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Il pubblico impiego locale
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ESPANSIONE SEMPLIFICATA
Il pubblico impiego locale
La disciplina del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni è una materia che si
colloca a metà strada tra il diritto amministrativo, da cui riprende principi e nozioni, e il
diritto del lavoro, trattandosi di rapporti di impiegoveri e propri.
Questa “doppia anima” del lavoro pubblico è soprattutto evidente alla luce di un concetto
che occorre avere chiaro fin da subito: ossia la privatizzazione o contrattualizzazione del pub-
blico impiego, che ha sancito l’avvicinamento di quest’ultimo che, in precedenza aveva natura
esclusivamente pubblicistica, al rapporto di lavoro privato, ossia quello che si svolge alle dipen-
denze dell’impresa privata e che viene regolato dal codice civile, dallo statuto dei lavoratori, ecc.
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del lavoro e sulla maggiore severità delle sanzioni per i casi di corruzione e di assenteismo.
6 La dirigenza pubblica
Per inquadrare la disciplina della dirigenza pubblica, occorre partire dalla distinzione
tra attività di indirizzo politico e attività di gestione amministrativa: in particolare,
l’indirizzo politico è la base dell’azione dei pubblici poteri e si sostanzia nella individuazione,
da parte degli organi di governo, delle scelte e dei programmi che verranno poi
«concretizzate» mediante l’esplicazione dell’attività di gestione, di spettanza della burocrazia,
cioè la dirigenza pubblica.
Al dirigente compete, in particolare, l’adozione degli atti e dei provvedimenti
amministrativi nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa delle risorse di un
determinato ufficio.
L’accesso alla dirigenza avviene mediante concorso pubblico e conseguente stipulazione di
un contratto di lavoro con l’amministrazione. Il rapporto di lavoro, però, diviene effettivo solo
con il conferimento di un incarico.
Nell’ambito dei Comuni e delle Province gli incarichi dirigenziali sono conferiti dal Sindaco e dal
Presidente della Provincia e possono essere revocati nei casi e nei modi stabiliti dalla legge.
In base a quanto dispone il T.U. degli enti locali (D.Lgs. 267/2000), inoltre, lo Statuto dell’ente
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locale può prevedere che venga assoldato personale con qualifica dirigenziale anche con
contratti a tempo determinato, pur sempre a seguito di concorso pubblico.
Mediante il regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, invece , possono essere
disciplinati contratti di collaborazione autonoma da stipulare con personale esterno di alta
specializzazione. Tali contratti, però, devono avere ad oggetto lo svolgimento di attività fissate
da un apposito programma approvato dal Consiglio dell’ente.
I Comuni con più di 100.000 abitanti e le Province possono dotarsi di un Direttore generale
(anche detto City manager), nominato dal Sindaco o dal Pre side nte de lla Provincia previa
deliberazione della Giunta (o dell’Assemblea dei Sindaci per quanto riguarda le Province), che
sovrintende e coordina l’attività di tutti i dirigenti e , nell’ottica di assicurare l’efficacia e
l’efficienza della gestione dell’ente, predispone il Piano dettagliato degli obiettivi.
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I doveri del pubblico dipendente sono elencati in maniera specifica sia dal Codice di com-
portamento, D.P.R. 16-4-2013, n. 62, che dai contratti collettivi nazionali per i diversi comparti
della pubblica amministrazione.
Ai doveri fa riscontro una serie di diritti, che si possono distinguere a seconda che abbiano
un contenuto patrimoniale (ad esempio, la retribuzione) o non patrimoniale, tra cui, ad esempio,
il diritto all’ufficio, inteso come «stabilità» nel rapporto di lavoro; il cd. diritto alla progressione,
ossia di fare carriera all’interno della P.A. incrementando anche la retribuzione; il diritto al
riposo, in base al quale il lavoratore ha diritto a godere delle ferie e ad assentarsi per motivi
particolari (mediante permessi) o in caso di malattia; il diritto alla riservatezza, per cui alle
pubbliche amministrazioni è imposto il rispetto di particolari condizioni per il trattamento da
parte di soggetti pubblici di dati sensibili, specialmente quelli idonei a rivelare lo stato di salute;
il diritto alle pari opportunità tra uomini e donne sul luogo di lavoro; i diritti sindacali, ossia la
possibilità di costituire rappresentanze sindacali del personale.