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CAPITOLO I:
Caratteri fondamentali del fenomeno giuridico
Il Diritto è un fenomeno sociale
Il Diritto è quel complesso di regole di condotta che disciplinano i rapporti tra i membri di
una certa comunità in un determinato periodo storico.
Il fenomeno giuridico nasce là dove esiste qualche forma di aggregazione umana, lo sviluppo della
società stessa si svolge all'interno delle regole che disciplinano i rapporti tra i soggetti che la
compongono. La connessione fra fenomeno giuridico e sociale segna l'evoluzione della
storia dell'uomo dalle civiltà più antiche a oggi.
L'esigenza di regole di comportamento obbligatorie per tutti emerge con l'affermazione delle
prime forme di aggregazione umana stabile, nella fase di nascita delle città-Stato.
Nasce così lo Stato: un'entità che si colloca in una posizione di supremazia rispetto a tutti i
soggetti componenti il popolo che vivono in un territorio rivendicando la Sovranità, e che di
conseguenza dispone della forza legittima necessaria per assicurare la sopravvivenza e lo
sviluppo al gruppo sociale che ne ha determinato la nascita, impedendo ai singoli dello stesso di
farsi giustizia da soli.
Questa entità attraverso i suoi organi partecipa alla formazione di altre regole di comportamento
dirette a disciplinare i rapporti con altri Stati sia pacifici sia ostili.
Genesi delle regole giuridiche
Le regole di diritto possono nascere secondo varie modalità qualificano il sottoinsieme del diritto
che costituiscono:
• Diritto Consuetudinario
Le regole di diritto nascono sul terreno dei fatti, in particolare in comunità
primitive, quando questi sono, non solo, ripetuti nel tempo con costanza e
frequenza (repetitio facti), ma anche riconosciuti obbliganti e doverosi.
(riconosciuto dall'ordinamento ma non prevalente)
• Diritto Convenzionale
Le regole di diritto nascono sul piano di accordo fra le più parti destinatarie del diritto
stesso.
• Diritto Giurisprudenziale
Le regole di diritto nascono dall'attività dei giurisperiti, innanzitutto quella dei
giudici.
(sul Diritto Giurisprudenziale si basano gli ordinamenti di Common Law di matrice anglosassone; il nostro ne trae
riferimento per quanto riguarda l'organo della Corte Costituzionale)
• Diritto Politico
La formazione del Diritto è ad opera degli organi per ciò preposti nei quali vale il
Principio di Maggioranza.
(sul Diritto Politico si basano gli ordinamenti di Civil Law)
• Destinatari:
Le regole di diritto dirette a disciplinare in modo stabile i rapporti tra gli individui di una
comunità.
Le regole religiosi, morali o filosofiche dirette a disciplinare i comportamenti dei
singoli membri di un gruppo al quale solo chi appartiene è coinvolto.
• Finalità:
Le regole di diritto funzionali al raggiungimento di tutti i fini ritenuti di interesse
generale.
Le regole religiose, morali o filosofiche funzionali al conseguimento di fini
particolari.
• Storicità:
La regole di diritto indissolubilmente legate agli eventi storici concreti.
Le regole religiose, morali o filosofiche, se pur in misura diversa, legate a valori
trascendenti.
• Eventuale Trasgressione:
Le regole di diritto caratterizzate dalla Coattività, ossia l'esistenza di meccanismi
sanzionatori volti a reprimerne eventuali violazioni.
Le regole religiose, morali o filosofiche affidate all'adesione spontanei dei membri del
gruppo.
• Innovatività: Un atto normativo non deve essere pedissequa ripetizione di un atto già in
vigore, esige almeno una nota innovativa.
I soggetti giuridici
Sono definiti soggetti giuridici i destinatari delle norme giuridiche, cioè coloro cui le norme
intendano attribuire diritti o imporre obblighi.
• Persone Fisiche: ciascuna persona fisica è dotata delle capacità giuridica, è cioè idonea
ad essere titolare di diritti e destinataria di obblighi, fin dal momento della nascita.
Per svolgere le attività che ad obblighi e doveri si riconnettono il soggetto deve possedere non solo la capacità giuridica ma anche la
capacità di agire.
• Persone Giuridiche: particolari organizzazioni collettive , considerate come soggetti
distinti dalle persone fisiche che le compongono e titolari sia della capacità giuridica che
della capacità di agire.
Tra questi si distinguono:
-Private: espressione dei fenomeni di aggregazione sociale;
-Pubbliche: enti pubblici.
• Sul piano interno: riconoscendo all'ordinamento giuridico generale statuale non solo il
compito di regolare i rapporti tra i singoli membri di una comunità, ma anche quelli
tra i diversi ordinamenti giuridici che si sviluppano al suo interno. Questi sono
tutelati se non si pongono in contrasto con gli interessi perseguiti dall'ordinamento
generale statuale.
• Sul piano esterno: in un duplice modo. Da un lato si sono sviluppate forme sempre più
stabili ed efficaci di collaborazione internazionale di natura politica, economica e militare
(organizzazioni internazionali ONU e sovranazionali Unione Europea). Dall'altro lato con
lo sviluppo di strumenti volti a disciplinare le relazioni tra le regole di ordinamenti
statuali diversi in relazione ad uno stesso rapporto giuridico.
Lo Stato: popolo, territorio e sovranità
Lo Stato: è un'organizzazione territoriale alla quale è riconosciuto il potere non
dipendente da altri, di dettare regole giuridiche per il popolo, per il territorio e quindi
anche per gli estranei. Sono elementi costitutivi dello Stato: il Popolo, il Territorio,
necessari ma non sufficienti, serve: la Sovranità (superiorem non recognoscens).
Il popolo
Complesso di persone fisiche dotate dello status di cittadini, cui sono collegati tutta una serie di
diritti (tendenzialmente in modo esclusivo i diritti politici ma anche doveri.
Si distingue della Popolazione: risultante del complesso di cittadini (popolo), stranieri, apolidi
(senza cittadinanza). E dal concetto di Nazione: patrimonio di elementi etnici, linguistici,
culturali e sociali che individuano una determinata comunità.
• Accordi Internazionali;
Secondo l'Art.22 della C.: Nessuno può essere privato per motivi politici della capacità
giuridica, della cittadinanza, del nome.
Fu scritto in forte polemica con la legge fascista del 31 Gennaio 1926, N°108, la quale prevedeva
la perdita di cittadinanza per chi all'estero concorreva a turbare ordine e nome del regno, e con le
leggi razziali del 1938/1939.
• Per Nascita:
A: da cittadini dello stato, dovunque si nasca (ius sanguinis); B: da
cittadini stranieri ma nello stato (ius soli).
• Per comunicazione del diritto di cittadinanza da un membro della famiglia all'altro (ius
communicatio).
In Italia vige principalmente lo ius sanguinis: si è cittadini per nascita o per adozione, anche
all'estero, da parte di padre o di madre cittadini italiani.
Vi sono però regole sussidiarie introdotte dalla legge 5 Febbraio 1992, N°91:
• Vale lo ius soli per coloro che nascono in Italia da genitori apolidi o genitori stranieri che
non possono trasmettere la loro cittadinanza in forza di leggi del loro stato di
appartenenza;
• Vale lo ius electionis nella fattispecie di uno straniero nato in Italia che abbia risieduto
legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età (se vuole deve
dichiararlo entro un anno).
• Vale lo ius communicatio per uno straniero o un apolide che sposi un cittadino o una
cittadina italiana che risieda dopo il matrimonio da almeno due anni in Italia o che sia
sposato da almeno tre anni se residente all'estero.
Ma può darsi anche che la cittadinanza sia acquisita in un altro modo: se il padre, la madre o
uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado di uno straniero sono stati cittadini per
nascita questi diviene cittadino se:
Inoltre può diventare italiano un membro dell'Unione Europea se risiede da 4 anni in Italia, uno
straniero se vi risiede da 10 anni, se si è apolidi da 7 anni.
In casi di doppia cittadinanza l'Art.11 della legge N°91 del 1992 stabilisce che: il cittadino che
possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana, ma può
rinunciarvi se ha residenza all'estero.
Per gli apolidi invece la legge N°91 del 1992 prevede che questi in Italia siano soggetti all'esercizio
dei diritti civili e obblighi militari (la C.Cst. con la sent.172 del 1999 sancisce la lecità di tale legge.
Secondo l'Art.12 della legge N°91 del 1992 la cittadinanza tuttavia può anche essere persa,
seppur mai per motivi politici:
• Se avendo accettato incarico da Stato estero o organo Sovrazionale (al quale l'Italia non
partecipa), ricevute intimazioni all'abbandono, si rifiuta.
E' un elemento essenziale e necessario per la composizione di uno Stato. Lo dimostra il fatto che
sul piano politico internazionale non sono mai stati equiparati agli stati governi in esilio.
Compongono il territorio:
• Spazio Aereo: lo spazio che sovrasta il territorio della Stato e il relativo mare
territoriale. (regolato dalla Convenzione di Chicago del 7 Dicembre 1944)
• Il Sottosuolo.
• Il Territorio Mobile: il suolo di navi ed aereo-mobili in località non soggette alla
sovranità di alcuno Stato (Art.5 del Codice Navale stabilisce il rapporto con i reati).
• Le sedi diplomatiche all'estero: tali luoghi sono sottratti alla giurisdizione dello Stato in cui
si trova la sede diplomatica stessa.
-
guerre o liberazioni;
-
accordi pattizi;
-
incorporazioni o annessioni;
-
fusioni;
-
smembramento o dissoluzione.
La continuità giuridica da uno Stato all'altro vale ma conosce molte eccezioni a seconda del
contesto storico all'interno del quale tale passaggio si verifica. Ad esempio si ha nel corso della
storia la Piemontizzazione della penisola italiana anziché l'unificazione delle precedenti realtà
oppure con le Rivoluzioni Francese e Russa veri e propri momenti di rottura.
Fonti del Diritto
Sono Fonti del Diritto atti o fatti dai quali deriva la creazione, modificazione o estinzione di
disposizioni suscettibili di valere come tali nell'ambito dell'ordinamento giuridico di riferimento.
- Fonti Atto: sono frutto di un agire volontario da parte di un organo a cui lo stesso
ordinamento dà il potere di porre in essere atti normativi.
Premessa:
Disposizioni: comandi giuridici nel loro enunciato letterale. Norme:
disposizioni soggette a un processo di interpretazione.
Criterio Gerarchico
Secondo il criterio gerarchico le fonti sono ordinate secondo una scala gerarchica a seconda della
loro diversa forza normativa: sul gradino più alto le fonti dotate di maggior forza e poi via via
quelle con forza minore.
Nel nostro ordinamento attuale la gerarchia poggia le sue fondamenta su due principi:
• Livello Costituzionale;
• Livello Primario: li appartengono leggi ed atti con forza di legge;
• Livello Secondario: li appartengono regolamenti governativi e di altri tipi;
• Consuetudini.
La Costituzione è superiore alla legge ma questa possiede un ruolo di primario ordine in virtù
della sua legittimazione, proveniente dal Corpo Elettorale.
Ciò è evidenziato dall'istituto della Riserva di Legge: Istituto figlio dei regolamenti
costituzionali che impongono che dati ambiti siano ordinati dalle legge.
La Costituzione non può esaurire ogni aspetto rilevante della normazione ed individua appunto
nella legge la fonte normativa adibita a farlo; la Costituzione Italiana è ricca di riserve di legge
di diverso tipo soprattutto in ambito di diritti di libertà:
• Riserva di Legge Assoluta: locuzione aperta, tutta la disciplina deve essere regolata in
maniera vincolante dalla Legge
Art.13 comma 2: nei casi e nei modi stabiliti dalla legge.
• Riserva di Legge Relativa: locuzione tipica in base, affida alla Legge la disciplina degli
aspetti fondamentali di una materia e le permette di delegarne i particolari ai regolamenti;
tuttavia non impedisce alla Legge di normare tutta la materia
Art.23: Nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non in base alla
legge.
La riserva di legge ha in sé un elemento preclusivo: ove questa è presente si impedisce alle fonti di
grado inferiore alla legge di disciplinare, così poiché non potendo che entrare il legislatore in
determinate materie egli è vincolato a farlo.
Criterio Cronologico
Se vi è contrasto fra fonti dello stesso livello, e quindi si è in presenza di antinomie, non potendo
applicare la gerarchia trova applicazione il criterio cronologico secondo il quale : lex posterio
derogat priori.
Tale principio è esplicitato dall'istituto dell'Abrogazione.
Secondo l'Art15 delle Disposizioni Preliminari al Codice Civile (1942) le fonti dello stesso livello
sono abrogate in 3 tipologie di modi:
L'Abrogazione non implica la scomparsa della legge dall'ordinamento, si traduce in una sua
limitazione, ma questa continua ad esistere ed a disciplinare i fatti avvenuti prima dell'entrata in
vigore della legge abrogante.
Criterio di Competenza
Il Principio di Competenza opera in linea di principio quando non opera né quello gerarchico
né quello cronologico ed opera effettivamente in un assetto di Costituzione rigida.
La Costituzione prevede che la disciplina di una materia sia riservata interamente o in parte ad una
fonte, con ciò escludendo la possibilità per altre di entrare in quella materia. Ciò si manifesta ad
esempio nel Regolamento Parlamentare che garantisce una sfera di autonomia nei confronti
dell'altra a ciascuna delle due camere del parlamento. Tale suddivisione contraddistingue anche il
rapporto fra stato e regioni, anch'esso definito dalla Costituzione.
Interpretazione delle Fonti
Non vi è un rapporto biunivoco fra norme e disposizioni, una disposizione infatti può
generare due o più norme così come una norma può anche essere il risultato di più
disposizioni ovvero di un Combinato Disposto.
Appreso che una disposizione necessita sempre di essere interpretata, l'unica fonte che guida tali
interpretazioni sono le preleggi al Codice Civile in particolare l'Art.12; che tuttavia deve a suo volta
essere interpretato.
Il legislatore autoritario del tempo le formulò affinché il giudice mediante la propria
interpretazione non subordinasse:
• l'Interpretazione testuale;
• l'Intenzione del legislatore;
Oggi l'acquisizione delle preleggi al Codice Civile nell'ordinamento ne ha determinato alla luce
dei principi costituzionali una reinterpretazione.
Oggi i criteri interpretativi sono i seguenti:
• Letterale: non si può attribuire ad una legge altro senso che quello fatto palese dal
significato proprio delle parole secondo la connessione di esse
(come stabilivano anche originariamente le preleggi).
Il linguaggio del legislatore varia da quello comune, a quello tecnico giuridico, a quelo
giuridico internazionale, a quello scientifico.
• Secondo Ratio: l'intenzione del legislatore si desume dal teso della legge e
dall'insieme dei rapporti che questa legge ha con le altre presenti
nell'ordinamento.
Forme di Stato
• Stato Patrimoniale
• Stato Assoluto
Stato di Polizia
• Stato Liberale
• Stato Totalitario
• Stato Socialista
• Stato Sociale
Stato Patrimoniale
E' la prima forma di stato affermatasi dopo la caduta dell'Impero Romano ed ha
caratterizzato tutto l'Alto Medio Evo.
E' una forma di stato estremamente embrionale alla quale manca una stabile
amministrazione che consenta il perseguimento di fini collettivi.
L'idea di collettività non è infatti presente ed alla base dello stato è un accordo di natura quasi
privatistica fra il Sovrano ed i feudatari riguardo la tutela del loro diritto di proprietà da
minacce esterne.
Stato Assoluto
Nasce dall'esigenza della società del Basso Medio Evo di avere delle condizioni ottimali per lo
sviluppo delle nuove finalità economiche e quindi del superamento della
frammentazione feudale.
Lo stato assume quindi non più un fine specifico ma di fautore dell'interesse generale e
sviluppa una concezione interventista in più settori: quello della proprietà fondiaria
(burocrazia), quello finanziario, quello dell'istruzione e quello della realizzazione delle
opere pubbliche.
Tuttavia lo Stato Assoluto è un Idealtipo mai realizzato, il più identificativo è quello della
Francia di Luigi XIV. Dovrebbe assecondare lo schema in cui tutte le funzioni rilevanti sul piano
statale sono riservate al solo sovrano, sacro, inviolabile e non soggetto alle stesse regole che egli
pone.
E' sotto lo stato Assoluto che si conosce la prima forma di unità militare assente
nell'assetto feudale.
Stato di Polizia
Variante del Stato Assoluto che si afferma verso la fine del Settecento di Austria e in
Prussia, è caratterizzata dal riconoscimento di alcune posizioni soggettive ai singoli,
tutelabili di fronti ai giudici anche contro i pubblici poteri.
In Francia il ruolo marginale riservato alla borghesia fa implodere il sistema e porta alla
rivoluzione.
In Italia nei vari stati la borghesia si afferma ma troppo debolmente e le aristocrazie terriere
e militari conservano patteggiando la propria natura e il proprio ruolo.
Stato Liberale
Nuovi fini
Lo Stato Liberale conserva ai pubblici poteri il compito di perseguire come finalità generale il
soddisfacimento degli interessi dell'intera collettività, ma non più attraverso un
intervento diritto bensì mediante un azione indiretta rivolta a ridotte finalità. Quali:
- sicurezza sul piano esterno,
- giustizia,
- la garanzia della moneta.
Lo stato è concepito come garante dei diritti di libertà, in particolare delle libertà
negative ovvero quelle individuali quali:
-
domicilio
-
diritto di proprietà
Lo Stato Liberale non è di per sé democratico ma elitario ed oligarchico, il passaggio dal Re alla
Nazione vedrà il mantenimento nell'opposizione alle formazioni sociali con interessi particolari.
Le esperienze storiche
Lo Stato liberale si afferma in contesti diversi per geografia, tempi e modi.
Si afferma precocemente in Inghilterra dove la nobiltà si oppone agli assolutismi
monarchici istaurando un proficuo rapporto con la classe borghese emergente.
La transizione verso lo Stato liberale avviene qui infatti in maniera non traumatica,
nonostante i due eventi rivoluzionari avvenuti contro Carlo I nel 1649 e contro Giacomo II nel
1688.
In Francia invece dove l'assolutismo aveva trovato un terreno assai più favorevole e dove il ruolo
effettivo della classe sociale nobiliare non le permise di mediare nel processo i toni furono bruschi
e violenti.
La crisi
Tuttavia verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento lo Stato Liberale entrò in crisi. Questa
fu determinata da una serie di contraddizioni sorte sulla base dei principi che erano il
fondamento stesso dello Stato. In particolare:
-
Al Principio di Uguaglianza si opponevano una concezione elitaria del potere e
l'aggravamento delle diseguaglianze economiche.
-
Le garanzie costituzionali in materia non impedirono un'interpretazione
fortemente restrittiva da parte dei legislatori riguardo i diritti di libertà.
-
All'affermazione del principio di volontà popolare aveva corrisposto l'esclusione
delle classi sociali più povere da ogni forma di partecipazione politica.
- Al non intervento dello stato in materia finanziaria corrispose invece un
progressivo inserimento nello stesso, che lo espose a contraccolpi dovuti
all'andamento dell'economia.
Stato Totalitario
Lo Stato Totalitario presuppone la soppressione delle libertà e del pluralismo politico a
favore di un regime partitico.
Si fonda su un forte accentramento del potere nella figura del Capo o di un organo
supremo
Stato Socialista
Lo Stato socialista concentra la propria identità nell'opposizione alle diseguaglianze
economiche dovute alla proprietà privata che nega radicalmente a favore di modelli di
produzione statalizzati e pianificati.
Lo stato in quest'ottica è più che interventista: organizza ogni aspetto della vita dei cittadini
verso l’instaurazione prima dell'egemonia proletaria e poi di una società equa e senza
classi.
Il compito di amministrare tale realtà è detenuto dal partito comunista, unico interprete
della volontà del popolo e strutturato secondo il centralismo democratico che vede le
decisioni del segretario vincolanti per tutti i piani inferiori.
Stato Sociale
Figlio della crisi dello Stato Liberale lo Stato Sociale è uno stato che supera il suo predecessore
con mezzi attenuati e progressivi. Si pone come fine quello di rimuovere le
diseguaglianze di fatto presenti nella società mediante l'azione dei pubblici poteri.
Seguono però sempre maggiori difficiltà nel governo delle istituzione a causa delle pressioni di
molti interessi. La stessa legittimazione democratica degli organi statali è messa in discussione per
i malfunzionamenti dei meccanismi elettorali in grandi società di massa.
Stato federale
La Corte Costitucionale con sent.365 del 2007 afferma che gli stati federali normalmente sono
il frutto della storia, ovvero della progressiva attribuzione di potere ad un istituto centrale
sino al punto in cui a livello internazionale stati originari, pur mantenendo forti prerogative
garantite dalle proprie costituzioni, non appaiono più come Stati Sovrani.
Negli Stati federali solitamente l'ordinamento dello Stato Centrale è analogo a quello degli stati
federati che tuttavia mantengono il proprio apparato giudiziario e le proprie forze di polizia.
Possono nascere per aggregazione, come gli U.S.A, oppure per disgregazione, come il
Belgio.
Vi è una netta distinzione fra Stato federale e Confederazione di Stati, in quest'ultima gli stati
restano sovrani è l'ente superiore ha solo alcune prerogative.
Stato accentrato
Non riconosce livelli territoriali e se li riconosce dà loro poche prerogative.
L'organizzazione è amministrata mediante un decentramento degli organi centrali: vi
sono Ministeri al centro e prefetti sul territorio.
Lo stato accentrato per eccellenza è la Francia, reduce da una concezione di potere unitaria.
Tuttavia tale modello è insoddisfacente data la complessità storica attuale, ciò ha innescato un
progressivo programma riformatore in Francia.
Stato regionale
Lo Stato regionale nasce il più delle volte come evoluzione di uno Stato accentrato che decide
in un determinato momento di valorizzare le prerogative dei territori.
Le differenze fra questo e lo stato federale tuttavia sono molte:
- Lo stato centrale secondo il modello federale ha un assetto parlamentare che prevede due
camere: una eletta politicamente dai cittadini, l' altra è impostata per dare voce al
centro alle esigenze locali.
Le regioni solitamente non hanno questa rappresentanza (che però
acquisirebbero con la Riforma Renzi-Boschi).
Entrambi gli assetti prevedono potestà legislativa sia per lo Stato centrale che per le
regioni o per gli stati federati. Ciò pone in essere la possibilità di conflitti e la necessità di un
organo che li risolva, in Italia la Corte Costituzionale.
Forme di Governo
• Monarchia Assoluta
• Monarchia Costituzionale
• Forma Parlamentare
• Presidenziale
• Semi-Presidenziale
• Direttoriale
• Forma Socialista
La forma di governo è definita da:
Monarchia Assoluta
Tale forma di Governo si manifesta con lo Stato Assoluto.
Monarchia Costituzionale
Con l'avvento degli stati liberali emerge la Monarchia Costituzionale che traduce in
istituzioni le nuove acquisizioni politico filosofiche quali la separazione dei poteri e il
carattere pattizio delle costituzioni.
Ad esempio nello Statuto Albertino l'Art.2:
- L'Esecutivo in mano al re, del Governo fanno parte i ministri che egli nomina (Art.65) e che
sono responsabili del proprio operato di fronte al re stesso (Art.67), il quale al contrario
non è responsabile di ciò che commette poichè la sua persona è sacra e inviolabile (Art.4)
Forma Parlamentare
Data l'insostenibilità del sistema dualista progressivamente il sovrano si emargina dal
proprio ruolo politico, lasciando spazio al Governo.
Il Governo cessa così di essere responsabile nei confronti del re e lo diventa nei confronti del
parlamento il quale alla sua formazione e sulla base del suo programma vota la Fiducia. Il
Governo diviene così legittimato dal parlamento stesso che, nel momento in cui il programma
non fosse rispettato, votare una mozione di sfiducia.
La forma di governo diviene così monista ed ha il suo centro nel parlamento.
Se il parlamento non riesce ad esprimere un governo può essere sciolto prima della
propria scadenza naturale.
Del governo parlamentare si possono avere versioni estremamente differenti, una un
regime partitico che pone il governo al centro del sistema l'altra un sistema pluri-partitico che
riservi al governo la posizione di mero organo esecutivo e renda il governo assembleare.
Le due varianti necessitano entrambe di correttivi:
A - in un caso per limitare gli abusi delle maggioranze, B
- per limitare l'instabilità politica dei governi.
Accorgimenti Garantistici:
- Rigidità Costituzionale: allo scopo di non rendere onnipotente una maggioranza
contingente.
- Giustizia Costituzionale: finalizzata a sanzionare eventuali abusi.
- Prerogative del Capo dello Stato: immaginato come un estraneo al Governo con la
capacità di garantire il corretto funzionamento istituzionale.
- Istuti di democrazia diritta: come il referendum abrogativo.
- Poteri propri degli enti regionali.
Accorgimenti Funzionali:
- Art.94 comma 4 della Costituzione Italiana prevedere che: il voto contrario di una o di
entrambe le camere su una proposta del governo non implica obbligo di dimissioni
per lo stesso.
- Poteri di risoluzione di crisi sono dati al Presidente della Repubblica/Capo di
Stato: Art.92 comma 2 nominare Presidente del Consigli e su proposta di questo i
ministri; Art.88 può, sentiti i presidenti di entrambe, sciogliere una o due camere. In
Germania invece: Il BundesTag può esprimere la sfiducia solo se trova a maggioranza
un successore.
In Francia Art.49 comma 2 della Costituzione prevede che: la sfiducia è espressa a
maggioranza dai membri componenti dell'Assemblea Nazionale.
- Di derivazione popolare.
- Il vertice del potere esecutivo e quindi capo del governo.
- Non essendo legittimato dal Parlamento ma dall’elettorato non può essere
sfiduciato ed a sua volta non può però sciogliere le camere.
L'idea sula quale versa l'assetto è quella di una divisione dei poteri temperata dal sistema dei
checks and balances, ad esempio l'Advice and Acconsent:
- Il Capo dello Stato nomina e revoca i ministri che tuttavia devono essere approvati
dal Senato dopo le hearings.
- Il Capo dello Stato nomina a vita 9 giudici della Corte Suprema e il Presidente
della Corte che devono essere approvati dal Senato dopo le hearings.
Altro istituto fondamentale del rapporto fra Congresso e Capo dello Stato è quello
dell'Impeachment, il quale prevede l'allontanamento del Presidente in caso di accuse di matrice
penale o di corruzione e il suo giudizio di fronte al Senato che deve destituirlo con i 2/3 dei
voti (maggioranza qualificata per evitare la prassi sfiduciaria). Tuttavia anche in caso di
allontanamento l'ex Presidente non è condannato fino alla sentenza di un giudice.
Il problema di tale forma di governo risiede nella possibile discordanza politica fra
Congresso e Presidente.
- Capo dello Stato, governo e parlamento hanno lo stesso orientamento politico, allora
il Primo Ministro diviene un comandante in seconda.
- Capo dello Stato e parlamento sono discordi allora questo è costretto a nominare un
Primo Ministro di orientamento non conforme al suo e facendo spostare il dialogo
sull'asse Primo Ministro parlamento.
(la coabitazionne è scoraggiata parificando mandati e anteponendo elezioni del Capo dello Stato a quelle del Parlamento)
Forma Socialista
Tutti gli organi statuali sono in mano al partito. La politica è diretta da un insieme di assemblee
con al vertice il Soviet supremo eletto in modo non libero. Il Governo risponde al Soviet supremo.
CAPITOLO III:
Lo Stato Costituzionale
La Costituzione
La fonte-atto più rilevante nello Stato Costituzionale è, appunto, la Costituzione, sia per i
contenuti che questa disciplina, sia per la posizione che questa occupa nella gerarchia delle
fonti.
Per ciò che riguarda l'oggetto della disciplina costituzionale il suo nucleo fondamentale è iscritto
nell'Art.16 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che recita: La società
nella quale la garanzia dei diritti non è assicurata, nè la separazione dei poteri
determinata, non ha Costituzione.
Questo riguarda la distribuzione del potere fra legislativo, esecutivo e giudiziario tra gli
organi che compongono lo Stato e la disciplina dei rapporti di questi apparati con la società
civile (rapporto tra autonomia e libertà).
Per quanto invece riguarda il suo ruolo nell'ordinamento, la Costituzione è un insieme di regole
che aspirano a porsi come legge fondamentale di una certa comunità sociale stabile e proprio
per questo collocata al vertice delle varie fonti normative. Il suo ruolo è quello di fissare una
serie di principi e valori condivisi in grado di fungere da cornice allo sviluppo
conflittuale dei rapporti sociali.
Dal punto di vista della nascita e della forma delle costituzioni, si può parlare di:
• Costituzione formale: è l'insieme delle disposizioni contenute nel teso, alcune delle quali
magari non trovano attuazione ma che tuttavia mantengono il loro carattere di norma
Costituzionali.
• Costituzione vigente: insieme delle disposizioni contenute nel testo che risulta
effettivamente operante in quel determinato momento storico, grazie all'opera di coloro
che devono dar loro attuazione.
Dal punto di vista della collocazione della Costituzione nel sistema delle fonti, si può parlare
di:
Tale alternativa è fortemente storica, la generalità delle costituzioni dell'Ottocento sono flessibili
invece la generalità di quelle del Novecento sono rigide.
Le esperienze storiche
L'esperienza francese della Rivoluzione prese di mira l'Assolutismo Regio con ragioni
politiche, economiche e culturali radicando l'idea che per l'assetto futuro sarebbe stata
necessaria, a fondamento della Nazione, la Costituzione.
La Volontà Generale del popolo secondo la Costituzione si esprime nel Parlamento e nella
Legge. Per questo motivo essa non può incontrare limiti di contenuto neppure nella
Costituzione stessa, che possiede solo un primato politico.
Ciò appare chiaramente nell'Art.4 della Costituzione del 1791: Nulla piega la Legge,
neppure il Re che può pretendere l'obbedienza solo in funzione di questa.
- crescita degli apparati burocratici statali operanti nella fornitura dei servizi sociali;
- crescita della finanza pubblica;
- trasformazione dei sistemi di governo.
Tutto ciò porta all'affermarsi di una tendenza a riformare le vigenti Carte costituzionali nella
direzione di un assetto più razionale della divisione dei poteri, in direzione della tutela del
principio autonomistico e dei diritti. Si fa strada l'idea che i principi e le regole costituzionali
debbano essere messe al riparo di maggioranza contingenti. E' infatti nel periodo fra le
due guerre che sono messi in opera i sistemi di giustizia costituzionale introdotti in Austria, in
Cecoslovacchia e in Spagna.
L'arresto del processo fu causato dall'esperienze totalitarie in Europa e dal conflitto al quale le
politiche internazionali portarono.
Il fallimento dell'evoluzione dello stato liberale portò ad edificare successivamente Costituzioni
democratiche fondate sulla inviolabilità dei diritti dell'uomo e d improntate alla rigidità.
CAPITOLO IV:
Le trasformazioni delle Istituzioni Pubbliche
dallo Statuto Albertino alla Costituzione Repubblicana
Lo Statuto Albertino è una Costituzione tipo dell'età della Restaurazione, è stato concesso
il 4 Marzo 1848 da Carlo Alberto Re di Sardegna ed è divenuto poi Costituzione del Regno
d'Italia nel 1861.
Il termine irrevocabile voleva sottolineare l'impossibilità da parte della Monarchia di ritirare tale
atto, ciò fu inteso come un'esautorazione del potere costituente del re, ma non come l'esauturazione
di quello del parlamento, rappresentativo del popolo.
Il Parlamento
Per quanto riguarda il Parlamento invece questo è composto da due camere, diverse per
composizione ma non per esercizio, entrambe partecipano alla formulazione della Legge che non è
tale se non è approvata, con lo stesso testo, da entrambe. Una è composta dai Deputati che sono
scelti dai collegi elettorali e stanno in carica per 5 anni. Mentre secondo l'Art.33 il Senato è
composto da membri a vita di nomina regia, il cui numero non è specificato.
I Ministri
L'Esecutivo ha al vertice il re ed è composto dai ministri che da lui sono nominati e revocati
come recita l'Art.65. Secondo l'Art.67 i ministri sono responsabili, le leggi e gli atti di
Governo non hanno vigore se non sono muniti della firma di un ministro.
Il combinato disposto dell'Art.65 e dell'Art.67 definiva i ministri responsabili di fronte al re e la
possibilità che questi recitassero il ruolo di capri espiatori a favore del Sovrano, inoltre la loro
responsabilità era penale poiché il Senato (dopo un procedimento analogo a quello
dell'Impeachment) diveniva nel caso giudice nei loro confronti.
La Giustizia
Secondo l'Art.68 la giustizia emana dal Re ed è amministrata dai giudici che egli
istituisce. L'Art.69 invece riserva una tutela d'indipendenza all'apparato giudiziario
affermando che i Giudici nominati dal Re, ad eccezione di quelli di mandamento, sono
inamovibili dopo tre anni di esercizio. Seppur limitata un po' di autonomia è concessa pure
ai Pubblici Ministeri.
Diritti di Libertà
L'Art.32 stabilisce che è riconosciuto il diritto di adunarsi pacificamente e senz'armi,
uniformandosi alle leggi che possono regolarne l'esercizio nell'interesse della cosa
pubblica. Questa disposizione non è applicabile alle adunanze in luoghi pubblici, od aperti
al pubblico, i quali rimangono interamente soggetti alle leggi di polizia.
Anche la libertà di stampa è tutelata dallo Statuto con disposizioni molto generiche. Considerando
la natura flessibile della Costituzione, le tutele sono rinviate alla volontà dei legislatori
futuri.
La prassi e l'evoluzione
La forma di governo delineata dallo Statuto muta nel tempo in una monarchia
parlamentare, la quale si consolida all'inizio del Novecento. Ciò accade in virtù
dell'impossibilità di sostenere un assetto rigidamente dualistico da parte delle istituzioni, il
governo è infatti impossibilitato a svolgere i propri compiti senza l'approvazione del bilancio da
parte del parlamento con il quale necessita di dialogare. Uno dopo l'altro i governi sentono la
crescente necessità di trovare appoggio nel Parlamento anche in virtù della responsabilità penale
dei ministri che cominceranno a firmare solo quando certi della maggioranza; così nel tempo la
loro responsabilità muterà da penale in politica e sarà introdotto l'istituto delle dimissioni. Così
nella prassi emergono due elementi del tutto non previsti dallo Statuto:
Tale maturazione sarà tuttavia lenta e contraddittoria, molto diversa da quella avvenuta in
Inghilterra:
• Il Inghilterra è presente la figura del 1° Ministro, diversa da quella del Presidente del
Consiglio italiana in ragione di motivi politici.
In Italia inoltre il governo erode al re la facoltà di nominare i senatori, questo fu assicurato per
garantire, con le cosiddette infornate, la maggioranza in Senato quando si aveva già quella alla
Camera.
La legislazione elettorale
All'inizio dell'epoca statutaria in base al carattere censitario la percentuale degli aventi diritto
al voto era dello 0,7% della popolazione.
La legge elettorale adottata nel 1848 fece salire al percentuale al 2%, ma ciò non cambiò il sistema
politico, dominato da un ceto di nobili che fondavano i propri rapporti sulle affinità di ordine
culturale.
Un cambiamento fu apportato dalla legge del 1877 con la quale il diritto di voto fu esteso a coloro
che avessero la maggiore età e che avessero compito l'obbligo scolastico (3° anno di scuola
elementare), ciò porto il bacino al 7% della popolazione.
La svolta si avrà nel 1912 quando con il governo Giolitti il voto sarà permesso a tutti i
cittadini di sesso maschile con più di 30 anni, nonché ai maggiorenni che sapessero leggere e
scrivere o avessero prestato servizio militare, si arriverà al 23%.
Nel 1919 il diritto di voto sarà esteso a tutti i cittadini di sesso maschile che avessero
compiuto la maggiore età.
E' introdotto col tempo anche un sistema di giustizia nell'amministrazione che consente al
singolo di chiamare l'amministrazione a rispondere di eventuali illegittimità commesse nei suoi
confronti davanti al giudice ordinario.
Nel 1888 crescono le autonomie locali con il passaggio dei Sindaci e dei Presidenti delle
amministrazioni provinciali a cariche elettive e non più di nomina governativa.
Nascono inoltre nel tempo le prime aziende pubbliche, come quella creata in seguito alla
statalizzazione delle ferrovie, e i primi enti pubblici nazionali, come l'INA a seguito della
pubblicizzazione del settore assicurativo.
Le prime modifiche all'asseto dello Statuto in ambito di libertà avvennero con il Codice
Penale Zanardelli 1889 che affermò l'intenzione crescente dello Stato di volersi fare carico
delle problematiche sociali e politiche, importantissimo fu il riconoscimento del ruolo dei
sindacati nel momento della stipulazione dei contratti collettivi di lavoro.
Per quanto riguarda invece i diritti di libertà religioso lo Statuto sembrava figurare uno Stato
confessionale di sola religione cattolica e riconoscere come tollerati altri culti.
Tuttavia nel tempo si sviluppò una legislazione laica a causa del conflitto con la Chiesa di Roma
che era stato provato a pianare senza successo nel 1871 con la Legge delle Guarentigie.
• Decreti legge.
Il Governo li adotta in virtù di particolari situazioni di urgenza, non regolabili con la
complessità temporale legislativa. Nella dottrina si parlò di consuetudine o di necessitò
come fonte di diritto. Solo un decennio dopo il governo avvertì l'esigenza di chiedere
un voto al parlamento sulla base della responsabilità ministeriale.
• Decreti legislativi.
Essendo lo Stato in guerra il Parlamento esce provvisoriamente di scena e dà al governo
pieni poteri.
Trova crescente fortuna il fenomeno della Delegificazione, secondo il quale a patto che la
legge lo conceda certe materie possano essere delegati ai Decreti.
Ciò, in relazione alla flessibilità dello Statuto darà vita ad una legislazione a fisarmonica nella
quali i diritti passeranno dall'essere tutelati all'essere solo formali. Il fascismo troverà terreno
fertile per attuare la propria svolta autoritaria.
Fenomeni che porteranno alla nascita di formazioni volte alla radicalizzazione dello scontro
politico:
- 1919 I Fasci Italiani di Combattimento divenuti poi nel 1921 il Partito Nazionale
Fascista.
18 Giugno 1931, n°773 il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza. 1930
il Codice Penale.
1931 il Codice di Procedura Penale
Mussolini convinto che si trattasse di una mera esortazione presentò al re il risultato del voto,
Vittorio Emanuele III conscio che questi aveva perso il controllo del partito in virtu dell'Art 5
della legge del 1925 lo destituì, la notizia fu data il giorno stesso con un comunicato nel
quale però si parlava di dimissioni.
Il re invece di pescare dalla lista di nomi del Gran Consiglio Fascista scelse per Capo del
Governo il Generale Badoglio, il quale decise di proseguire la guerra al fianco della
Germania. Badoglio avviò una prima defascitizzazione con atti di decreti legge ai sensi
della legge n°100 del 1926, impose lo scioglimento del partito, del Gran Consiglio e
delle corporazioni.
Il 2 Agosto 1943 anche la Camera dei Fasci e delle Corporazioni fu sciolta, tuttavia
l'elezione della Camera dei Deputati fu rimandata, secondo la volontà del re che voleva
trattare da una posizione di forza con gli antifascisti che successivamente lo avrebbero
accusato.
• DC - Democrazia Cristiana.
La svolta di Salerno
La svolta avviene con il rientro in Italia di Togliatti il quale affermando la disponibilità del
Partito Comunista a collaborare con il governo provvisorio, riesce a coinvolgere tutte le
forze del C.L.N.
I membri del comitato e Vittorio Emanuele III siglano il Patto di Salerno, lo stesso prevede che il
re accetti di ritirarsi irrevocabilmente a vita privata e non abdichi, ciò perché:
• I membri repubblicani del C.L.N non sono favorevoli poiché ciò implicherebbe la
discesa in campo di Umberto II o di suo figlio quale nuovo sovrano.
Le due parti si impegnano a non commettere nessun atto che avrebbe potuto
condizionare il futuro assetto istituzionale, da decidere al termine della guerra.
Il Patto di Salerno è codificato il 25 Giugno 1944 con decreto legislativo luogotenenziale:
• L'Art.1: Le forme istituzionali saranno decise dopo la liberazione dal popolo che eleggerà una
Assemblea Costituente sancisce di fatto l'uscita dalla legalità statutaria.
• Con l'Art.2 invece è abrogato esplicitamente il regio decreto che voleva l'elezione di una nuova camera
a data da destinarsi. Sempre secondo l'Art.2 sarà la stessa Assemblea a indicare monarchia o
repubblica.
L'Assemblea Costituente
Con il decreto n°249 del 1944 si stabilisce che tutti gli atti legislativi della Repubblica di Salò
siano nulli. Successivamente è istituito la Consulta Nazionale, nel tentativo di comporre in
forma embrionale un Parlamento solo consultivo.
All'inizio del 1946, terminata la guerra, potendo eleggere l'Assemblea ci si pone prima il
problema del rapporto che questa debba avere con il governo:
• Secondo la DC questa deve edigere e redigere la Costituzione.
• Secondo PSI e PC questa deve edigere e redigere la Costituzione, ma anche approvare leggi
ordinarie sostituendosi al governo.
Con il decreto legislativo luogotenenziale del 16 Marzo 1946, n°98 si stabilisce che:
Nella scelta dei poteri da affidare alla Assemblea si giunge a una decisione che vede rimanere i
poteri di legislazione tranne:
• Legge elettorale.
• Votata
• Lunga
• Rigida e garantita
• Programmatica
Lo è soprattutto riguardo gli aspetti economici e sociali, riguardo i quali si prepone di
rimuovere gli ostacoli che determinano le diseguaglianze sostanziali (In particolare
Art.41 e seguenti prendono il nome di Costituzione economica). Tuttavia le norme
programmatiche rischiano di essere un mero manifesto politico ma hanno un efficacia
giuridica in quanto posseggono una efficacia invalidante verso future politiche avverse.
• Aperta
La Costituzione non può caricarsi di contenuti dettagliati e minuti poichè deve poter
mutare nel tempo. Lo stesso significato dei principi si ampia nel tempo con l'evoluzione
della società.
CAPITOLO V:
L’Unione Europea
La Base
La logica che induce i sei paesi fondatori a dare vita nel 1957 ai trattati di Roma è un’idea NON solo
economica, ma che attraverso regole di convergenza relativamente ad alcuni ambiti:
1. Carbone
2. Acciaio
3. Nucleare
si ponessero le premesse per disinnescare ulteriori guerre.
I padri fondatori sono il Cancelliere tedesco Adenauer, per la Francia Schuman e Monnet, per
l’Italia Alcide De Gasperi e altri.
Il processo prende avvio all’inizio degli anni 50’ con la nascita delle 3 comunità europee
originarie:
A. CEE
B. CEEA
C. Euratom
L’integrazione è andata sempre più intensificandosi con l’approvazione di alcuni trattati, atti
tipici del diritto internazionale, ovvero accordi tra gli stati, che necessitano di esecuzione per divenire
atti di diritti interno.
Successivamente sono seguiti ulteriori trattati con i quali all’Unione Europea sono state attribuite più
competenze affinché le originarie potessero essere attuate i quali però hanno operato anche una modifica
dell’originario impianto istituzionale della Comunità e delle regole decisionale.
L’ultima di queste tappe è il Trattato di Lisbona del 2007.
Parallelamente sono accresciuti anche il numero di stati, che dai 6 originari sono divenuti 28.
Tuttavia parlare dell’Unione Europea, originariamente Comunità Europee, significa parlare di una
organizzazione non facilmente descrivibile con schemi del diritto internazionale. Questo perché:
l’Unione Europea realizza una organizzazione sovranazionale e non internazionale; si definisce tale
poiché:
• abilitata dai trattati a porre in essere atti immediatamente vincolanti per gli stati membri,
• nelle materie di propria competenza, vige il Principio della Prevalenza del diritto dell’Unione
Europea sulle eventuali previsione interne dei singoli stati.
L’Unione ha un pluralismo organizzativo, ha una propria forma di governo, un proprio apparato di
giustizia e ha visto con il trascorrere degli anni l’accrescimento progressivo delle proprie competenze
secondo una logica incrementale che oggi però sta segnando il passo.
L’Unione ha inciso profondamente nel nostro ordinamento non solo a livello legislativo, ma anche a
livello costituzionale. Tanto che si può affermare che nessuna parte della Costituzione Italiana non
risenta di quanto previsto dall’Unione.
L’Unione è un fattore di condizionamento del diritto costituzionale, poiché il nostro ordinamento è parte
di un ordinamento più grande, con tutti i problemi che tale convivenza pone.
Tuttavia quando l’Italia dà esecuzione ai trattati di carattere istitutivi dell’Unione la modalità seguita nella
prassi è stata quella di dare esecuzione agli stessi con legge ordinaria, scelta ormai da anni rivista.
La Corte Costituzionale con la sentenza 14 del 1964 ha giustificato la via della legge ordinaria sulla base
dell’Art.11 che legittima la via della legge ordinaria anziché quella costituzionale che altrimenti sarebbe
stato necessario seguire.
Nel 1957 ciò fu fatto anche per mancanza di maggioranze necessarie in parlamento a causa
dell’opposizione delle destre e delle sinistre.
Nonostante il dissenso in dottrina, di coloro che hanno ritenuto che l’Art.11 non estendesse la copertura alle
leggi ordinarie ma solo a leggi costituzionali.
Il Processo di Formazione
Trattato di Bruxelles del 1965
Realizza la 1a forma di coordinamento tra le 3 comunità riunificandone gli esecutivi e dando vita a:
1. Una sola Commissione Europea,
2. Un unico Consiglio Europeo,
3. Un unico Bilancio Europeo.
2. Si immagina un’azione delle comunità su 3 ambiti diversi con un diverso livello di integrazione, i
cosiddetti 3 pilastri:
- Mercato comune, ribadito e incrementato.
- PESC: Politica estera di Sicurezza Comune, ovvero avvio di un processo di convergenza che
dovrebbe riguardare ambiti propri tradizionalmente della sovranità dei vari stati. Qui la convergenza è
minore e si cominciano a delineare poteri che rimangono tuttavia limitati alla sfera delle
raccomandazioni.
- GAI: Giustizia e Affari Interni, che delinea forme di collaborazione non vincolanti nel settore della
pubblica amministrazione e della giustizia.
I 3 pilastri costituiscono l’insieme che permette di parlare di Unione Europea.
3. Contiene previsioni che cominciano inserire le comunità anche sul piano dei diritti
fondamentali che costituiscono principi generali di azione e si evincono dalle tradizioni
costituzionali comuni degli stati membri.
L’organo avrà presidente Valéry Giscard d’Estaing e come uno dei due vicepresidenti Amato; i lavori
portano ad un testo però molto lungo, simile più ad un trattato che ad una Costituzione, il solo nome ne
rivela l’inadeguatezza.
Il Trattato fu firmato a Roma, esattamente dove nel 1957 erano stati stipulati i trattati esecutivi, ma
non è mai entrato in vigore.
Questo a causa del fatto che alcuni ordinamenti prevedono che sulle leggi che danno
esecuzione a questi tipi di trattati sia possibili effettuare un referendum, è il caso di:
• Francia,
• Olanda,
i referendum in questione si svolsero e i risultati furono negativi.
Invece di questo è entrato in vigore un nuovo trattato quello di Lisbona, il quale ancora oggi regola il
funzionamento dell’Unione.
TFUE
I punti fondamentali che emergono dal Trattato sul Funzionamento e sull’Unione:
Il Trattato sull’Unione all’Art.2 fissa un tessuto di principi fondamentali ai quali si deve ispirare
l’Unione nel suo funzionamento, sono principi che richiamano quelli della Costituzione Italiana e che si
affiancano a quelli della Carta.
Alludono a:
• Libertà fondamentali,
• Ai diritti dell’uomo,
• Alle pari opportunità,
TUE
Si fissano di seguito anche gli obbiettivi dell’Unione, il Trattato sull’Unione all’Art.3 fissa il primo, ovvero
la Pace: L’Unione persegue la promozione della Pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli,
offrendo ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, senza barriere interne in cui sia
assicurata la libera circolazione delle persone assieme a misure adeguate per quanto riguarda i
controlli asilo, immigrazione e la prevenzione e la lotta contro la criminalità.
I Principi richiamati dal Trattato sono di Eguaglianza e di rispetto dell’Identità Nazionale, si afferma la leale
collaborazione fra gli organi dell’Unione e gli Stati membri e si ribadiscono 3 principi relativi ai
rapporti fra Unione e stati membri nell’esercizio delle rispettive competenze:
• Principio di Attribuzione: l’Unione agisce e opera tassativamente nei limiti delle competenze che le
sono attribuite dai trattati, ciò che non spetta all’Unione resta ai singoli stati;
• Principio di Sussidiarietà: per cui l’Unione negli ambiti di propria competenza, in particolare
esclusiva, interviene solo se e nella misura in cui gli obbiettivi non possano essere conseguiti in modo
adeguato direttamente dagli Stati membri;
• Principio di Proporzionalità: il contenuto e la forma dell’azione dell’Unione si limitano a quanto
necessario per conseguire gli obbiettivi in forza dei quali l’Unione ha le proprie competenze (fissato dagli
Art.4 e 5 del Trattato);
Inoltre il Trattato di Lisbona potenzia la Cittadinanza Europea, che spetta a tutti i cittadini che sono
cittadini di uno degli stati membri dell’Unione, è aggiuntiva e sussidiaria. Questa garantisce i diritti
garantiti a livello dell’Unione che non sono quelli classici ma sono anche diritti politici:
A. Diritto di Voto al Parlamento Europeo,
B. Diritto di Voto anche a livello locali, elettorato attivo e passivo, fatta eccezione per il sindaco,
C. Diritto di presentare petizioni al Parlamento Europeo,
D. Diritto di presentare proposte di atti normativi,
E. Diritto di proporre istanza, ricorsi, al Mediatore Europeo.
La cittadinanza dà anche diritto alla protezione diplomatica qualora un cittadino si trovi in uno Stato
Terzo, alle stesse condizioni in cui quella rappresentanza protegge i cittadini del suo stato. Il Trattato sul
funzionamento, prevede anche che l’elenco dei diritti e dei doveri dei cittadini dell’Unione possa essere
ampliato da una decisione unanime adottata dal Consiglio dei Ministri previa approvazione del
Parlamento Europeo.
Vi sono 2 articolazioni del Consiglio che sono previste in quanto NECESSARIE dai trattati:
A. Consiglio Affari Generali,
B. Consiglio Affari Esteri.
Il Consiglio è presieduto a rotazione semestrale dal rappresentante di uno Stato, salvo
l’articolazione Consiglio degli Affari Esteri che è presieduto da un’autorità dell’Unione, quale l’Alto
rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di Sicurezza, attualmente Federica Mogherini, politica
italiana, dal 1º novembre 2014.
Il Consiglio si occupa delle questioni più importanti, ciò manifesta il deficit di democrazia
dell’Unione, poiché l’organo che prende le decisioni più importanti non è eletto democraticamente dai
cittadini come il Parlamento, ma esprime i governi dei paesi, in questo vi è un retaggio delle origini
dell’Unione, sul terreno del Diritto Internazionale.
Il Consiglio:
• delibera gli atti normativi dell’Unione,
• esercita la funzione di bilancio,
• definisce politiche e coordinamento tra le politiche,
• si occupa della cooperazione,
• decide sulle nomine dell’Unione.
Consiglio Europeo
Il secondo è Il Consiglio Europeo il quale è la riunione die Capi di Stato o di Governo dei paesi
membri, questo perché gli Stati hanno forme di governo diverse.
Partecipano anche i ministri degli Esteri, il Presidente della Commissione Europea e l’Alto
rappresentante della Politica Estera e della Sicurezza comune.
E’ quindi il vertice politico dell’Unione, presieduto secondo il Trattato di Lisbona dal Presidente del
Consiglio Europeo che viene nominato per 2 anni e mezzo, con una sola possibilità di rinnovo, e a
tempo pieno, l’attuale è il polacco Donald Tusk.
Fino al trattato di Lisbona non aveva competenze deliberative proprie, era un organo chiamato a definire
le strategie di fondo, obbiettivi comuni e grandi scelte poi tradotti dagli altri organi; non aveva neppure
una propria formalizzazione nei trattati.
Oggi il Trattato di Lisbona prevede che si debba riunire almeno due volte l’anno, e che abbia alcune
competenze proprie:
A. Nomina e Proposte di Nomina, riguardo il Presidente della Commissione.
B. Possibilità di riesaminare questioni che il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto deliberare
all’unanimità quando questa non si sia raggiunta.
Commissione Europea
Il terzo è la Commissione Europea, fino al trattato di Nizza era composta da un numero di membri pari
a quello degli Stati Membri, con l’aumento a 28 si è prevista una riduzione ai 2/3 con un criterio che fissa
l’impossibilità per uno stato di rimanere fuori per due mandati consecutivi.
E’ presieduta da un Presidente e da un numero di componenti: i Commissari, i quali esercitano le loro
competenze in piena indipendenza dal paese di provenienza, criterio che vale anche per la Banca Centrale
Europea.
Una recente novità prevede che alle elezioni europee le liste che si presentano e ormai si
collegano in gruppi europei, indichino il candidato alla presidenza della Commissione Europea,
l’attuale è il lussemburghese Juncker.
La nomina dei componenti compreso il Presidente avviene così:
1. Il Consiglio Europeo fa una proposta per individuare il Presidente, vincolata ai risultati
delle elezioni del Parlamento Europeo, proposta che a maggioranza qualificata viene presentato al
Parlamento Europeo.
Il candidato deve essere eletto dal Parlamento a maggioranza dei componenti.
Se il candidato non ottiene la maggioranza il Consiglio deve formulare una seconda proposta che
segue la medesima procedura.
Il procedimento è finalizzato ad uscire da una logico intergovernativa.
2. I membri della commissione sono designati in modo analogo, ma la proposta del Consiglio deve
essere d’intesa con il Presidente eletto.
Tutti i componenti devono poi ottenere la fiducia del Parlamento Europeo, che ricorda una dinamica
parlamentare; c’è anche la possibilità di votare una mozione di censura, di sfiducia.
I commissari rimangono in carica 5 anni, lo stesso tempo del mandato del Parlamento Europeo.
Parlamento Europeo
Il quarto è il Parlamento Europeo, unico organo direttamente elettivo dal 1979; attualmente si
compone di un numero di membri non superiore a 750, i seggi spettano ai vari stati in proporzione alla
consistenza demografica, ma per temperare eccessi con una forbice minima, 6 membri, e una massima, 96
membri.
Per molti anni il Parlamento è stato l’anello debole della catena, mentre i trattati più recenti hanno
mirato a rafforzarlo sempre nell’ottica della democratizzazione:
• Nel procedimento legislativo si sono aumentati i casi in cui il Parlamento Europeo deve
esprimere una co-decisone con il Consiglio dei Ministri.
• Avere previsto un rapporto di fiducia con la Commissione Europea ha portato al suo inserimento in
una dinamica politico istituzionale dalla quale era escluso, alimentato anche dal lento emergere di
famiglie politiche europee.
Corte di Giustizia
Il quinto organo è la Corte di Giustizia, composta da 28 giudici, nominati per 6 anni dai Governi degli
Stati membri, è un vero e proprio organo giurisdizionale, competente a conoscere qualsiasi
controversia fra:
• Gli stati membri,
• Uno stato membro e l’Unione,
La sua giurisprudenza ha determinato il conformarsi del sistema istituzionale europeo ed è grazie
alla stessa, le cui sentenze hanno diretta efficacia nell’ordinamento degli stati membri, che si è
affermato un principio poi recapito nei trattati, ovvero quello del Primato del diritto dell’Unione
Europea nelle materie lei spettanti.
La Corte cumola nelle proprie prerogative:
A. quelle di una Corte di Cassazione, poiché assicura uniforme interpretazione del diritto
dell’Unione, e quindi ha funzione ha funzione nomofilattica, paragonabile a quella di una Corte
Suprema nazionale.
B. quelle di una Corte Costituzionale Nazionale, poiché ha una competenza che si estende fino
all’annullamento di atti che contrastino con le previsione contenute nei trattati. Ad essa possono
ricorrere in questo ambito:
• Stati membri che si ritengano lesi da un atto dell’Unione,
• La Commissione Europea quando ritiene che uno Stato abbia violato gli accordi,
• Privati che si ritengano lesi da un atto dell’Unione.
Per alcune materie dal 1986 con l’Atto Unico Europeo, è diventata una sorta di giudice di appello, poiché
per alcune materie è previsto in prima istanza un tribunale di primo grado.
Altri Organi
La Corte dei Conti Europea è composta da 28 membri nominati per 6 anni dal Consiglio, sentito il
Parlamento, assimilabile a quello di una Corte dei Conti nazionale, solo con prerogative di controllo e di
verifica più forti sulla gestione finanziaria.
La Banca Centrale Europea è un organo che è al centro dell’Unione Monetaria Europea, che lega non
tutti e 28 ma 18 paesi dell’Unione.
Ha una serie di prerogative che però non sono ancora tali da assimilarle ad una nazionale, non ha infatti fa la
politica monetaria ma non ha il governo dell’economia dei paesi poiché questo è ripartito con gli Stati
membri.
E’ un organo che agisce in condizione di piena indipendenza rispetto agli stati membri; al suo interno è
composta da 3 organi:
1. Presidente
2. Consiglio Direttivo
3. Comitato Esecutivo
Oltre a compiti propri di un istituto di immissione governo della moneta, ha assunto competenze di
vigilanza sui principali istituti di credito dei vari paesi.
Il secondo tipo di sono le Competenze Concorrenti, diverse da quelle che regolano in Italia il
rapporto fra Stato e Regioni, simile invece a quella tedesca.
Unione e Stati membri possono legiferare in una data materia, ma gli stati membri possono
legiferare solo se non è intervenuta l’Unione, finché questa non interviene, oppure se la stessa abbia
deciso di abrogare e quindi di ritrarsi da quella competenza che prima esercitava.
Ad esempio:
1. Coesione economica,
2. Agricoltura,
3. Politiche sociali.
Il quarto e ultimo tipo di competenza è la Clausola di Flessibilità, è un istituto contenuto nei trattati, per
cui: Se un’azione dell’Unione appare necessaria, nel quadro delle politiche difinite dai trattati, per
realizzare uno degli obbiettivi di cui ai trattati, senza che quest’ultimi abbiano previsto i poteri di
azione richiesti a tal fine, il Consiglio dei Ministri deliberando all’unanimità su proposta della
Commissione e previa approvazione del Parlamento Europeo, adotta le disposizioni a proposito.
• Regolamenti, da non confondersi con quelli del sistema italiano, sono fonti del diritto con
portata genere, che sono obbligatori in tutti i suoi elementi e sono direttamente applicabili
nell’ordinamento degli Stati membri.
Direttamente applicabili significa che hanno un’efficacia propria che deriva dai Trattati negli ordinamenti
degli Stati che non possono recepirli, poiché hanno applicazione di per sé, e prevale sul diritto interno in
conglitto.
Nel regolamento si trova la diversità fra un ordinamento internazionale e sovranazionale, poiché nel
primo caso tali atti sarebbero dovuto essere recepiti.
• Le Direttive, sono atti normativi che vincolano gli Stati membri per quanto riguarda il risultato da
raggiungere, vincolano nel fine ma non nei mezzi poiché questi spettano agli stati.
Con mezzi si intendono gli atti fonte che devono recepire e dare attuazione alla direttiva. L’atto fonte
dipende dal livello al quale la direttiva si situa, a seconda del primario, del secondario.
Contengono tutte quante un termine per il loro recepimento, decorso il quale, se lo Stato non adempie
rischia una procedura di infrazione, che prevede una condanna peculiare giornaliera, promossa dalla
Commissione e decisa dalla Corte di Giustizia.
Se una Direttiva è dettagliata la Corte di Giustizia le ammette.
• Le Decisioni sono atti attuativi di norme comunitarie, sono obbligatorie per i destinatari che
possono essere anche atti determinati, come ad esempio le imprese.
• Raccomandazioni e Pareri i quali non sono atti vincolanti, ma atti di indirizzo.
Dato che l’Italia patologicamente le attua con ritardo ha previsto una legge ordinaria la 234 del 2012, la
quale disciplina il rapporto tra rapporti Italia e Unione Europea, sul terreno dell’attività normativa.
Disciplina la fase Ascendente e la fase Discendente o Attuativa:
• La Fase Ascendente disciplina la formazione dell’atto normativo, direttiva regolamento, cioè come
nasce ovvero iniziativa della Commissione e delibera del Consiglio dei Ministri ma a monte sono
previste fasi in cui è possibile una interlocuzione anche dei parlamenti nazionali sul contenuto dell’atto
normativo.
Questa può riguardare i profili di legittimità dell’atto e i profili contenutistici dell’atto. Se tale pratica
fosse effettuata sistematicamente dal parlamento italiano ciò rafforzerebbe il ruolo del parlamento anche
nei confronti dello stesso governo.
• Par quanto concerne la Fase Attuativa si prevedono apposite leggi, due leggi annuali: la Legge Europea
e la Legge di Delegazione Europea.
La legge Europea dà diretta attuazione, se semplice, ad una serie di direttive; in particolare modo si
occupa di quelle direttive sulle quali grave in tempi brevi la procedura di infrazione.
La legge di Delegazione Europea invece è quella con cui si autorizza il Governo a dare attuazione alle
direttive e per questo dovrà contenere a riguardo direttive e tempi ed è in parte una legge di Delega,
vedi Art.76; in parte invece una Legge di Autorizzazione: autorizza il governo a recepire altre direttive
con regolamenti governative, quando si tratti di direttive che operino in materie dove non ci sono leggi
o dove si è delegificato.
In parte ancora è una Legge Cornice in materie di legislazione concorrente dove dovranno
intervenire anche le regioni.
Il Primato del diritto dell’Unione è soggetto a contro-limiti, si ferma di fronte ai Principi Supremi della
Costituzione, nel caso in cui si verificasse una fattispecie in cui un regolamento violasse i principi supremi
si dovrebbe impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la legge italiana che ha dato attuazione ai Trattati
dell’Unione, nella parte in cui a consentito l’entrata in vigore di quel regolamento.
INTRODUZIONE AL CAPITOLO VI:
Organi Costituzionali
• Corpo Elettorale
• Parlamento
• Governo
• Corte Costituzionale
Affinchè un organo si possa definire costituzionale è necessario che sia indicato dalla
Costituzione e che:
La Costituzione prevede altri organi, i quali, tuttavia, essendo carenti di una o più caratteristiche fra quelle
sopra, vengono definiti Organi di Rilievo Costituzionale e sono:
• Consiglio di Stato
• Principio Personalista
In virtù del passato statalista del paese la Costituzione repubblicana mette la persona
umana e si suoi diritti al centro, poichè titolare di diritti e propri prima che dati dallo
Stato; ciò è tangibile già a partire dall'Art.2.
• Principio Pluralista
Principio che connota tutta ka Costituzione ed è rivolto alle libertà collettive, come
chiaro per l'Art.39 e Art.49. Il legislatore potrà regolare formazioni sociali, e anche
quelle regionali, ma solo rispettandone l'autonomia.
• Principio Lavorista
Nell'Art.1 della Costituzione si parla di una Repubblica fondata sul lavoro e non sui
lavoratori, come invece avrebbero voluto i socialisti. Il Lavoro è il Primo diritto sociale
dellla Costituzione e come gli altri diritti sociali mira a diminuire le diseguaglianze
sostanziali. E' oggetto di previsioni precise a partire dall'Art.35.
• Costituzione in Senso Materiale, ovvero l'insieme dei fini e dei valori che
costituiscono il principio di unità, ovvero l'insieme dei principi morali.
• Personalità
Il voto non può essere per procura, si vota ad un seggio previa identificazione. (Il
voto assistito non è delega di voto).
• Uguaglianza
Il principio si fonda sul concetto di Una Testa un Voto, non esiste il voto plurimo. La
Costituzione garantisce:
Eguaglianza di Voto in Entrata;
non l'Eguaglianza in Uscita.
Se la Costituzione garantisse la seconda sarebbe ammesso solo un sistema elettorale
puramente proporzionale (come è invece in Spagna). La Costituzione ha sempre negato
che si trattasse della seconda e lo ha ribadito la Corte Costituzionale nella sent.43 del
1961 e ribadito con sent.429 del 1995. Poi riaffermato con sent.1 del 2014 riguardante la
legge Calderoli, affermando che il sistema elettorale è tuttavia sindacabile dalla Corte se
risulta irragionevole.
• Libertà
Carattere volto a impedire che vi siano indebiti condizionamenti o pressioni di
origine esterna incidenti sulla determinazione degli elettori. L'esercio di tali pressioni
secondo il Decreto del Presidente della Repubblica 361 del 1957, Art. 97 comporta una
pena. Da tale principio derivano anche la Parcondicio e le regole sulle campagne
elettorali.
• Segretezza
E' un requisito strumentale a quello di Libertà: assenza di condizionamenti è alla
base dellìArt.62 Decreto Presidente della Repubblica 361 del 1957, il voto espresso
fuori dalla cabina elettorale è nullo; e del decreto legge 49 del 2008 è vietato introdurre
in cabina fotocamere.
Il Quarto comma prevede: "Il diritto di voto non può essere limitato se non per
incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità
morale indicati dalla legge" (Riserva di Legge Assoluta).
Pertanto le limitazioni del diritto di voto possono essere solo tassative all'insegna del favor
verso il diritto di voto, consentito anche a detenuti, ricoverati in ospedali, infermi e residenti
all'estero.
A partire dal 1978 con la L.180 votano anche i ricoverati psichici e dal 2006 con D.LGS 5 anche i
falliti.
In attuazione del Quarto comma è intervenuto il Decreto del Presidente della Repubblica 20
Marzo 1967, n° 223, il quale prevede che non siano elettori:
-
Coloro che sono definitivamente interdetti da pubblici uffici.
-
Coloro che sono temporaneamente interdetti dai pubblici uffici.
-
Coloro che sono in Isolamento.
Diritto o Dovere
La Costituzione stabilisce che il voto è un dovere civico, ma il significato di tale termine è
interpretabile sia come giuridico o come etico, al venir meno nel primo caso spetta una sanzione,
nel secondo caso nessuna.
La dizione civico ha rimandato al legislatore la scelta. Fino al 1993 era prevista sanzione tenue e
solo per il mancato voto alle politiche. Era prevista l'iscrizione pubblica dei non votanti e la
menzione nel certificato di buona condotta per 5 anni. Dal 1994 non è prevista alcuna sanzione.
La presenza del quorum per il referendum abrogativo implica però che il legislatore avesse
preventivato tale possibilità. Di fatto la capacità elettorale passa per un fascio di diritti positivi e per
la mancanza di diritti negativi.
Elettorato Passivo
L'Art.51 stabilisce le linee guida in materia di Elettorato Passivo:
La Corte Costituzionale con ordinanza 79 del 2006 pur riconoscendo loro il ruolo di istituti
attuativi dellArt.49 e importanti funzioni afferma che devano considerarsi associazioni
proprie della società civile.
Ciò fa sorgere una questione irrisolta se relazionato al metodo democratico poichè
questo potrebbe riferirsi:
La Corte Costituzionale con sent. 151 del 2012 afferma che un sistema di sostegno pubblico ai
partiti evita che questi abbiano differenti possibilità, si rischia altrimenti che i partiti dipendano
dai propri investitori; oggi ne rimangono due forme:
Finanziamento privato in regime fiscale agevolato
Solo per i partiti che:
• Finanziamento con detrazioni Irpef sulle donazioni effettuati in favore dei partiti.
LImitazioni all'Iscrizione
L'Art.98 comma 3 consente che la legge limiti per alcuni l'iscrizione ai partiti:
• Magistrati
La Corte Costituzionale con sent.224 del 1009 ha stabilito che Magistrati possono
esprimere la propria idea, ma prevale l'esigenza di assicurarne la Terzietà e
l'Immagine.
• Militari in Carriera
• Funzionari di Polizia
• Rappresentanti Diplomatici
Sistemi Elettorali
Con sistema elettorale in senso stretto si intende la disciplina contenuta nella legge che
individua come i voti si trasformano in seggi.
Con sistema elettorale in senso lato si intende la materia più ampia che comprende la
disciplina di contorno, la quale riguarda: come si presentano le liste, contrassegni, contenziosi.
Fece eccezione il tentativo della Legge Truffa l.148 del 1953 la quale prevedeva un premio di
maggioranza in favore della lista o della coalizione più votata se questa raggiungeva il 50%+1
dei voti aveva diritto al 65% dei seggi. Fu ideata da De Gasperi per paura di perdere gli alleati
di centro. Tale legge si applicò alle elezioni del 1953 ma la coalizione di centro non vinse e
successivamente la legge fu abrogata.
• Liste Rigide
La legge Calderoli presentava non poche problematiche, con premio di maggioranza e soglie di
sbarramento diverse per liste e coalizioni si incentivavano quest'ultime e si permetteva loro di
trarre benefici anche dalle liste che di per se non superavano le soglie di sbarramento. Tanto più
eterogenea è la coalizione tanto è più fragile. Al Senato inoltre il premio del 55% si ottiene solo
se una coalizione vince in tutte le regioni, altrimenti i premi si compensano e non si ottiene
nessuna maggioranza.
Per 3 diversi motivi la Corte Costituzionale con sent.1 del 2014 ne ha dichiarato
l'incostituzionalità:
Per il Senato:
Ciò che la Corte non ha sancito incostituzionale della legge Calderoli cioè si ha un sistema
proporzionale a quoziente naturale. In questo sistema sono presenti soglie di
sbarramento diverse per coalizioni, ancora previste, e liste singole; ciò in assenza di premio
di maggioranza fa si che i grandi partiti privi di interessi nel coalizzarsi abbiano la facoltà di
ricattare partiti più piccoli che senza coalizione andrebbero incontro a una soglia dell'8%
anzichè del 3%.
Per la Camera:
• Per ottenere il premio sono necessari determinati requisiti: può essere assegnato solo a una
lista singola e non ad una coalizione, tale lista deve aver raggiunto il 40% dei voti
alla prima votazione.
Se nessuno lo ottiene, si va ad un 2° turno nel quale si confrontano al ballottaggio le
due liste più votate al 1° turno; al ballottaggio non vi è una soglia minima da
raggiungere per ottenere il premio, va alla lista che ottiene il numero maggiore di
voti.
• La selezione dei candidati avviene con la possibilità di esprimere per gli elettori fino a 2
preferenze di genere; in ogni circoscrizione tuttavia è presente 1 candidato
bloccato scelto dal partito, che può presentarsi al massimo in 10 circoscrizioni.
• I seggi sono attribuiti per quoziente naturale in relazione alle circoscrizioni: il territorio è
stato diviso in 100 circoscrizioni, in ognuna di queste si eleggono 6,18 deputati; si
fa la somma dei voti a livello nazionale e poi si ribaltano fra regioni e circoscrizioni.
• Al Ballottaggio una lista che riceve anche il 13% dei voti può accedere al 55% dei seggi.
• Le liste con il capolista bloccato fanno si che il voto degli elettori conti solo se si
eleggono due o più deputati della stessa.
Sistema Elettorale Regionale
L'Art.122 della Costituzione prevede che il sistema elettorale regionale sia di competenza delle
regioni stesse?
La legge 165 del 2004 all'Art4 stabilisce che:
• Il restante 1/3 dei seggi è ripartito fra le altre liste con metodo D'Hondt (opposizioni
polverizzate).
• E' eletto sindaco il candidato con il maggior numero di voti, altrimenti se nessuno dei
candidati raggiunge la maggioranza al primo turno ne segue un secondo di
ballottaggio fra i due migliori.
Livello Provinciale
Legge del Rio la n°56 del 2014 prevede a livello provinciale, al contrario della precedente, una
elezione indiretta degli organi ad opera dei consiglieri comunali e dei sindaci dei comuni
presenti nella provincia. Per quelle ex province che interessano invece una Città Metropolitana,
il sindaco della città è di diritto il sindaco della Citta Metropolitana.
Procedimento Elettorale
Il procedimento elettorale consta di 4 fasi:
• Fase Preparatoria, per questa fase sono costituiti appositi organi amministrativi ovvero uffici
circoscrizionali composti da membri della magistratura preposti alla gestione della fase che si
articola in:
• Deposito Contrassegni (nati in età giolittiana per permettere agli analfabeti di
distinguere le varie liste).
• Presentazione delle liste sottoscritte da un minimo di elettori, fatta eccezione per i partiti
già presenti in parlamento.
• Votazione.
• Scrutinio.
• Proclamazione degli eletti.
Contenzioso Elettorale
Per quanto riguarda solo le elezioni politiche secondo l'Art.66 ciascuna camera è giudice
elettorale, alle quali giunte potranno appellarsi coloro che si fanno carico di qualsiasi
contestazione emersa durante il procedimento elettorale. La Ratio dell'Art. sta nel garantire la
non ingerenza del potere giudiziario in ambito politico, ma proprio perché le camere sono
organi politici spesso questo procedimento ha dato luogo ad abusi. La Corte Costituzionale nella
sua giurisprudenza dà all'Art.66 una interpretazione estensiva quindi anche il contenzioso sulla
fase preparatoria va alle camere
• Art.50 la Petizone.
• Successivamente I Referendum.
La Petizione
Il nome Petizione viene dal latino petère, e un Istituto di origine antica figlio delle suppliche
rivolte dai sudditi ai sovrani per provvedimenti particolari o generali, sovrano che erano autorizzati
a considerarle o meno. Si distinguevano la plainte petition e la pubblic petition L'Art.50 accoglie la
seconda natura e stabilisce che:
• I titolari sono i cittadini (lo stesso Art.50 fissa come unico requisito per muovere la
petizione sia la cittadinanza, non in senso stretto anche estesa agli stranieri).
Sulla natura della petizione stabilita dall'Art.50 ci si domanda in dottrina se questa sia:
I limiti di tale istituto sono evidenti, poichè questa non pongono vincoli ai destinatari ma la
Petizione potrebbe trovare nuova linfa con il progresso tecnologico; a livello europeo inoltre le
petizione sono accolte più spesso all'insegna della democratizzazione.
Le fonti di attuazione di questo istituto è in parte in una legge ordinaria e per quanto
riguarda l'esame delle proposte nei regolamenti parlamentari:
Legge n°352 del 1970 attua la Costituzione con riguardo all'iniziativa popolare ed ai
referendum previsti dalla stessa.
Stabilisce che:
• Art.48: come tutte le proposte di legge la proposta d'iniziativa popolare deve essere
presentata a uno dei presidenti delle due camere; il quale la sottoporrà in
esame di validità anzitutto per quanto riguarda la sottoscrizione delle firme.
• Art.49: come tutte le proposte di legge la proposta d'iniziativa popolare deve essere, oltre
che redetta in articoli, essere accompagnata da una relazione che ne illustri
finalità e oggetto.
Procedimento:
Effetti:
Non ci sono vincoli per il parlamento all'approvazione del testo e non sono presenti corsie
preferenziali per l'esame della proposta d'iniziativa popolare, tuttavia a favor delle stesse
queste non decadono in caso di scioglimento delle camere e si intendono
automaticamente ripresentate, al contrario delle tradizionali proposte.
Revisione Renzi-Boschi
L'Art.11 della riforma modifica l'Art.71 della Costituzione, si richederanno 150.000 firme, ma la
discussione e la deliberazione del parlamento sulla stessa proposta è garantita in tempi
e forme decisi dai regolamenti parlamentari.
Il Referendum
Nazionale:
Regionale:
Comunale:
Referendum abrogativo
• Il Referendum abrogativo ha ad oggetto leggi e atti con forza di legge (di fatto
leggi e decreti legislativi poichè decreti legge durano solo 60 giorni prima di
decadere o essere convertiti).
• Il Referendum è esercitato su atti già in vigore e produttivi di effetti (al contrario del
referendum costituzionale).
• Art.75
• Legge 352 del 1970 applicativa dell'Art.75 (prima non si potevano richiedere ref.
abrogativi)
Il Referendum abrogativo ha ad oggetto leggi e atti con forza di legge, sono sottratte tutte le fonti
subordinate alla legge come i regolamenti governativi e tutte le fonti non statli, come quelle
regionali o europee.
I titolari dell'Iniziativa dal momento del deposito sino alla proclamazione del Referendum
acquisiscono la qualifica di Poteri dello Stato ovvero possono adire la Corte Costituzionale
quando sia lesa una loro sfera di competenza.
• Il n° delle firme.
• Si adopera per eventuali accorpamenti in presenza nel caso di più quesiti simili.
• Leggi Tributarie.
L'imposizione tributaria avrebbe un esito certo in caso di referendum e renderla
suscettibile significherebbe mettere a rischio lo stato sociale.
• Leggi di Bilancio.
Abrogare la legge di bilancio equivarrebbe a paralizzare il governo.
Giudizio di ammissibilità di ciò che rimane del testo, ovvero la normativa di risulta non sarà più
controllata dalla Corte, ma le legittimità verrà fatta valere in via ordinaria.
Limiti attinenti alla formulazione del quesito:
La Corte Costituzionale con sentenza 16 del 1978 riguardante quesito referendaria sulla caccia,
stabilisce che il quesito debba essere omogeneo, questo perché una pluralità di domande
eterogenee lederebbe libertà di voto.
Quesito deve essere completo, la Corte con sentenza 34 del 1993 dichiara inammissibile quesito
sull'abolizione del Ministero della Salute poichè rivolto solo il ministero e non tutte le norme che
nei Codici attribuiscono compiti a esso.
Si è inoltre nel tempo è sviluppata una prassi per cui i referendum hanno in oggetto articoli o
addirittura commi di determinate legge, in particolare se questi sono Leggi costituzionalmente
necessarie, soggette a referendum solo parzialmente. Ciò ha portato a referendum che sforbiciano
piccole parti di leggi, tale pratica apre al problema del Quesito Manipolatorio: si passa
dall'abrogazione di una normativa alla crezione di una normativa di residua con
significato rinnovato mediante l'abrogazione di parti specifiche di un periodo.
• Nel caso in cui vinca la proposta abrogativa del Referendum si ha un decreto del
Presidente della Repubblica che dichiara l'abrogazione e questa ha effetto dal
giorno dopo dalla sua pubblicazione sulla gazzetta.
Il Presidente della Repubblica con delibera preliminare del Consiglio dei
Ministri e in accordo con il governo può però rimandare di 60 giorni l'entrata in
vigore se vuole dare tempo al parlamento di colmare eventuali lacune.
• Nel caso in cui non vinca la proposta abrogativa ne è data notizia e si stabilisce che il
referendum non può essere riproposto per 5 anni, se invece non è stato
raggiunto il quorum il referendum può essere riproposto l'anno successivo.
• La Corte Costituzionale con ordinanza 9 del 1997 in modo generico afferma che il
ripristino formale o sostanziale è incostituzionale;
• La Corte Costituzionale nella sentenza 199 del 2012 dichiara una disposizione
incostituzionale poichè c'è stato ripristono, senza sostanziali modifica senza
motivi reali o temporali.
Riforma Renzi-Boschi
Art.75 abbassa quorum alla maggioranza dei votanti dell'ultima elezione politica se il
Referendum è proposto da 800.000 elettori anzichè da 500.000 (manca favor per le regioni).
Art.71 prevede che una legge costituzionale futura detterà le condizioni e gli effetti di
referendum popolari propositivi e di indirizzo.
Referendum costituzionale
• 500.000 elettori.
• 5 consigli regionali.
• si apre alla possibilità che entri in vigore un testo che potrebbe non avere
coerenza interna,
Dato che non si tratta di un Referendum abrogativo NON c'è controllo di Ammissibilità ma di
Legittimità.
CAPITOLO VII: PARTE I
Il Parlamento
L'Assemblea Costituente sin dall'ordine del giorno Perassi il 4 Settembre 1946 la 2a
sottocommissione stabilisce che in virtù della storia e delle condizioni della società italiana questa
non si adattava nè al Presidenzialismo nè alla frma direttoriale. Si decise così per la forma
Parlamentare, corretta con dispositivi costituzionali idonei a garantire stabilità e azione di governo.
La prima scelta fu quindi fatta per il Bicameralismo, in particolare per tre ragioni:
• Se si decide per un assetto federale o regionale, è necessaria una camera che dia voce alle
esigenze locali a livello centrale.
• Bicameralismo Paritario
• Bicameralismo Differanziato
La scelta, alimentata anche dalla tradizione bicamerale del paese, fu l'esito del compromesso fra le
due parti e ricadde sul Bicameralismo Paritario. La proposta originale della DC lascia però diversi
residui, come nell'Art.57 comma 1 che vuole il Senato eletto su base regionale, seppur non si
configura come camera di rappresentanza delle regioni.
Elettorato
due corpi elettorali distinti eleggono Camera e Senato:
Camera: Attivo 18 anni, Passivo 25 anni.
Senato: Attivo 25 anni, Passivo 40 anni.
Sistema Elettorale
Vi è forte diversità fra i sistemi elettorali delle due camre.
Temperamento
Un tentativo di temperare il dualismo del bicameralismo paritario è costituito da: il
Parlamento in seduta comune.
Art.55 comma 2 stabilisce che: [...] Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei
membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione. Questo avviene
per:
La dottrina discute riguardo alla natura del Parlamento in seduto comune, ovvero se debba
essere considerato un organo a parte rispetto le camere che lo compongono.
• Composizione
• Esercizio di Funzioni
Composizione
Ridotto a 95 Senatori, più 5 cittadini eletti a senatori dal Presidente della Repubblica, non più
senatori a vita ma in carica per 7 anni; rimangono i senatori di diritto, ovvero gli ex Presidenti
della Repubblica.
Art.57 comma 2 stabilisce che: I consigli regionali, e i Consigli delle Province autonome di Trento
e di Bolzano eleggono con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura
di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori.
Art.57 comma 3 stabilisce che: Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore
a due; ciascuna delle Provincie di Trento e Bolzano ne ha 2.
Art.57 comma 4 stabilisce che: La ripartizione die seggi tra le Regioni si effettua, previa
applicazione del precedente comma, in proporzione alla loro popolazione, quale risulta
dall'ultimo censimento generale, sulla base di quozienti interi e dei più alti resti.
Art.57 comma 6 stabilisce: Seggi sono attribuiti in ragione dei:
• Il Senato resterà una camera politica con semplice ratifica dei consigli.
• parteciperà a decisioni dirette alla forma ed alla attuazione di atti normativi e delle
politiche dell'Unione Europea.
• verificherà impatto delle politiche dell'Unione Europea sui territori e dell'attuazione delle
leggi dello Stato.
- Comma 2: Disciplina l'Istituto di PROROGA, la durata delle camere non può essere
prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra.
Le camere prorogate esercitano oltre il quinquennio piene competenze.
L'Art.61 disciplina invece un istituto diverso, quello della PROROGATIO. Dopo la fine della
legislatura affinchè non sussistano vuoti sono prorogati i poteri delle precedenti, poteri che tuttavia
incontrano limiti di competenza poichè la legittimità delle camere è attenuata. La Costituzione
stessa stabilisce le competenze che le camere possono esercitare, ovvero convertire decreti legge.
Come stabilisce l'Art.85 la PROROGATIO riguarda anche il Presidente della Repubblica, ne sono
esenti però i Giudici della Corte Costituzionale.
Il Principio di Continuati non prevede però che le nuove camere debbano continuare il lavoro delle
precedenti, fatta eccezione per l'iniziativa legislativa popolare e secondo i regolamenti di Camera e
Senato i disegni leggi approvati da una sola delle due camere.
Gruppi Parlamentari
I gruppi parlamentari sono la proiezione in parlamento dei partiti se sono composti in
proporzione alla loro consistenza nello stesso.
L'adesione ad un gruppo è obbligatoria per un parlamentare, questo poichè il loro ruolo è
fondamentale in relazione alle normative dei regolamenti.
Vi sono a volte liste che non hanno un gruppo e gruppi che non corrispondono a liste singole,
in questi casi è obbligatoria l'adesione al cosiddetto Gruppo Misto.
Distinti dai gruppi parlamentari sono le giunte che nella prassi, escluse quelle per i
regolamenti che sono presiedute dai presidenti delle camere, sono presieduti dai
parlamentari d'opposizione.
Guarentigie Parlamentari
L'Art.67 della Costituzione stabilisce che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione
senza vincolo di mandato. Mira a proteggere il singolo parlamentare nei rapporti con:
I. Elettori: dato che rappresenta la Nazione non può rappresentare interessi particolari.
II. Partito di Appartenenza: la responsabilità verso lo stesso può essere fatta valere solo nelle
successive elezioni.
Qui si tratta di conciliare:
- Principio Democratico Art.1
- Funzione costituzionale partiti Art.49
- Libero mandato parlamentare Art.67
Vi è addirittura chi ha sostenuto che non ci possa essere compatibilità fra Art.49 e Art.67; si cerca
di trovare un punto di equilibrio. Con questo intento si è cercato di limitare e sanzionare la:
- Mobilità Parlamentare.
Tuttavia a freno di questo fenomeno si sono fatte diverse proposte che tuttavia non sono mai state
attuate anche in virtù di fenomeni di gruppo come le scissioni di partiti.
Immunità e inviolabilità
Tuttavia questo articolo è figlio di una modifica costituzionale del 1993 con ratio
restrittiva, relativa alla prima parte del 2° comma:
Senza autorizzazione della camera potesse essere sottoposto a procedimento penale, il
pubblico ministero doveva richiedere l'autorizzazione a procedere della camera d'appartenenza
e nel caso in cui la camera si pronunciasse contraria, interrompersi. Adesso invece un processo
contro un parlamentare può protrarsi senza l'approvazione della camera, che tuttavia è
necessaria se si vuole limitare alcune libertà dell’individuo.
1° Comma
• Titolarità
Riguarda tassativamente i parlamentari, in quanto deroga ai principi fondamentali dello
Stato di diritto.
• Effetto
Nessuna responsabilità civile o penale può essere addebbitata in una sede esterna al
parlamento ad un parlamentare qualora si tratti di opinioni espresse e voti dati
nell'esercizio delle proprie funzioni.
I Presidenti delle rispettive camere hanno la facoltà di sanzionare disciplinariamente gli
appartenenti alla camera stessa, senza, però, dare nessun restoro alla vittima.
• Ratio
Non mira solo a salvaguardare il singolo parlamentare ma anche la Funzione
Parlamentare stessa.
• Tempo
Questa tutela si estende oltre la scadenza del mandato parlamentare. Nell'ottica di
impedire ripercussioni future.
Procedimento funzionale
Se un parlamentare viene inquisito penalmente o convenuto in un processo civile e il giudice di
riferimento ritiene si sia nella fattispecie definita dall'Art.68, il giudice deve pronunciare sentenza
di archiviazione o assoluzione.
Se invece il giudice ritiene che la fattispecie non ricada nell'Art.68 allora è tenuto a trasmettere
copia degli atti alla camere di appartenenza del parlamentare, che possono essere chiamate in
causa anche dai singoli parlamentari.
La stessa camera deve decidere sul punto, a prescindere dalla volontà del singolo
parlamentare. Le camere hanno aldilà degli schieramenti politici adottato sempre una
espressione estensiva della prerogativa.
Il giudice di fronte alla delibera della camera che afferma la fattispecie dell'Art.68:
All'interno dell'aula parlamentare quasi ogni attività rientra nell'espressione delle proprie
opinioni, all'esterno la Corte ha individuato la soluzione nel Nesso Funzionale: l'attività
esterna ricade nella sfera dell'Art.68 1° comma se questa rientra nell'esercizio delle funzioni.
La sentenza della Corte Costituzionale 144 del 2015, che vede coinvolti il giornalista Travaglio e il
parlamentare Gasparri, afferma che affinché ci sia nesso funzionale devono esserci:
- Nesso Temporale che vede prima atto e poi esternazione a distanza di non troppo tempo.
- Ci deve essere correlazione di significati fra l'atto parlamentare e l'esternazione.
- Non è sufficiente un mero contesto politico.
2° Comma
• Titolarità
Riguarda tassativamente i parlamentari.
• Tempo
Questa tutela non si estende oltre la scadenza del mandato parlamentare.
• Effetto
Nessun membro del Parlamento può:
- essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare.
- può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale.
- mantenuto in detenzione.
La Ratio dell'Art.68 volta a preservare integrità delle camere, ha portato dottrina e prassi
all'individuazione del parametro che la camera deve utilizzare in materia di decisione: il Fumus
Persecutionis.
Il Fumus Persecutionis è o:
- Soggettivo: la camera non dovrebbe guardare se c'è fondatezza o meno nei sospetti e negli
indizi a carico del parlamentare, poichè ciò è a carico della magistratura; la camera
dovrebbe verificare o meno se è presente intento persecutorio, desumibli seppur
difficilmente dai tempi e dalle modalità dell'esercizio della funzione penale.
In alcuni casi però le autorizzazioni a procedere divengono veri e propri divieti, come nel caso
delle intercettazioni. Le intercettazioni si dividono secondo la giurisprudenza della Corte in:
• Competenza Riservata (sottratta alla legge e al legislatore, ciò affinchè un ramo del
parlamento sia tutelato dall'altro) e Piena (non come la legge regionale in maniere
concorrenti).
• Insindacabili da parte della Corte Costituzionale (con la sentenza 154 del 1985 ribadita
nella sentenza 120 del 2014, la corte afferma che:
-i regolamenti parlamentari sono una Fonte Primaria ma non con forza di legge e come afferma
l'Art.134 la Corte si occupa di leggi e di atti con forza di legge.
-i regolamenti parlamentari sono espressione dell'indipendenza dell'organo sovrano da ogni
altro potere; aprendo una zona franca per eventuali incostituzionalità).
• Libera interpretazione e attuazione da parte delle camere (l'Art.72 stabilisce che: la legge
è approvata dalla camera secondo quanto prevede il suo regolamento. Se una legge
venisse approvata violando direttamente l'Art.72 essa sarebbe incostituzionale; tuttavia se violasse
il regolamento parlamentare al quale l'Art.72 rimanda, allora in questo caso in base a quanto ha
sancito la Corte sin dall'1985, sempre in ragione della sovranità delle camere, non si avrebbe
incostituzionalità; seconda zona franca per eventuali incostituzionalità).
CAPITOLO VIII:
Il Presidente della Repubblica
La Natura
La natura del Presidente della Repubblica ai sensi dell’Art.87 questi è il Capo dello Stato e
rappresenta l’unità nazionale.
L’elezione
Le possibili modalità individuabili per l’elezione del Capo dello Stato erano:
1. Elezione a suffragio diretto
2. Elezione da parte delle camere
3. Elezione da parte di un organo speciale
L’Art.83 della Costituzione stabilisce che l’elezione del Capo dello Stato avviene in sede di
Parlamento Integrato da 3 rappresentanti per ogni regione salvo 1 per la Valle d’Aosta, presieduto
dal Presidente della Camera e amministrato secondo criteri stabiliti dal regolamento della Camera stessa.
La natura del collegio è imperfetta, ovvero svolge solo funzioni elettorali, non può discutere sulle
candidature né proporne.
Il Presidente della Repubblica non è un’autorità del governo, ma Super Partes; è indipendente
anche dalle forza politiche che ne hanno determinato l’elezione. Ciò è
possibile dedurlo da:
A. Il mandato del Presidente ha durata 7 anni, quindi è più duraturo di quello delle camere; Il
quale secondo alcuni, essa serve anche a far si che il Presidente della Repubblica maturi
l'esperienza necessaria per affrontare le problematiche più complesse.
Infine, il fatto che la durata del mandato sia superiore a quella delle Camere sarebbe stata pensata
per sottolineare la funzione di raccordo del Capo dello Stato tra vecchie e nuove forze politiche
al potere.
B. Sono richieste maggioranze particolari per l’elezione, fissate dall’Art.83 comma 3°; L'elezione
del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi
dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta
E’ importante sottolineare, l’assenza del divieto di rielezione del Presidente della Repubblica,
avvenuta per la prima volta nel 2013.
La convocazione delle Camere è anticipata rispetto alla scadenza del mandato del Capo dello Stato per
evitare, per quanto possibile, la proroga dei suoi poteri.
Il Semestre Bianco
L’Art.88 della Costituzione stabilisce che:
1. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di
esse.
2. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o
in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Il divieto per il Presidente della Repubblica di procedere allo scioglimento anticipato delle Camere
nell’ultimo semestre del suo mandato vuole evitare il rischio che questi abusi di uno dei suoi più
delicati poteri nella speranza di una composizione del Parlamento lui più favorevoli all’insegna di una
nuova elezione.
La legge costituzionale 1 del 1991 ha modificato il comma 2° dell’Art.88 consentendo al Presidente
lo scioglimento nel caso del cosiddetto Ingorgo Costituzionale, cioè quando le camere in quello stesso
periodo esauriscano il loro mandato e quindi che eventuali situazioni di crisi non possano essere
adeguatamente affrontate.
Con il termine Impedimento Permanente si intende quella condizione che non consente più al
Presidente della Repubblica di esercitare tali funzioni, tuttavia l’Art.86 non si esprime riguardo le
procedure di accertamento di suddetto stato.
In via sistematica si è stabilito che se egli è in grado si accertare il proprio stato proceda a
rassegnare le dimissioni.
Nel caso in cui, questi invece non sia in grado di accertare le proprie condizioni, come capitò al
Presidente segni dall’estate fino al dicembre del 1974, che una volta ripresosi parzialmente si dimise,
sono 3 gli organi chiamati a intervenire:
1. Il Presidente del Senato, che ne sarebbe il supplente,
2. Il Presidente della Camera, che dovrebbe convocare una nuova elezione,
3. Il Governo, in qualità di interlocutore costante del Presidente e in quanto i suoi membri
controfirmano gli atti del Presidente rendendoli tali.
Un caso si verificò nel 1980 quando si aprì una crisi del governo Cossiga nel momento in cui Pertini
si trovava all’estero, il Presidente del Senato Fanfani non avviò le consultazioni, ma attese il rientro
anticipato del Presidente.
Nel caso di sospensione a seguito della messa in stato di accusa ex Art.90 della Costituzione, la Corte
Costituzionale valuterà la possibile sospensione del Presidente dai suoi incarichi.
Nello stabilire i poteri della figura del Capo dello Stato i costituenti avevano come riferimento quanto
all’Art.48 della Costituzione di Weimar del 1919, il quale stabiliva che: Il Capo dello stato è il
potenziale detentore di tutti i poteri dello Stato, che questi assume nei momenti di crisi politica; aveva potere
di ordinanza e poteva, in parte o del tutto, sospendere i diritti fondamentali.
All’interno del nostro ordinamento non vi è la presenza di una norma esplicita ma si lascia intravedere
la possibilità di centralità del ruolo del Presidente, tuttavia la sua carica non può coincidere con
l’esecutivo.
Altra concezione è invece quella inglese secondo la quale il Capo dello Stato, e re, è magistero
d’influenza nei confronti del governo e del Presidente del Consiglio.
Inoltre il Presidente della Repubblica che promulga le leggi del Parlamento, esercita un importante controllo
preventivo di legittimità costituzionale e di rispetto dei valori costituzionali. Se lo ritiene necessario entro un
mese dalla sua approvazione può rinviare una legge alle camere; se le camere la riapprovano nuovamente,
questa deve essere promulgata.
Infine il Capo dello Stato può analogamente ai Presidente delle stesse e di 1/3 dei membri,
convocare in via straordinaria le camere.
Inoltre ha facoltà di esternazione, libera e in merito alle proprie opinioni e in merito ai più diversi
problemi politico-istituzionali nei confronti della Pubblica opinione e al sistema dei partiti.
Altri Poteri
7. Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
8. Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa,
quando occorra, l'autorizzazione delle Camere.
La Costituzione gli riconosce un pieno potere di conoscenza della politica estera del Governo ed anche
di impulso rispetto all’attuazione dei valori costituzionali di pace.
Tali poteri sono guidati dagli Art.89 e 90; per quanto riguarda l’Art.89, questo stabilisce che:
1. Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri
proponenti, che ne assumono la responsabilità.
2. Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal
Presidente del Consiglio dei ministri.
Tale articolo non è scritto correttamente, farebbe infatti presupporre secondo una interpretazione
letterale che OGNI atto del Presidente della Repubblica dovrebbe derivare dal governo, tale lettura è
sbagliata, tuttavia nella storia se ne sono avuti casi:
1. Nel Medioevo: si esigeva l’attestazione di un ministro che un tale atto fosse del re;
2. Nel Basso Medioevo: la controfirma ha assunto una ulteriore valenza, nell’ottica di responsabilità
gravante sul ministro in virtù dell’inviolabilità regia, in tal modo il ministro diviene il parafulmine degli
atti del re.
3. Durante l’Ottocento: con il passaggio alla forma parlamentare il controfirmante diviene il decisone
del contenuto, il re, non potendo discutere la fiducia parlamentare, si riduce ad un investitore
formale.
Se ci si attenesse a questa interpretazione il Presidente della Repubblica perderebbe ogni
prerogativa di contenuto; non si è mai seguita in quanto di conseguenza il Governo avrebbe deciso
i membri della Corte Costituzionale.
La Ratio Legis dell'istituto della controfirma si spiega con il fatto che il Capo dello Stato è esente da
qualsiasi forma diretta di responsabilità politica, ciò che, a sua volta, deriva dalla circostanza per
cui egli non ha alcuna funzione di indirizzo politico.
Quindi, la menzionata responsabilità politica deve essere assunta da altri: questo si realizza proprio
con la controfirma.
Quindi esclusa tale interpretazione totale, si è convenuto distinguere in merito ai poteri del
Presidente fra quelli esercitati in quanto organo:
A. Formale
B. Effettivo
La dottrina ha proposto quindi di leggere il termine:
• Proponenti
• con Competenti
in modo tale da poter distinguere gli atti:
1. Atti esenti da controfirma;
2. Atti dovuti per Costituzione, nessuno ne ha l’iniziativa: è un’attività vincolata;
3. Atti Governativi, adottati su proposta del controfirmante proponente, su ciò il Presidente
esercita una attività di controllo di Costituzionalità;
4. Atti di iniziativa del Capo dello Stato, adottati su proposta del Presidente, di cui il ministro si
assume la responsabilità;
5. Atti Duunvirali, decisi paritariamente e di concordo dal Presidente e dal Governo;
1) Sono Atti esenti da controfirma:
• Le dimissioni del Presidente della Repubblica, atti insindacabili in quanto per ricoprire un ufficio
pubblico è necessaria la volontà del soggetto in questione, il titolare.
• Le dichiarazioni di impedimento permanente del Presidente della Repubblica.
• I regolamenti di organizzazione della Presidenza, indipendenti dal Governo.
• L’ atto orale del conferimento di incarico di formare il governo (non nomina).
• Le esternazioni informali del Presidente della Repubblica, questi a volte le concorda con il
Governo, ma spesso ciò non accade.
• Gli atti adottati come Presidente di organi collegiali, ovvero il C.S.M e C.S.D (Consiglio Supremo
di Difesa), relativi alla costituzione e al funzionamento del collegio, sono adottati nel ruolo di
Presidente del collegio e non di Capo dello Stato.
Il punto debole di questa seconda tesi risiede nel fatto che finisce per consegnare al Presidente della
Repubblica una attività politicamente rilevante e irresponsabile.
Lo scioglimento delle camere
In concreto si ricorre allo scioglimento anticipato delle camere solo in determinate circostanze:
1. Scioglimento Tecnico; il Senato è stato sciolto secondo tale modalità nel 1953, 58 e 63.
2. Scioglimento Funzionale, con ciò si includono anche gli auto-scioglimenti, in particolare nei casi
di impossibilità e incapacità di ricostruire un nuovo governo; si sono verificati 7 casi: il 1° nel 1972,
l’ultimo nel 2008.
3. Scioglimento Sanzione, è lo scioglimento punitivo per le camere nella fattispecie di:
• Inadempienza sul piano costituzionale, in caso di contrasti perduranti fra le camere stesse;
• Scioglimento in caso di contrasto fra le camere e l’opinione pubblica, in caso di referendum o di
elezioni amministrative e regionali.
Nel 1994 il vecchio sistema politico cade sotto il peso delle indagini, per questo si chiama alla
Presidenza del Consiglio un non senatore: Ciampi, a gestire l’economia e le leggi elettorali, questi viene
colpito da una mozione di sfiducia che però viene poi ritirata e rivoltata la fiducia. Ciampi va dal Capo
dello Stato Scalfaro il quale si presenta al Quirinale con decreto di scioglimento già pronto; Ciampi
firmò e lo scioglimento fu promulgato senza crisi di Governo dovendo motivarlo, affermo che ciò era
dovuto dal fatto che buona parte del Parlamento era indagati, dall’abrogazione delle leggi elettorali era
derivata la sfiducia popolare e alle comunali parziali del paese la maggioranza era stata persa quasi
ovunque.
La Ratio Legis risiede nel fatto che i costituenti hanno riconosciuto molta libertà al Presidente della
Repubblica nell'esercizio della sua funzione ma hanno ritenuto che essa incontri un limite negli illeciti
che mettono in pericolo la stessa Costituzione o la vita democratica del Paese, essendo questi i valori
alla cui tutela è preposta la figura.
L’Alto Tradimento e l’Attentato alla Costituzione sono 2 fattispecie di reato che in quanto tali
possono essere previsti dal legislatore ai sensi dell’Art.25 al comma 2° che recita:
1. Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
2. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del
fatto commesso.
L’Attentato alla Costituzione è previsto dall’Art.283 del Codice Penale.
L’Alto Tradimento invece è previsto dall’Art.77 del Codice Penale Militare di Pace.
Tuttavia l’Art.90 si riferisce a due fattispecie proprie del Presidente della Repubblica, queste
devono essere dedotte dall’Art.90 data la loro estrema specificità è difficile incasellarle in una
definizione legislativa.
L’Art.25 è recuperato in fase di procedura grazie alla presenza della Corte Costituzionale Integrata, il reato
che questa definisce è un Reato Proprio, ovvero implica responsabilità penale secondo quanto
previsto dall’Art.15 della legge costituzionale 1 del 1953 che recita:
Per i reati di attentato alla Costituzione e di Alto Tradimento connessi al Presidente della
Repubblica la Corte Costituzionale, nel pronunciare sentenza di condanna, determina le sanzioni
penali nei limiti del massimo di pena previsto dalle leggi vigenti al momento del fatto, nonché le
sanzioni costituzionali, amministrative e civili adeguate al fatto.
L’Art.90 tuttavia presenta una problematica insoluta, il Presidente della Repubblica risponde solo di 2
fattispecie, se questi commette un reato non connesso alle stesse si aprono due scenari possibili:
A. Fuori dall’esercizio delle proprie funzioni questi risponde come un comune cittadino.
B. In quanto Presidente della Repubblica questi non è un privato cittadino e gode di una
immunità priva di limiti.
A tal proposito la Corte di Cassazione ha effettuato giurisprudenza in merito ad una condanna civile per
diffamazione di un ex Presidente, la Corte, a cui questi aveva fatto ricorso, lo ha condannato a risarcire
l’accusa in linea con i principi costituzionali affermando così l’ipotesi A.
E’ stato invece risolto da tempio problema di stabilire se il Presidente della Repubblica debba adempiere ai
doveri di testimonianza presso le autorità giurisdizionali, secondo il Codice di Procedura Penale, questi deve
ma nelle vesti di Capo dello Stato.
Altra questione è quella in merito alla sentenza 1 del 2013 della Corte Costituzionale.
La vicenda ha riguardato il conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente della Repubblica nei
confronti dell’attività di intercettazione telefonica della Procura di Palermo.
La Corte ha osservato che essendo il Presidente, posto dalla Costituzione:
1. al di fuori dei tradizionali poteri
2. al disopra di tutte le parti politiche
questi dispone di determinati poteri finalizzato alla salvaguardia e alla separazione dei poteri stessi.
Osserva che in tale assetto la praticabilità di tali funzioni sarebbe compromessa dalla pubblicazione delle
intercettazioni e stabilisce il Divieto di intercettazione per il Capo dello Stato.
Si prevede inoltre che il capo dello Stato disponga liberamente di un apparato organizzativo autonomo, la
legge 1077 del 1948 e le sue successive modificazioni hanno configurato gli apparati della presidenza della
Repubblica come organizzati in un’unica Struttura,: Il Segretariato Generale della presidenza della
Repubblica.
Il segretario generale che sovrintende a tutti gli uffici e servizi della presidenza E nominato e
revocato dal presidente della Repubblica
CAPITOLO IX:
Il Governo
Il Governo della Repubblica
In ogni sistema costituzionale contemporaneo il Governo:
• è vertice degli apparati amministrativi dello Stato, preposto alla loro guida,
• ha un ruolo centrale nella formazione e nell’attuazione dell’indirizzo politico.
Nei regimi parlamentari tende a porsi come il comitato direttivo del Parlamento:
1. è composto dai più autorevoli esponenti della maggioranza,
2. la fiducia parlamentare avviene tramite l’approvazione del piano politico dello stesso.
Inoltre nella contemporaneità vi sono altri 2 fattori chiave che hanno contribuito a rafforzarlo:
• il ruolo del Governo tende a rafforzarsi in uno Stato Sociale e interventista,
• la crescita degli organismi sovranazionali ne accentua il cosiddetto potere estero, in larga
misura riservatogli.
Il Procedimento di Formazione
L’Art.92 della Costituzione, che riguarda la nomina del Governo, stabilisce che:
1. Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che
costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
2. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo,
i ministri.
Questo Art. non delinea in maniera compiuta il procedimento di formazione del Governo, poiché questo non
si basa sulla nomina ma su fasi non disciplinate dalla Costituzione.
Queste esistono nel nostro ordinamento anche a livello costituzionale: si sono affermate in relazione alla
laconicità della Costituzione in determinate materie, tuttavia sono limitate all’interno di un regime di
Costituzione rigida.
Si formano quando si ha:
• Repetitio Facti,
• Opinio juris ac necessitatis, ovvero sentimento Obbligatorio per le stesse.
Queste operano sul piano della Forma di Governo con rango costituzionale; la Corte
Costituzionale afferma che sono ammissibili in quanto:
• Integrative della Costituzioni,
• Coerenti con la Costituzione.
Figlie delle Consuetudini e Convenzioni costituzionali sono le Consultazioni: accordi taciti fra le varie
parti politiche.
Ad esempio per quanto ha riguardato le dimissioni del governo Letta, queste sono state comunicate dal
Segretario Generale della Presidenza della Repubblica. Questi ha parlato non
della nomina immediata di un nuovo governo, ma di consultazioni.
Queste sono aperte dal Presidente della Repubblica, al quale spetta il compito di individuare la parte e il
nome che hanno più facilità nell’ottenere la fiducia dal Parlamento.
Il Capo dello Stato deve giuridicamente consultare:
1. Capi Gruppo parlamentari, poiché meglio di tutti gli altri conoscono i rapporti di forza interni al
parlamento e il quasi certo comportamento dei vari gruppi.
Questi non sono i Segretari dei vari partiti, poiché ci si riferisce solamente al parlamento e non sul
partito fuori.
2. I Presidenti delle varie Camere, per due ragioni:
A. In quanto organi imparziali,
B. Nell’eventualità che il parlamento non riesca a esprimere un Governo si va verso lo
scioglimento delle camere.
Il Presidente della Repubblica inoltre, per prassi, non giuridica, sente il parere degli ex Presidenti.
Compiuto tale procedimento si aprono più varianti, a seconda delle diverse circostanze.
Il Presidente della Repubblica conferisce al soggetto individuato, l’incarico, non in alcun modo
formalizzato di formare il Governo, questi può:
Il designato Presidente del Consiglio può accettare Senza Riserva e presentando subito i ministri, poiché ha i
numeri, ovvero la maggioranza sicura, per farlo; come nel caso del Governo Berlusconi del 2008.
Il designato Presidente del Consiglio accetta con Riserva, ovvero accetta a patto che la disponibilità espressa
dalle parti si concretizzi in base al programma e alla nomina dei ministri.
In tal caso, il Presidente incaricato deve avviare a sua volta delle consultazioni con le parti politiche che sono
disposte.
A questo punto le possibilità sono 2:
A. Si trovano condizioni favorevoli al Governo, allora è sciolta la Riserva e l’Incaricato presenta la lista
dei ministri al Presidente della Repubblica;
B. Non si trovano le condizioni necessarie, allora:
• Si formula un altro incarico,
• Si svolgono altre consultazioni,
• Si sciolgono le camere.
Infine se le Consultazioni, sin da subito non producono risultati, allora il Presidente della Repubblica
assegna a uno dei due Presidenti delle camere il Mandato Esplorativo, ovvero gli incarica di tenere
delle Consultazioni suppletive e poi riferirle.
Nel momento in cui si riesca ad individuare il soggetto capace di formare un Governo allora si applica
l’Art.92 della Costituzione, il quale stabilisce che:
1. Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che
costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
2. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo,
i ministri.
Li atti sottoscritti dal Presidente della Repubblica e firmati dal Presidente del Consiglio sono:
A. Il 1° Decreto che nomina il Presidente del Consiglio,
B. Il 2° Decreto, su proposta del Presidente del Consiglio, sono nominati i ministri,
il Presidente della Repubblica può rifiutare proposte di nomina solo in virtù di impedimenti
giuridici, altrimenti può consigliare, ammonire, ma non impedire.
C. Il 3° Decreto è quello che accetta le dimissioni del precedente Governo.
La legge 400 del 1988 prevede che sia controfirmata dal nuovo Presidente del Consiglio
affinché:
A. Il Vecchio Presidente del Consiglio potrebbe essere venuto meno,
B. Il Vecchio Presidente del Consiglio potrebbe non volere.
Il Giuramento
L’Art.93 della Costituzione riguardo al Giuramento stabilisce che:
1. Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento
nelle mani del Presidente della Repubblica.
Questi non è solo esplicitazione dell’Art.54 ovvero quello che al 2° comma stabilisce che:
1. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
2. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore,
prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
ma segna il momento in cui il Governo entra in carica, in attesa della fiducia.
Prima della fiducia questo eserciterà funzioni di ordinaria amministrazione, le quai coincidono con quelle
che il Governo uscente può esercitare dopo le dimissioni; il Consiglio dei Ministri può:
1. Deliberare il programma,
2. Procederà nomina sotto-Segretari di Stato,
3. Può adottare decreti legge,
4. Può adottare Decreti Legislativi con della in scadenza
La Fiducia e dimissioni
L’Art.94 della Costituzione stabilisce che:
1. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
2. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello
nominale.
3. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la
fiducia.
4. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa
obbligo di dimissioni.
5. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera
e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
Dopo il Giuramento il Presidente del Consigli dei Ministri si presenta in uno dei due rami del
Parlamento e compie dichiarazioni programmatiche, nell’altra camera invece recapita semplicemente
un testo.
Dopo le dichiarazioni si apre un dibattito che si conclude con una Mozione Motivata la quale
dovrebbe contenere le dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio e votata con Appello
Nominale.
Il Governo deve, in sede di insediamento, ottenere la fiducia di entrambe le camere o altrimenti
dimettersi.
Il comma 4° dell’Art.94 tutela la stabilità del Governo, le dimissioni sono sempre state volontarie mai
con Mozioni di Sfiducia.
Sulle crisi di Governo Extraparlamentari grava un problema costituzionale, ovvero il Governo si dimette
senza dare ragioni al Parlamento.
Dagli Anni 90’ è prassi la cosiddetta Parlamentarizzazione delle Crisi di Governo, ovvero, in questi casi, il
Presidente del Repubblica respinge le dimissioni del Governo e lo rinvia alle camere per valutare le
motivazioni e verificare se c’è ancora la fiducia.
Molto spesso è una mera informativa che si conclude comunque con le dimissioni.
La Parlamentarizzazione non è possibile se il Presidente del Consiglio ritiene le dimissioni
Irrevocabili, in questo caso il Capo dello Stato deve per forza accoglierle.
Rimpasti Ministeriali
Con Rimpasto Ministeriale si intende la sostituzione di uno o più ministri operata senza aprire una
crisi di governo. Può essere:
1. Tecnico, ovvero dovuto a ragioni non politiche,
2. Politico, ovvero dovuto al dissenso o divergenze di scelta politica.
Indipendentemente da ciò, ogni sostituzione deve essere comunicata dal Governo al Parlamento. [La
Quale sia il limite con la Crisi di Governo non è chiaro, alcuni sostengono il Criterio Numerico, ovvero
affermano che dipenda dal numero dei ministri; tuttavia questo concetto non tiene conto del diverso peso dei
vari ministri a seconda del loro dicastero, inoltre anche una sola sostituzione potrebbe comportare il sottrarsi
del sostegno al Governo, nel caso in cui il ministro fosse il leader di un gruppo della coalizione.
Nel caso di un mutamento consistente, che quindi implica o un ampio numero di ministri oppure ministri
importanti, non è sufficiente la comunicazione, ma si ritiene necessaria la verifica della fiducia.
Il Consiglio dei Ministri
L’Art.95 non detta vincoli per il rapporti fra il Presidente del Consiglio e le altri parti; allinea
sullo stesso piano:
1. Principio di Vertice del Presidente del Consiglio,
2. Principio Collegiale,
3. Responsabilità ministeriale.
Conseguentemente a seconda dei vari governi si potranno avere due distinte tendenze e le loro sfumature:
A. Tendenza Monocratica, con il Presidente quale vertice del Governo stesso,
B. Tendenza Collegiale, con il Consiglio dei Ministri al vertice e Presidente come riferimento.
La legge 400 del 1988 stabilisce che il Consiglio determina l’indirizzo politico e delibera altresì su ogni
questione relativa all’indirizzo politico fissato dal rapporto di fiducia, sottolineando, in accordo con il
comma 1° dell’Art.95, che il Presidente del Consiglio dirige lo stesso ma non ne determina l’operato.
Tuttavia questa fissa a monte e a valle dell’operato del Consiglio vi sono prerogative del suo Presidente:
A. A monte: Potere generale di impulso, proposta.
B. A valle: Potere di coordinamento volti a far attuare ai ministri quanto previsto dal Consiglio.
Compone quindi un equilibrato modello in cui convivono il Principio Monocratico e Collegiale.
Il Presidente del Consiglio e le sue competenze
La legge 400 del 1988 e il Regolamento del Consiglio dei Ministri prevedono che il Presidente del
Consiglio presieda il Consiglio stesso e:
• Fissa l’ordine del giorno,
• Dirige la discussione,
• Ha potere generale di apprezzamento del risultato delle votazioni, sta al Presidente valutare la non
unanimità delle votazioni sia in base a considerazioni tecniche che politiche.
Quando si tratta di attuare le decisioni l’Art.5 della legge 400 del 1988 stabilisce che:
1. Il Presidente può indirizzare i ministri tramite direttive politiche.
2. Il Presidente può sospendere atti ministri se fuori asse con un indirizzo politico e rimettere al
Consiglio dei Ministri la valutazione.
3. Il Presidente può e dovrebbe concordare con i ministri riguardo le dichiarazioni pubbliche le quali
impegnano il Governo.
Inoltre questi possiede anche prerogative proprie, come:
A. Gestione dei servizi segreti,
B. Politiche dei servizi di sicurezza.
Il Presidente del Consiglio è un Primus Inter Partes in seno al Governo, coerentemente la dottrina prevede
che questi NON possa far revocare un ministro su sua proposta.
Tuttavia si ammetta che possa presentarsi una caso di Sfiducia Individuale, non in Costituzione, ma nel
regolamento della Camera e per prassi al Senato.
Fino al 1995 nessuno era stato sfiduciato, il primo caso si ha annesso ad un governo tecnico: il Ministro
della Giustizia Mancuso inizia infatti una attività ispettiva contro la procura di Milano, la maggioranza dopo
vari avvertimenti approva una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Mancuso tuttavia non si dimette e sulle
la questione di fronte alla Corte Costituzionale nel merito del conflitto di interesse, affermando che
l’atteggiamento del Senato fosse incostituzionale poiché la fiducia prevista dalla Costituzione non fosse
parcellizzabile.
La Corte rigetta poichè:
1. Il fatto che la Costituzione non la preveda non significa che la vieti e il fatto che Repetitio Facti e
Coerenza avessero formato una Consuetudine Costituzionale.
2. La fiducia personale facesse valere la responsabilità individuale die ministri.
Gli effetti di un voto di sfiducia individuale non possono che consistere, secondo la Corte, nelle
dimissioni del ministro che ne sia fatto oggetto.
Comitati Interministeriali
La Ratio della loro istituzione risiedeva nell’avere organi collegiali più ristretti per materie
trasversali tramite i quali si coordinasse l’operato dei ministri coinvolti.
Ne derivano diversi problemi a causa:
• Incompatibilità con le competenze del Consiglio dei Ministri derivanti dal fatto che nel tempo si erano
determinati indirizzi politici di settore,
• Crescente proliferazione dei comitati, la quale ha aumentato la parcellizzazione.
Per questo motivo a partire dagli anni 90’ se ne è ridotto il numero a 12 e se ne sono chiarite le competenze
amministrative.
Fra questi spiccano:
1. CIPE: comitato interministeriale per la programmazione economica
2. CICR: comitato interministeriale per il credito ed il risparmio
3. CICR: comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica
4. CIACE: comitati interministeriale per gli affari comunitari europei
Note: Affinché un organo si possa definire costituzionale è necessario che sia indicato dalla Costituzione e
che:
A. La Costituzione deve dettarne composizione e funzione.
B. Deve essere un organo necessario la cui mancanza affosserebbe il sistema.
C. Deve avere caratteristica di Indefettibilità, ovvero nel caso in cui vengano meno può essere
sostituito solo temporaneamente e secondo vie regolata dalla Costituzione.
D. Deve possedere legittimazione diretta o mediata dal corpo elettorale, cioè essere
rappresentativi.
E. Deve partecipare alla funzione di ordine politico.
Alticommissari
Sono cariche temporanee, la cui durata è decisa a monte, di amministrazione e con compiti puntuali; gli
incaricati sono diversi dai sottosegretari poiché non sono autorità politiche. Sulle loro attività grava la
responsabilità del Governo.
E’ molto discusso il loro impiego per il temporaneo contrasto di attività ritenute di particolare allarme
sociale, come mafia, corruzione e contraffazione.
Sottosegratari
Pur non facendo parte del Governo sono i più stretti collaboratori politici del Presidente del Consiglio e
dei Ministri ed esercitano i compiti delegati loro con decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale; inoltre possono partecipare al Consiglio dei Ministri per sostitutivi o a coadiuvare il ministro
di riferimento.
Non più di 10 Sottosegretari possono essere nominati Vice-Ministro, disponendo di uffici maggiori in
rilevanza e della possibilità di partecipare al Consiglio dei Ministri senza diritto di voto ma per riferire
riguardo le loro materie.
Una posizione di rilievo la ricopre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il quale risponde di
poteri diversi e da lui dipendono l’Ufficio di segreteria del Consiglio dei Ministri e dei dipartimenti che il
Presidente gli delega.
Per il giudizio degli stessi si prevede un procedimento speciale in virtù della valutazione politica necessaria.
Il procedimento spetta al giudice penale comune previa autorizzazione parlamentare e si compone di 3 fasi:
1. La Notitia Crimini è valutata dal Tribunale dei Ministri, se il collegio si convince della fondatezza delle
accuse allora:
2. Scatta l’autorizzazione a procedere da parte di Camera e Senato; l’oggetto della autorizzazione non
è il Fumus Persecutionis, la Camera o il Senato possono negare l’autorizzazione a procedere se
ritengono che il Ministro abbia agito nel supremo interesse dello Stato.
Su tale comportamento vigila l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale ha facoltà
di, in ordine:
1. Diffidare semplicemente l’impresa in questione da astenersi dall’avvalersi dall’atto medesimo,
2. In caso di inottemperanza, procedere ad una sanzione pecuniaria,
3. In questo caso riferire al Parlamento.
Si applica invece ai soggetti riguardati il divieto di far parte del Governo o la eventuale decadenza dagli
incarichi governativi.
La politica generale del Governo si concretizza di innumerevoli atti normativi ed amministrativi; questi non
vengono adottati solo dal Consiglio dei Ministri ma anche dal Presidente dello stesso:
A. Atti relativi alla determinazione della piattaforma politica e programmatica sulla quale il
Governo chiede la fiducia e sulle sue successive modificazioni.
B. Atti mediante i quali il Governo esercita la sua azione nell’ambito delle relazioni internazionali,
compresi quelli con cui si assicura lo sviluppo dei rapporti all’interno dell’Unione Europea.
C. Atti relativi alla determinazione della politica militare.
D. Atti in tema di pubblica sicurezza.
E. Atti che danno attuazione agli Art.7 e 8 e riguardano il rapporto dello Stato con la confessione
cattolica e le altre.
F. Atti relativi all’esercizio del potere legislativo da parte del Governo.
G. Disegno di legge relativo al bilancio preventivo e tutti gli atti che lo precedono o lo
accompagnano.
H. Direttive per indirizzare l’attività dei Prefetti del capoluogo regionale sulla base degli indirizzi
determinati dal Consiglio dei Ministri.
I. Atti indirizzati ad altri organi o soggetti della pubblica amministrazione.
Art.76:
1. L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con
determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.
Art.77:
1. Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di
legge ordinaria.
2. Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua
responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per
la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si
riuniscono entro cinque giorni.
3. I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni
dalla loro pubblicazione.
4. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti
non convertiti.
Art.134:
1. La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle
leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra
i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse
contro il Presidente della Repubblica [ed i Ministri] a norma della Costituzione [90].
Quest’ultimo afferma che la Corte Costituzionale giudica su leggi e atti aventi forza di legge e non sui
regolamenti.
La stessa Corte ha affermato più volte, anche con sentenza come con la 171 del 2007, che gli atti con
forza di legge sono ECCEZIONI alla tradizionale normazione; nella stessa sentenza inoltre si afferma che al
loro contrario la legge ha legittimazione suprema del corpo elettorale.
Nella formazione degli atti con forza di legge è previsto il coinvolgimento del Parlamento, in
particolare:
A. a monte con la promulgazione di una legge di deroga per i decreti legislativi,
B. a valle con l’intervento per la conversione in legge di un decreto.
Gli stessi art.76 e 77 escludono l’idea che il Governo disponga di atti sganciati dal Parlamento. Inoltre
un’altra conseguenza della loro natura eccezionale risiede nei limiti che segnano materie che non questi non
possono regolare, poiché si sostanziano di autorizzazioni o approvazione di atti o proposte del governo:
• Legge di Bilancio
• Leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali
• Deleghe Legislative
Barbieri
La Corte afferma che gli atti con forza di legge possano colmare materie con Riserva di Legge, poiché
comunque vedono coinvolto il Parlamento, riguardo le suddette materie però su cui vige la Riserva di
Legge Formale ciò non è possibile.
Decreti Legislativi
L’Art.76 si occupa della Delegazione Legislativa, questa è un processo binario:
A. Prima il Parlamento fa la delega,
B. Poi il Governo emette l’atto.
Il Decreto Legislativo era previsto in epoca statutaria, la legge 100 del 1926 non poneva particolari limiti,
oggi vi sono dei limiti riguardo la legge di delega, procedurali e contenutistici, il primo:
A. La delega è sempre, anche dopo l’approvazione, revocabile, o con mera abrogazione, oppure con
abrogazione tacita se una legge norma l’argomento della delega.
B. Il Governo non può attuare la legge di delega, ovvero non può auto-delegarsi, quindi il
procedimento è in sede referente.
Per quanto riguarda l’Oggetto della legge di delega, la legge 400 del 1988 da attuazione all’Art.95 della
Costituzione, disciplina gli atti con forza di legge.
L’Art.14 della legge si riferisce al caso in cui una legge delega si riferisca a più oggetti di distinta materia, il
Governo allora può:
Barbieri
A. adottare un solo decreto legislativo,
B. adottare tanti decreti quanti sono gli oggetti.
Il confino fra oggetto e materia è opinabile, per questo la Corte su tali punti è sempre prudente.
Riguardo invece i Principi e i Criteri direttivi, la Corte con la sentenza 224 del 1990 ha affermato che
questi presentano una fenomenologia particolarmente variegata.
Prima ancora, con la sentenza 156 del 1987 la Corte aveva stabilito che una delega possa
dimandare ai principi di un’altra delega.
L’unica eccezione con scrutinio rigoroso riguarda le deleghe per ordinare una materia con un Testo Unico, la
sentenza 170 del 2007 ha infatti precisato che con tale della si possa solo riunire la normativa di una
materia ma non innovarla.
Il Termine poneva un rilevante problema interpretativo, questo poiché il decreto legislativo segue un iter
complesso:
1. Deliberato dal Consiglio dei Ministri,
2. Emanato dal Presidente della Repubblica,
3. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale,
4. Vacatio,
5. Entrata in Vigore.
Ci si domandava quale passaggio dovesse essere intercorso.
Il comma 2° dell’Art.14 della legge 400 del 1988 stabilisce che il riferimento è al secondo passaggio,
poiché con lo stesso l’atto viene ad esistere e inoltre tale emanazione non è una mera formalità, poiché il
Presidente della Repubblica può opporre rilievi di costituzionalità.
Sempre suddetto Art. stabilisce che il testo deliberato dal Consiglio dei Ministri debba essere trasmesso al
Presidente della Repubblica entro 20 giorni prima della scadenza del termine. Mentre se il presidente
ricorre al rinvio alle camere di una legge, come stabilisce l’Art.74 deve motivare la sua scelta, se questi
decide di non emanare un decreto legislativo la scelta si limita al rapporto di dialogo fra questi e il
Governo.
Il comma 4° dell’Art.14 della legge 400 del 1988 riguarda le deleghe Ultra-biennali, per queste si
prevede una ulteriore fase, ovvero il parere delle Commissioni Parlamentari Permanenti per Materia,
espresso entro 60 giorni dall’invio della bozza. Queste nel parere devono indicare le disposizioni non
coerenti alla legge di delega ed entro 30 gironi il Governo deve rinviare alle stesse il testo modificato e
queste fornire un ulteriore parere.
Nella prassi la previsione del parere parlamentare, singolo e non doppio, sta divenendo routine.
La legge 400 del 1988 afferma che i decreti legislativi debbano auto-nominarsi come tali, prima della
sua promulgazione questi invece erano atti del Presidente della Repubblica.
Essendo atti con forza di legge la Corte dei Conti non può esercitare un controllo sugli stessi né prima né
dopo.
Barbieri
Decreti Legge
In Assemblea costituente si discusse molte sul se prevederli in Costituzione, poiché avevano durante
l’epoca statutaria e poi fascista causato non pochi problemi; temendo che in ogni caso si sarebbero
affermati nella prassi furono circondati di cautele.
Art.77:
1. Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di
legge ordinaria.
2. Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua
responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per
la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si
riuniscono entro cinque giorni.
3. I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni
dalla loro pubblicazione.
4. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti
non convertiti.
L’Art.15 della legge 400 del 1988 che ha dato attuazione all’Art.76 afferma che:
• I decreti leggi così come i decreti legislativi hanno una denominazione propria,
• nel preambolo il Governo deve motivare l’esistenza di casi straordinari e d’urgenza.
• il comma 2° fissa i limiti di materia.
• Il Governo non può regolare i rapporti sorti sulla base di fenomeni non convertiti, non può cioè
decretare la cosiddetta Legge di Sanatoria.
• Il Governo non può ripristinare disposizioni di legge dichiarata illegittime dalla Corte
Costituzionale salvo che il vizio fosse procedurale e non contenutistico.
• I decreti legge devono contenere immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico e
omogeneo, non si comprende chiaramente se in merito alla materia o alla finalità, e corrispondente al
titolo.
A tal proposito la Corte Costituzionale afferma che l’omogeneità non ha rango costituzionale, ma è
tracciante per capire se il decreto legge è riconducibile ai casi di urgenza.
• Le modifiche eventualmente apportate al decreto legge, esplicito così che la legge di conversione
permetta al Parlamento di modificare il decreto, entrano in vigore dal giorno dopo salvo che la
disposizione non indichi diversamente; questo però ha senso nell’ottica di
emendamenti aggiuntivi e non soppressivi.
• Il Ministro della Giustizia cura la conversione totale o parziale dei decreti, nonché la mancata
conversione per decorrenza del termine.
La legge 100 del 1926 segnava le circostanze di urgenza come limite per i decreti leggi, ma essendo
questa sindacabile solamente dal Parlamento si riduceva ad essere un requisito esclusivamente
politico.
Anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione si è ritenuto per anni che questo fosse un
requisito politico.
• al Senato se ne occupa la Commissione per gli Affari Istituzionali,
• alla Camera invece se ne occupano le Commissioni permanenti per materia competenti.
A causa nella prassi di un’abuso della pratica del decreto legge, la Corte Costituzionale con la sentenza 29
del 1995 si riappropria della valutazione riguardo i decreti nei casi di evidente mancanza dei requisiti, ha
stabilito che in mancanza dei requisiti questo sia incostituzionale e che tale vizio si trasmetta anche alla
legge di conversione.
Quindi in suddetta sentenza sembra affermare che la legge di conversione non è valida sanatoria per queste
mancanze.
Tuttavia bisognerà aspettare fino al 2007 per avere una sentenza della Corte in tal merito.
Legge di Sanatoria
Se non avviene la conversione del decreto allora questo decade ex tunc, per attenuare gli effetti della
decadenza la Costituzione prevede la legge di sanatoria, sulla quale grava Riserva di Assemblea.
Potere Regolamentare
Il potere regolamentare del governo è diverso da quello del parlamento:
• Le fonti primarie sono tassativamente previste dalla Costituzione, in un’ottica di chiusura
• Le fonti subordinate sono lasciate all’insegna dell’apertura, possono essere plasmate dal
legislatore ordinario.
L’Art.87 della Costituzione afferma che: […] Il Presidente della repubblica promulga le leggi ed emana
i decreti aventi valore di legge e i regolamenti […].
L’Art.117 al comma 6° stabilisce che: La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di
legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni.
Un regolamento può essere incostituzionale, ma per sua natura non è sindacabile da parte della Corte
Costituzionale.
L’Art.17 della legge 400 del 1988 detta il loro procedimento di adozione, per quelli governativi:
1. Acquisizione del parere obbligatorio ma non vincolante del Consiglio di Stato,
2. Deliberazione del Consiglio dei Ministri,
3. Decreto del Presidente della Repubblica,
4. Visto e registrazione della Corte dei Conti,
5. Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, con denominazione nel titolo di decreti del Presidente della
Repubblica.
Per i regolamenti di Delegificazione inoltre è necessario anche del parere delle Commissioni
parlamentari competenti per materia.
Il comma 3° del suddetto articolo, fonda la gerarchia die regolamenti, affermando che quelli
ministeriali non possono dettare norme contrarie a quelle fissate dal governo.
Regolamenti Governativi
- Regolamenti indipendenti
Questi regolamenti possono essere adottati in materie non normate dalla legge, non possono invece
intervenire in materie dove è previsto qualsiasi tipo di Riserva Relativa.
Si tratta di una categoria problematica, poiché mette in discussione il Principio di Legalità in senso
formale e fornendo una autorizzazione generale al Governo affida le materie non normate a fonti
secondarie e insondabili da parte della Corte.
Tuttavia è davvero difficile trovare nell’ordinamento materie che non siano coperte da Riserva di legge, in
ogni caso dovrà essere il giudice comune a sindacare il regolamento in questione e farlo alla stregua della
Costituzione facendosi in modo anomalo giudice costituzionale.
- Regolamenti di Delegificazione
Questi regolamenti hanno lo scopo di trasferire la normativa di una materia dalla legge ai regolamenti per
ridurre i tempi e la quantità di leggi; ciò è possibile se si rispettano alcuni criteri. Il Procedimento di
delegificazione è regolato dalla legge 400 del 1988, come stabilisce l’Art.17 al comma 2° è necessaria una
legge che, coerentemente con i Principi di Legalità e Preferenza, contenga norme generali e principi della
materia.
Questa legge ha quindi caratteristiche specifiche e limiti:
• Autorizzazione espressa,
Barbieri
• Deve contenere norme generali che regolino la materia,
• deve abrogare leggi vigenti in quella materia in modo Differito (da quando) e Condizionato (se) il
governo adotta un regolamento, al fine di evitare vuoti normativi.
• NON può riguardare materie coperte da Riserva di Legge Assoluta.
• La Corte e gli stessi giudici hanno più volte affermato che si può deligificare solo tramite i
regolamenti governativi, poiché sostituendosi alla legge questi chiamino in causa la responsabilità
del Consiglio dei Ministri.
Regolamenti Ministeriali
La legge 400 del 1988 tipizza i regolamenti governativi ma non ministeriali, che invece sono distinti da
due differenze:
1. La delegificazione è solo governativa,
2. L’Art.17 comma 3° esclude i regolamenti ministeriali dalla categoria degli indipendenti,
affermando che possano esistere solo se una legge li prevede.
Non sono previsti dalla Costituzione ma dai singoli statuti delle singole regioni, sono ammessi poiché
questi ultimi sono previsti a livello costituzionale.
Si differenziano con decreti legislativi poiché:
• Ognuno è previsto da ogni Statuto Speciale,
• Hanno un oggetto ampio e generico,
• non è previsto un termine per il loro esercizio,
• l’attuazione degli statuti speciali è materia riservata al decreto legislativo in questione, la legge non può
intervenire,
• sono adottati dal Governo ma redatti da una commissione paritetica.
Questi sono l’unico caso nel nostro ordinamento in cui il Governo ha un primato.
Barbieri
CAPITOLO X:
L’ORGANIZZAZIONE DEGLI
APPARATI AMMINISTRATIVI STATALI
La Costituzione tratta la disciplina della pubblica amministrazione nella sezione II del titolo III dedicato
al Governo, tuttavia non ne fornisce una specifica definizione; una nozione generale non è fornita neppure
a livello legislativo dalle singole leggi.
Principio di Legalità
Il Principio di Legalità è affermato dalla Costituzione:
A. Secondo quanto al comma 2° dell’Art.97: I pubblici uffici sono organizzati secondo
disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità.
La disposizione fissa una riserva di legge intesa in dottrina come relativa.
B. Rango costituzionale ribadito dagli Art.23 e 113 che assoggettano l’attività della P.A. al controllo
dell’autorità giudiziaria, presupponendo che non possa svolgersi in contrasto con le norme di legge.
E ribadito dalla Normativa Primaria: Art.1 della legge 241 del 1990.
Principio di Imparzialità
L’Art.97 della Costituzione pone il principio di imparzialità in ambito di P.A., finalizzato a
preservare questa da possibili influenze politiche o di altro genere. Impone:
A. L’equidistanza rispetto ai soggetti, pubblici o privati, che con essa vengono in contatto; e si
traduce nel divieto di favoritismi e disparità di trattamento tra coloro con cui viene in contatto
B. La ponderazione comparativa di tutti gli interessi coinvolti dall’azione amministrativa.
Il Comma 4° dell’Art.97 sancisce che agli impieghi nelle P.A. si accede tramite concorso, salvo
casi stabiliti dalla legge, e che il concorso stesso si basi sul metodo compartivo nella selezione dei candidati
e ne verifichi la sufficiente attitudine.
Principio di Ragionevolezza
Impone alla P.A. di seguire criteri di razionalità operativa:
• la corrispondenza dell’azione amministrativa ai fini indicati dalla legge,
• la proporzionalità dei mezzi rispetto ai fini.
La violazione dei criteri può ripercuotersi sulla validità dei provvedimento in quanto indice di
eccesso di potere.
Principio di Pubblicità
Impone alla P.A. di rendere visibile e controllabile dall’esterno il proprio operato e porta come
corollario il Principio di Trasparenza.
Principio di Sussidiarietà
Principio emerso a livello comunitario e in seguito costituzionalizzato, definisce il riparto delle
funzione tra i livelli territoriali di Governo.
Principio di responsabilità
L’Art.28 della Costituzione stabilisce che: I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici
sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
A questo si affianca la previsione della tutela giurisdizionale contro gli atti della pubblica
amministrazione.
Barbieri
Ministeri
Uffici complessi dotati di personale e mezzi propri diversificati in ordine ad una specifica sfera
d’azione. Questi dipendono dal Ministro, organo di titolarità politica e che se ne assume la responsabilità;
sono sottoposti a questo:
-
Uno o più Sottosegretari di Stato che lo coadiuvano.
-
Uffici di diretta collaborazione col Ministro, con competenze di supporto e raccordo.
-
A seconda del modello:
• Direzioni, divisioni, sezioni.
• Dipartimenti.
-
Ufficio centrale del bilancio
-
Ufficio per le relazioni con il pubblico
-
Due organi collegiali:
• Consiglio di amministrazione, con funzioni consultive.
• Consiglio di disciplina, con funzioni contenziose.
Le Agenzie
Sono strutture strettamente collegate ai singoli ministeri e sottoposte ai poteri di indirizzo e
vigilanza dello stesso.
NON hanno personalità giuridica e la loro attività è di carattere tecnico operativo, ma sono
dotate comunque di autonomia organizzati e funzionale.
Regime speciale è quello delle Agenzie fiscali che hanno personalità giuridica e hanno un forte grado
di autonomia.
Le aziende autonome
Hanno attività di tipo essenzialmente produttivo, NON hanno personalità giuridica ma ampia
autonomia amministrativa e finanziaria.
Nel tempo sono state investite dal fenomeno delle privatizzazioni, a seguito del quale sono
divenute s.p.a.:
-
Azienda autonoma delle ferrovie dello Stato -> Ferrovie dello Stato s.p.a.
-
Amministrazione delle poste -> Poste italiane s.p.a.
Barbieri
L’amministrazione periferica è disciplinata essenzialmente del decreto legislativo 300 del 1999, la quale
ha trasformazione delle Prefetture in Uffici territoriali del Governo, organi di rappresentanza generale
del Governo sul territorio.
Svolgono:
compiti di amministrazione generale
compiti di tutela dell’ordine e delle sicurezza pubblica
ed assicurano il coordinamento dell’attività amministrativa.
Autarchia
-
Consiste secondo alcuni nel potere degli enti pubblici di amministrare i propri interessi
attraverso un’attività avente gli stessi caratteri e la stessa efficacia dell’attività amministrativa dello
Stato.
-
Capacità degli enti diversi dallo Stato di disporre di potestà pubbliche in specie del poter
disporre atti equiparati agli atti amministrativi dello Stato.
Autotutela
E’ il potere della P.A. di risolvere autonomamente i conflitti, attuali o potenziali, relativi ai suoi
provvedimenti o alle sue pretese.
Si divide in:
-
Autotutela decisoria, si attua attraverso l’emanazione di una decisone amministrativa, incidente sugli
atti precedentemente emanati o su rapporti giuridici di diritto amministrativo e può essere:
• Diretta, spontanea.
• Indiretta, su impulso dell’interessato.
-
Autotutela esecutiva, è l’attività rivolta all’attuazione di decisione già adottate
dall’amministrazione.
Autonomia
Barbieri
Designa la libertà determinazione dell’ente nella cura dei propri interessi. Si
distingue in:
A. Autonomia politica, libertà nelle scelte da compiere riconosciuta sia dallo Stato che dalle
Regioni.
B. Autonomia giuridica, capacità dell’ente di autodeterminarsi per il raggiungimento dei fini; ha
varie configurazioni:
autonomia normativa
autonomia organizzativa e amministrativa
autonomia finanziaria
autonomia di gestione
Autogoverno
L’ente è governato da persone che fanno parte dea compagine sociale di cui l’ente è esponenziale.
Per un lungo periodo si è avuta una netta distinzione fra la prestazione lavorativa a favore della
pubblica amministrazione e tutte le altre:
A. Si ritenevano prevalenti gli interessi pubblici, da ciò derivava una disciplina rigidamente
unilaterale, la quale prevedeva a volte anche stati giuridici assai poco rispettosi di alcune
libertà personali del lavoratore.
B. Presentava di contro però alcuni vantaggi, quali la tendenziale stabilità del posto di lavoro,
un’accesso tramite concorsi pubblici.
Con il tempo invece sono stati introdotti istituti di tutela delle libertà e un importante ruolo alla
contrattazione collettiva, stipulati a livello nazionale dall’ARAN; si è stabilito che le controversie
fossero sottoposte a giudici ordinari.
Inoltre per quanto riguarda la Dirigenza, intesa come quella non nominata dal Governo, a partire dal 2001, si
è stabilito che a questa spetti l’adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi, la gestione finanziaria,
tecnica ed amministrativa.
Infine si è deciso che gli stessi atti dei dirigenti non sono suscettibili di ricorso gerarchico al
Ministro e che quest’ultimo non disponga del potere di sostituzione.
L’azione amministrativa, ovvero l’attività con cui provvede alla cura degli interessi che le sono affidati, può essere
distinta in:
A. Autoritativa o Negoziale
• Attività di diritto pubblico, in cui la P.A. agisce in una posizione di supremazia, con la capacità di
modificare unilateralmente la sfera giuridica dei soggetti privati destinatari dell’azione.
• Attività di diritto privato, attività di carattere negoziale nella quale la P.A. agisce in una posizione
paritaria con i privati, al fine di realizzare scopi meramente patrimoniali.
B. Vincolata o Discrezionale
• Attività vincolata, la norma attributiva di potere alla P.A. indica tutti i requisiti richiesti per la fattispecie da
regolare non lasciando margini residui di scelta.
• Attività discrezionale, la norma attributiva di potere indica gli obbiettivi ma affida alla P.A. facoltà di
scelta.
Barbieri
Il Procedimento amministrativo
Nel perseguire l’interesse pubblico la P.A: è tenuta a seguire un procedimento che garantisca lo svolgimento
imparziale ed efficace della sua azione; la disciplina organica dello stesso è stata introdotta per la prima volta
con la legge 241 del 1990 e successivamente modificata.
1. Fase dell’iniziativa: il procedimento può prendere avvio d’ufficio o su istanza della parte
interessata.
2. Fase istruttoria: durante la quale la P.A. raccoglie tutti gli elementi necessari.
3. Fase decisoria: durante la quale la P.A. adotta la decisione in ordine alla fattispecie concreta e quindi
stabilisce il contenuto del provvedimento finale.
4. Fase integrativa dell’efficacia: il provvedimento è perfetto, ma viene sottoposto a verifiche al fine
di attribuirne l’efficacia.
Il Provvedimento Amministrativo
Il Provvedimento costituisce l’atto tipico della P.A. e si connota per:
-
Unilateralità, carattere autoritativo del provvedimento, capace di incidere in modo imperativo e anche
sfavorevole sui destinatari.
-
Tipicità, la P.A. è obbligata dalla legge ad agire tramite specifici atti predeterminati.
-
Esecutività, il provvedimento produce effetti in modo automatico dalla sua entrata in vigore.
-
Esecutorietà, indicia il potere della P.A. di portare a esecuzione coattiva i provvedimenti se
necessario.
Tipologie di Provvedimento
-
Provvedimenti Favorevoli, ampliano la sfera giuridica dei destinatari:
• autorizzazioni
• concessioni
• incentivi
• esenzioni
-
Provvedimenti sfavorevoli, comprimono la sfera giuridica dei destinatari:
• ordini
• divieti
• espropriazioni
• canzoni amministrative