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CAPITOLO 4: CONTRATTI BANCARI E FINANZIARI

260. L'apertura di credito e l’anticipazione bancaria

 L'apertura di credito bancario è il contratto con il quale la banca, ricevendo in compenso un


interesse, si obbliga a tenere a disposizione dell'altra parte (accreditato) una somma di
denaro per un dato periodo di tempo (apertura di credito a tempo determinato) o anche a
tempo indeterminato (apertura di credito a tempo indeterminato).
 Ricorre di solito all’apertura di credito chi vuole assicurarsi la disponibilità di una somma,
ma non è ancora sicuro se ne avrà bisogno, se avrà bisogno di tutta la somma o di una
parte di essa, in quale momento ne avrà bisogno
 Si ha apertura di credito semplice quando l'accreditato può solo fare prelevamenti (in una
sola volta o anche in più volte) entro i limiti della somma messagli a disposizione dalla
banca (c.d. fido), ma non può reintegrare tale somma alternando versamenti ai
prelevamenti.
 Si ha invece apertura di credito in conto corrente (e, in mancanza di patto contrario,
l'apertura di credito s'intende fatta in conto corrente) quando l'accreditato può alternare
prelevamenti a versamenti, sempre però in modo da non essere debitore di una somma
maggiore di quella convenuta (rimanendo quindi entro i limiti del fido concessogli).
 Salvo patto contrario, i prelevamenti e i versamenti si eseguono presso la sede della banca
dove si è concluso il contratto
 Se la banca non richiede all'accreditato né garanzie reali (pegni o ipoteche) né garanzie
personali (fideiussioni), si dice che l'apertura di credito è allo scoperto; se invece c'è la
garanzia, si parla di apertura di credito garantita.
 La garanzia si intende data per tutta la durata del rapporto di apertura di credito e se
diviene insufficiente, la banca può chiedere un supplemento di garanzia o la sostituzione
del garante: se l'accreditato non ottempera alla richiesta, la banca può ridurre il credito
proporzionalmente al diminuito valore della garanzia, ovvero può recedere dal contratto.
 Se l'apertura di credito è a tempo indeterminato, ciascuna delle parti può recedere dal
rapporto, mediante preavviso nel termine stabilito dal contratto o dagli usi ovvero, in
mancanza anche di usi, in quello di quindici giorni.
 Se l'apertura di credito è a tempo determinato, la banca può recedere dal contratto solo
per giusta causa, a meno che il contrario non sia stabilito nel contratto.
 Estinguendosi il rapporto, l'accreditato deve restituire la somma di cui è debitore in un
termine non minore di quindici giorni: se però la giusta causa consiste nell'insolvenza
dell'accreditato, questi decade dal beneficio del termine e la banca, senza bisogno di
attendere quindici giorni, può esigere immediatamente la restituzione delle somme
utilizzate.
 Anticipazione bancaria. Nell'anticipazione la banca dà o mette a disposizione del cliente
una somma di denaro dietro garanzia di merci o di titoli costituiti in pegno.
 Il pegno delle merci o dei titoli può essere regolare ovvero irregolare.
o Se è regolare, la proprietà dei beni sottoposti a pegno spetta all'accreditato, mentre
la banca non può disporne e deve restituirli alla scadenza del contratto, quando
l'accreditato restituisce la somma di cui è debitore e paga alla banca le spese
occorse per la custodia.
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o Il pegno è irregolare se le merci o i titoli non sono stati individuati in un documento
(o se sono stati individuati ed è stato conferito per iscritto alla banca il potere di
disporne) e perciò la proprietà dei beni dati in pegno si trasferisce alla banca:
pertanto, alla scadenza del rapporto la banca deve restituire solo la parte delle
merci o dei titoli che eccedono l'ammontare della somma dovuta dal cliente.
 Oggetto del pegno possono essere solo merci, titoli o depositi di denaro, cioè beni che
hanno un prezzo corrente agevolmente individuabile.
 Se lo scarto tra il valore delle merci o dei titoli dati in pegno e la somma messa a
disposizione dalla banca diminuisce almeno di un decimo rispetto a quello che era al tempo
della conclusione del contratto, la banca può chiedere al debitore un supplemento di
garanzia, con la diffida che, in mancanza del supplemento che ricostituisca lo scarto,
procederà alla vendita coattiva dei titoli o delle merci.
 Inoltre, ha diritto al rimborso del residuo non soddisfatto con il ricavato della vendita.
 Anche prima della scadenza del contratto, il cliente può ritirare in parte i titoli o le merci
dati in pegno, previo rimborso proporzionale delle somme ricevute (e, se il pegno è
regolare, delle spese di custodia), e sempre che il credito residuo rimanga sufficientemente
garantito.
262. Lo sconto

 Lo sconto è un contratto mediante cui la banca, previa deduzione di un interesse (sconto),


anticipa ad un proprio cliente (scontatario) l'importo di un credito non ancora scaduto che
egli ha verso un terzo; alla banca il credito viene ceduto pro solvendo; pertanto, se la banca
non riesce ad esigere il credito dal debitore ceduto, essa può richiedere allo scontatario la
restituzione della somma anticipatagli, oltre all'interesse a suo tempo dedotto.
 L'interesse, che la banca detrae dall'importo del credito, è calcolato in proporzione del
tempo che deve decorrere tra il momento dello sconto e il momento di scadenza del
credito ceduto.
 Mediante lo sconto, gli imprenditori commerciali, che sono soliti fare largo credito ai propri
clienti, possono realizzare l’importo di questi crediti ed ottenere il denaro necessario per
continuare nella loro attività: di solito il venditore di un bene con pagamento del prezzo a
rate si fa rilasciare dal compratore una o più cambiali per una somma corrispondente al
prezzo, maggiorato dell'interesse, e poi sconta presso una banca queste cambiali,
ottenendo così l'esatto prezzo, perché dall'importo del credito la banca deduce di interesse
 Se il credito scontato risulta da una cambiale, lo scontatario, per cedere il credito alla
banca, le gira la cambiale, e quale girante diventa obbligato cambiario di regresso.
 Se la cambiale non viene pagata dal debitore principale, la banca può agire contro lo
scontatario o con l'azione cambiaria di regresso (e di solito agisce mediante detta azione)
ovvero mediante l'azione causale (cioè l'azione fondata sul contratto di sconto) alla quale la
banca generalmente fa ricorso se si è estinta l'azione cambiaria.
 Risconto. Se la banca utilizza il credito scontato presso di essa per scontarlo a sua volta
presso altra banca, si ha il risconto, che è, per la banca scontataria, un'operazione passiva.
 Nella prassi bancaria è diffusa la pratica dell'apertura di conti correnti con apertura di
credito destinato al cd. anticipo fatture

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 In questo caso la banca anticipa al cliente una somma commisurata all'importo della
fattura emessa, che il debitore provvederà a saldare mediante versamento sul conto stesso
 Normalmente la banca si riserva di concedere l'anticipazione a propria discrezione
 Il credito però non verrà ceduto, e pertanto, laddove il debitore non esegue il pagamento
nei termini stabiliti, la banca addebiterà l'anticipazione effettuata a carico del cliente
265. Il contratto di riporto

 Il riporto è il contratto con il quale il riportato trasferisce al riportatore, per un determinato


prezzo, la proprietà di titoli di credito di una data specie e il riportatore assume l'obbligo di
trasferire al riportato, alla scadenza del termine stabilito, la proprietà di altrettanti titoli
della stessa specie verso rimborso del prezzo, che può essere aumentato o diminuito nella
misura convenuta (in questa seconda ipotesi si parla di deporto).
 Chiaramente se l’operazione è realizzata nell'interesse del riportato che ha una
temporanea esigenza di liquidità, il prezzo di riacquisto sarà superiore, dovendosi
aggiungere il riporto (cd. Riporto finanziario); se l'operazione è realizzata nell'interesse del
riportatore, che ha una temporanea esigenza di disporre dei titoli, il prezzo di riacquisto
sarà inferiore dovendosi detrarre il deporto.
 Il riporto non è un tipico contratto bancario (ed infatti nel codice non è regolato tra i
contratti bancari): tuttavia, soprattutto il riporto finanziario è praticato sovente dalle
banche che danno al riportato le somme di cui ha bisogno, obbligandosi a restituirgli alla
scadenza titoli della stessa specie di quelli ricevuti a riporto.
 Secondo il codice, il riporto è un contratto reale, poiché si perfeziona nel momento in cui il
riportato consegna i titoli al riportatore.
 Al riportatore spetta, salvo patto contrario, il diritto di voto; tutti gli altri diritti ed obblighi,
anche se vengono esercitati a mezzo del riportatore, che ha la disponibilità dei titoli sino
alla restituzione, spettano invece al riportato.
 Venuta la scadenza, se una delle parti non adempie alla sua obbligazione (di trasferire la
proprietà dei titoli o di corrisponderne il prezzo), l'altra può procedere ad esecuzione
coattiva; se nessuna delle due parti è pronta a adempiere, le obbligazioni reciproche si
estinguono, e ciascuna parte trattiene ciò che aveva ricevuto al tempo della stipulazione
del contratto.
268. La locazione finanziaria (leasing)

 Le imprese possono acquistare o prendere in godimento i beni strumentali per la loro


attività produttiva
 Per l’acquisto, se non hanno, o se non sono sufficienti, propri capitali bancari, ricorrono al
credito; se hanno capitali propri, questi restano immobilizzati
 Per la locazione o affitto, tali rapporti non sono sempre possibili, specie per i macchinari
 Uno strumento alternativo di finanziamento si ha col cd. Contratto di locazione finanziaria,
denominato anche contratto di leasing (dall’inglese to lease, prendere o dare in locazione)
 Il contratto di locazione finanziaria (leasing) può essere concluso anche direttamente tra
l'impresa venditrice del bene e l'impresa che deve utilizzarlo: a quest’ultima il bene viene
dato in godimento, dietro versamento di un corrispettivo suddiviso in canoni periodici; di
solito, alla scadenza è previsto che l’utilizzatore ha la facoltà di restituire il bene all’impresa
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produttrice o di divenirne proprietario, versandole una somma finale (cd. Prezzo di
opzione) già calcolata al momento della conclusione del contratto, sulla base del valore
residuo del bene
 Il più delle volte nel contratto interviene una terza impresa, che ha per oggetto proprio
l'attività di leasing, quindi, da un canto, acquista il bene dal produttore e, dall'altro canto, lo
concede in leasing all'impresa che ne ha bisogno per l'esercizio della propria attività
economica.
 Tali imprese devono essere costituite nelle forme di società per azioni, e devono avere un
capitale versato non inferiore a cinquecentomila euro, devono inoltre essere iscritte
nell'elenco delle imprese finanziarie.
 Il contratto di leasing, rispetto all'acquisto da compravendita, consente di evitare
immobilizzazioni di capitali; rispetto alla locazione o all'affitto, consente all'impresa, ove le
convenga, di acquistare alla fine del rapporto la proprietà del bene.
 Sul piano privatistico, però, la qualificazione giuridica del contratto di leasing è controversa;
ed è conseguentemente incerta l’individuazione della disciplina codicistica ad essi
applicabile.
 Secondo la cassazione:
o Se le parti hanno previsto un prezzo d'opzione molto inferiore al valore residuo del
bene (per cui è prevedibile, già al momento della conclusione del contratto, che
l'utilizzatore eserciti l'opzione d'acquisto), l’ammontare dei canoni periodici va
considerato, per una parte, quale corrispettivo del godimento del bene, e, per
l'altra parte, quale corrispettivo dell'acquisto (si tratterebbe, cioè, di acconti sul
prezzo di acquisto): in tale ipotesi, viene applicata al contratto di leasing la disciplina
della vendita con riserva di proprietà, e quindi, in caso di risoluzione del contratto
per inadempimento dell'utilizzatore, l'impresa di leasing deve restituire i canoni
riscossi, salvo il diritto ad un equo compenso per l'uso della cosa, e al risarcimento
del danno.
o Se invece il prezzo di opzione corrispondeva (o era vicino) al prevedibile valore
residuo del bene utilizzato, l'impresa di leasing può trattenere i canoni riscossi,
appunto perché da considerarsi corrispettivi (solo) del periodo di durata del
godimento del bene.
269. Il factoring.

 Con il contratto di factoring un imprenditore cede ad altro imprenditore (detto factor) i


crediti sorti, o che possono venire a sorgere in futuro, nei confronti dei propri clienti (c.d.
crediti di massa); in mancanza, ai contratti di factoring rimane applicabile la disciplina della
cessione dei crediti secondo le norme del Codice civile.
 L'attività di factoring è stata regolata da una legge speciale che disciplina, appunto, la
cessione dei crediti di impresa, e trova applicazione solo se l'attività di factoring è
esercitata da imprese bancarie, o da imprese finanziarie iscritte nell'elenco generale il cui
oggetto sociale preveda l'acquisto di crediti di impresa
 La cessione dei crediti futuri è ammissibile solo se vi è l'indicazione dei debitori ceduti e
solo se si tratta di crediti che sorgeranno da contratti da stipulare entro il biennio
successivo alla stipula dell'atto di cessione.;
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 Di regola, la cessione dei crediti avviene pro solvendo, seppure nei limiti del corrispettivo
pattuito, ma le parti possono però stabilire, con apposito patto contrario, che la cessione
dei crediti (o di una parte di essi) avvenga pro soluto.
 Il factor si obbliga a versare al cedente le somme corrispettive dei crediti ceduti dopo
l'incasso (per quelli ceduti pro soluto, ad una data convenuta, alcuni mesi dopo la
scadenza).
 Sui crediti non esigibili, il factor può anche accettare di concedere anticipazioni al cedente,
il quale così, oltre ai risparmi di gestione per non doversi occupare della riscossione dei
propri crediti, può ottenere anche un finanziamento per la propria attività economica.
 L’impresa di factoring può opporre ai terzi la cessione dei crediti anche se non vi è stata la
notifica o non è avvenuta l'accettazione del debitore dell'atto di cessione ex art. 1265,
quando ha pagato, in tutto o in parte, il corrispettivo della cessione, e se il pagamento ha
data certa.
 In tal caso l'atto di cessione è opponibile sia ai terzi creditori del cedente, i quali abbiano
pignorato il credito dopo la data del pagamento; sia ai terzi altri cessionari dello stesso
credito, i quali non hanno notificato l'atto di cessione al debitore, o questi non l'abbia
accettato, prima della data del pagamento.
 È tuttavia egualmente liberato il debitore ceduto che abbia pagato un altro cessionario,
prima che il factor gli abbia notificato l'atto di cessione, o prima che lo stesso debitore
abbia accettato la cessione.
 Al factor sono inoltre attribuiti poteri di controllo sulle scritture contabili del cedente, e a
carico di quest'ultimo si pongono una serie di obblighi la cui violazione può condurre alla
risoluzione del contratto.

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