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L’AZIONE AMMINISTRATIVA

La discrezionalità amministrativa
NOZIONE  è il potere di scelta conferito dalla legge all’amministrazione con riguardo alla configurazione
concreta dell’azione di cura dell’interesse pubblico nell’esercizio della singola funzione

Ricordiamo che la funzione amministrativa è disciplinata dalla legge, che la predetermina nei suoi 3
momenti logici costitutivi (funzione/scopo, funzione/compito, funzione/ufficio).
La tematica della nozione di discrezionalità amministrativa attiene al rapporto tra legge e funzione
amministrativa, con riguardo alla predeterminazione dell’attività amministrativa, quindi funzione
compito.
C’è una impossibilità per il legislatore di definire in modo esaustivo le scelte inerenti all’esercizio concreto
della funzione, la predeterminazione delle attività da parte della legge non è esaustiva, perché non è
possibile prefigurare in modo esaustivo le diverse situazioni nella loro concretezza.
Da qui il legislatore spesso fa riferimento ai concetti giuridicamente indeterminati  formulazioni aperte a
contenuti diversi nell’individuazione di presupposti per l’esercizio concreto del potere amministrativo, es
incolumità pubblica, sicurezza urbana, posizione dominante sul mercato (presupposto intervento antitrust).

Il legislatore ricorre così all’affidamento alla PA di un potere di scelta  Il conferimento di potere


discrezionale da parte della legge all’amministrazione equivale ad affidare all’amministrazione un compito
di completamento della legge.
Questo spazio di scelta consente all’amministrazione di attuare il comando legislativo in modo congruo
rispetto alle situazioni concrete su cui va ad incidere, dove sono compresenti tanti interessi pubblici e
privati coinvolti nella decisione amministrativa.
Senza il ricorso alla discrezionalità amministrativa i comandi legislativi non sarebbero in grado di
predeterminare in modo idoneo le attività amministrative a fronte della continua mutevolezza delle
situazioni concrete, e si avrebbe un effetto di rigidità e disfunzionalità.

Ratio della discrezionalità amministrativa  il compito della legge è di dettare norme generali e astratte,
se pretendesse di regolare in anticipo tutto verrebbe pregiudicata l’esigenza di flessibilità e adeguatezza
alle circostanze che è incorporata nel principio di buon andamento dell’amministrazione.

La discrezionalità amministrativa, in sintesi, consente che il fine di interesse pubblico per la cura del quale la
legge conferisce il potere amministrativo all’amministrazione, sia perseguito non solo nel rispetto della
legge, ma anche nel modo più adeguato ai caratteri dell’azione concreta, nel momento storico in cui il
potere viene esercitato e dunque con adeguata valutazione degli interessi pubblici e privati coinvolti.
Nell’esercizio della discrezionalità sta proprio il significato stesso dell’amministrazione, il cuore della
specificità della sua azione.

L’agire discrezionale non è un agire libero


libera è un’attività che può indirizzarsi dove vuole, come nello schema dell’autonomia negoziale privata,
quindi una capacità di livera determinazione dei propri fini.
L’agire dell’amministrazione è invece sempre funzionalizzato alla cura di interessi pubblici fissati dalla legge
e la cui cura è affidata all’amministrazione, anche laddove dispone di spazi di scelta è vincolato nel fine.
Il fine è individuato dalla scienza amministrativistica come interesse pubblico primario.
Il potere discrezionale quindi è sottoposto a limiti interni.
Dato che il potere discrezionale è vincolato nel fine, anche l’azione amministrativa è sempre
sottoponibile al sindacato giurisdizionale. La sindacabilità dell’azione amministrativa è stata il frutto di
un’evoluzione del nostro ordinamento, a monte di tale evoluzione infatti era sindacabile solo il
provvedimento amministrativo in rapporto alla sua conformità alla legge. La discrezionalità amministrativa
era ritenuta rientrare in un ambito riservato alla PA è sottratto al controllo giurisdizionale.
Il rapporto tra contenuto riservato alla scelta dell’amministrazione e profili sindacabili dalla’toria
giurisdizionale costituisce un fronte mobile, in quanto si è registrata una evoluzione ed è ancora in corso,
verso una estensione e un riconoscimento di un sindacato al giudice ammnistrativo sempre più penetrante
rispetto all’esercizio della discrezionalità amministrativa.

Azione discrezionale e azione vincolata


Non sempre l’azione dell’amministrazione è accompagnata da questo potere di scelta, perché la
predeterminazione dell’attività e del potere da parte della legge può anche essere nel senso di disciplinare
in modo dettagliato ogni elemento di esercizio del potere. In questo caso l’azione viene definita vincolata.

Le dimensioni della discrezionalità amministrativa (an, quid, quando, quomodo)


L’estensione della discrezionalità non è sempre uguale a sé stessa, ma può variare in relazione al fatto di
riguardare diversi elementi:
 AN  la discrezionalità nell’an riguarda l’ipotesi in cui la legge lascia all’amministrazione la scelta se
adottare un provvedimento o non intervenire
 QUID  l’amministrazione si trova nella possibilità di scegliere quale contenuto dare al proprio
provvedimento, decidere il che cosa
 QUANDO  ricorre quando l’amministrazione si trova nella possibilità di scegliere quando adottare un
provvedimento o quando un provvedimento deve avere efficacia (fino a quando, a partire da quando)
 QUOMODO  l’amministrazione può stabilire in che modo, con quali strumenti operativi e procedure
esecutive si realizzerà la propria decisione.
Questi contenuti della discrezionalità possono ricorrere anche insieme, addirittura tutti e quattro  in
questo caso l’amministrazione dispone di una direzionalità della massima espansione.
È tuttavia sufficiente la presenza di uno di questi possibili contenuti perché si possa parlare di potere
discrezionale.

La scelta discrezionale è la risultante del rapporto tra vincolo e libertà con riguardo alla
situazione concreta su cui ricade la scelta
Nella scelta discrezionale abbiamo presente allo stesso tempo:
 elementi di vincolo
o il fine (interesse primario)  il fine dell’azione amministrativa è predeterminato dalla legge,
sempre.
o le regole e i principi dell’azione amministrativa  l’amministrazione deve sempre rispettarli nel
suo esercizio
 spazio di libertà, che costituisce il merito della scelta discrezionale  concerne gli aspetti che non
sono coperti dalla legge e dai principi dell’azione amministrativa, rientrando comunque in un rapporto
di finalità rispetto all’interesse selezionato dal legislatore.
Il merito costituisce lo spazio lasciato alla scelta discrezionale come scelta di opportunità da parte
dell’amministrazione, uno spazio a lei riservato sottratto al sindacato giurisdizionale.

Es amministrazione che deve mettere a punto una discarica per i rifiuti. Aspetto problematico è quello
relativo all’insinuazione dell’area. Il merito amministrativo riguarda la scelta dell’area tra le scelte possibili
nell’ambito del rispetto delle norme e dei principi. Non appartiene al merito ammnistrativo una scelta che
venisse a ricadere su una zona preclusa dalla legge.

l’elaborazione della scelta discrezionale


conduce dall’ interesse pubblico astratto (interesse primario predeterminato dalla legge) all’interesse
pubblico concreto (quello che viene concretamente individuato e curato dal provvedimento
amministrativo).
L’interesse primario per la cura del quale il potere amministrativo è attribuito all’amministrazione è
predeterminato dalla norma che attribuisce la funzione in via astratta. La scelta discrezionale tuttavia si cala
in una situazione reale, in cui quell’interesse non vive isolato ma è affiancato da altri interessi pubblici e
privati con cui può anche trovarsi in conflitto.
La PA è tenuta a ponderare comparativamente tra loro i diversi interessi coinvolti nella situazione concreta
nella quale la decisone va ad incidere. Questa ponderazione comparativa va fatta tenendo come criterio di
riferimento l’interesse primario, ma vanno valutati in rapporto ad esso i diversi altri interessi pubblici e
privati in gioco, definiti cosi interessi secondari. Attraverso questa ponderazione si vuole arrivare a
determinare se e in che misura, nella situazione concreta, vada soddisfatta l’interesse primario con
eventuale sacrifico di tutti o parte degli altri interessi coinvolti, o se invece nella situazione concreta
l’interesse primario debba addirittura soccombere nei confronti degli interessi secondari.
La PA così giunge a individuare l’interesse pubblico concreto. Questa elaborazione viene compiuta
attraverso il procedimento ammnistrativo, che sfoca nell’adozione del provvedimento ammnistrativo con
cui si realizza l’interesse pubblico concreto.
L’individuazione dell’interesse pubblico concreto è frutto della scelta discrezionale.

LA Discrezionalità AMMINISTRATIVA è UNA SCELTA RELATIVA ALL’ASSETTO DEGLI INTERESSI COINVOLTI,


OSSIA PRESENTI NELLA SITUAZIONE CONCERTA NELLA QUALE L’ESERCIZIO DEL POTERE VA AD INCIDERE.

 Esempio  organismo come la conferenza dei sindaci che prende in considerazione la scelta di
costruire o meno un nuovo ospedale. Questa scelta coinvolge una serie di interessi di varia natura 
interesse primario relativo alla sanità pubblico, interesse delle finanze pubbliche, assetto urbanistico e
ambientale, viabilità… la ponderazione comparativa di questi diversi interessi potrebbe portare
l’organismo amministrativo a scegliere di deliberare la costruzione del nuovo ospedale o di condurlo a
decidere di dare più peso all’interesse della finanza pubblica, deliberando per non costruire un nuovo
ospedale ma riorganizzare quello già esistente.
 Esempio  scelta dell’amministrazione in ordine al tracciato di una strada di collegamento tra due
località principali. In questo caso abbiamo l’interesse primario ad una viabilità razionale. Interessi
secondari che possiamo immaginare sono l’interesse degli abitanti delle due località ad avere un
collegamento il più rapido possibile, l’interesse degli abitanti di località limitrofe più piccole perché il
tracciato segua un percorso più lungo che consenta di raccordare anche i loro abitati, l’interesse dei
proprietari di terreni che verrebbero espropriati.

Procedimento logico per l’assunzione della scelta discrezionale


Abbiamo detto che per l’assunzione della decisione discrezionale consiste in una valutazione comparativa
dei diversi interessi in gioco alla luce dell’interesse pubblico primario. Ne consegue la necessità che per tale
decisione sia seguito un procedimento logico in cui confluiscono un giudizio e una volontà.
Tappe
1. Acquisizione al procedimento dei diversi interessi in gioco, accertamento dei presupposti di fatto 
Con riguardo all’esempio dell’ospedale, comporta il verificare la domanda di servizi ospedalieri non
coperta nell’ambito del distretto, accertare le modalità alternative possibili per soddisfarla.
In questa fase occorre applicare tecniche di accertamento idonee, che saranno più o meno complesse
in base al caso specifico
2. Valutazione degli interessi in gioco  ci si potrebbe anche trovare dinnanzi a situazioni in cui con
riferimento allo stesso elemento di fatti emergono valutazioni contrastanti, in questo caso si parla. La
PA è chiamata a individuare una valutazione a prendere come suo riferimento, deve fare una scelta
non tra interessi diversi, ma di discrezionalità tecnica, perché nel momento dell’accertamento dei
presupposti di fatto deve ricercare la verità nei fatti in modo imparziale, rispetto a questo momento
del procedimento logico non c’è una scelta a favore di uno o un altro interesse.
3. Individuazione delle possibili soluzioni alternative nell’ambito della legittimità  es costruzione di
una discarica, l’amministrazione deve scegliere tra le due ipotesi di collocamento, entrambe possibili
dal punto di vista tecnico e della legittimità.
4. Scelta nell’ambito delle soluzioni legittime  individua l’interesse pubblico nel caso concreto

Un tempo la scelta discrezionale era considerata insindacabile da parte del giudice.


Progressivamente è stata sottoposta ad una sera di regole di natura giurisprudenziale che ne hanno ridotto
sensibilmente la portata  osservanza principio di ragionevolezza, proporzionalità, coerenza rispetto ai
risultati dell’istruttoria…

La spettanza del potere discrezionale


Spesso oggi è distribuita tra organo politico e organo amministrativo  spesso tra la determinazione
legislativa e la scelta operata con il provvedimento abbiamo un livello di esercizio della discrezionalità che
viene esercitata con atti ammnistrativi di indirizzo di natura politico-amministrativa, ad esempio direttive,
atti di programmazione… mentre in base al principio di distinzione tra politica e amministrazione spettano
ai dirigenti burocratici le scelte discrezionali di natura istituzionale, che sono operate mediante
provvedimenti amministrativi di natura gestionale.

In tutte le ipotesi in cui c’è un procedimento di pianificazione le scelte discrezionali di fondo vengono
compiute essenzialmente con l’atto di piano, atto di indirizzo di natura politico-amministrativa, nell’ambito
del margine di scelta lasciato dalla legge; gli atti successivi, singole autorizzazioni, licenze, trovano nel piano
stesso un parametro che riduce la loro discrezionalità, in misura maggiore o minore in base a quanto siano
precisi e dettagliati gli obiettivi da perseguire e i criteri da rispettare secondo quanto definito nell’atto di
pianificazione.
È connaturale al riparto di competenze tra organi politici e amministrativo che la determinazione
dell’organo politico non sia così dettagliata da non lasciare alcun margine di scelta all’organo ammnistrativo
che deve adottare la decisone concreta.
La discrezionalità tecnica
L’espressione è ormai ritenuta inadatta, anche se soprattutto in sede giurisprudenziale continua ad essere
utilizzata, la dottrina ritiene più adatta l’espressione valutazioni tecniche complesse.

Si fa riferimento al fenomeno di significativa espansione del condizionamento delle conoscenze tecnico


scientifiche in ordine al processo decisionale delle autorità pubbliche.
Tanto il legislatore ad esempio con riguardo all’individuazione di nuovi obiettivi dell’intervento pubblico e
della normazione di nuovi fenomeni emersi nell’abito socio economico, tanto le PA nelle loro attività di cura
dell’interesse pubblico.
 Dibattito sugli OGM
 Dibattito sulla produzione di energia elettrica mediante centrali nucleari, chiuso con un referendum
 Dibattito circa le grandi opere pubbliche, come il ponte di Messina
 Dibattito sulla TAV in Val di Susa
 Attualmente con l’emergenza coronavirus vediamo quotidianamente l’amministrazione con scelte
che hanno a monte dibattiti di carattere tecnico

Con condizionamento si intende il fatto che in determinati ambiti in cui c’è un certo sviluppo tecnico
scientifico, le determinazioni da parte del potere pubblico devono essere assunte con una esigenza di
coerenza e ragionevolezza rispetto alle acquisizioni scientifiche.
A seconda dei casi il condizionamento tecnico scientifico può presentarsi:
 con riguardo all’accertamento dei presupposti di fatto delle decisioni  nell’attribuire un dato
potere a una PA la legge richiede che sia esercitato in presenza di una determinata situazione che
presenti specifici requisiti. Di tratta ei presupposti di fatti del provvedimento o della decisione.
Quando questi presupposti sono invitati dal legislatore utilizzando i concetti giuridici indeterminati, il
loro accertamento esige valutazioni complesse, che presentano aspetti di opinabilità.
o Valutazioni ingegneristiche fatte per accertare l’identità della lesione subita da determinati
edifici in conseguenza di un terremoto, ai fini di una sovvenzione da parte della PA
o Valutazione della compatibilità paesaggistica di un determinato intervento in area sottoposta a
vincolo paesaggistico

 con riguardo al contenuto da dare a determinate sue decisioni.


o Valutazione data dal professore allo studente nell’ambito di un esame
o Valutazione relativa agli esiti di una procedura concorsuale con riguardo all’individuazione del
vincitore o alla compilazione della graduatoria

DISCREZIONALITÀ AMMINISTRATIVA VS DISCREZIONALITÀ TECNICA


Nei casi discrezionalità tecnica la PA è chiamata a effettuare una scelta diversa rispetto a quella che deve
essere assunta nei casi discrezionalità ammnistrativa.
 Discrezionalità amministrativa  comparazione tra i diversi interessi pubblici e privati coinvolti e
decisione sul loro assetto
 Discrezionalità tecnica  comporta una scelta tra diverse soluzioni tecnico scientifiche che si
presentano in contrasto tra di loro. Questa compresenza di valutazioni difformi è l’elemento
connotativo della discrezionalità tecnica, se ci fosse una sola valutazione universalmente riconosciuta
non ci sarebbe un problema di opinabilità e di discrezionalità. Si parlerebbe di assunzione di una
scelta alla stregua di un mero accertamento.
Abbiamo una scelta che ha riguardo alla qualificazione di fatti alla luce di criteri tecnico-scientifici.
Nella discrezionalità tecnica, lo spazio lasciato vuoto dalla norma non va colmato con una scelta relativa
agli interessi in gioco per individuare l’interesse pubblico nel caso concreto, ovvero l’assetto concreto degli
interessi compresenti corrispondente all’interesse pubblico astratto, ma tramite una scelta in ordine
all’applicazione di conoscenze specialistiche.
Il fattore scelta in questi casi deriva dal fatto che si tratto di ipotesi un cui lo sviluppo tecnico scientifico non
ha ancora prodotto certezze univocamente riconosciute, ma solo scelte tecniche opinabili.
Occorrere distinguere tra i concetti
 MERO ACCERTAMENTO TECNICO  si ha quando il presupposto di fatto della decisione è accertabile
mediante una mera misurazione  es misurazione del tasso alcolemico per verificare se sussiste
l’ipotesi di guida in stato di ebrezza
 VALUTAZIONE TECNICA  non abbiamo una semplice applicazione di un parametro univocamente
riconosciuto in ambito scientifico, ma opinioni tecniche difformi nello stesso ambito scientifico, per cui
la PA è costretta ad assumere la sua decisone operando tra queste una scelta, che dovrà essere
corrispondente ai criteri della ragionevolezza, quindi motivata in rapporto agli elementi a cui si ha fatto
riferimento. NON è UNA SCELTA TRA INTERESSI, MA COMUNQUE QUESTA PUÒ AVERE UNA
RICADUTA SUGLI INTERESSI
Secondo Clarich l’espressione valutazione tecnica è meglio di discrezionalità tecnica perché
comunque nella discrezionalità tecnica, anche se abbiamo una celta, manca l’elemento volitivo che
caratterizza la discrezionalità amministrativa.

La valutazione tecnica complessa può sussistere tanto in presenza dell’esercizio di un potere


discrezionale da parte dell’amministrazione, quanto in presenza di una attività vincolata.
 Troviamo una compresenza di discrezionalità tecnica e agire discrezionale quando in base alla
prescrizione normativa la PA, una volta accertato il presupposto di fatto della decisione richiesto al
legislatore, ha poi la possibilità di assumere decisioni di differente contenuto  il legislatore
consente all’amministrazione che si trova difronte a una epidemia che colpisce un certo tipo di
bestiame di adottare scelte di contenuto diverso, come la delimitazione dell’area dell’allevamento
colpito o l’abbattimento…
 Possiamo avere un caso di compresenza di discrezionalità tecnica e potere vincolante quando la norma
di fronte all’accertamento del presupposto di fatto alla stregua di conoscenze tecniche complesse non
univocamente riconosciute imponga tuttavia all’amministrazione, una volta che abbia optato per un
determinato accertamento del presupposto di fatto, ad assumere una decisione predeterminata per
quel tipo ipotesi dal legislatore stesso.
Il controllo giurisdizionale sull’esercizio della discrezionalità amministrativa e sulle
valutazioni tecniche (sul libro scarsissimo)

DISCREZIONALITÀ AMMINISTRATIVA
Ratio  garantire nel perseguimento dei fini pubblici il necessario adattamento delle previsioni normative
generali e astratte alla concretezza, complessità e mutevolezza delle situazioni in cui esse vanno applicate.

Il problema giuridico fondamentale è il come assicurare che il suo esercizio sia legittimo, tanto sotto
l’aspetto formale che sostanziale, come garantire che la discrezionalità non si traduca in arbitrio?
Controllo giurisdizionale  Com’è strutturato in modo da garantire che non si traduca in arbitrio e
garantire allo stesso tempo che il potere giurisdizionale non si sovrapponga al potere esecutivo

Il merito amministrativo quale ambito non sindacabile in sede di controllo giurisdizionale di


legittimità
Aspetto centrale nella definizione del delicato rapporto tra potere amministrativo discrezionale e controllo
giurisdizionale è dato dal merito amministrativo.
Clarich  il merito ha una dimensione essenzialmente negativa e residuale. Esso si riferisce all’eventuale
ambito di valutazione e di scelta spettante all’amministrazione che si pone al di là dei limiti coperti
dall’aerea della legalità, cioè dai vincoli giuridici posti dalle norme e dai principi dell’azione amministrativa.
Il merito connota in definitiva l’attività dell’amministrazione da considerare essenzialmente libera, l’area in
cui spetta solo all’amministrazione effettuare una scelta tra opzioni tutte legittime, quindi che non attiene a
valutazione giuridiche ma si colloca tutta sul piano dell’opportunità.

IL MERITO è L’AMBITO NON SINDACABILE DAL GIUDICE NELL’AMBITO DEL CONTROLLO GIURISDIZIONALE
DI LEGITTIMITÀ  se i parametri non sono di carattere giuridico ma quelli dell’opportunità, consentire il
controllo giurisdizionale equivarrebbe a consentire al giudice do sostituire le proprie valutazioni a quelle
operate dall’amministrazione.

Il controllo giurisdizionale sull’esercizio della discrezionalità amministrativa come sindacato


indiretto
Es  caso della scelta che l’amministrazione che ritiene che debba essere realizzata una discarica nel
territorio sottoposto alla sua cura, per individuare l’area dove ubicarla.
Con riferimento a questo tipo di scelta ci sono regole normative fissate anche a livello di ordinamento
nazionale che europeo, ad esempio non può essere ubicata in area naturale protetta sottoposta a misure di
salvaguardia, dove ci sia rischio di inquinamento di una falda acquifera, dove vi sia rischio di frana…
Esclusi i siti rispetto ai quali vi siano divieti normativi, potenzialmente tutte le altre aree possono essere
oggetto della scelta, la scelta ricade di un ambito di valutazione di opportunità. Ovviamente per i cittadini
che abitano nelle zone papabili è assai poco gradita l’istallazione di una discarica, ed è molto probabile
l’ipotesi di ricorsi per sindacare se il potere sia stato esercitato correttamente. Il giudice ammnistrativo non
può sindacare la scelta di ubicazione nel merito, non può dire se fosse meglio un’altra delle soluzioni
compatibili con il dato normativo, può solo verificare che la scelta non sia in contrasto con disposizioni
normative. Si tratta così di un normale sindacato sul rispetto della legge da parte del provvedimento
amministrativo.

In conseguenza del processo di giuridicizzaizne dell’attività discrezionale, il controllo giurisdizionale si è


esteso anche al sindacato sulla COERENZA DELLA SCELTA AMMINISTRATIVA CON IL PERSEGUIMENTO
Dell’interesse PUBBLICO  il controllo giurisdizionale si svolge come controllo che la scelta sia stata
assunta in modo corretto. Ciò significa che se la scelta non è assunta in modo corretto, questa non
correttezza viene assunta a significare che non è stato perseguito l’interesse pubblico.
Come può il giudice sindacare se la scelta è stata assunta in modo corretto senza ingerirsi nel merito
amministrativo? La soluzione è stata quella di ricorrere a una valutazione dall’esterno del processo logico
seguito dall’amministrazione nell’assunzione della sua decisione. Un controllo quindi servendosi di regole
oggettive basate sulla comune esperienza, verificabili, quindi sulla ragionevolezza, proporzionalità, logicità
della decisione.
Il giudice amministrativo si è servito in particolare delle FIGURE SINTOMATICHE DELL’ECCESSO DI
POTERE. Queste sono state utilizzate dal giudice amministrativo come evenienza rivelatrici di assunzione
della decisione in modo viziato, potendo così sindacare l’esercizio della discrezionalità senza sostituire la
propria valutazione a quella dell’amministrazione, senza elaborare una decisione diversa da lui ritenuta
migliore, ma controllando la corretta formazione della decisione.
Tale sindacato viene definito dalla giurisprudenza come SINDACATO GIURISDIZIONALE INDIRETTO,
modellato sulla natura funzionale dell’attività amministrativa, ha spostato i confini tra legittimità e merito,
comportando l’espansione dell’area della legittimità, ossia la giurisdizionalizzazione e sindacabilità di quote
della PA che prima vi erano sottratte.

DISCREZIONALITÀ TECNICA/ VALUTAZIONE TECNICA


Quando compie un accertamento dei presupposti di fatto del provvedimento o assume una decisione che
implichi una applicazione di valutazioni tecniche l’amministrazione, a differenza di quanto accade
nell’esercizio della discrezionalità ammnistrativa, non compie una scelta tra interessi alla luce dell’interesse
pubblico primario. Non opera una manifestazione di volontà ma solo di giudizio. Astrattamente quindi si
potrebbe ritenere che in questo caso il giudice non debba esercitare un sindacato indiretto, come avviene
per la discrezionalità ammnistrativa ma possa operare un sindacato diretto procedendo a un esame diretto
del fatto della controversia sottoposta a suo giudizio.

Si pone il problema che questo significherebbe consentire al giudice di sostituire una sua valutazione
tecnica a quella assunta dalla PA (dagli appositi organi tecnici di cui questa si avvale).
Si pone l’esigenza che il sindacato giurisdizionale non comporti la sostituzione della valutazione opinabile
del giudice a quella opinabile della PA, ma c’è d’altro canto l’esigenza di assicurare il controllo
giurisdizionale più efficace possibile.

L’evoluzione dei mezzi istruttori anche nella giurisdizione amministrativa di legittimità: verso la
restrizione dei margini di insindacabilità delle valutazioni tecniche dell’amministrazione
Fino agli anni ‘200, l’impostazione che si dava al problema del controllo giurisdizionale sulle valutazioni
tecniche dell’amministrazione seguiva il medesimo approccio che viene applicato per il controllo
giurisdizionale della discrezionalità ammnistrativa, e proprio per questo la giurisprudenza ammnistrativa
aveva coniato l’espressione DISCREZIONALITÀ TECNICA  anche sulle valutazioni tecniche
dell’amministrazione il giudice compiva un sindacato di tipo indiretto.

A partire dalla riforma adottata con la L 205/2000 relativa al processo amministrativo e poi con il codice del
processo approvato con d.lgs. 104/2010, si è avuta una evoluzione rispetto a tale approccio.
Tale evoluzione è passata attraverso una nuova disciplina dei mezzi istruttori. Infatti, alla luce del processo
di riforma non si distingue più tra le diverse tipologie di giudizio ammnistrativo in relazione ai mezzi
istruttori ammissibili nel processo amministrativo  mentre pima la consulenza tecnica d’ufficio era
ammessa solo nella giurisdizione esclusiva e di merito, in seguito al processo di riforma ora p ammessa
anche nella giurisdizione di legittimità, mentre invece in questa prima si ammettevano solo le prove di tipo
documentale.
La consulenza tecnica d’ufficio, va precisato, non serve a dimostrare la verità di un fatto storico, non è una
prova, ma un mezzo istruttorio  è la consulenza di esperti di cui il giudice può avvalersi per la valutazione
di questioni di fatto che richiedono cognizioni specialistiche di ordine tecnico scientifico. Serve quindi ad
acquisire tramite il perito in posizione di terzietà elementi tecnici necessari per comprendere il significato e
il valore di un determinato elemento di fatto.

L’evoluzione dei mezzi istruttori va nella direzione di consentire l’accesso diretto al fatto da parte del
giudice, dunque di circoscrivere i margini delle valutazioni tecniche della PA.
Si colloca in questa prospettiva evolutiva la verifica da parte del giudice amministrativo dell’attendibilità e
della correttezza dei criteri tecnici idi valutazione utilizzati dall’attività ammnistrativa; attendibilità che è un
concetto distinto da quello di condivisibilità, va inteso nel senso di valutazione tecnica formulata sulla base
di argomentazioni logiche e tecniche ben strutturate.

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