Il diritto positivo è l’INSIEME DELLE NORME CHE COMPONGONO L’ORDINAMENTO
GIURIDICO DI UNA COLLETTIVITA’ IN UN DETERMINATO MOMENTO STORICO. Si dice “Positivo” in quanto posto dagli organi competenti e la norma è uno dei suoi elementi base. La caratteristiche di una norma giuridica sono: • GENERALITA’: in quanto indirizza la regola a tutti, ovvero alla GENERALITA’ DEI CONSOCIATI; essa si riscontra sia nei precetti rivolti a tutti (NORMA GENERALE), sia in quelli dettati per alcune categorie di persone (NORME SPECIALI) ma viene a mancare nelle NORME ECCEZIONALI e in quelle PARTICOLARI, che vengono dettato per un determinato individuo. • ASTRATTA: in quanto detta una regola destinata a disciplinare i rapporti e le situazioni; essa viene meno quando una norma provvede per singoli fatti o accadimenti. • IMPERATIVA: in quanto impone di adeguarsi ad un determinato comportamento, altrimenti verrà irrogata una sanzione. Questi sono caratteristiche non sempre necessarie ma che costituiscono una garanzia sia per quanto riguarda la certezza del diritto, sia in relazione alle esigenze di giustizia, infatti un ordinamento ricco di norme particolari non fa altro che rendere difficile e incerto l’accertamento del diritto. Quanto, invece, alle esigenze di giustizia, una legge particolare rischia di creare situazioni di privilegio a favore di alcuni e di discriminazione di altri. Il diritto deriva da alcune fonti, ovvero quei fatti dai quali nascono le norme giuridiche e ogni ordinamento ha delle apposite regole che disciplinano questi fatti, ovvero stabiliscono a quali eventi e organi spetta la potestà normativa, il potere di introdurre, modificare, abrogare le norme giuridiche. Sono fonti del diritto alcuni ATTI e FATTI che vengono distinti in FONTI SCRITTE, ovvero leggi e regolamenti, e FONTI NON SCRITTE, come gli usi. Inoltre bisogna distinguere le FONTI DI PRODUZIONE, come la legge, e FONTI DI CONGNIZIONE, ovvero l’enunciato linguistico o comunicativo dove viene formulata la regola giuridica e bisognerà fare riferimento ad esso per conoscere e comprendere il contenuto sostanziale della norma, ovvero il comportamento vietato o imposto. Bisogna inoltre distinguere, inoltre, la DISPOSIZIONE, che è l’enunciato linguistico formulato dal legislatore, e la NORMA, che è la regola sostanziale. Le fonti di produzione del diritto si caratterizzano per la diversa efficacia o forza normativa, nel senso che alcune di esse prevalgono su altre e, in caso di contrasto, prevarranno le norme di grado superiore. E’ questo il principio della gerarchia delle fonti, in base al quale le norme di ogni fonte devono cedere dinanzi a norme di grado superiore. Tale principio risolve le antinomie tra fonti di grado diverso e il corollario è la regola per cui le norme che derivano da una determinata fonte possono essere abrogate o modificate solo da una fonte di pari grado o superiore. Oggi sono fonti del diritto: • LA COSTITUZIONE: è una legge che è stata approvata dall’assemblea costituente ed è entrata in vigore il 1/01/1948 ed è composta da regole fondamentali sull’assetto politico e istituzionale dello Stato Italiano, contiene le principali norme organizzative del Parlamento, Governo e Magistratura, i principi fondamentali di riconoscimento e garanzia dei diritti inviolabili della persona, ovvero la libertà di religione, di pensiero, associazione e contiene l’eguaglianza formale e sostanziale. Essa può essere abrogata o modificata solo da un’altra legge costituzionale. La posizione di preminenza delle leggi costituzionali si esprime nel principio secondo il quale tutte le disposizione di fonti diverse devono rispettarne le previsioni e le scelte e, in caso contrario, risultano costituzionalmente illegittime. Il compito di giudicare la legittimità costituzionale delle leggi spetta alla Corte Costituzionale, che giudica in seguito ad un procedimento di rinvio. Le norme giudicate illegittime perdono efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. • REGOLAMENTI COMUNITARI: sono ATTI NORMATIVI DELL’UNIONE EUROPEA che hanno diretta efficacia nel territorio dei paesi membri. Il Consiglio, composto da rappresentati degli Stati membri, è il principale organo legislativo della comunità e i suoi regolamenti comunitari costituiscono veri e propri atti normativi. L’efficacia di tali regolamenti è subordinata al rispetto dei principi fondamentali imposti dalla Costituzione e prevale sulle leggi ordinarie. Le direttive e le raccomandazioni comunitarie non hanno un’efficacia normativa diretta e immediata ma rivestono una grande importanza le DIRETTIVE, le quali obbligano i singoli Stati ad adeguare la loro normativa interna, dando vita ad un diritto comunitario uniforme. • LEGGI ORDINARIE: sono ATTI NORMATIVI EMANATI DAL PARLAMENTO e ad esse vengono equiparati i DECRETI LEGGE, che sono ATTI AVENTI FORZA DÌ LEGGE emanati dal Governo in casi straordinari di necessità e urgenza e devono essere convertiti in legge dal Parlamento in 60 giorni, e i DECRETI LEGISLATIVI, che sono emanati dal Governo in forza di un apposita legge-delega delle Camere che gli conferisce il potere legislativo su determinate materie. • LEGGI REGIONALI: sono ATTI NORMATIVI EMANATI DALLE REGIONI nell’ambito della potestà legislativa ad esse attribuita, distinta in relaziona al tipo di competenza. Una loro caratteristica è la subordinazione ai principi fondamentali imposti dalle leggi statali nelle materie di legislazione. Competente a giudicare sulla loro legittimità è la Corte Costituzionale in seguito ad un conflitto di attribuzioni sollevato dal Commissario regionale. • REGOLAMENTI GOVERNATIVI: sono ATTI NORMATIVI EMANATI DA AUTORITA’ AMMINISTRATIVE per disciplinare l’applicazione delle leggi, in questo caso la potestà normativa spetta al Governo nei limiti stabiliti dalla legge. Vi sono vari regolamenti: REGOLAMENTI ESECUTIVI, che disciplinano la pratica applicazione delle legge e tale potere spetta al Governo e ai singoli ministri, senza la necessità di un’autorizzazione; REGOLAMENTI INTEGRATIVI, hanno lo scopo di integrare la legge, ovvero di completarla anche abrogando, se è necessario, precedenti disposizioni legislative e, in questo caso, si deve essere autorizzati da una legge che ne fissi i limiti; REGOLAMENTI INDIPENDENTI, che sono emanati in materie non disciplinate dalla legge, in cui si viene autorizzato il Governo a dettare una regolamentazione al riguardo; REGOLAMENTI ORGANIZZATIVI, che sono emanati da autorità diverse nei limiti delle competenze e in conformità delle leggi particolari e servono a disciplinare l’organizzazione e il funzionamento degli uffici e l’esercizio delle funzioni. Tale potere spetta ai prefetti ecc.. • LE FONTI NON SCRITTE, GLI USI: l’uso normativo, o consuetudine, è quella norma o regola non scritta che nasce spontaneamente dal corpo sociale per effetto dell’osservanza di una determinata condotta. Occorrono due requisiti: il primo requisito, OGGETTIVO, è l’UNIFORME, RIPETUTA OSSERVANZA DI UN COMPORTAMENTO IN UN DETERMIANTO AMBITO; il secondo SOGGETTIVO o PSICOLOGICO, ed è la convinzione che quel comportamento sia obbligatorio in quanto conforme ad una regola giuridica . Queste fonti occupano l’ultimo posto nelle gerarchia delle fonti. Oggi acquista sempre più rilievo il DIRITTO CONSUETUDINARIO. Dagli USI NORMATIVI vanno distinti gli USI NEGOZIALI, che si fondano sulla volontà delle parti e hanno natura negoziale. Per giurisprudenza si fa rifermento all’ATTIVITA’ DI INTERPRETAZIONE E APPLICAZIONE DELLE NORME GIURIDICHE svolta dai giudici, mentre si designa come DOTTRINA L’ATTIVITA’ DI INTERPRETAZIONE ed entrambe le attività hanno lo scopo di chiarire il contenuto delle norme. Quindi, per giurisprudenza si fa riferimento al risultato di questa attività. La giurisprudenza è un importante fattore di conoscenza e interpretazione delle norme ma anche di CREAZIONE DEL DIRITTO. Tra le fonti del diritto non vi è l’EQUITA’ intesa come giustizia del caso concreto, ovvero non è prevista una regola generale che dia rilevanza alla specificità del singolo caso e all’esigenza di dar vita ad un’effettiva giustizia. L’equità non è una generale fonte di diritto a cui il giudice può fare riferimento, la legge prevede che essa operi in ipotesi predeterminate come CRITERIO DI VALUTAZIONE, in cui l’equità opera quando il giudice è chiamato a esprimere un giudizio sul contenuto di un contratto, e come CRITERIO DÌ DECISIONE DELLE CONTROVERSIE, in cui la legge prevede che in alcuni casi il giudice debba decidere secondo equità. Quindi l’equità è un CRITERIO DI VALUTAZIONE E DECISIONE CHIAMATO AD OPERARE AL FINE DI REALIZZARE LA GIUSTIZIA DEL CASO CONCRETO NELLE IPOTESI PREDETERMINATE DELLA LEGGE. Gli ATTI DI AUTONOMIA PRIVATA sono atti con cui tutti dispongono dei propri interessi nella vita di relazione, ovvero io per raggiungere un determinato scopo compio una serie di atti con i quali mi assicuro determinati diritti e assumo degli obblighi. In accordo con un altro soggetto, si stabiliscono delle regole che entrambi dovremmo rispettare e tali regole vincolano solo coloro che sono coinvolti nell’accordo e, in questi limiti, sono state stabilite anche delle regole giuridiche. Il CONTRATTO e gli ATTI DI AUTONOMIA PRIVATA sono MEZZI DÌ PRODUZIONE DI REGOLE GIURIDICHE.