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NORMA GIURIDICA
è la regola atta a disciplinare il comportamento dell’uomo ed a regolare e prevenire liti. Sono infatti
imposizioni esterne, comandi che operano nei confronti di tutti i componenti della Società.
Sono strumenti con i quali si valuta una condotta.
Il linguaggio delle norme è prescrittivo e non descrittivo, in quanto comunica valutazioni che
vietano o permettono comportamenti; non descrive eventi o emozioni.
-) STRUTTURA
Precetto: Comando contenuto nella norma
Sanzione: Reazione che l’ordinamento minaccia in caso di inosservanza del
Precetto
-) CARATTERISTICHE:
Generalità: le norme si rivolgono alla generalità dei soggetti e non a soggetti specifici
Astrattezza: la norma disciplina una situazione-tipo non un caso concreto
Obbligatorietà: i consociati sono tenuti all’osservanza della norma e questa è
Infatti garantita dalla sanzione
SANZIONE:
momento essenziale di tutte le norme giuridiche; è la reazione che l’ordinamento minaccia in caso
di violazione delle norme.
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Abbiamo su detto che, mediante le regole, si controlla il comportamento dei membri di una
comunità.
Sono regole di condotta quelle che valutano in modo immediato un comportamento.
La norma sui diritti e doveri dei coniugi è regola di condotta perché riguarda un comportamento
che esiste anche senza la norma, me che senza di essa non può essere giudicato.
Distinguere le regole giuridiche da quelle sociali e/o morali non è semplice; infatti, il diritto che
previene i conflitti sociali ha anche un contenuto morale perché l’osservanza delle sue regole non
sarebbe possibile, se mancasse il consenso morale di fondo.
Si passa dalla MORALE al DIRITTO quando le questioni relative alle violazioni sono così
rilevanti da non poter essere affidate all’iniziativa spontanea e da richiedere uno stabile apparato,
una specifica procedura.
Senza ETICA non v’è DIRITTO; Diritto e Morale sono quindi complementari.
Le stesse norme giuridiche a volte dettano regole valide anche sul piano religioso o morale; a
queste ultime, a volte, il Diritto attinge per dettare comportamenti obbligatori
(vedi “Correttezza e Buona Fede”).
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In base al Contenuto:
In base al Comando:
*) NORME DEROGABILI: sono applicabili salvo che la volontà dei privati non disponga
diversamente
Possono essere:
- DISPOSITIVE: (1815 co. 1) regolano un rapporto la-
sciando le parti libere di disciplinar-
lo diversamente.
- SUPPLETIVE: disciplinano un rapporto in mancanza
di volontà delle parti.
Le norme giuridiche sono collegate tra loro e riunite in un sistema normativo uni-
Tario o gerarchicamente disposto, chiamato ORDINAMENTO GIURIDICO, che deve
Essere:
-) unitario per la certezza del diritto (per dare la possibilità al singolo di conoscere
con sicurezza ciò che la legge detta). Non sempre è raggiungibile; infatti, la nor-
ma è suscettibile di varie interpretazioni, che da una parte evitano l’invecchia-
mento precoce della norma, dall’altra, a volte, non ne garantiscono la piena cer-
tezza.
Sono di diritto pubblico le norme che istituiscono una differenza tra soggetti
comuni ed altri soggetti investiti di autorità.
Principio di democraticità
Principio di eguaglianza
Perché la norma possa “entrare in vigore”, spiegare, cioè, in pieno la sua efficacia
erga omnes si richiedono:
Tipi di abrogazione:
tacita: viene emanata una nuova legge incompatibile con la precedente (lex
posterior abrogat. Prior) o se la nuova legge regola interamente la materia già
regolata precedentemente
* espressa: viene emanata una legge che ha per contenuto la dichiarazione
espressa dall’abrogazione di un’altra legge
referendum popolare (art. 75 Cost.)
per illeggittimità costituzionale pronunciata dalla Corte Costituzionale
Il principio di irretroattività è derogabile solo dalla legge in senso stretto, non invece
da atti di
normazione secondaria (es.: regolamenti, ordinanze normative).
In generale, si può figurare il principio che solo le norme favorevoli per i destinatari
possono avere efficacia retroattiva
Le nuove norme non estendono la loro efficacia ai fatti compiuti sotto il vigore della
legge precedente, benchè nei fatti stessi siano pendenti gli effetti.
Per diritto internazionale privato si intende l’insieme delle norme interne dello Stato
che stabiliscono quale legge vada applicata nel caso in cui un rapporto giuridico presenti
elementi di estraneità rispetto all’ordinamento
B) I criteri di collegamento
1) la nazionalità del soggetto (legge delle persone), che trova applicazione nelle materie
che riguardano lo stato e la capacità delle persone, rapporti personali e patrimoniali tra
coniugi e rapporti genitori-figli, istituti di protezione degli incapaci, successioni a causa di
morte e donazioni
2) il luogo in cui si trova il bene (legge del luogo), che opera come criterio di
collegamento nei conflitti relativi al possesso, alla proprietà, ai diritti sulle cose, ovvero il
luogo dove l’atto è compiuto, per le obbligazioni di fonte non contrattuale
3) la volontà delle parti (legge adottata), criterio adottato per le obbligazioni contrattuali
La legge straniera non si applica quando i suoi effetti sono contrari all’ordine
pubblico
DIRITTO SOGGETTIVO
Diritti Assoluti
DIRITTI REALI
(situazioni reali di godimento)
SUPERFICIE
COMUNIONE
CONDOMINIO
MULTIPROPRIETA’
*) Indifferente:
qualora sia interesse lecito ma non apprezzabile giuridicamente
*) Meritevole:
qualora esistano attività da proteggere (per l’ordinamento) ed il soggetto va fornito
degli strumenti idonei a realizzare tale interesse meritevole di tutela
*) Illecito:
qualora ci si trovi dinanzi a situazioni il cui interesse è in conflitto con interessi
superiori di cui l’ordinamento è portatore. Questo tipo di interesse, essendo
considerato illecito, non solo non verrà dall’ordinamento protetto, ma avversato.
IL DIRITTO SOGGETTIVO
Onere
Aspettativa di fatto: es.: successione: finchè non è aperta gli eredi sono in
un’aspettativa di fatto
Possesso
Detenzione
Potestà: non c’è coincidenza tra titolare del diritto e titolare dell’interesse (genitori
gestiscono i rapporti giuridici dei figli). Questo potere può essere attribuito per legge o per
volontà (rappresentanza diretta). E’ un potere vincolato: si esercita il diritto di un altro e si deve
perciò perseguire l’interesse di un altro. Invece diritto sogg. = sintesi di POTERE – LIBERTA’,
questo è invece un POTERE-DOVERE.
Status: situazione giuridica soggettiva che esprime i rapporti di un soggetto nei confronti
di altri soggetti senza rapporti con i beni
Tutte queste situazioni giuridiche fanno parte del diritto soggettivo e sono giudicate dal
giudice ordinario.
Diverso è l’
Interesse legittimo che si realizza con l’esercizio da parte di un terzo di un potere.
E’ una situazione giuridica soggettiva attiva ma non consegue l’interesse del diretto
interessato.
L’interesse legittimo si contrappone alla potestà, anch’essa positiva (anche se è pure
dovere).
Per interesse legittimo si intende la pretesa al legittimo esercizio di una potestà.
Esso è perseguito ogni volta che la potestà venga esercitata correttamente (es.
rappresentaza il rappresentante agisce per compiere atti per il rappresentato:
quest’ultimo ha interesse legittimo al suo corretto esercizio – es.: in tema di concorso,
l’ordinamento giuridico non tutela l’interesse del partecipante a vincere il concorso, ma quello
che il concorso si svolga correttamente)
Nei diritti assoluti è rilevante l’interesse a considerare una cosa che già si ha.
Il proprietario può avere interesse sia nel disporre che nel godere della cosa.
Per la realizzazione di un tale interesse non è necessaria la cooperazione di terzi,
costoro hanno però il dovere di astensione.
I B E N I
Art. 810 – Sono beni le cose che possono formare oggetto di diritto.
Essendo, quindi, il bene quella cosa che può formare oggetto di situazioni soggettive
e quindi di un rapporto, esso diventa il punto di riferimento oggettivo del rapporto e quindi
idoneo a soddisfare un bisogno umano meritevole di tutela dell’ordinamento.
L’unica distinzione dei beni garantita dall’ordinamento giuridico è quella enunciata
nell’Art. 812 e cioè la distinzione tra beni mobili e beni immobili: sono beni immobili tutto ciò
che è incorporato al suolo, sia naturalmente che artificialmente (risultano essere beni
immobili anche gli edifici galleggianti purchè ben assicurati alla riva); sono beni mobili tutti
gli altri.
L’Art. 812 è assolutamente inderogabile e rappresenta quella che viene detta
SUMMA DIVISIO.
Al di là di quanto prevede il C.C., questa distinzione non può essere sufficiente,
infatti nella vita reale i beni subiscono altre suddivisioni:
-) beni fungibili (se sostituibili con altri beni identici per quantità e qualità) e beni
infungibili (insostituibili, unici)
-) beni consumabili (si trasformano con l’uso e non possono adempiere alla propria
funzione) e beni inconsumabili (non si consumano ed il loro uso è ripetibile;
possono però deteriorarsi)
-) beni deteriorabili (si rovinano nel tempo – es.: disco) e beni non deteriorabili
(non si rovinano col tempo – es.: CD)
-) cose composte: connessione di più cose che, nella destinazione unitaria, perdono
la loro funzione originaria per adempierne una diversa (automobile)
La differenza tra cose composte ed universalità di mobili sta nel fatto che in
quest’ultima non v’è coesione fisica tra i vari elementi.
LA PROPRIETA’
Art. 832 C.C.: il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno
ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento
giuridico.
Primo esempio di limite alla proprietà è il pubblico interesse nominato nell’Art. 834
che menziona la possibilità che il proprietario venga privato in tutto o in parte dei beni di
sua proprietà esclusivamente per causa di pubblico interesse, sempre però dietro il
pagamento di un’indennità.
Altro limite è quello menzionato dall’Art. 835: nel caso di gravi ed urgenti necessità
pubbliche, militari o civili, può essere disposta la requisizione dei beni mobili ed immobili. Al
proprietario è dovuta una giusta indennità……
L’uomo è protetto non per ciò che ha, ma per ciò che è; infatti, nella gerarchia dei
valori, alle situazioni patrimoniali si sostituiscono le situazioni esistenziali. Infatti, la
proprietà non viene più considerata attributo della persona, ma un mezzo attraverso il quale
il soggetto esprime la sua personalità.
Abbiamo quindi detto che la proprietà attribuisce il diritto di godere e disporre della
cosa, in senso pieno ed esclusivo, ma entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti
dall’ordinamento.
Per potere di godimento si intende la facoltà di usare o meno le cose, di deciderne le
modalità di utilizzazione, di trasformazione, etc.
Il potere di disposizione, invece, consiste in una serie di facoltà difficilmente
riconducibili ad un concetto unitario (es.: disponibilità negoziale, scelta del tempo di
utilizzazione e di godimento ….quindi la destinazione futura del bene.
pieni si intende che della cosa e sulla cosa il proprietario potrebbe fare ciò che
vuole.
Esclusivi si intende che sarebbe vietata ogni intrusione altrui sulla scelta del
proprietario.
Ma, di fatto, si può notare come questi poteri non siano né pieni né esclusivi, essendo
sottomessi a limiti ed obblighi.
ESPROPRIAZIONE ED INDENNIZZO
Espropriazione:
-) normale (trasferimento coattivo della proprietà
-) anormale (atti amministrativi che pur non trasferendo la proprietà la limitano
considerevolmente.
Per quanto riguarda il secondo problema, la Corte Costituzionale ha chiarito che esso
non equivale ad integrale risarcimento, quindi non consiste nel valore venale, ma neppure
in un valore irrisorio, bensì deve garantire un serio ristoro. Cioè:
I rapporti di vicinato si sostanziano in una serie di limiti alla proprietà volti a non
nuocere la libertà altrui:
LIMITI LEGALI :
Rispetto alle costruzioni il codice rinvia alle distanze dei regolamenti comunali. In
mancanza di questi ultimi la distanza non può essere inferiore ai tre metri.
LUCI E VEDUTE (900 e segg. ). Luci permettono il passaggio alla luce ad aria ma
non di affacciarsi sul fondo del vicino ( possono essere aperte ad una altezza non
inferiore ai 2 metri e ½ dal pavimento e devono essere dotate di una inferriata ).
Vedute o prospetti : finestre che permettono di affacciarsi e guardare di fronte o
obliguamente o lateralmente.
ACQUE PRIVATE ( 909- 910 ). Esse appartengono al proprietario del suolo su cui
sorgono e il proprietario potrà utilizzare le acque che naturalmente attraversano il
suo fondo con l’obbligo di restituire gli avanzi.
LO STILLICIDIO (908) : il proprietario deve costruire i tetti in modo tale che la acque
piovane scolino sul proprio terreno.
DIVIETO DI ATTI DI EMULAZIONE (833): il proprietario non può compire quegli atti
che non hanno altro scopo che nuocere ad altri. Si richiedono 2 elementi: uno
oggettivo ( assenza di utilità per il proprietario ), l’altro soggettivo ( intenzione di
nuocere ad altri).Per esempio è vietato piantare alberi senza utilità per il proprietario
al solo scopo di togliere la veduta panoramica ad alti .
DIVIETO DI IMMISSIONE (844) a causa della vicinaanza dei fondi a fonti di fumo o
di calore o rumori, ciascun proprietario è costretto a sopportarli.Il limite è dato dalla
normale tollerabilità . La risoluzione delle controversie è rimessa alla valutazione del
giudice. Le immissioni vanno distinte in tre categorie:
1. Immissioni che non superano la normale tollerabilità :devono essere
tollerate e colui che le subisce no ha diritto a nulla
2. immissioni che superano la normale tollerabilità ma che il giudice può
consentire in considerazione delle esigenze dell’ impresa rispetto a quelle
del proprietario. Danno luogo ad un indennizzo.
3. Immissioni che superano la normale tollerabilità e non sono giustificate da
esigenze produttive. Se ne può ottenere la cessione più il risarcimento
danni.
Per perimento della cosa oggetto di proprietà, per il trasferimento (atto inter vivos o
mortis causa ). Non si estingue per non uso, a differenza degli altri diritti reali, a meno che al
non uso corrisponda l’usucapione acquisitiva da parte di un terzo :cioè il proprietario che non
ha utilizzato il bene ne perderà la proprietà qualora il terzo dimostri di averla acquistata per
usucapione.
Per quanto riguarda la estinzione della proprietà immobiliare (840e segg.) si distingue la
proprietà in “verticale” ed in “orizzontale” .
La proprietà in verticale si estende all’infinito (cioè nel sottosuolo e nello spazio aereo
sovrastante il suolo); ma il proprietario non può opporsi ad attività di terzi che si svolgono ad
una profondità o ad una altezza tali da non avere interesse ad escluderli. Così il proprietario
non può opporsi al passaggio di aeroplani sul fondo.
La proprietà in linea orizzontale si estende nell’ambito dei propri confini. Comunque
l’accesso dei terzi al fondo non può essere negato per l’esercizio della caccia , per costruire
o riparare un muro, per riprendere una cosa o animale .
L’acquisto della proprietà può avvenire sia mediante atti di autonomia negoziale
(contratto), sia con semplici fatti anche soltanto naturali (separazione dei frutti naturali)
L’acquisto della proprietà può avvenire a titolo originario o a titolo derivativo.
Tesoro (Art. 932) per “res nullius” di pregio nascoste o sotterrate. Se la cosa non
riveste un particolare interesse storico o artistico, il tesoro appartiene al
proprietario del fondo in cui si trova. Se il tesoro è trovato in un fondo altrui, se
scoperto solo per caso, spetta per metà al proprietario del fondo, e per metà al
ritrovatore; lo stesso se il tesoro si trova in una cosa mobile altrui.
Unione: tra i proprietari delle due cose unite o mescolate si costituisce una
comunione. In questa situazione è evidente il rispetto di entrambe le situazioni.
Specificazione (Art. 940) Se taluno ha adoperato una materia che non gli
apparteneva per formare una nuova cosa, possa o non possa la materia
riprendere la sua prima forma, ne acquista la proprietà pagando al proprietario il
prezzo della materia, salvo che il valore della materia sorpassi notevolmente
quella della mano d’opera.
In quest’ultimo caso, la proprietà spetta al proprietario della materia, il quale deve
pagare il prezzo della mano d’opera.
SUPERFICIE
Art. 952: Il proprietario può costituire il diritto di fare e mantenere al di sopra del suolo
una costruzione a favore di altri, che ne acquista la proprietà.
Quindi, la proprietà di ciò che esiste sopra al suolo viene concessa a terzi dal
proprietario del suolo.
La proprietà superficiaria può essere costituita a tempo determinato o indeterminato;
nel caso di proprietà a tempo determinato, allo scadere del termine il diritto di superficie si
estingue ed il proprietario del suolo diviene anche proprietario della costruzione.
Art. 953: Si può quindi notare la differenza con la concessione a terzi, da parte del
proprietario del suolo, dello IUS AEDIFICANDI; infatti, lo ius aedificandi è caratterizzato da
un limite temporale di 90 anni.
Art. 952-2: disciplina che il proprietario del suolo può alienare la proprietà della
costruzione già esistente, separatamente dalla proprietà del suolo. Si può notare, quindi, la
possibilità per il proprietario del suolo di separare la proprietà del suolo (anche definita
proprietà orizzontale) dalla proprietà di ciò che è edificato su di esso (propr. verticale –
propr. superficiaria)
Art. 954-3: vi è specificato che il perimento della costruzione non implica, salvo patto
contrario, l’estinzione del diritto di superficie.
Altra caratteristica fondamentale è che se è stato acquistato un diritto di proprietà, il
diritto è imprescrittibile; il diritto di edificare (se non si è ancora acquistata la proprietà) è
invece soggetto a prescrizione per il non uso protratto per 20 anni (954-4).
COSTITUZIONE
-) TESTAMENTO
ESTINZIONE
Comporta anche la estinzione dei diritti reali imposti dal superficiario (art.954 co.1).
-) RINUNCIA
-) PRESCRIZIONE
ENFITEUSI
Può però essere qualificata come modello di “proprietà in senso sostanziale” perché
attribuisce al suo titolare, l’enfiteuta, il godimento concesso al proprietario.
Art. 960-2: L’enfiteuta non può pretendere remissione o riduzione del canone per
sterilità del fondo o perdita dei frutti.
Dietro il corrispettivo di questo canone, il proprietario si spoglia del suo potere di
godimento riconoscendo all’enfiteuta tutti i diritti sul fondo e sulle concessioni.
Art. 959: All’enfiteuta vengono attribuiti tutti i diritti del proprietario (per questo è il più
ampio dei diritti
Quindi, la situazione dell’enfiteuta viene vista come “dominio utile”; quella del
proprietario come “dominio diretto”.
Oltre che su fondi rustici, l’enfiteusi può essere costituita anche su fondi urbani. In
questa ipotesi, viene concessa o su un fondo al quale accede un edificio (da conservare e
migliorare) o su un fondo concesso per costruirvi un edificio (enfiteusi ad aedificandum).
Oltre che per usucapione, l’enfiteusi può essere costituita per contratto (in forma scritta)
o per testamento e può essere perpetua o a tempo determinato.
Se a tempo determinato, mai inferiore a 20 anni (Art. 958).
Questo perché non si può pretendere che un soggetto si impegni a migliorare un fondo,
pagando un canone, senza trarne una qualche utilità dal godimento del fondo.
L’enfiteuta può, inoltre, modificare la destinazione del fondo; può disporre del proprio
diritto, sia per atto tra vivi che per testamento (Art. 965-1).
Nell’atto costitutivo può essere vietato all’enfiteuta di disporre del diritto con atto tra vivi
(Art. 965-3).
Nel caso in cui l’alienazione sia stata compiuta contro tale divieto, l’enfiteuta non è
liberato dai suoi obblighi verso il concedente ed è tenuto ai suoi obblighi solidalmente con
l’acquirente (Art. 965-4).
L’enfiteuta non può cedere il proprio diritto per subenfiteusi, chiaramente no ammessa
dall’ordinamento giuridico (Art. 968).
Il diritto dell’enfiteuta si prescrive per il non uso protratto per 20 anni (Art. 970).
Oltre che per prescrizione, l’enfiteusi si estingue per scadenza del termine, per rinunzia,
per consolidazione (per unione della situazione della proprietà e dell’enfiteusi), per perimento
totale del fondo o per espropriazione per pubblico interesse.
Nel caso in cui il fondo perisca solo in parte, ma tanto da rendere sproporzionato il diritto
di godimento rispetto al canone, l’enfiteuta può chiedere una riduzione del canone oppure
rinunciare al diritto.
L’AFFRANCAZIONE:
viene attribuito all’enfiteuta il diritto di acquistare la proprietà a titolo derivativo, pagando
una somma pari al 15 volte il valore del canone annuo.
Art. 971-1: se gli enfiteuti sono più di 1, la affrancazione può essere promossa anche da
1 solo, ma a favore di tutti. In questo caso, l’affrancante subentra nei diritti del concedente
verso gli altri enfiteuti e questi otterranno una riduzione proporzionale del canone.
Art. 971-2: se invece sono i concedenti ad essere più di 1, l’affrancazione può effettuarsi
per la quota che spetta a ciascun concedente.
LA DEVOLUZIONE:
è sostanzialmente un’azione di risoluzione, e tende a tutelare il proprietario in caso di
inadempienza da parte dell’enfiteuta.
Art. 975-1: quando cessa l’enfiteusi, all’enfiteuta spetta il rimborso dei miglioramenti,
nella misura dell’aumento di valore conseguito dal fondo, per effetto dei miglioramenti stessi
al tempo della riconsegna.
Sia la devoluzione che l’affrancazione sono diritti potestativi infatti gli effetti si producono
solo successivamente al verificarsi di taluni eventi,ed il proprietario è soggetto ad un PATI.
USUFRUTTO
L’usufrutto è il diritto di godere di un bene altrui e dei suoi frutti con l’obbligo di
conservare la destinazione economica del bene e di restituirlo alla scadenza.
Art. 978: è stabilito per legge (es.: usufrutto che i genitori hanno sui beni dei figli), o
dalla volontà dell’uomo; può acquistarsi anche per usucapione.
Estinzione si ha per:
-) scadenza del termine
-) rinuncia
-) prescrizione determinata dal non uso protratto per 20 anni
-) per consolidazione
-) per perimento totale della casa
-) per abuso dell’usufruttuario
USO E ABITAZIONE
Art. 1021: l’uso è il diritto personalissimo che attribuisce al suo titolare il potere di
servirsi della casa e di raccoglierne gli eventuali frutti, limitatamente ai bisogni propri o della
sua famiglia.
Se l’uso ha per oggetto un’abitazione, viene chiamato “diritto di abitazione”.
Art. 1022: attribuisce al titolare del diritto di abitazione il potere di abitare la casa
limitatamente ai bisogni proprii e della sua famiglia.
I diritti d’uso e di abitazione non si possono cedere o dare in locazione (Art:
1024)
Modi di costituzione:
-) per usucapione
-) volontariamente (testamento, contratto)
-) o per volontà della legge (relativamente al diritto di abitazione e di uso riservato in favore
del coniuge superstite)
Modi di estinzione:
-) morte del titolare, perché essendo diritti personalissimi, hanno carattere temporaneo e
non possono essere oggetto di testamento.
L’inadempimento di tali obblighi non dà luogo ad abuso, con conseguente estinzione del
diritto, dato che non configura un pregiudizio tale da incidere sulla intangibilità e sull’inte-
grità del bene.
SERVITU’
Art. 1027: La servitù prediale consiste nel peso imposto sopra un fondo per l’utilità di
un altro fondo appartenente a diverso proprietario,
Quindi, i presupposti per le servitù prediali sono:
1) contiguità dei due fondi
2) appartenenza di essi a titolari distinti
3) previsione di un “peso” a carico di uno dei due fondi (SERVENTE) a fronte di
una
utilità derivante all’altro (DOMINANTE)
La caratteristica principale è che tra i due fondi deve esistere una relazione di
SERVIZIO: al vantaggio di uno deve sempre corrispondere la restrizione del godimento a
carico dell’altro.
Art. 1028: L’utilità può consistere anche nella maggiore comodità o amenità del
fondo dominante.
Art. 1029: Può addirittura costituirsi una servitù per assicurare ad un fondo un
vantaggio futuro.
Non sono ammesse servitù che prevedano il vantaggio a favore esclusivamente
della persona (es.: passeggiare soltanto)
Il titolare del fondo servente è tenuto a sopportare, ad un comportamento di non
facere (servitus in faciendo consistere nequit)
Art. 1030: Il proprietario del fondo servente non è tenuto a compiere alcun atto per
rendere possibile l’esercizio della servitù da parte del titolare, salvo che la legge o il titolo
disponga altrimenti.
Ciò vuol dire che le spese per l’esercizio delle servitù sono a carico del titolare
della situazione giuridica dominante.
COMUNIONE
Una stessa situazione di godimento è nella titolarità di una pluralità di soggetti (Art.
1100).
Questo diritto reale di godimento è bene applicabile a “cose altrui”; si tratta infatti di
situazioni limitate per definizione.
Risulta meno applicabile alla proprietà, perché essa è situazione piena ed esclusiva,
non si possono concepire quindi due distinti proprietari di uno stesso bene, ma è possibile
che più soggetti siano titolari di uno stesso diritto di proprietà.
I partecipanti alla comunione prendono il nome di comunisti; se si tratta di
comproprietà condomini.
Tipi di comunione:
volontaria nasce dall’accordo dei soggetti
legale anche detta se nasce per volontà della legge
(comunione forzata del muro di confine)
incidentale nasce da un evento casuale e non volontario da parte
degli eredi
Nel caso della comunione, i poteri di godimento sono diversi da quelli che ha un unico
titolare. Infatti, per esempio, nel caso in cui esistano più titolari di un diritto di usufrutto, il
godimento di un contitolare è limitato in relazione al godimento degli altri contitolari.
Art, 11021: ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purchè non ne alteri
la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro
diritto…..
Art. 11022: il partecipante non può estendere il suo diritto sulla cosa comune in danno
degli altri partecipanti, se non compie atti idonei a mutare il titolo del suo possesso.
Art. 1031: ogni partecipante può disporre del suo diritto e cedere ad altri il godimento
della cosa nei limiti della sua quota.
Art. 11041: ciascun partecipante deve contribuire nelle spese necessarie per la
conservazione e per il godimento della cosa comune e delle spese deliberate dalla
maggioranza a norma delle disposizioni degli Artt. 1105 – 1108. Salva la facoltà di
liberarsene con la rinunzia al suo diritto.
Art. 1106: con la maggioranza può essere formato un regolamento per l’ordinaria
amministrazione e per il miglior godimento della cosa comune. Nello stesso modo,
l’amministrazione può essere delegata ad uno o più partecipanti, o anche ad uno estraneo,
determinandosi i poteri e gli obblighi dell’amministratore.
Art. 11111: ciascuno dei partecipanti può sempre domandare lo scioglimento della
comunione.
Art. 1112: lo scioglimento della comunione non può essere chiesto per quei beni che,
se divisi, cesserebbero di servire all’uso a cui sono destinate e anche per patto contrario.
CONDOMINIO
Negli edifici il condominio ha una finalità strumentale alla realizzazione di più diritti
esclusivi appartenenti a patrimoni distinti.
Si ha il supercondominio quando più edifici hanno tra loro in comune una serie di
opere staccate dalle singole costruzioni, ma destinate a servizio di ciascuna di esse
MULTIPROPRIETA’
Nell’ambito delle azioni a tutela dei diritti di godimento vanno distinte le azioni
concesse al solo proprietario (c.d. petitorie) da quelle esperibili anche da chi è titolare di un
diritto di godimento su cosa altrui (l’azione confessoria e le c.d. azioni di nunciazione) e da
quelle previste per chi è soltanto possessore (c.d. azioni possessorie).
Le azioni petitorie sono costituite da:
azione di rivendicazione
azione negatoria
azioni di regolamento di confini e di apposizione di termini
2) Azione negatoria: con tale azione si tende a far negare l’esistenza sulla propria
situazione di diritti altrui quando da questi si teme di subire un pregiudizio. Il
pregiudizio può derivare sia da situazioni di fatto che di diritto : nella prima ipotesi un terzo
manifesta con comportamenti concreti la sua pretesa ;nella seconda, invece, un terzo vanta
contro il proprietario l’esistenza di un suo diritto.
Affinchè l’azione negatoria abbia buon esito, il proprietario non deve dimostrare il
proprio diritto, come nell’azione di rivendicazione; è sufficiente che provi con ogni mezzo,
anche in via presuntiva, l’esistenza di un titolo dal quale risulti il suo acquisto.
Una volta offerta questa prova da parte del proprietario, spetta al convenuto
dimostrare l’esistenza di un valido titolo a fondamento della sua pretesa.
5)con l’azione confessoria si tende a far riconoscere l’esistenza del proprio diritto
contro chi ne contesti l’esercizio e/o a far cessare gli atti impeditivi e le turbative allo
stesso. Come per l’azione negatoria le molestie possono essere sia di diritto che di fatto ,
ma deve essere l’attore che deve dimostrare l’esistenza della situazione di godimento.
Si ha mora quando, per fatto del creditore o del debitore, si verifica un impedimento,
solo temporaneo, all’attuazione del rapporto.
La mora, infatti, presuppone che l’adempimento sia ancora possibile; l’impossibilità
sopravvenuta della prestazione esclude la mora e le relative conseguenze.
Mora del creditore e mora del debitore sono due cose diverse; gli unici punti di
contatto possono essere ritrovati solo nella necessità di cooperazione nel rapporto
obbligatorio per la realizzazione di interessi sia creditori che debitori.
Nell’adempimento sono previsti anche gli interessi del debitore, oltre a quelli del
creditore, e tra questi: l’esonero della responsabilità per inadempimento, la liberazione del
vincolo, l’esecuzione effettiva della prestazione e a ricevere la controprestazione.
Può essere costituita dalla mera ricezione materiale di una prestazione già
approntata o essere inserita nel procedimento di predisposizione del contegno dovuto.
In queste ipotesi, l’omissione del creditore impedisce l’adempimento e, quindi, la
realizzazione del complessivo assetto di interessi che, in concreto, vi è sotteso.
Il rifiuto del creditore può trovar causa in un dissenso sull’esattezza della prestazione
offerta, in un giudizio sull’inutilità sopravvenuta della prestazione o ancora nell’intenzione di
sottrarsi all’obbligo di pagare il corrispettivo.
Può darsi, infine, che il creditore non possa cooperare per una causa a lui non
imputabile. Quali che siano le ragioni, il debitore non può essere considerato adempiente
ed è esposto al rischio di dover rispondere delle conseguenze di un ritardato adempimento.
L’interesse del debitore ad evitare la propria mora è tutelato: la semplice offerta della
prestazione o la dichiarazione di concreta prontezza ad adempiere escludono le
conseguenze della mora debendi (Art. 220)
Art. 1206: il creditore è in mora, quando, senza motivo legittimo, non riceve il
pagamento offertogli o non compie quanto è necessario affinchè il debitore possa
adempiere l’obbligazione.
Per la costituzione in mora è necessario che il debitore effettui un’offerta formale della
prestazione mediante un pubblico ufficiale.
L’offerta deve presentare alcuni requisiti menzionati nell’Art. 1208.
Quindi, perché l’offerta formale sia valida, è necessaria l’esattezza della prestazione.
E’ invece legittimo il rifiuto dell’offerta effettuata con modalità di tempo o di luogo tali
da rendere particolarmente gravosa la ricezione della prestazione o quando sussista il
rischio che il pagamento possa poi essere revocato.
Gli effetti della mora si verificano dal giorno del’offerta, se questa è successivamente
accettata dal creditore (Art, 12073).
Novazione
soggettiva
accollo modificazioni dal lato passivo
estromissione del rapporto (debitore)
delegazione passiva
delegazione attiva
oggettiva
Soltanto nei rapporti fondati sull’intuitus personae la sostituzione del soggetto passivo
comporta l’estinzione dell’obbligazione.
In questa ipotesi la ragione immediata e diretta dell’estinzione si collega al
cambiamento dell’oggetto e cioè dell’interesse. Si discorre dunque di novazione oggettiva.
La novazione oggettiva è fattispecie che consiste nell’estinguere un rapporto
obbligatorio e nel costituirne uno nuovo, che prende il posto del primo.
Affinchè si realizzi tale funzione, si reputa necessario il concorso di due elementi: il
primo quando modificati sono l’oggetto o il titolo dell’originaria obbligazione (Art. 12301); il
secondo quando sussiste in modo non equivoco la volontà di estinguere il rapporto
precedente (c.d. animus novandi) (Art. 12302).
Anche il cambiamento del titolo, cioè della ragione giustificativa del rapporto
obbligatorio, comporta novazione oggettiva.
Un’obbligazione pecuniaria può fondarsi su una pluralità di ragioni giustificative: a
titolo di risarcimento del danno extracontrattuale, a titolo di pagamento del prezzo, in una
compravendita o pagamento del canone in un locazione, o in esecuzione dell’obbligo di
restituzione in un mutuo o, infine, quale prestazione alimentare.
Nella prima ipotesi la ragione giustificativa dell’obbligazione è il risarcimento del
danno, mentre la fonte è il fatto illecito; nella seconda, nella terza e nella quarta, il titolo
s’identifica, rispettivamente, con la compravendita, con la locazione ed il mutuo, mentre la
fonte dei tre rapporti è sempre il contratto; nell’ultima, il titolo è rappresentato dagli alimenti,
mentre la fonte è la legge.
Fonte e titolo sono strettamente connessi ma vanno concettualmente distinti.
Ai fini della novazione ciò che deve cambiare e non (necessariamente) la fonte bensì
il titolo.
La novazione non può essere considerata invalida qualora il titolo originario sia
sottoposto ad azione revocatoria (Art. 2901)
Art. 1232: i privilegi, il pegno e le ipoteche del credito originario si estinguono, se le
parti non convengono espressamente di mantenerli per il nuovo credito.
Per volontà delle parti può aver luogo compensazione anche se non ricorrono le
condizioni previste dagli articoli precedenti.
Le parti possono anche stabilire preventivamente le condizioni di tale
compensazione.
Non è ammessa la compensazione tra un’obbligazione naturale e un’obbligazione
civile.
____°____
Normalmente, per le modifiche che avvengono nel lato attivo del rapporto
obbligatorio, il consenso del debitore è irrilevante, tuttavia in alcune ipotesi il consenso del
debitore ceduto è essenziale per la validità e l’efficacia della cessione del credito: cioò si
verifica quando il debitore ha un interesse giuridicamente rilevante a non essere costretto
ad effettuare la prestazione a favore di un soggetto diverso dal creditore originario.
La cessione del credito può realizzarsi mediante strutture negoziali diverse (negozio
unilaterale, contratto bilaterale o trilaterale) a seconda del rapporto stesso che è destinato a
trasferire.
Generalmente si ritiene che la cessione del credito, di per sé, sia solamente uno
strumento con cui si realizza una fattispecie di più vasta portata.
La cessione è efficace:
a) nei confronti del debitore ceduto (Art. 1264) quando è stata accettata dal
debitore oppure gli è stata notificata.
Ciò si spiega considerando che, pur essendo la cessione un negozio che si
perfeziona anche senza il consenso del debitore, affinchè questi possa eseguire
la prestazione in favore del cessionario è necessario che sia a conoscenza
dell’avvenuta sostituzione.
In caso contrario, il debitore può pagare al vecchio creditore.
Il codice equipara la notificazione alla “conoscenza effettiva che comunque il
debitore abbia avuto dalla cessione”. Se cioè il debitore, in mancanza di notifica,
paghi al vecchio creditore, non è liberato qualora il cessionario provi che egli era
comunque a conoscenza dell’avvenuta cessione.
Dunque, accettazione, notificazione o conoscenza effettiva della cessione sono
rilevanti al fine di escludere l’efficacia liberatoria del pagamento fato al cedente,
rimuovendo in tal modo il limite della tutela del debitore di buona fede;
b) nei confronti dei terzi (Art. 1265): se uno stesso credito è stato ceduto a più
soggetti, l’acquisto si verifica solo a favore di chi, per primo, lo ha notificato al
debitore o per primo ha ricevuto l’accettazione di questi, con atto di data certa.
insieme con il credito si trasferisce ogni accessorio (Art. 1263) (privilegi, pegni,
ipoteche, etc.)
Tale vicenda che si definisce surrogazione, può aversi nei seguenti casi:
(a) per volontà del creditore che, ricevendo il pagamento da un terzo, dichiari
espressamente di volerlo far subentrare nei propri diritti verso il debitore (Art.
1201) (detta anche surroga per quietanza);
(b) per volontà del debitore che, prendendo a mutuo una somma per pagare il
creditore, può surrogare il mutuante nella posizione del creditore pagato sempre
che ricorrano le condizioni previste dalla legge (Art. 1202) (detta anche surroga
per imprestito);
(c) per volontà della legge (surrogazione legale): ricorre in tutti quei casi previsti
dall’Art. 1203 in cui la legge autorizza il terzo a surrogarsi nei diritti del creditore,
indipendentemente dalla volontà del creditore e del debitore.
La surrogazione per pagamento si concreta in una successione nel credito: colui che
si surroga può utilizzare le azioni spettanti al creditore cui si sostituisce e godere anche
delle eventuali garanzie delle quali è dotato il credito nel quale subentra
____°____
DELEGAZIONE PASSIVA
Rapporto di valuta
Appalto di provvista
TIPI DI DELEGAZIONE:
ESPROMISSIONE
ACCOLLO
Il rischio dell’insolvenza del nuovo debitore grava, invece, sul creditore qualora la
liberazione sia stata da quest’ultimo accordata con una sua autonoma e unilaterale
dichiarazione.
Presupposti:
Mora ex re (o mora di diritto), nei casi in cui il debitore è in mora senza che sia
necessaria alcuna attività del creditore. Questo avviene (Art. 12192)
1. Quando si tratta di obbligazioni da eseguirsi al domicilio del creditore ed il
termine sia scaduto.
2. Quando il debito derivi da atto illecito: si incorre nella mora fin dal momento in
cui l’atto fu compiuto.
3. Quando il debitore dichiari per iscritto, di non voler adempiere.
Se, dopo la mora, la prestazione diviene impossibile, benchè per causa non
imputabile al debitore, quest’ultimo non è liberato ed è tenuto a risarcire anche il danno da
inadempimento.
L’effetto liberatorio si può produrre soltanto per le prestazioni aventi ad oggetto una
cosa determinata, qualora il debitore provi che la cosa sarebbe egualmente perita presso il
creditore.
Se l’obbligazione è di restituire una cosa illecitamente sottratta, il debitore non è mai
liberato.
Non si ha mora qualora il debitore, “tempestivamente”, abbia fatto offerta non formale
della prestazione, salvo che il creditore l’abbia rifiutata per un motivo legittimo.
L’offerta deve essere seria, completa ed effettiva: un mero impegno ad adempiere
non è sufficiente.
Un’offerta non formale che intervenga dopo la costituzione in mora del debitore ne
interrompe gli effetti.
L’adempimento tardivo li elimina ex nunc, provocando la c.d. purgazione della mora.
In entrambe le ipotesi, il debitore risponde dei danni provocati dal ritardo
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INADEMPIMENTO
L’inadempimento, quindi, sussisterebbe per il solo fatto che la prestazione dovuta sia
rimasta ineseguita ed il comportamento diligente del debitore non assumerebbe rilevanza
se egli non dimostrasse l’oggettiva impossibilità della prestazione.
Il rigore di tale impostazione, posto a tutela della posizione creditoria deve essere
però mitigato dall’Art. 1176, in base al quale, se il debitore è sstato diligente, e ciò
nonostante non sia stato obiettivamente possibile adempiere, non potrà essere tenuto al
risarcimento del danno.
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Il danno è prevedibile quando, nel momento in cui sorse l’obbligazione, era possibile
prevedere che l’inadempimento o il ritardo avrebbero comportato quel pregiudizio
lamentato poi dal creditore.
Se questa valutazione non era possibile il danno sarà considerato imprevedibile.
Se invece l’inadempimento (o il ritardo) è stato doloso, il debitore è tenuto a risarcire
anche i danni imprevisti e imprevedibili.
CLAUSOLA PENALE
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CAPARRA
Caparra penitenziale (Art. 1386): in tal caso, la somma che una parte dà all’altra
non rappresenta una cautela contro l’inadempimento, ma è il corrispettivo per
l’attribuzione della facoltà di recesso del rapporto contrattuale.
Una volta versata la caparra, i contraenti si riservano la scelta tra l’adempimento
ed il recesso.
L’esercizio del potere di recesso può essere conferito anche disponendo a carico
del recedente una multa penitenziale.
In quest’ultima però, a differenza della caparra penitenziale, il corrispettivo non è
versato al momento della stipulazione, ma solo promesso.
Responsabilità patrimoniale
-) Risarcimento del danno: quando non è più possibile l’esecuzione forzata o non è più
utile per il debitore
Art.: 27401 il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi
beni presenti e futuri.
Questo art. delinea l’istituto della responsabilità patrimoniale che rappresenta quel
complesso meccanismo mediante il quale il creditore insoddisfatto può realizzare il suo
interesse aggredendo in via esclusiva i beni del debitore.
La responsabilità patrimoniale opera esclusivamente a seguito dell’inadempimento,
peraltro non sempre e non necessariamente.
La responsabilità patrimoniale non è quindi strumento alternativo o sostitutivo
dell’inadempimento, infatti il potere che ha il creditore sul patrimonio del debitore e
esclusivamente a carattere processuale: ha solo la funzione di applicare il processo
esecutivo.
Perché il creditore possa esercitare l’azione esecutiva, è necessario che il creditore sia
munito di un titolo esecutivo (es.: sentenza di condanna)
In conclusione, la responsabilità patrimoniale non può essere considerata satisfattoria
dell’interesse del creditore. Infatti, l’esecuzione generica o per espropriazione consente al
creditore di perseguire la stessa utilità che gli avrebbe procurato l’adempimento spontaneo
del debitore, solo se la prestazione aveva ad oggetto una somma di denaro.
Art. 27411 i creditori hanno uguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore.
La par condicio viene utilizzata quando esiste una pluralità di creditori di un unico
debitore. Nel caso in cui i creditori abbiano promosso l’esecuzione forzata ed il ricavato
della vendita non sia sufficiente a soddisfare le loro pretese, vi sarà una ripartizione del
ricavato proporzionale all’ammontare dei corrispondenti crediti.
Esiste il divieto di promuovere azioni esecutive individuali, l’iniziativa di uno va a
vantaggio di tutti i creditori, ovvero non viene effettuata l’esecuzione forzata solo nei
riguardi di quel creditore.
Ulteriore principio a difesa della parità di trattamento e della tutela del debitore, è il
divieto del patto commissorio.
Art. 2744 è nullo il patto con il quale si conviene che, in mancanza del pagamento del
credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al
creditore. Il patto è nullo anche se posteriore alla costituzione dell’ipoteca o del pegno.
Tale divieto è volto ad evitare che altri creditori possano subire il pregiudizio connesso
alla sottrazione di un bene del patrimonio del debitore sul quale essi avrebbero potuto
soddisfarsi.
E’ reputato lecito, invece, il patto marciario, con il quale il creditore, nell’ipotesi di
inadempimento, diventa proprietario della cosa ricevuta in garanzia con l’obbligo di
corrispondere al debitore la differenza tra l’ammontare del credito e l’eventuale maggior
valore del bene.
-) la costituzione di una garanzia reale su alcuni beni del debitore che vengono
sottratti agli altri creditori (PEGNO o IPOTECA)
La par condicio è derogata se sussiste a favore di una creditore una legittima causa
di prelazione: Titolo in base al quale il creditore PRIVILEGIATO è preferito nel riparto del
ricavato della vendita forzata, rispetto agli altri creditori CHIROGRAFARI
CHIROGRAFARI perché il loro diritto si affida solo ad un documento (CHIROGRAFO)
senza altre garanzie (tranne la correttezza del debitore e l’esecuzione forzata in caso di
inadempimento)
-) diritto di seguito ( o sequela): diritto di soddisfarsi sul ricavato della vendita del
bene; il creditore può aggredire il bene anche se alienato a terzi.
-) principio di conservazione della garanzia (Art. 2743): nel caso in cui la cosa data
in garanzia perisca, il creditore ha la facoltà di chiedere una idonea garanzia su altri beni,
oppure l’immediato pagamento del credito.
I PRIVILEGI
T i p i:
I privilegi si distinguono in due categorie (Art. 2746):
-) privilegio speciale: si può riferire sia a beni mobili che immobili e grava solo su
determinati beni del debitore.
Se la legge non dispone diversamente, i privilegi speciali, a differenza di quelli generali,
sono accompagnati dal c.d.
Diritto di seguito: possono perciò esercitarsi anche in pregiudizio dei diritti acquistati
dai terzi posteriormente al loro sorgere (Art. 2747)
Essi costituiscono una garanzia reale
Nel caso di coesistenza di più crediti privilegiati, la priorità non viene riferita al tempo
(come per le garanzie reali), ma alla causa del credito, per stabilire quale di esso
costituisca la prima causa di prelazione.
Tale scelta viene effettuata nel rispetto degli Artt. 2777 – 2783
Le spese di giustizia hanno sempre la preferenza assoluta.
Secondo l’Art. 2748 il privilegio speciale sui beni mobili non può essere esercitato in
pregiudizio del credito garantito da pegno; invece, il creditore con privilegio speciale
immobiliare è preferito al credito garantito da ipoteca.
***
PEGNO
ll pegno è un diritto reale di garanzia; “…è costituito a garanzia dell’obbligazione dal
debitore o da un terzo per il debitore.
Possono essere dati in pegno i beni mobili, le universalità di mobili, i crediti e altri diritti
aventi ad oggetto beni mobili” (Art. 2784)
Art. 2786: il pegno si costituisce con la consegna al creditore della cosa o del documento
che conferisce l’esclusiva disponibilità della cosa. La cosa o il documento possono anche
essere consegnati ad un terzo designato dalle parti, o possono essere posti in custodia di
entrambe, in modo che il costituente sia nell’impossibilità di disporne senza la cooperazione
del creditore.
E’ quindi indispensabile, perché il pegno si costituisca, che vi sia l’effettivo
spossessamento del debitore e la concreta appropriazione del bene da parte del creditore o
di un terzo designato dalle parti.
A mente dell’Art. 2786 il pegno si costituisce mediante contratto
Contratto di pegno: è un contratto reale, perché si perfeziona con la consegna della cosa.
Art. 27871: il creditore ha diritto di farsi pagare con prelazione sulla cosa ricevuta in pegno
Art. 27872: la prelazione non si può far valere se la cosa data in pegno non è rimasta in
possesso del creditore o verso il terzo.
Art. 27873: quando il credito garantito eccede la somma di 5.000 lire, la prelazione non ha
luogo se il pegno non risulta da scrittura con data certa, la quale contenga sufficiente
indicazione del credito e della cosa.
La legge attribuisce al creditore una limitata facoltà di godimento, in quanto:
-) il creditore, in forza dell’Art. 2789, in caso di perdita di possesso, può esercitare le azioni
possessorie e di rivendicazione solo, però, se queste spettano al costituente.
-) per l’Art. 2790, il creditore è tenuto a custodire la cosa ricevuta in pegno e risponde
dell’eventuale perdita e deterioramento. Colui che ha costituito il pegno è tenuto al rimborso
delle spese occorse per la conservazione della cosa.
-) per l’Art. 2792, il creditore non può, senza il consenso del costituente, usare la cosa,
salvo che l’uso sia necessario per la sua conservazione. Egli non può darla in pegno o
concedere ad altri il godimento di essa. In ogni caso, deve imputare l’utile ricavato prima
alle spese e agli interessi e poi al capitale.
-) per l’Art. 2791: in caso di bene fruttifero, il creditore, salvo patto contrario, ha la facoltà di
fare i suoi frutti, imputandoli prima alle spese, poi agli interessi, e poi al capitale.
-) per l’Art. 2793, se il creditore abusa della cosa data in pegno, il costituente può
domandarne il sequestro.
-) per l’Art. 2798 il creditore può domandare al giudice che la cosa gli venga assegnata in
pagamento, fino alla concorrenza del debito.
Si ha pegno irregolare quando il diritto di garanzia ha per oggetto una cosa fungibile
In tal caso, il creditore non è tenuto a conservare e restituire la medesima cosa, ma
soltanto una cosa dello stesso genere.
In caso di inadempimento può trattenere la cosa definitivamente, determinandosi
così un trasferimento di proprietà dal debitore al creditore.
Il pegno si estingue:
. per rinuncia alla garanzia
. per estinzione del credito garantito
. per perimento della cosa
. per estinzione del diritto di garanzia
RESPONSABILITA’ PERSONALE
ED ESECUZIONE FORZATA
La responsabilità patrimoniale è citata nel codice civile dai due Artt. 1218 e 2740:
nel primo sorge l’obbligo di risarcire il danno causato al creditore dall’inadempimento, il
secondo indica la soggezione dei beni del debitore all’azione esecutiva del creditore
insoddisfatto.
La responsabilità patrimoniale presuppone, oltre all’inadempimento dell’originaria
obbligazione, anche l’inadempimento della conseguente obbligazione risarcitoria.
L’adempimento di quest’ultima fa venir meno la responsabilità patrimoniale eciò
dimostra che le due responsabilità citate negli articoli suddetti sono distinte.
La responsabilità personale ha una funzione preparatoria di quella patrimoniale,
La responsabilità patrimoniale consiste nell’attribuzione al creditore di una somma di
denaro ricavata dall’espropriazione forzata dei beni del debitore, richiede quindi che
l’obbligazione da attuare coattivamente abbia ad oggetto una somma di denaro.
In caso contrario, agisce la responsabilità personale, la quale o sostituisce
all’obbligazione inadempiuta quella risarcitoria, qualora la prestazione originaria non
consista nella consegna di una somma di denaro o aggiunge all’obbligazione inadempiuta
quella risarcitoria per il danno conseguente al ritardo, sia nell’obbligazione originaria, sia
nell’obbligazione suscettibile di esecuzione forzata in forma specifica
-) obbligo di dare una cosa specifica o generica, purchè specificata (nel genere e
nella quantità) e deve essere presente nel patrimonio del debitore.
-) obbligo di un fare fungibile, vige il principio della incoercibilità delle azioni umane,
pertanto il debitore non può essere costretto ad un facere che verrà eseguito da un terzo a
spese dell’obbligato.
-) obblighi di non fare; il creditore potrà ottenere la distruzione (a scelta del debitore)
di ciò che è stato costruito in violazione, a meno che la distruzione non contrasti con
l’economia nazionale; in questo caso, potrà ottenere solo il risarcimento esecuzine
forzata per equivalente
Non presuppone l’identità tra bene dovuto, bene aggredito, bene conseguito.
E’ questa la forma con la quale si realizza l’adempimento coattivo dell’obbligo di fare
infungibile, del risarcimento danni e delle prestazioni aventi ad oggetto denaro.
L’esecuzione per equivalente viene effettuata se non sono presenti le caratteristiche
dell’esecuzione in forma specifica, ovvero se l’obbligazione è pecuniaria (la prestazione
non consiste né in un dare, fare o non fare)
In questo caso, esistono tre fasi:
-) I SOGGETTI:
Ogni volta che nasce un’obbligazione, si è in presenza di un vincolo giuridico che impone ad
un soggetto (debitore) un dato comportamento per soddisfare un interesse proprio di altra persona
determinata (creditore)
Es.: Lavoratore
(interesse ad arricchire il proprio
patrimonio)
Datore di lavoro
(interesse ad avvalersi delle altrui energie)
Normalmente, nelle altre situazioni soggettive, il titolare del diritto, esercitando il proprio, può
attuare in via autonoma il proprio interesse.
Nella situazione creditoria è invece richiesta l’intermediazione dell’altrui prestazione.
L’interesse creditorio è elemento fisionomico del rapporto obbligatorio; infatti, non si può
parlare di obbligazione se un soggetto può realizzare un interesse in via autonoma (senza l’altrui
collaborazione).
-) IL DOVERE DI CORRETTEZZA
Art. 1175: Il creditore ed il debitore devono comportarsi secondo le regole della correttezza
La valutazione della correttezza spetta al giudice.
Non si può distinguere la correttezza dalla buona fede oggettiva. (buona fede soggettiva =
stato psicologico di chi ignora di ledere interessi altrui).
Il principio di correttezza è violato non solo quando la parte agisce con l’intenzione dolosa di
recare danno all’altra, ma anche quando il suo comportamento non è improntato sulla schiettezza
e sul senso di solidarietà sociale.
-) L’INTERESSE
L’interesse del creditore è indispensabile per la stessa nascita del rapporto, altrimenti non
si giustificherebbe l’imposizione al debitore di un vincolo che limiti e ne comprima la libertà.
(Le conseguenze patrimoniali negative spingono il debitore ad essere diligente limite
alla libertà di comportamento che si traduce, per lui, in uno sforzo determinato dall’interesse del
creditore).
L’interesse deve essere presente al momento della nascita, durante l’intero sviluppo del
rapporto ed al momento dell’adempimento (momento finale: viene realizzato l’interesse).
Infatti, se l’interesse viene meno prima dell’adempimento, l’obbligazione viene estinta per
conseguimento dello scopo, che determina la liberazione del debitore, in quanto l’esecuzione
della prestazione, anche se possibile, non sarebbe più idonea ad attuare alcun interesse del
creditore.
Il creditore può talora richiedere che la prestazione sia effettuata personalmente dal
debitore (rapporti fondati sull’INTUITUS PERSONAE).
Si ha anche un interesse del debitore a liberarsi dal vincolo che non può però essere
considerato un vero e proprio diritto all’adempimento.
Infatti, se così fosse, dovrebbe esistere un dovere del creditore a ricevere la prestazione.
Il creditore può rifiutarsi di cooperare all’adempimento, anche quando il debitore abbia
dichiarato di non voler profittare della remissione.
Al debitore resta solo di costituire in mora il creditore ed espedire la procedura coattiva di
liberazione.
-) LA PRESTAZIONE
Vicende relative a beni non economicamente valutabili sono ritenute rilevanti solo in casi
particolari (per diritti della personalità, successioni, famiglia).
La prestazione deve essere determinata: deve cioè essere possibile conoscere
l’ammontare della prestazione.
Se non è determinata, deve essere determinabile fin dall’inizio.
-) L’OBBLIGAZIONE NATURALE
Vincoli non giuridici non tutelati dall’ordinamento possono, però, acquistare rilevanza in casi
Particolari.
Art. 2034. non è ammessa la ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione
di doveri morali e sociali, salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace.
Tali doveri non sono coercibili perché non giuridici ma determinano l’IRRIPETIBILITA’ di quanto
prestato spontaneamente.
1) Sì, perché, nel caso di obb. Civile, l’incapacità del solvens sarebbe irrilevante perché atto
dovuto; mentre l’obb. Naturale, come tutti i negozi giuridici, può essere impugnabile per
violenza, dolo, incapacità di agire e di intendere e volere eccezione per l’errore
2) No, perché non è atto voluto, come suddetto, ma imposto da obblighi morali. Il solvens può
infatti decidere di non attivare l’adempimento, ma il dovere morale rimarrà comunque. Quindi,
la norma non va interpretata con la natura negoziale dell’atto, ma con il principio di
autoresponsabilità posto a tutela degli incapaci.
Es.: debito prescritto
debito di gioco
Caratteri distintivi
-) immediatezza (potere per il titolare di -) il titolare del diritto non potrebbe realizza-
ricavare dalla casa, oggetti di diritto, re il suo interesse se non attraverso l’in-
le utilità desiderate, in base ad una termediazione dell’altrui prestazione.
relazione diretta ed immediata con
la casa)
L’ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE
L’obbligazione si estingue nel momento in cui l’interesse del creditore viene soddisfatto e
viene, di conseguenza, realizzato il diritto.
Esistono vari modi di estinzione di un’obbligazione, che saranno di seguito riportati:
L’ADEMPIMENTO
-) dal punto di vista del creditore, costituisce adempimento qualsiasi azione che
soddisferà il proprio interesse (anche l’esecuzione da parte di terzi e l’esecuzione forzata)
-) dal punto di vista del debitore, costituisce adempimento qualsiasi comportamento atto
ad eseguire la prestazione e quindi soddisfare l’interesse del creditore.
Art. 1176: “nell’adempiere all’obbligazione, il debitore deve usare la diligenza del buon
padre di famiglia” (colpa lieve).
La violazione della diligenza media (quella del buon padre di famiglia) dà luogo a colpa
lieve.
Si parla di colpa grave quando viene violata la diligenza minima (quando il soggetto è
particolarmente trascurato).
Si parla di colpa gravissima quando viene violata la massima diligenza.
La regola della diligenza valuta l’esatta esecuzione della prestazione, verificando, nel
caso, l’esistenza di un inadempimento dovuto da impossibilità oggettiva di agire (Art. 1218)
Valuta così se lo sforzo del debitore avrebbe potuto portare ad un inadempimento e se
avrebbe potuto evitare l’impossibilità sopravvenuta.
*) No, perché non è importante la presenza o meno della volontà, ma sono importanti gli
effetti, che sono previsti dalla legge, al di là della volontà; costituisce quindi atto dovuto e non
voluto.
Oltretutto, non potrebbe essere atto negoziale, in quanto è irrilevante la capacità del
debitore adempiente. Sono rilevanti solo il comportamento e l’esattezza della prestazione.
Per esattezza si intende la corrispondenza tra l’oggetto dell’obbligazione e l’oggetto della
concreta prestazione.
All’adempimento sono tenuti il debitore ed i suoi eredi a titolo universale.
CREDITORE INCAPACE
CREDITORE APPARENTE
L’obbligazione può essere adempiuta da un terzo anche contro la volontà del creditore
ma non contro la volontà del debitore. Questi può rifiutare l’adempimento in due ipotesi: se
ha interesse all’esecuzione personale del debitore o se quest’ultimo gli ha manifestato la sua
opposizione.
L’intervento del terzo può essere paralizzato nel caso di prestazioni intuitus personae
(infungibili) o di concorde volontà contraria del creditore e del debitore.
Il rifiuto ingiustificato di ricevere l’adempimento del terzo preclude al creditore di
pretendere successivamente la prestazione dal proprio debitore.
Il terzo potrà rifarsi sul debitore, al quale estingue il diritto ma non l’obbligo.
L’atto è sicuramente negoziale, essendo assolutamente voluto e non dovuto.
Assoluta importanza dell’animus solvendi: è assolutamente importante l’intenzione di
adempiere l’obbligo altrui.
Se manca l’animus, o se il debito era inesistente, viene applicata la dell’indebito.
ADEMPIMENTO PARZIALE
Art.: 1192 Il debitore non può impugnare il pagamento eseguito con cose di cui non
poteva disporre, salvo che offra di eseguire la prestazione con cose di cui può disporre.
Il creditore che ha ricevuto il pagamento in buona fede può impugnarlo, restituendo
l’oggetto dell’adempimento e pretendendo un nuovo adempimento, oltre al risarcimento del
danno.
TEMPO DELL’ADEMPIMENTO
Il creditore non può esigere la prestazione prima della scadenza del termine, salvo che
esso sia stabilito esclusivamente a suo favore (1185-1)
Il debitore non può ripetere ciò che ha pagato anticipatamente, anche se ignorava
l’esistenza del termine.
In tal caso, però, egli può ripetere, nei limiti della perdita subita, ciò di cui il creditore si è
arricchito per effetto del pagamento anticipato (1185-2)
LUOGO DELL’ADEMPIMENTO
Art.: 1182: se il luogo nel quale la prestazione deve essere eseguita non è determinato
dalla convenzione, o dagli usi, e non può desumersi dalla natura della prestazione, si
osservino le norme che seguono:
Negli altri casi, l’adempimento va effettuato al domicilio che il debitore ha alla scadenza.
IMPUTAZIONE DELL’ADEMPIMENTO
ART1193-1: chi ha più debiti della medesima specie verso la stessa persona può
dichiarare, quando paga, quale debito intende soddisfare.
ART 1194-1: il debitore non può imputare il pagamento al capitale, piuttosto che agli
interessi ed alle spese, senza il consenso del creditore.
ART 1197-1: il debitore non può liberarsi eseguendo una prestazione diversa da quella
dovuta, anche se di valore uguale o maggiore , salvo che il creditore consenta. In questo
caso l’obbligazione si estingue quando la diversa prestazione è eseguita.
ART 1197-2: Se la prestazione consiste nel trasferimento della proprietà o di altro diritto,
il debitore è tenuto alla garanzia per l’evizione e per i vizi della cosa secondo le norme della
vendita, salvo che il creditore preferisca esigere la prestazione originaria ed il risarcimento
del danno. In ogni caso non rivivono le garanzie prestate da terzi.
In questo caso il contratto solutorio è consensuale ad effetti reali; infatti non è richioesta
l’esecuzione della prestazione.
La datio in solutum è un contratto oneroso, con funzione solutoria, direttamente estintivo
dell’obbligazione originale.
MODI SATISFATTORI
Compensazione
Art. 1241: quando due persone sono obbligate l’una verso l’altra, i due debiti si
estinguono per le quantità corrispondenti.
Non è quindi necessario che i due crediti reciproci si equivalgano quantitativamente.
° esigibilità: il credito è esigibile quando il suo titolare può pretendere che il debitore
esegua la prestazione dovuta. L’esigibilità non va identificata con l’esistenza del credito;
infatti, l’esigibilità presuppone l’esistenza del credito, ma l’esistenza non richiede l’esigibilità.
° fungibilità: la fungibilità esprime una equivalenza qualitativa tra due o più beni, ma
valutando gli interessi coinvolti quali parametri di riferimento per la qualificazione.
***
Si pone il problema di definire se la compensazione legale operi automaticamente
(IPSO IURE) al verificarsi della coesistenza dei due rapporti giuridici reciproci, oppure se
l’effetto estintivo si verifica in seguito alla eccezione di compensazione (obiezione sollevata
dal debitore nel momento in cui gli venga richiesto l’adempimento della prestazione di cui è
debitore).
La dottrina prevalente opta per la prima teoria; in questo caso nessuno dei due
soggetti sarebbe leggittimato a chiedere il successivo adempimento del proprio credito
perché estinto.
Il secondo caso, invece, è accolto dalla dottrina minoritaria ed in questo caso
l’estinzione si avrebbe solo se un debitore eccepisca l’accezione di compensazione, e non
prima, con la conseguenza
IPOTECA
L’ipoteca può gravare su una parte di un bene che goda di un’autonomia funzionale ed
economica, oppure su un bene in comunione. In quest’ultimo caso, la garanzia può essere
concessa da tutti i condomini sull’intero bene o dal comproprietario sulla propria quota.
L’ipoteca nasce con l’iscrizione nei pubblici registri immobiliari (Art. 28082)
L’iscrizione rappresenta quindi una pubblicità costitutiva.
L’ipoteca può essere legale (Art. 2817), giudiziale (Art. 2818), volontaria (Art. 2821)
(Art. 28083), a seconda che derivi da una previsione legislativa, da una sentenza di condanna
al pagamento di una somma di denaro o da un atto di autonomia negoziale.
Una volta costituita, l’ipoteca attribuisce al creditore il diritto di espropriare (anche in
confronto del secondo acquirente) i beni vincolati e di soddisfarsi con preferenza sul prezzo
ricavato dall’espropriazione (Art. 28081)
Dato che sullo stesso bene possono gravare più ipoteche, la prelazione è determinata
dal grado (numero in ordine cronologico dell’iscrizione).
Il grado può essere oggetto di disposizione fra creditori ipotecari, ma non a favore di un
creditore chirografario.
Quindi, un creditore di grado inferiore può subentrare nella posizione di un creditore con
grado superiore, ma nei limiti dell’ammontare della propria ipoteca.
Questo scambio di gradi non pregiudica le posizioni degli altri creditori ipotecari.
-) surroga ipotecaria del creditore perdente (Art. 2856): il creditore che ha ipoteca sopra
uno o più immobili, qualora si trovi perdente perché sul loro prezzo si è in tutto o in parte
soddisfatto un creditore anteriore, la cui ipoteca si estendeva ad altri beni dello stesso
debitore, può surrogarsi nell’ipotesi iscritta a favore del creditore soddisfatto, al fine di
esercitare l’azione ipotecaria su questi altri beni con preferenza rispetto ai creditori posteriori
alla propria iscrizione. Lo stesso spetta ai creditori perdenti posteriori alla propria iscrizione.
Il creditore ipotecario può agire contro chi non è debitore quando l’ipoteca è concessa da
altri, oppure quando un terzo ha acquistato il bene già gravato dalla garanzia.
Il terzo datore di ipoteca non può pretendere l’escussione preventiva del debitore (Art.
2868), può però evitare la vendita del bene ipotecato pagando i crediti.
In tal caso, il terzo datore di garanzia si surroga nelle ragioni del creditore soddisfatto ed
ha regresso nei confronti del debitore.
L’ipoteca ha efficacia anche nei confronti di chi acquisti l’immobile dopo l’iscrizione: i
creditori ipotecari possono far espropriare i beni anche dopo l’alienazione.
Il terzo, che voglia evitare ciò, può esercitare una delle seguenti facoltà:
pagare i debiti
rilasciare i beni ipotecati
ricorrere alla PURGAZIONE DELLE IPOTECHE: offrire ai creditori il prezzo
stipulato per l’acquisto o il valore da lui stesso dichiarato per i beni di cui non sia
stato determinato il prezzo.
Art. 2872: la riduzione può aver luogo anche se l’ipoteca ha per oggetto un solo bene,
qualora questo abbia parti distinte o tali che possono essere comodamente distinte.
Estinzione dell’IPOTECA
FIDEIUSSIONE
(Art. 1938) la fideiussione può essere prestata anche per un’obbligazione condizionale o
futura; in quest’ultimo caso deve essere previsto l’importo massimo garantito.
-) la fideiussione non è valida se non lo è l’obbligazione principale salvo che sia prestata
per un’obbligazione assunta da un incapace (Art. 1939).
-) la fideiussione non può eccedere ciò che è dovuto dal debitore, né può essere
prestata a condizioni più onerose (Art. 1941)
-) la fideiussione si estende a tutti gli accessori del debito principale, nonché alle spese
per la denunzia al fideiussore della causa promossa contro il debitore principale e alle spese
successive eventualmente sostenute dal creditore (Art. 1942)
Il fideiussore, una volta pagato il debito, può rivalersi nei confronti del debitore mediante
surrogazione nei diritti che il creditore aveva nei confronti del debitore (Art. 1949)
(Art. 1950): il fideiussore che ha pagato, ha regresso contro il debitore principale,
benchè questi non fosse consapevole della prestata fideiussione.
La possibilità di surrogazione dovrebbe però trovare ostacoli nella regola secondo cui il
pagamento del condebitore solidale libera gli altri condebitori e non permette la surroga
condebitore che ha eseguito la prestazione, nei diritti del creditore.
Se tale soluzione viene accettata, la surrogazione nei diritti del creditore diviene attuabile
soltanto dal fideiussore con beneficio di escussione, mentre il regresso potrebbe essere
attuato esclusivamente dal fideiussore in solido.
Art. 1955: La fideiussione si estingue quando, per fatto del creditore, non può avere
effetto la surrogazione del fideiussore nei diritti, nel pegno, nelle ipoteche, nei privilegi del
creditore.
Art. 1381: colui che ha promesso l’obbligazione o il fatto di un terzo è tenuto ad indennizzare
l’altro contraente, se il terzo rifiuta di obbligarsi o non compie il fatto promesso.
Il promittente si assume il rischio derivante dal fatto che il terzo non compia il fatto
promesso o rifiuti di obbligarsi.
In tal caso, è obbligato a pagare un indennizzo come risarcimento del danno subito dal
promissario.
La promessa del fatto altrui non può obbligare il dichiarante senza essere giustificata da
un adeguato supporto causale.
La promessa va quindi individuata nel regolamento di interessi, nel quale essa è inserita
come clausola negoziale, oppure in un interesse meritevole di tutela del promittente.
Il primo si realizza, per esempio, se nel contratto di compravendita di un immobile è
inserita una clausola con la quale l’alienante promette che l’autorità amministrativa
competente rilasci la licenza di abitabilità.
Il secondo caso si verifica, per esempio, quando con una dichiarazione di patronage una
società controllante, per facilitare la concessione di una linea di credito alla controllata,
assicura alla banca il pagamento da parte della controllata.
Può accadere che, nella fase precedente alla costituzione del rapporto obbligatorio (di
fonte contrattuale) si verifichino delle diminuzioni, attuali o potenziali, del patrimonio debitorio;
tali effetti negativi possono essere neutralizzati dal creditore.
*) se il debitore aliena qualche suo bene a terzi, il creditore può esperire l’azione
revocatoria (Art. 2901)
*) se il debitore, non esercitando il proprio diritto di credito verso terzi, impedisce
l’incremento del suo patrimonio, il creditore può agire con l’azione surrogatoria (Art.
2900)
*) se il comportamento del debitore suscita nel creditore il timore che i beni oggetto della
sua garanzia possano essere dissipati, il creditore può chiedere il sequestro
conservativo di alcuni o di tutti quei beni (Art. 2905)
Inoltre, sono a disposizione del creditore rimedi per sopperire alle conseguenze negative
provocate da diminuzioni patrimoniali soltanto fittizie: ad esempio, l’azione di simulazione
assoluta di vendita, effettuata dal debitore solo per sottrarre alcuni beni all’azione esecutiva
del creditore.
Quest’ultimo, se riesce ad ottenere una sentenza che accerti tale simulazione, potrà in
caso di inadempimento aggredire il bene, perché facente ancora parte del patrimonio
debitorio.
Nel caso in cui, invece, si tratti di una simulazione relativa di vendita (si è dissimulata
una donazione, per esempio) l’azione di simulazione non è idonea ad eliminare un atto di
disposizione che si sia realmente verificato.
Per esercitare più agevolmente l’azione revocatoria, l’unico strumento attuabile in tal
caso, si può dimostrare che si è trattato di un atto a titolo gratuito, anziché oneroso, perché gli
oneri probatori che gravano sul creditore che intenda far revocare un atto a titolo gratuito sono
meno gravosi di quelli richiesti per la revoca di atti a titolo oneroso.
Esistono poi altri strumenti posti a disposizione del creditore; essi non possono però
considerarsi veri e propri mezzi di conservazione della garanzia, perché più che a mantenere
intatto il patrimonio debitorio o ad evitarne diminuzioni, tendono a ridurre al minimo gli effetti
negativi conseguenti ad un deterioramento delle condizioni patrimoniali del debitore.
Ad esempio, un mezzo classificabile in questa categoria è la disposizione della
decadenza del beneficio del termine nel caso in cui il debitore abbia diminuito le garanzie
prestate o non abbia dato quelle promesse, ovvero si sia trovato in una situazione di
insolvenza.
Questo mezzo consente al creditore di esigere immediatamente la prestazione o di
attuare l’esecuzione forzata.
Azione Revocatoria
1) consapevolezza da parte del debitore degli effetti negativi che avrebbe provocato
l’atto nei confronti del creditore.
2) Consapevolezza anche da parte del terzo, nel caso di atto a titolo oneroso.
L’azione revocatoria, se è accolta, non invalida l’atto compiuto dal debitore ma lo rende
inefficace soltanto nei confronti del creditore che ha promosso l’azione; ciò vuol dire che gli
altri eventuali creditori non potranno giovarsi degli effetti dell’azione revocatoria.
Si parla al riguardo di inefficacia relativa, nel senso che ottenuta la dichiarazione di
inefficacia il bene non rientra a far parte del patrimonio del debitore, ma l’alienazione è solo
considerata priva di effetto nei confronti del creditore che ha agito in revocatoria.
Ne consegue che (una volta ottenuta la sentenza di inefficacia) il creditore potrà
promuovere nei confronti dei terzi acquirenti le azioni conservative ed esecutive (senza le
quali non conseguirebbe il soddisfacimento del suo credito) sui beni che formano oggetto
dell’atto impugnato (Art. 29021)
La prescrizione dell’azione revocatoria è di cinque anni dalla data dell’atto (Art. 2903)
Qualora l’atto di disposizione sia a titolo oneroso, si richiede, per la revocatoria, oltre alla
“scientia fraudis” del debitore, anche la dimostrazione della partecipatio fraudis del terzo, e
cioè che anch’egli fosse consapevole del potenziale pregiudizio che l’atto di disposizione era
idoneo ad arrecare ai creditori del suo dante causa.
Invece, quando si tratti di atto di disposizione a titolo gratuito (ad es.: una donazione), è
sufficiente la ricorrenza della “scientia fraudis” del debitore. Prevalgono le esigenze di tutela
dei creditori su quelle del terzo, anche se di buona fede, in quanto quest’ultimo dalla revoca
dell’atto, e dalla conseguente (eventuale) aggressione in via esecutiva del bene, riceve un
pregiudizio di gran lunga inferiore rispetto a quello che dovrebbero sopportare i creditori se la
revocatoria non fosse esperibile.
Concludendo, gli unici atti di disposizione esclusi dall’azione revocatoria sono quelli di
ordinaria amministrazione e quelli dovuti.
Azione Surrogatoria
Mentre con l’azione revocatoria il creditore reagisce a comportamenti attivi del debitore
che determinano un decremento della garanzia patrimoniale, con l’azione surrogatoria (Art.
2900) egli evita il pregiudizio conseguente all’inerzia del debitore che impedisca l’incremento
della garanzia patrimoniale non esercitando i propri diritti di credito.
Il creditore è legittimato a sostituirsi al debitore e ad esercitare i diritti dei quali questi è
titolare per assicurare che siano soddisfatte o conservate le sue ragioni (Art. 2900).
L’azione surrogatoria differisce da quella revocatoria anche sul piano degli effetti.
La seconda opera soltanto a favore del creditore che l’abbia esperita, la prima determina
un incremento del patrimonio del debitore che va invece a vantaggio di tutti i creditori.
Gli effetti giuridici, in questo caso, ricadono direttamente sul patrimonio del debitore, non
in quello del creditore che ha agito. Così ciascun creditore è legittimato ad aggredire in via
esecutiva il bene entrato nel patrimonio del debitore a seguito dell’esperimento dell’azione
surrogatoria.
Sequestro Conservativo
b) che, nelle more del giudizio, vi sia il pericolo di alienazione o di dissipazione dei
propri beni da parte del debitore.
-) è sottratta al debitore la materiale “disponibilità” dei beni, che vengono affidati, per
l’ordinaria amministrazione, ad un custode.
-) è prevista l’inefficacia, nei confronti del creditore pignorante, delle alienazioni odi altri
atti di disposizione dei beni sequestrati posti in essere.
Eteronomia = creazione di regole non da parte dello stesso titolare dell’interesse cui
quelle regole vanno applicate, ma da parte di un soggetto estraneo: la legge, il provvedimento
amministrativo, la sentenza
AUTONOMIA NEGOZIALE
Art. 1321: il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere
tra loro un rapporto giuridico a carattere patrimoniale.
Le fonti del contratto sono costituite dalla legge e dalla volontà delle parti.
Se si osservano l’ Art. 1322 C.C. (le parti possono liberamente determinare il contenuto
del contratto nei limiti imposti dalla legge. Le parti possono anche concludere contratti che non
appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare, purchè siano diretti a realizzare interessi
meritevoli di tutela) e l’Art. 41 Costituzione G (L’iniziativa economica privata è libera. Non
può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla
libertà, alla dignità umana), si possono far coincidere l’autonomia contrattuale con l’iniziativa
economica privata, per dimostrare la tutela costituzionale dell’autonomia contrattuale.
Con una tale identificazione, l’autonomia contrattuale finirebbe per essere prerogativa
esclusiva degli operatori economici.
L’Art. 41 cost. può utilmente riferirsi non già all’autonomia contrattuale, ma al settore più
circoscritto della stessa, cioè a quello della “autonomia contrattuale d’impresa”.
In sede di ricerca del fondamento costituzionale dell’autonomia contrattuale si reputa
proficuo il richiamo all’Art. 2 cost. ravvisando estrinsecazioni di un “diritto inviolabile”.
Da tale norma potrebbe trarsi il supporto costituzionale dell’autonomia contrattuale
associativa, ma non di quella di scambio.
In conclusione, si è arrivati a considerare non più una tutela costituzionale diretta
dell’autonomia contrattuale, ma una tutela costituzionale indiretta che si manifesta in negativo.
“LIBERTA’” CONTRATTUALI
Il Codice Civile nell’art.1325 menziona tra gli elementi essenziali del contratto la
CAUSA.
Il contratto può essere nullo sia con l’inesistenza della causa che con la sua illiceità
L’art 1343 definisce la causa illecita: la causa è illecita quando è contraria a norme
imperative, all’ordine pubblico o al buon costume
.
ART.1344: è altresì illecita al causa quando il contratto costituisce il mezzo per eludere
l’applicazione di norme imperative.
Dopo l’entrata in vigore del CC. del 1942 che rifiutò la concezione del contratto come
meramente obbligatorio, la causa venne identificata nella funzione economico-sociale.
In tal modo, però, venivano riconosciuti e protetti dall’ordinamento giuridico solo quegli
atti negoziali idonei alla realizzazione di una funzione utile socialmente; si negava in tal modo
la tutela giuridica ai negozi socialmente improduttivi, giuridicamente indifferenti o
economicamente futili.
Pertanto alla causa si attribuiva, in sostanza, il ruolo di controllare se i fini privati
perseguiti dai contraenti erano o no coerenti con quelli generali fissati dall’ordinamento.
Quindi il passaggio dalla concezione cd. soggettiva a quella cd. oggettiva rappresenta lo
spostamento della valutazione del contratto dal punto di vista dei contraenti a quello
dell’ordinamento.
Posto che il CC. ha colto una concezione obiettiva della causa, essa dall’opinione
dottrinaria più consolidata, viene definita come la funzione economico sociale che il contratto è
obiettivamente capace di raggiungere (causa astratta); ma in questo modo la causa non
farebbe altro che coincidere con il contratto tipo, restando privo di causa il contratto atipico.
Ovviamente non è questo ciò che ha voluto il legislatore, quando ha previsto la causa
quale elemento essenziale del contratto.
Pertanto tale teoria è stata in parte criticata e quindi si è parlato di causa concreta.
E’ stato affermato che la funzione tipica ed astratta del negozio trascura la realtà di ogni
singolo atto, cioè l’interesse concreto che di volta in volta il negozio realizza al di là dello
schema tipico adoperato.
Viene quindi definita “causa concreta” l’interesse concreto meritevole di tutela o
funzione economico individuale che le parti con quel contratto perseguono.
Tale visione della causa è stata preferita alle precedenti per evitare l’identificazione con
il tipo contrattuale, indicando con questa espressione il valore e la portata che all’operazione
hanno dato le parti, cioè il valore individuale che una determinata operazione negoziale
assume per le parti.
Concludendo, un contratto diretto a realizzare un interesse non meritevole di tutela è
nullo perché carente di causa.
Questa ultima definizione rappresenta una mediazione tra l’eccessiva soggettività della
definizione contenuta nel CC. del 1856 e l’eccessiva oggettività inizialmente contenuta nel
codice del 1942.
Tuttavia la causa può anche essere identificata nella sintesi degli effetti giuridici del
contratto senza che questo comporti l’identificazione con il tipo.
Gli effetti giuridici essenziali raccolgono in sé i concreti interessi che l’operazione è
diretta a realizzare e che non possono essere realizzati mediante l’individuazione degli effetti.
Non esiste un rapporto di priorità tra effetti ed interessi; la causa è quindi costituita
dall’incontro con il concreto interesse con gli effetti essenziali del contratto.
Sotto questa prospettiva si annulla la distanza tra causa come funzione economico –
individuale e la causa come sintesi degli effetti essenziali .
L’identificazione della causa come sintesi degli effetti essenziali , che consiste nel
perseguimento degli effetti essenziali del negozio attraverso l’individuazione degli interessi,
rende più complessa la distinzione tra causa e motivo.
Tale distinzione è importante in quanto in sede contrattuale il motivo assume rilevanza
solo se illecito e comune ad entrambe le parti.
Il motivo , infatti, costituisce il concreto interesse di una o di entrambe le parti non
dedotto dal concreto regolamento da esse predisposto.
La causa, invece, va sempre dedotta dal rapporto giuridico .
I requisiti del contratto sono indicati nel C.C. dall’articolo 1346: l’oggetto del contratto
deve essere possibile , lecito, determinato e determinabile
Perché la volontà del soggetto sia idonea a produrre gli effetti che si propone, è
necessario che essa sia manifestata e sia resa conoscibile ai terzi.
Il mezzo con cui si manifesta la volontà negoziale è la forma ,elemento essenziale del
negozio giuridico (Art. 1325)
Nel nostro ordinamento vige l principio della libertà della forma, espressone di
quell’autonomia contrattuale che consente al dichiarante di emettere la dichiarazione di
volontà nella forma che preferisce, purché il consenso sia manifestato con modalità che siano
socialmente valutabili come “accordo” .
Esistono, però, dei limiti al principio di libertà della forma; infatti a volte l’ordinamento
subordina la validità del negozio all’uso di una forma determinata.
La forma assolve una pluralità di funzioni:
Si distinguono innanzitutto le forme ad sustantiam e ad probationem, secondo che
svolgono il ruolo di elemento costitutivo della figura negoziale ovvero di limite alla prova
dell’atto.
Nella prima accezione, la modalità condiziona la validità del negozio, sì da determinare,
nell’ipotesi di sua violazione, la nullità dell’atto; nell’altra, il mancato rispetto della prescrizione
legale incide sui limiti di ammissibilità della prova dell’atto negoziale.
Forma ad substantiam
Forma ad probationem
Ipotesi di forma legale esclusivamente per fini probatori sono contemplate per il contratto
di assicurazione, il contratto di transazione, la cessione della proprietà o del godimento
dell’azienda, il patto di non concorrenza.
A volte, la forma scritta è voluta dalla legge per la sola pubblicità.
Altre volte la forma coinvolge il profilo della opponibilità ai terzi degli effetti del contratto.
Il documento deve rappresentare la diretta esternazione della volontà delle parti, non
essendo sufficiente né un documento dal quale risulti l’avvenuta conclusione, né la concorde
ammissione delle parti che il contratto è stato concluso in forma scritta.
La legge attribuisce alle stesse parti il potere di determinare la forma del proprio
contratto (Art. 1352). Esse hanno il potere di determinare il vestimentum
L’Art. 1352 contiene due norme: l’una riconosce all’autonomia dei soggetti il potere di
determinare, accanto al contenuto, anche la forma dell’atto negoziale; l’altra scioglie il nodo
interpretativo che si desume dal c.d. patto dubbio sulla forma, nel quale le parti non hanno
stabilito quale funzione debba assolvere la modalità convenuta: si presume che la forma
convenzionale sia stata voluta per la validità del futuro contratto.
LA PARTE
Le Obbligazioni Pecuniarie
I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del
pagamento per il suo valore nominale – Art. 12771
Questa norma detta il PRINCIPIO NOMINALISTICO – vale solo per quello di valuta e
non di valore.
Valore: ha per oggetto somma di denaro che deve essere determinata con riferimento a
determinati criteri (es.: risarcimento di denaro)
Art. 12772 : se la somma dovuta è determinata in una moneta che non ha più corso
legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla
prima.
Art. 1278: se la somma dovuta è determinata in una moneta non avente corso legale
nello Stato, il debitore può pagare in moneta legale, al corso del cambio nel giorno della
scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento.
Il rischio del creditore non si basa tanto sull’inflazione, quanto sull’oscillazione del
cambio.
Art. 1279: la disposizione dell’articolo precedente non si applica nel caso in cui la
moneta non avente corso legale nello Stato è indicata con la clausola “effettivo”(no facoltà di
scelta perché da contratto quella è la moneta), a meno che, alla scadenza dell’obbligazione,
non sia possibile procurarsi tale moneta.
Per evitare i rischi della svalutazione, i privati possono avvalersi delle formule
contrattuali, oppure dei principi stabiliti dalla legge. Es.: la legge tutela il salario dei lavoratori
subordinati.
Di solito, però, la garanzia del credito è affidata alle parti.
-) Debiti di valore = hanno ad oggetto una somma di denaro che non risente del
principio nominalistico.
Funzione Interessi
INTERESSI
INTERESSI
Legali Convenzionali
Art. 1282: si applicano previsti dalle
quando le parti non ne parti
abbiano pattuito uno
convenzionale e questo
patto deve risultare per
iscritto (1999 2,5%)
se sono presenti interessi usurai, il patto convenzionale è nullo e non sono dovuti
interessi, neppure legali.
Le obbligazioni alternative
Art. 1286: Scelta = unilaterale e recettizia; spetta al debitore se non è stata affidata al
creditore o ad un terzo; diviene irrevocabile con l’esecuzione di una delle prestazioni o con la
dichiarazione di scelta da una delle parti.
Se la scelta deve essere fatta da più persone, il giudice pone un termine e se non si
rispetta il termine sarà il giudice ad effettuare la scelta.
Art. 1287: Se il debitore non esegue neanche una delle prestazioni, la scelta spetta al
creditore al termine al terzo al termine al giudice.
Art. 1288: L’obbligazione alternativa diviene semplice se una delle prestazioni non
poteva formare oggetto di obbligazione o se è divenuta impossibile per causa non imputabile
da alcuna delle parti.
Art. 1289:
Se la scelta spetta al debitore ed una delle prestazioni diviene impossibile per causa a
lui imputabile, l’obbligazione alternativa diviene semplice. Se una delle prestazioni
diviene impossibile per colpa del creditore, il debitore è liberato dall’obbligazione, a
meno che non preferisca eseguire l’altra prestazione e chiedere il rimborso dei danni.
Art. 1290: Se la scelta spetta al debitore ed una delle prestazioni è impossibile per
causa sua e l’altra per caso fortuito, egli deve pagare l’equivalente dell’ultima. Se
l’impossibilità imputabile riguarda entrambe le prestazioni, il debitore dovrà pagare
l’equivalente dell’una o dell’altra, a sua scelta.
Le obbligazioni solidali
Art. 1292:
Più debitori della stessa prestazione, ciascuno può essere costretto all’adempimento
totale e l’adempimento da parte di uno libera tutti (solidarietà passiva)
Per la solidarietà non basta quindi una pluralità di soggetti; essa non esclude, però, che i
singoli debitori siano tenuti ciascuno con modalità diverse verso i singoli creditori - Art. 1293
Salvo patto contrario, l’obbligazione si divide tra gli eredi di un condebitore o un creditore
in solido, in proporzione delle rispettive quote – Art. 1295
Art. 1296: in caso di solidarietà attiva il debitore può scegliere di pagare ad uno qualsiasi
dei creditori se non esiste una domanda giudiale.
Art, 1298: nei rapporti interni, l’obbligazione solidale si divide in parte uguale tra i vari
debitori o creditori, se non risulta diversamente, a meno che sia stata contratta nell’interesse
esclusivo di uno di essi
Art. 1299: il debitore che ha pagato l’intero debito può ripetere dai condebitori solo la
parte di ciascuno di essi. Se è insolvente, la perdita si ripartisce tra i condebitori.
Le Obbligazioni Parziarie
Più debitori o creditori; l’obbligazione non è solidale; ciascuno dei creditori non può
domandare il soddisfacimento del creditore che ha la sua parte e ciascuno dei debitori non è
tenuto a pagare il debitore che per la sua parte – Art. 1314
Obbligazione indivisibile
Oggettivamente Soggettivamente