Questa sentenza diventer definitiva alle condizioni definite nellarticolo 44 2 della Convenzione. Potr subire alcune lievi modifiche formali. traduzione non ufficiale dal testo originale a cura dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani Simaldone c. Italia Nella causa Simaldone c. Italia, La Corte europea dei diritti delluomo (seconda sezione), riunita in una camera composta da: Franoise Tulkens, presidente, Ireneu Cabral Barreto, Vladimiro Zagrebelsky, Danut J ocien Dragoljub Popovic Andras Saj Isil Karakas, giudici, e di Franoise Elens-Passos, vice-cancelliere di sezione Dopo aver deliberato in camera di consiglio il 10 marzo 2009, Pronuncia la seguente sentenza, adottata in questultima data:
PROCEDURA
1. Il caso trae origine da un ricorso (n. 22644/03) diretto contro la Repubblica italiana, e con cui un cittadino di tale Stato, il sig. Francesco Simaldone (il ricorrente) aveva promosso una vertenza dinanzi alla Corte il 21 luglio 2003 ai sensi dellarticolo 34 della Convenzione per la tutela dei diritti delluomo e delle libert fondamentali (la Convenzione). 2. Il ricorrente rappresentato da Giovanni Romano, avvocato a Benevento. Il Governo italiano (il Governo) stato rappresentato alternativamente dai suoi agenti, MM. I.M. Braguglia, R. Adam e dalla sig.ra E. Spatafora, e dal suo co-agente aggiunto, Sig. M.N. Lettieri. 3. Il 20 novembre 2007, la Corte ha deciso di comunicare il ricorso al Governo. Ai sensi dellarticolo 29 3 della Convenzione, essa ha inoltre deciso che sarebbero stati esaminati allo stesso tempo la ricevibilit e il merito della causa.
FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
4. Il ricorrente nato nel 1929 ed residente a Benevento.
A. La procedura principale
5. Il 6 ottobre 1992, il ricorrente cit in giudizio il servizio locale di salute pubblica (Unit Sanitaria Locale, di seguito U.S.L.) di cui era dipendente, dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (il TAR) della Campania (RG n. 9633/92), per ottenere il rimborso del prezzo dei pasti quotidiani (che ammonta a 4.13 euro EUR al giorno) che gli sarebbe stato dovuto dallUSL dal 1 gennaio 1991. 6. Il 21 ottobre 1992, il ricorrente present una richiesta di fissazione dudienza. 2 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia 7. Le parti non hanno fornito nessuna informazione sugli sviluppi della procedura, che era pendente alla data di decisione Pinto, il 27 gennaio 2003 ( 9 qui sotto).
B. La procedura Pinto
8. Il 17 aprile 2002, il ricorrente ha promosso una vertenza dinanzi alla Corte dAppello di Roma ai sensi della legge Pinto, chiedendo la constatazione della violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione e, in particolare, 10.846,00 a titolo di risarcimento del danno morale. 9. Con sentenza del 27 gennaio 2003, depositata in cancelleria il 26 marzo 2003, la Corte dAppello, nella pendenza del giudizio presupposto, accert il superamento del termine di durata ragionevole. Accord 700 in equit al ricorrente come riparazione del danno morale e 1.000 al suo avvocato per spese giudiziali. La sentenza non fu notificata e acquis autorit di cosa giudicata il giorno 10 maggio 2004. 10. La somma accordata in esecuzione della decisione Pinto, compresi gli interessi, fu pagata il 6 aprile 2004, in seguito ad un sequestro. Il ricorrente ricevette 723 .
II. IL DIRITTO E LA PRATICA INTERNI RILEVANTI
A. Il diritto e la prassi interna rilevanti relativi alla legge Pinto
11. Il diritto e la pratica interni pertinenti relativi alla legge n. 89 del 24 marzo 2001, cosiddetta legge Pinto figurano nel provvedimento Cocchiarella c. Italia ((GC), n. 64886/01, 23-31, CEDH 2006-...). 12. In particolare, la legge Pinto dispone tra laltro:
Articolo 2 Diritto allequa riparazione
1. (...)
1. Il giudice determina la riparazione a norma dell'articolo 2056 del codice civile, osservando le disposizioni seguenti:
a) rileva solamente il danno riferibile al periodo eccedente il termine ragionevole di cui al comma 1;
(...)
Articolo 3 Procedimento
1. (...)
6. La corte pronuncia, entro quattro mesi dal deposito del ricorso, un decreto impugnabile per cassazione. Il decreto immediatamente esecutivo. 3 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia 7. L'erogazione degli indennizzi agli aventi diritto avviene, nei limiti delle risorse disponibili, a decorrere dal 1 gennaio 2002 . Articolo 5 Comunicazioni Il decreto di accoglimento della domanda comunicato a cura della cancelleria, oltre che alle parti, al procuratore generale della Corte dei conti, ai fini dell'eventuale avvio del procedimento di responsabilit, nonch ai titolari dell'azione disciplinare dei dipendenti pubblici comunque interessati dal procedimento . 13. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, investita di ricorsi contro alcune decisioni emesse dalle Corti dAppello nel quadro dei procedimenti Pinto , ha emesso, il 27 novembre 2003, quattro sentenze di cassazione con rinvio (n. 1338, 1339, 1340 e 1341), depositate in cancelleria il 26 gennaio 2004 e nelle quali ha affermato che la giurisprudenza della Corte di Strasburgo simpone ai giudici italiani per quanto riguarda lapplicazione della legge 89/2001 . Le Sezioni Unite hanno in particolare affermato, nella sentenza n. 1340, il principio secondo il quale: la liquidazione del danno non patrimoniale effettuata dalla Corte di appello a norma dellart. 2 della legge n. 89/2001, pur conservando la sua natura equitativa, tenuta a muoversi entro un ambito che definito dal diritto perch deve riferirsi alle liquidazioni effettuate in casi simili dalla Corte di Strasburgo, da cui consentito discostarsi purch in misura ragionevole.
B. Il diritto interno rilevante in ordine alla pubblicazione, comunicazione, notifica ed esecuzione delle decisioni giudiziali in materia civile 14. Le disposizioni rilevanti del Codice di procedura civile sono le seguenti: Articolo 133 Pubblicazione e comunicazione della sentenza La sentenza resa pubblica mediante deposito nella cancelleria del giudice che lha pronunciata. Il cancelliere d atto del deposito in calce alla sentenza e vi appone la data e la firma, ed entro cinque giorni, mediante biglietto contenente il dispositivo, ne d notizia alle parti che si sono costituite () .
Articolo 136 Comunicazioni Il cancelliere, con biglietto di cancelleria in carta non bollata, fa le comunicazioni che sono prescritte dalla legge o dal giudice al Pubblico Ministero, alle parti, al consulente, agli altri ausiliari del giudice e ai testimoni, e d notizia di quei provvedimenti per i quali disposta dalla legge tale forma abbreviata di comunicazione. () Articolo 137 Notificazioni 4 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia Le notificazioni, quando non disposto altrimenti, sono eseguite dallufficiale giudiziario, su un istanza di parte o su richiesta del pubblico ministero o del cancelliere. () Articolo 475 Spedizione in forma esecutiva Le sentenze e gli altri provvedimenti dellautorit giudiziaria () per valere come titolo per lesecuzione forzata, debbono essere muniti della formula esecutiva, salvo che la legge disponga altrimenti. () Articolo 479 Notificazione del titolo esecutivo e del precetto Se la legge non dispone altrimenti, lesecuzione forzata deve essere preceduta dalla notificazione del titolo in forma esecutiva e del precetto () 15. Larticolo 14 della legge 28 febbraio 1997, n. 30 stabilisce, tra laltro: Articolo 14 Esecuzione forzata nei confronti di pubbliche amministrazioni Le amministrazioni dello Stato e gli enti pubblici non economici completano le procedure per l'esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali e dei lodi arbitrali aventi efficacia esecutiva e comportanti l'obbligo di pagamento di somme di danaro entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione del titolo esecutivo. Prima di tale termine il creditore non ha diritto di procedere ad esecuzione forzata nei confronti delle suddette amministrazioni ed enti, n possono essere posti in essere atti esecutivi. ()
DIRITTO I. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELLARTICOLO 6 1 DELLA CONVENZIONE 16. Il ricorrente si lamenta della durata irragionevole del procedimento presupposto e della insufficienza dellequa riparazione accordata in sede di procedimento ex legge Pinto. Ritiene, in particolare, che limporto accordato dalla Corte dAppello a titolo di danno morale non sufficiente per riparare il danno causato dalla violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione. 17. Il Governo si oppone a questa tesi. 18. Larticolo 6 1 stabilisce tra laltro:
Articolo 6 1
Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata (...) entro un termine ragionevole da un tribunale (...) il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile (...).
5 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia
A. Sulla ricevibilit
1. Qualit di vittima
19. Ad avviso del Governo, il ricorrente non pi vittima della violazione dellarticolo 6 1 perch ha ottenuto dalla Corte dAppello di Roma la constatazione dellavvenuta violazione ed una riparazione appropriata e sufficiente rispetto alla posta in gioco della controversia. 20. Il Governo afferma che la Corte dAppello di Roma ha deciso il caso in conformit con i parametri indennitari tratti dai precedenti disponibili allepoca nella giurisprudenza della Corte. Il Governo sottolinea che sarebbe inappropriato valutare la decisione della Corte di Appello, emessa qualche mese dopo lentrata in vigore della legge Pinto, sulla base dei parametri introdotti dalla Corte in occasione delle sentenze della Grande Camera del 29 marzo 2006 (ex pluribus, Cocchiarella c. Italia, citato supra). Secondo il Governo, gli indennizzi che risulterebbero dallapplicazione a delle cause del passato di questi criteri, concepiti per lepoca attuale, sarebbero almeno il doppio ed a volte il triplo rispetto a quelli concessi nei ricorsi italiani per durata irragionevole decisi dalla Corte in precedenza. 21. I parametri fissati dalla Grande Camera, formulati in maniera apodittica, arriverebbero, secondo il Governo, a dei risultati irragionevoli, ingiusti ed incompatibili con lo spirito e gli scopi della Convenzione. Gli indennizzi che la Corte concede, in applicazione di questi criteri, nei ricorsi italiani per durata irragionevole sarebbero raddoppiati o triplicati rispetto a quelli concessi precedentemente in casi simili di altri paesi che non dispongono nemmeno di un rimedio interno contro la durata eccessiva delle procedure. 22. Il Governo precisa, infine, che ai sensi della legge Pinto, solo gli anni che superano la durata ragionevole possono essere presi in considerazione per determinare la somma dellindennizzo da concedere da parte della Corte dAppello. 23. Il ricorrente ritiene di essere sempre vittima della violazione nella misura in cui la procedura Pinto ha avuto una durata eccessiva. Inoltre, la somma concessa a titolo dindennizzo irrisoria ed stata versata in ritardo. A suo avviso, la posta in gioco della controversia non sarebbe rilevante ai fini della valutazione della sua qualit di vittima, perch ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata in un termine ragionevole, indipendentemente dalla posta in gioco nella procedura nazionale. 24. La Corte ricorda che, ai sensi dellarticolo 34 della Convenzione, essa pu essere investita di un ricorso da parte di una persona fisica (...) che sostenga dessere vittima di una violazione da parte di una delle Alte Parti contraenti dei diritti riconosciuti nella Convenzione o nei suoi Protocolli. (...). A questo proposito, la Corte riconosce che spetta in primo luogo alle autorit nazionali di riparare la presunta violazione della Convenzione. Ne consegue che la questione di sapere se un ricorrente pu considerarsi vittima della dedotta violazione si pone a tutti i livelli della procedura ai sensi della Convenzione (Bourdov c. Russia, n. 59498/00, 30, CEDH 2002-III). 25. Tuttavia, una decisione o una misura favorevole al ricorrente , in linea di principio, sufficiente a escludere la sua qualit di vittima solo se le Autorit Nazionali hanno riconosciuto, esplicitamente o in sostanza, e riparato la violazione della 6 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia Convenzione (vedi, per esempio, Eckle c. Germania, 15 luglio 1982, 69 e seguenti, serie A n. 51; Amuur c. Francia, 25 giugno 1996, 36, Raccolta dei provvedimenti e delle decisioni 1996-III, Dalban c. Romania (GC), n. 28114/95, 44, CEDH 1999-VI; Jensen c. Dannimarca (dic.), n. 48470/99, CEDH 2001-X). 26. Spetta alla Corte di verificare, a posteriori, da una parte, se vi sia stato da parte delle autorit il riconoscimento, almeno in sostanza, di una violazione di un diritto protetto dalla Convenzione, e, daltra parte, se il risarcimento accordato possa essere considerato come appropriato e sufficiente (vedi, in particolare, Normann c. Dannimarca (dic.), n. 44704/98, 14 giugno 2001; Jensen e Rasmussen c. Dannimarca (dic.), n. 52620/99, 20 marzo 2003; Nardone c. Italia (dic.), n. 34368/02, 25 novembre 2004). 27. La prima condizione, cio il riconoscimento da parte delle autorit nazionali di una violazione della Convenzione, non si presta a contestazione. 28. Quanto alla seconda condizione, cio che il ricorrente abbia beneficiato di una riparazione appropriata e sufficiente, la Corte ha gi precisato che, anche se un ricorso deve essere considerato come effettivo quando consente o di far intervenire prima la decisione delle giurisdizioni adite, o di fornire allindividuo una riparazione adeguata per i ritardi gi subiti, questa conclusione valida solo a patto che lazione indennitaria costituisca in s un ricorso efficace, adeguato ed accessibile che permette di veder sanzionata la durata eccessiva di una procedura giudiziaria (Paulino Tomas c. Portogallo (dic.), n. 56698/00, CEDH 2003-VIII). 29. Innanzi tutto, la Corte nota che la fase della procedura Pinto dinanzi alla Corte dAppello durata dal 17 aprile 2002 al 26 marzo 2003, cio undici mesi per un grado di giudizio, il che rappresenta una durata eccessiva, rispetto alla natura della via di ricorso Pinto. 30. La Corte ritiene, inoltre, che la Corte dAppello di Roma, limitandosi ad accordare al ricorrente una somma di 700,00 per danno morale, non ha riparato la violazione in causa in maniera appropriata e sufficiente. Richiamando i principi elaborati nella propria giurisprudenza (vedi, tra gli altri, Cocchiarella c. Italia, citato supra, 69-98), la Corte rileva infatti che la somma in questione rappresenta appena il 7,8 % di quello che concede generalmente nei casi italiani analoghi. Per quanto riguarda lincidenza della posta in gioco nella controversia, la corte osserva che questa rappresenta senzaltro uno dei criteri stabiliti dalla propria giurisprudenza, al pari della complessit del caso e del comportamento della parte ricorrente e delle autorit competenti, nella valutazione del superamento del termine ragionevole e del danno morale subito (vedi Aragosa c. Italia, n. 20191/03, 22, 18 dicembre 2007). Tuttavia, la Corte ricorda che, anche quando questa posta in gioco di minima importanza, i procedimenti in materia di diritto del lavoro, come quello presente, ed i procedimenti in tema di stato e di capacit delle persone devono essere trattate in maniera particolarmente rapida. Ci nondimeno, la posta in gioco nella controversia potr eventualmente giustificare una riduzione della somma da concedere ai sensi dellarticolo 41 della Convenzione (vedi, mutatis mutandis, Aragosa c. Italia, precitato, 22). Quanto alla circostanza per cui la legge Pinto non permette dindennizzare il ricorrente per la durata globale della procedura, ma prende in considerazione soltanto il pregiudizio che si pu riferire al periodo che eccede il termine ragionevole (articolo 2, comma 3, lettera a) di detta legge) (paragrafo 12, supra), la Corte ricorda che uno Stato 7 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia parte alla Convenzione dispone di un margine di apprezzamento per organizzare una via di ricorso interna in maniera coerente con il proprio sistema giuridico e con le proprie tradizioni, in conformit con il livello di vita del paese (Cocchiarella c. Italia, citato, 80). La circostanza che il metodo di calcolo dellindennit previsto in diritto interno non corrisponda esattamente ai criteri enunciati dalla Corte non decisiva a condizione che le giurisdizioni Pinto riescano a concedere delle somme che non siano irragionevoli rispetto a quelle accordate dalla Corte nelle cause simili (Cocchiarella c. Italia, precitato, 105). 31. Infine, la Corte osserva che lindennizzo accordato al ricorrente stato effettivamente versato solo il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della decisione dalla Corte dAppello. 32. Per quanto concerne le osservazioni del Governo relative ad una pretesa incoerenza tra, da una parte, i criteri dindennizzo elaborati nelle pronunce della Grande Chambre del 29 marzo 2006, e, daltra parte, quelli seguiti nei ricorsi italiani per durata eccessiva precedentemente decisi dalla Corte o in casi analoghi riguardanti altri paesi, la Corte ricorda di aver respinto una simile eccezione nel provvedimento Aragosa c. Italia (citato supra, 17-24). Dopo avere proceduto allanalisi della propria giurisprudenza sia anteriore che posteriore al 29 marzo 2006 ed a un esame comparativo delle somme accordate a titolo di soddisfazione equa rispettivamente nei casi italiani di durata eccessiva della procedura e negli analoghi casi riguardanti altri Stati contraenti, la Corte aveva osservato che le somme accordate nelle cause italiane posteriori al 29 marzo 2006 non sono affatto triplicate n raddoppiate, rispetto a quelle accordate in precedenza in casi paragonabili di altri paesi citati dal Governo a titolo di esempio. La Corte non intravede nessuna ragione di derogare alle sue precedenti conclusioni e quindi respinge leccezione. 33. La Corte considera dunque che, con riferimento alle insufficienze della riparazione accordata, il ricorrente pu sempre sostenere di essere vittima ai sensi dellarticolo 34 della Convenzione.
2. Conclusione
34. La Corte constata che questa doglianza non manifestamente infondata ai sensi dellarticolo 35 3 della Convenzione e non affetta da altri motivi dirricevibilit. La doglianza deve pertanto essere dichiarata ricevibile.
B. Sul merito
35. Per quanto riguarda la prima parte della doglianza, la Corte ritiene che il periodo di durata della controversia vada dal 6 ottobre 1992, giorno della convocazione dellUSL davanti al TAR della Campania, al 27 gennaio 2003, data presa in considerazione dalla Corte di Appello adita ex lege Pinto ed alla quale, secondo le informazioni contenute nel fascicolo del ricorso, la procedura principale era pendente. Questultima era dunque gi in corso da oltre dieci anni e tre mesi per un solo grado di giudizio. 8 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia 36. Dopo aver esaminato i fatti alla luce delle informazioni fornite dalle parti, e considerata la propria giurisprudenza in materia, la Corte ritiene che nel caso di specie, la durata della procedura controversa stata effettivamente eccessiva e non risponde allesigenza di durata ragionevole [del processo]. 36. Per quanto riguarda laltra parte della doglianza, la Corte osserva di aver appena ritenuto che la somma accordata non consentiva di considerare la riparazione offerta come sufficiente, anche in considerazione del fatto che la durata della stessa procedura Pinto stata eccessiva ed il pagamento dellindennizzo Pinto risultato tardivo. 37. In conclusione, vi stata violazione dellarticolo 6 1.
II. SULLE DEDOTTE VIOLAZIONI DEGLI ARTICOLI 6 1 DELLA CONVENZIONE E 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DERIVANTI DAL RITARDO NEL PAGAMENTO DELLINDENNIZZO PINTO
39. Il ricorrente afferma che il ritardo dalle autorit nazionali nel conformarsi alla decisione Pinto della Corte dAppello di Roma ha provocato la violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione, citato supra, e dellarticolo 1 del Protocollo n. 1, ai cui sensi:
Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu essere privato della sua propriet se non per causa di pubblica utilit e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non portano pregiudizio al diritto degli Stati di porre in vigore le leggi da essi ritenute necessarie per disciplinare luso dei beni in modo conforme allinteresse generale o per assicurare il pagamento delle imposte o di altri contribuiti o delle ammende.
40. Il Governo contesta questa tesi.
A. Sulla ricevibilit
1. Mancato esaurimento delle vie di ricorso interne
41. Eccependo il mancato esaurimento delle vie di ricorso interne, il Governo sostiene che il ritardo controverso non potrebbe essere considerato come un rifiuto o una carenza grave nelladempimento dellobbligo di eseguire una decisione di giustizia ma dovrebbe essere esaminato esclusivamente dal punto di vista del rispetto del termine ragionevole. Il governo ritiene che il ricorrente avrebbe dovuto iniziare una nuova procedura Pinto per lamentare la durata dellesecuzione della decisione Pinto. 42. Per quanto concerne larticolo 6 1 della Convenzione, la Corte ricorda che il diritto ad un tribunale garantito da questa deposizione include il diritto allesecuzione di una decisione giudiziaria definitiva ed obbligatoria e che lesecuzione di una decisione deve essere considerata come facente parte integrante del processo ai sensi dellarticolo 6 (vedi, in particolare, Hornsby c. Grecia, 19 marzo 1997, 40 e seguenti, Raccolta 1997-II; Metaxas c. Grecia, n. 8415/02, 27 maggio 2004). Essendo 9 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia lesecuzione la seconda fase della procedura sul merito, il diritto rivendicato trova la sua realizzazione effettiva solo al momento dellesecuzione (vedi, tramite altri, i provvedimenti Di Pede c. Italia e Zappia c. Italia, 26 settembre 1996, rispettivamente 22, 24, 26 e 18, 20, 22, Raccolta 1996-IV; mutatis mutandis, Silva Pontes c. Portogallo, 23 marzo 1994, 33, serie A n. 286-A). 43. Nel provvedimento citato Cocchiarella C. Italia ( 36-107), la Corte ha preso in considerazione il ritardo nel pagamento dellindennizzo Pinto ai fini della valutazione del carattere appropriato e sufficiente della riparazione offerta da questo rimedio per la violazione del diritto al termine ragionevole. Padrona della qualificazione giuridica dei fatti della causa (vedi, in primo luogo, Guerra ed altri c. Italia, 19 febbraio 1998, 44, Raccolta 1998-I), la Corte ritiene che sia opportuno analizzare questa doglianza dal punto di vista del diritto del ricorrente ad un tribunale cos come garantito dallarticolo 6 1 della Convenzione ed in particolare dal punto di vista dellobbligo dello Stato di conformarsi ad una decisione giudiziaria esecutiva. 44. Infine, la Corte considera che esigere dal ricorrente un nuovo ricorso Pinto per lamentarsi della durata eccessiva dellesecuzione della decisione Pinto, come suggerito dal Governo, sarebbe come rinchiudere il ricorrente in un circolo vizioso in cui il mal funzionamento di un rimedio lo costringerebbe ad avviarne un altro. Una tale conclusione sarebbe irragionevole e costituirebbe un ostacolo sproporzionato allesercizio efficace da parte del ricorrente del suo diritto di ricorso individuale, cos come definito allarticolo 34 della Convenzione (vedi in questo senso Vaney c. Francia, n. 53946/00, 53, 30 novembre 2004 e, mutatis mutandis, Kaic c. Croazia, n. 22014/04, 32, 17 luglio 2008). 45. Quanto allart. 1 del Protocollo n. 1, la Corte ricorda che limpossibilit per una persona di ottenere lesecuzione di un giudizio concluso a suo favore costituisce uningerenza nel suo diritto al rispetto dei suoi beni, riconducibile alla prima frase del primo comma dellarticolo 1 del Protocollo n. 1 (vedi Bourdov c. Russia, precitato, 40). 46. Potendo la doglianza del ricorrente essere analizzata anche ai sensi di questa disposizione, la Corte ritiene che leccezione del Governo fondata sul mancato esaurimento della via di ricorso Pinto non conferente nel caso di specie e deve quindi essere respinta.
2. Conclusione
47. La Corte constata che queste doglianze non sono manifestamente infondate ai sensi dellarticolo 35 3 della Convenzione e non sono affette da altri motivi dirricevibilit. Di conseguenza, conviene dichiararle ricevibili.
B. Sul merito
48. Per quanto riguarda larticolo 6 1 della Convenzione, la Corte ricorda di avere gi stabilito (vedi, in primo luogo, Cocchiarella c. Italia, citata supra, 89) che se ammissibile che unamministrazione possa avere bisogno di un certo lasso di tempo per procedere ad un pagamento, tuttavia, trattandosi di un ricorso per indennizzo mirato a 10 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia riparare le conseguenze della durata eccessiva di procedure, questo lasso di tempo non dovrebbe generalmente superare sei mesi a partire dal momento in cui la decisione relativa allindennizzo diventa esecutiva. 49. Inoltre, unautorit statale non potr invocare la carenza di risorse come giustificazione per il mancato pagamento di una somma dovuta sulla base di una decisione giudiziaria (vedi cocchiarella c. Italia, citata supra, 90; Bourdov c. Russia, citata supra, 35). 50. La Corte sottolinea come la somma concessa dalla giurisdizione Pinto sia stata versata solo il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della decisione della Corte dAppello. Questo pagamento ha quindi largamente superato i sei mesi a partire dal momento in cui la decisione sullindennizzo diventata esecutiva. 51. Il Governo sostiene che il termine di sei mesi per procedere al pagamento dellindennizzo Pinto dovrebbe essere calcolato a partire dal momento in cui la decisione della Corte dAppello Pinto comunicata allamministrazione da parte del cancelliere ai sensi dellarticolo 136 del Codice di procedura civile o a partire dalla notifica allamministrazione da parte del ricorrente ai sensi degli articoli 137, 475 e 479 dello stesso codice (supra, paragrafo 14). 52. Per quanto riguarda leccezione relativa alla comunicazione della decisione Pinto da parte del cancelliere della Corte dAppello, la Corte nota innanzi tutto che, ai sensi degli articoli 5 della legge Pinto e 133 del codice di procedura civile (supra, 12 e 14), la predetta comunicazione deve essere fatta nei cinque giorni che seguono il deposito della decisione al cancelliere. Ora, anche calcolando il termine di sei mesi stabilito nella sentenza Cocchiarella c. Italia al pi tardi cinque giorni dopo il deposito in cancelleria della decisione Pinto, questa circostanza non sarebbe determinante. Inoltre, una comunicazione tardiva della decisione Pinto da parte del cancelliere della Corte dAppello non sarebbe imputabile al ricorrente, dato che del ritardo sarebbe in ogni caso responsabile lo Stato convenuto. 53. Quanto alla pretesa necessit di notificazione della decisione Pinto a cura del ricorrente, la Corte constata che ai sensi dellarticolo 3, comma 6 della legge Pinto (supra 12), la decisione emessa dalla Corte dAppello immediatamente esecutiva. Ne consegue che lamministrazione tenuta a darle esecuzione subito dopo il suo deposito in cancelleria, versando al beneficiario lindennizzo Pinto concesso dalla Corte dAppello. La notificazione necessaria solo per iniziare una procedura di esecuzione forzata (art. 479 del Codice di procedura civile). Nel caso di specie, la Corte ricorda di aver giudicato inopportuno chiedere ad una persona che ha gi ottenuto un credito contro lo Stato dopo una procedura giudiziaria di iniziare in seguito una procedura di esecuzione forzata per ottenere soddisfazione (Metaxas c. Grecia, precitato, 19; Karahalios c. Grecia, n. 62503/00, 23, 11 dicembre 2003) e che, nel quadro del ricorso Pinto, gli interessati non hanno lobbligo di iniziare una procedura di esecuzione (vedi Delle Cave e Corrado c. Italia, n. 14626/03, 23-24, 5 giugno 2007, CEDH 2007). 54. Alla luce di queste considerazioni, la tesi del Governo in ordine al dies a quo per il calcolo del ritardo nel pagamento dellindennizzo Pinto non pu essere accolta, e, pertanto, il termine di sei mesi per effettuare questo pagamento corre, conformemente alla giurisprudenza Cocchiarella c. Italia, a partire dalla data in cui la decisione diventa 11 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia esecutiva, cio la data del deposito in cancelleria della decisione Pinto, non impugnata nella fattispecie dinanzi alla Corte di Cassazione da nessuna delle parti della procedura. 55. Di conseguenza, astenendosi per dodici mesi dal prendere le misure necessarie per conformarsi alla decisione resa nel caso di specie dalla Corte dAppello Pinto, le autorit italiane hanno privato le disposizioni dellarticolo 6 1 della Convenzione di ogni effetto utile. 56. V stata pertanto violazione dellarticolo 6 1, sotto il profilo del diritto allesecuzione delle decisioni giudiziarie. 57. Per quanto riguarda larticolo 1 del Protocollo n. 1, il Governo sostiene che questa disposizione non stata violata nel caso di specie dato che il ritardo nellesecuzione della decisione Pinto sarebbe trascurabile e compensato dalla concessione dinteressi moratori. 58. Il ricorrente afferma che il danno morale che deriva dalla violazione del termine ragionevole non pu essere compensato dalla concessione dinteressi moratori, che mirano a neutralizzare il danno morale che deriva dalla non-disponibilit di una somma di denaro. 59. La Corte reputa che, alla luce della sua giurisprudenza (vedi Bourdov c. Russia, precitato, 40), il ritardo controverso si analizza in uningerenza nel diritto al rispetto dei beni del ricorrente. Ora, nella presente causa, il Governo non ha fornito nessuna giustificazione per questingerenza, e la Corte reputa che uneventuale mancanza di risorse non potrebbe legittimare tale omissione (Bourdov c. Russia, precitato, 41). 60. La Corte ricorda anche che, nella sentenza Shmalko c. Ucraina (n. 60750/00, 56, 20 luglio 2004), ha concluso nel senso della violazione dellarticolo 1 del Protocollo n. 1 in un caso in cui la decisione resa a favore del ricorrente era stata messa in esecuzione quindici mesi dopo essere stata pronunciata. In un caso in cui una decisione di accoglimento relativa ad un caso di detenzione illegale era stata messa in esecuzione dodici mesi dopo essere stata emessa, la Corte ha osservato che, anche se questo ritardo poteva essere considerato non eccessivo in s, la natura della decisione doveva essere presa in considerazione (Lupacescu ed altri c. Moldova, n. 3417/02, 5994/02, 28365/02, 5742/03, 8693/03, 31976/03, 13681/03 e 32759/03, 23, 21 marzo 2006). La Corte ha sottolineato che un ritardo nel pagamento della somma concessa doveva avere aggravato per il ricorrente la frustrazione che derivava dalla detenzione illegale (ibidem). Di conseguenza, ha concluso nel sensi della violazione dellarticolo 1 del Protocollo n. 1 (Lupacescu, precitato, 24). 61. La Corte ritiene, innanzi tutto, che questo ragionamento deve essere seguito, mutatis mutandis, nel caso di specie, perch il ricorrente ha iniziato una procedura in riparazione (circostanza non contestata dal Governo) per essere risarcito dal pregiudizio che deriva dalla violazione del suo diritto ad un processo in un termine ragionevole e si in seguito ritrovato a subire la frustrazione ulteriore derivante dalla difficolt di ottenere il versamento dellindennizzo. 62. Per quanto riguarda la soglia che potrebbe comportare la violazione dellarticolo 1 del Protocollo n. 1, la Corte ritiene opportuno riferirsi, anche in questo caso, ad un termine di sei mesi a partire dal momento in cui la decisione, non impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione da nessuna delle parti del processo, diventa esecutiva. 63. Infine, per quanto riguarda largomento del Governo secondo il quale il ritardo sarebbe stato compensato dalla concessione dinteressi moratori, la Corte rileva che il 12 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia ricorrente ha ricevuto 23 euro a titolo dinteressi per un ritardo di dodici mesi nel pagamento della somma Pinto. Tuttavia, in riferimento alla natura della via di ricorso interno ed al fatto che il ricorrente non era tenuto ad iniziare una procedura desecuzione, la Corte ritiene che il versamento degli interessi non pu essere determinante nella fattispecie. 64. Vi stata, pertanto, violazione dellarticolo 1 del Protocollo n. 1.
III. SULLE DEDOTTE VIOLAZIONI DEGLI ARTICOLI 13 E 53 DELLA CONVENZIONE DERIVANTI DALLINSUFFICIENZA E DAL RITARDO NEL PAGAMENTO DEL RISARCIMENTO PINTO OTTENUTO DAL RICORRENTE.
65. Ai sensi degli articoli 13 e 53 della Convenzione, il ricorrente si lamenta del rimedio Pinto, per linsufficienza della riparazione attribuita dalla Corte dAppello di Roma. Inoltre si lamenta del ritardo nel pagamento dellindennit Pinto. 66. Gli articoli 13 e 53 della Convenzione stabiliscono quanto segue:
Articolo 13
Ogni persona i cui diritti e le cui libert riconosciuti nella (...) Convenzione siano stati violati, ha diritto ad un ricorso effettivo davanti ad unistanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nellesercizio delle loro funzioni ufficiali.
Articolo 53
Nessuna delle disposizioni della (...) Convenzione pu essere interpretata in modo da limitare o pregiudicare i diritti delluomo e le Liber Fondamentali che possano essere riconosciuti in base alle leggi di ogni Parte contraente o in base ad ogni altro accordo al quale essa partecipi.
A. Sulla ricevibilit
67. La Corte ritiene, innanzi tutto, che queste doglianze debbano essere considerate unicamente sotto il profilo dellarticolo 13 della Convenzione. 68. Per quanto riguarda la parte della doglianza relativa allinsufficienza dellindennit Pinto, la Corte ricorda che larticolo 13 della Convenzione garantisce lesistenza in diritto interno di una via di ricorso che permette di avvalersi dei diritti e delle libert consacrati dalla Convenzione. Esso implica che listanza nazionale competente sia abilitata, innanzi tutto, a conoscere il contenuto della doglianza fondata sulla Convenzione e, in seguito, ad offrire una riparazione appropriata nei casi che lo meritano (vedi Mifsud c. Francia (dic.) (GC), n. 57220/00, 17, ECHR 2002-VIII; 13 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia Scordino (n. 1), citato supra, 186-188; Surmeli c. Germania (GC), n. 75529/01, 99, 8 giugno 2006). Pertanto, il diritto ad un ricorso effettivo ai sensi della Convenzione non pu essere interpretato come diritto allaccoglimento della domanda nel senso voluto dallinteressato (Surmeli, citato supra, 98). 69. La Corte ricorda anche che nel gennaio 2004 la Corte di Cassazione, con le sentenza n. 1338, 1339, 1340 e 1341, ha stabilito il principio secondo il quale la liquidazione del danno non patrimoniale effettuata dalla Corte di appello a norma dellart. 2 della legge n. 89/2001, pur conservando la sua natura equitativa, tenuta a muoversi entro un ambito che definito dal diritto perch deve riferirsi alle liquidazioni effettuate in casi simili dalla Corte di Strasburgo, da cui consentito discostarsi purch in misura ragionevole (vedi supra 13, e Cocchiarella c. Italia, citata supra, 24- 25). A seguito di questo mutamento, la Corte ha considerato che a partire dal 26 luglio 2004, data alla quale queste sentenze, in particolare il provvedimento n. 1340 della Corte di Cassazione, non potevano pi essere ignorati dal pubblico, i ricorrenti dovevano usare il ricorso in Cassazione ai sensi della legge Pinto, secondo quanto previsto dallarticolo 35 1 della Convenzione (Di Sante c. Italia (dic.), n. 56079/00, 24 giugno 2004; Cocchiarella c. Italia, precitato, 42-44). 70. Stanti le strette affinit tra la regola del previo esaurimento delle vie di ricorso interne stabilita dallarticolo 35 1 della Convenzione e lesigenza deffettivit dei rimedi interni, iscritta nellarticolo 13 (vedi in questo senso Scordino c. Italia (dic.), n. 36813/97, CEDH 2003-IV), nella decisione Di Sante c. Italia precitata, la Corte, considerando il ricorso in Cassazione ai sensi della legge Pinto come una via di ricorso da esaurire, ha implicitamente riconosciuto il carattere effettivo del rimedio Pinto. 71. Daltronde, nella sentenza Delle Cave e Corrado c. Italia (citato supra, 43- 46), la Corte ha gi reputato che la semplice insufficienza della somma dellindennit attribuita ad un ricorrente nel quadro della procedura Pinto non costituisce in s un elemento sufficiente per rimettere in discussione leffettivit del ricorso Pinto. 72. Alla luce di quanto detto, la Corte ritiene che doversi dichiarare questa parte della doglianza fondata sullarticolo 13 e relativa allinsufficienza dellindennizzo Pinto irricevibile per difetto manifesto di fondatezza ai sensi dellarticolo 35 3 della Convenzione. 73. Per quanto riguarda la parte della doglianza fondata sul ritardo nel pagamento dellindennizzo Pinto, il Governo solleva leccezione che la Corte ha appena respinto ai precedenti paragrafi 41-46. 74. Il ricorrente non ha preso posizione. 75. Questa doglianza deve essere dichiarata ricevibile, non essendo essa manifestamente infondata ai sensi dellart. 35 3 della Convenzione e non riscontrandosi nessun altro motivo dirricevibilit.
B. Sul merito
76. Secondo il Governo, un ritardo come quello in discussione nel caso di specie, in pi compensato dalla concessione dinteressi moratori, non potrebbe rimettere in causa il carattere effettivo del ricorso Pinto. Inoltre, sarebbe paradossale che lItalia, che si sforzata di introdurre un rimedio per la violazione del diritto al termine ragionevole, 14 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia possa incorrere in un accertamento di violazione dellarticolo 13, mentre numerosi Stati parti alla Convenzione non dispongono di una via di ricorso interna in materia e non sono stati condannati per violazione di questa disposizione. 77. Il ricorrente non ha preso posizione. 78. La Corte ha gi avuto loccasione di ricordare nella sentenza Kudla c. Pologna (GC), n. 30210/96, 154, CEDH 2000-XI) che, nel rispetto delle esigenze della Convenzione, gli Stati contraenti godono di un certo margine di apprezzamento per quanto riguarda la maniera di garantire agli individui il ricorso previsto dallarticolo 13 e di conformarsi allobbligo che fa loro questa disposizione della Convenzione. Essa ha parimenti insistito sul principio di sussidariet affinch i ricorrenti non siano pi sistematicamente costretti a formulare dei ricorsi che avrebbero potuto essere formati prima e, a suo avviso, in maniera pi appropriata, nellambito degli ordinamenti giuridici interni. La Corte ha anche reputato nella sentenza Cocchiarella c. Italia (citata supra, 80) che, quando i legislatori o le giurisdizioni nazionali hanno accettato di giocare il loro vero ruolo introducendo una via di ricorso interna, la Corte deve trarne alcune conseguenze. Quando uno Stato ha fatto un passo significativo introducendo un ricorso per lindennizzo, la Corte deve lasciargli un maggiore margine di valutazione affinch esso possa organizzare questo ricorso interno in maniera coerente con il proprio sistema giuridico e le sue tradizioni, in conformit con il livello di vita della nazione (ibidem). Le esigenze dallarticolo 13 della Convenzione sono tuttavia rispettate solo se il rimedio previsto dal diritto nazionale per lamentare una violazione dellarticolo 6 1 rimane un ricorso efficace, adeguato ed accessibile che permette di sanzionare la durata eccessiva di un procedimento giudiziario (Paulino Tomas c. Portogallo, precitato; Vidas c. Croazia, n. 40383/04, 36, 3 luglio 2008). 79. Come innanzi rilevato al 31, lindennizzo Pinto accordato al ricorrente stato effettivamente versato il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della decisione della Corte dAppello. Questo pagamento ha superato di molto i sei mesi a partire dal momento in cui la decisione di accoglimento divent esecutiva (Cocchiarella c. Italia, citata supra, 89). 80. Inoltre, la Corte sottolinea che, in otto delle nove sentenze rese dalla Grande Camera il 29 marzo 2006 (Cocchiarella c. Italia, citata supra, 100; Musci c. Italia, n. 64699/00, 101, CEDH 2006-...; Riccardi Pizzati c. Italia, n. 62361/00, 99; Giuseppe Mostacciuolo c. Italia (n.1), n. 64705/01, 99; Giuseppe Mostacciuolo c. Italia (n. 2), n.65102/01, 98; Apicella c. Italia, n. 64890/01, 98; Ernestina Zullo c. Italia, n. 65075/01, 98), essa ha rilevato che le somme accordate dalle Corti dAppello Pinto erano state versate tardivamente ai ricorrenti, o addirittura non erano state affatto versate. 81. Inoltre, la Corte ha emesso contro lItalia, dal 29 marzo 2006, pi di 50 sentenze di accertamento della violazione dellarticolo 6 1, in ragione della durata eccessiva delle procedure giudiziarie nazionali. In tutte queste sentenze, ha rilevato ritardi nel pagamento degli indennizzi Pinto che sono stati spesso considerati come circostanze aggravanti della violazione del diritto al termine ragionevole (vedi Cocchiarella c. Italia, citato supra, 120) da prendere in considerazione nella determinazione della somma da concedere ai ricorrenti ai sensi dellart. 41 della Convenzione. 82. Infine, la Corte osserva che a partire dal settembre 2007, un numero molto importante di nuovi ricorsi diretti contro lItalia riguardano esclusivamente i ritardi nei 15 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia pagamenti degli indennizzi Pinto. Circa 500 di questi ricorsi sono stati di recente comunicati al Governo, ci che rivela lesistenza di un problema nel funzionamento del ricorso Pinto. 83. Tuttavia, la Corte rileva che tra il 2005 e il 2007, le Corti dAppello competenti ai sensi della legge Pinto hanno emesso circa 16.000 pronunce, cosicch il numero di ricorsi introdotti dinanzi alla Corte e riguardanti il ritardo nel pagamento degli indennizzi Pinto, per quanto importante, non dimostra, al momento, una inefficacia strutturale del rimedio Pinto. 84. Alla luce di quanto precede, la Corte ritiene che il ritardo di dodici mesi nel pagamento dellindennizzo Pinto accertato nel caso di specie, anche se comporta una violazione degli articoli 6 1 della Convenzione e 1 del Protocollo n. 1, non sufficientemente importante per rimettere in discussione leffettivit del rimedio Pinto. 85. Tuttavia, la Corte ritiene opportuno attirare lattenzione del Governo sul problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi Pinto e sulla necessit che le autorit nazionali abbiano tutti i mezzi adeguati e sufficienti per assicurare il rispetto delle obbligazioni derivanti dalladesione alla Convenzione e per evitare che il ruolo della Corte sia ostruito da un grande numero di cause ripetitive riguardanti gli indennizzi concessi dalle Corti dAppello nel quadro delle procedure Pinto e/o il ritardo nel pagamento delle somme in questione, ci che costituisce una minaccia per leffettivit in futuro del meccanismo posto in essere dalla Convenzione (vedi Cocchiarella c. Italia, citata supra, 69-107 e 125-130; mutatis mutandis, Scordino c. Italia (n. 3) (equa soddisfazione), n. 43662/98, 14-15, CEDH 2007-...; Driza c. Albania, n. 33771/02, 122, CEDH 2007-... (estratti); Katz c. Romania, n. 29739/03, 9, 20 gennaio 2009).
IV. SULLAPPLICAZIONE DELLARTICOLO 41 ALLA CONVENZIONE.
86. Ai sensi dellarticolo 41 della Convenzione,
Se la Corte dichiara che vi stata violazione della Convenzione o dei suoi protocolli, e se il diritto interno dellAlta Parte contraente non permette se non in modo imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, unequa soddisfazione alla parte lesa.
A. Danno
87. Il ricorrente richiede 15.000 a titolo di pregiudizio morale che avrebbe subito. 88. Il Governo contesta questa pretesa. 89. La Corte ritiene che essa avrebbe potuto accordare al ricorrente, in assenza di vie di ricorso interne e tenuto conto del fatto che la causa riguarda la materia del diritto del lavoro senza tuttavia toccare aspetti importanti o delicati come, per esempio, un licenziamento abusivo, la somma di 9.000 euro. Il fatto che la Corte dAppello di Roma, dopo una lunga procedura, abbia concesso al ricorrente circa il 7,8% di questa somma conduce ad un risultato manifestamente irragionevole, dato che, inoltre, il pagamento 16 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia intervenuto dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della decisione della Corte dAppello di Roma. Di conseguenza, la Corte, considerando le caratteristiche della via di ricorso Pinto e considerando che essa , nonostante tutto, giunta ad una constatazione di violazione e ad ulteriori accertamenti di violazione riguardanti larticolo 6 1, dal punto di vista del diritto allesecuzione delle decisioni giudiziarie, e larticolo 1 del Protocollo n. 1, tenuto conto della soluzione adottata nella sentenza Cocchiarella c. Italia (citato supra, 139-142 e 146) e statuendo secondo equit, accorda al ricorrente 3.950 .
B. Spese e costi
90. Producendo i relativi giustificativi, il ricorrente chiede 15.111 per le spese sostenute dinanzi alla Corte. 91. Il Governo contesta questa pretesa. 92. Secondo la giurisprudenza della Corte, il pagamento delle spese e dei costi ai sensi dellarticolo 41 presuppone che risultino accertati la loro realt, la loro necessit ed il carattere ragionevole del loro tasso (Can ed altri c. Turchia, n. 29189/02, 22, 24 gennaio 2008). La Corte osserva che nel quadro della preparazione del presente ricorso, alcune spese sono state effettuate. Rileva anche che la Corte dAppello di Roma ha concesso allavvocato del ricorrente 1.000 per spese e costi, compresi quelli relativi alla procedura dinanzi alla Corte. Da allora, statuendo secondo equit, la Corte reputa ragionevole concedere 1.000 a questo titolo.
C. Interessi moratori
93. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso dinteresse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALLUNANIMITA,
3. Dichiara il ricorso ricevibile quanto alle doglianze relative alla durata eccessiva della processo (articolo 6 1 della Convenzione) e al ritardo delle autorit nazionali nel conformarsi alla decisione della Corte dAppello di Roma (articoli 6 1, 13 e 1 del Protocollo n. 1) e irricevibile per il resto; 4. Ritiene che vi sia stata violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione, in ragione della durata eccessiva della procedura; 5. Ritiene che vi sia stata violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione e dellarticolo 1 del Protocollo n. 1, in ragione del ritardo della autorit nazionali nel conformarsi alla decisione della Corte dAppello di Roma; 6. Ritiene che non vi sia stata violazione dellarticolo 13 della Convenzione, in ragione del ritardo delle autorit nazionali nel conformarsi alla decisione della Corte dAppello di Roma; 7. Ritiene 17 Copyright 2010 UFTDU Simaldone c. Italia a) che lo Stato convenuto debba versare al ricorrente, nei tre mesi a partire del giorno in cui la sentenza sar diventato definitivo conformemente allarticolo 44 2 alla Convenzione, le somme seguenti:
i) 3.950 (tremilanovecento euro), pi ogni importo che pu essere dovuto a titolo di tasse, per danno morale, ii) 1.000 (mille euro), pi ogni importo che pu essere dovuto dal ricorrente a titolo di tassa, per spese; b) che a partire dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tale importo dovr essere maggiorato di un interesse semplice ad un tasso uguale a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali;
8. Rigetta per il resto la domanda di equa soddisfazione.
Redatta in francese, poi comunicato per iscritto il 31 marzo 2009, in applicazione dellarticolo 77 2 e 3 del Regolamento.
Franoise Elens-passos Franoise Tulkens Vice-cancelliere di sezione Presidente 18 Copyright 2010 UFTDU
MAFIA CARINI ALTADONNA PIPITONE PIRAINETO CONTRADA SERRACARDILLO SENTENZA No 279612012 Sent 20 GIUGNO 2012 ADDIOPIZZO PARTE CIVILE No 279612012 SENTENZA 20 Giugno 2012 Addiopizzo Parte Civile
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