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da un’iniziativa

INFOBUILD + Progetto AUTO_C.A. + EUROCONCRETE

IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

EDIFICI IN C.A.
E LE FORZE ORIZZONTALI

Prof. Francesco BIASIOLI


“Progettare” la regolarità strutturale

“Progettare” la regolarità strutturale


Lo sviluppo di un progetto strutturale è un processo di tipo iterativo: sulla base dell’esperienza e dei vincoli
imposti dal progetto generale il progettista seleziona i materiali, definisce la geometria di primo tentativo delle
sezioni, stima le sollecitazioni, verifica le sezioni più significative ed eventualmente ne modifica la geometria.
Il processo si ripete fino alla scelta definitiva.
Nel caso delle strutture iperstatiche l’entità delle sollecitazioni dipende dalle caratteristiche sia meccaniche
che geometriche degli elementi e del complesso strutturale: in particolare per le strutture “in parallelo”, la
maggior parte delle strutture correnti, l’entità delle sollecitazioni dipende dai rapporti tra le rigidezze degli
elementi che le compongono. Elementi più “rigidi” tendono ad assorbire quote maggiori dei carichi dunque
sono più sollecitati e potrebbero richiedere dimensioni maggiori con aumento della rigidezza, di conseguenza
delle sollecitazioni… in una sorta di ciclo che può portare a soluzioni non ottimali. In presenza di forze
orizzontali (vento o sisma) anche il modello di analisi strutturale è influenzato dalle caratteristiche
geometriche e meccaniche del complesso strutturale. Ad esempio per le strutture in zona sismica le Norme
Tecniche richiedono che l’analisi delle sollecitazioni sia sviluppata tenendo conto, in modo più o meno
esteso, dei modi di vibrare del complesso strutturale.
L’interazione tra modello della struttura e sollecitazioni può essere dunque complessa ma il progettista la può
“governare” adottando schemi di comportamento dell’insieme chiaramente definiti. In una struttura
dovrebbero essere presenti specifici sistemi di controvento per il trasferimento dei carichi orizzontali, affidati
negli edifici ai nuclei ascensore e a eventuali setti, lasciando ai telai formati dai pilastri e dalle travi di piano il
compito di trasferire i carichi verticali alle fondazioni.
Non basta, peraltro, predisporre controventi in numero e con geometrie adeguate: essi devono anche essere
disposti in pianta in modo da contenere gli spostamenti di piano, perché da questi dipendono le sollecitazioni
dei diversi sistemi resistenti dunque, in definitiva, la sicurezza dell’opera. Per tale motivo le Norme
evidenziano il concetto di “regolarità strutturale”, che non significa per forza “simmetria” nella disposizione in
pianta degli elementi resistenti. E’ possibile realizzare strutture con ottimo comportamento alle azioni
orizzontali a “pianta libera”, prive di disposizioni simmetriche, a patto che si seguano in fase di progettazione
alcuni criteri.
Lo scopo delle note che seguono, e del programma basato su di esse, è proprio quello di fornire ai progettisti
tali criteri e uno strumento di facile uso che, a partire solo dalla geometria e dalla disposizione in pianta degli
elementi verticali di un edificio (pilastri, nuclei, setti), sia in grado di evidenziare fin dalla fase iniziale del
progetto eventuali carenze di impostazione.
Contribuendo, speriamo, a facilitare il dialogo tra due mondi spesso separati, quello degli architetti e quello
degli ingegneri. Un dialogo che deve essere proficuo, in assenza del quale i risultati progettuali che si
ottengono sono spesso insoddisfacenti.

Francesco Biasioli
Torino, gennaio 2007
Ringraziamenti
Il programma è nato come strumento di supporto ai corsi di aggiornamento sugli Eurocodici organizzati dalla
Federazione Interregionale degli Ordini degli Ingegneri del Piemonte e della Valle d’Aosta. E’stato sviluppato
in ambito AUTOCAD grazie alla disponibilità della società Setec, responsabile del progetto ”Auto_CA” di
sviluppo di un programma per il disegno delle carpenterie e armature delle strutture di calcestruzzo armato.
Alla fase di studio e test ha dato valido contributo l’ing. Doimo. La distribuzione e diffusione è possibile grazie
alla disponiblità di InfoBuild e di Euroconcrete – l’informazione per i progettisti. l programma (e le sue future
revisioni) sono scaricabili liberamente dai siti: www.auto-ca.it e www.euroconcrete.it.

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“Progettare” la regolarità strutturale

1. Le forze orizzontali sugli edifici


Gli edifici devono essere sempre progettati per un insieme anche minimo di forze orizzontali dovute a:
• eventuali non verticalità di travi e pilastri, oppure
• l’azione del vento, oppure
• l’azione sismica.
Tranne che nei casi più semplici – ad es. negli edifici di altezza limitata - le forze orizzontali devono essere
assorbite da un complesso di elementi detti “di controvento” – nuclei scale-ascensori o setti – presenti in
quantità adeguata e disposti in modo da minimizzare eventuali gli effetti torsionali dovuti alle forze agenti. Gli
elementi di controvento sono essenziali per “stabilizzare” il complesso strutturale.

2. Il dimensionamento dei controventi


EC2 5.8.3.3 Nelle strutture controventate i telai possono essere a nodi fissi o a nodi mobili. Un telaio è definito a nodi
fissi se, nel calcolo dei suoi pilastri, è lecito trascurare gli effetti dovuti a non linearità geometrica (eccessiva
deformabilità degli elemento) e/o meccanica (comportamento non lineare dei materiali); in caso contrario il
telaio è classificato come a nodi mobili.
E’ sempre possibile realizzare strutture i cui telai siano a nodi fissi predisponendo elementi di controvento in
quantità adeguata: in tal modo si limitano le dimensioni dei pilastri e si individuano due distinte strutture di
trasferimento dei carichi, i telai per i carichi verticali, i controventi per i carichi orizzontali.
In un edificio in cui gli elementi di controvento sono distribuiti planimetricamente in modo da limitare gli effetti
torsionali dovuti alle forze orizzontali, i telai controventati possono essere considerati a nodi fissi se la
rigidezza flessionale complessiva (Σ Ecd Ic/L) dei controventi soddisfa la condizione

FV,Ed = k1
ns ∑E cdIc
[2.1]
2
ns +1,6 L

Nella [2.1] i termini indicano:


ns numero di piani dell'edificio che possono muoversi nel piano orizzontale
L altezza totale dell’edificio (m) misurata dal vincolo flessionale degli elementi di controvento
FV,Ed carico verticale (kN) totale allo SLU agente sugli elementi controventati e di controvento; nella stima
di FV,Ed i carichi vanno assunti fissi e senza riduzione ai piani
E 22 [(fck +8)/10]2/3 1
Ecd valore di progetto del modulo elastico del calcestruzzo (kN/m2): Ecd = cm =
γ c,E γ c,E
Ic momento d’inerzia della sezione degli elementi di controvento (m4)
k1 coefficiente che ha valore k1 = 0,31 se si assume che allo stato limite ultimo gli elementi di controvento
siano fessurati, k1 = 0,62 se li si assume come non fessurati.

La [2.1] permette il calcolo del valore minimo dell’inerzia flessionale complessiva (ΣIc) di un insieme di
elementi di controvento realizzati con calcestruzzo di resistenza fck. Si ottiene:
FV,Ed L2  1,6 
Σ Ic = 1 +  [2.2]
k1 Ecd  ns 

L’inerzia flessionale complessiva minima (ΣIc) deve essere disponobile per entrambe le direzioni principali
dell’edificio.

1 Nella formula fck va espresso in N/mm2. Per l’Italia fck = 0,83 Rck. L’Eurocodice suggerisce di adottare il valore γcE = 1,20.

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3. Il modello di solaio rigido e gli spostamenti di piano


Perché il sistema di controventi risulti efficace le strutture di controvento, oltre che presenti in quantità
adeguata, devono essere disposte planimetricamente in modo da limitare gli effetti torsionali sul complesso.
Occorre dunque valutare l’efficacia della disposizione in pianta degli elementi.
Si adotta un modello semplificato che considera solo il primo solaio di un edificio che può presentare
spostamenti e rotazioni per effetto di un insieme di forze orizzontali applicate al complesso strutturale. Tale
solaio, assunto come infinitamente rigido nel suo piano dunque indeformabile, collega le estremità superiori
di una serie di elementi verticali (pilastri, setti e nuclei - fig. 3.1) considerati incastrati alle estremità opposte.
Si assume che i lati di tutti gli elementi siano paralleli ai lati del solaio.

Fig. 3.1 - Modello di solaio


La parte di edificio soprastante il solaio è trattata come un unico corpo rigido che si muove seguendo il
movimento del primo solaio (fig. 3.2). Causa tale approssimazione il modello fornisce indicazioni
sufficientemente precise solo per edifici “regolari” in pianta e in altezza2; nel caso di edifici alti o privi di
regolarità strutturale il modello fornisce risultati che possono essere fortemente approssimati, ma è in grado
di evidenziare grossolane criticità nella disposizione planimetrica degli elementi di controvento.

Fig. 3.2 - Modello di edificio

2 La regolarità strutturale è definita nel capitolo 7.

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Un solaio infinitamente rigido soggetto a un sistema di forze orizzontali agenti nel suo piano e comunque
orientate si sposta e ruota. Con riferimento a un sistema di riferimento (x,y) con origine in un punto O
qualsiasi, interno o esterno al solaio, gli spostamenti nelle direzioni x e y e la rotazione del solaio attorno
all’origine O sono individuati da tre grandezze: u0, v0 e θ (fig. 3.3).
Mentre i punti del solaio rigido si spostano tutti delle quantità u0 e v0, la rotazione θ fa spostare le estremità di
un elemento verticale i-esimo di coordinate (xi yi ) delle quantità ∆xi e ∆yi la cui entità dipende sia dalla
rotazione θ del solaio che dalla distanza r dell’elemento dall’origine O. La rotazione genera infatti uno
spostamento δi = (r θ) dell’estremità dell’elemento le cui componenti sono ∆xi e ∆yi.

Fig. 3.3 – Componenti dello spostamento


Indicando con α l’angolo che, prima della rotazione, il segmento di lunghezza r congiungente l’estremità di
un elemento di coordinate (xi yi ) con l’origine O fa con l’asse x, a rotazione avvenuta valgono le relazioni
trigonometriche (fig. 3.3, sinistra):

∆xi = r cos (α + θ) – r cos α = r cos α cos θ - r sin α sen θ - r cos α


∆yi = r sen (α + θ) – r sen α = r sen α cos θ + r cos α sen θ - r sen α
Dato che la rotazione θ è molto piccola si possono porre sen θ = θ e cos θ = 1. Sostituendo:

∆xi = - (r sin α) θ = - yi θ ∆yi = (r cos α) θ = xi θ


Sommando a tali incrementi gli spostamenti rigidi di piano u0 e v0 (fig. 3.3 destra) si ottengono gli spostamenti
totali:

ui = u0 + ∆xi = u0 - θ yi vi = v0 +∆yi = v0 + θ xi [3.1]


Lo spostamento “globale” δi dell’estremità dell’elemento i-esimo, le cui componenti sono (ui vi), vale:

δ i = ui2 + v i2 [3.2]

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4. Le rigidezze degli elementi strutturali


All’estremità di un elemento che subisce spostamenti ui e vi e una rotazione θ nascono delle forze e coppie
di reazione che, all’annullarsi dell’azione che ha provocato lo spostamento, tendono a riportare l’elemento
nella sua posizione originale. In figura 4.1 sono evidenziate le forze reattive all’estremità di due pilastri,
proporzionali alla rigidezza a flessione e taglio di ciascun elemento. Eventuali coppie di reazione dovute a
una rotazione del piano sarebbero proporzionali alla rigidezza torsionale.3

Fig. 4.1– Forze attive e reattive

RIGIDEZZE A FLESSIONE E TAGLIO


Negli edifici sono presenti elementi di controvento - i setti e i vani ascensore – che si assumono incastrati in
fondazione, e altri elementi - i pilastri di piano – collegati alle travi dei piani superiori e inferiori dei telai: se tali
travi sono considerate infinitamente rigide, le estremità dei pilastri non possono ruotare. Se non c’è una
rotazione del piano rigido setti, vani ascensore e pilastri sono obbligati ad avere tutti gli stessi spostamenti
ma si deformano in modo diverso: i setti e i vani ascensore come mensole di altezza pari all’altezza
d’edificio, i pilastri come elementi di altezza pari all’interpiano.

Fig. 4.2 – Deformate di elementi di controvento e di pilastri


L’effetto del solaio rigido è simulato in figura 4.2 da una biella inestensibile che collega un setto con un
generico telaio, e dalle presenza delle travi di piano indeformate. Sia gli elementi di controvento che i pilastri
si deformano per flessione e taglio e la forza reattiva che sviluppano dipende dalla rigidezza a flessione e
taglio di ciascun elemento, che si può ricavare se è nota la sua “deformabilità globale”.

3 In meccanica le rigidezza assiale Kz, flessionale Kϕ e torsionale KT di una molla sono la forza Fz la coppia Mx e la coppia Mz da
applicare alle estremità della molla per ottenere, rispettivamente uno spostamento relativo δ, una rotazione relativa ϕ o un rotazione
relativa θ di valore unitario. L’inverso di ciascuna rigidezza è detta “flessibilità”, definita come lo spostamento o la rotazione relativa
provocate da una forza o da una coppia di valore unitario. La rigidezza ki di un elemento di controvento o di un pilastro che si
deforma per flessione e taglio
Fi = ki δi
è pari alla forza che provoca uno spostamento relativo δi = 1 delle estremità dell’elemento. .

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Figura 4.3 – Deformate di interpiano – mensola


Con riferimento alla parte di struttura che comprende il primo impalcato evidenziata in fig. 4.2, si esaminano
due elementi, un tratto di mensola e uno dei pilastri del telaio, entrambi con altezza pari all’altezza l
dell’interpiano. Il tratto di mensola soggetto a una generica forza F applicata a livello del primo impalcato,
presenta le sollecitazioni di fig. 4.3. Lo spostamento dell’estremità, somma degli spostamenti per flessione δ
M e taglio δV, vale:
 l3 l 
δ = δM + δV =  +t  F [4.1]
3 E J G A
dove
J, A, l momento d'inerzia baricentrico, area della sezione trasversale e lunghezza dell'elemento
t fattore di taglio della sezione trasversale
E, G moduli di elasticità longitudinale e tangenziale del materiale.
Per F = 1 il termine entro parentesi rappresenta la “flessibilità globale” dell’elemento, somma di due addendi
di cui il primo è la flessibilità a flessione , il secondo la flessibilità a taglio.
E
Poiché G = (ν è il coefficiente di Poisson del materiale), esprimendo il momento di inerzia mediante
2 (1+ν)
2
il raggio giratore ρ (J = A ρ ) e invertendo la flessibilità “globale” si ottiene la rigidezza globale dell’elemento
a mensola:
1 EA 1
k= =
 l 3
t l  l  1  l 2 
 +     + 2 t (1+ν) 
3 E J G A  3  ρ  

Uno qualsiasi dei pilastri di piano con la stessa lunghezza della mensola se soggetto a uno spostamento
relativo δ delle estremità presenta una deformata antisimmetrica (fig.4.4). Sull’asse di simmetria orizzontale
posto a metà altezza si trova il punto di inversione della curvatura della linea elastica (punto di flesso). In tale
punto il raggio di curvatura ρ ha valore infinito: stante la relazione, valida in campo elastico, (1/ρ) = M/(EJ tra
curvatura 1/ρ e momento M il momento flettente M ha valore nullo.

Figura 4.4 – Deformate di interpiano – pilastro

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Per l’antisimmetria della deformazione lo spostamento orizzontale della sezione di mezzeria è metà dello
spostamento relativo δ delle estremità: ”tagliando” il pilastro nella sezione di simmetria ove M = 0 l’unica
forza che si trasferisce è il taglio V = F, che agisce su una mensola incastrata di luce l/2. Le relazioni
precedenti si scrivono:

δ  (l/2)3 l/2  EA 1
= +t  F k=
2 3 E J G A l 1 l 2

   + 2 t (1+ν ) 
 12  ρ  
Le espressioni nei due casi differiscono solo per il coefficiente che nella parentesi a denominatore moltiplica
la snellezza (l/ρ). Entrambi i casi sono pertanto rappresentati dalla formula:
EA 1
k= [4.2]
l 1  l  2

   + 2 t (1+ν) 
 α  ρ  

nella quale α = 3 per gli elementi di controvento e α = 12 per i pilastri. Per il coefficiente di Poisson si può
assumere ν = 0,20 se si considera che un elemento non sia fessurato – come può avvenire per i nuclei e i
setti - e ν = 0 se si considera che l’elemento sia fessurato, come risultano sempre i pilastri.
Nella [4.2] la “rigidezza“assiale” [EA/l] risulta ridotta per la presenza del termine a denominatore della
frazione. In tale termine il primo addendo dipende dalla snellezza (l/ρ), il secondo per una sezione
geometricamente definita (fattore t) e un dato materiale (coefficiente ν) ha valore costante.
Il “peso relativo” di ciascuno dei due addendi sul totale dipende pertanto dal valore del rapporto (l/ρ).
b Y,X 6
Per sezioni rettangolari di lati bx, by nelle direzioni X e Y A = bx by ρ x,y = t=
12 5
r 10
Per sezioni circolari di raggio r A = π r2 ρ= t=
2 9
Un elemento “tozzo” come un setto o un nucleo ascensore ha dimensione in pianta b significativa, dunque
raggio giratore ρ dello stesso ordine di grandezza dell’altezza l: il primo addendo è dello stesso ordine di
grandezza del secondo, entrambi sono relativamente piccoli e la rigidezza globale dell’elemento è molto
elevata rispetto a quella del solaio. Il solaio non riesce a impedire la rotazione del nodo di ’estremità
dell’elemento: risulta confermata l’ipotesi che prevede una deformata affine a quella di una mensola
(deformata “bending type” – fig. 4.3).
Per un elemento “snello” quale può essere considerato un pilastro avente altezza l >> ρ la snellezza (l/ρ) è
molto grande e il primo termine in parentesi prevale sul secondo: la rigidezza globale k dell’elemento risulta
piccola rispetto alla rigidezza del solaio, il nodo d’estremità che collega il pilastro alla trave non ruota e la
deformazione è di tipo “a taglio” (deformata “shear type” - fig. 4.4) 4.

RIGIDEZZE TORSIONALI
La rotazione θ del solaio mobilita la rigidezza torsionale di tutti gli elementi le cui estremità sono ad esso
rigidamente collegate. La rigidezza torsionale – cioè la coppia Tz da applicare all’estremità libera di un
elemento di lunghezza l incastrato alla base per ottenere una rotazione θ unitaria - ha espressione diversa a
seconda che l’elemento abbia sezione piena (pilastri e setti) o a parete sottile (nuclei ascensore). Nel
secondo caso la rigidezza torsionale inoltre varia se la forma della sezione a parete sottile è aperta (sezione
a C) o chiusa (sezione anulare).

4 Nei casi reali l’interazione tra i molti telai e gli elementi di controvento fa si che i telai “trattengano” gli elementi di controvento ai
piani inferiori e siano “trattenuti” dalle mensole ai piani superiori. L’interazione tra gli elementi dunque è complessa ma per lo
scopo di questo studio, tali effetti mutui possono essere trascurati.

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La sezione d’estremità di un elemento di lunghezza l incastrato alla base e


sollecitato all’estremità libera da una coppia di momento Tz ruota della
quantità (fig. 4.5):
Tz l
θ=
GJt
GJt
Ponendo θ = 1 si ottiene la RIGIDEZZA TORSIONALE k θ =
l
Nella formula Jt è il momento di inerzia torsionale che vale:
• per sezioni circolari piene di raggio r Jt = Jp = π r4/2
• per sezioni rettangolari di dimensioni a e b con a > b:
Fig. 4.5 – Rigidezza a b3 3
torsionale Jt = β= tende al valore 3 se a >10 b
β 1 - 0,63 b/a
• per sezioni che possono essere suddivise in rettangoli di dimensioni (ai ⋅ bi ) con ai > bi si sommano
i contributi dei rettangoli cercando la suddivisione che rende massimo il momento Jt:
a b3 3
Jt = Σ i i βi =
βi 1 - 0,63 bi /ai
• per sezioni anulari chiuse con pareti di spessore costante s la cui “linea media” posta a distanza s/2
dai bordi ha lunghezza u e racchiude l’area Ω:
s
Jt = 4 Ω2
u

5. Il centro di taglio delle sezioni a profilo aperto


Per gli elementi con sezione a profilo aperto sia le caratteristiche di sollecitazione che tutte le caratteristiche
geometriche delle sezione trasversali (momenti di inerzia flessionali e torsionali, da cui dipendono le
rigidezze) vanno riferite a un punto della sezione diverso dal baricentro, il “centro di taglio”. Per tale punto
passa la risultante delle tensioni tangenziali che si hanno sulla sezione se una sollecitazione di taglio ha retta
di azione che passa per il baricentro della sezione.
Se la sezione è dotata di un asse di simmetria, il centro di taglio si trova su tale asse, se ha due assi di
simmetria, il centro di taglio coincide con il baricentro. Se la sezione ha forma di L, il centro di taglio è
all’incrocio degli assi delle due ali, se ha forma di T, è all’incrocio degli assi dell’ala e dell’anima.
In una sezione a parete sottile a forma di C simmetrica rispetto a un asse orizzontale posto a metà altezza
dell’anima verticale, il centro di taglio dista dall’asse dell’anima della quantità(fig.
5.1):

3h2b + 6h2b1 - 8b13


e=b
h + 6h2b + 6h2b1+ 8b13 +12hb12
3

Per sezione a C senza risvolti è b1 = 0.


Il centro di taglio è il punto rispetto al quale si devono calcolare tutte le
caratteristiche di sollecitazione, e anche il punto attorno a cui la sezione ruota se
soggetta a torsione.

Fig. 5.1 – Centro di taglio

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6. Calcolo degli spostamenti di piano


Un solaio infinitamente rigido che collega una serie di elementi verticali (pilastri, setti, nuclei ascensore)
incastrati al piede, se soggetto a un sistema di forze orizzontali dovute a non verticalità dell’edifico, oppure
vento o sisma e comunque dirette si sposta, e ruota nel piano.
Con riferimento a un sistema di riferimento (x,y) con origine in un qualsiasi punto del piano (fig. 6.1):
- le grandezze u0 , v0 e θ sono gli spostamenti dell’origine O secondo x e y e la rotazione del piano;
- le grandezze X, Y e M sono le componenti della risultante F del sistema d forze e il momento risultante del
sistema rispetto all’origine O.
Si ammette che tutti gli elementi verticali abbiano lati paralleli alle direzioni degli assi coordinati (fig. 6.1) e
siano indeformabili assialmente: il piano deformato dunque non presenta spostamenti in direzione verticale.

Fig. 6.1 - Risultante del sistema di forze


Gli spostamenti del centro di taglio di un elemento verticale i-esimo di coordinate xi e yi
ui = u0 - θ y i vi = v0 + θ xi
fanno nascere all’estremità dell’elemento le forze di reazione Fxi e FYi, legate alle rigidezze a flessione e
taglio dell’elemento secondo le direzioni x,y dalle relazioni:
Fxi = kxi ui = kxi (u0 - θ yi) Fyi = kyi vi = kyi (v0 + θ xi) [6.1]
La rotazione θ fa nascere nell’elemento i-esimo il momento torcente di reazione MTi legato alla rigidezza
torsionale kθ,i dell’ elemento dalla relazione
MTi = kθi θ
Il sistema delle forze reattive interne (Fxi Fyi MTi ), di cui una terna di componenti per un generico elemento i-
esimo è rappresentato in figura 6.1, equilibra il sistema di forze esterne F (X, Y, M). Considerando le direzioni
positive delle forze e dei momenti come in figura le equazioni di equilibrio sono:
Alla traslazione secondo X Σ Fxi = Σ kxi (u0 - θ yi) = X
Alla traslazione secondo Y Σ Fyi = Σ kyi (v0 + θ xi ) = Y
Alla rotazione risp. a O - ΣFxi yi + Σ Fyi xi + Σ MTi = - Σ kxi (u0 - θ yi)) yi + Σ kyi (v0 + θ xi )xi + Σ kθi θ = M
Raccogliendo i termini ed esplicitando esplicitando nelle tre equazioni tutte le incognite, anche quelle i cui
coefficienti sono nulli si ottiene un sistema di tre equazioni nelle tre incognite u0, v0 e θ:
(Σ kxi )u0 [ + 0 v0] – (Σ kxi yi ) θ = X
[ + 0 u0] + (Σ kyi ) v0 + (Σ kyi xi ) θ = Y
- (Σ kxi yi)u0 + (Σ kyi xi) v0 + (Σ kyi xi2 + Σ kxi yi2 + Σ kθi ) θ = M

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Ponendo
Kx = Σ kxi Ky = Σ kyi somma delle rigidezze nelle direzioni x e y
Skx = Σ kxi yi Sky = Σ kyi xi momenti statici delle rigidezze nelle direzioni x e y rispetto agli assi
KT = Σ kyi xi2 + Σ kxi yi2 + Σ kθ,i momenti del secondo ordine delle rigidezze rispetto agli assi
si ottiene5
Kx u 0 [ + 0 v0] – Skx θ =X
[ + 0 u0] + Ky v 0 + Sky θ =Y
– Skx u0 + Sky v0 + KT θ =M
Le tre equazioni diventano disaccoppiate, cioè ciascuna equazione fornisce un’incognita, se tutti i termini
simmetrici rispetto alla “diagonale principale” si annullano. Tali termini sono i momenti statici Skx e Sky delle
rigidezze in direzione x e y rispetto agli assi coordinati: per annullarli è dunque sufficiente che l’origine O del
sistema di riferimento sia fissata nel BARICENTRO DELLE RIGIDEZZE o CENTRO DI TAGLIO del sistema,
le cui coordinate nel sistema originale sono:
Sky ∑ k yi x i S kx ∑ k xi y i
xk = = yk = =
Ky ∑ k yi Kx ∑ k xi
A tale nuova origine vanno ovviamente riportate anche tutte le forze agenti, modificando di conseguenza il
momento di trasporto M che assume il valore M. In tale riferimento le tre incognite valgono
X Y M
u0 = v0 = θ0 = [6.2]
Kx Ky KT

In base alle [5.1] e [5.2] le forze reattive su ciascun elemento risultano:


k x,i M
Fx,i = k x,i (u0 - θ0 y i ) = X - yi
Kx KT
[6.3]
k y,i M
Fy,i = k y,i (v 0 + θ0 x i ) = Y + xi
Ky KT

Nelle [6.3] le coordinate xi e yi sono riferite al nuovo sistema di riferimento centrato sul baricentro delle
rigidezze.
In base alle [6.3] le forze che sollecitano ciascun elemento hanno una componente proporzionale al “peso”
delle rigidezze nelle direzioni x,y rispetto alla rigidezza totale corrispondente, a cui si somma l’effetto del
momento M, che risulta direttamente proporzionale alla distanza di ciascun elemento dal baricentro delle
rigidezze. Gli effetti torsionali pertanto sono massimi per gli elementi più distanti dal baricentro delle
rigidezze.
Se la risultante del sistema di forze F passa per il baricentro delle rigidezze è M = 0 dunque θ = 0: i punti del
piano si spostano tutti nelle direzioni x,y delle quantità:
X Y
ui = u0 = vi = v0 =
Kx Ky

Se il sistema di forze si riduce a una coppia (cioè se X = Y = 0 e M ≠ 0) risultano u0 = v0 = 0 e θ ≠ 0. Gli


spostamenti dei punti del piano valgono:
M M
ui = - θ0 y i = - yi v i = θ0 x i = xi
KT KT

5 La matrice dei coefficienti delle incognite ha i termini simmetrici rispetto alla diagonale principale uguali e i termini della diagonale
principale tutti positivi: tali condizioni garantiscono che per un assegnato sistema di forze (X,Y,M) esiste un’unica soluzione (u0 v0 θ).

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“Progettare” la regolarità strutturale

Il baricentro delle rigidezze ha coordinate (0,0) dunque per esso sono u = v = 0. Esso è dunque il solo punto
che non si sposta quando il piano è soggetto a torsione, dunque rispetto al quale tutti gli altri punti del piano
ruotano. Il baricentro delle rigidezze è dunque anche il CENTRO DI TORSIONE del sistema.6

7 La regolarità strutturale e l’ellisse delle rigidezze


Per il calcolo dell’inerzia complessiva degli elementi di controvento si è fatta l’ipotesi (cap. 2) che gli stessi
abbiano disposizione planimetrica tale da minimizzare, in presenza di forze orizzontali, gli effetti torsionali
sull’edificio. Ciò è possibile solo se l’edificio presenta “regolarità strutturale in pianta”. cioè se il baricentro
delle forze orizzontali non dista in modo significativo dal baricentro delle rigidezze degli elementi verticali.
Essendo in tal caso gli effetti torsionali e i relativi spostamenti poco significativi, la struttura si può
considerare dotata di rigidezza torsionale adeguata.
Nella valutazione della rigidezza torsionale dei nuclei si considerano le sezioni aperte come formate da pareti
rettangolari “sottili” ma senza tenere conto di fenomeni quali l’ingobbamento impedito delle sezioni, che ne
aumentano notevolmente la rigidezza torsionale. Nel caso di nuclei aperti (sezioni a C o comunque senza
due assi di simmetria) le rigidezze si considerano applicate nel centro di taglio della sezione trasversale.
Calcolati i valori delle rigidezze di tutti gli elementi è possibile classificare il sistema strutturale in base alla
suddivisione delle rigidezze tra i diversi elementi resistenti (tabella 7.1) . Se il rapporto tra la rigidezza
flessionale degli elementi di controvento C e la rigidezza flessionale totale T supera i valori di tabella, il
sistema può essere classificato come a telaio/pareti o a pareti.
valori di confronto
controv per sistema
rigidezze u.d.m. pilastri controv. totale
totale
a telaio-pareti a pareti

KX e kY kN/m⋅ 103 P C T C/T % > 50% > 65%

Tab. 7.1– Classificazione dei sistemi strutturali


Per quanto riguarda la regolarità strutturale, un edificio può essere classificato come regolare o non regolare
in verticale e in pianta. Una struttura regolare contrasta con efficacia l’azione delle forze orizzontali, presenta
minor aleatorietà di comportamento e può essere studiata con modelli di calcolo semplificati. La verifica della
regolarità strutturale (obbligatoria in zona sismica) permette dunque di convalidare eventuali ipotesi
semplificative assunte nella modellazione della struttura e i procedimenti d’analisi.
Per quanto riguarda le regolarità in verticale si può fare riferimento alle prescrizioni dell’Ordinanza 3274
mentre, per la valutazione della regolarità in pianta non considerata nell’Ordinanza, si deve fare riferimento
alle richieste dell’EC8.
Per valutare se una disposizione planimetrica degli elementi resistenti è accettabile, per l’EC8 si calcolano i
“raggi di rigidezza” del sistema strutturale e li si confrontano con le eccentricità e0 delle forze agenti, calcolate
rispetto al baricentro delle rigidezze.
I “raggi di rigidezza” nelle direzioni x,y aventi espressione:
KT KT
rX = rY = [7.1]
Kx KY

sono i semiassi dell’“ellisse delle rigidezze”, una figura geometrica che evidenzia come sono distribuite le
rigidezze intorno al baricentro delle rigidezze7. Se i raggi hanno valore molto simile tra loro, l’“ellisse delle
rigidezze” ha forma di cerchio.

6 La coincidenza tra centro di taglio e centro di torsione può anche essere dimostrata con il teorema di Betti - Maxwell.
7
I raggi di rigidezza, detti anche raggi torsionali, hanno significato affine a quello dei raggi giratori di un sistema di forze o ai raggi di
inerzia polari delle sezioni, in entrambi i casi calcolati come radice quadrata del quoziente tra il momento di secondo ordine delle
forze o delle aree elementari e la risultante delle forze o delle aree elementari.

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“Progettare” la regolarità strutturale

Una ellisse a forma circolare risulta di particolare interesse in quanto evidenzia un complesso strutturale in
cui gli elementi verticali sono disposti in modo tale da renderla sostanzialmente indifferente alla direzione
delle forze di piano agenti. La geometria e la disposizione planimetrica degli elementi verticali è in tal caso
ottimale.
Definiti i raggi delle rigidezze, secondo l’EC8 le eccentricità e0X e0y tra il centro delle rigidezze e le rette di
azione delle forze esterne si considerano limitate se risulta:

e0X / rx ≤ 0,30 e0y / ry ≤ 0,30 [7.2]


cioè se il baricentro delle forze cade all’interno di un “nocciolo”, di una zona limitata che si trova nell’intorno
del baricentro delle rigidezze ed è estesa a circa il 9% della superficie di questa.8 S§e ad esempio l’ellisse
delle rigidezze ha la forma circolare di fig. 7.1, la retta d’azione delle forze orizzontali dovrebbe passare
all’interno del cerchio tratteggiato. Il rispetto della [7.2] assicura che un edificio non subirà effetti torsionali
significativi per effetto delle forze orizzontali.

Fig. 7.1 – Raggi di rigidezza, ellisse delle rigidezze e nocciolo.


L’ellisse delle rigidezze è pertanto una figura geometrica di assoluto interesse per il progettista generale, in
quanto può essere tracciata in base alle sole informazioni geometriche relative agli elementi verticali e alla
loro posizione in pianta.
Per un assegnato sistema di controventi, un definito baricentro delle rigidezze e un dato sistema di forze,
perché la [7.2] sia soddisfatta occorre “massimizzare” i termini a denominatore dei due quozienti, cioè i raggi
di rigidezza. Per massimizzare i raggi di rigidezza, a parità di rigidezza totale Kx e Ky in base alla [7.1] occorre
massimizzare la rigidezza torsionale KT .
KT = Σ kyi xi2 + Σ kxi yi2 + Σ kθ,i
A parità di sezione complessiva degli elementi di controvento, occorre dunque che questi siano disposti alle
massime distanze xi yi possibili dal baricentro delle rigidezze.
E’ opportuno inoltre ricordare che la rigidezza torsionale dei nuclei è stata calcolata, a favore di sicurezza,
assumendo gli stessi come costituiti da pareti isolate, dunque più deformabili a torsione di quanto non siano
nella realtà: un stima più accurata che tenesse conto dell’ingobbamento impedito delle sezioni ne
aumenterebbe la rigidezza torsionale kθ,i dunque il valore di KT in maniera significativa. L’approccio proposto
è pertanto a favore di sicurezza.

8 L’area A di una ellisse di semiassi a,b vale A = π a b

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8 Procedura “ellisse delle rigidezze” – dati generali e dati geometrici


Gli esempi che seguono sono stati sviluppati utilizzando la procedura “Ellisse delle rigidezze” sviluppata in
ambito Autocad  e Autocad LT nell’ambito del progetto Auto-C.A9. Il file “Auto_C.A. Free - Setup.exe”
installa sulla barra dei menù uno specifico menù a tendina.10 Prima di procedere occorre “congelare” tutti i
livelli del disegno ad esclusione di quelli con nome Auto-ca: l’unico livello che deve rimanere attivo è quello
sul quale sono rappresentati gli elementi verticali.
Gli elementi verticali possono essere:
- caricati da un disegno esistente, sovrapponendo un layer nuovo e
congelando gli altri layer, oppure
- disegnati utilizzando esclusivamente “polilinee” o circonferenze.
Valgono le seguenti convenzioni (i colori sono attribuiti
automaticamente dal programma):
Pilastri: circonferenza o polilinea di 4 lati; colore: magenta
Setti: polilinea di 4 lati; colore: ciano
Vani ascensore: polilinea di 8 (sezioni a C) o 12 lati (sezioni a C con
risvolti); colore: blu.
Dalla barra dei menù selezionando l’icona “Auto-CA free” e “Ellisse
delle rigidezze”, nella parte sinistra dello schermo si apre il menu
rappresentato a lato, in cui è possibile definire:
Unità di misura (mm/cm/m) alla quale il programma fa riferimento per
il disegno della carpenteria di piano, le dimensioni degli elementi
verticali e il calcolo delle caratteristiche delle sezioni
Altezza “h” di interpiano Il sistema assume che tutti gli elementi
abbiano la stessa altezza di interpiano
Successivamente si individuano con selezione singola o multipla gli
elementi da considerare nel calcolo. Premendo il tasto destro del
mouse gli elementi selezionati vengono colorati con le convenzioni
sopra indicate. Il pulsante “Elimina dalla selezione” rimuove un
elemento selezionato con il cursore.
Ellisse delle rigidezze
Premendo il pulsante “Genera ellisse delle rigidezze” viene disegnata
l’ellisse delle rigidezze e marcata la posizione del centro di taglio CT
dei nuclei. L’incrocio degli assi dell’ellisse individua la posizione del
baricentro delle rigidezze CR. Selezionando il tipo di rigidezza
(torsionale, in direzione x o in direzione y) si ottiene mediante una
scala cromatica l’incidenza % della rigidezza di ogni elemento sulla
rigidezza totale.
Forze esterne
L’utente individua la posizione delle rette di azione delle forze esterne, considerate agenti secondo due assi
tra loro ortogonali. Per ciascuna direzione il pulsante “Genera rettangolo di tolleranza” traccia il “nocciolo”
dell’ellisse delle rigidezze e il rettangolo che individua la zona di potenziale variabilità delle direzioni delle
rette d’azione. Tale rettangolo ha lati di ampiezza pari al 4% (caso non sismico) o al 5% (caso sismico) della
dimensione massima del solaio nella direzione perpendicolare alla direzione di ciascuna forza. Il rettangolo ,
evidenziato in colore, dovrebbe sempre risultare interno al nocciolo.

9 Per informazioni sul progetto Auto-CA visitare il sito www.auto-ca.it


10 Nel caso in cui la procedura non venisse riconosciuta, digitare “autoca” e premere “invio”.

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8 Procedura “ellisse delle rigidezze” – esempi


In tutti gli esempi le quote sono in [cm], il solaio ha dimensioni (1600 x 600) cm, i setti (400 x 30) cm e
l’altezza di interpiano è h = 300 cm. Si assume un materiale di modulo di elasticità fittizio E = 1. Le rette
d’azione delle forze esterne coincidono con gli assi di simmetria del solaio.
8.1 Controvento singolo
Un setto isolato con baricentro nel punto di coordinate (1500, 300) rispetto a un sistema di coordinate con
origine come in figura. La retta d’azione della forza F si trova sull’asse di simmetria dell’impalcato.
Le caratteristiche geometriche e meccaniche dell’elemento sono:
dimensioni fattore
altezza area inerzie
xi yi della sezione di taglio αx αy β kx,i ky,i kx,i ky,i
sezione
bx by h Ix Iy t
[cm] [cm2] [cm4] 10-3 [N/cm] [%] [%]
1500 300 30 400 300 12000 160 000 900 1.20 12 3 3.15 0.4 7.8 100 100

coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
0.4 7.8 117 11696 0.00 0.00 4763.75 0.00 0.00 4764 100 111 25

L’ellisse delle rigidezza risulta come in figura:

Il baricentro delle rigidezze coincide con il baricentro geometrico del setto. L’ellisse delle rigidezze, molto
allungata nella direzione maggiore del setto, evidenzia una modestissima capacità del sistema di contrastare
forze dirette secondo la direzione x.
l setto sviluppa una forza reattiva posizionato nel baricentro delle rigidezze CR e in direzione opposta a F,
dunque sono limitati gli spostamenti in direzione Y dovuti alla forza F: L’eccentricità delle due forze genera
peraltro un momento (orario nel caso di figura). L’unico elemento che sviluppa un momento torcente di

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reazione è il setto che peraltro, stante la sua modestissima rigidezza torsionale, non è in grado di contrastare
efficacemente la rotazione dell’ impalcato.11
Se il setto è centrato sulla retta di azione della forza F l’impalcato è teoricamente in equilibrio per forze dirette
secondo la direzione Y ma risulta sensibile a spostamenti anche modesti della posizione della retta d’azione
della forza.

8.2 Controvento doppio


Introducendo un secondo setto di dimensioni identiche al primo posto in posizione simmetrica rispetto
all’asse trasversale dell’edificio, si ottengono le grandezze di tabella e l’ellisse di figura.
dimensioni
fattore
della altezza area inerzie
xi yi di taglio αx αy β kx,i ky,i kx,i ky,i
sezione sezione
bx by h Ix Iy t
[cm] [cm2] [cm4] 10-3 [N/cm] [%] [%]
1500 300 30 400 300 12000 160 000 900 1.20 12 3 3.15 0.4 7.8 50.0 50.0
100 300 30 400 300 12000 160 000 900 1.20 12 3 3.15 0.4 7.8 50.0 50.0
Totali 24000 320 000 1 800 0.8 15.6 100 100

coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY

xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
0.4 7.8 117 11696 700 0.00 4764 0.00 3820663 3825427 50.0 3137 700
0.4 7.8 117 780 -700 0.00 4764 0.00 3820663 3825427 50.0
0.8 15.6 233 12476 Totali 9528 0 7641326 7650853 100

11 Il setto rappresenta di fatto un vincolo semplice (“carrello”) per l’impalcato rigido: poiché le forze attive e reattive formano una
coppia, l’impalcato rigido può essere considerato labile.

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L’ellisse delle rigidezze risulta come in figura. Il baricentro delle rigidezze si trova sull’asse di simmetria, le
dimensioni dell’ellisse aumentano ma la sua forma continua a evidenziare un comportamento non ottimale
per forze agenti in direzione X.
Diversamente dal caso precedente, un momento dovuto a un’eventuale eccentricità della forza F rispetto al
baricentro delle rigidezze viene ottimamente contrastata dalla coppia di reazione dovuta alle forze di reazione
che si sviluppano nei due setti. La posizione eccentrica di questi ultimi rispetto all’ellisse che si traduce in un
elevato valore della rigidezza torsionale complessiva del sistema.

Sei i due setti sono tra loro ortogonali, il baricentro delle rigidezze si trova nel punto di intersezione degli assi
principali di inerzia di ciascun elemento, dove si intersecano le rette di azione delle forze reattive principali
dei due setti. Le caratteristiche geometriche del sistema sono indicate in tabella.
fattore
dimensioni
altezza area inerzie di
xi yi della sezione kx,i ky,i kx,i ky,i
sezione taglio αx αy β
bx by h Ix Iy t
[cm] [cm2] [cm4] 10-3 [N/cm] [%] [%]
1300 500 400 30 300 12000 900 160 000 1.20 3 12 3.15 7.8 0.4 95.3 4.7
100 300 30 400 300 12000 160 000 900 1.20 12 3 3.15 0.4 7.8 4.7 95.3
Totali 24000 160 900 160 900 8.2 8.2 100 100

coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY

xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
7.8 0.4 3899 505 1 185 6 4764 487 139398 144649 87.3 117 145
0.4 7.8 117 780 -15 -194 4764 14561 1775 21100 12.7
8.2 8.2 4015 1285 9528 15049 141173 165749 100

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“Progettare” la regolarità strutturale

L’ellisse di rigidezza (v. figura) si trasforma in un cerchio: ciò denota un ottimo comportamento del sistema di
controventi per forze orizzontali dirette secondo qualunque direzione, ma occorre valutare se la posizione
dell’ellisse è accettabile con riferimento alla posizione della retta d’azione.
Utilizzando il comando “tipologia azioni orizzontali” si visualizzano il “nocciolo” e il rettangolo di tolleranza, la
regione entro la quale dovrebbe passare la retta d’azione delle forze esterne affinché, secondo l’Eurocodice
8, il solaio possa essere considerato “torsionalmente rigido” dunque con modeste rotazioni. Nonostante la
forma e le dimensioni dell’ellisse di rigidezza siano corrette, il rettangolo di tolleranza risulta lontano dal
nocciolo evidenziando una non corretta disposizione planimetrica degli elementi di controvento, pur
correttamente dimensionati.

8.3. Vano ascensore


Si considera un vano ascensore a forma di C, di dimensioni esterne (200 x 220) cm e lati di spessore 20 cm,
il cui sistema di riferimento ha origine nella intersezione tra il filo della parete posteriore e l’asse di simmetria
orizzontale.
Il nucleo ha rigidezza a flessione-taglio simile in entrambe le direzioni e una discreta rigidezza torsionale,
dunque rappresenta per il solaio un vincolo triplo (incastro). Le caratteristiche geometriche del sistema sono
riportate nelle tabelle seguenti.

1a
bx by A Ixtot Ixtot β Jt
Elemento
[cm] [cm] [cm2] [cm4] [cm4]

2 1a 20 220 4400 70986667 5.87E+05 3.18 553067

y 1b 20 220 4400 70986667 1.59E+08 3.18 553067

x 2 200 20 4000 533333.33 5.33E+07 3.20 499733


1b Totali 12800 1.43E+08 2.13E+08 1605867

L’elemento deve essere centrato nel suo centro di taglio avente le coordinate di tabella (cap. 5).
Centro di taglio

[mm] ex ey
b 210 [mm] [mm]

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h 180 - 92 90
b1 0
t 20

fattore
altezza di
xi yi taglio αx αy β kx,i ky,i kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi
h t
[N/cm] [%] [%] [N]
-92 300 300 1.20 3 3 3.00 9.1 7.7 100.0 100.0 2733 -704

coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi Jt kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
taglio
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
9.1 7.7 2733 -704 0 0 1 605 867 2230 0 0 2230 100.0 16 17
L’ellisse delle rigidezza risulta come in figura:

Il programma calcola il centro di taglio dell’elemento a forma di C e lo visualizza con il simbolo “CT”. L’ellisse
delle rigidezze, centrata sul centro di taglio dell’elemento, ha forma tendente al cerchio ma semiassi molto
piccoli (16 e 17 cm) rispetto alle dimensioni del vano ascensore, stante la limitata rigidezza torsionale di
quest’ultimo in rapporto alle elevate rigidezze per flessione e taglio. 12
L’ellisse è molto distante dalla retta di azione della forza esterna F dunque la zona di tolleranza è esterna al
nocciolo. Nell’ipotesi che la posizione del nucleo ascensore non possa essere modificata perché fissata nel
progetto generale, per spostare verso destra il centro delle rigidezze e di conseguenza l’ellisse occorre
disporre ulteriori elementi di controvento in posizione adeguata.

12 Ciò dipende dalla formula utilizzata per il calcolo della rigidezza torsionale, che non tiene conto dell’aumento di rigidezza per effetto
della deformazione longitudinale impedita del nucleo.

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L’introduzione di un setto modifica la forma dell’ellisse, che si allunga nella direzione di massima inerzia.
Operando sulla dimensione del setto si ottimizza la soluzione.

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8.4. Solaio tipo


Si considera il solaio-tipo di un edificio di civile abitazione nel quale sono presenti vani ascensore, setti e
pilastri disposti in configurazione simmetrica rispetto a un asse di simmetria trasversale. La disposizione
planimetrica degli elementi e le loro caratteristiche geometriche sono indicate in figura e riportate in tabella.
Tutte le quote sono in [mm]. Per tutti gli elementi è E = 36000 N/mm2, per i nuclei si è assunto ν = 0,20, per
pilastri e setti ν = 0.
Identificazione degli elementi
Si considerano gli elementi strutturali indicati in tabella; le cui coordinate sono per pilastri e setti quelle del
baricentro, per i nuclei quelle del punto P posto all’incrocio delle linee medie delle pareti.
Si indica con ASC vano ascensore;
C pilastro circolare
R pilastro quadrato o rettangolare
S setti
vano ascensore
Dimensioni
x y
Tipo bx by
[mm]
ASC 7950 450
ASC 25850 450
C 0 0 300
3600 0 350 250
7950 0 350 250
R
10850 0 350 250
14000 0 350 250
C 17800 0 300
21600 0 350 250
24750 0 350 250
R
27650 0 350 250
32000 0 350 250
C 35600 0 300
R 0 650 250 500
3600 650 400 300 A 2000 mm
14000 650 400 300 B 2200 mm
R 17800 650 250 500
C 350 mm
21600 650 400 300
S 200 mm
32000 650 400 300
R 35600 650 250 500
C 0 1300 300 Fig 8.2 –Vano ascensore
R 3600 1300 350 250
7950 1248 200 1200
S Il baricentro delle rigidezze ha coordinate
10850 1247 200 1200
14000 1300 350 250
R 17800 1300 350 250 Sky ∑ k y,i x i 69243 ⋅ 106 -3
21600 1300 350 250
xk = = = 10 = 17,80 m
Ky ∑ k y,i 3890 ⋅ 103
24750 1248 200 1200
S
27650 1248 200 1200 S kx ∑ k x,i y i 14014 ⋅ 106 -3
yk = = = 10 = 3,82 m
R 32000 1300 350 250 K x ∑ k x,i 3669 ⋅ 103
C 35600 1300 300
In tabella 8.2 si riportano tutte le grandezze
Tab. 8.1 – Coordinate di inserimento e
geometriche. Le coordinate degli elementi sono riferite
dimensione degli elementi
a un sistema con origine nel baricentro
delle rigidezze.

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“Progettare” la regolarità strutturale

SI ottiene l’ellisse della figura seguente.

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“Progettare” la regolarità strutturale

Il baricentro delle rigidezze si trova ovviamente sull’asse di simmetria trasversale ma, stante la posizione dei
centri di taglio dei vani ascensore, risulta spostato al di sotto dell’asse di simmetria longitudinale del
fabbricato.
Il solaio, avendo elementi disposti simmetricamente, presenta un’ellisse molto aperta che tende a un cerchio.
Esso è dunque poco sensibile alla direzione delle azioni esterne (vento e sisma).
La regolarità è verificabile utilizzando il rettangolo di tolleranza, che risulta pressochè tutto all’interno nel
nocciolo. Gli effetti torsionali sono dunque modesti e l’impalcato risponde alle azioni esterne prevalentemente
con spostamenti nelle due direzioni.

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