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1)

La legge fallimentare trae origine dal 1942, quando prese il posto di quello in vigore ovvero il
codice napoleonico. Una base è rimasta comune ad entrambi, il fallimento era previsto solamente
per il commerciante, quindi veniva escluso l’imprenditore agricolo. Questo inizialmente trovava
ragione perché le pene erano molto più sanzionatorie e aggredivano molto di più il proprio
patrimonio personale, con il nuovo codice invece troviamo la volontà di aiutare il fallito e i
creditori a riscuotere senza però mettere in ginocchio il fallito. La procedura fallimentare è pensata
per riuscire a tutelare il patrimonio del fallito da azioni non corrette da parte di creditori che
magari vantano non vantano diritti per aggredire il patrimonio e soprattutto per evitare quelle che
sono le azioni revocatorie. Oltre all’imprenditore agricolo anche il piccolo imprenditore è escluso
da dal fallimento, questo perché sarebbe contro producente e molto costosa la pratica
fallimentare o il concordato preventivo, situazione diversa per l’imprenditore agricolo dove
l’esclusione è più di carattere qualitativo.

2)
-Per quanto riguarda i presupposti soggettivi del fallimento, essi indicano quali sono le figure che
possono andare incontro a tale tipo di procedura.
Tra i presupposti soggettivi relativi alla dimensione dell'azienda, bisogna che l'impresa o la società
non abbia:
1) avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento (o dall’inizio
dell’attività, se di durata inferiore), un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non
superiore a 300.000 euro;
2) realizzato (in qualunque modo risulti) nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza
di fallimento (o dall’inizio dell’attività, se di durata inferiore), ricavi lordi per un ammontare
complessivo annuo non superiore a 200.000 euro;
3) un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a 500.000 euro. Quest'ultimo requisito
non è necessario che sia presente per i tre esercizi consecutivi, ma è limite previsto per i debiti
esistenti all'atto dell'istanza di fallimento.
Il non superamento di almeno uno dei predetti limiti deve essere provato dal fallito. Unico fattore
che il creditore dovrà provare in sede di istanza fallimentare è che l'ammontare dei debiti
dell'azienda superi i 30.000 euro (limite di procedibilità accertabile d'ufficio dal giudice).
-Per presupposti oggettivi del fallimento si intendono una serie di ragioni, tutte dettate
dall’impossibilità dell’imprenditore di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni e dal fatto di
trovarsi in una situazione economica tale da non permettere la continuazione dell’attività. Tale
situazione è definibile anche come "stato di insolvenza”. ll significato oggettivo dell'insolvenza si
identifica con uno stato di impotenza funzionale non transitoria a soddisfare le obbligazioni
inerenti all'impresa

3)
La crisi riguarda il probabile inadempimento e quindi lo stato di insolvenza del prossimo futuro
(almeno dei successivi 6 mesi), l'insolvenza, viceversa, è relativa all'inadempimento delle
obbligazioni correnti.

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