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LA PECULIARITÀ DEI DOVERI DEI DIPENDENTI PUBBLICI

Uno degli aspetti che differenziano dipendenti pubblici e privati è quello dei doveri dei dipendenti
pubblici che hanno l’obbligo di osservare un insieme di regole e di principi comportamentali
chiamati “etica pubblica”. La particolarità dei doveri dei dipendenti pubblici si ricava dall’art. 54
Cost. che recita: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con
disciplina ed onore”, devono quasi essere di esempio per gli altri cittadini. Ciò vale per tutti i
funzionari pubblici, compresi quelli onorari, come i politici.
Dal secondo punto di vista, la previsione costituzionale fa sì che i doveri dei funzionari pubblici non
derivino solo da accordi, come i contratti di lavoro, ma anche da determinazioni unilaterali
contenute in atti come le leggi e i codici di comportamento, che danno contenuto all’obbligo di
comportarsi con disciplina e onore.
LA CODIFICAZIONE DELL’ETICA PUBBLICA
Fino al 1994, i doveri dei dipendenti pubblici non erano specificati in norme dettagliate. Vi erano
poche leggi che prevedevano determinate regole comportamentali dei dipendenti. Vi erano regole
specifiche solo per alcuni soggetti come per esempio i docenti scolastici e le forze armate e
dell’ordine. L’esperienza quotidiana dimostrava la difficoltà di individuare i comportamenti
leciti e quelli censurabili
Nel 1994 al fine di introdurre un insieme esaustivo e coordinato di regole di condotta è stato
emanato il Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Esso è stato
di nuovo emanato con il dPR n. 62 del 2013.
Tale codice, che dev’essere consegnato a ciascun dipendente all’atto dell’assunzione, ha lo scopo di
andare incontro alle buone intenzioni dei dipendenti piuttosto che reprimere quelle cattive.
Poiché i dipendenti pubblici non sono tutti uguali, la legge prevede altresì che le singole amministrazioni,
coinvolgendo le organizzazioni sindacali e le associazioni di utenti e consumatori, adottino un proprio codice
di comportamento

IL RILIEVO GIURIDICO DEI CODICI DI COMPORTAMENTO


i codici di comportamento possono avere una rilevanza sul piano della responsabilità dei dipendenti o non
averla. La violazione delle norme in essi contenute può atteggiarsi come reato, può obbligare al risarcimento
del danno, può esporre a una sanzione disciplinare,può non essere sanzionata giuridicamente
La legge stabilisce che la violazione del codice di comportamento è fonte di responsabilità
disciplinare e le violazioni gravi e reiterate sono causa di licenziamento.
Spetta ai contratti collettivi determinare le sanzioni disciplinari applicabili a ciascuna violazione.
Sia i giudici penali sia quelli civili e amministrativi utilizzano i suoi articoli per definire le
proprie pronunce. Es: (giudici penali).Essi usano le norme del codice di comportamento,
come strumento di interpretazione di altre norme incriminatrici.
I DOVERI DEI PUBBLICI DIPENDENTI
La prima esigenza dell’amministrazione è che il dipendente dedichi un adeguato impegno, in tempi
ed energie, alla propria prestazione lavorativa; tale obiettivo è perseguito vietando ulteriori attività
e richiedendo la preventiva autorizzazione per attività occasionali.
La stessa, inoltre, deve essere svolta con adeguata cura. Rientrano in tale previsione l’attenzione
alla semplificazione degli oneri richiesti al cittadino, la promozione dell’efficienza, la limitazione
delle assenze non assolutamente giustificate.
L’obiettivo dell’adeguatezza dell’impegno è normalmente perseguito vietando ulteriori attività
lavorative e richiedendo la preventiva autorizzazione per le attività occasionali: nel pubblico
impiego, la regola è quella dell’esclusività, salvo le ipotesi marginali di impiego a tempo
determinato e categorie particolari. Il Codice di comportamento richiede al dipendente
innanzitutto di essere realmente al servizio dei cittadini
L’immagine dell’amministrazione può essere rovinata anche da comportamenti riprovevoli dei
pubblici funzionari nella loro sfera privata. Ciò invita il pubblico dipendente a mantenere un certo
atteggiamento anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo.
il conflitto di interessi può essere affrontato in tre modi principali: eliminandolo, neutralizzandolo
o rendendolo manifesto. Il primo rimedio implica che l’interessato scelga tra la carica o impiego
pubblico e l’interesse privato.
. Il secondo rimedio consiste nel prevedere obblighi di astensione, assistiti da sanzioni, a carico di
chi si trovi in conflitto di interessi: è, evidentemente, una soluzione meno efficace, perché tollera
l’esistenza del conflitto, ma ne evita le degenerazioni; è un rimedio che può funzionare in presenza
di situazioni occasionali di conflitto di interessi, ma può rivelarsi dannoso quando il conflitto di
interessi sia tale da insorgere frequentemente. Il terzo rimedio, quello della trasparenza, è
naturalmente il più blando, ma è sempre utile, indipendentemente dal ricorso che si voglia fare ai
primi due
Il d.lgs. n. 150/2009 ha stabilito che alcune informazioni relative ai dirigenti, come i loro
curriculum e le retribuzioni, debbano essere resi pubblici.
Il dipendente nella redazione dei testi scritti e in tutte le altre comunicazioni adotta un linguaggio
chiaro e comprensibile;
Cura l’immagine esterna dell’amministrazione sia nei rapporti con la stampa che nella vita privata e
nei rapporti sociali.
La violazione di tali norme può essere sanzionata pesantemente come dimostrato dalla
Al tempo stesso l’art. 54 Cost parla di “onore” del dipendente pubblico e questo inevitabilmente
investe anche le sue scelte private.
Il Codice di comportamento, tuttavia, si limita ad evitare che il dipendente pubblico abusi della sua
posizione nei suoi rapporti privati.

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