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Fonti

Sono atti o fatti idonei a porre regole di comportamento costitutive del diritto oggettivo.
Esistono diversi e fonti:

1. FONTI DI PRODUZIONE
Hanno lo scopo di produrre diritto, pertanto si identificano con gli atti e i fatti che l’ordinamento riconosce idonei a produrre norme
giuridiche

2. FONTI DI COGNIZIONE
Sono rappresentate da testi normativi, contenenti norme giuridiche già formate di cui assicurano la conoscibilità legale
La legge viene considerata sotto entrambi i profili: come fonte di produzione, in riferimento al processo di formazione delle leggi e
della costituzione, e come fonte di cognizione, in veste di atto normativo già esistente contenente norme giuridiche vigenti.

3. FONTI-ATTO E FONTI-FATTO
Le fonti di produzione si identificano con gli atti fatti riconosciuti idonei a modificare o innovare l’ordinamento giuridico.
All’interno di queste categorie quindi possibile distinguere tra fonti atto e fonti fatto.

Le fonti atto sono atti giuridici, norme scritte emanate da organi cui l’ordinamento ha riconosciuto la titolarità del relativo potere
Le fonti fatto si identificano invece con gli usi e le consuetudini che in presenza di determinati presupposti, l’ordinamento reputa
idoneo a produrre norme giuridiche. Non perché prodotte dalla volontà di un determinato soggetto indicato dall’ordinamento, ma
per il semplice fatto di esistere.
Appartengono alla categoria dei fatti giuridici cioè quegli eventi naturali o sociali che producono conseguenze rilevanti per
l’ordinamento.

Visto che sono presenti molteplici fonti esiste una gerarchia e dei criteri secondo quali vengono ordinati. Questi criteri sono le
ANTINOMIE
CRITERIO GERARCHICO
Fa si che le fonti si collochino in una scala di importanza così che il livello inferiore cede rispetto al livello superiore
La prevalenza della norma superiore su quella inferiore si esprime attraverso l’annullamento (che colpisce situazioni patologiche
che si verificano in esso) . È l’effetto di una dichiarazione di illegittimità che un giudice pronuncia nei confronti di un atto , di una
disposizione o di una norma. A seguito della dichiarazione di illegittimità la fonte perde validità, che è una figura generale del diritto.
L’atto invalido è un atto viziato , i vizi di legittimità possono essere di due tipi:
1. Vizi formali -> Riguardano la forma dell’atto
2. Vizi sostanziali -> Riguardano le nome, la disposizione sarà viziata perchè produce antinomia, un contrasto con
Ooooooooooooo norme tratte da disposizioni di rango superiore

CRITERIO CRONOLOGICO
In caso di contrasto tra due norme, si deve preferire quella più recente a quella più antica.
La prevalenza della norma nuova sulla vecchia si esprime attraverso l’abrogazione. L’abrogazione l’effetto che la norma più recente
produce nei confronti di quella meno recente: l’effetto consiste nella cessazione dell’efficacia della norma giuridica precedente.

L’efficacia è una figura generale del diritto consiste nell’idoneità di un fatto di un atto a produrre effetti giuridici, cioè a costituire,
modificare o estinguere situazioni giuridiche. La norma diventa efficace quando la disposizione da cui è tratto in vigore.

Vige il principio di irretroattività degli atti normativi: essi cioè, dispongono solo per il futuro, non hanno effetto per il passato. Si
tratta però di un principio generale non recepito dalla costituzione, che vieta soltanto la retroattività delle norme penali
incriminatrici.
Questo principio vale anche per l’abrogazione. Se questo è un effetto prodotto del nuovo atto sulle norme precedenti, in
mancanza di disposizioni contrarie esso opera solo per il futuro. La vecchia norma perde efficacia dal giorno dell’entrata in vigore del
nuovo atto, questa norma benché abrogata, dovrà essere applicata dal giudice ai vecchi rapporti. Quindi in questo caso l’abrogazione
opera ex nunc.
Esistono diversi tipi di abrogazione, l’art.15 delle Preleggi elenca tre ipotesi di abrogazione:
1. ABROGAZIONE ESPRESSA per dichiarazione espressa del legislatore.
Indica quali norme preesistenti sono abrogate; negli articoli finali della legge si scrive “sono abrogate le seguenti
disposizioni“.
2. ABROGAZIONE TACITA per incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti.
Si ha quando l’interprete rileva incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti.
Il problema nasce dal fatto che il legislatore non si è preoccupato, emanando nuove disposizioni, di eliminare le
vecchie, il compito di risolvere il problema appartiene al giudice in questo caso. Ma il giudice non può
eliminare le disposizioni perché esse appartengono al mondo dei testi della legislazione: può operare solo con
gli strumenti dell’interpretazione.
3. ABROGAZIONE IMPLICITA
Si ha quando la nuova legge interviene a disciplinare una data materia già regolata dalla legge anteriore.
Opera perciò sul piano dell’interpretazione, non su quello della legislazione perché è l’interprete che trae dal
fatto che il legislatore abbia riformato la materia è un argomento per sostenere che la vecchia legge debba
ritenersi abrogata e le sue norme non debbano più essere applicate ai rapporti successivi all’entrata in vigore
della nuova legge.
La deroga nasce da un contrasto tra norme di tipo diverso, nel senso che la norma derogata è una norma generale, mentre la norma
di rogante è una norma particolare: è semplicemente un’eccezione alla regola.
La deroga si distingue dall’abrogazione poiché la norma giuridica derogata non viene eliminata dall’ordinamento giuridico. Con
l’emanazione della norma derogante si riduce l’applicazione della norma derogata. La deroga è pertanto un’abrogazione parziale della
legge.
La sospensione sussiste nel caso in cui si abbia una deroga temporanea dei principi costituzionali: in questo caso la Costituzione
resta in vigore ma dal punto di vista sostanziale essa non viene applicata. La sospensione generalmente riguarda le procedure di
controllo e di indirizzo del Parlamento.

Il criterio della specialità comporta che, a parità di grado, la fonte che detta regole con carattere di specialità prevale su quella che
detta regole a carattere generale??????????????????????

CRITERIO COMPETENZA
Indica la materia nella quale una certa fonte è abilitata a produrre norme.
È un criterio esplicativo non prescrittivo: serve cioè spiegare come è organizzato attualmente il sistema delle fonti, e non a indicare
all’interprete come risolvere le antinomie. La gerarchia delle fonti non basta più a darci il quadro esatto del sistema, perché all’interno
dello stesso grado gerarchico, vi sono suddivisioni non spiegabili in termini di forza ma di competenza.

Formale
richiede che l’attività normativa sia compiuta dal solo Parlamento, escludendo
gli atti aventi forza di legge e le leggi regionali. Sono riservata all’approvazione
Di legge parlamentare tutte quelle leggi che rappresentano strumenti attraverso i quali
il parlamento controlla l’operato del governo
Riserva di legge assoluta quando la Costituzione (o
una legge costituzionale) impone esclusivamente
alla legge di disciplinare una materia, con la
avente forza di legge o eventualmente
La riserva di legge è una modalità con

conseguenza che le sole fonti secondarie


da fonti sub-legislative (regolamenti,
disciplinata da una legge, da un atto
la quale la costituzione dice se una

ammissibili sono quelle di stretta esecuzione.


determinata materia deve essere

Le materie tipiche dove opera la riserva di legge


assoluta sono quelle riguardanti i diritti di libertà,
come la libertà personale di cui all’art. 13 Cost., la
libertà di domicilio di cui all’art. 14 Cost. ecc.

Riserva di legge relativa si intendono quei casi in


decreti ministeriali)

cui la Costituzione riserva alla legge la disciplina


Ordinaria dei principi della materia, laddove alle fonti
prevede che la disciplina di una secondarie spetterebbe la normativa attuativa e
determinata materia sia regolata integrativa di essi (secondo la giurisprudenza
dalla legge primaria e non da fonti di costituzionale, si avrebbe una riserva di legge
tipo secondario. relativa agli artt. 23 e 97 Cost.).
La riserva di legge ha una funzione Per procedimento
Riserva di legge rinforzata ossia
di garanzia e vuole assicurare che in riserve di legge assolute o relative La disciplina di
materie particolarmente delicate, una materia deve
per cui la Costituzione pone dei seguire un
come nel caso dei diritti limiti alla discrezionalità del
fondamentali del cittadino, le procedimento
legislatore, prestabilendo dei aggravato rispetto
decisioni vengano prese dall’organo contenuti che tale legge deve
più rappresentativo del potere al normale proc.
possedere. lgs.
sovrano cioè dal parlamento come Ad esempio tale tipologia di
previsto dall’art.70 della Ratio:limitare il
riserva di legge rinforzata è potere della magg
Costituzione. contenuta nell’art. 16 Cost. “Ogni sulla min
cittadino può circolare e
soggiornare liberamente per Per contenuto
qualsiasi parte del territorio La cost. prevede
nazionale, salvo le limitazioni che che una
la legge stabilisce in via generale determinata
per motivi di sanità o di regolazione possa
sicurezza.” essere fatta dalla
legge ordinaria
Riserva di legge semplice e soltanto con
quando la costituzione rinvia la contenuti
disciplina di una materia alla particolari.
suddetta legge senza alcuna La ratio è di
ulteriore speci cazione. È un es. limitare il potere
l’Art.23: i costituenti hanno del legislatore,in
lasciato libero arbitrio al modo tale che la
parlamento, il quale può stabilire a limitazione delle
propria discrezione le speci che libertà deve
modalità di riserva. essere
giusti cabile ai
La riserva di legge a favore dei regolamenti parlamentari, i quali ni indicati dalla
sono un complesso di norme che rappresentano l’espressione cost.
concreta dell’autonomia normativa e organizzativa di ciascuna
Camera. Essi stabiliscono lo svolgimento dei lavori
dell’Assemblea, le procedure di decisione, l’esercizio delle varie
funzioni e i rapporti con il Governo.
La riserva di giurisdizione consiste nel principio secondo il quale per
Ad altri atti determinate materie (specialmente quelle riguardanti le restrizioni della
libertà) debba intervenire l’autorità giudiziaria e non magari qualsiasi
altra autorità.
Legge costituzionale
Decreti di attuazione degli statuti speciali
FONTI PRIMARIE
Sono fonti primarie del diritto italiano quelle previste e disciplinate direttamente in costituzione collocate, a livello gerarchico,
imposizione immediatamente subordinata alla costituzione stessa e alle fonti di rilievo costituzionale.

Si parla di passività e tipicità delle fonti primarie del diritto perché nessun altra fonte che non sia la costituzione o abbia ugual rango
può prevederne.
Sono fonti primarie:
• le leggi ordinarie statali,
• gli atti aventi forza di legge,
• le leggi delle regioni e delle province autonome.

Legge ordinaria
La legge ordinaria è l’atto deliberato dalle due camere del parlamento all’esito del complesso iter procedurale previsto, nei suoi tratti
essenziali, all’Art. 70 della costituzione e disciplinato più nel dettaglio dei regolamenti parlamentari.

La legge formale è l’atto normativo prodotto dalla deliberazione delle camere promulgato dal presidente della Repubblica. La forma
della legge è data dal particolare procedimento prescritto dalla costituzione per la sua formazione.
Attraverso questo procedimento sono formate sia le leggi ordinarie che le leggi costituzionali. Il procedimento di formazione delle
leggi costituzionali non è che è una variante aggravata del procedimento legislativo ordinario.
Con il termine legge formale si indica sia la legge che occupa nella gerarchia delle fonti lo stesso gradino della costituzione (legge
costituzionale), sia la legge che occupa il gradino immediatamente inferiore (legge formale ordinaria).

Atti aventi forza di legge

Emanati dal Governo in casi ECCEZIONALI di NECESSITÀ e URGENZA.


-deliberato dal consiglio dei ministri
- emanato dal PDR
- pubblicato sulla gazzetta e presentato alle camere che esercitano il potere di conversione tramite la legge di conversione
Entrano subito in vigore
Entro 60 gg devono essere convertiti in legge se no prodotto efficacia

Se non viene convertito si creano situazioni insostenibili quindi si è pensato a delle soluzioni descritte nell’art.77

- si emana una LEGGE DI SANATORIA : si tratta di una legge riservata alle camere con la quale regola i rapporti giuridici sorti
sulla base dei decreti non convertiti
- il Parlamento quando non converte il decreto non è obbligato ad approvare a legge di sanatoria
- la soluzione non è sempre praticabile

Dalla mancata conversione discende l’imputazione al Governo della responsabilità per tutte le conseguenze che siano derivate dal
decreto e dalla sua esecuzione.

Naturalmente, per aversi responsabilità per il decreto-legge non convertito, occorre che si verifichino anche le diverse condizioni,
previste dall’ordinamento per ogni tipo di responsabilità. Così:

• il Governo risponderà politicamente del proprio decreto, sempre che il Parlamento, che è il soggetto attivo della responsabilità
politica, deciderà di farla valere ai sensi dell’art. 94 cost;
• il Governo risponderà civilmente nei confronti dei soggetti lesi dall’esecuzione del decreto nei limiti del danno loro arrecato e del
nesso di causalità, dovendosi, in base all’art. 77, comunque presumere, insieme con l’illiceità del fatto, il dolo o quanto meno la
colpa;
• il Governo risponderà ugualmente per l’eventuale danno erariale, per analoghe considerazioni in ordine all’illiceità del fatto, al dolo
o alla colpa, dovendosi comunque accertare il nesso di causalità;
• il Governo, infine, potrà incorrere in responsabilità penale, ai sensi dell’art. 96 cost., ove il decreto realizzi un comportamento
criminoso.

Sono emanati dal GOV su delega del parlamento.


LEGGE-DELEGA è regolata dall’art.76.
‣ Approvata da entrambe le camere
‣ PARL trasmette il potere legislativo al GOV
‣ Indica
1. L’oggetto
2. Principi
3. Tempi
Entra in vigore dopo il vacatio legis
Il decreto legislativo è una fonte primaria e ha un rapporto di tipo gerarchico con la legge-delega che essendo regolata dall’art.76 della
cost. è quindi una legge costituzionale e si trova al vertice della piramide delle fonti. Per questo motivo il decreto non può essere
convertito in legge se non rispetta i 3 parametri e quindi violando la legge delega (vorrebbe dire violare la costituzione).
Quanto ai decreti emanati in forza della legge di delega la loro formazione segue questo procedimento:
• Proposta del Ministro competente,
• delibera del Consiglio dei Ministri,
• eventuali adempimenti ulteriori,
• eventuale deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri,
• emanazione da parte del presidente della Repubblica.
Di tutte le fasi procedimentali deve essere data indicazione nella premessa del decreto.
Fonte atipica e Leggi rinforzate
Fonte atipica e ogni fonte a competenza specializzata, che presenta variazioni negativo in positivo in relazione alla propria forza
attiva o passiva, approvata con procedimento che presenta varianti esterne o interne.
Per disciplinare una materia la costituzione ha previsto che è necessario seguire procedimenti particolari di formazione delle leggi
(riserva di legge rinforzata per procedimento), Più complessi di quello ordinario (leggi rinforzate).

Le leggi rinforzate sono tali, perché reso più complesso dall’ordinamento il processo di formazione del progetto di legge.
La loro posizione nel sistema delle fonti, è più complessa, esse presentano un aspetto molto particolare, perché si distinguono dalle
leggi comuni sia per forza attiva (possono abrogare solo le leggi che hanno quello specifico contenuto), che per forza passiva (possono
essere abrogate solo dalle leggi formate con quello specifico provvedimento).
Le fonti atipiche sono leggi che pur presentando la stessa forma della legge, hanno una posizione particolare nel sistema delle fonti
perché:
A) dotate di una forza passiva potenziata: non sono abrogabile dal referendum;
B) leggi meramente formali: cioè non introducono norme capaci di produrre effetti giuridici nell’ordinamento(legge di approvazione
di bilanci leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali.).
Di regola è il governo che svolge una fase di acquisizione del consenso degli interessati prima di formalizzare il proprio disegno di
legge. Tuttavia, le particolari modalità con cui deve formarsi il disegno di legge influenzano anche il successivo procedimento
parlamentare. Infatti, come l’iniziativa non può essere validamente compiuta senza le procedure richieste come presupposto di essa,
anche la fase dell’approvazione della legge non potrà compiersi senza rispetto degli accordi, delle intese delle delibere che
rappresentano il presupposto dell’iniziativa. Il che significa che il parlamento non potrà procedere unilateralmente di emanare il testo
proposto dal governo, perché questo è a sua volta il frutto di un procedimento costituzionalmente vincolato: potrà semmai invitare il
governo a rinegoziare le norme che si vogliono emendare e solo in seguito procedere all’approvazione dell’emendamento

FONTI ATIPICHE
Si intendono quegli atti che non rientrano nel tipo della legge ordinaria perché, pur avendo la stessa forma della legge,si trovano in
una posizione particolare nel sistema delle fonti per quanto riguarda la loro forza. Ci sono due tipologie principali:
• Sono atipiche, perché dotate di una forza passiva potenziata, le leggi che l’Art.75 secondo comma esclude il referendum abrogativo
cioè: leggi tributarie e di bilancio, amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

• Sono tipiche anche le leggi meramente formali. In questo modo vengono indicati alcuni atti che hanno necessariamente la forma
della legge (sono cioè coperti di riserva di legge formale) ma non hanno il contenuto normativo tipico delle leggi, cioè non
introducono nell’ordinamento nuove norme, capace di produrre effetti giuridici generali. Esempi sono:
È la legge di bilancio è approvata con legge atipica. La la tipicità del bilancio di previsione consiste che la legge che lo approva
non può modificare la legislazione sostanziale vigente; lo so forse attiva e azzerata. Bilancia tipica anche per la sua forza
passiva, cioè per le modalità che riguardano la sua abrogazione. Essa ha un’efficacia temporale limitata all’anno cui si riferisce e
non è abrogabile per referendum e da una legge successiva.

È autorizzata con legge formale anche la ratifica dei trattati internazionali trattati nell’Art punto 80 gli altri possono essere ratificati
senza previa autorizzazione legislativa o in forma semplificata. Il parlamento dunque partecipa alla formazione dei trattati attraverso
la legge di autorizzazione alla ratifica.

FONTI SECONDARIE

Le fonti di diritto secondarie si collocano al terzo grado della scala gerarchica e sono costituite da:
• vari tipi di regolamenti adottati dal potere esecutivo (Governo) oppure dagli enti pubblici territoriali (Regioni, Comuni).
Le fonti secondarie non possono contenere norme in contrasto con le leggi altrimenti sarebbero illegittimi. Lo scopo dei regolamenti
è stabilire le norme per l'applicazione delle leggi.

sono atti di normazione secondaria approvati dagli organi titolari del potere esecutivo attraverso un procedimento completamente
differente rispetto a quello delineato per l’approvazione delle leggi.
Nel sistema delle fonti, i regolamenti si collocano in una posizione gerarchicamente sottordinata alla Costituzione e alle altre fonti
primarie e atti

FONDAMENTO COSTITUZIONALE
Nella Carta costituzionale non è dato rinvenire alcun fondamento espresso della potestà regolamentare.
La dottrina ha tuttavia individuato un fondamento implicito nell’art. 87, quinto comma, Cost., a norma del quale il Presidente della
Repubblica «promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti».
Con la riforma del Titolo V Cost. del 2001, l’art. 117, sesto comma, Cost., rappresenta una espressa base costituzionale cui ancorare la
potestà regolamentare dell’Esecutivo in quanto prevede che «La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione
esclusiva, salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. (….)». (Principio del
parallelismo tra funzioni legislativa e funzione regolamentare).
Fondamento costituzionale
Carico…
La disciplina generale del potere regolamentare dell’esecutivo è contenuta nella legge n. 400 del 1988, recante «Disciplina dell’attività
di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Tuttora incerta appare la «natura» della legge in questione: difatti, pur non trattandosi di una fonte costituzionale, una parte della
dottrina ritiene che ad essa debba riconoscersi una particolare collocazione nel sistema delle fonti, tale da non poter essere abrogata,
derogata o disattesa da altre leggi, e potendo persino fungere da parametro del giudizio di legittimità costituzionale.
TIPI DI REGOLAMENTI

L’art. 17, comma 1, della legge n. 400 del 1988 distingue diverse tipologie di regolamento governativo:
a) regolamenti di esecuzione delle leggi e dei decreti legislativi, nonché dei regolamenti comunitari: si tratta di regolamenti che
vengono emanati per rendere più concreto il contenuto degli atti sopra menzionati qualora questi necessitino, ai fini di una
più coerente applicazione, di norme di dettaglio, integrative o esplicative.
b) regolamenti di attuazione e di integrazione delle leggi essi sono adottati quando una disciplina è coperta da riserva di legge
relativa e nel caso in cui una legge definisca soltanto norme di principio; tale tipo di regolamento favorisce una migliore
applicazione della legge, colmando eventuali incompletezze ;

c) regolamenti autonomi o indipendenti: si tratta di una categoria di regolamenti particolarmente discussa in dottrina perché
emanati in materie non ancora disciplinate da leggi o atti aventi forza di legge, sempre che non si tratti di materie comunque
riservate alla legge;
d) regolamenti di organizzazione: si tratta di regolamenti che, in materia di organizzazione dei pubblici uffici, afferiscono, in
senso lato, alla struttura, alla ripartizione delle competenze e allo stato giuridico del personale.

Di maggiore complessità appare l’inquadramento dei regolamenti di delegificazione, disciplinati all’art. 17, comma 2, della legge n.
400 del 1988.
Più nel dettaglio, si tratta di regolamenti emanati per la disciplina di materie, non coperte da riserva assoluta di legge, «per le quali le
leggi della Repubblica, autorizzando l’esercizio della potestà regolamentare del Governo, determinano le norme generali regolatrici
della materia e dispongono l’abrogazione delle norme vigenti, con effetto dall’entrata in vigore delle norme regolamentari».
La funzione dei predetti regolamenti è quella di produrre una «delegificazione» e dunque una sostituzione della previgente disciplina
di natura legislativa con una nuova disciplina di livello regolamentare.
È bene precisare, tuttavia, come l’abrogazione della legislazione precedente non sia disposta dal regolamento governativo ma dalla
legge ordinaria che autorizza l’esercizio della potestà regolamentare su quella data materia.
L’abrogazione, infatti, è un effetto discendente dall’applicazione del criterio cronologico e dunque presuppone una equiordinazione
tra le fonti che è certo da escludere nel rapporto tra legge e regolamento.
I regolamenti di delegificazione

Il regolamento di delegificazione, quindi, deve ritenersi, al pari degli altri regolamenti governativi, un atto di normazione secondaria
privo della forza e del valore della legge (come tale non sottoponibile al sindacato di legittimità costituzionale).
Su questi e ulteriori profili, si veda più ampiamente la sentenza n. 427 del 2000 con cui la Corte costituzionale ha escluso che i
regolamenti di delegificazione possano costituire oggetto dello scrutinio di costituzionalità.

Del potere esecutivo Altri


Governativi Parlamentari
Esecuzione attuazione e
integrazione
UE
Autonomi o Organizzazione
indipendenti
Enti territoriali
Autorizzati

Ministeriali

Interministeriali

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE

Sempre l’art. 17 della legge n. 400 del 1988 dispone che i regolamenti governativi vengono deliberati dal Consiglio dei ministri,
sentito il parere del Consiglio di Stato, che deve pronunziarsi entro 90 giorni dalla richiesta, ed emanati, con decreto, dal Presidente
della Repubblica.
Il parere del Consiglio di Stato è obbligatorio ma non vincolante: ne deriva che, ai fini della validità del procedimento di formazione,
il Consiglio di Stato dovrà essere obbligatoriamente investito del compito di rendere un parere sullo schema regolamentare, ma il
Governo potrà discostarsene, motivandone le ragioni.
I regolamenti, inoltre, sono sottoposti al visto e alla registrazione della Corte dei Conti e, infine, sono pubblicati in Gazzetta
Ufficiale; entrano in vigore dopo un periodo di vacatio, generalmente pari a 15 giorni.
Accanto ai regolamenti governativi, deliberati dal Consiglio dei ministri, si pongono i regolamenti ministeriali, emanati su proposta del
Ministro competente per il settore di relativa spettanza.
Si parla invece di regolamenti interministeriali quando Le materie interessate dall’emanazione di un regolamento riguardano settori di
competenza di più ministeri.
Prima dell’ emanazione, i decreti devono essere comunicati al presidente del consiglio ed è sempre necessaria l’acquisizione del parere
del consiglio di stato
La costituzione ha previsto uno Stato regionale e autonomista, basato su Regioni dotate di:
• Autonomia politica, cioè la capacità di darsi un proprio indirizzo politico, anche diverso da quello dello Stato
• Autonomia legislativa e amministrativa nelle materie espressamente indicate dalla Costituzione
• Autonomia finanziaria cioè l’attribuzione di risorse finanziarie necessarie per esercitare le loro competenze, anche attraverso
tributi regionali e la partecipazione ai proventi di tributi statali, nonché la libertà di stabilire come e in quali settori spendere le
risorse che affluiscono nei loro bilanci.
Il fatto che siano dotate di autonomia comporta che tra gli enti territoriali di rango superiore e quelli di rango inferiore non c’è
rapporto di subordinazione (le regioni non possono dare ordini alle province, le province non possono dare ordini ai comuni)

Le regioni a statuto ordinario sono 15, la loro organizzazione e le loro competenze sono regolate in modo uniforme alla
Costituzione. A ogni regione però spetta il potere di precisare la propria organizzazione interna mediante uno statuto che deve
essere deliberato dal Consiglio regionale a maggioranza assoluta con 2 deliberazioni a distanza di 2 mesi. Le regioni a statuto
ordinario furono istituite nel 1970.
L’art.116 III c. introdotto nel 2001 ha previsto la possibilità di offrire condizioni particolari di autonomia alle Regioni che lo
richiedono.

Le regioni a statuto speciale sono 5: Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige , Valle D’Aosta e Friuli Venezia Giulia. Le prime 4
( Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle D’Aosta ). Furono istituite nell’immediato dopoguerra mentre il Friuli Venezia Giulia
nacque nel 1963. Le regioni a statuto speciale godono di una condizione di maggiore autonomia. Dispongono di competenze più
ampie che sono stabilite in statuti speciali approvati dal parlamento con legge costituzionale.
Sicilia e Sardegna sono regioni a statuto speciale perchè sono isole
Le altre 3 regioni sono zone di confine in cui una parte della popolazione è di etnia non italiana e parla una lingua diversa
dall’italiano: si tratta quindi di lasciare a questi gruppi etnici la possibilità di autogoverno per tutelare il loro patrimonio
cultuale.

La regione Trentino-Alto Adige è suddivisa in 2 province autonome dotate di potere legislativo:


‣ Provincia di Trento
‣ Provincia di Bolzano
A differenza delle altre province sono direttamente elettive.

La costituzione ha previsto che la Repubblica sia articolata in comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato, tutti
costituzionalmente dotati di autonomia. Il nuovo testo dell’Art.114, pone sullo stesso piano lo Stato e gli altri enti territoriali minori,
garantendo ciascuno di essi una sfera di autonomia politica nell’ambito di quell’unità complessiva che la Repubblica.
In un sistema in cui è prevista la parità di rango degli enti territoriali, la legge statale la legge regionale sono pure pari ordinate, e la
prima a perduto quella posizione di prevalenza che aveva nel precedente sistema.lo Stato, pertanto, ha perduto la potestà legislativa
generale, che aveva nel precedente assetto, perché d’ora in poi Può legiferare solamente nelle materie individuate dalla costituzione
ed espressamente a lui riservate.

Secondo l’interpretazione prevalente del testo costituzionale doveva operare il principio del parallelismo delle funzioni, per cui nelle
materie di competenza legislativa delle regioni, queste ultime esercitavano anche le funzioni amministrative, mentre, in tutte le altre,
le funzioni amministrative erano imputate allo Stato. Con la legge Bassanini, prima, e con la riforma costituzionale, si è tentato di
superare questo principio con l’attribuzione ai comuni della generalità delle loro funzioni amministrative, con la sola eccezione di
quelle che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e statuto, sulla base dei
principi di sussidiarietà (stabilisce he i poteri devono essere assegnati al livello di governo più vicino ai cittadini - il loro intervento
è sussidiario rispetto a quello dei livelli di governo inferiori), differenziazione (enti stesso livello possono avere competenze diverse)
e adeguatezza ( le funzioni devono essere affidate ad enti che abbiano requisiti sufficienti di efficienza)
La riforma del 2001 non ha previsto quel meccanismo di raccordo (strumento di collegamento di coordinamento) presente in
numerosi Stati federali che la camera delle regioni, la quale inserendo le regioni nello stesso procedimento di formazione della legge
statale fa sì che l’esatta determinazione di ciò che può farlo stati di ciò che invece attribuito alle regioni sia di volta in volta negoziato
politicamente. Attualmente pertanto, in attesa della riforma del Senato (che sarebbe stata radicale, se fosse passata la riforma
costituzionale bocciato dal referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016), i raccordi principali sono:
la commissione bicamerale integrata;
il sistema delle conferenze.

Commissione bicamerale integrata - Commissione parlamentare per le questioni regionali


Con la riforma del 2001 le Regioni hanno ottenuto un’ampia autonomia dallo Stato.
Il governo non può più controllare preventivamente le leggi delle regioni ,nè i loro atti amministrativi.
Al governo sono rimasti solo due poteri nei confronti delle Regioni, entrambi di carattere eccezionale :
1. Può disporre lo scioglimento dei consigli regionali
2. Può rimuovere il Presidente della Giunta

La corte costituzionale è l’arbitro dei conflitti che possono emergere tra stato-regioni. Ma non è detto che per i conflitti tra Stato e
regioni debbano necessariamente risolversi davanti al giudice costituzionale. Stato e regioni, proprio perché reciprocamente
autonomi, devono poter cooperare e trovare il modo di dirimere i conflitti attraverso la discussione e la concentrazione
concertazione. In Italia esiste una sede stabile di concertazione tra lo Stato e le regioni, Sia pure di carattere consultivo: la
conferenza Stato regioni, formato da:
• presidente del consiglio
• presidenti delle regioni
• presidenti delle province autonomi di Trento e Bolzano
Essa costituisce la sede principale in cui vengono discussi tra lo Stato e le regioni, indirizzi dello Stato su tutte le questioni che
possono interessare le regioni.
Nel 1996, sotto le pressioni dei maggiori comuni, la conferenza Stato regioni è stata affiancata dalla conferenza Stato città e
autonomie locali, che è formata dai
• rappresentanti del governo nazionale
• province
• comuni.

Dal 1997 le due conferenze si riuniscono anche congiuntamente nella conferenza unificata. Si tratta della sede più importante in cui
le scelte nazionali sono concentrate con i rappresentanti dei governi decentrati.

I rapporti tra le regioni e gli enti locali (province, città metropolitane e comuni)
l’Art.123 4C. Cost. Ha stabilito che in ogni regione è istituito un consiglio delle autonomie locali, formato da rappresentanti delle
province, della città metropolitana e dei comuni, che deve dare il proprio parere preventivo sulle leggi e sui programmi della regione.

Principio di leale collaborazione è il principio in base a cui i diversi livelli di governo devono cooperare fra loro, in quanto,
nonostante le diversità di funzione e struttura, essi fanno pur sempre parte del medesimo ordinamento e devono agire nell’interesse
nazionale.
Questo stesso principio vale nei rapporti tra gli Stati membri e l'Unione Europea.

Finanza delle Regioni e degli enti locali

L’Art.119 Cost. Attribuisce due tipi di entrate alle regioni e agli enti locali:
1. I tributi propri sono i tributi gestiti e riscossi direttamente dalle regioni ed agli enti locali
2. La compartecipazione a tributi erariali consiste in quote di tributi istituiti riscossi dallo Stato nel loro territorio

Se le regioni e gli enti locali si finanziano esclusivamente con le tasse riscosse nel loro territorio, le regioni più ricche avranno più
risorse delle regioni più povere e potranno fornire servizi migliori e loro cittadini: finiranno così per aumentare le differenze tra le
une e le altre. Per questo il III C prevede una terza forma di finanziamento: un fondo pre-equativo, istituito dallo Stato e attribuito,
senza vincoli di destinazione, ai territori con minore capacità fiscale per abitante.

Forma organizzativa delle Regioni

È di tipo neoparlamentare, infatti il consiglio regionale può esprimere la sfiducia nei confronti del presidente della giunta mediante
mozione motivata, sottoscritta da almeno un quinto dei suoi componenti e approvata per appello nominale a maggioranza assoluta
dei componenti.
A seguito della riforma costituzionale del 1999, e in attesa dei nuovi Statuti regionali, la forma di governo regionale transitoria si basa
su strutture egualmente legittimate dal corpo elettorale.

3 Consiglio regionale : eletto dagli elettori regionali, titolare della funzione legislativa, del potere di fare proposte alle Camere
e delle altre funzioni conferitogli dalla Costituzione e dalle leggi.

3 Presidente della Regione : eletto a suffragio universale e diretto dall’intero corpo elettorale regionale.
Il Presidente eletto rappresenta la Regione, dirige la politica della Giunta e ne è responsabile,
promulga le leggi ed emana regolamenti regionali, dirige le funzioni amministrative delegate
dallo Stato alla Regione.

3 Giunta regionale : è l’organo esecutivo della Regione, ma essa è diretta politicamente dal Presidente eletto, cui la
Costituzione affida il potere di nominare i componenti della Giunta, nonché il potere di revocarli.
Principio simul stabunt, simul cadent
in base alla quale il Presidente della Regione “a suffragio universale e diretto” quando cade, porta con sé la caduta del Consiglio
Regionale, anch'esso eletto direttamente. Come è noto è la scelta operata dalla legge costituzionale n. 1 del 1999 salvo che lo statuto
regionale disponga diversamente e fino alla data di entrata in vigore dei nuovi statuti regionali e delle nuove leggi elettorali.

Forma di governo dei comuni

I comuni hanno una forma di governo di tipo presidenziale: sia il sindaco sia il consiglio comunale sono infatti eletti direttamente dal
corpo elettorale, mentre gli assessori sono nominati discrezionalmente dal sindaco. Sono organi del comune:
3 Il sindaco : eletto direttamente dai cittadini
‣ in due turni nei comuni con più di 15.000 abitanti
‣ in un unico turno nei comuni fino a 15.000 abitanti
il sindaco resta in carica per cinque anni e ha dei poteri:
• Nomina e revoca gli assessori che rispondono lui del loro operato
• Convoca e presiede le riunioni della giunta comunale
• Rappresenta il comune all’esterno
• E a capo dell’amministrazione comunale nel suo insieme ed è responsabile del suo andamento
• Nomina i rappresentanti del Comune nelle presenti aziende e istituzioni.

3 Giunta comunale : È formata dal sindaco e da un numero variabile di assessori, compreso tra 2 e 14 a seconda
della dimensione del Comune, ciascuno dei quali si occupa, su delega del sindaco, di un ramo
preciso dell’amministrazione. Gli assessori sono nominati dal sindaco e possono essere da lui
revocati. La giunta prepara le deliberazioni da sottoporre alla discussione e alla votazione del
consiglio e ne cura l’esecuzione. Ha inoltre potere deliberativo tutte quelle materie che non sono
riservate dalla legge al consiglio oppure al sindaco.
In pratica hai il potere di decidere direttamente, senza l’approvazione del consiglio, gran parte
delle questioni che non hanno rilevanza generale o non comportano le scelte di indirizzo.
3 Consiglio comunale : è formato da un numero variabile di consiglieri e resta in carica per cinque anni.
Il consiglio eletto contestualmente al sindaco con un sistema proporzionale con premio di
maggioranza. Consiglio comunale è l’organo di indirizzo di controllo politico amministrativo
del comune. Controlla l’operato del sindaco e della giunta. Può dare la sfiducia al sindaco in
questo caso il sindaco decade dal suo incarico ma nello stesso tempo il consiglio viene sciolto
e si procede a nuove elezioni.

Nei comuni più grandi alcune funzioni sono decentrate a favore dei singoli quartieri. Il loro territorio è suddiviso in circoscrizioni in
cui viene istituito un consiglio di circoscrizione. Tali consigli sono eletti direttamente dagli abitanti e le funzioni sono stabilite da
ciascun comune nel proprio statuto.

FONTI
Sono fonti dell’ordinamento regionale lo statuto, la legge regionale e il regolamento regionale.

La L.Cost. 2/2001 non prevede che per la validità del referendum approvativo della legge statutaria sia necessario superare un quorum
minimo di votanti: ciò a differenza del referendum abrogativo e del referendum costituzionale. Le procedure da seguire sono stabilite
con legge regionale.
Tutte le regioni hanno uno statuto, ma questo può essere di due tipi:

1) statuto ordinario

In precedenza lo statuto regionale era approvato e modificato con legge ordinaria rinforzata: la proposta nasceva in regione doveva
essere approvata dal consiglio regionale a maggioranza assoluta; quindi veniva trasmessa al governo, che lo trasformava in un avere
propria iniziativa legislativa senza poter intervenire nel merito; spettava poi le camere l’approvazione delle leggi senza poter apporre
modifiche.; La legge veniva infine promulgata dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Negli anni 70 con
questo procedimento sono stati approvati i primi statuti ordinari.

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Il nuovo Art.123 Cost. dispone che lo statuto sia approvato e modificato dal consiglio regionale con legge approvata a maggioranza
assoluta dei suoi componenti con due deliberazioni successive adottate ad intervallo non inferiore ai due mesi.
Il governo ha possibilità di impugnarlo direttamente dinanzi alla corte costituzionale entro 30 giorni dalla sua pubblicazione. Entro
tre mesi dalla pubblicazione 1/50 degli elettori della regione o 1/5 dei componenti del consiglio regionale può proporre un referendum
approvativo sospensivo, poiché lo statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti
validi. Il nuovo testo costituzionale non dice con chiarezza quale valore abbia la pubblicazione da cui decorrono i termini per
l’impugnazione governativa e quelli per la richiesta del referendum. La corte costituzionale ha detto che si tratta di una pubblicazione
notiziari, a cui seguirà la promulgazione da parte del presidente della regione e la pubblicazione sul bollettino ufficiale regionale.

Gli statuti delle regioni ordinarie sono leggi regionali rinforzate. Il nuovo articolo riserva testi la disciplina di alcuni importanti
aspetti:

• La forma di governo regionale,


• I principi fondamentali di organizzazione funzionamento,
• Il diritto di iniziativa legislativa di referendum su leggi e provvedimenti amministrativi regionali,
• La pubblicazione delle leggi e dei regolamenti regionali.

Si è ampliato molto anche lo spazio di scelta lasciata alle regioni: ora gli unici limiti sono quelli derivanti dal puntuale rispetto di ogni
disposizione della costituzione del suo spirito. Lo Stato funge, quindi, da limiti sia per le leggi dello Stato, che non possono invadere
la competenza riservata dalla costituzione a questa particolare legge, sia per le leggi regionali rispetto alle quali ha una posizione di
sopra ordinazione gerarchica.
2) statuto speciale.

Lo statuto delle regioni speciali serve per disciplinare i poteri i loro poteri, oltre alla loro organizzazione.
Sono adottati con legge costituzionale: e quanto dispone l’Art.116 della costituzione rinviando allo statuto speciale la definizione di
“forme condizioni particolari di autonomia“.
Mentre le regioni ordinarie sono sottoposte ad una disciplina comune, le 5 regioni speciali (Sicilia Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli
Venezia Giulia, Trentino Alto Adige) hanno ciascuno una propria disciplina, derogata rispetto a quella comune dettata dalla
costituzione. Per lo statuto costituisce il fondamento stesso dell’autonomia, di cui definisce limite i modi di esercizio. Diversa è la
funzione degli statuti delle regioni ordinarie. Per le forme e le condizioni di autonomia sono già definite dalla costituzione.

Con la L.Cost. 2/2001 anche nelle alle regioni speciali è stata concessa una certa autonomia nello scegliersi la forma di governo.
Un’unica legge costituzionale ha modificato ogni singolo statuto speciale, prevedendo che la regione possa dotarsi di una propria
legge statutaria che ridisegni la forma di governo il sistema elettorale. Si tratta di una legge regionale rinforzata, perché deve essere
approvato maggioranza assoluta e può essere poi sottoposta ad un referendum approvativo se lo richiede una frazione del corpo
elettorale o dell’assemblea regionale.

Statuto delle regioni speciali - È una legge costituzionale particolare:


parte delle sue disposizioni sono derogabili con legge regionale rafforzata. Lo statuto subisce così, un depotenziamento di alcune sue
parti. Può essere modificata con legge regionale, subendo un processo di decostituzionalizzazione.
Il procedimento di revisione degli statuti è semplificato: le modifiche non sono sottoposte a referendum costituzionale.

Leggi regionali
La legge regionale è una legge ordinaria formale. La collocazione tra le fonti primarie giustificata perché la competenza della legge
regionale è garantita dalla costituzione;
La legge regionale è parificata alla legge statale per quanto riguarda il controllo di legittimità (riservato alla corte costituzionale).
Il procedimento di formazione delle leggi regionali è disciplinato in minima parte della costituzione, in parte dallo statuto e per il
resto del regolamento interno del consiglio regionale. Il procedimento si svolge in queste fasi:

1. : spetta alla giunta, i consiglieri e a soggetti individuati dagli statuti;


2. in consiglio regionale: sono in genere previste le tre letture in assemblea. La legge è approvata a maggioranza
relativa, ma gli statuti possono prevedere maggioranze rinforzate. Adesso spetta anche il
compito di definire le modalità con cui al procedimento legislativo partecipare anche il
consiglio delle autonomie (organo di rappresentanza degli enti locali).
3. del presidente della regione pubblicazione sul bollettino ufficiale regionale.
Allo Stato è consentito solo di impugnare le leggi regionali successivamente alla loro pubblicazione, cioè quando esse sono già in
vigore. In Sicilia in Trentino alto Adige sopravvive una forma di controllo preventivo entro un breve termine da parte del
commissario del governo

Regolamenti regionali
Sono gli atti che servono a dare esecuzione o l'attuazione delle leggi regionali e statali (laddove lo Stato abbia delegato tale potere) e a
disciplinare l'organizzazione degli uffici e degli enti dipendenti dalla Regione.

Prima della riforma regolamenti regionali: il potere regolamentare era attribuito al consiglio regionale, cioè all’organo legislativo,
anziché alla giunta, cioè l’organo esecutivo. Questo vale, per le sole regioni ad ordinamento comune, perché nelle regioni speciali e lo
statuto disciplinare l’argomento, in genere riconoscendo poteri regolamentari alla giunta.

Dopo la riforma è stato introdotto il principio del parallelismo tra funzioni legislative e funzioni regolamentari limitando
così la potestà del governo di emanare regolamenti alle sole materie sulle quali lo Stato ha potere legislativa esclusiva e riservando alle
regioni il potere regolamentare in tutte le altre materie. Inoltre lo Stato può delegare le regioni.
Nella gerarchia delle fonti regolamenti sono sottoposti alle leggi, ma queste sono sottoposte allo statuto. Spetta quindi al allo statuto
decidere se le leggi possono liberamente disporre della loro funzione regolamentare (cioè stabilire se, quando e chi possa emanare
regolamenti amministrativi) oppure se vi siano soggetti che sono di competenza riservata ai regolamenti, oppure se l’esecutivo possa
dare attuazione direttamente con regolamento (soltanto quindi l’intervento della legge regionale) o al Unione Europea.
Come si vede, buona parte della disciplina della potestà regolamentare dipende dallo statuto regionale e può dunque differenziarsi
notevolmente da regione a regione.
RIFORMA TITOLO V

Il testo precedente alla legge elencava le materie su cui le regioni ordinarie avevano potestà legislativa (potestà concorrente),
aggiungendo che le leggi statali potevano delegare ulteriori competenze alle regioni (potestà attuativa). Ora, invece, il nuovo Art.117
stabilisce:
• Un elenco di materie su cui c’è la potestà legislativa esclusiva dello Stato;
• Un elenco di materie su cui le regioni hanno potestà legislativa concorrente. La concorrenza consiste in: la legislazione dello Stato
determina i principi fondamentali della materia, mentre il resto della disciplina compete alle regioni;
• Una clausola residuale per cui in tutte le materie non comprese nei due elenchi precedenti spetta alle regioni la potestà legislativa.
Ci sono però da tenere in considerazione determinati aspetti:

gli obblighi internazionali.mentre in precedenza era solo la legislazione regionale ad essere tenuta rispetto degli obblighi
internazionali contratti dallo Stato il nuovo art.117 sembra vanificare la posizione del legislatore regionale e quello del legislatore
statale vincolando entrambi, oltre che degli obblighi derivanti dall’Unione Europea, anche degli obblighi internazionali. quindi anche
la legge statale è illegittimo sei in contrasto con i contratti Internet con i trattati internazionali; l’interferenza statale nelle materie
regionali
UNIONE EUROPEA
L’unione europea è un’organizzazione sovranazionale di cui fanno parte 27 Stati europei
Ha il potere di emanare proprie leggi immediatamente e automaticamente efficaci in tutti gli Stati membri, questo. Comporta una
limitazione alla sovranità di ogni stato.
La cittadinanza spetta a tutti i cittadini degli stati membri e possono circolare e soggiornare liberamente sul territorio dell’UE

Tappe integrazione europea


‣ Intrapreso da: ITA,FRA,BELGIO,PAESI. BASSI, LUSSEMBURGO,REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA
‣ Avviene attraverso varie fasi:
1. CECA 1951 Comunità del Carbone e dell’Acciaio
2. CEE 1958 Comunità Economica Europea
Il trattato di Roma è il trattato che introduce la CEE e fu modificato con il trattato di Maastricht e Lisbona.
TRATTATO DI MAASTRICHT
Stipulato nel 1992 ha trasformato la CEE in Comunità Europea (CE) e ha fissato le tappe per l’adozione della moneta unica.

TRATTATO DI AMSTERDAM
Stipulato nel 1997 venne introdotto il principio della cooperazione rafforzata, che consente di istaurare forme di collaborazione
specifiche, per la realizzazione degli scopi comunitari.

TRATTATO DI LISBONA
Stipulato nel 2009 ha operato una modifica complessiva delle regole dell’unione allo scopo di riprendere alcune delle trasformazioni
introdotte nel trattato costituzionale di Roma del 2004 che non era entrato in vigore a causa della mancata ratifica da parte di alcuni
Stati membri.

Con l’avvento della crisi economica internazionale, iniziata nel 2008, l’UE è andata incontro a molte difficoltà, come ad esempio la
crisi finanziaria della Grecia. Questa crisi ha portato nel 2016 alla BREXIT

Per Brexit si intende l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, nella quale il Paese è entrato nel 1973, quando la Ue si chiamava
Comunità economica europea. Il Regno Unito (Gran Bretagna e Irlanda del Nord) non sono più membri della Ue dalla mezzanotte
del 31 gennaio 2020.Il 23 giugno 2016, i britannici hanno votato per decidere se restare nella Ue o lasciarla.
Ma il processo di uscita non è stato così semplice. Ci sono voluti quattro anni e mezzo.

ORGANI
Parlamento europeo

• È formato da 751 deputati eletti a suffragio universale ogni 5 anni dai cittadini di tutti gli stati membri.
• Ha sede a Strasburgo
• Ogni paese elegge i propri deputati secondo le modalità previste dallo Stato
• Sono suddivisi per partito politico e non per nazione
Svolge le seguenti funzioni:
‣ Condivide con il CONSIGLIO DELL’UE il potere legislativo
‣ Approva il bilancio
‣ Svolge una funzione di controllo sul potere esecutivo
‣ Approva la commissione europea una volta che è stata designata dai governi nazionali e può dare la sfiducia
costringendola alle dimissioni
‣ Risponde alle petizioni dei cittadini comunitari e nomina un mediatore, chiamato indagare sui casi di cattiva
amministrazione delle istituzioni comunitarie, denunciati dagli stessi cittadini.

Consiglio europeo

• È formato dai capi di stato o governo degli Stati membri, nonchè dal presidente della Commissione Europea.
◦ Il consiglio elegge un Presidente per un mandato di 2 anni e mezzo rinnovabile una sola volta.
‣ Rappresenta l’UE all’estero
‣ La sua figura è stata introdotta dal Trattato di Lisbona (2007)
• È l’organo chiamato a definire gli orientamenti politici generali MA privo di poteri normativi
• È coadiuvato al Comitato dei Rappresentanti Parlamentari, organo incaricato di preparare i lavori del consiglio e, di sottoporre al
suo esame gli atti da deliberare. È composto dai rappresentanti permanenti degli Stati membri.

Consiglio dell’Unione Europea

Rappresenta i governi dei 27 stati membri ed esercita il potere legislativo congiuntamente con il Parlamento Europeo.
• È formato dai ministri dei governi degli stat. Membri.
• Si riunisce con la partecipazione con la partecipazione dei ministri di singoli governi competenti per le questioni che sono di volta
in volta in discussione
• La presidenza è tenuta a ROTAZIONE di 6 mesi Decisioni all’unanimità Decisioni a maggioranza
Ogni stato ha diritto di veto su qualsiasi decisione Consente di prendere decisioni impegnative
• Prende le decisioni con due sistemi Ci deve essere un’accordo tra tutti i governi per tutta l’UE anche se qualche stato è
nazionali contrario
Commissione Europea

• Formula le proposte di legge dirige gli apparati amministrativi dell’unione.


• Rimane in carica per cinque anni e rinnovata ogni volta che eletto un nuovo parlamento.
• Ha sede a Bruxelles
• Ha il potere esecutivo.
• È formato da 27 Stati membri, un rappresentante per ogni Stato.
• È composto da:
◦ Presidente della commissione
◦ Ministro degli esteri dell’UE
◦ 25 commissari.
Non rappresentano gli interessi dei paesi a cui appartengono e non dipendono dai propri governi, agiscono collegialmente
per realizzare gli interessi dell’unione europea.
• Compiti
‣ Ha l’iniziativa legislativa
‣ Cura l’attuazione delle politiche europee
‣ Vigila sul rispetto del trattato istituito da parte degli Stati membri(insieme alla corte di giustizia)
‣ È il portavoce dell’unione europea: negozia accordi internazionali con gli altri Stati del mondo per conto dell’Unione
Europea attraverso l’alto commissario per la politica estera e di sicurezza comune (vicepresidente della commissione)

Corte di giustizia

È il tribunale che giudica le controversie all’interno l’UE


• Ha sede a Lussemburgo
• È formata da 27 giudici designati di comune accordo dai governi per una durata di sei anni
• Ha due funzioni:
◦ Giudicare gli Stati membri nel caso in cui non applichino correttamente il trattato istituito dell’Unione Europea. Può
ordinare allo Stato inadempiente di provvedere a adeguare la propria legislazione al diritto comunitario.
◦ Si pronuncia sulla corretta interpretazione del diritto comunitario. Se nel corso di un processo in uno Stato vengono sollevati
dubbi sull’interpretazione di una norma europea, il giudice rinvia la questione alla corte di giustizia europea affinché si
pronunci su di essa.

Corte di conti

È l’organo di controllo contabile della comunità, chiamata ad esaminare le entrate e le spese della stessa e degli organi da essi creati.

Comitato Economico e Sociale

È un organo consultivo del consiglio, della commissione del parlamento europeo.


È composto dai rappresentanti delle diverse categorie economiche e sociali ed esprime i suoi pareri.

Comitato delle Regioni

È un organo consultivo dell’istituzioni europee.


È composto dai rappresentanti delle collettività regionali e locali, delle quali esprime le stanze a livello comunitario. E consultabile
nei casi previsti dal trattato o su loro richiesta; può esprimersi anche di propria iniziativa.
È il complesso dei giudici (civili, penali e amministrativi) che esercita la funzione giurisdizionale, ossia l’applicazione delle norme di
diritto, interpretandole e rendendole operanti nella fattispecie concreta, per risolvere le controversie a loro sottoposte.

Giudici ordinari e giudici speciali

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