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DIRITTO PROCESSUALE PENALE PROGREDITOMANUALE DELLA RESPONSABILITA’ DEGLI ENTIA.Prescutti – A. BernasconiPARTE PRIMACapitolo 1 – SOCIETAS DELINQUERE (ET PUNIRI) POTEST
Con l’espressione responsabilità per reato degli enti si identifica l’attribuzione ad un soggetto collettivo, dotato diuna particolare articolazione organizzativa, della responsabilità per un fatto illecito commesso da una personafisica appartenente alla sua struttura.Si tratta di una materia con profili che esulano dal sistema penalistico tradizionale, incentrato sul principio per ilquale la fattispecie criminale e la relativa sanzione sono elaborate esclusivamente per la persona fisica (societasdelinquere non potest).I primi dubbi e interrogativi furono mossi a partire dall’800 con la rivoluzione industriale, in particolare nei primidisastri ferroviari che si ebbero in Inghilterra: si mise in mostra una nuova forma di criminalità, quella dell’impresanella quale il contributo del singolo non può essere apprezzabile se non nella misura della sua contestualizzazionenella struttura organizzativa più amplia.Grazie a questa figura della responsabilità indiretta (vicarious liability) le corti inglesi affermarono la responsabilitàdella società di gestione ferroviaria, ma senza fare alcun riferimento a elementi di carattere soggettivo dellacolpevolezza.Sempre nel Regno Unito si ha una sentenza epocale (nel 1944) che segna una svolta per quanto riguarda i criteri diimputazione: il principio di immedesimazione; e cioè la considerazione che gli stati mentali (lo specifico dolorichiesto) dei funzionari che avevano agito per la società potevano essere attribuiti alla società stessa, che siidentifica con i suoi funzionari.Così il problema diventa quello di individuare quali sono le figure di vertice che possono impegnare, da un punto divista penalistico, la responsabilità della società.La legittimazione di un sistema punitivo rivolto alle persone giuridiche muove dalla constatazione che l’impresa èun centro capace di generare o di favorire la commissione di fatti illeciti, anche delittuosi.Nell’ordinamento italiano, in attuazione di convenzioni internazionali e di tutela degli interessi finanziari della UE,la L. delega 300/2000 traccia le direttive di fondo per l’abbandono del principio secondo il quale societasdelinquere non potest; e con il d.lgs. 231/2001 viene introdotta la responsabilità amministrativa dell’ente collettivoper i reati commessi, a suo interesse o a vantaggio, dai soggetti in posizione di vertice e dai dipendenti dello stesso.Inizialmente tale responsabiliera circoscritta alle fattispecie di corruzione, concussione, truffa, illecitifinanziamenti pubblici e simili; è stata poi estesa ad altre ipotesi delittuose tra le quali rivestono particolareimportanza quelle in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela dell’ambiente.Le sanzioni previste colpiscono sia il patrimonio della società (sanzioni pecuniarie) sia la sua attività (azioneinterdittive, applicabili anche in via cautelare) + la confisca del profitto del reato, che è la sanzione più incisivaprevista dal 231/2001.Occorre tenere presente che persona fisica e società sono ben distinte sul piano della colpevolezza, comeconferma il principio dell’autonomia della responsabilità dell’ente, che consente di perseguire la società anche nelcaso in cui l’autore materiale dell’illecito non sia giustificato.L’altro aspetto importante del D.lgs è quello dei modelli di organizzazione e gestione: la normativa assegna unaimportanza centrale alle condizioni organizzative aziendali; e l’adozione di un modello organizzativo volto adimpedire la commissione di reati, e l’istituzione di un organismo di vigilanza, rappresentano alcuni dei presuppostiche consentono all’ente di essere esonerato dalla responsabilità o di avere una sanzione pecuniaria ridotta (c.d.esimenti premiali della normativa).Dato il riferimento nel d.lgs alla parola “responsabilità amministrativa” delle persone giuridiche, è nato il problemarelativo alla natura di questa responsabilità. Alcuni propendono a favore dell’essenza penale della responsabilitàdegli enti, con forti polemiche verso la decisione ideologica del legislatore; mentre altri propendono per l’essenzaamministrativa della responsabilità; adducendo a motivazione determinati istituti (es. Prescrizione, vicendemodificative dell’ente) che sono incompatibili con la disciplina penalistica.
Capitolo 2 - LE FONTI
 
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Il momento genetico immediato delle norme in oggetto è dato dalla L. Delega 300/2000 e dalla legge attuativa231/2001; tuttavia si rileva anche l’importanza degli impegni pattizi assunti a livello internazionale dallo Statoitaliano.L’intitolazione stessa della Legge Delega richiama una serie di atti internazionali, elaborati in materia di lotta allacorruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, dei funzionari degli statimembri UE e di tutela delle finanze comunitarie.Tra le varie convenzioni ratificate dalla Legge Delega, la sola che fa riferimento alla responsabilità degli enti è laConvenzione OCSE del 1997, che in termini piuttosto generici obbliga gli stati ad adottare le misure necessarie perstabilire la responsabilità delle persone giuridiche per la corruzione di pubblici ufficiali stranieri.Nel primo periodo di vita della nuova normativa si ha avuto notevole impatto di atti internazionali, la maggiorparte dei quali successivi all’emanazione della legge, sul perimetro di azione della responsabilità degli enti: si trattadi atti internazionali che hanno dato indicazioni al legislatore internazione di introdurre nuovi reati-presupposto(mutilazione organi genitali femminili; terrorismo; falsità in monete; criminalità organizzata; delitti contro lapersonalità individuale; riciclaggio di denaro illecito; diritto di autore; reati ambientali; impiego di lavoratori il cuisoggiorno è irregolare).La L. Delega, nel ratificare e dare esecuzione agli accordi pattizi, configura la cornice di un nuovo e complessosistema normativo che il Governo avrebbe dovuto realizzare emendando un decreto legislativo in materia, nelrispetto di alcuni principi e criteri direttivi:
a.
I reati-presupposto erano riconducibili a 5 categorie:
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Delitti dei pubblici ufficiali contro la PA;
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Delitti contro il patrimonio commessi mediante frode;
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Reati relativi alla tutela dell’incolumità pubblica;
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Lesioni e omicidio colposi commessi in violazione delle norme di salute e sicurezza sul lavoro
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Reati in materia di tutela dell’ambiente e del territorio.
b.
Identificazione del criterio di imputazione oggettiva nel reato commesso dalla persona in posizione divertice, o dai subordinati dell’ente con conseguente vantaggio o interesse di questo; la responsabilità eraesclusa con l’adozione e l’attuazione di modelli organizzativi idonei a programmare le decisioni (unicaindicazione fornita dalla delega sui modelli di organizzazione e gestione).
c.
Le sanzioni amministrative erano di varia natura: pecuniarie (diminuibili qualora l’ente adotticomportamenti idonei a assicura riparazione o reintegrazione rispetto all’offesa realizzata) e di sanzioniinterdittive, queste applicabili anche in via cautelare.
d.
Sanzioni applicate dal giudice competente a conoscere del reato e, per il procedimento di accertamentodella responsabilità dell’ente, si sarebbero dovute applicare in quanto compatibili le norme del cpp.
e.
Diritti di recesso ad hoc per il socio dissenziente e incolpevole (non attuata).La delega parlamentare è stata esercitata dal Governo nel rispetto del termine degli 8 mesi, ed il d.lgs 231/2001 ècomposto da 4 capi:
1)
principi generali, criteri di attribuzione, sanzioni e reati;
2)
vicende modificative del soggetto collettivo;
3)
rito processuale per l’accertamento e l’applicazione delle sanzioni;
4)
disposizioni attuative e di coordinamento.I principi della legge delega sono stati per alcuni aspetti solo parzialmente realizzati, mentre per altri sembra che ilgoverno si sia spinto oltre i confini stabiliti dal delegante.Non ci sono nel testo originario del decreto i reati connessi alla sicurezza sul lavoro e quelli sulla tuteladell’ambiente e del territorio, integrati successivamente nel 2007 e nel 2011.Per quanto riguarda il procedimento di accertamento dell’illecito amministrativo le indicazioni della delega sonostate capovolte in sede attuativa: mentre la delega rinvia in quanto compatibili alle disposizioni del cpp, illegislatore ha optato per una disciplina ad hoc da integrare con le norme codicistiche.Si ha poi una produzione normativa in materia estranea al 231/2001 che è però eterogenea e non ispirata a visioniunionistiche.
Principi costituzionali
Non è scontata in materia l’applicazione dei principi fondamentali della materia, in quanto talvolta alcuni di essihano una efficacia limitata; o meglio sono adattabili in materia peculiare all’ente collettivo.Per risolvere questi problemi non sembra corretta la soluzione di dare preventivamente un’etichetta a taleresponsabilità al fine di stabilire se un determinato principio risulti applicabile.
 
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Principi Fondamentali In Materia Penale
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Colpevolezza: il principio della personalità della responsabilità non intacca l’ampliamento dell’area deidestinatari del diritto penale; fino a ricomprendevi la persona giuridica. Se si intende il principio dicolpevolezza nella sua minima accezione, cioè come divieto di responsabilità per il fatto altrui, per mezzodella teoria della immedesimazione si può accettare l’idea della imputazione a due stadi e così risalire alrimprovero alla persona collettiva per essersi avvantaggiata.Tuttavia l’impianto di un sistema rispettoso del principio di colpevolezza inizia ad incrinarsi nel momentoin cui il legislatore prevede una causa esimente della responsabilità: tale previsione definisce unmeccanismo di responsabilità oggettiva.
-
Funzione rieducativa della pena: nessuna analogia può essere fatta dell’ente giuridico da un punto di vistadi assimilazione a persona fisica, quindi di individuazione di una “personalità dell’ente” su cui la penapossa agire.
-
Principio di legalità: la responsabilità dell’ente per un determinato reato e la relativa sanzione devonoessere espressamente previste da una legge entrata in vigore prima della commissione del fatto.
Principi Fondamentali Processuali Penali
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Presunzione di non colpevolezza: si applica sicuramente all’ente sotto processo, ma una violazione in talsenso si può rintracciare sempre nell’esimente per essere esentato dalla responsabilità; in cui si ha unainversione dell’onere della prova a carico dell’imputato. Inoltre il fatto che misure cautelari coincidanoalle sanzioni interdittive si risolve in una applicazione anticipata della pena, non costituzionalmenteammessa.
-
Inviolabilità del diritto di difesa: è pacificamente applicabile.
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Tutela delle libertà fondamentali: ispezioni, perquisizioni e sequestri possono essere operati solo secondole garanzie previste per la tutela della libertà personale.
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Diritto al giusto processo: i principi dell’art. 111 Cost trovano piena applicazione nel processo penale dellesocietà.
-
Obbligatorietà dell’azione penale: il decreto prevede che sia il PM ad emettere il decreto di archiviazione(e non a richiederlo), si ravvisa una violazione del precetto costituzionale.Per quanto riguarda la normativa regionale essa non interviene direttamente, ma spesso, ponendo comecondizione per avere rapporti giuridico-economici con l’ente territoriale che l’ente adotti una struttura internaadeguata ai canoni i prevenzione del rischio di reato, interviene con atti volti ad incentivare l’adozione dei modellidi organizzazione e gestione. Si tratta di enfatizzare la necessità di allineare la governance delle società alleesigenze di compliance.
Capitolo 3 – PRINCIPI GENERALISoggetti destinatari
L’
art. 1 comma
 2 evidenzia come destinatari della norma non sono solo tutte le persone giuridiche private, maanche gli enti privati sprovvisti di personalità giuridica e le associazioni non riconosciute.Questo perché l’obbiettivo della norma non è quello di andare a toccare il principio che tiene separato, agli effetticivili, il patrimonio della persona fisica da quello della persona giuridica; ma è quello di imputare all’organizzazionepluripersonale le conseguenze vantaggiose derivate dalla condotta criminosa realizzata da chi appartiene a taleorganizzazione.In tal senso l’art. 27 stabilisce che dell’obbligazione derivante dal pagamento delle sanzioni pecuniarie cui l’ente èstato condannato risponde solo l’ente stesso con il suo patrimonio.La formula “società e associazioni anche prive di personalità giuridica”, dell’art. 1 c 2, intende circoscriverel’applicazione del decreto agli enti contrassegnati da una apprezzabile complessità organizzativa. Per tanto nonsono soggetti destinatari: l’imprenditore individuale; l’impresa familiare; le associazioni in partecipazione; leassociazioni temporanee di imprese; i consorzi con attività interna e le varie forme di comunione e i condomini.Una ulteriore delimitazione è espressa dall’
art. 3 c.1
 per lo Stato e gli Enti che esercitano pubblici poteri, per cui ildlgs non si applica:
articolazioni amministrative dello stato, centrali e periferiche;
enti pubblici territoriali;
enti pubblici non economici (ambigua, dato che non c’è un nozione unitaria di ente pubblico economico);
enti che si avvalgono di istituti di diritto privato ma che erogano un servizio pubblico senza scopo di lucro;
enti pubblici associativi che non esercitano pubblici poteri (Croce Rossa);

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