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WOLTERS KLUWER ONE FISCALE

One FISCALE
Corte di giustizia tributaria di primo grado Piemonte Alessandria,
Sez. II, Sent., (data ud. 19/10/2022) 09/11/2022, n. 282
IMPOSTE E TASSE IN GENERE › Esenzioni ed agevolazioni, in genere

Intestazione

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ALESSANDRI

SECONDA SEZIONE

riunita con l'intervento dei Signori:

SUFFIA GIORGIO - Presidente

GRILLO FRANCO - Relatore

BROGLIA FABIO - Giudice

ha emesso la seguente

SENTENZA

- sul ricorso n. 182/2022

depositato il 26/05/2022

- avverso ATTO DIRECUPERO n. (...) REC.CREDITO.IMP 2015

contro:

AG. ENT. DIREZIONE PROVINCIALE ALESSANDRIA PIAZZA TURATI 4 15121 ALESSANDRIA

proposto dai ricorrenti:

(...)

rappresentato da:

(...)

difeso da:

(...)

difeso da:

(...)

Svolgimento del processo - Motivi della decisione


Con ricorso in data 14.02.2022 la (...) S.r.l. opponeva l'atto di recupero crediti n. (...) con cui l'Agenzia
delle Entrate di Alessandria riprendeva a tassazione il credito d' imposta per ricerca e sviluppo di cui
all'art. 3 D.L. n. 145 del 2013 per un ammontare complessivo di Euro 52.842,83 in quanto ritenuto
indebitamente utilizzato in compensazione ai sensi dell'art. 17 D.Lgs. n. 241 del 1997 per l'anno di
imposta 2016. L'atto scaturiva da una verifica effettuata dalla Direzione Provinciale Controlli di
Alessandria a seguito di richiesta di chiarimenti circa la funzione e l'utilizzo di quel credito.

Nel corso dell' istruttoria la Società contribuente, avvalendosi dell' istituto delravvedimento operoso,

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riduceva il proprio vantato credito ad Euro 31.543,00 e provvedeva al deposito di dichiarazioni
integrative per gli anni 2016 e 2017 ed al conseguente versamento di quanto dovuto a titolo di imposta,
interessi e sanzioni ancorché in misura ridotta.

Ciò non di meno l'Ufficio riteneva di contestare anche il credito residuo di imposta per ricerca e
sviluppo risultante dal ravvedimento operoso difettandone i presupposti e procedendo, così,
all'emissione dell'atto oggetto della presente impugnazione. A motivo del ricorso la Società
contribuente deduceva la nullità dell'atto per inesistenza e/o infondatezza della pretesa; l'errata
qualificazione del credito come inesistente e la conseguente illegittima applicazione delle sanzioni
anche a causa delle obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'abito di applicazione della
normativa di riferimento.

Instava, altresì, per la sospensione dell'esecutività dell'atto impugnato ai sensi dell'art. 47 D.Lgs. n. 546
del 1992 e concludeva per il suo annullamento con vittoria di spese. Resisteva l'Agenzia delle Entrate di
Alessandria contestando le allegazioni della ricorrente ed affermando la correttezza del recupero nel
rispetto della normativa di riferimento.

Richiamava, all'uopo, la disciplina comunitaria ed il dettato di cui all'art. 3 D.L. n. 145 del 2013.

Osservava inoltre come, per i periodi di imposta in cui la ricorrente aveva utilizzato il credito in
compensazione, i criteri di riferimento per la corretta quantificazione dei crediti deducibili fossero
quelli previsti dal cosiddetto (...), Evidenziava, ancora, l'Ufficio i cinque requisiti fondamentali che
l' invocata attività di ricerca e sviluppo avrebbe dovuto soddisfare non senza osservare come fosse lo
stesso MISE a riconoscere la sostanziale identità della disciplina previgente rispetto a quella attuale.

Censurava, altresì, la contestata applicazione dei criteri di cui al cosiddetto (...) che, diversamente da
quanto sostenuto dalla ricorrente, non si sarebbe posta in antitesi con il dettato di cui all'art. 5 cit. D.L.
n. 146 del 2002 e smentiva l' invocata obbligatorietà della preventiva richiesta di parere al MISE
ritenuta, invece, una mera facoltà dal D.I. in data 27 maggio 2015.

Contestava, ancora, l'Agenzia delle Entrate l'efficacia probatoria della perizia asseverata prodotta dalla
ricorrente alla quale, secondo un orientamento giurisprudenziale di legittimità, si poteva, al più,
attribuire un valore indiziario privandola, di fatto, della produzione degli effetti di cui all'art. 2697 c.c. In
particolare, e con riferimento al progetto n. 2, l'Ufficio eccepiva che l'attività nello stesso descritta ed
asseritamente svolta, dovesse rientrare tra quelle di ordinaria competenza della Società non
contenendo alcuna particolare innovazione ed esulando, in tal modo, dalla previsione normativa.

Evidenziava, ancora, come anche le restanti attività fossero prive dei requisiti richiesti per accedere al
beneficio il che avrebbe escluso il godimento delle agevolazioni fiscali.

Quanto invece alle sanzioni irrogate, pure oggetto delle doglianze della ricorrente che invocava la
qualificazione del credito come non spettante, l'Ufficio ribadiva la corretta applicazione del dettato
normativo di cui al combinato disposto degli artt. 16 c. 3 e 17 c. 2 D.Lgs. n. 472 del 1997 e 36 bis e ter
D.P.R. n. 600 del 1973 nonché 54 bis D.P.R. n. 633 del 1972. Neppure, ad avviso degli accertatoli,
sussistevano le obiettive condizioni di incertezza invocate dalla ricorrente per beneficiare della
disapplicazione delle sanzioni ai sensi dell'art. 6 c. 2 D.Lgs. n. 472 del 1997.

Quanto, ed infine, alla instata sospensione ex art. 47 D.Lgs. n. 546 del 1992, l'Ufficio si opponeva alla sua
concessione difettando, nella fattispecie, i presupposti del "fumus boni juris" e del "periculum in
mora".

Concludeva, pertanto, per il rigetto del ricorso con vittoria di spese. Con suo Provv. in data 13 luglio
1922 Questa Corte, ritenendo la sussistenza dei requisiti di legge, sospendeva l'esecutività dell'atto di
recupero e rinviava all'udienza odierna per la decisione del ricorso.

Con successiva memoria illustrativa la ricorrente contestava gli assunti dell'Agenzia delle Entrate
ribadendo la fondatezza delle proprie censure, richiamando precedenti giurisprudenziali di merito e
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concludendo, nuovamente, per l'accoglimento dell' interposta opposizione. OSSERVA Il ricorso appare
fondato.

Le attività descritte nelle Azioni del progetto 2 di Ricerca Applicata paiono, infatti, connotate dalla
presenza di elementi innovativi rispetto alle normali condizioni operative del settore agroalimentare.

La descrizione delle attività per cui è causa pare infatti poterle annoverare tra quelle di cui all'art. 3 cit.
D.L. n. 145 del 2013 c. 4 e 5 con conseguente ammissione ai benefici fiscali negati dall'Ufficio.

Di tanto si ritrae ulteriore conferma dal testo del D.M. in data 27 maggio 2015 che, in sintonia con le
precedenti disposizioni normative, ha indicato con precisione quali attività possano rientrare
nell'ambito di agevolazione del credito di imposta e, tra esse, sicuramente quelle descritte e svolte
dalla ricorrente. L'assunto è confortato dalla circolare 5/E/2016 con cui l'Agenzia delle Entrate
riconosce le agevolazioni fiscali alle attività ed alle modifiche che apportano mutamenti ovvero
significativi miglioramenti alle tecniche di produzione e di vendita come, appunto, nella fattispecie.

Sul punto pare opportuno evidenziare come, diversamente da quanto sostenuto dall'Ufficio, le attività
descritte nelle azioni ricomprese nel Progetto 2 della ricorrente avessero contenuti innovativi e
finanche migliorativi rispetto al consueto svolgimento delle stesse.

Lo sviluppo di strumenti telematici volti a migliorare ed innovare attività altrimenti svolte in maniera
convenzionale, può sicuramente ricomprendersi tra i requisiti che la norma pone a fondamento della
concessione del beneficio fiscale così come le nuove tecniche volte a migliorare procedure di
monitoraggio nelle coltivazioni cerealicole. Del pari, e per quanto attiene allo studio di soluzioni
tecniche innovative per la difesa delle colture, l'attività rappresenta un' innovazione così come
qualsiasi studio volto a modificare e migliorare tecniche già in uso che comporta, notoriamente,
difficoltà ed incertezze oltre ad investimenti e spese.

Né a diverse conclusioni può condurre l'osservazione dell'Ufficio secondo il quale la ricorrente già
disponeva della conoscenza e della capacità per sviluppare le ricerche per cui è causa.

L'attività svolta dalla Società contribuente, infatti, non consente di ritenere che lo sviluppo delle
iniziative oggetto dei rilievi dell'Ufficio potesse avvenire in modalità del tutto ordinaria.

La specificità di quegli studi non può ritenersi fatto del tutto normale pacificamente rientrante tra le
attività di ricerca dell'Azienda.

La valutazione operata dall'Ufficio, infatti, pare eccessivamente estensiva neppure disponendo delle
conoscenze tecniche necessarie ad individuare l'effettiva complessità e novità delle soluzioni ricercate
che, ad avviso di Questa Corte, presentano invece aspetti di indubbia innovazione e di miglioramento
rispetto, invece, a quelle in precedenza adottate.

Da un'attenta lettura dell'art. 3 c. 4 cit. D.L. n. 145 del 2013 si può avere conferma di quanto premesso
laddove la norma riconosce la finalità del credito d' imposta a "lavori sperimentali....avente quale
principale finalità l'acquisizione di nuove conoscenze sui fondamenti di fenomeni e di fatti osservabili
ovvero a "ricerca pianificata....mirata ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto
nuovi prodotti.... Permettere la creazione di sistemi complessi"., ed ancora " acquisizione,
combinazione, strutturazione ed utilizzo delle conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica,
tecnologica e commerciale allo scopo di produrre...processi o servizi nuovi modificati o migliorati".

Per quanto, e come correttamente osservato dall'Ufficio, la relazione peritale prodotta dalla ricorrente
non possa assurgere al rango di prova della fondatezza dei propri assunti, il suo contenuto ben
consente di avere conferma di fatti di rilievo ai fini della presente decisione.

La natura ed il contenuto delle attività di ricerca nella stessa descritti permettono infatti di
ricomprenderli nell'elencazione che, delle attività ammesse al beneficio fiscale, opera la norma
richiamata alcun rilievo assumendo l'osservazione dell'Ufficio secondo il quale dette attività avrebbero

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dovuto ritenersi istituzionali per la ricorrente.

L'assunto, infatti, non pare condivisibile per un duplice ordine di ragioni. In primo luogo in quanto,
come premesso, la specificità degli studi e delle ricerche svolte non consente all'Ufficio di ritenerle
rientranti nell'ordinaria attività della ricorrente.

Secondariamente in quanto la loro natura e qualità è espressamente riconosciuta dal legislatore quale
requisito per accedere al beneficio fiscale.

Da quanto premesso, dunque, l'operato degli accertatoli non pare esente dalle censure rivoltegli dalla
ricorrente che, al contrario, ha dato corretta applicazione alla norma pretendendo, del tutto
legittimamente, la fruizione di un beneficio che le compete.

Poiché le spese seguono la soccombenza, l'Agenzia delle Entrate di Alessandria dovrà essere tenuta
alla loro rifusione a favore della ricorrente come da dispositivo.

P.Q.M.
La Corte di Giustizia Tributaria di 1 grado di Alessandria accoglie il ricorso e condanna l'Agenzia delle
Entrate di Alessandria alla rifusione, a favore della ricorrente, delle spese di lite che liquida in Euro
2.500,00 oltre accessori di legge se ed in quanto dovuti.

Conclusione
Alessandria il 19 ottobre 2022.

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