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CONSIGLIO DEUROPA

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELLUOMO









SECONDA SEZIONE




SIMALDONE c. ITALIA
(Ricorso N. 22644/03)





SENTENZA


STRASBURGO

31 marzo 2009




Questa sentenza diventer definitiva alle condizioni definite nellarticolo 44 2 della
Convenzione. Potr subire alcune lievi modifiche formali.
traduzione non ufficiale dal testo originale a cura dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani
Simaldone c. Italia
Nella causa Simaldone c. Italia,
La Corte europea dei diritti delluomo (seconda sezione), riunita in una camera
composta da:
Franoise Tulkens, presidente,
Ireneu Cabral Barreto,
Vladimiro Zagrebelsky,
Danut J ocien
Dragoljub Popovic
Andras Saj
Isil Karakas, giudici,
e di Franoise Elens-Passos, vice-cancelliere di sezione
Dopo aver deliberato in camera di consiglio il 10 marzo 2009,
Pronuncia la seguente sentenza, adottata in questultima data:


PROCEDURA

1. Il caso trae origine da un ricorso (n. 22644/03) diretto contro la Repubblica
italiana, e con cui un cittadino di tale Stato, il sig. Francesco Simaldone (il ricorrente)
aveva promosso una vertenza dinanzi alla Corte il 21 luglio 2003 ai sensi dellarticolo
34 della Convenzione per la tutela dei diritti delluomo e delle libert fondamentali (la
Convenzione).
2. Il ricorrente rappresentato da Giovanni Romano, avvocato a Benevento. Il
Governo italiano (il Governo) stato rappresentato alternativamente dai suoi agenti,
MM. I.M. Braguglia, R. Adam e dalla sig.ra E. Spatafora, e dal suo co-agente aggiunto,
Sig. M.N. Lettieri.
3. Il 20 novembre 2007, la Corte ha deciso di comunicare il ricorso al Governo. Ai
sensi dellarticolo 29 3 della Convenzione, essa ha inoltre deciso che sarebbero stati
esaminati allo stesso tempo la ricevibilit e il merito della causa.


FATTO

I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO

4. Il ricorrente nato nel 1929 ed residente a Benevento.


A. La procedura principale

5. Il 6 ottobre 1992, il ricorrente cit in giudizio il servizio locale di salute pubblica
(Unit Sanitaria Locale, di seguito U.S.L.) di cui era dipendente, dinanzi al Tribunale
Amministrativo Regionale (il TAR) della Campania (RG n. 9633/92), per ottenere il
rimborso del prezzo dei pasti quotidiani (che ammonta a 4.13 euro EUR al giorno) che
gli sarebbe stato dovuto dallUSL dal 1 gennaio 1991.
6. Il 21 ottobre 1992, il ricorrente present una richiesta di fissazione dudienza.
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7. Le parti non hanno fornito nessuna informazione sugli sviluppi della procedura,
che era pendente alla data di decisione Pinto, il 27 gennaio 2003 ( 9 qui sotto).

B. La procedura Pinto

8. Il 17 aprile 2002, il ricorrente ha promosso una vertenza dinanzi alla Corte
dAppello di Roma ai sensi della legge Pinto, chiedendo la constatazione della
violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione e, in particolare, 10.846,00 a titolo di
risarcimento del danno morale.
9. Con sentenza del 27 gennaio 2003, depositata in cancelleria il 26 marzo 2003, la
Corte dAppello, nella pendenza del giudizio presupposto, accert il superamento del
termine di durata ragionevole. Accord 700 in equit al ricorrente come riparazione
del danno morale e 1.000 al suo avvocato per spese giudiziali. La sentenza non fu
notificata e acquis autorit di cosa giudicata il giorno 10 maggio 2004.
10. La somma accordata in esecuzione della decisione Pinto, compresi gli interessi,
fu pagata il 6 aprile 2004, in seguito ad un sequestro. Il ricorrente ricevette 723 .


II. IL DIRITTO E LA PRATICA INTERNI RILEVANTI

A. Il diritto e la prassi interna rilevanti relativi alla legge Pinto

11. Il diritto e la pratica interni pertinenti relativi alla legge n. 89 del 24 marzo 2001,
cosiddetta legge Pinto figurano nel provvedimento Cocchiarella c. Italia ((GC), n.
64886/01, 23-31, CEDH 2006-...).
12. In particolare, la legge Pinto dispone tra laltro:


Articolo 2 Diritto allequa riparazione

1. (...)

1. Il giudice determina la riparazione a norma dell'articolo 2056 del codice civile,
osservando le disposizioni seguenti:

a) rileva solamente il danno riferibile al periodo eccedente il termine ragionevole di cui al
comma 1;

(...)

Articolo 3 Procedimento

1. (...)

6. La corte pronuncia, entro quattro mesi dal deposito del ricorso, un decreto impugnabile per
cassazione. Il decreto immediatamente esecutivo.
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7. L'erogazione degli indennizzi agli aventi diritto avviene, nei limiti delle risorse disponibili, a
decorrere dal 1 gennaio 2002 .
Articolo 5 Comunicazioni
Il decreto di accoglimento della domanda comunicato a cura della cancelleria, oltre che
alle parti, al procuratore generale della Corte dei conti, ai fini dell'eventuale avvio del
procedimento di responsabilit, nonch ai titolari dell'azione disciplinare dei dipendenti pubblici
comunque interessati dal procedimento .
13. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, investita di ricorsi contro alcune
decisioni emesse dalle Corti dAppello nel quadro dei procedimenti Pinto , ha
emesso, il 27 novembre 2003, quattro sentenze di cassazione con rinvio (n. 1338, 1339,
1340 e 1341), depositate in cancelleria il 26 gennaio 2004 e nelle quali ha affermato che
la giurisprudenza della Corte di Strasburgo simpone ai giudici italiani per quanto
riguarda lapplicazione della legge 89/2001 .
Le Sezioni Unite hanno in particolare affermato, nella sentenza n. 1340, il principio
secondo il quale:
la liquidazione del danno non patrimoniale effettuata dalla Corte di appello a norma
dellart. 2 della legge n. 89/2001, pur conservando la sua natura equitativa, tenuta a muoversi
entro un ambito che definito dal diritto perch deve riferirsi alle liquidazioni effettuate in casi
simili dalla Corte di Strasburgo, da cui consentito discostarsi purch in misura ragionevole.

B. Il diritto interno rilevante in ordine alla pubblicazione, comunicazione,
notifica ed esecuzione delle decisioni giudiziali in materia civile
14. Le disposizioni rilevanti del Codice di procedura civile sono le seguenti:
Articolo 133 Pubblicazione e comunicazione della sentenza
La sentenza resa pubblica mediante deposito nella cancelleria del giudice
che lha pronunciata.
Il cancelliere d atto del deposito in calce alla sentenza e vi appone la data e la
firma, ed entro cinque giorni, mediante biglietto contenente il dispositivo, ne d notizia
alle parti che si sono costituite () .

Articolo 136 Comunicazioni
Il cancelliere, con biglietto di cancelleria in carta non bollata, fa le
comunicazioni che sono prescritte dalla legge o dal giudice al Pubblico Ministero, alle
parti, al consulente, agli altri ausiliari del giudice e ai testimoni, e d notizia di
quei provvedimenti per i quali disposta dalla legge tale forma abbreviata di
comunicazione. ()
Articolo 137 Notificazioni
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Le notificazioni, quando non disposto altrimenti, sono eseguite dallufficiale
giudiziario, su un istanza di parte o su richiesta del pubblico ministero o del cancelliere.
()
Articolo 475 Spedizione in forma esecutiva
Le sentenze e gli altri provvedimenti dellautorit giudiziaria () per valere
come titolo per lesecuzione forzata, debbono essere muniti della formula esecutiva,
salvo che la legge disponga altrimenti. ()
Articolo 479 Notificazione del titolo esecutivo e del precetto
Se la legge non dispone altrimenti, lesecuzione forzata deve essere preceduta
dalla notificazione del titolo in forma esecutiva e del precetto ()
15. Larticolo 14 della legge 28 febbraio 1997, n. 30 stabilisce, tra laltro:
Articolo 14 Esecuzione forzata nei confronti di pubbliche amministrazioni
Le amministrazioni dello Stato e gli enti pubblici non economici completano le
procedure per l'esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali e dei lodi arbitrali aventi
efficacia esecutiva e comportanti l'obbligo di pagamento di somme di danaro entro il
termine di sessanta giorni dalla notificazione del titolo esecutivo. Prima di tale termine
il creditore non ha diritto di procedere ad esecuzione forzata nei confronti delle suddette
amministrazioni ed enti, n possono essere posti in essere atti esecutivi. ()

DIRITTO
I. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELLARTICOLO 6 1 DELLA
CONVENZIONE
16. Il ricorrente si lamenta della durata irragionevole del procedimento presupposto e
della insufficienza dellequa riparazione accordata in sede di procedimento ex legge
Pinto. Ritiene, in particolare, che limporto accordato dalla Corte dAppello a titolo di
danno morale non sufficiente per riparare il danno causato dalla violazione
dellarticolo 6 1 della Convenzione.
17. Il Governo si oppone a questa tesi.
18. Larticolo 6 1 stabilisce tra laltro:

Articolo 6 1

Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata (...) entro un termine
ragionevole da un tribunale (...) il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie sui
suoi diritti e doveri di carattere civile (...).


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A. Sulla ricevibilit

1. Qualit di vittima

19. Ad avviso del Governo, il ricorrente non pi vittima della violazione
dellarticolo 6 1 perch ha ottenuto dalla Corte dAppello di Roma la constatazione
dellavvenuta violazione ed una riparazione appropriata e sufficiente rispetto alla posta
in gioco della controversia.
20. Il Governo afferma che la Corte dAppello di Roma ha deciso il caso in
conformit con i parametri indennitari tratti dai precedenti disponibili allepoca nella
giurisprudenza della Corte. Il Governo sottolinea che sarebbe inappropriato valutare la
decisione della Corte di Appello, emessa qualche mese dopo lentrata in vigore della
legge Pinto, sulla base dei parametri introdotti dalla Corte in occasione delle sentenze
della Grande Camera del 29 marzo 2006 (ex pluribus, Cocchiarella c. Italia, citato
supra). Secondo il Governo, gli indennizzi che risulterebbero dallapplicazione a delle
cause del passato di questi criteri, concepiti per lepoca attuale, sarebbero almeno il
doppio ed a volte il triplo rispetto a quelli concessi nei ricorsi italiani per durata
irragionevole decisi dalla Corte in precedenza.
21. I parametri fissati dalla Grande Camera, formulati in maniera apodittica,
arriverebbero, secondo il Governo, a dei risultati irragionevoli, ingiusti ed incompatibili
con lo spirito e gli scopi della Convenzione. Gli indennizzi che la Corte concede, in
applicazione di questi criteri, nei ricorsi italiani per durata irragionevole sarebbero
raddoppiati o triplicati rispetto a quelli concessi precedentemente in casi simili di altri
paesi che non dispongono nemmeno di un rimedio interno contro la durata eccessiva
delle procedure.
22. Il Governo precisa, infine, che ai sensi della legge Pinto, solo gli anni che
superano la durata ragionevole possono essere presi in considerazione per determinare
la somma dellindennizzo da concedere da parte della Corte dAppello.
23. Il ricorrente ritiene di essere sempre vittima della violazione nella misura in
cui la procedura Pinto ha avuto una durata eccessiva. Inoltre, la somma concessa a
titolo dindennizzo irrisoria ed stata versata in ritardo. A suo avviso, la posta in
gioco della controversia non sarebbe rilevante ai fini della valutazione della sua qualit
di vittima, perch ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata in un
termine ragionevole, indipendentemente dalla posta in gioco nella procedura nazionale.
24. La Corte ricorda che, ai sensi dellarticolo 34 della Convenzione, essa pu
essere investita di un ricorso da parte di una persona fisica (...) che sostenga dessere
vittima di una violazione da parte di una delle Alte Parti contraenti dei diritti
riconosciuti nella Convenzione o nei suoi Protocolli. (...). A questo proposito, la Corte
riconosce che spetta in primo luogo alle autorit nazionali di riparare la presunta
violazione della Convenzione. Ne consegue che la questione di sapere se un ricorrente
pu considerarsi vittima della dedotta violazione si pone a tutti i livelli della procedura
ai sensi della Convenzione (Bourdov c. Russia, n. 59498/00, 30, CEDH 2002-III).
25. Tuttavia, una decisione o una misura favorevole al ricorrente , in linea di
principio, sufficiente a escludere la sua qualit di vittima solo se le Autorit Nazionali
hanno riconosciuto, esplicitamente o in sostanza, e riparato la violazione della
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Convenzione (vedi, per esempio, Eckle c. Germania, 15 luglio 1982, 69 e seguenti,
serie A n. 51; Amuur c. Francia, 25 giugno 1996, 36, Raccolta dei provvedimenti e
delle decisioni 1996-III, Dalban c. Romania (GC), n. 28114/95, 44, CEDH 1999-VI;
Jensen c. Dannimarca (dic.), n. 48470/99, CEDH 2001-X).
26. Spetta alla Corte di verificare, a posteriori, da una parte, se vi sia stato da parte
delle autorit il riconoscimento, almeno in sostanza, di una violazione di un diritto
protetto dalla Convenzione, e, daltra parte, se il risarcimento accordato possa essere
considerato come appropriato e sufficiente (vedi, in particolare, Normann c.
Dannimarca (dic.), n. 44704/98, 14 giugno 2001; Jensen e Rasmussen c. Dannimarca
(dic.), n. 52620/99, 20 marzo 2003; Nardone c. Italia (dic.), n. 34368/02, 25 novembre
2004).
27. La prima condizione, cio il riconoscimento da parte delle autorit nazionali di
una violazione della Convenzione, non si presta a contestazione.
28. Quanto alla seconda condizione, cio che il ricorrente abbia beneficiato di una
riparazione appropriata e sufficiente, la Corte ha gi precisato che, anche se un ricorso
deve essere considerato come effettivo quando consente o di far intervenire prima la
decisione delle giurisdizioni adite, o di fornire allindividuo una riparazione adeguata
per i ritardi gi subiti, questa conclusione valida solo a patto che lazione indennitaria
costituisca in s un ricorso efficace, adeguato ed accessibile che permette di veder
sanzionata la durata eccessiva di una procedura giudiziaria (Paulino Tomas c.
Portogallo (dic.), n. 56698/00, CEDH 2003-VIII).
29. Innanzi tutto, la Corte nota che la fase della procedura Pinto dinanzi alla Corte
dAppello durata dal 17 aprile 2002 al 26 marzo 2003, cio undici mesi per un grado
di giudizio, il che rappresenta una durata eccessiva, rispetto alla natura della via di
ricorso Pinto.
30. La Corte ritiene, inoltre, che la Corte dAppello di Roma, limitandosi ad
accordare al ricorrente una somma di 700,00 per danno morale, non ha riparato la
violazione in causa in maniera appropriata e sufficiente. Richiamando i principi
elaborati nella propria giurisprudenza (vedi, tra gli altri, Cocchiarella c. Italia, citato
supra, 69-98), la Corte rileva infatti che la somma in questione rappresenta appena il
7,8 % di quello che concede generalmente nei casi italiani analoghi. Per quanto riguarda
lincidenza della posta in gioco nella controversia, la corte osserva che questa
rappresenta senzaltro uno dei criteri stabiliti dalla propria giurisprudenza, al pari della
complessit del caso e del comportamento della parte ricorrente e delle autorit
competenti, nella valutazione del superamento del termine ragionevole e del danno
morale subito (vedi Aragosa c. Italia, n. 20191/03, 22, 18 dicembre 2007). Tuttavia, la
Corte ricorda che, anche quando questa posta in gioco di minima importanza, i
procedimenti in materia di diritto del lavoro, come quello presente, ed i procedimenti in
tema di stato e di capacit delle persone devono essere trattate in maniera
particolarmente rapida. Ci nondimeno, la posta in gioco nella controversia potr
eventualmente giustificare una riduzione della somma da concedere ai sensi
dellarticolo 41 della Convenzione (vedi, mutatis mutandis, Aragosa c. Italia, precitato,
22). Quanto alla circostanza per cui la legge Pinto non permette dindennizzare il
ricorrente per la durata globale della procedura, ma prende in considerazione soltanto il
pregiudizio che si pu riferire al periodo che eccede il termine ragionevole (articolo 2,
comma 3, lettera a) di detta legge) (paragrafo 12, supra), la Corte ricorda che uno Stato
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parte alla Convenzione dispone di un margine di apprezzamento per organizzare una via
di ricorso interna in maniera coerente con il proprio sistema giuridico e con le proprie
tradizioni, in conformit con il livello di vita del paese (Cocchiarella c. Italia, citato,
80). La circostanza che il metodo di calcolo dellindennit previsto in diritto interno non
corrisponda esattamente ai criteri enunciati dalla Corte non decisiva a condizione che
le giurisdizioni Pinto riescano a concedere delle somme che non siano irragionevoli
rispetto a quelle accordate dalla Corte nelle cause simili (Cocchiarella c. Italia,
precitato, 105).
31. Infine, la Corte osserva che lindennizzo accordato al ricorrente stato
effettivamente versato solo il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in
cancelleria della decisione dalla Corte dAppello.
32. Per quanto concerne le osservazioni del Governo relative ad una pretesa
incoerenza tra, da una parte, i criteri dindennizzo elaborati nelle pronunce della Grande
Chambre del 29 marzo 2006, e, daltra parte, quelli seguiti nei ricorsi italiani per durata
eccessiva precedentemente decisi dalla Corte o in casi analoghi riguardanti altri paesi, la
Corte ricorda di aver respinto una simile eccezione nel provvedimento Aragosa c. Italia
(citato supra, 17-24). Dopo avere proceduto allanalisi della propria giurisprudenza
sia anteriore che posteriore al 29 marzo 2006 ed a un esame comparativo delle somme
accordate a titolo di soddisfazione equa rispettivamente nei casi italiani di durata
eccessiva della procedura e negli analoghi casi riguardanti altri Stati contraenti, la Corte
aveva osservato che le somme accordate nelle cause italiane posteriori al 29 marzo 2006
non sono affatto triplicate n raddoppiate, rispetto a quelle accordate in precedenza in
casi paragonabili di altri paesi citati dal Governo a titolo di esempio. La Corte non
intravede nessuna ragione di derogare alle sue precedenti conclusioni e quindi respinge
leccezione.
33. La Corte considera dunque che, con riferimento alle insufficienze della
riparazione accordata, il ricorrente pu sempre sostenere di essere vittima ai sensi
dellarticolo 34 della Convenzione.

2. Conclusione

34. La Corte constata che questa doglianza non manifestamente infondata ai sensi
dellarticolo 35 3 della Convenzione e non affetta da altri motivi dirricevibilit. La
doglianza deve pertanto essere dichiarata ricevibile.


B. Sul merito

35. Per quanto riguarda la prima parte della doglianza, la Corte ritiene che il periodo
di durata della controversia vada dal 6 ottobre 1992, giorno della convocazione
dellUSL davanti al TAR della Campania, al 27 gennaio 2003, data presa in
considerazione dalla Corte di Appello adita ex lege Pinto ed alla quale, secondo le
informazioni contenute nel fascicolo del ricorso, la procedura principale era pendente.
Questultima era dunque gi in corso da oltre dieci anni e tre mesi per un solo grado di
giudizio.
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36. Dopo aver esaminato i fatti alla luce delle informazioni fornite dalle parti, e
considerata la propria giurisprudenza in materia, la Corte ritiene che nel caso di specie,
la durata della procedura controversa stata effettivamente eccessiva e non risponde
allesigenza di durata ragionevole [del processo].
36. Per quanto riguarda laltra parte della doglianza, la Corte osserva di aver appena
ritenuto che la somma accordata non consentiva di considerare la riparazione offerta
come sufficiente, anche in considerazione del fatto che la durata della stessa procedura
Pinto stata eccessiva ed il pagamento dellindennizzo Pinto risultato tardivo.
37. In conclusione, vi stata violazione dellarticolo 6 1.


II. SULLE DEDOTTE VIOLAZIONI DEGLI ARTICOLI 6 1 DELLA
CONVENZIONE E 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DERIVANTI DAL RITARDO
NEL PAGAMENTO DELLINDENNIZZO PINTO

39. Il ricorrente afferma che il ritardo dalle autorit nazionali nel conformarsi alla
decisione Pinto della Corte dAppello di Roma ha provocato la violazione
dellarticolo 6 1 della Convenzione, citato supra, e dellarticolo 1 del Protocollo n. 1,
ai cui sensi:

Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu
essere privato della sua propriet se non per causa di pubblica utilit e nelle condizioni
previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Le disposizioni precedenti non portano pregiudizio al diritto degli Stati di porre in
vigore le leggi da essi ritenute necessarie per disciplinare luso dei beni in modo
conforme allinteresse generale o per assicurare il pagamento delle imposte o di altri
contribuiti o delle ammende.

40. Il Governo contesta questa tesi.

A. Sulla ricevibilit

1. Mancato esaurimento delle vie di ricorso interne

41. Eccependo il mancato esaurimento delle vie di ricorso interne, il Governo
sostiene che il ritardo controverso non potrebbe essere considerato come un rifiuto o
una carenza grave nelladempimento dellobbligo di eseguire una decisione di giustizia
ma dovrebbe essere esaminato esclusivamente dal punto di vista del rispetto del termine
ragionevole. Il governo ritiene che il ricorrente avrebbe dovuto iniziare una nuova
procedura Pinto per lamentare la durata dellesecuzione della decisione Pinto.
42. Per quanto concerne larticolo 6 1 della Convenzione, la Corte ricorda che il
diritto ad un tribunale garantito da questa deposizione include il diritto allesecuzione di
una decisione giudiziaria definitiva ed obbligatoria e che lesecuzione di una decisione
deve essere considerata come facente parte integrante del processo ai sensi
dellarticolo 6 (vedi, in particolare, Hornsby c. Grecia, 19 marzo 1997, 40 e seguenti,
Raccolta 1997-II; Metaxas c. Grecia, n. 8415/02, 27 maggio 2004). Essendo
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lesecuzione la seconda fase della procedura sul merito, il diritto rivendicato trova la sua
realizzazione effettiva solo al momento dellesecuzione (vedi, tramite altri, i
provvedimenti Di Pede c. Italia e Zappia c. Italia, 26 settembre 1996, rispettivamente
22, 24, 26 e 18, 20, 22, Raccolta 1996-IV; mutatis mutandis, Silva Pontes c.
Portogallo, 23 marzo 1994, 33, serie A n. 286-A).
43. Nel provvedimento citato Cocchiarella C. Italia ( 36-107), la Corte ha preso
in considerazione il ritardo nel pagamento dellindennizzo Pinto ai fini della
valutazione del carattere appropriato e sufficiente della riparazione offerta da questo
rimedio per la violazione del diritto al termine ragionevole. Padrona della
qualificazione giuridica dei fatti della causa (vedi, in primo luogo, Guerra ed altri c.
Italia, 19 febbraio 1998, 44, Raccolta 1998-I), la Corte ritiene che sia opportuno
analizzare questa doglianza dal punto di vista del diritto del ricorrente ad un tribunale
cos come garantito dallarticolo 6 1 della Convenzione ed in particolare dal punto di
vista dellobbligo dello Stato di conformarsi ad una decisione giudiziaria esecutiva.
44. Infine, la Corte considera che esigere dal ricorrente un nuovo ricorso Pinto per
lamentarsi della durata eccessiva dellesecuzione della decisione Pinto, come
suggerito dal Governo, sarebbe come rinchiudere il ricorrente in un circolo vizioso in
cui il mal funzionamento di un rimedio lo costringerebbe ad avviarne un altro. Una tale
conclusione sarebbe irragionevole e costituirebbe un ostacolo sproporzionato
allesercizio efficace da parte del ricorrente del suo diritto di ricorso individuale, cos
come definito allarticolo 34 della Convenzione (vedi in questo senso Vaney c. Francia,
n. 53946/00, 53, 30 novembre 2004 e, mutatis mutandis, Kaic c. Croazia, n. 22014/04,
32, 17 luglio 2008).
45. Quanto allart. 1 del Protocollo n. 1, la Corte ricorda che limpossibilit per una
persona di ottenere lesecuzione di un giudizio concluso a suo favore costituisce
uningerenza nel suo diritto al rispetto dei suoi beni, riconducibile alla prima frase del
primo comma dellarticolo 1 del Protocollo n. 1 (vedi Bourdov c. Russia, precitato,
40).
46. Potendo la doglianza del ricorrente essere analizzata anche ai sensi di questa
disposizione, la Corte ritiene che leccezione del Governo fondata sul mancato
esaurimento della via di ricorso Pinto non conferente nel caso di specie e deve
quindi essere respinta.

2. Conclusione

47. La Corte constata che queste doglianze non sono manifestamente infondate ai
sensi dellarticolo 35 3 della Convenzione e non sono affette da altri motivi
dirricevibilit. Di conseguenza, conviene dichiararle ricevibili.


B. Sul merito

48. Per quanto riguarda larticolo 6 1 della Convenzione, la Corte ricorda di avere
gi stabilito (vedi, in primo luogo, Cocchiarella c. Italia, citata supra, 89) che se
ammissibile che unamministrazione possa avere bisogno di un certo lasso di tempo per
procedere ad un pagamento, tuttavia, trattandosi di un ricorso per indennizzo mirato a
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riparare le conseguenze della durata eccessiva di procedure, questo lasso di tempo non
dovrebbe generalmente superare sei mesi a partire dal momento in cui la decisione
relativa allindennizzo diventa esecutiva.
49. Inoltre, unautorit statale non potr invocare la carenza di risorse come
giustificazione per il mancato pagamento di una somma dovuta sulla base di una
decisione giudiziaria (vedi cocchiarella c. Italia, citata supra, 90; Bourdov c. Russia,
citata supra, 35).
50. La Corte sottolinea come la somma concessa dalla giurisdizione Pinto sia stata
versata solo il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della
decisione della Corte dAppello. Questo pagamento ha quindi largamente superato i sei
mesi a partire dal momento in cui la decisione sullindennizzo diventata esecutiva.
51. Il Governo sostiene che il termine di sei mesi per procedere al pagamento
dellindennizzo Pinto dovrebbe essere calcolato a partire dal momento in cui la
decisione della Corte dAppello Pinto comunicata allamministrazione da parte del
cancelliere ai sensi dellarticolo 136 del Codice di procedura civile o a partire dalla
notifica allamministrazione da parte del ricorrente ai sensi degli articoli 137, 475 e 479
dello stesso codice (supra, paragrafo 14).
52. Per quanto riguarda leccezione relativa alla comunicazione della decisione
Pinto da parte del cancelliere della Corte dAppello, la Corte nota innanzi tutto che, ai
sensi degli articoli 5 della legge Pinto e 133 del codice di procedura civile (supra,
12 e 14), la predetta comunicazione deve essere fatta nei cinque giorni che seguono il
deposito della decisione al cancelliere. Ora, anche calcolando il termine di sei mesi
stabilito nella sentenza Cocchiarella c. Italia al pi tardi cinque giorni dopo il deposito
in cancelleria della decisione Pinto, questa circostanza non sarebbe determinante.
Inoltre, una comunicazione tardiva della decisione Pinto da parte del cancelliere della
Corte dAppello non sarebbe imputabile al ricorrente, dato che del ritardo sarebbe in
ogni caso responsabile lo Stato convenuto.
53. Quanto alla pretesa necessit di notificazione della decisione Pinto a cura del
ricorrente, la Corte constata che ai sensi dellarticolo 3, comma 6 della legge Pinto
(supra 12), la decisione emessa dalla Corte dAppello immediatamente esecutiva.
Ne consegue che lamministrazione tenuta a darle esecuzione subito dopo il suo
deposito in cancelleria, versando al beneficiario lindennizzo Pinto concesso dalla
Corte dAppello. La notificazione necessaria solo per iniziare una procedura di
esecuzione forzata (art. 479 del Codice di procedura civile). Nel caso di specie, la Corte
ricorda di aver giudicato inopportuno chiedere ad una persona che ha gi ottenuto un
credito contro lo Stato dopo una procedura giudiziaria di iniziare in seguito una
procedura di esecuzione forzata per ottenere soddisfazione (Metaxas c. Grecia,
precitato, 19; Karahalios c. Grecia, n. 62503/00, 23, 11 dicembre 2003) e che, nel
quadro del ricorso Pinto, gli interessati non hanno lobbligo di iniziare una procedura
di esecuzione (vedi Delle Cave e Corrado c. Italia, n. 14626/03, 23-24, 5 giugno
2007, CEDH 2007).
54. Alla luce di queste considerazioni, la tesi del Governo in ordine al dies a quo per
il calcolo del ritardo nel pagamento dellindennizzo Pinto non pu essere accolta, e,
pertanto, il termine di sei mesi per effettuare questo pagamento corre, conformemente
alla giurisprudenza Cocchiarella c. Italia, a partire dalla data in cui la decisione diventa
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esecutiva, cio la data del deposito in cancelleria della decisione Pinto, non impugnata
nella fattispecie dinanzi alla Corte di Cassazione da nessuna delle parti della procedura.
55. Di conseguenza, astenendosi per dodici mesi dal prendere le misure necessarie
per conformarsi alla decisione resa nel caso di specie dalla Corte dAppello Pinto, le
autorit italiane hanno privato le disposizioni dellarticolo 6 1 della Convenzione di
ogni effetto utile.
56. V stata pertanto violazione dellarticolo 6 1, sotto il profilo del diritto
allesecuzione delle decisioni giudiziarie.
57. Per quanto riguarda larticolo 1 del Protocollo n. 1, il Governo sostiene che
questa disposizione non stata violata nel caso di specie dato che il ritardo
nellesecuzione della decisione Pinto sarebbe trascurabile e compensato dalla
concessione dinteressi moratori.
58. Il ricorrente afferma che il danno morale che deriva dalla violazione del
termine ragionevole non pu essere compensato dalla concessione dinteressi
moratori, che mirano a neutralizzare il danno morale che deriva dalla non-disponibilit
di una somma di denaro.
59. La Corte reputa che, alla luce della sua giurisprudenza (vedi Bourdov c. Russia,
precitato, 40), il ritardo controverso si analizza in uningerenza nel diritto al rispetto
dei beni del ricorrente. Ora, nella presente causa, il Governo non ha fornito nessuna
giustificazione per questingerenza, e la Corte reputa che uneventuale mancanza di
risorse non potrebbe legittimare tale omissione (Bourdov c. Russia, precitato, 41).
60. La Corte ricorda anche che, nella sentenza Shmalko c. Ucraina (n. 60750/00,
56, 20 luglio 2004), ha concluso nel senso della violazione dellarticolo 1 del Protocollo
n. 1 in un caso in cui la decisione resa a favore del ricorrente era stata messa in
esecuzione quindici mesi dopo essere stata pronunciata. In un caso in cui una decisione
di accoglimento relativa ad un caso di detenzione illegale era stata messa in esecuzione
dodici mesi dopo essere stata emessa, la Corte ha osservato che, anche se questo ritardo
poteva essere considerato non eccessivo in s, la natura della decisione doveva essere
presa in considerazione (Lupacescu ed altri c. Moldova, n. 3417/02, 5994/02, 28365/02,
5742/03, 8693/03, 31976/03, 13681/03 e 32759/03, 23, 21 marzo 2006). La Corte ha
sottolineato che un ritardo nel pagamento della somma concessa doveva avere
aggravato per il ricorrente la frustrazione che derivava dalla detenzione illegale
(ibidem). Di conseguenza, ha concluso nel sensi della violazione dellarticolo 1 del
Protocollo n. 1 (Lupacescu, precitato, 24).
61. La Corte ritiene, innanzi tutto, che questo ragionamento deve essere seguito,
mutatis mutandis, nel caso di specie, perch il ricorrente ha iniziato una procedura in
riparazione (circostanza non contestata dal Governo) per essere risarcito dal pregiudizio
che deriva dalla violazione del suo diritto ad un processo in un termine ragionevole e
si in seguito ritrovato a subire la frustrazione ulteriore derivante dalla difficolt di
ottenere il versamento dellindennizzo.
62. Per quanto riguarda la soglia che potrebbe comportare la violazione dellarticolo
1 del Protocollo n. 1, la Corte ritiene opportuno riferirsi, anche in questo caso, ad un
termine di sei mesi a partire dal momento in cui la decisione, non impugnata dinanzi
alla Corte di Cassazione da nessuna delle parti del processo, diventa esecutiva.
63. Infine, per quanto riguarda largomento del Governo secondo il quale il ritardo
sarebbe stato compensato dalla concessione dinteressi moratori, la Corte rileva che il
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ricorrente ha ricevuto 23 euro a titolo dinteressi per un ritardo di dodici mesi nel
pagamento della somma Pinto. Tuttavia, in riferimento alla natura della via di ricorso
interno ed al fatto che il ricorrente non era tenuto ad iniziare una procedura
desecuzione, la Corte ritiene che il versamento degli interessi non pu essere
determinante nella fattispecie.
64. Vi stata, pertanto, violazione dellarticolo 1 del Protocollo n. 1.



III. SULLE DEDOTTE VIOLAZIONI DEGLI ARTICOLI 13 E 53 DELLA
CONVENZIONE DERIVANTI DALLINSUFFICIENZA E DAL RITARDO
NEL PAGAMENTO DEL RISARCIMENTO PINTO OTTENUTO DAL
RICORRENTE.


65. Ai sensi degli articoli 13 e 53 della Convenzione, il ricorrente si lamenta del
rimedio Pinto, per linsufficienza della riparazione attribuita dalla Corte dAppello di
Roma. Inoltre si lamenta del ritardo nel pagamento dellindennit Pinto.
66. Gli articoli 13 e 53 della Convenzione stabiliscono quanto segue:

Articolo 13

Ogni persona i cui diritti e le cui libert riconosciuti nella (...) Convenzione
siano stati violati, ha diritto ad un ricorso effettivo davanti ad unistanza nazionale,
anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nellesercizio
delle loro funzioni ufficiali.


Articolo 53

Nessuna delle disposizioni della (...) Convenzione pu essere interpretata in
modo da limitare o pregiudicare i diritti delluomo e le Liber Fondamentali che
possano essere riconosciuti in base alle leggi di ogni Parte contraente o in base ad ogni
altro accordo al quale essa partecipi.


A. Sulla ricevibilit

67. La Corte ritiene, innanzi tutto, che queste doglianze debbano essere considerate
unicamente sotto il profilo dellarticolo 13 della Convenzione.
68. Per quanto riguarda la parte della doglianza relativa allinsufficienza
dellindennit Pinto, la Corte ricorda che larticolo 13 della Convenzione garantisce
lesistenza in diritto interno di una via di ricorso che permette di avvalersi dei diritti e
delle libert consacrati dalla Convenzione. Esso implica che listanza nazionale
competente sia abilitata, innanzi tutto, a conoscere il contenuto della doglianza fondata
sulla Convenzione e, in seguito, ad offrire una riparazione appropriata nei casi che lo
meritano (vedi Mifsud c. Francia (dic.) (GC), n. 57220/00, 17, ECHR 2002-VIII;
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Scordino (n. 1), citato supra, 186-188; Surmeli c. Germania (GC), n. 75529/01, 99,
8 giugno 2006). Pertanto, il diritto ad un ricorso effettivo ai sensi della Convenzione
non pu essere interpretato come diritto allaccoglimento della domanda nel senso
voluto dallinteressato (Surmeli, citato supra, 98).
69. La Corte ricorda anche che nel gennaio 2004 la Corte di Cassazione, con le
sentenza n. 1338, 1339, 1340 e 1341, ha stabilito il principio secondo il quale la
liquidazione del danno non patrimoniale effettuata dalla Corte di appello a norma
dellart. 2 della legge n. 89/2001, pur conservando la sua natura equitativa, tenuta a
muoversi entro un ambito che definito dal diritto perch deve riferirsi alle liquidazioni
effettuate in casi simili dalla Corte di Strasburgo, da cui consentito discostarsi purch
in misura ragionevole (vedi supra 13, e Cocchiarella c. Italia, citata supra, 24-
25). A seguito di questo mutamento, la Corte ha considerato che a partire dal 26 luglio
2004, data alla quale queste sentenze, in particolare il provvedimento n. 1340 della
Corte di Cassazione, non potevano pi essere ignorati dal pubblico, i ricorrenti
dovevano usare il ricorso in Cassazione ai sensi della legge Pinto, secondo quanto
previsto dallarticolo 35 1 della Convenzione (Di Sante c. Italia (dic.), n. 56079/00, 24
giugno 2004; Cocchiarella c. Italia, precitato, 42-44).
70. Stanti le strette affinit tra la regola del previo esaurimento delle vie di ricorso
interne stabilita dallarticolo 35 1 della Convenzione e lesigenza deffettivit dei
rimedi interni, iscritta nellarticolo 13 (vedi in questo senso Scordino c. Italia (dic.), n.
36813/97, CEDH 2003-IV), nella decisione Di Sante c. Italia precitata, la Corte,
considerando il ricorso in Cassazione ai sensi della legge Pinto come una via di
ricorso da esaurire, ha implicitamente riconosciuto il carattere effettivo del rimedio
Pinto.
71. Daltronde, nella sentenza Delle Cave e Corrado c. Italia (citato supra, 43-
46), la Corte ha gi reputato che la semplice insufficienza della somma dellindennit
attribuita ad un ricorrente nel quadro della procedura Pinto non costituisce in s un
elemento sufficiente per rimettere in discussione leffettivit del ricorso Pinto.
72. Alla luce di quanto detto, la Corte ritiene che doversi dichiarare questa parte
della doglianza fondata sullarticolo 13 e relativa allinsufficienza dellindennizzo
Pinto irricevibile per difetto manifesto di fondatezza ai sensi dellarticolo 35 3 della
Convenzione.
73. Per quanto riguarda la parte della doglianza fondata sul ritardo nel pagamento
dellindennizzo Pinto, il Governo solleva leccezione che la Corte ha appena respinto
ai precedenti paragrafi 41-46.
74. Il ricorrente non ha preso posizione.
75. Questa doglianza deve essere dichiarata ricevibile, non essendo essa
manifestamente infondata ai sensi dellart. 35 3 della Convenzione e non
riscontrandosi nessun altro motivo dirricevibilit.

B. Sul merito

76. Secondo il Governo, un ritardo come quello in discussione nel caso di specie, in
pi compensato dalla concessione dinteressi moratori, non potrebbe rimettere in causa
il carattere effettivo del ricorso Pinto. Inoltre, sarebbe paradossale che lItalia, che si
sforzata di introdurre un rimedio per la violazione del diritto al termine ragionevole,
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possa incorrere in un accertamento di violazione dellarticolo 13, mentre numerosi Stati
parti alla Convenzione non dispongono di una via di ricorso interna in materia e non
sono stati condannati per violazione di questa disposizione.
77. Il ricorrente non ha preso posizione.
78. La Corte ha gi avuto loccasione di ricordare nella sentenza Kudla c. Pologna
(GC), n. 30210/96, 154, CEDH 2000-XI) che, nel rispetto delle esigenze della
Convenzione, gli Stati contraenti godono di un certo margine di apprezzamento per
quanto riguarda la maniera di garantire agli individui il ricorso previsto dallarticolo 13
e di conformarsi allobbligo che fa loro questa disposizione della Convenzione. Essa ha
parimenti insistito sul principio di sussidariet affinch i ricorrenti non siano pi
sistematicamente costretti a formulare dei ricorsi che avrebbero potuto essere formati
prima e, a suo avviso, in maniera pi appropriata, nellambito degli ordinamenti
giuridici interni. La Corte ha anche reputato nella sentenza Cocchiarella c. Italia (citata
supra, 80) che, quando i legislatori o le giurisdizioni nazionali hanno accettato di
giocare il loro vero ruolo introducendo una via di ricorso interna, la Corte deve trarne
alcune conseguenze. Quando uno Stato ha fatto un passo significativo introducendo un
ricorso per lindennizzo, la Corte deve lasciargli un maggiore margine di valutazione
affinch esso possa organizzare questo ricorso interno in maniera coerente con il proprio
sistema giuridico e le sue tradizioni, in conformit con il livello di vita della nazione
(ibidem). Le esigenze dallarticolo 13 della Convenzione sono tuttavia rispettate solo se
il rimedio previsto dal diritto nazionale per lamentare una violazione dellarticolo 6 1
rimane un ricorso efficace, adeguato ed accessibile che permette di sanzionare la durata
eccessiva di un procedimento giudiziario (Paulino Tomas c. Portogallo, precitato; Vidas
c. Croazia, n. 40383/04, 36, 3 luglio 2008).
79. Come innanzi rilevato al 31, lindennizzo Pinto accordato al ricorrente
stato effettivamente versato il 6 aprile 2004, cio dodici mesi dopo il deposito in
cancelleria della decisione della Corte dAppello. Questo pagamento ha superato di
molto i sei mesi a partire dal momento in cui la decisione di accoglimento divent
esecutiva (Cocchiarella c. Italia, citata supra, 89).
80. Inoltre, la Corte sottolinea che, in otto delle nove sentenze rese dalla Grande
Camera il 29 marzo 2006 (Cocchiarella c. Italia, citata supra, 100; Musci c. Italia, n.
64699/00, 101, CEDH 2006-...; Riccardi Pizzati c. Italia, n. 62361/00, 99; Giuseppe
Mostacciuolo c. Italia (n.1), n. 64705/01, 99; Giuseppe Mostacciuolo c. Italia (n. 2),
n.65102/01, 98; Apicella c. Italia, n. 64890/01, 98; Ernestina Zullo c. Italia, n.
65075/01, 98), essa ha rilevato che le somme accordate dalle Corti dAppello Pinto
erano state versate tardivamente ai ricorrenti, o addirittura non erano state affatto
versate.
81. Inoltre, la Corte ha emesso contro lItalia, dal 29 marzo 2006, pi di 50 sentenze
di accertamento della violazione dellarticolo 6 1, in ragione della durata eccessiva
delle procedure giudiziarie nazionali. In tutte queste sentenze, ha rilevato ritardi nel
pagamento degli indennizzi Pinto che sono stati spesso considerati come circostanze
aggravanti della violazione del diritto al termine ragionevole (vedi Cocchiarella c.
Italia, citato supra, 120) da prendere in considerazione nella determinazione della
somma da concedere ai ricorrenti ai sensi dellart. 41 della Convenzione.
82. Infine, la Corte osserva che a partire dal settembre 2007, un numero molto
importante di nuovi ricorsi diretti contro lItalia riguardano esclusivamente i ritardi nei
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pagamenti degli indennizzi Pinto. Circa 500 di questi ricorsi sono stati di recente
comunicati al Governo, ci che rivela lesistenza di un problema nel funzionamento del
ricorso Pinto.
83. Tuttavia, la Corte rileva che tra il 2005 e il 2007, le Corti dAppello competenti
ai sensi della legge Pinto hanno emesso circa 16.000 pronunce, cosicch il numero di
ricorsi introdotti dinanzi alla Corte e riguardanti il ritardo nel pagamento degli
indennizzi Pinto, per quanto importante, non dimostra, al momento, una inefficacia
strutturale del rimedio Pinto.
84. Alla luce di quanto precede, la Corte ritiene che il ritardo di dodici mesi nel
pagamento dellindennizzo Pinto accertato nel caso di specie, anche se comporta una
violazione degli articoli 6 1 della Convenzione e 1 del Protocollo n. 1, non
sufficientemente importante per rimettere in discussione leffettivit del rimedio
Pinto.
85. Tuttavia, la Corte ritiene opportuno attirare lattenzione del Governo sul
problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi Pinto e sulla necessit che le
autorit nazionali abbiano tutti i mezzi adeguati e sufficienti per assicurare il rispetto
delle obbligazioni derivanti dalladesione alla Convenzione e per evitare che il ruolo
della Corte sia ostruito da un grande numero di cause ripetitive riguardanti gli
indennizzi concessi dalle Corti dAppello nel quadro delle procedure Pinto e/o il
ritardo nel pagamento delle somme in questione, ci che costituisce una minaccia per
leffettivit in futuro del meccanismo posto in essere dalla Convenzione (vedi
Cocchiarella c. Italia, citata supra, 69-107 e 125-130; mutatis mutandis, Scordino
c. Italia (n. 3) (equa soddisfazione), n. 43662/98, 14-15, CEDH 2007-...; Driza c.
Albania, n. 33771/02, 122, CEDH 2007-... (estratti); Katz c. Romania, n. 29739/03,
9, 20 gennaio 2009).


IV. SULLAPPLICAZIONE DELLARTICOLO 41 ALLA CONVENZIONE.

86. Ai sensi dellarticolo 41 della Convenzione,

Se la Corte dichiara che vi stata violazione della Convenzione o dei suoi
protocolli, e se il diritto interno dellAlta Parte contraente non permette se non in modo
imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso,
unequa soddisfazione alla parte lesa.


A. Danno

87. Il ricorrente richiede 15.000 a titolo di pregiudizio morale che avrebbe subito.
88. Il Governo contesta questa pretesa.
89. La Corte ritiene che essa avrebbe potuto accordare al ricorrente, in assenza di vie
di ricorso interne e tenuto conto del fatto che la causa riguarda la materia del diritto del
lavoro senza tuttavia toccare aspetti importanti o delicati come, per esempio, un
licenziamento abusivo, la somma di 9.000 euro. Il fatto che la Corte dAppello di Roma,
dopo una lunga procedura, abbia concesso al ricorrente circa il 7,8% di questa somma
conduce ad un risultato manifestamente irragionevole, dato che, inoltre, il pagamento
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intervenuto dodici mesi dopo il deposito in cancelleria della decisione della Corte
dAppello di Roma. Di conseguenza, la Corte, considerando le caratteristiche della via
di ricorso Pinto e considerando che essa , nonostante tutto, giunta ad una
constatazione di violazione e ad ulteriori accertamenti di violazione riguardanti
larticolo 6 1, dal punto di vista del diritto allesecuzione delle decisioni giudiziarie, e
larticolo 1 del Protocollo n. 1, tenuto conto della soluzione adottata nella sentenza
Cocchiarella c. Italia (citato supra, 139-142 e 146) e statuendo secondo equit,
accorda al ricorrente 3.950 .

B. Spese e costi

90. Producendo i relativi giustificativi, il ricorrente chiede 15.111 per le spese
sostenute dinanzi alla Corte.
91. Il Governo contesta questa pretesa.
92. Secondo la giurisprudenza della Corte, il pagamento delle spese e dei costi ai
sensi dellarticolo 41 presuppone che risultino accertati la loro realt, la loro necessit
ed il carattere ragionevole del loro tasso (Can ed altri c. Turchia, n. 29189/02, 22, 24
gennaio 2008). La Corte osserva che nel quadro della preparazione del presente ricorso,
alcune spese sono state effettuate. Rileva anche che la Corte dAppello di Roma ha
concesso allavvocato del ricorrente 1.000 per spese e costi, compresi quelli relativi
alla procedura dinanzi alla Corte. Da allora, statuendo secondo equit, la Corte reputa
ragionevole concedere 1.000 a questo titolo.

C. Interessi moratori

93. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso
dinteresse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea
maggiorato di tre punti percentuali.


PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALLUNANIMITA,

3. Dichiara il ricorso ricevibile quanto alle doglianze relative alla durata eccessiva
della processo (articolo 6 1 della Convenzione) e al ritardo delle autorit
nazionali nel conformarsi alla decisione della Corte dAppello di Roma (articoli
6 1, 13 e 1 del Protocollo n. 1) e irricevibile per il resto;
4. Ritiene che vi sia stata violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione, in
ragione della durata eccessiva della procedura;
5. Ritiene che vi sia stata violazione dellarticolo 6 1 della Convenzione e
dellarticolo 1 del Protocollo n. 1, in ragione del ritardo della autorit nazionali
nel conformarsi alla decisione della Corte dAppello di Roma;
6. Ritiene che non vi sia stata violazione dellarticolo 13 della Convenzione, in
ragione del ritardo delle autorit nazionali nel conformarsi alla decisione della
Corte dAppello di Roma;
7. Ritiene
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a) che lo Stato convenuto debba versare al ricorrente, nei tre mesi a partire del
giorno in cui la sentenza sar diventato definitivo conformemente
allarticolo 44 2 alla Convenzione, le somme seguenti:

i) 3.950 (tremilanovecento euro), pi ogni importo che pu
essere dovuto a titolo di tasse, per danno morale,
ii) 1.000 (mille euro), pi ogni importo che pu essere
dovuto dal ricorrente a titolo di tassa, per spese;
b) che a partire dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tale
importo dovr essere maggiorato di un interesse semplice ad un tasso uguale
a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale
europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali;

8. Rigetta per il resto la domanda di equa soddisfazione.

Redatta in francese, poi comunicato per iscritto il 31 marzo 2009, in applicazione
dellarticolo 77 2 e 3 del Regolamento.

Franoise Elens-passos Franoise Tulkens
Vice-cancelliere di sezione Presidente
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