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6 Lezione Diritto Internazionale 12/10/22

Se io do un obbligo giuridico lo devo spiegare bene, lo devo circostanziare bene, soprattutto perché qui si
tratta di una norma inderogabile e quindi di una norma molto forte nell’ordinamento. Facciamo degli
esempi di norme di divieti e una norma positiva, sono pochissime le norme ius cogens. Una norma
famosissima di ius cogens è contenuta nell’articolo 2 paragrafo 4 della Carta Onu, cioè è una delle ipotesi
previste dall’articolo 2 paragrafo 4, in particolare si tratta del divieto di aggressione armata. Il contenuto
della norma è il divieto di aggressione, perché poi oggi giorno l’aggressione può essere fatta in diversi
modi. L’altra norma di ius cogens importante è il divieto di inquinamento transfrontaliero, cioè se io ho
un’attività produttiva al confine con un altro stato devo mettere in piedi una serie di precauzioni
ambientali perché appunto c’è questa norma che è un divieto di ius cogens il quale esprime il divieto di
inquinamento transfrontaliero. La norma si può violare, anche il divieto di aggressione, nel momento in
cui si vìola la norma facciamo l’illecito e cadiamo in responsabilità e ci saranno tutte le conseguenze. Un
conto è far cadere in inesistenza la norma e un conto è violare la norma  sono 2 cose diverse, anzi se la
norma viene violata ancora di più so che la norma è esistente perché c’è la violazione e la reazione alla
violazione. Accanto a questi divieti una norma a contenuto positivo di ius cogens è il principio di
autodeterminazione dei popoli. Il principio di autodeterminazione dei popoli, che è coperto da ius cogens
e quindi se viene violato succedono una serie di conseguenze, in realtà non si fa riferimento al contenuto
del principio di autodeterminazione dei popoli che dà avvio alla secessione per forza, cioè
l’autodeterminazione dei popoli di solito viene vista come secessione. Il principio di autodeterminazione
dei popoli prevede 2 cose: autodeterminazione interna ed esterna. Quella interna è la capacità di essere
rappresentati anche nel proprio ordinamento attraverso un riconoscimento di statuti speciali, attraverso
delle autonomie economiche o politiche o giuridiche, di solito già nella Costituzione se c’è un territorio
che ha una certa caratterizzazione, allora questo avrà un riconoscimento di un’autonomia  questo già
soddisfa il principio/criterio dell’autodeterminazione dei popoli molto spesso. Quello che pone più
problemi del principio dell’autodeterminazione è l’autodeterminazione esterna. L’autodeterminazione
esterna garantisce la possibilità al popolo di non soltanto essere rappresentato nel proprio ordinamento,
quindi potrebbe bastare, ma se nel caso di essere autonomi e indipendenti e quindi dar luogo alla
secessione  questo tipo di autodeterminazione dei popoli è possibile nel diritto internazionale ed è
coperto da ius cogens, cioè protetto tanto, soltanto in 3 casi: nel caso di segregazione razziale, nel caso di
occupazione di stato straniero e nel caso di dominazione coloniale. Quindi oggi questo principio di
autodeterminazione che dà luogo all’autodeterminazione esterna, e quindi alla possibilità di secessione, è
un fenomeno abbastanza inverosimile perché non abbiamo situazioni in cui c’è un popolo che è soggetto a
occupazione straniera o popolo soggetto a dominazione coloniale o segregazione razziale. Tutti fenomeni
che sono accaduti in passato e che potrebbero avere qualche rilevanza anche oggi se pensiamo al caso della
Crimea anche se quelli sono più minoranze che popoli e non essendo popoli non potrebbero poggiarsi sul
principio di autodeterminazione dei popoli. Il principio di autodeterminazione ha dato luogo a un grande
stravolgimento della comunità internazionale perché ha grandi cambiamenti ed è stato sostenuto molto
dalla comunità internazionale, ed oggi è un fenomeno pressoché esaurito. Il principio di
autodeterminazione è un principio di ius cogens di tipo positivo perché contiene un facere e non un non
facere. Altra conseguenza dello ius cogens, che la norma sia inderogabile e che la norma sia imperativa
significa anche che quando viene violata la norma, perché la norma può essere violata, saremmo di
fronte non ad un rapporto di responsabilità bilaterale  cioè stato leso e stato che ha causato la lesione,
ma quando viene violata una norma di ius cogens il rapporto non è di questo tipo e cioè la responsabilità
non è ordinaria ( responsabilità ordinaria è quella bilaterale) ma la responsabilità è di tipo aggravato e
cioè a sentirsi lesi della violazione di un obbligo erga omnes non sono solo gli stati o lo stato che ha
subito di fatto la violazione, ma tutti gli stati della comunità internazionale perché quella norma rivestiva
un interesse, un valore essenziale per la comunità internazionale e per la stessa sopravvivenza della
comunità internazionale. Situazione Russia aggressione, violazione della norma di ius cogens significa che
non si sente lesa soltanto l’ucraina che ha subito la lesione ma si sentono lesi tutti gli stati e quindi gli stati
che si sentono lesi danno luogo a responsabilità aggravata e quindi ad alcune conseguenze che derivano da
questo rapporto, ad esempio le sanzioni che sono lecite perché siamo in un rapporto di responsabilità
aggravata perché è stata violata una norma di ius cogens. Altro aspetto dello ius cogens: di fronte ad una
violazione di una norma di ius cogens non posso far valere cause di giustificazione, se io vìolo una norma
di ius cogens le cause di giustificazione non hanno efficacia. Ius cogens completato: norma imperativa,
obblighi erga omnes inderogabile e che quindi è capace di derogare assolutamente i trattati e ce lo dice la
Convenzione di Vienna, anzi ci dice che è nullo il trattato se è contrario alla norma di ius cogens, altro
aspetto è la norma che dà luogo alla responsabilità aggravata, norma che non può essere violata neanche
in presenza di cause di giustificazione e se viene violata è comunque un illecito. Ora vediamo i principi
generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili, così finiamo i principi generali. I principi generali
riconosciuti dalle nazioni civili sono quei principi che derivano dagli ordinamenti interni e sono principi di
logica giuridica, cioè spesso non hanno veramente un contenuto materiale ma magari sono dei metodi
per risolvere dei conflitti tra norme. Sulla questione dei principi generali riconosciuti dalle nazioni civili
l’aspetto più rilevante è che questa menzione “ nazioni civili “ era inserita nello statuto della Corte
Internazionale di giustizia, successivamente si è completato il processo di decolonizzazione e allora è
stato operato un rilievo abbastanza ovvio e condivisibile, cioè è stato detto attraverso una risoluzione
dell’assemblea generale degli anni 70 sulle relazioni amichevoli degli stati, la locuzione è stata modificata
e ormai si ritiene che sia quindi principi generali delle nazioni, senza civili. Abbiamo terminato tutti i
principi, tutte le norme a portata generale non scritte. Ora prima parliamo degli atti dell’organizzazione e
quindi delle fonti di 3 grado e poi parliamo della codificazione perché è legata ai trattati. Fonti generali, poi
fonti particolari tra cui fonti di 2 e 3 grado  ordine didattico. Ora iniziamo a parlare delle fonti di 3 grado.
Le fonti di 3 grado sono le fonti previste da accordi, le fonti previste da accordi in realtà specificatamente
possono essere di 2 tipi: tutti e 2 i tipi derivano dal medesimo accordo però una è a contenuto materiale
e una è a contenuto di riproduzione giuridica. Le fonti a contenuto materiale generalmente sono trattati
istitutivi di organizzazioni che quando descrivono l’organizzazione prevedono, sempre all’interno del
trattato, anche le competenze e i poteri dell’organizzazione ma anche come si esprimono queste
competenze e i poteri, cioè vengono adottati da quell’organizzazione gli atti, e quindi gli atti
dell’organizzazione sono fonti previste da accordo. Ad esempio: abbiamo il trattato istitutivo
dell’organizzazione e c’è scritto che l’organizzazione può fare risoluzioni vincolanti e non vincolanti, per
esempio carta Onu, il consiglio di sicurezza può adottare risoluzioni in tema di mantenimento della pace
vincolante e non vincolante, queste risoluzioni sono fonti di 3 grado o fonti previste da accordo e l’accordo
che le prevede è la carta Onu. Così come nell’UE i vari organi possono adottare degli atti come le direttive,
le decisioni, i regolamenti, i pareri e le raccomandazioni  tutti questi atti sono fonti previste da accordo.
E questa è la fonte a contenuto materiale facile. L’altra fonte prevista da accordo più difficile è quella a
riproduzione giuridica, cioè io ho un accordo/ho un trattato che contiene una clausola capace di produrre
obblighi giuridici senza descriverli in maniera dettagliata. Classici esempi di fonti previste da accordo che
sono fonti di produzione normativa sono la clausola della nazione più favorita o ad esempio la clausola si
omnes. La clausola della nazione più favorita è contenuta, ad esempio, nel GATT (General Agreement on
Tariffs and Trade). Il GATT è uno degli accordi a fondamento dell’organizzazione mondiale del
commercio, in realtà è un fascio di accordi tra gli stati che prevede una regolamentazione nelle tariffe
doganali e nel commercio internazionale. Questo GATT prevede la clausola della nazione più favorita, e
c’è proprio un articolo che ci dice che se uno stato concede una condizione più favorevole ad un altro
stato parte del GATT, sempre in relazione al commercio internazionale o a un prodotto oggetto di
commercio internazionale, allora quello stato dovrà concedere quella condizione favorevole a tutte le
parti dell’accordo  questa è la clausola della nazione più favorita. Si chiama di produzione normativa ed
è diversa da quella prevista dagli atti delle organizzazioni perché in un caso io ho la raccomandazione e
me la leggo, e la raccomandazione è fatta in funzione del trattato e nel trattato c’è scritto come arriva la
raccomandazione o al regolamento o alla decisione. nell’altro caso, nel caso della clausola della nazione
più favorita accade che io ti sto dicendo che per fare entrare nel mio territorio un prodotto specifico,
oppure per venderti quel prodotto abbasso la tariffa, e allora quel comportamento lì che è un
comportamento pratico, è una condizione favorevole e la devo allargare a tutti gli altri e mica faccio un
altro trattato, quindi lo faccio in forza della clausola della nazione più favorita e quindi quella produce
l’obbligo, ma il contenuto dell’obbligo è il mio comportamento. Se c’è la clausola nel trattato io la devo
applicare perché è un obbligo giuridico internazionale e quindi è vincolante e significa che se io lo faccio
per te lo devo fare per tutti. Grazie a quella clausola applico la stessa regola per tutti. Non è una fonte
prevista da accordo come quella di un atto di un’organizzazione, ma una fonte prevista da accordo, cioè
in forza di quella clausola io mi comporterò così. ora vediamo gli atti delle organizzazioni e quindi parliamo
delle fonti previste da accordo più classiche, dobbiamo fare entrambi perché le fonti previste da accordo
sono sia di questo tipo che quelle dei trattati istitutivi di organizzazioni. Adesso parliamo dei trattati
istitutivi di organizzazioni a contenuto materiale, cioè delle prime di cui avevamo parlato. In quelle a
contenuto materiale già c’è scritto nella risoluzione che devo fare. Le organizzazioni intergovernative
sono in grado, con regole diverse a seconda dell’organizzazione e sono inserite nel trattato istitutivo
dell’organizzazione, di adottare strumenti vincolanti. Gli strumenti vincolanti sono fonti in senso stretto
mentre quelli non vincolanti apparterranno al soft law. Le fonti vincolanti saranno vincolanti per i
destinatari dell’atto e generalmente i destinatari dell’atto delle organizzazioni sono gli stati membri. Di
solito in questo caso si studiano 2 tipi di organizzazioni, posto che le organizzazioni in massima parte
producono roba non vincolante, in realtà gli atti vincolanti delle organizzazioni si studiano e si prendono
ad esempio 2 organizzazioni: le Nazioni Unite e l’Unione Europea, perché sono 2 forme di organizzazioni
diverse ovvero di coordinamento e di integrazione. Nella carta delle Nazioni Unite in realtà non sono
numerosi gli atti vincolanti che vengono prodotti dall’organizzazione, ad esempio l’assemblea generale
come atti vincolanti produce gli atti che riguardano il funzionamento dell’organizzazione, ad esempio
l’ammissione di un membro è vincolante così come l’espulsione di un membro, oppure l’elezione di
rappresentanti in certi organi, quindi tutte le risoluzioni dell’assemblea generale che sono vincolanti sono
tutte del funzionamento interno dell’organizzazione. Anche gli organi sono in grado di adottare strumenti
vincolanti ed il principale è il Consiglio di Sicurezza, ma anche la Corte Internazionale di giustizia quando
opera in sede contenziosa, cioè quando fa il giudice e dirime le controversie tra stati, adotta una
decisione e questa decisione è vincolante per gli stati, non è obbligatoria per tutti gli stati ma per gli stati
che sono parte della controversia, quindi ha come destinatari alcuni stati dell’organizzazione ma è
vincolante. L’organo principale che è capace di adottare strumenti vincolanti è il consiglio di sicurezza. il
consiglio di sicurezza non adotta solo strumenti vincolanti ma anche strumenti non vincolanti. Gli
strumenti vincolanti che adotta il consiglio di sicurezza generalmente fanno riferimento al capo 7imo della
carta, cioè mantenimento della pace e della sicurezza internazionale nel senso di coercizione, cioè che il
consiglio di sicurezza adotta strumenti vincolanti in realtà sia per questioni procedurali che per questioni
sostanziali, ma per questioni sostanziali quando adotta strumenti vincolanti necessità anche dei 5 sì degli
stati permanenti. Il consiglio di sicurezza è in grado di adottare strumenti vincolanti che possono essere
diretti a tutti gli stati membri, ma anche ad alcuni stati membri e soprattutto di solito vengono rivolti ad
alcuni stati membri e non a tutti. L’Unione Europea è un altro caso in cui l’organizzazione è in grado di
adottare strumenti vincolanti, dal punto di vista del diritto internazionale siamo interessati agli strumenti
che adotta l’UE perché alcuni di questi, uno in particolare non ha come destinatari gli stati e basta, ma ha
come destinatari le persone fisiche e giuridiche all’interno degli stati, e quell’uno in particolare sono i
regolamenti. Dal punto di vista del diritto internazionale a noi ci interessa dire che all’interno del diritto
dell’UE, quindi all’interno dei trattati, c’è la possibilità di avere degli atti derivati e gli atti derivati sono
tipizzati dal trattato, cioè tipizzati vuol dire che sono quelli e sono descritti nelle loro modalità sia di
elaborazione, di adozione e sia descritti nelle loro caratteristiche, ad esempio studieremo che le direttive
sono obbligatorie e vincolano gli stati al raggiungimento di un certo obiettivo, ma non li vincolano nella
modalità di raggiungimento dell’obiettivo. Per noi oggi è rilevante che le direttive hanno come destinatari
gli stati membri, tutti o alcuni, e quindi i soggetti vincolati sono gli stati membri, poi i regolamenti che
sono obbligatori in tutti i loro elementi direttamente applicabili con efficacia diversa e a noi ci interessa
dire che hanno come destinatari gli stati ma anche le persone fisiche e giuridiche all’interno
dell’ordinamento ed è la prima e unica volta nel diritto internazionale che uno strumento di
un’organizzazione internazionale riesce ad essere vincolante anche per le persone fisiche e giuridiche
all’interno dell’ordinamento. Una cosa simile la fanno anche le decisioni perché le decisioni possono essere
rivolte sia agli stati, sia ai soggetti privati all’interno dell’ordinamento come ad esempio la decisione sulla
concorrenza contro una certa società. Gli atti derivati vincolanti non sono sempre tipizzati nelle
organizzazioni internazionali, qui sono tipizzati e sono descritti in tutti i loro elementi e nella loro efficacia
e nella loro modalità di azione, ma nelle organizzazioni internazionali spesso non sono tipizzati, cioè non
c’è una descrizione di come il consiglio di sicurezza debba redigere una risoluzione e come questa possa
essere invalida, e quindi è un’eccezione anche questa nell’UE che siano così ben tipizzati e cioè così ben
descritti  e questi sono gli atti derivati e quindi fonti di 3 grado. Ora a completamento si studiano anche
gli atti di soft law e si studiano con riferimento agli atti non vincolanti delle organizzazioni. Gli atti non
vincolanti chiamati soft law possono essere anche degli stati e non devono essere per forza delle
organizzazioni, ad esempio quando uno stato fa una dichiarazione unilaterale non vincolante oppure un
riconoscimento e anche questo è sempre un atto unilaterale non vincolante, e quindi anche gli stati
fanno atti di soft law. Di solito qui si studia con riferimento alle organizzazioni internazionali. Per quanto
riguarda la prima questione di soft law: la soft law sono tutti quegli atti delle organizzazioni o degli stati
non vincolanti e quindi possono avere ad oggetto disparati argomenti e ovviamente sono tutti argomenti
che sono previsti dal trattato istitutivo che comunque non sono contrari ai fini e agli scopi
dell’organizzazione, ma possono coprire tantissimi aspetti e sono tutti atti non vincolanti e quindi
possono anche essere adottati da diversi organi come per esempio Nazioni Unite con l’assemblea
generale, ma anche la Corte Internazionale di giustizia con i pareri, ma anche il Consiglio di sicurezza con
le raccomandazioni, ma anche il Consiglio economico e sociale che è un altro organo delle Nazioni Unite,
ma anche il Segretario Generale con delle dichiarazioni varie, quindi tutti gli organi delle Nazioni Unite
sono in grado di adottare strumenti non vincolanti, così come tutte le organizzazioni internazionali. Tra i
vari atti non vincolanti delle organizzazioni un rilievo a parte meritano alcune risoluzioni dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, queste risoluzioni sono quelle che di solito vengono chiamate dichiarazione di
principi, possono avere però diversi nomi ma le risoluzioni dell’Assemblea Generale su alcuni temi sono pur
sempre non vincolanti, quindi pur sempre soft law, ma hanno un rilievo/un’importanza particolare.
Facciamo un esempio: la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è una risoluzione dell’Assemblea
Generale del 1948 ed è quindi un atto di soft law pieno, un atto non vincolante i cui destinatari sono tutti gli
stati membri. Le dichiarazioni dell’Assemblea Generale hanno questa importanza perché oggi
nell’Assemblea Generale siedono i rappresentanti di 193 stati, e quindi quando l’Assemblea Generale pone
in essere alcune dichiarazioni su argomenti importanti è sicuramente rappresentativa di una certa opinio
juris, ricordiamo che l’opinio juris da sola non basta perché ci vuole la prassi però un’opinio juris diffusa è
importante su un certo argomento ed è comunque un atto sicuramente rilevante. Il contenuto della
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo oggi è considerato diritto consuetudinario. All’opinio juris si è
legata la prassi per cui molte norme contenute nella Dichiarazione sono oggi di diritto consuetudinario e
quindi a portata generale. Esempio più attuale: la dichiarazione dell’Assemblea Generale che ha qualificato
l’intervento russo in Ucraina come aggressione, quella risoluzione è non vincolante, è soft law, tuttavia è
rappresentativa dell’opinio juris degli stati perché gli stati che hanno votato contro erano 5, e quindi vuol
dire che il contenuto di quella dichiarazione comunque rispecchia l’opinio juris degli stati. Detto in un altro
modo, la qualificazione di quel comportamento forse non trovava fondamento nelle competenze
dell’Assemblea però trova una radice ben profonda nella volontà di tutti gli stati. Questo per dire che le
risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno sicuramente un rilievo maggiore rispetto a tutti gli altri atti di
soft law pur rimanendo di soft law, e quindi non vincolanti, non mutano la loro forma, semplicemente a
volte quel contenuto può diventare diritto consuetudinario se accompagnato da una prassi uniforme e
costante. Abbiamo fatto la parte facile, ora faremo la parte complessa che è questa. Secondo alcuni autori
gli atti non vincolanti delle organizzazioni, quindi alcuni atti di soft law, sono in grado di produrre un
qualche effetto giuridico, non sono vincolanti e cioè non sono obbligatori ma produrrebbero, secondo
questi autori, un effetto giuridico e questo effetto giuridico è l’effetto di liceità delle raccomandazioni 
fa riferimento agli atti di soft law, cioè agli atti non vincolanti delle organizzazioni. Raccomandazioni perché
gli atti non vincolanti delle organizzazioni possono essere dinamici o statici, statici come i pareri e le
opinioni o dinamici come le raccomandazioni, e quindi facciamo riferimento alle raccomandazioni. Se io
stato destinatario di una raccomandazione vengo meno ad un obbligo giuridico precedentemente
assunto perché adotto un comportamento conforme alla raccomandazione commetterei un illecito.
Effetto di liceità della raccomandazione, la raccomandazione è in grado di rendere il mio comportamento
che in teoria sarebbe illecito in lecito, diventa lecito. Se io facendo quello che dice la raccomandazione
vengo meno a quello che dice l’obbligo giuridico, grazie all’effetto di liceità non commetto illecito ma ho
un comportamento che è conforme al diritto internazionale. Questo effetto di liceità avrebbe forza
quando entrambi gli stati fanno parte della medesima organizzazione, non solo, che quegli stati entrambi
abbiano votato positivamente all’adozione di quella raccomandazione. Quindi siamo tutti e 2 membri,
abbiamo tutti e 2 votato positivamente alla raccomandazione e in più quella raccomandazione è lecita e
legittima, lecita cioè che non contravviene al diritto internazionale, ai fini dell’organizzazione diciamo, e
ha le norme inderogabili, e legittima cioè è fatta attraverso i procedimenti giusti dall’organo giusto. In
questo modo ha ristretto molto il campo dell’effetto di liceità, perché lo ha ristretto a condizioni procedurali
ma anche al fatto che di fatto sta dicendo che tutte e 2 erano d’accordo perché avevamo un trattato che ci
diceva di fare A però stiamo in questa organizzazione e tutte e 2 abbiamo votato una cosa che ci dice di fare
B, se tutte e 2 siamo dentro e abbiamo votato positivamente allora è come se avessimo cambiato idea ed
ecco perché si produce l’effetto di liceità, altrimenti non si può produrre. In questo senso molto ristretto
l’effetto di liceità può essere considerato un effetto giuridico delle raccomandazioni, quindi degli atti non
vincolanti delle organizzazioni. L’effetto di liceità delle raccomandazioni per molti anni non è stato messo in
discussione, adesso alcuni autori cominciano a dire che senso ha, che non si è mai realizzato nella prassi e
quindi c’è chi è un po’ critico nei confronti di questo effetto, la prof lo inserirebbe come un effetto possibile
e anche un effetto di evoluzione dell’organizzazione e quindi lo ammetterebbe come istituto. Oggi abbiamo
finito ius cogens, tutte le norme generali e le fonti di 3 grado. Prossima volta faremo la codificazione.

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