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LEGISLAZIONE AMBIENTALE

AA 2017 2018
Dott. Eugenio Caliceti
EMISSIONE DELIBERATA DI
OGM IN AMBIENTE
DICHIARAZIONE DI RIO DE JANEIRO
Principio di precauzione

Al fine di proteggere l'ambiente, gli Stati applicheranno largamente,


secondo le loro capacità, il metodo precauzionale. In caso di rischio di
danno grave o irreversibile, l'assenza di certezza scientifica assoluta
non deve servire da pretesto per rinviare l'adozione di misure
adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il
degrado ambientale.
OGM SONO:
INCERTEZZA SU
PRESENZA DI
DANNOSI
RISCHIO
NON DANNOSI

PRINCIPIO DI INCERTEZZA SU OGM SONO:


PRECAUZIONE: NATURA DI DANNO
INCERTEZZA RELAZIONATO A CANCEROGENI
SCIENTIFICA RISCHIO ALLERGIE

INCERTEZZA SU OGM CAUSANO REAZIONI


PROBABILITA’ CON ALLERGICHE IN UNA
CUI IL RISCHIO DI PERCENTUALE:
DANNO SI
VERIFICHERA’ PARI ALLO 0,01 % DEL
CAMPIONE DI CONSUMATORI

PARI A 10% DEL CAMPIONE


DI CONSUMATORI
DIR. 2001/18
Articolo 2 Definizioni.
Ai fini della presente direttiva si intende per:
2) "organismo geneticamente modificato (OGM)", un organismo,
diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato
in modo diverso da quanto avviene in natura con l'accoppiamento e/o
la ricombinazione genetica naturale.
Ai fini della presente definizione:
a) una modificazione genetica è ottenuta almeno mediante l'impiego
delle tecniche elencate nell'allegato I A, parte 1
DIR. 2001/18
Articolo 3 Deroghe.
1. La presente direttiva non si applica agli organismi ottenuti con le
tecniche di modificazione genetica di cui all'allegato I B.

2. La presente direttiva non si applica al trasporto di organismi


geneticamente modificati per ferrovia, su strada, per vie navigabili
interne, per mare o per via aerea.
ALLEGATO I A PARTE 1

TECNICHE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2

Le tecniche di modificazione genetica di cui all'articolo 2, paragrafo 2, lettera a),


comprendono tra l'altro:
1) tecniche di ricombinazione dell'acido nucleico che comportano la formazione di nuove
combinazioni di materiale genetico mediante inserimento in un virus, un plasmide
batterico o qualsiasi altro vettore, di molecole di acido nucleico prodotte con qualsiasi
mezzo all'esterno di un organismo, nonché la loro incorporazione in un organismo ospite
nel quale non compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;
2) tecniche che comportano l'introduzione diretta in un organismo di materiale ereditabile
preparato al suo esterno, tra cui la microiniezione, la macroiniezione e il
microincapsulamento;
3) fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la
costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale genetico
ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi non naturali.
Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della presente
direttiva, a condizione che non comportino l'impiego di molecole di
acido nucleico ricombinante o di organismi geneticamente modificati
diversi da quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure uno o più
metodi elencati qui di seguito sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di cellule
vegetali di organismi che possono scambiare materiale genetico anche
con metodi di riproduzione tradizionali.
QUESTIONE

Tizio, utilizzando tecniche di ricombinazione dell’acido nucleico di cui all’allegato I A, parte I,


introduce in un esemplare X1, appartenente ad una varietà commerciale X di melo, un gene
prelevato da un esemplare Y1, appartenente ad una varietà tradizionale di melo Y. In seguito a tali
processi esso genera quindi un organismo X1Y1. Il medesimo organismo si sarebbe potuto ottenere
attraverso tecniche tradizionali di incrocio, ma con costi molto maggiori dovuti all’incertezza che
caratterizza i risultati che seguono all’utilizzo di tale tecnica.

Successivamente, attraverso la tecnica di fusione cellulare, di cui all’allegato I B, fonde con tecniche
naturali cellule dell’esemplare X1Y1 con le cellule di un esemplare di melo X2, da cui parte per
rigenerare un esemplare X1Y1X2, creando una nuova varietà commerciale che somma le
caratteristiche commerciali della varietà X con la resistenza ottenuta dalla varietà tradizionale Y.
L’esemplare X1Y1X2 dovrà essere qualificato, ai sensi di direttiva, come un organismo
geneticamente modificato?
Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che
implicano l'esclusione degli organismi dal campo di
applicazione della presente direttiva, a condizione che non
comportino l'impiego di molecole di acido nucleico
ricombinante o di organismi geneticamente modificati diversi
da quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure uno o
più metodi elencati qui di seguito sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di
cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale
genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali.

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Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della presente
direttiva […] sono:

a condizione che non comportino l'impiego di


molecole di acido nucleico ricombinante o di
organismi geneticamente modificati diversi da
quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure
uno o più metodi elencati qui di seguito
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di cellule vegetali
di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi
di riproduzione tradizionali.

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Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della presente
direttiva […] sono:

a condizione che non comportino l'impiego di


organismi geneticamente modificati diversi da
quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure
uno o più metodi elencati qui di seguito

1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di cellule vegetali
di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi
di riproduzione tradizionali.

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Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della
presente direttiva […], sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di
cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale
genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali […]
[a condizione che] ANCHE SE [non] comportino l'impiego di
organismi geneticamente modificati [diversi] NON DIVERSI
da quelli prodotti mediante una o più tecniche oppure uno o più
metodi elencati qui di seguito [la mutagenesi, la fusione
cellulare]

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Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della
presente direttiva […], sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di
cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale
genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali […]
[a condizione che] ANCHE SE [non] comportino l'impiego di
organismi geneticamente modificati [diversi]
SOSTANZIALMENTE UGUALI da quelli prodotti mediante
una o più tecniche oppure uno o più metodi elencati qui di
seguito [la mutagenesi, la fusione cellulare]

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Allegato I B
Tecniche di cui all'articolo 3
Le tecniche o i metodi di modificazione genetica che implicano
l'esclusione degli organismi dal campo di applicazione della
presente direttiva […], sono:
1. la mutagenesi;
2. la fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) di
cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale
genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali […]
[a condizione che] ANCHE SE [non] comportino l'impiego di
organismi geneticamente modificati [diversi]
SOSTANZIALMENTE UGUALI da quelli prodotti mediante
una o più tecniche oppure uno o più metodi elencati qui di
seguito [la mutagenesi, la fusione cellulare]
NON TUTTO CIÒ CHE DOVREBBE ESSERE QUALIFICATO COME OGM, AI SENSI DI
DEFINIZIONE, È LEGALMENTE OGM 15
DIR. 2001/18
Articolo 4
Obblighi generali
1. […] Gli OGM possono essere deliberatamente emessi o immessi in
commercio solo a norma, rispettivamente, della parte B o della parte C.
PARTE B EMISSIONE DELIBERATA DI OGM PER QUALSIASI
FINE DIVERSO DALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
Articolo 6
Procedura normale di autorizzazione.
1. […] chiunque intenda effettuare un'emissione di un OGM o di una
combinazione di OGM è tenuto a presentare preventivamente una
notifica all'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio
avverrà l'emissione.
PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI OGM
COME TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 19 Autorizzazione.
1. Fatti salvi gli obblighi previsti da altri atti comunitari, un OGM come
tale o contenuto in un prodotto può essere utilizzato senza ulteriori
notifiche in tutta la Comunità solo se è stata rilasciata l'autorizzazione
scritta alla sua immissione sul mercato e rispettando scrupolosamente
le specifiche condizioni di impiego e le relative restrizioni circa ambienti
e/o aree geografiche.
2. Il notificante può procedere all'immissione in commercio solamente
dopo aver ricevuto l'autorizzazione scritta dell'autorità competente a
norma degli articoli 15, 17, e 18 e rispettando tutte le condizioni in essa
prescritte.
PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI OGM COME
TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 22
Libera circolazione.
Fatto salvo l'articolo 23, gli Stati membri non possono vietare, limitare
o impedire l'immissione in commercio di OGM, come tali o contenuti in
prodotti, conformi ai requisiti della presente direttiva.
PARTE C IMMISSIONE IN COMMERCIO DI OGM COME
TALI O CONTENUTI IN PRODOTTI
Articolo 23
Clausola di salvaguardia.
1. Qualora uno Stato membro, sulla base di nuove o ulteriori
informazioni divenute disponibili dopo la data dell'autorizzazione e che
riguardino la valutazione di rischi ambientali o una nuova valutazione
delle informazioni esistenti basata su nuove o supplementari
conoscenze scientifiche, abbia fondati motivi di ritenere che un OGM
come tale o contenuto in un prodotto debitamente notificato e
autorizzato per iscritto in base alla presente direttiva rappresenti un
rischio per la salute umana o l'ambiente, può temporaneamente
limitarne o vietarne l'uso o la vendita sul proprio territorio.
QUESTIONE
• BIOCROP RICHIEDE LA AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO
DI UNA VARIETA’ DI MAIS GENETICAMENTE MODIFICATA PRESSO
AUTORITA’ POLACCA
• AUTORITA’ POLACCA ESPRIME UN PARERE POSITIVO
• ITALIA SOLLEVA OBIEZIONE
• AI SENSI DI PROCEDURE REG. (UE) 182/2011, COMITATO ESPRIME PARERE
POSITIVO A PROGETTO DI REGOLAMENTO PROPOSTO DA COMMISSIONE
• COMMISSIONE ADOTTA IL REGOLAMENTO CHE AUTORIZZA IMMISSIONE IN
COMMERCIO DI VARIETA’ DI MAIS OGM
• AUTORIZZAZIONE A IMMISSIONE IN COMMERCIO, RILASCIATA DA
COMMISSIONE, IMPLICA CHE TIZIO POSSA PIANTARE SU SUOLO ITALIANO
SEMENTI DI PATATA GM LECITAMENTE VENDUTA?
• LA LEGGE REGIONALE LOMBARDIA INTRODUCE UN DIVIETO GENERALE DI
COLTIVAZIONE DI SEMENTI GM SUL SUOLO REGIONALE. COME DOVRA’
ESSERE VALUTATA
ART. 117, COSTITUZIONE
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto
della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario e dagli obblighi internazionali.
D.Lgs. 24-4-2001 n. 212
Art. 1
[…]
La messa in coltura dei prodotti sementieri [ogm] di cui al presente comma è soggetta ad
autorizzazione con provvedimento del Ministro delle politiche agricole e forestali, di concerto con
il Ministro dell'ambiente e del Ministro della sanità, emanato previo parere della Commissione di
cui al comma 3, nel quale sono stabilite misure idonee a garantire che le colture derivanti da
prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con le colture
derivanti da prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all'ambiente
circostante, tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche.

5. Chi mette in coltura prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate senza


l'autorizzazione di cui al comma 2, è punito con la pena dell'arresto da sei mesi a tre anni o
dell'ammenda fino a 100 milioni di lire. La stessa sanzione si applica in caso di revoca o
sospensione dell'autorizzazione.
VALLE D’AOSTA
LEGGE REGIONALE 20 GENNAIO 2015, N. 2
Art. 1 (Finalità)
1. Nell’esercizio della potestà legislativa in materia di agricoltura di cui all’articolo 2,
comma primo, lettera d), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto
speciale per la Valle d’Aosta), e del combinato disposto degli articoli 117 della
Costituzione e 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, in attuazione
dell’articolo 26bis della direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 12 marzo 2001, sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi
geneticamente modificati […] con la presente legge la Regione autonoma Valle
d’Aosta/Vallée d’Aoste disciplina le modalità per prevenire la presenza e la
contaminazione involontaria di organismi geneticamente modificati, di seguito
denominati OGM, nelle colture convenzionali e biologiche presenti sul territorio
regionale.
VALLE D’AOSTA
LEGGE REGIONALE 20 GENNAIO 2015, N. 2
Art. 2 (Divieto di coltivazione)
1. In considerazione del particolare assetto morfologico, idrogeologico
e climatico del territorio regionale, costituito per un terzo da aree
protette riconosciute e tutelate a livello europeo, e della forte
frammentazione e parcellizzazione della proprietà fondiaria che
impediscono di prevenire, attraverso misure di coesistenza, la presenza
involontaria di OGM nelle coltivazioni di cui all’articolo 1, la coltivazione
di OGM è vietata sull’intero territorio regionale.
COMUNE MALOSCO, REGOLAMENTO PER L’UTILIZZO DI
PRODOTTI FITOSANITARI
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 25 DEL 17.11.2010
FINALITA’
Con detto regolamento l’Amministrazione Comunale di Malosco si prefigge di salvaguardare il
territorio di competenza dall’ espandersi delle colture intensive: melo, ciliegio ecc…
L’obiettivo è di conservare [alla luce del principio di precauzione] un ambiente ancora integro che
non va deturpato […] dal conseguente uso di prodotti fitosanitari di sintesi.
La vocazione turistica di Malosco che nell’anno in corso con 22201 presenze alberghiere e 34455
extralberghiere ne fa il paese più turistico dell’intera Val di Non, denota quale sia la vocazione socio
economica della nostra realtà, risultato che per essere mantenuto e possibilmente incrementato
deve trarne un naturale positivo sviluppo dall’ integrazione con un’ agricoltura zootecnica per
migliorare l’offerta con prodotti di alta qualità, e soprattutto con il rispetto del paesaggio definito un
“ bene di tutti “ anche dalla stessa “Convenzione Europea del Paesaggio”.
COMUNE MALOSCO, REGOLAMENTO PER L’UTILIZZO DI
PRODOTTI FITOSANITARI
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 25 DEL 17.11.2010
Art. 5 Prescrizioni per i trattamenti fitosanitari
1. Al fine di contenere i rischi connessi agli effetti negativi legati alla deriva dei prodotti fitosanitari,
è fatto obbligo a chiunque di effettuare i trattamenti fitosanitari, a mezzo atomizzatore, in modo
tale da evitare che le miscele raggiungano edifici pubblici e privati, orti, giardini, parchi, aree
ricreative, centri sportivi e relative pertinenze, cimiteri, qualsiasi area diversa dalla zona oggetto del
trattamento fitosanitario e comunque rimanendo a una distanza di rispetto pari a:
_ 50 metri dal confine di aree coltivate a scopo produttivo e/o per l’autoconsumo -in cui non si
effettuano trattamenti fitosanitari con sostanze di sintesi- quali: foraggio, ortaggi, cereali, erbe
medicinali ed aromatiche, piccoli frutti e qualsiasi vegetale per l’alimentazione umana ed animale.
_ 50 metri dal confine di aree destinate al ricovero di animali

4. È vietato l’impiego di prodotti fitosanitari classificati come Molto Tossici (T+) o Tossici (T).
Consiglio di Stato, sez. III, sentenza 4 marzo
2013, n. 1882
Il riferimento, nella Direttiva comunitaria 128/2009 e nella normativa
nazionale di recepimento, alla riduzione dei trattamenti in aree
“specifiche” ha il significato di porre l’attenzione su contesti sensibili o
comunque meritevoli di particolare e, soprattutto, necessaria tutela,
ma non vale ad escludere la legittimità di una tutela che vada oltre, e
addirittura sia estesa all’intero territorio.
Il principio di precauzione assume proprio la funzione di legittimare
simili estensioni, delle quali occorre valutare in concreto se sussistano i
presupposti, alla luce dei canoni di ragionevolezza e proporzionalità.
Consiglio di Stato, sez. III, sentenza 4 marzo
2013, n. 1882
Ciò, anzitutto tenendo conto che l’applicazione del principio di
precauzione postula l’esistenza di un rischio potenziale per la salute e
per l’ambiente, ma non richiede l’esistenza di evidenze scientifiche
consolidate sulla correlazione tra la causa, oggetto di divieto o
limitazione, e gli effetti negativi che ci si prefigge di eliminare o ridurre.
Consiglio di Stato, sez. III, sentenza 4 marzo
2013, n. 1882
Senza contare che, in assenza delle fasce di rispetto adeguatamente
estese, il prodotto dei fondi confinanti con il frutteto soggetto a
trattamento con fitofarmaci somministrati mediante atomizzatore,
avrebbero difficoltà ad ottenere certificazioni di qualità, per trovare
un’adeguata collocazione di mercato (ciò vale per il foraggio, in
relazione alla filiera agroalimentare del latte e dei derivati; ed a
maggior ragione in caso di colture orticole).
Consiglio di Stato, sez. III, sentenza 4 marzo
2013, n. 1882
Anche sotto questo profilo, che investe la concorrenza e le pari
opportunità tra gli operatori economici dei diversi settori, le
prescrizioni in esame non possono ritenersi sproporzionate o
ingiustificatamente vessatorie.
GIURISPRUDENZA OGM
EMISSIONE DELIBERATA
Cassazione Penale Sent. n. 19251 del 21-05-
2012
L'autorizzazione della Commissione europea per l'immissione in
commercio di prodotti sementieri geneticamente modificati (nella
specie, sementi di mais) non comprende anche la messa in coltura degli
stessi, per la quale è invece necessaria ulteriore autorizzazione della
competente autorità nazionale, pena l'integrazione del reato di cui
all'art. 1, comma primo, del d. lgs. n. 212 del 2001.
CONSIGLIO DI STATO, 183/2011
[Non] è più discutibile il principio comunitario, ormai recepito
nell'ordinamento nazionale, "costituito dalla facoltà di impiego di OGM
in agricoltura, purché autorizzati". Ne discende, con tutta evidenza, che
il blocco generalizzato dei procedimenti di autorizzazione in attesa dei
c.d. piani di coesistenza regionali, esporrebbe lo Stato italiano a
responsabilità sul piano comunitario, rendendo di fatto inapplicabile
nell'ordinamento nazionale quello che è un principio imposto dal diritto
comunitario.
Corte di Giustizia dell’Unione Europea, causa
C-36/11
La messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le
varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una
procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la
commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’art.20
della DIR 2001/18
PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
• CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA
• NUOVE EVIDENZE SCIENTIFICHE, RENDONO OBSOLETA VALUTAZIONE
DEL RISCHIO EFFETTUATA NELL’AUTORIZZARE IMMISSIONE IN
COMMERCIO (E USO) DI OGM
• MISURE TEMPORANEE, IN ATTESA DI UNA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
• PRINCIPIO DI PRECAUZIONE IMPLICA L’INDIVIDUAZIONE DELLA
SOGLIA DEL RISCHIO SOCIALMENTE TOLLERATA (AMPIA
DISCREZIONALITA’) IN UN BILANCIAMENTO TRA UTILITA’ E RISCHI
ASSOCIATI A ESERCIZIO DI UNA ATTIVITA’

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