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Civile Ord. Sez. 6 Num.

13623 Anno 2015


Presidente: FINOCCHIARO MARIO
Relatore: DE STEFANO FRANCO
Data pubblicazione: 02/07/2015

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ORDINANZA

sul ricorso 20849-2013 proposto da:


PILATO DANIELA PLTDNL77H67G964M, elettivamente
domiciliata in ROMA, VIA LUIGI BOCCHERINI 3, presso lo studio
dell'avvocato ALDO DE CARIA, che la rappresenta e difende giusta
procura in calce al ricorso;

- ricorrente -

contro
GENERALI ITALIA SPA, conferitaria del ramo di azienda
assicurativo Direzione per l'Italia di Assicurazioni Generali Spa e per il
Fondo Garanzie Vittime della Strada, in persona dei suoi procuratori
speciali e legali rappresentanti pro tempore, elettivamente domiciliata in
ROMA, VIA CARDINAL DE LUCA 10, presso lo studio
dell'avvocato FULVIO PIEZZI, che la rappresenta e difende giusta
procura in calce al controricorso;

3'455
- controricorrente -

nonché contro
MASINO GENNARO;

- intimato -

avverso la sentenza n. 823/2012 del TRIBUNALE di NAPOLI

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SEZIONE DISTACCATA di POZZUOLI, depositata il 09/07/2012;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
19/05/2015 dal Consigliere Relatore Dott. FRANCO DE STEFANO;
udito l'Avvocato Maggi Emilia (delega avvocato Piezzi), difensore della
controricorrente, che si riporta agli scritti e chiede il rigetto del ricorso.
Svolgimento del processo
I. — È stata depositata in cancelleria relazione, resa ai sensi
dell'art. 380-bis cod. proc. civ. e datata 27.3.14, regolarmente notificata
à difensori delle parti, relativa al ricorso avverso la sentenza del
tribunale di Napoli — sez. dist. di Pozzuoli 9.7.12, n. 823, del seguente
letterale tenore:
«1. — Daniela Pilato ricorre, affidandosi a tre motivi, per la
cassazione della sentenza in epigrafe indicata, con cui in secondo grado
è stato accolto, ma con contestuale rigetto nel merito, l'appello
dell'assicuratrice avverso la declinatoria di competenza, da parte del
giudice di pace di Pozzuoli, sulla domanda da lei dispiegata nei
confronti di Gennaro Masino e della Generali Ass.ni spa, quale
impresa designata dal FGVS, per conseguire il risarcimento dei danni,
anche da lesioni personali, patiti a seguito di un sinistro stradale
causato da veicolo di proprietà del Masino ma privo di copertura
assicurativa. Resiste con controricorso l'assicuratrice, rappresentata
come in epigrafe.

Ric. 2013 n. 20849 sez. M3 - ud. 19-05-2015


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2. — Il ricorso può essere trattato in camera di consiglio — ai sensi degli
artt. 375, 376 e 380-bis cod. proc. civ., essendo oltretutto soggetto alla
disciplina dell'art. 360-bis cod. proc. civ. (inserito dall'art. 47, comma
della legge 18 giugno 2009, n. 69) — parendo dovervi essere
rigettato.
3. — La ricorrente, che premette pure di avere tempestivamente

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riassunto dinanzi al medesimo ufficio giudiziario investito dell'appello
la causa a seguito della declaratoria di incompetenza appellata ed
oggetto della sentenza oggi gravata, sviluppa tre motivi: con un primo,
di violazione dell'art. 10 cod. proc. dv., censurando la statuizione sulla
persistenza della competenza del giudice di pace, nonostante il cumulo
al capitale degli interessi scaduti anteriormente alla domanda; con un
secondo, di violazione dell'art. 38 cod. proc. civ., dolendosi
dell'erroneità del rilievo di intempestività della precisazione
modificativa della domanda originaria operata da essa Pilato in primo
grado oltre la prima udienza di trattazione; con un terzo, di violazione
dell'art. 112 cod. proc. civ., lamentando l'illegittimità della decisione nel
merito in difetto di qualsiasi istanza in tal senso.
4. — La controricorrente, dal canto suo, ampiamente ricostruiti i
contenuti degli atti processuali, eccepisce l'inammissibilità del ricorso ai
sensi dell'art. 360-bis, comma 1, cod. proc. dv.: condividendo la
decisione del tribunale di non cumulare al capitale gli interessi
successivi alla domanda, come pure quella di qualificare tardiva ed
irrilevante la questione di competenza anche nel regime anteriore alla
legge 69/09; ed eccependo dell'avversa terza doglianza
l'inammissibilità, in quanto introdotta ai sensi del n. 3 e non del n. 4
dell'art. 360 cod. proc. civ., o comunque l'infondatezza, per avere essa
stessa, quale appellante, chiesto ogni ulteriore provvedimento inteso
alla prosecuzione del giudizio.

Ric. 2013 n. 20849 sez. M3 - ud. 19-05-2015


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5. — I tre motivi vanno esaminati congiuntamente e risolti, in senso


..
sfavorevole per la ricorrente: essendo irrilevanti le questioni sulla
fondatezza o meno della questione di incompetenza ed infondata
quella dell'illegittimità della pronuncia nel merito da parte del giudice di
appello.
Infatti, va ritenuto meritevole di riaffermazione il consolidato principio

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espresso da questa Corte regolatrice (Cass. 22 settembre 2006, n.
20636; Cass. 5 giugno 2007, n. 13083; Cass., ord. 21 maggio 2010, n.
12455; Cass., ord. 9 dicembre 2011, n. 26462), per il quale si ha la
seguente ipotesi alternativa:
"quando, di fronte ad una declinatoria di competenza da parte del
giudice di pace in causa esorbitante dai limiti della sua giurisdizione
equitativa, venga proposto appello con contestazione della fondatezza
della pronuncia, il tribunale, ove la censura sia infondata, è investito
dell'esame del merito quale giudice dell'appello in conseguenza del
normale effetto devolutivo proprio di tale impugnazione restando
escluso sia che la pronuncia sul merito possa considerarsi come resa
dal tribunale stesso in primo grado, sia che al rigetto dell'appello sul
motivo afferente alla competenza debba seguire la timessione delle
parti avanti allo stesso tribunale quale giudice competente affinché la
controversia venga decisa in primo grado; qualora la censura relativa
alla declinatoria di competenza sia, invece, fondata, non ricorrendo
alcuna delle ipotesi di rimessione al primo giudice, previste dagli artt.
353 e 354 cod. proc. e non esistendo una regola omologa a quella,
dettata per le sentenze del conciliatore, dall'art 353, quarto comma,
cod. proc. civ., abrogato dall'art. 89, comma primo, della 1. n. 353 del
1990, il tribunale, previa declaratoria della nullità della sentenza di
primo grado per erronea declinatoria della competenza, deve, in
ragione dell'effetto devolutivo dell'appello, decidere sul merito quale

Ric. 2013 n. 20849 sez. M3 - ud. 19-05-2015


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giudice d'appello e non rimettere le parti avanti al giudice di pace per la
rinnovazione del giudizio in primo grado".
6. — Pertanto, il tribunale di Napoli (sez. dist. di Pozzuoli), adito in
sede di appello dall'assicuratrice (e nonostante la separata instaurazione
della causa in riassunzione), avrebbe dovuto comunque decidere nel
merito della pretesa sostanziale dedotta in giudizio, sol che in tal senso

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almeno una delle parti abbia chiesto una decisione nel merito al
medesimo giudice di appello: e tanto è accaduto nella specie, stando a
quanto indicato in controricorso, a null'altro che ad una pronuncia sul
merito della domanda originaria di controparte potendo riferirsi
l'invocazione dell'appellante di ogni provvedimento utile alla
prosecuzione del giudizio dopo quella della statuizione sulla
competenza originaria del giudice di pace, prospettata come
malamente negata.
7. — Del ricorso non può quindi che proporsi al Collegio il rigetto».
Motivi della decisione
II. — Non sono state presentate conclusioni scritte, né alcuno ha
depositato memoria, ma il difensore della controricorrente è comparso
in camera di consiglio per essere ascoltato.
III. — A seguito della discussione sul ricorso, tenuta nella camera
di consiglio, ritiene il Collegio di condividere i motivi in fatto e in
diritto esposti nella su trascritta relazione e di doverne fare proprie le
conclusioni, avverso le quali del resto nessuna delle parti ha
ritualmente mosso alcuna critica osservazione.
IV. — Pertanto, ai sensi degli artt. 380-bis e 385 cod. proc. civ., il
ricorso va rigettato, con condanna della soccombente ricorrente alle
spese del giudizio di legittimità.
Inoltre, deve trovare applicazione l'art. 13 comma 1 quater del
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d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, inserito dall'art. 1, comma 17, della 1. 24

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dicembre 2012, n. 228, in tema di contributo unificato per i gradi o i


giudizi di impugnazione: ai sensi di tale disposizione, il giudice
dell'impugnazione è vincolato, pronunziando il provvedimento che la
definisce, a dare atto — senza ulteriori valutazioni discrezionali — della
sussistenza dei presupposti (rigetto integrale o inammissibilità o
improcedibilità dell'impugnazione) per il versamento, da parte

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dell'impugnante totalmente soccombente, dell'ulteriore importo a
titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per l'impugnazione
da lui proposta, a norma del comma 1 bis del medesimo art. 13.
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P. Q. M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna Daniela Pilato al
pagamento delle spese del giudizio di legittimità in favore di
controparte, in pers. del leg. rappr.nte p.t., liquidandole in € 3.200,00,
di cui € 200,00 per esborsi, oltre maggiorazione per spese generali ed
oltre accessori nella misura di legge.
Ai sensi dell'art. 13, co. 1 quater, d.P.R. 115/02, come modif.
-

dalla 1. 228/12, dà atto della sussistenza dei presupposti per il


versamento, da parte della ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di
contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del
comma 1 bis dello stesso art. 13.
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Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della sesta


sezione civile della Corte suprema di Cassazione, addì 19 maggio 2015

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