Circa le impugnazioni, trova applicazione il regime ex art.
119 integrato con la regola secondo cui
la parte può proporre appello avverso il dispositivo, al fine di ottenerne la sospensione prima della pubblicazione della sentenza. In ordine al profilo fiscale il d.lgs. 53/2010 ha modificato l’art. 13 d.p.r. 115/2002 prevedendo che, in tema di ricorsi in materia di pubblici affidamenti di lavori, servizi e forniture, il contributo unificato è dovuto anche per i motivi aggiunti e per i ricorsi incidentali ove contengano domande nuove. Per quanto rig le domande che la parte può porre, particolare attenzione deve essere riservata al caso in cui venga contestata l’aggiudicazione definitiva onde aggredire il contratto. Più nel dettaglio il giudizio è strutturato come rito originato dall’impugnazione dell’aggiudicazione definitiva. Si può allora parlare di rito a oggetto necessario posto che la legge introduce la pregiudiziale di annullamento nel senso che la caducazione dell’aggiudicazione definitiva è il presupposto per la pronuncia d’inefficacia del contratto. Alla luce del principio di concentrazione, la cognizione di tutte queste controversie è ricondotta alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo: l’art. 244 al riguardo si riferisce alle controversie ivi conclude quelle risarcitorie, relative a procedure di affidamento dei lavori, servizi e forniture, svolte da soggetti cmq tenuti, nella scelta del contraente o del socio ecc... chiarendo che la giurisdizione esclusiva si estende alla dichiarazione d’inefficacia del contratto a seguito di annullamento dell’aggiudicazione. Il giudice in ogni caso dispone di incisivi poteri in relazione al contratto già nella fase di cognizione, tanto che da taluno si parla di giurisdizione- anche- di merito. A tacere del fatto che i casi di giurisdizione di merito sono tipizzati espressamente dalla legge sul punto va osservato che, ancorchè molto ampi, i poteri del giudice sono pur sempre configurabili come applicazione di prescrizioni normative e non come giudizi di mera opportunità al di là dei confini della legge; per altro verso se il merito implica la sostituzione nei poteri della PA, difficilmente può dirsi che la possibilità- ora riconosciuta al giudice- di incidere sull’efficacia del contratto costituisca un potere naturalmente riferibile alla PA Vale la pena di sottolineare il nesso tra incisione sugli effetti del contratto e concorrenza: secondo la direttiva “la privazione di effetti è il modo più sicuro per ripristinare la concorrenza”. Il cpa introduce un regime differenziato in ragione della gravità dei vizi. a) Nelle ipotesi di violazioni gravi la regola è l’inefficacia del contratto, salva la possibilità per il giudice di salvarlo b) Nei casi di violazioni meno gravi l’inefficacia medesima non è la conseguenza ordinaria della pronuncia del giudice, pur non essendo esclusa: in sostanza spetterà al giudice valutare caso per caso; ove il contratto rimanga efficace, inoltre a differenza delle violazioni gravi, non troveranno applicazioni le sanzioni alternative c) In ogni caso, nelle ipotesi in cui non abbia luogo la tutela in forma specifica (in quanto il contratto resta inefficace) la parte, su domanda, può ottenere il risarcimento dei danni per equivalente d) La disciplina dell’inefficacia del contratto è delineata senza conto del suo contenuto. Ciò che rileva nella tipizzazione dei casi gravi o di quelli meno gravi di vizi, è unicamente il rispetto di alcuni tratti dell’evidenza pubblica e delle esigenze di concorrenza. In questa prospettiva il contratto è un bene della vita su cui il giudice può incidere per garantire la concorrenza, sicchè la privatizzazione degli effetti diventa una sanzione legata alla violazione delle regole sulla concorrenza che mal si attaglia a essere ricostruita secondo le categorie della nullità o della risoluzione. L’art. 121 individua i casi di violazioni gravi in cui a seguito dell’annullamento dell’aggiudicazione definitiva, il giudice dichiara l’inefficacia del contratto decidendone anche l’eventuale retroattività e indicando il momento a partire dal quale essa decorre. La disposizione contempla una deroga stabilendo che il contratto resti inefficace pur in presenza delle gravi violazioni, qualora venga accertato che il rispetto di esigenze imperative connesse ad un interesse generale imponga che i suoi effetti siano mantenuti. Tra le esigenze imperative rientrano fra l’altro quelle imprescindibili di carattere tecnico o di altro tipo tali da rendere evidente che i residui obbligatori contrattuali possono essere rispettati solo dall’esecutore attuale. Un prima violazione grave è se il contratto è stato stipulato senza rispettare il termine dilatorio di 35 gg (stand- still) stabilito dall'art. 11, co 10, del d.lgs. n. 163/2006, , qualora tale violazione abbia privato il ricorrente della possibilità di avvalersi di mezzi di ricorso prima della stipulazione del contratto e sempre che tale violazione, aggiungendosi a vizi propri dell'aggiudicazione definitiva, abbia influito sulle possibilità del ricorrente di ottenere l'affidamento. Anche se il contratto è stato stipulato senza rispettare la sospensione obbligatoria del termine per la stipulazione derivante dalla proposizione del ricorso giurisdizionale avverso l'aggiudicazione definitiva, ex art 11, co 10-ter, del d.lgs.. 163/2006, , qualora tale violazione, aggiungendosi a vizi propri dell'aggiudicazione definitiva, abbia influito sulle possibilità del ricorrente di ottenere l'affidamento. Nel caso di stand- still sostanziale la violazione deve aver privato il ricorrente della possibilità di avvalersi di mezzi di ricorso prima della stipulazione del contratto, sicchè ove la parte abbia cmq proposto ricorso prima della stipula, il contratto resta efficace. Nei casi in cui, nonostante le violazioni, il contratto sia considerato efficace o l’inefficacia sia temporalmente limitata, si applicano le sanzioni alternative fatto salvo il rimedio del risarcimento del danno per equivalente. L’art. 122 si occupa delle violazioni meno gravi sempre sul presupposto che sia stata annullata l’aggiudicazione definitiva, prevedendo il potere del giudice di dichiarare inefficace il contratto, siamo al cospetto di altri vizi che caratterizzano la procedura nel suo complesso. Dispone che ” Fuori dei casi indicati dall'articolo 121, comma 1, e dall'articolo 123, comma 3, il giudice che annulla l'aggiudicazione definitiva stabilisce se dichiarare inefficace il contratto, fissandone la decorrenza, tenendo conto, in particolare, degli interessi delle parti, dell'effettiva possibilità per il ricorrente di conseguire l'aggiudicazione alla luce dei vizi riscontrati, dello stato di esecuzione del contratto e della possibilità di subentrare nel contratto, nei casi in cui il vizio dell'aggiudicazione non comporti l'obbligo di rinnovare la gara e la domanda di subentrare sia stata proposta.” L’art. 124 aggiunge che “se il giudice non dichiara l'inefficacia del contratto dispone il risarcimento del danno per equivalente, subito e provato”. Nei casi in cui, invece, a fronte di vizi gravi il contratto sia conservato o se il giudice dichiara il contratto inefficace solo ex nunc, il giudice amministrativo – d’ufficio- individua sanzioni alternative da applicare alternativamente o cumulativamente. Si tratta di sanzioni pecuniarie punitive o reali della riduzione della durata del contratto ove possibile da un minimo del 10 al massimo di 50% della durata residua alla data di pubblicazione del dispositivo. Il giudice amministrativo applica le sanzioni, assicurando il rispetto del principio del contraddittorio e ne determina la misura in modo che siano effettive, dissuasive, proporzionate al valore del contratto, alla gravità della condotta della stazione appaltante e all’opera svolta dalla stazione appaltante per l’eliminazione o attenuazione delle conseguenze della violazione. In ogni caso, l’eventuale condanna al risarcimento dei danni non costituisce sanzione alternativa e si cumula con le sanzioni alternative. Le sanzioni alternative si applicano nelle ipotesi in cui il contratto sia stato stipulato senza rispettare il termine dilatorio stabilito per la stipulazione del contratto o senza rispettare la sospensione della stipulazione derivante dalla proposizione del ricorso giurisdizionale avverso l’aggiudicazione definitiva e sempre che la violazione non abbia privato il ricorrente della possibilità di avvalersi di mezzi di ricorso prima della stipulazione del contratto e non abbia influito sulla possibilità del ricorrente di ottenere l’affidamento. Qui viene in rilievo la mera violazione del periodo di stand still che non ha determinato un pregiudizio diverso e non ha precluso la possibilità di divenire aggiudicatario o- nel caso di stand still sostanziale- di agire in giudizio prima della stipula del contratto. L’istituto delle sanzioni alternative cmq ha scarsa applicazione nella pratica e presenta non semplici problemi applicativi. La parte può chiedere oltre all’annullamento dell’aggiudicazione e/o la dichiarazione di inefficacia del contratto, anche il subentro nell’aggiudicazione o nel contratto. Anche domanda di risarcimento del danno per equivalente, che trova spazio quando non si sia riusciti ad assicurare una tutela in forma specifica prima della stipula del contratto. Ex art. 124 la condotta processuale della parte che, senza giustificato motivo, non ha proposto la domanda di cui al co1, o non si è resa disponibile a subentrare nel contratto, è valutata dal giudice ai sensi dell'articolo 1227 cc. Riconosciuta ex lege la necessità di impugnare l’aggiudicazione . Il rito sugli appalti si configura come speciale non solo in ragione delle peculiarità procedurali ma anche e soprattutto come conseguenza degli incisivi poteri attribuiti al giudice e della logica- di derivazione UE- che lo ispira. L’incisione sul contratto è servente rispetto all’esigenza di tutelare la concorrenza sul presupposto che questa forma di tutela coincida con la miglior protezione della posizione del singolo ricorrente.
E) contenzioso sulle operazioni elettorali
Il contenzioso elettorale si distingue in attivo (relativo alle controversie che concernono lo status di elettore) e passivo (attinente alle controversie che rig il diritto a conseguire o a mantenere la carica elettiva) Le controversie che rientrano nel contezioso elettorale attivo sono devolute al giudice ordinario. Il contenzioso elettorale passivo raggruppa a sua volta due diversi tipi di tutela: - La prima relativa alle questioni di eleggibilità incompatibilità e decadenza dall’ufficio è affidata al giudice ordinario - La tutela in tema di regolarità delle operazioni elettorali è devoluta al giudice amministrativo sul presupposto che in tal caso siano coinvolti interessi legittimi. In questa sede ci occuperemo del giudizio in materia di operazioni elettorali. I giudizi in materia di contenzioso elettorale sono caratterizzati dalla presenza di azioni popolari di tipo correttivo volte a contestare una determinazione della PA. A) Il contenzioso elettorale attivo è disciplinato dagli art. 42 ss l. 223/1967 la quale si occupa delle controversie che concernono le elezioni politiche quelle amministrative ed europee. La legittimazione attiva è attribuita a tutti i cittadini ancorchè non elettori, e al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente per territorio. Giudice competente è la Corte d’Appello in unico grado, l’azione che deve essere proceduta dalla proposizione di reclamo davanti alla commissione elettorale mandamentale, è rivolta contro le decisioni della commissione elettorale mandamentale stessa in materia di iscrizione nelle liste elettorali. La commissione elettorale mandamentale è chiamata a riesaminare gli elenchi formati dalle commissioni elettorali comunali: questa fase non ha cmq natura giurisdizionale, sicchè l’impugnativa proposta dinanzi alla Corte d’Appello non si configura come ricorso in appello ma ha ad oggetto l’accertamento della titolarità o della negata titolarità della qualità di elettore. Nel caso di azione promossa per falsa o erronea rettificazione delle liste elettorali, poi, l’impugnativa va direttamente rivolta contro le delibere della commissione elettorale comunale. L’azione si propone con ricorso, esente da tasse, in calce al quale viene steso il decreto con cui il presidente della Corte d’Appello fissa in via d’urgenza l’udienza di trattazione della causa. Il termine per la notificazione del ricorso e del decreto a coloro della cui iscrizione si tratta e alla commissione elettorale è di 20 gg dalla notificazione della decisione della commissione di non immissione o di estromissione dalle liste (se il ricorso è proposto dal soggetto che aveva presentato istanza alla commissione)ovvero di 30 gg dall’ultimo giorno di pubblicazione della lista rettificata. Entro 10 gg dalla notifica (termine perentorio) il ricorso deve essere depositato nella cancelleria della Corte d’Appello. Non occorre il patrocinio legale. Le parti possono esporre le proprie ragioni in udienza (alla quale interviene il pm) personalmente o a mezzo di un difensore. La pronuncia della Corte che è ricorribile in Cassazione, decide in ordine alla titolarità dello status di elettore. La decisione deve essere immediatamente comunicata al presidente della commissione elettorale mandamentale e al sindaco che ne cura l’esecuzione e la notifica agli interessati. B) Il contenzioso elettorale passivo (controversie in tema di eleggibilità) è disciplinato dagli art. 82 ss t.u. 570/1960 mod dalla l. 1147/1966 (tale norma si occupa dei consiglieri comunali) e per quanto rig l’eleggibilità dei consiglieri provinciali e regionali, rispettivamente dagli art. 7 l. 1147/1966 e 19 l. 108/1968 La legittimazione attiva nelle controversie devolute al giudice ordinario è riconosciuta in capo a qualsiasi cittadino elettore del comune, della provincia o della regione, a chiunque vi abbia interesse nonché al prefetto rispettivamente competente. La competenza spetta in primo grado al tribunale nella cui circoscrizione è compreso l’ente della cui elezioni si tratta. L’azione è esente da tasse e può esercitarsi senza necessità di patrocinio legale. Il giudizio formalmente nasce dall’impugnazione delle delibere adottate dalle assemblee elettive in materia di eleggibilità. Il giudizio ha ad oggetto l’accertamento di un diritto: esso si propone con ricorso depositato in cancelleria entro 30 gg decorrenti dalla data della notifica (per il soggetto direttamente interessato) o dall’ultimo gg di pubblicazione della libera nell’albo pretorio (per gli altri soggetti); il presidente del tribunale fissa in via di urgenza la data dell’udienza di trattazione con decreto e nomina il relatore; entro 10 gg dalla comunicazione del decreto, il ricorrente deve notificare il ricorso, unitamente al decreto, ai controinteressati. Va depositato in cancelleria il ricorso dopo 10 gg Il dispositivo della sentenza è letto in pubblica udienza del presidente. Entro 10 gg la sentenza deve essere depositata in cancelleria. Il tribunale la Corte d’Appello e la Cassazione ove accolgano il ricorso possono correggere i risultati delle elezioni e sostituire ai candidati illegittimamente proclamati gli aventi diritto (art. 84 t.u. 570/1960) Giungiamo all’analisi del contenzioso sulle operazioni elettorali devolute alla giurisdizione del giudice amministrativo, disciplinate dal titolo VI del libro IV cpa. Il legislatore delegato era chiamato dalla legge delega a regolare anche le controversie sugli atti del procedimento elettorale preparatorio per le elezioni dei componenti della Camera e del Senato ma questa parte della delega è rimasta inattuata sicchè tale fase è rimessa alla competenza dell’ufficio elettorale centrale nazionale presso la Cassazione e ai relativi poteri rimediali non giurisdizionali. Le norme che aprono il titolo VI dispongono che il giudice amministrativo ha “giurisdizione in materia di operazioni elettorali relative al rinnova degli organi elettivi dei comuni, delle province rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, delle regioni e all’elezioni dei membri del Parlamento Ue spettanti all’Italia” (art. 133 cpa chiarisce che si tratta di un caso di giurisdizione esclusiva mentre l’art. 134 afferma trattasi pure di giurisdizione di merito; è esclusa l’esperibilità del ricorso straordinario) che gli atti sono esenti dal contributo unificato e da ogni altro onere ed escludono l’esperibilità del ricorso straordinario. Si ricordi ancora che ex art. 23 cpa le parti possono stare in giudizio personalmente scelta questa che in ragione dell’elevato tecnicismo della materia, forse non è pienamente condivisibile. Il sindacato ha ad oggetto gli atti della fase preparatorio “successivi alla emanazione dei comizi elettorali”. Il cpa opera una netta distinzione tra provvedimenti concernenti l’esclusione di liste o candidati per le elezioni comunali, provinciali, e regionali, i quali in deroga al principio di inoppugnabilità fino alla conclusione della procedura possono essere immediatamente impugnati innanzi al TAR seguendo un rito molto accelerato e speciale, finalizzato a ottenere una decisione prima della competizione elettorale, e tutti gli altri atti (rito relativo alle operazioni elettorali in senso proprio, questa volta anche attinenti all’elezione dei membri del Parlamento UE), ivi compresa l’ammissione delle liste, che possono essere contestati unicamente a conclusione del procedimento elettorale, unitamente all’atto di proclamazione degli eletti. Quanto all’esclusione delle liste o dei candidati ex art. 129 cpa i relativi provvedimenti possono essere impugnati esclusivamente da parte dei delegati delle liste e dei gruppi di candidati esclusi, innanzi al TAR competente, nel termine di 3 gg dalla pubblicazione anche mediante affissione, ovvero dalla comunicazione se prevista degli atti impugnati. Il ricorso deve essere notificato direttamente dal ricorrente o dal suo difensore, esclusivamente mediante consegna diretta., posta elettronica certificata, o fax. Il ricorso- nei tre gg sopra indicati- va poi depositato presso la segreteria del tribunale adito, che provvede ad affliggerlo in appositi spazi accessibili al pubblico. Le parti indicano, rispettivamente nel ricorso o negli atti di costituzione, l’indirizzo di posta elettronica certificata. L’udienza di discussione si celebra senza possibilità di rinvio anche in presenza di un ricorso incidentale, nel termine di 3 gg dal deposito del ricorso senza avvisi. Alla notifica del ricorso incidentale si provvede con le forme previste per il ricorso principale. Il giudizio è deciso all’esito dell’udienza con sentenza in forma semplificata da pubblicarsi nello stesso giorno. Per quanto attiene a tutti gli atti della fase preparatoria l’art. 130 cpa consente il ricorso solo alla conclusione del procedimento elettorale, unitamente all’impugnazione dell’atto di proclamazione degli eletti. Tutti i termini processuali- non espressamente disciplinati dalla norma- sono dimezzati rispetto al processo ordinario Circa la legittimazione attiva (ricorre un caso di azione popolare) e la competenza si dispone quanto segue: a) Quanto alle elezioni di comuni, province e regioni, legittimato è qualsiasi candidato o elettore dell’ente della cui elezione si tratta, competente è il TAR nella cui circoscrizione ha sede l’ente territoriale b) Quanto alle elezioni dei membri del Parlamento UE spettanti all’Italia legittimato è qualsiasi candidato o elettore, la competenza spetta al TAR Lazio, sede di Roma. Il ricorso va prima depositato e poi notificato. Entro 10 gg dall’ultima notificazione il ricorrente deposita nella segreteria del tribunale, copia del ricorso e del decreto presidenziale con la prova dell’avvenuta notificazione, insieme con gli atti e documenti del giudizio. La PA resistente e i controinteressati depositano nella segreteria le proprie controdeduzioni nei 15 gg successivi a quello in cui la notificazione si è perfezionata nei loro confronti. All’esito dell’udienza sentite le parti se presenti, pronuncia la sentenza. Il TAR quando accoglie il ricorso corregge il risultato delle elezioni e sostituisce ai candidati illegittimamente proclamati coloro che hanno diritto di esserlo. In caso di ricorso avverso le operazioni elettorali inerenti il Parlamento UE i voti delle sezioni le cui operazioni sono state annullate non hanno effetto. L’appello al Consiglio di stato può essere proposto entro il termine di 20 gg dalla notifica della sentenza per coloro nei cui confronti è obbligatoria la notifica, per gli altri candidati o elettori nel termine di 20 gg decorrenti dall’ultimo gg della pubblicazione della sentenza medesima nell’albo pretorio.