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La discrezionalità amministrativa
NOZIONE è il potere di scelta conferito dalla legge all’amministrazione con riguardo alla configurazione
concreta dell’azione di cura dell’interesse pubblico nell’esercizio della singola funzione
Ricordiamo che la funzione amministrativa è disciplinata dalla legge, che la predetermina nei suoi 3
momenti logici costitutivi (funzione/scopo, funzione/compito, funzione/ufficio).
La tematica della nozione di discrezionalità amministrativa attiene al rapporto tra legge e funzione
amministrativa, con riguardo alla predeterminazione dell’attività amministrativa, quindi funzione
compito.
C’è una impossibilità per il legislatore di definire in modo esaustivo le scelte inerenti all’esercizio concreto
della funzione, la predeterminazione delle attività da parte della legge non è esaustiva, perché non è
possibile prefigurare in modo esaustivo le diverse situazioni nella loro concretezza.
Da qui il legislatore spesso fa riferimento ai concetti giuridicamente indeterminati formulazioni aperte a
contenuti diversi nell’individuazione di presupposti per l’esercizio concreto del potere amministrativo, es
incolumità pubblica, sicurezza urbana, posizione dominante sul mercato (presupposto intervento antitrust).
Ratio della discrezionalità amministrativa il compito della legge è di dettare norme generali e astratte,
se pretendesse di regolare in anticipo tutto verrebbe pregiudicata l’esigenza di flessibilità e adeguatezza
alle circostanze che è incorporata nel principio di buon andamento dell’amministrazione.
La discrezionalità amministrativa, in sintesi, consente che il fine di interesse pubblico per la cura del quale la
legge conferisce il potere amministrativo all’amministrazione, sia perseguito non solo nel rispetto della
legge, ma anche nel modo più adeguato ai caratteri dell’azione concreta, nel momento storico in cui il
potere viene esercitato e dunque con adeguata valutazione degli interessi pubblici e privati coinvolti.
Nell’esercizio della discrezionalità sta proprio il significato stesso dell’amministrazione, il cuore della
specificità della sua azione.
La scelta discrezionale è la risultante del rapporto tra vincolo e libertà con riguardo alla
situazione concreta su cui ricade la scelta
Nella scelta discrezionale abbiamo presente allo stesso tempo:
elementi di vincolo
o il fine (interesse primario) il fine dell’azione amministrativa è predeterminato dalla legge,
sempre.
o le regole e i principi dell’azione amministrativa l’amministrazione deve sempre rispettarli nel
suo esercizio
spazio di libertà, che costituisce il merito della scelta discrezionale concerne gli aspetti che non
sono coperti dalla legge e dai principi dell’azione amministrativa, rientrando comunque in un rapporto
di finalità rispetto all’interesse selezionato dal legislatore.
Il merito costituisce lo spazio lasciato alla scelta discrezionale come scelta di opportunità da parte
dell’amministrazione, uno spazio a lei riservato sottratto al sindacato giurisdizionale.
Es amministrazione che deve mettere a punto una discarica per i rifiuti. Aspetto problematico è quello
relativo all’insinuazione dell’area. Il merito amministrativo riguarda la scelta dell’area tra le scelte possibili
nell’ambito del rispetto delle norme e dei principi. Non appartiene al merito ammnistrativo una scelta che
venisse a ricadere su una zona preclusa dalla legge.
Esempio organismo come la conferenza dei sindaci che prende in considerazione la scelta di
costruire o meno un nuovo ospedale. Questa scelta coinvolge una serie di interessi di varia natura
interesse primario relativo alla sanità pubblico, interesse delle finanze pubbliche, assetto urbanistico e
ambientale, viabilità… la ponderazione comparativa di questi diversi interessi potrebbe portare
l’organismo amministrativo a scegliere di deliberare la costruzione del nuovo ospedale o di condurlo a
decidere di dare più peso all’interesse della finanza pubblica, deliberando per non costruire un nuovo
ospedale ma riorganizzare quello già esistente.
Esempio scelta dell’amministrazione in ordine al tracciato di una strada di collegamento tra due
località principali. In questo caso abbiamo l’interesse primario ad una viabilità razionale. Interessi
secondari che possiamo immaginare sono l’interesse degli abitanti delle due località ad avere un
collegamento il più rapido possibile, l’interesse degli abitanti di località limitrofe più piccole perché il
tracciato segua un percorso più lungo che consenta di raccordare anche i loro abitati, l’interesse dei
proprietari di terreni che verrebbero espropriati.
In tutte le ipotesi in cui c’è un procedimento di pianificazione le scelte discrezionali di fondo vengono
compiute essenzialmente con l’atto di piano, atto di indirizzo di natura politico-amministrativa, nell’ambito
del margine di scelta lasciato dalla legge; gli atti successivi, singole autorizzazioni, licenze, trovano nel piano
stesso un parametro che riduce la loro discrezionalità, in misura maggiore o minore in base a quanto siano
precisi e dettagliati gli obiettivi da perseguire e i criteri da rispettare secondo quanto definito nell’atto di
pianificazione.
È connaturale al riparto di competenze tra organi politici e amministrativo che la determinazione
dell’organo politico non sia così dettagliata da non lasciare alcun margine di scelta all’organo ammnistrativo
che deve adottare la decisone concreta.
La discrezionalità tecnica
L’espressione è ormai ritenuta inadatta, anche se soprattutto in sede giurisprudenziale continua ad essere
utilizzata, la dottrina ritiene più adatta l’espressione valutazioni tecniche complesse.
Con condizionamento si intende il fatto che in determinati ambiti in cui c’è un certo sviluppo tecnico
scientifico, le determinazioni da parte del potere pubblico devono essere assunte con una esigenza di
coerenza e ragionevolezza rispetto alle acquisizioni scientifiche.
A seconda dei casi il condizionamento tecnico scientifico può presentarsi:
con riguardo all’accertamento dei presupposti di fatto delle decisioni nell’attribuire un dato
potere a una PA la legge richiede che sia esercitato in presenza di una determinata situazione che
presenti specifici requisiti. Di tratta ei presupposti di fatti del provvedimento o della decisione.
Quando questi presupposti sono invitati dal legislatore utilizzando i concetti giuridici indeterminati, il
loro accertamento esige valutazioni complesse, che presentano aspetti di opinabilità.
o Valutazioni ingegneristiche fatte per accertare l’identità della lesione subita da determinati
edifici in conseguenza di un terremoto, ai fini di una sovvenzione da parte della PA
o Valutazione della compatibilità paesaggistica di un determinato intervento in area sottoposta a
vincolo paesaggistico
DISCREZIONALITÀ AMMINISTRATIVA
Ratio garantire nel perseguimento dei fini pubblici il necessario adattamento delle previsioni normative
generali e astratte alla concretezza, complessità e mutevolezza delle situazioni in cui esse vanno applicate.
Il problema giuridico fondamentale è il come assicurare che il suo esercizio sia legittimo, tanto sotto
l’aspetto formale che sostanziale, come garantire che la discrezionalità non si traduca in arbitrio?
Controllo giurisdizionale Com’è strutturato in modo da garantire che non si traduca in arbitrio e
garantire allo stesso tempo che il potere giurisdizionale non si sovrapponga al potere esecutivo
IL MERITO è L’AMBITO NON SINDACABILE DAL GIUDICE NELL’AMBITO DEL CONTROLLO GIURISDIZIONALE
DI LEGITTIMITÀ se i parametri non sono di carattere giuridico ma quelli dell’opportunità, consentire il
controllo giurisdizionale equivarrebbe a consentire al giudice do sostituire le proprie valutazioni a quelle
operate dall’amministrazione.
Si pone il problema che questo significherebbe consentire al giudice di sostituire una sua valutazione
tecnica a quella assunta dalla PA (dagli appositi organi tecnici di cui questa si avvale).
Si pone l’esigenza che il sindacato giurisdizionale non comporti la sostituzione della valutazione opinabile
del giudice a quella opinabile della PA, ma c’è d’altro canto l’esigenza di assicurare il controllo
giurisdizionale più efficace possibile.
L’evoluzione dei mezzi istruttori anche nella giurisdizione amministrativa di legittimità: verso la
restrizione dei margini di insindacabilità delle valutazioni tecniche dell’amministrazione
Fino agli anni ‘200, l’impostazione che si dava al problema del controllo giurisdizionale sulle valutazioni
tecniche dell’amministrazione seguiva il medesimo approccio che viene applicato per il controllo
giurisdizionale della discrezionalità ammnistrativa, e proprio per questo la giurisprudenza ammnistrativa
aveva coniato l’espressione DISCREZIONALITÀ TECNICA anche sulle valutazioni tecniche
dell’amministrazione il giudice compiva un sindacato di tipo indiretto.
A partire dalla riforma adottata con la L 205/2000 relativa al processo amministrativo e poi con il codice del
processo approvato con d.lgs. 104/2010, si è avuta una evoluzione rispetto a tale approccio.
Tale evoluzione è passata attraverso una nuova disciplina dei mezzi istruttori. Infatti, alla luce del processo
di riforma non si distingue più tra le diverse tipologie di giudizio ammnistrativo in relazione ai mezzi
istruttori ammissibili nel processo amministrativo mentre pima la consulenza tecnica d’ufficio era
ammessa solo nella giurisdizione esclusiva e di merito, in seguito al processo di riforma ora p ammessa
anche nella giurisdizione di legittimità, mentre invece in questa prima si ammettevano solo le prove di tipo
documentale.
La consulenza tecnica d’ufficio, va precisato, non serve a dimostrare la verità di un fatto storico, non è una
prova, ma un mezzo istruttorio è la consulenza di esperti di cui il giudice può avvalersi per la valutazione
di questioni di fatto che richiedono cognizioni specialistiche di ordine tecnico scientifico. Serve quindi ad
acquisire tramite il perito in posizione di terzietà elementi tecnici necessari per comprendere il significato e
il valore di un determinato elemento di fatto.
L’evoluzione dei mezzi istruttori va nella direzione di consentire l’accesso diretto al fatto da parte del
giudice, dunque di circoscrivere i margini delle valutazioni tecniche della PA.
Si colloca in questa prospettiva evolutiva la verifica da parte del giudice amministrativo dell’attendibilità e
della correttezza dei criteri tecnici idi valutazione utilizzati dall’attività ammnistrativa; attendibilità che è un
concetto distinto da quello di condivisibilità, va inteso nel senso di valutazione tecnica formulata sulla base
di argomentazioni logiche e tecniche ben strutturate.