IN DISTRIBUZIONE GRATUITA
EDIFICI IN C.A.
E LE FORZE ORIZZONTALI
Francesco Biasioli
Torino, gennaio 2007
Ringraziamenti
Il programma è nato come strumento di supporto ai corsi di aggiornamento sugli Eurocodici organizzati dalla
Federazione Interregionale degli Ordini degli Ingegneri del Piemonte e della Valle d’Aosta. E’stato sviluppato
in ambito AUTOCAD grazie alla disponibilità della società Setec, responsabile del progetto ”Auto_CA” di
sviluppo di un programma per il disegno delle carpenterie e armature delle strutture di calcestruzzo armato.
Alla fase di studio e test ha dato valido contributo l’ing. Doimo. La distribuzione e diffusione è possibile grazie
alla disponiblità di InfoBuild e di Euroconcrete – l’informazione per i progettisti. l programma (e le sue future
revisioni) sono scaricabili liberamente dai siti: www.auto-ca.it e www.euroconcrete.it.
FV,Ed = k1
ns ∑E cdIc
[2.1]
2
ns +1,6 L
La [2.1] permette il calcolo del valore minimo dell’inerzia flessionale complessiva (ΣIc) di un insieme di
elementi di controvento realizzati con calcestruzzo di resistenza fck. Si ottiene:
FV,Ed L2 1,6
Σ Ic = 1 + [2.2]
k1 Ecd ns
L’inerzia flessionale complessiva minima (ΣIc) deve essere disponobile per entrambe le direzioni principali
dell’edificio.
1 Nella formula fck va espresso in N/mm2. Per l’Italia fck = 0,83 Rck. L’Eurocodice suggerisce di adottare il valore γcE = 1,20.
Un solaio infinitamente rigido soggetto a un sistema di forze orizzontali agenti nel suo piano e comunque
orientate si sposta e ruota. Con riferimento a un sistema di riferimento (x,y) con origine in un punto O
qualsiasi, interno o esterno al solaio, gli spostamenti nelle direzioni x e y e la rotazione del solaio attorno
all’origine O sono individuati da tre grandezze: u0, v0 e θ (fig. 3.3).
Mentre i punti del solaio rigido si spostano tutti delle quantità u0 e v0, la rotazione θ fa spostare le estremità di
un elemento verticale i-esimo di coordinate (xi yi ) delle quantità ∆xi e ∆yi la cui entità dipende sia dalla
rotazione θ del solaio che dalla distanza r dell’elemento dall’origine O. La rotazione genera infatti uno
spostamento δi = (r θ) dell’estremità dell’elemento le cui componenti sono ∆xi e ∆yi.
δ i = ui2 + v i2 [3.2]
3 In meccanica le rigidezza assiale Kz, flessionale Kϕ e torsionale KT di una molla sono la forza Fz la coppia Mx e la coppia Mz da
applicare alle estremità della molla per ottenere, rispettivamente uno spostamento relativo δ, una rotazione relativa ϕ o un rotazione
relativa θ di valore unitario. L’inverso di ciascuna rigidezza è detta “flessibilità”, definita come lo spostamento o la rotazione relativa
provocate da una forza o da una coppia di valore unitario. La rigidezza ki di un elemento di controvento o di un pilastro che si
deforma per flessione e taglio
Fi = ki δi
è pari alla forza che provoca uno spostamento relativo δi = 1 delle estremità dell’elemento. .
Uno qualsiasi dei pilastri di piano con la stessa lunghezza della mensola se soggetto a uno spostamento
relativo δ delle estremità presenta una deformata antisimmetrica (fig.4.4). Sull’asse di simmetria orizzontale
posto a metà altezza si trova il punto di inversione della curvatura della linea elastica (punto di flesso). In tale
punto il raggio di curvatura ρ ha valore infinito: stante la relazione, valida in campo elastico, (1/ρ) = M/(EJ tra
curvatura 1/ρ e momento M il momento flettente M ha valore nullo.
Per l’antisimmetria della deformazione lo spostamento orizzontale della sezione di mezzeria è metà dello
spostamento relativo δ delle estremità: ”tagliando” il pilastro nella sezione di simmetria ove M = 0 l’unica
forza che si trasferisce è il taglio V = F, che agisce su una mensola incastrata di luce l/2. Le relazioni
precedenti si scrivono:
δ (l/2)3 l/2 EA 1
= +t F k=
2 3 E J G A l 1 l 2
+ 2 t (1+ν )
12 ρ
Le espressioni nei due casi differiscono solo per il coefficiente che nella parentesi a denominatore moltiplica
la snellezza (l/ρ). Entrambi i casi sono pertanto rappresentati dalla formula:
EA 1
k= [4.2]
l 1 l 2
+ 2 t (1+ν)
α ρ
nella quale α = 3 per gli elementi di controvento e α = 12 per i pilastri. Per il coefficiente di Poisson si può
assumere ν = 0,20 se si considera che un elemento non sia fessurato – come può avvenire per i nuclei e i
setti - e ν = 0 se si considera che l’elemento sia fessurato, come risultano sempre i pilastri.
Nella [4.2] la “rigidezza“assiale” [EA/l] risulta ridotta per la presenza del termine a denominatore della
frazione. In tale termine il primo addendo dipende dalla snellezza (l/ρ), il secondo per una sezione
geometricamente definita (fattore t) e un dato materiale (coefficiente ν) ha valore costante.
Il “peso relativo” di ciascuno dei due addendi sul totale dipende pertanto dal valore del rapporto (l/ρ).
b Y,X 6
Per sezioni rettangolari di lati bx, by nelle direzioni X e Y A = bx by ρ x,y = t=
12 5
r 10
Per sezioni circolari di raggio r A = π r2 ρ= t=
2 9
Un elemento “tozzo” come un setto o un nucleo ascensore ha dimensione in pianta b significativa, dunque
raggio giratore ρ dello stesso ordine di grandezza dell’altezza l: il primo addendo è dello stesso ordine di
grandezza del secondo, entrambi sono relativamente piccoli e la rigidezza globale dell’elemento è molto
elevata rispetto a quella del solaio. Il solaio non riesce a impedire la rotazione del nodo di ’estremità
dell’elemento: risulta confermata l’ipotesi che prevede una deformata affine a quella di una mensola
(deformata “bending type” – fig. 4.3).
Per un elemento “snello” quale può essere considerato un pilastro avente altezza l >> ρ la snellezza (l/ρ) è
molto grande e il primo termine in parentesi prevale sul secondo: la rigidezza globale k dell’elemento risulta
piccola rispetto alla rigidezza del solaio, il nodo d’estremità che collega il pilastro alla trave non ruota e la
deformazione è di tipo “a taglio” (deformata “shear type” - fig. 4.4) 4.
RIGIDEZZE TORSIONALI
La rotazione θ del solaio mobilita la rigidezza torsionale di tutti gli elementi le cui estremità sono ad esso
rigidamente collegate. La rigidezza torsionale – cioè la coppia Tz da applicare all’estremità libera di un
elemento di lunghezza l incastrato alla base per ottenere una rotazione θ unitaria - ha espressione diversa a
seconda che l’elemento abbia sezione piena (pilastri e setti) o a parete sottile (nuclei ascensore). Nel
secondo caso la rigidezza torsionale inoltre varia se la forma della sezione a parete sottile è aperta (sezione
a C) o chiusa (sezione anulare).
4 Nei casi reali l’interazione tra i molti telai e gli elementi di controvento fa si che i telai “trattengano” gli elementi di controvento ai
piani inferiori e siano “trattenuti” dalle mensole ai piani superiori. L’interazione tra gli elementi dunque è complessa ma per lo
scopo di questo studio, tali effetti mutui possono essere trascurati.
Ponendo
Kx = Σ kxi Ky = Σ kyi somma delle rigidezze nelle direzioni x e y
Skx = Σ kxi yi Sky = Σ kyi xi momenti statici delle rigidezze nelle direzioni x e y rispetto agli assi
KT = Σ kyi xi2 + Σ kxi yi2 + Σ kθ,i momenti del secondo ordine delle rigidezze rispetto agli assi
si ottiene5
Kx u 0 [ + 0 v0] – Skx θ =X
[ + 0 u0] + Ky v 0 + Sky θ =Y
– Skx u0 + Sky v0 + KT θ =M
Le tre equazioni diventano disaccoppiate, cioè ciascuna equazione fornisce un’incognita, se tutti i termini
simmetrici rispetto alla “diagonale principale” si annullano. Tali termini sono i momenti statici Skx e Sky delle
rigidezze in direzione x e y rispetto agli assi coordinati: per annullarli è dunque sufficiente che l’origine O del
sistema di riferimento sia fissata nel BARICENTRO DELLE RIGIDEZZE o CENTRO DI TAGLIO del sistema,
le cui coordinate nel sistema originale sono:
Sky ∑ k yi x i S kx ∑ k xi y i
xk = = yk = =
Ky ∑ k yi Kx ∑ k xi
A tale nuova origine vanno ovviamente riportate anche tutte le forze agenti, modificando di conseguenza il
momento di trasporto M che assume il valore M. In tale riferimento le tre incognite valgono
X Y M
u0 = v0 = θ0 = [6.2]
Kx Ky KT
Nelle [6.3] le coordinate xi e yi sono riferite al nuovo sistema di riferimento centrato sul baricentro delle
rigidezze.
In base alle [6.3] le forze che sollecitano ciascun elemento hanno una componente proporzionale al “peso”
delle rigidezze nelle direzioni x,y rispetto alla rigidezza totale corrispondente, a cui si somma l’effetto del
momento M, che risulta direttamente proporzionale alla distanza di ciascun elemento dal baricentro delle
rigidezze. Gli effetti torsionali pertanto sono massimi per gli elementi più distanti dal baricentro delle
rigidezze.
Se la risultante del sistema di forze F passa per il baricentro delle rigidezze è M = 0 dunque θ = 0: i punti del
piano si spostano tutti nelle direzioni x,y delle quantità:
X Y
ui = u0 = vi = v0 =
Kx Ky
5 La matrice dei coefficienti delle incognite ha i termini simmetrici rispetto alla diagonale principale uguali e i termini della diagonale
principale tutti positivi: tali condizioni garantiscono che per un assegnato sistema di forze (X,Y,M) esiste un’unica soluzione (u0 v0 θ).
Il baricentro delle rigidezze ha coordinate (0,0) dunque per esso sono u = v = 0. Esso è dunque il solo punto
che non si sposta quando il piano è soggetto a torsione, dunque rispetto al quale tutti gli altri punti del piano
ruotano. Il baricentro delle rigidezze è dunque anche il CENTRO DI TORSIONE del sistema.6
sono i semiassi dell’“ellisse delle rigidezze”, una figura geometrica che evidenzia come sono distribuite le
rigidezze intorno al baricentro delle rigidezze7. Se i raggi hanno valore molto simile tra loro, l’“ellisse delle
rigidezze” ha forma di cerchio.
6 La coincidenza tra centro di taglio e centro di torsione può anche essere dimostrata con il teorema di Betti - Maxwell.
7
I raggi di rigidezza, detti anche raggi torsionali, hanno significato affine a quello dei raggi giratori di un sistema di forze o ai raggi di
inerzia polari delle sezioni, in entrambi i casi calcolati come radice quadrata del quoziente tra il momento di secondo ordine delle
forze o delle aree elementari e la risultante delle forze o delle aree elementari.
Una ellisse a forma circolare risulta di particolare interesse in quanto evidenzia un complesso strutturale in
cui gli elementi verticali sono disposti in modo tale da renderla sostanzialmente indifferente alla direzione
delle forze di piano agenti. La geometria e la disposizione planimetrica degli elementi verticali è in tal caso
ottimale.
Definiti i raggi delle rigidezze, secondo l’EC8 le eccentricità e0X e0y tra il centro delle rigidezze e le rette di
azione delle forze esterne si considerano limitate se risulta:
coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
0.4 7.8 117 11696 0.00 0.00 4763.75 0.00 0.00 4764 100 111 25
Il baricentro delle rigidezze coincide con il baricentro geometrico del setto. L’ellisse delle rigidezze, molto
allungata nella direzione maggiore del setto, evidenzia una modestissima capacità del sistema di contrastare
forze dirette secondo la direzione x.
l setto sviluppa una forza reattiva posizionato nel baricentro delle rigidezze CR e in direzione opposta a F,
dunque sono limitati gli spostamenti in direzione Y dovuti alla forza F: L’eccentricità delle due forze genera
peraltro un momento (orario nel caso di figura). L’unico elemento che sviluppa un momento torcente di
reazione è il setto che peraltro, stante la sua modestissima rigidezza torsionale, non è in grado di contrastare
efficacemente la rotazione dell’ impalcato.11
Se il setto è centrato sulla retta di azione della forza F l’impalcato è teoricamente in equilibrio per forze dirette
secondo la direzione Y ma risulta sensibile a spostamenti anche modesti della posizione della retta d’azione
della forza.
coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
0.4 7.8 117 11696 700 0.00 4764 0.00 3820663 3825427 50.0 3137 700
0.4 7.8 117 780 -700 0.00 4764 0.00 3820663 3825427 50.0
0.8 15.6 233 12476 Totali 9528 0 7641326 7650853 100
11 Il setto rappresenta di fatto un vincolo semplice (“carrello”) per l’impalcato rigido: poiché le forze attive e reattive formano una
coppia, l’impalcato rigido può essere considerato labile.
L’ellisse delle rigidezze risulta come in figura. Il baricentro delle rigidezze si trova sull’asse di simmetria, le
dimensioni dell’ellisse aumentano ma la sua forma continua a evidenziare un comportamento non ottimale
per forze agenti in direzione X.
Diversamente dal caso precedente, un momento dovuto a un’eventuale eccentricità della forza F rispetto al
baricentro delle rigidezze viene ottimamente contrastata dalla coppia di reazione dovuta alle forze di reazione
che si sviluppano nei due setti. La posizione eccentrica di questi ultimi rispetto all’ellisse che si traduce in un
elevato valore della rigidezza torsionale complessiva del sistema.
Sei i due setti sono tra loro ortogonali, il baricentro delle rigidezze si trova nel punto di intersezione degli assi
principali di inerzia di ciascun elemento, dove si intersecano le rette di azione delle forze reattive principali
dei due setti. Le caratteristiche geometriche del sistema sono indicate in tabella.
fattore
dimensioni
altezza area inerzie di
xi yi della sezione kx,i ky,i kx,i ky,i
sezione taglio αx αy β
bx by h Ix Iy t
[cm] [cm2] [cm4] 10-3 [N/cm] [%] [%]
1300 500 400 30 300 12000 900 160 000 1.20 3 12 3.15 7.8 0.4 95.3 4.7
100 300 30 400 300 12000 160 000 900 1.20 12 3 3.15 0.4 7.8 4.7 95.3
Totali 24000 160 900 160 900 8.2 8.2 100 100
coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi taglio kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
7.8 0.4 3899 505 1 185 6 4764 487 139398 144649 87.3 117 145
0.4 7.8 117 780 -15 -194 4764 14561 1775 21100 12.7
8.2 8.2 4015 1285 9528 15049 141173 165749 100
L’ellisse di rigidezza (v. figura) si trasforma in un cerchio: ciò denota un ottimo comportamento del sistema di
controventi per forze orizzontali dirette secondo qualunque direzione, ma occorre valutare se la posizione
dell’ellisse è accettabile con riferimento alla posizione della retta d’azione.
Utilizzando il comando “tipologia azioni orizzontali” si visualizzano il “nocciolo” e il rettangolo di tolleranza, la
regione entro la quale dovrebbe passare la retta d’azione delle forze esterne affinché, secondo l’Eurocodice
8, il solaio possa essere considerato “torsionalmente rigido” dunque con modeste rotazioni. Nonostante la
forma e le dimensioni dell’ellisse di rigidezza siano corrette, il rettangolo di tolleranza risulta lontano dal
nocciolo evidenziando una non corretta disposizione planimetrica degli elementi di controvento, pur
correttamente dimensionati.
1a
bx by A Ixtot Ixtot β Jt
Elemento
[cm] [cm] [cm2] [cm4] [cm4]
L’elemento deve essere centrato nel suo centro di taglio avente le coordinate di tabella (cap. 5).
Centro di taglio
[mm] ex ey
b 210 [mm] [mm]
h 180 - 92 90
b1 0
t 20
fattore
altezza di
xi yi taglio αx αy β kx,i ky,i kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi
h t
[N/cm] [%] [%] [N]
-92 300 300 1.20 3 3 3.00 9.1 7.7 100.0 100.0 2733 -704
coordinate
risp. centro di
kx,i ky,i kx,i yi ky,i xi Jt kt,i kX,i yi2 kY,i xi2 kT,i kT,i rX rY
taglio
xi yi
[N/cm] [N] [cm] [Ncm/rad] [%] [cm] [cm]
9.1 7.7 2733 -704 0 0 1 605 867 2230 0 0 2230 100.0 16 17
L’ellisse delle rigidezza risulta come in figura:
Il programma calcola il centro di taglio dell’elemento a forma di C e lo visualizza con il simbolo “CT”. L’ellisse
delle rigidezze, centrata sul centro di taglio dell’elemento, ha forma tendente al cerchio ma semiassi molto
piccoli (16 e 17 cm) rispetto alle dimensioni del vano ascensore, stante la limitata rigidezza torsionale di
quest’ultimo in rapporto alle elevate rigidezze per flessione e taglio. 12
L’ellisse è molto distante dalla retta di azione della forza esterna F dunque la zona di tolleranza è esterna al
nocciolo. Nell’ipotesi che la posizione del nucleo ascensore non possa essere modificata perché fissata nel
progetto generale, per spostare verso destra il centro delle rigidezze e di conseguenza l’ellisse occorre
disporre ulteriori elementi di controvento in posizione adeguata.
12 Ciò dipende dalla formula utilizzata per il calcolo della rigidezza torsionale, che non tiene conto dell’aumento di rigidezza per effetto
della deformazione longitudinale impedita del nucleo.
L’introduzione di un setto modifica la forma dell’ellisse, che si allunga nella direzione di massima inerzia.
Operando sulla dimensione del setto si ottimizza la soluzione.
Il baricentro delle rigidezze si trova ovviamente sull’asse di simmetria trasversale ma, stante la posizione dei
centri di taglio dei vani ascensore, risulta spostato al di sotto dell’asse di simmetria longitudinale del
fabbricato.
Il solaio, avendo elementi disposti simmetricamente, presenta un’ellisse molto aperta che tende a un cerchio.
Esso è dunque poco sensibile alla direzione delle azioni esterne (vento e sisma).
La regolarità è verificabile utilizzando il rettangolo di tolleranza, che risulta pressochè tutto all’interno nel
nocciolo. Gli effetti torsionali sono dunque modesti e l’impalcato risponde alle azioni esterne prevalentemente
con spostamenti nelle due direzioni.