LE NORME GIURIDICHE
Competenze: Distinguere diverse tipologie di norme, individuare le caratteristiche delle norme giuridiche in
alcune norme specifiche, interpretare alcune norme (Individuare le caratteristiche essenziali della norma
giuridica e comprenderle a partire dalle proprie esperienze e dal contesto scolastico)
conoscenze: Conoscere le caratteristiche delle norme giuridiche
Ogni organizzazione sociale si fonda su regole che hanno l’obiettivo di garantire la pacifica
convivenza. In qualsiasi gruppo nascono delle regole, non necessariamente formalizzate. Al livello
più generale esistono perciò delle regole sociali, da cui, nel corso del tempo, sono sorte norme più
specializzate, relative a determinati ambiti dell’agire umano.
Nelle società primitive tale specializzazione non esisteva ancora: le norme erano
contemporaneamente magico-religiose, giuridiche e sociali e ovviamente erano consuetudinarie e
non scritte.
Oggi possiamo distinguere diversi ambiti di norme con caratteristiche diverse. Molte regole
sociali rimangono non scritte e soprattutto non obbligatorie: ad esempio le norme di buona
educazione (il cosiddetto galateo), per la cui violazione non esistono sanzioni formalizzate,
ma soltanto la riprovazione da parte del contesto sociale. Non si deve pensare che questa
mancanza di formalizzazione implichi necessariamente una minore importanza o gravità delle
conseguenze: chi non si adegua a determinate regole di comportamento può essere escluso da
un gruppo sociale, con implicazioni anche gravi per la sua vita. Ma la sanzione non è definita,
può esserci o non esserci, in modo talvolta imprevedibile.
All’interno delle norme sociali possiamo collocare anche le norme morali e quelle religiose.
In molti casi i comandi e i divieti delle norme morali e religiose coincidono con quelli delle
norme giuridiche: uccidere e rubare sono comportamenti vietati da tutti i codici morali, da
tutte le religioni, ma anche evidentemente dalle norme di diritto positivo di uno Stato. Non
sempre però è così: lo Stato moderno in cui viviamo è uno Stato laico, in cui viene garantita la
libertà religiosa, ma le norme dello Stato non coincidono con quelle di una specifica religione.
Questa identificazione fra potere religioso e politico avviene ancora in alcuni Stati, soprattutto
islamici, che proprio per questo non sono considerati democratici, ma in caso teocratici.
In Italia, ad esempio, pur aderendo la maggioranza della popolazione alla religione cattolica,
esistono parecchi casi di divergenza fra le norme civili dello stato e quelle della morale
cattolica: basti citare il divorzio e l’aborto. Il rispetto di norme morali e religiose rimane
affidato alla coscienza dei singoli, è frutto di una loro libera scelta: non esistono perciò
sanzioni esterne per la violazione di queste norme.
Oggi, in una società definita multiculturale e multireligiosa, i riferimenti culturali e morali
delle persone possono essere molto diversi e questa situazione crea frequentemente conflitti
ed intolleranza: sempre più sono quindi necessari il confronto e il dialogo per negoziare i
valori condivisibili della convivenza civile, costruendo quella che viene definita società
interculturale.
Le norme giuridiche invece, che costituiscono nel loro insieme il diritto oggettivo, sono
obbligatorie, nel senso che l’ordinamento dispone di strumenti coattivi (l’uso della forza) per
farle rispettare o per reprimere le violazioni. Queste norme devono perciò essere rispettate da
tutti, anche da chi proviene da culture diverse da quella italiana. Bisogna però sottolineare che
negli Stati democratici le norme sono l’espressione della volontà della maggioranza, per cui
esiste una tensione continua fra coazione e consenso: in genere, le norme che non ricevono
più un consenso sociale diffuso vengono modificate. È questo l’aspetto evolutivo del diritto.
Rimane però vero che, fino a quando una norma è in vigore, può e deve essere fatta rispettare
anche tramite l’uso della forza.
Così chi si rifiutasse immotivatamente di pagare una multa sarebbe esposto ad un’azione di
pignoramento eseguita da un ufficiale giudiziario in modo che sul ricavato dei suoi beni
venduti ad un’asta pubblica lo Stato possa ricevere quanto dovuto.
Vediamo adesso più specificatamente le caratteristiche delle norme giuridiche, che
impongono comandi o divieti:
1. le norme giuridiche sono generali, cioè rivolte a tutti o ad intere categorie di persone e-mai
a soggetti singoli identificati
2. le norme giuridiche sono astratte, cioè non prevedono specifici casi concreti, ma fattispecie
ipotetiche ovvero una serie indefinita di situazioni future che potrebbero verificarsi
3. le norme giuridiche sono bilaterali, cioè contemporaneamente prevedono situazioni
giuridiche attive e passive (se stabiliscono un diritto implicitamente prevedono un dovere o
un obbligo, se stabiliscono un obbligo, riconoscono anche il corrispondente diritto)
4. le norme giuridiche, come abbiamo già visto, sono obbligatorie o dotate di esterna coazione
5. le norme giuridiche sono anche relative, in quanto cambiano nel tempo e nello spazio, come
già si è visto parlando dell’evoluzione dei sistemi giuridici nella storia: infatti, anche se è
vero che gli Stati dispongono del cosiddetto monopolio della forza, nelle democrazie le
norme, per quanto obbligatorie, si reggono sul consenso dei consociati, che tramite i loro
rappresentanti possono modificarle.
6. come già abbiamo visto, le norme sono positive, cioè poste dallo Stato.
Non tutte le norme hanno lo stesso grado di obbligatorietà: vi sono infatti norme imperative,
che non ammettono deroghe, e norme dispositive, che possono essere derogate dalla diversa
volontà delle parti. Queste ultime sono frequenti nel diritto privato, mentre le norme di diritto
pubblico, e in particolare penale, sono sempre imperative. L’ignoranza di tali norme non è
ammessa: se vengono infrante, non si può addurre a giustificazione il fatto di non conoscerle.
Esaminiamo, ad esempio l’art. 2043 del Codice Civile che recita: “Qualunque fatto doloso o
colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a
risarcire il danno.”
“Colui che”, cioè chiunque, indica la generalità della norma
“Qualunque fatto … che cagiona ad altri un danno ingiusto …” indica l’astrattezza della
norma
“Obbliga … a risarcire” indica l’obbligatorietà della norma
Gli “altri” hanno invece un diritto al risarcimento e in questo sta la bilateralità della norma.
L’art. 1228 del Codice Civile propone una norma dispositiva:
“Salva diversa volontà delle parti, il debitore che nell'adempimento dell'obbligazione si vale
dell'opera di terzi, risponde anche dei fatti dolosi o colposi di costoro.”
Significa che le parti possono accordarsi fra loro in modo diverso da quanto previsto dalla
norma.
L’art. 782 propone invece una norma imperativa: “La donazione deve essere fatta per atto
pubblico, sotto pena di nullità.”
Significa che se una donazione non viene effettuata tramite atto pubblico (dal notaio) non
esiste.
La violazione di norme imperative comporta l’applicazione di sanzioni, che possono essere di
diverso tipo in relazione all’illecito compiuto. Gli illeciti più gravi sono quelli previsti dalle
leggi penali e sono definiti reati: soltanto in questi casi le sanzioni consistono in pene che
limitano in varia misura la libertà. Per gli illeciti civili (per es. non pagare un debito) la
sanzione prevista è il risarcimento del danno. Per gli illeciti amministrativi (per es.
infrazioni al Codice della strada) sono previste sanzioni amministrative pecuniarie (le
cosiddette multe) e accessorie (per es. il ritiro della patente o la confisca del veicolo). Vi sono
infine illeciti disciplinari, connessi per es. ad un rapporto di lavoro: in questo caso la
sanzione più grave è il licenziamento. Va sottolineato che nello stesso fatto possono coesistere
diversi illeciti e diverse responsabilità.
Per quanto riguarda il Codice della strada, l’art. 142 prevede che i ciclomotori non possano
superare i 45 Km/h. Che cosa succede se un ciclomotore a 60 km/h investe un pedone e lo
uccide? Gli illeciti coinvolti sono di ben tre tipi:
1. illecito amministrativo con sanzioni amministrative pecuniarie ed accessorie
(sospensione patente)
2. illecito penale, precisamente omicidio colposo
3. illecito civile con richiesta di risarcimento danni da parte dei familiari dell’investito.
Il risarcimento danni è oggi generalmente coperto dall’assicurazione obbligatoria per la
responsabilità civile, ma non è sempre detto che l’indennizzo assicurativo copra interamente
l’entità del danno causato.
Codice della strada
Art. 222. Sanzioni amministrative accessorie all'accertamento di reato
Qualora da una violazione delle norme di cui al presente codice derivino danni alle persone, il giudice
applica con la sentenza di condanna le sanzioni amministrative pecuniarie previste, nonché le sanzioni
amministrative accessorie della sospensione o della revoca della patente.
Quando dal fatto derivi una lesione personale colposa la sospensione della patente e' da quindici giorni
a tre mesi. Quando dal fatto derivi una lesione personale colposa grave o gravissima la sospensione
della patente è fino a due anni. Nel caso di omicidio colposo la sospensione è fino a quattro anni.
2-bis. La sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente fino a quattro anni è
diminuita fino a un terzo nel caso di applicazione della pena ai sensi degli articoli 444 e seguenti del
codice di procedura penale
Il giudice può applicare la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente nell'ipotesi di
recidiva reiterata specifica verificatasi entro il periodo di cinque anni a decorrere dalla data della
condanna definitiva per la prima violazione.
Codice penale
589. Omicidio colposo
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque
anni.
Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di
quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a cinque anni.
(comma così modificato dall'articolo 2, comma 1, legge n. 102 del 2006)
Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più
persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse
aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni dodici.
SCHEMA DI SINTESI
Caratteristiche delle norme giuridiche Termini utilizzati, implicazioni logiche
generali Tutti, chiunque, chi ecc.
astratte Qualsiasi fatto ecc.
bilaterali Ad una posizione giuridica attiva corrisponde
una passiva
obbligatorie È tenuto, obbliga, a pena di nullità ecc.
positive Sono poste dall’ordinamento giuridico
relative Le norme variano nel tempo e nello spazio
DIRITTO PUBBLICO E PRIVATO
Competenze: riconoscere concrete situazioni regolate dal diritto pubblico o dal diritto privato,
riconoscere a quale campo del diritto appartengono alcune semplici norme, collocare correttamente i
diversi rami del diritto nell’ambito pubblicistico o privatistico. (Identificare i diversi modelli
istituzionali e di organizzazione sociale e le principali relazioni tra persona-famiglia- società-
Stato)
Conoscenze: conoscere la distinzione fra diritto pubblico e privato e le relative partizioni
Tutte le norme giuridiche, ossia il diritto oggettivo, fanno parte o del campo del diritto
pubblico o del campo del diritto privato.
La distinzione, che risale ancora al diritto romano, può oggi essere così formulata:
sicuramente tutte le norme che disciplinano l’organizzazione degli enti pubblici (ad es.
Parlamento, sindaco, magistratura) e i rapporti fra enti pubblici appartengono alla sfera del
diritto pubblico. Le norme che invece disciplinano i rapporti fra privati appartengono alla
sfera del diritto privato. Il problema si pone nel caso in cui un rapporto giuridico intercorra fra
un soggetto pubblico e un privato. Il rapporto è regolato dal diritto pubblico quando l’ente
pubblico si pone come soggetto sovrano e quindi in una posizione di supremazia rispetto al
cittadino: si pensi all’imposizione fiscale, alla contestazione di un’infrazione al Codice della
strada da parte di un vigile o all’espropriazione. Quando invece l’ente pubblico si colloca su
un piano di parità rispetto al privato, senza imporgli un determinato comportamento, il
rapporto fra enti pubblici e soggetti privati è regolato dal diritto privato: si tratta in questi casi
essenzialmente della stipula di un contratto.
L’esempio più illuminante della distinzione fra norme di diritto pubblico e privato riguarda la
decisione da parte di un ente pubblico (per es. un Comune) di acquisire una certa area per
costruirvi un’opera di pubblica utilità (per es. una scuola o un teatro). Il Comune può, a tale
scopo, ricorrere a due vie alternative: una di diritto privato, stipulando con il proprietario
dell’area un contratto di compravendita, un’altra di diritto pubblico, ricorrendo alla procedura
di espropriazione. Nell’ipotesi del contratto, è evidente che il privato può anche rifiutarsi di
vendere il proprio terreno al Comune: il contratto è infatti un accordo fra le parti e, in quanto
tale, è regolato dal diritto privato, che presuppone una situazione di parità giuridica fra le
parti. Nell’ipotesi dell’espropriazione il privato deve invece sottostare alla decisione pubblica
e può contestarla soltanto ricorrendo al giudice amministrativo nel caso che la procedura
difetti dei requisiti previsti dalla legge.
In sintesi e semplificando, si può affermare che se, alla domanda “posso io come privato
compiere tale atto?” la risposta è affermativa, ci troviamo nell’ambito del diritto privato. Se
invece la risposta è negativa, in quanto un determinato atto può essere compiuto soltanto da
un organo pubblico, ci troviamo nell’ambito del diritto pubblico.
Esemplificando, ci chiediamo: un privato può sposarsi? Può emettere un assegno? Può
costituire insieme ad altri una società per azioni? Può stipulare un contratto? In questi casi la
risposta è sempre affermativa e quindi ci troviamo nell’ambito del diritto privato.
Proviamo invece a rispondere alle seguenti domande: può un privato promulgare una legge?
Può emettere una sentenza? Può comminare una multa? Può imporre una tassa? Può
espropriare un terreno altrui?
Qui la risposta è sempre negativa e ci troviamo perciò nell’ambito del diritto pubblico.
Il mondo delle norme giuridiche è molto ampio, complesso ed articolato: perciò sia il diritto
pubblico che il diritto privato si suddividono in una serie di partizioni, di cui viene proposto
uno schema di sintesi:
DIRITTO PUBBLICO DIRITTO PRIVATO
Costituzione
e leggi
costituzionali
Regolamenti UE
competenza esclusiva
Regolamenti del potere esecutivo
Usi o consuetudini
Cercando di semplificare il sistema oggi molto complesso ed in evoluzione delle fonti del
diritto in Italia, possiamo proporre il seguente schema
Le fonti del diritto sono quindi gli atti o i fatti che contengono le norme giuridiche. Della
Costituzione e dei regolamenti dell’UE abbiamo già brevemente parlato e ne parleremo più
approfonditamente in seguito.
Cerchiamo ora di analizzare brevemente le altre fonti.
LA COSTITUZIONE ITALIANA
E’ stata preparata dall’Assemblea Costituente. E’ entrata in vigore il 01.01.1948
I suoi caratteri sono:
Lunga (139 articoli)
Scritta
Votata (dal popolo)
Rigida (per fare o modificare una legge costituzionale è necessario seguire un iter legislativo aggravato).
L’iter aggravato prevede due delibere a distanza di almeno 3 mesi l’una dall’altra, così come previsto
dall’articolo 138 della Costituzione.
E’ la legge fondamentale dello Stato. Nessuna norma può essere in contrasto con la Costituzione, pena
la nullità.
Le leggi costituzionali, che si collocano sullo stesso livello della Costituzione, sono
deliberate dal Parlamento, ma con un procedimento aggravato rispetto alle leggi ordinarie:
richiedono infatti due approvazioni da parte della Camera dei deputati e due da parte del
Senato, con maggioranze qualificate. Il procedimento aggravato ha lo scopo di impedire che
una semplice maggioranza governativa possa facilmente modificare la Costituzione, che è il
patto fondante della Repubblica: nel caso in cui una modifica costituzionale sia approvata in
seconda deliberazione con la maggioranza assoluta e non con i due terzi, la modifica potrà
essere sottoposta ad un particolare referendum affinché sia il corpo elettorale ad esprimersi in
merito.
Le leggi ordinarie sono quelle approvate dal Parlamento con l’ordinario procedimento
legislativo che prevede, dopo un iter comunque complesso di dibattito in Commissione e in
aula, l’approvazione in testo identico da parte della maggioranza alla Camera e al Senato. Una
volta approvate le leggi sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e, se non
stabiliscono diversamente, entrano in vigore il quindicesimo giorno dalla loro pubblicazione.
Particolare importanza assumono i Codici, che sono raccolte di leggi nell’ambito di una
determinata materia: Codice penale, Codice di procedura penale, Codice civile, Codice di
procedura civile, Codice della navigazione. Le raccolte di leggi di diritto amministrativo sono
definite invece Testi Unici: ne è un esempio il cosiddetto Codice della strada.
Come sappiamo, nello Stato di diritto la funzione legislativa spetta al Parlamento (principio
della separazione dei poteri). Ma la stessa Costituzione prevede che in alcuni casi anche il
Governo, titolare del potere esecutivo, possa svolgere funzioni legislative.
Infatti il Parlamento può approvare una legge delega con cui conferisce al Governo il compito
di deliberare decreti legislativi o, appunto, delegati su materie tecniche particolarmente
complesse. In questo caso il Parlamento fissa nella delega l’oggetto, i tempi e i criteri direttivi
cui deve attenersi il Governo nei singoli decreti delegati. In questo modo, per es., sono state
attuate le riforme tributarie, contenenti norme troppo tecniche per essere discusse in
un’assemblea come il Parlamento. Ma ci sono anche casi, che la Costituzione definisce di
necessità ed urgenza, in cui il Governo può deliberare un provvedimento provvisorio avente
forza di legge senza delega del Parlamento: in questo caso si parla di decreti legge.
Pensiamo all’ipotesi di una calamità naturale, come un terremoto o un’alluvione: servono
provvedimenti urgenti, che richiedono stanziamenti di denaro. In questo caso l’iter della legge
ordinaria sarebbe troppo lungo, perciò il Governo delibera un decreto legge con gli interventi
necessari. Tale decreto dev’essere immediatamente presentato al Parlamento per la
conversione in legge, che deve avvenire entro sessanta giorni, altrimenti il decreto decade e
perde efficacia fin dall’inizio. Mentre i decreti legislativi sono provvedimenti definitivi, con
una delega precedente del Parlamento, i decreti legge sono provvedimenti provvisori, in cui il
Parlamento interviene successivamente con una legge di conversione.
Decreti legge e legislativi si trovano sullo stesso piano della legge ordinaria, per cui un
decreto può anche abrogare una legge ordinaria precedente.
Per quanto riguarda le leggi regionali, il discorso è molto complesso e in via di evoluzione.
Comunque si può affermare che l’attuale art. 117 della Costituzione, modificato nel 2001,
attribuisce le materie non riservate allo Stato alla competenza esclusiva delle Regioni: ciò
significa che in tali materie le leggi regionali hanno la stessa “forza” delle leggi statali,
sempre ovviamente all’interno del territorio regionale. Per es. la formazione professionale è
una materia di competenza regionale.
I regolamenti del potere esecutivo sono fonti del diritto sempre subordinate alla legge.
Spesso si tratta di regolamenti attuativi delle leggi stesse: le leggi, infatti, non contengono mai
le disposizioni di dettaglio e quindi spesso necessitano di regolamenti per la loro attuazione.
Ci sono però anche casi in cui i regolamenti disciplinano materie non riservate alla sola legge.
In nessun caso i regolamenti possono recare disposizioni contrarie alla legge.
I regolamenti possono essere adottati dai diversi livelli della Pubblica Amministrazione, che è
un’organizzazione molto complessa. Ci possono così essere regolamenti governativi,
ministeriali, regionali, provinciali, comunali e così via. Anche le scuole hanno i loro
regolamenti, che ovviamente non possono porsi in contraddizione con i regolamenti di livelli
superiori (per es. ministeriali).
Infine, sull’ultimo gradino delle fonti, troviamo gli usi o consuetudini, che hanno nel nostro
ordinamento un’importanza residuale: infatti il diritto italiano, seguendo la tradizione francese
e diversamente da quella anglosassone, è prevalentemente scritto. Non sono perciò mai
ammessi usi contro la legge e la desuetudine non può certamente abrogare una norma scritta.
Perciò, per es., anche si diffonde un comportamento, come quello di girare senza casco in
moto o senza cinture in automobile, finché la legge resta in vigore, nessuno può invocare a
propria giustificazione nei confronti di un vigile che commina una sanzione il fatto che tutti si
comportano in quel modo.
Gli usi sono costituiti dalla ripetizione costante di un comportamento nell’ambito di un certo
territorio soltanto se tale ripetizione è accompagnata dalla convinzione della sua
obbligatorietà. Perciò non costituiscono usi in senso giuridico le semplici prassi, come dare la
mancia. Gli usi non sono mai fonti del diritto nel campo penale in quanto i reati devono essere
tassativamente previsti dalla legge e non da una fonte inferiore. Sono invece abbastanza
diffusi nel diritto privato, civile e commerciale, e spesso sono espressamente richiamati dal
Codice Civile (cosiddetti usi secondo la legge).
Per quanto riguarda l’efficacia nel tempo delle norme giuridiche, normalmente le leggi
entrano in vigore, come abbiamo già visto, il 15° giorno dalla loro pubblicazione, a meno che
la legge stessa non fissi un termine inferiore (spesso i decreti legge entrano in vigore dal
giorno successivo alla loro pubblicazione) o superiore (succede generalmente per testi
legislativi molto complessi come i Codici). Le fonti scritte e in particolare le leggi restano in
vigore finché non vengono abrogate o dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale.
L’abrogazione può avvenire o con una legge successiva in forma espressa (la legge
successiva dice espressamente di sostituire quella precedente) o tacita (la legge successiva si
limita a disciplinare diversamente la materia), oppure con un referendum abrogativo,
quando la maggioranza degli elettori si esprime per l’abrogazione della legge.
Le fonti non scritte, cioè gli usi perdono invece efficacia semplicemente quando l’abitudine di
seguirli viene meno (desuetudine).
Normalmente le leggi disciplinano soltanto i casi avvenuti dopo la loro entrata in vigore:
questo principio viene definito irretroattività della legge ed è così formulato dall’art. 11
delle Preleggi al Codice Civile:
“La legge non dispone che per l’avvenire. Essa non ha effetto retroattivo.”
In realtà, mentre questa norma vale sempre per i regolamenti, per quanto riguarda le leggi,
può essere espressamente derogata in quanto il Codice Civile è una legge ordinaria e in
quanto tale può venir modificata da una successiva legge ordinaria. Il divieto di retroattività è
invece diversamente disciplinato per quanto riguarda il diritto penale: in questo caso è la
Costituzione, e non una legge ordinaria, a stabilire che:
“Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del
fatto commesso.” (art. 25, c. 2)
Tale norma è posta a tutela del soggetto sottoposto a giudizio, per cui non può mai rivolgersi a
suo svantaggio. Perciò la norma viene applicata così: se io attuo un comportamento che in
quel momento non è considerato dalla legge come reato, anche se successivamente viene
definito come tale, non potrò essere sottoposto a processo; analogamente se la legge vigente
al momento del fatto prevedeva una pena di 3 anni, che successivamente viene elevata a 5, io
dovrò essere giudicato secondo la legge precedente. Non è però vero l’inverso: se al momento
in cui vengo sottoposto a giudizio, il comportamento che mi viene imputato è stato
depenalizzato, io non subirò alcuna condanna; se invece la pena è stata soltanto diminuita,
sarò giudicato secondo la nuova legge. In termini sintetici, nella successione delle leggi penali
si applica sempre la legge più favorevole all’imputato.
Per quanto riguarda l’efficacia della legge nello spazio, le situazioni sono abbastanza
diversificate: le leggi penali vengono applicate a chiunque commetta reati sul territorio
italiano, indipendentemente dalla cittadinanza; analoga è l’efficacia di molte norme di diritto
amministrativo o, più in generale, pubblico (basti pensare alle norme del Codice della strada
che si applicano a chiunque circoli in Italia); alcuni diritti, come quello di voto, sono invece
legati alla cittadinanza, mentre per alcuni rapporti di diritto privato possono valere,
nell’ambito del territorio italiano, anche le norme di un altro Stato, purché non incompatibili
con norme imperative del diritto italiano. Ad esempio, è ammesso che due coniugi stranieri
residenti in Italia regolino i loro rapporti familiari secondo le norme dello Stato di
appartenenza (cosiddetto principio di nazionalità), ma non è ammessa la poligamia che per
lo Stato italiano costituisce reato.
generazione, attinenti alle frontiere delle nuove tecnologie genetiche e della comunicazione
(Internet).
In Italia i diritti soggettivi pubblici sono disciplinati nella I parte della Costituzione
repubblicana del 1948, intitolata appunto Diritti e doveri dei cittadini, che si articola in 4
titoli:
1) Rapporti civili (art. 13-28): sono i diritti di libertà (personale, di domicilio, di
corrispondenza, di riunione, associazione, di religione, di manifestazione del pensiero
ecc.) definiti inviolabili. Tali libertà, che costituiscono diritti di prima generazione,
rivendicati già dalla rivoluzione francese nei confronti dello stato assoluto, sono
“negative”: infatti esprimono semplicemente la richiesta che lo Stato non interferisca
con la sfera di autonomia del cittadino, per es. imprigionandolo arbitrariamente o
censurando la stampa.
2) Rapporti etico-sociali (art. 29-34): sono i diritti sociali di seconda generazione, che
richiedono l’intervento attivo dello Stato per garantire ai cittadini la famiglia, la salute,
l’istruzione, tramite una serie di servizi e politiche sociali.
3) Rapporti economici (art. 35-47): anche questi sono diritti di seconda generazione,
rivolti a garantire una maggior equità economica e sociale e soprattutto la tutela del
lavoro.
4) Rapporti politici (art. 48-51): si tratta di diritti già rivendicati dalle rivoluzioni liberali
(elettorato attivo e passivo, diritto di costituire partiti politici), ma via via estesi nello
Stato democratico a tutti i cittadini tramite l’allargamento progressivo del suffragio
(ricordiamo che in Italia il suffragio universale risale agli anni 1945/46)
I diritti soggettivi privati si riferiscono invece ad un rapporto giuridico regolato dal diritto
privato e si fanno generalmente valere nei confronti degli altri soggetti privati. Trovano la
loro disciplina fondamentale nel Codice Civile e si dividono anzitutto in non patrimoniali e
patrimoniali.
I diritti soggettivi non patrimoniali, regolati dal libro I del Codice Civile oltre che dal Codice
penale e da leggi speciali, sono di due tipi:
1. diritti della personalità
2. diritti di famiglia
I primi sono diritti che ciascun essere umano acquista dalla nascita e perde con la morte: sono
quindi diritti indisponibili, a cui non si può rinunciare. Per es. il diritto all’integrità fisica, al
nome, all’onore e, recentemente disciplinato, alla privacy.
Art. 5 Atti di disposizione del proprio corpo
Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione
permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all'ordine
pubblico o al buon costume
Questi diritti sono assoluti: ciò significa che si fanno valere non verso singole persone
determinate, ma verso tutti o, come si dice con espressione latina, erga omnes.
Perciò la posizione giuridica passiva correlata è quella del dovere, che implica semplicemente
l’astensione da atti che possano ledere l’altrui diritto: per es. è punita la diffamazione in
quanto lesione dell’altrui diritto all’onore.
Un diritto della personalità che è stato oggetto in anni recenti di particolare disciplina è quello
cosiddetto alla privacy, regolato dal Codice in materia di protezione dei dati personali (D. l.vo
196/2003) e, per gli studenti, dalla Direttiva ministeriale 30/11/07.
Tale Direttiva ricorda agli studenti le possibili violazioni che possono compiere diffondendo
dati personali, con riferimento non solo al Codice della privacy, ma anche al Codice Civile,
alla Legge sui diritti d’autore e al Codice Penale.
Ricordiamo che, ai sensi del Codice della privacy, non è proibita la raccolta di dati personali
(per es. riprese video dei compagni) da utilizzare solo in ambito privato. Per la diffusione
(inserimento in un sito Internet come YouTube) servono invece l’informativa all’interessato e
il consenso scritto se si tratta di dati sensibili (come quelli attinenti alla salute o all’origine
etnica o alle convinzioni religiose, filosofiche, politiche).
L’omessa o inidonea informativa all’interessato è punibile con una sanzione amministrativa
da 6.000 a 36.000 €, fatto salvo il risarcimento danni all’interessato.
Già il Codice Civile e la legge sui diritti d’autore prevedevano la tutela dell’immagine altrui
con possibile azione di risarcimento danni: perciò serve il consenso della persona interessata
per divulgarne il “ritratto” a meno che si tratti di “persone pubbliche”, di eventi pubblici
(come una manifestazione in piazza) o di scopi scientifici, didattici e culturali.
In alcuni casi le violazioni hanno rilievo penale:
a. l’indebita raccolta, la rivelazione e la diffusione di immagini attinenti alla vita privata
che si svolgono in abitazioni altrui o in altri luoghi di privata dimora (art. 615-bis
codice penale);
b. il possibile reato di ingiurie, in caso di particolari messaggi inviati per offendere
l’onore o il decoro del destinatario (art. 594 codice penale);
c. le pubblicazioni oscene (art. 528 codice penale);
d. la tutela dei minori riguardo al materiale pornografico (artt. 600-ter codice penale;
legge 3agosto 1998, n. 269).
Perciò gli insegnanti hanno l’obbligo di vigilare sui comportamenti degli studenti tutte le
volte in cui, se si verificasse il danno, la scuola sarebbe responsabile, cioè tutte le volte in cui
potrebbe essere contestato alla scuola che avrebbe potuto impedire il fatto. Gli insegnanti
devono infatti provare di aver adempiuto l’obbligo di vigilanza sugli scolari con una diligenza
idonea (nel caso concreto) ad impedire il fatto illecito
L’utilizzo scorretto del cellulare a scuola è infatti sanzionato dal Regolamento di disciplina.
I diritti di famiglia sono correlati ai ruoli che si rivestono all’interno della famiglia e, come i
diritti della personalità, sono indisponibili, però non sono più assoluti, bensì relativi: si
possono cioè far valere soltanto nei confronti di determinati membri della famiglia, con cui
esiste un rapporto giuridico.
Art. 147 Doveri verso i figli
Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la
prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.
Esaminando la norma posta dall’art. 147 C.C., si può ricavare, in base al principio di
bilateralità della norma, che i figli hanno diritto di essere mantenuti ed educati, ma
ovviamente questo diritto può essere rivendicato soltanto nei confronti dei propri genitori e
non di altre persone: perciò il diritto è relativo e la corrispondente situazione giuridica passiva
si chiama obbligo.
I diritti patrimoniali si suddividono ugualmente in due categorie:
1. diritti reali, regolati dal libro III del Codice Civile
2. diritti di credito o di obbligazione, regolati dal libro IV del Codice Civile
Il termine “reali” deriva dal latino res, che significa cosa. I diritti reali sono perciò diritti sulle
cose, in particolare la proprietà, ma anche, ad es., l’usufrutto, il pegno, l’ipoteca. In questo
caso si tratta di diritti disponibili: alla proprietà si può infatti rinunciare oppure la si può
trasmettere ad altri tramite contratti di compravendita o di donazione. Sono diritti che si fanno
valere verso tutti e perciò assoluti: ad es. il cartello “Proprietà privata. Divieto di accesso”
non è rivolto a destinatari identificati ma a qualunque soggetto che ipoteticamente potrebbe
violare il diritto di proprietà. Nei confronti di tale diritto esiste quindi un generico dovere di
astensione, spesso anche penalmente sanzionato, come per i diritti della personalità.
Infine i diritti di credito (se guardati dal lato attivo) o di obbligazione (dal lato passivo)
riguardano il rapporto giuridico fra un soggetto attivo, detto creditore, che vanta la pretesa ad
una prestazione, e un soggetto passivo, detto debitore, tenuto ad effettuare la prestazione.
Tali diritti sono evidentemente relativi: infatti il creditore può pretendere la prestazione
soltanto dal debitore e non da chiunque.
Ordinamento della Repubblica
Il Parlamento, Il Governo, Il Presidente della Repubblica, la Magistratura e il CSM
I senatori a vita sono: di diritto ( = per legge) tutti gli ex Presidenti della Repubblica ; per nomina, il
Presidente della Repubblica può nominare persone che si sono distinte a livello nazionale per particolari
meriti, fino a un Max di 5 persone.
Il Parlamento è eletto da tutti i cittadini che abbiano compiuto 18 anni per la Camera e 25 anni per il
Senato. Le elezioni si svolgono a suffragio universale ( cioè votano tutti i cittadini ) e sono dette
elezioni politiche.
Il Parlamento resta in carica 5 anni, salvo in caso di scioglimento anticipato delle Camere da parte del
Presidente della Repubblica ed elezioni anticipate. Questo periodo si chiama legislatura.
Le Camere agiscono ( = lavorano) separatamente, solo in casi particolari, indicati dalla Costituzione, le
due Camere si riuniscono in seduta comune a Montecitorio:
per l'elezione del Presidente della Repubblica;
per il giuramento del Presidente della Repubblica;
.per la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica per attentato ed alto tradimento alla
Repubblica.
BICAMERALISMO PERFETTO: le due Camere svolgono le stesse funzioni ,fanno le leggi, ed hanno gli
stessi poteri: per questo ogni decisione deve essere approvata (accettata) da entrambe le camere.
Questo fu deciso dall' Assemblea Costituente per permettere di fare le leggi nel modo migliore con
attenzione e riflessione e per evitare che una sola Camera avesse un potere troppo forte.
Il bicameralismo ha degli svantaggi, poiché occorre molto tempo necessario per l'approvazione delle
leggi, che devono essere esaminate da entrambe le Camere e lo stesso testo deve essere approvato da
tutte due le Camere.
COMMISSIONE D’INCHIESTA : sono costituite (formate) per fare indagini su situazioni gravi o poco
chiare che riguardano la vita del Paese (es. commissione sulla mafia, sulle stragi, sul terrorismo ... ).
Queste commissioni non sono permanenti perché sono fatte per risolvere un problema. Quando hanno
finito il loro compito la commissione viene sciolta ( non c'è più ).
GRUPPI PARLAMENTARI : sono formati da parlamentari di uno stesso partito. Secondo i regolamenti
della Camera e del Senato ogni gruppo deve esser formato da un numero minimo di membri: 10 per il
Senato e 20 per la Camera.
Se i parlamentari dei gruppi più piccoli non riescono a formare un proprio gruppo, in entrambe le
Camere , viene formato un GRUPPO MISTO,.
Le votazioni
Le decisioni sono prese a maggioranza, secondo il regolamento di ciascuna Camera. L'art. 64 dice che
non si può deliberare se non è presente la maggioranza, cioè il numero legale.
QUORUM : è la maggioranza richiesta per rendere valida una votazione (delibera).
A seconda delle decisioni da prendere, l'approvazione può richiedere:
IL GOVERNO
LA CORTE COSTITUZIONALE
E’ composta da nove giudici che durano in carica nove anni ed un presidente che dura in carica 3 anni.
Controllo:
Le C.C (corte costituzionale) controlla su richiesta , che le leggi ordinarie e gli atti aventi forza di legge
(non siano in contrasto con la costituzione. Il suo giudizio viene richiesto o in via incidentale e cioè
durante un processo o in via diretta e cioè in qualsiasi momento.
Risolve i conflitti di attribuzione tra stato e regioni e tra regioni e Regioni
Il Presidente della Repubblica (P.d.R) è l’organo indipendente ed imparziale che rappresenta l’unità
nazionale, coordina l’attività degli altri organi dello Stato ed è garante della Costituzione ( cioè controlla
che questi organi agiscano sempre nel rispetto della Costituzione ).
La sede del P. d.R è il palazzo del Quirinale
Viene eletto dal Parlamento in seduta comune ( cioè 315 senatori + 630 deputati ). Alla sua elezione
partecipano anche 58 delegati regionali ( 3 per ogni Regione, tranne la Valle d’Aosta che ne ha 1 ) per
un totale di oltre 1000 persone in rappresentanza di tutti gli Italiani. Viene eletto a scrutinio segreto :
primi tre scrutini maggioranza di due terzi dell’assemblea - dal quarto maggioranza assoluta ( = metà
più uno dei componenti dell’assemblea )
Dura in carica 7 anni e può essere rieletto. Alla fine del settennato,se il presidente non viene
rieletto,diventa di diritto senatore a vita.
Dopo la sua elezione giura fedeltà alla Repubblica davanti alle Camere riunite in seduta comune.
Sempre davanti alle Camere riunite, in seduta comune, può essere messo in stato d’accusa per i reati di
attentato alla Costituzione ed alto tradimento. ( se il suo comportamento mette in pericolo la
democrazia e la Costituzione)
In questo caso viene giudicato dalla Corte Costituzionale.
Può essere eletto P.d.R qualsiasi cittadino italiano che abbia compiuto 50 anni e goda dei diritti civili e
politici.
Alla fine del suo mandato il P.d.R diventa senatore a vita. Se il P.d.R deve restare all’estero per un certo
periodo o in caso di malattia, questa situazione si chiama impedimento temporaneo e la carica di
Capo dello Stato viene ricoperta dal Presidente del Senato
Il ruolo del Presidente cambia in base alla forma di governo dello Stato, che può essere una Repubblica
Presidenziale o una Repubblica Parlamentare. In una Repubblica Presidenziale come gli USA, il
Presidente è capo dello Stato e capo del Governo, quindi ha molti poteri. In una Repubblica
Parlamentare come l’Italia, dove l’ organo più importante è il Parlamento, il Presidente non ha
nessuno dei tre poteri fondamentali
( legislativo, esecutivo e giudiziario), ma interviene in tutti e tre i poteri per mantenere l’equilibrio fra le
Istituzioni dello Stato con funzione di stimolo, di controllo e di collegamento. Inoltre il Presidente ha
un ruolo molto importante sul piano internazionale : infatti come Capo dello Stato e rappresentante
dell’unità nazionale, si reca in visita ufficiale negli altri paesi e riceve i capi di Stato stranieri e gli
ambasciatori dei diversi paesi.
Indice le elezioni del Parlamento - Nomina il Presidente del Presiede il Consiglio Superiore
e ne fissa la prima riunione Consiglio e su proposta di della Magistratura
questo, i ministri
Nomina 5 senatori a vita Può inviare messaggi alle Ha il comando delle Forze
Camere Armate
Emana i Decreti del Governo Autorizza il governo a Può concedere la grazia( è un
presentare disegni di legge al provvedimento individuale con il
parlamento quale si cancella o si modifica la
pena a cui una persona è già
stata condannata).
Può sciogliere le Camere Indice il referendum Dichiara lo stato di guerra
E’ l’insieme dei giudici a cui è affidato il compito di giudicare sulla violazione delle norme e di
applicare la sanzione prevista dalla legge
La funzione giurisdizionale è la funzione dello Stato diretta all’applicazione delle norme giuridiche per la
risoluzione delle controverse tra cittadini o tra cittadini e stato. l'organo giudicante è la magistratura.
La funzione giudicante è esercitata dalla magistratura ordinaria . Essa è costituita da un numeroso corpo
di giudici classificati in due gruppi:
-quelli appartenenti alla giurisdizione civile;
-quelli appartenenti alla giurisdizione penale.
Il processo civile inizia a opera di un soggetto privato il quale chiama in giudizio un altro soggetto in
quanto inadempiente agli obblighi derivanti dal contratto. Il giudice decide se vi sia stata la violazione
del diritto, indicante i motivi, e, impone le sanzioni necessarie per ripristinare l’ordine giuridico violato.
Con la giurisdizione penale il giudice accerta la responsabilità di colui che è accusato di avere
commesso un reato. I reati sono quei fatti che per la loro gravità non si rivolgono solo nei confronti del
soggetto che li subisce ma vengono ritenuti lesivi di interessi dalla collettività.
La sanzione prevista per chi ha commesso un reato è la pena. Essa può essere pecuniaria (tipo multa
DENARO) o detentiva (reclusione in carcere)
Il pubblico ministero è un giudice che veglia sull’osservazione delle leggi e sulla tutela dei diritti dello
Stato, agendo per la repressione dei reati; in quanto titolare dell’accusa, esercita azione penale e svolge
indagini preliminari.
L’attività del giudice civile è legato al principio della domanda. Il giudice deve pronunciarsi solo sulle
richieste dell’accusa e sulle eccezioni presentate dal convenuto; che hanno una diversa visione dei fatti.
La decisione del giudice avviene con sentenza, che è l’atto tipico con il quale si esercita la funzione
giurisdizionale.
Accanto alla Magistratura ordinaria operano altri giudici speciali, necessari perché debbono giudicare
controversie specialistiche. È giudice speciale:
giudice amministrativo (TAR), contabile (Corte dei conti), militare, tributario (commissioni tributarie).
La Costituzione garantisce il doppio grado di giurisdizione. Ciò significa che ogni sentenza emessa dal
giudice civile/penale è appellabile. Esiste come terzo grado di giurisdizione il giudizio della corte di
cassazione.
Il giudizio di pace, che è un organo onorario e individuale con una sfera di competenza che corrisponde
al territorio di un comune. Ha competenza sia in materia civile che penale.
Il tribunale è un organo retto da un solo individuo che può diventare collegiale in relazione alla
complessità delle controversie. Competenza di una Provincia. Per grandi città più di un tribunale.
Competenza in materia civile e penale.
Magistratura Penale
Il principio di presunzione innocenza: l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna
definitiva. Cioè finché non si siano esaurite le possibilità d’appello.
Il consiglio superiore della magistratura è l’organo di autogoverno della magistratura e in quanto tale è
il garante dell’indipendenza della stessa del potere esecutivo. Il consiglio è, infatti costituito
-dal presidente della repubblica, che lo preside;
-dal procuratore generale della corte di cassazione;
-da 24 membri elettivi, di ci 2/3 eletti dai magistrati e 1/3 eletto dal Parlamento in seduta comune.
Le funzioni del Consiglio superiore della magistratura riguardano il rapporto di impiego dei magistrati
in ogni aspetto e in particolare:
-le assunzioni -le promozioni;
-le assegnazioni; -i provvedimenti disciplinari.
-i trasferimenti;
I SOGGETTI DELL’ECONOMIA E I FLUSSI REALI E MONETARI
L'economia politica è una disciplina o scienza sociale che studia le regole che disciplinano l'attività
economica delle persone all'interno di uno stato.
La parola deriva dal greco:
OIKOS= CASA
NOMOS= LEGGE o regole
POLITIKOS= DA POLIS CITTÀ- STATO
è una scienza sociale NON ESATTA, a differenza della fisica e della matematica, dove ad una causa
corrisponde un effetto, perchè viene influenzata dai gusti e dai cambiamenti delle persone.
ESATTA NON SIGNIFICA PERFETTA, MIGLIORE, infatti ad un aumento del reddito, potrebbe
non seguire un aumento del consumo, ma al contrario un aumento del risparmio, perchè la gente
vuole così.
Oggi le imprese chiudono, diminuisce l'occupazione, non ci sono soldi, quindi si azzera la
domanda.
Se diminuisce il reddito, diminuisce il consumo, cioè la gente non domanda più beni e servizi,
quindi diminuisce la domanda e si entra in recessione.
Y=REDDITO
C=CONSUMO
D=DOMANDA
S=RISPARMIO consumo ipotizzato per il futuro
S=Y-C
C=Y-S
Y=C+S
la domanda è tutto ciò che gli individui chiedono, beni e servizi che servono a soddisfare i loro
bisogni.
CHE COS'È IL BISOGNO?
IL BISOGNO È UNO STATO, ESSERE IN UNA CONDIZIONE, DI NECESSITÀ CHE VIENE
SODDISFATTO ATTRAVERSO L'USO DEI BENI E DEI SERVIZI CHE SONO RISORSE
LIMITATE.
I beni e i servizi sono scarsi in natura, cioè sono limitati. Quello che vendo in termini di beni e
servizi viene trasformato in denaro che mi permette di comprare il pane....ecc. L'economia politica è
una scienza sociale, perchè le relazioni tra persone sono un presupposto fondamentale, da solo non
posso fare nulla, è una scienza basata sulle relazioni umane dove ognuno svolge dei ruoli che
diventano significativi solo se interagiscono. Es. Una banca, se non ci fosse un'impresa non avrebbe
senso, non esisterebbe.
I beni li dividiamo in due gruppi:
-COMPLEMENTARI
due beni si dicono complementari quando per soddisfare un bisogno ci vogliono tutti e due e quindi
vanno usati insieme. es. andare a scuola in macchina. Ho bisogno della benzina e dell'auto.
- SURROGATI O SUCCEDANEI: due beni si dicono surrogati quando possono essere sostituiti
l'uno con l'altro.es. Voglio fare la torta o metto il burro o la margarina.
- DUREVOLI O NON DUREVOLI quando dura nel tempo e la utilizziamo più volte es. Auto, es.
In un'impresa i macchinari sono durevoli
- STRUMENTALI: per realizzare beni che si possono consumare. Il bene che mi serve a realizzare
beni di consumo finali, cioè per indossare il pullover ho la macchina che me lo produce. La
macchina che fa il pane che è un bene di consumo finale.
SISTEMA ECONOMICO:
Insieme di più soggetti o elementi che interagiscono tra loro, es. Famiglie, imprese, banche, la
pubblica amministrazione, cioè lo stato e il resto del mondo, cioè tutti gli altri paesi con cui noi
importiamo (n) ed esportiamo (x).
Importare: comprare
Esportare: vendere
È meglio esportare che importare. Materie prime che non abbiamo le acquistiamo con le
importazioni. Però dobbiamo far sì che si venda di più. Prendo le importazioni e le esportazioni e
le scrivo nella bilancia dei pagamenti dove scrivo da una parte m e dall'altra x.
X>M io avrò un guadagno cioè avanzo di bilancia
Se io avrò X<M =D disavanzo di bilancio
La famiglia ha due definizioni:
X il diritto la famiglia nell'art. 29 costituzione dice che è fondata sul matrimonio, marito e moglie,
dove poi nascono eventualmente dei figli. X l'economia il discorso è diverso. Qualunque soggetto
che produce un reddito è famiglia. Io vivo in casa con mio marito che lavoriamo. Per l'economia
siamo due famiglie.
BISOGNI PRIMARI
quelli che si percepiscono in questo momento. Se vengono soddisfatti migliorano la vita fisica
dell'individuo.
B SECONDARI
Se soddisfano migliorano la qualità della vita
BISOGNI FUTURI
prevede di percepire in un momento futuro che prevede di fronteggiare risparmiando, mettendo
soldi da parte
BISOGNI INDIVIDUALI quelli che vengono percepiti in modo relativo da ogni singolo individuo.
BISOGNI COLLETTIVI quelli percepiti da un'intera collettività. Es. Servizi pubblici....sanità ,
trasporti.
Micro e macroeconomia
L'economia possiamo studiarla dal punto di vista micro: si studia l'attività economica di un piccolo
gruppo di invidiosi. Per macro si intende studiare l'attività economica di un'intera collettività o
comunque di un grande gruppo di persone.
Politica economica
Strategie che lo stato adotta per raggiungere degli obiettivi. Es. Obiettivo: per diminuire la
disoccupazione, il governo adotta dei provvedimenti di politica economica per aumentare
l'occupazione.
INVESTIRE
IMPIEGARE UNA PARTE DI CAPITALE IN VISTA DI UN MAGGIOR VALORE che si chiama
tasso di interesse. il tasso di interesse è il prezzo del capitale che si riceve sul capitale prestato, è
una percentuale che si paga o si riceve per aver preso o dato in prestito dei capitali.
Es. La banca guadagna sulla differenza dei tasti di interessi. La banca non concede prestiti, perché
la gente che li chiede non guadagna e non è in grado di restitutuirli.
Il sistema economico:
Conto corrente
Il conto corrente è la sezione della bilancia dei pagamenti in cui vengono registrate le
transazioni tra operatori residenti e non residenti di natura non finanziaria. Esso si suddivide
in:
• merci. Rientrano in questa voce le merci in generale, le merci in lavorazione o
lavorazioni, le riparazioni, le provviste e l'oro non monetario;
• servizi, si distinguono a loro volta in trasporti, viaggi e altri (servizi personali e per il
governo, servizi informatici e di informazione, altri servizi per le imprese….)
• redditi, sono da lavoro (salari, stipendi) e da capitale (incassi che si generano dal
possesso di attività finanziarie estere e i pagamenti relativi a passività finanziarie verso
non residenti);
• trasferimenti unilaterali correnti. Rappresentano la contropartita di cambiamento
della proprietà di risorse reali (beni, servizi e redditi) e attività finanziarie tra operatori
residenti e non residenti. Infine, i trasferimenti unilaterali correnti possono essere
pubblici o privati.
Conto capitale
Il conto capitale comprende:
• i trasferimenti unilaterali in conto capitale includono i trasferimenti di proprietà di
beni capitali, i fondi collegati all'acquisto o alla vendita di beni capitali e la remissione
di debiti;
• le attività intangibili sono i brevetti, i diritti di autore e l'avviamento commerciale;
nel conto capitale vengono registrate le variazioni nella proprietà di tali attività.
Conto finanziario
Nel conto finanziario vengono registrati i movimenti di capitale distinti in:
• investimenti diretti, che attengono alle transazioni iniziali e successive fra gli
investitori e le imprese coinvolte dall'investimento. Ogni investimento diretto viene
classificato a seconda che si tratti di azioni, utili reinvestiti e altre transazioni;
• investimenti di portafoglio. In questa voce vengono registrate le operazioni tra
residenti e non residenti che riguardano titoli azionari e obbligazionari escluse quelle
che vengono registrate negli investimenti diretti e nella voce "derivati";
• derivati, voce che comprende le transazioni relative a strumenti finanziari complessi,
che conferiscono al possessore il diritto o la facoltà di acquistare o vendere, ad una
certa data, gli strumenti finanziari principali (azioni, titoli di stato, e indici di marcato);
• altri investimenti. In tale voce sono inclusi i crediti commerciali, i prestiti i depositi..;
• variazione delle riserve ufficiali, sono costituite dalle attività in valuta diverse
dall'euro e che sono dotate di grande liquidità e commerciabilità.
Errori ed omissioni
La voce errore ed omissioni è una voce residua che si riferisce, appunto, ad errori e ad
imprecisioni dovute al cambio tra la moneta dei diversi paesi, o a sfasamenti nella
registrazione del conto corrente, del conto finanziario o ad omissioni legate al conto capitale
(mancata registrazione di movimenti di capitali).
Fonte: Simone economia
Fonte: Banca d’Italia
GLI OGGETTI DEL DIRITTO E DELL’ECONOMIA
IL PRODOTTO NAZIONALE
Competenze: distinguere PNL e RNL, PIL a prezzi correnti e costanti, effettuare semplici calcoli del
PIL e del conto economico delle risorse e degli impieghi (Riconoscere le caratteristiche essenziali
del sistema socio economico per orientarsi nel tessuto produttivo del proprio territorio)
Conoscenze: conoscere i concetti di PNL e RNL, il conto economico delle risorse e degli impieghi,
l’equazione del reddito
Abbiamo più volte parlato di sistema economico, articolato nelle sfere di produzione,
distribuzione, domanda. Adesso si tratta di vedere più in dettaglio come viene presentata tale
articolazione nella contabilità nazionale, cioè nella descrizione quantitativa dell’attività
economica, con particolare riferimento all’Italia.
Il concetto fondamentale, conosciuto da tutti, è quello di prodotto interno lordo (PIL),
definibile come il valore complessivo dei nuovi beni e servizi finali prodotti all'interno di un
paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno). È interno perché comprende tutto
quanto viene prodotto all’interno dello Stato italiano, indipendentemente dalla nazionalità di
chi produce, è lordo perché comprende gli ammortamenti: se questi vengono sottratti, si
ottiene il prodotto interno netto (PIN). Nel PIL vengono computati soltanto i beni e servizi
finali e non quelli intermedi, altrimenti si produrrebbero duplicazioni: per es., con riguardo ad
una fabbrica di mobili, nel PIL vanno conteggiati i mobili prodotti e non il legno (materia
prima), altrimenti lo stesso legno verrebbe conteggiato due volte. Inoltre il PIL può essere
espresso in termini correnti (PIL 2007 a prezzi 2007) o in termini costanti, cioè depurati
dall’inflazione: in questo caso si prende un anno (per es. il 2000) come anno base e per tutti
gli anni successivi si mantengono i prezzi dell’anno base. Soltanto in questo modo si può
verificare se il PIL, da un anno all’altro, effettivamente aumenta o si tratta soltanto di
un’illusione monetaria, in quanto sono aumentati i prezzi.
Il Reddito Nazionale Lordo (RNL) è invece l’insieme di tutti i redditi conseguiti da persone
fisiche o giuridiche italiane, indipendentemente da dove il reddito è stato prodotto: perciò, per
calcolare il RNL, bisogna aggiungere al PIL i redditi guadagnati all’estero da residenti in
Italia e detrarre i redditi pagati in Italia a residenti di altri Stati.
Il PIL è la più comune misura della ricchezza di un Paese: infatti le risorse di cui noi
possiamo disporre sono soltanto di due tipi, o i beni e servizi prodotti internamente (il PIL) o i
beni e i servizi importati dall’estero. Gli impieghi del reddito, come abbiamo in parte già
visto, si distinguono invece in: consumi, investimenti, spesa pubblica, esportazioni.
Proponendo un’estrema semplificazione, se l’unico bene finale prodotto e utilizzato nel nostro
sistema fosse costituito dai computer, il PIL sarebbe formato dai computer prodotti in Italia, le
importazioni dai computer provenienti dall’estero, i consumi privati dai computer acquistati
dagli Italiani per uso personale, gli investimenti dai computer acquistati dalle imprese, la
spesa pubblica dai computer acquistati da scuole pubbliche, Comuni, Regioni ecc., le
esportazioni dai computer italiani venduti all’estero. Dall’esempio risulta evidente che il
totale delle risorse deve essere uguale al totale degli impieghi.
Il rapporto fra risorse ed impieghi si può anche scrivere nella forma di un’equazione
fondamentale in macroeconomia:
PIL + Im = C + I + G + Ex
O, spostando a destra le importazioni
PIL = C + I + G + EX – Im
Il PIL equivale al simbolo Y , che abbiamo utilizzato negli schemi dei sistemi economici, C
rappresenta i consumi privati, I gli investimenti privati mentre G (Governo) rappresenta la
spesa pubblica, diventata una componente importante degli impieghi nei sistemi ad economia
mista. Ad introdurre il ruolo della spesa pubblica per un equilibrio economico di piena
occupazione è stato, in seguito alla crisi del ’29, l’economista britannico John Maynard
Keynes, secondo il quale, se consumi ed investimenti privati non sono sufficienti a garantire
un equilibrio di piena occupazione, deve intervenire lo Stato con una spesa pubblica
aggiuntiva. Come abbiamo già ricordato politiche economiche di questo tipo furono attuate
negli USA con il New Deal e, dopo la II guerra mondiale, in tutti i Paesi europei che hanno
adottato il modello dello stato sociale, ad economia mista. Oggi, a causa degli ingenti debiti
pubblici accumulati da molti Stati, l’obiettivo non è quello di aumentare la spesa pubblica,
bensì di diminuirla, tramite “tagli” e privatizzazioni. Lo scenario economico non è più quindi
quello keynesiano, ma neoliberista.