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Civile Sent. Sez. 2 Num.

313 Anno 2019


Presidente: MATERA LINA
Relatore: BESSO MARCHEIS CHIARA
Data pubblicazione: 09/01/2019

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SENTENZA

sul ricorso 10327-2014 proposto da:

VUOCOLO GIUSEPPINA, elettivamente domiciliata in ROMA,

VIALE GIULIO CESARE 14 A-4, presso lo studio

dell'avvocato GABRIELE PAFUNDI, che la rappresenta e

difende unitamente all'avvocato GIUSEPPE ACQUARONE;

- ricorrente -

contro

TRINCHERI PAOLO, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA

GIOVANNI BETTOLO 4, presso lo studio dell'avvocato

FABRIZIO BROCHIERO MAGRONE, rappresentato e difeso

dagli avvocati ALESSANDRO DELBECCHI, ERMINIO ANNONI;

- controricorrente -
avverso la sentenza n. 299/2013 della CORTE D'APPELLO

di GENOVA, depositata il 28/02/2013;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica

udienza del 13/06/2018 dal Consigliere CHIARA BESSO

MARCHE IS;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore

Generale Dott. FULVIO TRONCONE che ha concluso per

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


l'inammissibilità o l'infondatezza del I ° del IV ° e del

V ° motivo, infondatezza del II ° e del III ° motivo del

ricorso;

udito l'Avvocato PAFUNDI Gabriele, difensore della

ricorrente che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.


RG 10327-2014

FATTI DI CAUSA
1. Con sentenza del Tribunale di Imperia è stato revocato il
decreto ingiuntivo emesso nel 2002, su istanza della ricorrente,
Giuseppina Vuocolo, nei confronti di Paolo Trincheri, decreto
fondato su due assegni sottosottoscritti da Trincheri (il primo
dell'importo di 5 milioni di lire e il secondo dell'importo di 205

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milioni di lire) in quanto il decreto prevedeva anche la rivalutazione
monetaria sul capitale di lire 210 milioni, e l'opponente Paolo
Trincheri è stato condannato a versare a Vuocolo la somma capitale
a titolo di restituzione delle somme oggetto del contratto di mutuo
di cui a una scrittura privata, datata 18 dicembre 2000, e sulla
base degli assegni sopra citati.
2. Contro la sentenza ha proposto appello Trincheri il quale, nel
chiedere la riforma della pronuncia, ha ribadito di non aver
stipulato alcun contratto di mutuo con Vuocolo, di non aver
ricevuto alcuna somma dalla stessa, di non aver redatto né
sottoscritto la scrittura privata e di non avere emesso i due
assegni; ha riaffermato il disconoscimento della sottoscrizione e di
aver sporto denuncia nel 2001 di smarrimento degli assegni. Nel
giudizio d'appello vi è stata la nomina di un consulente tecnico
d'ufficio per l'accertamento dell'autenticità delle sottoscrizioni di
Paolo Trincheri sugli assegni e una seconda consulenza tecnica
d'ufficio è stata disposta per accertare l'autenticità della grafia e
della sottoscrizione di , Trincheri circa la scrittura datata 18
...
dicembre 2000. La Corte appello - con sentenza 28 febbraio 2013,
n. 299 - ha accolto l'appello di Trincheri e ha così riformato la
sentenza di primo grado e respinto le domande proposte da
Vuocolo.
3. Giuseppina Vuocolo ricorre per cassazione.
Resiste con controricorso Paolo Trincheri.

3
RAGIONI DELLA DECISIONE
I. Il ricorso è articolato in sei motivi, a loro volta articolati in
plurimi sotto-motivi:
1) Il primo motivo denuncia, ai sensi del n. 3 dell'art. 360
c.p.c., violazione degli artt. 214 e 216 c.p.c., 2697 c.c., e, ai sensi
del n. 5 dell'art. 360, difetto di motivazione con riguardo a fatti ed
elementi di prova decisivi.
Il motivo non può essere accolto. Quanto alla violazione degli artt.

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214, 216 c.p.c. e 2697 c.c., la ricorrente nello sviluppo del motivo
si limita a chiedere a questa Corte una inammissibile rivalutazione
di circostanze di fatto (si vedano le pp. 15-21 del ricorso in cui
sono trascritte le dichiarazioni di due testimoni e ne viene offerta
una valutazione differente da quella operata dal giudice di merito).
Quanto al difetto di motivazione, che alla luce del dettato del n. 5
dell'art. 360 c.p.c. applicabile al caso di specie, è limitato "alla
mancanza assoluta di motivi sotto l'aspetto materiale e grafico, alla
motivazione apparente, al contrasto irriducibile tra affermazioni
inconciliabili e alla motivazione perplessa e obiettivamente
incomprensibile, esclusa qualunque rilevanza del semplice difetto di
sufficienza della motivazione" (Cass., sez. un., n. 80382018), esso
non è ravvisabile, risultando assolto l'obbligo motivazionale quanto
all'accertamento del fatto e alla relativa qualificazione, nel pieno
rispetto della garanzia apprestata dall'art. 111 Cost. (e la
considerazione vale per il denunciato vizio di difetto/omessa
motivazione nei motivi 4, 5 e 6).
2) Il secondo motivo fa valere, ai sensi del n. 5 dell'art. 360
c.p.c., difetto di motivazione circa fatti, difese ed elementi istruttori
decisivi attinenti l'istanza di consulenza tecnica grafologica sulla
fotocopia della scrittura: la Corte d'appello avrebbe "acriticamente
e innmotivamente recepito e richiamato le tautologiche affermazioni
del consulente tecnico d'ufficio e, con motivazione soltanto
apparente, avrebbe respinto l'istanza della ricorrente di procedere

4
al supplemento di consulenza tecnica d'ufficio sulla mera
fotocopia".
Il motivo non può essere accolto in quanto il giudice d'appello ha
argomentato la decisione della necessità dell'originale per
l'espletamento della consulenza tecnica d'ufficio, mediante il
richiamo all'opinione del consulente tecnico d'ufficio criticamente
valutata dal giudice (con considerazione pure di un'opinione della
dottrina), con la conseguenza della insussistenza del denunciato

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vizio.
3) Il terzo motivo contesta, ai sensi del n. 5 dell'art. 360 c.p.c.,
difetto assoluto di motivazione relativamente ad elementi decisivi
che avrebbero dovuto portare all'accoglimento dell'istanza di
consulenza tecnica d'ufficio fonografica circa la registrazione delle
conversazioni avvenute tra Trincheri e Vuocolo: il giudice d'appello
ha omesso di decidere su tale istanza, nonostante la decisività degli
elementi contenutistici di tali dichiarazioni, mai pronunciandosi su
di essa e omettendo di indicare le ragioni per le quali l'istanza non
è stata esaminata né accolta.
Il motivo è infondato. Secondo quanto afferma la stessa ricorrente
(p. 38 del ricorso) la controparte ha tempestivamente
"disconosciuto" tale registrazione. Ad avviso della giurisprudenza di
questa Corte, "la registrazione su nastro magnetico di una
conversazione può costituire fonte di prova, ex art. 2712 c.c., se
colui contro il quale la registrazione è prodotta non contesti che la
conversazione sia realmente avvenuta" (Cass. 1250/2018);
"l'efficacia probatoria delle riproduzioni meccaniche - relativa a
documenti costituenti dei supporti illustrativi e confermativi di
deduzioni o allegazioni della parte producente - è subordinata (in
ragione delle modalità della loro formazione al di fuori del processo
e, quindi, senza le garanzie dello stesso) all'esclusiva volontà della
parte contro la quale esse sono prodotte e all'ammissione che siano
realmente accaduti i fatti di cui si tendono a provare le effettive
modalità e la rispondenza a quanto sostenuto dalla parte

5
producente. Ne consegue che le registrazioni fonografiche possono
assurgere a dignità di fonte di prova limitatamente all'ipotesi in cui
la parte contro la quale sono prodotte non contesti che le
conversazioni o le dichiarazioni, con il tenore che le
suddette registrazioni tendono a comprovare, siano realmente
accadute. L'eventuale contestazione preclude la verifica per mezzo
di consulenza tecnica, a differenza di quanto accade per le scritture
private" (Cass. 12715/1998).

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4) Il quarto motivo fa valere violazione degli artt. 1988 e 1813,
1350, 2724 n. 3, 2697 c.c., 216 c.p.c.; omessa motivazione: la
ricorrente avrebbe provato con molteplici mezzi di prova la
promessa di pagamento/ ricognizione di debito fatta da Trincheri,
che, come tale, non deve rivestire la forma scritta.
Il motivo è inammissibile: la ricorrente chiede a questa Corte una
inammissibile rivalutazione delle circostanze di fatto.
5) Il quinto motivo contesta violazione dell'art. 116 c.p.c. e
difetto di motivazione: la Corte ha erroneamente dichiarato
totalmente inattendibili i testimoni Paletta e Vece, violando così
l'art. 116 e il principio di c.d. scindibilità della valutazione della
prova e senza "tener conto di svariati decisivi fatti ed elementi di
prova".
Il motivo è inammissibile: anch'esso si sostanzia in una,
inammissibile di fronte a questa Corte di legittimità, richiesta di
rivalutazione degli elementi di prova del giudizio.
6) Il sesto motivo denuncia, ai sensi del n. 5 dell'art. 360
c.p.c., "omessa motivazione circa fatti ed elementi di prova
decisivi per il giudizio"; "illogicità della motivazione": la Corte
d'appello non avrebbe tenuto conto né delle affermazioni difensive
di Vuotolo, né degli elementi di prova raccolti nel giudizio di primo
grado.
Il motivo è inammissibile: pure esso si sostanzia in una,
inammissibile di fronte a questa Corte di legittimità, richiesta di
rivalutazione degli elementi di prova del giudizio.

6
B) Il ricorso va quindi rigettato.

Le spese di lite sono liquidate in dispositivo e seguono la


soccombenza.
Ai sensi dell'art. 13, comma 1-quater, del d.p.r. n. 115/2002, si
dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento da parte
della ricorrente dell'importo a titolo di contributo unificato pari a
quello dovuto per il ricorso a norma del comma 1-bis dello stesso
art. 13.

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P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al
pagamento delle spese del giudizio, in favore del controricorrente,
che liquida in euro 4.200, di cui euro 200 per esborsi, oltre spese
generali (15%) e accessori di legge.
Sussistono i presupposti per il versamento da parte della
ricorrente dell'importo a titolo di contributo unificato pari a quello
dovuto per il ricorso.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della seconda
Sezione Civile, il 13 giugno 2018.

Il Consigliere estensore Il Presidente


Chiara Besso Marcheis Lina Matera

DEPOSITATO IN RIC,FrètiaERIA
Lu ,
Roma, -

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