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Diritto privato – Linee essenziali

Introduzione al diritto (Università degli Studi di Trento)

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Diritto privato – linee essenziali


1 IL DIRITTO PRIVATO NEL SISTEMA GIURIDICO
Di cosa si occupa il diritto privato? Qual è la sua funzione?
Si occupa di:
1. Organizzazioni create per raggiungere obiettivi che il singolo non sarebbe in grado di realizzare agendo da solo (rap-
porti interni e con l’esterno) ≈ associazioni, fondazioni, società, assemblea, amministratori
2. Beni entità capaci di soddisfare interessi e bisogni umani -> uso dei beni (chi può usarli? In che modo? Con che
limiti?) ≈ proprietà, diritti reali, mobili, immobili, comunione, possesso
3. Debiti e crediti rapporti tra debitore (dare/fare qualcosa) e creditore (pretende qualcosa) ≈obbligazione, parti e terzi,
prestazione, adempimento, inadempimento, garanzia
4. Contratti principale strumento legale per movimentare risorse e realizzare operazioni economiche ≈ volontà, accordo,
formazione, forma, rappresentanza, prestazione e controprestazione, onerosità e gratuità, esecuzione, effetti, rimedi, vali-
dità, …
5. Danni quando qualcuno subisce l’aggressione di un suo bene. Il diritto privato stabilisce se questa perdita riamane a carica
del danneggiato o se invece la può ribaltare su qualcun altro ≈ responsabilità civile, risarcimento, responsabilità contrat-
tuale/extracontrattuale, nesso di causalità, dolo, colpa.
6. Attività economiche organizzate svolte da operatori economici professionali che producono beni e servizi e li scambiano
sul mercato ≈ impresa, azienda, concorrenza, società consumatori, lavoro, fallimento
7. Famiglia relazioni tra genitori e tra figli negli aspetti personali e economici. ≈ matrimonio, convivenza, comunione, sepa-
razione dei beni, figli legittimi e naturali, potestà, adozione, separazione, divorzio.
8. Successioni per causa di morte cosa accade ai beni, debiti e crediti della persona quando muore? ≈ eredità, legato, testa-
mento, legittima.

Il diritto privato si occupa di regolare i fenomeni sopra elencati –> indirizzare i comportamenti degli uomini in un senso che sia
socialmente desiderabile, o comunque di far corrispondere ai comportamenti umani le conseguenze socialmente più appropriate.
Concetto di interesse: tensione dell’uomo verso qualcosa che serve a soddisfare suoi bisogni, possono essere economico-mate-
riali ma anche morali.
L’interesse di uno può essere incompatibile con quello di altri, si apre un conflitto tra portatori di interessi. Le funzioni del diritto
a riguardo sono:
• Risoluzione dei conflitti: evita che i cittadini si facciano giustizia da soli e così assicura la pace sociale, la società altrimenti
sarebbe disordinata e violenta
• Prevenzione dei conflitti: meccanismi coercitivi del diritto che mi inducono ad adeguarmi spontaneamente alle norme

Diritto oggettivo e diritti soggettivi


Diritto oggettivo (ordinamento giuridico) sistema di norme giuridiche (dal latino ius= diritto) che organizzano la vita in
una società in un certo momento storico. -> ordinare la società – renderla “ordinata” risolvendo e prevenendo i conflitti. Per
realizzare le sue funzioni, il diritto deve influire sui comportamenti umani orientandoli nel senso corrispondente alle gerarchie di
interessi (scelte politiche).
La norma giuridica funziona attraverso la combinazione di 2 elementi fondamentali:
1. Regola: regola di condotta per indirizzare i comportamenti umani nel senso desiderato
2. Sanzione: conseguenza che la norma giuridica fa derivare dalla violazione della regola (-> lesione di un interesse).
Può avere diversi ruoli:
a. Satisfattivo: soddisfa in modo diretto e pieno l’interesse leso
b. Compensativo: compensa la vittima della violazione con qualcosa che non ripristina l’interesse leso, ma lo
sostituisce con un surrogato di valore economico equivalente
c. Punitivo: punta a punire un comportamento riprovevole
d. Preventivo: la paura di subire la sanzione indurrà le persone a comportarsi secondo le norme del diritto
Nel diritto privato esistono anche regole consistenti nel disporre determinati effetti legali, in dipendenza del verificarsi di certe
situazioni, secondo lo schema “se (a), allora (b)” con (a): situazione verificatasi, (b): conseguenza legale.
Istituto giuridico: insieme delle norme giuridiche che regolano qualche importante fenomeno della vita sociale (es. istituto del
matrimonio)
Diritto soggettivo potere di azione o pretesa che uno ha verso qualcun altro
I diritti soggettivi dipendono dal diritto oggettivo il quale stabilisce quali sono, a chi spettano e in cosa consistono.

L’applicazione (fattispecie) e l’interpretazione delle norme giuridiche


Le norme giuridiche sono generali (si indirizzano a una moltitudine indeterminata di destinatari) e astratte (sono applicabili
a un numero indeterminato di situazioni concrete).
L’applicazione serve ad accertare se quella particolare situazione concreta rientra o meno nella previsione generale e astratta
della norma, cioè se la fattispecie concreta di cui ci si occupa corrisponde a quella astratta descritta dalla norma stessa.
è “Fattispecie” (dal latino, “immagine del fatto”): La norma contiene la descrizione di un fatto (f. astratta) con certi ele-
menti, il quale è adattabile ad una moltitudine di eventi. Il particolare evento è la f. concreta che può essere inquadrata in
quella astratta -> “Qualificazione della fattispecie”

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Tuttavia, per regolare particolari situazioni, si possono fare norme che non sono generali e astratte, cioè norme speciali, eccezio-
nali o singolari (ad personam).
Spesso non c’è una corrispondenza diretta tra fatto e norma (ambiguità?), in questo caso diventa importante l’interpretazione
(ermeneutica) delle norme giuridiche -> identifica il giusto significato delle parole, e dei loro collegamenti sintattici, che la
norma usa per descrivere la f. astratta.
L’interpretazione può essere:
• Restrittiva: dà alle norme un significato più limitato rispetto ad altri possibili
• Estensiva: individua un significato più ampio rispetto ad altri possibili
Quindi, la norma può significare 2 cose diverse: testo (insieme delle formule linguistiche) o precetto (preciso significato da attri-
buire al testo -> regola effettivamente imposta)
¨ Ad un testo possono corrispondere diversi precetti normativi.
Chi interpreta deve seguire i criteri fissati dalle norme giuridiche che regolano l’interpretazione. (art.12 prel.), secondo 2 criteri:
• Letterale: secondo il comune significato che le parole e le frasi del testo hanno nella lingua italiana, ma a volte i testi
possono essere ambigui e quindi sopportare più significati
• Logico: secondo l’intenzione del legislatore
o Soggettivo (Criterio psicologico): si riferisce alle opinioni e agli intenti concretamente manifestati da co-
loro che hanno formulato la norma -> esame dei lavori preparatori, ma è difficile riferire un’intenzione
univoca vista la pluralità di persone e orientamenti politici presenti in Parlamento
o Oggettivo (Criterio teleologico, dal greco “telos”: scopo) quale scopo la norma mira a realizzare? Qual è la
sua ratio?
L’interpretazione non è quindi automatica, ha sempre dei margini di libertà, discrezionalità, autonomia. Essa è influenzata dalla
personale sensibilità sociale e culturale dell’interprete, ma anche dai costumi, dalle convinzioni e dai valori prevalenti in una
società, ecco perché un testo normativo può ricevere interpretazioni diverse in tempi diversi (“interpretazione evolutiva”)
Il grado di autonomia dell’interprete dipende dalla formulazione delle norme; è minore quando sono formulate in modo puntuale
e analitico, è maggiore quando si basano su concetti ampi ed elastici (“buon costume”, “buona fede”, …) -> “clausole generali”
ricevono significato dal contesto (sociale, culturale, economico) in cui devono essere applicate (hanno una maggiore attitudine a
durare nel tempo: si adattano ai nuovi scenari)
È spesso difficile trovare un bilanciamento tra elasticità e certezza del diritto (possibilità di prevedere razionalmente quali
conseguenze deriveranno, in base al diritto, da un determinato comportamento/fatto -> ci mette in condizione di organizzarci,
fare scelte, prendere iniziative in modo sensato), uno dei problemi del diritto è proprio quello di trovare il giusto equilibrio.
Le lacune del diritto e l’analogia
L’interprete può trovarsi a constatare che nessuna norma presente nell’ordinamento prevede la fattispecie concreta di cui si sta
cercando la disciplina (“Lacuna” del diritto). È difficile che ci sia sempre una norma per qualsiasi situazione reale, vista la
realtà economico-sociale in cui viviamo, la quale è sempre più complessa e mutevole, in questo senso la completezza dell’ordina-
mento giuridico non è realizzabile.
Ma l’ordinamento non può essere incompleto: deve dare la possibilità di individuare il trattamento giuridico di qualsiasi situa-
zione o rapporto, anche quando manca una norma che lo regoli in modo specifico.
¨ Analogia applicare al caso, non direttamente previsto da nessuna norma, una norma che regola un caso simile o una ma-
teria analoga. (es. leasing -> art.1526 vendita a rate con riserva della proprietà)
Art.14 prel. -> norme che non possono applicarsi per analogia (divieto di analogia):
¨ Norme penali (per la gravità delle sanzioni previste, a tutela dei cittadini)
¨ Norme eccezionali o speciali (derogano una norma generale, se si è al di fuori di queste è giusto che si
ricada nella regola generale)
Ci possono essere dei rari casi in cui non si riesce a trovare neppure una norma la quale preveda casi simili -> si ricorre ai principi
generali dell’ordinamento giuridico (art.12 prel.) ≈ criteri e regole fondamentali che stanno alla base della nostra organizzazione
giuridica, sociale e politica (Costituzione).
Gli interpreti delle norme e la giurisprudenza
Tutti hanno il diritto di interpretare le norme, ma alcune categorie di persone hanno una posizione particolarmente qualificata.
Ø Interpretazione autentica: fatta da un’altra norma (norma interpretativa) di grado pari o superiore a quello
della norma interpretata. Ha efficacia retroattiva, la norma interpretata ha sempre avuto quel significato
È l’unica che vincola tutti gli altri interpreti.
Ø Interpretazione giudiziale (giurisprudenza): fatta dai giudici
Ø Interpretazione amministrativa: fatta dagli organi della PA competenti a occuparsi delle materie a cui si
riferiscono le norme. Può essere non formale (comportamenti, prassi) oppure formalizzarsi con documenti (cir-
colari, istruzioni)
Ø Interpretazione dottrinale: fatta dagli studiosi del diritto
Sistemi di common law: principio del precedente vincolante (giurisprudenza giudici di grado superiore vincola quella di quelli di
grado inferiore -> le interpretazioni giudiziarie sono vere e proprie fonti del diritto “judge made law”)
Sistemi di civil law: la giurisprudenza non è fonte del diritto; il tribunale è libero di interpretare la norma in modo diverso da
come la interpretano i giudici di grado superiore. Quindi la giurisprudenza ha una grandissima influenza nel determinare il si-
gnificato della norma in questione, il quale può cambiare nel tempo (“svolta”: revirement) -> finisce per essere una fonte del
diritto; nel limite dei criteri dell’interpretazione, può creare norme.
La conoscenza del diritto è impossibile se non si conosce la giurisprudenza -> riviste di giurisprudenza, repertori di giurispru-
denza (decisioni giudiziali intervenute nell’anno: massima esprime il succo della decisione), su base informatica.

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Diritto privato e diritto pubblico


Il diritto privato si ispira a principi dell’autonomia e della parità delle persone.
Sono libere di scegliere e di agire nel proprio interesse, non c’è chi comanda/obbedisce.
Il diritto privato è “diritto comune” perché può applicarsi sia a persone private che ad apparati pubblici (vedi para-
gone espropriazione/contratto)
È un settore molto vasto ed eterogeneo, si divide in diverse aree:
Ø Diritto civile: La branca più corposa e antica. ~ Rapporti di famiglia, successioni, proprietà ed uso, debiti e
crediti, …
Ø Diritto commerciale: esercizio professionale di attività economiche (impresa, società)
§ Diritto industriale: concorrenza fra imprese, diritti sulle creazioni intellettuali (brevetti, diritto
d’autore, …)
Ø Diritto del lavoro: rapporti tra datori di lavoro e lavoratori
Ø Diritto della navigazione: attività di trasporto aereo, marittimo, acquatico.
Il diritto pubblico si ispira a soggezione e subordinazione di qualcuno a qualcun altro.
Complesso delle norme che attribuiscono a una pubblica autorità il potere di incidere sulle posizioni delle persone,
anche senza e anche contro la volontà di queste.
Una medesima situazione può essere regolata, al tempo stesso, da norme del diritto privato e da norme del diritto pubblico (es.
proprietà). C’è un crescente intreccio tra norme di diritto privato e norme di diritto pubblico (interferenze e connessioni continue).
Stato liberale: d. privato e d. pubblico erano campi ben distinti. Nella società civile i privati operavano liberamente, mentre lo
Stato si limitava a vegliare su di essa dall’esterno.
Stato sociale: ~ dopo 1GM ~ lo Stato limita le libertà delle persone, con strumenti del diritto pubblico che vanno a incidere sui
fondamentali istituti del diritto privato, trasformandoli profondamente. (+ intervento pubblico in economia)

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2 LE FONTI DEL DIRITTO PRIVATO


Le fonti del diritto
Fonti del diritto: fattori capaci di creare norme giuridiche in un dato ordinamento.
Hanno una funzione fondamentale; permettono al diritto di rinnovarsi e quindi adeguarsi alle condizioni ed esigenze della vita sociale,
in costante movimento. Questo rinnovamento deve avvenire in modo ordinato e controllabile. -> definire chi è abilitato a creare norme
giuridiche e in che modo deve procedere
In Italia c’è una pluralità delle fonti (non c’è solo un tipo di fonte del diritto, ma ne esistono tanti tipi diversi) -> art.1 prel. (1942,
sorpassato -> vedi es. norme corporative ~ regime fascista)
§ Fonti costituzionali (Costituzione, leggi costituzionali e di revisione costituzionale)
§ Fonti primarie (legge ordinaria, atti aventi forza di legge, leggi regionali, regolamenti UE)
§ Fonti secondarie (regolamenti)
Coordinamento delle diverse fonti per evitare le antinomie (coesistenza di norme fra loro in contraddizione)
Una delle caratteristiche fondamentali del diritto moderno è quella di essere composto da fonti scritte (così da rendere le norme certe
e facilmente conoscibili)
Ci sono anche fonti non scritte: le consuetudini (richiamate da art.1 prel.), sono norme prodotte direttamente dal corpo sociale,
tramite l’osservanza di comportamenti che credono siano stabiliti dalla legge. Si fonda su 2 elementi:
1) Elemento oggettivo: ripetizione costante e uniforme di un dato comportamento ad opera della gran parte dei consociati
2) Elemento soggettivo: convinzione di essere giuridicamente obbligati a tenere quel comportamento
È una fonte del diritto marginale perché subordinata a tutte le norme scritte: non sono ammesse consuetudini contra legem (con-
trarie a leggi/regolamenti), le consuetudini secundum legem (integrano leggi/regolamenti, ma sono ammesse solo se richiamate
da tali fonti scritte), le consuetudini praeter legem (non richiamate, sono ammesse solo se riguardano materie non disciplinate da
fonti scritte)

Le fonti del diritto privato


Sono principalmente tra grandi blocchi normativi: il Codice Civile, la Costituzione e la legislazione speciale, ad esse vengono sempre
più aggiunte norme create da fonti internazionali/sovranazionali.
Codice: testo normativo ampio e complesso che raccoglie organicamente l’insieme delle norme relative a una determinata materia,
stanno sullo stesso piano delle fonti primarie.
I codici moderni nascono in Europa tra fine 700/inizio 800 c.d. “età delle codificazioni” con prototipo il Code Napoléon (1804).
Prima, durante l’antico regime, la sovranità era frammentata in tanti centri di potere concorrenti (particolarismo giuridico). Lo Stato
moderno si afferma quando riesce a concentrare a sé tutta la sovranità, instaurando l’unità del diritto e i codici sono proprio il
simbolo e lo strumento di ciò.
Non tutti i sistemi giuridici hanno un codice civile: sistemi di common law si basano su fonti non scritte (soprattutto giurisprudenza)
Il primo codice civile d’Italia fu il codice civile del Regno d’Italia (1865), il quale riproduceva il Code Napoléon (principi di liberismo).
-> revisione del codice negli anni 20 fino al 1942 (Codice Civile oggi in vigore). Nonostante sia stato scritto durante il periodo fascista,
i suoi principi non riuscirono a penetrarlo in profondità, ma si limitarono a tradursi in regole marginali/riferimenti puramente formali
(es. corporazioni).
La novità di maggiore rilievo del codice fu l’assorbimento delle materie che fino a quel momento erano contenute nel codice del
commercio (1882) ~ regolava le attività degli operatori economici professionali con norme diverse rispetto a quelle che regolavano le
corrispondenti attività, svolte da comuni cittadini. Si creava una scissione del diritto privato. Quando il codice del commercio viene
abrogato nel 1942, non viene sostituito, ma viene accorpato al codice civile, penetrando nelle sue norme (esigenza di efficienza delle
attività economiche). Quindi il codice civile ha realizzato l’“unificazione” del diritto privato e, allo stesso tempo, la sua “commercia-
lizzazione”. Altri ordinamenti giuridici (Francia, Germania, Spagna) conservano, accanto al codice civile, un separato codice del
commercio.
Struttura e contenuti del codice civile
Il codice civile è preceduto dalle preleggi che riguardano le fonti del diritto, l’efficacia delle norme e i criteri per la loro interpretazione.
Gli articoli del codice civile vanno da 1 a 2969, oggi sono un numero diverso ~ alcuni articoli sono stati abrogati e altri aggiunti.
Si divide in sei libri:
1) “Delle persone e della famiglia” (art.1-455) – regole sulla capacità e sulla posizione giuridica generale delle persone
fisiche e sulle organizzazioni non profit, regole in materia di famiglia
2) “Delle successioni” (art.456-809) – regole che disciplinano la sorte del patrimonio di una persona dopo la morte e le
regole sulla donazione
3) “Della proprietà” (art.810-1172) – definizione e classificazione dei beni disciplina del diritto di proprietà, dei diritti reali
e del possesso
4) “Delle obbligazioni” (art. 1173-2059) è il più ampio – disciplina generale delle obbligazioni e degli atti/fatti da cui esse
derivano
5) “Del lavoro” (art.2060-2642) – disciplina delle attività economiche organizzate, oggetto del diritto commerciale, indu-
striale e del lavoro
6) “Della tutela dei diritti” (art.2643-2969) – istituti che riguardano la concreta attuazione dei diritti; prescrizione, deca-
denza, trascrizione immobiliare, garanzie reali del credito
7) + disposizioni di attuazione e transitorie
La costituzione come fonte del diritto privato
È ricca di norme significative per la configurazione di molti istituti del diritto privato (soprattutto nella parte “diritti e doveri dei
cittadini”) es. libertà di associazioni (art.18), sindacati (art.39), partiti politici (art.49), famiglia (artt.29-31), lavoratori (art.35,36),
lavoro femminile e minorile (art.37), …

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I principi costituzionali sono molto lontani da quelli del codice civile perché più moderni ed evoluti e più sensibili ai valori di ugua-
glianza e giustizia sociale. Ma come si manifesta concretamente l’incidenza dei principi costituzionali sulle norme del diritto privato?
Fondamentalmente in 3 modi:
1) Stimolo e direttiva al legislatore ordinario: affinché egli adegui la vecchia disciplina ai più avanzati principi costituzionali
2) Applicazione diretta ai rapporti fra privati: non esprime solo principi generali, ma anche norme giuridiche direttamente
applicabili
3) Controllo di legittimità delle norme ordinarie: fonti subordinate alla Cost. e non possono contraddirla -> Corte Cost.
può dichiararne l’incostituzionalità e così vengono cancellate dall’ordinamento
La legislazione speciale: “decodificazione” e “ricodificazione”
Fino agli anni 70 il CC era considerato l’unica fonte davvero importante del diritto privato, poi incremento quantitativo: si ven-
gono affiancando numerose leggi che ne integrano/modificano la disciplina. (es. lavoro subordinato, diritto comm. le, …) -> porzioni
sempre più grandi del diritto privato si collocano al di fuori del CC, le nuove leggi rimangono spesso al di fuori del codice, tranne nei
rari casi in cui avviene la “novellazione” (modificazione/integrazione articoli del CC).
Ma soprattutto si è potuto registrare un mutamento qualitativo: non sono più di norme al dettaglio, sono invece complessi nor-
mativi che regolano compiutamente, e in modo innovativo, interi settori, secondo principi e finalità lontani dall’originaria
impostazione del codice (si è venuta a inserire la Cost., con tutta la sua carica innovativa)
è “Decodificazione” crescente marginalità del codice di fronte all’avanzata della legislazione speciale – cresce l’area di diritto
privato coperta da fonti secondarie
è “Ricodificazione” fra CC e leggi speciali dev’esserci complementarietà per la costruzione del sistema del diritto privato. Le
leggi speciali ne aggiornano il contenuto, mentre il CC offre le categorie logiche e gli strumenti concettuali (le basi), necessari
per dare un’organizzazione e un ordine alle continue novità (se no sarebbe un’accozzaglia incoerente di norme)
Norme di un determinato settore-> raccolte in un “codice” di settore (es. privacy, beni culturali e paesaggio, proprietà industriale,
amministrazione digitale, pari opportunità, turismo)
Le leggi speciali sono generalmente statali, ma esistono anche l. regionali, anche se le Regioni non hanno competenza a fare norme di
diritto privato (l. cost. 2/2001 -> art.117 indica fra le materie di competenza esclusiva dello Stato l’ordinamento civile -> esigenza di
uniformità nazionale), anche se Corte Cost. ha ammesso qualche apertura verso il diritto privato regionale
Diritto internazionale privato; armonizzazione internazionale del diritto privato; diritto privato europeo
Il diritto privato moderno nasce e si sviluppa, con le grandi codificazioni, come diritto degli Stati nazionali (ogni Stato ha un suo
particolare diritto privato).
Problema 1: quando una fattispecie concreta non è totalmente italiana, ma presenta degli elementi di collegamento con altri Stati,
quale diritto si applica?
è Si applicano le norme del diritto internazionale privato, che servono a individuare quale, fra i diritti dei diversi Stati
coinvolti, il giudice deve applicare alla fattispecie (sono norme del diritto italiano, prodotte da fonti dello Stato italiano e
contenute nella l.218/1995)
Problema 2: il carattere nazionale del diritto privato entra in contrasto con le esigenze dell’economia globalizzata -> esigenza di ar-
monizzazione internazionale del diritto privato
è Convenzioni internazionali: testi normativi concernenti una determinata materia, elaborati concordemente dagli Stati
che vi partecipano. Con la ratifica della convenzione, ciascuno degli Stati aderenti trasferisce nel proprio diritto interno le
norme della convenzione. (es. leggi su cambiale e assegno, 1933 – dopo le convenzioni di Ginevra del 1931)
è Fonti di diritto dell’UE, vincolanti per tutti gli Stati membri (“diritto privato europeo”)
o Regolamenti – norme direttamente vincolanti (es. privacy 2016)
o Direttive – obbligo di ricezione da parte degli Stati membri -> ne derivano gran parte delle leggi italiane che negli
ultimi anni hanno regolato importanti settori del diritto privato, relativi soprattutto alle attività economiche
o Carta dei diritti fondamentali dell’UE (“Carta di Nizza”, 2002)
La marginalità delle consuetudini vale anche nel diritto privato, nonostante ciò esse trovano qualche spazio gli usi “secundum legem”
richiamati da norme scritte (sono nelle “raccolte degli usi” delle CdC)
Gli usi trovano maggiore spazio nella dimensione internazionale: le prassi e i principi abitualmente osservati nei rapporti commerciali
fra operatori di Paesi diversi formano un corpo di regole non scritte che acquistano valore di disciplina applicabile ai loro rapporti
(c.d. lex mercatoria)

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3 SITUAZIONI GIURIDICHE, DIRITTI SOGGETTIVI, RAPPORTI GIURIDICI


Le situazioni giuridiche soggettive: attive e passive
Le norme giuridiche stabiliscono una graduatoria fra i diversi interessi, quindi stabiliscono che, in caso di conflitto, l’interesse di A
prevale su quello di B, di C, …: e conseguentemente danno ad A, in quella certa situazione, possibilità che invece non sono date agli
altri -> si attribuiscono alle persone coinvolte determinate “situazioni giuridiche soggettive”, le quali esprimono il modo in cui
le norme regolano le possibilità dei soggetti, in conformità con la graduatoria stabilita tra i loro confliggenti interessi.
Il soggetto a cui appartiene una situazione giuridica si dice “titolare” di essa.
Si distinguono in:
è Situazioni giuridiche attive: esprimono la prevalenza dell’interesse del titolare sull’interesse degli altri (es. proprietà,
diritto personale di godimento)
è Situazioni giuridiche passive: esprimono la subordinazione dell’interesse del titolare rispetto all’interesse degli altri sog-
getti
Le situazioni giuridiche possono essere molto diverse fra loro e quindi sono classificate in gruppi
Diritto soggettivo: il potere di agire nel proprio interesse, o di pretendere che qualcun altro tenga un determinato comportamento
nell’interesse del titolare del diritto (es. proprietà, credito, diritto all’onore). Il contenuto dei diritti soggettivi corrisponde al tipo
di poteri che essi danno ai titolari e al tipo di interessi che gli consentono di realizzare. Riserva sempre al suo titolare uno spazio
di autonomia di giudizio e di decisione – valutare quale sia il proprio interesse e quale il migliore modo di perseguirlo. Si distin-
guono diverse categorie di diritti:
§ Diritti soggettivi pubblici: attribuiscono al titolare poteri che gli consentono di incidere sull’organizzazione poli-
tica/definiscono la sua posizione nell’organizzazione politica (es. voto attivo e passivo, diritti di libertà) -> si dirigono
essenzialmente nei confronti dello Stato e la loro disciplina è stabilita dal diritto pubblico
§ Diritti soggettivi privati: riguardano poteri e interessi del titolare che non toccano l’organizzazione politica della so-
cietà (es. diritto di proprietà, d. di credito, …). Sono applicabili anche nei confronti dello Stato, ad esempio nel momento
in cui c’è un contratto.
v Diritti patrimoniali: procurano al titolare utilità di natura economica
v Diritti non patrimoniali: procurano un’utilità di natura non economica, ma morale o ideale o comunque attinente alla
sfera personale
Ø Diritti assoluti: il titolare può farli valere nei confronti di tutti (-> condizione passiva di dovere) es. proprietà, d.
all’onore, d. all’integrità fisica
Ø Diritti relativi: il titolare può far valere solo nei confronti di qualche soggetto determinato (-> condizione passiva di
obbligo). Si usa anche il termine “pretesa”
o Diritti disponibili: il titolare può liberamente trasferirli o autolimitarli o cancellarli, con atti giuridici che producano
tali effetti (atti con cui egli “dispone” del proprio diritto). Ampio spazio di autonomia, di solito riguardano i diritti patri-
moniali
o Diritti indisponibili: il titolare non può liberamente trasferirli, autolimitarli o cancellarli (non può “disporne”). Ri-
guardano i diritti non patrimoniali, ma può anche verificarsi per alcuni diritti patrimoniali: la natura degli interessi e dei
valori sottostanti ai diritti sono così preziosi per la persona umana che si reputa inammissibile una loro menomazione.
• Diritto potestativo: potere di incidere sulle situazioni soggettive altrui senza che il titolare della situazione incisa possa
impedirlo (es. d. di dimissioni del dipendente)
L’abuso del diritto e la facoltà
Si pone il problema di impedire che il titolare del diritto lo eserciti, nel proprio interesse, in modo da contrastare con altri interessi
meritevoli di tutela. Il problema di abuso si pone quando il titolare esercita il suo diritto (dentro i suoi limiti) in circostanze tali,
per finalità tali e con risultati tali che questo suo comportamento danneggia in modo irragionevole un altro interesse meritevole
di tutela. La teoria dell’abuso del diritto ritiene che anche un tale comportamento deve considerarsi vietato e meritevole di
sanzioni. Essa nasce all’inizio del 900, quando le norme non avevano ancora costruito un’ampia rete di limiti dei diritti soggettivi
in norme di esigenze sociali. Chi vi si oppone lo fa in nome della certezza del diritto.
La facoltà è la possibilità, riconosciuta al titolare del diritto, di tenere un determinato comportamento, che è compreso nel con-
tenuto del diritto ma n0n lo esaurisce. Il contenuto del diritto soggettivo risulta dalla somma delle varie facoltà che appartengono
al suo titolare. Esprime l’idea di libertà d’azione/scelta tra i vari comportamenti (i quali sono facoltativi)
Gli interessi collettivi
L’interesse collettivo è una figura elaborata in connessione con fenomeni e problemi tipici delle società industriali avanzate. È la
situazione di un soggetto, danneggiato da comportamenti altrui, i quali ledono analoghi interessi di una moltitudine di altri sog-
getti. (es. inquinamento) -> previsione delle azioni di classe – strumento per tutelare collettivamente i diritti individuali omogenei
dei consumatori e degli utenti
Le situazioni passive: dovere; obbligo; soggezione; responsabilità
Situazioni passive: soggetto il cui interesse viene sacrificato all’interesse del titolare di una corrispondente situazione attiva
• Dovere: vieta di tenere comportamenti capaci di ledere il diritto soggettivo altrui, e in particolare quel tipo di diritto
soggettivo che si definisce “assoluto”. È una situazione che ha carattere generale e negativo: grava su tutti i soggetti diversi
dal titolare del diritto e impone loro di non fare qualcosa
• Obbligo: vincolo imposto dall’azione del titolare, nell’interesse di chi ha un diritto soggettivo rivolto direttamente ed
esclusivamente verso lui. Il titolare dell’obbligo si chiama obbligato o debitore. Ha carattere individuale e positivo: grava
su un soggetto determinato e gli impone di fare qualcosa, nell’interesse di chi ha il corrispondente diritto
• Soggezione: grava su chi si trova esposto al diritto potestativo altrui, e quindi a subire modifiche do qualche propria si-
tuazione giuridica, senza poterlo impedire (es. il datore di lavoro quando il dipendente rassegna le dimissioni)
• Responsabilità: ne esistono di diversi tipi; civile (d. privato), penale, amministrativa. È la situazione del soggetto esposto
a subire le conseguenze, svantaggiose per lui, previste dalle norme in relazione a qualche suo comportamento o posizione.
I casi più importanti sono quelli in cui tali conseguenze derivano da un illecito, di cui rappresentano la sanzione (->
obbligo di risarcire il danno causato), ma può venire a gravare anche su qualcuno che non ha violato nessuna regola e
perciò non ha commesso nessun illecito (responsabilità oggettiva)
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L’onere
Situazione di chi deve tenere un determinato comportamento, se vuole avere la possibilità di utilizzare qualche sua situazione
attiva, perché le norme subordinano tale possibilità alla condizione che egli tenga quel comportamento. Ha una duplice natura:
partecipa alle situazioni attive perché l’obiettivo finale è realizzare un interesse del soggetto, ma partecipa anche alle situazioni
passive perché consiste in un vincolo posto alla sua azione (es. compratore deve fare tempestivamente la denuncia se vuole eser-
citare la garanzia)
Le parti e i terzi
Quasi sempre esiste un collegamento tra situazione attiva e una corrispondente situazione passiva (es. credito, il debitore deve
pagarmi la somma – senza questo comportamento il mio diritto sarebbe inconsistente), in questo caso la relazione tra le due parti
si chiama rapporto giuridico. Parte è il centro di interessi omogenei nell’ambito del rapporto, quindi una parte può essere formata
da più persone e l’altra parte viene definita “controparte”. Il rapporto giuridico che collega una singola situazione attiva con una
singola situazione passiva è il rapporto semplice, ma spesso il rapporto giuridico è un rapporto complesso; entrambe le parti
hanno un insieme di situazioni diverse, attive e passive, collegate tra loro (es. inquilini pagano canone, ma anche non danneggiare
la casa, riceverla, ottenere le riparazioni necessarie, etc. )
Chiunque non sia parte di un rapporto giuridico è un terzo. La regola generale è che ciò che accade nell’ambito di un rapporto
normalmente tocca solo le situazioni giuridiche delle parti e non quelle dei terzi, ma spesso questa regola ha delle eccezioni.

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4 FATTI, ATTI, EFFETTI GIURIDICI


Situazioni giuridiche, effetti giuridici e fattispecie giuridiche
Le situazioni giuridiche non restano immobili nel tempo, ma mutano continuamente, cioè si verificano gli “effetti giuridici”
(mutamenti che si producono nelle situazioni giuridiche dei soggetti, possono consistere nella creazione, modificazione o estin-
zione di situazioni giuridiche). Si producono solo quando c’è una causa che li determina, “fattispecie giuridica” -> la fattispecie
concreta produce gli effetti giuridici che la norma prevede, in relazione alla fattispecie astratta descritta nella norma stessa (e
quindi ha rilevanza giuridica -> capacità di produrre effetti giuridici)
La fattispecie può essere rilevante per una sola norma o per più norme (produce diverse serie di effetti giuridici)
La fattispecie può presentarsi con caratteri molto diversi: f. semplice (es. vendita immobile) / complessa (vari elementi com-
binati tra di loro, es. acquisto di proprietà come erede di un testamento). Quando gli elementi di una fattispecie complessa non si
realizzano nello stesso istante, bensì uno dopo l’altro, in una sequenza temporale più o meno lunga, si parla di fattispecie a
formazione progressiva (produce i suoi effetti, solo quando l’ultimo dei suoi elementi si è realizzato)
Fatti e atti giuridici
Fatti giuridici: eventi che accadono e producono i loro effetti giuridici indipendentemente da intenzionalità e consapevolezza
umane (eventi che si determinano esclusivamente nella sfera fisica e biologica o gli eventi riconducibili a un’attività umana,
quando questa origine sia irrilevante per il prodursi dell’effetto giuridico considerato), non presuppone quindi che l’azione sia
consapevole e volontaria.
Atti giuridici: azioni umane, sostenute da un certo grado di consapevolezza e intenzionalità, la cui rilevanza giuridica dipende
specificamente dalla presenza di questo fattore umano.
1) Atti negoziali (o negozi giuridici) sono quelli in cui la consapevolezza e intenzionalità umane si esprimono al più alto
grado di intensità. Si basano fortemente sulla volontà del loro autore, la quale gioca su 2 piani:
o La volontà di compiere l’atto
o La volontà di produrre gli effetti giuridici che le norme ricollegano all’atto
L’autore compie l’atto perché è suo interesse e scopo che si producano gli effetti giuridici di quell’atto, se non li volesse
o ne volesse altri si comporterebbe in modo differente (es. compravendita, matrimonio) -> maggiori possibilità di met-
tere in discussione i suoi effetti
2) Atti non negoziali: implicano un certo grado di consapevolezza e intenzionalità, che si assesta su una soglia più bassa
rispetto ai negozi: implicano la volontà di compiere l’atto, ma non quella di creare gli effetti giuridici che l’atto pro-
durrà (es. confessione, pagamento)
Tipi di atti:
¨ Atti patrimoniali: incidono su situazioni di tipo economico (es. contratti, promesse, …)
¨ Atti non patrimoniali: riguardano situazioni giuridiche di tipo prevalentemente non economico (es. matrimonio: gli
effetti più importanti non sono quelli patrimoniali, ma riguardano situazioni di tipo personale)
Ø Atti onerosi: tutte le parti coinvolte nell’atto sostengono un sacrificio economico e correlativamente ricevono un van-
taggio economico (es. compravendita, venditore ottiene prezzo sacrificando la proprietà, compratore ottiene la
proprietà pagando un prezzo)
Ø Atti gratuiti: solo una delle parti coinvolte sostiene un sacrificio economico, mentre l’altra ottiene un vantaggio senza
affrontare un corrispondente sacrificio (es. donazione, il donatario si arricchisce gratuitamente – senza dare nulla in
cambio)
v Atti a causa di morte: producono i loro effetti solo in seguito alla morte dell’autore dell’atto, che lo ha compiuto
proprio in vista di questo evento (testamento)
v Atti fra vivi: atti che per produrre effetti non presuppongono la morte del loro autore: contratti, matrimoni, ricono-
scimenti di figli, … producono effetti nel momento in cui sono formati
L’attività giuridica privata e pubblica
Attività giuridica: fenomeno del continuo e incessante compimento di atti giuridici
è Attività giuridica privata: quella svolta dai privati/da enti pubblici che agiscono non in posizione di supremazia – piano
di parità. È autonoma, i protagonisti possono decidere liberamente qual è il loro interesse e se perseguirlo o meno.
Autonomia privata: potere dei soggetti di creare e conformare le proprie situazioni giuridiche liberamente, secondo la
propria volontà, i propri interessi, i propri gusti -> il mezzo principale è compiere atti giuridici (in particolare, il compi-
mento di negozi giuridici). È l’essenza stessa del diritto privato!
Ciononostante, anche se la maggior parte degli atti di diritto privato sono atti di autonomia, esistono anche atti di
non autonomia (l’autore è vincolato nel suo comportamento, es. pagamento)
è Attività giuridica pubblica (compiuta dalle autorità pubbliche) si realizza mediante atti giuridici regolati dal diritto pub-
blico (i più importanti sono gli atti amministrativi). Non è autonoma; è vincolata allo specifico fine/interesse pubblico che
le norme assegnano a ciascuna pubblica autorità, imponendole di perseguirlo.
L’autonomia privata ha un chiaro valore politico: esprime un principio di libertà del cittadino dei confronti del potere pubblico.
Essa si afferma progressivamente attraverso le lotte contro l’assolutismo (700) e giunge a più piena realizzazione con le rivoluzioni
borghesi e liberali dell’800-900. La sua affermazione si lega agli sviluppi del sistema economico e, in particolare, all’avvento del
capitalismo -> l’autonomia privata aveva confini estremamente ampi: lo Stato lasciava i privati liberi di operare seguendo il pro-
prio interesse e il proprio arbitrio. Il quadro cambia all’inizio del 900 con le trasformazioni del ruolo dello Stato, infatti il suo
crescente intervento pone un controllo più forte sulle attività economiche; la storia dell’autonomia privata si sviluppa come storia
della sua progressiva restrizione ad opera del potere pubblico.
Un’altra importante trasformazione riguarda i protagonisti dell’autonomia privata; in passato erano i singoli individui (autono-
mia individuale), verso la fine dell’800 entrano in campo come nuovi protagonisti i gruppi organizzati (autonomia collettiva)

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5 I BENI E IL PATRIMONIO
Diritti, interessi, beni: i beni come “oggetto di diritti”
C’è relazione tra diritti e interessi: il diritto soggettivo serve a realizzare un interesse del titolare
C’è relazione tra interesse e bene: l’interesse è la tensione verso un bene (entità capace di soddisfare bisogni umani)
è C’è relazione tra diritto e bene: chi ha un diritto ce l’ha su qualche bene, strumentale all’interesse cui il diritto è dedicato (il
bene è l’oggetto del diritto)
Bene: qualsiasi entità capace di soddisfare bisogni umani -> art. 810 “Sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti”.
Quindi, può formare oggetto di diritti solo ciò su cui sia immaginabile un conflitto di interessi!
è Non sono beni in senso giuridico le entità che non creano conflitti d’interessi a causa della loro sovrabbondanza (c.d. “cose
comuni a tutti”) / inappropriabilità (es. minerali al centro della terra)
è Le energie naturali si considerano beni solo se “hanno valore economico” (art. 814), cioè sono limitate in natura, ad es. l’ener-
gia solare non è un bene perché è accessibile a tutti
Art.810 -> sono beni le cose: porzioni di materia (concezione restrittiva –> beni materiali). I giuristi preferiscono allargare la
nozione di bene, includendovi qualsiasi entità utile all’uomo, materiale o immateriale, purché suscettibile di aprire conflitti di
interessi regolabili dal diritto (includono anche i beni immateriali)
I beni sono divisi in materiali (cose capaci di formare oggetto di diritti) e immateriali (entità diverse dalle cose, utili all’uomo
e suscettibili di aprire conflitti di interessi regolabili dal diritto. Hanno anch’essi un valore economico e dunque rappresentano
ricchezza) -> diventano sempre più importanti, soprattutto in campo tecnologico (vantaggio competitivo)
I beni materiali di possono suddividere in: (art.812)
¨ Beni immobili, individuati secondo 2 criteri:
Ø In natura: sono il suolo, le sorgenti, i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici, etc. anche se uniti al suolo a scopo transitorio
– tutto ciò che è naturalmente/artificialmente ancorato al suolo
Ø Per destinazione: mulini, bagni, edifici galleggianti quando saldamente assicurati alla riva
Differenze di trattamento giuridico (maggiore valore, staticità, circolazione limitata):
o Le possibilità di uso degli immobili sono soggette a limiti più stretti
o Speciale organizzazione pubblica per l’accertamento e la documentazione della loro consistenza (catasto)
o La circolazione degli immobili richiede formalità più rigorose ed è soggetta a un regime di pubblicità (-> seguire i loro
trasferimenti e le altre principali modifiche delle situazioni giuridiche che li riguardano, attraverso la trascrizione nei
pubblici registri immobiliari)
o Non può non avere un proprietario (res nullius -> c.d. immobili vacanti sono di proprietà dello Stato, art.827)
Si sviluppa sempre più il processo di mobilizzazione della ricchezza, per cui i beni immobili perdono importanza economica,
e sempre più l’acquistano i beni mobili
¨ Beni mobili: si individuano in via residuale -> “Sono mobili tutti gli altri beni”
È ammissibile la res nullius (“cosa di nessuno” – non appartiene a nessuno)
§ Beni mobili registrati: beni mobili con caratteristiche particolari (grandi dimensioni, alto valore economico, numero
grande, ma pur sempre limitato) – es. auto, navi, aeromobili
Il legislatore ha previsto particolari meccanismi di registrazione e pubblicità (iscrizione in pubblici registi, art. 815)
§ Universalità di mobili: complessi di cose mobili che appartengono alla stessa persona e hanno una destinazione unitaria
-> è possibile disporre del complesso unitario con un unico atto, ma è anche possibile disporne frazionatamente, con atti
diversi, dei singoli beni che lo compongono (art.816)

Altre classificazioni dei beni:


§ Beni divisibili: possono essere suddivisi fisicamente in più porzioni, ciascuna delle quali mantiene la funzione economica
del bene originario (es. terreno, torta)
§ Beni indivisibili: la suddivisione è materialmente/economicamente impossibile (es. animale vivo, quadro, macchina)
o Beni consumabili: si esauriscono immediatamente con l’uso
o Beni inconsumabili: suscettibili di uso continuativo o ripetuto
Ø Beni fungibili (o di genere): sono quelli che risultano identici, per qualità, ad altri beni dello stesso genere, e ciò che conta
è piuttosto la quantità (es. petrolio, auto)
Ø Beni infungibili (o di specie): sono quelli non sostituibili indifferentemente con altri beni, per la presenza di apprezzabili
particolarità qualitative che fanno di quel bene una cosa unica (es. opera d’arte)
Pertinenze e frutti
Pertinenze: cose (accessorie) destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento di un’altra cosa (principale). Il rapporto
tra pertinenza e cosa principale si chiama vincolo pertinenziale, il quale nasce di solito per iniziativa del proprietario
della cosa principale, ma può nascere anche per iniziativa del titolare di un diritto reale (es. usufrutto). La disciplina delle
pertinenze riguarda soprattutto il trasferimento dei beni; il proprietario è libero di trasferire la pertinenza insieme con la
cosa principale, oppure l’una separatamente dall’altra, ma, in questo caso, deve specificarlo esplicitamente – altrimenti
le pertinenze sono trasferite insieme alla cosa principale.
Frutti: beni prodotti da altri beni (“beni fruttiferi”). Si distinguono in 2 tipi: (art.820,821)
¨ Frutti naturali: sono quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l’opera dell’uomo. Essi spettano
normalmente al proprietario della cosa fruttifera, ma in certi casi possono spettare ad altri (es. frutti di terreno coltivato
dall’affittuario). Finché non sono separati dalla cosa fruttifera si dicono pendenti (si considerano una cosa futura – non
hanno un’autonoma individualità)
¨ Frutti civili: si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne traggono (es. canoni di locazione)

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Il problema principale è stabilire a chi spettano, nel periodo in cui la cosa si trova nelle mani di una persona diversa dal
proprietario.
Beni privati e pubblici, i “nuovi beni”
La distinzione si fonda su 2 criteri: criterio soggettivo (appartenenza) e criterio oggettivo (destinazione)
v Beni pubblici: requisito soggettivo-> appartenere allo Stato/altro ente pubblico
requisito oggettivo-> essere destinati a soddisfare interessi generali
Sono soggetti a un regime giuridico speciale (art.822 e segg. e leggi speciali di diritto amministrativo). Esistono
diverse categorie di beni pubblici:
• Beni demaniali: sono “inalienabili” – non possono essere trasferiti a persona diversa dall’ente pubblico
proprietario
• Beni patrimoniali indisponibili: hanno un “vincolo di destinazione”, non possono essere sottratti alla
loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano
Esistono anche i beni patrimoniali disponibili, ma non sono beni pubblici in senso proprio: pur apparte-
nendo alla PA, non sono assoggettati a un regime giuridico speciale, ma seguono le stesse regole che valgono per
i beni privati

v Beni privati: requisito soggettivo-> appartengono a privati


requisito oggettivo-> non sono vincolati a soddisfare interessi generali
“Nuovi beni”: diritti che l’ordinamento giuridico ha cominciato a proteggere -> riservatezza, identità personale, ambiente
naturale. “Nuova” è la sensibilità sociale e politica che si sviluppa intorno a determinati interessi umani (che ci sono sempre
stati) ritenuti ora meritevoli di una tutela particolare -> i nuovi beni sono creati dalle nuove norme
Il patrimonio
È il complesso delle situazioni giuridiche attive e passive di una persona; è un’entità dinamica, che si muove e muta conti-
nuamente con il mutare delle situazioni giuridiche del titolare, esse stesse mutano per effetto dei fatti e degli atti giuridici
(soprattutto negoziali -> sono i principali fattori di trasformazione del patrimonio). Un atto di compravendita muta qualita-
tivamente sia il patrimonio del venditore che quello del compratore! (lasciandolo invariato sul piano quantitativo – se la cosa
comprata valga economicamente il prezzo pattuito). Mentre, se uno acquista un servizio e lo consuma, il patrimonio muta
anche quantitativamente.
Le situazioni giuridiche che compongono il patrimonio sono quelle di tipo economico – riguardanti beni traducibili in valori
monetari. Nel linguaggio giuridico, l’aggettivo “patrimoniale” si riferisce alle entità e ai fenomeni di questo tipo, mentre “non
patrimoniale” riguarda beni non economici.

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6 LE VICENDE DEI DIRITTI E LA CIRCOLAZIONE GIURIDICA


I diritti non restano fermi, si muovo continuamente, questi movimenti e cambiamenti si usano chiamare “vicende” (sono effetti
giuridici, determinati da una fattispecie). Dal punto di vista del diritto/titolare, le vicende principali sono:
• La nascita del diritto/acquisto
• Il trasferimento del diritto/perdita
• L’estinzione del diritto/perdita
L’acquisto è la vicenda per cui la persona diventa titolare di un diritto che prima non aveva. I diritti si possono acquistare in diversi
modi:
¨ Acquisto originario: non avviene sulla base di un rapporto tra il precedente titolare e il nuovo titolare
¨ Acquisto derivativo: l’acquirente riceve il diritto dal (e sulla base di un rapporto col) precedente titolare. Si definisce
anche successione del diritto; colui che acquista è detto successore/avente causa, colui che trasferisce è detto autore/dante
causa
Ø Acquisto gratuito: avviene senza contropartite a favore del dante causa
Ø Acquisto oneroso: chi acquista dà o promette qualcosa in cambio del diritto acquistato
v Acquisto fra vivi: non presuppone la morte del dante causa
v Acquisto a causa di morte: l’acquisto si produce per effetto della morte del dante causa (-> successioni)
• Successione particolare: l’avente causa acquista uno o più diritti determinati del dante causa (c’è anche la successione
particolare nei debiti – delegazione, espromissione, accollo, cessione del contratto)
• Successione universale: il successore subentra nell’intero patrimonio del dante causa, o in una quota di esso; il patri-
monio è formato sia da attività che da passività – subentra anche in quest’ultime (es. erede, società che ne incorpora
un’altra)
Le vicende dei diritti sono effetti giuridici, determinati da una fattispecie, in questo caso, la fattispecie che determina l’acquisto di un
diritto si chiama titolo dell’acquisto. Di solito usiamo anziché del termine acquisto, il termine acquisto a titolo (-> “titolare” del
diritto: ha un titolo in base a cui ha acquistato il diritto)
Tra tutti i possibili acquisti di diritti, i più importanti sono quelli derivativi e, al loro interno, gli atti giuridici (negoziali). Valgono 2
principi:
Ø L’acquisto del diritto si realizza solo se il titolo è regolare (valido ed efficacie)
Ø Nessuno può trasferire un diritto che non ha e, correlativamente, nessuno può diventare titolare di un diritto acquistandolo
da chi non ce l’ha
Negli acquisti derivativi, all’acquisto del diritto a favore dell’avente causa fa necessariamente riscontro la perdita di esso a carico del
dante causa. Ci sono casi in cui uno acquista un diritto, senza che nessun altro lo perda (acquisti originari) o, reciprocamente, casi in
cui uno perde un diritto, senza che nessun altro lo acquisti -> il diritto si estingue (es. derelizione, remissione del debito)
La prescrizione
Prescrizione estintiva: è il meccanismo che determina l’estinzione del diritto, in conseguenza di una prolungata inerzia del suo
titolare. Ha 2 giustificazioni:
1. Esigenza di certezza delle situazioni e dei rapporti giuridici – chi ha un diritto ha, normalmente, di fronte a sé un controinteres-
sato (titolare della corrispondente situazione passiva). Questi finisce per regolarsi e organizzarsi come se quel diritto non esistesse
più; la pretesa fatta valere dopo molto tempo potrebbe disturbare i nuovi programmi formulati sul ragionevole presupposto che
quella vecchia posizione passiva sia ormai cancellata.
2. Fattore per l’uso produttivo delle risorse – un diritto non esercitato è una risorsa economica non valorizzata dal titolare; ma
l’esistenza del diritto blocca anche le risorse della controparte (ricchezza bloccata e non investita)
Di regola tutti i diritti si prescrivono (art. 2934), ma ci sono alcuni che non sono soggetti a prescrizione:
Ø Diritto di proprietà – di fronte al proprietario inerte, normalmente, non c’è un controinteressato che abbia aspettative e pro-
grammi fondati su quell’inerzia – tranne nel caso di usucapione: quando la cosa di A è nelle mani di B, il quale si comporta da
proprietario mentre A resta inerte
Ø Diritti indisponibili – quelli che si legano ai valori più intimi e preziosi della persona e quelli attribuiti al titolare in vista di un
interesse generale
Ø Singole facoltà comprese in un diritto – in quanto appunto “facoltativa” la persona è libera di svolgerla o meno; anche non
svolgerla è un modo di esercitare la facoltà

L’inizio della prescrizione è il momento in cui comincia a contarsi il tempo, che potrà portare all’estinzione del diritto: esso coin-
cide, in generale, con il momento in cui il diritto può essere fatto valere (art.2935). I fattori che impediscono di far valere il diritto
sono solo gli impedimenti giuridici all’esercizio del diritto e non gli impedimenti di fatto: la prescrizione parte anche se il titolare
del diritto, per ignoranza, non sa come fare per esercitarlo.
Per determinati diritti l’inizio della prescrizione è fissato dalla legge con criteri diversi -> es. diritti di garanzia per i difetti della
cosa comprata, la prescrizione parte dal momento della consegna (art.1495)
Il termine della prescrizione è il periodo di tempo, trascorso il quale il diritto si estingue. La legge fissa termini diversi in relazione
ai vari diritti, il termine ordinario applicato alla generalità dei diritti è 10 anni (art.2946). I termini speciali possono essere:
o Più lunghi – diritti reali sulla cosa altrui (20 anni)
o Più brevi – diritto al risarcimento del danno extracontrattuale (5 anni), diritto di annullamento di un contratto annullabile
(5 anni) -> ma, se uno esercita tempestivamente un diritto soggetto a prescrizione breve, e ottiene una sentenza che gli dà
ragione, il suo diritto di realizzare quanto previsto nella sentenza di prescrive nel termine ordinario di 10 anni
Il calcolo dei tempi si fa con i criteri indicati nell’art.2963, in particolare:
¨ Non si tiene conto del “dies a quo” – giorno in cui si verifica l’evento che fa partire la prescrizione
¨ Se il termine scade in un giorno festivo è prorogato al primo giorno feriale successivo
Ma il decorso della prescrizione può arrestarsi per determinate cause, che hanno l’effetto di allontanare nel tempo la possibile estinzione
del diritto:

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§ Sospensione: in presenza di particolari circostanze, il decorso della prescrizione di arresta, ma riprende quando esse vengono
meno. Le circostanze possono essere di 2 tipi: (art.2924)
o Particolari rapporti esistenti fra le parti (marito e moglie, imprenditore e lavoratore, …)
o Particolari condizioni soggettive del titolare del diritto – gravi difficoltà all’esercizio del diritto stesso (prescrizione dei
diritti di minori e interdetti temporaneamente privi di rappresentante legale, militari in periodo di guerra)
§ Interruzione: viene compiuto un atto che smentisce il doppio presupposto su cui si fonda il meccanismo della prescrizione
(l’inerzia del titolare e l’affidamento di controparte circa la cancellazione del diritto). La prescrizione ricomincia a ricorrere da
zero. Gli atti interruttivi possono quindi essere di 2 tipi: (art. 2943)
o Atti provenienti dal titolare del diritto che rappresentino l’esercizio del diritto stesso (domanda giudiziale, atto di co-
stituzione in mora)
o Atti provenienti dalla controparte e consistenti nel riconoscimento, anche implicito, del diritto altrui (es. pagare ac-
conto, chiedere dilazione)
Il fondamento della prescrizione guarda al buon funzionamento del sistema giuridico-economico, e dunque tocca l’interesse generale,
ecco perché si prevede l’inderogabilità della disciplina legale della prescrizione (art.2936):
ü Non è ammessa la modifica dei termini, anche se concordata dalle parti
ü Non è ammessa la rinuncia preventiva alla prescrizione
ü È ammessa la rinuncia successiva alla prescrizione già compiuta (es. il debitore paga dopo che il credito sia stato prescritto, anche
implicitamente, non può poi pentirsi e chiederne la restituzione -> ricorre la figura dell’obbligazione naturale)
ü Se la parte passiva vuole avvantaggiarsi della prescrizione compiuta, spetta a lei prendere l’iniziativa di farla valere: la prescrizione
non è rilevabile d’ufficio
La prescrizione presuntiva (≠ prescrizione estintiva) non determina l’estinzione del diritto, ma ha l’effetto di creare una presunzione
di estinzione; si onda sul rilievo che determinati crediti vengono di regola pagati subito dopo la prestazione, e quindi, una volta trascorso
un periodo di tempo piuttosto breve senza che il creditore reclami il pagamento, si presume che il debito sia stato regolarmente pagato.
Se, contrariamente alla presunzione, il debito non è stato pagato, il creditore conserva il diritto di credito anche dopo che sia maturata la
prescrizione presuntiva, ma ora diventa più difficile dimostrarlo -> la legge limita i mezzi di prova a disposizione del creditore, ha solo 2
vie: contare sulla spontanea confessione giudiziale del debitore o deferire giuramento al debitore stesso.
La decadenza
La decadenza ha in comune con la prescrizione il meccanismo per cui un diritto, non esercitato per un certo periodo di tempo, si estin-
gue: il decorso del tempo e l’inerzia del titolare fanno sì che egli perda il diritto. La ragione giustificativa è esclusivamente un’esigenza di
certezza delle situazioni e dei rapporti giuridici. L’unico modo per evitare la decadenza è esercitare il diritto secondo il suo contenuto
tipico (art.2966).
Differenze di disciplina tra decadenza e prescrizione:
Nella decadenza non ha senso parlare di interruzione (o di sospensione): o il diritto viene esercitato entro il termine (e la situazione è
definita proprio in forza del diritto) oppure non viene esercitato (il titolare ne decade, senza che qualsiasi altro atto compiuto da lui/dalla
controparte possa impedirne la decadenza).
La disciplina della decadenza può variare in modo significativo, a seconda del tipo di diritti implicati:
• Diritti indisponibili: la disciplina della decadenza è inderogabile: le parti non possono modificarla né rinunciarvi e il giudice
deve rilevarla d’ufficio
• Diritti disponibili: l’interesse in gioco è individuale, e allora la disciplina della decadenza obbedisce a regole diverse;
o Può essere impedita dal riconoscimento del diritto da parte della parte passiva
o Le parti possono modificarne la disciplina -> possono fissare termini di decadenza non previsti dalla legge (decadenza
convenzionale), ma con un limite: non devono rendere “eccessivamente difficile”, l’esercizio del diritto
o Il giudice non la può rilevare d’ufficio
Il meccanismo della decadenza può intrecciarsi con quello della prescrizione; in mancanza di tempestiva denuncia del difetto, il compra-
tore decade dai suoi diritti nei confronti del venditore, se la denuncia è fatta, i diritti per intanto sono salvi, ma a questo punto sono esposti
alla prescrizione, per cui si estinguono se il compratore non fa causa al venditore entro un anno dalla consegna della cosa
La circolazione giuridica e la tutela dell’affidamento
Circolazione giuridica/traffico giuridico: fenomeno per cui i diritti, anziché rimanere fermi in capo ai titolari si trasferiscono continuamente
ad altre persone, che li acquistano -> riflette l’andamento del sistema economico (è tanto più intensa, quanto più è vivace la dinamica degli
scambi economici)
Essa condiziona l’andamento del sistema economico! -> ordinamenti moderni si preoccupano di avere norme capaci di garantire che la
circolazione giuridica si sviluppi con il massimo dinamismo e con il minimo impaccio, garantendo la sicurezza degli acquisti: senza sicurezza
non c’è dinamismo
Principio fondamentale: Tutela dell’affidamento – proteggere la sicurezza di chi acquista e quindi “si fida”. Le norme che realizzano la tutela
dell’affidamento spesso sono costrette a derogare principi tradizionali e fondamentali del diritto privato (in particolare il principio per cui
negli acquisti derivativi l’avente causa non riesce ad acquistare il diritto se il dante causa non ne era il vero titolare/il titolo d’acquisto
presenta irregolarità)
La pubblicità
Per il migliore funzionamento delle relazioni giuridiche, è utile che determinati fatti, i quali hanno conseguenze giuridiche rilevanti, siano
conosciuti da chi vi è interessato -> esigenza soddisfatta dalla legge che prevede dei mezzi di pubblicità, i quali rendono determinati fatti
facilmente conoscibili da chiunque.
La legge stabilisce che determinati atti/fatti giuridici siano resi pubblici (si legano al fenomeno della circolazione giuridica: soddisfano
l’esigenza di sicurezza delle operazioni di trasferimento dei diritti)
è Modi della pubblicità: la legge fissa con precisione le procedure e gli strumenti necessari per realizzarla, molto di rado li
lascia nel vago – i più importanti sono quelli di natura formale e documentale, ma esiste anche la pubblicità in modo fattuale
(pegno)

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è Destinatari della pubblicità: talora la pubblicità dev’essere indirizzata a un singolo destinatario, ma i mezzi più importanti
di pubblicità sono destinati alla generalità dei soggetti, perché tutti potrebbero essere interessati all’atto pubblicizzato (di
solito su registri pubblici, organizzati e tenuti da appositi uffici amministrativi oppure pubblicazione su quotidiani/GU)
3 tipi di pubblicità:
• Pubblicità notizia: la legge impone formalità pubblicitarie, ma la mancanza di queste non impedisce al fatto/atto di esistere e
produrre regolarmente i suoi effetti (es. matrimonio)
• Pubblicità dichiarativa: -> serve a far sì che l’atto sia opponibile a chiunque
Se non viene fatta l’atto esiste ed è valido, ma subisce una diminuzione dei suoi effetti – non si producono nei confronti dei 3i
(atti “non opponibili”). Ma si può fare una distinzione in base all’effettiva conoscenza dell’atto da parte dei 3i:
è L’osservanza della pubblicità è sufficiente a rendere l’atto efficace e opponibile verso chiunque (es. atti iscritti nel
registro delle imprese), ma basta dimostrare che il 3°, pur in assenza di pubblicità, fosse a conoscenza dell’atto
è L’osservanza della pubblicità è strettamente necessaria, non si può dimostrare che il 3° ne fosse effettivamente a
conoscenza (es. trascrizione nei registri immobiliari)
• Pubblicità costitutiva: dà efficacia giuridica all’atto – se manca l’atto è come se non esistesse e non producesse nessun effetto
(es. ipoteca)
L’apparenza
Se qualcuno ha una conoscenza falsa, e in conseguenza di questa commette un errore, ne subisce le conseguenze. Ma, a volte, la legge lo
perdona e lo tutela. Questo, a 2 condizioni:
I. Buona fede: pensare davvero che le cose stiano in modo diverso da come realmente stanno
II. Apparenza: esistenza di elementi tali da indurre una qualsiasi persona ragionevole a commettere quell’errore
Norme che proteggono l’affidamento, per tutelare “chi si fida” perché la situazione appare come regolare
Ma c’è un limite relativo alla pubblicità: non vale nel momento in cui la situazione reale è conoscibile in base ai mezzi di pubblicità. Se non
li ha consultati, allora è stato negligente ed è giusto che la legge non lo tuteli.

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7 L’ATTUAZIONE DEI DIRITTI: TUTELA GIURISDIZIONALE E PROVE


Esistenza di diritti e attuazione, rimedi
Norme sostanziali: norme sull’attribuzione dei diritti -> problema: fare in modo che il diritto venga attuato se la controparte non adempie
al proprio dovere spontaneamente
6° libro del CC “Della tutela dei diritti” (prove, prescrizione, decadenza, pubblicità, garanzia dei creditori, …)
Il titolare del diritto non può farsi giustizia da sé (principio del divieto di autotutela privata dei diritti), giustificato dall’esigenza di
mantenere la pace e l’odine sociale.
• Principio di tutela giurisdizionale dei diritti – per attuare un diritto bisogna rivolgersi allo Stato (giudici)
L’ordinamento giuridico non può sopportare che i diritti (soggettivi) rimangano inattuati perché ciò significherebbe un fallimento del diritto
(oggettivo) -> vengono predisposti dei rimedi (mezzi che servono per l’effettiva attuazione dei diritti soggettivi), importanti tanto quanto i
diritti stessi visto che ne garantiscono il valore
In senso stretto, i rimedi sono quelli giurisdizionali, regolati da norme che, in contrapposizione alle norme sostanziali, si usano definire
norme processuali

La giurisdizione e il processo civile


“giurisdizione” = “dare diritto” -> accertare e enunciare qual è la norma giuridica applicabile in un determinato caso concreto, e disporre
le conseguenze che ne derivano
Compete alla magistratura (corpo di pubblici funzionari – giudici)
• Ci sono norme (diritto processuale) che regolano le attività dei giudici (processo)
Norme sostanziali -> chi, fra i litiganti, ha ragione/torto
Norme processuali-> in che modo bisogna procedere, per arrivare a decidere chi ha ragione/torto
Giurisdizione civile: risolve le liti su situazioni e rapporti regolati dal diritto privato (penale, amministrativa, …)
Le liti civili possono anche essere decise al di fuori dell’ordinaria giurisdizione (arbitrato) -> giudizio arbitrale svolto da privati cittadini
scelti dalle parti litiganti (arbitri) e si conclude con una decisione (lodo). Se le parti si mettono d’accordo, allora si chiama compromesso
Il processo civile è regolato dal codice di procedura civile (1940)

L’azione
Un processo si apre solo se l’interessato prende l’iniziativa, esercitando l’azione. Questa si esercita proponendo al giudice una domanda e
cioè chiedendogli di emanare un determinato provvedimento, idoneo a realizzare l’interesse di chi agisce
Presupposto dell’azione: interesse ad agire di chi esercita l’azione, perché ciò può comportargli delle conseguenze giuridiche favorevoli,
colui che ha il potere di esercitare un’azione è detto legittimato ad agire
Tipi di azione:
• Azione (e processo) di cognizione: il giudice accerta e dichiara qual è la situazione giuridica esistente tra i litiganti (prov-
vedimento -> sentenza)
• Azione (e processo) di esecuzione: realizzare la concreta attuazione dei diritti – presuppone che chi la esercita abbia un
titolo esecutivo (documento dal quale risulti in modo certo e ufficiale che egli ha il diritto che pretende di attuare nei con-
fronti della controparte, es. sentenza di condanna)
• Azione (e processo) cautelare: ha una funzione strumentale rispetto alle altre 2; si esercita per rimediare a situazioni in
cui il diritto, del quale si vuole il riconoscimento e l’attuazione, è minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile ->
si ottiene dal giudice attraverso un provvedimento idoneo a garantire provvisoriamente la salvaguardia del diritto minacciato
Chi perde il processo può impugnare la sentenza di fronte a giudici di grado superiore. Se non lo fa, o se il giudice dell’impugnazione con-
ferma la prima sentenza, allora questa passa in giudicato, consolidandosi definitivamente.
Il processo si apre con l’esercizio dell’azione – quando l’interessato (attore) propone la sua domanda al giudice competente, nei confronti
di una controparte (convenuto)
Principi fondamentali:
• Principio dell’iniziativa di parte (o della domanda) -> il processo non si apre se lo stesso interessato non prende l’iniziativa
di proporre al giudice la domanda – nessun estraneo gli si può sostituire nel valutare se conviene esercitare l’azione (nel penale
vale il principio opposto -> lo Stato esercita l’azione contro l’autore di un reato)
• Divieto di ultrapetizione/extrapetizione -> il giudice non può emanare un provvedimento che vada oltre/fuori rispetto alle
domande delle parti (“ultra/extra petitum”)
• Principio del contraddittorio: entrambi le parti devono avere la concreta possibilità di far valere efficacemente le proprie
ragioni nel processo (il convenuto dev’essere messo a conoscenza e posto in condizione di difendersi adeguatamente -> la difesa
in giudizio è “diritto inviolabile”, art.24)
o Contraddittorio: scambio, fra attore e convenuto, degli argomenti con cui ciascuno cerca di fare prevalere, di fronte
al giudice le proprie ragioni
o Eccezione: è il mezzo con cui il convenuto cerca di bloccare l’iniziativa dell’attore, dimostrando qualcosa che rende la
sua azione infondata – può anche essere che contrattacchi, fondando la sua domanda sullo stesso titolo dal quale deriva
la domanda dell’attore contro di lui (domanda riconvenzionale)
Le prove e il principio dispositivo
Per essere riconosciuti nel processo, i diritti vanno provati -> prove: i mezzi che servono a dimostrare la verità di un fatto
Principio dispositivo: il giudice non può andare da sé alla ricerca delle prove necessarie a formare il suo convincimento; spetta alle parti
interessate fornire al giudice le prove idonee a convincerlo delle loro ragioni (logica conseguenza del principio di domanda – diritti “dispo-
nibili”)
è Dare la prova dei fatti vantaggiosi per sé è un onere delle parti (ripartizione tra attore e convenuto, secondo delle regole,
art.2697 “schema normale”):
1. In prima battuta l’onere della prova grava sull’autore “chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i
fatti che ne costituiscono il fondamento” art.26971
2. Poi, l’onere della prova a carico del convenuto che oppone un’eccezione “chi eccepisce l’inefficacia, ovvero ecce-
pisce che il diritto si è modificato/estinto, deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”, art.26972
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è In casi particolari, c’è un’inversione dell’onere della prova


è La legge ammette i patti sull’onere della prova (le parti modificano gli schemi legali di ripartizione dell’onere di provare
i fatti rilevanti per la definizione di qualche lite, ma con 2 limiti: diritti disponibili e che il patto non deve rendere per qual-
cuna delle parti eccessivamente difficile l’esercizio del diritto (art.2698))
Le presunzioni
Presunzione legale: la legge imposta la disciplina di una situazione dando per scontata la presenza di un elemento (pur non provato),
capace di produrre determinati effetti giuridici
Ø Presunzione relativa: chi vuole invocare quegli effetti giuridici è esonerato da provare l’elemento che li produce, e che, nor-
malmente, spetterebbe a lui provare (art.2728), è il controinteressato ha l’onere di dimostrare che l’elemento presunto dalla legge
in realtà non esiste (es. “la buona fede è presunta” (art.1147))
è Inversione dell’onere della prova
Ø Presunzione assoluta: la legge non ammette prova contraria (es. concepimento durante il matrimonio)
Presunzioni semplici: non sono poste da una norma, costituiscono una tecnica di ragionamento probatorio: sono il procedimento logico
con cui, partendo da un fatto noto o provato, sia arriva a considerare esistente un altro fatto, ignoto e non direttamente provato – la legge
guarda a queste con cautela: esclude la possibilità di farvi ricorso/le ammette esigendo che siano “gravi, precise e concordanti” (art.2729)
L’atto pubblico e la scrittura privata
Atto pubblico: documento redatto da un notaio/pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede (art.2699)
Fa piena prova di 3 fatti:
1. Provenienza da un pubblico ufficiale
2. Data della sua formazione
3. I fatti che il pubblico ufficiale afferma essere avvenuti in sua presenza, e in particolare, le dichiarazioni rese davanti a lui dalle
parti
Particolare forza probatoria: per smentire quanto esso prova, non è sufficiente una normale prova contraria, è necessario aprire un
apposito procedimento dedicato a questo accertamento, tramite la querela di falso. La verità dei fatti contenuti nella dichiarazione,
invece, non è garantita con la stessa forza: è possibile smentirla con normali mezzi probatori.
Scrittura privata: ogni documento sottoscritto dal proprio autore
Il problema fondamentale è accertare la verità della sottoscrizione:
Ø Con l’autenticazione, fatta da un notaio/pubblico ufficiale il quale attesta che la firma è stata apposta in sua presenza, previo
accertamento dell’identità del sottoscrivente (scrittura privata autenticata)
Ø Con il riconoscimento, l’autore, contro il quale la scrittura è stata prodotta in giudizio, riconosce di averla sottoscritta, in questo
caso può anche essere tacito (scrittura privata riconosciuta)
Ø Con la verificazione giudiziale, chi appare come autore della scrittura la disconosce, e l’atra parte chiede allora al giudice di
accertarne l’autenticità (scrittura privata verificata)
Per l’applicazione delle varie regole può essere importante sapere quando è stata formata (problema della data), nei confronti dei 3i la
scrittura si considera avere data certa solo a certe condizioni:
• Se la scrittura è autenticata
• Dal giorno della sua eventuale registrazione a fini fiscali
• Dal giorno in cui il suo contenuto è riprodotto in un atto pubblico
• Dal giorno in cui si verifica un fatto rispetto al quale è assolutamente certa l’anteriorità della scrittura

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8 I SOGGETTI DEL DIRITTO – PERSONE FISICHE


Soggetti del diritto, capacità giuridica e capacità di agire
Soggetti del diritto: coloro che possono essere titolari di situazioni giuridiche (e quindi hanno capacità giuridica), e che le movimentano
compiendo atti giuridici. Coloro i cui interessi cono sistemati dalle norme, cioè i protagonisti del mondo del diritto
Possono essere: persone fisiche (individui umani) o organizzazioni (complessi unitari di uomini e mezzi materiali)
Capacità giuridica: capacità, riconosciuta dall’ordinamento, di essere titolari di situazioni giuridiche. È attribuita ai soggetti dalle norme
– a loro spetta decidere chi è soggetto del diritto e chi no e se riconoscerla in modo pieno o limitato.
Le limitazioni di capacità giuridica si fondano sulla considerazione che determinate qualità dei soggetti rendono inopportuno/impos-
sibile consentire a quei soggetti la titolarità di determinate situazioni giuridiche, ad esempio:
• Età • Difetto di riconosciuta competenza professionale (mancata
• Condizioni psichiche iscrizione a albi professionali
• Difetto di onorabilità (condanne penali)

Capacità di agire: capacità di determinare con la propria volontà le proprie situazioni giuridiche -> capacità di compiere atti giuridici.
Alcuni soggetti sono incapaci di agire, ma sono sempre affiancati da qualcuno (rappresentanza)
Possibilità di sostituzione: criterio per stabilire se, quando la legge preclude a un soggetto il compimento di un atto, si tratta di incapacità
giuridica o di agire.
è Incapacità di agire: l’atto può essere compiuto, al posto dell’incapace, da un altro soggetto (es. vendita beni)
è Incapacità giuridica: l’incapace non può essere sostituito da nessun altro soggetto nel compimento dell’atto (es. matrimonio)
La persona umana come soggetto di diritto
Ogni individuo umano è soggetto del diritto -> “la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita” (art.11)
è Scelta politica del legislatore; in altre epoche c’erano persona prive della qualità di soggetti di diritto e tutt’ora, anche ordina-
menti appartenenti alla moderna civiltà, possono variare il modo e la misura in cui l’uomo è soggetto del diritto – la capacità
giuridica è suscettibile a gradazioni. La coincidenza fra persona fisica e soggetto di diritto è relativa e storica, non assoluta
e naturale.

Anche al concepito non ancora nato possono spettare “diritti” (art.12), ma non comprende il diritto ad avere la vita, posto che può prevalere
il diritto della madre a interrompere la gravidanza (L.194/1978 aborto)
Nome e sede della persona
Ogni persona è identificata da un nome, sulla base di criteri fissati dalla legge, il quale è composto da 2 elementi: prenome e cognome (art.
62). Il nome risponde non solo a un interesse individuale, ma anche a un interesse sociale, per questo non è consentito alla persona di
cambiarsi nome a piacimento -> la modifica del nome può avvenire solo nei casi (limitati) e con le procedure previste dalla legge
Per le esigenze della vita di relazione, è importante, collegare la persona con un determinato luogo. Tale luogo costituisce il punto di riferi-
mento necessario per lo svolgimento di molti rapporti giuridici. Vi corrispondono 3 diversi concetti giuridici:
• Residenza “luogo in cui la persona ha la dimora abituale” (art.432)
Ogni comune ha un ufficio di anagrafe della popolazione residente, al quale ciascuna persona deve comunicare il luogo della
propria residenza, se questa viene cambiata va notificato, a pensa di non opponibilità del mutamento di residenza nei con-
fronti dei 3i in buona fede (art.44). I coniugi, se non sono separati, hanno di regola la stessa residenza, che è la “residenza
della famiglia” (art.144)
• Domicilio “luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi” (art.431)
Normalmente coincide con la residenza, quando viene trasferita la residenza si trasferisce anche il domicilio, salvo disposi-
zione contraria dell’interessato. Può accadere che due coniugi abbiamo stessa residenza, ma domicili diversi.
1. Generale – corrispondente alla residenza
2. Speciale – per quanto riguarda determinati atti/affari (elezione di domicilio)
3. Legale – fissato dalla legge (es. domicilio del minore coincide con la residenza della famiglia)
• Dimora – non è definita dalla legge. È il luogo in cui la persona si trova in un dato periodo, anche per una permanenza non
lunga, ma non brevissima.

La cittadinanza e il sesso
La cittadinanza è la qualità della persona, che la collega con un ordinamento giuridico statale, assoggettandola alle norme che formano il
diritto di quello Stato. Le modalità di acquisto e di perdita della cittadinanza italiana sono regolate dalle l.91/1992. Chi non è cittadino
italiano è straniero/apolide. La condizione giuridica dello straniero è definita dall’art.10 C e dall’art.16 prel.
§ Ha capacità di diritto privato, ma solo a condizione di reciprocità – fatte salve le leggi speciali
§ Non ha capacità di diritto pubblico
§ Ha i diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo
Il sesso identifica il soggetto nella vita di relazione e può operare come criterio per l’applicazione/non applicazione di determinati tratta-
menti giuridici, purché non irragionevolmente discriminatori
Mutamento del sesso quando il sesso psicologico non corrisponde a quello anatomico-fisiologico (transessualismo) -> l’164/1982
Atti e registri dello stato civile

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L’esistenza di un individuo e gli elementi che lo identificano sono importanti non solo per l’individuo stesso, ma anche per la società in cui
egli vive e intreccia le sue relazioni. In passato, tale esigenza era soddisfatta dalla Chiesa, con i registri parrocchiali. A partire dal 700 (lai-
cizzazione illuminista), questa funzione viene assunta dallo Stato, attraverso gli atti e i registri dello stato civile (art.449-455)
Stato civile: lo stato della persona in quanto “civis”, cioè membro di una collettività organizzata. Gli atti dello stato civile sono appunto i
documenti che definiscono le qualità della persona, più rilevanti per la vita sociale (sono formati da appositi funzionari pubblici, gli ufficiali
dello stato civile)
Gli atti dello stato civile risultano da appositi registi (registri di stato civile) che sono tenuti presso ciascun Comune e chiunque può libera-
mente consultare. Sono di 4 tipi:
¨ Atti e registri di nascita ¨ Atti e registri di morte
¨ Atti e registri di matrimonio ¨ Atti e registri di cittadinanza
Ciò che risulta da essi non può essere smentito, se non in casi estremi e con grande difficoltà: provando in un giudizio, aperto con querela
di falso, che il pubblico ufficiale che li ha formati ha dichiarato il falso.
La definizione legale delle incapacità di agire, e lo scopo della disciplina
La capacità di agire presuppone che il soggetto sia in condizione di valutare adeguatamente i propri interessi, e di prendere le decisioni
giuste per realizzarli. Quindi, è incapace di agire chi, per le sue condizioni psico-fisiche, non è in tale condizione.
è Proteggere il soggetto con ridotte attitudini psicofisiche, per evitare che si danneggi con le sue stesse mani compiendo atti di
cui non è in grado di capire la portata -> “incapacità di protezione”, la quale consiste in:
• Invalidità degli atti compiuti dall’incapace
• L’incapace è affiancato da un soggetto capace, che compia per lui gli atti che non è capace di compiere
Per ragioni di certezza, la legge definisce i casi di incapacità di agire (incapacità legali):
Ø Minorenni, sono incapaci di agire coloro che non hanno compiuto il 18esimo anno (art.2, modificato nel 1975, prima la maggiore
età era fissata a 21 anni). I minorenni, con 16+ anni, che eccezionalmente sono stati autorizzati a sposarsi, acquistano una capacità
parziale (minore emancipato)
Ø Interdetti giudiziali, i soggetti “in condizioni di abituale infermità mentale che li rende incapaci di provvedere ai propri
interessi” vengono sottoposti a un apposito procedimento giudiziale (art.414). La sentenza del giudice lo dichiara “interdetto”,
il conseguente stato di incapacità scatta dal momento in cui la sentenza viene pubblicata e annotata a margine dell’atto di nascita.
Ø Inabilitati, casi di malattia meno seria rispetto a quelli degli interdetti. Possono venire inabilitati: gli infermi di mente non gravi,
i prodighi/alcolizzati/drogati che espongono sé e la famiglia a gravi pregiudizi economici, i sordomuti/ciechi dalla nascita/prima
infanzia che non hanno ricevuto un’educazione sufficiente.
è L.4/2004 introduce il meccanismo dell’amministrazione di sostegno
Il presupposto per assoggettare una persona ad amministrazione di sostegno, è che essa si trovi “nella impossibilità, anche parziale o tem-
poranea, di provvedere ai propri interessi” a causa di “una infermità, ovvero di una menomazione fisica o psichica” (art. 404). Essa va chiesta
al giudice tutelare, il quale emette il decreto di nomina dell’amministratore di sostegno, il quale viene scelto di regola tra i familiari della
persona, ma si può tenere conto anche della volontà dell’interessato. Il decreto deve indicare anche la durata (che può essere a tempo
indeterminato) e gli atti per i quali l’interessato deve essere sostituito/assistito dall’amministratore -> delimitazione dell’area di incapacità
del soggetto (egli conserva la capacità di agire per tutti gli atti che non richiedono la rappresentanza/assistenza dell’amministratore). In
ogni caso, conserva la capacità di compiere gli atti necessari a soddisfare le esigenze della propria vita quotidiana.
L’amministratore di sostegno deve tenere conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario e, prima di decidere qualunque atto, ne parli
con l’interessato.
A volte, l’incapacità di agire è disposta a titolo di punizione, per colpire i soggetti, privandoli della possibilità di partecipare al traffico giuri-
dico (interdizione legale, art.32 c.p.) – non nasce da un accertamento svolto dal giudice sulle concrete condizioni mentali del soggetto,
ma discende automaticamente da una previsione di legge. Riguarda solo gli atti patrimoniali (non quelli personali e familiari)
Le incapacità: assolute e relative
Gli incapaci di agire hanno capacità giuridica. Le varie figure di incapacità hanno condizioni soggettive di gravità diversa, quindi anche il
loro trattamento giuridico è diverso:
• Incapacità assoluta riguarda i casi più gravi: minori e interdetti. Non possono compiere da sé nessun atto
o Minore -> genitori (responsabilità genitoriale) /tutore nominato dal giudice
o Interdetto-> tutore nominato dal giudice
è Agiscono in rappresentanza, ma con un’eccezione: la richiesta di interruzione della gravidanza da parte della donna, la quale
viene fatta personalmente anche se minore o interdetta
La legge dispone controlli dell’autorità giudiziaria, per garantire che l’amministrazione dei beni degli incapaci risponda effetti-
vamente al loro interesse, per gli atti più importanti è richiesta l’autorizzazione del giudice
• Incapacità relativa riguarda i casi meno gravi: minori emancipati e inabilitati.
o Inabilitato-> curatore nominato dal giudice
o Minore emancipato-> coniuge (se maggiorenne)
Il ruolo del curatore si differenzia da quello dei rappresentanti degli incapaci assoluti: non interviene sempre, e quando inter-
viene, lo fa con una funzione diversa. Occorre distinguere fra le diverse categorie di atti:
§ Atti familiari e personali: possono essere fatti dall’inabilitato, se ha una sufficiente capacità di intendere e di volere
§ Atti di ordinaria amministrazione: atti di disposizione del reddito e quelli rivolti alla conservazione dei beni compresi
nel patrimonio. Non comportano un elevato rischio economico, possono compierli da soli
§ Atti di straordinaria amministrazione: atti di disposizione del capitale, compiuti con l’assistenza del curatore – si
limita ad integrare la volontà dell’incapace
§ Atti di esercizio di un’impresa commerciale: trattamento differenziato
• Minore emancipato-> può essere autorizzato dal tribunale a esercitare un’impresa commerciale, anche senza
l’assistenza del curatore
• Inabilitato-> può essere autorizzato solo a continuare l’esercizio di un’impresa già esistente, non a avviarne
una nuova

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Il minore emancipato merita più fiducia in quanto si sta avviando verso la capacità piena
L’inosservanza delle regole sugli atti degli incapaci e la cessazione dell’incapacità di agire
Qual è il trattamento degli atti compiuti in violazione delle regole sull’incapacità di agire? Gli atti sono invalidi, più precisamente annul-
labili: i loro effetti possono essere cancellati. Ma gli atti compiuti da minori per soddisfare le loro normali esigenze di vita, in modo
proporzionato alle loro condizioni economiche, si considerano validi.
L’incapacità di agire cessa quando risultano venute meno le esigenze di protezione:
• Minori -> maggiore età
• Interdetti giudiziali e inabilitati -> guarigione – accertata con apposito procedimento e dichiarata da una sentenza di revoca
• Interdetto legale -> cessazione della pena
Incapacità legale e incapacità naturale
Incapacità legale: risulta in modo ufficiale, ed è accertabile in modo semplice e sicuro da chiunque sia interessato alle condizioni del
soggetto (gli atti compiuti da un incapace legale sono sempre invalidi) -> esigenza di certezza (semplificare e rendere più sicuri i giudizi).
La capacità reale non ha rilevanza!
è Il contratto non è annullabile se il minore ha con raggiri occultato la sua minore età (art.1426)
Incapacità naturale: condizione d’incapacità di intendere e di volere in cui di fatto venga a trovarsi il soggetto che non sia un incapace
legale (ubriachezza, sotto uso di stupefacenti, depressione, …)
Mentre l’incapacità legale è sempre facilmente accertabile, perché risulta da documenti ufficiali, l’incapace naturale non è mai ufficialmente
documentata, e quindi è più difficile da accertare.
Ci sono varie regole che disciplinano l’annullabilità degli incapaci naturali (art.428):
Ø Atti personali -> sono sempre annullabili perché sono così importanti e delicati, coinvolgendo profondamente la sfera personale
dell’autore, che l’esigenza di garantire la piena consapevolezza di chi li compie prevale sull’esigenza di tutelare gli interessi di
qualsiasi controinteressato
Ø Atti unilaterali -> annullabili se hanno recato un grave pregiudizio all’incapace
Ø Contratti -> annullabili solo se si prova, oltre il grave pregiudizio, anche la mala fede dell’altro contraente – approfittare della
menomazione altrui – rimane valido se è fatto in buona fede (tutelare l’affidamento della controparte)
La fine della persona fisica, scomparsa, assenza e morte presunta
Morte: fine della persona fisica, ne derivano importanti conseguenze giuridiche (scioglimento matrimonio, apertura della successione,
estinzione diritto di usufrutto, …). È essenziale definire con certezza qual è il momento della morte.
l.578/1993 “la morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”
In relazione a varie conseguenze giuridiche, e soprattutto ai fini della successione, può essere importante stabilire quale fra le due persone
è morta prima: se non si riesce a fornire la prova dell’effettivo ordine cronologico delle morti, le persone si considerano “tutte morte nello
stesso momento” (art.4) “presunzione di commorienza”
1. Scomparsa: situazione della persona allontanatasi dal suo ultimo domicilio o residenza, senza che se ne abbiano più notizie.
Problema: conservazione del suo patrimonio (curatore dello scomparso)
2. Assenza: dopo 2 anni dall’ultima notizia – coloro che ricaverebbero vantaggi giuridici dalla morte del soggetto sono ammessi al
godimento temporaneo di tali vantaggi – il testamento viene aperto (gli eredi possono chiedere di immettersi nel possesso tem-
poraneo dei suoi beni, art.50). Se ritorna, o c’è prova che è vivo, “i possessori temporanei dei beni devono restituirli” (art.56)
3. Morte presunta: dichiarata dal tribunale quando sono trascorsi 10 anni dall’ultima notizia di lui (art.58) o 2/3 anni se lo scom-
parso sia rimasto coinvolto in operazioni belliche o incidenti (art.60). I successori sono immessi nei suoi beni, ma se il soggetto
torna/è vivo, tali effetti cadono: egli recupera i beni “nello stato in cui si trovano” (art.66)

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9 LE ORGANIZZAZIONI
Le organizzazioni come soggetti del diritto
La capacità giuridica delle organizzazioni non può coprire tutte le situazioni e i rapporti a cui si estende la capacità delle persone fisiche –
rimangono esclusi i rapporti e le situazioni che presuppongono la qualità di individuo umano (es. matrimonio). Si pensava che non vi fosse
responsabilità penale per le organizzazioni, ma col d.lgs.231/2001 si prevede che esse rispondano per i reati commessi dal loro rappresen-
tanti/dipendenti (no pene detentive, solo pecuniarie o interdittive)
Persone fisiche Nome Cittadinanza Domicilio Nascita
Organizzazioni Denominazione Nazionalità Sede Atto costitutivo
Le organizzazioni possono operare solo attraverso persone fisiche; le valutazioni, le decisioni e gli atti che queste persone fisiche compiono
per l’organizzazione sono considerati come valutazioni, decisioni e atti dell’organizzazione stessa (meccanismo della rappresentanza)
Le persone fisiche che operano per l’organizzazione ne formano gli organi, che possono essere:
• Individuali
• Collegiali -> principio di maggioranza – la volontà della maggioranza dei componenti dell’organo è considerata la volontà
dell’organizzazione stessa, la decisione presa si chiama deliberazione. Ma ci sono diversi metodi per far valere i voti:
o “si contano” – la maggioranza si conta sulle persone fisiche che partecipano
o “si pesano” – un voto può valere più dell’altro
¨ calcolata sugli aventi diritto al voto
¨ calcolata sui votanti
§ maggioranza relativa/assoluta/qualificata
A seconda della loro struttura, delle finalità perseguite, dal modo in cui sono regolate dalle norme, è possibile distinguere diverse categorie
di organizzazioni:
Ø Pubbliche (enti pubblici) – Stato, enti pubblici territoriali, enti pubblici istituzionali (funzioni limitate a un determinato settore
di attività) – se ne occupa il diritto amministrativo -> persone giuridiche pubbliche. Hanno tutte una capacità di diritto privato e
alcune anche quella di diritto pubblico (enti dotati di poteri d’imperio)
Ø Private
v Di tipo associativo (corporazioni) – società e associazioni – sono strumenti al servizio di chi le crea, e queste mantengono una
forte possibilità di incidere sulla loro vita
v Di tipo non associativo (istituzioni) – fondazioni – distacco più marcato dal fondatore, si sottraggono alla sua influenza, vivono
di vita propria
o Di profitto – perseguono lo scopo di lucro (società)
o Non di profitto – perseguono scopi ideali, politici, religiosi, culturali, professionali, … (associazioni e fondazioni)
Persone giuridiche e non: il criterio dell’autonomia patrimoniale (perfetta o imperfetta)
Personalità giuridica No personalità giuridica
Associazioni riconosciute Associazioni non riconosciute
Fondazioni Società di persone
Società di capitali
Ogni organizzazione ha le sue situazioni giuridiche, le quali formano l’oggetto del suo patrimonio, il quale è distinto da quello delle persone
fisiche sottostanti -> l’autonomia patrimoniale è una caratteristica di tutte le organizzazioni, ma a seconda del tipo di organizzazioni, può
essere perfetta o imperfetta.
è Autonomia patrimoniale perfetta – persone giuridiche – le vicende dell’organizzazione incidono esclusivamente sul patri-
monio di questa; non toccano in nessun modo le posizioni e il patrimonio delle persone fisiche sottostanti
è Autonomia patrimoniale imperfetta – organizzazioni senza personalità giuridica – le vicende dell’organizzazione toccano,
oltre al patrimonio dell’organizzazione, anche il patrimonio delle persone fisiche sottostanti
L’imperfezione può essere più o meno marcata (gradazione dell’autonomia patrimoniale) -> es. snc ha un’autonomia pa-
trimoniale meno imperfetta di quella della ss
Art.2740 “se uno ha debiti, ne risponde illimitatamente, con tutto il suo patrimonio” -> chi crea e utilizza un’organizzazione con persona-
lità giuridica viene a godere di un vantaggio (limitare la responsabilità, per l’attività che il soggetto esercita, a una parte soltanto del suo
patrimonio). Quindi, l’essenza della personalità giuridica consiste in un privilegio (cioè l’esonero dall’osservanza di una regola generale,
stabilita dal diritto comune)
Soggettività giuridica: qualità di soggetti del diritto, ce l’hanno tutte le organizzazioni
Personalità giuridica: autonomia patrimoniale perfetta, soltanto alcune organizzazioni
La personalità giuridica è stata costituita dalle norme per realizzare finalità pratiche -> incoraggiare l’esercizio di iniziative e attività ri-
schiose per il singolo che le svolge, ma socialmente utili. Infatti, è interesse della società che le iniziative economiche, e soprattutto quelle
orientate all’innovazione, si sviluppino il più possibile, perché senza di loro non ci sarebbe progresso -> offrire agli uomini un incentivo che,
riducendo il rischio, li incoraggia ad agire
Il primo esempio di persona giuridica sono state le “compagnie” coloniali create dal XVII secolo, soprattutto in Inghilterra e Olanda.
L’acquisto della personalità giuridica
I modi di acquisto sono diversi in relazione ai vari tipi di organizzazioni:
• Persona giuridica pubblica -> legge che ne preveda la creazione, ne disciplini la struttura e il funzionamento
• Persona giuridica privata -> distinzioni a seconda dello scopo
o Organizzazioni di profitto: formalità pubblicitaria (iscrizione al registro delle imprese)
o Organizzazioni non di profitto: procedimento più complicato (d.P.R. 361/2000), la competenza è distribuita tra Regioni e
Stato (Prefetture), a seconda dell’espansione territoriale delle organizzazioni. Queste devono iscriversi al registro delle
persone giuridiche, avendo preventivamente richiesto e ottenuto il riconoscimento dell’autorità competente, il quale
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viene accordato su 3 presupposti: soddisfacimento condizioni normative previste per la costituzione dell’organizzazione,
scopo possibile e lecito, patrimonio adeguato allo scopo.
La vecchia discriminazione verso le organizzazioni non di profitto
Lo Stato liberale eredita l’ostilità per i corpi sociali intermedi (numerosi durante l’ancien regime), sospettati di inquinare il rapporto politico
che, secondo quella concezione, dovrebbe correre in modo diretto ed esclusivo fra individuo e Stato. In Francia: legge Le Chapelier (1791)
vieta le associazioni. L’unico tipo di organizzazione consentita è quella con scopo di lucro; la ricerca del profitto è l’unico scopo sicuramente
compatibile con gli interessi della società e dello Stato.
è Diversità di trattamento giuridico (simpatia e favore per società, sospetto e avversione per le organizzazioni non di profitto)
• Diversi e separati i luoghi della disciplina: associazioni e fondazioni sono nel primo libero (art.14-42), società nel quinto
libro (art.2247 e segg.)
• Acquisto della personalità giuridica – per le organizzazioni di profitto c’è un controllo di pura legittimità, per quelle non
di profitto c’è un controllo di merito (se ne valuta l’opportunità)
• Art.17 -> controllo su certi atti delle organizzazioni non di profitto (per acquistare immobili, ricevere donazioni, … ave-
vano bisogno di un’autorizzazione amministrativa)
Oggi questa ideologia “anticomunitaria” è stata superata, la Costituzione tutela e valorizza le comunità intermedie: libertà di associazione
(art.18), associazioni scientifiche, culturali (art.33), sindacali e politiche (art.39,40) + abrogazione dell’art.17 (1997)
è Riordino e ammodernamento della disciplina delle associazioni e fondazioni, attraverso la riforma del titolo II del primo libro
del CC. (legge delega 106/2016 -> decreti legge 2017)
Le associazioni
Associazioni: organizzazioni formate da una pluralità di persone che perseguono uno scopo comune, diverso dal profitto.
Nascono per effetto di un accordo fra le persone che decidono di associarsi (atto costitutivo) e stabiliscono le regole di funzionamento
dell’associazione (statuto, art.16). Se l’associazione mira a ottenere la personalità giuridica occorre che l’atto costitutivo sia fatto sotto forma
di atto pubblico.
Le associazioni ottengono personalità giuridica attraverso il riconoscimento dell’autorità amministrativa che lo accorda dopo avere control-
lato la lecita del fine perseguito e la congruità dei mezzi (vedi sopra) -> pubblico registro delle persone giuridiche
Gli organi sono:
• Assemblea degli associati -> deliberare sugli atti principali della vita dell’associazione
• Amministratori -> compiono gli atti necessari al funzionamento e rispondono per i danni causati in caso di gestione negligente
o scorretta
I mezzi economici dell’associazione, formati dai contributi degli associati e da altri proventi, ne costituiscono il patrimonio. Esso appartiene
all’associazione, non ai singoli associati. Quando un associato ne esce, non ha nessun diritto di prelevare una quota del patrimonio associa-
tivo, a differenza di quanto previsto per i soci di una società – si entra in un’associazione per scopi diversi da quelli economici
A un certo punto l’associazione può estinguersi, a causa di:
¨ Deliberazione dell’assemblea degli associati
¨ Verificarsi di una delle cause di estinzione dello statuto
¨ Lo scopo è stato raggiunto/è diventato impossibile
¨ Vengono a mancare tutti gli associati
è L’associazione è posta in liquidazione. Da quel momento gli amministratori non possono compiere operazioni che fanno
nascere debiti per l’associazione, la loro attività deve limitarsi a liquidare il patrimonio, pagare i debiti. Se avanzano beni
residui, questi sono devoluti secondo le previsioni dello statuto/atto costitutivo, in mancanza, i beni sono attribuiti a enti
con fini analoghi.
Persegue interessi che sono proprie dei singoli associati che l’hanno cerata -> gli associati ne hanno il dominio
Al giudice è affidato un controllo di legittimità sugli atti dell’associazione, in base a cui egli può annullare le deliberazioni contrarie alla
legge, allo statuto o all’atto costitutivo. Non gli è affidato alcun controllo di merito!
Art.18 Cost.: le associazioni illecite sono:
1. Associazioni criminali – perseguono finalità vietate dalla legge penale
2. Associazioni politico-militari – perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare
3. Associazioni segrete – contro il principio di trasparenza
Le associazioni non riconosciute
A differenza di quelli delle associazioni riconosciute, l’atto costitutivo e lo statuto non richiedono nessuna forma particolare. Per tutti gli
aspetti non coperti da tali accordi, si possono applicare le stesse norme che regolano il funzionamento delle associazioni riconosciute:
Ø Assenza di diritti degli associati sul fondo comune (patrimonio) dell’associazione
Le differenze di disciplina, sono quelle che si collegano alla mancanza del riconoscimento amministrativo:
1. Libertà dai controlli pubblici – ragione per cui sindacati e partiti preferiscono rimanere associazioni non riconosciute
2. Autonomia patrimoniale imperfetta – rispondono coloro che hanno agito per nome e per conto dell’associazione, non i consociati
(non sopportano il rischio d’impresa visto che il fine non è economico)
3. Non sono soggette a pubblicità (iscrizione nel registro delle persone giuridiche)

Le fondazioni
Fondazioni: organizzazioni create da uno o più soggetti che destinano un patrimonio, e le sue rendite, a un determinato scopo che gene-
ralmente riguarda interessi socialmente rilevanti.
In Italia non è un fenomeno così diffuso come all’estero, l’istituto ha trovato campo di applicazione con le fondazioni bancarie (l.218/1990)
La costituzione può essere fatta con:

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• Atto tra vivi – da una o più persone nella forma dell’atto pubblico (nasce con effetto immediato)
• Atto a causa di morte – testamento, comincia a esistere dalla morte del testatore
Ottiene il riconoscimento giuridico con le stesse modalità previste per le associazioni (iscrizione nel registro delle persone giuridiche)
Persegue scopi e interessi che sono esterni, non si identificano con gli scopi delle persone che l’hanno costituita, ma vanno al di là e toccano
interessi più generali, quindi non è un0 strumento al servizio del fondatore
è Chi crea una fondazione ha meno poteri di azione e decisione -> la revoca dell’atto di fondazione non è possibile – una volta creata e
resa operativa, la fondazione si rende autonoma dal fondatore, uscendo dalla sua sfera di dominio
è I possibili interventi dell’autorità amministrativa sono più penetranti di quelli previsti per le associazioni
è Cause di estinzione: scopo raggiunto/impossibile, quelle previste dall’atto costitutivo, …
è L’autorità amministrativa può trasformare la fondazione in modo da permetterne la sopravvivenza, sia pure con uno scopo diverso/ri-
dotto, ma deve “allontanarsi il meno possibile dalla volontà del fondatore”
I comitati
Organizzazioni create per raccogliere presso il pubblico fondi da destinare a finalità di interesse generale, ma sono senza personalità giuri-
dica. C’è un vincolo di destinazione dei fondi raccolti, i membri del comitato rispondono personalmente delle obbligazioni assunte in nome
e per conto del comitato, non lo fanno invece i sottoscrittori.

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10 I DIRITTI DELLA PERSONALITÀ


Nozione, caratteri generali e fonti
Un soggetto è abilitato ad avere proprietà e crediti, ma non è detto che li abbia effettivamente. Invece, ci sono i diritti della personalità, che
tutti i soggetti hanno. Sono i fondamentali attributi e valori della persona umana -> ne sono titolari tutte le persone fisiche e di alcuni di
essi pure le organizzazioni (es. diritto all’onore)
I diritti della personalità sono:
• Diritti non patrimoniali • Diritti indisponibili
• Diritti assoluti • Diritti imprescrittibili
Nella tradizione si credeva che fossero meno importanti rispetto a quelli di carattere patrimoniale, infatti il diritto privato si identificava
essenzialmente con il diritto privato patrimoniale, ecco perché il CC dedica ai diritti della personalità norme scarse e frammentate -> Costi-
tuzione (art.2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”) + leggi speciali + CEDU + giurisprudenza
1. Diritto all’integrità fisica e alla vita -> art. 32 Cost.: la salute è un fondamentale diritto dell’individuo e un interesse della
collettività – integrità fisica e salute psichica
Può essere minacciata da decisioni della persona stessa (atti di autonomia); le norme proteggono il diritto secondo la logica
dei diritti indisponibili -> gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente
dell’integrità fisica (art.5)
Per la donazione degli organi la legge ammette l’atto di disposizione del proprio corpo (fegato, rene, sangue), ma con un limite:
che ciò sia gratuito. Non si pone nessun problema quando gli organi vengono prelevati da una persona defunta L.91/1999 -> il
prelievo di organi dal defunto può farsi:
Ø Dopo una rigorosa procedura di accertamento della morte
Ø Se risulta che il prelievo non contrasta con la volontà dell’interessato – in mancanza di dichiarazione vale il principio
del silenzio-assenso
Ø Solo a titolo gratuito (“donazione” di organi)
È protetto dalle aggressioni esterne -> risarcimento sulla base delle regole della responsabilità civile
Il presupposto per la liceità di un siffatto trattamento, capace di incidere sull’integrità fisica del paziente, è il consenso del
paziente stesso. “nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario” (salvo che lo preveda una norma di legge per ragioni
di interesse generale es. vaccinazioni obbligatorie). E comunque tale legge “non può violare i limiti imposti dal rispetto della
persona umana”
2. Diritto al nome
La legge tutela contro 2 tipi di aggressione
Ø Contestazione del nome
Ø Usurpazione del nome – un estraneo se ne appropria indebitamente
Il titolare può chiedere diversi rimedi: il risarcimento, l’inibitoria e la pubblicazione della decisione
3. Diritto all’immagine
Una persona può essere danneggiata dagli usi che un altro faccia della sua immagine
Ø È sempre vietata la pubblicazione dell’immagine altrui quando ciò pregiudica l’onore, la reputazione e il decoro
Ø È ammessa la pubblicazione solo quando è giustificata dalla notorietà pubblica della persona, o da necessità di giu-
stizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, oppure quando è stata ripresa in occasione di cerimonie o
altri avvenimenti pubblici, oppure quando vi sia il consenso della persona
Ø Quando l’immagine è pubblicata al di fuori di questi limiti, si possono ottenere dei rimedi (inibitoria, risarcimento)
4. Diritto all’onore
Non si presuppone che i fatti offensivi enunciati siano falsi, anche se i fatti sono veri e i giudizi fondati, possono scattare rimedi
a protezione dell’offeso. La fonte principale è il codice penale, che punisce come reato la diffamazione. Ma spesso è difficile
individuarne i confini, infatti certe persone svolgono attività che presuppongono un’ampia libertà di giudizio e di critica, e che
costituiscono un diritto soggettivo di chi le esercita, oltre a corrispondere a un importante interesse sociale (attività politica,
giornalistica)
5. Diritto alla riservatezza – diritto all’intimità della vita privata (privacy)
Difende il riserbo della sfera personale e familiare di ciascun individuo da 2 tipi di aggressioni:
• Ingiustificate intromissioni di estranei nella sfera intima della persona e dei suoi luoghi privati -> inviolabilità del domi-
cilio, controlli a distanza, …
• Divulgazione all’esterno di fatti o elementi che appartengono alla sfera intima della persona stessa, anche se non sono
lesivi dell’onore
Limiti: notorietà del soggetto, esigenze culturali
6. Privacy informatica (protezione dei dati personali)
Col tempo si sono sviluppate nuovi tipi di aggressioni che derivano dalla creazione di grandi banche dati, con rischi per le
persone cui si riferiscono le informazioni raccolte e elaborate: queste, potrebbero essere danneggiate da un trattamento scor-
retto delle info che le riguardano.
D.lgs. 196/2003 “codice della privacy” -> garantire che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle
libertà fondamentali, della dignità delle persone, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale. A tal
fine la legge: ha istituito un apposito organo, il Garante per la protezione dei dati personali; attribuisce ai titolari delle info
una serie di diritti verso i titolari delle banche dati (essere informati, decidere se dare o negare il consenso al trattamento)

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è Destinato a mutare con regolamento Ue 679/2016


7. Diritto all’identità personale
È il diritto di non vedersi attribuire pubblicamente qualifiche, opinioni o comportamenti non veri, e tali da falsare la propria immagine
sociale. Non è necessario che sia falso, basta che collochi la persona in una “luce falsa agli occhi del pubblico” perché anche questo può
causare alla persona un danno ingiusto.
I rimedi legali offerti per la protezione dei diritti della personalità sono di vario genere:
o Diritto pubblico: d. penale, quando il bene protetto è particolarmente importante, o il comportamento lesivo è particolarmente
grave, e d. amministrativo
o Diritto privato -> realizzano la tutela civile della persona
¨ Risarcimento del danno, ma ha problemi: il danno non è di tipo patrimoniale, la natura del danno ne rende difficile la
quantificazione, l’attribuzione di una somma di denaro alla persona lesa non ripara la lesione
¨ Inibitoria, ordine del giudice di cessare il fatto lesivo
¨ Pubblicazione della sentenza, condanna l’autore della lesione, così che le buone ragioni del danneggiato vengono parteci-
pate a un pubblico vasto
¨ Rettifica, la vittima ha diritto di diffondere sullo stesso mezzo di comunicazione che ha realizzato l’offesa o il travisamento,
per ristabilire la verità delle cose
è Invalidità degli atti di disposizione – la persona prende impegni che prefigurano lesioni inammissibili dei propri diritti della
personalità, in contrasto con il loro carattere di diritti indisponibili: tali impegni non sono validi, e chi li ha presi non è tenuto a
rispettarli.
In passato i diritti della personalità ricevevano scarsa considerazione giuridica perché il diritto preferiva occuparsi degli interessi economici,
poi, progressivamente, sono riusciti ad imporsi e a conquistare anch’essi l’attenzione del diritto. Sempre più spesso il diritto se en occupa,
ma non nella loro originaria essenza di valori non patrimoniali, bensì nelle loro potenzialità di utilizzazione economica – pubblicità, mar-
keting (collegamento tra prodotti da reclamizzare e determinate persone). Le persone possono sfruttare il loro “right of publicity”,
utilizzando economicamente la propria notorietà presso il pubblico.

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11 IL DIRITTO DI PROPRIETÀ NEL SISTEMA GIURIDICO


È un diritto di natura privata, patrimoniale, assoluto e disponibile. Ha una posizione di straordinaria importanza, è il diritto soggettivo per
eccellenza, infatti nel CC le è dedicato il 3˚ libro “della proprietà”.
“il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento
giuridico” (art.832)
o Il proprietario ha poteri sulla cosa, i quali si riassumono in 2 facoltà: godimento e disposizione
o Tali poteri sono molto forti (pieni ed esclusivi)
o Ma sono limitati dalla legge, ma non si dice in cosa consistano questi limiti
Società liberali dell’800 -> proprietà come potere pieno ed esclusivo (no limitazioni): garantire i cittadini contro l’arbitrio dei sovrani, contro
l’organizzazione feudale e corporativa – baluardo elevato dal diritto contro le pretese delle classi non proprietarie
~1900 affermazione di processi economici che tolgono alla proprietà la posizione centrale prima occupata, modificandone il ruolo all’interno
del sistema produttivo:
• Mobilizzazione della ricchezza – con l’affermarsi delle attività industriali e dei servizi, la terra diventa meno importante:
acquistano importanza altri beni che sono mobili
• Smaterializzazione della ricchezza – i processi produttivi dipendono sempre più dalla conoscenza e dall’uso delle tecnologie
(proprietà industriale/intellettuale)
• Separazione fra proprietà e controllo della ricchezza (scissione fra ruolo del proprietario e quello dell’imprenditore)
• Trasformazioni di natura politico-sociale (critiche ideologiche e azione politica dei movimenti di ispirazione socialista)
è Trovare un equilibrio fra garanzie e limiti, fra interesse privato e interesse della collettività
Art.421,2,3 Cost.
è “La proprietà è pubblica o privata” economia mista
è “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, a bisogna assicurarne la funzione sociale e renderla accessibile a tutti”
è “La proprietà privata può essere … espropriata” (tolta al proprietario anche contro la sua volontà)
ma 3 garanzie:
• motivi di interesse generale (non per arbitrio/capriccio autorità pubblica)
• solo “nei casi previsti dalla legge” -> riserva di legge (Parlamento, no Regione/Governo)
• con un indennizzo per compensare il proprietario della perdita subita
è problema della misura dell’indennizzo: la costituzione non ne precisa l’ammontare. È quindi interve-
nuta la Corte Costituzionale: non è necessario che sia pari al valore di mercato (valore venale), può
anche essere inferiore, purché resti comunque qualcosa di “serio”, “congruo” e “adeguato” rispetto al
sacrificio imposto al proprietario (no somma simbolica/irrisoria)
La funzione sociale della proprietà
La proprietà dev’essere regolata dalla legge (anche con vincoli, limiti e controlli) in modo che il suo esercizio non contrasti con l’interesse
generale della collettività o comunque con interessi sociali meritevoli di tutela. Costituisce un’applicazione del principio di solidarietà (art.2
Cost.)
è rifiutare la tradizionale concezione individualistica ed egoistica del diritto di proprietà
La funzione sociale può riferirsi a obiettivi di giustizia sociale o di efficienza economica. Talvolta si presentano congiunti: riforma agraria
(art.44 Cost.). Riguarda solo i beni produttivi e quelli per il soddisfacimento di importanti bisogni sociali. (beni privati di interesse pubblico)
La proprietà conformata per legge (norme urbanistiche) e le “nuove proprietà”
I poteri del proprietario sono quelli che la legge gli riconosce, praticamente il contenuto del diritto è conformato dal legislatore
Aree edificabili -> uso regolato dalle norme urbanistiche, così da garantire la crescita equilibrata delle città. A tale scopo, le norme urbani-
stiche conformano il diritto di proprietà delle aree edificabili, limitando le possibilità di azione dei proprietari (facoltà di costruire – ius
aedificandi) -> dPR 380/2001 approva il testo unico dell’edilizia
Il contenuto della proprietà è conformato diversamente a seconda dei diversi tipi di bene, perché non tutti i beni hanno la stessa rilevanza
economico-sociale; moltiplicandosi gli interventi del legislatore, diretti a regolare l’uso dei beni in nome della funzione sociale, si moltipli-
cano anche le differenze fra i modi in cui sono conformati i diritti di proprietà sulle diverse categorie di beni (sottoposti a statuti) -> il diritto
di proprietà perde il suo carattere unitario: ci sono tanti diversi diritti di proprietà, quanti sono gli statuti differenziati dei beni.
Oggi non ha più senso dire che c’è la proprietà, conviene usare il plurale – le proprietà
Nel suo senso tradizionale, la proprietà ha come oggetto solo “cose”, cioè beni materiali. Oggi, si parla di proprietà in senso più ampio (p.
artistica, p. industriale, … conseguenti al processo di smaterializzazione della ricchezza).
“Nuove proprietà” nuove risorse, nuovi valori economici che emergono dallo sviluppo delle tecnologie e del sistema produttivo; beni di tipo
collettivo, che emergono nell’evoluzione della coscienza sociale. -> proprietà dei nuovi beni (valori che diventano “beni” nel momento in cui
le norme li considerano meritevoli di protezione giuridica, e quindi possibile oggetto di diritti)

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12 LA PROPRIETÀ: ESERCIZIO, ACQUISTO E TUTELA


Contenuto del diritto di proprietà: l’insieme delle facoltà che spettano al proprietario per l’utilizzazione del bene, le quali sono:
• facoltà di godimento – qualsiasi modo di impiegare la cosa e ricavarne utilità, che il proprietario possa attuare senza rinunciare
alla piena proprietà della cosa stessa -> realizza il “valore d’uso”
• facoltà di disposizione – il proprietario realizza il “valore di scambio” della cosa: ne ricava delle utilità (solitamente moneta-
rie), che può ottenere solo rinunciando alla piena proprietà della cosa stessa.
Art.832 “godere e disporre”, “in modo pieno ed esclusivo” -> il proprietario ha la facoltà di escludere ogni altro soggetto dal godimento
della cosa, e di impedirne interferenze altrui nel suo godimento (poteri di esclusione) – il proprietario può chiudere il fondo
Ma, limiti: il proprietario non può impedire l’accesso al fondo a:
§ chi vuole entrarci per l’esercizio della caccia
§ chi vuole entrarci per recuperare oggetti o animali (salvo che li consegni lui stesso) art.843
§ escursionismo, sci, raccolta di funghi (vedere consuetudini)
La proprietà di un fondo si estende sia allo spazio aereo sovrastante, sia al sottosuolo -> art.840 non può impedire che altri vi compiano
attività svolte a una profondità/altezza tale che egli non abbia interesse ad escludere. Al proprietario spetta “tutto ciò che vi si contiene”, ma
con dei limiti (miniere, cose di interesse storico, archeologico, etc.)
I limiti della proprietà nell’interesse privato
• limiti nell’interesse pubblico – imposti dalla legge per soddisfare superiori interessi della collettività -> realizzare la funzione
sociale della proprietà
• limiti nell’interesse privato – imposti al proprietario per soddisfare interessi di altri privati (proprietari di fondi vicini) –
concezione che la proprietà di beni immobili sia la proprietà per eccellenza, su 120 articoli 82 riguardano la proprietà fondiaria
Ø divieto di atti emulativi (art.833) – “il proprietario non può fare atti i quali non abbiano altro scopo che quello di nuocere
o recare molestia ad altri” – non ho nessun apprezzabile interesse a compiere l’atto! (es. muro per togliere la vista al vicino)
Ø immissioni (art.844) – “le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni
derivanti dal fondo del vicino” il proprietario è tenuto a sopportarle, finché “non superano la normale tollerabilità”. Per la
valutazione si tengono a conto diversi criteri:
o condizione dei luoghi
o priorità di un determinato uso (preesistenza)
o esigenza di “contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà” (misura danno sofferto vs
costo per eliminazione emissioni – consentite, contro pagamento di indennizzo)
2 rimedi: azione inibitoria e risarcimento del danno
Ø distanze legali – evitare che fra gli edifici costruiti su fondi confinanti ci siano intercapedini troppo strette: devono essere
uniti e aderenti tra loro, o separati da una distanza minima di 3 metri (art.873 – i regolamenti edilizi dei comuni possono
stabilire una distanza maggiore). Rimedi:
¨ riduzione in pristino (rimozione di quanto fatto)
¨ risarcimento del danno
Ø luci (art.901) – finestre o aperture che “danno passaggio alla luce e all’aria ma non permettono di affacciarsi sul fondo del
vicino” (particolari accorgimenti costruttivi)
Ø vedute (art.905) – finestre o aperture che “permettono di affacciarsi e di guardare di fronte, obliquamente o lateralmente”.
Non si possono aprire se non nel rispetto di determinate distanze dal fondo del vicino
I modi di acquisto della proprietà
1. Acquisti a titolo derivativo – avvengono sulla base di un rapporto fra l’acquirente e il precedente titolare del diritto, che lo tra-
smette (art.922): contratto e successione a causa di morte. Tecniche di circolazione della ricchezza più evolute, sofisticate e
giuridicamente complicate (motore delle economie progredite). Valgono alcuni principi, che ne segnano la fragilità:
• La proprietà non si acquista se il titolo è irregolare
• La proprietà non si acquista regolarmente se chi la trasmette l’aveva acquistata a sua volta in base a un titolo irregolare
• La proprietà non si acquista se chi la trasmette non ce l’ha (o non ce l’ha come proprietà piena) -> nessuno può trasferire
un diritto che non ha
2. Acquisti a titolo originario – prescindono dal rapporto col precedente titolare
Corrispondono alle fattispecie più elementari e primitive (tecniche di circolazione della ricchezza poco evolute), il titolo d’acquisto
consiste principalmente in fatti materiali e non atti giuridici. Importante caratteristica: chi acquista a titolo originario, acquista un
diritto di proprietà pieno e libero dai vincoli e fa un acquisto stabile (non può essere messo in discussione da eventuali irregolarità
presenti nell’acquisto del proprietario precedente)
Ø Occupazione (art.923) – impossessamento di una cosa che attualmente non ha proprietario (bene vacante). Può trattarsi solo
di una cosa mobile perché gli immobili che non risultano di proprietà di nessuno sono automaticamente dello Stato (art.827).
Possono acquistarsi per occupazione cose abbandonate volontariamente o che appartengono a qualcuno (es. animali selvatici
appartengono allo Stato, funghi appartengono a proprietario fondo, …)
Ø Invenzione (art.927) – dal latino “invenire” = trovare, riguarda le cose mobili smarrite dal proprietario. Chi trova una cosa
smarrita ha l’obbligo di restituirla al proprietario o consegnarla al sindaco, se dalla consegna a quest’ultimo passa 1 anno senza
che il proprietario la reclami, il ritrovatore ne acquista la proprietà, se invece il proprietario la reclama deve pagare al ritrovatore
un premio (~1/20 del valore del bene)
Ritrovamento del tesoro – “cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui nessuno può provare d’essere proprietario”
(art.932), se viene trovata dal proprietario del fondo è sua, se viene trovato da una persona in un fondo altrui questa spetta per
½ al trovatore e per ½ al proprietario del fondo. Ma se sono oggetti di interesse storico/artistico questi spettano allo Stato
(art.826) e al ritrovatore spetta un premio
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Ø Accessione (art.934-944) – una cosa accessoria si incorpora o si unisce a una cosa principale. Esistono 2 tipi di accessione:
o Accessione per fatto dell’uomo – vengono eseguite piantagioni, costruzioni o altre opere con materiali che apparten-
gono a soggetto diverso dal proprietario del fondo
§ Opere eseguite dal proprietario del fondo con materiali altrui, egli acquista proprietà delle opere, pagando
il valore dei materiali al proprietario, salvo che costui ne chieda la separazione
§ Opere eseguite dal proprietario dei materiali su fondo altrui, il proprietario del fondo può chiedere che
siano tolte o decidere di farle proprie, pagando al proprietario dei materiali la somma minore tra il valore
di questi e l’aumento di valore arrecato al fondo
o Accessione per fatto naturale
§ Alluvione – proprietario del fondo situato lungo un corso d’acqua acquista gli incrementi di terreno ad
esso apportati nel tempo, lentamente e impercettibilmente, per l’azione delle acque
§ Avulsione – proprietario acquista una porzione notevole e riconoscibile di un altro fondo, che la forza del
fiume abbia staccato e trascinato fino al suo fondo; deve al proprietario del fondo impoverito un’indennità
Accessione invertita: chi fa una costruzione sul suolo altrui ne tiene la proprietà, e anzi acquista anche la proprietà del
terreno su cui la costruzione è fatta (es. quando faccio costruzione in buona fede invadendo il terreno del vicino)
Ø Unione e commistione (art.939) – più cose mobili appartenenti a diversi proprietari sono state unite o mescolate così da
formare una cosa unica, e non sono separabili. Occorre distinguere:
o Se le cose si equivalgono per funzione e valore economico -> comproprietà
o Se una delle cose è prevalente -> il proprietario di essa acquista da solo la proprietà del tutto, contro pagamento di un
corrispettivo all’altro proprietario
Ø Specificazione (art.940) – attività di chi crea qualcosa con il proprio lavoro, usando materiali altrui
o Valore materia>manodopera -> la proprietà spetta al proprietario della materia (e viceversa)
Ø Usucapione
Ø “Possesso vale titolo”
I rimedi a tutela della proprietà
Nonostante le trasformazioni incontrate nell’evoluzione storica, il diritto di proprietà conserva grande valore e importanza nel sistema
giuridico, per questo le norme lo proteggono con strumenti legali molto energici, contro le lesioni o le minacce che possono toccarlo. Fra
questi rimedi, particolare importanza hanno le azioni tipiche a difesa della proprietà: rimedi giudiziari attraverso i quali il proprietario
ingiustamente privato della possibilità di utilizzare la sia cosa, o comunque disturbato nel godimento di essa, può recuperare il pieno e
tranquillo godimento della cosa stessa – “azioni petitorie” (dal latino “petere” = richiedere):
1) Azione di rivendicazione – il proprietario di una cosa si rivolge contro chiunque possiede/detiene la cosa senza titolo, per otte-
nerne la riconsegna (art.948) (titolo= fattispecie che giustifica il possesso o la detenzione della cosa altrui)
Ma bisogna dare la prova di essere proprietario della cosa – l’onere di provare il proprio diritto spetta al rivendicante, se il soggetto
contro cui è rivolta eccepisce e prova, di possedere/detenere in base a un titolo, l’azione è respinta. È definita una prova “diabolica”:
bisogna dimostrare che ogni passaggio di proprietà è regolare! (l’irregolarità di un passaggio “a monte” in linea di principio pregiu-
dica la regolarità di tutti i successivi passaggi “a valle”)
è Spostare la prova dal terreno degli acquisti a titolo derivativo a quello degli acquisti a titolo originario (non soffre dell’irrego-
larità)
2) Azione negatoria – il proprietario reagisce contro le molestie che disturbano o limitano ingiustamente la sua proprietà
a. Molestie di diritto – pretese legali con cui qualcuno afferma, infondatamente, di avere diritti sulla cosa del proprietario
-> chiedere al giudice di accertare e dichiarare l’inesistenza del diritto
b. Molestie di fatto – chi accampa il diritto sulla cosa altrui fa seguire anche concreti comportamenti a danno del proprie-
tario -> giudice ordina la cessazione di tali comportamenti
3) Azione di regolamento dei confini (art.950) – presuppone che il confine tra 2 fondi sia incerto, si può chiedere che sia stabilito
dal giudice (mappe catastali?)
4) Azione per l’apposizione di termini (art.951) – presuppone che il confine sia certo: semplicemente, i segni che lo marcano non
esistono o sono diventati irriconoscibili. Chiedere che questi vengano apposti, a spese comuni
Oltre alle azioni petitorie, il diritto di proprietà è difesa anche da altri rimedi: se la cosa viene distrutta/danneggiata per fatti di cui qualcun
altro è responsabile (-> risarcimento del danno). È protetta anche dalle norme penali, che puniscono reati come: violazione di domicilio,
furto, rapina, danneggiamento, appropriazione indebita, ricettazione, …

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13 COMPROPRIETÀ
Comproprietà: situazione in cui più soggetti hanno insieme il diritto di proprietà su una medesima cosa à comunione di diritti – un
diritto ha più contitolari. Può riguardare anche diritti diversi dalla proprietà (es. usufrutto, diritto d’autore, diritto di credito), ma quella più
importante è la comproprietà.
- Comunione volontaria – nasce dalla volontà degli interessati, diretta a crearla
- Comunione incidentale – nasce indipendentemente dalla volontà degli interessati (es. comunione ereditaria)
• Comunione forzosa – i comproprietari non sono liberi di scioglierla (es. comunione forzosa del muro, parti comuni
condominio, ~comunione legale tra coniugi)
1 solo proprietario: proprietà esclusiva
Comproprietari: l’oggetto della proprietà è la cosa nella sua integrità, tra i comproprietari non viene suddiviso qualcosa di materiale, ma
qualcosa di giuridico à complesso delle facoltà riconosciute al proprietario del bene – limitazione dei poteri di ciascuno per consentire a
tutti di avere potere sulla cosa, la misura dei poteri di ciascun comproprietario è identificata dalla quota à entità ideale che esprime la
misura dei poteri che il comproprietario ha sul bene, corrisponde a una frazione aritmetica della titolarità del bene. Nel dubbio, le quote di
presumono uguali (art.1101)
La quota determina la misura in cui egli partecipa sia ai vantaggi sia ai pesi della comunione:
- Vantaggi
• Facoltà di godimento: ciascun comproprietario può servirsi della cosa comune, a condizione che non ne alteri la destina-
zione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso (art.1102)
• Facoltà di disposizione: il comproprietario non può trasferire né il bene nella sua interezza, né una porzione fisica di esso
à può trasferire solo l’oggetto del suo diritto (quota)
- Pesi (spese per la conservazione e il miglioramento)
Atti di amministrazione regolati dal principio maggioritario (su valore quote) à l’atto con cui si esprime la volontà della maggioranza dei
comproprietari si chiama deliberazione
Ø Maggioranza semplice – atti di ordinaria amministrazione
Ø Maggioranza qualificata – atti di straordinaria amministrazione
Ø Unanimità – atti di alienazione del bene (anche costituzione di diritti reali su di esso), locazioni di durata >9 anni
Ciascuno dei comproprietari della minoranza può impugnare entro 30 giorni la deliberazione di fronte a un giudice se la considera affetta
da “vizi” e quindi illegittima.
§ Vizi di forma – es. comproprietario non informato dell’oggetto della deliberazione
§ Vizi di sostanza – es. atto gravemente pregiudizievole, innovazione comporta spesa troppo pesante, etc.
In pendenza del giudizio, il giudice può ordinare la sospensione della deliberazione impugnata.
Se deliberazione legittima, i dissenzienti devono contribuire alle spese che ne conseguono à l’unico modo per liberarsi di questo obbligo è
rinunciare al proprio diritto (­quote altri comproprietari)

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14 I DIRITTI REALI MINORI


Esistono altri diritti reali oltre alla proprietà, i quali attribuiscono al titolare poteri di utilizzazione del bene, inferiori a quelli che spettano
al proprietario (per questo di chiamano diritti reali minori). Hanno ad oggetto cose che sono di proprietà di un soggetto diverso dal titolare
del diritto reale minore (per questo si chiamano anche diritti reali su cosa altrui)
Il proprietario della cosa su cui nessun altro ha un diritto reale minore ha una proprietà piena, quello della cosa oggetto di un diritto reale
minore subisce una minorazione dei poteri che normalmente spettano al proprietario à il contenuto del diritto reale minore è una porzione
delle facoltà che formano il contenuto della proprietà.
Elasticità del dominio: il diritto di proprietà di espande/restringe a seconda che si crei o si estingua un diritto reale minore.
Se vendo la proprietà la vendo gravata da diritti reali minori.
Diritti reali di godimento – poteri di utilizzazione diretta della cosa
o Usufrutto
o Uso e abitazione
o Servitù prediali
o Superficie
o Enfiteusi
Diritti reali di garanzia – sicurezza del credito, fondata sulla cosa: se il debitore non adempie, la somma ricavata dalla vendita
forzata della cosa sarà destinata prioritariamente a soddisfare il suo credito
o Pegno
o Ipoteca
o Privilegi
Usufrutto
Attribuisce il godimento della cosa altrui, con la possibilità di trarne “ogni utilità che questa può dare”, ma con il limite di non alterare la
destinazione economica della cosa (art.981). La posizione del proprietario si chiama nuda proprietà. La costituzione dell’usufrutto può
avvenire per contratto, per testamento, per disposizione di legge (es. usufrutto genitori su beni figli minorenni) o per usucapione. Ha durata
temporanea, se ne è titolare una persona fisica non può mai eccedere la vita dell’usufruttuario, se è costituito a favore di una persona giuri-
dica, non può superare i 30 anni. à motivazione economica (non modificare la destinazione economica, fa sì che nessuno possa attuare le
innovazioni necessarie)
Attribuisce all’usufruttuario una serie di facoltà:
Ø Facoltà di godimento – a lui spettano il possesso e i frutti della cosa
Ø Può apportare miglioramenti e addizioni, acquistando il diritto a un certo corrispettivo alla fine dell’usufrutto (sempre senza
modificarne la destinazione economica)
Ø Disporre del diritto di usufrutto, cedendolo a terzi à ma è legato alla vita del 1° usufruttuario!
Obbligo principale: restituire al proprietario la cosa, inalterata nella sua sostanza, alla fine dell’usufrutto. A questo scopo deve comportarsi
con diligenza nel godimento della cosa e provvedere all’ordinaria manutenzione, supportando le relative spese. Fanno invece carico al
proprietario le spese per riparazioni straordinarie
Estinzione dell’usufrutto:
§ Scadenza del termine
§ Morte dell’usufruttuario
§ Rinuncia
§ Prescrizione estintiva
§ Consolidazione – usufrutto e nuda proprietà si riuniscono in capo alla stessa persona
§ Distruzione integrale della cosa
§ Decadenza dovuta ad abusi dell’usufruttuario
Quasi usufrutto: l’usufrutto è costituito su cose consumabili, alla scadenza l’usufruttuario è tenuto a restituirne il controvalore in denaro,
oppure un uguale quantitativo di cose della stessa qualità.

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15 DIRITTI REALI E DIRITTI DI CREDITO


Esistono sulle cose diritti che non sono reali, anch’essi consentono al titolare di ricavare utilità dalla cosa che forma oggetto del diritto, ma
con modalità diverse da quelle proprie dei diritti reali. à diritti personali (sulle cose) ≠ diritti della personalità (non patrimoniali e
assoluti)
à appartengono ai diritti di credito (situazione di debito: “obbligazione”, rapporto tra debitore e creditore “rapporto obbligatorio”)
Diritti reali Diritti personali (di credito)
Immediati – ricavo utilità da un rapporto diretto e immediato con la cosa, Ottengo utilità solo se il debitore collabora!
senza l’intermediazione di un altro soggetto
Assoluti: Opponibili a terzi à recuperare il bene indipendentemente dagli Relativi: Opponibili contro il soggetto passivo (tranne lo-
“spostamenti” giuridici che possa aver compiuto nel frattempo cazione)
Azioni reali: difendono il diritto reale sul presupposto che chi le esercita Azioni personali: possono rivolgersi solo contro la con-
dimostri di avere il diritto e si possono rivolgere contro chiunque lo pre- troparte del rapporto da cui nasce il diritto e non verso chi
giudichi (es. azione di rivendicazione) sia terzo – può essere usata anche per difendere chi ha un
diritto reale (es. azione di restituzione) à più facile da pro-
vare: fa valere un diritto basato su un titolo che dà luogo ad
un rapporto di debito/credito
Numero chiuso/tipicità: motivazioni di razionalità economica– scindere Atipicità
tra diversi soggetti i poteri di utilizzazione dei beni rischia di impedire che
si decidano e si attuino innovazioni economicamente vantaggiose.

Ci sono casi in cui i diritti reali non sembrano caratterizzati da immediatezza: il titolare ne ricava utilità senza nessun rapporto immediato
e diretto con la cosa (es. ipoteca, servitù negative). Viceversa, ci sono diritti di credito in cui la soddisfazione del creditore passa anche
attraverso un rapporto diretto con la cosa (es. diritto del conduttore)
Obbligazioni reali: situazioni soggettive, sono debiti e crediti che nascono in capo a soggetti titolari di un diritto di proprietà (o di un
altro diritto reale) su un bene (es. spese di manutenzione) à “obbligazioni ambulatorie” si spostano di soggetto in soggetto, seguendo gli
spostamenti della proprietà.

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16 LA TRASCRIZIONE
à rendere pubblici determinati atti relativi a diritti sulle cose
È la più importante ipotesi di pubblicità (pubblicità dichiarativa) e serve a rendere certa e inattaccabile la posizione di chi acquista.
Concerne essenzialmente la circolazione dei diritti sui beni immobili à trascrizione immobiliare – si realizza mediante pubblici registri
(registri immobiliari), tenuti presso appositi uffici pubblici (conservatorie immobiliari). Viene effettuata dal pubblico impiegato addetto
alla conservatoria (conservatore dei registri immobiliari), al quale il richiedente deve presentare copia dell’atto da trascrivere e la nota di
trascrizione che contiene gli estremi essenziali dell’atto stesso.
La legge elenca una serie di atti che “Si devono rendere pubblici col mezzo della trascrizione” (art.2643 e segg.)
• Contratti – costituiscono. Trasferiscono, modificano o estinguono altri diritti reali su immobili
• Atti unilaterali
• Provvedimenti giudiziari
• Contratti di locazione di durata ultranovennale, contratti costitutivi di organizzazioni con cui si conferisce all’organizzazione il
godimento di un immobile con durata ultranovennale/indeterminata
• Acquisti a causa di morte – diritti reali immobiliari
• Domande giudiziali – processi relativi a qualcuno degli atti soggetti a trascrizione
Funzione specifica: risolvere il conflitto fra più persone che abbiano acquistato diritti fra loro incompatibili sullo stesso immobile
è Fra i diversi acquirenti in conflitto, prevale chi ha per primo trascritto il proprio acquisto (non chi ha acquistato per primo)
L’acquisto anteriore non è opponibile all’acquirente successivo se questo ha registrato per primo l’acquisto, tuttavia il primo acquirente può
chiedere il risarcimento dei danni al suo dante causa e autore della doppia alienazione, in base al contratto di compravendita. Questo è
inefficace contro chi ha trascritto, ma è perfettamente efficace nei rapporti interni fra le parti. Se chi ha trascritto ha agito con mala fede
allora anch’egli è tenuto a risarcire il danno.
La stessa regola vale anche se si ha conflitto tra chi ha acquistato la proprietà libera e chi ha acquistato un diritto reale minore sullo stesso
immobile à chi trascrive prima rende opponibile il proprio diritto agli altri (senza trascrizione, il contratto non produce effetti solo verso il
terzo che abbia trascritto prima un acquisto incompatibile)
La trascrizione delle domande giudiziali à rende la sentenza, che eventualmente accoglie la domanda, opponibile a chiunque abbia
acquistato diritti sul bene coinvolto nel processo, in base a un atto trascritto posteriormente alla trascrizione della domanda. Grazie alla
trascrizione, gli effetti della sentenza che accoglie la domanda si producono non dal momento della sentenza stessa, ma dal momento ante-
riore della trascrizione della domanda (la trascrizione della domanda attribuisce alla sentenza effetto retroattivo)
Contratto con vizio à difetti sempre opponibili a qualunque terzo e operano retroattivamente ma se il successivo acquirente lo tra-
scrive (“pubblicità sanante”), la dichiarazione di nullità della vendita tra A e B non pregiudica l’acquisto di C
Gli atti soggetti a trascrizione possono essere trascritti solo se offrono adeguate garanzie di ufficialità e autenticità: gli atti negoziali devono
presentarsi nella forma dell’atto pubblico/scrittura privata autenticata. Il notaio che riceve/autentica l’atto ha l’obbligo di curarne tempe-
stivamente la trascrizione (altrimenti risponde dei danni), per la parte interessata la trascrizione è semplicemente un onere.
La pubblicità immobiliari è impostata su base personale – i registri sono organizzati in modo da seguire i vari atti compiuti dagli autori (non
le vicende di ciascun bene), ma in alcune zone (Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia e alcuni Comuni delle provincie di Belluno e Udine) si
applica il sistema tavolare (di matrice austriaca): il sistema è basato su base reale e la pubblicità e di tipo dichiarativo (non costitutivo)
Il meccanismo della trascrizione opera anche per i beni mobili registrati:
• Imbarcazioni
• Aeromobili – registro aeronautico nazionale
• Autoveicolo – pubblico registro automobilistico
Gli atti soggetti a trascrizione sono quelli che trasferiscono/costituiscono/modificano/estinguono diritti reali sul bene

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17 IL POSSESSO
art. 1140 “Situazione di fatto di colui il quale esercita sopra una cosa poteri che corrispondono al contenuto della proprietà (o di un altro
diritto reale)”
- Situazione di fatto – esercizio effettivo di poteri sopra la cosa, indipendentemente dalla circostanza che chi li esercita abbia
legalmente quei poteri
- Situazione di diritto – esistenza di poteri legali sulla cosa (titolarità del diritto soggettivo)
La situazione di diritto e di fatto possono coincidere, o no. I poteri esercitati dal possessore sono quelli corrispondenti alla proprietà (pos-
sesso pieno) o anche a un diritto reale minore (possesso minore). È possibile anche il compossesso, la situazione in cui più persone
esercitano congiuntamente poteri sulla cosa.
Per avere il possesso sono necessari 2 elementi:
Ø Elemento materiale – controllo effettivo della cosa
Ø Elemento psicologico – intenzione di comportarsi da titolare del diritto (animus possidendi)
Se è presente solo l’elemento materiale allora la situazione si chiama detenzione. Per avere il possesso non è neppure necessario averne
attualmente la disponibilità fisica; si può possedere direttamente (possesso immediato), o “per mezzo di un'altra persona, che ha la
detenzione della cosa” (possesso mediato)
Gli stati psicologici hanno rilevanza per il diritto solo in quanto si traducano in comportamenti del soggetto à quando un soggetto esercita
sopra una cosa poteri di fatto, si presume che egli abbia il possesso, senza richiedere da lui alcuna prova (presunzione di possesso),
spetta al controinteressato provare che il soggetto è un semplice detentore (es. attraverso un contratto di locazione)
§ Possesso legittimo – il possessore è titolare del diritto
§ Possesso illegittimo – il possessore non ha il diritto (es. ladro)
o Di buona fede – “chi possiede ignorando di ledere l’altrui diritto” à vantaggi:
§ La mala fede sopravvenuta non nuoce (continua a possedere in buona fede)
§ La buona fede si presume (spetta al controinteressato provare che il possessore era in mala fede)
§ La buona fede è messa fuori gioco dalla colpa grave (minima diligenza e attenzione)
o Di mala fede – chi possiede nella consapevolezza di ledere il diritto altrui
Il possesso si acquista dal momento in cui si cominciano a esercitare sulla cosa poteri corrispondenti alla proprietà o ad un altro diritto
reale. L’esercizio di tali poteri non fa però acquistare il possesso quando il soggetto li esercita grazie alla “altrui tolleranza”
Per far diventare la detenzione possesso occorre che avvengano comportamenti/fatti esterni accertabili obiettivamente, quali:
Ø Il detentore fa opposizione contro il possessore (mediato), manifestandogli la sua animus possidendi
Ø Il titolo in forza del quale si esercitano i poteri sulla cosa venga mutato da un atto esterno al soggetto che li esercita à traditio
ficta (“consegna immaginaria”) – da detenzione a possesso –, la cosa non viene consegnata (era già nelle mani del soggetto), ma
ora lo è per un titolo diverso (es. conduttore diventa usufruttuario/proprietario)
Inversione del possesso: trasformazione del possesso minore in possesso pieno (es. servitù di passaggio à animus possidendi dell’intero
fondo) occorrono sempre le condizioni sopra indicate: opposizione del possessore/mutamento di titolo proveniente dall’esterno
Alcuni effetti del possesso necessitano che questo sia stato esercitato per un certo tempo, in modo continuativo e senza interruzioni – sa-
rebbe impossibile dimostrarlo! Quindi:
è Presunzione di possesso intermedio: se X è possessore ora e dimostra di esserlo stato anche 2 anni da, si presume che abbia
posseduto ininterrottamente per tutto il tempo che intercorre – spetta al controinteressato provare che non è stato così
Il solo fatto che X possieda ora non basta a far presumere che abbia posseduto anche in precedenza (presunzione di possesso
anteriore), ma può scattare a condizione che il suo possesso si fondi su un titolo e quindi si presume che il possesso cominci dalla
data del titolo.
Il possesso può acquistarsi anche sulla base di un rapporto con il precedente possessore, al quale l’attuale possessore subentra. Si differen-
ziano i casi di subentro in seguito a un acquisto a titolo:
1) Particolare – il nuovo possessore può unire alla durata del proprio possesso la durata di quello del dante causa à accessione
del possesso (conveniente soprattutto quando il possesso del precedente possessore era di buona fede, la quale si trasmette)
2) Universale – il congiungimento del vecchio possesso col nuovo possesso, che prosegue con le medesime qualità del precedente,
è invece un effetto automatico e inevitabile (successione del possesso)
La perdita del possesso può avvenire in vari modi: abbandono, smarrimento, consegna al compratore, furto, …; ma si può perdere il possesso
anche continuando ad avere la cosa nel proprio controllo materiale, e ad usarla à costituto possessorio (situazione per cui il possesso
si converte in semplice detenzione) es. proprietario e occupante vende la casa, ma continua ad abitarci come inquilino à situazione sim-
metrica e contraria alla traditio ficta
Il possesso, anche quando non corrisponde a un diritto di chi lo esercita (possesso illegittimo) viene tutelato giuridicamente. I principali
istituti/rimedi sono:
¨ Azioni possessorie
¨ Usucapione
¨ Regola “possesso vale titolo”
¨ Disciplina dei frutti e delle spese inerenti alla cosa posseduta
Azioni possessorie
à azioni date al possessore per neutralizzare gli attacchi portati contro il suo possesso, anche da parte del legittimo proprietario. Giustifi-
cazione: impedire che i cittadini si facciano giustizia da soli. Può quindi succedere che l’esercizio di un’azione possessoria si intrecci con
l’esercizio di un’azione petitoria: la legge prevede una priorità del giudizio possessorio sul petitorio (prima si svolge il giudizio pos-
sessorio, poi quello petitorio), la regola è derogata quando rinviare il giudizio petitorio alla fine del possessorio recherebbe un pregiudizio
irreparabile a chi afferma di avere un diritto.

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1) Azione di reintegrazione (o di spoglio) – spetta al possessore/detentore qualificato (colui che detiene nell’interesse proprio)
che sia stato spogliato del suo possesso, ed è diretta a reintegrare il possesso nella sua pienezza. Occorrono 2 requisiti:
I. Spoglio avvenuto in modo violento/clandestino
II. Il possessore deve promuovere l’azione entro 1 anno dallo spoglio (se clandestino, entro 1 anno dalla scoperta di esso)
2) Azione di manutenzione – spetta al possessore che sia stato molestato nell’esercizio del suo possesso ed è diretta all’elimina-
zione delle molestie (es. immissioni superiori alla normale tollerabilità, buche nella strada su cui il possessore di una servitù di
passaggio transita). Può essere esercitata anche da chi è stato spogliato del possesso in modo né violento né clandestino. Dev’es-
sere esercitata entro 1 anno dalla molestia. A differenza dell’azione di spoglio obbedisce a requisiti più restrittivi:
I. Tutela solo il possesso esercitato sopra immobili o universalità di mobili
II. Non può essere mai esercitata dal semplice detentore (tranne se conduttore)
III. Presuppone che il possesso duri ininterrottamente da oltre un anno, e sia stato acquistato in modo non violento né clan-
destino (possesso vizioso) – l’azione può essere esercitata se è passato almeno 1 anno dalla fine della
violenza/clandestinità
3) Azioni di nunciazione (nuova opera e danno temuto) à prevenire un danno da cui la cosa è minacciata. Offrono una
tutela d’urgenza, in situazioni che richiedono interventi rapidi.
I. Azione di nuova opera – spetta a chi teme che una nuova opera possa recare danno alla cosa che forma oggetto del
suo diritto/possesso. Può esercitarsi entro 1 anno dall’inizio dell’opera e solo se questa non è ancora terminata.
II. Azione di danno temuto – spetta a chi teme che da un edificio, da un albero o da qualsiasi altra cosa derivi pericolo di
un danno grave e prossimo alla cosa che forma oggetto del suo diritto/possesso.
Il proprietario, impedito o molestato nell’esercizio dei suoi poteri sulla cosa, può esercitare un’azione petitoria, ma gli richiede la prova del
suo diritto di proprietà e il giudizio può essere molto lungo à può anche esercitare un’azione possessoria per difendere il suo diritto attra-
verso la difesa del corrispondente (legittimo) possesso che è stato attaccato – per ottenere tutela gli basta provare il suo possesso e il giudizio
è più veloce
Usucapione
Modo di acquisto originario della proprietà e dei diritti reali di godimento, fondato sul possesso. È un istituto immediatamente rovesciato
rispetto alla prescrizione estintiva; chi non ha diritto, ma di fatto esercita poteri corrispondenti, finisce per acquistarlo. Possono usucapirsi
solo i diritti reali di godimento (no diritti di credito/garanzia) e non sono usucapibili i beni pubblici. Si giustifica per:
è Certezza dei rapporti giuridici – in situazioni nelle quali fatto e diritto non coincidono, a un certo punto arrivano a coincidere
è Semplificazione della prova del diritto di proprietà – è sufficiente dimostrare che sommando il proprio possesso con quello dei
precedenti titolari, in base ai criteri dell’accessione/successione nel possesso si raggiunge il periodo necessario per l’usucapione
è Efficienza economica – cosa usata e resa produttiva (premiare chi la valorizza)
Caratteristiche:
– Non vizioso – non acquisito con violenza/clandestinità, altrimenti vale per l’usucapione solo dal momento in cui violenza/clan-
destinità sono cessate
– Continuo – non ci sono state interruzioni
è Può essere interrotto (e quindi la rilevanza del possesso anteriore è cancellata) dalle stesse cause che determinano l’inter-
ruzione della prescrizione, generalmente un’iniziativa del titolare del diritto. È interrotta quando il possessore è stato privato
del possesso per oltre 1 anno.
è Può essere sospeso per le stesse cause che sospendono la prescrizione (particolari rapporti tra possessore e titolare del di-
ritto)

Usucapione ordinaria – anche se il possesso è di mala fede, prevede 2 diversi termini a seconda del tipo di bene:
Ø 20 anni, proprietà e diritti reali di godimento su beni immobili, beni mobili e universalità di mobili
Ø 10 anni, beni mobili registrati (? Si presume si intenda con buona fede)
Usucapione abbreviata – possesso di buona fede. Ha altri requisiti, a seconda delle diverse situazioni:
§ immobili, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ mobili registrati, 3 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ universalità di mobili, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
§ mobili non registrati, 10 anni: buona fede, titolo idoneo a trasferire la proprietà, trascrizione
“Possesso vale titolo”
Bene mobile non registrato à tutelare l’affidamento di colui che acquista. A condizione che:
¨ acquisti il possesso della cosa attraverso la consegna fattagli dal dante causa
¨ sia in buona fede, ignorando che il dante causa non è proprietario
¨ il suo titolo si fondi su un titolo astrattamente idoneo al trasferimento della proprietà
Risponde a esigenze di sicurezza e rapidità nella circolazione: chi acquista un bene mobile difficilmente può accertare se il dante causa è
effettivamente il proprietario, c’è il rischio che quindi rinunci ad acquistare o solo dopo lunghe ricerche.
Acquisto in buona fede del possesso risolve il conflitto tra + acquirenti à proprietario chi ne ottiene per primo la consegna in buona fede
Conflitto fra più acquirenti dello stesso diritto personale di godimento: spetta a colui che per primo lo ha conseguito (es. chi ha iniziato per
primo a occupare la casa in seguito a contratto di locazione)

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Frutti e spese del possesso

Buona fede Mala fede


Frutti Restituisce solo quelli maturati/che sarebbero potuti maturare dopo la do- Li deve restituire tutti
manda giudiziale
Spese Rimborso di quelle erogate per produrre i frutti che ha poi dovuto attribuire al proprietario + rimborsi/indennità a favore
del possessore, differenziati a seconda che il suo possesso fosse di buona/mala fede e a seconda che si tratti di spese per
riparazioni ordinarie, per riparazioni straordinarie o per miglioramenti.

Finché non gli sono state assicurate le indennità cui ha diritto, il possessore di buona fede può rifiutarsi di restituire la cosa al proprietario
(diritto di ritenzione)

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18 L’OBBLIGAZIONE
Obbligazione =credito à soggetto attivo (credito), soggetto passivo (obbligazione), rapporto giuridico (rapporto obbligatorio)
Il debitore è “obbligato” a tenere un certo comportamento nell’interesse del creditore: la posizione del soggetto attivo è necessariamente
connessa a quella della controparte.
Processo di “smaterializzazione” della ricchezza à crediti rappresentano sempre + una componente essenziale del patrimonio dei soggetti
Il libro “Delle obbligazioni” è il più ampio del CC (~900 articoli)
Oggetto dell’obbligazione à prestazione – comportamento dovuto dal debitore, nell’ interesse del creditore
Categorie di obbligazioni:
Ø obbligazioni di dare – consegnare una cosa (es. denaro, obbligazioni pecuniarie)
Ø obbligazioni di fare – comportamento attivo del debitore, diverso dalla consegna di una cosa
Ø obbligazioni di non fare – comportamento di astensione del debitore
L’interesse del creditore può essere patrimoniale/non patrimoniale. La prestazione dev’essere:
§ possibile
§ lecita
§ determinata/determinabile
§ patrimoniale à “suscettibile di valutazione economica”
La prestazione ha carattere patrimoniale quando è suscettibile di valutazione economica, ciò non è contrario al soddisfacimento di
un interesse non patrimoniale del creditore. La natura patrimoniale è facilmente identificabile quando la prestazione ha un valore di mer-
cato/controprestazione economicamente valutabile/funzionale a un interesse patrimoniale del creditore.
Il requisito della patrimonialità si fonda su 2 ragioni:
1. ragione ideale: comportamenti che per loro natura/scelta degli interessati appartengono alla sfera non economica non vanno
sottoposti alla logica del vincolo e della coercizione legale (es. sentimenti, gusti, educazione, …)
2. ragione pratica: se la prestazione non fosse monetizzabile sarebbe impossibile determinare il risarcimento per inadempimento
Esistono obblighi non patrimoniali, ma non danno luogo a obbligazioni (sono comunque obblighi di tipo legale): la loro violazione determina
conseguenze giuridiche, ma diverse da quelle previste per la violazione delle obbligazioni e più adatte a sistemare situazioni delicate come
quelle che coinvolgono la sfera non economica, ma personale dei soggetti.
Esistono anche prestazioni patrimoniali che non danno luogo a nessuna obbligazione; prestazioni che un soggetto compie per semplice
cortesia, amicizia o benevolenza, e sul chiaro presupposto che esse non sono dovute per obbligo giuridico (prestazioni di cortesia) à è
sempre gratuita (es. passaggio a autostoppista). Ma le prestazioni gratuite possono benissimo formare oggetto di obbligazioni.
Le vere e proprio obbligazioni legali hanno un doppio valore, a cui corrispondono 2 distinti effetti giuridici:
¨ valgono come giusta causa della prestazione eseguita e del conseguente trasferimento di ricchezza dal debitore al creditore:
eseguita la prestazione il debitore non può richiederne la restituzione (se no, principio della ripetizione dell’indebito)
¨ l’obbligazione dà al creditore il potere di azione in giudizio contro il debitore
Obbligazioni naturali: situazioni soggettive in cui si manifesta solo primo degli effetti giuridici à sono “doveri morali/sociali”, non
obbligano legalmente il debitore, ma impediscono al debitore di ottenere la restituzione della prestazione stessa, se egli l’ha adempiuta
spontaneamente (es. debito di gioco, debito prescritto). Affinché l’impossibilità di ripetere la prestazione eseguita abbia effetto bisogna che:
– sia stata eseguita spontaneamente
– da soggetto capace di intendere e di volere
Obbligazioni soggettivamente complesse à più soggetti (più debitori/creditori)
Quando ci sono più debitori:
• obbligazioni parziaria – prestazione frazionata fra i diversi debitori
• obbligazione solidale – il creditore può chiedere l’intera somma a uno qualsiasi dei condebitori (à non è costretto a rivolgersi a
tutti i debitori, ciò non pregiudica l’integrale soddisfazione del suo credito). È la regola generale, è esclusa per volontà delle parti
o da una norma di legge
Il creditore normalmente può rivolgersi a chiunque, a meno che non sia stato stabilito che debba rivolgersi prima a uno/alcuni
condebitori e che, solo se non ottiene il pagamento da questi, può chiederlo agli altri, i quali hanno il beneficio di escussione.
Gli effetti favorevoli per la parte passiva giovano a tutti i condebitori (es. remissione del debito), mentre gli effetti sfavorevoli
colpiscono solo il condebitore (es. rinuncia alla prescrizione) à unica deroga: se il creditore fa un atto di interruzione della pre-
scrizione nei confronti di un condebitore, la prescrizione è interrotta nei confronti di tutti.
Il condebitore che ha pagato l’intero debito può chiedere che ciascuno degli altri lo rimborsi (azione di regresso)
Quando ci sono più creditori la regola è che ciascun concreditore ha diritto di chiedere l’intera prestazione, e il pagamento ottenuto da
qualunque di essi libera il debitore verso tutti gli altri. La solidarietà attiva rappresenta un’ipotesi eccezionale.

Obbligazioni oggettivamente complesse à più prestazioni (es. obbligazioni alternative/facoltative)


Le fonti delle obbligazioni sono (~750 articoli CC):
Ø contratto
Ø fatto illecito
Ø ogni altro atto/fatto considerato idoneo a produrre obbligazioni
art. 1175 “il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza” à il debitore deve massimizzare l’utilità del
creditore e il creditore deve minimizzare il sacrificio del debitore.
Obblighi di protezione (del debitore): costudire la cosa, chiedere istruzioni al mittente, dargli informazioni, …
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19 ADEMPIMENTO, E ALTRE CAUSE DI ESTINZIONE DELLE OBBLIGAZIONI

Adempimento: attività consistente nell’eseguire la prestazione che forma oggetto dell’obbligazione à estinzione perché l’interesse del
creditore è stato realizzato e quindi il debitore è liberato, può chiedere il rilascio della quietanza (dichiarazione scritta con cui il creditore
riconosce di avere ricevuto da lui una determinata prestazione, riferita a un determinato credito)
Incapacità d’agire:
Ø debitore à è regolare ed efficace, l’adempimento non è un atto di autonomia, ma è un comportamento obbligato (con obbligazione
naturale si può chiedere la ripetizione della prestazione eseguita)
Ø creditore à adempimento inefficace che non libera il debitore; la ricezione è un atto di autonomia in quanto implica valutazioni
e decisioni del soggetto e soprattutto perché un incapace correrebbe il rischio di fare cattivo uso della prestazione ricevuta. Il
debitore è liberato solo se prova che ciò che fu pagato è stato rivolto a vantaggio dell’incapace. Se non ci riesce deve pagare un’altra
volta
Di regola l’adempimento è fatto dal debitore, ma qualche volta è fatto da un 3°, estraneo al rapporto obbligatorio:
• da un collaboratore del debitore, per conto di lui – tranne che la prestazione sia infungibile
• da un 3°, che non opera come collaboratore es. rapporto debito-credito tra i 2, desiderio del 3° di aiutare il debitore per affetto,
interesse proprio del 3°
è l’adempimento del 3° è efficace, anche se il creditore vi si oppone. Questi può rifiutare l’adempimento in 2 casi:
o se ha interesse che la prestazione sia eseguita personalmente dal debitore
o se anche il debitore si oppone all’adempimento del 3° (la semplice opposizione del debitore non basta)
L’adempimento del 3° può dare luogo al fenomeno del “pagamento con surrogazione” – il 3° che ha pagato un debito altrui subentra
in luogo del creditore soddisfatto nel suo diritto verso il debitore
§ surrogazione volontaria
o per volontà del creditore, il quale, ricevendo il pagamento del 3°, dichiara di surrogarlo nel proprio diritto
o per volontà del debitore, il quale, prendendo a mutuo il denaro necessario per pagare il creditore, surroga il mutuante nel
diritto di quest’ultimo
§ surrogazione legale – si produce automaticamente (art. 1023)
Il destinatario dell’adempimento è il soggetto che riceve la prestazione, ma a volte è giustificato l’adempimento a un 3° (es. collaboratore
del titolare). Ma, ci sono dei casi in cui il 3° non è legittimato a ricevere l’adempimento;
1. regola generale à il pagamento a un 3° estraneo non libera il debitore
2. eccezioni – il debitore è liberato se:
a. il creditore ratifica il pagamento fatto al 3° o comunque ne approfitta
b. si tratta di pagamento a creditore apparente (fatto a una persona che appare univocamente legittimata a riceverlo –
sempre che il debitore fosse in buona fede)
La prestazione dev’essere eseguita esattamente, rispettando tutte le modalità che la caratterizzano. Vale la regola che la prestazione dev’es-
sere eseguita integralmente, e il creditore può rifiutare un adempimento parziale. Dev’essere eseguita nel tempo e nel luogo prestabiliti.
Dazione di pagamento: il debitore eccezionalmente si libera dall’obbligazione eseguendo una prestazione diversa da quella formante
oggetto della sua obbligazione, questo avviene a 2 condizioni:
Ø il creditore deve accettare
Ø la diversa prestazione dev’essere effettivamente eseguita
Il termine dell’adempimento
¨ se il titolo fissa il termine à entro tale termine
¨ se non indica alcun termine à immediatamente, tranne che l’adempimento immediato sia escluso dagli usi o dalla natura della
prestazione, in tal caso, o le parti concordano fra loro il termine o questo è fissato dal giudice
può avere valore diverso, come regolatore del tempo dell’adempimento, a seconda dell’interesse a cui è funzionale, si distingue in:
§ termine a favore del debitore – non può adempiere oltre il termine
§ termine a favore del creditore – può esigere il pagamento prima della scadenza, mentre il debitore non può liberarsi offrendo
l’adempimento anticipato
§ termine a favore di entrambi – entrambi possono rifiutare un adempimento anticipato
Fino alla scadenza del termine il credito non è esigibile, lo diventa solo alla scadenza à regolazione tramite d.lgs. 192/2012 (riguarda i
termini di adempimento: 30 giorni da consegna/fattura, interessi di mora a tassi prefissati)
Il luogo dell’adempimento
Valgono le indicazioni del titolo/desumibili dalla natura della prestazione
o in generale, al domicilio del debitore
o deroghe
o consegnare una cosa certa e determinata – luogo in cui la cosa si trovava alla nascita dell’obbligazione
o pagare una somma di denaro – domicilio del creditore
Imputazione del pagamento: il debitore ha verso il creditore più debiti dello stesso genere e il pagamento fatto non basta per estinguerli
tutti à individuazione del debito a cui si riferisce un determinato pagamento
A scelta del debitore (quando paga dichiara quale debito intende soddisfare), se no secondo criteri legali: prima debiti scaduti, tra
questi quelli meno garantiti, …
Mora del creditore: creditore che trascura ingiustificatamente di compiere quanto necessario perché il debitore possa adempiere/rifiuta
di ricevere l’adempimento offertogli dal debitore. Non ha l’obbligo di ricevere la prestazione, ma ha l’onere di cooperare all’adempimento
del debitore, anche a suo vantaggio. Gli effetti della mora non si producono in modo automatico, ma solo se il debitore assume una certa
iniziativa à offerta di prestazione, la può presentarsi in diversi modi:
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• offerta solenne/formale – attraverso un pubblico ufficiale, il deposito serve per la liberazione del debitore dall’obbligazione
o offerta reale – riguarda la prestazione di consegnare denaro/titoli di credito/cose mobili al domicilio del creditore
o offerta per intimazione – consegna di cose mobili in luogo diverso dal domicilio del creditore, o consegna di un immobile
• offerta secondo gli usi – senza le formalità dell'offerta solenne
o prestazioni di fare à è sufficiente a produrre la mora del creditore
o altri casi à non basta, occorre che il debitore faccia il deposito delle cose dovute, mettendole a disposizione del creditore,
e che il deposito sia accettato da questo o convalidato dal giudice
Gli effetti della mora del creditore sono:
- il debitore non risponde dei danni causati dal mancato adempimento
- se il debitore subisce danni/spese può chiedere il risarcimento
- il debitore non deve gli interessi/frutti della cosa da consegnare
- spostamento del rischio dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione à il debitore è liberato, ma conserva il diritto alla
controprestazione che il creditore deve a sua volta eseguire a suo favore
In caso di offerta non formale gli effetti della mora non si producono, tranne che per l’esonero del debitore dalla responsabilità
Obbligazioni pecuniarie: prestazione consiste nel pagare una somma di denaro à principio nominalistico (valore nominale non
reale del debito, non cambia in seguito a inflazione). Ragione: esigenza di certezza. Tuttavia può essere disposto diversamente dalle parti
che possono prevedere meccanismi di rivalutazione della somma dovuta (es. clausola oro, clausola numeri-indice)
Vale solo per i debiti di valuta (obbligazioni che nascono avendo per oggetto, fin dal principio, una somma di denaro precisamente
determinata), non per i debiti di valore (obbligazioni che hanno per oggetto un valore, che sarà tradotto in moneta solo al mo-
mento del pagamento = debito non liquido)
Interessi: l’ulteriore denaro prodotto, nel tempo, da una somma di denaro, e quantificato in una % della somma base.
Ø Interessi corrispettivi – prodotti “di pieno diritto” dai crediti liquidi ed esigibili di somme di denaro, formano oggetto di
un’obbligazione accessoria che nasce a carico del debitore (solo per crediti liquidi e esigibili
o Interessi legali: maturano automaticamente, quando le parti non hanno previsto nulla a riguardo à tasso legale
previsto ogni anno dal Ministero dell’Economia ~0,1% 2017
o Interessi convenzionali: eventualmente stabiliti dalle parti del rapporto, se è superiore a quello legale dev’essere
fissato per iscritto
Ø Interessi moratori – dovuti dal debitore che sia in ritardo nel pagamento della somma dovuta, e perciò risulti costituito in
mora. La loro funzione è di risarcire il creditore per il danno causatogli dal ritardo del debitore
Ø Interessi compensativi: quantificare il risarcimento del danno nella responsabilità extracontrattuale
La legge limita la possibilità di anatocismo (interessi maturati producono ulteriori interessi) à tutelare il debitore da un aumento
eccessivo del debito. È previsto solo se: gli interessi sono scaduti, sono stati maturati da almeno 6 mesi e c’è un atto espressamente
diretto a ottenerli (domanda giudiziale, convenzione, …)
Altre cause di estinzione
Si dividono in cause satisfattive (danno pur sempre al creditore qualche utilità) e non satisfattive
v Compensazione – si estinguono le obbligazioni che 2 soggetti hanno reciprocamente, per cui ciascuno è allo stesso tempo debitore
e creditore.
o Legale: opera automaticamente, estinti dal giorno stesso in cui sono venuti a coesistere. Il giudice non può rilevare
d’ufficio che la compensazione è avvenuta, occorre che siano le parti che fanno valere la compensazione. Requisiti: deve
avere per oggetto prestazioni fungibili e omogenee fra loro e i debiti devono essere entrambi liquidi e esigibili
o Giudiziale: quando, con gli stessi requisiti, uno dei 2 debiti non è liquido, ma è di facile e pronta liquidazione: il giudice,
su richiesta dell’interessato, può liquidarlo e dichiararlo compensato con l’altro
o Volontaria: le parti si accordano per considerare estinti i debiti reciproci, che non presentano tutte le caratteristiche
sopra
v Confusione – le qualità di creditore e debitore si riuniscono nella stessa persona
v Novazione (oggettiva) – l’accordo fra creditore e debitore per sostituire un’obbligazione diversa a quella originaria, che si estingue.
o Novità nell’oggetto
o Novità nel titolo
Analogia con la dazione di pagamento, ma con la differenza che la dazione non fa nascere nessuna nuova obbligazione
Può essere rischiosa per il creditore, quindi si prevende un requisito soggettivo della novazione: “la volontà di estinguere l’obbli-
gazione precedente deve risultare in modo non equivoco” à “animus novandi”
Obbligazione originaria inesistente, allora la novazione è senza effetti. Se deriva da titolo annullabile, è valida solo se il debitore
abbia assunto il nuovo debito pur conoscendo il difetto di quello originario.
Novazione soggettiva: la novità rappresenta la persona del debitore (delegazione, espromissione, accollo), ma non estingue l’ob-
bligazione, ne modifica il soggetto passivo
v Remissione – il creditore rinuncia al proprio credito. Il debitore viene liberato quando la remissione è comunicata al debitore, ma
se questo non è d’accordo può rifiutare la remissione. La restituzione volontaria del titolo originale del credito, fatto dal creditore
al debitore è sufficiente a provare che il debito è stato rimesso.
v Impossibilità sopravvenuta – la prestazione diventa impossibile dopo la nascita della prestazione, se risultava già impossibile già
al momento dell’assunzione dell’obbligazione questa non sarebbe mai nata. Se è temporanea, il debitore adempirà quando sarà
tornata possibile; se dura tanto a lungo che il debitore non può più essere ritenuto obbligato a estinguere la prestazione, o che il
creditore perde ogni suo interesse a riceverla si estingue. Se è solo parziale, il debitore si libera eseguendo la prestazione per la
parte rimasta possibile.
Se l’impossibilità non è imputabile al debitore, questi è completamente liberato da qualsiasi obbligazione, altrimenti nasce un’al-
tra obbligazione consistente nel risarcimento del danno. Il creditore è a sua volta liberato dall’eventuale contro-obbligazione che
abbia verso la controparte.

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20 LE MODIFICAZIONI DELLE OBBLIGAZIONI


à cambiamento creditore/aggiunta o sostituzione debitore. Si parla di successione nel credito e successione nel debito; la prima
avviene attraverso la sua cessione, la seconda attraverso l’entrata in gioco di un altro soggetto.
Art. 1260
Ø Modificazione del creditore à non serve consenso del debitore, ma è necessario che egli venga notificato della cessione del
debito, solo in seguito a questo ha effetto nei suoi confronti. Se paga al cedente in mancanza di notificazione, come regola è
liberato, a meno che non abbia operato in mala fede.
Se lo stesso credito viene ceduto a due persone, prevale la cessione che è stata per prima notificata al debitore (funzione pubblicitaria)
Ø Modificazione del debitore à serve consenso del creditore
Il creditore (cedente) può cedere a un 3° (cessionario) il suo credito verso il debitore (ceduto), una forma diffusa è quella del factoring.
La cessione è tuttavia esclusa in caso di:
• Crediti strettamente personali
• Crediti che la legge considera incedibili o in assoluto o in relazione a determinati cessionari (es. giudice di sentenza riguardante
credito)
Un punto importante riguarda cosa succede se il ceduto non paga:
ü Cessione pro soluto – il rischio di inadempimento passa sul cessionario, il cedente garantisce solo l’esistenza del credito, si
applica normalmente
ü Cessione pro solvendo – il cedente garantisce la solvenza del debitore, se questo risulta insolvente il cessionario può rifarsi sul
cedente che oltre agli interessi, deve corrispondergli spese e danni.

21 L’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE: MORA E RESPONSABILITÀ


Inadempimento dell’obbligazione: il debitore non esegue esattamente e tempestivamente la prestazione dovuta. Può assumere diverse
forme, quali:
v Inadempimento radicale e definitivo – il debitore non esegue per nulla la prestazione
v Adempimento inesatto – sul piano quantitativo e qualitativo
v Ritardo nell’adempimento – il debitore esegue la prestazione oltre il termine fissato per il suo adempimento
Rimedi a tutela del creditore insoddisfatto, compatibilmente con la giusta considerazione delle ragioni del debitore:
§ Mora del debitore – non esegue la prestazione nel tempo stabilito
§ Risarcimento del danno
§ – quando c’è una contro-obbligazione – eccezione d’inadempimento e risoluzione del contratto
Mora del debitore
Il debitore esegue la prestazione in ritardo, gli derivano conseguenza solo se il ritardo è ingiustificato. La mora del debitore presuppone che
la prestazione, sebbene in ritardo, possa ancora essere eseguita, non ha senso parlare di mora quando: il ritardo nell’adempimento si iden-
tifica con un inadempimento definitivo e riguardo alle obbligazioni di non fare (qualsiasi fatto compiuto in violazione di esse costituisce un
inadempimento definitivo).
Gli effetti della mora non si producono automaticamente, il creditore ne deve prendere l’iniziativa attraversi la costituzione in mora à
intimazione/richiesta di adempimento, rivolta per iscritto dal creditore al debitore ritardatario – in assenza di un atto cosí energico, il
debitore potrebbe pensare che il creditore non è particolarmente interessato al rispetto del termine.
Ci sono tuttavia 3 eccezioni, secondo le quali gli effetti della mora si producono automaticamente (mora automatica):
1) obbligazione derivante da fatto illecito extracontrattuale
2) il debitore ha dichiarato per iscritto di non voler adempiere
3) l’obbligazione aveva un termine che è scaduto, e doveva essere adempiuta al domicilio del creditore (debiti pecuniari) – l’adem-
pimento è rimesso completamente all’iniziativa del debitore, il creditore ha solo un ruolo passivo.
4) Debiti commerciali (d.lgs. 231/2002)
Una volta avvenuta la costituzione in mora del debitore, si producono 2 effetti:
I. Maturazione interessi moratori (solo obbligazioni pecuniarie), secondo il tasso legale, ma se prima della mora erano previsti
interessi a un tasso più alto, allora quelli moratori si calcolano su quel tasso ultra-legale.
è Funzione risarcitoria, compensano il creditore per non aver avuto la somma nei tempi prestabiliti, ma rispondono a una logica
forfetaria semplificativa à calcolati in misura standard e sono dovuti anche se il creditore dimostra di non aver subito nessun
danno. Se il ritardo gli causa danni maggiori all’ammontare degli interessi moratori, egli può chiedere il risarcimento del
maggior danno subito.
II. Passaggio del rischio à spostamento sul debitore del rischio di impossibilità della prestazione a lui imputabile; se il debitore
avesse adempiuto tempestivamente, il creditore avrebbe potuto evitare la perdita della cosa ricevuta. L’unico mezzo disponibile
al debitore per salvarsi è la dimostrazione che l’oggetto della prestazione sarebbe andato ugualmente distrutto, anche se si fosse
trovato presso il creditore. Con il limite che non serve a liberare il debitore obbligato a restituire una cosa illecitamente sottratta.
La mora è “purgata” (cessazione/purgazione della mora): gli effetti della mora vengono meno quando viene compiuto un atto capace di
cancellarne/interromperne gli effetti, l’atto può essere del creditore (es. rinuncia) o del debitore (adempimento)
La responsabilità del debitore non è una conseguenza necessaria ed automatica del suo inadempimento à realizzare un equilibrio tra inte-
resse del creditore e ragioni del debitore: la responsabilità può essere concepita e regolata secondo una prevalente funzione punitiva nei
confronti del debitore inadempiente, oppure secondo una prevalente funzione di garanzia dell’interessa del creditore.
La responsabilità da inadempimento si chiama comunemente responsabilità contrattuale: la maggior parte delle obbligazioni deriva da
contratto, ma essa riguarda tutti i casi di inadempimento di obbligazioni

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Art. 1218 “Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’inadempi-
mento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”
è I criteri di attribuzione della responsabilità sono 2:
1. Criterio della possibilità/impossibilità della prestazione
2. Criterio della imputabilità/non imputabilità al debitore
Prima il debitore deve provare che la prestazione è diventata impossibile e poi che questa impossibilità non è imputabile a lui.
L’art. 1218 è solo lo schema base della responsabilità, vi si aggiungono altre regole, che cambiano al variare dei diversi tipi di obbligazione.
Nonostante il suo apparente rigorismo, trova delle attenuazioni, per l’esistenza di altri principi o regole che portano a interpretare i criteri
posti dalla norma nel senso di una maggiore comprensione per i problemi dei debitori.
è Fino a che punto deve spingersi lo sforzo del debitore?
o Impossibilità oggettiva e assoluta
o la prestazione deve ritenersi impossibile quando, per adempierla, occorrerebbero attività e mezzi che vanno al di là di
ciò che normalmente e ragionevolmente può richiedersi per quel tipo di prestazione; attività e mezzi che corrisponde-
rebbero a una prestazione sostanzialmente diversa da quella formante oggetto dell’obbligazione assunta
L’inadempimento è imputabile al debitore, quando esiste una ragione che, in relazione a quell’inadempimento, giustifica l’attribuazione
della responsabilità a suo carico. L’imputabilità può intendersi in 2 significati (sistema misto):
• responsabilità per colpa – negligenza, imprudenza, imperizia
• responsabilità oggettiva (senza colpa) – cause rientranti nella sua sfera di organizzazione e di controllo, anche se lui per-
sonalmente non ha avuto alcuna colpa
Colpa à “mancanza” ≠ diligenza: tutta la cura, l’attenzione, la prudenza e la competenza che il debitore deve usare nell’adempimento
dell’obbligazione. Il debitore che usa la diligenza dovuta non è in colpa, quello che non la usa lo é. Ma qual è il livello di diligenza dovuta?
Art. 1176
ü “diligenza del buon padre di famiglia” (grado di diligenza di una persona seria e scrupolosa)
ü “nell’adempimento delle obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo
alla natura dell’attività esercitata”
è esistono tanti diversi criteri di diligenza, che si applicano a ogni caso concreto, a seconda del tipo di prestazione dovuta
La colpa può presentarsi con gradazioni di diversa intensità:
colpa lieve – violazione dell’ordinaria diligenza (diligenza media del buon professionista)
colpa grave – inosservanza dei livelli minimi di attenzione, di prudenza, di competenza concepibili per la prestazione
La distinzione può essere importante, in quanto in alcuni casi non basta la colpa ordinaria a determinare la responsabilità, questa
scatta solo se l’inadempimento dipende da colpa grave.
Dolo: coscienza e volontà di danneggiare qualcuno. Il debitore consapevolmente e deliberatamente viola il diritto del creditore, ma anche
se il danno portato al creditore è previsto e accettato come possibile conseguenza del proprio comportamento (dolo eventuale). È escluso
se il debitore tiene deliberatamente la condotta che costituisce inadempimento, ma senza sapere che in questo modo egli viola il diritto del
creditore à è più grave della colpa, e quindi l’inadempimento doloso è trattato in modo più severo di quello colposo, spesso prevedendo un
risarcimento maggiore
Responsabilità oggettiva: responsabilità senza colpa (es. vettore di cose che subisce un incidente, art.1693). Si fonda sul rischio: il
debitore risponde di tutti i fatti, anche non dipendente da sua colpa, che si manifestano nella sfera della sua organizzazione e del normale
svolgimento della sua attività. Si ritiene più giusto che il rischio di tali fatti cada sul debitore che esercita l’attività, anziché sul creditore che
ne è estraneo.
Ausiliari à “il debitore che nell’adempimento dell’obbligazione si vale dell’opera di terzi, risponde anche dei fatti dolosi o colposi
di costoro” (art.1228). es. sciopero; se riguarda solo l’azienda il titolare ne risponde! Se è nazionale no.
Comunque non risponde di quegli eventi straordinari che sfuggono a ogni ragionevole previsione e a ogni possibilità di controllo
da parte del debitore (“fatalità”, forza maggiore; sono estranee al rischio d’impresa), provando che il danno è dipeso da caso
fortuito il debitore è sempre liberato, sia che la responsabilità si fondi sulla colpa o meno.
Per affermare che in determinate circostanza l’inadempimento del debitore è giustificato perché, in quelle circostanze, non si può pretendere
da lui la prestazione, si dice che la prestazione è diventata “inesigibile” à giudizio di inesigibilità fondato sulla correttezza tra le parti: il
creditore che pretende in queste circostanze di ottenere la prestazione si comporta in modo scorretto!
Ø Obbligazioni di mezzi: il debitore deve semplicemente svolgere un’attività a favore del creditore – criterio della colpa
Ø Obbligazioni di risultato: il debitore deve fornire al creditore proprio il risultato che gli interessa – criterio della colpa non
basta!
Il principio generale dice che chi fa valere un diritto ha l’onere di provare i fatti che lo fondano, ma in questo caso la legge deroga e stabilisce
l’inversione dell’onere della prova – non è il creditore che deve provare che l’inadempimento è imputabile al debitore, è il debitore
che, per evitare responsabilità e obbligo di risarcire, deve provare che l’inadempimento non è imputabile a lui
Danno: diminuzione di valore che il patrimonio del danneggiato subisce per effetto dell’inadempimento. Si compone di (art. 1223):
– Danno emergente – “la perdita subita dal creditore”
– Lucro cessante – “il mancato guadagno”
Può essere patrimoniale, ma anche non (lesione di un valore/interesse non economico à in rilievo soprattutto per quanto riguarda la
responsabilità extracontrattuale). Il risarcimento è:
§ Risarcimento per equivalente – attribuzione al danneggiato di una somma di denaro che equivale al danno, cioè al
valore distrutto
§ Riparazione in forma specifica – ripristinare l’interesse che è stato leso dall’inadempimento à rara perché spesso
impossibile

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Problema: quantificazione del danno risarcibile à Criterio generale: va risarcito tutto il danno sofferto dal creditore (danno emergente +
lucro cessante), ma ci sono criteri che lo limitano:
Ø Criterio della causalità – il danno va risarcito nella sola misura in cui sia “conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento”
Ø Criterio della prevedibilità – va risarcito solo il danno che poteva essere previsto nel momento in cui è nata l’obbligazione, del
danno imprevedibile il debitore risponde solo in caso di inadempimento doloso
Ø Criterio del concorso di colpa del creditore danneggiato – alla produzione del danno contribuisce anche il fatto colposo
dello stesso creditore che lo subisce à ¯risarcimento secondo la gravità della colpa e l’entità delle conseguenze derivate
Ø Criterio della evitabilità del danno – “il risarcimento non è dovuto per danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando
l’ordinaria diligenza”
Ø Criterio della valutazione equitativa: si applica nei casi in cui risulta accertato che un danno esiste, ma il creditore non riesce
a provarlo “nel suo preciso ammontare” à liquidato dal giudice con stima approssimativa e buon senso, che tenga conto di tutti
gli elementi del caso concreto, ma copre solo il danno effettivamente subito dal creditore – vi sfuggono i danni punitivi (risarci-
mento superiore al danno effettivo)
Risarcimento nelle obbligazioni pecuniarie à il creditore ha automaticamente diritto agli interessi moratori, ma può ottenere anche il ri-
sarcimento del maggior danno se prova di averlo subito (collegato al fatto che tasso di svalutazione moneta>tasso di interesse legale).
Oggi la giurisprudenza applica delle regole, secondo le quali il creditore ha automaticamente diritto a una rivalutazione della somma non
pagata, in misura pari alla differenza tra tasso di rendimento dei titoli di Stato e tasso di interesse legale. Ma questo può subire delle corre-
zioni: ¯, se debitore prova che il creditore ha subito un danno minore (e viceversa).
L’applicazione dei criteri legali di determinazione del danno risarcibile può essere difficile e incerta, quindi le parti possono evitarle stipu-
lando una clausola penale: accordo fra debitore e creditore con cui si determina convenzionalmente, in anticipo, quale somma di
denaro/prestazione risarcitoria, sarà dovuta dal debitore al creditore in caso di inadempimento à semplificare. Regole che tendono a evi-
tare che sia troppo sproporzionata:
§ Divieto di cumulo – il creditore non può chiedere insieme la prestazione non eseguita + la penale per la sua inesecuzione! (se
la penale riguarda solo il ritardo allora può cumularsi al risarcimento per l’inesecuzione definitiva)
§ Il debitore può chiedere al giudice di ridurre secondo equità l’ammontare della penale:
o Quando la prestazione è stata eseguita in parte (inadempimento parziale)
o Quando la penale risulta di ammontare “manifestatamente eccessivo”
Clausole di esonero e di limitazione della responsabilità – accordi che semplificano la determinazione del risarcimento e stabili-
scono che i danni subiti per eventuale inadempimento non saranno risarciti/lo saranno entro un tetto massimo (semplificazione pericolosa
per il creditore) à la legge le guarda con sospetto e le ammette solo entro certi limiti:
– Sono valide solo le clausole che limitano/escludono la responsabilità derivante da colpa lieve
– Sono vietate (ànulle) le clausole che:
o Escludono/limitano la responsabilità derivante da dolo o colpa grave
o Escludono/limitano la responsabilità collegata alla violazione di obblighi posti da norme di ordine pubblico
Ma per alcune obbligazioni la disciplina è ancora più rigorosa perché le clausole non sono ammesse neppure entro i limiti della colpa
ordinaria (es. responsabilità del vettore per sinistri che colpiscano il viaggiatore)

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22 GARANZIA DEL CREDITO


Meccanismo che consenta al creditore di realizzare effettivamente il suo diritto al risarcimento à esecuzione forzata sui beni del de-
bitore – è messa in moto dall’azione esecutiva del creditore, e si realizza attraverso il conseguente processo di esecuzione.
Ø Espropriazione forzata – realizzare coattivamente i caratteri pecuniari: consiste nella vendita dei beni del debitore, così da
ricavare un prezzo che viene attribuito al creditore nella misura corrispondente (pignoramento dei beni)
Ø Esecuzione in forma specifica – realizzare altri tipi di crediti. Attribuisce al creditore il risultato che si sarebbe dovuto pro-
durre col regolare adempimento dell’obbligazione:
o Esecuzione forzata per consegna/rilascio
o Esecuzione forzata degli obblighi di fare – si fa eseguire a qualcun altro una prestazione fungibile a spese del debitore
o Esecuzione forzata degli obblighi di non fare – distruggere, a spese del debitore, quanto da lui fatto in violazione dell’ob-
bligazione
o Esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto in seguito alla stipulazione del contratto preliminare
Responsabilità patrimoniale: posizione del debitore, in quanto titolare di beni idealmente al servizio del creditore, ed esposti alle sue
azioni esecutive. È generalmente illimitata “il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri”
(art.2740), ma ci sono delle eccezioni:
- Evitare che i debiti fatti nell’esercizio di certe attività organizzate coinvolgano l’intero patrimonio di chi le intraprende (autonomia
perfetta delle persone giuridiche)
- Non privare il debitore di beni essenziali per la sua vita e il suo lavoro
- Destinare certi beni del debitore a soddisfare solo certi suoi debiti e non altri (es. beni dei coniugi – fondo patrimoniale)
è Le eccezioni sono tutt’altro che marginali e per questo sono tipiche! (sono solo quelle stabilite dalla legge)
Il patrimonio del debitore è la garanzia del credito e quindi della concreta soddisfazione del diritto del creditore à ha interesse che il
patrimonio del debitore abbia la massima consistenza (­garanzia patrimoniale). La legge ne tiene conto e gli offre diversi strumenti, che
costituiscono mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale:
ü Azione surrogatoria
ü Azione revocatoria
ü Sequestro conservativo
Azione surrogatoria: quando il debitore trascura di esercitare suoi diritti che, se esercitati, incrementerebbero il suo patrimonio (condotta
passiva del debitore), un comportamento del genere potrebbe danneggiare il creditore, impedendo al patrimonio del debitore di raggiungere
la consistenza necessaria per garantire efficacemente il credito!
è Il creditore si sostituisce al debitore, esercitando al suo posto i diritti e le azioni che a costui spettano verso terzi e che egli trascura
di esercitare (art.2900)
Presupposti:
1. Inerzia del debitore
2. Pregiudizio che tale inerzia causa al creditore, rendendo insufficiente la garanzia patrimoniale
3. Natura patrimoniale dei diritti o azioni (solo esclusi quelli di natura personale, anche se possono avere conseguenze patrimo-
niali vantaggiose e tutti quelli che implicano forti implicazioni personali)
Effetto à ­garanzia patrimoniale, sulla quale si possono soddisfare il creditore che ha esercitato l’azione surrogatoria, ma anche tutti
gli altri creditori
Azione revocatoria: reagire contro atti del debitore che minacciano l’integrità del suo patrimonio, diminuendolo o alterandolo in modo da
pregiudicare il soddisfacimento del credito. Requisiti:
1. Debitore ha compiuto un atto di disposizione patrimoniale – un qualsiasi atto che incida sulla consistenza delle componenti
attive del patrimonio del debitore, per il creditore è piú sicura la presenza di beni “reali” piuttosto che di denaro!
2. Atto pregiudizievole per il creditore (¯garanzia patrimoniale al punto da rendere impossibile/difficile la soddisfazione del
suo diritto)
3. Mala fede del debitore – consapevolezza, compiendo l’atto, di portare pregiudizio al creditore. Può esercitarsi anche contro
un atto anteriore al sorgere del credito, ma solo in caso di dolosa preordinazione dell’atto al fine di frodare il creditore
4. (eventuale) tocca anche il terzo che, per effetto dell’atto di disposizione, ha ricevuto il bene, e che sarebbe danneggiato dagli effetti
della revoca à mala fede del 3° – solo se acquista a titolo oneroso, si vuole tutelare l’affidamento in buona fede
Effetti: atto rimane invalido e continua a produrre i suoi effetti fra debitore e 3° acquirente, il quale conserva la proprietà del bene.
Produce l’inefficacia relativa dell’atto: diventa inefficace solo nei confronti del creditore che ha esercitato l’azione! à può esercitare sul
bene oggetto dell’atto revocato le azioni esecutive e conservative necessarie per realizzare concretamente il suo credito. Il potere di
azione spetta solo al creditore che ha esercitato l’azione, non anche agli altri (≠surrogatoria)
Esecuzione forzata à 3° perde la proprietà, nasce il suo diritto di risarcimento verso il debitore. Prescrizione azione revocatoria: 5 anni
Sequestro conservativo: si realizza attraverso un processo cautelare e presuppone l’esistenza dei 2 requisiti tipici dell’azione corrispondente:
1. fumus boni iuris – verosimiglianza del diritto di credito
2. periculum in mora – rischio che, se non si interviene subito, il debitore diminuirà la garanzia patrimoniale in modo da rendere
impossibile l’attuazione del diritto
Effetto: non può alienare i beni
Art. 2741 i creditori hanno “eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore”. Ma non sempre è così, perché diversi fattori possono
intervenire a impedirlo:
ü possibilità che il debitore paghi spontaneamente i suoi debiti secondo l’ordine preferito
ü meccanismo dell’esecuzione individuale – ogni creditore è libero di esercitare l’azione esecutiva aa solo, indipendente-
mente dagli altri creditori (meccanismo dell’esecuzione concorsuale, prevista solo in alcuni casi es. fallimento)
ü “Cause legittime di prelazione”

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I crediti possono essere divisi in:


v crediti privilegiati/con prelazione – più probabilità di essere soddisfatti
o privilegio – qualità del credito attribuitagli dalla legge
o pegno
o ipoteca
v crediti chilografari – soddisfatti solo dopo l’integrale soddisfazione degli altri
Privilegi: il legislatore prevede che determinati crediti debbano essere anteposti rispetto ad altri crediti in ragione della “causa del credito”
(art. 2745), cioè dal particolare titolo da cui il credito nasce e che lo rende meritevole di maggiore tutela à tali crediti sono assistiti da
privilegio su determinati beni del debitore, con la conseguenza che questi beni sono riservati prioritariamente a soddisfare quei crediti.
A seconda del loro oggetto si dividono in:
1. privilegio generale – ha per oggetto tutti i beni mobili del debitore à non può esercitarsi in pregiudizio dei 3i che abbiano
acquistato diritti sui beni che ne formano oggetto
2. privilegio speciale – ha per oggetto singoli beni determinati, mobili o immobili, che presentano una particolare connessione
con la causa del credito à sui beni mobili, può esercitarsi anche in pregiudizio dei 3i: il creditore può sottoporre a esecuzione
forzata il bene, anche se questo non appartiene più al debitore (è opponibile ai 3i, carattere che lo accomuna con i diritti reali),
ma a condizione che continui a sussistere la “particolare situazione” cui la legge ricollega il privilegio
La garanzia specifica si realizza attraverso il pegno e l’ipoteca, che sono cause legittime di prelazione, dà al creditore pignoratizio/ipotecario
due diritti fondamentali:
ü diritto di seguito – possibilità di aggredire il bene e sottoporlo a esecuzione forzata, anche se è uscito dal patrimonio del debitore
ü diritto di prelazione – possibilità di soddisfarsi sul bene con priorità rispetto agli altri creditori
Oltre a queste prerogative, valgono per entrambi:
o il principio di accessorietà – sono accessori e strumentali al credito garantito, e non potrebbero esistere indipendentemente da
esso
o esigenza di pubblicità – tutelare i terzi interessati all’acquisto, avvertendoli dell’esistenza di un vincolo sul bene
o regola della surrogazione reale – se la cosa oggetto della garanzia è distrutta/danneggiata, e un assicuratore deve dunque
pagare un’indennità, questa va utilizzata per riparare/ricostruire la cosa o resta vincolata al pagamento del credito garantito.
o Divieto di patto commissorio – patto fra le parti con cui si stabilisce che, in caso di inadempimento, la cosa ipotecata o data
in pegno passi automaticamente in proprietà al creditore. È vietato dalla legge, a tutela del debitore (creditore approfitta della
situazione del debitore) ≠ patto marciano: se il valore del bene attribuito al creditore supera l’ammontare del credito, la diffe-
renza va riversata al debitore (lecito, salvaguarda il debitore)
Pegno – diritto reale di garanzia costituito sopra:
Beni mobili non registrati
Universalità di mobili
Crediti
Il bene può essere di proprietà del debitore o anche di un terzo che accetti di vincolarlo per il debito altrui. Le regole principali riguardano:
1. Costituzione, presuppone 2 elementi:
a. Titolo costitutivo à atto scritto con data certa
b. Spossessamento – il proprietario rilascia il possesso della cosa, consegnandola al creditore o a un 3° scelto che
ne acquista il possesso e la custodia
2. Esercizio del diritto
a. Creditore che ha nelle sue mani la cosa data in pegno deve custodirla – non può usarla, ma può percepirne i frutti,
a parziale scomputo del suo credito
b. Una volta che il debitore ha pagato il proprio debito, può esigere la restituzione della cosa: se il pegno ha per
oggetto cose fungibili basta restituire lo stesso quantitativo di cose dello stesso genere (pegno irregolare)
c. Se il debito non viene regolato, il creditore può vendere la cosa, ciò che residua dalla vendita serve per pagare i
creditori chirografari
d. Ma il creditore può anche domandare al giudice che la cosa, dopo essere stata stimata, gli venga attribuita in
proprietà a soddisfazione del proprio credito
Pegno di credito: spossessamento. La costituzione del pegno avviene appena è notificata al debitore
Pegno non possessorio: si costituisce su beni mobili destinati all’esercizio di un’impresa, per garantire crediti verso l’impresa
stessa, ma essa ne mantiene il possesso per poterli usare durante la sua attività produttiva
Ipoteca – diritto reale di garanzia, che attribuisce al creditore ipotecario il diritto di seguito e il diritto di prelazione sul bene ipotecato, può
costituirsi sia su un bene del debitore che su quello di un 3°. Ha per oggetto:
Immobili
Diritti reali immobiliari – superficie, enfiteusi, usufrutto
Beni mobili registrati
Diritti reali su beni mobili registrati
Rendite dello Stato
Quote di comunione dei diritti precedenti
è Sono tutti soggetti a un particolare regime di pubblicità consistente nell’iscrizione dei pubblici registri
Per la costituzione occorrono 2 requisiti:
1. Titolo che la giustifichi – a seconda di questo si divide in:
a. Ipoteca volontaria – nasce in base a un atto giuridico compiuto dal proprietario del bene à atto pubblico/scrittura
privata autenticata

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b. Ipoteca giudiziale – ogni creditore può iscrivere sui beni del debitore in base a sentenza o altro provvedimento
giudiziario che condanni il debitore stesso a pagare una somma
c. Ipoteca legale – può iscriversi su beni di proprietà del debitore, in alcuni casi previsti dalla legge:
i. Ipoteca dell’alienante – immobile venduto a garanzia del credito che il venditore ha verso il compratore-
debitore
ii. Ipoteca del condividente – grava sugli immobili assegnati ad alcuni dei condividenti a garanzia degli gli
altri condividenti che abbiano diritto a conguaglio
2. Iscrizione ai pubblici registri – ha la medesima funzione di pubblicità che per il pegno ha lo spossessamento della cosa:
è una pubblicità costitutiva. Sullo stesso bene possono gravare più ipoteche, l’ordine cronologico dell’iscrizione determina
il grado di ciascuna (ordine di priorità per la soddisfazione del credito). Ha efficacia per 20 anni, trascorsi i quali l’ipoteca
si estingue, ma si può riscrivere à prende il grado dalla data della nuova iscrizione e se un terzo aveva in precedenza
acquistato il bene e trascritto l’acquisto, la nuova iscrizione non si può fare contro di lui. Si possono evitare questi svantaggi
attraverso la rinnovazione (prima della scadenza dei 20anni): l’ipoteca rinnovata conserva il grado originario e l’opponi-
bilità ai 3i.
L’estinzione dell’ipoteca può avvenire per diverse cause: estinzione del credito garantito, distruzione del bene ipotecato, rinun-
cia del creditore ipotecario, scadenza del termine apposto all’ipoteca vendita forzata del bene in seguito alla procedura esecutiva
promossa dal creditore, scadenza del ventennio senza rinnovazione à cancellazione, liberazione del bene dal vincolo (si esegue
con un’apposita annotazione in margine all’iscrizione, così da renderla pubblica)
Riduzione dell’ipoteca: quando si registra un’eccessiva sproporzione fra il valore del credito garantito e il valore del bene ipote-
cato o la somma per cui l’ipoteca è iscritta.
Il bene ipotecato può anche essere di proprietà di un 3°:
Ø 3° datore d’ipoteca – colui che fin dall’inizio ha costituito l’ipoteca. Se vuole evitare l’esecuzione forzata à pagare
egli stesso i creditori, se non lo fa deve rassegnarsi a subire la vendita forzata del suo bene (può esercitare l’azione di
regresso contro il debitore)
Ø 3° acquirente del bene ipotecato – bene gravato da ipoteca trasferitogli – per evitare l’esecuzione forzata può:
o pagare egli stesso i debiti ipotecari
o rilasciare il bene a un amministratore nominato dal tribunale, nei confronti del quale si svolge la procedura
esecutiva (evita situazione sgradevole per il 3°)
o realizzare la “purgazione dell’ipoteca” – offre al creditore una somma pari al prezzo che ha pagato per il bene,
se i creditori fanno acquiescenza il bene è liberato
Garanzie personali à fideiussione, una persona ≠ dal debitore (fideiussore) garantisce al creditore l’adempimento del debito altrui,
assumendolo anche su di sé – diventa obbligato insieme al debitore, per lo stesso suo debito. Ha un oggetto più ampio della garanzia reale
à il fideiussore garantisce con tutto il suo patrimonio (non con il bene), ma è una garanzia generica e quindi ha un’efficacia meno intensa:
sui beni del fideiussore il creditore non ha diritto né di seguito né di prelazione.
Quando il patrimonio del debitore non contiene denaro/beni facilmente liquidabili in misura sufficiente a coprire l’insieme dei suoi debiti,
egli non è in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni “sovraindebitamento”. Se il debitore sovra indebitato è imprenditore,
scatta nei suoi confronti la procedura concorsuale à accordo con i creditori per la ristrutturazione del debito, su proposta dell’im-
prenditore che la presenta al Tribunale ed è approvata se sono a favore il 60%+ dei creditori à viene omologato dal Tribunale e poi eseguito,
vengono bloccate le azioni esecutive e cautelari dei singoli creditori. I creditori estranei e all’accordo e quelli privilegiati vengono pagati
normalmente.
In alternativa può chiedere la liquidazione del patrimonio, finalizzata a trasformare i suoi beni in denaro per pagare i creditori (proce-
dura concorsuale) à se condizioni meritevoli, la persona fisica può ottenere l’esdebitazione (definitiva liberazione dalla parte di debiti
non pagata)

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23 DEFINIZIONE DEL CONTRATTO


Contratto: istituto più importante del diritto privato, il legislatore gli dedica il maggior numero delle norme (CC+ leggi speciali)
Si collega con:
- obbligazione à è la principale fonte di obbligazioni e dei corrispondenti diritti di credito
- la proprietà e l’uso dei beni à è il mezzo più usato per l’acquisto della proprietà (circolazione giuridica)
- attività giuridica à è l’esemplare più importante degli atti giuridici, e più precisamente dei negozi giuridici
- autonomia privata à principale manifestazione, accordo fra le parti
Art. 1321 il contratto è “l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico”
è il contratto è:
o Atto negoziale – la volontà dell’autore è diretta proprio a produrre gli effetti giuridici che derivano dall’atto (≠ fatto
illecito, accessione, specificazione, usucapione)
o Atto bilaterale – occorre che partecipino 2+ parti, animate dalla comune volontà di produrre gli effetti del contratto
à i soggetti sono toccati nella propria sfera giuridica e subiscono modificazioni delle proprie situazioni giuridiche, solo
se lo vogliono!
Es. donazioni à possono incidere in modo svantaggioso nella sfera giuridica del donatario, creando pesi, rischi e ob-
blighi a suo carico. Disciplina particolare per remissione del debito: atto bilaterale, ma per non accettarla bisogna che
il debitore la rifiuti esplicitamente.
Atti unilaterali: si formano e producono effetti giuridici in base alla volontà di una sola parte, e non richiedono l’accordo
di nessun’altra parte (distinzione dipende da se e come esso produce effetti verso soggetti diversi dall’autore). Sono
unilaterali gli atti con effetti che incidono solo su situazioni giuridiche dell’autore (accettazione dell’eredità)
e quelli con effetti che incidono su situazioni giuridiche altrui, ma in modo non vincolante (procura, testa-
mento). Ci sono alcuni casi in cui hanno effetti che incidono pesantemente su situazioni giuridiche altrui (recesso
unilaterale)
o Atto patrimoniale – una delle funzioni principali è creare obbligazioni suscettibili di valutazione economica. Se fra
2 parti si forma un accordo con valore prettamente non patrimoniale, allora questo non è un contratto (es. matrimonio
≠ convenzioni matrimoniali à accordi con cui i coniugi regolano la proprietà dei beni che si acquisteranno durante il
matrimonio)
“contratto” ha 2 significati diversi:
Ø Atto – fattispecie
Ø Rapporto – insieme degli effetti giuridici prodotti dal contratto-fattispecie
È una categoria estremamente ampia ed eterogenea, all’interno della categoria generale è quindi necessario distinguere diverse sottocate-
gorie di contratti, ciascuna delle quali si presenta per qualche ragione differente dalle altre. Quindi si considerano 2 modi di classificazione:
1. Classificazione per tipi – distingue i contratti in relazione al modello di operazione giuridico-economica che il contratto realizza
2. Classificazione per categorie – distingue i contratti in base a varie caratteristiche significative, la cui presenza o meno suggerisce
di sottoporli a certe regole piuttosto che ad altre
Dalla definizione dell’art.1321 si ricava che i contratti possono essere:
§ Bilaterali
§ Plurilaterali
o Con comunione di scopo à diretti al conseguimento di uno scopo comune (es. contratti associativi)
o Senza comunione di scopo à ciascuna parte persegue uno scopo proprio, distinto e magari conflittuale rispetto agli
altri (es. cessione del credito, delegazione cumulativa, cessione del contratto, transazione tra 3+ litiganti)
La disciplina del contratto si divide in 2 grandi settori:
1) Disciplina generale – 1321 – 1469, titolo II del IV libro “Dei contratti in generale”
2) Discipline dei singoli tipi contrattuali – 1470-1986 titolo III del IV libro “Dei singoli contratti” + altri libri del codice+ leggi speciali
è Normalmente i si cumulano, se sono in contrasto prevale la norma sul singolo tipo contrattuale (criterio di specialità)
Le regole del contratto si applicano anche a atti unilaterali fra vivi aventi contenuto patrimoniale, a 2 condizioni:
1. Applicazione non esclusa da qualche norma di legge
2. Norme sul contratto siano compativili con l’atto unilaterale da regolare
Uno dei principali problemi relativi all’ambito di applicazione della disciplina del contratto, riguarda i contratti di cui è parte lo Stato o un
altro ente pubblico, il fenomeno è regolato in parte dal diritto pubblico e in parte dal diritto privato:
Ø Fase che precede e prepara il contratto à regolata dal diritto pubblico (procedimento amministrativo)
Ø Contratto stipulato à diritto privato

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24 FORMAZIONE E FORMA DEL CONTRATTO


Il contratto esiste quando si è formato/concluso à La “conclusione” del contratto è il suo inizio!
Ma quando si conclude un contratto?
Possiamo dire che generalmente si conclude quando le parti raggiungono un accordo, in seguito a una sequenza di comportamenti
umani, che deve risultare conforme al modello stabilito dalle norme (il quale può variare nel tempo e nello spazio). Anche all’interno
dello stesso ordinamento possono coesistere differenti schemi legali per la formazione del contratto; in Italia abbiamo uno schema
base e svariati schemi particolari, ciascuno dei quali regola la formazione di una determinata classe di contratti.
Dichiarazione contrattuale: esplicita manifestazione della volontà di fare il contratto, solitamente diretta “a una determinata persona”.
È un tipo di dichiarazione ricettizia (formano “atti ricettizi”)
|à per produrre effetti non basta che la dichiarazione sia emessa, gli effetti si producono solo se, e dal momento in cui, la dichiarazione
arriva a conoscenza del destinatario, che viene assimilata all’arrivo della comunicazione presso il suo indirizzo (art.1335). Il destina-
tario ha la possibilità di provare che, nonostante l’accettazione sia arrivata al suo indirizzo, egli è “stato, senza sua colpa, nell’impossibilità
di averne notizia”.
Dichiarazioni non ricettizie: non indirizzate a un destinatario, gli effetti degli atti si producono indipendentemente dalla conoscenza
che altri soggetti abbiano della dichiarazione (es. testamento)
Lo schema base – la legge individua le 2 componenti elementari della formazione del contratto: proposta e accettazione (tipiche dichiara-
zioni contrattuali). Una parte (proponente) formula una proposta all’altra parte (oblato) e questa accetta, se invece fa una controproposta
le parti si invertono.
“il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell’accettazione dell’altra parte” (art.1326)
è Proposta + accettazione giunta all’indirizzo del proponente (a meno che questo non provi che non ne ha avuto notizia
per colpa non sua)
Un’altra possibilità di escludere la formazione del contratto è dimostrare che l’accettazione è tardiva (giunta oltre il termine stabilito)
Schemi particolari:
- Contratto formato mediante esecuzione – contratti che richiedono di essere eseguiti senza bisogno di preventiva accettazione comu-
nicata al proponente à proposta + inizio dell’esecuzione (col limite che l’accettante deve dare prontamente avviso dell’iniziata
esecuzione, se no deve risarcire il danno)
- Contratto formato mediante proposta non rifiutata – nessuna obbligazione nasce a carico dell’oblato (contratti con obbligazioni del
solo proponente) es. fideiussione, opzione, prelazione gratuite à proposta + silenzio dell’oblato
- Contratto formato mediante consegna della cosa – il contratto è concluso col consenso delle parti anche se l’esecuzione prevede la
consegna della cosa. Si chiamano contratti consensuali e si differenziano dai contratti reali che, invece, richiedono anche la
consegna della cosa (es. mutuo, comodato, deposito, pegno, …)
- Adesione a contratto aperto – entrata nel contratto, aggiungendosi alle parti che in origine l’hanno formato (es. contratti associativi).
Adesione = accettazione della proposta, contenuta nella clausola di apertura del contratto originario. In base ad essa il contratto può
formarsi:
o Secondo le modalità previste dal contratto (se previste)
o Quando l’adesione giunge all’organo “costituito per l’attuazione del contratto” / tutti i contraenti originari (se non c’è l’or-
gano)
- Offerta al pubblico – particolare tipo di proposta che ha la caratteristica di essere indirizzata non a un destinatario determinato, ma
a una collettività indeterminata di possibili destinatari. L’offerta la pubblico può valere come proposta contrattuale à per la forma-
zione basta l’accettazione di un interessato, ma con dei limiti:
o L’offerta deve contenere gli estremi essenziali del contratto da concludere
o Il valore di vera e propria proposta non dev’essere escluso dalle circostanze e dagli usi (es. annuncio immobiliare), altrimenti
essa vale come invito a proporre (inversione ruoli)
Vicende della formazione del contratto
Proponente/accettante muore o diventa incapace:
- Dopo la conclusione del contratto à problema riguarda l’esecuzione (se ne occupa l’erede o il rappresentante)
- Prima della conclusione del contratto à proposta/accettazione perdono efficacia. Con 2 eccezioni:
o Proposta irrevocabile
o Se è imprenditore e il contratto riguarda l’esercizio di impresa (contratti relativi all’impresa hanno generalmente ca-
rattere impersonale). Eccezione all’eccezione:
§ Se il dichiarante è un piccolo imprenditore (nella piccola impresa domina la personalità)
§ Se lo richiedono la natura dell’affare o le circostanze (es. regolato in base a speciale rapporto di amicizia)
Revoca della proposta e dell’accettazione:
Ø Proposta revocabile fino al momento in cui il contratto risulta concluso (atto ricettizio). Se la revoca blocca la formazione del
contratto, ma l’altra parte ha già dato avvio all’esecuzione in buona fede, il revocante deve indennizzarla delle spese e delle perdite
causate da questo inizio di esecuzione. È revocabile anche l’offerta al pubblico.
Ø Accettazione revocabile “purché giunga a conoscenza del proponente prima dell’accettazione” (art.1328) à è un atto ricettizio
(revoca deve arrivare prima dell’accettazione)
Ci sono casi in cui la proposta non può essere revocata (“proposta irrevocabile”). L’irrevocabilità può essere stabilita dalla legge
(es. proposta di contratto con obbligazioni del solo proponente) oppure dallo stesso proponente, che volontariamente si obbliga a
tenere ferma la proposta per un certo tempo. Se il termine scade, la proposta resta in piedi ma diventa revocabile.
Opzione: accordo tra le parti (atto bilaterale) per cui il proponente si obbliga a tenere ferma la sua proposta per un determinato
tempo, con gli effetti dell’irrevocabilità della proposta (atto unilaterale). Il beneficiario solitamente dà/promette qualcosa in cambio,
“pagando” l’opzione. Se decide di accettare, il contratto si forma senza che il proponente possa in alcun modo fermarlo (diritto pote-
stativo di chi ha l’opzione). L’opzione è cedibile.
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Prelazione: diritto di essere preferito a chiunque altro, a parità di condizioni, nella conclusione di un determinato contratto. Denun-
tiatio: dichiarazione con cui A comunica a B che intende vendere a certe condizioni, e gli chiede se vuole comprare a quelle condizioni.
È diversa dall’opzione in quanto può essere esercitata solo se la parte vincolata decide di vendere!
ü Prelazione convenzionale – nasce per la volontà degli interessati, ha efficacia obbligatoria (attribuisce al titolare un diritto
di credito) à non è opponibile ai terzi
ü Prelazione legale – disposta dalla legge (es. p. del coerede per la vendita di quote ereditarie da parte degli altri coeredi, p.
del conduttore per la vendita dell’immobile locato con destinazione non abitativa). Ha efficacia reale à è opponibile ai terzi
La formazione progressiva del contratto: l’accordo è formato anche se le parti non sono d’accordo su tutti i punti?
1) Il contratto non è concluso finché non si è raggiunto l’accordo su tutti gli aspetti del contratto considerati nella trattativa (sia
essenziali che secondari)
2) Se le parti considerano l’accordo parziale sufficiente a impegnarli contrattualmente, allora il contratto si conclude (nasce con
una lacuna, che si potrà colmare con un successivo accordo o con i meccanismi di integrazione legale del contratto)
Quando l’accordo parziale non è sufficiente a formare un contratto, dà luogo a una minuta/puntuazione (documento che indica i
punti già concordati) à ha valore giuridico? In certi casi può creare responsabilità precontrattuale
L’accordo parziale può essere rafforzato da lettere di intenti – dichiarazioni scambiate dalle parti con le quali loro stesse dichiarano
di essere d’accordo su alcuni elementi essenziali e si impegnano a proseguire la trattativa per perfezionare il contratto
Ripetizione del contratto: contratto già concluso e valido, che le parti rifanno in altra forma
Le trattative e la responsabilità precontrattuale: le legge regola i rapporti di trattative imponendo alle parti di comportarsi secondo buona
fede (correttezza e lealtà), chi non lo fa incorre nella responsabilità precontrattuale. La scorrettezza può consistere in: esercitare
sull’atra parte inganni/minacce, reticenza (nasconde info), conoscere e nascondere cause della nullità del contratto, abbandonare ingiusti-
ficatamente la trattativa (rottura della trattativa) à 2 requisiti: trattativa abbastanza avanzata da avere creato un ragionevole
affidamento nella conclusione del contratto, rottura avvenuta senza una seria giustificazione.
è Risarcimento del danno corrispondente all’interesse negativo (danno che deriva dall’avere intrapreso la trattativa finita
male, comprendente le spese inutilmente fatte e la perdita di occasioni alternative). Non è risarcibile l’interesse positivo à
causato dal mancato raggiungimento del risultato contrattuale (danno risarcibile in base alla responsabilità per inadempimento
dell’obbligazione nata dal contratto)
Volontà e manifestazione di volontà: la volontà da sola non basta per formare il contratto, è necessario che questa venga manifestata
all’esterno con mezzi oggettivi, così da diventare socialmente conoscibile (manifestazione di volontà). La manifestazione può essere
espressa (attraverso segni del linguaggio) oppure tacita (con segni ≠ dal linguaggio, es. salita sull’autobus) à gesto che forma il contratto e
allo stesso tempo lo attua “negozio di attuazione”. La manifestazione tacita di volontà si definisce comportamento concludente,
intendendosi le azioni del soggetto che, nel quadro delle circostanze date, segnalano chiaramente la sua volontà contrattuale (con la “pote-
statio” il soggetto può esplicitare che il suo comportamento non va inteso in un certo significato, ma non è sempre possibile esercitarla! Es.
sono salito sull’autobus, non posso dire che non voglio concludere quel contratto, in quanto il comportamento è già attuativo). Ma dire che
la volontà può manifestarsi anche tacitamente non significa che il silenzio vale generalmente come manifestazione di volontà; di per sé il
silenzio è assenza di segni e quindi non manifesta alcuna volontà à può portare alla formazione del contratto solo in casi particolari e per
particolari ragioni che lo giustificano (legge, precedente accordo tra le parti).
Contratti formali: funzioni della forma
In Italia vale generalmente il principio della libertà della forma: la manifestazione della volontà contrattuale non richiede modalità
particolari, ma può avvenire con qualunque modalità idonea a comunicarla e farla comprendere à snellire compimento di operazioni eco-
nomiche. Tuttavia ci sono delle eccezioni: per alcuni contratti la legge richiede che la volontà si espressa attraverso particolari modalità
espressive – questi sono i contratti formali (o a forma vincolata), che si contrappongono a quelli informali (o a forma libera). Documenti:
Scrittura privata Atto pubblico
- Trasferiscono la proprietà di immobili - Contratti che costituiscono società di capitali
- Modificano, creano, estinguono diritti reali su immobili - Convenzioni matrimoniali
- Attribuiscono diritti (non reali) di godimento di immobili di - Donazioni (presenza di 2 testimoni)
durata ultranovennale
- Contratti della PA

La forma della scrittura è rispettata anche se la volontà delle parti Richiede anche l’intervento del notaio o di un altro pubblico uffi-
non è manifestata in un unico documento, ma lo è in documenti ciale
separati. Qualche volta la scrittura non basta e dev’essere integrata
da altri elementi

Funzioni della forma: garantire certezza sull’esistenza e sul contenuto del contratto (ridurre dubbi e liti a riguardo), proteggere il contraente
(es. donazione), rendere possibili i controlli sul contratto, possibilità di pubblicità è parliamo di rinascita del formalismo
La forma può essere richiesta:
ü Per la validità “ad sustantiam”, se costituisce un elemento essenziale del contratto. Quando manca il contratto è nullo!
ü Per la prova “ad probatoriem” – il contratto è valido e produce i suoi effetti, ne deriva solo la maggiore difficoltà, per la parte
interessata, di dare al giudice la prova del contratto à limitazione dei mezzi di prova (no testimoni o presunzioni, solo
giuramento deferito a controparte o confessione di questa!) es. assicurazione, transazione
Forme convenzionali: una particolare forma della dichiarazione di volontà è richiesta non per previsione di legge, ma per accordo delle
parti interessate (detto patto sulla forma). Se il patto è fatto per iscritto, la legge presume che la forza convenzionale sia voluta per la validità
dell’atto, e non solo per la prova. Non vanno confuse con le altre formalità che le norme possono richiedere per determinati contratti
(pubblicitarie, adempimenti fiscali, …)
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D.lgs. 82/2005 codice dell’amministrazione digitale


Documento informatico è equiparato al documento cartaceo, ma il suo valore giuridico dipende dal grado di affidabilità della firma apposta
su esso. Vengono in gioco 3 tipi di firma:
Ø Firma elettronica semplice – qualunque insieme di dati in forma elettronica che consentono di riferire il messaggio a un
determinato autore
Ø Firma elettronica qualificata – maggiore sicurezza riguardo la genuinità della provenienza del documento
Ø Firma digitale – procedura di validazione con chiavi asimmetriche à sicuro
Le ultime due equivalgono a scrittura privata, la firma digitale autenticata dal notaio vale come scrittura privata autenticata. Può valere
anche come atto pubblico purché abbia la firma digitale del notaio.
Il documento informatico che non segue queste modalità non soddisfa il requisito della forma scritta, ma è pur sempre un documento che
incorpora una dichiarazione di volontà contrattuale à può formare contratti (es. commercio elettronico)

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25 RAPPRESENTANZA
è possibile che i contratti siano formati da soggetti che non sono quelli direttamente interessati ad essi à sostituzione: A sostituisce B nella
conclusione del contratto. Con la rappresentanza il contratto è fatto da un soggetto (rappresentante), ma gli effetti si producono in capo a
un altro soggetto (rappresentato), perché riguardano le situazioni giuridiche di quest’ultimo.
“il contratto concluso dal rappresentante… produce direttamente effetto nei confronti del rappresentato” (art.1388)
È una figura molto importante, soprattutto nella vita economica e sociale odierna, dominata da divisione e specializzazione del lavoro.
Nel contratto fatto in rappresentanza il rappresentante è la parte in senso formale, mentre il rappresentato è quella in senso sostanziale.
Stati soggettivi rilevanti: buona/mala fede, conoscenza/ignoranza, errore, minaccia, inganno à siccome il contratto è fatto dal rappre-
sentante, bisogna vedere i suoi stati soggettivi rilevanti, non quelli del rappresentato. Ma questa regola non può spingersi fino a consentire
frodi del rappresentato a danno di terzi – “in nessun caso il rappresentato… in mala fede può giovarsi dello stato di ignoranza o di buona
fede del rappresentante” (art.1391)
Essendo che il rappresentato è la parte sostanziale “per la validità del contratto concluso dal rappresentante è necessario che il contratto
non sia vietato al rappresentato” (art.1389) à l’incapacità giuridica non può essere supplita dal rappresentante (≠ incapacità d’agire)
Il contratto ha effetto nei confronti del rappresentato solo se, nel concludere il contratto, il rappresentante dichiari alla controparte che in
quel contratto egli agisce non per sé, ma in nome e per conto del rappresentato (“spendita del nome” del rappresentato) – altrimenti
produce effetti nei confronti del rappresentante stesso. Non è vera e propria rappresentanza:
Ø La rappresentanza indiretta, in cui uno fa un contratto “per conto” di un altro, ma non anche “in nome” dell’interessato (no
spendita del nome, lo fa in nome suo)
Ø intervento di un nuncius (~ portavoce) – strumento usato dall’interessato per manifestare la propria volontà contrattuale. Il
nuncius può anche essere incapace di intendere e di volere, l’importante è che sia in grado di comunicare al destinatario la di-
chiarazione della parte
La rappresentanza può ricorrere per atti come:
– contratti
– atti unilaterali
– ricezione di atti (rappresentanza passiva) es. pagamento fatto al rappresentante del creditore
Ma esistono anche atti che sono esclusi, quali gli atti personalissimi che sono intimamente legati alla personalità dell’autore (matri-
monio, testamento, riconoscimento del figlio extramatrimoniale)
Ma da chi, e come, il rappresentante riceve l’abilitazione a fare atti che producono effetti sul patrimonio altrui? “il potere di rappresentanza
è conferito dalla legge o dall’interessato” (art.1387)
ü Rappresentanza legale – la legge stabilisce che in certi casi un soggetto non può compiere personalmente gli atti che lo riguar-
dano ma dev’essere sostituito e stabilisce come individuare il rappresentante à no autonomia dell’interessato: non decide se e da
chi farsi sostituire (es. incapaci d’agire, fallitoàcuratore fallimentare, opera nell’interesse dei creditori ≠ da altri rappresentanti
che operano nell’interesse del rappresentato)
ü Rappresentanza volontaria – l’interessato decide se e da chi farsi rappresentare à procura (atto che conferisce il potere di
rappresentanza)
ü Rappresentanza organica – il soggetto rappresentato è un’organizzazione, deve per forza dotarsi di rappresentanti ma questi
possono essere liberamente scelti dagli interessati
Procura: atto unilaterale con cui l’interessato conferisce volontariamente al rappresentante il potere di rappresentarlo à non ricettizio: non
si indirizza propriamente al rappresentante, ma opera piuttosto verso i terzi con i quali il rappresentante può contrattare in nome del rap-
presentato. Chi la conferisce deve avere la capacità d’agire, ma chi la riceve basta che abbia la capacità naturale (di intendere e di volere) nel
momento in cui compie l’atto per il rappresentato.
La procura può richiedere una forma particolare: la stessa forma prevista dalla legge per il contratto che il rappresentante conclu-
derà. Se non c’è vincolo di forma può esserci anche la procura tacita (fatti concludenti). Di solito viene attribuita nell’interesse del
rappresentato, ma può essere anche attribuita in quello del rappresentante.
§ Procura generale – autorizza il rappresentante a compiere tutti gli affari del rappresentato
§ Procura speciale – riguarda uno o più affari determinati e può imporre ulteriori limiti riguardo gli atti (es. può comprare ma
non vendere, …)
Normalmente si inserisce in un rapporto sottostante fra rappresentante e rappresentato, che la giustifica à “rapporto di gestione”
perché impegna il rappresentante a gestire interessi del rappresentato. Ma il potere di rappresentanza e il rapporto sottostante sono
distinti tra loro, infatti producono effetti diversi e si possono scindere, sono comunque pur sempre collegati in questo il primo è strumen-
tale al secondo e non può conservare vita autonoma, indipendentemente da questo.
Estinzione della procura:
v Venire meno del rapporto sottostante
v Morte del rappresentante/rappresentato
v Rinuncia del rappresentante
v Revoca del rappresentato – non ammessa in caso di procura irrevocabile (es. procura data nell’interesse del rappresentante)
Nelle situazioni di rappresentanza può succedere che si crei un contrasto tra l’interesse del rappresentato e l’interesse del 3°; il rappresen-
tante è tenuto a agire nell’interesse del rappresentato, se viola questo obbligo e agisce in modo da avvantaggiare non il rappresentato, ma
sé stesso un 3° allora si crea un conflitto d’interessi con il rappresentato.
è A quale interesse dobbiamo dare preferenza? Il criterio è la conoscenza/conoscibilità del conflitto d’interessi da parte
del 3°. Se questo lo conosceva, allora il contratto è annullabile, altrimenti no (tutela dell’affidamento)
Ipotesi estrema: contratto sé stesso à nel contratto concluso dal rappresentante in nome del rappresentato la controparte è il rappre-
sentante medesimo, il quale agisce per sé o come rappresentante di un altro soggetto. È annullabile su richiesta del rappresentato, salvo

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che: egli abbia autorizzato il rappresentante a contrarre con sé stesso o abbia predeterminato il contenuto del contratto, così da escludere
la possibilità di conflitto d’interessi.
Revoca/modificazione della procura: il rappresentato è libero di cancellare o ridurre i poteri di rappresentanza conferiti al rappresentante,
ma ha l’onere di portare a conoscenza dei terzi, con mezzi idonei, la nuova situazione! Se non lo fa, per respingere gli effetti del
contratto dell’ex rappresentante deve provare che il 3° era in mala fede e sapeva che la procura era stata revocata/modificata; senza questa
prova, revoca e modificazioni “non sono opponibili a terzi”.
Difetto di rappresentanza (o rappresentanza senza potere): un falso rappresentante fa, in nome del preteso rappresentato, un
contratto che non è mai stato autorizzato a fare. La situazione è disciplinata da alcune regole:
1) Inefficacia del contratto – non produce effetti nei confronti del preteso rappresentato e neppure verso il falso rappresentante
2) Possibilità di ratifica del contratto – preteso rappresentato può rendere efficace il contratto tramite atto unilaterale (rati-
fica), richiede la forma scritta ed è un atto ricettizio (produce effetto quando giunge al 3°). Gli effetti del contratto sono retrodatati
al momento del contratto (retroattività della ratifica), ma col limite che non deve intaccare “i diritti dei terzi”.
3) Crea una situazione di incertezza perché non si sa se il preteso rappresentato ratificherà o meno. Per evitare che si protragga:
a. Il falso rappresentante e terzo contraente possono sciogliere consensualmente il contratto
b. Il terzo può fare un interpello al preteso rappresentato, dandogli un termine entro cui ratificare o meno
4) Responsabilità del falso rappresentante verso il 3° contraente – se la ratifica non avviene quest’ultimo resta danneg-
giato à risarcimento del danno da lui sofferto per avere confidato senza sua colpa nella validità del contratto ~ responsabilità
precontrattuale (danno negativo)
Deroga: principio di apparenza (rappresentante apparente) – il preteso rappresentato è vincolato al contratto col terzo quando
ricorrono 3 condizioni:
1. Apparenza di poteri rappresentativi
2. Imputabilità di tale apparenza al preteso rappresentato
3. Affidamento incolpevole del 3°
Contratto per persona da nominare: un contraente si riserva di comunicare successivamente a controparte il nome della diversa per-
sona che acquisterà i diritti e assumerà gli obblighi del contratto à non viene speso il nome nella conclusione del contratto. Se poi il
contraente fa dichiarazione di nomina, gli effetti contrattuali si producono nei confronti del nominato e in modo retroattivo – a condizione
che:
§ Nomina tempestiva (secondo accordo o entro 3 giorni)
§ Nomina e accettazione o procura siano fatte della stessa forma del contratto
Se la nomina non viene fatto, o non è valida per mancanza di qualche requisito, il contratto produce effetti fra i contraenti originari.
Può essere che ci sia il desiderio del vero interessato di non comparire nelle trattative e nella conclusione del contratto o per realizzare
un risparmio fiscale (es. su imposta di registro)
Contratto per conto di chi spetta: es. è incerto chi abbia diritto alla consegna delle cose trasportate, il vettore può depositarle o venderle
(se deperibili) per conto di chi risulterà l’avente diritto. à chi fa il contratto non è il vero interessato all’operazione, questo di determinerà
in seguito.

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26 GLI ELEMENTI DEL CONTRATTO


Glie elementi essenziali del contratto sono:
Ø Accordo
Ø Causa
Ø Oggetto
Ø Forma
L’oggetto del contratto (o contenuto del contratto): è costituito dalle prestazioni contrattuali (impegni che il contratto mette a carico
della parte). Spesso riguardano un determinato bene, tuttavia l’oggetto del contratto non è il bene, ma è la prestazione relativa a quel bene
(in molti casi la prestazione non riguarda nessun bene). I requisiti dell’oggetto sono:
– Possibile – non può prevedere prestazioni irrealizzabili in senso materiale, tecnico o giuridico. Non è impossibile l’oggetto con-
sistente nella prestazione di una cosa futura, tranne i casi vietati dalla legge.
– Lecito – non può prevedere prestazioni vietate dall’ordinamento giuridico, perché contrastanti con valori o interessi dell’ordi-
namento stesso. I criteri di illiceità (art.1343) sono:
o Norme imperative – limitano la libertà contrattuale delle parti: vietano di fare determinati contratti o impongono
che il contratto abbia certi contenuti à proteggere valori fondamentali/interessi generali. Sono dettagliate e specifiche,
individuano con precisione i contratti e i contenuti contrattuali vietati – ma è una debolezza in quanto possono esistere
contratti che meritano la disapprovazione dell’ordinamento giuridico, ma non risultano contrari a nessuna particolare
norma imperativa, per questo ci sono altri 2 criteri;
o Ordine pubblico – principi e valori che formano l’organizzazione politica ed economica della società, stanno a fon-
damento dell’intero ordinamento giuridico, pur senza essere espressamente enunciati in nessuna norma giuridica. La
loro base normativa è ricavabile da principi/norme della Costituzione
o Buon costume – insieme delle regole di comportamento non scritte, ma riconosciute come vincolanti secondo la
coscienza etica diffusa nella società e la cui violazione sarebbe generalmente avvertita come immorale o indecente. Si
lega principalmente alla morale sessuale e all’etica professionale.
– Determinato/determinabile – il contratto non può prevedere prestazioni che attribuiscono a una parte vantaggi indefiniti, e
all’altra parte, correlativamente, sacrifici altrettanto indefiniti à dubbio sulla serietà dell’accordo, impossibilità nell’applicare i
rimedi diretti ad attuare i diritti delle parti in caso di controversia. Determinabile: possibilità di riferirsi a criteri o elementi esterni
al contratto stesso, che permettono o permetteranno di determinare la prestazione contrattuale (contratto per relationem).
Anche l’oggetto di un contratto formale può essere determinabile per relationem (basta che cioè che è va determinato per rinvio
sia un aspetto non essenziale dell’oggetto).
Un caso particolare di contratto per relationem è quello in cui la “relatio” è costituita dalla successiva decisione di un terzo (ar-
bitratore), a cui le parti affidano la determinazione dell’oggetto del loro contratto à arbitraggio, può seguire 2 schemi:
1. Il terzo deve procedere con equo apprezzamento (decidere in modo ragionevole), la decisione può essere impugnata se
risulta manifestatamente iniqua/erronea
2. Le parti sono rimesse al mero arbitrio del terzo (gli danno carta bianca) à impugnabile solo provando la mala fede, se
il terzo non decide e le parti non si accordano per sostituirlo, il contratto è nullo
La causa del contratto: sappiamo che qualsiasi spostamento di ricchezza dev’essere giustificato, la causa è la ragione giustificativa degli
spostamenti patrimoniali realizzati con contratto. In relazione alla diversa causa che può giustificare i vari contratti, questi si classificano
in diverse categorie:
Vantaggi e sacrifici economico-giuridici:
Ø Contratti onerosi – entrambe le parti sostengono un sacrificio per avere in cambio un vantaggio (causa: “dare per avere”)
Ø Contratti gratuiti – solo una parte sostiene un sacrificio, mentre l’altra parte consegue il vantaggio corrispondente senza affron-
tare alcun sacrificio. Anch’essi hanno una causa: la ragione per cui la parte sacrificata accetta di affrontare il sacrificio (desiderio
di favorire il beneficiario, generosità, aspettativa di vantaggi diretti e indiretti, …)
Alcuni tipi di contratti sono essenzialmente gratuiti (non possono non esserlo, se non lo fossero non sarebbero quel tipo di contratto
es. donazione, comodato) e essenzialmente onerosi (es. vendita, locazione), altri possono essere sia onerosi che gratuiti (es. trasporto,
mandato, mutuo, deposito)
Realizzazione dell’interesse delle parti:
Contratti con prestazioni corrispettive – vantaggi e sacrifici delle parti sono interdipendenti, ciascuna delle prestazioni e2
fatta e ricevuta come diretta contropartita dell’altra: la prestazione sta a fronte di una controprestazione. Si chiamano anche
contratti si scambio/sinallagmatici (dal greco, “synallagma” = scambio) – ciascuna delle parti persegue un proprio scopo diso-
mogeneo rispetto allo scopo dell’altra.
Contratti associativi – caratterizzati da uno scopo comune alle parti, perseguito mediante un’organizzazione (società, associa-
zione). Appartengono ai contratti con comunione di scopo, ma il contratto associativo non è necessariamente plurilaterale. I
contratti associativi sono onerosi: ogni parte affronta un sacrificio in vista di un vantaggio; ma non sono prestazioni corrispettive,
il vantaggio di uno è il vantaggio di tutti gli altri.
Esposizione al rischio:
ü Contratti commutativi: le prestazioni dovute e attese delle parti sono certe e non determinate dal caso
ü Contratti aleatori: rischio (alea) che un evento incerto o ignoto incida sulla stessa esistenza o consistenza della prestazione
dovuta da una parte, e attesa dall’altra (es. assicurazione, non so se dovrò risarcire i danni; rendita vitalizia; gioco; scommessa).
o Contratti aleatori per natura, alea caratteristica essenziale di un determinato tipo di contratto
o Contratti aleatori per volontà delle parti (compravendita normalmente commutativa) – es. compro uva futura,
ma non so come sarà il raccolto! à vendita “di speranza”
Ai contratti aleatori non si applicano i rimedi contrattuali della rescissione per lesione e della risoluzione per eccessiva
onerosità sopravvenuta.

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Causa in senso tipico: funzione economico-sociale del contratto stesso – caratteri essenziali del tipo di operazione che il con-
tratto realizza, e in ragione dei quali l’ordinamento ritiene giustificato gli spostamenti patrimoniali che ne derivano.
Causa in senso concreto: specifici interessi che costituiscono la specifica ragione giustificativa di quel determinato contratto à
la giurisprudenza le dà maggiore importanza quando causa manca/è illecita
Mancanza della causa à nullità!
Negozio astratto: negozio che non indica la propria causa, non è indicata la ragione giustificante lo spostamento di ricchezza,
ma non è escluso che questa ci sia. Alcuni ordinamenti giuridici ammettono il negozio astratto (es. tedesco) à si presume che ci
sia una causa, benché ignota. (tutela i terzi e rende più sicura la circolazione giuridica), in Italia vige il principio dell’inammissi-
bilità del negozio astratto rivolto a trasferire diritti (à nullità), ma è permesso per quanto riguarda l’assunzione di obblighi (dai
quali ci si può svincolare provando che questi non hanno una causa. Vedi in seguito la differenza tra astrazione processuale e
astrazione sostanziale.
Illiceità della causa: disapprovata dall’ordinamento giuridico, il senso stesso dell’operazione è disapprovato perché in contra-
sto con l’interesse generale/valori meritevoli di tutela ànullità
Causa≠motivo à particolare interesse soggettivo (bisogno, desiderio, aspettativa) che spinge ciascun contraente a fare il con-
tratto, ma resta estraneo alla ragione giustificativa del contratto stesso, oggettivamente considerata. Causa à elemento oggettivo
che appartiene a tutte le parti, motivo à chiuso nella sfera particolare di una parte
è Rilevanza della causa, irrilevanza dei motivi (solo i problemi riguardanti la causa possono influenzare la sorte del
contratto)

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27 IL REGOLAMENTO CONTRATTUALE
Il contratto serve alle parti per sistemare i propri interessi, o meglio per regolarli à il contratto è l’autoregolamento degli interessi delle
parti. Regolamento contrattuale: insieme delle regole che il contratto detta alle parti, e che esprimono gli impegni e i risultati legali previsti
come sistemazione dei loro interessi (è il contratto stesso considerato non come atto, ma come rapporto).
Chi determina il regolamento contrattuale? Da quali fonti derivano le diverse regole? È determinato da più fonti diverse, che operano con-
giuntamente;
Ø Fonte autonoma – volontà delle parti
Ø Fonti eteronome – operano a prescindere dalla volontà delle parti, danno luogo all’integrazione del contratto
La fonte autonoma: in prima battuta, determinare il regolamento contrattuale spetta alle parti, titolari degli interessi che il contratto serve
a regolare à principio di libertà contrattuale e dell’autonomia privata; riconoscimento ai privati del potere di conformare i propri rapporti
patrimoniali secondo le proprie inclinazioni e i propri interessi, dunque secondo la propria volontà, senza subite imposizioni di autorità
esterne (libertà di iniziativa economica privata, art.41 Cost.).
Art. 1322 “Autonomia contrattuale” è:
1. Libertà di decidere se fare o meno un contratto
2. Libertà di scegliere la controparte contrattuale
3. Libertà di determinare il contenuto del contratto
4. Libertà di scegliere il tipo di contratto o di fare contratti atipici
Tipi legali: schemi di contratti previsti e regolati dalla legge à contratti tipici/nominati (individuabili con il nome del tipo) – ma
qualche volta le parti possono non trovare un contratto che sia idoneo a realizzare il loro programma, allora possono creare dei contratti
atipici/innominati (NB diritti reali sempre solo tipicità!), ma con un limite: devono essere diretti a realizzare interessi meritevoli di
tutela secondo l’ordinamento giuridico à non devono avere causa/oggetto illecito.
è Sono necessari per le attività economiche che hanno bisogno di rapidità, non possono attendere che il legislatore introduca nuovi
contratti tipici (trasformazione da tipi sociali a tipi legali) es. tipicizzati 1991 factoring, 2004 franchising
Qualificazione del contratto: operazione logica mediante cui si stabilisce che la fattispecie contrattuale corrisponda a un tipo legale
piuttosto che a un altro, oppure che sia un contratto atipico in quanto non riferibile a nessun tipo legale.
Può accadere che per realizzare il programma le parti non possano accontentarsi di un solo tipo legale à contratto misto, contratto nel
quale si combinano prestazioni caratteristiche di diversi tipi legali (es. portierato, parcheggio, residence), ma quali regole si applicano? Ci
sono dei criteri:
Ø Criterio dell’assorbimento – si applicano le regole del tipo che risulta prevalente
Ø Criterio della combinazione – a ciascuna prestazione tipica si applicano le regole del tipo corrispondente
è Compromesso: criterio dell’assorbimento, temperato col criterio della combinazione
Contratti collegati: 2+ contratti distinti che sono “collegati” nel senso che l’esistenza e la funzionalità congiunta di entrambi sono neces-
sarie per realizzare l’operazione programmata dalle parti. Ciascun contratto si giustifica anche attraverso l’altro e senza l’altro non avrebbe
il senso che le parti hanno inteso dargli à se uno presenta dei problemi che ne mettono in discussione gli effetti, vengono messi in discus-
sione anche gli effetti dell’altro contratto
Le parti determinano innanzitutto gli elementi essenziali del contratto: quegli aspetti del regolamento contrattuale che definiscono i
punti chiave dell’operazione (causa e oggetto, quanto meno nelle linee fondamentali) e le attribuiscono il suo senso. Di solito prevedono
anche gli aspetti marginali/accessori dell’operazione (elementi non essenziali) à queste previsioni sono le clausole del contratto e il
regolamento contrattuale è formato principalmente da queste.
Il testo del contratto può essere di significato incerto, in quanto oscuro (non si percepisce il significato) o ambiguo (si percepiscono più
significati diversi e incompatibili) à può nascere un conflitto, ma è risolvibile attraverso l’interpretazione del contratto da parte del
giudice, la quale viene fatta secondo dei criteri (criteri legali d’interpretazione):
ü Criteri d’interpretazione soggettiva – accertare la “comune intenzione delle parti”, anche al di là del senso letterale delle parole
o Criterio del comportamento complessivo delle parti – come si sono comportate? Anche in seguito alla conclu-
sione del contratto
o Criterio dell’interpretazione contestuale – ciascuna clausola va interpretata alla luce delle altre clausole
Può accadere che l’interprete non riesca a ricostruire in nessun modo la “comune intenzione”, allora ricorre ai:
ü Criteri d’interpretazione oggettiva: puntano a attribuire al contratto il senso più rispondente a valori di ragionevolezza, funzio-
nalità, equità
o Criterio dell’interpretazione secondo buona fede – significato che sarebbe scelto da un contraente corretto e
leale
o Criterio della conservazione – significato che attribuisce al contratto qualche effetto
o Criterio degli usi interpretativi – significato conforme a quanto generalmente si pratica nel luogo di conclusione
del contratto
o Criterio dell’interpretazione “contra stipulatorem” – il testo predisposto unilateralmente da una parte va in-
teso nel senso più favorevole all’altra
o Regole finali – il contratto gratuito va inteso nel senso meno gravoso per l’obbligato e quello oneroso nel senso di
bilanciare equamente gli interessi delle parti
Integrazione del contratto: fenomeno per cui il regolamento contrattuale può essere determinato anche da fonti eteronome, esterne
alla volontà delle parti à art.1374 “il contratto obbliga le parti non solo a quanto è nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conse-
guenze che ne derivano secondo legge o, in mancanza secondo gli usi e l’equità”. Dal punto di vista della logica che la ispira, possiamo
distinguere:
Ø Integrazione suppletiva – rispettare e favorire le scelte dell’autonomia privata
Ø Integrazione cogente – contrastare le scelte dell’autonomia privata (assetto contrattuale contrario all’interesse generale)
Dal punto di vista degli agenti che operano come fonti di integrazione, distinguiamo:

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Integrazione legale – si realizza mediante norme giuridiche


Integrazione giudiziale – valutazioni e decisioni del giudice
Nella formazione del contratto è pressoché impossibile che le parti riescano a prevedere e regolare proprio tutti i punti che possono venire
in gioco nello svolgimento del rapporto: qualche lacuna è inevitabile. A risolverle provvede la legge attraverso le norme dispositive: le
parti possono “disporne” e cioè hanno la libertà di metterle fuori gioco adottando soluzioni diverse da quelle in esse suggerite (anche dette
norme derogabili/suppletive à suppliscono a un difetto di previsione delle parti, riempiendo una lacuna da esse lasciata nel regola-
mento concordato)
Lo stesso ruolo delle norme suppletive hanno gli usi:
Ø Usi normativi (consuetudini) – fonti del diritto, se una consuetudine vigente in un particolare ambito prescrive che una certa
prestazione contrattuale debba farsi con certe modalità, queste modalità sono obbligatorie per la parte tenuta alla prestazione,
anche se il contratto non dice nulla a riguardo
Ø Usi contrattuali (clausole d’uso) – regole che corrispondono alla prassi prevalente nei contratti di un certo settore/impresa,
possono anche non essere assistite dalla convinzione di doverosità giuridica
è In altri casi, la legge invece di colmare la lacuna con una norma dispositiva, affida al giudice il compito di integrare il regolamento
incompleto: es. fissazione di un termine, quando arbitratore non svolge adeguatamente il suo ruolo, quando non sia fatta la scelta fra
le diverse prestazioni dedotte in obbligazione alternativa, …
Quando non c’è nessuna norma dispositiva che copra la lacuna, allora il regolamento va integrato in base ad equità e buona fede
(fatto da un giudice).
Equità= giustizia nel caso singolo, il giudice può determinare qualche aspetto del regolamento, applicando la soluzione che appare
la più equilibrata alla luce delle caratteristiche concrete del rapporto contrattuale in presenza delle quali il contratto è stato fatto
e dev’essere eseguito
Buona fede= correttezza delle parti
à il giudice non può modificare d’autorità il regolamento contrattuale, può soltanto determinarlo nelle parti in cui non è stato
previsto dalle parti secondo appunto questi criteri
Diverse dalle norme dispositive sono le norme imperative, le quali intervengono anche contro l’esistente volontà delle parti e in mancanza
di lacune à persegue un interesse generale, che deve prevalere sull’interesse particolare dei contraenti (le parti non possono inserire clau-
sole contrarie alle norme imperative, chiamate anche norme inderogabili) à principio della sostituzione automatica – al posto
della clausola che viola la norma imperativa viene inserita quest’ultima.
Può essere che l’interesse generale perseguito dalla norma imperativa s’identifichi con l’interesse della categoria economico-sociale cui
appartiene una delle parti à norme derogabili solo in un senso – derogabili solo in senso più favorevole alla parte protetta (es. prote-
zione dell’assicurato per alcune norme sul contratto di assicurazione)
La libertà contrattuale può venire ristretta, per esempio riguardo; libertà di determinare il contenuto del contratto, libertà di fare contratti
atipici, libertà se fare o meno un contratto, libertà di scelta della controparte contrattuale, … à con lo Stato sociale
Stato liberale: assoluta libertà di iniziativa economica privata e assoluta libertà contrattuale
Stato sociale: lo Stato deve assicurare ai cittadini libertà e uguaglianza non solo in senso formale, ma anche in senso sostanziale.
La disuguaglianza economico-sociale si traduce in una disparità di potere contrattuale, per rimediarvi la legge tratta in modo
diverso le 2 parti, secondo ragionevolezza

Costruzione del regolamento contrattuale:


1) Accordo tra le parti – determinazione volontaria del regolamento + interpretazione del contratto
2) Qualificazione à tipologia/atipicità
3) Integrazione à norme (dispositive e imperative) /giudice integrano le lacune lasciate dalle parti

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28 GLI EFFETTI DEL CONTRATTO E IL VINCOLO CONTRATTUALE


Effetti del contratto à contratto come rapporto. Il contratto è la fattispecie che produce i relativi effetti, corrispondenti al regolamento
contrattuale. A seconda del tipo di effetti che producono, si identificano varie categorie di contratti:
Ø Contratti di attribuzione – determinano spostamenti patrimoniali fra le parti, perché modificano le loro situazioni giuridiche
Ø Contratti di accertamento – non determinano spostamenti patrimoniali fra le parti, si limitano a chiarire quali sono le situa-
zioni giuridiche preesistenti, che non vengono toccate ma solo accertate
¨ Contratti con effetti obbligatori – gli effetti si esauriscono nel generare debiti/crediti
¨ Contratti con effetti reali – costituiscono o trasferiscono fra le parti diritti reali (e qualche altro diritto preesistente, non appar-
tenente alla categoria dei diritti reali) ≠ contratti reali (individuati in base al modo in cui si formano)
Nei contratti con effetti reali, la produzione degli effetti obbedisce a un criterio particolare à art. 1376 “si trasmettono e si acquistano per
effetto del consenso delle parti legittimamente manifestato”, principio che trova fondamento nel codice napoleonico. Il nostro ordinamento
si distacca da quello romano e tedesco, secondo cui il trasferimento della proprietà non si produce col semplice consenso, ma richiede
ulteriori adempimenti. In Italia vige il principio dell’effetto traslativo del consenso à questo basta per ritenere un contratto con-
cluso, esso è giustificato da ragioni economiche (smaterializzazione della ricchezza).
è individuare con precisione il momento del passaggio di proprietà del bene trasferito. È importante a vari fini:
- Se la cosa va distrutta prima, la perdita grava sul debitore, dopo, grava sul creditore
- Se la cosa produce danni a terzi ne risponde chi ne aveva la proprietà al momento del danno
- Finché la cosa è di proprietà del debitore può essere aggredita dai creditori di questo, quando invece la proprietà passa, la cosa è
garanzia patrimoniale dei creditori del compratore.
L’effetto traslativo incontra dei limiti:
¨ Non riesce a operare a causa di particolari caratteristiche del bene oggetto di trasferimento (es. si tratta di cose generiche)
o Quantità di cose generiche à trasferimento proprietà con l’individuazione della partita da fornire
o Cose da trasportare à attraverso consegna al vettore
o Bene futuro
o Bene altrui
è “Vendita obbligatoria” al momento riesce a produrre solo effetti obbligatori, non reali.
¨ Subisce una limitazione della sua portata per tutelare l’affidamento e la sicurezza della circolazione, spesso in connessione con
l’operare di mezzi di pubblicità (es. immobile, con contratto acquisto la proprietà, ma solo con la trascrizione questa è opponibile
ai terzi)
Contratti normativi: definire in via preventiva uno schema di regolamento contrattuale che dovrà essere uniformemente recepito in una
serie di contratti da concludere in futuro (aka contratto tipo/quadro). Es. contratto collettivo di lavoro
In base al modo in cui gli effetti contrattuali si producono nel tempo, i contratti si dividono in:
Ø Contratti con effetti istantanei – le prestazioni contrattuali si esauriscono in un atto o effetto puntualizzato nel tempo es.
vendita
o A esecuzione immediata – le prestazioni si attuano immediatamente, alla conclusione del contratto
o A esecuzione differita – le prestazioni contrattuali, o una fra esse, devono attuarsi in un momento posteriore alla
conclusione del contratto (es. dilazione di pagamento)
Ø Contratti di durata – le prestazioni contrattuali si sviluppano nel tempo
o A esecuzione periodica – le prestazioni vengono eseguite a intervalli periodici (es. pagamento canoni affitto)
o A esecuzione continuata – le prestazioni si realizzano in modo permanente e non frazionato (es. affitto)
Una volta concluso, il contratto getta un vincolo sopra le parti, le “impegna”: non possono più sottrarsi ai suoi effetti à “pacta sunt ser-
vanda” (i patti devono essere rispettati) art.1372 “Il contratto ha forza di legge tra le parti”, essendo appunto voluto delle parti (in forza
della libertà contrattuale), “autonomia” = potere di darsi da sé la propria legge. Se non valesse il principio del vincolo contrattuale, gli
impegni reciproci presi non avrebbero nessun valore. Ma in alcuni casi il vincolo può essere sciolto, per cause quali:
1. contratto difettoso
2. mutuo dissenso – accordo con cui le parti di un contratto decidono di sciogliere il contratto, cancellandone gli effetti à
art.1372 “Il contratto può essere sciolto per mutuo consenso”. Si chiama anche risoluzione convenzionale del contratto,
ed è a sua volta, un contratto (diretto a estinguere il rapporto giuridico patrimoniale corrispondente al contratto che si vuole
sciogliere)
3. recesso unilaterale – normalmente non è ammesso, a meno che ci sia:
a. recesso convenzionale – è previsto da una clausola del contratto stesso, spesso è accompagnato da una caparra
penitenziale (somma consegnata da una parte all’altra come “corrispettivo del recesso”. Conseguenze: contratti a
esecuzione continuata/periodica à non tocca le prestazioni già eseguite o quelle in corso; negli altri contratti à “finché
il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione” (art.1373)
b. recesso legale – potere di recedere unilateralmente, attribuito alla parte direttamente dalla legge. In genere sono i
contratti di durata a tempo indeterminato, e solitamente è richiesto un preavviso (se non viene dato, il recesso si
chiama recesso in tronco). Ma riguarda anche i contratti non a tempo indeterminato: la legge mira a tutelare un
soggetto del rapporto contrattuale, ritenuto più meritevole di tutela à trattamento asimmetrico delle parti, che può
manifestarsi:
i. potere di recesso attribuito a un solo contraente
ii. potere di recesso attribuito a entrambi, ma solo uno può esercitarlo in piena libertà, senza limiti e senza
bisogno di giustificazioni o motivazioni; l’altro avrà bisogno della “giusta causa”.
Qualche volta la legge lo chiama con nome diverso, es. dimissioni e licenziamento (contratto di lavoro), revoca del
mandato e degli amministratori della società, …
“ius variandi”: potere di una parte di modificare unilateralmente l’oggetto del contratto o qualche altro aspetto del regolamento contrat-
tuale. La legge accorda questo potere, in casi nei quali c’è una particolare esigenza di flessibilità del rapporto contrattuale (“ius variandi”

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legale), quando non previsto dalla legge, lo ius variandi può essere convenzionale (previsto da una clausola del contratto) – è ammesso
se accompagnato da limiti per tutelare contro il rischio di un suo esercizio irragionevole/iniquo.
Principio della relatività degli effetti del contratto: “il contratto non produce effetto rispetto ai terzi” (art.1372) à non sono opponi-
bili ai terzi! Ma non significa che gli effetti del contratto non possano incidere indirettamente sugli interessi di un terzo; significa che sul
terzo non può venire a gravare lo specifico vincolo creato dal contratto: le situazioni giuridiche del 3° non possono essere modificate. Il
contratto non può:
– creare obbligazioni a carico di un 3°
– impedire l’acquisto di un diritto da parte di un 3°
– disporre di un diritto del 3° à derogato dalle regole a tutela dell’affidamento e della sicurezza della circolazione (es. trascrizione)
Promessa del fatto del terzo: il contratto non può creare obbligazioni a carico di un terzo, infatti il 3° non è obbligato a dare/fare la
prestazione oggetto del contratto. Se egli rifiuta, risponde il promittente nei confronti del promissario, che ha diritto di farsi indenniz-
zare. C’è un’eccezione: locazione.
Patto di non alienare: se A si impegna con B a non cedere una cosa a terzi, ma poi la vende a C, l’acquisto di C non viene toccato perché
estraneo al rapporto tra A e B. Il contratto, producente effetti solo tra le parti, fa nascere un’obbligazione di A verso B. Gli effetti di producono
validamente solo a 2 condizioni:
1. l’inalienabilità risponda a qualche apprezzabile interesse della parte a favore della quale è pattuita
2. inalienabilità contenuta “entro convenienti limiti di tempo”
è diffidenza del legislatore per i vincoli che impacciano la libertà di circolazione dei beni
≠ divieti legali di alienazione: il legislatore giudica opportuno limitare la circolazione di determinati beni, in nome di qualche specifico
interesse.
Contratto a favore di terzo: contratto con cui una parte si obbliga a fare una prestazione in favore di un terzo indicato dall’altra parte.
La parte che si obbliga si chiama promittente, quella che riceve la promessa stipulante e il terzo beneficiario. Il contratto tocca diret-
tamente la sfera giuridica del terzo, attribuendogli un vero e proprio diritto (es. trasporto di cose, rendita vitalizia, assicurazione, …). Ma
non costituisce una deroga al principio di relatività del contratto perché attribuisce al terzo un vantaggio e comunque questo ha la possi-
bilità di rifiutare la prestazione. Dal contratto nasce immediatamente un diritto azionabile del terzo verso il promittente, ma l’acquisto
del diritto non è subordinato all’adesione del terzo: l’eventuale adesione non serve a realizzare l’acquisto, ma a renderlo effettivo. Prima
dell’adesione del terzo lo stipulante può revocare la stipulazione a suo favore (in caso di prestazione dopo la morte dello stipulante è sempre
revocabile anche dopo l’accettazione). Bisogna ricordare che l’interesse dello stipulante fa parte della causa del contratto (es. spirito di
liberalità, adempimento precedente obbligo, …). Il contratto può attribuire al terzo diritti reali? È incerto, comunque serve l’accettazione.
Cessione del contratto: A cede il suo contratto con B a C, con la conseguenza che C subentra al posto di A nel rapporto contrattuale con
B. A= cedente, B= contraente ceduto, C= cessionario. La cessione richiede 2 presupposti:
1. contratto a prestazioni corrispettive, non ancora completamente eseguite
2. consenso del contraente ceduto – si trova ad avere un’altra controparte, diversa da quella con cui aveva deciso di stipulare
il contratto (può anche essere preventivo)
è deroghe (cessione legale del contratto – non serve consenso del contraente ceduto)
o contratti aziendali, relativi all’azienda ceduta
o contratto di locazione della casa coniugale
È un contratto plurilaterale (3 parti), che dà luogo a 3 serie di rapporti:
– rapporti tra le parti originarie à cedente è liberato dalle sue obbligazioni verso il contraente ceduto dal momento del con-
senso/notificazione
– rapporti tra le attuali parti à contraente ceduto può opporre al cessionario le eccezioni fondate sul contratto oggetto di ces-
sione, ma non quelle relativa ad altri suoi rapporti col cedente
– rapporti fra le parti della cessione à il cedente è tenuto a garantire la validità del contratto ceduto, e può assumere la garanzia
dell’adempimento del contratto
Subcontratto: contratto derivativo che ricorre quando la parte di un contratto fa, con una diversa controparte, un altro contratto, il cui
oggetti si identifica, almeno in parte, con l’oggetto del primo, e lo presuppone.

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29 EFFETTI DEL CONTRATTO, INTERESSI DELLE PARTI E AUTONOMIA PRIVATA


Esistono strumenti con cui le parti, conformando in un certo modo il regolamento contrattuale, possono fare sì che la produzione degli
effetti operi secondo modalità diverse da quelle “normali”, così da manovrarli in modo da renderli più aderenti ai propri obiettivi e interessi.
ü Condizione – clausola che subordina gli effetti contrattuali al verificarsi di un avvenimento futuro e incerto.
o Sospensiva – blocca gli effetti del contratto, in attesa di vedere se l’evento da essa previsto si verificherà. È un caso di
fattispecie a formazione progressiva, per la produzione degli effetti contrattuali non basta la conclusione del contratto,
ma occorre l’ulteriore, successivo elemento costitutivo dal verificarsi della condizione
o Risolutiva – consente l’immediata produzione degli effetti contrattuali, ma li farà venire meno se l’evento da essa
previsto si verificherà
Esistono atti cui è vietato apporre condizioni à “actus legitimi” (matrimonio, riconoscimento figlio extramatrimoniale, …)
Possono classificarsi in relazione alla natura dell’evento futuro e incerto, da cui dipendono gli effetti del contratto:
- Potestativa – l’avveramento del fatto dipende dalla volontà di una delle parti
- Casuale – il verificarsi dell’evento è indipendente dall’iniziativa delle parti
- Mista – al verificarsi dell’evento concorrono insieme la volontà di una parte e circostanze estranee a questa
- Meramente potestativa – l’avveramento dipende dal puro e semplice arbitrio di una parte. Il contratto con condi-
zione sospensiva di questo tipo è nullo.
Può presentare 2 patologie:
• Illecita – contraria a norme imperative, ordine pubblico o buon costume – il suo inserimento nel contratto confligge
con interessi generali/valori fondamentali dell’ordinamento giuridico à il contratto è sempre nullo
• Impossibile – evento che ragionevolmente non può realizzarsi. Quanto al trattamento del contratto che la prevede
occorre distinguere:
o Condizione sospensiva à contratto nullo
o Condizione risolutiva à condizione si considera non apposta
Pendenza della condizione: concluso il contratto condizionato, permane l’incertezza sul verificarsi o meno dell’evento. Du-
rante la pendenza, le posizioni delle parti si configurano come; chi l’ha ceduto sotto condizione/chi l’acquistato sotto condizione
risolutiva per ora ha il diritto, la controparte ha invece un’aspettativa di diritto. Il titolare può esercitarlo compiendo atti di
diposizione, atti di amministrazione, atti di godimento à la controparte può compiere atti conservativi se questi fa uso negli-
gente o avventuroso della cosa. Infatti egli ha l’obbligo di comportarsi secondo buona fede, può anche succedere che la
violazione consisti proprio nel determinare (dolo/colpa) il mancato avveramento della condizione per far fallire l’affare à
finzione di avveramento della condizione (effetti dell’avveramento). Lo stato di pendenza si chiude quando l’incertezza
dell’evento viene meno: la condizione si avvera o manca definitivamente, gli effetti prodotti dall’avveramento operano retroat-
tivamente. Se il diritto è stato ceduto al terzo, l’acquisto del terzo è comunque travolto dall’avveramento della condizione
(retroattività reale, opponibile a terzi), anche se ci sono diverse eccezioni:
§ Può essere esclusa dalla volontà delle parti
§ Nei contratti a esecuzione continuata o periodica
§ Gli atti di amministrazione compiuti dal titolare del diritto condizionato restano validi
§ I frutti percepiti dal titolare del diritto condizionato sono dovuti solo dal giorno dell’avveramento
ü Termine – clausola che disloca gli effetti contrattuali nel tempo, differisce dalla condizione in quanto ci sarà un fatto certo (anche
se sarà incerto quando si avvererà).
o Iniziale – momento a partire dal quale gli effetti del contratto cominceranno a prodursi
o Finale – momento a partire dal quale gli effetti cesseranno, salvo la possibilità di farli proseguire con una proroga del
contratto. Non opera retroattivamente. Può avere dei problemi:
§ Termine non indicato
• Il contratto si considera a tempo indeterminato
• Termine finale apposto con norma dispositiva/giudice
§ Termine stabilito dalla legge à norme imperative
• Termine massimo – efficienza economica
• Termine minimo – stabilità
ü Contratto preliminare – contratto con cui le parti si obbligano a concludere in futuro un determinato contratto, del quale
hanno già concordato gli elementi essenziali, ma del quale desiderano rinviare gli effetti (contratto definitivo) à ha effetti
obbligatori e non reali. Le parti si chiamano: promittente venditore e promissario compratore. Comunque qualcuno
degli effetti può anche essere anticipato col preliminare con effetti anticipati. La legge gli impone una forma vincolata: la
stessa forma richiesta per il contratto definitivo.
Quando una parte rifiuta ingiustificatamente di concludere il definitivo compie l’inadempimento del preliminare, l’altra parte
può chiedere al giudice una sentenza costitutiva à “produce gli stessi effetti del contratto non concluso” (adempimento in
forma specifica). L’emanazione della sentenza costitutiva è subordinata a 2 condizioni:
1. Che il risultato chiesto “sia possibile e non escluso dal titolo”
2. Che la parte che la chiede contestualmente offra di eseguire la prestazione a suo carico
Il promissario acquirente può trascrivere il contratto preliminare così da rendere inopponibile a sé l’acquisto del terzo, che sia
stato trascritto dopo.

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30 I RIMEDI CONTRATTUALI: INVALIDITÀ DEL CONTRATTO


il contratto può presentare difetti o disturbi, che comportano la lesione di qualche interesse meritevole di tutela. Definiamo quindi rimedi
contrattuali i diversi meccanismi offerti dalla legge per reagire al difetto o al disturbo che il contratto presenta, e metterne in discussione
gli effetti, a protezione dell’interesse toccato negativamente.
I principali rimedi contrattuali sono:
tipo di interesse messo a rischio Momento in cui si presenta il difetto/disturbo
Nullità Interesse generale Difetti originari (preesistenti o contemporanei alla formazione
Annullamento del contratto)
Rescissione Interesse particolare à invalidità
Risoluzione Disturbi sopravvenuti (durante l’esecuzione)

Contratti nulli, annullabili e rescindibili sono contratti invalidi à mancanza o difetto di qualche elemento costitutivo di quella particolare
fattispecie che è il contratto. I difetti che portano invalidità di chiamano vizi del contratto (contratto viziato)
Invalidità ≠ inefficacia: per qualche ragione il contratto non produce gli effetti che normalmente ha la forza di produrre. L’obiettivo dell’in-
validità è l’inefficacia, per questo un contratto invalido è anche inefficace, tuttavia l’inefficacia può presentarsi anche al di fuori dei casi di
invalidità (un contratto può essere valido e allo stesso tempo inefficace).
– Inefficacia originaria, il contratto è improduttivo di effetti da quando viene formato
– Inefficacia sopravvenuta, il contratto è inizialmente efficace, e solo da un certo momento in avanti diventa improduttivo
§ Inefficacia assoluta, il contratto non produce nessun effetto tra parti o verso i terzi
§ Inefficacia relativa, il contratto non produce effetti verso determinati terzi che si trovano in una certa posizione à contratto
inopponibile a loro
Nullità
Cause (art.1418):
• Nullità strutturali – vizi che toccano qualche elemento essenziale del contratto (contratto incompleto, assurdo)
• Nullità politiche – rendono il contratto nullo perché disapprovato dall’ordinamento giuridico
Le nullità strutturali: contratto gravemente incompleto o assurdo, è nell’interesse generale che esso non produca effetti giuridici
Ø Manca l’accordo – nonostante l’apparenza di due manifestazioni di volontà concordi, provenienti dalle parti, una tale volontà di
fatto non esiste
o Contratto fatto per costrizione fisica o psicologica
o Contratto fatto da persona senza capacità d’intendere e di volere
o Contratto non riferibile a chi ne appare l’autore
o Contratto fatto in modo scherzoso e non serio/per rappresentazione scenica o didattica
o Contratto basato sul dissenso occulto tra i contraenti
Ø Manca la causa
Ø Oggetto inesistente, impossibile, indeterminato e indeterminabile
Ø Difetto di forma
Contratto inesistente: manca perfino la parvenza di essere un contratto
Le nullità politiche: il contratto illecito, quando:
- Oggetto/causa/condizione illecito
- Motivo illecito comune (condiviso dalle parti)
Contratto in frode della legge – costituisce il mezzo per eludere l’applicazione di una norma imperativa: è nullo perché ha causa
illecita. Le parti aggirano il divieto facendo un contratto diverso, di per sé non vietato, costruito in modo tale da realizzare il medesimo
risultato tipico dell’atto vietato. Può essere anche fatto attraverso un collegamento fra contratti.
Nullità testuale: la legge dichiara un certo contratto nullo à serie chiusa di atti
Nullità virtuale: il contratto è contrario alle norme imperative à serie aperta di casi, non definibili ex ante
NB Non qualsiasi violazione di una norma imperativa produce nullità del contratto! Art.1418 “il contratto contrario a norma
imperativa è nullo, salvo che la legge disponga diversamente”
Annullabilità à annullamento
v Incapacità d’agire – distinzione incapacità legale/naturale e assoluta/relativa
v Vizi della volontà – fattori che disturbano o deviano il processo di formazione della volontà contrattuale di una parte, che per
questo conclude un contratto che non corrisponde ai suoi programmi
o Errore – ignoranza/falsa conoscenza di elementi rilevanti per decidere in merito al contratto. La legge concilia gli
interessi contrapposti delle parti con la previsione di requisiti dell’errore determinanti l’annullamento:
§ Essenziale – cade su elementi obiettivi del contratto, cioè quando riguarda natura/oggetto (àerrore de-
terminante del consenso) del contratto o la persona dell’altro contraente. A loro volta si distinguono in:
• Errori di fatto – riguardano elementi di fatto
• Errori di diritto – ignoranza/falsa interpretazione di norme che incidono sulle “qualità giuridi-
che” dell’oggetto del contratto o della persona dell’altro contraente
Un errore determinante del consenso, ma non rientrante nelle classi di errori elencate non è un errore essen-
ziale à errore sul motivo (irrilevante; riguarda la sfera delle esigenze soggettive, dei progetti personali,
delle aspettative individuali dell’errante, e non un elemento obiettivo del contratto es. errore di previ-
sione/sul valore).

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Può essere essenziale anche l’errore sulla quantità (purché determinante del consenso) e l’errore di calcolo
(corretto tramite rettifica)
§ Riconoscibile – una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo à tutela dell’affidamento
Errore ostativo: tocca la comunicazione della volontà (errore nella dichiarazione/trasmissione), il contratto è annul-
labile per gli stessi motivi dell’errore vizio (riguarda la formazione della volontà)
o Dolo – raggiro/menzogna usati contro un contraente per indurlo a fare un contratto. Il rimedio scatta solo se il dolo
è determinante (inganno decisivo per la conclusione del contratto, senza raggiro non si sarebbe stipulato il con-
tratto). Oltre che una condotta attiva di raggiro/menzogna (dolo commissivo), il dolo può presentarsi anche come
reticenza (dolo omissivo), in quanto la parte può tacere elementi decisivi del contratto. Anche il dolo del terzo deter-
mina l’annullabilità del contratto, solo se risulta noto alla parte che ne trae vantaggio. La vittima, oltre che
l’annullamento del contratto può chiedere il risarcimento del danno.
“dolus bonus”: generica e iperbolica esaltazione della qualità del bene offerto, non è considerato dolo!
Dolo incidente: inganno non tanto grave da essere determinante, ma abbastanza grave da indurre la vittima ad ac-
cettare condizioni diverse e meno vantaggiose di quelle che avrebbe accettato senza inganno à no annullamento, ma
può ottenere il risarcimento del danno (~ responsabilità precontrattuale)
o Violenza – violenza psichica/morale, sinonimo di minaccia à costringere la parte a fare un contratto che non vor-
rebbe fare. È causa di annullabilità solo se presenta 3 caratteristiche:
1) inerente al contratto – il suo scopo immediato e diretto è forzare la vittima a fare quel contratto
2) ragionevolmente grave – può riguardare beni economici e non, dev’essere un male notevole: il bene sotto-
posto a minaccia dev’essere abbastanza rilevante e la lesione di esso abbastanza grave. La minaccia dev’essere
verosimile e tale da “impressionare una persona sensata”, ma va valutato in modo elastico caso per caso,
perche2 deve avere riguardo all’età, sesso, condizione delle persone. Il bene messo a rischio deve appartenere
al contraente o a una persona vicina (coniuge, ascendenti, discendenti), se riguarda persone diverse dev’es-
sere valutato dal giudice.
3) Prospettante un male ingiusto – vantaggi non collegati all’attuazione del diritto che si minaccia di far valere
≠ timore reverenziale: stato di soggezione psicologica in cui una persona si trova di fronte a un’altra (pressione
psicologica interna, contratto non annullabile)
La violenza del terzo causa l’annullabilità del contratto, anche se il contraente che se ne avvantaggia non ne sapeva
nulla
La rescissione
Rimedio che si applica ai contratti conclusi in circostanze anomale, tali da costringere uno dei contraenti ad accettare condizioni contrattuali
molto svantaggiose. Esso scatta in presenza di 2 requisiti:
1) Requisito interno al contratto: grave squilibrio economico tra i contraenti
2) Requisito esterno al contratto: circostanze anomale entro cui il contratto viene fatto à stato di pericolo/bisogno
è La rescissione si offre come rimedio a contratti economicamente squilibrati e ingiusti, solo se e in quanto, tali contratti sono stati
conclusi in circostanze fortemente anomale e penalizzanti per una delle parti.
Per operare il rimedio occorre che siano presenti entrambi i requisiti!
Ø Stato di pericolo – rescindibile quando ricorrono i seguenti requisiti:
o Parte costretta dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona
o Necessità nota alla controparte
o Contratto concluso a condizioni inique
Ø Stato di bisogno
• Una parte fa un contratto perché si trova in uno stato di bisogno e il contratto è un modo per ovviare a tale bisogno
• La controparte ne approfitta per trarne vantaggio
• Squilibrio economico tra le prestazioni delle parti à lo scarto di valore fra le prestazioni dev’essere di almeno 1:2 (le-
sione “ultra dimidium”)
• Lo squilibrio deve perdurare fino al tempo in cui è proposta la domanda di rescissione
Lo squilibrio economico non è di per sé ragione sufficiente per invocare rimedi contro il contratto (conforme al principio della libertà con-
trattuale). Comunque ultimamente si sono ampliati notevolmente i casi in cui la legge introduce un controllo pubblico sulla “giustizia” del
contratto (equilibrio economico) concluso in circostanze normali, ma comunque molto lontane dalla patologia dello stato di pericolo/biso-
gno:
– Legge sull’usura (l./108/1996)
– Clausole vessatorie contratti B2C
– Abuso di dipendenza economica fra imprese (eccessivo squilibrio nei rapporti tra esse)

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31 IL TRATTAMENTO DEI CONTRATTI INVALIDI

Nullità protegge interesse generale; annullabilità protegge interesse particolare à differenze di trattamento giuridico
Di regola, la nullità può scattare in una serie aperta di case, mentre l’annullabilità solo nei casi previsti dalla legge.
Nullità Annullabilità
Legittimazione ad Legittimazione allargata; il rimedio può essere invo- Può essere invocato solo dalla parte nel cui interesse
attivare il rimedio cato da chiunque vi abbia interesse e può essere applicato la legge lo prevede – interesse particolare di quel
d’ufficio dal giudice, in quanto tutela un interesse gene- contraente, solo lui può valutare e deciderne in me-
rale rito
- Eccezioni - Nullità relativa – la nullità può farsi valere solo da una Annullabilità assoluta – il rimedio può essere in-
delle parti, derivano dalla violazione di norme imperative vocato da chiunque vi abbia interesse (es. interdetto
poste a tutela di una determinata categoria di contraenti legale à non è incapacità di protezione)
Prescrizione del Imprescrittibile. Gli effetti pratici della regola possono 5 anni, decorrenti da quando viene meno la causa
diritto di attivare essere neutralizzati in 2 modi: dell’annullabilità. Si prescrive l’azione, ma non l’ec-
il rimedio 1) Resta soggetta a prescrizione l’azione di ripeti- cezione di annullabilità. Il rimedio, morto come
zione delle prestazioni azione, rimane vivo come eccezione.
2) Operare dell’usucapione
à il tempo non lavora contro chi è interessato alla nullità,
ma può lavorare a favore di qualche controinteressato
Recupero del con- La convalida non è ammessa. Eccezione: donazione Il contratto può essere convalidato à conva-
tratto difettoso nulla. lida: atto unilaterale ricettizio, rende il contratto
È possibile un certo recupero dei suoi effetti tramite il valido e recupera pienamente i suoi effetti.
meccanismo della conversione, ciò a 2 condizioni: - Può compierla solo la parte legittimata a chie-
1. Il contratto nullo deve avere i requisiti di so- dere l’annullabilità
stanza e di forma previsti per il contratto - Dev’essere venuta meno la causa dell’annullabi-
diverso lità
2. Le parti avrebbero voluto il contratto diverso se - La parte legittimata deve manifestare la volontà
avessero saputo della nullità del loro di convalidare (espressa o tacita)
è “Volontà ipotetica” delle parti Quando il contratto è annullabile per errore si può
Normalmente la nullità è solo parziale, ma può diventare salvare il contratto anche se la parte non in errore of-
totale, e determinare la nullità dell’intero contratto, se ri- fre di eseguire il contratto alle condizioni che aveva
sulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza in mente la parte in errore (mantenimento del con-
quella parte del suo contenuto che è colpita dalla nullità. tratto rettificato)
Ma può anche accadere che il contratto resti in piedi, no- à conservazione degli atti di autonomia privata
nostante la clausola nulla sia essenziale à “le clausole
nulle sono sostituite di diritto da norme imperative”; la
legge mira a tutelare il contraente debole
Conseguenze Retroattivamente. Eccezioni: Retroattivamente. Eccezioni:
dell’applicazione • Contratto nullo per violazione del buon co- • Se il contratto è annullato per incapacità,
del rimedio tra le stume – prestazione non ripetibile l’incapace non è tenuto a restituire la pre-
parti stazione ricevuta, se non nei limiti in cui
• Contratto di lavoro (lavoratore conserva diritto
a retribuzione) questa si è rivolta a suo vantaggio
• Contratto di lavoro (lavoratore conserva
diritto a retribuzione)
Conseguenze Sempre opponibile ai terzi, opera retroattivamente Inopponibile ai terzi (opera retroattivamente tra
dell’applicazione sia fra le parti che verso i terzi le parti, ma non verso i terzi). Lo è solo se:
del rimedio verso i àsentenza dichiarativa 1. Terzo in mala fede
terzi 2. Terzo ha acquistato a titolo gratuito (affi-
damento meno meritevole di protezione)
3. Annullamento dipende da incapacità le-
gale
Eccezione: 3° trascrive il suo acquisto dopo la trascri-
zione della domanda giudiziale di annullamento!
àsentenza costitutiva

Punti in comune del contratto rescindibile con:


Annullabilità Ø Azione di annullamento proposta solo dalla parte protetta
Ø Azione soggetta a prescrizione à 1 anno (ma anche l’eccezione)
Ø Effetti contrattuali tra le parti cadono, se il contratto è rescisso perché concluso in stato di
pericolo, il giudice può assegnare un equo compenso all’altra parte per l’opera prestata
Ø Non è opponibile ai terzi (sono immuni anche se acquistano in mala fede, e a titolo gratuito)
Nullità • Il contratto rescindibile non può essere convalidato, ma può essere salvato se la parte che
ha approfittato della situazione se offre una modificazione del contratto tale da eliminare lo
squilibrio economico (offerta di riduzione a equità)

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32 RISOLUZIONE DEL CONTRATTO, E ALTRI RIMEDI


Risoluzione: scioglimento, il contratto si scioglie per qualche difetto di funzionamento che sopravviene dopo la conclusione del contratto
(contratto come rapporto); questo segna la principale differenza con le impugnazioni le quali reagiscono a difetti originari à contratto
come atto.
Gli altri meccanismi che determinano lo scioglimento del rapporto sono: mutuo dissenso, recesso unilaterale e condizione risolutiva.
La risoluzione ha in comune con l’annullabilità e la rescissione la protezione di un interesse particolare di uno dei contraenti, quello colpito
sfavorevolmente dal difetto sopravvenuto.
Le clausole generali di risoluzione sono:
o Inadempimento – un contraente non riceve la prestazione attesa, per causa imputabile all’altro
o Impossibilità sopravvenuta della prestazione – un contraente non riceve la prestazione attesa, per causa non imputabile
all’altro
o Eccessiva onerosità sopravvenuta – sopravvenuto squilibrio di valore fra le prestazioni
Il contratto a prestazioni corrispettive svolge bene la propria funzione solo se viene attuato da entrambe le parti; per diminuire il rischio
che rimanga inattuato si possono utilizzare degli strumenti capaci di rafforzare l’attuazione del contratto, quali:
Caparra confirmatoria – somma di denaro che una parte dà all’altra alla conclusione del contratto à incentivo all’adempi-
mento
Eccezioni sospensive – chi subisce una minaccia all’attuazione del contratto può sospendere a sua volta, temporalmente, la
sua attuazione per la parte a suo carico
o Eccezione d’inadempimento – se una parte è inadempiente, l’altra parte può rifiutare di eseguire la propria pre-
stazione à l’inadempimento di una parte giustifica l’inadempimento dell’altra. Vuole stimolare le parti ad adempiere,
perché in caso contrario rischiano di non ottenere la prestazione attesa. L’eccezione non si può opporre se, in relazione
alle circostanze del caso, il rifiuto è contrario a buona fede: dev’esserci una ragionevole correlazione tra l’inadempi-
mento di una parte e il rifiuto di adempiere dell’altra
o Protegge il contraente contro il rischio di inadempimento: di fronte al mutamento delle condizioni patrimoniali di un
contraente, l’altro può sospendere la propria prestazione, salvo che gli venga data idonea garanzia. Pertanto, il contratto
può contenere una clausola limitativa della proponibilità di eccezioni, con cui si stabilisce che una parte non
può invocare fatti che giustificherebbero il suo rifiuto ad adempiere: deve pagare e solo dopo può avvalersi di quei fatti
(“clausola solve et rèpete”, prima paga e poi chiedi la restituzione)
A parte i rimedi sospensivi, la parte di un contratto a prestazioni corrispettive può scegliere 2 strade contrapposte per reagire all’inadempi-
mento di controparte:
Ø Domanda di adempimento – la parte conserva la speranza e l’interesse di ottenere la prestazione attesa, chiede al giudice di
condannare l’inadempiente a eseguire la prestazione inadempiuta
Ø Domanda di risoluzione – perdita definitiva del diritto ad avere la prestazione attesa, ma in compenso non deve più la sua
prestazione, e se l’ha già eseguita può ottenerne la restituzione. Una volta chiesta la risoluzione: la vittima di inadempimento non
può cambiare idea e chiederlo e all’inadempiente non è più consentito un adempimento tardivo.
è In qualsiasi caso può chiedere anche il risarcimento dei danni
Risoluzione per inadempimento à risoluzione giudiziale; attraverso la sentenza si scioglie il rapporto contrattuale. Per concedere la risolu-
zione il giudice deve verificare 2 presupposti:
1. Esistenza dell’inadempimento
2. Gravità dell’inadempimento: il contratto si risolve solo se l’inadempimento ha importanza non scarsa, avuto riguarda all’inte-
resse della parte che lo subisce. Sarebbe ingiusto se un contraente potesse liberarsi dal vincolo contrattuale, prendendo a pretesto
qualsiasi minima inesattezza riscontrabile nella prestazione dell’altro.
Ci sono delle eccezioni, in cui la risoluzione opera di diritto (non serve l’intervento del giudice:
ü Clausola risolutiva espressa – le parti possono prevedere che il contratto si risolverà, se una determinata obbligazione na-
scente da questo non verrà regolarmente adempiuta. Le obbligazioni il cui inadempimento porterà a risoluzione devono essere
individuate con precisione. La risoluzione non si produce in modo automatico à iniziativa della vittima dell’inadempimento che
dichiara di volersi avvalere della clausola
ü Termine essenziale – termine di esecuzione della prestazione, scaduto il quale la prestazione non ha più utilità per la parte
che doveva riceverla, può essere convenuto espressamente o può essere ricavato per implicito. La parte che subisce l’inadempi-
mento potrebbe comunque avere interesse a ricevere una prestazione tardiva, la legge gli consente di esigerla ma deve dare notizia
all’altra parte entro 3 giorni. Passati questi, senza richiesta di adempimento, il contratto è risolto.
ü Diffida ad adempiere – la vittima dell’inadempimento formula intimazione scritta all’inadempiente di adempiere esattamente
entro un congruo termine (≥15 gg), accompagnata dalla dichiarazione che, decorso inutilmente tale termine, il contratto sarà
risolto.
Distrugge il contratto per una via più economica e veloce di quella che passa per la risoluzione giudiziale, ma corre anche il rischio
che in seguito si constati che non esistevano i presupposti della risoluzione di diritto (la parte non ha eseguito la prestazione à
responsabilità per inadempimento)
Risoluzione per impossibilità sopravvenuta
Sappiamo che la sopravvenuta impossibilità della prestazione, non imputabile al debitore, estingue l’obbligazione. Se l’obbligazione estinta
nasce da un contratto a prestazioni corrispettive, la controprestazione perde la sua giustificazione e quindi si estingue anch’essa à risolu-
zione del contratto (di diritto), il giudice può accertarla ex post con una sentenza dichiarativa
Limiti alla risoluzione per impossibilità sopravvenuta:
– Il contratto non si risolve durante la mora del creditore; pur non ricevendo la prestazione deve eseguire la controprestazione
– Contratto con effetti reali avente per oggetto una cosa determinata; cosa distrutta, l’acquirente rimane obbligato a pagare (ricorda
che il contratto è concluso col consenso, non con la consegna! à effetto traslativo del consenso)

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– Contratto che trasferisce una quantità di cose generiche; non si risolve se vanno distrutte dopo l’individuazione
Impossibilità parziale: se l’avente diritto ha interesse a ricevere una prestazione ridotta ha diritto a una riduzione della contropresta-
zione, se no può ricedere dal contratto
Impossibilità temporanea: l’obbligazione vive o muore in base alla regola dell’art.1256 (vedi cap.19)
Risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta
Solo per i contratti di durata. Si applica quando nel corso dell’esecuzione del contratto si verificano fatti che alternato notevolmente, a
svantaggio di una parte, l’originario equilibrio economico del contratto stesso (sopravvenienze).
La parte svantaggiata può chiedere la risoluzione in base al principio per cui il vincolo contrattuale si considera assunto “rebus sic stantibus”
(lo stesso delle cose non cambia). Ma la legge prevede dei requisiti, in quanto le sopravvenienze devono essere:
I. Successive alla conclusione del contratto
II. Anteriori all’esecuzione del contratto
III. Oggettive ed esterne – devono dipendere da cause non riconducibili alla sfera del contraente colpito e tantomeno a lui impu-
tabili
IV. Straordinarie e imprevedibili – il rimedio protegge solo contro le sopravvenienze anomale, non quelle “prevedibili” (margine
di rischio normalmente insito in un determinato tipo di contratto)
Lo squilibrio economico determinato dalle sopravvenienze può derivare da aumenti di costo della prestazione dovuta (onerosità diretta)
o da diminuzioni di valore della prestazione attesa (onerosità indiretta). Ciò che conta è che il contratto diventi economicamente squili-
brato non rispetto a un equilibrio idealmente “giusto”, ma rispetto all’equilibrio originario, così come le parti lo avevano liberamente
stabilito.
La risoluzione non può essere chiesta se al momento dell’insorgenza dell’onerosità la parte risultava già inadempiente. È una risoluzione
giudiziale à sentenza costitutiva
Comunque l’altra parte può evitarla offrendo di modificare equamente le condizioni del contratto, in modo da riportare o riavvicinare il
contratto all’equilibrio economico originario (offerta di riduzione a equità) – è l’unico rimedio applicabile ai contratti gratuiti colpiti
da eccessiva onerosità della prestazione della parte obbligata.
Le conseguenze della risoluzione
La risoluzione scioglie il rapporto contrattuale à gli effetti del contratto vengono meno. Ma bisogna distinguere:
• Nei rapporti tra le parti à retroattiva (tranne per contratti a esecuzione continua/periodica)
• Nei confronti dei terzi à non retroattività della risoluzione (non pregiudica i diritti acquistati in precedenza dai terzi, salvi gli
effetti della trascrizione della domanda di risoluzione)
• Contratti plurilaterali à risoluzione solo se la prestazione mancata di quella parte è da ritenersi essenziale, se no il contratto resta
fermo rispetto alle altre parti
Non è detto che la risoluzione sia il rimedio ideale, infatti può presentarsi inidonea nei casi in cui il contratto serve a realizzare operazioni
molto complesse e di lunga durata. Quindi si possono attuare i rimedi non risolutori: assicurano il mantenimento del contratto, sul
presupposto del suo adeguamento alle circostanze ed esigenze sopravvenute. Sono stati individuati soprattutto dall’autonomia privata, me-
diante apposite clausole – clausole di completamento successivo, di adeguamento automatico, di rinegoziazione
La buona fede contrattuale:
§ Soggettiva – condizione psicologica del soggetto e significa ignoranza di tenere un comportamento che contrasta col diritto altrui
§ Oggettiva – regola di condotta imposta ai soggetti (obbligo di comportarsi con correttezza e lealtà) à molto importante nei
rapporti obbligatori e contrattuali: esecuzione contratto, trattative contratto, interpretazione contratto, buona fede durante la
pendenza della condizione.
è Fonte di integrazione del contratto
è Clausola generale – valvola che consente alla disciplina del contratto di espandersi/restringersi in base all’evoluzione della società
Nell’800 la disciplina del contratto si basava sul “dogma della volontà”, per cui la volontà delle parti condizionava il contratto in modo
totale e assoluto; nel diritto privato moderno la volontà delle parti non ha più questo valore rigidamente condizionante à declino del dogma
della volontà, risponde all’affermatesi nella società e nell’economia moderne di:
– Protezione dell’affidamento di chi contratta à prevalenza della dichiarazione sulla volontà
– Colmare le lacune della volontà delle parti – integrazione del contratto
– Assicurare la protezione di interessi generali

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37 LA RESPONSABILITÀ EXTRACONTRATTUALE E ALTRE FONTI DI OBBLIGAZIONI


I danni possono verificarsi anche al di fuori di un preesistente rapporto obbligatorio fra danneggiante e danneggiato, situazioni in cui dan-
neggiante e danneggiato sono giuridicamente estranei. Anche questi danni determinano una responsabilità del danneggiante e mettono a
suo carico l’obbligo di risarcimento à fonte di obbligazioni
“responsabilità extracontrattuale” fra danneggiante e danneggiato non esisteva un precedente rapporto contrattuale
“responsabilità per fatto illecito” quando il comportamento del danneggiante violi qualche norma giuridica (nel diritto romano la
materia era disciplinata dalla “lex Aquila” à “responsabilità aquilana”)
“responsabilità civile” per distinguerla dalla responsabilità penale (ma uno stesso fatto può sempre dare luogo sia a responsabilità civile
che a responsabilità penale)
Non è detto che ogniqualvolta un soggetto subisce un danno, necessariamente scatti la responsabilità di un altro soggetto, e l’obbligo di
risarcirlo. Il problema della responsabilità civile consiste essenzialmente nel selezionare fra atti dannosi che creano responsabilità e atti
dannosi che non la creano à selezionare fra danni risarcibili e danni non risarcibili
Ci sono danni che si producono in seguito alla violazione di una norma (responsabilità da fatto illecito), ma anche danni che si producono
senza che nessuno violi nessuna norma, e che tuttavia obbligano qualcuno a risarcirli.
è Determinare quando un danno genera responsabilità e quando no. Esistono 2 diversi sistemi di responsabilità civile:
o Sistemi di tipicità dei danni risarcibili – preventiva descrizione, da parte di norme, di tutti i casi in cui un danno deve
essere risarcito da qualcuno, che ne è responsabile (i danni risarcibili sono un “numero chiuso”)
o Sistemi di atipicità dei danni risarcibili – le norme li individuano con formule ampie e generiche, sulla cui base spetta
al giudice identificare in concreto i singoli casi di danno risarcibile (serie aperta)
Il sistema italiano accoglie il principio di atipicità dei danni risarcibili à art.2043 “qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona
ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”. Vi si contrappone il principio di tipicità degli illeciti
penali (maggiore gravità delle conseguenze).
Le norme sulla responsabilità civile affrontano e risolvono 3 questioni:
1. “se” à selezione tra danni risarcibili e danni non risarcibili
2. “chi” à chi deve risarcire?
3. “quanto” à quale somma di denaro?
Le funzioni della responsabilità civile sono:
A. Funzione compensativa – compensare il danneggiato per la perdita subita, reintegrare il suo patrimonio ingiustamente dimi-
nuito, riportandolo alla consistenza che aveva prima del fatto dannoso. Limite: opera solo nei confronti del singolo danneggiato,
non tiene conto della perdita della società nel suo insieme.
B. Funzione preventiva – efficacia deterrente della minaccia del risarcimento (meccanismo della “sanzione”) à intervenire prima
che i danni si verifichino, allo scopo di impedire che si producano o almeno di ridurne il numero (limitare la distruzione di ric-
chezza).
C. Funzione sanzionatoria – punire il responsabile per un suo comportamento riprovevole (solo per responsabilità da illecito).
Negli ordinamenti dell’800 prevaleva una concezione etica della responsabilità civile: funzione sanzionatoria come prevalente,
oggi si è affermata la concezione pratica à valorizzazione della funzione compensativa (l’attenzione si è spostata “dal danneg-
giante al danneggiato”)
Crescente ricorso all’assicurazione come strumento per affrontare il fenomeno dei danni. Dal 1969 vige il sistema dell’assicurazione ob-
bligatoria per la responsabilità civile automobilistica, e anche al di fuori degli obblighi legali si diffonde sempre più la pratica di assicurarsi
contro i danni. Si valorizza l’obiettivo di compensare il danneggiato; sempre meno ci si preoccupa di individuare e colpire il responsabile
à il responsabile di un danno non risarcisce personalmente; e il danneggiato cerca il risarcimento non dal responsabile, ma dal suo assicu-
ratore.
La responsabilità nasce a capo di un soggetto in presenza di una serie di presupposti:
1. Danno ingiusto subito da un altro soggetto
2. Nesso di causalità tra danno e fatto
3. Autore capace di intendere e di volere
4. Fatto compiuto senza una causa di giustificazione
5. Danno addebitabile al soggetto di cui si afferma la responsabilità
a. Colpa/dolo
b. Rischio che la legge addossa al soggetto
Danno non patrimoniale: conseguenze negative che il soggetto patisce per la lesione recata a un valore della sua persona, come tale non
suscettibile di diretta valutazione economica. Ne derivano conseguenze spiacevoli come sofferenza, paura, umiliazione, … (“prezzo del do-
lore”), esse costituiscono il danno morale in senso stretto (danno morale soggettivo), derivante da reato. Ora il danno non patrimoniale
è dichiarato risarcibile “solo nei casi determinati dalla legge” (art.2059) à casi tipici
Si sono cercate vie per allargare la risarcibilità del danno non patrimoniale, soprattutto attraverso la valorizzazione della costituzione. Oggi
il trattamento del danno non patrimoniale si basa su:
Ø Danno morale soggettivo (risarcibile solo nei casi tassativamente fissati dalla legge – derivante da reato)
Ø Anche se non deriva da reato, quando consiste nella lesione di un interesse costituzionalmente protetto

L’ingiustizia del danno


“ingiusto” deriva da “ius” con prefisso di negazione à “contrario al diritto”. Ci sono dei criteri per l’identificazione dei danni contrari al
diritto:
– Danno causato da comportamento illecito (viola la norma)

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– Danno che corrisponde alla lesione di un interesse protetto dal diritto – sposta l’attenzione dal danneggiante al danneggiato –
ma può accadere che anche l’interesse sottostante all’azione produttiva del danno è un interesse protetto dall’ordinamento
è A volte è necessario eseguire un giudizio comparativo tra i due interessi in gioco (verificare quale dei 2 è prevalente)
La responsabilità civile è soggetta a una costante evoluzione delle sue regole, con il mutare delle condizioni e delle esigenze economico-
sociali, con il mutare del costume e della sensibilità culturale prevalenti, mutano anche le gerarchie degli interessi. É stata allargata la
concezione di ingiustizia del danno anche riguardante alla lesione dei diritti relativi (es. diritti di credito).
Il nesso di causalità
Il danno è risarcibile in quanto sia “conseguenza immediata e diretta” del fatto dannoso. Per accertare l’esistenza del nesso di causalità, si
fa ricorso a diversi criteri:
o Causalità materiale – un danno può dirsi causato da un fatto, se in assenza di quel fatto quel danno non si sarebbe verificato;
il fatto ha rappresentato una condizione necessaria (“condicio sine qua non”)
o Causalità giuridica – “conseguenza immediata e diretta”. In base a un criterio di regolarità statistica, c’è la ragionevole pro-
babilità che quel determinato fatto abbia prodotto quel determinato danno: il nesso manca quando non c’è ragionevole
probabilità. La relativa valutazione passa attraverso il giudizio controfattuale: se il fatto non si fosse verificato, la vittima
avrebbe ugualmente subito il danno oppure no? à il nesso di causalità manca quando il danno realizza un rischio al quale il
danneggiato sarebbe stato esposto comunque, anche in assenza del fatto.
Un danno può essere causato anche da una non-azione di un soggetto à responsabilità per omissione: solo se l’omissione costituisce
violazione di un dovere di agire, esistente a carico del soggetto.
Il danno può essere causato da fatti di più persone, tutte queste sono responsabili e obbligate in solido al risarcimento. Nei rapporti interni
fra corresponsabili il peso del risarcimento si distribuisce in base alla gravità delle rispettive colpe e all’entità delle conseguenze.
La capacità di intendere e di volere
Il danno non obbliga al risarcimento l’autore del fatto da cui il danno deriva, se tale soggetto era privo della capacità di intendere e di volere
nel momento in cui ha compiuto il fatto. Eccezione: l’incapace risponde, se lo stato d’incapacità dipende da sua colpa (art.2046).
La regola non significa che il danno debba restare senza risarcimento à ne risponde chi era tenuto alla sorveglianza dell’incapace. Il
sorvegliante può liberarsi dalla responsabilità (prova liberatoria) dimostrando che non ha potuto impedire il fatto.
è Può accadere che il danneggiato non riesca a ottenere il risarcimento dal sorvegliante, quindi rischia di consumarsi un’ingiustizia.
Per questo è previsto che il giudice, tenuto conto della condizione economica delle parti, possa condannare l’incapace a pagare
un’equa indennità.
L’incapacità considerata è quella naturale, non quella legale: ciò che conta non sono le risultanze formali dei registri di stato civile, bensì
le effettive condizioni psico-fisiche del soggetto à non si applica agli incapaci legali che, al compimento del fatto, avessero la capacità
naturale!
Le cause di giustificazione
Il danno ingiusto causato da un soggetto non dev’essere risarcito se il fatto dannoso è stato compiuto in circostanze idonee a giustificarlo:
Ø Consenso dell’avente diritto – il comportamento dannoso è stato autorizzato dallo stesso danneggiato
Ø Legittima difesa – non è responsabile chi causa un danno per difendere un diritto proprio o altrui, al quale il danneggiato
portava minaccia, tuttavia la difesa dev’essere proporzionata all’offesa minacciata.
Ø Stato di necessità – l’autore del fatto dannoso è stato costretto a compierlo per la necessità di salvare sé o altri dal pericolo
attuale di un danno grave alla persona, a condizione però che si tratti di un pericolo non volontariamente causato dal danneggiante
e non altrimenti evitabile (differenza con rescissione). Il danneggiato è comunque tenuto a ricevere un’indennità, quantificata
con equo apprezzamento del giudice.
Dolo e colpa del responsabile
Art. 2043 presupposto della responsabilità: “qualunque fatto doloso o colposo”
v Dolo – volontà di tenere il comportamento dannoso, con la coscienza della sua idoneità a recare danno (anche dolo eventuale)
v Colpa – negligenza, imprudenza o imperizia che caratterizzano il comportamento del danneggiante. Ordinaria/grave
è Per determinare ipotesi di danno la colpa ordinaria non è sufficiente a generare responsabilità del danneggiante. In certi casi
occorre almeno la colpa grave.
800: “nessuna responsabilità senza colpa” (coerente a concezione etica della responsabilità civile). Oggi, il criterio della colpa conserva
valore soprattutto in collegamento con la funzione preventiva della responsabilità à “nessuna responsabilità senza colpa” responsabilità
oggettiva (responsabilità senza colpa)
Responsabilità oggettiva
Società industriale; moltiplicazione delle occasioni di danno. Si tratta sovente di danni “anonimi”; è difficile imputare la colpa a questo o
quel soggetto, dipendono dalla nuova, complessa e impersonale organizzazione entro cui molte attività vengono a svolgersi.
è L’attività viene consentita, si impongono misure di sicurezza ragionevolmente compatibili con l’economicità del suo esercizio, e
il residuo rischio di danni viene messo a carico di chi esercita l’attività: questi diventa responsabile dei danni che si
producono, ed è obbligato a risarcirli nonostante sia senza colpa.
La ragione per cui si ritiene giusto addossare il danno al responsabile è che egli esercita un’attività rischiosa, dunque espone la società a un
rischio, e sia pure un rischio lecito. Siccome l’attività in questione è per lo più un’attività economica organizzata e svolta in modo professio-
nale, si può dire che la responsabilità oggettiva si fonda, in genere, sul rischio d’impresa. È giusto che sia il titolare dell’impresa a
rispondere in quanto: svolge un’attività nel proprio interesse per ricavarne profitto; può assorbire facilmente il peso del risarcimento, at-
traverso l’assicurazione; è colui che organizza e controlla l’attività (sa come deve intervenire per minimizzare i danni prodotti). Tuttavia non
risponde del danno derivante da caso fortuito.
Le ipotesi di responsabilità oggettiva sono tipiche (nei casi previsti dalla legge), al contrario della responsabilità derivante da dolo/colpa
che è atipica (art.2043: “qualsiasi atto doloso o colposo”).

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38 PARTICOLARI IPOTESI DI RESPONSABILITÀ


La responsabilità dei genitori e degli insegnanti
I genitori sono responsabili del danno causato dal fatto illecito del figlio minore non emancipato, a condizione che abiti con loro. Se il minore
– Incapacità naturale (es. molto piccolo) à art.2047: egli non risponde, risponde chi è tenuto alla sua sorveglianza
– Capacità naturale à art.2048: egli risponde insieme ai genitori
è stessa disciplina che si applica ai tutori per gli illeciti commessi dagli interdetti affidati alla loro tutela e agli insegnanti nel periodo
in cui gli allievi sono posti sotto la loro sorveglianza
Genitori, tutori, insegnanti hanno la possibilità di una prova liberatoria: dimostrare di non aver potuto impedire il fatto à occorre dimo-
strare di avere svolto un’attenta vigilanza e, per i genitori, anche di aver impartito al figlio un’adeguata educazione.
La responsabilità per il fatto dei collaboratori
Art. 2049: il datore di lavoro è responsabile dei danni causati a terzi dal fatto illecito dei suoi collaboratori, purché sia stato compiuto
nell’esercizio delle loro incombenze. Dunque i presupposti della responsabilità sono:
1. rapporto di “preposizione” fra responsabile e autore del danno, che dev’essere inserito nell’organizzazione del primo
2. illiceità del fatto preposto
3. nesso tra fatto dannoso e incombenze di chi l’ha compiuto
Tuttavia non si può attribuire al titolare la “culpa in eligendo” (non aver scelto dipendenti abbastanza abili/prudenti) oppure la “culpa
in vigilando” (non aver sorvegliato sul dipendente in modo da impedirgli di fare danni).
Il datore di lavoro obbligato a risarcire può rivalersi, in via di regresso, sul dipendente colpevole del danno.
La responsabilità per l’esercizio di attività pericolose
Chi esercita un’attività pericolosa risponde del danno causato nello svolgimento di essa (art.2050). L’attività può qualificarsi pericolosa sia
per la sua natura intrinseca o per la natura dei mezzi utilizzati. É ammessa una prova liberatoria: dimostrare di aver adottato tutte le misure
idonee a evitare il danno, ma è una prova molto difficile.
La responsabilità per danno alle cose
Il danno prodotto da una cosa viene messo a carico del soggetto che ne ha la proprietà/il controllo:
v danno causato da cose in custodia: chi ha la custodia di una cosa risponde dei danni causati dalla medesima. La prova liberatoria
è quella tipica delle ipotesi di responsabilità oggettiva: provare il caso fortuito
v danno da animali: proprietario/utilizzatore di un animale risponde dei danni causati da questo, sia che fosse sotto la sua custodia,
sia che fosse smarrito o fuggito: può liberarsi solo provando il caso fortuito
v rovina di edificio: grava sul proprietario. La prova liberatoria ha un contenuto negativo: il proprietario deve provare che la rovina
non dipende né da difetto di manutenzione né da vizio di costruzione
La responsabilità per la circolazione di veicoli
L’art.2054 distingue tra responsabilità del conducente e del proprietario.
Ø Conducente – responsabile dei danni conseguenti. Può evitare la responsabilità solo dimostrando di aver fatto tutto il possibile
per evitare il danno. Regola particolare per scontro tra veicoli: si presume che tutti i conducenti abbiano uguale colpa nel causare
l’incidente (50:50), si può rovesciare la presunzione
Ø Proprietario – per evitare la responsabilità deve dimostrare che la circolazione del mezzo è avvenuta contro la sua volontà. È
una responsabilità oggettiva.
Se il proprietario non è il normale utilizzatore dell’auto, al suo posto risponde l’utilizzatore (usufruttuario, acquirente con riserva di pro-
prietà, utilizzatore in leasing). In ogni caso il danno è messo a carico del conducente e del proprietario se risulta che l’incidente dipende da
2 cause: vizio di costruzione o difetto di manutenzione.
La responsabilità del produttore
Danni sofferti dai consumatori che vengono a contatto con prodotti di serie difettosi. Riconoscimento normativo 1985 direttiva europea à
art.114 e segg. c.cons.. La disciplina si fonda su questi principi:
Il produttore è responsabile dei danni causati dal difetto del prodotto
Il produttore risponde anche senza colpa. La prova liberatoria gli impone di dimostrare:
o Danno non dipende dal difetto del prodotto
o Il prodotto non è stato messo in circolazione da lui
o Il difetto non esisteva quando il prodotto è stato messo in circolazione
o La presenza del difetto dipende da un provvedimento dell’autorità pubblica
o Il prodotto non poteva considerarsi difettoso, in base allo stato delle conoscenze scientifiche e tecniche disponibili al
tempo della produzione (rischio di sviluppo)
Quando il produttore non è individuato, la responsabilità può colpire il distributore del prodotto.
La responsabilità per danno ambientale
Consiste in 2 tipi di danno:
• Danno subito dal proprietario del bene
• Danno subito dalla collettività perché non può più godere di quelle risorse ambientali à “qualsiasi deterioramento significativo
e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale”
Conseguenze:
è Ripristino della situazione precedente a spese del responsabile
è Risarcimento per equivalente (da quantificarsi secondo appositi criteri)

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La responsabilità della PA
Lo Stato e gli enti pubblici rispondono dei danni secondo ~ le stesse regole del diritto privato (diritto amministrativo).
- Chi riceve un danno da un’attività della PA può chiedere risarcimento all’ente pubblico
- Il danneggiato può agire anche contro il dipendente pubblico autore materiale del fatto dannoso, solo per colpa grave o dolo
- L’ente pubblico ha diritto di regresso contro il dipendente
+ responsabilità per violazione diritto comunitario (responsabilità dello Stato per illecito comunitario)
La responsabilità per l’esercizio dell’attività giudiziaria
Dal 1987, introdotta con referendum la responsabilità dei giudici. Chi subisce un danno a causa di un comportamento o un atto del giudice
sbagliato/irregolare può chiedere il risarcimento se il danno deriva da:
§ Diniego di giustizia (non compie un atto da lui dovuto)
§ Dolo o colpa grave (violazione manifesta della legge, affermazione dell’esistenza di un fatto chiaramente inesistente, …)
Del danno risponde lo Stato che poi esercita l’azione di rivalsa sul giudice (recuperare quello che ha pagato al cittadino), ma ha un limite
quantitativo: non può mai eccedere ½ del suo stipendio annuo.
Responsabilità anche per lunghezza del processo
La responsabilità per l’esercizio dell’attività medica
Quando un paziente subisce danni (fisici/salute) in dipendenza di un trattamento sanitario a cui si è sottoposto, e che non ha avuto l’esito
sperato, può sorgere responsabilità del medico e della struttura sanitaria con cui il paziente si sia affidato. La giurisprudenza ha elaborato
delle regole:
Ø In linea di principio la responsabilità medica è per colpa grave/dolo (non ha responsabilità oggettiva)
Ø Trattamento sanitario non difficile: presunzione che il trattamento sia stato eseguito in modo negligente o inadeguato à onere
prova liberatoria si scarica sul medico/struttura sanitaria che deve provare che l’esito insoddisfacente è dipeso da caso fortuito
Ø Sempre responsabile quando non si è preoccupato di ottenere il consenso informato
Tipica responsabilità da contratto
La responsabilità per l’esercizio di attività giornalistica
Se un giornale contiene notizie/commenti offensivi per qualcuno, il diffamato può sostenere che la conseguente lesione del suo onore/della
sua reputazione gli causa danno. È tipico il caso in cui la decisione sulla responsabilità richiede un giudizio comparativo fra valori e interessi
in conflitto:
I. Responsabilità se notizia si basa su fatti non veri
II. Fatto non presenta un apprezzabile interesse sociale
III. In relazione alle modalità espressive (difetto “di continenza”)
La responsabilità colpisce 3 soggetti: giornalista, direttore e editore.
La responsabilità per danno alla persona
Lesione dell’integrità fisica/psichica della persona, soprattutto quando risulta in via definitiva (invalidità permanente). 3 tipi di danno:
Ø Danno patrimoniale – danno emergente e lucro cessante (grado di menomazione della capacità lavorativa del soggetto – % di
invalidità –, reddito che il soggetto ricavava dalla sua attività lavorativa) à somma complessiva/rendita vitalizia
Ø Danno morale soggettivo à solo se deriva da reato
Ø Danno biologico – lesione all’integrità psico-fisica, intesa come semplice fatto della menomazione della salute à valorizzazione
della persona umana come tale, a prescindere dalla sua capacità di produrre reddito; logica di superamento delle disuguaglianze
economico-sociali (= risarcimento per tutti). Quantificato tramite tabelle
La responsabilità per lesione del credito
Diritti di credito: pretese esercitabili solo contro il debitore e non contro terzi (diritto relativo) à col tempo riconoscimento della responsa-
bilità del terzo per la lesione del credito (non può pregiudicare impunemente l’interesse del creditore a ricevere la prestazione), soprattutto
quando il comportamento è deliberatamente rivolto a privare il creditore della prestazione convincendo il debitore a rendersi inadempiente
(induzione all’inadempimento)

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39 RIMEDI CONTRO IL DANNO, E I DIVERSI TIPI DI RESPONSABILITÀ


Per indicare le conseguenze della responsabilità usiamo il concetto di riparazione del danno. La riparazione del danno può realizzarsi
con diverse forme, principalmente attraverso 2 rimedi:
1. Risarcimento (riparazione per equivalente)
2. Riparazione in forma specifica
Il risarcimento del danno
à dà al danneggiato qualcosa che non s’identifica con il valore distrutto o l’interesse leso; è una somma di denaro “rappresentativa” del
valore o dell’interesse violato. Ma come si determina?
Si aprono 2 questioni: an (se?) e quantum (quanto?) à la determinazione del risarcimento del danno extracontrattuale obbedisce agli stessi
criteri previsti per la responsabilità contrattuale (vedi cap. 21):
¨ Danno emergente + lucro cessante
¨ Causalità giuridica
¨ Concorso di colpa del danneggiato
¨ Evitabilità del danno da parte del danneggiato
¨ Compensatio lucri cum danno – il responsabile non deve risarcire quella parte di danno che sia stata compensata da benefici
di cui la vittima ha goduto in conseguenza del medesimo fatto che gli ha causato il danno
Quando il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, la sua determinazione è rimessa alla valutazione equitativa del
giudice (solitamente con il danno non patrimoniale). Una tecnica usata dai giudici per calibrare l’entità del risarcimento è la “perdita di
chances”: non è certo, ma solo possibile/probabile che il danno sia stato causato dal fatto à il fatto ha tolto alla vittima la chance del
risultato utile (non la certezza! Perché non è certo che il danno sia stato causato dal fatto)
La riparazione in forma specifica

à rimette il danneggiato esattamente nella posizione in cui si trovava prima del fatto dannoso; in un certo senso, cancellando il fatto stesso.
La legge dà al danneggiato la facoltà di chiedere, anziché il risarcimento per equivalente, la riparazione in forma specifica a 2 condizioni:
§ Possibilità totale/parziale del rimedio
§ Rimedio non eccessivamente oneroso per il danneggiante
Inibitoria à rimedio che serve a prevenire il danno, o almeno a impedire la prosecuzione del fanno dannoso: si realizza attraverso un
provvedimento del giudice che vieta di tenere/ordina di cessare il comportamento dannoso.

Né la riparazione in forma specifica né l’inibitoria eliminano completamente il danno: lasciano sussistere quello già prodotto prima della
loro attivazione. Per questo, ad esse può cumularsi un risarcimento per equivalente.

Responsabilità extracontrattuale Responsabilità contrattuale (inadempimento)


Si applica il principio generale: l’onere della prova grava sul Inversione dell’onere della prova à spostato sul
danneggiato che vuole il risarcimento debitore che deve provare di aver adempiuto
Deroghe: inversione onere della prova (prova liberatoria):
Onere della prova es. genitori che vogliono evitare di rispondere del danno
causato dal figlio minore à provare “di non aver potuto im-
pedire il fatto”
Risarcibilità dei Sempre Solo in caso di inadempimento doloso
danni imprevedibili
Prescrizione abbreviata: 5 anni (2 per circolazione di vei- Prescrizione ordinaria: 10 anni
Prescrizione del di- colo) à allungabili se è un reato (prescrizione più lunga).
ritto al risarcimento È raro che esistano dei documenti rilevanti (solo testimo-
nianze)

Può accadere che uno stesso fatto sia qualificabile come inadempimento contrattuale (responsabilità contrattuale) e fatto produttivo di un
danno ingiusto (fonte di responsabilità extracontrattuale). Presupposto: l’interesse leso dev’essere materia di un diritto assoluto. In casi del
genere il danneggiato ha a sua disposizione entrambe le azioni, e fra esse può scegliere (concorso di azioni). È una scelta di convenienza:
se un’azione è prescritta, se impone un onere probatorio più difficile, …Quando entrambe sono esercitabili, il danneggiato può esercitarle
insieme (cumulo di azioni): ciò non significa che cumulerà 2 risarcimenti per lo stesso danno, ma chiederà il risarcimento di quel danno
a titolo contrattuale o extracontrattuale.

In questi casi, i giudici tendono ad applicare regole uniformi, concepite in funzione del tipo di attività fonte del danno e del tipo di interesse
esposto alla lesione; la distinzione fra i 2 tipi di responsabilità tende ad essere un po’ meno netta e rigorosa e anche un po’ meno importante
dal punto di vista pratico.
à Responsabilità “da contratto” (o “contratto sociale”): fattispecie di danno in cui il danneggiante e il danneggiato non sono legati da
un vero e proprio rapporto obbligatorio e tuttavia non possono considerarsi degli estranei, bensì sono entrati “in contatto” creando fra
loro una relazione qualificata; e il danno ha radice proprio in questa relazione. La giurisprudenza preferisce trattare questo danno secondo
le regole della responsabilità contrattuale perché è un sistema più vantaggioso per la vittima del danno, che si vuole tutelare al massimo.
La giustificazione teorica è che dal “contratto” nasce a carico dell’operatore professionale una specie di obbligazione, da lui violata: oggetto
di questa non è eseguire la prestazione a favore dell’utente, ma più genericamente proteggere la sua sfera contro il rischio di danni ingiusti,
conseguenti all’attività svolta.

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40 PROMESSE UNILATERALI E “QUASI CONTRATTI”

“Ogni altro atto o fatto idoneo” a produrre obbligazioni “in conformità dell’ordinamento giuridico”
Fonti che si caratterizzano in termini negativi e in via residuale: sono tutte le fonti di obbligazioni non qualificabili né come contratto né
come illecito extra-contrattuale, nascono grazie a norme che le qualificano fonti di obbligazioni (chiamate anche obbligazioni “nascenti
dalla legge”). Queste sono:

¨ Promesse unilaterali
¨ “quasi contratti” (pur non essendo contratti, hanno in comune con i contratti di essere eventi leciti che creano obbligazioni)
o gestione di affari altrui
o pagamento dell’indebito
o arricchimento senza causa

Le promesse unilaterali
Promessa: dichiarazione di volontà con cui il dichiarante assume un’obbligazione, può risultare da contratto o da atto unilaterale (volontà
di una sola parte). Gli atti unilaterali possono produrre effetti giuridici diversi: incidere sui diritti reali o far nascere obbligazioni.
Vale la regola che “La promessa unilaterale di una prestazione non produce effetti obbligatori fuori dei casi ammessi dalla legge” (art.1987)
à le promesse unilaterali sono soggette a un principio di tipicità. Quindi una promessa fa nascere obbligazioni sono se:
– è inserita in un contratto (quindi può anch’essere atipica, per il principio di atipicità dei contratti)
– corrisponde a uno degli schemi legali tipici di una promessa unilaterale

Questo limite può spiegarsi con 2 ragioni:


1. principio dell’accordo – nessuno può unilateralmente invadere la sfera giuridico-patrimoniale di un altro, se questi non è
d’accordo
2. razionalità dello scambio – in generale si fa qualcosa in cambio di qualcos’altro, sono pochi i casi in cui qualcuno si obbliga
senza ricevere nulla in cambio à alle promesse unilaterali sono tendenzialmente applicabili le norme sui contratti.
La legge prevede 3 categorie di promesse unilaterali:
Ø Promessa al pubblico – promessa, rivolta a una collettività indistinta, di eseguire una prestazione a favore di chi si trovi in
una determinata situazione o compia una determinata azione. Per effetto della promessa nasce solo un vincolo al carico del pro-
mittente: la soggezione (il promittente è esposto a subire la nascita di un’obbligazione a suo carico, e non può fare nulla per
evitare questo risultato). Questo vincolo tiene il promittente in stato di incertezza, è quindi giusto che questa situazione non si
protragga indefinitamente à la legge prevede che la promessa la pubblico abbia un termine d’efficacia:
o Fissato dal promittente stesso
o Fissato dalla legge – 1 anno
Trascorso il termine senza che nessuno comunichi al promittente che la situazione si è avverata o l’azione compiuta, la promessa
perde d’efficacia e il vincolo cessa. Il promittente può liberarsi anticipatamente dal vincolo, con la revoca della promessa prima
della scadenza del termine di efficacia, ma è ammessa solo se:
– È sorretta da giusta causa
– È fatta nella stessa forma della promessa
– L’azione/situazione indicate nella promessa non si sono ancora verificate
Se più persone compiono separatamente l’azione, la prestazione spetta a chi per primo ne dà notizia al promittente.
Non va confusa con l’offerta al pubblico che è solo un elemento di un contratto in formazione e non costituisce di per sé fonte di
obbligazioni:
Ø Promessa di pagamento e riconoscimento del debito – dichiarazioni unilaterali con cui un soggetto promette a un altro
di eseguire una prestazione a suo favore, o riconosce di avere un debito verso di lui. Hanno una causa, ma il “perché” non risulta
dalla promessa, la quale non indica la causa per cui è fatta. Regola dell’onere della prova invertito à sarà il convenuto a
dover semmai smentire. Si potrebbe pensare che ciò apra la porta al negozio astratto, ma se la causa non esiste (o è viziata/già
esaurita) il convenuto può opporsi alla pretesa dell’altra parte e farla respingere. Art.1988: la promessa o il riconoscimento
dispensa colui a favore del quale è fatta dall’onere di provare il rapporto fondamentale. Determina l’inversione dell’onere della
prova di un’obbligazione già esistente; l’esistenza del rapporto fondamentale (cioè della causa) “si presume fino a prova contraria”
(Astrazione processuale dalla causa)

La gestione degli affari altrui


Un soggetto (gestore) agisce nell’interesse di un altro soggetto (interessato), senza averne ricevuto l’incarico e senza esservi per altra
ragione obbligato. Per la legge, iniziative del genere vanno considerate con favore e incoraggiate: il mezzo legale per farlo consiste nel
ricollegare ad esse la nascita di obbligazioni dell’interessato a favore del gestore. C’è però una contro-esigenza: non giustificare
intrusioni arbitrarie e ingiustificate nella sfera altrui, la quale si soddisfa in 2 modi:
1. Facendo nascere obbligazioni anche a carico del gestore à continuare e condurre a termine la gestione finché l’interessato non
sia in grado di provvedere da sé. “il gestore è soggetto alle stesse obbligazioni che deriverebbero da un mandato”. L’inadempi-
mento colposo delle obbligazioni del gestore può determinare responsabilità.
2. Limitando le conseguenze vantaggiose per il gestore ai soli casi di assenza dell’interessato: quando egli non era in grado di
provvedere da sé. Le obbligazioni dell’interessato possono essere:
a. Rimborso spese necessarie/utili sostenute per la cosa
b. Indennizzare il gestore delle obbligazioni assunte in nome proprio
c. Adempiere direttamente le obbligazioni assunte dal gestore in nome di lui (~ rappresentanza legale, senza pro-
cura)

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Sono sempre negate quando il gestore interviene contro il divieto dell’interessato (responsabilità per illecita invasione della sfera altrui). Le
obbligazioni dell’interessato sorgono ad una condizione à gestione utilmente iniziata (non se, fin dall’inizio, l’intervento del gestore
risulta inutile o dannoso (ma non si richiede che vada a buon fine)
Può accadere che l’interessato ratifichi la gestione: si producono allora tutti gli effetti di un mandato, ivi compreso il diritto del gestore-
mandatario a un compenso.
Il pagamento dell’indebito
“indebito” = non dovuto. Implica 2 parti: solvens (chi paga) e accipiens (chi riceve) à il solvens esegue a favore dell’accipiens una pre-
stazione che non gli deve (obbligazione dell’accipiens: restituire al solvens il pagamento indebito “ripetizione dell’indebito”).
L’obbligazione non c’è à il trasferimento di ricchezza non ha causa giustificativa.
Ø Indebito oggettivo – l’accipiens non ha nessun credito: il pagamento viene fatto a chi non ha diritto a riceverlo. Ciò accade
quando il solvens non ha quel debito e l’accipiens non ha alcun credito o quando il solvens ha quel debito, ma non nei confronti
dell’accipiens (falso creditore) à normalmente, il solvens che paga il suo debito a un falso creditore non è liberato, rimanendo
obbligato verso il creditore: ha interesse e diritto a ripetere dall’accipiens
Ø Indebito soggettivo – l’accipiens ha quel credito, ma non nei confronti del solvens, bensì di un altro soggetto: il solvens paga un
debito esistente ma senza essere lui il debitore (falso debitore). La ripetizione è ammessa solo a 2 condizioni:
o L’errore del solvens sia un errore scusabile
o Accipiens non si sia privato in buona fede del titolo/delle garanzie del suo credito
Nei casi in cui la ripetizione non è ammessa, e l’accipiens trattiene quanto gli è stato indebitamente pagato, il solvens è surrogato nei diritti
di costui verso il vero debitore.
Ci sono 2 ipotesi in cui il principio della ripetizione subisce una deroga:
ü Il solvens ha adempiuto un’obbligazione naturale (a patto che non fosse incapace)
ü Se la prestazione è stata fatta dal solvens per uno scopo contrario al buon costume
Le conseguenze dell’indebito:
Tra le parti l’accipiens è tenuto a restituire la somma/cosa indebitamente prestate. Per quanto riguarda interessi/frutti conta il suo stato
soggettivo; se l’accipiens ha ricevuto in buona fede deve interessi e frutti dal giorno della domanda di restituzione (se la cosa va
distrutta risponde nei limiti del suo arricchimento). Se ha ricevuto in mala fede li deve dal giorno del pagamento indebito (se la cosa
si distrugge, anche per caso fortuito, egli risponde della perdita).
Se l’oggetto del pagamento è stato alienato a terzo à il suo acquisto non viene toccato (azione personale, non reale: non pregiudica i
diritti dei terzi). Il solvens ha solo una pretesa nei confronti dell’accipiens alienante.
Arricchimento senza causa
Arricchimento di un soggetto a scapito di un altro senza che questo venga sostenuto da una causa giustificante. La legge offre un rimedio
residuale à “chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto … a indennizzare quest’ultima” à fonte di
obbligazioni, fa nascere a carico dell’arricchito l’obbligo di indennizzare l’impoverito
Presenza di elementi:
– Arricchimento patrimoniale di un soggetto
– Impoverimento patrimoniale di un altro soggetto
– Nesso di correlazione fra arricchimento e impoverimento
– Mancanza di cause giustificative
– Impraticabilità di qualsiasi altro rimedio tipico, con cui l’impoverito possa recuperare la perdita subita. à costituisce l’estremo
rimedio a disposizione: ha natura sussidiaria
Il contenuto dell’obbligazione dell’arricchito può essere vario:
Ø Se ha per oggetto una cosa determinata à restituirla in natura
Ø Se no, pagamento somma in denaro – somma minore, fra quella che esprime l’arricchimento e quella che esprime l’impoveri-
mento

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42 IMPRESE E CONSUMATORI
Consumi di massa à aumentano le occasioni in cui i consumatori possono essere ingiustamente danneggiati da comportamenti scorretti
delle imprese. I legislatori si preoccupano, anche per impulso delle organizzazioni di consumatori, di predisporre strumenti legali per la
tutela degli interessi dei consumatori: l’obiettivo ultimo della disciplina antitrust e della regolazione del mercato.
In Italia, nonostante un certo ritardo, c’è una legislazione che tutela il consumatore – si è cominciata a sviluppare negli anni 90 e nel 2005
è stato introdotto il codice del consumo, dove si trovano raccolte tutte le norme protettrici dei consumatori.
Art.3 c.cons.:
- Consumatore: la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale
eventualmente svolta
- Professionista: la persona fisica o giuridica che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale
Il codice del consumo regola essenzialmente rapporti fra consumatori e professionisti. Nella sua parte iniziale afferma una serie di “diritti
fondamentali” dei consumatori: tutela salute, sicurezza e qualità dei prodotti, … à per la protezione di questi diritti hanno un ruolo impor-
tante le associazioni di consumatori, che rappresentano i consumatori a livello nazionale. Tali associazioni possono agire in giudizio
per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Sono rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti
(organismo creato dal Ministero dello sviluppo economico) à rendere effettivi i diritti dei consumatori.
Qualità dei prodotti e responsabilità del produttore à imposizione alle imprese di standard minimi di qualità e sicurezza da osservare nella
fabbricazione di prodotti. Un’altra tutela preventiva può realizzarsi tramite l’informazione riguardante le sostanze dannose/pericolose pre-
senti nei prodotti. Comunque, su milioni e milioni di prodotti, qualche esemplare difettoso finisce sempre sul mercato è occorre assicurare
ai consumatori danneggiati almeno un congruo risarcimento
Pratiche commerciali scorrette à dal 2007: pubblicità ingannevole + altri fenomeni di scorrettezza delle imprese verso i consumatori.
Una pratica commerciale può essere considerata scorretta se:
Ø È contraria alla diligenza professionale
Ø Risulta idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio
La legge ne individua 2 tipi:
1. Pratiche commerciali ingannevoli – basate su informazioni false o fuorvianti relative a aspetti commercialmente importanti
2. Pratiche commerciali aggressive – influenzano le decisioni del consumatore mediante molestie, coercizioni psichiche/fisiche o
altri indebiti condizionamenti
Contro le pratiche commerciali scorrette è competente l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCOM) che ha
competenza per l’applicazione della legge antitrust à provvedimenti per inibirne la continuazione e cancellarne gli effetti
I contratti delle imprese: per svolgere un’attività bisogna contrarre un gran numero di contratti. Con la soppressione del Codice del Com-
mercio e la conseguente unificazione del diritto delle obbligazioni e dei contratti, formalmente non esiste più una categoria di contratti
commerciali (o d’impresa), sottoposti a una disciplina diversa da quella degli altri contratti. In linea di principio, una compravendita è
regolata allo stesso modo, sia che vi partecipi un imprenditore, sia che abbia come soggetti non imprenditori.
Tuttavia, ancora oggi si parla di contratti d’impresa – determinati tipi di contratto presuppongono la qualità di imprenditore –
questa qualità può eventualmente sottoporre il contratto a una disciplina giuridica particolare: rappresentanza, cessione del contratto
(contraente ceduto non deve dare il consenso perché il cessionario subentri nei contratti aziendali), conclusione del contratto (la morte
/incapacità sopravvenuta non rendono inefficacie la proposta o l’accettazione, se imprenditore non piccolo), interpretazione del con-
tratto (regole ambigue s’interpretano secondo ciò che si pratica generalmente nel luogo in cui è la sede dell’impresa)
L’impresa conclude un grandissimo numero di contratti, che hanno tutti il medesimo oggetto à contratti standard/in serie/di massa –
c’è la necessità che la conclusione di questi avvenga nel modo più rapido e meccanico possibile e che i contratti abbiano tutti il medesimo
contenuto à semplificare e rendere più economica l’attività.
ü Standardizzazione
ü Predisposizione unilaterale – testo accettabile a scatola chiusa, senza poter fare trattative (adesione passiva) à “contratti di
adesione” (contrapposizione tra “predisponente” e “aderente”)
Le principali regole sono:
• Le condizioni generali vincolano l’aderente solo se risulta che questi avrebbero dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza
• Se sono presenti clausole particolarmente svantaggiose per l’aderente (clausole onerose), queste lo vincolano solo se le ha
specificamente approvate per iscritto (seconda firma à richiamare attenzione dell’aderente)
• Se le condizioni generali sono prestampate su moduli che l’aderente sottoscrive, “le clausole aggiunte … prevalgono su quelle
prestampate qualora siano incompatibili con esse, anche se quest’ultime non sono state cancellate”
Sono regole predisposte per contratti fra imprese e consumatori, ma non è detto che non possano applicarsi anche a contratti in cui
nessuna parte è un’impresa e a contratti in cui entrambe le parti sono imprese.
I contratti dei consumatori – la protezione del consumatore si realizza con 2 ordini di regole, entrambi contenuti nel codice del consumo:
è Informazioni precontrattuali (2014) – bisogna fornire al consumatore, in modo chiaro e comprensibile, una serie di infor-
mazioni prima che egli si vincoli al contratto – riguardano aspetti essenziali dell’operazione, in modo da offrire al consumatore
un’adeguata conoscenza dei diritti e degli obblighi che deriveranno dal contratto
è Clausole vessatorie (1996) – i criteri per individuarle sono:
o In generale, sono vessatorie le clausole che determinano un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi
derivanti dal contratto
§ La vessatorietà non può riguardare le clausole riguardanti l’oggetto e il prezzo (responsabilità dell’autonomia
nelle scelte del consumatore)
§ Tenendo conto della natura del bene/servizio
§ Giudizio influenzabile dalla considerazione di altre clausole
o Elenco di clausole che si presumono vessatorie ~20 “lista grigia” à sta al professionista dimostrare che la
clausola non è vessatoria (≠ lista nera, presunzione assoluta di vessatorietà)

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2 circostanze possono escludere la vessatorietà:


1. Quando la clausola riproduce il contenuto di un atto normativo
2. Quando ha formato oggetto di trattativa fra le parti à il consumatore ha fatto valere i suoi interessi
Contro le clausole vessatorie possono scattare 2 tipi di rimedi:
I. Rimedio individuale – invocabile dal singolo consumatore in relazione a un singolo contratto à nullità
II. Rimedio collettivo – contro le clausole vessatorie contenute in condizioni generali, per un impiego uniforme in un
numero indefinito di rapporti à attivabile da associazioni di consumatori/imprenditori e dalle Camere di commercio
à inibitoria (il giudice proibisce di inserire quella clausola)
Esigenze aggiuntive e più specifiche sorgono quando il contratto viene concluso con particolari modalità tecniche/ambientali:
v Contratti a distanza – si concludono senza la compresenza fisica del consumatore e del professionista, utilizzando tecniche di
comunicazione a distanza come l’invio di cataloghi per posta, il telefono, la televisione à non svolge il dialogo necessario per
comprendere gli aspetti essenziali dell’operazione e è più difficile attivare i rimedi in caso di cattiva esecuzione del contratto
v Contratti negoziati fuori dei locali commerciali – si concludono con la compresenza fisica del consumatore e del professionista,
ma fuori dei locali di quest’ultimo à il professionista va a cercare il consumatore, determinando un effetto sorpresa e pressione,
determinando magari una decisione poco meditata
La protezione del consumatore si realizza con 2 strumenti:
A. Informazione precontrattuale
B. Diritto di recesso – entro 14 gg dalla conclusione del contratto, non è possibile se il bene è già stato consumato, il prezzo pagato
va restituito
è Non si applica nei casi di contratti negoziati fuori dai locali commerciali per importo <50euro
Credito al consumo – attività finanziaria rivolta ai consumatori interessati ad acquistare beni à dilazioni di pagamento, agevolazioni finan-
ziarie. Ma rischio di fare acquisti non meditati e di accettare condizioni finanziarie pesanti! à si prevedono obblighi di pubblicità delle
condizioni contrattuali e regole per la disciplina dei contratti, che ricalcano le disposizioni per la “trasparenza” delle operazioni bancarie:
– Il contratto richiede forma scritta
– Deve avere determinati contenuti necessari per rendere chiari i termini economici dell’operazione à taeg (tasso annuo effettivo
globale)
– In caso di inadempimento del fornitore del bene, il consumatore può, a certe condizioni, rivalersi nei confronti del finanziatore
Rimedi a protezione dei consumatori, quando i comportamenti di un’impresa danneggiano una pluralità indeterminata di consumatori à
azioni di classe: quando sono lesi “diritti omogenei” di consumatori, da riparare mediante risarcimento o restituzioni. Ciascun consuma-
tore può, in proprio o anche mediante organizzazioni rappresentative della classe, agire in giudizio per fare accertare la responsabilità
dell’impresa e tutti gli altri consumatori possono aderire a tale azione, rinunciando ad agire singolarmente à la sentenza determina le
somme dovute a tutti coloro che hanno aderito all’azione. Contro gli atti lesivi dei diritti collettivi dei consumatori è previsto anche un
rimedio preventivo: inibitoria collettiva (giudice impedisce tali atti e ne rimuove gli effetti dannosi).
Bisogna tutelare anche le imprese deboli nei confronti di quelle forti (1998) à contratti di subfornitura: contratto richiede forma scritta
a pena di nullità, deve essere trasparente (indicare tutti i termini), alcune clausole sono vietate, inderogabili termini di pagamento <60 gg!
+ divieto dell’abuso di dipendenza economica – impresa più grande è in grado di determinare un “eccessivo squilibrio di diritti e di
obblighi” a danno di un’impresa debole es. rifiuto di venere/comprare, condizioni contrattuali troppo pesanti, … Rimedi: contratto à nullo;
responsabilità extracontrattuale + rimedi antitrust?

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