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Il diritto privato si occupa di regolare i fenomeni sopra elencati –> indirizzare i comportamenti degli uomini in un senso che sia
socialmente desiderabile, o comunque di far corrispondere ai comportamenti umani le conseguenze socialmente più appropriate.
Concetto di interesse: tensione dell’uomo verso qualcosa che serve a soddisfare suoi bisogni, possono essere economico-mate-
riali ma anche morali.
L’interesse di uno può essere incompatibile con quello di altri, si apre un conflitto tra portatori di interessi. Le funzioni del diritto
a riguardo sono:
• Risoluzione dei conflitti: evita che i cittadini si facciano giustizia da soli e così assicura la pace sociale, la società altrimenti
sarebbe disordinata e violenta
• Prevenzione dei conflitti: meccanismi coercitivi del diritto che mi inducono ad adeguarmi spontaneamente alle norme
Tuttavia, per regolare particolari situazioni, si possono fare norme che non sono generali e astratte, cioè norme speciali, eccezio-
nali o singolari (ad personam).
Spesso non c’è una corrispondenza diretta tra fatto e norma (ambiguità?), in questo caso diventa importante l’interpretazione
(ermeneutica) delle norme giuridiche -> identifica il giusto significato delle parole, e dei loro collegamenti sintattici, che la
norma usa per descrivere la f. astratta.
L’interpretazione può essere:
• Restrittiva: dà alle norme un significato più limitato rispetto ad altri possibili
• Estensiva: individua un significato più ampio rispetto ad altri possibili
Quindi, la norma può significare 2 cose diverse: testo (insieme delle formule linguistiche) o precetto (preciso significato da attri-
buire al testo -> regola effettivamente imposta)
¨ Ad un testo possono corrispondere diversi precetti normativi.
Chi interpreta deve seguire i criteri fissati dalle norme giuridiche che regolano l’interpretazione. (art.12 prel.), secondo 2 criteri:
• Letterale: secondo il comune significato che le parole e le frasi del testo hanno nella lingua italiana, ma a volte i testi
possono essere ambigui e quindi sopportare più significati
• Logico: secondo l’intenzione del legislatore
o Soggettivo (Criterio psicologico): si riferisce alle opinioni e agli intenti concretamente manifestati da co-
loro che hanno formulato la norma -> esame dei lavori preparatori, ma è difficile riferire un’intenzione
univoca vista la pluralità di persone e orientamenti politici presenti in Parlamento
o Oggettivo (Criterio teleologico, dal greco “telos”: scopo) quale scopo la norma mira a realizzare? Qual è la
sua ratio?
L’interpretazione non è quindi automatica, ha sempre dei margini di libertà, discrezionalità, autonomia. Essa è influenzata dalla
personale sensibilità sociale e culturale dell’interprete, ma anche dai costumi, dalle convinzioni e dai valori prevalenti in una
società, ecco perché un testo normativo può ricevere interpretazioni diverse in tempi diversi (“interpretazione evolutiva”)
Il grado di autonomia dell’interprete dipende dalla formulazione delle norme; è minore quando sono formulate in modo puntuale
e analitico, è maggiore quando si basano su concetti ampi ed elastici (“buon costume”, “buona fede”, …) -> “clausole generali”
ricevono significato dal contesto (sociale, culturale, economico) in cui devono essere applicate (hanno una maggiore attitudine a
durare nel tempo: si adattano ai nuovi scenari)
È spesso difficile trovare un bilanciamento tra elasticità e certezza del diritto (possibilità di prevedere razionalmente quali
conseguenze deriveranno, in base al diritto, da un determinato comportamento/fatto -> ci mette in condizione di organizzarci,
fare scelte, prendere iniziative in modo sensato), uno dei problemi del diritto è proprio quello di trovare il giusto equilibrio.
Le lacune del diritto e l’analogia
L’interprete può trovarsi a constatare che nessuna norma presente nell’ordinamento prevede la fattispecie concreta di cui si sta
cercando la disciplina (“Lacuna” del diritto). È difficile che ci sia sempre una norma per qualsiasi situazione reale, vista la
realtà economico-sociale in cui viviamo, la quale è sempre più complessa e mutevole, in questo senso la completezza dell’ordina-
mento giuridico non è realizzabile.
Ma l’ordinamento non può essere incompleto: deve dare la possibilità di individuare il trattamento giuridico di qualsiasi situa-
zione o rapporto, anche quando manca una norma che lo regoli in modo specifico.
¨ Analogia applicare al caso, non direttamente previsto da nessuna norma, una norma che regola un caso simile o una ma-
teria analoga. (es. leasing -> art.1526 vendita a rate con riserva della proprietà)
Art.14 prel. -> norme che non possono applicarsi per analogia (divieto di analogia):
¨ Norme penali (per la gravità delle sanzioni previste, a tutela dei cittadini)
¨ Norme eccezionali o speciali (derogano una norma generale, se si è al di fuori di queste è giusto che si
ricada nella regola generale)
Ci possono essere dei rari casi in cui non si riesce a trovare neppure una norma la quale preveda casi simili -> si ricorre ai principi
generali dell’ordinamento giuridico (art.12 prel.) ≈ criteri e regole fondamentali che stanno alla base della nostra organizzazione
giuridica, sociale e politica (Costituzione).
Gli interpreti delle norme e la giurisprudenza
Tutti hanno il diritto di interpretare le norme, ma alcune categorie di persone hanno una posizione particolarmente qualificata.
Ø Interpretazione autentica: fatta da un’altra norma (norma interpretativa) di grado pari o superiore a quello
della norma interpretata. Ha efficacia retroattiva, la norma interpretata ha sempre avuto quel significato
È l’unica che vincola tutti gli altri interpreti.
Ø Interpretazione giudiziale (giurisprudenza): fatta dai giudici
Ø Interpretazione amministrativa: fatta dagli organi della PA competenti a occuparsi delle materie a cui si
riferiscono le norme. Può essere non formale (comportamenti, prassi) oppure formalizzarsi con documenti (cir-
colari, istruzioni)
Ø Interpretazione dottrinale: fatta dagli studiosi del diritto
Sistemi di common law: principio del precedente vincolante (giurisprudenza giudici di grado superiore vincola quella di quelli di
grado inferiore -> le interpretazioni giudiziarie sono vere e proprie fonti del diritto “judge made law”)
Sistemi di civil law: la giurisprudenza non è fonte del diritto; il tribunale è libero di interpretare la norma in modo diverso da
come la interpretano i giudici di grado superiore. Quindi la giurisprudenza ha una grandissima influenza nel determinare il si-
gnificato della norma in questione, il quale può cambiare nel tempo (“svolta”: revirement) -> finisce per essere una fonte del
diritto; nel limite dei criteri dell’interpretazione, può creare norme.
La conoscenza del diritto è impossibile se non si conosce la giurisprudenza -> riviste di giurisprudenza, repertori di giurispru-
denza (decisioni giudiziali intervenute nell’anno: massima esprime il succo della decisione), su base informatica.
I principi costituzionali sono molto lontani da quelli del codice civile perché più moderni ed evoluti e più sensibili ai valori di ugua-
glianza e giustizia sociale. Ma come si manifesta concretamente l’incidenza dei principi costituzionali sulle norme del diritto privato?
Fondamentalmente in 3 modi:
1) Stimolo e direttiva al legislatore ordinario: affinché egli adegui la vecchia disciplina ai più avanzati principi costituzionali
2) Applicazione diretta ai rapporti fra privati: non esprime solo principi generali, ma anche norme giuridiche direttamente
applicabili
3) Controllo di legittimità delle norme ordinarie: fonti subordinate alla Cost. e non possono contraddirla -> Corte Cost.
può dichiararne l’incostituzionalità e così vengono cancellate dall’ordinamento
La legislazione speciale: “decodificazione” e “ricodificazione”
Fino agli anni 70 il CC era considerato l’unica fonte davvero importante del diritto privato, poi incremento quantitativo: si ven-
gono affiancando numerose leggi che ne integrano/modificano la disciplina. (es. lavoro subordinato, diritto comm. le, …) -> porzioni
sempre più grandi del diritto privato si collocano al di fuori del CC, le nuove leggi rimangono spesso al di fuori del codice, tranne nei
rari casi in cui avviene la “novellazione” (modificazione/integrazione articoli del CC).
Ma soprattutto si è potuto registrare un mutamento qualitativo: non sono più di norme al dettaglio, sono invece complessi nor-
mativi che regolano compiutamente, e in modo innovativo, interi settori, secondo principi e finalità lontani dall’originaria
impostazione del codice (si è venuta a inserire la Cost., con tutta la sua carica innovativa)
è “Decodificazione” crescente marginalità del codice di fronte all’avanzata della legislazione speciale – cresce l’area di diritto
privato coperta da fonti secondarie
è “Ricodificazione” fra CC e leggi speciali dev’esserci complementarietà per la costruzione del sistema del diritto privato. Le
leggi speciali ne aggiornano il contenuto, mentre il CC offre le categorie logiche e gli strumenti concettuali (le basi), necessari
per dare un’organizzazione e un ordine alle continue novità (se no sarebbe un’accozzaglia incoerente di norme)
Norme di un determinato settore-> raccolte in un “codice” di settore (es. privacy, beni culturali e paesaggio, proprietà industriale,
amministrazione digitale, pari opportunità, turismo)
Le leggi speciali sono generalmente statali, ma esistono anche l. regionali, anche se le Regioni non hanno competenza a fare norme di
diritto privato (l. cost. 2/2001 -> art.117 indica fra le materie di competenza esclusiva dello Stato l’ordinamento civile -> esigenza di
uniformità nazionale), anche se Corte Cost. ha ammesso qualche apertura verso il diritto privato regionale
Diritto internazionale privato; armonizzazione internazionale del diritto privato; diritto privato europeo
Il diritto privato moderno nasce e si sviluppa, con le grandi codificazioni, come diritto degli Stati nazionali (ogni Stato ha un suo
particolare diritto privato).
Problema 1: quando una fattispecie concreta non è totalmente italiana, ma presenta degli elementi di collegamento con altri Stati,
quale diritto si applica?
è Si applicano le norme del diritto internazionale privato, che servono a individuare quale, fra i diritti dei diversi Stati
coinvolti, il giudice deve applicare alla fattispecie (sono norme del diritto italiano, prodotte da fonti dello Stato italiano e
contenute nella l.218/1995)
Problema 2: il carattere nazionale del diritto privato entra in contrasto con le esigenze dell’economia globalizzata -> esigenza di ar-
monizzazione internazionale del diritto privato
è Convenzioni internazionali: testi normativi concernenti una determinata materia, elaborati concordemente dagli Stati
che vi partecipano. Con la ratifica della convenzione, ciascuno degli Stati aderenti trasferisce nel proprio diritto interno le
norme della convenzione. (es. leggi su cambiale e assegno, 1933 – dopo le convenzioni di Ginevra del 1931)
è Fonti di diritto dell’UE, vincolanti per tutti gli Stati membri (“diritto privato europeo”)
o Regolamenti – norme direttamente vincolanti (es. privacy 2016)
o Direttive – obbligo di ricezione da parte degli Stati membri -> ne derivano gran parte delle leggi italiane che negli
ultimi anni hanno regolato importanti settori del diritto privato, relativi soprattutto alle attività economiche
o Carta dei diritti fondamentali dell’UE (“Carta di Nizza”, 2002)
La marginalità delle consuetudini vale anche nel diritto privato, nonostante ciò esse trovano qualche spazio gli usi “secundum legem”
richiamati da norme scritte (sono nelle “raccolte degli usi” delle CdC)
Gli usi trovano maggiore spazio nella dimensione internazionale: le prassi e i principi abitualmente osservati nei rapporti commerciali
fra operatori di Paesi diversi formano un corpo di regole non scritte che acquistano valore di disciplina applicabile ai loro rapporti
(c.d. lex mercatoria)
L’onere
Situazione di chi deve tenere un determinato comportamento, se vuole avere la possibilità di utilizzare qualche sua situazione
attiva, perché le norme subordinano tale possibilità alla condizione che egli tenga quel comportamento. Ha una duplice natura:
partecipa alle situazioni attive perché l’obiettivo finale è realizzare un interesse del soggetto, ma partecipa anche alle situazioni
passive perché consiste in un vincolo posto alla sua azione (es. compratore deve fare tempestivamente la denuncia se vuole eser-
citare la garanzia)
Le parti e i terzi
Quasi sempre esiste un collegamento tra situazione attiva e una corrispondente situazione passiva (es. credito, il debitore deve
pagarmi la somma – senza questo comportamento il mio diritto sarebbe inconsistente), in questo caso la relazione tra le due parti
si chiama rapporto giuridico. Parte è il centro di interessi omogenei nell’ambito del rapporto, quindi una parte può essere formata
da più persone e l’altra parte viene definita “controparte”. Il rapporto giuridico che collega una singola situazione attiva con una
singola situazione passiva è il rapporto semplice, ma spesso il rapporto giuridico è un rapporto complesso; entrambe le parti
hanno un insieme di situazioni diverse, attive e passive, collegate tra loro (es. inquilini pagano canone, ma anche non danneggiare
la casa, riceverla, ottenere le riparazioni necessarie, etc. )
Chiunque non sia parte di un rapporto giuridico è un terzo. La regola generale è che ciò che accade nell’ambito di un rapporto
normalmente tocca solo le situazioni giuridiche delle parti e non quelle dei terzi, ma spesso questa regola ha delle eccezioni.
5 I BENI E IL PATRIMONIO
Diritti, interessi, beni: i beni come “oggetto di diritti”
C’è relazione tra diritti e interessi: il diritto soggettivo serve a realizzare un interesse del titolare
C’è relazione tra interesse e bene: l’interesse è la tensione verso un bene (entità capace di soddisfare bisogni umani)
è C’è relazione tra diritto e bene: chi ha un diritto ce l’ha su qualche bene, strumentale all’interesse cui il diritto è dedicato (il
bene è l’oggetto del diritto)
Bene: qualsiasi entità capace di soddisfare bisogni umani -> art. 810 “Sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti”.
Quindi, può formare oggetto di diritti solo ciò su cui sia immaginabile un conflitto di interessi!
è Non sono beni in senso giuridico le entità che non creano conflitti d’interessi a causa della loro sovrabbondanza (c.d. “cose
comuni a tutti”) / inappropriabilità (es. minerali al centro della terra)
è Le energie naturali si considerano beni solo se “hanno valore economico” (art. 814), cioè sono limitate in natura, ad es. l’ener-
gia solare non è un bene perché è accessibile a tutti
Art.810 -> sono beni le cose: porzioni di materia (concezione restrittiva –> beni materiali). I giuristi preferiscono allargare la
nozione di bene, includendovi qualsiasi entità utile all’uomo, materiale o immateriale, purché suscettibile di aprire conflitti di
interessi regolabili dal diritto (includono anche i beni immateriali)
I beni sono divisi in materiali (cose capaci di formare oggetto di diritti) e immateriali (entità diverse dalle cose, utili all’uomo
e suscettibili di aprire conflitti di interessi regolabili dal diritto. Hanno anch’essi un valore economico e dunque rappresentano
ricchezza) -> diventano sempre più importanti, soprattutto in campo tecnologico (vantaggio competitivo)
I beni materiali di possono suddividere in: (art.812)
¨ Beni immobili, individuati secondo 2 criteri:
Ø In natura: sono il suolo, le sorgenti, i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici, etc. anche se uniti al suolo a scopo transitorio
– tutto ciò che è naturalmente/artificialmente ancorato al suolo
Ø Per destinazione: mulini, bagni, edifici galleggianti quando saldamente assicurati alla riva
Differenze di trattamento giuridico (maggiore valore, staticità, circolazione limitata):
o Le possibilità di uso degli immobili sono soggette a limiti più stretti
o Speciale organizzazione pubblica per l’accertamento e la documentazione della loro consistenza (catasto)
o La circolazione degli immobili richiede formalità più rigorose ed è soggetta a un regime di pubblicità (-> seguire i loro
trasferimenti e le altre principali modifiche delle situazioni giuridiche che li riguardano, attraverso la trascrizione nei
pubblici registri immobiliari)
o Non può non avere un proprietario (res nullius -> c.d. immobili vacanti sono di proprietà dello Stato, art.827)
Si sviluppa sempre più il processo di mobilizzazione della ricchezza, per cui i beni immobili perdono importanza economica,
e sempre più l’acquistano i beni mobili
¨ Beni mobili: si individuano in via residuale -> “Sono mobili tutti gli altri beni”
È ammissibile la res nullius (“cosa di nessuno” – non appartiene a nessuno)
§ Beni mobili registrati: beni mobili con caratteristiche particolari (grandi dimensioni, alto valore economico, numero
grande, ma pur sempre limitato) – es. auto, navi, aeromobili
Il legislatore ha previsto particolari meccanismi di registrazione e pubblicità (iscrizione in pubblici registi, art. 815)
§ Universalità di mobili: complessi di cose mobili che appartengono alla stessa persona e hanno una destinazione unitaria
-> è possibile disporre del complesso unitario con un unico atto, ma è anche possibile disporne frazionatamente, con atti
diversi, dei singoli beni che lo compongono (art.816)
Il problema principale è stabilire a chi spettano, nel periodo in cui la cosa si trova nelle mani di una persona diversa dal
proprietario.
Beni privati e pubblici, i “nuovi beni”
La distinzione si fonda su 2 criteri: criterio soggettivo (appartenenza) e criterio oggettivo (destinazione)
v Beni pubblici: requisito soggettivo-> appartenere allo Stato/altro ente pubblico
requisito oggettivo-> essere destinati a soddisfare interessi generali
Sono soggetti a un regime giuridico speciale (art.822 e segg. e leggi speciali di diritto amministrativo). Esistono
diverse categorie di beni pubblici:
• Beni demaniali: sono “inalienabili” – non possono essere trasferiti a persona diversa dall’ente pubblico
proprietario
• Beni patrimoniali indisponibili: hanno un “vincolo di destinazione”, non possono essere sottratti alla
loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano
Esistono anche i beni patrimoniali disponibili, ma non sono beni pubblici in senso proprio: pur apparte-
nendo alla PA, non sono assoggettati a un regime giuridico speciale, ma seguono le stesse regole che valgono per
i beni privati
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L’inizio della prescrizione è il momento in cui comincia a contarsi il tempo, che potrà portare all’estinzione del diritto: esso coin-
cide, in generale, con il momento in cui il diritto può essere fatto valere (art.2935). I fattori che impediscono di far valere il diritto
sono solo gli impedimenti giuridici all’esercizio del diritto e non gli impedimenti di fatto: la prescrizione parte anche se il titolare
del diritto, per ignoranza, non sa come fare per esercitarlo.
Per determinati diritti l’inizio della prescrizione è fissato dalla legge con criteri diversi -> es. diritti di garanzia per i difetti della
cosa comprata, la prescrizione parte dal momento della consegna (art.1495)
Il termine della prescrizione è il periodo di tempo, trascorso il quale il diritto si estingue. La legge fissa termini diversi in relazione
ai vari diritti, il termine ordinario applicato alla generalità dei diritti è 10 anni (art.2946). I termini speciali possono essere:
o Più lunghi – diritti reali sulla cosa altrui (20 anni)
o Più brevi – diritto al risarcimento del danno extracontrattuale (5 anni), diritto di annullamento di un contratto annullabile
(5 anni) -> ma, se uno esercita tempestivamente un diritto soggetto a prescrizione breve, e ottiene una sentenza che gli dà
ragione, il suo diritto di realizzare quanto previsto nella sentenza di prescrive nel termine ordinario di 10 anni
Il calcolo dei tempi si fa con i criteri indicati nell’art.2963, in particolare:
¨ Non si tiene conto del “dies a quo” – giorno in cui si verifica l’evento che fa partire la prescrizione
¨ Se il termine scade in un giorno festivo è prorogato al primo giorno feriale successivo
Ma il decorso della prescrizione può arrestarsi per determinate cause, che hanno l’effetto di allontanare nel tempo la possibile estinzione
del diritto:
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§ Sospensione: in presenza di particolari circostanze, il decorso della prescrizione di arresta, ma riprende quando esse vengono
meno. Le circostanze possono essere di 2 tipi: (art.2924)
o Particolari rapporti esistenti fra le parti (marito e moglie, imprenditore e lavoratore, …)
o Particolari condizioni soggettive del titolare del diritto – gravi difficoltà all’esercizio del diritto stesso (prescrizione dei
diritti di minori e interdetti temporaneamente privi di rappresentante legale, militari in periodo di guerra)
§ Interruzione: viene compiuto un atto che smentisce il doppio presupposto su cui si fonda il meccanismo della prescrizione
(l’inerzia del titolare e l’affidamento di controparte circa la cancellazione del diritto). La prescrizione ricomincia a ricorrere da
zero. Gli atti interruttivi possono quindi essere di 2 tipi: (art. 2943)
o Atti provenienti dal titolare del diritto che rappresentino l’esercizio del diritto stesso (domanda giudiziale, atto di co-
stituzione in mora)
o Atti provenienti dalla controparte e consistenti nel riconoscimento, anche implicito, del diritto altrui (es. pagare ac-
conto, chiedere dilazione)
Il fondamento della prescrizione guarda al buon funzionamento del sistema giuridico-economico, e dunque tocca l’interesse generale,
ecco perché si prevede l’inderogabilità della disciplina legale della prescrizione (art.2936):
ü Non è ammessa la modifica dei termini, anche se concordata dalle parti
ü Non è ammessa la rinuncia preventiva alla prescrizione
ü È ammessa la rinuncia successiva alla prescrizione già compiuta (es. il debitore paga dopo che il credito sia stato prescritto, anche
implicitamente, non può poi pentirsi e chiederne la restituzione -> ricorre la figura dell’obbligazione naturale)
ü Se la parte passiva vuole avvantaggiarsi della prescrizione compiuta, spetta a lei prendere l’iniziativa di farla valere: la prescrizione
non è rilevabile d’ufficio
La prescrizione presuntiva (≠ prescrizione estintiva) non determina l’estinzione del diritto, ma ha l’effetto di creare una presunzione
di estinzione; si onda sul rilievo che determinati crediti vengono di regola pagati subito dopo la prestazione, e quindi, una volta trascorso
un periodo di tempo piuttosto breve senza che il creditore reclami il pagamento, si presume che il debito sia stato regolarmente pagato.
Se, contrariamente alla presunzione, il debito non è stato pagato, il creditore conserva il diritto di credito anche dopo che sia maturata la
prescrizione presuntiva, ma ora diventa più difficile dimostrarlo -> la legge limita i mezzi di prova a disposizione del creditore, ha solo 2
vie: contare sulla spontanea confessione giudiziale del debitore o deferire giuramento al debitore stesso.
La decadenza
La decadenza ha in comune con la prescrizione il meccanismo per cui un diritto, non esercitato per un certo periodo di tempo, si estin-
gue: il decorso del tempo e l’inerzia del titolare fanno sì che egli perda il diritto. La ragione giustificativa è esclusivamente un’esigenza di
certezza delle situazioni e dei rapporti giuridici. L’unico modo per evitare la decadenza è esercitare il diritto secondo il suo contenuto
tipico (art.2966).
Differenze di disciplina tra decadenza e prescrizione:
Nella decadenza non ha senso parlare di interruzione (o di sospensione): o il diritto viene esercitato entro il termine (e la situazione è
definita proprio in forza del diritto) oppure non viene esercitato (il titolare ne decade, senza che qualsiasi altro atto compiuto da lui/dalla
controparte possa impedirne la decadenza).
La disciplina della decadenza può variare in modo significativo, a seconda del tipo di diritti implicati:
• Diritti indisponibili: la disciplina della decadenza è inderogabile: le parti non possono modificarla né rinunciarvi e il giudice
deve rilevarla d’ufficio
• Diritti disponibili: l’interesse in gioco è individuale, e allora la disciplina della decadenza obbedisce a regole diverse;
o Può essere impedita dal riconoscimento del diritto da parte della parte passiva
o Le parti possono modificarne la disciplina -> possono fissare termini di decadenza non previsti dalla legge (decadenza
convenzionale), ma con un limite: non devono rendere “eccessivamente difficile”, l’esercizio del diritto
o Il giudice non la può rilevare d’ufficio
Il meccanismo della decadenza può intrecciarsi con quello della prescrizione; in mancanza di tempestiva denuncia del difetto, il compra-
tore decade dai suoi diritti nei confronti del venditore, se la denuncia è fatta, i diritti per intanto sono salvi, ma a questo punto sono esposti
alla prescrizione, per cui si estinguono se il compratore non fa causa al venditore entro un anno dalla consegna della cosa
La circolazione giuridica e la tutela dell’affidamento
Circolazione giuridica/traffico giuridico: fenomeno per cui i diritti, anziché rimanere fermi in capo ai titolari si trasferiscono continuamente
ad altre persone, che li acquistano -> riflette l’andamento del sistema economico (è tanto più intensa, quanto più è vivace la dinamica degli
scambi economici)
Essa condiziona l’andamento del sistema economico! -> ordinamenti moderni si preoccupano di avere norme capaci di garantire che la
circolazione giuridica si sviluppi con il massimo dinamismo e con il minimo impaccio, garantendo la sicurezza degli acquisti: senza sicurezza
non c’è dinamismo
Principio fondamentale: Tutela dell’affidamento – proteggere la sicurezza di chi acquista e quindi “si fida”. Le norme che realizzano la tutela
dell’affidamento spesso sono costrette a derogare principi tradizionali e fondamentali del diritto privato (in particolare il principio per cui
negli acquisti derivativi l’avente causa non riesce ad acquistare il diritto se il dante causa non ne era il vero titolare/il titolo d’acquisto
presenta irregolarità)
La pubblicità
Per il migliore funzionamento delle relazioni giuridiche, è utile che determinati fatti, i quali hanno conseguenze giuridiche rilevanti, siano
conosciuti da chi vi è interessato -> esigenza soddisfatta dalla legge che prevede dei mezzi di pubblicità, i quali rendono determinati fatti
facilmente conoscibili da chiunque.
La legge stabilisce che determinati atti/fatti giuridici siano resi pubblici (si legano al fenomeno della circolazione giuridica: soddisfano
l’esigenza di sicurezza delle operazioni di trasferimento dei diritti)
è Modi della pubblicità: la legge fissa con precisione le procedure e gli strumenti necessari per realizzarla, molto di rado li
lascia nel vago – i più importanti sono quelli di natura formale e documentale, ma esiste anche la pubblicità in modo fattuale
(pegno)
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è Destinatari della pubblicità: talora la pubblicità dev’essere indirizzata a un singolo destinatario, ma i mezzi più importanti
di pubblicità sono destinati alla generalità dei soggetti, perché tutti potrebbero essere interessati all’atto pubblicizzato (di
solito su registri pubblici, organizzati e tenuti da appositi uffici amministrativi oppure pubblicazione su quotidiani/GU)
3 tipi di pubblicità:
• Pubblicità notizia: la legge impone formalità pubblicitarie, ma la mancanza di queste non impedisce al fatto/atto di esistere e
produrre regolarmente i suoi effetti (es. matrimonio)
• Pubblicità dichiarativa: -> serve a far sì che l’atto sia opponibile a chiunque
Se non viene fatta l’atto esiste ed è valido, ma subisce una diminuzione dei suoi effetti – non si producono nei confronti dei 3i
(atti “non opponibili”). Ma si può fare una distinzione in base all’effettiva conoscenza dell’atto da parte dei 3i:
è L’osservanza della pubblicità è sufficiente a rendere l’atto efficace e opponibile verso chiunque (es. atti iscritti nel
registro delle imprese), ma basta dimostrare che il 3°, pur in assenza di pubblicità, fosse a conoscenza dell’atto
è L’osservanza della pubblicità è strettamente necessaria, non si può dimostrare che il 3° ne fosse effettivamente a
conoscenza (es. trascrizione nei registri immobiliari)
• Pubblicità costitutiva: dà efficacia giuridica all’atto – se manca l’atto è come se non esistesse e non producesse nessun effetto
(es. ipoteca)
L’apparenza
Se qualcuno ha una conoscenza falsa, e in conseguenza di questa commette un errore, ne subisce le conseguenze. Ma, a volte, la legge lo
perdona e lo tutela. Questo, a 2 condizioni:
I. Buona fede: pensare davvero che le cose stiano in modo diverso da come realmente stanno
II. Apparenza: esistenza di elementi tali da indurre una qualsiasi persona ragionevole a commettere quell’errore
Norme che proteggono l’affidamento, per tutelare “chi si fida” perché la situazione appare come regolare
Ma c’è un limite relativo alla pubblicità: non vale nel momento in cui la situazione reale è conoscibile in base ai mezzi di pubblicità. Se non
li ha consultati, allora è stato negligente ed è giusto che la legge non lo tuteli.
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L’azione
Un processo si apre solo se l’interessato prende l’iniziativa, esercitando l’azione. Questa si esercita proponendo al giudice una domanda e
cioè chiedendogli di emanare un determinato provvedimento, idoneo a realizzare l’interesse di chi agisce
Presupposto dell’azione: interesse ad agire di chi esercita l’azione, perché ciò può comportargli delle conseguenze giuridiche favorevoli,
colui che ha il potere di esercitare un’azione è detto legittimato ad agire
Tipi di azione:
• Azione (e processo) di cognizione: il giudice accerta e dichiara qual è la situazione giuridica esistente tra i litiganti (prov-
vedimento -> sentenza)
• Azione (e processo) di esecuzione: realizzare la concreta attuazione dei diritti – presuppone che chi la esercita abbia un
titolo esecutivo (documento dal quale risulti in modo certo e ufficiale che egli ha il diritto che pretende di attuare nei con-
fronti della controparte, es. sentenza di condanna)
• Azione (e processo) cautelare: ha una funzione strumentale rispetto alle altre 2; si esercita per rimediare a situazioni in
cui il diritto, del quale si vuole il riconoscimento e l’attuazione, è minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile ->
si ottiene dal giudice attraverso un provvedimento idoneo a garantire provvisoriamente la salvaguardia del diritto minacciato
Chi perde il processo può impugnare la sentenza di fronte a giudici di grado superiore. Se non lo fa, o se il giudice dell’impugnazione con-
ferma la prima sentenza, allora questa passa in giudicato, consolidandosi definitivamente.
Il processo si apre con l’esercizio dell’azione – quando l’interessato (attore) propone la sua domanda al giudice competente, nei confronti
di una controparte (convenuto)
Principi fondamentali:
• Principio dell’iniziativa di parte (o della domanda) -> il processo non si apre se lo stesso interessato non prende l’iniziativa
di proporre al giudice la domanda – nessun estraneo gli si può sostituire nel valutare se conviene esercitare l’azione (nel penale
vale il principio opposto -> lo Stato esercita l’azione contro l’autore di un reato)
• Divieto di ultrapetizione/extrapetizione -> il giudice non può emanare un provvedimento che vada oltre/fuori rispetto alle
domande delle parti (“ultra/extra petitum”)
• Principio del contraddittorio: entrambi le parti devono avere la concreta possibilità di far valere efficacemente le proprie
ragioni nel processo (il convenuto dev’essere messo a conoscenza e posto in condizione di difendersi adeguatamente -> la difesa
in giudizio è “diritto inviolabile”, art.24)
o Contraddittorio: scambio, fra attore e convenuto, degli argomenti con cui ciascuno cerca di fare prevalere, di fronte
al giudice le proprie ragioni
o Eccezione: è il mezzo con cui il convenuto cerca di bloccare l’iniziativa dell’attore, dimostrando qualcosa che rende la
sua azione infondata – può anche essere che contrattacchi, fondando la sua domanda sullo stesso titolo dal quale deriva
la domanda dell’attore contro di lui (domanda riconvenzionale)
Le prove e il principio dispositivo
Per essere riconosciuti nel processo, i diritti vanno provati -> prove: i mezzi che servono a dimostrare la verità di un fatto
Principio dispositivo: il giudice non può andare da sé alla ricerca delle prove necessarie a formare il suo convincimento; spetta alle parti
interessate fornire al giudice le prove idonee a convincerlo delle loro ragioni (logica conseguenza del principio di domanda – diritti “dispo-
nibili”)
è Dare la prova dei fatti vantaggiosi per sé è un onere delle parti (ripartizione tra attore e convenuto, secondo delle regole,
art.2697 “schema normale”):
1. In prima battuta l’onere della prova grava sull’autore “chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i
fatti che ne costituiscono il fondamento” art.26971
2. Poi, l’onere della prova a carico del convenuto che oppone un’eccezione “chi eccepisce l’inefficacia, ovvero ecce-
pisce che il diritto si è modificato/estinto, deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”, art.26972
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Capacità di agire: capacità di determinare con la propria volontà le proprie situazioni giuridiche -> capacità di compiere atti giuridici.
Alcuni soggetti sono incapaci di agire, ma sono sempre affiancati da qualcuno (rappresentanza)
Possibilità di sostituzione: criterio per stabilire se, quando la legge preclude a un soggetto il compimento di un atto, si tratta di incapacità
giuridica o di agire.
è Incapacità di agire: l’atto può essere compiuto, al posto dell’incapace, da un altro soggetto (es. vendita beni)
è Incapacità giuridica: l’incapace non può essere sostituito da nessun altro soggetto nel compimento dell’atto (es. matrimonio)
La persona umana come soggetto di diritto
Ogni individuo umano è soggetto del diritto -> “la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita” (art.11)
è Scelta politica del legislatore; in altre epoche c’erano persona prive della qualità di soggetti di diritto e tutt’ora, anche ordina-
menti appartenenti alla moderna civiltà, possono variare il modo e la misura in cui l’uomo è soggetto del diritto – la capacità
giuridica è suscettibile a gradazioni. La coincidenza fra persona fisica e soggetto di diritto è relativa e storica, non assoluta
e naturale.
Anche al concepito non ancora nato possono spettare “diritti” (art.12), ma non comprende il diritto ad avere la vita, posto che può prevalere
il diritto della madre a interrompere la gravidanza (L.194/1978 aborto)
Nome e sede della persona
Ogni persona è identificata da un nome, sulla base di criteri fissati dalla legge, il quale è composto da 2 elementi: prenome e cognome (art.
62). Il nome risponde non solo a un interesse individuale, ma anche a un interesse sociale, per questo non è consentito alla persona di
cambiarsi nome a piacimento -> la modifica del nome può avvenire solo nei casi (limitati) e con le procedure previste dalla legge
Per le esigenze della vita di relazione, è importante, collegare la persona con un determinato luogo. Tale luogo costituisce il punto di riferi-
mento necessario per lo svolgimento di molti rapporti giuridici. Vi corrispondono 3 diversi concetti giuridici:
• Residenza “luogo in cui la persona ha la dimora abituale” (art.432)
Ogni comune ha un ufficio di anagrafe della popolazione residente, al quale ciascuna persona deve comunicare il luogo della
propria residenza, se questa viene cambiata va notificato, a pensa di non opponibilità del mutamento di residenza nei con-
fronti dei 3i in buona fede (art.44). I coniugi, se non sono separati, hanno di regola la stessa residenza, che è la “residenza
della famiglia” (art.144)
• Domicilio “luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi” (art.431)
Normalmente coincide con la residenza, quando viene trasferita la residenza si trasferisce anche il domicilio, salvo disposi-
zione contraria dell’interessato. Può accadere che due coniugi abbiamo stessa residenza, ma domicili diversi.
1. Generale – corrispondente alla residenza
2. Speciale – per quanto riguarda determinati atti/affari (elezione di domicilio)
3. Legale – fissato dalla legge (es. domicilio del minore coincide con la residenza della famiglia)
• Dimora – non è definita dalla legge. È il luogo in cui la persona si trova in un dato periodo, anche per una permanenza non
lunga, ma non brevissima.
La cittadinanza e il sesso
La cittadinanza è la qualità della persona, che la collega con un ordinamento giuridico statale, assoggettandola alle norme che formano il
diritto di quello Stato. Le modalità di acquisto e di perdita della cittadinanza italiana sono regolate dalle l.91/1992. Chi non è cittadino
italiano è straniero/apolide. La condizione giuridica dello straniero è definita dall’art.10 C e dall’art.16 prel.
§ Ha capacità di diritto privato, ma solo a condizione di reciprocità – fatte salve le leggi speciali
§ Non ha capacità di diritto pubblico
§ Ha i diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo
Il sesso identifica il soggetto nella vita di relazione e può operare come criterio per l’applicazione/non applicazione di determinati tratta-
menti giuridici, purché non irragionevolmente discriminatori
Mutamento del sesso quando il sesso psicologico non corrisponde a quello anatomico-fisiologico (transessualismo) -> l’164/1982
Atti e registri dello stato civile
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L’esistenza di un individuo e gli elementi che lo identificano sono importanti non solo per l’individuo stesso, ma anche per la società in cui
egli vive e intreccia le sue relazioni. In passato, tale esigenza era soddisfatta dalla Chiesa, con i registri parrocchiali. A partire dal 700 (lai-
cizzazione illuminista), questa funzione viene assunta dallo Stato, attraverso gli atti e i registri dello stato civile (art.449-455)
Stato civile: lo stato della persona in quanto “civis”, cioè membro di una collettività organizzata. Gli atti dello stato civile sono appunto i
documenti che definiscono le qualità della persona, più rilevanti per la vita sociale (sono formati da appositi funzionari pubblici, gli ufficiali
dello stato civile)
Gli atti dello stato civile risultano da appositi registi (registri di stato civile) che sono tenuti presso ciascun Comune e chiunque può libera-
mente consultare. Sono di 4 tipi:
¨ Atti e registri di nascita ¨ Atti e registri di morte
¨ Atti e registri di matrimonio ¨ Atti e registri di cittadinanza
Ciò che risulta da essi non può essere smentito, se non in casi estremi e con grande difficoltà: provando in un giudizio, aperto con querela
di falso, che il pubblico ufficiale che li ha formati ha dichiarato il falso.
La definizione legale delle incapacità di agire, e lo scopo della disciplina
La capacità di agire presuppone che il soggetto sia in condizione di valutare adeguatamente i propri interessi, e di prendere le decisioni
giuste per realizzarli. Quindi, è incapace di agire chi, per le sue condizioni psico-fisiche, non è in tale condizione.
è Proteggere il soggetto con ridotte attitudini psicofisiche, per evitare che si danneggi con le sue stesse mani compiendo atti di
cui non è in grado di capire la portata -> “incapacità di protezione”, la quale consiste in:
• Invalidità degli atti compiuti dall’incapace
• L’incapace è affiancato da un soggetto capace, che compia per lui gli atti che non è capace di compiere
Per ragioni di certezza, la legge definisce i casi di incapacità di agire (incapacità legali):
Ø Minorenni, sono incapaci di agire coloro che non hanno compiuto il 18esimo anno (art.2, modificato nel 1975, prima la maggiore
età era fissata a 21 anni). I minorenni, con 16+ anni, che eccezionalmente sono stati autorizzati a sposarsi, acquistano una capacità
parziale (minore emancipato)
Ø Interdetti giudiziali, i soggetti “in condizioni di abituale infermità mentale che li rende incapaci di provvedere ai propri
interessi” vengono sottoposti a un apposito procedimento giudiziale (art.414). La sentenza del giudice lo dichiara “interdetto”,
il conseguente stato di incapacità scatta dal momento in cui la sentenza viene pubblicata e annotata a margine dell’atto di nascita.
Ø Inabilitati, casi di malattia meno seria rispetto a quelli degli interdetti. Possono venire inabilitati: gli infermi di mente non gravi,
i prodighi/alcolizzati/drogati che espongono sé e la famiglia a gravi pregiudizi economici, i sordomuti/ciechi dalla nascita/prima
infanzia che non hanno ricevuto un’educazione sufficiente.
è L.4/2004 introduce il meccanismo dell’amministrazione di sostegno
Il presupposto per assoggettare una persona ad amministrazione di sostegno, è che essa si trovi “nella impossibilità, anche parziale o tem-
poranea, di provvedere ai propri interessi” a causa di “una infermità, ovvero di una menomazione fisica o psichica” (art. 404). Essa va chiesta
al giudice tutelare, il quale emette il decreto di nomina dell’amministratore di sostegno, il quale viene scelto di regola tra i familiari della
persona, ma si può tenere conto anche della volontà dell’interessato. Il decreto deve indicare anche la durata (che può essere a tempo
indeterminato) e gli atti per i quali l’interessato deve essere sostituito/assistito dall’amministratore -> delimitazione dell’area di incapacità
del soggetto (egli conserva la capacità di agire per tutti gli atti che non richiedono la rappresentanza/assistenza dell’amministratore). In
ogni caso, conserva la capacità di compiere gli atti necessari a soddisfare le esigenze della propria vita quotidiana.
L’amministratore di sostegno deve tenere conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario e, prima di decidere qualunque atto, ne parli
con l’interessato.
A volte, l’incapacità di agire è disposta a titolo di punizione, per colpire i soggetti, privandoli della possibilità di partecipare al traffico giuri-
dico (interdizione legale, art.32 c.p.) – non nasce da un accertamento svolto dal giudice sulle concrete condizioni mentali del soggetto,
ma discende automaticamente da una previsione di legge. Riguarda solo gli atti patrimoniali (non quelli personali e familiari)
Le incapacità: assolute e relative
Gli incapaci di agire hanno capacità giuridica. Le varie figure di incapacità hanno condizioni soggettive di gravità diversa, quindi anche il
loro trattamento giuridico è diverso:
• Incapacità assoluta riguarda i casi più gravi: minori e interdetti. Non possono compiere da sé nessun atto
o Minore -> genitori (responsabilità genitoriale) /tutore nominato dal giudice
o Interdetto-> tutore nominato dal giudice
è Agiscono in rappresentanza, ma con un’eccezione: la richiesta di interruzione della gravidanza da parte della donna, la quale
viene fatta personalmente anche se minore o interdetta
La legge dispone controlli dell’autorità giudiziaria, per garantire che l’amministrazione dei beni degli incapaci risponda effetti-
vamente al loro interesse, per gli atti più importanti è richiesta l’autorizzazione del giudice
• Incapacità relativa riguarda i casi meno gravi: minori emancipati e inabilitati.
o Inabilitato-> curatore nominato dal giudice
o Minore emancipato-> coniuge (se maggiorenne)
Il ruolo del curatore si differenzia da quello dei rappresentanti degli incapaci assoluti: non interviene sempre, e quando inter-
viene, lo fa con una funzione diversa. Occorre distinguere fra le diverse categorie di atti:
§ Atti familiari e personali: possono essere fatti dall’inabilitato, se ha una sufficiente capacità di intendere e di volere
§ Atti di ordinaria amministrazione: atti di disposizione del reddito e quelli rivolti alla conservazione dei beni compresi
nel patrimonio. Non comportano un elevato rischio economico, possono compierli da soli
§ Atti di straordinaria amministrazione: atti di disposizione del capitale, compiuti con l’assistenza del curatore – si
limita ad integrare la volontà dell’incapace
§ Atti di esercizio di un’impresa commerciale: trattamento differenziato
• Minore emancipato-> può essere autorizzato dal tribunale a esercitare un’impresa commerciale, anche senza
l’assistenza del curatore
• Inabilitato-> può essere autorizzato solo a continuare l’esercizio di un’impresa già esistente, non a avviarne
una nuova
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Il minore emancipato merita più fiducia in quanto si sta avviando verso la capacità piena
L’inosservanza delle regole sugli atti degli incapaci e la cessazione dell’incapacità di agire
Qual è il trattamento degli atti compiuti in violazione delle regole sull’incapacità di agire? Gli atti sono invalidi, più precisamente annul-
labili: i loro effetti possono essere cancellati. Ma gli atti compiuti da minori per soddisfare le loro normali esigenze di vita, in modo
proporzionato alle loro condizioni economiche, si considerano validi.
L’incapacità di agire cessa quando risultano venute meno le esigenze di protezione:
• Minori -> maggiore età
• Interdetti giudiziali e inabilitati -> guarigione – accertata con apposito procedimento e dichiarata da una sentenza di revoca
• Interdetto legale -> cessazione della pena
Incapacità legale e incapacità naturale
Incapacità legale: risulta in modo ufficiale, ed è accertabile in modo semplice e sicuro da chiunque sia interessato alle condizioni del
soggetto (gli atti compiuti da un incapace legale sono sempre invalidi) -> esigenza di certezza (semplificare e rendere più sicuri i giudizi).
La capacità reale non ha rilevanza!
è Il contratto non è annullabile se il minore ha con raggiri occultato la sua minore età (art.1426)
Incapacità naturale: condizione d’incapacità di intendere e di volere in cui di fatto venga a trovarsi il soggetto che non sia un incapace
legale (ubriachezza, sotto uso di stupefacenti, depressione, …)
Mentre l’incapacità legale è sempre facilmente accertabile, perché risulta da documenti ufficiali, l’incapace naturale non è mai ufficialmente
documentata, e quindi è più difficile da accertare.
Ci sono varie regole che disciplinano l’annullabilità degli incapaci naturali (art.428):
Ø Atti personali -> sono sempre annullabili perché sono così importanti e delicati, coinvolgendo profondamente la sfera personale
dell’autore, che l’esigenza di garantire la piena consapevolezza di chi li compie prevale sull’esigenza di tutelare gli interessi di
qualsiasi controinteressato
Ø Atti unilaterali -> annullabili se hanno recato un grave pregiudizio all’incapace
Ø Contratti -> annullabili solo se si prova, oltre il grave pregiudizio, anche la mala fede dell’altro contraente – approfittare della
menomazione altrui – rimane valido se è fatto in buona fede (tutelare l’affidamento della controparte)
La fine della persona fisica, scomparsa, assenza e morte presunta
Morte: fine della persona fisica, ne derivano importanti conseguenze giuridiche (scioglimento matrimonio, apertura della successione,
estinzione diritto di usufrutto, …). È essenziale definire con certezza qual è il momento della morte.
l.578/1993 “la morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”
In relazione a varie conseguenze giuridiche, e soprattutto ai fini della successione, può essere importante stabilire quale fra le due persone
è morta prima: se non si riesce a fornire la prova dell’effettivo ordine cronologico delle morti, le persone si considerano “tutte morte nello
stesso momento” (art.4) “presunzione di commorienza”
1. Scomparsa: situazione della persona allontanatasi dal suo ultimo domicilio o residenza, senza che se ne abbiano più notizie.
Problema: conservazione del suo patrimonio (curatore dello scomparso)
2. Assenza: dopo 2 anni dall’ultima notizia – coloro che ricaverebbero vantaggi giuridici dalla morte del soggetto sono ammessi al
godimento temporaneo di tali vantaggi – il testamento viene aperto (gli eredi possono chiedere di immettersi nel possesso tem-
poraneo dei suoi beni, art.50). Se ritorna, o c’è prova che è vivo, “i possessori temporanei dei beni devono restituirli” (art.56)
3. Morte presunta: dichiarata dal tribunale quando sono trascorsi 10 anni dall’ultima notizia di lui (art.58) o 2/3 anni se lo scom-
parso sia rimasto coinvolto in operazioni belliche o incidenti (art.60). I successori sono immessi nei suoi beni, ma se il soggetto
torna/è vivo, tali effetti cadono: egli recupera i beni “nello stato in cui si trovano” (art.66)
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9 LE ORGANIZZAZIONI
Le organizzazioni come soggetti del diritto
La capacità giuridica delle organizzazioni non può coprire tutte le situazioni e i rapporti a cui si estende la capacità delle persone fisiche –
rimangono esclusi i rapporti e le situazioni che presuppongono la qualità di individuo umano (es. matrimonio). Si pensava che non vi fosse
responsabilità penale per le organizzazioni, ma col d.lgs.231/2001 si prevede che esse rispondano per i reati commessi dal loro rappresen-
tanti/dipendenti (no pene detentive, solo pecuniarie o interdittive)
Persone fisiche Nome Cittadinanza Domicilio Nascita
Organizzazioni Denominazione Nazionalità Sede Atto costitutivo
Le organizzazioni possono operare solo attraverso persone fisiche; le valutazioni, le decisioni e gli atti che queste persone fisiche compiono
per l’organizzazione sono considerati come valutazioni, decisioni e atti dell’organizzazione stessa (meccanismo della rappresentanza)
Le persone fisiche che operano per l’organizzazione ne formano gli organi, che possono essere:
• Individuali
• Collegiali -> principio di maggioranza – la volontà della maggioranza dei componenti dell’organo è considerata la volontà
dell’organizzazione stessa, la decisione presa si chiama deliberazione. Ma ci sono diversi metodi per far valere i voti:
o “si contano” – la maggioranza si conta sulle persone fisiche che partecipano
o “si pesano” – un voto può valere più dell’altro
¨ calcolata sugli aventi diritto al voto
¨ calcolata sui votanti
§ maggioranza relativa/assoluta/qualificata
A seconda della loro struttura, delle finalità perseguite, dal modo in cui sono regolate dalle norme, è possibile distinguere diverse categorie
di organizzazioni:
Ø Pubbliche (enti pubblici) – Stato, enti pubblici territoriali, enti pubblici istituzionali (funzioni limitate a un determinato settore
di attività) – se ne occupa il diritto amministrativo -> persone giuridiche pubbliche. Hanno tutte una capacità di diritto privato e
alcune anche quella di diritto pubblico (enti dotati di poteri d’imperio)
Ø Private
v Di tipo associativo (corporazioni) – società e associazioni – sono strumenti al servizio di chi le crea, e queste mantengono una
forte possibilità di incidere sulla loro vita
v Di tipo non associativo (istituzioni) – fondazioni – distacco più marcato dal fondatore, si sottraggono alla sua influenza, vivono
di vita propria
o Di profitto – perseguono lo scopo di lucro (società)
o Non di profitto – perseguono scopi ideali, politici, religiosi, culturali, professionali, … (associazioni e fondazioni)
Persone giuridiche e non: il criterio dell’autonomia patrimoniale (perfetta o imperfetta)
Personalità giuridica No personalità giuridica
Associazioni riconosciute Associazioni non riconosciute
Fondazioni Società di persone
Società di capitali
Ogni organizzazione ha le sue situazioni giuridiche, le quali formano l’oggetto del suo patrimonio, il quale è distinto da quello delle persone
fisiche sottostanti -> l’autonomia patrimoniale è una caratteristica di tutte le organizzazioni, ma a seconda del tipo di organizzazioni, può
essere perfetta o imperfetta.
è Autonomia patrimoniale perfetta – persone giuridiche – le vicende dell’organizzazione incidono esclusivamente sul patri-
monio di questa; non toccano in nessun modo le posizioni e il patrimonio delle persone fisiche sottostanti
è Autonomia patrimoniale imperfetta – organizzazioni senza personalità giuridica – le vicende dell’organizzazione toccano,
oltre al patrimonio dell’organizzazione, anche il patrimonio delle persone fisiche sottostanti
L’imperfezione può essere più o meno marcata (gradazione dell’autonomia patrimoniale) -> es. snc ha un’autonomia pa-
trimoniale meno imperfetta di quella della ss
Art.2740 “se uno ha debiti, ne risponde illimitatamente, con tutto il suo patrimonio” -> chi crea e utilizza un’organizzazione con persona-
lità giuridica viene a godere di un vantaggio (limitare la responsabilità, per l’attività che il soggetto esercita, a una parte soltanto del suo
patrimonio). Quindi, l’essenza della personalità giuridica consiste in un privilegio (cioè l’esonero dall’osservanza di una regola generale,
stabilita dal diritto comune)
Soggettività giuridica: qualità di soggetti del diritto, ce l’hanno tutte le organizzazioni
Personalità giuridica: autonomia patrimoniale perfetta, soltanto alcune organizzazioni
La personalità giuridica è stata costituita dalle norme per realizzare finalità pratiche -> incoraggiare l’esercizio di iniziative e attività ri-
schiose per il singolo che le svolge, ma socialmente utili. Infatti, è interesse della società che le iniziative economiche, e soprattutto quelle
orientate all’innovazione, si sviluppino il più possibile, perché senza di loro non ci sarebbe progresso -> offrire agli uomini un incentivo che,
riducendo il rischio, li incoraggia ad agire
Il primo esempio di persona giuridica sono state le “compagnie” coloniali create dal XVII secolo, soprattutto in Inghilterra e Olanda.
L’acquisto della personalità giuridica
I modi di acquisto sono diversi in relazione ai vari tipi di organizzazioni:
• Persona giuridica pubblica -> legge che ne preveda la creazione, ne disciplini la struttura e il funzionamento
• Persona giuridica privata -> distinzioni a seconda dello scopo
o Organizzazioni di profitto: formalità pubblicitaria (iscrizione al registro delle imprese)
o Organizzazioni non di profitto: procedimento più complicato (d.P.R. 361/2000), la competenza è distribuita tra Regioni e
Stato (Prefetture), a seconda dell’espansione territoriale delle organizzazioni. Queste devono iscriversi al registro delle
persone giuridiche, avendo preventivamente richiesto e ottenuto il riconoscimento dell’autorità competente, il quale
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viene accordato su 3 presupposti: soddisfacimento condizioni normative previste per la costituzione dell’organizzazione,
scopo possibile e lecito, patrimonio adeguato allo scopo.
La vecchia discriminazione verso le organizzazioni non di profitto
Lo Stato liberale eredita l’ostilità per i corpi sociali intermedi (numerosi durante l’ancien regime), sospettati di inquinare il rapporto politico
che, secondo quella concezione, dovrebbe correre in modo diretto ed esclusivo fra individuo e Stato. In Francia: legge Le Chapelier (1791)
vieta le associazioni. L’unico tipo di organizzazione consentita è quella con scopo di lucro; la ricerca del profitto è l’unico scopo sicuramente
compatibile con gli interessi della società e dello Stato.
è Diversità di trattamento giuridico (simpatia e favore per società, sospetto e avversione per le organizzazioni non di profitto)
• Diversi e separati i luoghi della disciplina: associazioni e fondazioni sono nel primo libero (art.14-42), società nel quinto
libro (art.2247 e segg.)
• Acquisto della personalità giuridica – per le organizzazioni di profitto c’è un controllo di pura legittimità, per quelle non
di profitto c’è un controllo di merito (se ne valuta l’opportunità)
• Art.17 -> controllo su certi atti delle organizzazioni non di profitto (per acquistare immobili, ricevere donazioni, … ave-
vano bisogno di un’autorizzazione amministrativa)
Oggi questa ideologia “anticomunitaria” è stata superata, la Costituzione tutela e valorizza le comunità intermedie: libertà di associazione
(art.18), associazioni scientifiche, culturali (art.33), sindacali e politiche (art.39,40) + abrogazione dell’art.17 (1997)
è Riordino e ammodernamento della disciplina delle associazioni e fondazioni, attraverso la riforma del titolo II del primo libro
del CC. (legge delega 106/2016 -> decreti legge 2017)
Le associazioni
Associazioni: organizzazioni formate da una pluralità di persone che perseguono uno scopo comune, diverso dal profitto.
Nascono per effetto di un accordo fra le persone che decidono di associarsi (atto costitutivo) e stabiliscono le regole di funzionamento
dell’associazione (statuto, art.16). Se l’associazione mira a ottenere la personalità giuridica occorre che l’atto costitutivo sia fatto sotto forma
di atto pubblico.
Le associazioni ottengono personalità giuridica attraverso il riconoscimento dell’autorità amministrativa che lo accorda dopo avere control-
lato la lecita del fine perseguito e la congruità dei mezzi (vedi sopra) -> pubblico registro delle persone giuridiche
Gli organi sono:
• Assemblea degli associati -> deliberare sugli atti principali della vita dell’associazione
• Amministratori -> compiono gli atti necessari al funzionamento e rispondono per i danni causati in caso di gestione negligente
o scorretta
I mezzi economici dell’associazione, formati dai contributi degli associati e da altri proventi, ne costituiscono il patrimonio. Esso appartiene
all’associazione, non ai singoli associati. Quando un associato ne esce, non ha nessun diritto di prelevare una quota del patrimonio associa-
tivo, a differenza di quanto previsto per i soci di una società – si entra in un’associazione per scopi diversi da quelli economici
A un certo punto l’associazione può estinguersi, a causa di:
¨ Deliberazione dell’assemblea degli associati
¨ Verificarsi di una delle cause di estinzione dello statuto
¨ Lo scopo è stato raggiunto/è diventato impossibile
¨ Vengono a mancare tutti gli associati
è L’associazione è posta in liquidazione. Da quel momento gli amministratori non possono compiere operazioni che fanno
nascere debiti per l’associazione, la loro attività deve limitarsi a liquidare il patrimonio, pagare i debiti. Se avanzano beni
residui, questi sono devoluti secondo le previsioni dello statuto/atto costitutivo, in mancanza, i beni sono attribuiti a enti
con fini analoghi.
Persegue interessi che sono proprie dei singoli associati che l’hanno cerata -> gli associati ne hanno il dominio
Al giudice è affidato un controllo di legittimità sugli atti dell’associazione, in base a cui egli può annullare le deliberazioni contrarie alla
legge, allo statuto o all’atto costitutivo. Non gli è affidato alcun controllo di merito!
Art.18 Cost.: le associazioni illecite sono:
1. Associazioni criminali – perseguono finalità vietate dalla legge penale
2. Associazioni politico-militari – perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare
3. Associazioni segrete – contro il principio di trasparenza
Le associazioni non riconosciute
A differenza di quelli delle associazioni riconosciute, l’atto costitutivo e lo statuto non richiedono nessuna forma particolare. Per tutti gli
aspetti non coperti da tali accordi, si possono applicare le stesse norme che regolano il funzionamento delle associazioni riconosciute:
Ø Assenza di diritti degli associati sul fondo comune (patrimonio) dell’associazione
Le differenze di disciplina, sono quelle che si collegano alla mancanza del riconoscimento amministrativo:
1. Libertà dai controlli pubblici – ragione per cui sindacati e partiti preferiscono rimanere associazioni non riconosciute
2. Autonomia patrimoniale imperfetta – rispondono coloro che hanno agito per nome e per conto dell’associazione, non i consociati
(non sopportano il rischio d’impresa visto che il fine non è economico)
3. Non sono soggette a pubblicità (iscrizione nel registro delle persone giuridiche)
Le fondazioni
Fondazioni: organizzazioni create da uno o più soggetti che destinano un patrimonio, e le sue rendite, a un determinato scopo che gene-
ralmente riguarda interessi socialmente rilevanti.
In Italia non è un fenomeno così diffuso come all’estero, l’istituto ha trovato campo di applicazione con le fondazioni bancarie (l.218/1990)
La costituzione può essere fatta con:
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• Atto tra vivi – da una o più persone nella forma dell’atto pubblico (nasce con effetto immediato)
• Atto a causa di morte – testamento, comincia a esistere dalla morte del testatore
Ottiene il riconoscimento giuridico con le stesse modalità previste per le associazioni (iscrizione nel registro delle persone giuridiche)
Persegue scopi e interessi che sono esterni, non si identificano con gli scopi delle persone che l’hanno costituita, ma vanno al di là e toccano
interessi più generali, quindi non è un0 strumento al servizio del fondatore
è Chi crea una fondazione ha meno poteri di azione e decisione -> la revoca dell’atto di fondazione non è possibile – una volta creata e
resa operativa, la fondazione si rende autonoma dal fondatore, uscendo dalla sua sfera di dominio
è I possibili interventi dell’autorità amministrativa sono più penetranti di quelli previsti per le associazioni
è Cause di estinzione: scopo raggiunto/impossibile, quelle previste dall’atto costitutivo, …
è L’autorità amministrativa può trasformare la fondazione in modo da permetterne la sopravvivenza, sia pure con uno scopo diverso/ri-
dotto, ma deve “allontanarsi il meno possibile dalla volontà del fondatore”
I comitati
Organizzazioni create per raccogliere presso il pubblico fondi da destinare a finalità di interesse generale, ma sono senza personalità giuri-
dica. C’è un vincolo di destinazione dei fondi raccolti, i membri del comitato rispondono personalmente delle obbligazioni assunte in nome
e per conto del comitato, non lo fanno invece i sottoscrittori.
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Ø Accessione (art.934-944) – una cosa accessoria si incorpora o si unisce a una cosa principale. Esistono 2 tipi di accessione:
o Accessione per fatto dell’uomo – vengono eseguite piantagioni, costruzioni o altre opere con materiali che apparten-
gono a soggetto diverso dal proprietario del fondo
§ Opere eseguite dal proprietario del fondo con materiali altrui, egli acquista proprietà delle opere, pagando
il valore dei materiali al proprietario, salvo che costui ne chieda la separazione
§ Opere eseguite dal proprietario dei materiali su fondo altrui, il proprietario del fondo può chiedere che
siano tolte o decidere di farle proprie, pagando al proprietario dei materiali la somma minore tra il valore
di questi e l’aumento di valore arrecato al fondo
o Accessione per fatto naturale
§ Alluvione – proprietario del fondo situato lungo un corso d’acqua acquista gli incrementi di terreno ad
esso apportati nel tempo, lentamente e impercettibilmente, per l’azione delle acque
§ Avulsione – proprietario acquista una porzione notevole e riconoscibile di un altro fondo, che la forza del
fiume abbia staccato e trascinato fino al suo fondo; deve al proprietario del fondo impoverito un’indennità
Accessione invertita: chi fa una costruzione sul suolo altrui ne tiene la proprietà, e anzi acquista anche la proprietà del
terreno su cui la costruzione è fatta (es. quando faccio costruzione in buona fede invadendo il terreno del vicino)
Ø Unione e commistione (art.939) – più cose mobili appartenenti a diversi proprietari sono state unite o mescolate così da
formare una cosa unica, e non sono separabili. Occorre distinguere:
o Se le cose si equivalgono per funzione e valore economico -> comproprietà
o Se una delle cose è prevalente -> il proprietario di essa acquista da solo la proprietà del tutto, contro pagamento di un
corrispettivo all’altro proprietario
Ø Specificazione (art.940) – attività di chi crea qualcosa con il proprio lavoro, usando materiali altrui
o Valore materia>manodopera -> la proprietà spetta al proprietario della materia (e viceversa)
Ø Usucapione
Ø “Possesso vale titolo”
I rimedi a tutela della proprietà
Nonostante le trasformazioni incontrate nell’evoluzione storica, il diritto di proprietà conserva grande valore e importanza nel sistema
giuridico, per questo le norme lo proteggono con strumenti legali molto energici, contro le lesioni o le minacce che possono toccarlo. Fra
questi rimedi, particolare importanza hanno le azioni tipiche a difesa della proprietà: rimedi giudiziari attraverso i quali il proprietario
ingiustamente privato della possibilità di utilizzare la sia cosa, o comunque disturbato nel godimento di essa, può recuperare il pieno e
tranquillo godimento della cosa stessa – “azioni petitorie” (dal latino “petere” = richiedere):
1) Azione di rivendicazione – il proprietario di una cosa si rivolge contro chiunque possiede/detiene la cosa senza titolo, per otte-
nerne la riconsegna (art.948) (titolo= fattispecie che giustifica il possesso o la detenzione della cosa altrui)
Ma bisogna dare la prova di essere proprietario della cosa – l’onere di provare il proprio diritto spetta al rivendicante, se il soggetto
contro cui è rivolta eccepisce e prova, di possedere/detenere in base a un titolo, l’azione è respinta. È definita una prova “diabolica”:
bisogna dimostrare che ogni passaggio di proprietà è regolare! (l’irregolarità di un passaggio “a monte” in linea di principio pregiu-
dica la regolarità di tutti i successivi passaggi “a valle”)
è Spostare la prova dal terreno degli acquisti a titolo derivativo a quello degli acquisti a titolo originario (non soffre dell’irrego-
larità)
2) Azione negatoria – il proprietario reagisce contro le molestie che disturbano o limitano ingiustamente la sua proprietà
a. Molestie di diritto – pretese legali con cui qualcuno afferma, infondatamente, di avere diritti sulla cosa del proprietario
-> chiedere al giudice di accertare e dichiarare l’inesistenza del diritto
b. Molestie di fatto – chi accampa il diritto sulla cosa altrui fa seguire anche concreti comportamenti a danno del proprie-
tario -> giudice ordina la cessazione di tali comportamenti
3) Azione di regolamento dei confini (art.950) – presuppone che il confine tra 2 fondi sia incerto, si può chiedere che sia stabilito
dal giudice (mappe catastali?)
4) Azione per l’apposizione di termini (art.951) – presuppone che il confine sia certo: semplicemente, i segni che lo marcano non
esistono o sono diventati irriconoscibili. Chiedere che questi vengano apposti, a spese comuni
Oltre alle azioni petitorie, il diritto di proprietà è difesa anche da altri rimedi: se la cosa viene distrutta/danneggiata per fatti di cui qualcun
altro è responsabile (-> risarcimento del danno). È protetta anche dalle norme penali, che puniscono reati come: violazione di domicilio,
furto, rapina, danneggiamento, appropriazione indebita, ricettazione, …
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13 COMPROPRIETÀ
Comproprietà: situazione in cui più soggetti hanno insieme il diritto di proprietà su una medesima cosa à comunione di diritti – un
diritto ha più contitolari. Può riguardare anche diritti diversi dalla proprietà (es. usufrutto, diritto d’autore, diritto di credito), ma quella più
importante è la comproprietà.
- Comunione volontaria – nasce dalla volontà degli interessati, diretta a crearla
- Comunione incidentale – nasce indipendentemente dalla volontà degli interessati (es. comunione ereditaria)
• Comunione forzosa – i comproprietari non sono liberi di scioglierla (es. comunione forzosa del muro, parti comuni
condominio, ~comunione legale tra coniugi)
1 solo proprietario: proprietà esclusiva
Comproprietari: l’oggetto della proprietà è la cosa nella sua integrità, tra i comproprietari non viene suddiviso qualcosa di materiale, ma
qualcosa di giuridico à complesso delle facoltà riconosciute al proprietario del bene – limitazione dei poteri di ciascuno per consentire a
tutti di avere potere sulla cosa, la misura dei poteri di ciascun comproprietario è identificata dalla quota à entità ideale che esprime la
misura dei poteri che il comproprietario ha sul bene, corrisponde a una frazione aritmetica della titolarità del bene. Nel dubbio, le quote di
presumono uguali (art.1101)
La quota determina la misura in cui egli partecipa sia ai vantaggi sia ai pesi della comunione:
- Vantaggi
• Facoltà di godimento: ciascun comproprietario può servirsi della cosa comune, a condizione che non ne alteri la destina-
zione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso (art.1102)
• Facoltà di disposizione: il comproprietario non può trasferire né il bene nella sua interezza, né una porzione fisica di esso
à può trasferire solo l’oggetto del suo diritto (quota)
- Pesi (spese per la conservazione e il miglioramento)
Atti di amministrazione regolati dal principio maggioritario (su valore quote) à l’atto con cui si esprime la volontà della maggioranza dei
comproprietari si chiama deliberazione
Ø Maggioranza semplice – atti di ordinaria amministrazione
Ø Maggioranza qualificata – atti di straordinaria amministrazione
Ø Unanimità – atti di alienazione del bene (anche costituzione di diritti reali su di esso), locazioni di durata >9 anni
Ciascuno dei comproprietari della minoranza può impugnare entro 30 giorni la deliberazione di fronte a un giudice se la considera affetta
da “vizi” e quindi illegittima.
§ Vizi di forma – es. comproprietario non informato dell’oggetto della deliberazione
§ Vizi di sostanza – es. atto gravemente pregiudizievole, innovazione comporta spesa troppo pesante, etc.
In pendenza del giudizio, il giudice può ordinare la sospensione della deliberazione impugnata.
Se deliberazione legittima, i dissenzienti devono contribuire alle spese che ne conseguono à l’unico modo per liberarsi di questo obbligo è
rinunciare al proprio diritto (quote altri comproprietari)
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Ci sono casi in cui i diritti reali non sembrano caratterizzati da immediatezza: il titolare ne ricava utilità senza nessun rapporto immediato
e diretto con la cosa (es. ipoteca, servitù negative). Viceversa, ci sono diritti di credito in cui la soddisfazione del creditore passa anche
attraverso un rapporto diretto con la cosa (es. diritto del conduttore)
Obbligazioni reali: situazioni soggettive, sono debiti e crediti che nascono in capo a soggetti titolari di un diritto di proprietà (o di un
altro diritto reale) su un bene (es. spese di manutenzione) à “obbligazioni ambulatorie” si spostano di soggetto in soggetto, seguendo gli
spostamenti della proprietà.
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16 LA TRASCRIZIONE
à rendere pubblici determinati atti relativi a diritti sulle cose
È la più importante ipotesi di pubblicità (pubblicità dichiarativa) e serve a rendere certa e inattaccabile la posizione di chi acquista.
Concerne essenzialmente la circolazione dei diritti sui beni immobili à trascrizione immobiliare – si realizza mediante pubblici registri
(registri immobiliari), tenuti presso appositi uffici pubblici (conservatorie immobiliari). Viene effettuata dal pubblico impiegato addetto
alla conservatoria (conservatore dei registri immobiliari), al quale il richiedente deve presentare copia dell’atto da trascrivere e la nota di
trascrizione che contiene gli estremi essenziali dell’atto stesso.
La legge elenca una serie di atti che “Si devono rendere pubblici col mezzo della trascrizione” (art.2643 e segg.)
• Contratti – costituiscono. Trasferiscono, modificano o estinguono altri diritti reali su immobili
• Atti unilaterali
• Provvedimenti giudiziari
• Contratti di locazione di durata ultranovennale, contratti costitutivi di organizzazioni con cui si conferisce all’organizzazione il
godimento di un immobile con durata ultranovennale/indeterminata
• Acquisti a causa di morte – diritti reali immobiliari
• Domande giudiziali – processi relativi a qualcuno degli atti soggetti a trascrizione
Funzione specifica: risolvere il conflitto fra più persone che abbiano acquistato diritti fra loro incompatibili sullo stesso immobile
è Fra i diversi acquirenti in conflitto, prevale chi ha per primo trascritto il proprio acquisto (non chi ha acquistato per primo)
L’acquisto anteriore non è opponibile all’acquirente successivo se questo ha registrato per primo l’acquisto, tuttavia il primo acquirente può
chiedere il risarcimento dei danni al suo dante causa e autore della doppia alienazione, in base al contratto di compravendita. Questo è
inefficace contro chi ha trascritto, ma è perfettamente efficace nei rapporti interni fra le parti. Se chi ha trascritto ha agito con mala fede
allora anch’egli è tenuto a risarcire il danno.
La stessa regola vale anche se si ha conflitto tra chi ha acquistato la proprietà libera e chi ha acquistato un diritto reale minore sullo stesso
immobile à chi trascrive prima rende opponibile il proprio diritto agli altri (senza trascrizione, il contratto non produce effetti solo verso il
terzo che abbia trascritto prima un acquisto incompatibile)
La trascrizione delle domande giudiziali à rende la sentenza, che eventualmente accoglie la domanda, opponibile a chiunque abbia
acquistato diritti sul bene coinvolto nel processo, in base a un atto trascritto posteriormente alla trascrizione della domanda. Grazie alla
trascrizione, gli effetti della sentenza che accoglie la domanda si producono non dal momento della sentenza stessa, ma dal momento ante-
riore della trascrizione della domanda (la trascrizione della domanda attribuisce alla sentenza effetto retroattivo)
Contratto con vizio à difetti sempre opponibili a qualunque terzo e operano retroattivamente ma se il successivo acquirente lo tra-
scrive (“pubblicità sanante”), la dichiarazione di nullità della vendita tra A e B non pregiudica l’acquisto di C
Gli atti soggetti a trascrizione possono essere trascritti solo se offrono adeguate garanzie di ufficialità e autenticità: gli atti negoziali devono
presentarsi nella forma dell’atto pubblico/scrittura privata autenticata. Il notaio che riceve/autentica l’atto ha l’obbligo di curarne tempe-
stivamente la trascrizione (altrimenti risponde dei danni), per la parte interessata la trascrizione è semplicemente un onere.
La pubblicità immobiliari è impostata su base personale – i registri sono organizzati in modo da seguire i vari atti compiuti dagli autori (non
le vicende di ciascun bene), ma in alcune zone (Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia e alcuni Comuni delle provincie di Belluno e Udine) si
applica il sistema tavolare (di matrice austriaca): il sistema è basato su base reale e la pubblicità e di tipo dichiarativo (non costitutivo)
Il meccanismo della trascrizione opera anche per i beni mobili registrati:
• Imbarcazioni
• Aeromobili – registro aeronautico nazionale
• Autoveicolo – pubblico registro automobilistico
Gli atti soggetti a trascrizione sono quelli che trasferiscono/costituiscono/modificano/estinguono diritti reali sul bene
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17 IL POSSESSO
art. 1140 “Situazione di fatto di colui il quale esercita sopra una cosa poteri che corrispondono al contenuto della proprietà (o di un altro
diritto reale)”
- Situazione di fatto – esercizio effettivo di poteri sopra la cosa, indipendentemente dalla circostanza che chi li esercita abbia
legalmente quei poteri
- Situazione di diritto – esistenza di poteri legali sulla cosa (titolarità del diritto soggettivo)
La situazione di diritto e di fatto possono coincidere, o no. I poteri esercitati dal possessore sono quelli corrispondenti alla proprietà (pos-
sesso pieno) o anche a un diritto reale minore (possesso minore). È possibile anche il compossesso, la situazione in cui più persone
esercitano congiuntamente poteri sulla cosa.
Per avere il possesso sono necessari 2 elementi:
Ø Elemento materiale – controllo effettivo della cosa
Ø Elemento psicologico – intenzione di comportarsi da titolare del diritto (animus possidendi)
Se è presente solo l’elemento materiale allora la situazione si chiama detenzione. Per avere il possesso non è neppure necessario averne
attualmente la disponibilità fisica; si può possedere direttamente (possesso immediato), o “per mezzo di un'altra persona, che ha la
detenzione della cosa” (possesso mediato)
Gli stati psicologici hanno rilevanza per il diritto solo in quanto si traducano in comportamenti del soggetto à quando un soggetto esercita
sopra una cosa poteri di fatto, si presume che egli abbia il possesso, senza richiedere da lui alcuna prova (presunzione di possesso),
spetta al controinteressato provare che il soggetto è un semplice detentore (es. attraverso un contratto di locazione)
§ Possesso legittimo – il possessore è titolare del diritto
§ Possesso illegittimo – il possessore non ha il diritto (es. ladro)
o Di buona fede – “chi possiede ignorando di ledere l’altrui diritto” à vantaggi:
§ La mala fede sopravvenuta non nuoce (continua a possedere in buona fede)
§ La buona fede si presume (spetta al controinteressato provare che il possessore era in mala fede)
§ La buona fede è messa fuori gioco dalla colpa grave (minima diligenza e attenzione)
o Di mala fede – chi possiede nella consapevolezza di ledere il diritto altrui
Il possesso si acquista dal momento in cui si cominciano a esercitare sulla cosa poteri corrispondenti alla proprietà o ad un altro diritto
reale. L’esercizio di tali poteri non fa però acquistare il possesso quando il soggetto li esercita grazie alla “altrui tolleranza”
Per far diventare la detenzione possesso occorre che avvengano comportamenti/fatti esterni accertabili obiettivamente, quali:
Ø Il detentore fa opposizione contro il possessore (mediato), manifestandogli la sua animus possidendi
Ø Il titolo in forza del quale si esercitano i poteri sulla cosa venga mutato da un atto esterno al soggetto che li esercita à traditio
ficta (“consegna immaginaria”) – da detenzione a possesso –, la cosa non viene consegnata (era già nelle mani del soggetto), ma
ora lo è per un titolo diverso (es. conduttore diventa usufruttuario/proprietario)
Inversione del possesso: trasformazione del possesso minore in possesso pieno (es. servitù di passaggio à animus possidendi dell’intero
fondo) occorrono sempre le condizioni sopra indicate: opposizione del possessore/mutamento di titolo proveniente dall’esterno
Alcuni effetti del possesso necessitano che questo sia stato esercitato per un certo tempo, in modo continuativo e senza interruzioni – sa-
rebbe impossibile dimostrarlo! Quindi:
è Presunzione di possesso intermedio: se X è possessore ora e dimostra di esserlo stato anche 2 anni da, si presume che abbia
posseduto ininterrottamente per tutto il tempo che intercorre – spetta al controinteressato provare che non è stato così
Il solo fatto che X possieda ora non basta a far presumere che abbia posseduto anche in precedenza (presunzione di possesso
anteriore), ma può scattare a condizione che il suo possesso si fondi su un titolo e quindi si presume che il possesso cominci dalla
data del titolo.
Il possesso può acquistarsi anche sulla base di un rapporto con il precedente possessore, al quale l’attuale possessore subentra. Si differen-
ziano i casi di subentro in seguito a un acquisto a titolo:
1) Particolare – il nuovo possessore può unire alla durata del proprio possesso la durata di quello del dante causa à accessione
del possesso (conveniente soprattutto quando il possesso del precedente possessore era di buona fede, la quale si trasmette)
2) Universale – il congiungimento del vecchio possesso col nuovo possesso, che prosegue con le medesime qualità del precedente,
è invece un effetto automatico e inevitabile (successione del possesso)
La perdita del possesso può avvenire in vari modi: abbandono, smarrimento, consegna al compratore, furto, …; ma si può perdere il possesso
anche continuando ad avere la cosa nel proprio controllo materiale, e ad usarla à costituto possessorio (situazione per cui il possesso
si converte in semplice detenzione) es. proprietario e occupante vende la casa, ma continua ad abitarci come inquilino à situazione sim-
metrica e contraria alla traditio ficta
Il possesso, anche quando non corrisponde a un diritto di chi lo esercita (possesso illegittimo) viene tutelato giuridicamente. I principali
istituti/rimedi sono:
¨ Azioni possessorie
¨ Usucapione
¨ Regola “possesso vale titolo”
¨ Disciplina dei frutti e delle spese inerenti alla cosa posseduta
Azioni possessorie
à azioni date al possessore per neutralizzare gli attacchi portati contro il suo possesso, anche da parte del legittimo proprietario. Giustifi-
cazione: impedire che i cittadini si facciano giustizia da soli. Può quindi succedere che l’esercizio di un’azione possessoria si intrecci con
l’esercizio di un’azione petitoria: la legge prevede una priorità del giudizio possessorio sul petitorio (prima si svolge il giudizio pos-
sessorio, poi quello petitorio), la regola è derogata quando rinviare il giudizio petitorio alla fine del possessorio recherebbe un pregiudizio
irreparabile a chi afferma di avere un diritto.
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1) Azione di reintegrazione (o di spoglio) – spetta al possessore/detentore qualificato (colui che detiene nell’interesse proprio)
che sia stato spogliato del suo possesso, ed è diretta a reintegrare il possesso nella sua pienezza. Occorrono 2 requisiti:
I. Spoglio avvenuto in modo violento/clandestino
II. Il possessore deve promuovere l’azione entro 1 anno dallo spoglio (se clandestino, entro 1 anno dalla scoperta di esso)
2) Azione di manutenzione – spetta al possessore che sia stato molestato nell’esercizio del suo possesso ed è diretta all’elimina-
zione delle molestie (es. immissioni superiori alla normale tollerabilità, buche nella strada su cui il possessore di una servitù di
passaggio transita). Può essere esercitata anche da chi è stato spogliato del possesso in modo né violento né clandestino. Dev’es-
sere esercitata entro 1 anno dalla molestia. A differenza dell’azione di spoglio obbedisce a requisiti più restrittivi:
I. Tutela solo il possesso esercitato sopra immobili o universalità di mobili
II. Non può essere mai esercitata dal semplice detentore (tranne se conduttore)
III. Presuppone che il possesso duri ininterrottamente da oltre un anno, e sia stato acquistato in modo non violento né clan-
destino (possesso vizioso) – l’azione può essere esercitata se è passato almeno 1 anno dalla fine della
violenza/clandestinità
3) Azioni di nunciazione (nuova opera e danno temuto) à prevenire un danno da cui la cosa è minacciata. Offrono una
tutela d’urgenza, in situazioni che richiedono interventi rapidi.
I. Azione di nuova opera – spetta a chi teme che una nuova opera possa recare danno alla cosa che forma oggetto del
suo diritto/possesso. Può esercitarsi entro 1 anno dall’inizio dell’opera e solo se questa non è ancora terminata.
II. Azione di danno temuto – spetta a chi teme che da un edificio, da un albero o da qualsiasi altra cosa derivi pericolo di
un danno grave e prossimo alla cosa che forma oggetto del suo diritto/possesso.
Il proprietario, impedito o molestato nell’esercizio dei suoi poteri sulla cosa, può esercitare un’azione petitoria, ma gli richiede la prova del
suo diritto di proprietà e il giudizio può essere molto lungo à può anche esercitare un’azione possessoria per difendere il suo diritto attra-
verso la difesa del corrispondente (legittimo) possesso che è stato attaccato – per ottenere tutela gli basta provare il suo possesso e il giudizio
è più veloce
Usucapione
Modo di acquisto originario della proprietà e dei diritti reali di godimento, fondato sul possesso. È un istituto immediatamente rovesciato
rispetto alla prescrizione estintiva; chi non ha diritto, ma di fatto esercita poteri corrispondenti, finisce per acquistarlo. Possono usucapirsi
solo i diritti reali di godimento (no diritti di credito/garanzia) e non sono usucapibili i beni pubblici. Si giustifica per:
è Certezza dei rapporti giuridici – in situazioni nelle quali fatto e diritto non coincidono, a un certo punto arrivano a coincidere
è Semplificazione della prova del diritto di proprietà – è sufficiente dimostrare che sommando il proprio possesso con quello dei
precedenti titolari, in base ai criteri dell’accessione/successione nel possesso si raggiunge il periodo necessario per l’usucapione
è Efficienza economica – cosa usata e resa produttiva (premiare chi la valorizza)
Caratteristiche:
– Non vizioso – non acquisito con violenza/clandestinità, altrimenti vale per l’usucapione solo dal momento in cui violenza/clan-
destinità sono cessate
– Continuo – non ci sono state interruzioni
è Può essere interrotto (e quindi la rilevanza del possesso anteriore è cancellata) dalle stesse cause che determinano l’inter-
ruzione della prescrizione, generalmente un’iniziativa del titolare del diritto. È interrotta quando il possessore è stato privato
del possesso per oltre 1 anno.
è Può essere sospeso per le stesse cause che sospendono la prescrizione (particolari rapporti tra possessore e titolare del di-
ritto)
Usucapione ordinaria – anche se il possesso è di mala fede, prevede 2 diversi termini a seconda del tipo di bene:
Ø 20 anni, proprietà e diritti reali di godimento su beni immobili, beni mobili e universalità di mobili
Ø 10 anni, beni mobili registrati (? Si presume si intenda con buona fede)
Usucapione abbreviata – possesso di buona fede. Ha altri requisiti, a seconda delle diverse situazioni:
§ immobili, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ mobili registrati, 3 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ universalità di mobili, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ mobili non registrati, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
“Possesso vale titolo”
Bene mobile non registrato à tutelare l’affidamento di colui che acquista. A condizione che:
¨ acquisti il possesso della cosa attraverso la consegna fattagli dal dante causa
¨ sia in buona fede, ignorando che il dante causa non è proprietario
¨ il suo titolo si fondi su un titolo astrattamente idoneo al trasferimento della proprietà
Risponde a esigenze di sicurezza e rapidità nella circolazione: chi acquista un bene mobile difficilmente può accertare se il dante causa è
effettivamente il proprietario, c’è il rischio che quindi rinunci ad acquistare o solo dopo lunghe ricerche.
Acquisto in buona fede del possesso risolve il conflitto tra + acquirenti à proprietario chi ne ottiene per primo la consegna in buona fede
Conflitto fra più acquirenti dello stesso diritto personale di godimento: spetta a colui che per primo lo ha conseguito (es. chi ha iniziato per
primo a occupare la casa in seguito a contratto di locazione)
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Finché non gli sono state assicurate le indennità cui ha diritto, il possessore di buona fede può rifiutarsi di restituire la cosa al proprietario
(diritto di ritenzione)
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18 L’OBBLIGAZIONE
Obbligazione =credito à soggetto attivo (credito), soggetto passivo (obbligazione), rapporto giuridico (rapporto obbligatorio)
Il debitore è “obbligato” a tenere un certo comportamento nell’interesse del creditore: la posizione del soggetto attivo è necessariamente
connessa a quella della controparte.
Processo di “smaterializzazione” della ricchezza à crediti rappresentano sempre + una componente essenziale del patrimonio dei soggetti
Il libro “Delle obbligazioni” è il più ampio del CC (~900 articoli)
Oggetto dell’obbligazione à prestazione – comportamento dovuto dal debitore, nell’ interesse del creditore
Categorie di obbligazioni:
Ø obbligazioni di dare – consegnare una cosa (es. denaro, obbligazioni pecuniarie)
Ø obbligazioni di fare – comportamento attivo del debitore, diverso dalla consegna di una cosa
Ø obbligazioni di non fare – comportamento di astensione del debitore
L’interesse del creditore può essere patrimoniale/non patrimoniale. La prestazione dev’essere:
§ possibile
§ lecita
§ determinata/determinabile
§ patrimoniale à “suscettibile di valutazione economica”
La prestazione ha carattere patrimoniale quando è suscettibile di valutazione economica, ciò non è contrario al soddisfacimento di
un interesse non patrimoniale del creditore. La natura patrimoniale è facilmente identificabile quando la prestazione ha un valore di mer-
cato/controprestazione economicamente valutabile/funzionale a un interesse patrimoniale del creditore.
Il requisito della patrimonialità si fonda su 2 ragioni:
1. ragione ideale: comportamenti che per loro natura/scelta degli interessati appartengono alla sfera non economica non vanno
sottoposti alla logica del vincolo e della coercizione legale (es. sentimenti, gusti, educazione, …)
2. ragione pratica: se la prestazione non fosse monetizzabile sarebbe impossibile determinare il risarcimento per inadempimento
Esistono obblighi non patrimoniali, ma non danno luogo a obbligazioni (sono comunque obblighi di tipo legale): la loro violazione determina
conseguenze giuridiche, ma diverse da quelle previste per la violazione delle obbligazioni e più adatte a sistemare situazioni delicate come
quelle che coinvolgono la sfera non economica, ma personale dei soggetti.
Esistono anche prestazioni patrimoniali che non danno luogo a nessuna obbligazione; prestazioni che un soggetto compie per semplice
cortesia, amicizia o benevolenza, e sul chiaro presupposto che esse non sono dovute per obbligo giuridico (prestazioni di cortesia) à è
sempre gratuita (es. passaggio a autostoppista). Ma le prestazioni gratuite possono benissimo formare oggetto di obbligazioni.
Le vere e proprio obbligazioni legali hanno un doppio valore, a cui corrispondono 2 distinti effetti giuridici:
¨ valgono come giusta causa della prestazione eseguita e del conseguente trasferimento di ricchezza dal debitore al creditore:
eseguita la prestazione il debitore non può richiederne la restituzione (se no, principio della ripetizione dell’indebito)
¨ l’obbligazione dà al creditore il potere di azione in giudizio contro il debitore
Obbligazioni naturali: situazioni soggettive in cui si manifesta solo primo degli effetti giuridici à sono “doveri morali/sociali”, non
obbligano legalmente il debitore, ma impediscono al debitore di ottenere la restituzione della prestazione stessa, se egli l’ha adempiuta
spontaneamente (es. debito di gioco, debito prescritto). Affinché l’impossibilità di ripetere la prestazione eseguita abbia effetto bisogna che:
– sia stata eseguita spontaneamente
– da soggetto capace di intendere e di volere
Obbligazioni soggettivamente complesse à più soggetti (più debitori/creditori)
Quando ci sono più debitori:
• obbligazioni parziaria – prestazione frazionata fra i diversi debitori
• obbligazione solidale – il creditore può chiedere l’intera somma a uno qualsiasi dei condebitori (à non è costretto a rivolgersi a
tutti i debitori, ciò non pregiudica l’integrale soddisfazione del suo credito). È la regola generale, è esclusa per volontà delle parti
o da una norma di legge
Il creditore normalmente può rivolgersi a chiunque, a meno che non sia stato stabilito che debba rivolgersi prima a uno/alcuni
condebitori e che, solo se non ottiene il pagamento da questi, può chiederlo agli altri, i quali hanno il beneficio di escussione.
Gli effetti favorevoli per la parte passiva giovano a tutti i condebitori (es. remissione del debito), mentre gli effetti sfavorevoli
colpiscono solo il condebitore (es. rinuncia alla prescrizione) à unica deroga: se il creditore fa un atto di interruzione della pre-
scrizione nei confronti di un condebitore, la prescrizione è interrotta nei confronti di tutti.
Il condebitore che ha pagato l’intero debito può chiedere che ciascuno degli altri lo rimborsi (azione di regresso)
Quando ci sono più creditori la regola è che ciascun concreditore ha diritto di chiedere l’intera prestazione, e il pagamento ottenuto da
qualunque di essi libera il debitore verso tutti gli altri. La solidarietà attiva rappresenta un’ipotesi eccezionale.
Adempimento: attività consistente nell’eseguire la prestazione che forma oggetto dell’obbligazione à estinzione perché l’interesse del
creditore è stato realizzato e quindi il debitore è liberato, può chiedere il rilascio della quietanza (dichiarazione scritta con cui il creditore
riconosce di avere ricevuto da lui una determinata prestazione, riferita a un determinato credito)
Incapacità d’agire:
Ø debitore à è regolare ed efficace, l’adempimento non è un atto di autonomia, ma è un comportamento obbligato (con obbligazione
naturale si può chiedere la ripetizione della prestazione eseguita)
Ø creditore à adempimento inefficace che non libera il debitore; la ricezione è un atto di autonomia in quanto implica valutazioni
e decisioni del soggetto e soprattutto perché un incapace correrebbe il rischio di fare cattivo uso della prestazione ricevuta. Il
debitore è liberato solo se prova che ciò che fu pagato è stato rivolto a vantaggio dell’incapace. Se non ci riesce deve pagare un’altra
volta
Di regola l’adempimento è fatto dal debitore, ma qualche volta è fatto da un 3°, estraneo al rapporto obbligatorio:
• da un collaboratore del debitore, per conto di lui – tranne che la prestazione sia infungibile
• da un 3°, che non opera come collaboratore es. rapporto debito-credito tra i 2, desiderio del 3° di aiutare il debitore per affetto,
interesse proprio del 3°
è l’adempimento del 3° è efficace, anche se il creditore vi si oppone. Questi può rifiutare l’adempimento in 2 casi:
o se ha interesse che la prestazione sia eseguita personalmente dal debitore
o se anche il debitore si oppone all’adempimento del 3° (la semplice opposizione del debitore non basta)
L’adempimento del 3° può dare luogo al fenomeno del “pagamento con surrogazione” – il 3° che ha pagato un debito altrui subentra
in luogo del creditore soddisfatto nel suo diritto verso il debitore
§ surrogazione volontaria
o per volontà del creditore, il quale, ricevendo il pagamento del 3°, dichiara di surrogarlo nel proprio diritto
o per volontà del debitore, il quale, prendendo a mutuo il denaro necessario per pagare il creditore, surroga il mutuante nel
diritto di quest’ultimo
§ surrogazione legale – si produce automaticamente (art. 1023)
Il destinatario dell’adempimento è il soggetto che riceve la prestazione, ma a volte è giustificato l’adempimento a un 3° (es. collaboratore
del titolare). Ma, ci sono dei casi in cui il 3° non è legittimato a ricevere l’adempimento;
1. regola generale à il pagamento a un 3° estraneo non libera il debitore
2. eccezioni – il debitore è liberato se:
a. il creditore ratifica il pagamento fatto al 3° o comunque ne approfitta
b. si tratta di pagamento a creditore apparente (fatto a una persona che appare univocamente legittimata a riceverlo –
sempre che il debitore fosse in buona fede)
La prestazione dev’essere eseguita esattamente, rispettando tutte le modalità che la caratterizzano. Vale la regola che la prestazione dev’es-
sere eseguita integralmente, e il creditore può rifiutare un adempimento parziale. Dev’essere eseguita nel tempo e nel luogo prestabiliti.
Dazione di pagamento: il debitore eccezionalmente si libera dall’obbligazione eseguendo una prestazione diversa da quella formante
oggetto della sua obbligazione, questo avviene a 2 condizioni:
Ø il creditore deve accettare
Ø la diversa prestazione dev’essere effettivamente eseguita
Il termine dell’adempimento
¨ se il titolo fissa il termine à entro tale termine
¨ se non indica alcun termine à immediatamente, tranne che l’adempimento immediato sia escluso dagli usi o dalla natura della
prestazione, in tal caso, o le parti concordano fra loro il termine o questo è fissato dal giudice
può avere valore diverso, come regolatore del tempo dell’adempimento, a seconda dell’interesse a cui è funzionale, si distingue in:
§ termine a favore del debitore – non può adempiere oltre il termine
§ termine a favore del creditore – può esigere il pagamento prima della scadenza, mentre il debitore non può liberarsi offrendo
l’adempimento anticipato
§ termine a favore di entrambi – entrambi possono rifiutare un adempimento anticipato
Fino alla scadenza del termine il credito non è esigibile, lo diventa solo alla scadenza à regolazione tramite d.lgs. 192/2012 (riguarda i
termini di adempimento: 30 giorni da consegna/fattura, interessi di mora a tassi prefissati)
Il luogo dell’adempimento
Valgono le indicazioni del titolo/desumibili dalla natura della prestazione
o in generale, al domicilio del debitore
o deroghe
o consegnare una cosa certa e determinata – luogo in cui la cosa si trovava alla nascita dell’obbligazione
o pagare una somma di denaro – domicilio del creditore
Imputazione del pagamento: il debitore ha verso il creditore più debiti dello stesso genere e il pagamento fatto non basta per estinguerli
tutti à individuazione del debito a cui si riferisce un determinato pagamento
A scelta del debitore (quando paga dichiara quale debito intende soddisfare), se no secondo criteri legali: prima debiti scaduti, tra
questi quelli meno garantiti, …
Mora del creditore: creditore che trascura ingiustificatamente di compiere quanto necessario perché il debitore possa adempiere/rifiuta
di ricevere l’adempimento offertogli dal debitore. Non ha l’obbligo di ricevere la prestazione, ma ha l’onere di cooperare all’adempimento
del debitore, anche a suo vantaggio. Gli effetti della mora non si producono in modo automatico, ma solo se il debitore assume una certa
iniziativa à offerta di prestazione, la può presentarsi in diversi modi:
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• offerta solenne/formale – attraverso un pubblico ufficiale, il deposito serve per la liberazione del debitore dall’obbligazione
o offerta reale – riguarda la prestazione di consegnare denaro/titoli di credito/cose mobili al domicilio del creditore
o offerta per intimazione – consegna di cose mobili in luogo diverso dal domicilio del creditore, o consegna di un immobile
• offerta secondo gli usi – senza le formalità dell'offerta solenne
o prestazioni di fare à è sufficiente a produrre la mora del creditore
o altri casi à non basta, occorre che il debitore faccia il deposito delle cose dovute, mettendole a disposizione del creditore,
e che il deposito sia accettato da questo o convalidato dal giudice
Gli effetti della mora del creditore sono:
- il debitore non risponde dei danni causati dal mancato adempimento
- se il debitore subisce danni/spese può chiedere il risarcimento
- il debitore non deve gli interessi/frutti della cosa da consegnare
- spostamento del rischio dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione à il debitore è liberato, ma conserva il diritto alla
controprestazione che il creditore deve a sua volta eseguire a suo favore
In caso di offerta non formale gli effetti della mora non si producono, tranne che per l’esonero del debitore dalla responsabilità
Obbligazioni pecuniarie: prestazione consiste nel pagare una somma di denaro à principio nominalistico (valore nominale non
reale del debito, non cambia in seguito a inflazione). Ragione: esigenza di certezza. Tuttavia può essere disposto diversamente dalle parti
che possono prevedere meccanismi di rivalutazione della somma dovuta (es. clausola oro, clausola numeri-indice)
Vale solo per i debiti di valuta (obbligazioni che nascono avendo per oggetto, fin dal principio, una somma di denaro precisamente
determinata), non per i debiti di valore (obbligazioni che hanno per oggetto un valore, che sarà tradotto in moneta solo al mo-
mento del pagamento = debito non liquido)
Interessi: l’ulteriore denaro prodotto, nel tempo, da una somma di denaro, e quantificato in una % della somma base.
Ø Interessi corrispettivi – prodotti “di pieno diritto” dai crediti liquidi ed esigibili di somme di denaro, formano oggetto di
un’obbligazione accessoria che nasce a carico del debitore (solo per crediti liquidi e esigibili
o Interessi legali: maturano automaticamente, quando le parti non hanno previsto nulla a riguardo à tasso legale
previsto ogni anno dal Ministero dell’Economia ~0,1% 2017
o Interessi convenzionali: eventualmente stabiliti dalle parti del rapporto, se è superiore a quello legale dev’essere
fissato per iscritto
Ø Interessi moratori – dovuti dal debitore che sia in ritardo nel pagamento della somma dovuta, e perciò risulti costituito in
mora. La loro funzione è di risarcire il creditore per il danno causatogli dal ritardo del debitore
Ø Interessi compensativi: quantificare il risarcimento del danno nella responsabilità extracontrattuale
La legge limita la possibilità di anatocismo (interessi maturati producono ulteriori interessi) à tutelare il debitore da un aumento
eccessivo del debito. È previsto solo se: gli interessi sono scaduti, sono stati maturati da almeno 6 mesi e c’è un atto espressamente
diretto a ottenerli (domanda giudiziale, convenzione, …)
Altre cause di estinzione
Si dividono in cause satisfattive (danno pur sempre al creditore qualche utilità) e non satisfattive
v Compensazione – si estinguono le obbligazioni che 2 soggetti hanno reciprocamente, per cui ciascuno è allo stesso tempo debitore
e creditore.
o Legale: opera automaticamente, estinti dal giorno stesso in cui sono venuti a coesistere. Il giudice non può rilevare
d’ufficio che la compensazione è avvenuta, occorre che siano le parti che fanno valere la compensazione. Requisiti: deve
avere per oggetto prestazioni fungibili e omogenee fra loro e i debiti devono essere entrambi liquidi e esigibili
o Giudiziale: quando, con gli stessi requisiti, uno dei 2 debiti non è liquido, ma è di facile e pronta liquidazione: il giudice,
su richiesta dell’interessato, può liquidarlo e dichiararlo compensato con l’altro
o Volontaria: le parti si accordano per considerare estinti i debiti reciproci, che non presentano tutte le caratteristiche
sopra
v Confusione – le qualità di creditore e debitore si riuniscono nella stessa persona
v Novazione (oggettiva) – l’accordo fra creditore e debitore per sostituire un’obbligazione diversa a quella originaria, che si estingue.
o Novità nell’oggetto
o Novità nel titolo
Analogia con la dazione di pagamento, ma con la differenza che la dazione non fa nascere nessuna nuova obbligazione
Può essere rischiosa per il creditore, quindi si prevende un requisito soggettivo della novazione: “la volontà di estinguere l’obbli-
gazione precedente deve risultare in modo non equivoco” à “animus novandi”
Obbligazione originaria inesistente, allora la novazione è senza effetti. Se deriva da titolo annullabile, è valida solo se il debitore
abbia assunto il nuovo debito pur conoscendo il difetto di quello originario.
Novazione soggettiva: la novità rappresenta la persona del debitore (delegazione, espromissione, accollo), ma non estingue l’ob-
bligazione, ne modifica il soggetto passivo
v Remissione – il creditore rinuncia al proprio credito. Il debitore viene liberato quando la remissione è comunicata al debitore, ma
se questo non è d’accordo può rifiutare la remissione. La restituzione volontaria del titolo originale del credito, fatto dal creditore
al debitore è sufficiente a provare che il debito è stato rimesso.
v Impossibilità sopravvenuta – la prestazione diventa impossibile dopo la nascita della prestazione, se risultava già impossibile già
al momento dell’assunzione dell’obbligazione questa non sarebbe mai nata. Se è temporanea, il debitore adempirà quando sarà
tornata possibile; se dura tanto a lungo che il debitore non può più essere ritenuto obbligato a estinguere la prestazione, o che il
creditore perde ogni suo interesse a riceverla si estingue. Se è solo parziale, il debitore si libera eseguendo la prestazione per la
parte rimasta possibile.
Se l’impossibilità non è imputabile al debitore, questi è completamente liberato da qualsiasi obbligazione, altrimenti nasce un’al-
tra obbligazione consistente nel risarcimento del danno. Il creditore è a sua volta liberato dall’eventuale contro-obbligazione che
abbia verso la controparte.
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Art. 1218 “Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’inadempi-
mento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”
è I criteri di attribuzione della responsabilità sono 2:
1. Criterio della possibilità/impossibilità della prestazione
2. Criterio della imputabilità/non imputabilità al debitore
Prima il debitore deve provare che la prestazione è diventata impossibile e poi che questa impossibilità non è imputabile a lui.
L’art. 1218 è solo lo schema base della responsabilità, vi si aggiungono altre regole, che cambiano al variare dei diversi tipi di obbligazione.
Nonostante il suo apparente rigorismo, trova delle attenuazioni, per l’esistenza di altri principi o regole che portano a interpretare i criteri
posti dalla norma nel senso di una maggiore comprensione per i problemi dei debitori.
è Fino a che punto deve spingersi lo sforzo del debitore?
o Impossibilità oggettiva e assoluta
o la prestazione deve ritenersi impossibile quando, per adempierla, occorrerebbero attività e mezzi che vanno al di là di
ciò che normalmente e ragionevolmente può richiedersi per quel tipo di prestazione; attività e mezzi che corrisponde-
rebbero a una prestazione sostanzialmente diversa da quella formante oggetto dell’obbligazione assunta
L’inadempimento è imputabile al debitore, quando esiste una ragione che, in relazione a quell’inadempimento, giustifica l’attribuazione
della responsabilità a suo carico. L’imputabilità può intendersi in 2 significati (sistema misto):
• responsabilità per colpa – negligenza, imprudenza, imperizia
• responsabilità oggettiva (senza colpa) – cause rientranti nella sua sfera di organizzazione e di controllo, anche se lui per-
sonalmente non ha avuto alcuna colpa
Colpa à “mancanza” ≠ diligenza: tutta la cura, l’attenzione, la prudenza e la competenza che il debitore deve usare nell’adempimento
dell’obbligazione. Il debitore che usa la diligenza dovuta non è in colpa, quello che non la usa lo é. Ma qual è il livello di diligenza dovuta?
Art. 1176
ü “diligenza del buon padre di famiglia” (grado di diligenza di una persona seria e scrupolosa)
ü “nell’adempimento delle obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo
alla natura dell’attività esercitata”
è esistono tanti diversi criteri di diligenza, che si applicano a ogni caso concreto, a seconda del tipo di prestazione dovuta
La colpa può presentarsi con gradazioni di diversa intensità:
colpa lieve – violazione dell’ordinaria diligenza (diligenza media del buon professionista)
colpa grave – inosservanza dei livelli minimi di attenzione, di prudenza, di competenza concepibili per la prestazione
La distinzione può essere importante, in quanto in alcuni casi non basta la colpa ordinaria a determinare la responsabilità, questa
scatta solo se l’inadempimento dipende da colpa grave.
Dolo: coscienza e volontà di danneggiare qualcuno. Il debitore consapevolmente e deliberatamente viola il diritto del creditore, ma anche
se il danno portato al creditore è previsto e accettato come possibile conseguenza del proprio comportamento (dolo eventuale). È escluso
se il debitore tiene deliberatamente la condotta che costituisce inadempimento, ma senza sapere che in questo modo egli viola il diritto del
creditore à è più grave della colpa, e quindi l’inadempimento doloso è trattato in modo più severo di quello colposo, spesso prevedendo un
risarcimento maggiore
Responsabilità oggettiva: responsabilità senza colpa (es. vettore di cose che subisce un incidente, art.1693). Si fonda sul rischio: il
debitore risponde di tutti i fatti, anche non dipendente da sua colpa, che si manifestano nella sfera della sua organizzazione e del normale
svolgimento della sua attività. Si ritiene più giusto che il rischio di tali fatti cada sul debitore che esercita l’attività, anziché sul creditore che
ne è estraneo.
Ausiliari à “il debitore che nell’adempimento dell’obbligazione si vale dell’opera di terzi, risponde anche dei fatti dolosi o colposi
di costoro” (art.1228). es. sciopero; se riguarda solo l’azienda il titolare ne risponde! Se è nazionale no.
Comunque non risponde di quegli eventi straordinari che sfuggono a ogni ragionevole previsione e a ogni possibilità di controllo
da parte del debitore (“fatalità”, forza maggiore; sono estranee al rischio d’impresa), provando che il danno è dipeso da caso
fortuito il debitore è sempre liberato, sia che la responsabilità si fondi sulla colpa o meno.
Per affermare che in determinate circostanza l’inadempimento del debitore è giustificato perché, in quelle circostanze, non si può pretendere
da lui la prestazione, si dice che la prestazione è diventata “inesigibile” à giudizio di inesigibilità fondato sulla correttezza tra le parti: il
creditore che pretende in queste circostanze di ottenere la prestazione si comporta in modo scorretto!
Ø Obbligazioni di mezzi: il debitore deve semplicemente svolgere un’attività a favore del creditore – criterio della colpa
Ø Obbligazioni di risultato: il debitore deve fornire al creditore proprio il risultato che gli interessa – criterio della colpa non
basta!
Il principio generale dice che chi fa valere un diritto ha l’onere di provare i fatti che lo fondano, ma in questo caso la legge deroga e stabilisce
l’inversione dell’onere della prova – non è il creditore che deve provare che l’inadempimento è imputabile al debitore, è il debitore
che, per evitare responsabilità e obbligo di risarcire, deve provare che l’inadempimento non è imputabile a lui
Danno: diminuzione di valore che il patrimonio del danneggiato subisce per effetto dell’inadempimento. Si compone di (art. 1223):
– Danno emergente – “la perdita subita dal creditore”
– Lucro cessante – “il mancato guadagno”
Può essere patrimoniale, ma anche non (lesione di un valore/interesse non economico à in rilievo soprattutto per quanto riguarda la
responsabilità extracontrattuale). Il risarcimento è:
§ Risarcimento per equivalente – attribuzione al danneggiato di una somma di denaro che equivale al danno, cioè al
valore distrutto
§ Riparazione in forma specifica – ripristinare l’interesse che è stato leso dall’inadempimento à rara perché spesso
impossibile
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Problema: quantificazione del danno risarcibile à Criterio generale: va risarcito tutto il danno sofferto dal creditore (danno emergente +
lucro cessante), ma ci sono criteri che lo limitano:
Ø Criterio della causalità – il danno va risarcito nella sola misura in cui sia “conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento”
Ø Criterio della prevedibilità – va risarcito solo il danno che poteva essere previsto nel momento in cui è nata l’obbligazione, del
danno imprevedibile il debitore risponde solo in caso di inadempimento doloso
Ø Criterio del concorso di colpa del creditore danneggiato – alla produzione del danno contribuisce anche il fatto colposo
dello stesso creditore che lo subisce à ¯risarcimento secondo la gravità della colpa e l’entità delle conseguenze derivate
Ø Criterio della evitabilità del danno – “il risarcimento non è dovuto per danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando
l’ordinaria diligenza”
Ø Criterio della valutazione equitativa: si applica nei casi in cui risulta accertato che un danno esiste, ma il creditore non riesce
a provarlo “nel suo preciso ammontare” à liquidato dal giudice con stima approssimativa e buon senso, che tenga conto di tutti
gli elementi del caso concreto, ma copre solo il danno effettivamente subito dal creditore – vi sfuggono i danni punitivi (risarci-
mento superiore al danno effettivo)
Risarcimento nelle obbligazioni pecuniarie à il creditore ha automaticamente diritto agli interessi moratori, ma può ottenere anche il ri-
sarcimento del maggior danno se prova di averlo subito (collegato al fatto che tasso di svalutazione moneta>tasso di interesse legale).
Oggi la giurisprudenza applica delle regole, secondo le quali il creditore ha automaticamente diritto a una rivalutazione della somma non
pagata, in misura pari alla differenza tra tasso di rendimento dei titoli di Stato e tasso di interesse legale. Ma questo può subire delle corre-
zioni: ¯, se debitore prova che il creditore ha subito un danno minore (e viceversa).
L’applicazione dei criteri legali di determinazione del danno risarcibile può essere difficile e incerta, quindi le parti possono evitarle stipu-
lando una clausola penale: accordo fra debitore e creditore con cui si determina convenzionalmente, in anticipo, quale somma di
denaro/prestazione risarcitoria, sarà dovuta dal debitore al creditore in caso di inadempimento à semplificare. Regole che tendono a evi-
tare che sia troppo sproporzionata:
§ Divieto di cumulo – il creditore non può chiedere insieme la prestazione non eseguita + la penale per la sua inesecuzione! (se
la penale riguarda solo il ritardo allora può cumularsi al risarcimento per l’inesecuzione definitiva)
§ Il debitore può chiedere al giudice di ridurre secondo equità l’ammontare della penale:
o Quando la prestazione è stata eseguita in parte (inadempimento parziale)
o Quando la penale risulta di ammontare “manifestatamente eccessivo”
Clausole di esonero e di limitazione della responsabilità – accordi che semplificano la determinazione del risarcimento e stabili-
scono che i danni subiti per eventuale inadempimento non saranno risarciti/lo saranno entro un tetto massimo (semplificazione pericolosa
per il creditore) à la legge le guarda con sospetto e le ammette solo entro certi limiti:
– Sono valide solo le clausole che limitano/escludono la responsabilità derivante da colpa lieve
– Sono vietate (ànulle) le clausole che:
o Escludono/limitano la responsabilità derivante da dolo o colpa grave
o Escludono/limitano la responsabilità collegata alla violazione di obblighi posti da norme di ordine pubblico
Ma per alcune obbligazioni la disciplina è ancora più rigorosa perché le clausole non sono ammesse neppure entro i limiti della colpa
ordinaria (es. responsabilità del vettore per sinistri che colpiscano il viaggiatore)
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b. Ipoteca giudiziale – ogni creditore può iscrivere sui beni del debitore in base a sentenza o altro provvedimento
giudiziario che condanni il debitore stesso a pagare una somma
c. Ipoteca legale – può iscriversi su beni di proprietà del debitore, in alcuni casi previsti dalla legge:
i. Ipoteca dell’alienante – immobile venduto a garanzia del credito che il venditore ha verso il compratore-
debitore
ii. Ipoteca del condividente – grava sugli immobili assegnati ad alcuni dei condividenti a garanzia degli gli
altri condividenti che abbiano diritto a conguaglio
2. Iscrizione ai pubblici registri – ha la medesima funzione di pubblicità che per il pegno ha lo spossessamento della cosa:
è una pubblicità costitutiva. Sullo stesso bene possono gravare più ipoteche, l’ordine cronologico dell’iscrizione determina
il grado di ciascuna (ordine di priorità per la soddisfazione del credito). Ha efficacia per 20 anni, trascorsi i quali l’ipoteca
si estingue, ma si può riscrivere à prende il grado dalla data della nuova iscrizione e se un terzo aveva in precedenza
acquistato il bene e trascritto l’acquisto, la nuova iscrizione non si può fare contro di lui. Si possono evitare questi svantaggi
attraverso la rinnovazione (prima della scadenza dei 20anni): l’ipoteca rinnovata conserva il grado originario e l’opponi-
bilità ai 3i.
L’estinzione dell’ipoteca può avvenire per diverse cause: estinzione del credito garantito, distruzione del bene ipotecato, rinun-
cia del creditore ipotecario, scadenza del termine apposto all’ipoteca vendita forzata del bene in seguito alla procedura esecutiva
promossa dal creditore, scadenza del ventennio senza rinnovazione à cancellazione, liberazione del bene dal vincolo (si esegue
con un’apposita annotazione in margine all’iscrizione, così da renderla pubblica)
Riduzione dell’ipoteca: quando si registra un’eccessiva sproporzione fra il valore del credito garantito e il valore del bene ipote-
cato o la somma per cui l’ipoteca è iscritta.
Il bene ipotecato può anche essere di proprietà di un 3°:
Ø 3° datore d’ipoteca – colui che fin dall’inizio ha costituito l’ipoteca. Se vuole evitare l’esecuzione forzata à pagare
egli stesso i creditori, se non lo fa deve rassegnarsi a subire la vendita forzata del suo bene (può esercitare l’azione di
regresso contro il debitore)
Ø 3° acquirente del bene ipotecato – bene gravato da ipoteca trasferitogli – per evitare l’esecuzione forzata può:
o pagare egli stesso i debiti ipotecari
o rilasciare il bene a un amministratore nominato dal tribunale, nei confronti del quale si svolge la procedura
esecutiva (evita situazione sgradevole per il 3°)
o realizzare la “purgazione dell’ipoteca” – offre al creditore una somma pari al prezzo che ha pagato per il bene,
se i creditori fanno acquiescenza il bene è liberato
Garanzie personali à fideiussione, una persona ≠ dal debitore (fideiussore) garantisce al creditore l’adempimento del debito altrui,
assumendolo anche su di sé – diventa obbligato insieme al debitore, per lo stesso suo debito. Ha un oggetto più ampio della garanzia reale
à il fideiussore garantisce con tutto il suo patrimonio (non con il bene), ma è una garanzia generica e quindi ha un’efficacia meno intensa:
sui beni del fideiussore il creditore non ha diritto né di seguito né di prelazione.
Quando il patrimonio del debitore non contiene denaro/beni facilmente liquidabili in misura sufficiente a coprire l’insieme dei suoi debiti,
egli non è in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni “sovraindebitamento”. Se il debitore sovra indebitato è imprenditore,
scatta nei suoi confronti la procedura concorsuale à accordo con i creditori per la ristrutturazione del debito, su proposta dell’im-
prenditore che la presenta al Tribunale ed è approvata se sono a favore il 60%+ dei creditori à viene omologato dal Tribunale e poi eseguito,
vengono bloccate le azioni esecutive e cautelari dei singoli creditori. I creditori estranei e all’accordo e quelli privilegiati vengono pagati
normalmente.
In alternativa può chiedere la liquidazione del patrimonio, finalizzata a trasformare i suoi beni in denaro per pagare i creditori (proce-
dura concorsuale) à se condizioni meritevoli, la persona fisica può ottenere l’esdebitazione (definitiva liberazione dalla parte di debiti
non pagata)
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Prelazione: diritto di essere preferito a chiunque altro, a parità di condizioni, nella conclusione di un determinato contratto. Denun-
tiatio: dichiarazione con cui A comunica a B che intende vendere a certe condizioni, e gli chiede se vuole comprare a quelle condizioni.
È diversa dall’opzione in quanto può essere esercitata solo se la parte vincolata decide di vendere!
ü Prelazione convenzionale – nasce per la volontà degli interessati, ha efficacia obbligatoria (attribuisce al titolare un diritto
di credito) à non è opponibile ai terzi
ü Prelazione legale – disposta dalla legge (es. p. del coerede per la vendita di quote ereditarie da parte degli altri coeredi, p.
del conduttore per la vendita dell’immobile locato con destinazione non abitativa). Ha efficacia reale à è opponibile ai terzi
La formazione progressiva del contratto: l’accordo è formato anche se le parti non sono d’accordo su tutti i punti?
1) Il contratto non è concluso finché non si è raggiunto l’accordo su tutti gli aspetti del contratto considerati nella trattativa (sia
essenziali che secondari)
2) Se le parti considerano l’accordo parziale sufficiente a impegnarli contrattualmente, allora il contratto si conclude (nasce con
una lacuna, che si potrà colmare con un successivo accordo o con i meccanismi di integrazione legale del contratto)
Quando l’accordo parziale non è sufficiente a formare un contratto, dà luogo a una minuta/puntuazione (documento che indica i
punti già concordati) à ha valore giuridico? In certi casi può creare responsabilità precontrattuale
L’accordo parziale può essere rafforzato da lettere di intenti – dichiarazioni scambiate dalle parti con le quali loro stesse dichiarano
di essere d’accordo su alcuni elementi essenziali e si impegnano a proseguire la trattativa per perfezionare il contratto
Ripetizione del contratto: contratto già concluso e valido, che le parti rifanno in altra forma
Le trattative e la responsabilità precontrattuale: le legge regola i rapporti di trattative imponendo alle parti di comportarsi secondo buona
fede (correttezza e lealtà), chi non lo fa incorre nella responsabilità precontrattuale. La scorrettezza può consistere in: esercitare
sull’atra parte inganni/minacce, reticenza (nasconde info), conoscere e nascondere cause della nullità del contratto, abbandonare ingiusti-
ficatamente la trattativa (rottura della trattativa) à 2 requisiti: trattativa abbastanza avanzata da avere creato un ragionevole
affidamento nella conclusione del contratto, rottura avvenuta senza una seria giustificazione.
è Risarcimento del danno corrispondente all’interesse negativo (danno che deriva dall’avere intrapreso la trattativa finita
male, comprendente le spese inutilmente fatte e la perdita di occasioni alternative). Non è risarcibile l’interesse positivo à
causato dal mancato raggiungimento del risultato contrattuale (danno risarcibile in base alla responsabilità per inadempimento
dell’obbligazione nata dal contratto)
Volontà e manifestazione di volontà: la volontà da sola non basta per formare il contratto, è necessario che questa venga manifestata
all’esterno con mezzi oggettivi, così da diventare socialmente conoscibile (manifestazione di volontà). La manifestazione può essere
espressa (attraverso segni del linguaggio) oppure tacita (con segni ≠ dal linguaggio, es. salita sull’autobus) à gesto che forma il contratto e
allo stesso tempo lo attua “negozio di attuazione”. La manifestazione tacita di volontà si definisce comportamento concludente,
intendendosi le azioni del soggetto che, nel quadro delle circostanze date, segnalano chiaramente la sua volontà contrattuale (con la “pote-
statio” il soggetto può esplicitare che il suo comportamento non va inteso in un certo significato, ma non è sempre possibile esercitarla! Es.
sono salito sull’autobus, non posso dire che non voglio concludere quel contratto, in quanto il comportamento è già attuativo). Ma dire che
la volontà può manifestarsi anche tacitamente non significa che il silenzio vale generalmente come manifestazione di volontà; di per sé il
silenzio è assenza di segni e quindi non manifesta alcuna volontà à può portare alla formazione del contratto solo in casi particolari e per
particolari ragioni che lo giustificano (legge, precedente accordo tra le parti).
Contratti formali: funzioni della forma
In Italia vale generalmente il principio della libertà della forma: la manifestazione della volontà contrattuale non richiede modalità
particolari, ma può avvenire con qualunque modalità idonea a comunicarla e farla comprendere à snellire compimento di operazioni eco-
nomiche. Tuttavia ci sono delle eccezioni: per alcuni contratti la legge richiede che la volontà si espressa attraverso particolari modalità
espressive – questi sono i contratti formali (o a forma vincolata), che si contrappongono a quelli informali (o a forma libera). Documenti:
Scrittura privata Atto pubblico
- Trasferiscono la proprietà di immobili - Contratti che costituiscono società di capitali
- Modificano, creano, estinguono diritti reali su immobili - Convenzioni matrimoniali
- Attribuiscono diritti (non reali) di godimento di immobili di - Donazioni (presenza di 2 testimoni)
durata ultranovennale
- Contratti della PA
La forma della scrittura è rispettata anche se la volontà delle parti Richiede anche l’intervento del notaio o di un altro pubblico uffi-
non è manifestata in un unico documento, ma lo è in documenti ciale
separati. Qualche volta la scrittura non basta e dev’essere integrata
da altri elementi
Funzioni della forma: garantire certezza sull’esistenza e sul contenuto del contratto (ridurre dubbi e liti a riguardo), proteggere il contraente
(es. donazione), rendere possibili i controlli sul contratto, possibilità di pubblicità è parliamo di rinascita del formalismo
La forma può essere richiesta:
ü Per la validità “ad sustantiam”, se costituisce un elemento essenziale del contratto. Quando manca il contratto è nullo!
ü Per la prova “ad probatoriem” – il contratto è valido e produce i suoi effetti, ne deriva solo la maggiore difficoltà, per la parte
interessata, di dare al giudice la prova del contratto à limitazione dei mezzi di prova (no testimoni o presunzioni, solo
giuramento deferito a controparte o confessione di questa!) es. assicurazione, transazione
Forme convenzionali: una particolare forma della dichiarazione di volontà è richiesta non per previsione di legge, ma per accordo delle
parti interessate (detto patto sulla forma). Se il patto è fatto per iscritto, la legge presume che la forza convenzionale sia voluta per la validità
dell’atto, e non solo per la prova. Non vanno confuse con le altre formalità che le norme possono richiedere per determinati contratti
(pubblicitarie, adempimenti fiscali, …)
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25 RAPPRESENTANZA
è possibile che i contratti siano formati da soggetti che non sono quelli direttamente interessati ad essi à sostituzione: A sostituisce B nella
conclusione del contratto. Con la rappresentanza il contratto è fatto da un soggetto (rappresentante), ma gli effetti si producono in capo a
un altro soggetto (rappresentato), perché riguardano le situazioni giuridiche di quest’ultimo.
“il contratto concluso dal rappresentante… produce direttamente effetto nei confronti del rappresentato” (art.1388)
È una figura molto importante, soprattutto nella vita economica e sociale odierna, dominata da divisione e specializzazione del lavoro.
Nel contratto fatto in rappresentanza il rappresentante è la parte in senso formale, mentre il rappresentato è quella in senso sostanziale.
Stati soggettivi rilevanti: buona/mala fede, conoscenza/ignoranza, errore, minaccia, inganno à siccome il contratto è fatto dal rappre-
sentante, bisogna vedere i suoi stati soggettivi rilevanti, non quelli del rappresentato. Ma questa regola non può spingersi fino a consentire
frodi del rappresentato a danno di terzi – “in nessun caso il rappresentato… in mala fede può giovarsi dello stato di ignoranza o di buona
fede del rappresentante” (art.1391)
Essendo che il rappresentato è la parte sostanziale “per la validità del contratto concluso dal rappresentante è necessario che il contratto
non sia vietato al rappresentato” (art.1389) à l’incapacità giuridica non può essere supplita dal rappresentante (≠ incapacità d’agire)
Il contratto ha effetto nei confronti del rappresentato solo se, nel concludere il contratto, il rappresentante dichiari alla controparte che in
quel contratto egli agisce non per sé, ma in nome e per conto del rappresentato (“spendita del nome” del rappresentato) – altrimenti
produce effetti nei confronti del rappresentante stesso. Non è vera e propria rappresentanza:
Ø La rappresentanza indiretta, in cui uno fa un contratto “per conto” di un altro, ma non anche “in nome” dell’interessato (no
spendita del nome, lo fa in nome suo)
Ø intervento di un nuncius (~ portavoce) – strumento usato dall’interessato per manifestare la propria volontà contrattuale. Il
nuncius può anche essere incapace di intendere e di volere, l’importante è che sia in grado di comunicare al destinatario la di-
chiarazione della parte
La rappresentanza può ricorrere per atti come:
– contratti
– atti unilaterali
– ricezione di atti (rappresentanza passiva) es. pagamento fatto al rappresentante del creditore
Ma esistono anche atti che sono esclusi, quali gli atti personalissimi che sono intimamente legati alla personalità dell’autore (matri-
monio, testamento, riconoscimento del figlio extramatrimoniale)
Ma da chi, e come, il rappresentante riceve l’abilitazione a fare atti che producono effetti sul patrimonio altrui? “il potere di rappresentanza
è conferito dalla legge o dall’interessato” (art.1387)
ü Rappresentanza legale – la legge stabilisce che in certi casi un soggetto non può compiere personalmente gli atti che lo riguar-
dano ma dev’essere sostituito e stabilisce come individuare il rappresentante à no autonomia dell’interessato: non decide se e da
chi farsi sostituire (es. incapaci d’agire, fallitoàcuratore fallimentare, opera nell’interesse dei creditori ≠ da altri rappresentanti
che operano nell’interesse del rappresentato)
ü Rappresentanza volontaria – l’interessato decide se e da chi farsi rappresentare à procura (atto che conferisce il potere di
rappresentanza)
ü Rappresentanza organica – il soggetto rappresentato è un’organizzazione, deve per forza dotarsi di rappresentanti ma questi
possono essere liberamente scelti dagli interessati
Procura: atto unilaterale con cui l’interessato conferisce volontariamente al rappresentante il potere di rappresentarlo à non ricettizio: non
si indirizza propriamente al rappresentante, ma opera piuttosto verso i terzi con i quali il rappresentante può contrattare in nome del rap-
presentato. Chi la conferisce deve avere la capacità d’agire, ma chi la riceve basta che abbia la capacità naturale (di intendere e di volere) nel
momento in cui compie l’atto per il rappresentato.
La procura può richiedere una forma particolare: la stessa forma prevista dalla legge per il contratto che il rappresentante conclu-
derà. Se non c’è vincolo di forma può esserci anche la procura tacita (fatti concludenti). Di solito viene attribuita nell’interesse del
rappresentato, ma può essere anche attribuita in quello del rappresentante.
§ Procura generale – autorizza il rappresentante a compiere tutti gli affari del rappresentato
§ Procura speciale – riguarda uno o più affari determinati e può imporre ulteriori limiti riguardo gli atti (es. può comprare ma
non vendere, …)
Normalmente si inserisce in un rapporto sottostante fra rappresentante e rappresentato, che la giustifica à “rapporto di gestione”
perché impegna il rappresentante a gestire interessi del rappresentato. Ma il potere di rappresentanza e il rapporto sottostante sono
distinti tra loro, infatti producono effetti diversi e si possono scindere, sono comunque pur sempre collegati in questo il primo è strumen-
tale al secondo e non può conservare vita autonoma, indipendentemente da questo.
Estinzione della procura:
v Venire meno del rapporto sottostante
v Morte del rappresentante/rappresentato
v Rinuncia del rappresentante
v Revoca del rappresentato – non ammessa in caso di procura irrevocabile (es. procura data nell’interesse del rappresentante)
Nelle situazioni di rappresentanza può succedere che si crei un contrasto tra l’interesse del rappresentato e l’interesse del 3°; il rappresen-
tante è tenuto a agire nell’interesse del rappresentato, se viola questo obbligo e agisce in modo da avvantaggiare non il rappresentato, ma
sé stesso un 3° allora si crea un conflitto d’interessi con il rappresentato.
è A quale interesse dobbiamo dare preferenza? Il criterio è la conoscenza/conoscibilità del conflitto d’interessi da parte
del 3°. Se questo lo conosceva, allora il contratto è annullabile, altrimenti no (tutela dell’affidamento)
Ipotesi estrema: contratto sé stesso à nel contratto concluso dal rappresentante in nome del rappresentato la controparte è il rappre-
sentante medesimo, il quale agisce per sé o come rappresentante di un altro soggetto. È annullabile su richiesta del rappresentato, salvo
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che: egli abbia autorizzato il rappresentante a contrarre con sé stesso o abbia predeterminato il contenuto del contratto, così da escludere
la possibilità di conflitto d’interessi.
Revoca/modificazione della procura: il rappresentato è libero di cancellare o ridurre i poteri di rappresentanza conferiti al rappresentante,
ma ha l’onere di portare a conoscenza dei terzi, con mezzi idonei, la nuova situazione! Se non lo fa, per respingere gli effetti del
contratto dell’ex rappresentante deve provare che il 3° era in mala fede e sapeva che la procura era stata revocata/modificata; senza questa
prova, revoca e modificazioni “non sono opponibili a terzi”.
Difetto di rappresentanza (o rappresentanza senza potere): un falso rappresentante fa, in nome del preteso rappresentato, un
contratto che non è mai stato autorizzato a fare. La situazione è disciplinata da alcune regole:
1) Inefficacia del contratto – non produce effetti nei confronti del preteso rappresentato e neppure verso il falso rappresentante
2) Possibilità di ratifica del contratto – preteso rappresentato può rendere efficace il contratto tramite atto unilaterale (rati-
fica), richiede la forma scritta ed è un atto ricettizio (produce effetto quando giunge al 3°). Gli effetti del contratto sono retrodatati
al momento del contratto (retroattività della ratifica), ma col limite che non deve intaccare “i diritti dei terzi”.
3) Crea una situazione di incertezza perché non si sa se il preteso rappresentato ratificherà o meno. Per evitare che si protragga:
a. Il falso rappresentante e terzo contraente possono sciogliere consensualmente il contratto
b. Il terzo può fare un interpello al preteso rappresentato, dandogli un termine entro cui ratificare o meno
4) Responsabilità del falso rappresentante verso il 3° contraente – se la ratifica non avviene quest’ultimo resta danneg-
giato à risarcimento del danno da lui sofferto per avere confidato senza sua colpa nella validità del contratto ~ responsabilità
precontrattuale (danno negativo)
Deroga: principio di apparenza (rappresentante apparente) – il preteso rappresentato è vincolato al contratto col terzo quando
ricorrono 3 condizioni:
1. Apparenza di poteri rappresentativi
2. Imputabilità di tale apparenza al preteso rappresentato
3. Affidamento incolpevole del 3°
Contratto per persona da nominare: un contraente si riserva di comunicare successivamente a controparte il nome della diversa per-
sona che acquisterà i diritti e assumerà gli obblighi del contratto à non viene speso il nome nella conclusione del contratto. Se poi il
contraente fa dichiarazione di nomina, gli effetti contrattuali si producono nei confronti del nominato e in modo retroattivo – a condizione
che:
§ Nomina tempestiva (secondo accordo o entro 3 giorni)
§ Nomina e accettazione o procura siano fatte della stessa forma del contratto
Se la nomina non viene fatto, o non è valida per mancanza di qualche requisito, il contratto produce effetti fra i contraenti originari.
Può essere che ci sia il desiderio del vero interessato di non comparire nelle trattative e nella conclusione del contratto o per realizzare
un risparmio fiscale (es. su imposta di registro)
Contratto per conto di chi spetta: es. è incerto chi abbia diritto alla consegna delle cose trasportate, il vettore può depositarle o venderle
(se deperibili) per conto di chi risulterà l’avente diritto. à chi fa il contratto non è il vero interessato all’operazione, questo di determinerà
in seguito.
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Causa in senso tipico: funzione economico-sociale del contratto stesso – caratteri essenziali del tipo di operazione che il con-
tratto realizza, e in ragione dei quali l’ordinamento ritiene giustificato gli spostamenti patrimoniali che ne derivano.
Causa in senso concreto: specifici interessi che costituiscono la specifica ragione giustificativa di quel determinato contratto à
la giurisprudenza le dà maggiore importanza quando causa manca/è illecita
Mancanza della causa à nullità!
Negozio astratto: negozio che non indica la propria causa, non è indicata la ragione giustificante lo spostamento di ricchezza,
ma non è escluso che questa ci sia. Alcuni ordinamenti giuridici ammettono il negozio astratto (es. tedesco) à si presume che ci
sia una causa, benché ignota. (tutela i terzi e rende più sicura la circolazione giuridica), in Italia vige il principio dell’inammissi-
bilità del negozio astratto rivolto a trasferire diritti (à nullità), ma è permesso per quanto riguarda l’assunzione di obblighi (dai
quali ci si può svincolare provando che questi non hanno una causa. Vedi in seguito la differenza tra astrazione processuale e
astrazione sostanziale.
Illiceità della causa: disapprovata dall’ordinamento giuridico, il senso stesso dell’operazione è disapprovato perché in contra-
sto con l’interesse generale/valori meritevoli di tutela ànullità
Causa≠motivo à particolare interesse soggettivo (bisogno, desiderio, aspettativa) che spinge ciascun contraente a fare il con-
tratto, ma resta estraneo alla ragione giustificativa del contratto stesso, oggettivamente considerata. Causa à elemento oggettivo
che appartiene a tutte le parti, motivo à chiuso nella sfera particolare di una parte
è Rilevanza della causa, irrilevanza dei motivi (solo i problemi riguardanti la causa possono influenzare la sorte del
contratto)
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27 IL REGOLAMENTO CONTRATTUALE
Il contratto serve alle parti per sistemare i propri interessi, o meglio per regolarli à il contratto è l’autoregolamento degli interessi delle
parti. Regolamento contrattuale: insieme delle regole che il contratto detta alle parti, e che esprimono gli impegni e i risultati legali previsti
come sistemazione dei loro interessi (è il contratto stesso considerato non come atto, ma come rapporto).
Chi determina il regolamento contrattuale? Da quali fonti derivano le diverse regole? È determinato da più fonti diverse, che operano con-
giuntamente;
Ø Fonte autonoma – volontà delle parti
Ø Fonti eteronome – operano a prescindere dalla volontà delle parti, danno luogo all’integrazione del contratto
La fonte autonoma: in prima battuta, determinare il regolamento contrattuale spetta alle parti, titolari degli interessi che il contratto serve
a regolare à principio di libertà contrattuale e dell’autonomia privata; riconoscimento ai privati del potere di conformare i propri rapporti
patrimoniali secondo le proprie inclinazioni e i propri interessi, dunque secondo la propria volontà, senza subite imposizioni di autorità
esterne (libertà di iniziativa economica privata, art.41 Cost.).
Art. 1322 “Autonomia contrattuale” è:
1. Libertà di decidere se fare o meno un contratto
2. Libertà di scegliere la controparte contrattuale
3. Libertà di determinare il contenuto del contratto
4. Libertà di scegliere il tipo di contratto o di fare contratti atipici
Tipi legali: schemi di contratti previsti e regolati dalla legge à contratti tipici/nominati (individuabili con il nome del tipo) – ma
qualche volta le parti possono non trovare un contratto che sia idoneo a realizzare il loro programma, allora possono creare dei contratti
atipici/innominati (NB diritti reali sempre solo tipicità!), ma con un limite: devono essere diretti a realizzare interessi meritevoli di
tutela secondo l’ordinamento giuridico à non devono avere causa/oggetto illecito.
è Sono necessari per le attività economiche che hanno bisogno di rapidità, non possono attendere che il legislatore introduca nuovi
contratti tipici (trasformazione da tipi sociali a tipi legali) es. tipicizzati 1991 factoring, 2004 franchising
Qualificazione del contratto: operazione logica mediante cui si stabilisce che la fattispecie contrattuale corrisponda a un tipo legale
piuttosto che a un altro, oppure che sia un contratto atipico in quanto non riferibile a nessun tipo legale.
Può accadere che per realizzare il programma le parti non possano accontentarsi di un solo tipo legale à contratto misto, contratto nel
quale si combinano prestazioni caratteristiche di diversi tipi legali (es. portierato, parcheggio, residence), ma quali regole si applicano? Ci
sono dei criteri:
Ø Criterio dell’assorbimento – si applicano le regole del tipo che risulta prevalente
Ø Criterio della combinazione – a ciascuna prestazione tipica si applicano le regole del tipo corrispondente
è Compromesso: criterio dell’assorbimento, temperato col criterio della combinazione
Contratti collegati: 2+ contratti distinti che sono “collegati” nel senso che l’esistenza e la funzionalità congiunta di entrambi sono neces-
sarie per realizzare l’operazione programmata dalle parti. Ciascun contratto si giustifica anche attraverso l’altro e senza l’altro non avrebbe
il senso che le parti hanno inteso dargli à se uno presenta dei problemi che ne mettono in discussione gli effetti, vengono messi in discus-
sione anche gli effetti dell’altro contratto
Le parti determinano innanzitutto gli elementi essenziali del contratto: quegli aspetti del regolamento contrattuale che definiscono i
punti chiave dell’operazione (causa e oggetto, quanto meno nelle linee fondamentali) e le attribuiscono il suo senso. Di solito prevedono
anche gli aspetti marginali/accessori dell’operazione (elementi non essenziali) à queste previsioni sono le clausole del contratto e il
regolamento contrattuale è formato principalmente da queste.
Il testo del contratto può essere di significato incerto, in quanto oscuro (non si percepisce il significato) o ambiguo (si percepiscono più
significati diversi e incompatibili) à può nascere un conflitto, ma è risolvibile attraverso l’interpretazione del contratto da parte del
giudice, la quale viene fatta secondo dei criteri (criteri legali d’interpretazione):
ü Criteri d’interpretazione soggettiva – accertare la “comune intenzione delle parti”, anche al di là del senso letterale delle parole
o Criterio del comportamento complessivo delle parti – come si sono comportate? Anche in seguito alla conclu-
sione del contratto
o Criterio dell’interpretazione contestuale – ciascuna clausola va interpretata alla luce delle altre clausole
Può accadere che l’interprete non riesca a ricostruire in nessun modo la “comune intenzione”, allora ricorre ai:
ü Criteri d’interpretazione oggettiva: puntano a attribuire al contratto il senso più rispondente a valori di ragionevolezza, funzio-
nalità, equità
o Criterio dell’interpretazione secondo buona fede – significato che sarebbe scelto da un contraente corretto e
leale
o Criterio della conservazione – significato che attribuisce al contratto qualche effetto
o Criterio degli usi interpretativi – significato conforme a quanto generalmente si pratica nel luogo di conclusione
del contratto
o Criterio dell’interpretazione “contra stipulatorem” – il testo predisposto unilateralmente da una parte va in-
teso nel senso più favorevole all’altra
o Regole finali – il contratto gratuito va inteso nel senso meno gravoso per l’obbligato e quello oneroso nel senso di
bilanciare equamente gli interessi delle parti
Integrazione del contratto: fenomeno per cui il regolamento contrattuale può essere determinato anche da fonti eteronome, esterne
alla volontà delle parti à art.1374 “il contratto obbliga le parti non solo a quanto è nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conse-
guenze che ne derivano secondo legge o, in mancanza secondo gli usi e l’equità”. Dal punto di vista della logica che la ispira, possiamo
distinguere:
Ø Integrazione suppletiva – rispettare e favorire le scelte dell’autonomia privata
Ø Integrazione cogente – contrastare le scelte dell’autonomia privata (assetto contrattuale contrario all’interesse generale)
Dal punto di vista degli agenti che operano come fonti di integrazione, distinguiamo:
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legale), quando non previsto dalla legge, lo ius variandi può essere convenzionale (previsto da una clausola del contratto) – è ammesso
se accompagnato da limiti per tutelare contro il rischio di un suo esercizio irragionevole/iniquo.
Principio della relatività degli effetti del contratto: “il contratto non produce effetto rispetto ai terzi” (art.1372) à non sono opponi-
bili ai terzi! Ma non significa che gli effetti del contratto non possano incidere indirettamente sugli interessi di un terzo; significa che sul
terzo non può venire a gravare lo specifico vincolo creato dal contratto: le situazioni giuridiche del 3° non possono essere modificate. Il
contratto non può:
– creare obbligazioni a carico di un 3°
– impedire l’acquisto di un diritto da parte di un 3°
– disporre di un diritto del 3° à derogato dalle regole a tutela dell’affidamento e della sicurezza della circolazione (es. trascrizione)
Promessa del fatto del terzo: il contratto non può creare obbligazioni a carico di un terzo, infatti il 3° non è obbligato a dare/fare la
prestazione oggetto del contratto. Se egli rifiuta, risponde il promittente nei confronti del promissario, che ha diritto di farsi indenniz-
zare. C’è un’eccezione: locazione.
Patto di non alienare: se A si impegna con B a non cedere una cosa a terzi, ma poi la vende a C, l’acquisto di C non viene toccato perché
estraneo al rapporto tra A e B. Il contratto, producente effetti solo tra le parti, fa nascere un’obbligazione di A verso B. Gli effetti di producono
validamente solo a 2 condizioni:
1. l’inalienabilità risponda a qualche apprezzabile interesse della parte a favore della quale è pattuita
2. inalienabilità contenuta “entro convenienti limiti di tempo”
è diffidenza del legislatore per i vincoli che impacciano la libertà di circolazione dei beni
≠ divieti legali di alienazione: il legislatore giudica opportuno limitare la circolazione di determinati beni, in nome di qualche specifico
interesse.
Contratto a favore di terzo: contratto con cui una parte si obbliga a fare una prestazione in favore di un terzo indicato dall’altra parte.
La parte che si obbliga si chiama promittente, quella che riceve la promessa stipulante e il terzo beneficiario. Il contratto tocca diret-
tamente la sfera giuridica del terzo, attribuendogli un vero e proprio diritto (es. trasporto di cose, rendita vitalizia, assicurazione, …). Ma
non costituisce una deroga al principio di relatività del contratto perché attribuisce al terzo un vantaggio e comunque questo ha la possi-
bilità di rifiutare la prestazione. Dal contratto nasce immediatamente un diritto azionabile del terzo verso il promittente, ma l’acquisto
del diritto non è subordinato all’adesione del terzo: l’eventuale adesione non serve a realizzare l’acquisto, ma a renderlo effettivo. Prima
dell’adesione del terzo lo stipulante può revocare la stipulazione a suo favore (in caso di prestazione dopo la morte dello stipulante è sempre
revocabile anche dopo l’accettazione). Bisogna ricordare che l’interesse dello stipulante fa parte della causa del contratto (es. spirito di
liberalità, adempimento precedente obbligo, …). Il contratto può attribuire al terzo diritti reali? È incerto, comunque serve l’accettazione.
Cessione del contratto: A cede il suo contratto con B a C, con la conseguenza che C subentra al posto di A nel rapporto contrattuale con
B. A= cedente, B= contraente ceduto, C= cessionario. La cessione richiede 2 presupposti:
1. contratto a prestazioni corrispettive, non ancora completamente eseguite
2. consenso del contraente ceduto – si trova ad avere un’altra controparte, diversa da quella con cui aveva deciso di stipulare
il contratto (può anche essere preventivo)
è deroghe (cessione legale del contratto – non serve consenso del contraente ceduto)
o contratti aziendali, relativi all’azienda ceduta
o contratto di locazione della casa coniugale
È un contratto plurilaterale (3 parti), che dà luogo a 3 serie di rapporti:
– rapporti tra le parti originarie à cedente è liberato dalle sue obbligazioni verso il contraente ceduto dal momento del con-
senso/notificazione
– rapporti tra le attuali parti à contraente ceduto può opporre al cessionario le eccezioni fondate sul contratto oggetto di ces-
sione, ma non quelle relativa ad altri suoi rapporti col cedente
– rapporti fra le parti della cessione à il cedente è tenuto a garantire la validità del contratto ceduto, e può assumere la garanzia
dell’adempimento del contratto
Subcontratto: contratto derivativo che ricorre quando la parte di un contratto fa, con una diversa controparte, un altro contratto, il cui
oggetti si identifica, almeno in parte, con l’oggetto del primo, e lo presuppone.
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Contratti nulli, annullabili e rescindibili sono contratti invalidi à mancanza o difetto di qualche elemento costitutivo di quella particolare
fattispecie che è il contratto. I difetti che portano invalidità di chiamano vizi del contratto (contratto viziato)
Invalidità ≠ inefficacia: per qualche ragione il contratto non produce gli effetti che normalmente ha la forza di produrre. L’obiettivo dell’in-
validità è l’inefficacia, per questo un contratto invalido è anche inefficace, tuttavia l’inefficacia può presentarsi anche al di fuori dei casi di
invalidità (un contratto può essere valido e allo stesso tempo inefficace).
– Inefficacia originaria, il contratto è improduttivo di effetti da quando viene formato
– Inefficacia sopravvenuta, il contratto è inizialmente efficace, e solo da un certo momento in avanti diventa improduttivo
§ Inefficacia assoluta, il contratto non produce nessun effetto tra parti o verso i terzi
§ Inefficacia relativa, il contratto non produce effetti verso determinati terzi che si trovano in una certa posizione à contratto
inopponibile a loro
Nullità
Cause (art.1418):
• Nullità strutturali – vizi che toccano qualche elemento essenziale del contratto (contratto incompleto, assurdo)
• Nullità politiche – rendono il contratto nullo perché disapprovato dall’ordinamento giuridico
Le nullità strutturali: contratto gravemente incompleto o assurdo, è nell’interesse generale che esso non produca effetti giuridici
Ø Manca l’accordo – nonostante l’apparenza di due manifestazioni di volontà concordi, provenienti dalle parti, una tale volontà di
fatto non esiste
o Contratto fatto per costrizione fisica o psicologica
o Contratto fatto da persona senza capacità d’intendere e di volere
o Contratto non riferibile a chi ne appare l’autore
o Contratto fatto in modo scherzoso e non serio/per rappresentazione scenica o didattica
o Contratto basato sul dissenso occulto tra i contraenti
Ø Manca la causa
Ø Oggetto inesistente, impossibile, indeterminato e indeterminabile
Ø Difetto di forma
Contratto inesistente: manca perfino la parvenza di essere un contratto
Le nullità politiche: il contratto illecito, quando:
- Oggetto/causa/condizione illecito
- Motivo illecito comune (condiviso dalle parti)
Contratto in frode della legge – costituisce il mezzo per eludere l’applicazione di una norma imperativa: è nullo perché ha causa
illecita. Le parti aggirano il divieto facendo un contratto diverso, di per sé non vietato, costruito in modo tale da realizzare il medesimo
risultato tipico dell’atto vietato. Può essere anche fatto attraverso un collegamento fra contratti.
Nullità testuale: la legge dichiara un certo contratto nullo à serie chiusa di atti
Nullità virtuale: il contratto è contrario alle norme imperative à serie aperta di casi, non definibili ex ante
NB Non qualsiasi violazione di una norma imperativa produce nullità del contratto! Art.1418 “il contratto contrario a norma
imperativa è nullo, salvo che la legge disponga diversamente”
Annullabilità à annullamento
v Incapacità d’agire – distinzione incapacità legale/naturale e assoluta/relativa
v Vizi della volontà – fattori che disturbano o deviano il processo di formazione della volontà contrattuale di una parte, che per
questo conclude un contratto che non corrisponde ai suoi programmi
o Errore – ignoranza/falsa conoscenza di elementi rilevanti per decidere in merito al contratto. La legge concilia gli
interessi contrapposti delle parti con la previsione di requisiti dell’errore determinanti l’annullamento:
§ Essenziale – cade su elementi obiettivi del contratto, cioè quando riguarda natura/oggetto (àerrore de-
terminante del consenso) del contratto o la persona dell’altro contraente. A loro volta si distinguono in:
• Errori di fatto – riguardano elementi di fatto
• Errori di diritto – ignoranza/falsa interpretazione di norme che incidono sulle “qualità giuridi-
che” dell’oggetto del contratto o della persona dell’altro contraente
Un errore determinante del consenso, ma non rientrante nelle classi di errori elencate non è un errore essen-
ziale à errore sul motivo (irrilevante; riguarda la sfera delle esigenze soggettive, dei progetti personali,
delle aspettative individuali dell’errante, e non un elemento obiettivo del contratto es. errore di previ-
sione/sul valore).
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Può essere essenziale anche l’errore sulla quantità (purché determinante del consenso) e l’errore di calcolo
(corretto tramite rettifica)
§ Riconoscibile – una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo à tutela dell’affidamento
Errore ostativo: tocca la comunicazione della volontà (errore nella dichiarazione/trasmissione), il contratto è annul-
labile per gli stessi motivi dell’errore vizio (riguarda la formazione della volontà)
o Dolo – raggiro/menzogna usati contro un contraente per indurlo a fare un contratto. Il rimedio scatta solo se il dolo
è determinante (inganno decisivo per la conclusione del contratto, senza raggiro non si sarebbe stipulato il con-
tratto). Oltre che una condotta attiva di raggiro/menzogna (dolo commissivo), il dolo può presentarsi anche come
reticenza (dolo omissivo), in quanto la parte può tacere elementi decisivi del contratto. Anche il dolo del terzo deter-
mina l’annullabilità del contratto, solo se risulta noto alla parte che ne trae vantaggio. La vittima, oltre che
l’annullamento del contratto può chiedere il risarcimento del danno.
“dolus bonus”: generica e iperbolica esaltazione della qualità del bene offerto, non è considerato dolo!
Dolo incidente: inganno non tanto grave da essere determinante, ma abbastanza grave da indurre la vittima ad ac-
cettare condizioni diverse e meno vantaggiose di quelle che avrebbe accettato senza inganno à no annullamento, ma
può ottenere il risarcimento del danno (~ responsabilità precontrattuale)
o Violenza – violenza psichica/morale, sinonimo di minaccia à costringere la parte a fare un contratto che non vor-
rebbe fare. È causa di annullabilità solo se presenta 3 caratteristiche:
1) inerente al contratto – il suo scopo immediato e diretto è forzare la vittima a fare quel contratto
2) ragionevolmente grave – può riguardare beni economici e non, dev’essere un male notevole: il bene sotto-
posto a minaccia dev’essere abbastanza rilevante e la lesione di esso abbastanza grave. La minaccia dev’essere
verosimile e tale da “impressionare una persona sensata”, ma va valutato in modo elastico caso per caso,
perche2 deve avere riguardo all’età, sesso, condizione delle persone. Il bene messo a rischio deve appartenere
al contraente o a una persona vicina (coniuge, ascendenti, discendenti), se riguarda persone diverse dev’es-
sere valutato dal giudice.
3) Prospettante un male ingiusto – vantaggi non collegati all’attuazione del diritto che si minaccia di far valere
≠ timore reverenziale: stato di soggezione psicologica in cui una persona si trova di fronte a un’altra (pressione
psicologica interna, contratto non annullabile)
La violenza del terzo causa l’annullabilità del contratto, anche se il contraente che se ne avvantaggia non ne sapeva
nulla
La rescissione
Rimedio che si applica ai contratti conclusi in circostanze anomale, tali da costringere uno dei contraenti ad accettare condizioni contrattuali
molto svantaggiose. Esso scatta in presenza di 2 requisiti:
1) Requisito interno al contratto: grave squilibrio economico tra i contraenti
2) Requisito esterno al contratto: circostanze anomale entro cui il contratto viene fatto à stato di pericolo/bisogno
è La rescissione si offre come rimedio a contratti economicamente squilibrati e ingiusti, solo se e in quanto, tali contratti sono stati
conclusi in circostanze fortemente anomale e penalizzanti per una delle parti.
Per operare il rimedio occorre che siano presenti entrambi i requisiti!
Ø Stato di pericolo – rescindibile quando ricorrono i seguenti requisiti:
o Parte costretta dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona
o Necessità nota alla controparte
o Contratto concluso a condizioni inique
Ø Stato di bisogno
• Una parte fa un contratto perché si trova in uno stato di bisogno e il contratto è un modo per ovviare a tale bisogno
• La controparte ne approfitta per trarne vantaggio
• Squilibrio economico tra le prestazioni delle parti à lo scarto di valore fra le prestazioni dev’essere di almeno 1:2 (le-
sione “ultra dimidium”)
• Lo squilibrio deve perdurare fino al tempo in cui è proposta la domanda di rescissione
Lo squilibrio economico non è di per sé ragione sufficiente per invocare rimedi contro il contratto (conforme al principio della libertà con-
trattuale). Comunque ultimamente si sono ampliati notevolmente i casi in cui la legge introduce un controllo pubblico sulla “giustizia” del
contratto (equilibrio economico) concluso in circostanze normali, ma comunque molto lontane dalla patologia dello stato di pericolo/biso-
gno:
– Legge sull’usura (l./108/1996)
– Clausole vessatorie contratti B2C
– Abuso di dipendenza economica fra imprese (eccessivo squilibrio nei rapporti tra esse)
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Nullità protegge interesse generale; annullabilità protegge interesse particolare à differenze di trattamento giuridico
Di regola, la nullità può scattare in una serie aperta di case, mentre l’annullabilità solo nei casi previsti dalla legge.
Nullità Annullabilità
Legittimazione ad Legittimazione allargata; il rimedio può essere invo- Può essere invocato solo dalla parte nel cui interesse
attivare il rimedio cato da chiunque vi abbia interesse e può essere applicato la legge lo prevede – interesse particolare di quel
d’ufficio dal giudice, in quanto tutela un interesse gene- contraente, solo lui può valutare e deciderne in me-
rale rito
- Eccezioni - Nullità relativa – la nullità può farsi valere solo da una Annullabilità assoluta – il rimedio può essere in-
delle parti, derivano dalla violazione di norme imperative vocato da chiunque vi abbia interesse (es. interdetto
poste a tutela di una determinata categoria di contraenti legale à non è incapacità di protezione)
Prescrizione del Imprescrittibile. Gli effetti pratici della regola possono 5 anni, decorrenti da quando viene meno la causa
diritto di attivare essere neutralizzati in 2 modi: dell’annullabilità. Si prescrive l’azione, ma non l’ec-
il rimedio 1) Resta soggetta a prescrizione l’azione di ripeti- cezione di annullabilità. Il rimedio, morto come
zione delle prestazioni azione, rimane vivo come eccezione.
2) Operare dell’usucapione
à il tempo non lavora contro chi è interessato alla nullità,
ma può lavorare a favore di qualche controinteressato
Recupero del con- La convalida non è ammessa. Eccezione: donazione Il contratto può essere convalidato à conva-
tratto difettoso nulla. lida: atto unilaterale ricettizio, rende il contratto
È possibile un certo recupero dei suoi effetti tramite il valido e recupera pienamente i suoi effetti.
meccanismo della conversione, ciò a 2 condizioni: - Può compierla solo la parte legittimata a chie-
1. Il contratto nullo deve avere i requisiti di so- dere l’annullabilità
stanza e di forma previsti per il contratto - Dev’essere venuta meno la causa dell’annullabi-
diverso lità
2. Le parti avrebbero voluto il contratto diverso se - La parte legittimata deve manifestare la volontà
avessero saputo della nullità del loro di convalidare (espressa o tacita)
è “Volontà ipotetica” delle parti Quando il contratto è annullabile per errore si può
Normalmente la nullità è solo parziale, ma può diventare salvare il contratto anche se la parte non in errore of-
totale, e determinare la nullità dell’intero contratto, se ri- fre di eseguire il contratto alle condizioni che aveva
sulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza in mente la parte in errore (mantenimento del con-
quella parte del suo contenuto che è colpita dalla nullità. tratto rettificato)
Ma può anche accadere che il contratto resti in piedi, no- à conservazione degli atti di autonomia privata
nostante la clausola nulla sia essenziale à “le clausole
nulle sono sostituite di diritto da norme imperative”; la
legge mira a tutelare il contraente debole
Conseguenze Retroattivamente. Eccezioni: Retroattivamente. Eccezioni:
dell’applicazione • Contratto nullo per violazione del buon co- • Se il contratto è annullato per incapacità,
del rimedio tra le stume – prestazione non ripetibile l’incapace non è tenuto a restituire la pre-
parti stazione ricevuta, se non nei limiti in cui
• Contratto di lavoro (lavoratore conserva diritto
a retribuzione) questa si è rivolta a suo vantaggio
• Contratto di lavoro (lavoratore conserva
diritto a retribuzione)
Conseguenze Sempre opponibile ai terzi, opera retroattivamente Inopponibile ai terzi (opera retroattivamente tra
dell’applicazione sia fra le parti che verso i terzi le parti, ma non verso i terzi). Lo è solo se:
del rimedio verso i àsentenza dichiarativa 1. Terzo in mala fede
terzi 2. Terzo ha acquistato a titolo gratuito (affi-
damento meno meritevole di protezione)
3. Annullamento dipende da incapacità le-
gale
Eccezione: 3° trascrive il suo acquisto dopo la trascri-
zione della domanda giudiziale di annullamento!
àsentenza costitutiva
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– Contratto che trasferisce una quantità di cose generiche; non si risolve se vanno distrutte dopo l’individuazione
Impossibilità parziale: se l’avente diritto ha interesse a ricevere una prestazione ridotta ha diritto a una riduzione della contropresta-
zione, se no può ricedere dal contratto
Impossibilità temporanea: l’obbligazione vive o muore in base alla regola dell’art.1256 (vedi cap.19)
Risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta
Solo per i contratti di durata. Si applica quando nel corso dell’esecuzione del contratto si verificano fatti che alternato notevolmente, a
svantaggio di una parte, l’originario equilibrio economico del contratto stesso (sopravvenienze).
La parte svantaggiata può chiedere la risoluzione in base al principio per cui il vincolo contrattuale si considera assunto “rebus sic stantibus”
(lo stesso delle cose non cambia). Ma la legge prevede dei requisiti, in quanto le sopravvenienze devono essere:
I. Successive alla conclusione del contratto
II. Anteriori all’esecuzione del contratto
III. Oggettive ed esterne – devono dipendere da cause non riconducibili alla sfera del contraente colpito e tantomeno a lui impu-
tabili
IV. Straordinarie e imprevedibili – il rimedio protegge solo contro le sopravvenienze anomale, non quelle “prevedibili” (margine
di rischio normalmente insito in un determinato tipo di contratto)
Lo squilibrio economico determinato dalle sopravvenienze può derivare da aumenti di costo della prestazione dovuta (onerosità diretta)
o da diminuzioni di valore della prestazione attesa (onerosità indiretta). Ciò che conta è che il contratto diventi economicamente squili-
brato non rispetto a un equilibrio idealmente “giusto”, ma rispetto all’equilibrio originario, così come le parti lo avevano liberamente
stabilito.
La risoluzione non può essere chiesta se al momento dell’insorgenza dell’onerosità la parte risultava già inadempiente. È una risoluzione
giudiziale à sentenza costitutiva
Comunque l’altra parte può evitarla offrendo di modificare equamente le condizioni del contratto, in modo da riportare o riavvicinare il
contratto all’equilibrio economico originario (offerta di riduzione a equità) – è l’unico rimedio applicabile ai contratti gratuiti colpiti
da eccessiva onerosità della prestazione della parte obbligata.
Le conseguenze della risoluzione
La risoluzione scioglie il rapporto contrattuale à gli effetti del contratto vengono meno. Ma bisogna distinguere:
• Nei rapporti tra le parti à retroattiva (tranne per contratti a esecuzione continua/periodica)
• Nei confronti dei terzi à non retroattività della risoluzione (non pregiudica i diritti acquistati in precedenza dai terzi, salvi gli
effetti della trascrizione della domanda di risoluzione)
• Contratti plurilaterali à risoluzione solo se la prestazione mancata di quella parte è da ritenersi essenziale, se no il contratto resta
fermo rispetto alle altre parti
Non è detto che la risoluzione sia il rimedio ideale, infatti può presentarsi inidonea nei casi in cui il contratto serve a realizzare operazioni
molto complesse e di lunga durata. Quindi si possono attuare i rimedi non risolutori: assicurano il mantenimento del contratto, sul
presupposto del suo adeguamento alle circostanze ed esigenze sopravvenute. Sono stati individuati soprattutto dall’autonomia privata, me-
diante apposite clausole – clausole di completamento successivo, di adeguamento automatico, di rinegoziazione
La buona fede contrattuale:
§ Soggettiva – condizione psicologica del soggetto e significa ignoranza di tenere un comportamento che contrasta col diritto altrui
§ Oggettiva – regola di condotta imposta ai soggetti (obbligo di comportarsi con correttezza e lealtà) à molto importante nei
rapporti obbligatori e contrattuali: esecuzione contratto, trattative contratto, interpretazione contratto, buona fede durante la
pendenza della condizione.
è Fonte di integrazione del contratto
è Clausola generale – valvola che consente alla disciplina del contratto di espandersi/restringersi in base all’evoluzione della società
Nell’800 la disciplina del contratto si basava sul “dogma della volontà”, per cui la volontà delle parti condizionava il contratto in modo
totale e assoluto; nel diritto privato moderno la volontà delle parti non ha più questo valore rigidamente condizionante à declino del dogma
della volontà, risponde all’affermatesi nella società e nell’economia moderne di:
– Protezione dell’affidamento di chi contratta à prevalenza della dichiarazione sulla volontà
– Colmare le lacune della volontà delle parti – integrazione del contratto
– Assicurare la protezione di interessi generali
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– Danno che corrisponde alla lesione di un interesse protetto dal diritto – sposta l’attenzione dal danneggiante al danneggiato –
ma può accadere che anche l’interesse sottostante all’azione produttiva del danno è un interesse protetto dall’ordinamento
è A volte è necessario eseguire un giudizio comparativo tra i due interessi in gioco (verificare quale dei 2 è prevalente)
La responsabilità civile è soggetta a una costante evoluzione delle sue regole, con il mutare delle condizioni e delle esigenze economico-
sociali, con il mutare del costume e della sensibilità culturale prevalenti, mutano anche le gerarchie degli interessi. É stata allargata la
concezione di ingiustizia del danno anche riguardante alla lesione dei diritti relativi (es. diritti di credito).
Il nesso di causalità
Il danno è risarcibile in quanto sia “conseguenza immediata e diretta” del fatto dannoso. Per accertare l’esistenza del nesso di causalità, si
fa ricorso a diversi criteri:
o Causalità materiale – un danno può dirsi causato da un fatto, se in assenza di quel fatto quel danno non si sarebbe verificato;
il fatto ha rappresentato una condizione necessaria (“condicio sine qua non”)
o Causalità giuridica – “conseguenza immediata e diretta”. In base a un criterio di regolarità statistica, c’è la ragionevole pro-
babilità che quel determinato fatto abbia prodotto quel determinato danno: il nesso manca quando non c’è ragionevole
probabilità. La relativa valutazione passa attraverso il giudizio controfattuale: se il fatto non si fosse verificato, la vittima
avrebbe ugualmente subito il danno oppure no? à il nesso di causalità manca quando il danno realizza un rischio al quale il
danneggiato sarebbe stato esposto comunque, anche in assenza del fatto.
Un danno può essere causato anche da una non-azione di un soggetto à responsabilità per omissione: solo se l’omissione costituisce
violazione di un dovere di agire, esistente a carico del soggetto.
Il danno può essere causato da fatti di più persone, tutte queste sono responsabili e obbligate in solido al risarcimento. Nei rapporti interni
fra corresponsabili il peso del risarcimento si distribuisce in base alla gravità delle rispettive colpe e all’entità delle conseguenze.
La capacità di intendere e di volere
Il danno non obbliga al risarcimento l’autore del fatto da cui il danno deriva, se tale soggetto era privo della capacità di intendere e di volere
nel momento in cui ha compiuto il fatto. Eccezione: l’incapace risponde, se lo stato d’incapacità dipende da sua colpa (art.2046).
La regola non significa che il danno debba restare senza risarcimento à ne risponde chi era tenuto alla sorveglianza dell’incapace. Il
sorvegliante può liberarsi dalla responsabilità (prova liberatoria) dimostrando che non ha potuto impedire il fatto.
è Può accadere che il danneggiato non riesca a ottenere il risarcimento dal sorvegliante, quindi rischia di consumarsi un’ingiustizia.
Per questo è previsto che il giudice, tenuto conto della condizione economica delle parti, possa condannare l’incapace a pagare
un’equa indennità.
L’incapacità considerata è quella naturale, non quella legale: ciò che conta non sono le risultanze formali dei registri di stato civile, bensì
le effettive condizioni psico-fisiche del soggetto à non si applica agli incapaci legali che, al compimento del fatto, avessero la capacità
naturale!
Le cause di giustificazione
Il danno ingiusto causato da un soggetto non dev’essere risarcito se il fatto dannoso è stato compiuto in circostanze idonee a giustificarlo:
Ø Consenso dell’avente diritto – il comportamento dannoso è stato autorizzato dallo stesso danneggiato
Ø Legittima difesa – non è responsabile chi causa un danno per difendere un diritto proprio o altrui, al quale il danneggiato
portava minaccia, tuttavia la difesa dev’essere proporzionata all’offesa minacciata.
Ø Stato di necessità – l’autore del fatto dannoso è stato costretto a compierlo per la necessità di salvare sé o altri dal pericolo
attuale di un danno grave alla persona, a condizione però che si tratti di un pericolo non volontariamente causato dal danneggiante
e non altrimenti evitabile (differenza con rescissione). Il danneggiato è comunque tenuto a ricevere un’indennità, quantificata
con equo apprezzamento del giudice.
Dolo e colpa del responsabile
Art. 2043 presupposto della responsabilità: “qualunque fatto doloso o colposo”
v Dolo – volontà di tenere il comportamento dannoso, con la coscienza della sua idoneità a recare danno (anche dolo eventuale)
v Colpa – negligenza, imprudenza o imperizia che caratterizzano il comportamento del danneggiante. Ordinaria/grave
è Per determinare ipotesi di danno la colpa ordinaria non è sufficiente a generare responsabilità del danneggiante. In certi casi
occorre almeno la colpa grave.
800: “nessuna responsabilità senza colpa” (coerente a concezione etica della responsabilità civile). Oggi, il criterio della colpa conserva
valore soprattutto in collegamento con la funzione preventiva della responsabilità à “nessuna responsabilità senza colpa” responsabilità
oggettiva (responsabilità senza colpa)
Responsabilità oggettiva
Società industriale; moltiplicazione delle occasioni di danno. Si tratta sovente di danni “anonimi”; è difficile imputare la colpa a questo o
quel soggetto, dipendono dalla nuova, complessa e impersonale organizzazione entro cui molte attività vengono a svolgersi.
è L’attività viene consentita, si impongono misure di sicurezza ragionevolmente compatibili con l’economicità del suo esercizio, e
il residuo rischio di danni viene messo a carico di chi esercita l’attività: questi diventa responsabile dei danni che si
producono, ed è obbligato a risarcirli nonostante sia senza colpa.
La ragione per cui si ritiene giusto addossare il danno al responsabile è che egli esercita un’attività rischiosa, dunque espone la società a un
rischio, e sia pure un rischio lecito. Siccome l’attività in questione è per lo più un’attività economica organizzata e svolta in modo professio-
nale, si può dire che la responsabilità oggettiva si fonda, in genere, sul rischio d’impresa. È giusto che sia il titolare dell’impresa a
rispondere in quanto: svolge un’attività nel proprio interesse per ricavarne profitto; può assorbire facilmente il peso del risarcimento, at-
traverso l’assicurazione; è colui che organizza e controlla l’attività (sa come deve intervenire per minimizzare i danni prodotti). Tuttavia non
risponde del danno derivante da caso fortuito.
Le ipotesi di responsabilità oggettiva sono tipiche (nei casi previsti dalla legge), al contrario della responsabilità derivante da dolo/colpa
che è atipica (art.2043: “qualsiasi atto doloso o colposo”).
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La responsabilità della PA
Lo Stato e gli enti pubblici rispondono dei danni secondo ~ le stesse regole del diritto privato (diritto amministrativo).
- Chi riceve un danno da un’attività della PA può chiedere risarcimento all’ente pubblico
- Il danneggiato può agire anche contro il dipendente pubblico autore materiale del fatto dannoso, solo per colpa grave o dolo
- L’ente pubblico ha diritto di regresso contro il dipendente
+ responsabilità per violazione diritto comunitario (responsabilità dello Stato per illecito comunitario)
La responsabilità per l’esercizio dell’attività giudiziaria
Dal 1987, introdotta con referendum la responsabilità dei giudici. Chi subisce un danno a causa di un comportamento o un atto del giudice
sbagliato/irregolare può chiedere il risarcimento se il danno deriva da:
§ Diniego di giustizia (non compie un atto da lui dovuto)
§ Dolo o colpa grave (violazione manifesta della legge, affermazione dell’esistenza di un fatto chiaramente inesistente, …)
Del danno risponde lo Stato che poi esercita l’azione di rivalsa sul giudice (recuperare quello che ha pagato al cittadino), ma ha un limite
quantitativo: non può mai eccedere ½ del suo stipendio annuo.
Responsabilità anche per lunghezza del processo
La responsabilità per l’esercizio dell’attività medica
Quando un paziente subisce danni (fisici/salute) in dipendenza di un trattamento sanitario a cui si è sottoposto, e che non ha avuto l’esito
sperato, può sorgere responsabilità del medico e della struttura sanitaria con cui il paziente si sia affidato. La giurisprudenza ha elaborato
delle regole:
Ø In linea di principio la responsabilità medica è per colpa grave/dolo (non ha responsabilità oggettiva)
Ø Trattamento sanitario non difficile: presunzione che il trattamento sia stato eseguito in modo negligente o inadeguato à onere
prova liberatoria si scarica sul medico/struttura sanitaria che deve provare che l’esito insoddisfacente è dipeso da caso fortuito
Ø Sempre responsabile quando non si è preoccupato di ottenere il consenso informato
Tipica responsabilità da contratto
La responsabilità per l’esercizio di attività giornalistica
Se un giornale contiene notizie/commenti offensivi per qualcuno, il diffamato può sostenere che la conseguente lesione del suo onore/della
sua reputazione gli causa danno. È tipico il caso in cui la decisione sulla responsabilità richiede un giudizio comparativo fra valori e interessi
in conflitto:
I. Responsabilità se notizia si basa su fatti non veri
II. Fatto non presenta un apprezzabile interesse sociale
III. In relazione alle modalità espressive (difetto “di continenza”)
La responsabilità colpisce 3 soggetti: giornalista, direttore e editore.
La responsabilità per danno alla persona
Lesione dell’integrità fisica/psichica della persona, soprattutto quando risulta in via definitiva (invalidità permanente). 3 tipi di danno:
Ø Danno patrimoniale – danno emergente e lucro cessante (grado di menomazione della capacità lavorativa del soggetto – % di
invalidità –, reddito che il soggetto ricavava dalla sua attività lavorativa) à somma complessiva/rendita vitalizia
Ø Danno morale soggettivo à solo se deriva da reato
Ø Danno biologico – lesione all’integrità psico-fisica, intesa come semplice fatto della menomazione della salute à valorizzazione
della persona umana come tale, a prescindere dalla sua capacità di produrre reddito; logica di superamento delle disuguaglianze
economico-sociali (= risarcimento per tutti). Quantificato tramite tabelle
La responsabilità per lesione del credito
Diritti di credito: pretese esercitabili solo contro il debitore e non contro terzi (diritto relativo) à col tempo riconoscimento della responsa-
bilità del terzo per la lesione del credito (non può pregiudicare impunemente l’interesse del creditore a ricevere la prestazione), soprattutto
quando il comportamento è deliberatamente rivolto a privare il creditore della prestazione convincendo il debitore a rendersi inadempiente
(induzione all’inadempimento)
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à rimette il danneggiato esattamente nella posizione in cui si trovava prima del fatto dannoso; in un certo senso, cancellando il fatto stesso.
La legge dà al danneggiato la facoltà di chiedere, anziché il risarcimento per equivalente, la riparazione in forma specifica a 2 condizioni:
§ Possibilità totale/parziale del rimedio
§ Rimedio non eccessivamente oneroso per il danneggiante
Inibitoria à rimedio che serve a prevenire il danno, o almeno a impedire la prosecuzione del fanno dannoso: si realizza attraverso un
provvedimento del giudice che vieta di tenere/ordina di cessare il comportamento dannoso.
Né la riparazione in forma specifica né l’inibitoria eliminano completamente il danno: lasciano sussistere quello già prodotto prima della
loro attivazione. Per questo, ad esse può cumularsi un risarcimento per equivalente.
Può accadere che uno stesso fatto sia qualificabile come inadempimento contrattuale (responsabilità contrattuale) e fatto produttivo di un
danno ingiusto (fonte di responsabilità extracontrattuale). Presupposto: l’interesse leso dev’essere materia di un diritto assoluto. In casi del
genere il danneggiato ha a sua disposizione entrambe le azioni, e fra esse può scegliere (concorso di azioni). È una scelta di convenienza:
se un’azione è prescritta, se impone un onere probatorio più difficile, …Quando entrambe sono esercitabili, il danneggiato può esercitarle
insieme (cumulo di azioni): ciò non significa che cumulerà 2 risarcimenti per lo stesso danno, ma chiederà il risarcimento di quel danno
a titolo contrattuale o extracontrattuale.
In questi casi, i giudici tendono ad applicare regole uniformi, concepite in funzione del tipo di attività fonte del danno e del tipo di interesse
esposto alla lesione; la distinzione fra i 2 tipi di responsabilità tende ad essere un po’ meno netta e rigorosa e anche un po’ meno importante
dal punto di vista pratico.
à Responsabilità “da contratto” (o “contratto sociale”): fattispecie di danno in cui il danneggiante e il danneggiato non sono legati da
un vero e proprio rapporto obbligatorio e tuttavia non possono considerarsi degli estranei, bensì sono entrati “in contatto” creando fra
loro una relazione qualificata; e il danno ha radice proprio in questa relazione. La giurisprudenza preferisce trattare questo danno secondo
le regole della responsabilità contrattuale perché è un sistema più vantaggioso per la vittima del danno, che si vuole tutelare al massimo.
La giustificazione teorica è che dal “contratto” nasce a carico dell’operatore professionale una specie di obbligazione, da lui violata: oggetto
di questa non è eseguire la prestazione a favore dell’utente, ma più genericamente proteggere la sua sfera contro il rischio di danni ingiusti,
conseguenti all’attività svolta.
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“Ogni altro atto o fatto idoneo” a produrre obbligazioni “in conformità dell’ordinamento giuridico”
Fonti che si caratterizzano in termini negativi e in via residuale: sono tutte le fonti di obbligazioni non qualificabili né come contratto né
come illecito extra-contrattuale, nascono grazie a norme che le qualificano fonti di obbligazioni (chiamate anche obbligazioni “nascenti
dalla legge”). Queste sono:
¨ Promesse unilaterali
¨ “quasi contratti” (pur non essendo contratti, hanno in comune con i contratti di essere eventi leciti che creano obbligazioni)
o gestione di affari altrui
o pagamento dell’indebito
o arricchimento senza causa
Le promesse unilaterali
Promessa: dichiarazione di volontà con cui il dichiarante assume un’obbligazione, può risultare da contratto o da atto unilaterale (volontà
di una sola parte). Gli atti unilaterali possono produrre effetti giuridici diversi: incidere sui diritti reali o far nascere obbligazioni.
Vale la regola che “La promessa unilaterale di una prestazione non produce effetti obbligatori fuori dei casi ammessi dalla legge” (art.1987)
à le promesse unilaterali sono soggette a un principio di tipicità. Quindi una promessa fa nascere obbligazioni sono se:
– è inserita in un contratto (quindi può anch’essere atipica, per il principio di atipicità dei contratti)
– corrisponde a uno degli schemi legali tipici di una promessa unilaterale
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Sono sempre negate quando il gestore interviene contro il divieto dell’interessato (responsabilità per illecita invasione della sfera altrui). Le
obbligazioni dell’interessato sorgono ad una condizione à gestione utilmente iniziata (non se, fin dall’inizio, l’intervento del gestore
risulta inutile o dannoso (ma non si richiede che vada a buon fine)
Può accadere che l’interessato ratifichi la gestione: si producono allora tutti gli effetti di un mandato, ivi compreso il diritto del gestore-
mandatario a un compenso.
Il pagamento dell’indebito
“indebito” = non dovuto. Implica 2 parti: solvens (chi paga) e accipiens (chi riceve) à il solvens esegue a favore dell’accipiens una pre-
stazione che non gli deve (obbligazione dell’accipiens: restituire al solvens il pagamento indebito “ripetizione dell’indebito”).
L’obbligazione non c’è à il trasferimento di ricchezza non ha causa giustificativa.
Ø Indebito oggettivo – l’accipiens non ha nessun credito: il pagamento viene fatto a chi non ha diritto a riceverlo. Ciò accade
quando il solvens non ha quel debito e l’accipiens non ha alcun credito o quando il solvens ha quel debito, ma non nei confronti
dell’accipiens (falso creditore) à normalmente, il solvens che paga il suo debito a un falso creditore non è liberato, rimanendo
obbligato verso il creditore: ha interesse e diritto a ripetere dall’accipiens
Ø Indebito soggettivo – l’accipiens ha quel credito, ma non nei confronti del solvens, bensì di un altro soggetto: il solvens paga un
debito esistente ma senza essere lui il debitore (falso debitore). La ripetizione è ammessa solo a 2 condizioni:
o L’errore del solvens sia un errore scusabile
o Accipiens non si sia privato in buona fede del titolo/delle garanzie del suo credito
Nei casi in cui la ripetizione non è ammessa, e l’accipiens trattiene quanto gli è stato indebitamente pagato, il solvens è surrogato nei diritti
di costui verso il vero debitore.
Ci sono 2 ipotesi in cui il principio della ripetizione subisce una deroga:
ü Il solvens ha adempiuto un’obbligazione naturale (a patto che non fosse incapace)
ü Se la prestazione è stata fatta dal solvens per uno scopo contrario al buon costume
Le conseguenze dell’indebito:
Tra le parti l’accipiens è tenuto a restituire la somma/cosa indebitamente prestate. Per quanto riguarda interessi/frutti conta il suo stato
soggettivo; se l’accipiens ha ricevuto in buona fede deve interessi e frutti dal giorno della domanda di restituzione (se la cosa va
distrutta risponde nei limiti del suo arricchimento). Se ha ricevuto in mala fede li deve dal giorno del pagamento indebito (se la cosa
si distrugge, anche per caso fortuito, egli risponde della perdita).
Se l’oggetto del pagamento è stato alienato a terzo à il suo acquisto non viene toccato (azione personale, non reale: non pregiudica i
diritti dei terzi). Il solvens ha solo una pretesa nei confronti dell’accipiens alienante.
Arricchimento senza causa
Arricchimento di un soggetto a scapito di un altro senza che questo venga sostenuto da una causa giustificante. La legge offre un rimedio
residuale à “chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto … a indennizzare quest’ultima” à fonte di
obbligazioni, fa nascere a carico dell’arricchito l’obbligo di indennizzare l’impoverito
Presenza di elementi:
– Arricchimento patrimoniale di un soggetto
– Impoverimento patrimoniale di un altro soggetto
– Nesso di correlazione fra arricchimento e impoverimento
– Mancanza di cause giustificative
– Impraticabilità di qualsiasi altro rimedio tipico, con cui l’impoverito possa recuperare la perdita subita. à costituisce l’estremo
rimedio a disposizione: ha natura sussidiaria
Il contenuto dell’obbligazione dell’arricchito può essere vario:
Ø Se ha per oggetto una cosa determinata à restituirla in natura
Ø Se no, pagamento somma in denaro – somma minore, fra quella che esprime l’arricchimento e quella che esprime l’impoveri-
mento
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42 IMPRESE E CONSUMATORI
Consumi di massa à aumentano le occasioni in cui i consumatori possono essere ingiustamente danneggiati da comportamenti scorretti
delle imprese. I legislatori si preoccupano, anche per impulso delle organizzazioni di consumatori, di predisporre strumenti legali per la
tutela degli interessi dei consumatori: l’obiettivo ultimo della disciplina antitrust e della regolazione del mercato.
In Italia, nonostante un certo ritardo, c’è una legislazione che tutela il consumatore – si è cominciata a sviluppare negli anni 90 e nel 2005
è stato introdotto il codice del consumo, dove si trovano raccolte tutte le norme protettrici dei consumatori.
Art.3 c.cons.:
- Consumatore: la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale
eventualmente svolta
- Professionista: la persona fisica o giuridica che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale
Il codice del consumo regola essenzialmente rapporti fra consumatori e professionisti. Nella sua parte iniziale afferma una serie di “diritti
fondamentali” dei consumatori: tutela salute, sicurezza e qualità dei prodotti, … à per la protezione di questi diritti hanno un ruolo impor-
tante le associazioni di consumatori, che rappresentano i consumatori a livello nazionale. Tali associazioni possono agire in giudizio
per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Sono rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti
(organismo creato dal Ministero dello sviluppo economico) à rendere effettivi i diritti dei consumatori.
Qualità dei prodotti e responsabilità del produttore à imposizione alle imprese di standard minimi di qualità e sicurezza da osservare nella
fabbricazione di prodotti. Un’altra tutela preventiva può realizzarsi tramite l’informazione riguardante le sostanze dannose/pericolose pre-
senti nei prodotti. Comunque, su milioni e milioni di prodotti, qualche esemplare difettoso finisce sempre sul mercato è occorre assicurare
ai consumatori danneggiati almeno un congruo risarcimento
Pratiche commerciali scorrette à dal 2007: pubblicità ingannevole + altri fenomeni di scorrettezza delle imprese verso i consumatori.
Una pratica commerciale può essere considerata scorretta se:
Ø È contraria alla diligenza professionale
Ø Risulta idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio
La legge ne individua 2 tipi:
1. Pratiche commerciali ingannevoli – basate su informazioni false o fuorvianti relative a aspetti commercialmente importanti
2. Pratiche commerciali aggressive – influenzano le decisioni del consumatore mediante molestie, coercizioni psichiche/fisiche o
altri indebiti condizionamenti
Contro le pratiche commerciali scorrette è competente l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCOM) che ha
competenza per l’applicazione della legge antitrust à provvedimenti per inibirne la continuazione e cancellarne gli effetti
I contratti delle imprese: per svolgere un’attività bisogna contrarre un gran numero di contratti. Con la soppressione del Codice del Com-
mercio e la conseguente unificazione del diritto delle obbligazioni e dei contratti, formalmente non esiste più una categoria di contratti
commerciali (o d’impresa), sottoposti a una disciplina diversa da quella degli altri contratti. In linea di principio, una compravendita è
regolata allo stesso modo, sia che vi partecipi un imprenditore, sia che abbia come soggetti non imprenditori.
Tuttavia, ancora oggi si parla di contratti d’impresa – determinati tipi di contratto presuppongono la qualità di imprenditore –
questa qualità può eventualmente sottoporre il contratto a una disciplina giuridica particolare: rappresentanza, cessione del contratto
(contraente ceduto non deve dare il consenso perché il cessionario subentri nei contratti aziendali), conclusione del contratto (la morte
/incapacità sopravvenuta non rendono inefficacie la proposta o l’accettazione, se imprenditore non piccolo), interpretazione del con-
tratto (regole ambigue s’interpretano secondo ciò che si pratica generalmente nel luogo in cui è la sede dell’impresa)
L’impresa conclude un grandissimo numero di contratti, che hanno tutti il medesimo oggetto à contratti standard/in serie/di massa –
c’è la necessità che la conclusione di questi avvenga nel modo più rapido e meccanico possibile e che i contratti abbiano tutti il medesimo
contenuto à semplificare e rendere più economica l’attività.
ü Standardizzazione
ü Predisposizione unilaterale – testo accettabile a scatola chiusa, senza poter fare trattative (adesione passiva) à “contratti di
adesione” (contrapposizione tra “predisponente” e “aderente”)
Le principali regole sono:
• Le condizioni generali vincolano l’aderente solo se risulta che questi avrebbero dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza
• Se sono presenti clausole particolarmente svantaggiose per l’aderente (clausole onerose), queste lo vincolano solo se le ha
specificamente approvate per iscritto (seconda firma à richiamare attenzione dell’aderente)
• Se le condizioni generali sono prestampate su moduli che l’aderente sottoscrive, “le clausole aggiunte … prevalgono su quelle
prestampate qualora siano incompatibili con esse, anche se quest’ultime non sono state cancellate”
Sono regole predisposte per contratti fra imprese e consumatori, ma non è detto che non possano applicarsi anche a contratti in cui
nessuna parte è un’impresa e a contratti in cui entrambe le parti sono imprese.
I contratti dei consumatori – la protezione del consumatore si realizza con 2 ordini di regole, entrambi contenuti nel codice del consumo:
è Informazioni precontrattuali (2014) – bisogna fornire al consumatore, in modo chiaro e comprensibile, una serie di infor-
mazioni prima che egli si vincoli al contratto – riguardano aspetti essenziali dell’operazione, in modo da offrire al consumatore
un’adeguata conoscenza dei diritti e degli obblighi che deriveranno dal contratto
è Clausole vessatorie (1996) – i criteri per individuarle sono:
o In generale, sono vessatorie le clausole che determinano un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi
derivanti dal contratto
§ La vessatorietà non può riguardare le clausole riguardanti l’oggetto e il prezzo (responsabilità dell’autonomia
nelle scelte del consumatore)
§ Tenendo conto della natura del bene/servizio
§ Giudizio influenzabile dalla considerazione di altre clausole
o Elenco di clausole che si presumono vessatorie ~20 “lista grigia” à sta al professionista dimostrare che la
clausola non è vessatoria (≠ lista nera, presunzione assoluta di vessatorietà)
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