata può avere 2 versanti:
1) Può Contestare l esistenza del titolo esecutivo in se stesso.
2) può Contestare l esistenza del diritto soggettivo riflesso nel titolo esecutivo.
Es: supponiamo che io abbia agito contro di voi, sulla base di una sentenza di primo grado di
condanna, che è un titolo esecutivo, ma voi avete appellato quella sentenza e nel corso del
giudizio d appello, l esecutorietà di questa sentenza è stata sospesa, io notifico il titolo esecutivo,
notifico il precetto, inizio l esecuzione, ma voi potete contestare con l opposizione all esecuzione,
che quel titolo esecutivo non è più tale perchè è accaduto qualcosa ( la sospensione dell
esecuzione ) che lo ha privato della sua valenza di titolo esecutivo.
Es2: quando abbiamo studiato i titoli stragiudiziali, abbiamo visto che non tutti i tipi di titoli
stragiudiziali possono sorreggere tutti i tipi di esecuzione forzata, per es la scrittura privata
autenticata sorregge solo l esecuzione per espropriazione, quella per il pagamento di somme di
denaro, immaginiamo che io agisca nei vostri confronti per il rilascio di un immobile sulla base di
una scrittura privata autenticata, voi con l opposizione all esecuzione potete contestare il mio
diritto di procedere ad esecuzione forzata, perchè il titolo esecutivo non è idoneo.
Es3: le sentenze di mero accertamento non sono titoli esecutivi, voi iniziate un' esecuzione forzata
contro di me sulla base di una sentenza di mero accertamento, io posso contestare il vostro diritto
perchè non state procedendo sulla base di un idoneo titolo esecutivo.
Questo genere di contestazioni non ha riguardo al diritto soggettivo sottostante, ha riguardo
esclusivamente al titolo esecutivo.
La mia contestazione che dice: state agendo per il rilascio di un immobile sulla base di una
scrittura privata autenticata, non vuol dire che voi non abbiate il diritto soggettivo a riavere il mio
immobile, vuol semplicemente dire che non avete un idoneo titolo esecutivo.
Ma L opposiz all esecuz serve anche a contestare che pur essendoci un titolo esecutivo idoneo,
la realtà del rapporto soggettivo fra le parti è una realtà diversa. Pur avendo il titolo cioè il
creditore non ha il diritto soggettivo.
Es: pronunciata contro di me una sentenza di condanna, che è titolo esecutivo, io pago
immediatamente la somma dovuta, nel pagare la somma non è che la sentenza di condanna venga
bruciata, distrutta,ecc la sentenza di condanna resta. È semplicemente superata da un accadimento
successivo.
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Il diritto soggettivo che voi avete fatto valere, pur riflesso in un titolo esecutivo idoneo, non è
più un diritto soggettivo esistente. Voi non avete diritto di eseguire contro di me, perchè l
obbligazione è stata estinta.
Basta una delle 2 cose: inidoneità del titolo esecutivo, insussistenza del diritto soggettivo fatto
valere, perchè l esecuzione forzata diventi un' esecuzione ingiusta contro la quale ci si può
opporre attraverso lo strumento di cui stiamo parlando.

Il difficile viene quando il titolo esecutivo è rappresentato da un provvedimento giudiziale e


quando attraverso l opposizione all esecuzione si fa valere il secondo dei 2 profili: l inesistenza del
diritto soggettivo. Si esige un coordinamento tra l opposizione all esecuzione e gli strumenti
dati per impugnare quel titolo esecutivo.
Es: in un processo ordinario che voi avete promosso contro di me, io avrei potuto eccepire la
prescrizione estintiva, in realtà io non la eccepisco, e voi vincete la causa ottenendo la mia
condanna, potrò nel momento in cui agite in via esecutiva contro di me, tirare fuori l eccezione di
prescrizione estintiva e dire : gli studenti hanno avuto la sentenza di condanna, ma non hanno il
diritto perchè il loro diritto si è estinto? NO, perchè se si consentisse di recuperare con l opposiz all
esecuzione, tutte le mancanze di difesa, tutti gli errori, le cose deducibili e non dedotte nel
processo di cognizione, lo stesso giudicato verrebbe fatto saltare, diventerebbe un giudicato
debole, allora:
Quando il titolo esecutivo è di formazione giudiziale, non si possono far valere con l opposiz all
esecuz quelle ragioni che sarebbe stato possibile far valere nel processo in cui si è formato il
titolo esecutivo.
Da qst punto di vista si può dire che Il processo di cognizione ha una precedenza. È il luogo in cui
si devono far valere le ragioni delle parti. O nel procedimento stesso o con il sistema delle
impugnazioni. Quindi se io ritengo che il giudice di primo grado abbia sbagliato, perchè l
eccezione di prescrizione l avevo proposta, ma non è stata presa in considerazione, non posso
lamentarmene con l opposizione all esecuzione, ho l onere di farlo con l appello. Ma se io dopo la
sentenza di primo grado, pago, per cui c è un fatto estintivo dell obbligazione successivo alla
formazione del titolo, non si può dire che io per far valere il mio pagamento successivo alla
sentenza abbia l onere dell appello, perchè non contesto che il giudice di primo grado abbia
sbagliato, anzi pago conformandomi al comando del giudice, allora non avendo l onere di far
valere il pagamento attraverso l appello, posso farlo valere attraverso l opposizione all esecuzione
forzata.

La stessa cosa vale per quei vizi del provvedimento giudiziale che hanno natura processuale.
Esiste una norma art 161 I comma: le nullita delle sentenze impugnabili si devono far valere
attraverso l appello o ricorso per cassaz, quelle nullità non si possono far valere con l opposiz all
esecuz.
Es: viene pronunciata una sentenza con la violazione di un profilo attinente al contraddittorio,
nullità, se io non appello, non posso far valere la nullità con l opposizione all esecuzione.
Art 161 II comma: questa regola non vale se la sentenza è priva della sottoscrizione del giudice o,
aggiunge la dottrina e la giurisp, non vale tutte le volte in cui la sentenza è inesistente. Quei vizi
così gravi della sentenza che non si sanano col giudicato, sono vizi che possono essere fatti valere
cmq in ogni tempo, anche attraverso l opposizione all esecuzione.
Es: supponiamo che la sentenza manchi davvero anche della sottoscrizione del giudice, è una
sentenza inesistente, se il creditore la usa come titolo esecutivo, il debitore che non aveva l onere di
appellarla, può far valere questo difetto con l opposizione all esecuzione.

Titoli esecutivi stragiudiziali: la possibilità per il debitore di aprire contestazioni sul diritto
soggettivo, non trova i limiti della necessità di dare spazio a quanto si sarebbe potuto fare nell
ambito del processo di cognizione. ( in questi casi infatti non c è alcun processo di cognizione
prima dell esecuzione forzata)

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Es: io agisco contro di voi sulla base di una cambiale, titolo stragiudiziale, che voi ritenete falsa
nella firma, con l opposizione all esecuzione, potete far valere la falsità della firma, perchè la
cambiale non è un provvedimento giudiziale, non c è nessun giudice che ha detto che la vostra
firma è autentica.
supponiamo però che quella stessa cambiale, io l avessi usata per ottenere contro di voi un decreto
ingiuntivo, ottengo un d.i. fondato sulla cambiale, voi non fate opposizione al d.i. io uso come
titolo esecutivo non la cambiale ma il d.i. potrete voi con l opposizione all esecuzione dire: ronco
non ha diritto di procedere perchè la firma è falsa? NON più, perchè ormai la falsità della firma è
superata dalla presenza di un provvedimento giudiziale di condanna, che voi avreste potuto
opporre facendo valere la falsità della firma, ma se non l avete fatto, non potete usare l opposizione
all esecuzione.

Onere della prova: 2697 cc: rivedi. benchè l iniziativa dell opposiz sia del debitore, di chi subisce l
esecuzione, la regola sull onere della prova resta invariata, non dipende da chi ha assunto
formalmente la veste di attore o convenuto, la distribuzione dell onere della prova dipende dal
diritto soggettivo portato ad esecuzione. Se viene contestato con l opposizione all esecuzione un
fatto costitutivo, l onere di provarlo sarà del creditore che agisce. se viene posto a fondamento dell
opposizione all esecuzione un fatto estintivo, modificativo, impeditivo, l onere di provarlo sarà del
debitore opponente.

L opposiz all esecuzione assume due caratteristiche diverse a seconda che sia proposta prima o
dopo l inizio dell esecuzione: infatti l esecuz è sempre preannunciata dalla notifica del titolo
esecutivo o dalla trascrizione del titolo esecutivo e dalla notifica del precetto. Il legisl consente che l
opposizione all esecuzione sia proposta anche prima che l esecuzione in senso proprio inizi,
perchè sono già stati notificati titolo e precetto e l esecuzione quindi è stata se non iniziata,
preannunciata.
Prima della notifica dell atto di precetto l opposiz all esecuzione non è possibile. Ci deve essere
almeno quell annuncio che è costituito dalla notifica del precetto.

Se l’opposizione è formulata dopo la notifica del precetto ma prima dell inizio dell esecuzione,
prende il nome di opposiz al precetto. È sempre un' opposizione all esecuzione, ma nella
sottospecie di opposizione al precetto.
Se è proposta dopo l inizio dell esecuz prende il nome di opposizione all esecuzione in senso
stretto.
Quando inizia l esecuzione? Dipende:
A) esecuz per espropriazione, l esecuz inizia col pignoramento.
B) esecuz per obblighi di fare e non fare, l esecuz inizia nel momento in cui il creditore si
rivolge al giudice chiedendo di determinare le modalità dell esecuzione.
C) esecuz per rilascio di immobile, l esecuzione inizia quando è notificato al debitore il
preavviso di rilascio, perchè l ufficiale giudiz prima di recarsi presso l immobile con la forza
pubblica per cacciar via il detentore che deve rilasciare l immobile, lo preavvisa almeno 10 gg
prima. Dal momento in cui è notificato questo preavviso, l esecuzione per rilascio ha inizio.
D) Esecuz per consegna di cosa mobile, esecuz inizia nel momento in cui l ufficiale giudiziario
prende la cosa e ne spossessa il debitore.

L’opposizione al precetto: si propone con citazione. O meglio si propone con la forma dell atto
introduttivo tipica del processo di cognizione, normalmente citazione, ma (se fosse una
controversia di lavoro, ricorso.)
Se invece l opposizione è proposta dopo l inizio dell esecuzione, l opposizione si propone sempre
con ricorso.
La differenza quindi tra proposizione prima o dopo l inizio dell esecuzione rileva innanzitutto per
la forma dell atto introduttivo, ma rileva anche per la competenza:

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Se opposiz al precetto, la competenza per materia o valore è data dalla natura della
contestazione, cioé si fa riferimento agli stessi criteri per materia e valore che opererebbero se
questa controversia fosse proposta anzichè come opposiz al precetto come azione autonoma.
Es: se voi state procedendo verso di me per un credito da 2000 euro, competente per valore è il
giudice di pace. L opposizione al precetto si propone al giudice di pace.
Se state agendo contro di me per un credito da 2000 euro, ma che deriva da un rapporto di lavoro
subordinato, poichè le controversie in materia di lavoro subordinato sono attratte alla competenza
per materia del tribunale, senza distinzione di valore, l opposizione al precetto si fa al tribunale. Se
io sto agendo contro di voi per la rimozione di una siepe, che sta al confine tra il mio fondo e il
vostro, siccome per le controversie sul piantamento delle siepi ha una competenza per materia il
giudice di pace, quand anche quella siepe valesse 50.000 euro, c è la competenza per materia del
giudice di pace.

Competenza per territorio: si guarda al luogo dove nel precetto il creditore ha dichiarato la
propria residenza o eletto il proprio domicilio. Uno degli elementi dell atto di precetto è la
dichiarazione di residenza o elezione di domicilio in un determinato luogo, questa dichiarazione
determina la competenza per territorio.
Se il creditore nel precetto non ha fatto queste dichiaraz, competente per territorio è il giudice
del luogo dove il precetto è stato notificato.
Es: voi nell atto di precetto mi intimate il pagamento e preannunciate l esecuzione per un credito
non di lavoro, di 300.000 euro, visto che l esecuzione non è iniziata, io non so se voi aggredirete col
pignoramento la casa che ho a Venezia, a Ancona, a Siracusa ecc l esecuzione non è iniziata, si
guarda al luogo che voi avete dichiarato come residenza o elezione di domicilio nel precetto. Se
non avete dichiarato nulla, si guarda dove mi avete notificato il precetto.

Più semplice, almeno in apparenza, ma non è così, è la regola di competenza se l esecuz è già
iniziata. L atto con cui iniziare l opposizione è il Ricorso, che si propone al tribunale competente
per l esecuzione.
Es: voi avete pignorato il mio immobile a Venezia, ormai il tribunale competente per l esecuzione è
venezia, l opposizione all esecuzione si propone al tribunale di Venezia.

Proposta l opposiz, vuoi opposizione a precetto, vuoi opposizione successiva, si arriva a una prima
udienza: il giudice in questa udienza deve assumere i provvedimenti opportuni di carattere
cautelare, essenzialmente questi provvedimenti consistono nella possibile sospensione dell
esecuzione.
Articoli del cpc e anche art 624: il giudice a cui sia proposta l opposizione all esecuzione può sospendere l
esecuz quando ricorrono gravi motivi. Gravi ragioni che possono riguardare sia il fumus boni iuris,
sia il periculum in mora. Ossia il giudice sarà tanto più propenso a sospendere l esecuzione quanto
più gli apparirà fondata l opposizione ( fumus boni iuris), e quanto più apparirà pericoloso far
andare avanti un' esecuzione con il rischio che essendo poi accolta l opposizione, l esecuzione si
riveli ingiusta. ( periculum in mora).
Es: Di fronte ad un' opposiz all esecuz, esecuzione fondata su sentenza di primo grado, passata in
giudicato, in cui l opponente adduca come unica ragione: il giudice che ha pronunciato la sentenza
ha sbagliato, perchè avrebbe dovuto ammettere la mia prova testimoniale, il fumus sarà pari a
zero, perchè il giudice dirà che : questa censura avresti dovuto farla con l appello, non puoi farla
qua. È una opposiz all esecuzione votata all insuccesso, la sospensione difficilmente verrà data.
L opposiz all esecuzione in cui l opponente dice: dopo la formazione del titolo esecutivo ho pagato,
ecco qui la quietanza firmata dal vincitore che ha ricevuto la somma, il giudice tenderà a
sospendere perchè l apparenza è che effettivamente il diritto si sia estinto.

Abbiamo parlato di sospensione dell esecuzione, ma bisogna fare attenzione perchè

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Se viene proposta opposiz a precetto, non c è propriamente un' esecuz da sospendere, perchè l
esecuzione non è ancora iniziata, c è da sospendere l esecutorietà del titolo esecutivo. Fenomeno
in fondo molto simile, ma parzialmente diverso.
Se l esecuzione è già in corso, la si può sospendere, se l esecuzione non è ancora in corso
( opposizione al precetto) si ferma provvisoriamente non quell esecuzione che ancora non c'è, ma l
idoneità del titolo a sorreggere l esecuzione.
Questo provvedim di sospensione dell esecuz ha natura cautelare, mira provvisoriamente ad
evitare che si realizzi un possibile pregiudizio per l opponente. L opponente ha ragione, nel tempo
necessario per arrivare alla sentenza che riconosca la sua ragione, non deve andare avanti l
esecuzione con il rischio che quando arriva la sentenza lui abbia già subito ingiustamente l
esecuzione. Proprio per questa sua natura cautelare il provvedimento è reclamabile così come ogni
altro provvedimento cautelare. Sia nel versante positivo ( sospendo l esecuzione) sia nel versante
negativo ( mi è stata chiesta la sospensione, la nego, il provvedimento negativo è parimenti
reclamabile.)

Dal 2009 : fenomenologia processuale particolare. Concessa o negata la sospensione, il giudice


assegna un termine per promuovere o riassumere l opposizione. Se in questo lasso di tempo,
nessuno promuove o riassume l opposizione e se l esecuzione era stata sospesa, il processo
esecutivo si estingue.
Ricordate che i provvedimenti cautelari anticipatori non hanno bisogno del giudizio di merito per
restare in piedi, una volta concessi, anche se il giudizio a cognizione piena non viene fatto, non
perdono di efficacia. A differenza di quelli conservativi.
Il fenomeno della sospensione dell esecuz funziona come un provvedimento anticipatorio, non c
è bisogno che l opposizione continui. la sospensione resta in piedi. Addirittura se il giudizio di
opposiz non viene coltivato, quella sospensione si trasforma in estinzione del processo esecutivo.
Es: voi agite contro di me sulla base di una cambiale, io propongo opposizione e ottengo alla prima
udienza la sospensione del processo esecutivo, a questo punto l onere di mandare avanti l
opposizione fino alla sentenza, è vostro. Se non la mandate avanti, quella sospensione che io ho
ottenuto, fa cadere definitivamente il processo esecutivo. Fa cadere quel processo esecutivo, non si
forma giudicato, non opererà in occasioni future, ma fa estinguere quel processo esecutivo.
Per mandare avanti il processo ed evitare quindi che la sospensione si trasformi in estinzione, cosa
è necessario fare? La formula legislativa è: proseguire o riassumere.

Se competente è lo stesso tribunale davanti a cui è stata proposta l opposiz all esecuzione, si tratta
semplicemente di fare un atto che faccia proseguire il processo, davanti a quel tribunale.
Se invece il giudice competente è diverso, bisogna riassumere la causa di opposizione davanti a
quel giudice.
Es: se il credito contestato con l opposisione all esecuzione è un credito superiore ai 5.000 euro, l
opposizione si propone al tribunale davanti a cui pende l esecuzione, e il tribunale sarà anche
competente per valore.
Ma se con l opposizione si contesta un credito per un valore di 3.000 euro, l opposizione all
esecuzione si propone al tribunale, proprio per consentire al giudice dell esecuzione di dare i
provvedimenti di sospensione, ma poi si guarda alla competenza per valore. La competenza per
valore è del giudice di pace. essendo competente il giudice di pace, la fase iniziale dell
opposizione all esecuzione si è svolta davanti al tribunale, il tribunale ha deciso se sospendere
o no, ma poi il giudizio deve andare avanti presso il giudice competente per valore .( nell es
giudice di pace).
Buona parte della dotrrina ha detto: perchè creare questa complicazione, una volta che il giudizio è
stato promosso con ricorso depositato al tribunale, tanto vale lasciarlo proseguire lì, anche se il
valore del credito azionato è inferiore ai 5.000 euro! Ma così non è!

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Riassunto: se l esecuzione non è ancora iniziata, opposizione a precetto, non c è la necessità di
agganciare l opposizione ad una esecuzione già in corso e quindi vale la regola della competenza
ordinaria per materia o per valore.
Se l esecuzione è già iniziata, l opposizione ad esecuzione si innesta nell esecuzione già in corso. L
unico modo per innestarla è far sì che si proponga davanti al tribunale presso cui è già in corso l
esecuzione. Il giudice di quel tribunale valuterà se sospendere o no. Fatto il provvedimento di
sospensione che è il momento di aggancio fra esecuzione e cognizione, la prosecuzione del
giudizio di opposizione riprende le regole di competenza normali, quindi se il credito è inferiore a
5.000 euro--> giudice di pace.

Problema accennato: può accadere che si faccia l opposizione a precetto e pendente l opposizione a
precetto, il creditore che se ne frega dell opposizione a precetto, inizia l esecuzione forzata.
Per cui abbiamo ad es. l opposizione a precetto fatta davanti al giudice di pace di Mondovì e
intanto inizia l esecuzione forzata davanti al tribunale di Milano. Mantiene il giudice di pace ad
esecuzione iniziata il potere di sospendere o tutto passa al giudice del luogo dell esecuzione?
Problemi sui quali il legisl tace e che non è agevole risolvere. Non sono da sapere!

Sia l attore che il convenuto possono incorrere in determinate preclusioni: cose che vanno fatte
negli atti introduttivi o in un certo momento del processo.
Es: il convenuto se vuole sollevare delle eccez in senso stretto, deve farlo nella comparsa di
risposta, l attore se vuol formulare domande deve farlo nell atto introduttivo.
Si ritiene che gli atti rilevanti per qst preclusioni siano quelli conseguenti alla riassunzione o
prosecuzione del processo, non quelli della fase inziale dell opposizione, che sfocia nel
provvedimento di sospensione o di negazione della sospensione.
Es: pende già un processo esecutivo, voi proponete l opposizione all esecuzione, con ricorso, il
giudice fissa un' udienza e io deposito una memoria difensiva.
Si supera il momento della sospensione e dopo voi che avete proposto l opposizione all
esecuzione, proseguite il giudizio. Lo proseguite con un atto che è simile ad un atto introduttivo.
Solo in quel momento scattano per me convenuto le preclusioni della comparsa di risposta.
Supponiamo che io voglia eccepire la prescrizione estintiva del vostro diritto. Anche se non ho
fatto l eccezione nella fase inizialissima finalizzata a dare o non dare la sospensione, sono ancora in
tempo a farla nel primo atto del processo che prosegue o che viene riassunto. Perchè le preclusioni
si correlano a quel momento lì.

Volo pindarico: C è qualcosa di simile formalmente quando abbiamo detto nel tema di separazione
e divorzio il tribunale di milano applicava il rito ambrosiano e diceva già durante la fase
presidenziale scattano tutte le preclusioni, invece poi il legisl nel 2005 ha precisato che le
preclusioni scattano solo nella fase davanti al giudice istruttore. Anche nell opposizione all
esecuzione le preclusioni scattano solo successivamente, nel momento in cui il processo è
proseguito o riassunto.

Si ammette che nel giudizio di opposizione all esecuzione, il creditore convenuto in opposizione,
possa proporre domande riconvenzionali. E fin quando potrà proporle?
Nel primo atto della fase di riassunzione o prosecuzione dell opposizione. Con la
riconvenzionale, il nostro creditore può chiedere una cosa: caso un po' complicato!
Es: fra di noi è stato concluso un contratto con scrittura privata autenticata, che fa da titolo
esecutivo solo per le obbligazioni di somme di denaro. È un contratto di locazione per scrittura
privata autenticata. Io sono il proprietario voi siete i conduttori. Giunge alla fine il contratto di
locazione, e io senza passare attraverso la condanna per la convalida di sfratto, voglio usare contro
di voi quella scrittura privata autenticata per agire esecutivamente per il rilascio. Voi fate
opposizione all esecuzione perchè contestate l idoneità del titolo esecutivo. È vero che c è una
scrittura privata autenticata, ma non si sta agendo per il pagamento di una somma di denaro, si sta

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agendo per il rilascio di un immobile e il rilascio di un immobile non ha idoneo titolo esecutivo
nella scrittura autenticata.
L opposizione è abbastanza fondata, ma io proprietario che ho usato indebitamente il titolo
esecutivo, sfrutto l opposizione all esecuzione per chiedere in via riconvenzionale che voi siate
condannati a rilasciare l immobile. In modo tale che se l opposizione è accolta, io spero però che
sia accolta anche la mia riconvenzionale, quindi l accoglimento della vostra opposizione fa dire che
la scrittura privata non è titolo idoneo per l esecuzione, ma l accoglimento della mia domanda
riconvenzionale, fa sì che io contestualmente ottenga un nuovo titolo che questa volta è un
provvedimento giudiziario, idoneo a sorreggere questa esecuzione forzata. Se questo accade l
esecuzione per rilascio, accolta l opposizione e accolta la domanda riconvenzionale, potrà andare
avanti visto che io non avevo il titolo originario idoneo ( scrittura autenticata) ma conseguo in
corso di esecuzione la condanna per un titolo idoneo anche al rilascio?
Sul punto è intervenuta la corte di cassaz con sentenza n. 9494 del 2007: si può ottenere una
sentenza di condanna in via riconvenzionale, ma questa sentenza non rimedia all esecuzione che è
partita male, non consente di proseguire la stessa esecuzione, ma consente di inziare
successivamente una nuova esecuzione. ( sarà quindi necessario notificare un nuovo titolo
esecutivo costituito questa volta dalla sentenza di opposizione all esecuzione che accoglie la
domanda riconvenzionale ).

Fino a quando è possibile l opposiz all esecuz?


Fino a 14 gg fa si diceva: È possibile finchè l esecuzione dura. A precludere l opposizione all
esecuzione è la chiusura del processo esecutivo.
Con la differenza che se l esecuzione per espropriazione è fatta dopo che la cosa è stata venduta ad
un terzo, l ingiustizia dell esecuzione non sarà opponibile al terzo acquirente. Il debitore si
soddisfacerebbe semplicemente sul prezzo ricavato dalla vendita.

MA il dl 59/ 2016 ha cambiato le cose: ha àggiunto al 615 II comma: nell esecuz per espropriazione ,
l opposiz è innammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l assegnazione,
salvo che sia fondata su fatti sopravvennuti.
Ovvero l opponente dimostri di non averla potuta proporre tempestivamente per causa a lui non
imputabile.
L ultimo momento utile per proporre l opposizione all esecuzione, se il d.l. verrà convertito, è l
udienza in cui il giudice dell esecuzione dà i provvedimenti per la vendita o per l assegnazione.
Il momento in cui viene programmata la vendita forzata. Dopo di che l opposizione non è più
possibile. Scopo della norma: far sì che il debitore se vuole protestare lo faccia tempestivamente.
Naturalmente l aver contratto lo spazio di tempo in cui il debitore può proporre opposizione all
esecuzione, rende più acuto, un problema che abbiamo già sfiorato la scorsa settimana:
Problema dell esecuz ingiusta che si compie senza che il debitore faccia opposizione:
es : un' esecuz per espropriazione si svolge senza che il debitore dica nulla, ma è un' esecuzione
ingiusta. ( il debitore aveva pagato il giorno dopo la sentenza, il creditore ignorando il pagamento,
pignora i beni, li fa vendere si soddisfa sul ricavato e l esecuzione si chiude) Potrà il debitore
esercitare le azioni di ripetizione dell indebito, potrà chiedere al creditore di ridargli quello che è
stato ricavàto dalla vendita, o il consumarsi dell esecuzione forzata preclude in qualche modo la
rimessa in discussione del risultato della vendita forzata?
Il problema si acuisce dopo l introduzione del d.l. 59/ 2016 perchè è chiaro che se dopo un certo
momento il debitore non può più proporre l opposizione all esecuzione, diventerebbe più
importante attribuirgli la possibilità di agire cmq per la restituzione di quanto il creditore abbia
riscosso indebitamente.

La corte di cassaz afferma che con la chiusura del processo esecutivo, il debitore non può più
esercitare azioni per contestare la giustizia dell esecuzione. Come a dire che Il processo esecutivo
segna una preclusione simile a quella della cosa giudicata.

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Es: io agisco sulla base di una cambiale, la cambiale non è un provvedimento giudiziale, se il
debitore si fa pignorare i beni, se li fa vendere, si fa distribuire il ricavato senza protestare, non può
poi dire che la cambiale fosse falsa, il debito fosse prescritto ecc perchè il risultato dell esecuzione
forzata è un risultato che secondo la cassaz non deve essere più toccato.
Se si prende qst principio della corte di cassaz, si prende l intervento ultimo del legisl del d.l.
59/2016, si vedrà che la linea è quella di allertare alle proteste ( se devi protestare fallo
rapidamente) per evitare che cose fatte nell ambito del processo civile, vengano rimesse in
discussione, è un modo per ridurre le possibilità di contestare quanto si è fatto attaverso il
processo civile.

Come viene decisa l opposizione all esecuzione? Sentenza, normalmente appellabile e


ricorribile per cassaz. c è stato un breve lasso di tempo in cui il legisl aveva detto che questa
sentenza non era appellabile, allora era immediatamente ricorribile in cassaz, ma il legisl ha fatto
marcia indietro. Perchè si è reso conto che se si toglie l appello, l accesso alla cassaz diventa
immediato dopo la pronuncia di primo grado e il lavoro della cassaz cresce. L appello fa da filtro
rispetto al giudizio per cassaz.

Ronco lez 21 del 17.05: opposizione agli atti esecutivi; opposizione di terzo all’esecuzione.

Argomenti da fare da soli:


Estinzione e sospensione dell esecuzione.
Esecuzione per consegna o rilascio
Espropriazione di beni indivisi,
Espropriazione contro il terzo proprietario.

Ieri abbiamo esaurito il discorso sull opposizione all esecuzione e abbiamo chiamato opposizione
all esecuzione quella con cui chi è assoggettato all esecuzione, chi subisce l esecuzione ne contesta l
an, cioè il diritto del procedente di procedere a esecuzione forzata.
L art 615 cpc ricomprende nell opposizione all esecuzione anche la contestazione sulla
pignorabilità dei beni concretamente pignorati.
Quando abbiamo parlato del pignoramento mobiliare abbiamo visto che alcune cose non sono
pignorabili, quando abbiamo parlato del pignoramento presso terzi, abbiamo visto che alcuni
crediti non sono pignorabili ecc, Se viene colpito col pignoramento un bene che non può essere
colpito dal pignoramento, la reazione del debitore è quella dell opposizione all esecuzione.
Anche in questo caso si contesta l an dell esecuzione, ma non in via generale, con riguardo allo
specifico bene che è stato colpito dal pignoramento.
Non esistono almeno nelle norme comuni regole che vietino il pignoramento di immobili, gli
immobili del debitore sono sempre tutti pignorandi, anche se ci sono orientamenti politici che
vorrebberro introdurre l impignorabilità della casa di abitazione. Attualmente anche la casa di
abitazione del debitore è pignorabile.
Esiste però una norma speciale con riguardo all esecuzione esattoriale. Esecuzione che è promossa
dallo stato per crediti erariali( tributi, tasse non pagate). salvo casi eccezionali lo stato non può per
un credito di imposta pignorare e far espropriare la casa di abitazione del debitore.
L Unica norma di quelle comuni, che limita la pignorabilità di beni immobili è quella che ci dice
che se il creditore ha un' ipoteca su un bene immobile, non può pignorare altri immobili se non
sottopone a pignoramento anche quello ipotecato. L ipoteca cioè lo costringe ad aggredire
innanzitutto il bene su cui ha ipoteca ed eventualmente in cumulo altri beni, ma non altri beni
lasciando stare quello su cui ha il diritto di garanzia.

D: se un soggetto costituisce un fondo patrimoniale, un patrimonio separato destinato ai bisogni


della famiglia, vi conferisce dei beni, questi beni sono sottratti alla garanzia dei creditori? Sì, ma se
128
il conferimento in fondo patrimoniale pregiudica i creditori, questi possono agire con l azione revocatoria
come nei confronti di qualsiasi atto che reca loro pregiudizio.
Anzi Art 2929 bis, introdotto di recente: Se l atto che reca pregiudizio al creditore è un atto a
titolo gratuito non è necessario farlo revocare, si può aggredire direttamente il bene oggetto della
donazione o del conferimento in fondo patrimoniale.

OPPOSIZIONE AGLI ATTI ESECUTIVI

L’opposizione agli atti esecutivi, art 617 e ss, riguarda non la legittimità in sè dell esecuzione, ma la
validità o invalidità di singoli atti del processo esecutivo. L opposizione agli atti esecutivi si
muove nell ambito della disciplina della nullità degli atti processuali. Mentre se si sta svolgendo
un processo di cognizione, abbiamo già un giudice pronto a valutare l invalidità degli atti, nell
esecuzione le cose non sono così, l esecuzione non è un ambiente fatto per accertare cose, è un
ambiente fatto per procedere. Non è una bilancia, è una spada. se si invoca un momento di
accertamento connesso ad una invalidità, una irregolarità degli atti, bisogna provocare una
parentesi di cognizione che è data dall opposiz agli atti esecutivi.
Se l opposizione all esecuzione di cui si è parlato ieri, vede come soggetto legittimato
essenzialmente il debitore.
L opposiz agli atti esecutivi, ha una legittimaz ad agire più allargata. Tutti coloro che partecipano
al processo esecutivo( il creditore procedente, i creditori intervenuti, l aggiudicatario del bene
venduto forzosamente, il debitore) se risentono un pregiudizio dall invalidità di un atto
processuale possono proporre opposiz agli atti esecutivi.
Es: viene fatta un' offerta in busta chiusa per l acquisto dell immobile pignorato, ci sono due
offerte, una più alta dell altra e per errore il giudice aggiudica il bene a chi ha offerto la somma
minore, è chiaro che l offerente maggiore risente un danno da queste irregolarità e può proporre l
opposizione agli atti esecutivi.
Art 157 cpc : è legittimato a far valere la nullità:
1) chi non vi ha dato causa,
2) chi vi ha interesse e
3) chi non vi ha rinunciato.
qst regole valgono anche qui per la legittimazione all opposiz agli atti esecutivi. Non Può opporsi
agli atti esecutivi chi ha dato causa all atto nullo, chi ha rinunciato a far valere la nullità. Può
opporsi soltanto chi ha l interesse a far valere la nullità.
Es: viene fatta un' offerta da 80, una da 90 , una da 100. Per errore la cosa viene aggiudicata a chi ha
offerto 90. L unico legittimato a far valere il vizio dell aggiudicazione è chi aveva offerto 100.
Perchè se l invalidità la facesse valere chi ha offerto 80, egli non avrebbe interesse, perchè anche se
si facesse cadere l aggiudicazione da 90 prevarrebbe cmq quello che ha offerto 100.

L’opposiz agli atti esecutivi ha un termine breve di proponibilità. Di 20 gg, fino a qualche anno fa
era 5 gg. Oggi 20 gg.
Sempre Art 157 : le nullità relative vanno fatte valere nella prima istanza successiva al
compimento dell atto. Si esige una reazione immediata. La stessa cosa vale qui con il termine di 20
gg per l opposiz agli atti esecutivi.
Formula semplice: Il termine di 20 gg decorre da quando la parte ha notizia dell atto invalido
che lo pregiudica.
Ma in realtà L art 617 indica una griglia di termini più complessa:
A) se si fa valere una invalidità del titolo esecutivo o del precetto il termine di 20 gg decorre dalla
notifica del titolo esecutivo o del precetto. (in fondo è con la notifica che il soggetto ha notizia di
questi atti e il dies a quo decorre dalla notifica).
B) se si fa valere un vizio della notifica del titolo o della notifica del precetto, il termine di 20 gg
decorre dal primo atto dell esecuzione.
129
C) Per ogni altro atto successivo il termine decorre dal compimento o dalla notizia dell atto.
Se ci pensate questa più analitica disciplina, muta il termine di 20 gg solo in un' ipotesi: per le
nullità della notifica del titolo esecutivo e della notifica del precetto perchè il dies a quo decorre
non dalla notifica, ma dal primo atto d esecuzione.

Con l opposiz agli atti esecutivi si possono far valere anche nullità del titolo esecutivo, ma la
nullità del titolo esecutivo potrà far pensare che in realtà si stia andando non nel senso dell
opposizione agli atti esecutivi, ma nel senso dell opposizione all esecusione. perchè se il titolo esecutivo è
nullo o viziato, vuol dire che manca il diritto a procedere ad esecuzione forzata e quindi l
opposizione dovrebbe essere all esecuzione in senso stretto e non agli atti esecutivi.
il problema di distinguere tra l una e l altra opposizione, anche in relazione al termine, sussiste e il
criterio distintivo più semplice è:
 se si fa valere un vizio del titolo esecutivo che preclude l esecuzione forzata, ( la sentenza è
inesistente, priva di sottoscrizione) -->opposizione all esecuz.
 se invece si fa valere un profilo formale del titolo esecutivo (il titolo esecutivo è idoneo a
sorreggere l esecuzione, ma ha un difetto di forma), è necessario proporre l opposiz agli atti
esecutivi.
Es: quando il titolo esecutivo è di matrice pubblica per valere come titolo esecutivo deve avere la
spedizione in forma esecutiva, se la formula esecutiva è irregolare il modo per far valere questo
vizio non è l opposizione all esecuzione, ma è l opposizione agli atti esecutivi.( Corte di cassaz nel
2013 con sentenza n. 25.638 ).
Es2: Il titolo esecutivo può essere fàtto valere anche nei confronti dei successori del debitore e può
essere fatto valere dagli aventi causa del creditore, l irregolarità se da questo punto di vista il titolo
esecutivo è utilizzato fuori da quelle estensioni soggettive, dà luogo ad un' opposizione agli atti
esecutivi.

Se ci troviamo di fronte ad un atto del processo esecutivo nullo, e l opposizione non viene proposta
nel termine di 20 gg, la nullità si sana, allo stesso modo che nel processo di cognizione (se viene
compiuto un atto nullo e la nullità non è prontamente eccepita, si sana).
Ci sono però casi in cui il processo esecutivo per ragioni processuali è tutto quanto viziato, nel
senso che un certo elemento vizia non un singolo atto, ma necessariamente tutta la sequenza degli
atti processuali esecutivi.
Es: difetto di giurisdizione, un bene per ragioni derivanti da trattati internazionali, un bene della
NATO viene pignorato, avremmo un problema di difetto di giurisdizione italiana. Il difetto di
giurisdizione tocca tutti gli atti processuali, per cui anche se non si è fatta l opposizione al precetto,
al titolo esecutivo, al pignoramento, basta fare l opposiz agli atti in un momento qualsiasi del processo
per far constatare il vizio che li tocca tutti quanti. Se invece il vizio è di un singolo atto del processo
esecutivo e questo non viene impugnato con l opposizione agli atti esecutivi, si realizza quella
sanatoria che lascia immuni i successivi.
Es: il pignoramento deve intervenire entro 90 gg dalla notifica del precetto, supponiamo di avere
un pignoramento tardivo, il pignoramento tardivo è nullo sotto il profilo cronologico, o si propone
l opposiz agli atti nei 20 gg successivi o la nullità del pignoramento si sana, e anche tutti gli atti
successivi se validi di per sè manterranno la loro validità.
Invece se viene colpito con l opposizione agli atti esecutivi un atto nullo e viene dichiarato nullo
con l opposizione agli atti, si ha il fenomeno della nullità derivata. Gli atti dipendenti da quello
nullo cadono ex art 159 cpc.
Riassunto: il termine di 20 gg per proporre l opposizione agli atti è l unico entro cui far valere
nullità specifiche di singoli atti, in mancanza dell opposizione la nullità è sanata e non pregiudica
la validità degli atti successivi. Se ci sono però invalidità, difetti processuali a carattere generale
(difetto di giurisdizione) l opposizione agli atti potrà essere fatta valere in qualunque momento
perchè quel problema tocca tutti gli atti indifferenziatamente del processo esecutivo.

130
Così come l opposiz all esecuzione si distingue in opposiz preventiva e in opposiz successiva all
inizio dell esecuz, anche l opposiz agli atti ha qst alternativa, se l opposizione agli atti è proposta
prima dell inizio dell esecuzione la forma è l atto di citazione, se proposta dopo l inizio dell
esecuzione la forma è il ricorso.

Competenza: più semplici di ieri.


Mentre per l opposiz all esecuz viene in consideraz anche la competenza verticale, per l
opposizione agli atti esecutivi è sempre competente il tribunale.
Per La competenza per territorio vale la stessa regola di ieri, prima dell inizio dell esecuz è
territorialmente competente il tribunale del luogo dove il creditore ha dichiarato residenza o
eletto domicilio nel precetto, se manca questa dichiarazione è competente il tribunale del luogo
dove il precetto è stato notificato.
Se l opposiz agli atti è compiuta dopo l inizio dell esecuz è competente il tribunale presso il quale
si svolge l esecuzione.

D: l esecuzione forzata è diretta, gestita da un giudice che appartiene al tribunale, viene fatta
opposizione agli atti esecutivi contro un provvedimento del giudice dell esecuzione( es il
provvedimento di aggiudicazione sbagliata ) potrà essere lo stesso giudice persona fisica che ha
emesso l atto della cui nullità si tratta, a giudicare della validità dell atto? Cioè se l esecuzione si sta
svolgendo presso il tribunale di Torino davanti al giudice Caio, viene fatta opposizione agli atti
esecutivi, potrà essere Caio a giudicare dell opposizione contro un suo atto?
R: Fino al 2009 la questione si era posta in termini di astensione obbligatoria, ricusaz del giudice.
Il giudice investito dell opposizione agli atti che è lo stesso che ha emanato l atto viziato è in
posizione di incompatibilità per astensione obbligatoria?
Sia la corte cost che cassaz hanno dato risposta negativa: non è un caso di astensione obbligatoria/
ricusazione.

La riforma del 2009 ha inserito l art 186 bis disp attuaz cpc che vieta di assumere la qualità di
giudice dell opposizione agli atti esecutivi al giudice dell esecuzione, per tenere distinte le due
posizioni e garantire una forma di imparzialità.

Se l opposiz agli atti è proposta dopo che l esecuzione inizia, la prima udienza a seguito della
proposizione del ricorso si svolge davanti al giudice dell esecuzione, che ha il potere di
sospendere in ragione dell opposizione proposta il processo esecutivo, il provvedimento con cui
sospende o nega la sospensione è reclamabile, perchè ha natura cautelare, se avvenuta la
sospensione non viene proseguito il giudizio di opposizione agli atti , la sospensione non solo
resta in piedi, ma il processo esecutivo si estingue, per cui il soggetto che ha subito l opposizione
agli atti se vuol mandare avanti il processo esecutivo, ha l onere di proseguire l opposizione e farla
arrivare verso una decisione di merito con sentenza. Se manca questo momento ulteriore, il
processo esecutivo si estingue.
L opposiz agli atti esecutivi viene decisa con sentenza. Ma a differenza della sentenza che
pronuncia sull opposiz all esecuz, la sentenza sull opposiz agli atti non è appellabile. La norma
dice che è una sentenza Non impugnabile, ma tutti sanno che esistendo la garanzia costituzionale
del ricorso per cassazione, un provvedimento che incide su diritti soggettivi come sono quelli
coinvolti nell esecuzione forzata, è sempre ricorribile in cassaz.

Tema: come si fa a distinguere se una pronuncia del giudice è una pronuncia sull opposizione
all esecuzione o sull opposiz agli atti esecutivi? A seconda che sia l una o l altra, cambia il mezzo
di impugnazione: se fosse una sentenza sull opposiz all esecuzione avremmo l appello, se fosse
una sentenza sull opposiz agli atti che non è impugnabile, avremmo direttamente ricorso in cassaz.
Di solito su questa tematica la giurisp afferma che prevale non il tipo di provvedimento
concretamente emesso, ma quello che il giudice avrebbe dovuto pronunciare.

131
In realtà qui per semplificare le cose nella distinzione tra opposiz all esecuz e opposiz agli atti si
guarda a come il giudice ha qualificato il suo provvedimento, se l ha qualificato come decisione
sull opposizione agli atti esecutivi, si avrà ricorso in cassaz, se l ha qualificato con sentenza sull
opposizione all esecuzione si avrà l appello.
Il mezzo di impugnazione dipende non dalla sostanza della controversia quanto dalla qualifica
adottata dal giudice per risolvere una determinata questione.
Si usa il criterio dell affidamento. La parte usa il mezzo di impugnazione che è correlato alla
qualificazione data dal giudice.

Si è già evocata l udienza in cui il giudice dà i provvedimenti sulla vendita o assegnazione, l


udienza in cui programma la vendita forzata, gli art 530 per la mobiliare e 569 per l immobiliare,
ci dicono che se si arriva a quell udienza e sono state proposte opposiz agli atti esecutivi, il
processo esecutivo non può andare avanti, cioè non si può procedere con la vendita, se non
dopo aver deciso l opposiz agli àtti esecutivi.
Come a dire che le contestazioni sulla validità degli atti che precedono il momento dell
autorizzazione alla vendita, vanno risolte in ogni senso, perchè non si vuole che si disponga la
vendita o l assegnazione con la spada di Damocle che venga poi accolta successivamente l
opposizione e cadano per nullità derivata gli atti esecutivi.
Anzi l udienza per l autorizzaz alla vendita o all assegnazione è anche il momento ultimo entro
il quale si ha l onere di proporre le opposiz agli atti per le nullità verificatesi in precedenza.
Es: 5 gg prima dell udienza è stato compiuto un atto nullo, la regola dei 20 gg di cui abbiamo
parlato all inizio della lezione, ci direbbe che fino al 20 esimo giorno successivo alla notizia dell
atto, si può proporre l opposizione.
La regola di cui stiamo parlando contrae quel termine, perchè ci dice che entro quell udienza,
vanno proposte tutte le opposizioni agli atti per gli atti precedenti all udienza stessa.
Art 2929 cc: nullità del processo esecutivo: la nullità degli atti esecutivi che hanno preceduto la
vendita o l assegnazione, non ha effetto riguardo all acquirente o all assegnatario salvo il caso di
collusione con il creditore procedente.
L aggiudicatario entra nel processo esecutivo solo nella fase della vendita, nulla sa delle fasi
precedenti, gli si possono opporre le nullità della fase che lo riguarda, proprio la fase della vendita
e dell assegnazione. La nullità delle fasi precedenti non gli è opponibile perchè lui è estraneo a
queste fasi. L unica ipotesi in cui si può far cadere il suo acquisto per un vizio di un atto
precedente la vendita o l assegnazione, è il caso in cui ci sia stata collusione, intesa malevola e
truffaldina, tra lui e il creditore procedente.
(Il creditore procedente sa di aver commesso un atto nullo o addirittura inesistente, l acquirente è a
conoscenza della cosa e anzichè astenersi dall acquisto, partecipa colludendo con il creditore
procedente.)

Abbiamo detto che l opposizione all esecuzione può essere proposta anche quando si contesta la
pignorabilità dei beni concretamente pignorati. Questo tipo di opposizione è necessariamente
successiva all inizio dell esecuzione, perchè se l esecuzione inizia col pignoramento, la
contestazione dei beni pignorati avviene necessariamente dopo l inizio del pignoramento stesso.
Anche Opposizione di terzo all esecuzione è un' opposiz che non puó che aversi successivamente
all inizio dell esecuz forzata, perchè è l opposiz fatta da chi sostiene di avere un diritto reale (
proprietà o altro diritto reale minore) sui beni pignorati. Non si fa questione sulla pignorabilità o
impignorabilità del bene, si fa questione che la cosa colpita dal pignoramento non sia del debitore,
ma sia di un terzo.
Qst opposiz si propone con ricorso al giudice dell esecuz. L Iter è sempre lo stesso.
Il giudice dell esecuzione fissa l udienza, all udienza può sospendere o non sospendere il processo
esecutivo. A questo punto avuta la fase di innesto dell opposiz di terzo nel processo esecutivo,
gioca una regola di competenza per valore:
si guarda al valore dei beni rispetto ai quali il terzo fa valere il suo diritto. Se questo valore è
inferiore o pari a 5000 euro è competente il giudice di pace, se è superiore a 5000 euro è competente
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il tribunale. Anche qui se dopo la sospensione il giudizio non viene fatto proseguire o con la
riassunzione davanti al giudice di pace o con la prosecuzione davanti al tribunale, il processo
esecutivo si estingue.

Per comodità lessicale il cpc e la manualistica dicono: l opposizione di terzo all esecuzione è fatta
da chi vanta un diritto di proprietà o altro diritto reale minore sui beni pignorati. In realtà bisogna
essere più sottili. Perchè ci sn regole che dicono che determinati atti di disposiz sui beni pignorati
non sono nulli, sono semplicemente inefficaci nei confronti dei creditori.
Es: se il debitore vende l immobile pignorato con un atto che viene trascritto dopo la trascrizione
del pignoramento, vende validamente, ma la vendita non è opponibile ai creditori. I creditori che
hanno trascritto prima prevalgono e possono far espropriare l immobile in danno del terzo. Allora
bisogna dire che:
Il terzo per vincere nell opposiz di terzo, non è sufficiente che dimostri di essere proprietario
della cosa, deve dimostrare di avere sulla cosa un diritto opponibile ai creditori.
Es: nel pignoramento immobiliare prevale chi trascrive per primo, voi siete i pignoranti, io il
debitore, Lavagna è quella a cui io vendo l immobile. Se io vendo alla signora Lavagna e trascrivo
la vendita oggi, e poi voi pignorate la cosa contro di me e trascrivete domani, prevale l acquisto di
Lavagna. Lavagna ha comprato da me con trascrizione precedente rispetto alla trascrizione del
vostro pignoramento.
Se voi pignorate l immobile e volete farlo vendere, la Lavagna che non vi deve nulla, può proporre
fondatamente l opposizione di terzo. Perchè dirà: ho acquistato il bene da Ronco, e ne sono
divenuta proprietaria, ma questo non basta, dimostro anche che ho acquistato il bene da Ronco
trascrivendo prima del vostro pignoramento e prevalendo rispetto a voi.
Se invece oggi voi trascrivete il pignoramento contro di me e io domani vendo a Lavagna, la
Lavagna proporrà l opposizione di terzo, dimostrerà di essere divenuta proprietaria, perchè la
vendita l ha resa proprietaria. La vendita è valida. Ma la sua proprietà non è opponibile ai creditori
perchè voi avete preceduto con la trascrizione del pignoramento la trascrizione dell atto di vendita.
Ecco che per vincere nell opposizione di terzo, per bloccare l esecuzione con l opposizione di terzo,
non basta dimostrare di essere proprietari, è necessario dimostrare di essere proprietari in forza di
un titolo prevalente rispetto a quello del creditore procedente.

Nell Opposiz di terzo c è una norma particolare:


art 621 cpc è una norma di carattere probatorio, che limita l uso della prova testimoniale, il terzo
che propone opposiz non può dimostrare per testimoni la sua proprietà della cosa mobile se la
cosa è stata pignorata nella casa o nell azienda del debitore. Quindi per le cose mobili pignorate
presso la casa o presso l azienda del debitore, non si può dimostrare per testimoni che la proprietà
è di un terzo. Questa norma è la risposta a tentativi furbi del debitore di mettersi d accordo con
qualcuno e tirar fuori dei testi falsi per far dire ad es: mi avete pignorato in casa un certo quadro,
ma il quadro non è mio, è di Tizio, gliel ho venduto, come possono dimostrare i testimoni che
hanno assistito all acquisto.
Eccezione: La prova testimoniale è interdetta a meno che la presenza di una cosa mobile altrui nella casa o
nell azienda del debitore, sia resa presumibile, sia normale per l attività svolta dal debitore.
Es: pignorate in casa mia un bell impianto stereo, non è possibile dimostrare testimonialmente che
l impianto appartiene a mio zio. È necessario provàrlo con un atto scritto (avente data certa).
Ma se invece voi siete creditori di una tintoria, nella tintoria si trovano abitualmente capi di
vestiario che non sono del tintore, ma sono dei clienti del tintore. Arriva l ufficiale giudiziario e
pignora nella tintoria un mio pregiatissimo cappotto. Io faccio l opposiz di terzo, posso provare
testimonialmente la proprietà del cappotto perchè l attività svolta dalla tintoria rende presumibile
che nel luogo dove è esercitata l attività, ci siano cose altrui. La stessa regola può valere per quei
luoghi, quelle aziende dove si riparano cose. Se viene pignorata una cosa presso il debitore
appartenente a un terzo, questo potrà anche testimonialmente provare la sua proprietà in quanto
la presenza della cosa è resa normale dall attività svolta dal debitore.

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Tutte le volte che è vietata la prova testimoniale è simmetricamente vietata anche la prova per
presunzioni semplici. Regola generale del cpc. Dove la prova testimoniale ha dei limiti o delle
interdizioni, anche la prova per presunzioni è interdetta.

Problema: il terzo che non ha fatto valere il suo diritto di proprietà ( o altro diritto reale sulla cosa
pignorata) attraverso l opposiz di terzo, perde la proprietà se questa passa all aggiudicatario? la
vendita forzata fa perdere la proprietà al soggetto che era titolare di un diritto reale e non l ha fatto
valere?
Si differenzia a seconda che si tratti di immobili o mobili.
Per gli immobili il discorso è relativamente semplice: NO, perchè l aggiudicatario è un avente
causa a titolo derivativo, per cui non prevale su tutti, acquista quello stesso diritto che aveva il
debitore che è stato assoggettato all esecuzione. Se quel debitore non aveva più la proprietà, l
acquirente all asta non acquista la proprietà, perche nessuno può trasferire ad altri più del diritto
che lui stesso abbia.
Es: usucapione: modo originario di acquisto della proprietà connesso al possesso della cosa per un
certo numero di anni. io sono uno che possiede un certo fondo da più di 20 anni, questo fondo
però nei pubblici registri immobiliari, è intestato ancora a voi. Voi siete debitori di qualcuno, il
processo esecutivo colpisce l immobile di cui apparite intestatari, io non faccio nulla e l immobile
viene venduto all aggiudicatario. Siccome l aggiudicatario X non può che acquistare lo stesso
diritto che voi stessi avete, se voi avevate già perduto la proprietà, perchè io l avevo già acquistata
per usucapione, io potrò rivolgermi all aggiudicatario e dirgli: guarda che tu non hai acquistato
nulla. Hai acquistato un bene che è mio e me lo devi restituire. L azione di rivendica, che nel
processo esecutivo prende le forme dell opposizione di terzo, resta tendenzialmente spendibile anche
successivàmente se l esecuzione ha avuto ad oggetto beni immobili.

Più complesso è il discorso che vale per le cose mobili, qui opera il 1153 ( possesso vale titolo), se il
pignoramento ha colpito una cosa mobile e l aggiudicatario la compra in buona fede , l
aggiudicatario diventa proprietario ex 1153.
È evidente che quando l esecuz ha ad oggetto cose mobili e viene proposta un' opposizione di
terzo, è molto importante che il giudice sospenda l esecuzione, perchè se non sospende l esecuz e
la cosa viene venduta al terzo, il proprietario perde la proprietà, perchè viene acquisita a titolo
originario dall aggiudicatario. Nell opposizione di terzo avente ad oggetto cose mobili, la
sospensione ( evitare che la cosa passi all aggiudicatario) è l unico modo per evitare che il terzo
opponente perda la proprietà.

L aggiudicatario non diventa proprietario quando non è in b.f. Se l aggiudicatario sa, che era stata
proposta opposizione o sa altrimenti che la cosa non era del debitore, non acquista in buona fede e
quindi sarà possibile per il terzo anche dopo la chiusura del processo esecutivo, agire con la
rivendica sulla cosa mobile.

Art 2920 cc: se l aggiudicatario in bf diventa proprietario, quello che era porprietario e nn è
riuscito a fermare la vendita, può chiedere il risarcimento a qlcn? Può chiedere il risarcimento al
debitore o ai creditori? Resta ferma la responsabilità del creditore procedente di malafede per i
danni e le spese. Se il creditore che fa pignorare una cosa altrui, sa di questa altruità e tollera che la
cosa venga venduta e quindi il proprietario venga privato della sua proprietà, risponde del
risarcimento.
D: se sono tutti in buona fede, il debitore si è fatto pignorare una cosa che non sapeva se era sua o
no, l acquirente e in bf, il creditore procedente è in bf, il terzo che era proprietario ed ha perso la
proprietà della cosa mobile, non può chiedere il risarcimento a nessuno, perchè nessuno è in
dolo, nessuno è in colpa, non scatta la fattispecie del 2043, ma da questa vicenda, dove tutti sono in
buona fede, c è cmq uno che si avvantaggia: il debitore, perchè facendo vendere la cosa non sua e
col ricavato del prezzo soddifando i creditori, elimina in tutto o in parte una sua obbligaz, grazie
alla vendita della cosa altrui il debitore estingue una sua obbligazione, allora l azione di
134
arricchimento senza causa ( 2041 cc) ci dice che chi si è arricchito senza un motivo giustificante a
danno di un altro, è tenuto ad indennizzarlo nei limiti del suo arricchimento e dell impoverimento
altrui.

Fino a che momento si può proporre l opposiz di terzo all esecuz: fino a che la somma ricavata
dalla vendita non è stata distribuita.finchè il processo esecutivo non si è concluso.
NB se l opposizione del terzo è proposta prima della vendita, si può sperare con la sospensione di
bloccare la vendita, se è proposta dopo che la vendita è già avvenuta, l unica cosa che può ottenere
il terzo, non è la cosa che è già stata venduta, ma la restituzione della somma ricavata dalla
vendita.
Se il terzo propone fondatamente la sua opposizione e riesce a bloccare la vendita, viene ristorato
nel suo diritto, se non riesce a bloccare la vendita oppure l opposizione è proposta dopo la vendita,
può soddisfarsi sulla somma ricavata. Se neppure questo avviene scattano quei meccanismi
risarcitori, indennitari che abbiamo visto per le cose mobili.

2 temi ancora: tutto il discorso fatto sull opposiz di terzo è relativo all espropriaz forzata, con l
opposizione di terzo, un soggetto fa valere la proprietà o altro diritto reale sui beni pignorati. che
ne è dei terzi coinvolti in esecuzioni che non sono esecuzioni per espropriazione?
Es: Il caso si pone per il rilascio di immobili, tutte le volte in cui nel momento di eseguire il rilascio,
si trovi all interno dell immobile un soggetto diverso da quello contro cui opera il titolo esecutivo.
io ho ottenuto contro di voi un' ordinanza di convalida di sfratto, quando l ufficiale giudiziario si
reca per eseguire la convalida, trova dentro l immobile non voi, ma un terzo soggetto. Questo
soggetto può opporsi all esecuzione? È un terzo in fondo, ma non è un terzo che faccia valere un
diritto sui beni pignorati. Qui non c è nessun pignoramento.
Il problema è complesso perchè coinvolge i rapporti tra opposiz all esecuzione e opposiz di terzo
come mezzo di impugnazione delle sentenze.
Le sentenze possono essere impugnate ex Art 404 cpc dai terzi che risentano pregiudizio dalla
pronuncia della sentenza.
Se quello che viene trovato nel luogo dell esecuz per rilascio, fa valere una posizione che gli
avrebbe consentito l opposiz di terzo ex 404 cpc non ha chances perchè o propone l opposizione di
terzo come mezzo di impugnazione o se no non ha altre strade.
È in fondo quella regola che abbiamo visto ieri per cui quando si vuole impugnare un titolo
giudiziale non si può usare l opposizione all esecuzione, ma si deve usare l impugnazione tipica
del provvedimento giudiziario.
L opposiz all esecuz è possibile solo se non si può dire che il terzo avrebbe dovuto far valere l
opposizione di terzo all esecuzione.
Es: ci sono due alloggi con l entrata dallo stesso pianerottolo, alloggio A e B, io ottengo un
provvedimento di condanna contro di voi a rilasciare l alloggio A. L ufficiale giudiziario per errore
entra nell alloggio B che non appartiene a voi e dove si trova l ignaro signor Mevio, Mevio potrà
proporre un' opposizione all esecuzione, non gli si può dire avresti dovuto fare opposizione di
terzo alla sentenza, perchè la sentenza che io ho ottenuto contro di voi per il rilascio dell immobile,
non contemplava in alcun modo Mevio, nè Mevio poteva pensare che dalla attuazione della
sentenza avrebbe avuto un danno. L errore dell ufficiale giudiziario in sede esecutiva di andare
nell alloggio B, giustifica la reazione di un soggetto che non è contemplato dal titolo esecutivo,
Mevio, e contro il quale l esecuzione si sta svolgendo illegittimamente.

Ultima cosa: passo indietro. L opposiz agli atti esecutivi l abbiamo incontrata già in 2 ipotesi:
- quando abbiamo parlato dell espropriaz presso terzi, c è un momento in cui il terzo deve
dichiarare se deve delle cose al debitore esecutato. Se non dichiara il suo silenzio vale come
riconoscimento del debito, ma se dichiara, sulla sua dichiarazione, possono sorgere controversie.
Può dire per es di non dover nulla e invece il creditore ritiene una cosa diversa. Queste
controversie sono risolte con ordinanza da parte del giudice dell esecuzione e contro l ordinanza è
possibile l opposizione agli atti esecutivi.
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Quindi: controversie sulla dichiarazione del terzo, decisione con ordinanza, nei 20 gg successivi
possibilità di contestare l ordinanza con l opposizione agli atti.
Stranezza: una controversia in questo caso viene decisa in primo grado con ordinanza, poi
attraverso l opposizione agli atti esecutivi, ancora in primo grado sentenza, poi manca l appello, e
si va in cassaz. 2 primi gradi e poi direttam in cassaz.

Controversie sulla distribuzione della somma ricavata: se sorgono contestazioni sul riparto, il
giudice le risolve con ordinanza, primo grado, contro l ordinanza è possibile l opposizione agli atti
esecutivi, sentenza e contro la sentenza c è il ricorso per cassazione.
L opposizione agli atti in queste due fattispecie è impiegata dal legisl non tanto per far valere
delle nullità o dei vizi processuali, ma per portare una controversia dalla decisione in prima
battuta con l ordinanza, ad una decisione con sentenza ed eventualmente al giudizio di cassaz.

Quando abbiamo studiato i giudici dell esecuzione, abbiamo detto che il giudice dell esecuzione
pronuncia provvedimenti che hanno tutti natura di ordinanza, perchè non deve decidere , ma
mandare avanti le cose e abbiamo detto che questa ordinanza è modificabile o revocabile finchè
non ha avuto esecuzione, allora se un' ordinanza del giudice dell esecuzione è viziata, nulla, chi ne
risente danno ha 2 strumenti di tutela:
1) può proporre l opposizione agli atti nei 20 gg, ma può anche più semplicemente
2) invitare il giudice dell esecuzione a revocare o modificare la sua ordinanza perchè finchè l
ordinanza non è stata eseguita, è revocabile dal giudice, però se percorre la strada di esortare il
giudice a modificare o revocare corre il rischio che il termine per l opposizione agli atti vada
avanti, che il giudice confermi il proprio provvedimento e quando lo conferma i 20 gg per
impugnare l ordinanza originaria siano ormai spirati.

FINE.

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