Sei sulla pagina 1di 1

La 

discrezionalità amministrativa può essere definita come la possibilità di scelta, o meglio


quell'attività "ponderativa" di tutti gli interessi in gioco, relativi ad un determinato contesto, riconosciuta
alla pubblica amministrazione, tra più comportamenti ugualmente leciti per il soddisfacimento
dell'interesse pubblico individuato dalla norma giuridica.
La discrezionalità viene a mancare in caso di attività vincolata.
Altra distinzione fondamentale in diritto amministrativo è quella tra valutazione di merito e valutazione
discrezionale. La valutazione di merito è una valutazione relativa all’opportunità e alla convenienza di una
certa scelta, ed è totalmente libera; è inoltre una valutazione non giuridica.
La discrezionalità, invece, implica una valutazione che non è totalmente libera, perché deve essere
effettuata nel rispetto delle norme giuridiche: è libertà di mezzi, abbiamo detto, ma non di fini, e quindi in
tal senso l’attività discrezionale può dirsi parzialmente libera. Il Ministero per l’Ambiente non può scegliere
se tutelare o meno un parco nazionale, perché ciò gli è imposto dalla legge; può scegliere però i mezzi con
cui esercitare tale tutela. La scelta di merito, proprio per la totale libertà di cui gode l’amministrazione, non
è sindacabile né dal giudice ordinario né dal giudice amministrativo.
La scelta discrezionale, invece, essendo incanalabile entro precisi binari legislativi, è sindacabile sia dal
giudice amministrativo sia dagli organi di controllo.
In pratica il ragionamento è il seguente: la scelta discrezionale è una scelta che deve essere effettuata nel
rispetto di norme giuridiche, e quindi il giudice può controllare se queste norme sono state rispettate. La
scelta di merito è una scelta totalmente libera, non incanalata da alcuna norma; di conseguenza il giudice
non ha strumenti per intromettersi in questo campo.

Potrebbero piacerti anche