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DISPENSA LEGISLAZIONE

AMBIENTALE
AA 18 19
NOZIONI E NORMATIVA
NOZIONI GENERALI

AUTORIZZAZIONI

Provvedimento la cui emanazione, da parte dell'amministrazione, attribuisce al


richiedente la legittimazione a svolgere una determinata attività.
Le autorizzazioni sono atti ampliativi della sfera (di azione) soggettiva dei privati.
Possono avere funzione di controllo o di programmazione (M.S. Giannini). Nel primo
caso il provvedimento valuta la rispondenza dell'attività individuale alle regole
predeterminate poste dall'amministrazione per la tutela di interessi pubblici (sanitari, di
sicurezza).
Nel secondo caso viene presa in esame la consonanza dell'esercizio dell'attività con i
piani ed i programmi dell'amministrazione.
Le autorizzazioni possono essere discrezionali quando la decisione sul loro rilascio sia
frutto della cooperazione tra interessi pubblici e privati, oppure vincolate, quando la loro
emanazione dipende da un accertamento relativo alla sussistenza delle qualità previste
dalla legge oppure dalla fonte alla quale la legge attribuisce questo potere. È la norma
che determina anche gli effetti dell'autorizzazione.
NOZIONI GENERALI

CONCESSIONE

Sono atti amministrativi ampliativi della sfera giuridica e di azione del beneficiario. Per
effetto del provvedimento di concessione viene attribuita ad un soggetto una posizione
di diritto soggettivo in ordine a beni pubblici ovvero a servizi o opere pubbliche.
NOZIONI GENERALI
sono provvedimenti amministrativi le
PROVVEDIMENTO manifestazioni di volontà aventi rilevanza
AMMINISTRATIVO esterna, provenienti da una Pubblica
Amministrazione nell'esercizio di un'attività
amministrativa, indirizzate a soggetti
determinati o determinabili ed in grado di
apportare una modificazione unilaterale nella
sfera giuridica degli stessi.
NOZIONI GENERALI
La Pubblica Amministrazione è l'insieme sistematico
PUBBLICA degli organi statali preposti all'esercizio della
AMMINISTRAZIONE fondamentale funzione amministrativa (o
esecutiva); mentre l'esercizio delle due residue
tradizionali funzioni cardine dell'ordinamento
giuridico statale, quella normativa e quella
giurisdizionale, spetta rispettivamente all'apparato
legislativo e a quello giudiziario.
Il pluralismo amministrativo nel nostro ordinamento
si realizza con l'attribuzione di poteri amministrativi
non solo al complesso degli organi costituenti il
governo dello Stato in senso stretto, ma anche a
tutti gli enti pubblici, distinti e distinguibili da
quest'ultimo in quanto dotati di propria personalità
giuridica, istituzionalmente chiamati all'esercizio
della funzione amministrativa, quali ad esempio
Comuni e Province.
NOZIONI GENERALI

PROCEDIMENTO
AMMINISTRATIVO

Il procedimento amministrativo è costituito da una sequenza di atti fra loro


funzionalmente coordinati in quanto preordinati all'adozione di un unico provvedimento
finale.
L'azione amministrativa è sempre azione procedimentalizzata, e sono rari i casi di
provvedimenti isolati; alcuni autori individuano un esempio di assenza di procedimento
con riferimento alle ordinanze di necessità ed urgenza (Galli).
Il procedimento amministrativo consente la realizzazione, sul piano sostanziale, dei
principi dell'imparzialità e del buon andamento dell'attività amministrativa secondo i
dettami dell'art. 97 della Costituzione. Attraverso di esso, infatti, è possibile rispondere
ad esigenze quali l'accertamento, la valutazione e la ponderazione dei vari elementi di
fatto e dei diversi interessi che la Pubblica Amministrazione deve tenere presenti
nell'emanazione dei singoli atti; la coordinazione dell'operato dei diversi organi che
devono intervenire; l'esercizio di attività di controllo e la garanzia che anche l'interessato
venga sentito prima dell'emanazione dell'atto e sia messo in grado di far valere le
proprie ragioni.
NOZIONI GENERALI

INTERESSE LEGITTIMO

Secondo la dottrina più recente, infatti, ciò che l'ordinamento intende proteggere
attraverso l'interesse legittimo, è proprio l'interesse ad un bene della vita, cioè
l'interesse effettivamente avvertito dal privato. Tale interesse viene anzi tutelato
dall'ordinamento in via diretta ed immediata, al pari di quanto accade per il diritto
soggettivo. Nel caso dell'interesse legittimo, però, il soddisfacimento dell'interesse
presupposto non dipende dal comportamento del titolare dello stesso (come nel
diritto soggettivo), ma da quello di un soggetto diverso, la Pubblica Amministrazione,
nell'esercizio delle sue attività pubblicistiche.
Infatti l'interesse legittimo ha di fronte a sé non una situazione passiva, ma una
situazione giuridica attiva, la potestà, rispetto alla quale l'interesse legittimo funge da
limite. Si può pertanto definire l'interesse legittimo, mutuando tale definizione da un
autorevole studioso, come "la posizione di vantaggio fatta ad un soggetto
dell'ordinamento in ordine ad un bene oggetto del potere amministrativo e consistente
nell'attribuzione al medesimo soggetto di poteri atti ad influire sul corretto esercizio
del potere, in modo da rendere possibile la realizzazione dell'interesse al bene".
NOZIONI GENERALI

Il diritto soggettivo è rappresentato, secondo la


DIRITTO SOGGETTIVO definizione tradizionale, dal potere di agire per il
soddisfacimento del proprio interesse, protetto
dall'ordinamento giuridico.
L'esercizio del diritto soggettivo è costituito
dall'esplicazione dei poteri che il diritto soggettivo
attribuisce; così il proprietario esercita il diritto soggettivo
di proprietà disponendo e godendo del bene che ne è
oggetto (ad esempio percependo i frutti della cosa, etc.).
NOZIONI GENERALI

LEGITTIMITA’ Il concetto di legittimità:


- esprime l'aderenza dell'atto alle norme
sostanziali che regolano la materia;
- esprime la regolarità formale di un atto in
relazione alle norme che ne regolano la
formazione;
- esprime la competenza dell'organo
emanante a promulgare quel tipo di atto.
NOZIONI GENERALI
• DISCREZIONALITA’

Quando l'agire amministrativo non è rigidamente vincolato dalla norma,


l'amministrazione si trova di fronte a più scelte possibili, tra le quali deve scegliere la più
opportuna.
Anche i soggetti privati scelgono di fronte a più alternative possibili; l'amministrazione,
tuttavia, deve tenere un comportamento finalizzato al perseguimento dell'interesse
pubblico, in quanto esercita una funzione pubblica.
Per ogni attività espletata norme giuridiche esplicite o implicite individuano l'interesse
pubblico primario, vale a dire proprio dell'attribuzione o della competenza dell'autorità
procedente. L'interesse primario, tuttavia, solo in casi rarissimi si trova ad essere l'unica
regola dell'agire: per lo più esso si trova a doversi variamente raffrontare e
contemperare con altri interessi, che per l'autorità procedente sono secondari.

In generale si può dire che la discrezionalità consiste nella ponderazione comparativa di


più interessi secondari in ordine ad un interesse primario (M. S. Giannini).
COSTITUZIONE ITALIANA
COSTITUZIONE ART. 9, II COMMA
La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione.
COSTITUZIONE, ART. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo
e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
ART. 103. CO. II
La Corte dei conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica
e nelle altre specificate dalla legge.
COSTITUZIONE, ART. 117, I COMMA
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto
della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario e dagli obblighi internazionali.
COSTITUZIONE, ART. 117, II CO
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto di asilo
e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema
tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere
garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull'istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati
dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere dell'ingegno;
s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
TRATTATO SUL FUNZIONAMENTO
DELL’UNIONE EUROPEA,
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI
DELL’UNIONE EUROPEA
TFUE, ART. 11, PRINCIPIO DI INTEGRAZIONE
Le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere
integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni
dell'Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo
sostenibile
CDFUE, ART, 11, TUTELA DELL’AMBIENTE
(CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA),
Un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua
qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti
conformemente al principio dello sviluppo sostenibile.
CODICE CIVILE
CC, ART. 840, SOTTOSUOLO E SPAZIO
SOVRASTANTE AL SUOLO.
La proprietà del suolo si estende al sottosuolo, con tutto ciò che vi si
contiene, e il proprietario può fare qualsiasi escavazione od opera che
non rechi danno al vicino. Questa disposizione non si applica a quanto
forma oggetto delle leggi sulle miniere, cave e torbiere.
CC, ART. 822, DEMANIO PUBBLICO
Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del
mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre
acque definite pubbliche dalle leggi in materia; le opere destinate alla
difesa nazionale.
Fanno parimenti parte del demanio pubblico, se appartengono allo
Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi; gli
acquedotti; gli immobili riconosciuti d'interesse storico, archeologico e
artistico a norma delle leggi in materia; le raccolte dei musei, delle
pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche; e infine gli altri beni che
sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico.
CC., art. 826, II CO. PATRIMONIO DELLO
STATO, DELLE PROVINCE E DEI COMUNI
Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste che a
norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello
Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilità ne è
sottratta al proprietario del fondo, le cose d'interesse storico,
archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in
qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la
dotazione della Presidenza della Repubblica, le caserme, gli armamenti,
gli aeromobili militari e le navi da guerra.
CC. ART. 2043, RISARCIMENTO PER FATTO
ILLECITO: RESPONSABILITA’ SOGGETTIVA
Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno
ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.

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CC, ART. 2050, RESPONSABILITA’ PER L’ESERCIZIO DI
ATTIVITA’ PERICOLOSE: RESPONSABILITA’ OGGETTIVA
Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un'attivita'
pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, e' tenuto
al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a
evitare il danno.

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R.D. 29 luglio 1927, n. 1443
NORME DI CARATTERE LEGISLATIVO PER
DISCIPLINARE LA RICERCA E LA
COLTIVAZIONE DELLE MINIERE NEL REGNO
R.D. 29 luglio 1927, n. 1443, ART. 2
ART. 2
Le lavorazioni indicate nell'art. 1 si distinguono in due categorie: miniere e cave.
Appartengono alla prima categoria la ricerca e la coltivazione delle sostanze ed energie seguenti:
d) pietre preziose, granati, corindone, bauxite, leucite, magnesite, fluorina, minerali di bario e di stronzio, talco, asbesto, marna da cemento, pietre litografiche;
e) sostanze radioattive, acque minerali e termali, vapori e gas.
Appartiene alla seconda categoria la coltivazione:
a) delle torbe;
b) dei materiali per costruzioni edilizie, stradali ed idrauliche;
Art. 14.
Le miniere possono essere coltivate soltanto da chi ne abbia avuto la concessione.
Art. 18.
La concessione è fatta con decreto del Ministro per l'economia nazionale. sentito il parere del Consiglio superiore delle miniere.
Il decreto di concessione contiene:
f) tutti gli altri obblighi e le condizioni cui si intenda subordinare la concessione;
Art. 21.
La concessione della miniera è temporanea
D.P.R. 18-4-1994 n. 382 Disciplina dei procedimenti di conferimento dei
permessi di ricerca e di concessioni di coltivazione di giacimenti minerari
di interesse nazionale e di interesse locale
12. Istruttoria.
1. L'ingegnere capo del distretto minerario competente, al fine di acquisire le osservazioni
della provincia, della camera di commercio e del comune o dei comuni, territorialmente
interessati […] indice una conferenza di servizi, ai sensi dell'art. 14 della legge 7 agosto
1990, n. 241, da svolgersi entro sessanta giorni dal ricevimento della domanda. La
conferenza di servizi esamina la domanda di conferimento di permesso di ricerca,
corredata degli allegati e delle eventuali opposizioni.
2. Nella conferenza di servizi di cui al comma 1 del presente articolo sono, altresì, acquisiti,
ai sensi del comma 2 dell'art. 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, gli atti di intesa, i
concerti, i nulla osta e le autorizzazioni che le altre amministrazioni dello Stato e gli enti
sono tenuti ad adottare, secondo le leggi statali e regionali.
3. Qualora nella conferenza di servizi non si raggiungano determinazioni concordate, e sia
previsto l'accordo o l'atto di assenso comunque denominato delle pubbliche
amministrazioni intervenute, si procede secondo l'art. 14, comma 2-bis, della legge 7
agosto 1990, n. 241.
REGIO DECRETO 11 DICEMBRE 1933, N.
1775 - TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI DI
LEGGE SULLE ACQUE E IMPIANTI ELETTRICI
REGIO DECRETO 11 dicembre 1933, n. 1775

Art. 7.
Le domande per nuove concessioni e utilizzazioni, corredate dei progetti di massima delle opere da eseguire per la
raccolta, regolazione, estrazione, derivazione, condotta, uso, restituzione e scolo delle acque, sono dirette al
ministro dei lavori pubblici e presentate all'ufficio del genio civile alla cui circoscrizione appartengono le opere di
presa.
Le domande di cui al primo comma relative sia alle grandi sia alle piccole derivazioni sono altresì trasmesse alle
Autorità di bacino territorialmente competenti che, entro il termine perentorio di quaranta giorni dalla data di
ricezione ove si tratti di domande relative a piccole derivazioni, comunicano il proprio parere vincolante ai
competente Ufficio Istruttore in ordine alla compatibilità della utilizzazione con le previsioni del Piano di tutela, ai
fini del controllo sull'equilibrio del bilancio idrico o idrologico, anche in attesa di approvazione del Piano anzidetto.

ART. 15
Le concessioni di acqua pubblica per le grandi derivazioni sono fatte con decreto reale promosso dal ministro dei
lavori pubblici di concerto col ministro delle finanze.
Per le piccole derivazioni la concessione è fatta con decreto del ministro dei lavori pubblici, di concerto col ministro
delle finanze.
R.D. 1265/1934 APPROVAZIONE
DEL TESTO UNICO DELLE LEGGI
SANITARIE
R.D. 1265/1934 Approvazione del testo unico
delle leggi sanitarie
Art. 216
Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono
riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti sono indicate in un elenco diviso in due
classi.
La prima classe comprende quelle che debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontano dalle
abitazioni; la seconda quelle che esigono speciali cautele per la incolumità del vicinato.
Questo elenco, compilato dal consiglio superiore di sanità, è approvato dal Ministro per l'interno,
sentito il Ministro per le corporazioni, e serve di norma per l'esecuzione delle presenti disposizioni.

Art. 217
Quando vapori, gas o altre esalazioni, scoli di acque, rifiuti solidi o liquidi provenienti da manifatture o
fabbriche, possono riuscire di pericolo o di danno per la salute pubblica, il podestà prescrive le norme
da applicare per prevenire o impedire il danno e il pericolo e si assicura della loro esecuzione ed
efficienza.
Nel caso di inadempimento il podestà può provvedere di ufficio nei modi e termini stabiliti nel testo
unico della legge comunale e provinciale.
LEGGE 29 GIUGNO 1939, N.
1497. PROTEZIONE DELLE
BELLEZZE NATURALI
L. 1497/1939, ART. 1
Sono soggette alla presente legge a causa del loro notevole interesse pubblico:
1. le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;
2. le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse
artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza;
3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e
tradizionale;
4. le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze

ARTICOLO ABROGATO DA D. LGS. 490/1990. SI VEDA ORA L’ART. 10 D.


LGS. 42/2004, CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO
DPR 616/1977
TRASFERIMENTO ALLE REGIONI
DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE
DELLO STATO
Dpr 616/1977, ART. 82, COME MODIFICATO
DA LEGGE GALASSO (L. 431/1985)
Sono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi della L. 29 giugno 1939, n. 1497:
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati
sui laghi;
c) i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti
elettrici, approvato con R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri
ciascuna;
d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la
catena appenninica e per le isole;
e) i ghiacciai e i circhi glaciali;
f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento;
h) […]
i) le zone umide incluse nell'elenco di cui al D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448;
j) i vulcani;
k) le zone di interesse archeologico

ART. ABROGATO DA D. LGS. 490/1999. VEDERE ORA ART. 142 D. LGS. 42/2004, CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO
Dpr 616/1977, ART. 90

Tutte le funzioni relative alla tutela, disciplina e utilizzazione delle risorse


idriche, con esclusione delle funzioni riservate allo Stato dal successivo
articolo, sono delegate alle regioni che le eserciteranno nell'ambito della
programmazione nazionale della destinazione delle risorse idriche e in
conformità delle direttive statali sia generali sia di settore per la disciplina
dell'economia idrica.
In particolare sono delegate le funzioni concernenti:
a) gli aggiornamenti e le modifiche del piano regolatore generale degli
acquedotti concernenti le risorse idriche destinate dal piano a soddisfare
esigenze e bisogni dei rispettivi territori regionali, nonché l'utilizzazione delle
risorse stesse;
Dpr 616/1977, ART. 91, Competenze dello
Stato
Sono riservate allo Stato, oltre alle funzioni concernenti la programmazione nazionale generale o di
settore della destinazione delle risorse idriche, le funzioni concernenti:
1) la dichiarazione di pubblicità delle acque, la formazione e la conservazione degli elenchi o catasti di
acque pubbliche, la formazione e la conservazione degli elenchi o catasti di utenze di acque
pubbliche; nel procedimento istruttorio relativo alla dichiarazione di pubblicità delle acque, sono
sentite le regioni interessate;
2) la determinazione e la disciplina degli usi delle acque pubbliche anche sotterranee ivi comprese le
funzioni relative all'istruttoria e al rilascio delle concessioni di grandi derivazioni: le dighe di ritenuta
per le quali si provvederà in sede di riforma della disciplina delle acque;
6) l'utilizzazione di risorse idriche per la produzione di energia elettrica (1).

(1) La Corte costituzionale, con sentenza 12 giugno 1991, n. 260, ha dichiarato l'illegittimità
costituzionale del presente numero, nella parte in cui non esclude dalla riserva allo stato le funzioni
amministrative concernenti le "piccole derivazioni di acque pubbliche".
D. LGS. 42/2004 CODICE DEI
BENI CULTURALI E DEL
PAESAGGIO
D. LGS. 42/2004, ART. 10, BENI CULTURALI
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone
giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.

2. Sono inoltre beni culturali:

a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico, ad eccezione delle raccolte che
assolvono alle funzioni delle biblioteche indicate all'articolo 47, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616.
3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13:

a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati
al comma 1;
b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante;
c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale;
d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse, particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della
letteratura, dell'arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o
religiose. Se le cose rivestono altresì un valore testimoniale o esprimono un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale, il provvedimento di cui all'articolo 13
può comprendere, anche su istanza di uno o più comuni o della regione, la dichiarazione di monumento nazionale; (
d-bis) le cose, a chiunque appartenenti, che presentano un interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico eccezionale per l'integrità e la completezza del patrimonio
culturale della Nazione;
e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che non siano ricomprese fra quelle indicate al comma 2 e che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali,
ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica o etnoantropologica, rivestano come complesso un eccezionale interesse.
D. LGS. 42/2004, ART. 142, AREE TUTELATE
PER LEGGE
1. Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo:
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati
sui laghi;
c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti
elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri
ciascuna;
d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la
catena appenninica e per le isole;
e) i ghiacciai e i circhi glaciali;
f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento,
come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;
h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;
i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448;
l) i vulcani;
m) le zone di interesse archeologico .
LEGGE 8 luglio 1986, n. 349,
ISTITUTIVA DEL MINISTERO
DELL’AMBIENTE
L. 349/1986, ART 1
1. È istituito il Ministero dell'ambiente.
2. È compito del Ministero assicurare, in un quadro organico, la
promozione, la conservazione ed il recupero delle condizioni ambientali
conformi agli interessi fondamentali della collettività ed alla qualità
della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio
naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall'inquinamento.
L. 349/1986, ART. 18
1. Qualunque fatto doloso o colposo in violazione di disposizioni di legge o di
provvedimenti adottati in base a legge che comprometta l'ambiente, ad esso arrecando
danno, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte, obbliga l'autore del
fatto al risarcimento nei confronti dello Stato.
3. L'azione di risarcimento del danno ambientale, anche se esercitata in sede penale, è
promossa dallo Stato, nonché dagli enti territoriali sui quali incidano i beni oggetto del
fatto lesivo.
6. Il giudice, ove non sia possibile una precisa quantificazione del danno, ne determina
l'ammontare in via equitativa, tenendo comunque conto della gravità della colpa
individuale, del costo necessario per il ripristino e del profitto conseguito dal trasgressore
in conseguenza del suo comportamento lesivo dei beni ambientali.
8. Il giudice, nella sentenza di condanna, dispone, ove possibile, il ripristino dello stato dei
luoghi a spese del responsabile.

ARTICOLO ABROGATO DA D. LGS. 152/2006

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L. 7 agosto 1990, n. 241 SUL
PROCEDIMENTO
AMMINISTRATIVO
L. 241/1990, ART. 14, CONFERENZE DEI
SERVIZI
1. Qualora sia opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in
un procedimento amministrativo, l'amministrazione procedente indice di regola una
conferenza di servizi.
2. La conferenza stessa può essere indetta anche quando l'amministrazione procedente debba
acquisire intese, concerti, nulla-osta o assensi comunque denominati di altre amministrazioni
pubbliche. In tal caso, le determinazioni concordate nella conferenza sostituiscono a tutti gli
effetti i concerti, le intese, i nulla-osta e gli assensi richiesti.
2-bis. Qualora nella conferenza sia prevista l'unanimità per la decisione e questa non venga
raggiunta, le relative determinazioni possono essere assunte dal Presidente del Consiglio dei
Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. Tali determinazioni hanno il medesimo
effetto giuridico dell'approvazione all'unanimità in sede di conferenza di servizi.
4. Le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano alle amministrazioni preposte alla tutela
ambientale, paesaggistico-territoriale e della salute dei cittadini.

(FORMULAZIONE VIGENTE dal 01/01/1994 al 12/05/1995)


L. 241/1990, ART. 19, DENUNCIA DI INIZIO
ATTIVITA’ DIA
Art. 19 Dichiarazione di inizio attività
1. Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque
denominato […] il cui rilascio dipenda esclusivamente dall'accertamento dei requisiti e presupposti di legge o di
atti amministrativi a contenuto generale […], con la sola esclusione degli atti rilasciati dalle amministrazioni
preposte […] alla tutela della salute e della pubblica incolumità, del patrimonio culturale e paesaggistico e
dell'ambiente […] è sostituito da una dichiarazione dell'interessato corredata, anche per mezzo di
autocertificazioni, delle certificazioni e delle attestazioni normativamente richieste […].

2. L'attività oggetto della dichiarazione può essere iniziata decorsi trenta giorni dalla data di presentazione
della dichiarazione all'amministrazione competente. Contestualmente all'inizio dell'attività, l'interessato ne dà
comunicazione all'amministrazione competente.

3. L'amministrazione competente, in caso di accertata carenza delle condizioni, modalità e fatti legittimanti, nel
termine di trenta giorni dal ricevimento della comunicazione di cui al comma 2, adotta motivati provvedimenti
di divieto di prosecuzione dell'attività e di rimozione dei suoi effetti

FORMULAZIONE VIGENTE DAL 17 MARZO 2005 AL 3 LUGLIO 2009)


L. 241/1990, ART. 19, SEGNALAZIONE
CERTIFICATA DI INIZIO ATTIVITA’ SCIA
1. Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso
o nulla osta comunque denominato […] il cui rilascio dipenda esclusivamente
dall'accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti
amministrativi a contenuto generale […] è sostituito da una segnalazione
dell'interessato […].

2. L'attività oggetto della segnalazione può essere iniziata […] dalla data della
presentazione della segnalazione all'amministrazione competente.

3. L'amministrazione competente, in caso di accertata carenza dei requisiti e


dei presupposti di cui al comma 1, nel termine di sessanta giorni dal
ricevimento della segnalazione di cui al medesimo comma, adotta motivati
provvedimenti di divieto di prosecuzione dell'attività e di rimozione degli
eventuali effetti dannosi di essa.
LEGGE 36/1994, DISPOSIZIONI
IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE
L. 36/1994, DISPOSIZIONI IN MATERIA DI
RISORSE IDRICHE
ART. 1. Tutela e uso delle risorse idriche.
1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal
sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata
ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
2. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative ed i
diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.
ART. 2 Usi delle acque.
1. L'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi
del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Gli altri usi sono
ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la
qualità dell'acqua per il consumo umano. ABROGATO DA D. LGS. 152/2006
D. LGS. 152/2006
D. LGS. 152/2006, ART. 3-QUATER
PRINCIPIO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE.
1. Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve
conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il
soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la
qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.
2. Anche l'attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a
consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile,
per cui nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata
da discrezionalità gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale
devono essere oggetto di prioritaria considerazione.
3. Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura e attività
umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare un
equilibrato rapporto, nell'ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e
quelle da trasmettere, affinché nell'ambito delle dinamiche della produzione e del
consumo si inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per
migliorare la qualità dell'ambiente anche futuro.
D. LGS. 152/2006, ART. 4 FINALITA’ VAS VIA
AIA
3. La valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la
finalità di assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le
condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della
capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia
della biodiversità e di un'equa distribuzione dei vantaggi connessi
all'attività economica.
D. LGS. 152/2006, ART. 5, DEFINIZIONI
c) impatto ambientale: l'alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta
ed indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea,
singola e cumulativa, positiva e negativa dell'ambiente, inteso come
sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici,
climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici, in
conseguenza dell'attuazione sul territorio di piani o programmi o di
progetti nelle diverse fasi della loro realizzazione, gestione e
dismissione, nonche' di eventuali malfunzionamenti;
D. LGS. 152/2006, ART. 29 SEXIES,
AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
4-quater. I valori limite di emissione delle sostanze inquinanti si
applicano nel punto di fuoriuscita delle emissioni dall'installazione e la
determinazione di tali valori e' effettuata al netto di ogni eventuale
diluizione che avvenga prima di quel punto, tenendo se del caso
esplicitamente conto dell'eventuale presenza di fondo della sostanza
nell'ambiente per motivi non antropici.
D. LGS. 152/2006, ART. 74 DEFINIZIONI
1. Ai fini della presente sezione si intende per:
ff) scarico: qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di
collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo
ricettore acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla
loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione.
oo) valore limite di emissione: limite di accettabilità di una sostanza inquinante contenuta in uno
scarico, misurata in concentrazione, oppure in massa per unità di prodotto o di materia prima
lavorata, o in massa per unità di tempo; i valori limite di emissione possono essere fissati anche per
determinati gruppi, famiglie o categorie di sostanze. I valori limite di emissione delle sostanze si
applicano di norma nel punto di fuoriuscita delle emissioni dall'impianto, senza tener conto
dell'eventuale diluizione; l'effetto di una stazione di depurazione di acque reflue può essere preso in
considerazione nella determinazione dei valori limite di emissione dell'impianto, a condizione di
garantire un livello equivalente di protezione dell'ambiente nel suo insieme e di non portare carichi
inquinanti maggiori nell'ambiente;
ll) standard di qualità ambientale, denominati anche «SQA»: la concentrazione di un particolare
inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque, nei sedimenti e nel biota che non deve essere
superata per tutelare la salute umana e l'ambiente
D. LGS. 152/2006, ART. 74 DEFINIZIONI
ART. 74 (Definizioni)
g) acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo
residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo
umano e da attività domestiche;
h) acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici
od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni,
diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di
dilavamento; (317)
i) acque reflue urbane: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue
domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento
convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato;
D. LGS. 152/2006, ART. 76 DISPOSIZIONI
GENERALI
2. L'obiettivo di qualità ambientale è definito in funzione della capacità
dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di
supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.
D. LGS. 152/2006, ART. 101, CRITERI
GENERALI DISCIPLINA SCARICHI
1. Gli scarichi di acque reflue industriali in acque superficiali devono
rispettare i valori-limite di emissione fissati ai sensi dell'articolo 101,
commi 1 e 2, in funzione del perseguimento degli obiettivi di qualità.
2. Ai fini di cui al comma 1, le regioni, nell'esercizio della loro
autonomia, […] definiscono i valori-limite di emissione, diversi da quelli
di cui all'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto […]. Le regioni
non possono stabilire valori limite meno restrittivi di quelli fissati
nell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto:
d) nelle Tabelle 3 e 4, per quelle sostanze indicate nella Tabella 5 del medesimo
Allegato [TRA CUI IL CROMO TOTALE E CROMO 6].
D. LGS. 152/2006, ART. 103, SCARICHI AL
SUOLO
È vietato lo scarico sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, fatta
eccezione:
a) per i casi previsti dall'articolo 100, comma 3;
b) per gli scaricatori di piena a servizio delle reti fognarie;
c) per gli scarichi di acque reflue urbane e industriali per i quali sia accertata
l'impossibilità tecnica o l'eccessiva onerosità, a fronte dei benefici ambientali
conseguibili, a recapitare in corpi idrici superficiali, purché gli stessi siano
conformi ai criteri ed ai valori-limite di emissione fissati a tal fine dalle
regioni ai sensi dell'articolo 101, comma 2. Sino all'emanazione di nuove
norme regionali si applicano i valori limite di emissione della Tabella 4
dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto;
D. LGS. 152/2006, ART. 104, SCARICHI NEL
SUOLO E NELLE ACQUE SOTTERRANEE
1. È vietato lo scarico diretto nelle acque sotterranee e nel sottosuolo.
2. In deroga a quanto previsto al comma 1, l'autorità competente, dopo
indagine preventiva, può autorizzare gli scarichi nella stessa falda delle
acque utilizzate per scopi geotermici, delle acque di infiltrazione di
miniere o cave o delle acque pompate nel corso di determinati lavori di
ingegneria civile, ivi comprese quelle degli impianti di scambio termico.
D. LGS. 152/2006, ART. 105, SCARICHI NELLE
ACQUE SUPERFICIALI
1. Gli scarichi di acque reflue industriali in acque superficiali devono
rispettare i valori-limite di emissione fissati ai sensi dell'articolo 101,
commi 1 e 2, in funzione del perseguimento degli [STANDARD DI
QUALITA’, TABELLA 1/B].
D. LGS. 152/2006, ART. 107, SCARICHI IN RETE
FOGNARIA
1. Ferma restando l'inderogabilità dei valori-limite di emissione di cui […] alla
Tabella 3 [ALLEGATO 5 ALLA PARTE III], gli scarichi di acque reflue industriali
che recapitano in reti fognarie sono sottoposti alle norme tecniche, alle
prescrizioni regolamentari e ai valori-limite adottati dall'ente di governo
dell'ambito competente in base alle caratteristiche dell'impianto, e in modo
che sia assicurata la tutela del corpo idrico ricettore nonché il rispetto della
disciplina degli scarichi di acque reflue urbane definita ai sensi dell'articolo
101, commi 1 e 2.
2. Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono
sempre ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal soggetto
gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall'ente di governo
dell'ambito competente.
D. LGS. 152/2006, ART. 108, SCARICHI DI
SOSTANZE PERICOLOSE
1. Le disposizioni relative agli scarichi di sostanze pericolose si applicano agli stabilimenti nei quali si svolgono attività che comportano
la produzione, la trasformazione o l'utilizzazione delle sostanze di cui alle Tabelle 3/A e 5 dell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto, e nei cui scarichi sia accertata la presenza di tali sostanze in quantità o concentrazioni superiori ai limiti di rilevabilità
consentiti dalle metodiche di rilevamento in essere alla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, o,
successivamente, superiori ai limiti di rilevabilità consentiti dagli aggiornamenti a tali metodiche messi a punto ai sensi del punto 4
dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto.

2. Tenendo conto della tossicità, della persistenza e della bioaccumulazione della sostanza considerata nell'ambiente in cui è
effettuato lo scarico, l'autorità competente in sede di rilascio dell'autorizzazione fissa, nei casi in cui risulti accertato che i valori limite
definiti ai sensi dell'articolo 101, commi 1 e 2, impediscano o pregiudichino il conseguimento degli [STANDARD DI QUALITA’
AMBIENATLE], anche per la compresenza di altri scarichi di sostanze pericolose, valori-limite di emissione più restrittivi di quelli fissati
ai sensi dell'articolo 101, commi 1 e 2.
4. Per le sostanze di cui alla Tabella 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto […] le autorizzazioni stabiliscono altresì la
quantità massima della sostanza espressa in unità di peso per unità di elemento caratteristico dell'attività inquinante e cioè per
materia prima o per unità di prodotto, in conformità con quanto indicato nella stessa Tabella.

5. Per le acque reflue industriali contenenti le sostanze della Tabella 5 dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, il punto di
misurazione dello scarico è fissato secondo quanto previsto dall‘Autorizzazione Integrata Ambientale […], e, nel caso di attività non
[SOTTOPOSTE A AIA], subito dopo l'uscita dallo stabilimento o dall'impianto di trattamento che serve lo stabilimento medesimo.
L'autorità competente può richiedere che gli scarichi parziali contenenti le sostanze della tabella 5 del medesimo Allegato 5 siano
tenuti separati dallo scarico generale e disciplinati come rifiuti.
D. LGS. 152/2006, ART. 124, CRITERI
GENERALI
1. Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati.
3. Il regime autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, servite o meno da impianti di depurazione delle
acque reflue urbane, è definito dalle regioni nell'ambito della disciplina di cui all'articolo 101, commi 1 e 2.
4. In deroga al comma 1, gli scarichi di acque reflue domestiche in reti fognarie sono sempre ammessi nell'osservanza dei regolamenti
fissati dal gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall'ente di governo dell'ambito
7. Salvo diversa disciplina regionale, la domanda di autorizzazione e' presentata alla provincia ovvero all'ente di governo dell'ambito
se lo scarico e' in pubblica fognatura. L'autorita' competente provvede entro novanta giorni dalla ricezione della domanda
8. […] l'autorizzazione è valida per quattro anni dal momento del rilascio. Un anno prima della scadenza ne deve essere chiesto il
rinnovo. […] La disciplina regionale di cui al comma 3 può prevedere per specifiche tipologie di scarichi di acque reflue domestiche,
ove soggetti ad autorizzazione, forme di rinnovo tacito della medesima.
10. In relazione alle caratteristiche tecniche dello scarico, alla sua localizzazione e alle condizioni locali dell'ambiente interessato,
l'autorizzazione contiene le ulteriori prescrizioni tecniche volte a garantire che lo scarico, ivi comprese le operazioni ad esso
funzionalmente connesse, avvenga in conformità alle disposizioni della parte terza del presente decreto e senza che consegua alcun
pregiudizio per il corpo ricettore, per la salute pubblica e l'ambiente.
D. LGS. 152/2006, ART. 133, SANZIONI
AMMINISTRATIVE
2. Chiunque apra o comunque effettui scarichi di acque reflue
domestiche o di reti fognarie, servite o meno da impianti pubblici di
depurazione, senza l'autorizzazione di cui all'articolo 124, oppure
continui ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che
l'autorizzazione sia stata sospesa o revocata, è punito con la sanzione
amministrativa da seimila euro a sessantamila euro. Nell'ipotesi di
scarichi relativi ad edifici isolati adibiti ad uso abitativo la sanzione è da
seicento euro a tremila euro.
D. LGS. 152/2006, ART. 144, TUTELA E USO
DELLE RISORSE IDRICHE
ART. 144 (tutela e uso delle risorse idriche)
1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorche' non estratte dal
sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato.
2. Le acque costituiscono una risorsa che va tutelata ed utilizzata
secondo criteri di solidarieta'; qualsiasi loro uso e' effettuato
salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a
fruire di un integro patrimonio ambientale.
D. LGS. 152/2006, ART. 267, CAMPO DI APPLICAZIONE
DISCIPLINA PREVENZIONE E LIMITAZIONE EMISSIONI IN
ATMOSFERA
Il presente titolo, ai fini della prevenzione e della limitazione
dell'inquinamento atmosferico, si applica agli impianti, inclusi gli
impianti termici civili non disciplinati dal titolo II, ed alle attività che
producono emissioni in atmosfera […].
D. LGS. 152/2006, ART. 268, DEFINIZIONI

h) stabilimento: il complesso unitario e stabile, che si configura come un complessivo ciclo


produttivo, sottoposto al potere decisionale di un unico gestore, in cui sono presenti uno o più
impianti o sono effettuate una o più attività che producono emissioni attraverso, per esempio,
dispositivi mobili, operazioni manuali, deposizioni e movimentazioni. Si considera stabilimento
anche il luogo adibito in modo stabile all'esercizio di una o più attività
l) impianto: il dispositivo o il sistema o l'insieme di dispositivi o sistemi fisso e destinato a svolgere in
modo autonomo una specifica attività, anche nell'ambito di un ciclo più ampio
D. LGS. 152/2006, ART. 269, AUTORIZZAZIONE ALLE
EMISSIONI PER STABILIMENTI
1. per tutti gli stabilimenti che producono emissioni deve essere
richiesta una autorizzazione ai sensi della parte quinta del presente
decreto.
D. LGS. 152/2006, ART. 279, SANZIONI

1. Chi inizia a installare o esercisce uno stabilimento in assenza della


prescritta autorizzazione ovvero continua l'esercizio con
l'autorizzazione scaduta, decaduta, sospesa o revocata è punito con la
pena dell'arresto da due mesi a due anni o dell'ammenda da 258 euro a
1.032 euro.
D. LGS. 152/2006, ART. 282, CAMPO DI
APPLICAZIONE IMPIANTI TERMICI CIVILI
1. Il presente titolo disciplina, ai fini della prevenzione e della
limitazione dell'inquinamento atmosferico, gli impianti termici civili
aventi potenza termica nominale inferiore a 3 MW. Sono sottoposti alle
disposizioni del titolo I gli impianti termici civili aventi potenza termica
nominale uguale o superiore.

72
D. LGS. 152/2006, ART. 283, DEFINIZIONI
d) impianto termico civile: impianto termico la cui produzione di calore
è esclusivamente destinata, anche in edifici ad uso non residenziale, al
riscaldamento o alla climatizzazione invernale o estiva di ambienti o al
riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari

g) valore di soglia: potenza termica nominale dell'impianto pari a 0,035


MW

73
D. LGS. 152/2006, ART. 284, DENUNCIA DI
INSTALLAZIONE O MODIFICA IMPIANTI TERMICI CIVILI
1. In caso di installazione o di modifica di un impianto termico civile di potenza
termica nominale superiore al valore di soglia, deve essere trasmessa all'autorità
competente, nei novanta giorni successivi all'intervento, apposita denuncia, redatta
dall'installatore mediante il modulo di cui alla parte I dell'Allegato IX alla parte
quinta del presente decreto e messa da costui a disposizione del soggetto tenuto
alla trasmissione.

74
D. LGS. 152/2006, ART. 298-BIS, PRINCIPI
GENERALI, NORME IN MATERIA DI TUTELA
RISARCITORIA CONTRO I DANNI ALL'AMBIENTE
1. La disciplina della parte sesta del presente decreto legislativo si applica:

a) al danno ambientale causato da una delle attività professionali elencate nell'allegato 5 alla stessa
parte sesta e a qualsiasi minaccia imminente di tale danno derivante dalle suddette attività;
b) al danno ambientale causato da un'attività diversa da quelle elencate nell'allegato 5 alla stessa
parte sesta e a qualsiasi minaccia imminente di tale danno derivante dalle suddette attività, in caso
di comportamento doloso o colposo.

75
D. LGS. 152/2006 ART. 300, DANNO
AMBIENTALE
1. È danno ambientale qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell'utilità assicurata da
quest'ultima.

2. Ai sensi della direttiva 2004/35/CE costituisce danno ambientale il deterioramento, in confronto alle condizioni originarie, provocato:

a) alle specie e agli habitat naturali protetti dalla normativa nazionale e comunitaria […];
b) alle acque interne, mediante azioni che incidano in modo significativamente negativo su:
1) lo stato ecologico, chimico o quantitativo o il potenziale ecologico delle acque interessate […];
2) lo stato ambientale delle acque marine interessate, […]
c) alle acque costiere ed a quelle ricomprese nel mare territoriale mediante le azioni suddette, anche se svolte in acque internazionali;
d) al terreno, mediante qualsiasi contaminazione che crei un rischio significativo di effetti nocivi, anche indiretti, sulla salute umana a seguito
dell'introduzione nel suolo, sul suolo o nel sottosuolo di sostanze, preparati, organismi o microrganismi nocivi per l'ambiente.

76
D. LGS. 152/2006 ARTICOLO N.308, COSTI
DELL’ATTIVITA’ DI PREVENZIONE E DI RIPRISTINO
4. Non sono a carico dell'operatore i costi delle azioni di precauzione,
prevenzione e ripristino adottate conformemente alle disposizioni di
cui alla parte sesta del presente decreto se egli può provare che il
danno ambientale o la minaccia imminente di tale danno:
a) è stato causato da un terzo e si è verificato nonostante l'esistenza di
misure di sicurezza astrattamente idonee;

77
D. LGS. 152/2006 ARTICOLO N.308, COSTI
DELL’ATTIVITA’ DI PREVENZIONE E DI RIPRISTINO
5. L'operatore non è tenuto a sostenere i costi delle azioni [di precauzione,
prevenzione e ripristino] intraprese conformemente alle disposizioni di cui alla
parte sesta del presente decreto qualora dimostri che non gli è attribuibile un
comportamento doloso o colposo e che l'intervento preventivo a tutela
dell'ambiente è stato causato da:
a) un'emissione o un evento espressa mente consentiti da un'autorizzazione
conferita ai sensi delle vigenti disposizioni legislative e regolamentari recanti
attuazione delle misure legislative adottate dalla Comunità europea di cui
all'allegato 5 della parte sesta del presente decreto, applicabili alla data
dell'emissione o dell'evento e in piena conformità alle condizioni ivi previste;
b) un'emissione o un'attività o qualsiasi altro modo di utilizzazione di un prodotto
nel corso di un'attività che l'operatore dimostri non essere stati considerati
probabile causa di danno ambientale secondo lo stato delle conoscenze scientifiche
e tecniche al momento del rilascio dell'emissione o dell'esecuzione dell'attività.

78
D. LGS. 152/2006, ART. 309, RICHIESTA DI
INTERVENTO STATALE
1. Le regioni, le province autonome e gli enti locali, anche associati, nonché le persone fisiche o
giuridiche che sono o che potrebbero essere colpite dal danno ambientale o che vantino un
interesse legittimante la partecipazione al procedimento relativo all'adozione delle misure di
precauzione, di prevenzione o di ripristino previste dalla parte sesta del presente decreto possono
presentare al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, depositandole presso le Prefetture
- Uffici territoriali del Governo, denunce e osservazioni, corredate da documenti ed informazioni,
concernenti qualsiasi caso di danno ambientale o di minaccia imminente di danno ambientale e
chiedere l'intervento statale a tutela dell'ambiente a norma della parte sesta del presente decreto.
2. Le organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell'ambiente, di cui all'articolo
13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, sono riconosciute titolari dell'interesse di cui al comma 1.

79
D. LGS. 152/2006, ART. 310, RICORSI
Art. 310
1. I soggetti di cui all'articolo 309, comma 1, sono legittimati ad agire,
secondo i principi generali, per l'annullamento degli atti e dei
provvedimenti adottati in violazione delle disposizioni di cui alla parte
sesta del presente decreto nonché avverso il silenzio inadempimento
del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e per il
risarcimento del danno subito a causa del ritardo nell'attivazione, da
parte del medesimo Ministro, delle misure di precauzione, di
prevenzione o di contenimento del danno ambientale.

80
D. LGS. 152/2006, ART. 311, AZIONE
RISARCITORIA IN FORMA SPECIFICA
1. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare agisce, anche esercitando l'azione civile in
sede penale, per il risarcimento del danno ambientale […].

81
D. LGS. 152/2006, ART. 313, ORDINANZA
2. Qualora il responsabile del fatto che ha provocato danno ambientale
non provveda in tutto o in parte al ripristino nel termine ingiunto, o il
ripristino risulti in tutto o in parte impossibile, oppure eccessivamente
oneroso ai sensi dell'articolo 2058 del codice civile, il Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio, con successiva ordinanza,
ingiunge il pagamento, entro il termine di sessanta giorni dalla notifica,
di una somma pari al valore economico del danno accertato o
residuato, a titolo di risarcimento per equivalente pecuniario.

FORMULAZIONE MODIFICATA CON L. 6 agosto 2013, n. 97

82
D. LGS. 152/2006, D. LGS. 152/2006, ART. 313,
ORDINANZA
2. Qualora il responsabile del fatto che ha provocato danno ambientale
non provveda in tutto o in parte al ripristino nel termine ingiunto o
all'adozione delle misure di riparazione nei termini e modalita'
prescritti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare determina i costi delle attivita' necessarie a conseguire la
completa attuazione delle misure anzidette […] al fine di procedere alla
realizzazione delle stesse, con ordinanza ingiunge il pagamento, entro il
termine di sessanta giorni dalla notifica, delle somme corrispondenti

83
L. P. BZ 8/2000
COME MODIFICATA DA L. P. BZ 4/2008

NORME PER LA TUTELA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

84
L. P. BZ 8/2000, NORME PER LA TUTELA DELLA
QUALITÀ DELL’ARIA
ART. 4, Approvazione dei progetti.
1. La costruzione, l'esercizio o la modifica sostanziale di impianti che rientrano nelle categorie degli
allegati A […] sono soggetti ad approvazione da parte dell'Agenzia provinciale per la protezione
dell'ambiente e del lavoro […].
2. Per l'approvazione degli impianti deve essere presentata al sindaco territorialmente competente,
unitamente alla domanda di concessione edilizia, la seguente documentazione:
a) la descrizione dell'impianto;
b) la descrizione del ciclo produttivo e delle materie prime ed intermedie impiegate;
c) la descrizione delle tecnologie adottate per prevenire l'inquinamento;
d) l'indicazione della quantità, della qualità e dei punti delle emissioni.
3. Il sindaco, appena ricevuta la domanda di concessione edilizia, richiede un parere sul progetto
all'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e del lavoro, la quale si pronuncia entro 60
giorni. Il parere dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e del lavoro è vincolante.

85
L. P. BZ 8/2000, NORME PER LA TUTELA DELLA
QUALITÀ DELL’ARIA
ART. 5 Autorizzazione alle emissioni
1 L'Agenzia provinciale per l'ambiente rilascia l'autorizzazione alle emissioni per l'esercizio
degli impianti che rientrano nelle categorie di cui agli allegati A […].
2 Il gestore dell'impianto di cui al comma 1 presenta all'Agenzia provinciale per l'ambiente,
almeno 15 giorni prima della sua messa in esercizio, la domanda di autorizzazione alle
emissioni, indicando la data di entrata in esercizio dell'impianto. La domanda deve essere
corredata da una dichiarazione del gestore che attesta la conformità dell'impianto
realizzato con il progetto approvato ai sensi dell'articolo 4. La dichiarazione è sottoscritta
da un tecnico qualificato, iscritto al relativo albo professionale.
3 La presentazione della documentazione di cui al comma 2 consente l'entrata in esercizio
degli impianti.

86
L. P. BZ 8/2000, NORME PER LA TUTELA DELLA
QUALITÀ DELL’ARIA
ART. 7 CLASSIFICAZIONE
1 Per impianto di combustione si intende un dispositivo tecnico in cui
sono ossidati combustibili al fine di utilizzare l'energia così prodotta.
2 Per impianto termico si intende un impianto di combustione
destinato alla produzione di calore costituito da uno o più generatori di
calore. Un impianto termico si definisce civile quando la produzione di
calore è prevalentemente destinata al riscaldamento di edifici o al
riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari.

87
ALLEGATO A Autorizzazione in via ordinaria alle emissioni (art.
5, comma 1)
Del. G.P. 24 novembre 208, n. 4440

Impianti ed attività a rilevante emissione di inquinanti in atmosfera


1.Impianti di combustione
• Impianti termici alimentati a gas metano e GPL con una potenza termica nominale superiore a 3 MW;
• Impianti termici alimentati a gasolio, biomassa o biodiesel con una potenza termica nominale superiore a 1
MW;
• Impianti di combustione, alimentati ad olio combustibile o a biogas con una potenza termica nominale
superiore a 0,3 MW.
• Motori fissi a combustione interna con una potenza termica nominale superiore a 0,3 MW ad esclusione
dei gruppi elettrogeni di emergenza;
• Motori fissi a combustione interna alimentati con gas di sintesi di legna con una potenza termica nominale
superiore a 0,3 MW e i relativi impianti di gassificazione del legno.

88
DIRETTIVA 2001/18 SULL’EMISSIONE
DELIBERATA E DI ORGANISMI
GENETICAMENTE MODIFICATI
DIR. 2001/18
Articolo 2 Definizioni.
Ai fini della presente direttiva si intende per:
2) "organismo geneticamente modificato (OGM)", un organismo,
diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato
in modo diverso da quanto avviene in natura con l'accoppiamento e/o
la ricombinazione genetica naturale.
Ai fini della presente definizione:
a) una modificazione genetica è ottenuta almeno mediante l'impiego
delle tecniche elencate nell'allegato I A, parte 1
DIR. 2001/18
Articolo 3 Deroghe.
1. La presente direttiva non si applica agli organismi ottenuti con le
tecniche di modificazione genetica di cui all'allegato I B.

2. La presente direttiva non si applica al trasporto di organismi


geneticamente modificati per ferrovia, su strada, per vie navigabili
interne, per mare o per via aerea.
DIR. 2001/18, ALLEGATO I A PARTE 1
TECNICHE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2

Le tecniche di modificazione genetica di cui all'articolo 2, paragrafo 2, lettera a),


comprendono tra l'altro:
1) tecniche di ricombinazione dell'acido nucleico che comportano la formazione di nuove
combinazioni di materiale genetico mediante inserimento in un virus, un plasmide
batterico o qualsiasi altro vettore, di molecole di acido nucleico prodotte con qualsiasi
mezzo all'esterno di un organismo, nonché la loro incorporazione in un organismo ospite
nel quale non compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;
2) tecniche che comportano l'introduzione diretta in un organismo di materiale ereditabile
preparato al suo esterno, tra cui la microiniezione, la macroiniezione e il
microincapsulamento;
3) fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la
costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale genetico
ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi non naturali.
DIR. 2001/18, ALLEGATO I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano l'esclusione degli organismi
dal campo di applicazione della presente direttiva, a condizione che non comportino
l'impiego di molecole di acido nucleico ricombinante o di organismi geneticamente
modificati diversi da quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure uno o più metodi
elencati qui di seguito sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di cellule vegetali di organismi che
possono scambiare materiale genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali.
DIR. 2001/18, PRINCIPI GENERALI
Articolo 4
Obblighi generali
1. […] Gli OGM possono essere deliberatamente emessi o immessi in
commercio solo a norma, rispettivamente, della parte B o della parte C.
DIR. 2001/18, PARTE B EMISSIONE DELIBERATA DI OGM PER
QUALSIASI FINE DIVERSO DALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
Articolo 6
Procedura normale di autorizzazione.
1. […] chiunque intenda effettuare un'emissione di un OGM o di una
combinazione di OGM è tenuto a presentare preventivamente una
notifica all'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio
avverrà l'emissione.
DIR. 2001/18, PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI
OGM COME TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 19 Autorizzazione.
1. Fatti salvi gli obblighi previsti da altri atti comunitari, un OGM come
tale o contenuto in un prodotto può essere utilizzato senza ulteriori
notifiche in tutta la Comunità solo se è stata rilasciata l'autorizzazione
scritta alla sua immissione sul mercato e rispettando scrupolosamente
le specifiche condizioni di impiego e le relative restrizioni circa ambienti
e/o aree geografiche.
2. Il notificante può procedere all'immissione in commercio solamente
dopo aver ricevuto l'autorizzazione scritta dell'autorità competente a
norma degli articoli 15, 17, e 18 e rispettando tutte le condizioni in essa
prescritte.
DIR. 2001/18, PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI
OGM COME TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 22
Libera circolazione.
Fatto salvo l'articolo 23, gli Stati membri non possono vietare, limitare
o impedire l'immissione in commercio di OGM, come tali o contenuti in
prodotti, conformi ai requisiti della presente direttiva.
DIR. 2001/18, PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI
OGM COME TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 23
Clausola di salvaguardia.
1. Qualora uno Stato membro, sulla base di nuove o ulteriori
informazioni divenute disponibili dopo la data dell'autorizzazione e che
riguardino la valutazione di rischi ambientali o una nuova valutazione
delle informazioni esistenti basata su nuove o supplementari
conoscenze scientifiche, abbia fondati motivi di ritenere che un OGM
come tale o contenuto in un prodotto debitamente notificato e
autorizzato per iscritto in base alla presente direttiva rappresenti un
rischio per la salute umana o l'ambiente, può temporaneamente
limitarne o vietarne l'uso o la vendita sul proprio territorio.
D. LGS. 212/2001
ATTUAZIONE DELLE DIRETTIVE 98/95/CE E 98/96/CE CONCERNENTI LA
COMMERCIALIZZAZIONE DEI PRODOTTI SEMENTIERI, IL CATOLOGO
COMUNE DELLE VARIETÀ DELLE SPECIE DI PIANTE AGRICOLE E RELATIVI
CONTROLLI
D.Lgs. 24-4-2001 n. 212
Art. 1
[…]
La messa in coltura dei prodotti sementieri [ogm] di cui al presente comma è soggetta ad
autorizzazione con provvedimento del Ministro delle politiche agricole e forestali, di concerto con
il Ministro dell'ambiente e del Ministro della sanità, emanato previo parere della Commissione di
cui al comma 3, nel quale sono stabilite misure idonee a garantire che le colture derivanti da
prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con le colture
derivanti da prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all'ambiente
circostante, tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche.

5. Chi mette in coltura prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate senza


l'autorizzazione di cui al comma 2, è punito con la pena dell'arresto da sei mesi a tre anni o
dell'ammenda fino a 100 milioni di lire. La stessa sanzione si applica in caso di revoca o
sospensione dell'autorizzazione.
REPERTORIO DI
GIURISPRUDENZA
CORTE COSTITUZIONALE 641/1987
1. - Fra il 1961 e il 1964 nell'ambito del Parco Nazionale d'Abruzzo, si costruivano trenta villette, una rete
stradale di collegamento per la creazione di un centro residenziale nel territorio del Comune di Lecce dei Marsi.
Ritenendosi prodotto un danno ambientale di natura erariale, il Procuratore Generale della Corte dei Conti
iniziava giudizio per responsabilità amministrativa a carico di coloro che erano risultati autori del danno e cioè
gli amministratori del Comune, il Presidente dell'Ente Parco, i componenti della Giunta Provinciale
amministrativa di L'Aquila, un Vice-prefetto e un sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura e Foreste. Essi
venivano condannati al risarcimento dei danni per importi di varia entità.
Costoro proponevano appello.
Essendo nelle more intervenuta la legge 8 luglio 1986 n. 349, istitutiva del Ministero per l'Ambiente, la quale
all'art. 18 ha demandato i giudizi per il risarcimento dei danni alla competenza del giudice ordinario, le Sezioni
Riunite della Corte dei Conti, con ordinanza del 1° ottobre 1986 (R.O. n. 830/86) hanno sollevato, in riferimento
agli artt. 103, secondo comma, e 25 Cost., questione di legittimità costituzionale del detto articolo 18 nella
parte in cui ha devoluto al giudice ordinario la materia relativa al risarcimento per danno ambientale, salva la
giurisdizione della Corte dei Conti in limitate ipotesi di responsabilità amministrativo-contabile.
L'ambiente è, quindi, un bene giuridico in quanto riconosciuto e tutelato da norme. Non è certamente possibile
oggetto di una situazione soggettiva di tipo appropriativo: ma, appartenendo alla categoria dei c.d. beni liberi,
è fruibile dalla collettività e dai singoli.
CORTE COSTITUZIONALE 641/1987
La legittimazione ad agire, che è attribuita allo Stato ed agli enti minori non trova fondamento nel fatto che essi
hanno affrontato spese per riparare il danno o nel fatto che essi abbiano subito una perdita economica ma
nella loro funzione a tutela della collettività e delle comunità nel proprio ambito territoriale e degli interessi
all'equilibrio ecologico, biologico e sociologico del territorio che ad essi fanno capo.
Anzitutto, con essa si è creato un Ministero per l'ambiente che, per le funzioni attribuite, assurge a centro di
riferimento dell’interesse pubblico ambientale e di fatto realizza il coordinamento e la riconduzione ad unità
delle azioni politico-amministrative finalizzate alla sua tutela.
L'ambiente è stato considerato un bene immateriale unitario sebbene a varie componenti, ciascuna delle quali
può anche costituire, isolatamente e separatamente, oggetto di cura e di tutela; ma tutte, nell'insieme, sono
riconducibili ad unità.
Il fatto che l'ambiente possa essere fruibile in varie forme e differenti modi, così come possa essere oggetto di
varie norme che assicurano la tutela dei vari profili in cui si estrinseca, non fa venir meno e non intacca la sua
natura e la sua sostanza di bene unitario che l'ordinamento prende in considerazione.
L'ambiente è protetto come elemento determinativo della qualità della vita. La sua protezione non persegue
astratte finalità naturalistiche o estetizzanti, ma esprime l'esigenza di un habitat naturale nel quale l'uomo vive
ed agisce e che è necessario alla collettività e, per essa, ai cittadini, secondo valori largamente sentiti; è
imposta anzitutto da precetti costituzionali (artt. 9 e 32 Cost.), per cui esso assurge a valore primario ed
assoluto.
CORTE COSTITUZIONALE 648/1988

I beni naturali per loro ubicazione inseriti in complessi valorizzati a fini


d'utilità sociale costituiscono categoria "ab origine" di interesse
pubblico generale, essendo connaturata ad essi quella destinazione di
elevato valore paesaggistico che li contraddistingue, quale mezzo di
realizzazione del corrispondente interesse pubblico; consegue da ciò
l'esigenza intrinseca di assicurare la conservazione a siffatti fini delle
preesistenti qualità essenziali, assorbenti o quanto meno prevalenti
rispetto al godimento dei singoli.
CORTE COSTITUZIONALE 315/2009
Pertanto, posto che la citata norma statale impone che l'autorizzazione
preceda la messa in esercizio dell'impianto e che tale previsione costituisce
un livello uniforme di tutela dell'ambiente, dettato dunque in materia di
competenza esclusiva dello Stato, è costituzionalmente illegittima la norma
provinciale in esame che deroga ad essa, consentendo al gestore di mettere
in esercizio impianti che producono emissioni, prima che l'Agenzia
provinciale per l'ambiente […] autorizzazione alle emissioni.
Né può ritenersi che, alla luce di quanto stabilito dal legislatore statale, la
prescritta autorizzazione possa essere sostituita dalla mera dichiarazione del
gestore, sottoscritta da un tecnico qualificato iscritto al relativo albo
professionale, di conformità dell'impianto al progetto già approvato, non
assicurando la predetta dichiarazione un equivalente livello di tutela
dell'ambiente.
105
CORTE COSTITUZIONALE 315/2009
La disciplina contenuta nella norma provinciale impugnata, nella parte in cui qualifica come impianti
termici civili anche quelli la cui produzione di calore è “prevalentemente” destinata al riscaldamento
di edifici o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari, si pone chiaramente in contrasto con
quella statale, in quanto in tal modo esclude dal regime autorizzatorio di cui all’art. 284 del Codice
dell’ambiente non solo quegli impianti destinati ai soli usi indicati dall’art. 283 del medesimo Codice,
ma anche quelli che, sia pure in misura non prevalente, siano destinati ad usi diversi. Si delinea, in
altri termini, in ambito provinciale, per un numero elevato di impianti, ricondotti alla categoria degli
impianti termici civili, un regime diverso da quello definito dalla legislazione statale, costituito dalla
mera denuncia di installazione o modifica, evidentemente lesivo di quel livello uniforme di tutela
assicurato dal legislatore statale mediante la prescrizione della preventiva autorizzazione.

106
CORTE COSTITUZIONALE 8/2013
Regione può «incrementare gli standard di tutela dell’ambiente,
quando [ciò] non compromette un punto di equilibrio tra esigenze
contrapposte espressamente individuato dalla norma dello stato (ex
plurimis, sentenze n. 66 del 2012, n. 225 del 2009, n. 398 del 2006, n.
407 del 2002)”

107
CORTE COSTITUZIONALE 104/2008
la disciplina statale relativa alla tutela dell'ambiente «viene a
funzionare come un limite alla disciplina che le Regioni e le Province
autonome dettano in altre materie di loro competenza», salva la facoltà
di queste ultime di adottare norme di tutela ambientale più elevata
nell'esercizio di competenze, previste dalla Costituzione, che vengano a
contatto con quella dell'ambiente
CORTE COSTITUZIONALE 8/2013
Regione può «incrementare gli standard di tutela dell’ambiente,
quando [ciò] non compromette un punto di equilibrio tra esigenze
contrapposte espressamente individuato dalla norma dello stato (ex
plurimis, sentenze n. 66 del 2012, n. 225 del 2009, n. 398 del 2006, n.
407 del 2002)”

109
CONSIGLIO DI STATO, SEZ. VI, 18/04/2003, N.
2085
Il decreto impugnato, nella misura in cui subordina la realizzazione della miniera alla costruzione di un acquedotto alternativo che
prelevi acque di superficie per le popolazioni prima servite dalle fonti a rischio di distruzione, mostra di comparare l'interesse
generale alla coltivazione della miniera con il solo interesse alla preservazione dell'approvigionamento idrico dei Comuni in esame.
Non viene invece preso in considerazione l'interesse, fatto valere in via strumentale delle amministrazioni comunali anche in ragione
della maggiore purezza qualitativa delle acque sotterranee, alla preservazione delle acque come risorsa idrica da salvaguardare, alla
stregua di componente dell'equilibrio ambientale e nella veste di risorsa scarsa utile in una dinamica attenta alle esigenze future
collegate alla scarsezza crescente della risorsa di che trattasi; interesse cioè legato al bene ex se inteso, a prescindere dalla sua
contingente sostituibilità con fonti alternative al fine di soddisfare le specifiche esigenze in un determinato momento storico di una
fetta della popolazione del territorio. Il provvedimento non mostra cioè di tenere nella debita considerazione, in sede motivazionale,
la circostanza che la legislazione vigente, pur se non può essere letta in una chiave rigida di intangibilità radicale ed astratta delle
acque avulsa da qualsiasi prospettiva di comparazione con interessi pubblici e con diritti anch'essi di dimensione costituzionale,
impone un'adeguata valutazione in concreto della rilevanza e della necessità del sacrificio di una risorsa primaria ex se considerata in
relazione alla cogenza degli interessi, pubblici e privati, antagonisti.
Il mancato apprezzamento del rilievo ambientale e dell'interesse pubblico alla conservazione della risorsa idrica in sé considerata, a
prescindere dalla sua utilità ed infungibilità in un contesto specifico spaziale e temporale, mette allora plasticamente in rilievo una
deficienza motivazionale della determinazione gravata nella parte in cui:
- conduce la comparazione tra l'interesse alla coltivazione della miniera e l'interesse a servire di acqua una determinata utenza
collettiva, senza valutare in sé l'importanza ambientale ed idrica delle fonti sottoposte a rischio di eliminazione;
- non valuta in modo adeguato la concretezza del rischio di distruzione nonché l'importanza e la rilevanza della risorsa idrica in parola;
- non considera se siano praticabili soluzioni alternative capaci di consentire il soddisfacimento dell'interesse pubblico alla
coltivazione della miniera e la preservazione, ovvero la riduzione dei fattori di rischio di distruzione, delle fonti di che trattasi.
L'accoglimento del motivo di appello in esame comporta l'annullamento del provvedimento gravato.
CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI, 11 aprile 2006,
n. 2001
L'acqua costituisce un bene primario della vita dell'uomo e quale risorsa, a disponibilità limitata, va
salvaguardata in un quadro complessivo caratterizzato dalla necessità di mantenere integro il
patrimonio ambientale.
In base alla legge 5 gennaio 1994, n. 36, l'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto
agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Gli altri usi sono ammessi quando
la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell'acqua per il consumo umano.
L'acqua è da salvaguardare innanzitutto come risorsa scarsa e componente dell'ecosistema; di
fronte a tale risorsa primaria, è inidonea l'istruttoria che, ai fini del rilascio di una concessione
mineraria, valuti le sole alternative che forniscono acqua di qualità inferiore poiché superficiale e
non sotterranea.
E' vero che ciò non deve essere inteso "in una chiave rigida di intangibilità radicale ed astratta delle
acque avulsa da qualsiasi prospettiva di comparazione con interessi pubblici e con diritti anch'essi di
dimensione costituzionale", come già affermato dalla Sezione; ma è anche vero che tale
comparazione deve avvenire sulla base di una attenta analisi di tutti i costi e i benefici di una attività
che presuppone il sacrificio della risorsa idrica. Analisi che è stata compiuta in modo non esauriente
nel corso dell'istruttoria che ha condotto all'impugnato decreto.
T.A.R. Aosta, (Valle d'Aosta), sez. I,
18/09/2013, n. 59
Per quanto concerne il controllo delle acque di scarico di un impianto
siderurgico, i punti di misurazione dei reflui contenenti sostanze
pericolose (tabella 5 dell'allegato 5 della parte III del d.lg. n. 152 del
2006) sono indicati nell'autorizzazione integrata ambientale che, fra le
altre prescrizioni, può prevedere un trattamento particolare delle
acque prima della loro confluenza nello scarico generale. Non è
ammessa la diluzione con acque di lavaggio, di raffreddamento, ovvero
prelevate allo scopo, dei reflui provenienti da attività industriali con
l'intento di abbassare i valori tabellari relativi alle sostanze inquinanti
pericolose. A tal fine l'amministrazione ha la possibilità di fissare, in
conformità ai principi di precauzione e prevenzione, ulteriori punti di
misurazione anche in corrispondenza degli scarichi parziali.
CASSAZIONE PENALE 19251/2012
L'autorizzazione della Commissione europea per l'immissione in
commercio di prodotti sementieri geneticamente modificati (nella
specie, sementi di mais) non comprende anche la messa in coltura degli
stessi, per la quale è invece necessaria ulteriore autorizzazione della
competente autorità nazionale, pena l'integrazione del reato di cui
all'art. 1, comma primo, del d. lgs. n. 212 del 2001.
CONSIGLIO DI STATO, 183/2011
[Non] è più discutibile il principio comunitario, ormai recepito
nell'ordinamento nazionale, "costituito dalla facoltà di impiego di OGM
in agricoltura, purché autorizzati". Ne discende, con tutta evidenza, che
il blocco generalizzato dei procedimenti di autorizzazione in attesa dei
c.d. piani di coesistenza regionali, esporrebbe lo Stato italiano a
responsabilità sul piano comunitario, rendendo di fatto inapplicabile
nell'ordinamento nazionale quello che è un principio imposto dal diritto
comunitario.
CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA,
C-36/11
La messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le
varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una
procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la
commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’art.20
della DIR 2001/18
APPENDICE
REPERIMENTO DI FONTI NORMATIVE E
SENTENZE IN RETE
• https://www.normattiva.it/
• Sistema bibliotecario d’ateneo (accesso riservato con credenziali
UNITN)
• BANCA DATI «LEGGI D’ITALIA»

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