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DIRITTO INTERNAZIONALE

PROFESSOR. EDOARDO GREPPI

A.A. 2022/2023

LEZIONE 1
diritto internazionale 26/09/2022
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE E IL SUO DIRITTO

La Comunità internazionale è essenzialmente una società di stati, quindi il diritto internazionale è


l’ordinamento delle comunità degli stati ed è costituito da un complesso di norme al disopra degli stati.

Lo stato con le proprie norme anche di rango costituzionale, si impegna a rispettare il diritto internazionale,
quindi questo diritto regola e si indirizza agli stati, se è vero che si riferisce essenzialmente agli stati è
dovuto al fatto che tende anche a regolare i rapporti che regolano gli individui cioè penetra negli
ordinamenti statali. Un tempo i rapporti interni allo stato erano di esclusiva competenza del diritto interno,
il diritto internazionale era essenzialmente una materia per diplomatici ed oggi non è più così, rimane una
materia essenziale per la diplomazia ma viene ampliato verso i giuristi in generale.

Uno dei manuali consigliati (Bonforti) delinea sin dall’introduzione che il diritto internazionale esiste in
quanto è nell’ordinamento cioè è applicato nell’ordinamento e questo ne giustifica anche lo studio, è il
diritto delle organizzazioni internazionali (es. UE).

Tale diritto regola anche i rapporti che investono gli individui, oggi assistiamo al fenomeno della crescente
internazionalizzazione del diritto internazionale, gli stati e il diritto internazionale fanno riferimento
all’indipendenza degli stati stessi definiti sovrani.

Nel discorso di insediamento del 20 gennaio 1961 di Kennedy disse “il nostro paese si fonda su una
dichiarazione di indipendenza e oggi io pronuncio una dichiarazione di interdipendenza”  il mito
dell’indipendenza “sovrana” arranca

Globalizzazione ed internazionalizzazione non sono termini sinonimi, il primo ha una connotazione più
economica e ai mercati in generale.

Gli stati sono enti politici indipendenti, il diritto internazionale regola situazioni e relazioni paritarie e questa
concezione di riconoscimento della parità è fondamentale.

Il fatto che ci sia la società inorganica cioè priva di organi è dovuto proprio al fatto che i vari stati si
riconoscono e rapportano come pari.

Questa è una grande peculiarità, nel diritto internazionale non ci sono organi:

- No parlamento internazionale
- No governo internazionale
- No sistema giudiziario internazionale

Si configura come una società internazionale di stati che cooperano in modo orizzontale e paritario.

Caratteri fondamentali del diritto internazionale:

- Organizzazione pubblicistica del diritto internazionale


- No verticalizzazione
- No organi
Quando nasce la comunità internazionale moderna?

Gli studiosi hanno elaborato varie posizioni, quella prevalente la fa risalire ai trattati di Westphalia del 1648
al termine della guerra dei 30 anni.

La dottrina internazionalistica ha riflettuto sui connotati di quella che stava diventando la comunità
internazionale moderna in molte forme, alcuni degli autori più rilevanti:

- Francisco Suarez
- Alberico gentili
- Grozio  de iure belli ac pacis (diritto di guerra in pace, la guerra era ed è tutt’ora una grossa sfida
per il diritto internazionale)
- pietrino belli
- Pufendorf
- Christian wolff
- Emer de Vatter

FUNZIONI ORDINAMENTO INTERNAZIONALE

- produzione delle norme


o diritto generale  articolo 38 CIG vincolante per tutti
o diritto internazionale particolare (vincolante solo per organizzazioni regionali e locali) 
modalità con cui gli stati partecipano alla creazione delle norme (es. consuetudini art 10
cost, trattati, le fonti di 3 grado rappresentati dalle fonti previste dal trattato che sono
regolamenti e direttive e decisioni, rilevanza delle raccomandazioni)
- accertamento del diritto e soluzione delle controversie  la soluzione delle controversie poggia
sull’arbitrato che nel diritto interno è una sorta di eccezione mentre per l’assenza della
verticalizzazione nel diritto internazionale è la regola, infatti, anche i tribunali internazionale hanno
tendenzialmente natura arbitraria.
- attuazione coercitiva del diritto  qui ha un ampio spazio autotutela, che è una vera e propria
eccezione nel diritto interno mentre è regola nel diritto internazionale. Il problema è il carattere
obbligatorio del diritto internazionale, cioè è o non è diritto vero e proprio? Date le sue particolarità
e le grandi differenze con altre tipologie di diritto, un tempo era un vero e proprio dibattito e
pregiudizio sul tema.
Oggi la dottrina in generale non ha più dubbi che le norme internazionali siano obbligatorie anche
se sono poste in essere direttamente dai destinatari (nulla di nuovo in realtà, anche i contratti sono
creati da chi li deve eseguire); e questi non hanno organi coercitivi ma esercitano una pressione
molto forte configurata come “autorità sociale”, oltre a questo il diritto interno deve adeguarsi a
queste norme di diritto internazionale. Gli stati tendono sempre a voler dimostrare o almeno a
provare che il loro comportamento è conforme al diritto internazionale.
Oggi, ad esempio, la pressione pubblica nonché sociale è importantissima, basti pensare all’ambito
del diritto internazionale dell’ambiente.

I SOGGETTI DELL’ORDINAMENTO

Essenzialmente lo stato può essere considerato come ente primario del diritto internazionale, lo stato
secondo una sentenza della Corte costituzionale si fonda sulla triade: popolo, territorio, sovranità (governo
che si esercita su una popolazione stanziata su un determinato territorio).
Gli stati del mondo sono circa 200, l’incertezza del numero sta nel fatto che alcune entità sono difficili da
considerare tali, gli stati dell’ONU sono 193… ci sono incertezze sulla consistenza numerica e soggettiva
della comunità internazionale.

Cosa si intende per stato?

La dottrina affronta il tema della statualità da due angolature diverse:

- stato-comunità  cioè i consociati


- stato organizzazione  chi fa le norme, chi le esegue e chi le controlla.

Quale stato si prende come riferimento?

la dottrina più prevalente privilegia lo stato-organizzazione cioè lo stato nei suoi organi che realizzano e
pongono in essere le norme le attuano e ne controllano il rispetto. Sono quindi gli organi che esercitano il
potere di imperio sui consociati, stato organizzazione coincide con stato-governo. Qui si fa riferimento al
principio della effettività cioè l’effettivo esercizio della potestà di governo e qui si guarda a tutti gli organi
quindi non al solo ministero degli esteri che cura i rapporti esterni e infatti a formare questa organizzazione
collaborano anche i minori apparati pubblici. L’effettività è un requisito essenziale.

Il criterio dell’effettività: effettivo esercizio della potestà di governo, quindi non si riconoscono i governi in
esilio es. il caso OLP (organizzazione per la liberazione della Palestina che aveva sede a Tunisi, si parla di
circa 10 anni fa dato che nel 1988 si proclama stato della Palestina ma veniva meno la base territoriale,
quindi, non rispettava tale principio).

La corte suprema di cassazione italiana il 26 giugno 19-5, sul caso di OLP, dice che non c’è soggettività dello
stato-organizzazione, quindi, non c’era nemmeno il principio di effettività e quindi il soggetto del caso di
specie non godeva di immunità internazionale.

Ancora oggi si è in dubbio sulla soggettività della Palestina e in fatti si parla tendenzialmente di autonomia,
in alcuni casi si è anche parlato di stato non membro.

Di soggettività dubbia su parla anche dei c.d. stati falliti, caso emblematico è lo stato della Somalia che dagli
anni ’90 sta al di sotto dei signori della guerra. Questa situazione è ambigua, non nega l’esistenza dello
stato perché se venisse meno questa situazione diverrebbe nullius e quindi chiunque può appropriarsene
per questo viene lasciato lo stato con il governo molto debole.

Requisito dell’indipendenza o sovranità esterna:

indipendente come dato formale è lo stato che ha l’ordinamento giuridico originale e non assoggettato ad
un altro, inoltre che abbia una propria costituzione. Non è soggetto di diritto internazionale lo stato
membro di una federazione. Non è indipendente il Land della Baviera o lo stato della California nonostante
abbiano un PIL molto alto.

Anche i governi in esilio non sono soggetti, quali quelli a Londra.

Anche lo stato fantoccio non è soggetto di diritto internazionale “puppet Government”, nominato anche
come caso “Quisling” in Norvegia (sinonimo di collaborazionista):

La repubblica sociale italiana (RSI) costituita da Benito Mussolini nel nord Italia era uno stato fantoccio
poiché stava al di sotto del terzo Reich.

Sarà considerata governo fantoccio anche qualsiasi autorità insediata nei territori del Donbass a seguito del
referendum svoltosi in Russia nel settembre del 2022, durante lo scontro armato.

LA SOGGETTIVITA’ LEGITTIMA 1944-1945


Il CLNAI comitato di liberazione dichiara con un accordo firmato dal presidente del consiglio BONOMI.

CLNAI E CVL

(vedi slide)

RIFERIMENTO AL KOSOVO

Non è considerato uno stato in senso proprio anche se ha una dichiarazione di indipendenza proclamata in
senso proprio, ma manca l’efficacia quindi non lo si considera. Infatti, è un paese che vive nella finzione
giuridica dello stato e viene mantenuta da NATO, ONU, UE ecc.

LEZIONE 2
Diritto internazionale 27/09/2022
Soggettività dello stato-organizzazione

Requisito dell’indipendenza o sovranità esterna cioè non dipendenza da altro ente superiore

Indipendenza come dato formale  indipendente è lo stato in cui ordinamento sia originario e che abbia
una propria costituzione

Non soggettività degli stati membri di una federazione

Non bisogna parlare di affermazione di diritti storici (es. ucraina di Kiev rivendicata da Putin)

IL RICONOSCIMENTO

La prassi conosce questo atto denominato riconoscimento, l’organizzazione di governo che eserciti
effettivamente e in forma indipendente il proprio potere su una comunità territoriale diventa soggetto di
diritto internazionale ipso fatto cioè automaticamente. Allora in questo momento si constata la nascita di
uno stato. Anche qui soccorre la soggettività cioè cosa guarda la comunità internazionale.

Automaticamente se c’è uno stato sorge una soggettività internazionale di quell’ente, gli stati tendono
allora a riconoscere o non riconoscere il nuovo ente formato.

La dottrina secondo alcuni autori tratta la questione relativa al fatto che il riconoscimento determina e
conferisce all’ente la qualità di soggetto internazionale  dottrina dell’efficacia costitutiva dell’atto di
riconoscimento. Tale impostazione dottrinale difetta poiché allora si starebbe ammettendo che gli stati già
esistenti acquisiscono il diritto di dare riconoscimento ad un ente nuovo.

Una nuova impostazione parla di atto di cortesia cerimoniale, come se dicesse un benvenuto al nuovo ente,
ma anche questa impostazione dottrinale è debole.

Allora, infine si può dire che il riconoscimento è un atto di natura politica, meramente lecito, e gli stati
dispensano il riconoscimento, la conseguenza è che anche lo stato non riconosciuto è soggetto.

- Esempio: il Taiwan oggi è ancora una ferita aperta, esiste? dipende a chi lo chiedi, ma alla luce del
criterio dell’effettività esiste un governo su un territorio e quindi alla luce del diritto internazionale
esso è innegabilmente un soggetto di diritto internazionale anche se non è riconosciuto per motivi
politici.
- Esempio: Israele fino a non molti anni fa era riconosciuto da pochissimi stati del mondo, ora è
riconosciuto dai paesi arabi ma ancora diversi stati sono avversi al farlo (es. Iran)
- Esempio: Kosovo non è riconosciuto perché nasce dalla Serbia e Putin non lo riconosce e pone il
diritto di veto  inoltre sulla soggettività di questo territorio ci sono forti dubbi
- Esempio: quando le due Germanie era erano divise (fino al 1973) le due parti quella sovietica e
quella federale non si riconoscevano vicendevolmente ma alla luce del diritto internazionale era
innegabile che fossero due stati. Stesso discorso vale per la Cina popolare e Taiwan (Cina
nazionalista membri delle Nazioni Unite).

Che significato politico ha allora il riconoscimento?

Con il riconoscimento lo stato riconoscente manifesta ed esprime in una vita di relazione con lo stato
riconosciuto cioè vuole stringere rapporti di natura amichevole che si manifestano con ad esempio:

- Trattati
- Accordi
- Alleanze
- Ambasciate e diplomatici

DUE TIPI DI RICONOSCIEMNTO

- De iure  riconoscimento formalizzato da una dichiarazione con il quale lo stato A riconosce lo


stato B cioè un riconoscimento formalizzato
- De facto  non c’è una dichiarazione ormale ma lo stato A riconoscente apre una missione
diplomatica in uno stato B, oppure lo stato A propone una stipulazione commerciale con uno stato
B

Dunque, non ha fondamento la teoria che dice che il riconoscimento è di carattere costitutivo.

Esempio: quando nel 1989 è stato fatto cadere il muro di Berlino gli allori stati della comunità europea han
messo delle condizioni (es. democrazia) per riconoscere lo stato ma questi esistevano secondo i requisiti del
diritto internazionale e questo è una conferma della natura politica del riconoscimento.

Un caso particolare:

Nel 2014 lo zar sovietico ha occupato la Crimea e ha fatto celebrare un referendum (come quello attuale
dell’ucraina quindi di carattere indipendentista), finalizzato a far “esistere” una Crimea indipendente ma
era solo un preludio all’annessione  è legittimo?

In un’intervista del prof: secondo le norme del diritto internazionale le istanze della Crimea

Memorandum di Budapest: Il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza è un accordo, firmato il


5 dicembre 1994, con il quale l'Ucraina accettò di rinunciare alle armi nucleari in suo possesso che aveva
ereditato in seguito alla dissoluzione dell'URSS, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi
nucleari.

E allora perché attaccare adesso?

Sicuramente rispetto alla guerra fredda c’è una grande differenza: prima c’erano tre cariche al Cremlino, 1
forte e 2 contrappesi e ora invece c’è solo un uomo forte.

ALTRI SOGGETTI INTERNAZIONALI PRIMARI


Sono definiti come soggetti non-stati, sono entità non statuali che però godono della soggettività
internazionale.

- La Santa Sede
La dottrina è unanime nel riconoscerle la soggettività internazionale, secondo la dottrina degli
ecclesiasticisti dice che dovrebbe essere la chiesa cattolica mentre secondo la dottrina del diritto
internazionale deve essere la santa sede. La differenza principale sta che la santa sede è il
complesso degli organi centrali cioè papa e dicasteri mentre chiesa cattolica rappresenta la
comunità dei fedeli.
Come mai non è uno stato anche se c’è il Vaticano?
A livello storico esisteva lo stato pontificio nonché uno dei più grossi stati preunitari, e il problema
non si poneva in relazione alla soggettività. Il problema si pone il 20 settembre 1870 dove i
bersaglieri del generale Cadorna riprendono Roma e il papa viene privato della sovranità territoriale
e non c’è più lo stato pontificio.
Dopo il 1870, la santa sede, seppure nei limiti spaziali dei confini della città leonina, mantiene
tramite la figura del papa un centro di potere effettivo ed indipendente e nella prassi avviene che
gli stati li riconoscono. La santa sede inizia a inviare e ricevere diplomatici, stipula accordi
internazionali, lo stesso stato che ha debellato lo stato pontificio promulga nel 1871 la legge delle
guarentigie (garanzie) cioè vengono riconosciuti diritti e prerogative a questa entità che stava lì
nelle mura leonine.
Cosa avviene dopo?
11 febbraio 1929, la conciliazione, lo stato italiano stipula con la santa sede i c.d. Patti Lateranensi
che sono un trattato e l’altro è un Concordato (peculiarità dei concordati: sono accordi che
stabiliscono la condizione giuridica nello stato). Il trattato del Laterano viene stabilito che il papa
tramite delle clausole territoriale può avere la sovranità di una piccola parte di territorio.
Questi patti dimostrano che il soggetto era la santa sede e se così non fosse stato non avrebbe
potuto stipulare nulla, per questo si parla di soggetto non stato.
Alcuni sostengono la teoria della doppia soggettività
o Santa sede
o Vaticano

Identificati come soggetti diversi

L' Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, noto anche come Atto
finale di Helsinki, Accordi di Helsinki o Dichiarazione di Helsinki, è stato l'atto finale della Conferenza
sulla sicurezza e la cooperazione in Europa svoltasi a Helsinki nel luglio e agosto del 1975 
nell’elenco c’era anche la santa sede

- Il sovrano militare ordine di Malta


La realtà è particolare cioè è un antico ordine cavalleresco che ha circa 950 anni. Esso è un ordine
religioso cavalleresco e militare unico sopravvissuto dalle crociate.
Quest’ordine esercitava una potestà politica e territoriale su Malta, la perde nel 1798 per mano di
Napoleone e quest’ordine si rifugia a Roma dal papa e da lì in avanti resta anche dopo che la santa
sede perde la sovranità territoriale e quando l’Italia diventa una repubblica nel 2 giugno.
L’ordine resta e manifesta lo scopo prefissato, oggi di carattere umanitario (es. ospedali).
Esso è soggetto non stato di diritto internazionale perché continua a stipulare Accordi e ha una
realtà diplomatica con alcuni stati a livello internazionale.
Ha una base territoriale riconosciuta all’intero di un palazzo e una villa, negli anni 2000 o fine anni
’90 c’è stata una mossa che ha permesso all’ordine di riconoscere forte sant’Angelo sull’isola di
Malta.
GLI INSORTI

Sono sempre soggetti non stati, si definiscono tali quando viene prodotto un fenomeno insurrezionale da
parte della popolazione che prende le armi contro il governo “legittimo”.

Sostanzialmente scoppia una guerra civile che manifesta subito un’autorità di governo che controlla
effettivamente una o più o meno ampia porzione di territorio ed esercita su questa porzione un’autorità di
governo indipendente. Siamo in presenza di una forma seppur embrionale di stato.

o Esempio: la Spagna: Francisco Franco muove dal Nordafrica e gradatamente conquista


porzioni della penisola iberica e instaura la propria forma di governo, e diventano sogegtti
diritto internazionale.

La caratteristica della soggettività degli insorti è che è temporanea perché gli esiti possibili possono essere:

o Occupano tutto il territorio e quindi diventa un nuovo governo


o Controllare stabilmente una parte e quindi lo stato viene privato di una parte del territorio
o Fallimento dell’insurrezione

Sono soggetti destinatari del diritto internazionale di guerra, come le convenzioni di Ginevra che all’articolo
3 trattano questioni relative alle norme di guerra non internazionale

NB: Le quattro convenzioni di Ginevra contengono un articolo comune, l’ articolo 3, che riguarda i
conflitti armati a carattere non internazionale, che si verificano nel territorio di uno degli stati
contraenti. Tale articolo contiene un insieme di divieti inderogabili, in qualsiasi luogo e in qualsiasi
circostanza.

I MOVIMENTI DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Diritto all’autodeterminazione dei popoli

Stato e popolo coincidono?

No, ma uno stato non può esistere se non c’è uno stato ma è vero il contrario cioè che un popolo può
esistere anche senza stato (es. curdi: sono un gruppo etnico iranico originario dell'Asia occidentale.
Geograficamente, la zona prevalentemente montuosa nota come Kurdistan, comprende gran parte della
Turchia sud-orientale, l'Iran nord-occidentale, l'Iraq settentrionale e la Siria settentrionale).

Si possono avere stati con diversi popoli, basti pensare anche solo all’Italia dove c’è una parte di
popolazione tedesca in Trentino o in Belgio.

A complicare ulteriormente le cose, la carta delle nazioni dell’ONU nel preambolo dice “noi popoli delle
Nazioni Unite…” (impronta americana molto forte)  ma cosa significa?

È un richiamo enfatico e politico, giuridicamente intende gli stati.

I movimenti di liberazione nazionale si fondano su un principio generale cioè il diritto


all’autodeterminazione dei popoli che è da intendersi come irretroattivo cioè non applicabile a situazioni
del passato.

LEZIONE 3
Diritto internazionale 28/09/2022
IL PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI
Oggi considerato una regola di diritto internazionale generale, cioè regola generale ed è anche assunta al
rango di norma di ius cogens cioè imperativo, cogente, inderogabile.

Qualche volta ci sono problemi nel mettere in relazione

- Popolo
- Nazione
- Stato

In inglese il sostantivo Nation viene spesso usato come sinonimo di stato e non di nazione, in questo si deve
fare un ragionamento basato sul fatto che ci sono stati plurinazionali e popoli e nazioni che non sono
costituiti in stato. Si entra in uno spazio in cui il diritto interseca la politica in modo inscindibile ed è
rilevante quando si parla di soggettività.

Nazione: il principio di nazionalità

Pasquale Stanislao Mancini, era un avvocato e professore di diritto internazionale che nel 1850 nel pieno
delli intemperia del Risorgimento (si era conclusa la guerra nel 1848); viene a Torino dal regno delle due
Sicilie dato che era stato condannato poiché patriota. Massimo D’Azeglio gli assegna a Torino la cattedra di
diritto internazionale, la prima cattedra d’Italia di diritto internazionale.

Nel 22 gennaio 1851 tiene la prolusione di diritto internazionale nell’aula magna, dove vennero invitate le
grandi personalità d’Italia, egli intitola la prolusione “nazionalità come fondamento del diritto delle genti”

Cosa significa?

Egli enuncia il diritto dell’Italia cioè della nazione italiana a diventare stato.

Viene fortemente contrastate da alcune figure politiche come, ad esempio, il ministro del regno delle due
Sicilie, e il conte Apponi ma D’Azeglio si rifiuta.

Mancini ha enunciato che il diritto delle nazioni doveva divenire stato.

Dopo Torino, si sposta a Roma a insegnare e continua a lavorare sui temi, successivamente viene nominato
Ministro dell’istruzione

Enuncia “la nazionalità non è che l’esplicazione collettiva della libertà”  la nazionalità è il fondamento del
diritto delle genti, del diritto internazionale.

Francesco Ruffini dice: “sia assunta immediatamente a dottrina giuridico-politica del nostro risorgimento
nazionale”  Mancini diventa una figura rilevante nella dottrina internazionalistica italiana ed europea
nonché del rinascimento.

L’AUTODETERMINAZIONE ALL’INIZIO DEL XX SEC

Ai primi del Novecento a parlare del tema sono diverse figure:

- Lenin
- I 14 punti di Wilson
- Ho Chi Minh

Perché nel Novecento?

La grande guerra porta a un rivolgimento epocale, la dissoluzione di tre grandi imperi plurinazionali che
aspiravano al riconoscimento della loro individualità
- Austroungarico
- Russo
- Ottomano

Cosa fa la carta ONU?

Essa fa un riferimento sia in testa alla carta che alle art 55-56 che riprendono il principio di
autodeterminazione indicandolo come uno dei principali fini delle nazioni unite.

Art 55 carta ONU:

“Al fine di creare le condizioni di stabilita e di benessere che sono necessarie per avere rapporti pacifici ed
amichevoli fra le nazioni, basate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti o dell’autodecisione dei
popoli, le Nazioni Unite promuoveranno:

a. un più elevato tenore di vita, il pieno impiego della mano d’opera, e condizioni di progresso e di
sviluppo economico e sociale;

b. la soluzione dei problemi internazionali economici, sociali, sanitari e simili, e la collaborazione


internazionale culturale ed educativa;

c. il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti,
senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione.”

Art 56 carta ONU:

“I Membri si impegnano ad agire, collettivamente o singolarmente, in cooperazione con l’Organizzazione


per raggiungere i fini indicati all’articolo 55.”

Tale principio è:

- Norma giuridica
- Norma consuetudinaria di diritto imperativo
- Norma che obbliga erga omnes
- Rilevante nel processo di decolonizzazione

Cos’è un popolo?

Si distingue dalle minoranze, e dalle popolazioni indigene, questo perché lo sfaldamento degli imperi
produceva grandi quantità di minoranze che caratterizzano ancora l’Europa orientale oggi (es. ucraina,
Romania, ecc)  il diritto internazionale obbliga a rispettarle imponendo dei diritti.

L’UNESCO tenta di dare una definizione di popolo: nel 1981

Popolo è ciò che condivide questi fattori

- Tradizione storica comune


- Identità etnica o raziale
- Omogeneità culturale
- Unitarietà linguistica
- Affinità religiosa o ideologica
- Vita economica comune

L’AUTODETERMINAZIONE ESTERNA:

“esterna”: cioè, legittima una scelta di organizzazione politica, economica e sociale “esterna” alla sovranità
dello Stato a cui il popolo che la esercita è stato fino ad allora sottoposto, essa spetta a
- Popoli sottoposti a occupazione straniera
- Popoli sottoposti a un regime di segregazione razziale
- Popoli sottoposti al dominio coloniale

Quindi hanno diritto all’autodeterminazione e alla lotta all’indipendenza, tale tema si salda con quello della
secessione dando vita a movimenti di liberazione nazionale che assumono quindi una rappresentanza
politica all’interno e all’esterno dello stato, inoltre tale popolo può anche imbracciare le armi.

Popoli che vengono sottoposti alla dominazione straniera: la Palestina ed Israele (diritto dei palestinesi).

Il tema viene anche toccato in modo assolutamente non necessario

- Radio24, 11 ottobre 2017, Matteo Salvini “la carta ONU riconosce il diritto all’autodeterminazione
dei popoli” (parlava della Padania)
- Corriere della sera settembre 2022 “ricordo solo che il diritto all’autodeterminazione dei popoli è
sancito nella carta ONU…” Giulio Tremonti, candidato con Fratelli D’Italia.

Sono boiate perché il diritto all’autodeterminazione dei popoli della carta delle nazioni unite è inteso molto
diversamente, questo perché un numero rilevante di stati erano anche potenze coloniali dopo la 2WW.

Basti pensare all’Inghilterra, che non avrebbe mai inserito nella carta ONU una frase così radicale
sull’indipendenza delle proprie colonie, si intendeva nel 1945 autodeterminazione = governo proprio delle
colonie.

La carta dell’ONU, come disse Bobbio, è stato un grande cambiamento del Novecento ma non era prevista
nell’ottica della nostra indipendenza che verrà poi ripresa solo negli anni ’60.

Esempio: se si legge lo statuto della Lega Nord

Art. 1 - Finalità

“Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (di seguito indicato come “Lega Nord”, “Lega Nord –
Padania” o “Movimento”), è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non
riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi
democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.”

Esempio: 4 ottobre 2011

“il padano non è un popolo” uscito sulla Repubblica scritto da Antonio Cassese (docente universitario a
Firenze):

“Ha forse torto Giorgio Napolitano a dimenticare il «diritto universale dei popoli all' autodeterminazione»,
come ha detto l’onorevole Roberto Calderoli? No, è Calderoli che ha torto quando rivendica quel diritto per il
così detto popolo padano. Né la Costituzione italiana, né il diritto internazionale conferiscono
l’autodeterminazione agli abitanti della Padania. La nostra Costituzione è chiarissima. L' articolo 5 proclama
che la Repubblica è una e indivisibile, anche se attenta alle esigenze dell’autonomia e del decentramento. E
infatti neanche l’Alto Adige, una regione con una forte minoranza linguistica, e i cui leader politici avevano
invocato per anni la secessione, l’ha ottenuta, perché contraria alla nostra Carta costituzionale. Ma
nemmeno il diritto internazionale, ancora impregnato delle idee lanciate nel 191415 dal presidente
statunitense Wilson e da Lenin, riconosce alcun diritto al "popolo padano". Attualmente il diritto
internazionale accorda l’autodeterminazione "esterna", e cioè il diritto all' indipendenza eventualmente
raggiungibile attraverso la secessione, solo a tre categorie di "popoli":

(1) quelli coloniali;


(2) quelli sottoposti a dominio straniero o ad occupazione militare (come il popolo palestinese o quello
del Sahara ex spagnolo sottoposto all' occupazione del Marocco);
(3) ai gruppi "etnico-razziali-religiosi" discriminati così gravemente a livello politico e sociale dalle
autorità centrali da non essere in alcun modo rappresentati nelle assise di governo (è quel che
succedeva alla maggioranza di colore in Sudafrica all' epoca dell’apartheid).

Ora, è chiaro che il "popolo padano" potrebbe tutt' al più ricadere nella terza categoria. Ma così non è, per
due ragioni. Ove anche quel "popolo" costituisse una minoranza etnico-razziale-religiosa, il che non è, è un
fatto che non solo non è discriminato politicamente e socialmente ma che ha addirittura tre ministri al
governo. Per una ragione simile qualche anno fa la Corte Suprema del Canada negò l’autodeterminazione al
Québec - che pure costituisce una minoranza linguistico-religiosa - appunto perché quella minoranza non
era affatto discriminata a livello politico centrale. Ma la ragione determinante è che la Padania è solo
un’entità geografica, anche se ha le sue tradizioni e ha dato vita ad un partito politico. Quindi, parlare per
essa di autodeterminazione e secessione è parlare a vanvera. Ovviamente Calderoli nemmeno potrebbe
invocare il diritto all' autodeterminazione "interna", che è il diritto universale ad un sistema
rappresentativo, pluripartitico e democratico: sistema questo che è già pienamente operante in Italia.
Sarebbe opportuno che si smettesse di inquinare il discorso politico con fumose ed inconsistenti chimere,
che creano aberranti aspirazioni, distraendo dai tanti gravi problemi che affliggono l’Italia. E forse sarebbe
utile che alcuni nostri politici si leggessero qualche manuale elementare di diritto costituzionale e
internazionale.”

AUTODETERMINAZIONE INTERNA:

è diritto di un popolo all’interno dello stato ad un governo che lo rappresenti quindi non ha mai diritto alla
secessione violenta poiché sono in gioco due fattori:

- Rispetto integrità territoriale


- Autodeterminazione

Infatti, ad esempio il rapporto tra la zona catalana e la spagna  i ribelli catalani sono stati messi in galera
dalla polizia spagnola proprio perché la spagna è una e indivisibile

ATTENZIONE:

la pulsione alla nazionalità ha caratterizzato la storia dell’Ottocento e ha permesso all’Italia di diventare uno
stato, nel Novecento si è giunti ad una degenerazione che è il nazionalismo.

Come nascono gli stati moderni?

- Francia: matrimonio (nasce lo stato nazionale), Luigi XI


- Inghilterra: guerra delle due rose
- Spagna: matrimonio
- Germania area tedesca: salita al trono di Federico II d’Asburgo

LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

Sono uno strumento per la cooperazione tra stati, sono società di stati portatori di interessi e quindi ha
come riscontro a una pluralità di stati vi è una pluralità di interessi che può determinare conflitti di interessi
e allora il ruolo tradizionale del diritto internazionale per molto tempo è stato sanare i conflitti.
In dottrina il diritto internazionale viene analizzato nell’ottica del diritto della coesistenza.

Emerge una consapevolezza un po’ diversa, non è necessariamente sempre vero che pluralità di interessi
generi conflittualità di interessi cioè quando gli stati diventano consapevoli di avere interessi in comune, e
questo si diffonde dalla seconda metà dell’Ottocento e si sviluppa molto nel Novecento.

Il diritto internazionale diventa mezzo per realizzare la cooperazione tra stati.

Nascono e si sviluppano die campi dove gli stati comprendono e sviluppano particolarmente la
cooperazione

Esempio: spedire una lettera

- Prima a cavallo
- Poi nascono le prime poste

Ma si pone un problema? Bisogna superare dei confini altrui, pagando il servizio con i francobolli che si basa
su un’organizzazione internazionale basandosi su una sua antenata: L' Unione postale universale (in
francese Union postale universelle), conosciuta anche con l’acronimo UPU, è un'agenzia specializzata
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Berna, che coordina le politiche postali dei paesi
membri, e di conseguenza l'intero sistema postale mondiale.

Discorso analogo vale anche per le pandemie, dagli anni ’60 dell’Ottocento fino ad oggi con Coviddi.

Art 11 cost: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Tutti questi sono esempi di ORGANIZZAZIONI A VOCAZIONE UNIVERSALE

NASCE LA DIPLOMAZIA MODERNA  rapporti stabili tra A e B con questi che inviano dei legatus a risiedere
nei reciproci stati

Inizialmente solo in Italia successivamente si diffonde in Europa nel piano delle relazioni multilaterali ed
infittendosi nell’Ottocento viene deciso di riunire i vertici europei con l’obiettivo di risolvere e analizzare
problemi di comune interesse (“il secolo dei congressi” Collard).

Questo fenomeno porta alla nascita delle organizzazioni internazionali che hanno come obiettivo comune
un oggetto di cooperazione, come ad esempio quella sanitaria.

Commissione Internazionale del Reno e Commissione Internazionale del Danubio  sono le prime due
commissioni internazionali poiché i problemi su cui lavorare erano legati alla definizione di fiume stesso
Acqua che attraversa i fiumi:

o come, chi e quando navigare


o istituzione della polizia fluviale
o fiume che tocca stati diversi

Einaudi scrive “il mito dello stato sovrano”  tratta il tema del nazionalismo aggressivo e di come
approcciarsi, rispondendo al quesito come limitare la sovranità? Con la guerra o con l’apposizione di
autolimiti per conseguire obiettivi e risultati comuni ed è qui che diventano rilevanti le comunità
internazionali composte da un determinato di stati che appunto da vita ad una organizzazione
internazionale.

IL MULTILATERALISMO ORGANIZZATO
Si parte dai grandi congressi dell’Ottocento e si arriva a organizzazioni che danno vita a forme di gestione
organiche, i vari passaggi

- congresso di Vienna 1813


- santa alleanza
- quadruplice alleanza
- quadruplice alleanza + Luigi XII
- dal 1815-1914  secolo dei congressi

Kissinger dice che il sistema dei congressi con congressi europei periodici ha fatto si che per mezzo secolo
esso sia diventato il governo d’Europa

Ma perché sono così importanti?

Perché si affiancano agli stati come soggetti secondari in quanto nascono e vengono istituiti con accordo dai
soggetti primari cioè gli stati. Essi concorrono alla formazione e allo sviluppo del diritto internazionale.

LEZIONE 4
Diritto internazionale 03/11/2022
Lezione di attualità.

1° ottobre dichiarazione del consiglio europeo


Riferimenti a:
“Respingiamo fermamente e condanniamo
inequivocabilmente l'annessione illegale da parte della - Sovranità territoriale
Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, - Indipendenza
Zaporizhzhia e Kherson. Minando deliberatamente l'ordine - Integrità territoriale
internazionale basato su regole e violando palesemente i
diritti fondamentali dell'Ucraina all'indipendenza, alla Principi fondamentali sanciti dalla
sovranità e all'integrità territoriale, principi fondamentali carta delle nazioni unite e dal diritto
sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale generale e
internazionale, la Russia mette a rischio la sicurezza consuetudinario.
globale.

Non riconosciamo e non riconosceremo mai i "referendum" illegali ideati dalla Russia quale pretesto per
questa ulteriore violazione dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, né i
relativi risultati falsificati e illegali. Non riconosceremo mai tale annessione illegale. Queste decisioni sono
nulle e non possono produrre alcun effetto giuridico. Crimea, Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk
sono Ucraina. Invitiamo tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali a respingere inequivocabilmente tale
annessione illegale.
La Russia cerca di ribaltare la situazione,
Di fronte alla guerra di aggressione della Russia e alla più facendo passare i territori dell’ucraina
recente escalation di Mosca, l'Unione europea è come russi e quindi qualsiasi attacco degli
fermamente al fianco dell'Ucraina e del suo popolo. alleati diventa nella sua concezione un
Continuiamo a sostenere senza riserve l'integrità attacco alla Russia  volontà di usare il
territoriale e la sovranità dell'Ucraina . L'Ucraina esercita nucleare.
il suo legittimo diritto di difendersi dall'aggressione russa
per riconquistare il pieno controllo del proprio territorio e Confine delicato tra diritto e politica.
ha il diritto di liberare i territori occupati entro i suoi Dove arriveranno Usa e NATO? E Cina e
confini riconosciuti a livello internazionale. Le minacce India?
nucleari espresse dal Cremlino, la mobilitazione militare e
la strategia volta a cercare di presentare falsamente il territorio ucraino come russo e a dare a intendere
che la guerra abbia ora luogo sul territorio russo non faranno vacillare la nostra determinazione.

Rafforzeremo le nostre misure restrittive tese a contrastare le azioni illegali della Russia. Esse
aumenteranno ulteriormente la pressione esercitata sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di
aggressione.

Ribadiamo che l'Unione europea è fermamente al fianco dell'Ucraina e continuerà a fornire alla stessa un
forte sostegno economico, militare, sociale e finanziario per tutto il tempo necessario.”

Andare a vedere una lunga intervista con l’ex segretario di stato Kissinger  la chiave della soluzione per il
conflitto armato è una discussione diplomatica tra USA e Cina.

Henry Kissinger, nato Heinz Alfred Kissinger (Fürth, 27 maggio 1923), è un politico e diplomatico tedesco
naturalizzato statunitense.

Membro del Partito Repubblicano, fu Consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato degli Stati
Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977. Nel 1973 fu insignito del
premio Nobel per la pace.

All'inizio degli anni Settanta Kissinger si rese protagonista di una innovativa politica estera, raggiungendo
alcuni importanti successi per gli Stati Uniti, che gli valsero un grande prestigio internazionale e una
crescente influenza all'interno dell'amministrazione Nixon. Peraltro, i suoi metodi spregiudicati di azione
politica, che non escludevano pesanti interferenze, anche militari, su governi e politici stranieri, per
salvaguardare a tutti i costi il potere statunitense e impedire la sopravvivenza di realtà politiche ritenute
ostili, come nel caso del Cile e dell'Argentina, sono stati aspramente criticati.

Kissinger e l’USA condannano la guerra ma sostengono l’ucraina a livello militare ed economico.

In questi giorni ci sarà un’azione diplomatica concertata da parte dei 26 paesi UE che richiama la volontà di
discutere con i diplomatici russi  pressioni politiche.

Persino il papa nell’angelus di domenica 2 ottobre dichiara di voler riattivare gli strumenti diplomatici 
“dopo 7 mesi di guerra si devono attivare gli strumenti diplomatici per fermare la guerra e l’orrore”:

la Santa Sede è un soggetto di diritto internazionale, al di fuori del monastero morale del Papa, è
estremamente rilevante che la santa sede cerchi di attivare anche i propri canali di diplomazia e inviti gli
altri paesi a fare lo stesso.

LE ANNESSIONI DELLO ZAR SOVIETICO (2014-2022)

Dal 2014.

Referendum-farsa  30 settembre 2022: ANNESSIONE

Il dittatore che perde il controllo e la percezione della realtà si


chiude in un mondo tutto suo, come ha fatto Hitler arruolando
bambini di 12 anni ma continuando a credere di poter
conquistare il mondo, Mussolini fece lo stesso in un modo
diverso.

Il 1 ottobre Rosemary Carlo, sottosegretario alle nazioni unite,


ribadisce che il referendum abvvenuto in ucraina non è
un’espressione genuina della volontà popolare.
Il consiglio di sicurezza dell’Onu E L’ANNESSIONE DELL’ALBANIA

- 10 paesi contro
- 4 astensioni: Cina India e Brasile ecc
- 1 paese contrario: Russia

Servirà vedere come la pensa l’assemblea generale tra qualche giorno.

Si ricorda anche che il 27 marzo 2014 l’assemblea generale a seguito dell’annessione della Crimea alla
Russia, non era stata consentita dall’Ucraina.  stessa situazione di oggi 8 anni fa, la storia si ripete.

Cosa succederà tra qualche giorno?

3 ipotesi

- Affermare la risoluzione di condanna


- Astensioni
- Contrari alla risoluzione di condanna

Panorama politico in forte fermento.

Il mondo si interroga e sta sul fiato sospeso rispetto all’utilizzo delle armi nucleari, il diritto internazionale si
pone in modo controverso e controvertibile rispetto alle armi nucleari.

Nel 1996 un parere della corte internazionale di giustizia sul tema delle armi nucleari (definito “brutto e
scritto male” dato che i giudici non sapevano che pesci pijare); la conclusione a cui arrivano è che non è
vietato in modo assoluto l’uso di armi nucleari ma è vietato il possesso di armi nucleari da parte di stati che
abbiano firmato e ratificato il trattato di non proliferazioni di armi nucleari  chi ha le armi nucleari le può
tenere (USA, Cina, Francia , UK.); poi ci sono le potenze non dichiaratamente nucleari su cui c’è una
posizione dubbia (Iran, India, Pakistan…), agli altri è vietato:

quindi l’uso delle armi nucleari non è vietato quando sia a rischio la sopravvivenza dello stato cioè a
titolo di legittima difesa.

Nella guerra fredda la deterrenza delle armi nucleari ha fatto si che non venissero usate.

Vincenzo Caporini, è un generale e politico italiano esponente dell'Aeronautica Militare, ex capo di stato
maggiore dell'Aeronautica Militare e della difesa, diceva rispondendo alla domanda “verrà usata l’arma
nucleare attualmente?” due mesi fa ha risposto che le armi nucleari sono fatte per non essere usate.

Vedi Umberto Gaia  “la politica estera del nucleare”

LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

Sono strumenti per le cooperazioni fra stati finalizzate a sanare le controversie ed evitare i conflitti, la
pluralità di interessi comuni fa si che gli stati collaborino.

Art 11 cost

“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Due tipi
- Organizzazioni a vocazione universali  mirano a coinvolgere tutti gli stati del mondo
- Organizzazioni regionali  mirano ad avere solo regioni del mondo. Sorgono a tutela di interessi
regionali es. interessi degli stati europei, lega araba. Laddove c’è un contesto storico politico
culturale più omogeneo tendenzialmente si forma questa tipologia, basti pensare all’Unione
Europea.

Sono soggetti secondari creati dagli stati mediante accordi.

Per secoli il diritto internazionale si è formato e sviluppato come l’ordinamento giuridico della comunità
degli stati volto a disciplinare le relazioni fra di loro tendenzialmente bilaterali, in determinati momenti
della storia emerge l’esigenza di affrontare temi in forma multilaterale facendo nascere una diplomazia
multilaterale.

Es. ordine di Vienna del 1815

Es. santa alleanza

Si da vita al “concerto europeo delle potenze“  periodo del secolo dei congressi che da luogo ad
una specie di governo dell’Europa (Kissinger).

Il salto dal periodico al nuovo modo di intendere questi incontri avviene nella seconda metà dell’Ottocento,
questo per:

- nuove scoperte scientifiche


- esigenze politiche

Dopo la 2WW consolidamento: gli stati invocano la strada del consolidamento dei decenni precedenti.,
nasce il multilateralismo organizzato stabile e permanente, non più la conferenza diplomatica multilaterale
occasionale. Viene istituito un ente a carattere stabile e permanente.

Oggi ci sono centinaia di organizzazione internazionali, non tutte della stessa importanza ma tutte
rispondono a un bisogno degli stati e con le quali collaborano in modo stabile e istituzionalizzato.

Es. Sono tantissime le organizzazioni internazionali che hanno sede a Ginevra.

LE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

Queste non sorgono in virtù di accordi e trattati di diritto internazionale, sono espressioni della città civile e
sono tantissime.

es. Amnesty International (organizzazione di diritto inglese con sede a Londra), Greenpeace
(organizzazione di diritto olandese con sede ad Amsterdam), Save the Children

Il loro fondamento giuridico è il diritto interno di uno stato, l’internazionalità non sta nella formazione
mediante accordo che viene appunto a mancare ma invece sta nel campo di azione cioè sono attive in
moltissimi paesi dl mondo.

Lo stesso comitato internazionale della Croce Rossa che ha sede a Ginevra è una ONG, IMPORTANTISSIMA
ma è radicata nell’ordinamento interno di uno stato  però ha attività internazionale nonostante
giuridicamente sia una ONG.

L’importanza del diritto internazionale in funzione del multilateralismo organizzato è estremamente


importante perché oggi il multilateralismo vive una fase contradditoria:

“se ne potrebbe fare a meno delle organizzazioni internazionali?”


Secondo il prof no, perché ha un’influenza nel quotidiano basti pensare alla sveglia sul cellulare che è
influenzata da un’organizzazione internazionale che si occupa ella gestione dei satelliti.

Oggi forse sarebbe impensabile un mondo senza organizzazione internazionale.

Dal punto di vista politica e culturale il punto cruciale è che le organizzazioni internazionali sono le sedi più
importanti per le piccole e medie potenze, non è la grande potenza ad averne bisogno e infatti
tendenzialmente sono queste quelle che tendono a violare di più  chi contesta la regola tendenzialmente
è chi ne può fare a meno e ha più propensione a violarla.

Qualche anno fa c’era Trump che ha messo sotto attacco il multilateralismo organizzato per 4 anni e se
tornerà alla Casa Bianca lo rifarà  “cultura Las Vegas” cioè cultura del gioco d’azzardo che non conosce il
gioco collettivo, il negoziatore più forte preferisce il negoziato unilaterale dove può pretendere di più.

Es. “la guerra della mucca pazza” quando una trentina di anni fa c’è stata l’epidemia nei bovini
nell’Inghilterra, sta di fatto che ad un certo punto l’allora comunità europea adotta delle misure
restrittive sulla circolazione della carne proveniente dall’Inghilterra che già faceva parte della
comunità. Passa qualche tempo e la commissione europea propone al consiglio la revoca di questi
regolamenti limitanti per l’Inghilterra, passa qualche giorno ed il governo francese reintroduce
unilateralmente le restrizioni economiche.

Qual è stata la reazione britannica alla reintroduzione della restrizione francese?

o in passato  armare le flotte britanniche


o ciò che è avvenuto  l’Inghilterra ricorre alla corte di giustizia: questa è la risposta del
multilateralismo organizzato che fa un vero e proprio salto culturale.

L’obiettivo politico internazionale per eccellenza: la pace.

- Emerge nel 1919  società delle nazioni, grande organizzazione internazionale


PACE
- Emerge nel 1945  le Nazioni Unite, nella carta delle nazioni unite la priorità è:
PACE e SICUREZZA

LE NAZIONI UNITE

Le nazioni unite sono incentrate su due tipi di membri:

- Quelli originari
- Quelli successivamente annessi

Attuale consistenza dell’ONU 193 stati membri

Organi delle nazioni unite:

- ASSEMBLEA GENERALE: organo plenario, siedono in situazione di parità tutti gli stati membri,
secondo il principio 1 stato 1 voto mutuato dal principio democratico 1 uomo 1 voto.
L’art 2 paragrafo 1 della carta:
“L’Organizzazione ed i suoi Membri, nel perseguire i fini enunciati nell’art. 1, devono agire in
conformità ai seguenti princìpi:
1. L’Organizzazione è fondata sul principio della sovrana eguaglianza di tutti i suoi Membri…”

 Ugualitarismo universalistico e universale  universalismo ugualitario


Questa può assumere solo raccomandazioni.

- CONSIGLIO DI SICUREZZA
o 15 stati eletti dall’assemblea generale con un mandato di 2 anni
o Sembra incarnare un principio quasi oligarchico, 5 di questi stati membri hanno un seggio
permanente (Cina, Inghilterra, Francia, USA, Russia, che sono in larga parte i vincitori della
guerra ma basti pensare al fatto che la Francia non lo è) sono detentori di maggiori
responsabilità internazionali (es. la Francia aveva metà dell’africa). Si crea un direttorio
delle grandi potenze e a ciascuna delle quali viene attribuito dalla carta il c.d. potere di veto
(anche se questo termine non compare ma viene detto “maggioranza di 9 membri su 15
che deve comprendere i voti favorevoli dei 5 membri permanenti). L’idea era quella di
creare un direttorio delle grandi potenze ma c’è il presupposto della grande collaborazione,
cosa che mancò sin da subito con la Guerra Fredda. Basti pensare che l’Unione Sovietica
oggi Russia sono detentori del “niet” cioè del voto negativo che impedisce la decisione.
“c’è qualcuno più uguale degli altri” G.O.
- CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE  organo di carattere economico
- SEGRETARIO GENERALE  organo amministrativo e burocratico
- CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

LEZIONE 5
Diritto internazionale 04/11/2022

Vedi sito ministero affari esteri (esteri.it)  comunicato del segretario Sequi

Ettore Francesco Sequi (Ghilarza, 13 febbraio 1956) è un diplomatico italiano, segretario generale del
Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dal 12 maggio 2021.

“Il Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatore Ettore Francesco Sequi, ha convocato questa mattina
al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale l’Ambasciatore russo Sergey Razov, nel
contesto di un’azione coordinata con i partner dell’Unione Europea.

L’Ambasciatore Sequi ha innanzitutto espresso la più ferma condanna dell’Italia per i referendum farsa,
illegalmente condotti dalla Federazione Russa per annettere i territori occupati nelle regioni ucraine di
Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia.

Il Segretario Generale della Farnesina ha in seguito esortato le autorità russe a revocare tali atti illeciti, il cui
esito l’Italia non intende riconoscere, e a ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni le
forze russe dal territorio ucraino. La minaccia di impiegare armi nucleari, le gravissime violazioni dei principi
e delle regole della Carta delle Nazioni Unite minano gravemente la sicurezza globale.

L’Ambasciatore Sequi ha quindi confermato la determinazione italiana ed europea ad aumentare la


pressione nei confronti della Federazione russa affinché cessi l’aggressione, ribadendo il sostegno dell’Italia
alla piena sovranità, indipendenza ed integrità territoriale dell’Ucraina.”

(dal sito www.esteri.it).

Vedi articolo di Ugo Tramballi (giornalista) Dal Blog Slow news


“C’è qualcosa che non funziona fra la realtà e i festeggiamenti al Cremlino e sulla Piazza Rossa, la settimana
scorsa. Questi ultimi celebravano una vittoria. La prima, la realtà sul campo di battaglia e nella geopolitica,
è l’esatto opposto: una clamorosa sconfitta, valutazioni e supposizioni sbagliate, una montagna di bugie.
Infine l’ostilità della gran parte del mondo e il silenzio di paesi amici, ora indispettiti.

Vladimir Putin pensava di vincere in fretta, ora forse non vincerà mai. Voleva tenere l’Occidente lontano e
riconquistare l’Ucraina: ora che a causa sua la Finlandia non è più un paese neutrale, ci sono mille nuovi
chilometri di confine tra la Russia e l’Alleanza Atlantica. Grazie all’aggressione di Putin, anche l’Ucraina è di
fatto integrata nella Nato: ne ha le armi fra le più avanzate, gli istruttori militari, l’intelligence, ne applica le
strategie.

Nella sua visione obsoleta del mondo, il presidente credeva di poter ricostruire la sfera d’influenza russa: in
altre parole, resuscitare la potenza sovietica. Da questo laboratorio dell’anti-storia ne è uscito un
Frankenstein geopolitico, privo di alcuna forza eccetto l’arsenale nucleare.

L’entusiasmo di Putin sulle “quattro nuove regioni russe” è mal riposto. L’obiettivo originale era l’Ucraina,
prendere Kijv in pochi giorni; ora gli bastano quattro province nemmeno interamente sotto il controllo
russo. Doveva bastare una “operazione speciale”; ora è guerra ed è iniziata la coscrizione obbligatoria:
300mila giovani.

Ma il proclama firmato da Putin non indica una cifra. Potrebbero essere chiamati alle armi un milione di
russi che non garantiranno alcuna vittoria. La massa di uomini in divisa non è più importante come ai tempi
dell’invasione napoleonica. Oggi servono professionisti e tecnologia: l’esercito russo ha la quantità, non la
qualità. Con la fuga dall’arruolamento di centinaia di migliaia di uomini, il regime perde la generazione più
preparata e avanzata.

Subito dopo l’invasione dell’Ucraina e ora, con la coscrizione, più di un milione di russi- giovani, istruiti,
globalizzati – vivono all’estero, soprattutto in Occidente. Anziché essere reclutati nell’esercito di Putin,
saranno gli oppositori del regime. Neanche il fronte interno sarà più certo. Prima della mobilitazione, i
sondaggi dicevano che il 75% dei russi erano a favore dell’”operazione speciale” i cui effetti non erano
visibili: non essendoci una guerra non c’erano immagini né notizie sulle gravi perdite umane. Ora, a dispetto
dei festeggiamenti sulla Piazza Rossa, per i russi non esiste più una barriera fra il conflitto reale e la vita di
tutti i giorni. Rischia dunque di finire l’indifferenza popolare sulla quale Putin ha sempre contato.

Il presidente confida ancora sulla battaglia del gas, nella speranza che la crisi economica pieghi gli europei
prima che gli ucraini vincano la guerra. Ma i suoi comportamenti, le bugie, i massacri di civili, le minacce
nucleari, i referendum e le annessioni forzate alimentano e giustificano il diffuso sentimento antirusso. È
difficile intravvedere una trattativa diplomatica che non appaia come una concessione alla sua brutalità.

Alla Russia di Putin rimane un solo simbolo da superpotenza: il più grande arsenale nucleare al mondo. Ha
minacciato esplicitamente di usarlo come solo il coreano del Nord Kim Jong-il ha fatto. Di previsioni
sbagliate in sconfitte sul campo, pericolosamente non gli resta altro.”

(Da Il Sole 24 Ore, 1/10/22)

Questa guerra ha sconvolto l’ordine mondiale  se Putin usa anche solo una testata nucleare l’occidente è
pronto a reagire (NATO, USA, UE ecc): lo dimostra il fatto che tutti gli ambasciatori russi vengono convocati
dai ministeri degli esteri. Queste tipologie di guerra di conquiste territoriali non vengono più tollerate dal
diritto internazionale dal 1945 basti pensare a Saddam Hussein che nel 1991 ha provato a imporsi (guerra in
Iraq) e ha visto reagire immediatamente il panorama internazionale.

Per avere fonti certe

- Sito ISPI: istituto per gli studi politica internazionali


- Sito IAI: istituto affari internazionali

LE NAZIONI UNITE

L’organizzazione poggia su due organi politici

- ASSEMBLEA GENERALE  ugualitario


- CONSIGLIO DI SICUREZZA  “oligarchico” perché nel 1945 si aveva l’idea che andava bene che
un’ordinata conduzione della vita di relazione internazionale può comportare che chi ha maggiori
responsabilità (es. perché ha ancora un impero coloniale come gli UK e la Francia nel 1945) possa
esercitare un maggior peso.

Le nazioni unite si sono fondate su un presupposto pregiudico

Perché si sono chiamate nazioni unite?

Perché era il nome che si davano gli “alleati” della seconda guerra mondiali, cioè le “nazioni unite contro…
Germania, Italia ecc.). Nasce quindi il direttorio delle grandi potenze del consiglio di sicurezza come
conseguenza alle grandi potenze che alleandosi hanno creato un’intesa che ha funzionato.

L’Italia è entrata nel 1955 nell’ONU, ben 10 anni dopo di anticamera.

Dal congresso per la pace di Parigi del 1948, con cui nasce la pace con l’Italia, viene ripreso il discorso dal
segretario di stato americano (Burns) fatto da De Gasperi. La Germania è entrata nel 1963.

Le nazioni unite sono figlie della storia.

Cosa sono questi organo delle nazioni unite?

- Organi politici
- Organi di stati (secondo la dottrina)  non c’è nemmeno il nome degli ambasciatori ma solo del
paese che rappresentano

Si differenziano dai primi due

- SEGRETARIO GENERALE
- CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

Queste due sono organi di individui non di stati.

Gli organi in generale servono a dare istituzionalizzazione alla cooperazione all’organizzazione degli stati e
servono a definirne la volontà.

Quindi si ha l’organizzazione principale: le nazioni unite e poi si vuole dar spazio per ambiti di cooperazione
in specifici settori ed ecco quindi che:

- ONU  competenza generale, non può occuparsi di tutto da sola


Ci sono circa una ventina di altre organizzazioni internazionali anch’esse a vocazione universale
o OMS
o ORGANZIZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO  nato addirittura prima della guerra.
Ha sede a Ginevra e anche a Torino.
o FAO
o FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
o BANCA MONDALE
o UNIONE POSTALE UNIVERSALE
o LICAO
o LIMO
o UNESCO
o …

Queste sono qualificate come organizzazioni specializzate dette anche organizzazioni specializzate
previste dalla carta ONU e queste perseguono obiettivi comuni agli stati in uno specifico settore.

Art 57 carta ONU

“Articolo 57.

“I vari Istituti specializzati costituiti con accordi intergovernativi, ed aventi, in conformità ai loro
Statuti, vasti compiti internazionali nei campi economico, sociale, culturale, educativo, sanitario e
simili sono collegati con le Nazioni Unite in conformità alle disposizioni dell’articolo 63.

Gli Istituti così collegati con le Nazioni Unite sono qui di seguito indicati con l’espressione “Istituti
specializzati”

Articolo 63 carta ONU

“Il Consiglio Economico e Sociale può concludere accordi con qualsiasi Istituto di quelli indicati
all’articolo 57 per definire le condizioni in base alle quali l’istituto considerato sarà collegato con le
Nazioni Unite. Tali accordi sono soggetti all’approvazione dell’Assemblea Generale.

Esso può coordinare le attività degli Istituti specializzati mediante consultazioni con tali Istituti e
raccomandazioni ad essi come mediante raccomandazioni all’Assemblea Generale ed ai Membri
delle Nazioni Unite”

L’ONU ha competenza generale  non c’è materia che non rientri nelle sue competenze, fa delle scelte
ovviamente (es. sceglie pace internazionale e cooperazione) ma potenzialmente può occuparsi di tutto

DISCORSO MATTARELLA ISPI

“Rivolgo a tutti un saluto molto cordiale, al Presidente dell’ISPI, al Ministro, al Presidente della Regione, al
Sindaco, al Senatore Monti, a tutte le Autorità presenti e agli illustri protagonisti della Tavola Rotonda che
tra poco ascolteremo con interesse.

Ringrazio per l’invito ad essere qui presente e contribuire alla riflessione che viene proposta particolarmente
ai giovani, che saluto cordialmente.

L’ISPI esorta e contribuisce a mantenere aperti gli orizzonti della riflessione nel nostro Paese e questa è
un’opera preziosa non soltanto per l’Italia ma per il nostro continente e per l’intero mondo.

Questa rete di centri di riflessione è davvero indispensabile nella comunità internazionale.

Essere qui, nell’85º anniversario dell’Istituto, è per me particolarmente gradita come occasione per
ascoltare personalità così rilevanti su un tema centrale della vita internazionale.

La questione del multilateralismo sta segnando dibattito e atti di questi due decenni di inizio secolo e non
soltanto nel confronto fra accademici e studiosi ma anche - e soprattutto – nei rapporti fra Stati. Questo in
un contesto nel quale la globalizzazione si afferma come fenomeno di ardua gestione, sospinta da una
digitalizzazione che accelera, in ogni settore della società e del sapere umano, la condivisione di processi,
notizie, idee, comportamenti.

Il punto di partenza è necessariamente una constatazione di carattere storico.

Il mondo delle relazioni internazionali nel secondo dopo-guerra è stato largamente - e positivamente -
condizionato dalla decisione degli Stati Uniti d’America di porre la propria potenza, politica, economica e
militare, nell’ambito di un sistema di relazioni internazionali multilaterale.

La decisione di dare vita alle Nazioni Unite, superando i limiti che avevano contrassegnato l’esperienza della
Società delle Nazioni dopo la Prima guerra mondiale, ne è il risultato più evidente.

Vi si è affiancato un assetto integrato, nel campo dell’architettura finanziaria internazionale, dalla


Conferenza di Bretton Woods, che dette vita alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario Internazionale e –
successivamente, sulla base di quelle premesse - all’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Una spinta motivata da una matura e verificata convinzione di fondo.

Il riconoscimento che la via più efficace per realizzare l’interesse nazionale, la riconquistata pace mondiale,
la crescita economica e sociale, il progresso tecnologico, passasse attraverso una efficace collaborazione fra
Stati.

Sappiamo quanto tale impostazione sia stata determinante anche per il Continente europeo. Quanto abbia
facilitato i Padri fondatori dell’Unione nel loro impegno a favore della riconciliazione, e l’avvio di quel
percorso di integrazione che ha garantito – e continua a garantire - il più lungo periodo di pace e prosperità
che l’Europa abbia mai vissuto.

Un sistema, quello multilaterale, che in questi quasi 75 anni, non ha mai cessato di produrre, accanto
all’impianto delle Nazioni Unite, come per gemmazione, numerose, complesse e articolate, ulteriori istanze
di collaborazione.

Pensiamo al G7 e al G20, e anche alle organizzazioni regionali africane, asiatiche, Sudamericane - il cui
scopo ultimo è proprio quello di migliorare la cooperazione sui grandi temi trasversali.

E’ noto come, nella sua storia, nessuno di questi “corpi intermedi” sia andato esente da fallimenti: in Europa
ricordiamo il tentativo di una Comunità europea di Difesa. Ma tutti, come dei cerchi concentrici,
rispondevano - e ancora largamente rispondono - a un principio: la collaborazione riduce la conflittualità,
aumentando le possibilità di composizione degli interessi nazionali.

Il gioco non è più a “somma zero”, secondo la logica in base alla quale per vincere occorreva che qualcun
altro perdesse.

La comunità internazionale se ne è grandemente giovata nella sua interezza, sul piano del riconoscimento
dei diritti, del progresso sociale, della crescita.

Il multilateralismo ha consolidato le prerogative dei cittadini, che, espresse e riconosciute in precedenza


dalle sovranità individuali degli Stati, si sono successivamente trasfuse nella protezione offerta a livello
internazionale. Basti pensare alla Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo.

Sul terreno economico, se volessimo misurare i risultati, noteremmo che il “multilateralismo prevalente”,
dal 1950 ad oggi, ha fatto aumentare di quattro volte il reddito medio annuale pro capite della popolazione
mondiale. Un successo di grande portata pensando che quest’ultima, nello stesso periodo è quasi triplicata.

E ancor più considerevole se si considera che la percentuale di popolazione che vive con meno di due dollari
al giorno si è nello stesso arco di tempo ridotta dal 75 al 10%.
Più liberi, più sicuri all’interno di società maggiormente coese, con una significativa mutualizzazione dei
princìpi su cui si basa la vita delle collettività.

Questi lusinghieri esiti, tuttavia, non hanno evitato che questa scelta sia stata oggetto, dalla fine del
secondo millennio, di una messa in discussione, di un progressivo appannamento.

Appare non inutile, sotto questo profilo, fare riferimento, sia pure brevemente, a questioni di fondo che
vanno ricordate, anche se possono apparire scontate, secondo una esigenza che affiora periodicamente.

Quali le finalità dell’ordinamento internazionale?

L’aspirazione alla pace e alla giustizia, anzitutto.

Ve ne è traccia profonda nella Costituzione italiana, agli art. 10 e 11 che indirizzano e guidano l’azione della
nostra Repubblica.

In linea di principio un ordinamento internazionale è chiamato a essere aperto a tutti gli Stati che si
riconoscano nelle sue finalità.

Cosa conduce a un ordinamento internazionale?

L’introduzione del diritto nei rapporti internazionali, con l’accantonamento del prevalere del criterio della
forza.

L’ambizione di assoggettare al diritto la politica internazionale altro non è che la trasposizione, a livello più
alto, del ruolo dello Stato nella vita di una comunità: essere baluardo contro il “bellum omnium contra
omnes”.

Così come eguaglianza, solidarietà e rispetto devono prevalere nei rapporti interni a una comunità, allo
stesso modo questi criteri devono trovare applicazione nella vicenda internazionale. Pace e giustizia
divengono, dunque, doveri degli Stati nei rapporti internazionali.

Lo Stato nella sua azione, all’interno dei propri confini, è vincolato da principi di salvaguardia e osservanza
dei diritti dei cittadini.

Perché dovrebbe essere slegato dagli stessi princìpi nell’esercizio della politica estera?

Secondo Kant, lo scopo finale della dottrina del diritto è l’uscita anche degli Stati dalla condizione di natura
bellica.

Eppure, il diritto a muovere guerra, di occupare altrui territori, l’uso della forza come regola dell’azione
internazionale sono stati ritenuti, a lungo, l’espressione all’estero del principio di sovranità, contraddetti poi,
nella loro liceità, solo dal Patto Briand-Kellog (Parigi, 1928), intitolato “Trattato di rinuncia alla guerra”.

A promuoverlo fu, in particolare, il Segretario di Stato degli Usa, Frank Kellog che, a fronte di una proposta
del ministro degli esteri francese, Aristide Briand, per un patto bilaterale di non aggressione, rilanciò un
accordo generale, multilaterale, con lo stesso obiettivo. Sessantatre Stati sottoscrissero il Trattato: fra essi,
accanto agli Usa e alla Francia, la Germania, l’Italia, il Giappone.

L’insuccesso risultò evidente.

E’ meno noto che il Trattato di Parigi costituì la base giuridica per l’esercizio della giurisdizione da parte del
Tribunale di Norimberga: si considerò che la Germania, in quanto firmataria del Patto, fosse colpevole di un
crimine internazionale.

Credo che la sostanza della questione sia tutta qui, nel passaggio del potere estero dalla agiuridicità alla
civiltà del diritto.
Il multilateralismo è la conseguenza naturale di questo passaggio e dell’estensione al rapporto fra gli Stati
dei princìpi che regolano la vita delle comunità nazionali.

Naturalmente non si può ignorare come alcune condizioni di base siano cambiate e di questo il
multilateralismo deve tenere conto.

Del resto è sempre avvenuto, a fronte dei cambiamenti che hanno caratterizzato, dopo la Seconda guerra
mondiale, la vicenda internazionale, dal processo di decolonizzazione al Trattato di Helsinki, alla crisi del
sistema sovietico internazionale e sino ad oggi.

Di tanto in tanto ci si interroga – accade ad esempio negli Stati Uniti d’America - sulla bontà di ambiti e
sistemi in cui la applicazione del requisito “uno Stato un voto” può portare alla spiacevole sensazione di
soggiacere a decisioni prese da altri. Prendono quindi forza posizioni di carattere revisionista rispetto a
quelle praticate all’origine della creazione della architettura degli organismi internazionali, a partire
dall’Onu.

Dai fondatori può venire proprio quello slancio al cambiamento, all’adattamento, frutto di nuove condizioni
nel contesto internazionale.

E’ evidente, al contrario, che la rinuncia a svolgere un ruolo nei processi multilaterali pesa ed è destinata a
pesare, tanto più se la risposta alla domanda se serva una “governance” mondiale dei processi globali è
affermativa; e non può essere altrimenti.

Del resto con quale “attrezzo” organizzare diversamente le relazioni internazionali, rispettando criteri di non
interferenza, non imposizione, rifiuto dell’uso della forza, cooperazione sulla base dell’eguaglianza?

Non si tratta di cantare le lodi del multilateralismo – dopo averne ricordato ragioni storiche e caratteri
positivi - quanto piuttosto di riflettere sugli strumenti e le metodologie con le quali la comunità
internazionale intenda affrontare il futuro dell’umanità.

Sostituire alle politiche di cooperazione quelle di competizione certamente non aiuterebbe.

La competizione tra Stati lasciò il posto, dopo il 1945, alla competizione tra sistemi, fase esauritasi con la
caduta del muro di Berlino giusto trenta anni fa! Ora emerge la tentazione di tornare alla concorrenza fra
gli Stati, come un secolo addietro?

Si insegue il multilateralismo sui temi della sicurezza e si vorrebbe applicare il bilateralismo ai trattati
commerciali? Quando si prospettano guerre economiche, andrebbe posta attenzione al sostantivo più che
all’aggettivo.

Occorre un esercizio di grande e congiunta responsabilità.

Può il “bene comune” dei cittadini di uno Stato essere contrapposto al “bene comune” dei cittadini di un
altro Stato? Esiste un “bene” comune all’intera umanità?

La risposta a questi interrogativi è nota ed è anche frutto del multilateralismo.

Ogni qual volta ci si trova davanti a crisi che appaiono ingestibili ci si appella subito alla necessità di
un’azione collettiva.

Le emergenze petrolifere, negli anni ’70 e poi ’80 del secolo scorso, portarono alla creazione del G6 e agli
incontri di Rambouillet (e, addirittura, alla approvazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite della Carta dei doveri economici degli Stati). In quella congiuntura gli Stati Uniti, con Kissinger,
invocarono la necessità di passare da una gestione della questione da parte dei singoli Stati a una gestione
congiunta.
In tempi più recenti le vicende del terrorismo internazionale hanno sollecitato interventi da parte delle
Nazioni Unite, della Nato, talvolta di coalizioni di volenterosi una tantum.

Un grande esercizio di stabilizzazione internazionale del dopoguerra fu la Conferenza di Helsinky del 1975,
da cui nacque l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, scarsamente resa
efficace nei decenni successivi, eppure preziosa.

In definitiva, mentre aumentano le esigenze di governance globale vengono messi in discussione i mezzi che
permettono di soddisfarle.

Le istituzioni multilaterali riflettono inevitabilmente, d’altra parte, gli equilibri reali del momento e il
prevalere, nei singoli Stati, di orientamenti e di interessi dominanti, talvolta per via elettorale.

Si ripropone, quindi, il quesito: in discussione è la soluzione multilaterale o, piuttosto, le insufficienze delle


istituzioni che incarnano l’ordinamento internazionale?

Rilevanti perplessità nascono dalla circostanza che la globalizzazione, mentre ha sensibilmente migliorato le
condizioni di vita in larga parte del globo, ha provocato tensioni e disuguaglianze pronunciate nei Paesi a
economia matura: la insufficienza dell’azione delle istituzioni economico-finanziarie multilaterali, nella
gestione di queste conseguenze, ha generato una diffusa disaffezione delle popolazioni interessate verso
questi stessi organismi, Unione Europea inclusa.

Sotto il profilo delle tensioni sociali è opportuno ricordare, ancora una volta che la quota riservata alla
remunerazione del lavoro è passata, nei Paesi sviluppati (Ocse), da una incidenza del 68% sul Pil a metà
degli anni ’60 del secolo scorso, al 58% di trent’anni dopo.

Così come va sottolineato che mentre il capitale umano rappresenta il 65% della ricchezza globale, nei Paesi
a basso reddito raggiunge solo il 41%.

E’ quindi evidente che il multilateralismo non è colpevole degli effetti negativi della globalizzazione, quanto,
piuttosto, ne costituisce un rimedio, per indicare e raggiungere, insieme, regole e obiettivi comuni per
rimuoverli.

I due terreni non vanno confusi.

La sfida consiste nel passare da un approccio difensivo alla scelta di governare i fenomeni che si presentano.

Il progresso nelle tecnologie della comunicazione, i social media, le minacce “asimmetriche”, la crescita di
nuovi attori geopolitici e di attori globali non statuali, il terrorismo, i fenomeni di radicalizzazione presenti
nelle società, così come la preoccupante accelerazione nei cambiamenti climatici, responsabili per quota
parte dei fenomeni migratori, rappresentano potenti fattori di cambiamento o di potenziale instabilità e
allarme ai quali anche il mondo delle relazioni fra Stati si deve adeguare.

Purtroppo è facile constatare come, di fronte a queste sfide orizzontali, il ritorno a logiche di “potenza”
rischi di assumere valenza prevalente rispetto alla logica del dialogo.

Questo anche sul terreno delle misure di prevenzione dei conflitti, con ritorno a un passato gravido di rischi,
soprattutto se consideriamo che fra le prime vittime di questo nuovo scenario dobbiamo annoverare alcuni
regimi - come l’Anti-Ballistic Missile Treaty (ABM) o la Convenzione sulle Forze Convenzionali in Europa o il
Trattato sui Missili Nucleari a gittata intermedia (INF) - istituiti per rendere l’intero pianeta un luogo per
tutti più sicuro. Fatti, questi ultimi, destinati a riportare un contesto di competizione militare e insicurezza
nel Vecchio continente.

Cosa realisticamente possiamo fare per ripristinare condizioni che restituiscano forza al multilateralismo
quale “motore” principale delle relazioni internazionali?
Per quanto ci riguarda più da vicino non è difficile concludere che nessun Paese europeo possa incidere così
profondamente sulla realtà internazionale da poterne condizionare durevolmente il corso.

Una risposta più credibile e concreta potrebbe invece venire dal soggetto che gli europei hanno insieme
creato: l’Unione.

Di fronte alla scomposizione in atto, è possibile che la UE - nella sua evoluzione auspicabilmente verso
un’Unione sempre più stretta - possa realisticamente fornire al sistema del multilateralismo quella “massa
critica” aggiuntiva atta a ridargli slancio? E, se sì, quali le condizioni perché questo accada?

Al primo interrogativo si potrebbe semplicemente rispondere che l’Unione ha tutte le potenzialità per
infondere “linfa” vitale al multilateralismo, perché di questo metodo vive giornalmente.

Se riuscirà, quindi, a darsi maggiore coesione, non potrà che essere una “potenza” multilaterale in grado di
far sentire, al più alto livello, una voce, frutto di una riflessione plurale, che trova radicamento in quei valori
civili e politici che ne rappresentano il frutto migliore.

Quanto al secondo interrogativo, di cosa necessita maggiormente l’Unione, nel suo articolato cammino
verso una crescente integrazione, per fare un “salto di qualità” tale da poter richiamare gli altri grandi
“attori” - in primis Stati Uniti, Cina e Russia, ma non soltanto questi - al rispetto sostanziale delle regole del
multilateralismo?

I molti “cantieri” aperti tesi a completarne l’architettura dimostrano che in larga misura i Governi europei
continuano a ritenere che la scelta di integrazione - seppur declinata in maniera non sempre univoca -
rappresenti ancora la strada maestra.

Il focus, tuttavia, rimane sovente ristretto a interventi nati in momenti di necessità. Interventi che hanno
permesso di superare singole difficoltà ma che, successivamente, si sono rivelati parziali e poco adatti a un
rafforzamento dell’Unione in tutte le direzioni

Quello di cui avremmo necessità - e il nuovo ciclo che si apre a Bruxelles rappresenta, su questo piano,
un’opportunità da cogliere - è un disegno di più ampio respiro che consenta di porre mano alle “debolezze
strutturali” dell’Unione per attenuarne gradualmente la portata.

Queste fragilità attengono - in sintesi estrema - a due aree: quella della politica estera e quella della politica
economica.

Il ciclo istituzionale che si è appena concluso ha visto l’Unione muovere passi significativi verso la definizione
di una politica estera e di sicurezza comune più definita.

Con l’approvazione della “Strategia Globale”, su spinta dell’Alto rappresentante, Federica Mogherini, si è
posta una “prima pietra” nel tentativo di tradurre una “visione comune” in una “azione comune”. Un passo
importante che necessita di essere immediatamente ripreso, rafforzato e approfondito.

La dispersione delle forze indebolisce tutti, di fronte a una realtà sempre più complessa, nella quale i
conflitti si giocano su più livelli: militare, cyber, intelligence, a cui si aggiunge l’insidioso universo delle
risposte asimmetriche.

Anche sul piano degli strumenti, sono stati realizzati risultati incoraggianti. Sono, infatti, intervenute
positive novità come l’approvazione della PESCO e del Fondo Europeo per la Difesa. Progetti che necessitano
anch’essi di mettere più forti radici nella dinamica comunitaria

Siamo dunque su di una linea di positiva evoluzione.

Una linea che non è in contrasto con l’appartenenza della stragrande maggioranza dei Paesi dell’Unione
all’Alleanza Atlantica. Al contrario, mettere a fattor comune risorse e strumenti accresce le capacità. L’ottica
rimane quella della complementarità e di un’evoluzione destinata a rendere l’Alleanza più forte nel servire
gli interessi comuni.

Un’Europa più coesa significa, quindi, rafforzare l’engagement fra le due sponde

dell’Atlantico attorno ai princìpi di libertà e democrazia che sono alla base del Trattato.

La seconda area che l’Unione deve rafforzare è quella della politica economica.

Il livello di benessere che l’Unione ha garantito ai propri cittadini - certamente superiore a quello che
singolarmente gli Stati membri sarebbero riusciti a fornire - è strettamente legato al sistema di
collaborazione internazionale che mosse i suoi primi passi a Bretton Woods.

La possibilità di libero scambio di beni e servizi, in larghissime quantità e senza restrizioni, ha caratterizzato
lo sviluppo dell’economia europea dal secondo dopoguerra ad oggi.

L’Europa è fortemente dipendente dal buon funzionamento dei mercati internazionali, dalla sua capacità di
esportazione e dalla presenza di economie aperte alla importazione.

Principale blocco commerciale al mondo, l’Unione Europea deve saper perseguire partnership positive,
equilibrate, mutualmente vantaggiose, nella consapevolezza che un assetto basato esclusivamente su una
generale vocazione di tutti i Paesi alla mera esportazione di beni e servizi porterebbe alla competizione di
tutti contro tutti, in un rincorrersi di protezionismo e guerre commerciali.

Contribuire a un diverso equilibrio internazionale passa anche dal sostegno alla domanda, stemperando le
tensioni che si addensano sui rapporti commerciali, le cui conseguenze in termini di contrasti doganali
sarebbero negative per tutti.

L’Unione va dotata urgentemente di autonomi strumenti di politica economica e fiscale e non soltanto in
funzione anticiclica ma anche - e direi soprattutto - allo scopo di permettere all’Europa di rimanere “al
passo” con le grandi realtà economiche di oggi.

Senza un consistente flusso di investimenti in ricerca, sviluppo e formazione, in ammodernamento delle


infrastrutture fisiche e informatiche o per contrastare il cambiamento climatico, l’Unione, tra l’altro, non
potrà mai aspirare a far parte del ristretto club dei grandi attori internazionali; e rinunzierebbe a fornire
sulla scena mondiale, da protagonista, il contributo dei suoi valori e della sua visione.

Nessuna azienda europea compare oggi fra le maggiori a livello mondiale e nessuna delle big tecnologiche
proviene dal continente europeo.

Un’Europa più solida (e più coesa), diverrebbe un partner internazionale più credibile.

Si affermerebbe come architetto esperto per il cantiere del nuovo multilateralismo, portando in dote
un’esperienza di valore: l’applicazione con successo del criterio della sussidiarietà istituzionale.

Un partner che - per la sua stessa natura di soggetto che raccoglie e valorizza la ricchezza delle sue diverse
componenti - vede nel dialogo, nella composizione programmatica degli interessi, il metodo prìncipe non
solo per affrontare i grandi “nodi” delle relazioni internazionali, ma per sviluppare nella convivenza e nella
cooperazione il futuro dell’umanità.

Signor Presidente dell’ISPI,

Signore e Signori,

mentre ringrazio l’Istituto per la convocazione di questo Forum così opportuno, osservo che la scelta
europeista e atlantica - a distanza di 70 anni dalla firma del Patto Atlantico e a 68 dal Trattato istitutivo
della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio – e l’adesione convinta alle Nazioni Unite (nel 2020
celebreremo i 75 anni dalla fondazione), continuano a essere fondamentali per l’Italia, che, in esse, ha
potuto sviluppare pienamente la proiezione internazionale dei suoi interessi e la testimonianza dei valori del
suo popolo.

In particolare, la Repubblica italiana ha trovato nel processo di integrazione europea lo strumento per avere
voce in capitolo nella risposta alle sfide che si sono presentate in questi sessant’anni.

Oggi, ancora di più, la voce dell’Europa a favore dei diritti della persona e delle minoranze, il suo impegno
per la pace e la democrazia, possono fare la differenza in un mondo percorso da tentazioni di ritorno a un
passato conflittuale e di costruzione di nuovi muri.

Un’Europa capace di poter giocare questo ruolo suona garanzia per incanalare tensioni e contrapposizioni
verso soluzioni proficue per tutti gli attori.

Una garanzia di robusto ancoraggio al multilateralismo, unica alternativa a un mondo “a somma zero”.”

 Le organizzazioni sono state inventate per collaborare mediante accordi a livello


internazionale

L’INDIVIDUO

Qual è la posizione degli individui nel panorama internazionale?

Tema complesso dato che la comunità internazionale è una società di stati.

La società internazionale è una società di governati dove l’individuo è tendenzialmente suddito e per secoli
tradizionalmente l’individuo non è stato considerato soggetto di diritto internazionale.  individuo oggetto
di diritti reali da parte dello stato (impostazione tradizionale).

Alla domanda l’individuo è soggetto di diritto internazionale?

- Prima no
- Ora la dottrina: l’individuo vede crescere il suo profilo, paradossalmente si è cominciato da qui cioè
l’individuo autore di crimini internazionali è stato nei processi di Norimberga e Tokio è stato
chiamato a rispondere direttamente alla violazione di norme internazionali.
La comunità internazionale processa degli individui  a giudicare è un tribunale internazionale
sulla base di regole e norme internazionali.
Con il c.d. diritto internazionale dei diritti umani  sviluppatosi dopo la Seconda guerra mondiale,
che ha fatto si che nel piano internazionale ci fosse un innalzamento dell’individuo che sempre più
diventa destinatario di norme
Es. convenzione europea dei diritti dell’uomo che ha istituito una corte europea dei diritti
dell’uomo davanti alla quale si produce una realtà tale per cui un individuo può citare uno
stato davanti ad una corte internazionale, non solo l’individuo ha diritto d’azione ma può
anche vincere se la corte dopo la valutazione di ricevibilità decide di entrare nel merito.

Questo innalza seriamente l’individuo, non è ancora una soggettività piena.

L’individuo in quanto tale non è membro della società internazionale e non partecipa alla vita di relazione
internazionale.
L’orientamento più recente della dottrina riconosce la limitata soggettività internazionale cioè diritti e
obblighi che discendono direttamente dal diritto internazionale senza necessità di mediazione

Es. le sanzioni agli oligarchi russi  lo stato interviene, la norma colpisce l’individuo cioè l’oligarca
russo ma l’azione la pone in essere un organo dello stato italiano nel caso di specie la finanza

Questa limitata soggettività internazionale si traduce in:

- Legittimità ad agire davanti a giudici internazionali nei confronti distati per lamentare violazioni di
diritti garantiti in strumenti internazionali
- Responsabilità penale per violazione del diritto internazionale che può essere accertata da giudici
internazionali

NB. Oggi la corte internazionale sta investigando sui crimini commessi in Ucraina

Lo straniero

L’individuo si trova nella sfera della sovranità statuale ma c’è una situazione particolare degli stranieri cioè
una categoria particolare di individui per cui il diritto internazionale ha creato delle regole specifiche.

Definire chi è lo straniero è difficile, potenzialmente lo siamo tutti.

- il diritto internazionale consuetudinario detto anche generale non prevede limiti sull’ammissione
degli stranieri cioè lo stato sovrano è libero di determinare se-come-quando ammettere cittadini
stranieri sul proprio territorio.
Lo stato è anche libero di espellere uno straniero, l’evoluzione più recente prevede solo che non
avvenga in modo oltraggiosa.
Se lo ammette deve praticare un trattamento conforme alle norme sui diritti umani, in primo luogo
la garanzia del diritto alla vita.
- Il diritto internazionale pattizio vede numerosi trattati che obbligano gli stati ad ammettere
determinate categorie di stranieri, in particolare i rifugiati, e conseguentemente il divieto di
espellere determinate categorie di individui.

Quando uno stato ospita degli stranieri nel proprio territorio ha l’obbligo di proteggerlo  contraddizione
per secoli dato che ai propri cittadini poteva far ciò che voleva

ES il sovrano che nel suo regno vessava i sudditi ma pretendeva dall’estero di andare e godere di
molti diritti  questo rapporto era dovuto al fatto che ciò che era nella sfera territoriale del
sovrano del suo e poteva disporne come voleva mentre all’estero esistevano ed esistono norme di
tutela degli stranieri collegati al concetto di sovranità.

Questo esempio spiega l’apparente contraddizione

Il confine tra diritto pattizio e consuetudinario su questo tema sia sempre meno netto, ci sono molti limiti
dello stato sui diritti umani.

 PRESENTAZIONE CLINICA LEGALE DIRITTI UMANI “STRATEGIC LITIGATION


INTERNATIONAL HUMAN RIGHTS LEGAL CLINIC”

LEZIONE 6
Diritto internazionale 05/10/2022
Conferenza alle 15.30 sala lauree blu

Giovedì 13 ottobre, al Sermig alle 18.45, tiene lezione il direttone dell’ISPI


ATTUALITA’

Sia in TV che nei social media che nei giornali viene ripetuta una sciocchezza rispetto alla paura che il
mondo legittimamente ha in relazione a Putin che potrebbe attuare la minaccia del nucleare, potrebbe dar
luogo ad una risposta militare, “a Mosca, il Cremlino, la strategia russa non userebbe mai il nucleare se non
ci fosse una minaccia reale per lo stato”.

Questo concetto non è frutto della dottrina russa ma della corte internazionale di giustizia nella pronuncia
cioè nel parere del 1996, dicendo che bisogna tener conto “del fondamentale diritto ad ogni stato alla
sopravvivenza” cioè solo se si è oggetto di un attacco armato  nel caso russo non si configura dato che è
Putin l’aggressore.

Tutto dipende da cosa vuol dire “sopravvivenza dello stato”, sicuramente non è il caso della Russia.

Il diritto internazionale oggi dovrebbe essere un limite all’azione politica.

Un passo avanti di civiltà viene fatto quando la comunità internazionale ha ripudiato la guerra.

La differenza tra le 3 potenze:

- USA:
o Grande Potenza politica
o Grande Potenza militare
- Cina
o Grande potenza economica
o Media potenza militare
- Russia
o Media potenza economica
o Media potenza militare

La speranza risiede nella Cina, nel momento in cui essa buttasse il suo peso diplomatico, il Cremlino
dovrebbe fermarsi, se vincesse Putin la Cina farebbe due passi indietro e si prenderebbe Taiwan.  la Cina
prospera con il commercio e il commercio prospera con la pace.

La corea del nord è una potenza nucleare media mai dichiarata, ufficialmente non lo è nonostante lo sia,
ogni tanto Putin vuole attirare l’attenzione su di sé  l’unica speranza politica è che la Cina “tenga al
guinzaglio” Putin, gli accordi fatti con Putin non hanno affidabilità

GLI STRANIERI PT 2

È lo stato sovrano che decide se-come-quando-in che misura ammetterli sul suo territorio, come
conseguenza ogni stato è libero di determinare la propria politica di immigrazione permanente o
temporanea.

Diversi si presenta il caso in cui, rifiutando il diritto di stranieri lo stato viola i diritti di stranieri.

Oggi c’è una continua tensione tra la pretesa di sovranità degli stati e il rispetto dei diritti umani che spesso
richiede ingerenza e a volte addirittura intervento, la comunità internazionale ha strumenti di pressione
verso gli stati violatori di diritti umani.

Quando uno stato respinge dei c.d. “barconi”, con umani a carico, c’è una violazione dei diritti umani:
diritto alla vita. Sparare ai barconi è impensabile nonostante alcune autorità lo propongono.

Ieri, ci sono state diverse iniziative per ricordare la tragedia del 3 ottobre 2013, dove sono morte 380 e più
persone nel mediterraneo.  solo uno dei tanti episodi.
Lo scopo principale del diritto internazionale è fornire gli strumenti giuridici fondamentali per interpretare
l’attualità, lo studioso deve capire di chi e quali sono le responsabilità e individuare gli strumenti con cui
intervenire per non ripetersi (livello multidisciplinare): i temi del diritto in mare, soccorso, ecc sono
fondamentali per conoscere e capire (Einaudi “conoscere per deliberare”).

Si rivendica il diritto dello stato di controllare le frontiere e i flussi migratori  consentito dal diritto
internazionale ma tale diritto non ammette che questo si accompagni da violazioni gravi dei diritti umani.

Nella nostra classe politica, affiora questa idea “fermiamo l’immigrazione con qualunque mezzo, “blocco
navale” (che nel diritto internazionale è un atto di guerra cioè fa parte del diritto internazionale dei conflitti
armati).

Qualche anno fa in commissione congiunta tra parlamento e governo, esteri e difesa fu convocato il capo
maggiore della marina militare e gli fecero questi discorsi sull’immigrazione, egli rimase ad ascoltare e
spiegò  non si può chiedere a un marinaio di non salvare un soggetto in mare (legge non scritta, “legge
del mare”).

per il diritto pattizio invece numerosi trattati contemplano obblighi a carico dello stato in questa materia

art 3 convenzione nazioni unite  divieto di estradare in un paese che pratica la tortura.

Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il collegato protocollo del 31 gennaio del 1967

- Art 1: lo status di rifugiato spetta ad una persona che ha ragione di temere di essere perseguitata
nel proprio paese per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale,
opinioni politiche

“Ai fini della presente Convenzione, il termine di «rifugiato» è applicabile: 1. a chiunque sia
stato considerato come rifugiato in applicazione degli accordi del 12 maggio 1926 e del 30
giugno 1928, oppure in applicazione delle convenzioni del 28 ottobre 1933 e del 10 febbraio
1938 e del protocollo del 14 settembre 1939, o infine in applicazione della Costituzione
dell’Organizzazione internazionale per i rifugiati; le decisioni prese circa il riconoscimento della
qualità dì rifugiato dell’Organizzazione internazionale per i rifugiati durante lo svolgimento del
suo mandato non impediscono il riconoscimento di tale qualità a persone che adempiono le
condizioni previste nel paragrafo 2 del presente articolo; 2. a chiunque, per causa di
avvenimenti anteriori al 1° gennaio 1951 e nel giustificato timore d’essere perseguitato per la
sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo
sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non
può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque,
essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non
può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. Se una persona possiede più
cittadinanze, l’espressione «Stato di cui possiede la cittadinanza» riguarda ogni Stato di cui
questa persona possiede la cittadinanza. Non sono considerate private della protezione dello
Stato di cui possiedono la cittadinanza le persone che, senza motivi validi fondati su un timore
giustificato, rifiutano la protezione di uno Stato di cui posseggono la cittadinanza. B. 1. Agli
effetti della presente Convenzione, possono essere considerati «avvenimenti anteriori al I`
gennaio 1951» nel senso dell’articolo 1, sezione A: a) «avvenimenti accaduti anteriormente al
1° gennaio 1951 in Europa»; b) «avvenimenti accaduti anteriormente al 1° gennaio 1951 in
Europa o altrove». Ciascuno Stato Contraente, all’atto della firma, della ratificazione o
dell’accessione, farà una dichiarazione circa l’estensione che esso intende attribuire a tale
espressione per quanto riguarda gli obblighi da esso assunti in virtù della presente
Convenzione. 2. Ciascuno Stato Contraente che si sia pronunciato per la definizione della
lettera a può in ogni tempo estendere i suoi obblighi pronunciandosi per la definizione della
lettera b mediante notificazione al Segretario generale delle Nazioni Unite. C. Una persona, cui
sono applicabili le disposizioni della sezione A, non fruisce più della presente Convenzione: 1.
se ha volontariamente ridomandato la protezione dello Stato di cui possiede la cittadinanza; o
2. se ha volontariamente riacquistato la cittadinanza persa; o 3. se ha acquistato una nuova
cittadinanza e fruisce della protezione dello Stato di cui ha acquistato la cittadinanza; o 4. se è
volontariamente ritornata e si è domiciliata nel paese che aveva lasciato o in cui non si era più
recata per timore d’essere perseguitata; o 5. se, cessate le circostanze in base alle quali è
stata riconosciuta come rifugiato, essa non può continuare a rifiutare di domandare la
protezione dello Stato di cui ha la cittadinanza. Tuttavia, queste disposizioni non sono
applicabili ai rifugiati indicati nel paragrafo 1 della sezione A del presente articolo, che possono
far valere, per rifiutare la protezione dello Stato di cui possiedono la cittadinanza, motivi gravi
fondati su persecuzioni anteriori; 6. trattandosi di un apolide, se, cessate le circostanze in base
alle quali è stato riconosciuto come apolide, egli è in grado di ritornare nello Stato dei suo
domicilio precedente. Tuttavia, queste disposizioni non sono applicabili ai rifugiati indicati nel
paragrafo 1 della sezione A del presente articolo, che possono far valere, per rifiutare di
ritornare nello Stato dei loro domicilio precedente, motivi gravi fondati su persecuzioni anteriori.
D. La presente Convenzione non è applicabile alle persone che fruiscono attualmente della
protezione o dell’assistenza di un’organizzazione o di un’istituzione delle Nazioni Unite che non
sia l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Se tale protezione o tale assistenza
cessa per un motivo qualsiasi senza che la sorte di queste persone sia stata definitivamente
regolata conformemente alle risoluzioni prese in merito dall’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, esse fruiscono di tutti i diritti derivanti dalla presente Convenzione. E. La presente
Convenzione non è applicabile alle persone che secondo il parere delle autorità competenti dei
loro Stato di domicilio hanno tutti i diritti e gli obblighi di cittadini di detto Stato. F. Le
disposizioni della presente Convenzione non sono applicabili alle persone, di cui vi sia serio
motivo di sospettare che: a) hanno commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra
o un crimine contro l’umanità, nel senso degli istrumenti internazionali contenenti disposizioni
relative a siffatti crimini; b) hanno commesso un crimine grave di diritto comune fuori dei paese
ospitante prima di essere ammesse come rifugiati; c) si sono rese colpevoli di atti contrari agli
scopi e ai principi delle Nazioni Unite.”

- Art 33: prevede il principio del non refoulement (non respingimento)

“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di
territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua
religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni
politiche. 2. La presente disposizione non può tuttavia essere fatta valere da un rifugiato se per motivi
seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del paese in cui risiede oppure costituisca,
a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per
la collettività di detto paese.”

La convenzione prevede anche l’obbligo per chi viene riconosciuto come rifugiato l’obbligo di rispettare le
leggi del paese ospitante. Un tempo si faceva riferimento all’asilo politico che oggi, dopo la convenzione di
Ginevra viene assorbito nello status di rifugiato.

Per ottenere lo status di rifugiato ci sono una serie di procedure per accertare la natura della richiesta e se
sussistono i requisiti.

Il problema è che queste norme sono vecchie, i politici e i diplomatici degli anni ’50 facevano riferimento a
chi scappava dalla Russia di Stalin, mezza Europa stava scappando.

Oggi queste norme hanno subito delle variazioni importanti, perché è aumentato drasticamente il numero
diventando un fenomeno di massa, la comunità internazionale ha dovuto “allargare i cordoni”, sono decine
di milioni di rifugiati.
Su queste norme, secondo la dottrina internazionale contemporanea, esercita un’influenza notevolissima il
diritto dei diritti umani che è a carico degli stati.

Il mondo è abituato a pensare in questo modo:

- Paesi che originano rifugiati


- Paesi che sono da transito per i rifugiati
- Paesi che accolgono rifugiati

Es. il Sudan è tutti e 3.

Il presidente dell’ordine di malta, in una conferenza alla santa sede, dice “smettiamo di vedere i flussi
migratori dal nostro angolino, noi vediamo quella minima fetta che si rivolge al mediterraneo ma il grande
fenomeno migratorio non è questo bensì quello che va verso il sud dell’africa.”

Il diritto pattizio pone molti limiti:

Es. le norme sulla cittadinanza UE (CDFUE e trattati)  evoluzione importante cambia il concetto di
straniero che non è più solo fuori dal paese ma è straniero per noi che risiediamo nell’UE è al di
fuori dell’UE. Un soggetto con la cittadinanza UE e che risiede in un altro paese UE ha diritto a
partecipare alle elezioni politiche del paese in cui risiede.
Questo fa si che un cittadino europeo in virtù delle norme pattizie non è uno straniero.

La protezione diplomatica

Se lo stato non rispetta le norme relative agli stranieri, commette un illecito nei confronti dello stato della
cittadinanza di quello straniero  negli anni si è sviluppato lo statuto della protezione diplomatica.

La protezione diplomatica fa si che lo stato da cui proviene lo straniero che subisce un danno e un illecito
può opporsi:

La protezione diplomatica è un istituto che ha origini antiche e per diversi secoli ha costituito lo strumento
principale a tutela dei diritti e degli interessi delle persone fisiche (e giuridiche) nei loro rapporti con Stati
stranieri. La comunità internazionale si è occupata in varie occasioni dell’istituto in parola e, da ultimo, nel
2006 con l’adozione del Progetto di articoli sulla protezione diplomatica da parte della Commissione di
diritto internazionale (CDI) delle Nazioni Unite. La protezione diplomatica può essere definita come la
facoltà dello Stato di agire a tutela di un suo cittadino che all’estero abbia subito una violazione dei suoi
diritti (o beni) da parte di un altro stato.

Il diritto della protezione diplomatica è un diritto dello stato non dell’individuo, nonostante spesso nella
cronaca questo venga attribuito al soggetto  il diritto di intervenire per “fare giustizia” dei diritti/interessi
dell’individuo violati da parte di uno Stato straniero non appartiene al soggetto direttamente leso, bensì al
suo Stato di cittadinanza. E ciò perché la violazione dei diritti del cittadino costituisce una violazione
(indiretta) del diritto proprio dello Stato al rispetto delle norme internazionali che stabiliscono obblighi in
materia di trattamento degli stranieri (essendo ormai definitivamente superata la concezione per cui gli
individui sarebbero “beni” dello Stato ed esso agirebbe a protezione di suoi beni). Questo implica che il
presupposto per l’esercizio del diritto dello Stato di intervenire in protezione diplomatica è l’esistenza di
una violazione di norme di diritto internazionale

Es. il caso della ragazza che qualche giorno fa è stata arrestata in Iran, lo stato interviene a titolo di
protezione diplomatica, è lo stato che sceglie di esercitare un suo diritto e suo si riferisce allo stato
non alla ragazza.

ATTUALITA’: Nei giorni scorsi, non si sa esattamente quando, è stata arrestata a Teheran (in Iran)
una donna italiana di 30 anni, che è riuscita a mettersi in contatto solo domenica con il padre in
Italia dicendogli di trovarsi in una prigione della capitale iraniana. La donna si chiama Alessia
Piperno, di Roma, e la notizia del suo arresto è stata data proprio dal padre, Alberto Piperno, in un
post su Facebook (ora rimosso) in cui diceva che la figlia lo aveva contattato per telefono per dirgli
che era stata fermata dalla polizia dopo avere festeggiato il proprio compleanno con alcuni amici a
Teheran, dove si trovava dallo scorso luglio per un viaggio.

La domanda che si pone lo stato è: metto in gioco le mie trattative e accordi bilaterali per questo
caso?

In questo caso lo stato se n’è fatto carico per diversi motivi tendenzialmente legati al fatto che la
ragazza è stata arrestata poiché esercitava il suo legittimo diritto alla libertà di informazione ecc.

Recentemente si è affermata la pratica per cui prima di adire la protezione diplomatica si cerca di esaurire
precedentemente tutti i rimedi e ricorsi interni cioè si usa in ultima istanza la protezione diplomatica.

LE FONTI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

Fonti: insieme di regole di condotta, La distinzione essenziale è

- Diritto internazionale generale


o Non scritte
o Diritto spontaneo  si formano
o Generalmente riconosciute e accettate
- Diritto internazionale particolare o pattizio o convenzionale o positivo o della volontà degli stati
o Scritto
o Codificato

Lo statuto della corte internazionale di giustizia all’ art 38:

“Ai sensi dell'art 38 dello statuto della Corte internazionale di giustizia, la Corte ha funzione di decidere in
base al diritto internazionale le controversie che le sono sottoposte, e deve applicare:

1) le CONVENZIONI INTERNAZIONALI sia generali che particolari, che stabiliscono norme espressamente
riconosciute dagli stati in lite

2) CONSUETUDINE INTERNAZIONALE

3)PRINCIPI GENERALI DI DIRITTO riconosciuti dalle nazioni civili”

In più si può fare un accenno alle fonti di 3 grado

Gerarchia:

- Consuetudine internazionale
o Prove di una pratica generale accettata come diritto
o Due elementi:
1- Elemento oggettivo (o materiale) c.d. diurnitas: ripetizione costante e uniforme nel
tempo di un medesimo comportamento cioè una pratica generale (prassi)
2- Elemento soggettivo (o psicologico): opinio juris sive necessitatis cioè la convinzione
che quel comportamento sia giuridicamente obbligatorio, viene accettato come diritto
imposto da una regola giuridica

Es. piattaforma continentale nel mare del nord 1969, pronuncia della CIG  non basta la
prassi cioè la diurnitas deve essere accompagnata dal convincimento della sua doverosità
altrimenti una violazione ripetuta molte volte nel tempo potrebbe diventare norma
giruidica

o Caratteristiche:
 Valida erga omnes  portata soggettiva generale
 Fonte primaria dell’ordinamento internazionale  disciplina gli aspetti generali e
fondamentali dei rapporti internazionali
 Flessibilità
 Natura derogabile della consuetudine
Es. a meno che non sia imperativa una consuetudine secolare può
essere modificata
 L’evoluzione delle norme consuetudinarie
 Le norme consuetudinarie imperative (jus cogens)
 Tempo di formazione:
 Problema quantificarlo in una regola fissa
 Elemento importante: si applicano le consuetudini anche a stati di nuova
formazione e uno stato non può sottrarsi all’applicazione della consuetudine (non è
un diritto a la carte)
 Crea diritto spontaneo
- I principi generali di diritto
o I principi generali riconosciuti dalle nazioni civili  ai paesi ex coloniali non piace il termine
civile ma non si riferisce a quello
o essi rappresenterebbero una fonte utilizzabile là dove manchino norme pattizie (accordi) o
consuetudinarie applicabili al caso concreto.
o Sono principi generali che siano comuni agli ordinamenti
 Ne bis in idem
 Principio di legalità
 …
o La rilevazione ha alcune condizioni:
 Riconosciuti e applicati
 Devono essere sentiti obbligatori e necessari
 Conforti  A detta del Conforti debbono sussistere due requisiti perché
principi statali possano essere applicati a titolo di principi generali di diritto
internazionale:
o tali principi devono esistere ed essere uniformemente applicati
nella gran parte degli Stati;
o tali principi devono essere sentiti come obbligatori e necessari
anche dal punto di vista internazionale, ossia tali da imporre
comportamenti che gli Stati non possano non tenere.
Intesi in questo modo, i principi generali di diritto riconosciuti dalle Nazioni
civili non costituiscono altro che una categoria sui generis di norme
consuetudinarie internazionali.
 Diurnitas
 Opinio juris

L’OPINIO JURIS:

- Convinzione che il comportamento tenuto sia giuridicamente dovuto


- Nel 1996 la CIG nel parere sull’uso delle armi nucleare  esiste una norma consuetudine che vieta
la minaccia e l’uso del nucleare?
o Per alcuni si
o Per alcuni no

La corte sembrerebbe dire che nessuno stato l’ha usata perché nessuna potenza nucleare ha
mai visto in gioco la sua sopravvivenza  non c’è prassi e non c’è opinio juris

LEZIONE 7, 8, 9
Diritto internazionale 10-11-12/10/2022
 Il diritto dei Trattati

È la parte preponderante del sistema normativo, i trattati sono fonti di secondo grado che danno vita al c.d.
diritto internazionale pattizio (gli Stati si mettono d’accordo). Il diritto dei Trattati nasce come diritto non
scritto, poi nel 1969 con la Convenzione di Vienna si adotta il Trattato sul diritto dei Trattati. Il numero dei
Trattati aumenta esponenzialmente (le raccolte dei Trattati assumono cifre altissime – es. The Consolidated
Treaty Series 243 volumi, The League of Nations Treaty Series 205 volumi).

Nell’ambito del diritto dei Trattati è irrilevante il nomen iuris (possono essere usate indifferentemente le
nomenclature: accordo, Patto, Convenzione, Carta, Statuto, Protocollo) gli stati sono liberi di determinare il
contenuto ed anche il nome degli accordi. Definizione di trattato: Accordo nato dall’incontro di due o più
volontà provenienti da soggetti del diritto internazionale volto a creare, modificare o estinguere norme
internazionali. L’obbligatorietà sta nel fatto che gli Stati che pongono la norma si impegnano anche a
rispettarla.

Procedimento di formazione: in realtà gli stati sono liberi di agire come meglio credono ma c’è un
procedimento definito solenne che si compone delle seguenti fasi: 1. negoziato 2. adozione testo 3. ratifica,
4. scambio o deposito delle ratifiche. Ci sono poi gli accordi in forma semplificata: nati dallo scambio di
note diplomatiche.

1. Il negoziato

Negozia il plenipotenziario: un soggetto che viene dotato dei pieni poteri, nel nostro sistema sono nominati
dal Presidente della Repubblica su proposta del Governo (solitamente scelto tra i membri del Ministero
degli Affari esteri). Si tratta di un retaggio del passato appartenente all’epoca in cui il sovrano aveva la
plenitudo potesatis (pieni poteri) e poteva quindi delegarne alcuni ad altri soggetti. Solitamente c’è uno
stato che assume l’iniziativa e poi si instaura il negoziato che ha durata molto variabile, si arriva poi
all’adozione di un testo definitivo.

2. Firma o parafatura

Si tratta di un’attestazione, certificazione del testo (del fatto che si tratti effettivamente del punto di arrivo
del negoziato), ha valore meramente di accertamento.

3. La ratifica/accettazione/approvazione

Attestazione della volontà dello stato di assumere gli obblighi e i diritti derivanti dal trattato, è un atto dello
Stato ratificato dal Capo dello Stato (anche questo retaggio del passato). È frutto di una decisione politica
dello Stato che si manifesta attraverso l’attività del governo (che spesso passa attraverso un’autorizzazione
del Parlamento).
4. Scambio o deposito delle ratifiche

Lo scambio avviene normalmente nei trattati bilaterali, quando il trattato è multilaterale si applica lo
strumento del deposito presso uno degli stati firmatari (es. Trattati di Roma, Maastricht, Lisbona, Nizza
riguardanti la Comunità Europea depositati a Roma). Dopo questa fase il Trattato entra in vigore.

Nei procedimenti in forma semplificata adottati nel caso di materie più semplici, il procedimento si ferma
con la firma (no ratifica, no scambio delle ratifiche).

C’è un ultimo passaggio in rispetto dell’art. 102 della carta dell’ONU che sancisce quanto segue: Ogni
trattato ed ogni accordo internazionale stipulato da un Membro delle Nazioni Unite dopo l’entrata in vigore
del presente Statuto deve essere registrato al più presto possibile presso il Segretariato e pubblicato a cura
di quest’ultimo. Qual è la ratio della registrazione? In primis una forma di pubblicità per evitare la prassi
degli accordi segreti. Un Trattato non registrato è comunque valido, vincola le parti ma non sarà opponibile
agli organi societari (in caso di controversia non potrà essere opposto dinanzi agli organi dell’ONU ad
esempio la CIG).

All’art. 6 della Convenzione di Vienna dice che ogni Stato ha la capacità di concludere accordi internazionali.
La capacità degli enti sub statali di concludere accordi internazionali è stabilita dalla Costituzione interna, ad
esempio nello Stato italiano alle Regioni è consentito concludere accordi nei limiti delle competenze e delle
forme loro attribuite dalla Carta costituzionale, agendo come organi dello Stato (soggetto di diritto
internazionale è solo lo Stato). Come sancito da una pronuncia della Corte costituzionale del 2004 le
Regioni non hanno autonomo potere estero.

Il diritto dei Trattati è quello che incarna più palesemente la volontà degli Stati di assumersi diritti e
obblighi.

 Le riserve nei Trattati

La convenzione di Vienna prevede che gli stati possano apporre riserve ai Trattati. Con il termine riserva ci
si riferisce alla possibilità per gli Stati di effettuare dichiarazioni unilaterali al momento della firma di un
trattato volte ad escludere un effetto giuridico di alcune disposizioni o clausole dello stesso. La prassi è ricca
di Trattati bilaterali e multilaterali ma la riserva compare solo in questi ultimi. La ratio delle riserve è
garantire una più ampia partecipazione possibile al Trattato, è una facoltà che ne favorisce la
partecipazione. Alcune riserve sono dichiarazioni interpretative nelle quali un determinato Stato specifica il
contenuto di una certa clausola affinché vi possa aderire. I limiti dell’apposizione di riserve ai Trattati sono
contenuti nel trattato stesso; invece, la regolamentazione generale è contenuta all’art. 19 della
Convenzione di Vienna.

Categorie di riserve:

- Riserva eccettuativa: lo stato si vincola al trattato nella sua totalità escludendo l’applicazione di
certe disposizioni;
- Riserva modificativa: lo stato si vincola al trattato ma modificando alcune disposizioni;
- Riserva Interpretativa: lo stato si vincola ad una determinata norma purché abbia una certa
interpretazione.

La prassi è molto ricca di riserve es. il patto internazionale sui diritti civili e politici di New York 1966 all’art.
12 prevede che nessuno può essere arbitrariamente escluso dall’ingresso nel proprio paese, l’Italia ha
apposto una riserva perché i membri della famiglia Savoia erano esclusi dal territorio italiano sulla base di
una norma costituzionale (agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono
vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale- Disposizione XIII).
Gli altri Stati partecipanti all’accordo possono contestare le riserve specificando il fondamento di tale
contestazione.

 L’interpretazione dei Trattati

L’interpretazione mira a ricercare il significato più appropriato da attribuire ad uno o più termini del
trattato. (in primis un’operazione interpretativa è richiesta al Governo e poi ai Giudici). Metodo
soggettivistico: ricerca della volontà delle parti (tipica dell’interpretazione dei contratti). Metodo
oggettivistico: privilegia il testo anziché la volontà delle parti. La scelta dell’art. di Vienna all’art. 31 fa
riferimento al dato oggettivo, testuale. Si potrà ricorrere a mezzi complementari di interpretazione per
confermare l’interpretazione o per chiarire un significato ambiguo (lavori preparatori, testi ufficiali in più
lingue ecc.).

 Cause di invalidità e di estinzione dei Trattati

Un trattato può essere colpito a vario titolo da invalidità:

- Invalidità assoluta. Determina la caduta dell’intero trattato ed è invocabile da tutti gli Stati, anche
dalle altre parti (es d’invalidità: violenza esercitata sull’organo stipulante, violenza sullo stato nel
suo complesso, contrasto con la norma di jus cogens)
- Invalidità relativa. Determina la caduta della disposizione in oggetto. È invocabile solo dallo stato
che ne subisce gli effetti pregiudizievoli. (es. violazione manifesta di una norma interna sulla
competenza a stipulare di importanza fondamentale, errore inteso come falsa rappresentazione
della realtà, dolo, corruzione dell’organo stipulante).

Per quanto concerne le cause di estinzione dei trattati questi si estinguono per:

- condizione risolutiva, termine finale, facoltà di recesso contenuta nel Trattato, abrogazione
espressa o tacita;
- eccezione di inadempimento, sopravvenuta impossibilità di adempimento, mutamento delle
circostanze essenziali (principio del rebus sic stantibus);
- sopravvenienza di una norma di ius cogens.

 Struttura di un trattato internazionale

1. Titolo: che indica sommariamente la materia a cui è dedicato il Trattato, per molto tempo si iniziava
con riferimenti alla divinità, la prassi contemporanea la vede presente solo nei Trattati tra Paesi
Islamici.
2. Preambolo: è la parte introduttiva essenzialmente volta ad enunciare i motivi per cui gli stati
vogliono contrarre in quella determinata materia;
3. Elencazione degli Stati: i trattati c.d. aperti di solito contengono forme del tipo: le alte parti
contraenti, le parti contraenti.
4. Parte dispositiva: corpo centrale e fondamentale del Trattato.
5. Disposizioni sulla ratifica, entrata in vigore ed esecuzione del Trattato.

Per quanto concerne la lingua si usa ad oggi nei trattati multilaterali si usa la lingua internazionale inglese,
nei Trattati bilaterali si utilizza la lingua delle parti contraenti. La lingua diplomatica è invece il francese.

 Successione degli Stati nei Trattati


Quando ad uno Stato se ne sostituisce un altro, gli obblighi giuridici che erano in capo all’uno rimangono in
capo all’altro? Casi di distacco (secessione), incorporazione annessione, smembramento, fusione.

A questo proposito si distingue tra:

- trattati localizzabili: trattati relativi ad una porzione del territorio, si trasmettono con il territorio, lo
stato successore subentra. Tra questi si trovano i trattati di natura politica: ad esempio la
concessione di basi militari su territorio straniero, qui non avviene un’automatica successione ma
vengono negoziati.
- trattati non localizzabili: sono la maggioranza si applica la regola della tabula rasa: cessano di
essere in vigore e lo stato che succede potrà decidere di aderire o meno ex novo. Si applica il
principio della mobilità delle frontiere: si applicano i Trattati dello Stato che ingloba. La
convenzione di Vienna del 1966 è sulla successione dei Trattati ma ha avuto una scarsissima
adesione; quindi, la materia è ancora regolata dal diritto consuetudinario.

Ipotesi del distacco (di una parte del territorio) se il territorio si annette a quello di un altro stato sarà
vincolato agli accordi dello stato a cui si è annesso (principio della mobilità delle frontiere) se si forma
invece un nuovo Stato lo stato non sarà più vincolato ai Trattati che lo vincolavano prima (regola della
tabula rasa). Un caso di distacco per annessione è quello della Crimea.

Ipotesi di smembramento o dissoluzione: si ha l’eliminazione dello Stato, sul suo territorio se ne formano
due o più nessuno dei quali ha la stessa organizzazione di Governo si ha anche in queto caso la tabula rasa.
(URSS nel 1991, Cecoslovacchia, ma anche il Terzo Reich che era di Eng, Usa, Urss, Fra fino al 1949).
Iugoslavia e URSS sono stati trattati diversamente alle Nazioni Unite, l’ONU ha accettato che la Federazione
Russa fosse trattata come lo era stata l’Unione sovietica: ha anche ereditato il seggio permanente e si tratta
di una scelta politica anche opinabile. La Iugoslavia invece è stata dichiarata cessata e il governo di Belgrado
ha dovuto presentare una nuova domanda di adesione. L’acquiescenza generale degli altri Stati, che non
hanno fatto grandi opposizioni, ha sanato questa frattura.

Ipotesi di incorporazione: lo stato che si estingue entra a far parte di un altro stato, c’è continuità
nell’organizzazione di governo, per i Trattati si applica il principio della mobilità delle frontiere (caso del
Regno d’Italia gli altri stati si sono annessi al Regno di Sardegna tanto che Vittorio Emanuele II mantiene il
nome del Regno di Sardegna, dell’annessione Germania est alla Germania ovest, annessione dell’ Austria,
annessione del Donbas e della Crimea alla Russia).

Ipotesi di fusione: due stati si estinguono e se ne forma uno nuovo (nella storia ci sono pochissimi casi:
fusione tra Egitto e Siria che hanno formato la Repubblica Araba Unita che però non è stato significativo,
fusione tra il Tanganica e Zanzibar e hanno dato vita alla Tanzania).

Ipotesi di mutamento radicale di Governo: (la Russia della rivoluzione Bolscevica, colpo di Stato in Cile del
1973 ecc.) nella prassi si distingue in base a che la rivoluzione:

- fallisca (la situazione non cambia)


- abbia successo (quando il governo precedente viene sostituito rimane vincolato ai rapporti
preesistenti)

Un’eccezione che è stata posta è riguardo ai trattati sui diritti umani, qui c’è un interesse al mantenimento
nell’ambito della comunità internazionale ed è per questo che c’è continuità.

 Atti delle organizzazioni internazionali

Come si configurano nella gerarchia delle fonti? Sono definite fonti di terzo grado perché sono fonti
previste dai Trattati (fonti di secondo grado), e sottoposti alla norma consuetudinaria di vertice: pacta sunt
servanda. Le Nazioni Unite producono diritto vincolante? Alcune formazioni delle Nazioni Unite adottano
delle norme vincolanti. Le organizzazioni internazionali sono un contesto per i negoziati che produrranno
degli accordi che saranno poi assoggettati a ratifica e soggetti a supervisione degli organi costituzionali
nazionali venendo così fatti rientrare tra gli atti interni di uno stato. Esistono delle norme imperative non
derogabili, la contrarietà potrà essere fonte di:

- invalidità
- estinzione

es. divieto di aggressione, divieto di tortura, divieto di genocidio, divieto di schiavitù, divieto di apartheid,
principio dell’autodeterminazione dei popoli secondo la maggioranza della dottrina.

Vi sarebbero inoltre obblighi erga omnes che sarebbero dovuti alla comunità internazionale nel suo
insieme, ogni stato ha interesse a vedere il rispetto di tali obblighi.

I rapporti tra trattato e consuetudine: nel diritto interno si è abituati a considerare la consuetudine come
marginale nel sistema delle fonti, mentre nel diritto internazionale è addirittura fonte primaria. Trattati e
consuetudine sono derogabili a vicenda a meno che non si tratti di ius cogens. Il diritto pattizio può sempre
derogare alla consuetudine.

LEZIONE 13
Diritto internazionale 24/10/2022
Immunità giurisdizionali di altri organi statali

 Esistono altre categorie di organi statali che godono della immunità della giurisdizione
 Questioni dei militari in territorio straniero:
- caso Lonzano
- caso Abu Omar
- caso Enrica Lexie

Rules of gagement: regole di impegno che vengono richieste ai militari durante le missioni, di solito sono
adottate dallo stato nazionale del corpo militare.

Durante il governo Berlusconi, a bordo delle imbarcazioni, l’uso delle armi era sottoposto alla sorveglianza
del comandante.

A bordo di Enrica Lexie (nave mercantile italiana) erano imbarcati dei marò (fucilieri di marina) per
proteggere il carico e scortare l’equipaggio, il 15 febbraio 2012 nello stato del Keral (india) si verifica un
“incidente”:

Un imbarcazione non identificata si avvicina e i marò sparano raffiche di avvertimento che colpiscono il
peschereccio Sant’Antony, l’Enrica Lexie era a 22/20/20.5 miglia e mezzo dalla costa, si trovava quindi, fuori
dalle acque territoriali indiane ma all’interno della zona economica esclusiva (ZEE: 200 miglia dalla costa)
che attribuisce allo stato costiero diritti esclusivi delle risorse ma ai fini della navigazione viene considerato
alto mare.

I colpi sparati uccidono due pescatori della Sant’Antony, la guardia costiera chiede all’equipaggio di Enrica
Lexie di ritornare in porto a Kochi per chiedere un aiuto per identificare i pirati. Il comandante torna in
porto e due sottoufficiali vengono arrestati e le autorità pongono la nave a fermo giudiziario.

Il 14/03/2012 il ministro degli affari esteri (Giulio Terzi di Sant’Agata) dichiara alla Camera dei deputati che
la decisione di far tornare la nave è stata presa dall’armatore della nave (probabilmente sotto minaccia). Le
armi vengono sequestrate dagli indiani che facendo così impediscono all’Italia di fare indagini, vengono
formulati dei dubbi sull’indipendenza dell’inchiesta  molto debole la reazione italiana (sotto tutti i profili,
in particolare sotto quello diplomatico e molto forte quella indiana.

Cominciano a muoversi due strategie una sul piano diplomatico e una sul piano giudiziario.

L’Italia presenta un ricorso all’alta corte del Kerala sostenendo la carenza di giurisdizione indiana basata su
due argomenti:

1. i militari godono di immunità:


- immunità diplomatiche Convenzione di Vienna del 1961
o inviolabilità personale
o inviolabilità domiciliare
o immunità giurisdizionale penale e civile: anche per atti privati, non c’è un’esenzione a
rispettare la legge ma il soggetto verrà punito una volta lasciato il Paese
o esenzioni fiscali

Queste immunità spettano ai capi missione e al personale diplomatico, alle alte cariche, la
prassi la riconosce anche agli agenti di truppa all’estero  solo civile, di solito esclusa
quella penale.

- immunità consoli Convenzione Vienna 1963


2. Il fatto è avvenuto in alto mare e quindi al di fuori della giurisdizione indiana
3. La nave appartiene allo stato di bandiera
4. Il fatto è stato qualificato come incidente di navigazione (art. 97 convenzione di Montego Bay)

Art.97: “Giurisdizione penale in materia di abbordi o di qualunque altro incidente di navigazione


1. In caso di abbordo o di qualunque altro incidente di navigazione nell’alto mare, che implichi la
responsabilità penale o disciplinare del comandante della nave o di qualunque altro membro
dell’equipaggio, non possono essere intraprese azioni penali o disciplinari contro tali persone, se non da
parte delle autorità giurisdizionali o amministrative dello Stato di bandiera o dello Stato di cui tali persone
hanno la cittadinanza.
2. In ambito disciplinare, lo Stato che ha rilasciato la patente di capitano o un’idoneità o licenza, è il solo
competente, dopo aver celebrato un regolare processo, a disporre il ritiro di tali documenti, anche nel caso
che il titolare non sia cittadino dello Stato che li ha rilasciati.
3. Il fermo o il sequestro della nave, anche se adottati come misure cautelari nel corso dell’istruttoria, non
possono essere disposti da nessuna Autorità che non sia lo Stato di bandiera.”
l’India sostiene:

1. che i militari erano su una nave privata e al soldo dell’armatore


2. il fatto non è avvenuto in alto mare ma nella zona economica esclusiva (art.33 Montego Bay).

L’Italia si accorda nel frattempo con i parenti delle vittime e il proprietario della nave per un risarcimento
extragiudiziario, ma questo viene respinto dalla suprema corte perché sembra volto ad aggirare il sistema.

L’Enrica Lexie viene rimpatriata il 2 maggio del 2012.

Si contrappongono due visioni contrastanti tra le vecchie potenze e i paesi del terzo mondo che vogliono
affermare sempre più diritti.

Sul piano diplomatico ci sono molti interventi dei due ministri e dell’ambasciatore italiano e in india, la
vicenda viene seguita da Staffland di Vistura.
Il parlamento europeo il 10/05/2012 rivendica per l’Italia la giurisdizione dello stato di bandiera non vale
molto.

L’azione giudiziaria la corte del Kerala nel maggio 2012 rigetta il ricorso dicendo che è inapplicabile l’art. 97
che fa riferimento alla collisione e incidente di navigazione e continuano a sostenere la loro giurisdizione
inquanto le vittime e la nave peschereccio erano indiane, non sussiste l’immunità funzionale perché era una
nave mercantile e non da guerra  la questione si sposta alla Corte Suprema di Nuova Delhi e quindi si
sposta la questione dal Kerala.

Nel maggio del 2012 i due fucilieri vengono dichiarati colpevoli per omicidio, ma viene concessa loro la
liberazione su cauzione e il ritiro del passaporto.

Italia e india firmano un accordo nel quale stabiliscono che i condannati italiani in india e i condannati
indiani in Italia potevano essere rimpatriati per scontare la pena nel loro paese  L’India accetta perché
c’erano molti più detenuti indiani in Italia.

A Natale ai marò vengono garantite due settimane di licenza con condizioni rigidissime relative al loro
rientro. Il permesso è concesso subordinatamente a varie condizioni, tra cui la principale è l'obbligo di
rientro in India alla scadenza; questa condizione viene garantita dal ministro degli esteri italiano e deve
essere ulteriormente garantita dall'ambasciatore e dal console italiano in India con una dichiarazione
giurata (affidavit).

Il 18/01/2013 c’è la sentenza della cote suprema di Nuova Delhi che rigetta l’immunità funzionale e
sostiene che alto mare è da intendersi in senso stretto.

I marò hanno una licenza per le elezioni politiche e tornano in Italia, l’11 marzo il ministro degli Esteri
italiano, Giulio Terzi, annuncia a nome del Governo che i fucilieri non faranno ritorno in India. Il ministero
degli affari esteri, in un comunicato stampa, motiva la decisione con la mancata risposta del governo
indiano alla proposta formale italiana di avviare "un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione
diplomatica del caso" anche attraverso un arbitrato internazionale o una soluzione giudiziaria.

14 marzo. Il governo indiano, come ritorsione verso l'Italia, limita la libertà personale dell'ambasciatore
italiano in India, Daniele Mancini, prendendo misure volte a impedirgli di lasciare il Paese. 18 marzo. La
Corte Suprema indiana decide di non riconoscere più l'immunità diplomatica all'ambasciatore Mancini ed
estende "fino a nuovo ordine" la limitazione impostagli di non lasciare l'India. L'Italia accusa l'India di
"evidente violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche".

In quell’occasione avviene uno scontro all’interno del Consiglio dei ministri relativamente al rientro dei
marò in India, viene deciso che questi devono rientrare per questioni economiche, viene chiesta una
garanzia che i marò non fossero sottoposti a pena di morte, ma non viene data asserendo che l’esecutivo e
il giudiziario sono organi separati.

L’Italia accetta comunque anche se per la giurisprudenza il rinvio in un altro Paese non avrebbe dovuto
essere possibile. La reazione debolissima dell’Italia ha spianato la strada alla reazione dell’India.

L’Italia aveva molteplici alternative per rispondere come sequestrare le navi indiane in territorio italiano o
rivolgersi all’ONU.

Buona è stata l’assistenza diplomatica prestata ai due marò.

Si attiva successivamente il canale dell’arbitrato che da luogo ad una sentenza arbitrale conclusasi nel luglio
del 2020, non è una sentenza molto brillante e viene stabilito che l’India non ha violato gli artt.82,92,97 e
100 sulla convenzione del mare  unanimità dei voti.
Art. 82: “ 1. Le navi battono la bandiera di un solo Stato e, salvo casi eccezionali specificamente previsti da
trattati internazionali o dalla presente Convenzione, nell’alto mare sono sottoposte alla sua giurisdizione
esclusiva. Una nave non può cambiare bandiera durante una traversata o durante uno scalo in un porto, a
meno che non si verifichi un effettivo trasferimento di proprietà o di immatricolazione.
2. Una nave che navighi sotto le bandiere di due o più Stati impiegandole secondo convenienza, non può
rivendicare nessuna delle nazionalità in questione nei confronti di altri Stati, e può essere assimilata a una
nave priva di nazionalità.”
Art. 100: “Tutti gli Stati esercitano la massima collaborazione per reprimere la pirateria nell’alto mare o in
qualunque altra area che si trovi fuori della giurisdizione di qualunque Stato.
I marò hanno diritto all’immunità in relazione agli atti compiuti e all’Italia spettava la giurisdizione sul caso,
l‘India ha diritto al risarcimento del danno dovuto alla mote dei due pescatori che per il danno arrecato alla
nave.”
L’Italia viene considerata colpevole per la violazione di libertà di navigazione del peschereccio indiano.

L’accordo è stato stipulato nel 2021 che è stato di 1 milione e 100 mila euro destinato per 8/10 alle vittime
e per 2/10 al proprietario della nave.

Nel 2022 abbiamo il processo di archiviazione.

Questa vicenda è interessante perché riguarda:

1. l’immunità funzionale e giurisdizionale,


2. Alcune condizioni della convenzione di Vienna:
- affidevit richiesto all’ambasciatore
- l’obbligo dei marò di rimanere a nuova deli  l’Italia avrebbe dovuto portarlo di fronte alla
corte internazionale.

Non è ancora chiaro perché l’Italia si sia scelta gli avvocati in Inghilterra.

LEZIONE 15
Diritto internazionale 26/10/2022
Rapporti tra diritto internazionale e diritto interno

 Monismo e dualismo
- Monismo: diritto interno e internazionale sono parte di un unico ordinamento, gli autori a
favore di questa impostazione si caratterizzano per due approcci diversi 
1. Primato diritto internazionale su interno (maggioranza): nella costruzione unitaria il diritto
internazionale è sovraordinato, se così fosse non si potrebbe spiegare il contrasto tra
alcune norme interne con norme di diritto internazionale (consuetudinario o di trattato). 
Kelsen e la grundnorm (pacta sunt servanda) e dottrina francese
2. Primato diritto interno su internazionale: posizione riduttiva, la realtà dei fatti ci permette
di constatare che il diritto internazionale è una cosa a parte.
- Dualismo: i due ordinamenti sono separati e distinti, ciascuno con le proprie fonti e le
valutazioni che fa un ordinamento le distingue dall’altro. La dottrina italiana è dualistica
(Anzilotti e Triepel).

Ogni il dibattito è venuto meno perché c’è sempre l’obbligo di adattamento.


 L’adattamento: viene stabilito dalle costituzioni di ogni ordinamento.

L’ordinamento italiano:

 Adattamento alle norme consuetudinarie:


- Art. 10 Costituzione: questa modalità di adattamento viene definita mediante rinvio, la norma
non viene formulata nell’ordinamento interno, m il giudice fa rinvio all’ordinamento
internazionale, è un tipo di adattamento automatico, l’art. 10 è stato definito un trasformatore
permanente.

Articolo 10: “ L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità
delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo
esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio
della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero
per reati politici.”

Norme di rango superiore alla legge ordinaria, se c’è contrasto  annullamento. Il rango non è
pienamente costituzionale (limite interno all’art. 10). Se c’è contrasto deve essere adita la Corte
costituzionale, si fa sempre riferimento alla tutela dei diritti umani, in alcuni casi (come per le immunità
istituzionali) ci può essere un bilanciamento di interessi.

Si crea un problema di informazione degli enti statali in Italia avviene attraverso la pubblicazione in GU e
con l’istituzione di un allegato contenente i trattati. Se c’è difetto di ordine di esecuzione il trattato non a
valore, è possibile interpretazione conforme oppure il riferimento ad un trattato non ancor in vigore.

Il rango dell’ordine di esecuzione è quello della legge ma comunque deve prevalere su questa  art.10
su trattamento degli stranieri. Non tutti i trattati possono essere norme interposte, è sufficiente la
garanzia dell’applicazione di questi. Per una maggiore garanzia di applicazione del trattato in Italia è
spesso stata usata il criterio della specialità ratione materiae e personam.

In caso di contrasto si cerca un’interpretazione convenzionalmente orientata e poi si solleva la questione


di legittimità.

Ci sono diversi criteri per interpretare le norme dei trattai in forza di un’antinomia con la norma interna:

- Rispetto dei diritti umani  maggiore garanzia


- Eccezionalità di un’eventuale deroga alla norma internazionale per le esigenze particolari del
caso concreto:
a. Consentita dalla stessa Corte di Strasburgo
b. Misura necessaria sulla base del bilanciamento tra valori nazionali
e internazionali.

L’ordine di esecuzione prevede anche l’adattamento alle decisioni delle organizzazioni? In Italia si
procede con atti di esecuzione per le singole decisioni vincolanti, spesso con atti amministrativi a volte
con legge, questo serve slo per dare maggiore garanzia dell’applicabilità della decisione ch è già di per s
applicabile e vincolante nell’ordinamento interno.
 Adattamento ai trattati: serve a permettere che le norme dei trattati siano applicabili all’interno
dello stato
- Riformulazione (adattamento “ordinario”): l’adattamento avviene mediante norme
costituzionali, legislative o amministrative che non si distinguono dalle altre norme
dell’ordinamento interno se non per la occasio legis (il motivo per cui sono state adottate:
creare regole corrispondenti al diritto internazionale). Questo procedimento dà luogo alla
riformulazione della norma, si prende la norma del trattato e si procede con la riformulazione
della legge, anche con termini diversi rispetto a quelli del trattato.  necessario se norma
internazionale non è direttamente applicabile
L’interpretazione spetta al legislatore, l’interprete deve solo applicare la norma.
- “Ordine di esecuzione” (adattamento speciale mediante rinvio): la norma del trattato non
viene riformulata per essere inserita in una legge, il legislatore interno rinvia alla norma
internazionale dandole pieno vigore all’interno dell’ordinamento dello stato. (Piena ed intera
esecuzione è data al Trattato… legge ad unico articolo: il testo del trattato si trova in allegato
alla legge in lingua originale e con traduzione italiana non ufficiale). Nella prassi italiana si fa
coincidere la legge di autorizzazione alla ratifica con la legge ordine di esecuzione, andando a
semplificare l’iter parlamentare.
In questo caso è il giudice che deve interpretare, può sbagliare ma l’errore resta circoscritto al
caso di specie.

Dal punto di vista del diritto internazionale l’adattamento speciale è preferibile all’ordinario, perché la legge
di formulazione può avere termini diversi rispetto al trattato, oppure, il trattato può essere modificato e la
legge non modificata. (In Inghilterra che non c’è una costituzione scritta è preferibile l’adattamento
ordinario)

Per quanto riguarda gli ordini di esecuzione relativi all’istituzione delle organizzazioni internazionali,
vengono inseriti nell’ordinamento italiano mediante ordine di esecuzione che copre anche la parte del
trattato che prevede la competenza dell’amministrazione ad adottare norme, questo passaggio logico fa
riferimento all’art. 11 della Costituzione.

Articolo 11: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Il primo comma non è valido in caso di missioni di peacekeeping o di guerra per difesa.

I due metodi possono coesistere come, il legislatore può ampliare le tutele o recepire le norme self-
executing e non self-executing di uno stesso trattato in maniera diversa. Solo le norme non self-executing
possono non essere direttamente applicabili, questa nozione non va utilizzata a scopi politici solo per
evitare di applicare una determinata norma (Germania per recepimento del GAAT).

Lo stato può applicare norme contrarie al trattato:

- Violazione reciproca
- Stato di necessità  conciliazione.

Finché le misure non sono prese il trattato va applicato integralmente.


Se il trattato contiene delle “clausole di esecuzione” non vuol dire che sia non self-executing.

Soggetti: la norma di diritto internazionale è applicabile solo quando si concretizzi la fattispecie astratta,
conosciamo tre diverse tipologie di situazioni che possono configurarsi:

- Norma applicabile solo agli stranieri (es. controlli doganali al di la delle proprie coste)
- Norma applicabile a stranieri e ai cittadini (es. trattamento paritetico per le importazioni le
esportazioni).
- Norme che vanno a vantaggio di uno stato estraneo all’accordo sono comunque applicabili.

Per quanto riguarda il diritto dei trattati c’è stato un tentativo di Quadri che ha proposto che anche i trattati
potessero accedere all’ordinamento dall’articolo 10, la dottrina e la giurisprudenza lo hanno rifiutato.

Il rango delle norme inserite nei procedimenti di adattamento è uguale al rango della norma che lo ha
introdotto e quindi di regola è equiparato alla legge ordinaria, un trattato introdotto tramite legge è
introdotto con una duplice attività normativa:

- Regolare la materia
- Regolarla in modo conforme all’ordinamento internazionale.

La linea di tendenza è quella di sostenere che per far prevalere una norma dell’ordinamento italiano su un
trattato a cui è stato ordine di esecuzione debba superare le due volontà.

Ci possono essere dei problemi relativi all’applicazione dell’art.117 Cost. che da valore costituzionale agli
obblighi internazionali ed europei  quando l’antinomia è irrisolvibile il giudice deve sollevare questione di
legittimità.

 TEORIA DEI CONTROLIMITI è positiva solo se sere per dare più tutela ai diritti umani sempre i
coordinamento con le norme di diritto internazionale.

USO DELLA FORZA

Al cuore di questo problema collochiamo il rapporto tra guerra e diritto, l’ordinamento giuridico della
comunità internazionale prende in considerazione la guerra sotto due profili:

- Ius ad bello: quando lo stato può muovere guerra verso un altro stato
- Ius in bello: le regole che sono applicabili all’interno del conflitto .

Guerra come uso della forza esterno  forza internazionale.

Forza interna  non soltanto con l’utilizzo della coercizione ma anche con una sentenza scorretta o con
l’adozione/mancata adozione di una norma in contrasto con il diritto internazionale qualora si verifichino
casi concreti.

Ci sono situazioni che sfuggono dal controllo degli stati  manuale di Tallin sulle operazioni cibernetiche.

Per quanto riguarda l’utilizzo della forza interna bisogna rispettare i limiti della sovranità territoriale di un
altro stato (caso Eichmann).

Lo Stato può esercitare il suo potere come meglio crede, ma con lo sviluppo del diritto internazionale sono
sorte delle limitazioni soprattutto relativamente al trattamento degli stranieri sul territorio. La sovranità
territoriale si acquista con il principio di effettività, è attuale il problema dei territori acquisiti in violazione
del diritto internazionale, di qui sorgono due obblighi:

- Restituzione del territorio da parte dello stato che abbia commesso l’aggressione
- Negare li affetti degli atti extraterritoriali da parte di tutti gli altri stati.

Nel sentire comune possiamo sentire l’incompatibilità assoluta tra guerra e diritto e diritto e guerra, ma così
non è, oggi il binomio guerra-diritto viene declinato in maniera diversa, non si parla più di guerra ma di uso
della forza.

L’utilizzo della parola guerra nei trattati viene menzionata solo nel preambolo che serve ad indicare i molti
per i quali si è redatto il trattato.

Quando si parla di guerra si intende alla situazione di conflitto armato piuttosto che guerra.

In alcuni strumenti normativi troviamo ancora riferimento al sostantivo guerra, soprattutto in riferimento
alla dichiarazione di guerra, che è intesa la situazione giuridica nella quale lo stato mediante una
dichiarazione formale dichiara il suo stato.

In Italia non si parla mai di guerra, diversamente dal mondo anglosassone dove viene utilizzata molto
spesso. Quando nel 2003 scoppia la guerra in Iraq dovuta alla decisione del governo americano e
britannico, i giuristi inglesi hanno inviato una lettera al primo ministro T. Blair relativamente all’illegalità
della GUERRA.

La guerra dava luogo ad una relazione giuridica che intercorre tra un soggetto ed un altro  rapporto di
belligeranza che iniziava con la dichiarazione di guerra e terminava con il trattato di pace.

Più recentemente le guerre possono iniziare senza una dichiarazione di guerra e senza un trattato di pace
(ad esempio la fine della Seconda guerra mondiale non vede un trattato di pace in favore della Germania).

Che rapporto intercorreva tra guerra e sovranità dello stato: la guerra era considerata un indiscutibile
connotato della suo sovranità, il sovrano poteva fare tutto quello che voleva compresa la guerra.

Oggi la situazione è più complessa perché vediamo il ruolo crescente degli attori non soggetti (i talebani,
ISIS, al quaida).

Come si passa dalla piena libertà di ricorrere alla forza al generale divieto (con eccezioni)?

Per lungo tempo c’era piena libertà di ricorrere alla forza, non è corretto cercare nei secoli passati un
appiglio per dire che la guerra era illegale, la guerra era costituzionalizzata ed esisteva un ministero
preposto alla guerra fino al 1946 dove è diventato il ministero della difesa, perché si è passati a spingere su
un sistema fondato sul divieto del ricorso alla forza.

Jus ad bellum:

la guerra giusta (filosofi, teologi e moralisti) si interrogavano se la guerra potesse essere giustificata ed
essere considerata giusta.

La guerra viene considerata come autotutela.

Le origini:

- Gli accordi bilaterali di non aggressione (patto Ribbentrop-molotov 1938)


- Un primo tentativo di bandire la forza nelle relazioni internazionali: il patto Brian-Kellogg del
1928 (trattato multilaterale che vincolava 63 stati):
“Articolo I:
Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli rispettivi di
condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare
a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche.  simile all’art.
11 della Nostra Costituzione
Articolo II:
Le alte parti contraenti riconoscono che il regolamento o la risoluzione di tutte le divergenze o
conflitti di qualunque natura o di qualunque origine possano essere, che avessero a nascere tra
di loro, non dovrà mai essere cercato se non con mezzi pacifici.  Questo è importante perché
tutta l’impalcatura giuridica del processo di Norimberga era incentrato sulla violazione della
pace internazionale, ovvero, violazione del patto Brian- Kellogg.
Articolo III:
Il presente trattato sarà ratificato dalle alte parti contraenti designate nel preambolo,
conformemente alle esigenze delle loro costituzioni rispettive, e comincerà ad avere effetto non
appena tutti gli strumenti di ratificazione saranno stati depositati a Washington.”
10 anni prima con il trattato di Versailles c’è il tentativo di istituire la società delle nazioni non ebbe molto
successo perché non comportava dei divieti ma sono degli obblighi e dei gravami procedurali in seno
all’organizzazione.

La svolta avviene con la Seconda guerra mondiale: viene introdotto nella care delle nazioni unite l’obbligo di
rinunciare all’uso della forza.

Il divieto

 Evoluzione: natura consuetudinaria del divieto


 Dichiarazione assembla generale sulle relazioni amichevoli

LEZIONE 16
Diritto internazionale 02/11/2022
Carta delle nazioni unite utilizza  uso della forza. La nozione guerra solo nel preambolo (presenta il
contesto storico) della carta dell’ONU.

Art.1:

I fini delle Nazioni Unite sono:

1. mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ed a questo fine: prendere efficaci misure collettive per
prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli atti di aggressione o le altre violazioni della
pace, e conseguire con mezzi pacifici, ed in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale,
la composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero portare ad
una violazione della pace;

- Mantenere la pace e la sicurezza  misure collettive efficaci e risoluzione delle controversie


con misure pacifiche.

Art. 2:

L’Organizzazione ed i suoi Membri, nel perseguire i fini enunciati nell’art. 1, devono agire in conformità ai
seguenti princìpi.

1. L’Organizzazione è fondata sul principio della sovrana eguaglianza di tutti i suoi Membri.  PRINCIPIO DI
SOVRANITA’

2. I Membri, al fine di assicurare a ciascuno di essi i diritti e i benefici risultanti dalla loro qualità di Membro,
devono adempiere in buona fede gli obblighi da loro assunti in conformità al presente Statuto.  PRINCIPIO
DI BUONA FEDE
3. I Membri devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace e
la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo.  ESPLICITAZIONE DELL’ART.1,
questo ci ricorda il patto BRIAND-KELLOGG del 27/08/1928 all’art.2. In un diritto come quello
internazionale, dove le fonti sono la consuetudine e i trattati, una volta che emerge una norma nuova, si
cerca di dare nuovo fondamento forte senza rincominciare da capo.

4. I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia
contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera
incompatibile con i fini delle Nazioni Unite.  DIVIETO GENERALE, si è allargata la portata della norma,
l’attacco all’una o all’altra spesso porta come conseguenza la seconda. Il tentativo è quello di irrobustire il
divieto attraverso previsioni solide e allargando ulteriormente le tutele del BRIAND-KELLOGG.

5. I Membri devono dare alle Nazioni Unite ogni assistenza in qualsiasi azione che queste intraprendono in
conformità alle disposizioni del presente Statuto, e devono astenersi dal dare assistenza a qualsiasi Stato
contro cui le Nazioni Unite intraprendono un’azione preventiva o coercitiva.

6. L’Organizzazione deve fare in modo che Stati che non sono Membri delle Nazioni Unite agiscano in
conformità a questi princìpi, per quanto possa essere necessario per il mantenimento della pace e della
sicurezza internazionale.

7. Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che
appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato, né obbliga i Membri a sottoporre tali
questioni ad una procedura di regolamento in applicazione del presente Statuto; questo principio non
pregiudica però l’applicazione di misure coercitive a norma del Capitolo VII.  DOMESTIC JURISDICTION,
viene protetta.

Questa architettura comporta due bracci composti dall’art. 2 par 3 e art 2 paragrafo 4 ai quali andiamo ad
attaccare il capitolo VI (risoluzione pacifica delle controversie) e VII (azione rispetto alle minacce alla pace,
alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione).

Il divieto di utilizzo della forza, tuttavia, non è ASSOLUTO, gli stati quando redigono un trattato
internazionale, cercano le norme a cui ispirarsi all’interno degli ordinamenti interni, allo stesso modo negli
ordinamenti interni la forza è utilizzata dallo Stato il quale detiene il monopolio dell’uso legittimo della
forza attraverso le forze dell’ordine. Sussistono due eccezioni che sono:

- La legittima difesa  eccezione storica Art.51 della carta dell’ONU:


“Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela
individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle
Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per
mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di
questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di
Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente
Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso
ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.”  Definito
come diritto naturale, questo articolo codifica una norma consuetudinaria, l’autotutela
nell’ordinamento internazionale è la regola, perché la società internazionale è una società
orizzontale e anorganica (senza un legislatore e senza organi di polizia).
La nozione di attacco armato  aggressione diretta e indiretta (Nicaragua vs Stati Uniti, 1986
 viene stabilito dalla CIG che si definisse attacco armato:
o un azione di forze armate regolari attraverso un confine
o l’invio di bande armate o gruppi irregolari e mercenari.
Che abbiano come effetti:
o un’azione grave ed estesa.
Viene chiarito che gli incidenti di confine non potessero qualificarsi come attacchi armati).
Si può avere legittima difesa anche contro attori non statali purché vi sia una connessione con
lo stato territoriale (Stati Uniti e l’invasione in Afghanistan (2001)  la guerra contro i Talebani
e Al-Qaeda ( i terroristi erano principalmente Sauditi, ma gli USA l’Arabia Saudita erano alleati;
quindi, l’attacco contro l’Afghanistan avviene perché questo stato dava protezione ai terroristi).
Si è posto il problema della legittima difesa preventiva (the National Security Strategy of the
USA), in questo testo sono stati raccolti dei discorsi pubblici dei discorsi del presidente G.W.
Bush è in un discorso all’accademia militare di west point, il contenuto del ragionamento: la
legittima difesa è intesa dall’ONU come difesa dell’attacco armato, ma siccome le nuove armi
non mi consentono di aspettare l’attacco per difendermi posso comunque prevenire l’attacco.
Questo discorso si pone poi a fondamento dell’intervento statunitense e britannico in Iraq nel
2003.
Dopo questi avvenimenti la comunità internazionale deve affrontare di petto la questione della
legittima difesa a titolo preventivo, la questione viene posta all’High-level Panel on Threats.
Uno dei passaggi pone una domanda diretta: “ può uno stato senza rivolgersi al concilio di
sicurezza rivendicare il diritto di agire a titolo di legittima tutela anticipatoria contro un attacco
non imminente o non prossimo?”.
Coloro i quali rispondono si dicono che in alcuni casi il danno sarebbe così grande che uno stato
non può aspettare che diventino imminenti per contrattaccare.
La risposta è che se ci sono buoni argomenti per un’azione preventiva con buone azioni a
sostegno, dovrebbero essere portate al consiglio di sicurezza dovrebbero essere portate al
consiglio di sicurezza che può autorizzare l’azione. Se decidesse di non farlo ci sarebbe il tempo
per valutare altre alternative.
Il report del segretario generale delle nazioni unite conclude così dicendo: “le minacce
imminenti sono già coperte dall’art.51, che protegge e riconosce il diritto degli stati sovrani di
difendersi da un attacco armato. La dottrina riconosce già da tempo questa possibilità.
Quando le minacce sono latenti la carta dell’OU da piena autorità a consiglio idi sicurezza di
usare la forza armata anche preventivamente. Il genocidio, la pulizia etnica e altri crimini contro
l’umanità dovremmo guardare al consiglio di sicurezza per poter lavorare meglio.”.
La lingua inglese permette di distingue tra pre-emptive(a fronte di un attacco imminente) e
preventive (a fronte di un attacco latente)*
- Sistema di sicurezza collettivo

L’ambito di applicazione del divieto:

- Forza armata internazionale


- Relazioni interstatali.

LEZIONE 17
Diritto internazionale 07/11/2022
*Facendo riferimento al diritto consuetudinario si ritiene che un’azione a titolo preventivo è l’attacco
imminente (s le forze ucraine avessero attaccato la Russia sarebbero state giustificate). Diversamente il c.d.
attacco Preventive non è giustificato.
Dottrina Bush: per secoli il diritto internazionale ha riconosciuto che non ci sia il bisogno che gli stati
abbiano patito un attacco per difendersi da forze che hanno un’intenzione imminente di attaccare il
territorio. L dottrina e i giuristi internazionali spesso hanno la legittimità della pre-emption al pericolo di
una minaccia imminente  forze marine e terrestri che si preparino ad un attacco. Dobbiamo adattare il
concetto di pre-emptive ai mezzi delle potenze di oggi, i terroristi e gli stati canaglia utilizzano atti di terrore
e armi di distruzione di massa volte a distruggere la popolazione civile e quindi contro il diritto
internazionale.

Priventive action per contrastare una sufficiente minaccia, più grande è più grande è il diritto di azione e
quindi la necessità di intraprendere azioni anticipatorie per difendersi, anche se rimane incerto il luogo o il
momento dell’attacco.

Sistema di sicurezza collettivo: le Nazioni Unite – cap. VII della Carta

Misure non implicanti e misure implicanti l’uso della forza  funzione coercitive e sanzionatoria.

Art. 24 Carta ONU: “Al fine di assicurare un’azione pronta ed efficace da parte delle Nazioni Unite, i
Membri conferiscono al Consiglio di Sicurezza la responsabilità principale del mantenimento della pace e
della sicurezza internazionale, e riconoscono che il Cooperazione internazionale. Consiglio di Sicurezza,
nell’adempiere i suoi compiti inerenti a tale responsabilità, agisce in loro nome.”

L’autotutela dell’ordinamento interno è l’eccezione mentre in quello internazionale era la regola, nel 1945
viene ridimensionato l’uso della forza.

Capitolo VII: AZIONE RISPETTO ALLE MINACCE ALLA PACE, ALLE VIOLAZIONI DELLA PACE ED AGLI ATTI DI
AGGRESSIONE. Il fulcro sono gli artt. 41 e 42 

Articolo 27: “Ogni Membro del Consiglio di Sicurezza dispone di un voto.

Le decisioni del Consiglio di Sicurezza su questioni di procedura sono prese con un voto favorevole di nove
Membri.

Le decisioni del Consiglio di Sicurezza su ogni altra questione sono prese con un voto favorevole di nove
Membri, nel quale siano compresi i voti dei Membri permanenti: tuttavia nelle decisioni previste dal
capitolo VI e dal paragrafo 3 dell’articolo 52, un Membro che sia parte di una controversia deve astenersi
dal voto.”

Non è menzionato il diritto di veto, ma la mancanza dell’opinione concorrente di uno dei 5 membri
permanenti porta alla non attuazione della decisione.

L’assemblea esprime il principio di uguaglianza dove tutti gli stati sono uguali tra di loro, diversamente il
consiglio di sicurezza è un organo oligarchico, che viene definito come un direttorio delle grandi potenze,
ma che funziona solo se tutti i direttori vanno d’accordo

Ruolo Consiglio di Sicurezza: centralizzazione e istituzionalizzazione dell’uso della forza  funzione


coercitiva e sanzionatoria. È un organo ristretto dove tutti i membri sono eguali tra di loro (uguaglianza
formale). Al suo interno ci sono 15 stati di cui 10 eletti e 5 membri permanenti, scelti non solo perché
hanno vinto la 2WW ma in ragione del fatto che la potenza di alcuni stati determina una loro maggiore
responsabilità nella conduzione delle relazioni internazionali, questi 5 membri hanno un potere particolare
definito.

Articolo 39: “Il Consiglio di Sicurezza accerta l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della
pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbano essere prese in
conformità agli articoli 41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.”
I verbi sono espressi in maniera chiara, non vi sono condizionali. Dar luogo ad azioni che prevedano misure
collettive efficaci. Il Consiglio di sicurezza è un organo politico e come tale un organo discrezionale, se vi
sono le condizioni per adottare una certa decisione lo può fare, se non ci sono non può prendere la
decisione.

Ha poteri non vincolanti come le raccomandazioni e di poteri vincolanti come le decisioni, gli Stati membri
si impegano a dare esecuzione alle decisioni.

Articolo 40: “Al fine di prevenire un aggravarsi della situazione, il Consiglio di Sicurezza prima di fare le
raccomandazioni o di decidere sulle misure previste all’articolo 39, può invitare le parti interessate ad
ottemperare a quelle misure provvisorie che esso consideri necessarie o desiderabili. Tali misure
provvisorie non devono pregiudicare i diritti, le pretese o la posizione delle parti interessate. Il Consiglio di
Sicurezza prende in debito conto il mancato ottemperamento a tali misure provvisorie.”

Nell’adottare misure provvisorie il cds non entra nel merito della questione e quindi non stabilisce che ha
ragione o torto, ma può invitare le parti ad attuare misure provvisorie, come ad esempio il cessate il fuoco.

Articolo 41: “Il Consiglio di Sicurezza (ha poteri decisionale, è composto da 15 Stati membri)può decidere
quali misure, non implicanti l'impiego della forza armata, (esiste anche la forza economica )debbano essere
adottate per dare effetto alle sue decisioni, e può invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali
misure. Queste possono comprendere un'interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle
comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre, e la rottura delle relazioni
diplomatiche.”

L’elenco è aperto e quini non completo, la misura che prevale oggi è la sospensione total o parziale delle
relazioni e cioè dell’embargo.

 Sanzioni economiche
 Sanzioni individuali

Articolo 42: “ Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell'articolo 41 siano inadeguate o si
siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia
necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere
dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni
Unite.”

Inadeguate: non adottate sulla base della propria discrezionalità, a priori non adeguate e quindi non le
adotta

Siano dimostrate inadeguate: scelte e adottate, ma poi alla prova dei fatti inadeguate.

Le organizzazioni internazionali sono enti funzionali e quindi non stati, di conseguenza ci si chiede di chi
siano le forze armate utilizzate. Per agire, le organizzazioni, devono rispettare la volontà degli stati.

Le nazioni unite sono lo specchio degli Stati, se l’immagine non piace non è colpa dell’organizzazione ma
degli stati stessi .

L’originario progetto della carta era la creazione di forze armate delle nazioni unite messa a disposizione da
parte deli stati. Gli accordi di cui all’art.43 non sono stati stipulati e quindi è venuto meno il presupposto.

Articolo 43: “Al fine di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, tutti i
Membri delle Nazioni Unite si impegnano a mettere a disposizione del Consiglio di Sicurezza, a sua richiesta
ed in conformità ad un accordo o ad accordi speciali, le forze armate, l’assistenza e le facilitazioni,
compreso il diritto di passaggio, necessario per il mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale.”
L’rt.47 dice che è istituito un comitato di stato maggiore è composto dai capi di Stato Maggiore dei Membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza, o di loro rappresentanti. Gli accordi ex articolo 43 non sono stati
stipulati e quindi è mancata anche la costituzione del Comitato.

Li articoli 43 ss ha dato luogo ad una modifica di prassi che hanno cambiato il Consiglio di sicurezza:

- Autorizzazione all’uso della forza in funzione coercitiva


- Peace keeping: non opera in un’ottica coercitiva e coerente con lo spirito della carta dell’ONU
(si volevano istituire delle forze armate volte a sopprimere i conflitti attraverso l’uso legittimo
della forza), ma è un ingresso in conflitto con una logica completamente diversa, l’intervento
non è coercitivo ed è subordinato al consenso degli stati nei quali il conflitto è presente.
Qualcuno in dottrina

Guerra di Corea del 1950 è stata inaugurata la prassi dell’autorizzazione degli stati, il cds si riunisce e decide
di utilizzare l’uso della forza senza utilizzare il veto.

La Cina comunista non partecipava e l’Unione sovietica non partecipa per protesta  grande errore perché
si utilizzerà la forza.

LEZIONE 18
Diritto internazionale 8/11/2022
Quello che sta avvenendo in questi giorni relativamente ai profughi richiama:

- Diritto internazionale
- Norme europee
- Carta ONUPrenderlo dal quaderno
-

L’Italia con il decreto interministeriale del 4/11 ha introdotto delle procedure di verifica per i soggetti fragili
 su una nave sono rimasti 35 giovani uomini, sono state operate delle scelte discriminatorie ce vanno in
contrasto con:

- Convenzione di Ginevra: lo status di rifugiato può essere chiesto da chiunque


- Carta EDU: sul divito di reflument l’Italia era già stata sanzionata nel 2012
- Convezione Montego Bay: il salvataggio avviene con lo sbarco nel primo poto sicuro  il diritto
del mare è un obbligo giuridico, la nave può battere qualsiasi bandiera.

Il decrto del 4/11 qualifica le persone che rimangono a bordo come “CARICO RESIDUO”:

- Termine offensivo
- Negato il diritto di comparire singolarmente davanti ad una commissione territoriale
- Negato il diritto di ricorso al giudice.

L’Italia non è la prima come numero di migranti accolti, la Germania e la Francia ne accolgono molti di più.
Le classi dirigenti lucrano sulla paura (BREXIT) nel 2004 il presidente francese fece un erroe enorme
chiamando un referendum per la ratifica del trattato sulla Costituzione europea, configurando il pericolo
che ne enti a far parte anche la Turchia, queta possibilità era gi configurabile 30 anni prima.

LA PRASSI

Autorizzazione per l’uso della forza:


1. 1950 in corea: l’assenza dell’URSS non configurava come l’applicazione del diritto di veto, ma
l’astensione o l’assenza delineavano la volontà di non esprimersi.
2. 1990 Guerra del Golfo: ha origine uno dei più violenti conflitti del dopoguerra: invasione del Kuwait
da parte dell’Iraq, la guerra dura 8 giorni finché il Kuwait non viene proclamato nona provincia
d’Iraq.

La comunità internazionale convoca il consiglio di Stato che approva la

1. Risoluzione 660 del 2/08: vi erano 14 voti favorevoli, compresi quelli dei 5 permanenti, all’epoca al
Cremlino c’era Gorbachev e quindi la Russia era aperta per questo motivo non viene apposto il
veto.
Il CdS constata che c’è una violazione della pace del diritto internazionale,non si arriva alla qualifica
di atto aggressivo  gli artt. 39 e 40 configurano una condanna per invasione del Kuwai e
l’attuazione di misure provvisorie (cessate il fuoco).
2. Risoluzione 661 del 6/08: vi erano due astenuti (Yemen e Cuba), viene posto in esser un sistema di
sanzioni economiche, tutti gli stati devono apporre dei divieti commerciali.

Riferimento alla legittima difesa individuale o collettiva.

3. Risoluzione 662 del 9/08:Diritto internazionale 9/11/2022


[1.] viene votata all’unanimità, l’invasione del Kuwait va considerata nulla e non avvenuta  conferma
una prassi volta a disconoscere le acquisizioni territoriali avvenute con l’uso della forza.
4. Risoluzione 664 del 18/08: viene richiesta la liberazione degli ostaggi e la revoca dell’ordine
iracheno a chiudere le missioni diplomatiche e consolari in Kuwait
5. Risoluzione 665: precisano sanzioni
6.[2.] Risoluzione 666 del 13/09: rispetto della IV convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili nei
conflitti armati.
7.[3.] Risoluzione 667 del 17/09: rispetto della convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche
8.[4.] Risoluzione 670 del 25/09: estensione embargo traffici aerei
9.[5.] Risoluzione 674 del 29/10: dopo il fallimento della missione URSS, viene richiesto il rispetto delle
norme di protezione
10.[6.] Risoluzione 677 del 18/11: condanna ai tentativi di alterare la composizione demografica del
Kuwait, accompagnata dalla distruzione deli archivi di stato civile Kuwaitiani  inefficace perché
erano stati preventivamente copiati e trasferiti a Washington.
11.[7.] Risoluzione 678 del 29/11:  art.42. È una risoluzione il cui testo esige che l’Iraq si conformi alle
risoluzioni precedenti. Autorizza gli stati che cooperano con il Kuwait a fornire un adeguato
sostegno e quindi ad usare tutti i mezzi necessari (anche l’uso della forza).

Viene utilizzata la forza  breve conflitto, il Kuwait viene liberato

TREDICESIMA RISOLUZIONE 387 del 03/04  12 favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.

È la più lunga mai adottata, qualcuno la definisce come dictat (trattato di pace imposta) perché pone degli
obblighi in capo all’Iraq:

- Rispetto dei confini


- Disarmo chimico, biologico e nucleare
- Zona smilitarizzata sotto osservaione ONU
- Sanzioni.

Rimane convocato il consiglio: minaccia l’Iraq, se questo non rispetta le condizioni si possono prendere
ulteriori provvedimenti.
Risoluzione 1441 del 8/11/2002: riafferma l’impegno degli stati membri verso la sovranità territoriale
dell’Iraq, del Kuwait e degli stati vicini. Il regime di ispezione è durato tantissimo.

Il Consiglio di Sicurezza dice che l’Iraq resta in violazione sostanziale dei suoi obblighi e decide di accordare
un ultima possibilità di adeguarsi, pena serie conseguenza.

LEZIONE 19
Diritto internazionale 9/11/2022
 Dall’inizio dell’invasione russa si è ripetutamente alluso alla minaccia nucleare, l’uso dell’atomica
per combattere una minaccia dello stato. L’uso del nucleare sarebbe fuori luogo nella guerra in
ucraina.
190 stati membri per conferenza della limitazione del nucleare, solo il veto della Russia ha portato il
fallimento della conferenza stessa.
L’argomento che tocca Natari Tochi è la scelta del metodo multilaterale.
L’unico argine corretto all’uso del nucleare è l’utilizzo del diritto internazionale, in Ucraina la
situazione è degenerata perché aveva armi nucleari nel suo territorio ma nel 1994 le ha cedute alla
Russia in cambio del rispetto del suo riconoscimento territoriale.

Uso della forza in Iraq:

Ultimatum: viene fornita una “FINAL OPPURTUNITY” all’Iraq per il pieno rispetto delle risoluzioni che
pongono obblighi di disarmo, in quanto l’Iraq è in “MATERIAL BREACH” della 687.

minaccia “SERIOUS CONSEQUENCES

Prospettiva: una nuova risoluzione che, eventualmente, autorizzi l’uso della forza con l’espressione “ALL
NECESSARY MEANS”.  occorre una decisione del consiglio di sicurezza, negli sviluppi della prassi non si
trova un atto chiamato decisione o raccomandazioni, si chiamano tutti risoluzioni che possono essere
vincolanti o non vincolanti, nel capito 7 sono raccomandazioni.

Non c’è accordo per una nuova risoluzione.

Nel proseguire delle ispezioni si era constatato che l’Iraq era rimasto in violazione e alcuni stati (USA; UK,
ESP) erano favorevoli all’uso della forza, ma mancando la risoluzione del CdS non potevano esercitarla.

Si poteva giungere ad una maggioranza di 9/15 in consiglio, in particolare, USA e Francia che avevano
posizioni differenti cercavano di convincere i governi del Cile e del Camerun di votare a favor della loro tesi.

L’Europa era spaccata e il consiglio di sicurezza si rivela incapace di attuare una risoluzione.

Due mesi dopo la scadenza dell’ultimatum viene sferrato un attacco armato dagli USA, della Polonia e del
UK, sull’onda di questi si uniscono anche Italia e Spagna.

Il grande interrogativo era il fondamento di legittimità in mancanza della risoluzione che avrebbe dovuto
autorizzarla, la soluzione sarebbe stata la replica della risoluzione 678 (all necessary means).

Qui ha giocato un ruolo importante il governo britannico, gli USA non avevano dubbi sull’uso della forza,
ma dovevano convincere il governo britannico laburista guidato da Tony Blair. La Turney General di Blair
vola a Washington convinta di dire di no, ma il 7 marzo del 2003 rende al ministro un parere controverso:
“in queste circostanze, rimango dell’opinione che la via corretta e più sana e sicura sarebbe quello di
assicurarsi un’ulteriore risoluzione per procedere con l’uso della forze. Ho già espresso la mia opinione, non
credo che una tale risoluzione necessiti di essere esplicita nei suoi termini, ma devstabilir4e he il cds ha
ritenuto che l’Iraq non abbia colto la Final opportunity, non di meno con riguardo all’informazione sulla
storia negoziale che ho ricevuto a Washington e gli argomento che ho ricevuto a Washington, accetto che ci
sarebbero argomenti ragionevoli per cui la risoluzione 1441 è in grado di dare forza alla autorizzazione della
678 senza ulteriori autorizzazioni.

Tuttavia l’argomento della 1441 abbai rivitalizzato la 678 è sostenibile soltanto se ci sono solidi fondamenti
fattuali per concludere che l’Iraq ha mancato nel cogliere la sua ultima opportunità.”

A questa lettera risponde una bellissima lettera di studiosi internazionalisti inglesi che scrivono al primo
ministro una lettera aperta che è una lezione di diritto internazionale.

We are teachers of international law. On the basis of the information publicly available there is no
justification under international law for the use of military force against Iraq. The United Nations Charter
outlaws the use of force with only two exceptions: individual or collective self-defence in response to an
armed attack and action authorized by the Security Council as a collective response to a threat to the
peace, breach of the peace or act of aggression. There are currently no grounds for a claim to use such
force in self-defence. The doctrine of pre-emptive self-defence against an attack that might arise at some
hypothetical future time has no basis in international law. Neither Security Council resolution 1441 nor any
prior resolution authorizes the proposed use of force in the present circumstances.

Before military action can lawfully be undertaken against Iraq, the Security Council must have indicated its
clearly expressed assent. It has not yet done so. A vetoed resolution could provide no such assent. The
Prime Minister’s assertion that in certain circumstances a veto becomes ‘unreasonable’ and may be
disregarded has no basis in international law. The United Kingdom has used its Security Council veto on 32
occasions since 1945. Any attempt to disregard these votes on the ground that they were ‘unreasonable’
would have been deplored as an unacceptable infringement of the UK’s right to exercise a veto under
United Nations Charter article 27.

A decision to undertake military action in Iraq without proper Security Council authorization will seriously
undermine the international rule of law. Of course, even with that authorization, serious questions would
remain. A lawful war is not necessarily a just, prudent or humanitarian war.

Traduzione:

Siamo insegnanti di diritto internazionale. Sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili non vi è
alcuna giustificazione ai sensi del diritto internazionale per l'uso della forza militare contro l'Iraq. La Carta
delle Nazioni Unite vieta l'uso della forza con solo due eccezioni: l'autodifesa individuale o collettiva in
risposta a un attacco armato e l'azione autorizzata dal Consiglio di sicurezza come risposta collettiva a una
minaccia alla pace, violazione della pace o atto di aggressività. Attualmente non ci sono motivi per
pretendere di usare tale forza per legittima difesa. La dottrina dell'autodifesa preventiva contro un attacco
che potrebbe sorgere in un ipotetico futuro non ha basi nel diritto internazionale. Né la risoluzione 1441 del
Consiglio di sicurezza né alcuna risoluzione precedente autorizza l'uso proposto della forza nelle circostanze
attuali.
Prima che un'azione militare possa essere intrapresa legalmente contro l'Iraq, il Consiglio di Sicurezza deve
aver espresso il proprio assenso chiaramente espresso. Non lo ha ancora fatto. Una risoluzione con veto
non potrebbe fornire tale consenso. L'affermazione del Primo Ministro secondo cui in determinate
circostanze un veto diventa "irragionevole" e può essere ignorato non ha fondamento nel diritto
internazionale. Il Regno Unito ha utilizzato il suo veto del Consiglio di sicurezza in 32 occasioni dal 1945.
Qualsiasi tentativo di ignorare questi voti sulla base del fatto che erano "irragionevoli" sarebbe stato
deplorato come una violazione inaccettabile del diritto del Regno Unito di esercitare un veto ai sensi della
Carta delle Nazioni Unite articolo 27.
La decisione di intraprendere un'azione militare in Iraq senza un'adeguata autorizzazione del Consiglio di
sicurezza pregiudicherà gravemente lo stato di diritto internazionale. Certo, anche
con tale autorizzazione rimarrebbero seri interrogativi. Una guerra legale non è necessariamente una
guerra giusta, prudente o umanitaria.

Tutto ciò non ha successo perché il 19/03 il regno unito si unisce agli USA e attacca l’iraq. L’attacco è senza
ombra di dubbio in violazione del diritto internazionale.

Qualche anno dopo è uscita una commissione di inchiesta presieduta di Chilcot, la quale ha visto sfilare
davanti a se Blair, Goldshift, ecc per giustificarsi relativamente alla mancata consulta del Parlamento.

La conclusione è stata che nel 2003 il Governo Ussain non poneva un pericolo imminente per i governi
britannici, le vie pacifiche non erano state valutate, gli UK e gli USA avevano minato il potere del GdS e gli
effetti della guerra erano stati insoddisfacenti.

In quegli anni a Londra si temeva che il Governo Blair potesse essere messo sotto processo.

L’uso della forza richiede il contemplo di quelle norma che lo autorizzano.

Nell’allinearsi agli USA, i laburisti hanno perso poi il potere.

Guerra Giusta  secondo Norberto Bobbio la guerra era giusta, l’Italia nel momento in cui è intervenuta in
Kuwait h fatto bene.

È stata adottata la dottrina dell’ingerenza umanitaria:

La protezione della domestic jurisdiction e quindi il divieto di ingerenza. Nel tempo abbiamo visto che si
sono sviluppati principi e norme nell’ambito dei diritti umani.

È possibile un protezione dei iriti umani senza ingerirsi? Probabilmente no. Nessuno stato oggi può
legittimamente invocare l’obbligo degli altri stati dall’astenersi dall’intervenire se è violatore dei diritti
umani.

Dobbiamo rendere compatibili due capisaldi del diritto internazionale, le soluzioni più avanzate sono quelle
che abbiamo già visto  rimedio giurisdizionale dell’Europa, o corte Interamericana.

Agli inizi degli anni ’90 viene formulata la dottrina dell’ingerenza umanitaria dal professore Mario Bettati in
Francia. Ad un certo punto ha trovato accoglienza di questa sua dottrina, ci deve essere un’invasione della
domestic Juisdiction in caso di grandi violazioni , da parte del presidente francese Mitterrand che aveva
offerto il posto di sottosegretario all’aiuto umanitario al dottor Kouchner che negli anni precedenti aveva
fondato medici senza frontiere.

Questa dottrina aveva riscontrato successo ma nella prassi non tanto.

Con gli scontri in ex jugosavia e Ruanda si pone di nuovo il problema e viene elaborata la dottrina della
responsansability to protect  si incarica una commissione di stabilire se uno stato esterno possa
proteggere la popolazione di un altro stato se questa è a rischio.

In caso di grandi violazioni, crimii di guerra, genocidi e pulizia etnica: lo stato dovrebbe proteggere la
popolazione, ma qualora questo non possa o non voglia è compito della comunità internazionale.

Anche l’intervento millitare si può utilizzare se sono presenti queste condizioni:

1. Giusta causa:
- Massiccia perdita di vite umane, dovuta o allo stato stesso o ad enti esterni, governo fallito
- Una pulizia etnica su larga scala:
- Retta intenzione: l’intenzione unica è di fermare i soprusi
- Ultima risorsa: misure minori non avrebbero o non hanno avuto successo
- Mezzi proporzionati: intensità, durata e ampiezza campagna militare
- Ragionevoli prospettive: devono esserci ragionevoli chance di successo
2. Giusta autorità: qualcuno che ha il potere legittimo, ovvero, il cds. L’autorizzazione dovrebe sempre
essere esercitata, i membri permanenti dovrbbero trovarsi d’accordo nel non applicare il loro
potere di veto.

La dottrina formulata dall’High level panel è stata ripresa nel World Summit Outcome del 2005,i cui punti
138 e 139 dicono che la comunità internazionale ha la possibilità di adottare altri mezzi.

LEZIONE 20
Diritto internazionale 14/11/2022190 stati membri per conferenza della
limitazione del nucleare, solo il veto della Russia ha portato il fallimento
della conferenza stessa.
Guerra in Ucraina 24/02/2022: uso della forza.

Attacco amato inevidente violazione dell’art.2 par.4 della carta ONU, dell’atto finale di Helsinki del 1975 e
del memorandum di Budapest 1994.

Atto finale di Helsinki: conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa convocata nel momento più
caldo della guerra fredda  Breschev nell’agosto di 7 anni prima aveva deciso l’attacco a Praga.

 Gli stati rispetteranno reciprocamente l’uguaglianza sovrana e l’individualità come i diritti naturali
inerenti e ricompresi nella loro sovranità, incluso in particolare il diritto di ogni stato all’eguaglianza
giuridica, all’integrità territoriale e alla libertà e l’indipendenza politica
 Gli stati si asterranno nelle loro reciproche relazioni così come nelle loro relazioni internazionali in
generale dalla minaccia o dall’uso della forza, contro l’integrità territoriale o politica degli altri stati
o qualsiasi altra violazione in contrasto con i principi delle nazioni unite (riprede formulazione art.2
par. 4). Nessuna giustificazione potrà essere invocata per giustificare l’uso della forza. Gli stati
partecipanti si asterranno da qualsiasi atto si asterranno dall’uso della forza diretta o indiretta
contro qualsiasi altro stato partecipante.

Memorandum di Budapest: atto quadrilaterale tra USA,UK, Russia e Irlanda del nord che si impegnano di
astenersi da minacce o uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’ucraina , e
nessuna delle loro armi non sarà mai usata contro l’ucraina eccetto che per legittima difesa o per scopi
pertinenti con la carta della nazioni unite.

Si è fatto finto che Bielorussia e Ucraina fossero stati sovrani per consentire a Stalin di avere tre voti anziché
uno, anche se li stati non avevano di per se soggettività statale.  1991 Ucraina è uno stato sovrano.

Non c’è dubbio che sussista un diritto dell’ucraina a difendersi in forma individuale o collettiva in armonia
dell’art.51 della carta. In questo snso possiamo leggere la decisione della CGI del 16/03/2022  la
federazione russa dovrà immediatamente sospendere le operazioni militari che ha cominciato il 24/02 sul
territorio ucraino. La federazione russa assicurerà che ogni unità militare irregolare, così come ogni
organizzazione o persona che sia sotto il suo controllo o direzione non facciano passi per perpetrare le
operazioni militari.

Hanno votato contro de giudici, uno di origine russa e uno di origine cinese  disonore alla funzione della
corte.

Il CdS non ha potuto attuare nessuna misura contro la Russia, si è portata la questione di fronte
all’Assemblea Generale, che può affrontare quese questioni ma senza potere decisionale.
Assemblea Generale: 5 (Russia, Bielorussia, Siria, Corea del nord, Eritrea) voti contrari e 35 astensioni.

- Riafferma il suo impegno a riconoscere sovranità indipendenza e integrità territoriale


- Deplora nei termini più forti l’aggressione all’ucraina
- Richiede che la Russia si astenga dall’utilizzo della forza in ucraina e contro qualsiasi altro stato
- Pretende che la federazione russa ritiri tutte le sue forza militari immediatamente e
incondizionatamente
- Deplora la decisione Russia del 24/02 relativa ad alcune regioni dell’Ucraina come violazione
dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina in violazione consistente con in principi della
carta.
- Si domanda alla federazione russa immediatamente e incondizionatamente di invertire la decisione
relativamente allo status delle regioni di Donesk e Lugansk.

In questi mesi come in altre crisi del passato è emerso il vero problema della costruzione del sistema della
Nazioni Unite che sulla carta era bene fatta, cercando di attribuire maggiore responsabilità ad alcuni stati
che erano più importanti.

La paralisi decisionale del Consiglio di Sicurezza iniziato con la guerra fredda e riproposto anche oggi. Sin dai
primissimi anni il Consiglio si blocca  si è ipotizzata una riforma del consiglio con un grande numero di
proposte, fino ad una stagione decisamente vivace a metà degli anni ’90 (93,99) dove si diceva di
aumentare il numero dei membri permanenti perché in quel periodo le grandi potenze non erano più
quelle del dopoguerra emergevano potenze come (Germania, Giappone, India, Brasile).

Della prima proposta si fanno portatori gli USA:

ampliamento del CDS e modificazione composizione dei membri permanenti, il governo USA vuole inserire
due nuovi membri che sono Germania e Giappone  quik fix con ricorso all’art.18 carta ONU, vogliono
portare la questione in assemblea che deve votare con maggioranza dei due terzi dei membri presenti e
votanti. Alcuni rappresentanti dicevano che si sarebbe votato con il c.d. “voto del bagno”, dove alcuni stati
nel momento del voto vanno in bagno per non essere in imbarazzo.

Dal punto di vista giuridico, in concreto produce l’effetto di abbassare il quorum e quindi diventa più facile
fr passare una votazione.

In assemblea generale si muove qualcosa su iniziativa dell’Italia che si mette ala testa di iniziative volte a
bloccare il quick fix  la politica estera italiana è la più dinamica alle nazioni unite, abbiamo in quegli anni
come rappresentante permanente abbiamo Francesco Paolo Fulci.

Lavora con uno staff di diplomatici molto valido e la pria battaglia che conduce e la non applicabilità
ell’art.18 perché la questione è importante ma incide sulla carta ONU.

Le modifiche sulla carta sono applicabili ex. Art. 108 e richiede la maggioranza di 2/3 degli stati membri e on
dei votanti, la minoranza di blocco è di 1/3 + 1

Un’altra idea di Fulci fu quella di costituire un gruppo di paesi contrari patendo proprio da quelli che
avevano motivi per opporsi, come l’Africa e l’America latina. Invitava le delegazioni il sabato mattina a
prendere il caffè e per questo ha arruolato il miglior barista di Manhattan  viene istituito il coffe club e
quando si è arrivati alla minoranza di blocco si è fermato questo reclutamento e il quic fix viene bloccato.

Si dovevano fare delle proposte alternative, l’Italia presenta una proposta nel 1995, il documento è molto
intelligente perché fa delle osservazioni a partire da dati fattuali: 5 stati permanenti, alcuni stati non sono
mai stati eletti in consiglio (79). Il ragionamento italiano era: cerchiamo di ovviare un sistema che vede un
abuso del diritto di veto dei membri permanenti, ma se questi aumentano anche le possibilità dell’utilizzo
del diritto di veto.
- Membri permanenti rimangono 5
- Si aumentano i membri eletti per 2 anni
- Nuova categoria di membri che vengono eletti con un mandato più lungo  membri
semipermanenti che vengono estratti da un elenco di stati che sono influenti.

La proposta non è passata, ma nei primi anni 2000 viene ripreso il tema della riforma e lo pone all’High
Level Pannel che presenta due modelli possibili per una nuova ripartizione dei seggi aumentando il numero
dei seggi permanenti  2 in più in Asia, 2 in Africa, 1 in Europa e 1 in America.

Nuovi sggi nuovi non rinnovabili  4, 3, 2, 4 per un totale di 24 membri

Il modello B: invariati i membri permanenti e un aumento dei seggi non rinnovabili e introducendo i seggi
semi-permanenti, sempre per un totale di 24 membri.

LEZIONE 21
Diritto internazionale 15/11/2022
L’inadeguatezza del CdS aumenta se nel conflitto o nella crisi è coinvolto un membro permanente, il veto è
stato posto oltre 300 volte  Granicov conosciuto come Mr.niet.

Nella crisi del Golfo l’URSS ha manifestato aperture per il funzionamento del consiglio, con Gorbachev.

Nel 2003 c’è stato l’uso della forza in assenza della copertura del CdS .

Nella guerra di Balcani c’è stata l’azione in Kosovo (1999) da parte della NATO in assenza del CDS ci furono
molte discussioni. Il governo italiano era il primo comunista con Dalena, decide di entrare nel conflitto.

Ci sono due principi fondamentali:

- Rispetto dei diritti umani


- Principio sovranità degli stati

Questo è finalizzato ad evitare azioni unilaterali, anche nel caso del Kosovo il iistro inglese cercava di evitare
una catastrofe umanitaria e quindi non si raggiunge il voto dei permanenti, si procede con un attacco NATO
che durerà da marzo a giugno.

Il consiglio di sicurezza si riunisce di nuovo, il vicesegretario generale in apertura del convegno disse:
“questa passerà alla storia come la guerra della NATO e la pace delle nazioni unite”.

L’azione militare era decisa dalla NATO senza il cds, nella risoluzione del 499 che fu adottata nei mesi della
guerra in cui quello che era avvenuto nelle settimane precedenti non era stato menzionato non ci
metteremo mai d’accordo se andiamo a giudicare quello che è avvenuto, perché non si sarebbe trovato un
accordo, la risoluzione guarda in avanti, escludendo il tema della liceità.

Dottrina:

- Azione unilaterale di un’organizzazione multilaterale.

La questione del Kosovo è ancora aperta oggi, abbiamo ancora oggi una missione della NATO a guida
italiana, il Kosovo è un protettorato delle organizzazioni internazionali (ONU, NATO, UE, ecc).

Le missioni internazionali cristallizzano una situazione: le azioni NATO sono stati decisi dagli USA, mentre i
serbi erano appoggiati da Mosca.

Alcuni esempi:
- Nel 2003 USA e UK attaccano l’Iraq in violazione della carta, non c’erano soluzioni.
- Risoluzioni 1970-1973 passano perché a Putin non interessa la Libia.
- Nel 2012 in Siria il cds è paralizzato perché la Russia ha sempre considerato la Siria come una sua
dipendenza.
- 2022 attacco della Russia in Ucraina il cds non è in grado di decidere, la seduta urgente del cds vede
lo sguardo del ministro ucraino accusatorio nei confronti della Russia.

Qualunque riforma comporta l’accordo dei 5 permanenti e l’ipotesi di riforma resta quindi ferma lì.

Tra le ipotesi più serie c’è quella a cui è stata a capo l’Italia  Coffe Club, oggi chiamata United Consensus:

senza l’aggiunta di membri permanenti ma con l’aggiunta di stati che siedono con un mandato più lungo e
rinnovabile. La scelta di questi stati sarebbe stata sotto due profili:

- Contributo economico
- Contributo alla vita e alle azioni dell’organizzazione.

RESPONSABILITA’ DEI SOGETTI INTERNAZIONALI


Possono violare il diritto internazionale:
- Gli Stati  fase patologica del rapporto tra stati questi vanno incontro a responsabilità.
CDI nel 1953: il progetto definito arriva nel 2001, si considerano tutte le violazioni non solo quelle
sul diritto degli stranieri  notevole difficoltà. Il contezioso internazionale ha per oggeto questioni
concrete.
- Altri soggetti di diritto internazionale.
La violazione può essere realizzata da qualsiasi organo dello stato.
PROGETTO DI ARTICOLI SULLA RESPONSABILITÀ DELLO STATO:

(commissione del diritto internazionale, 2001)


- Articolo 1:
“responsabilità di uno stato per i suoi atti internazionalmente illeciti. Ogni atto internazionalmente
illecito di uno Stato comporta la sua responsabilità internazionale.”

Materialmente la violazione è portata in essere da una persona fisica.

- Articolo 2:
“elementi di un atto internazionalmente illecito di uno stato
sussiste un atto internazionalmente illecito di uno stato quando un comportamento consiste in
un’azione o in un’omissione:
1. Può essere attribuito alo stato alla stregua del diritto internazionale
2. Costituisce una violazione di un obbligo internazionale dello stato

Devono essere compresenti la responsabilità dello stato e il fatto illecito in violazione del diritto
internazionale. “

Ci sono quindi due elementi:

- oggettivo (violazione materiale, art.12 ss ARS): possono essere attuate da più organi 
1. legislativo
2. esecutivo
3. giudiziario
- soggettivo (imputabilità allo stato): la responsabilità discende da un comportamento di un organo
dello stato, ovvero, ogni organo che eserciti funzioni legislative, esecutive, giudiziarie o di diversa
natura, qualsiasi sia la posizione di questo organo nell’apparato dello Stato.
Sono punibili anche gli atti ultra vires (contro la competenza dell’organo) perché lo Stato non ha
realizzato le misure necessarie a prevenirli(art.7ARS). Di solito in questo caso si trattata di illeciti
omissivi. (caso Tellini)

Si distingue tra illecito:

- Commissivo: è vietato dalla norma internazionale un comportamento che lo stato ha tenuto


- Omissivo: la norma imponeva un obbligo di non facere e lo Stato invece l’ha fatto

Si distingue tra:

- Istantanei: viene affondata una nave


- Di durata: come ad esempio l’inquinamento marino.

Art. 8 ARS: “Il comportamento di una persona o di un gruppo di persone sarà considerato un atto di uno
Stato ai sensi del diritto internazionale se la persona o il gruppo di persone di fatto agiscono su istruzione, o
sotto la direzione o il controllo di quello Stato nell’attuare quel comportamento.”

Esempio dei gruppi armati irregolari con il sostegno di uno stato contro un altro stato: lo sato deve
esercitare un Controllo effettivo  equipara i privati agli agenti dello stato.L’argomento che tocca Natari
Tochi è la scelta del metodo multilaterale.

Tribunale dell’ex Iugoslavia: è sufficiente il mero controllo generale, ma riguardava la responsabilità penale
deli individui

Art.11: “Comportamento riconosciuto e adottato da uno Stato come proprio Un comportamento che non è
attribuibile ad uno Stato ai sensi degli articoli precedenti sarà ciononostante considerato un atto di quello
Stato ai sensi del diritto internazionale se e nella misura in cui quello Stato riconosca e adotti il
comportamento in questione come proprio”.

Attacco USA a Teheran

Principio di diligenza: obbligo primario dello stato

Cause di giustificazione:

1. Consenso dello stato leso: abbiamo due casi storici (aeroporto di Mogadiscio e di Entebbe) che si
rifanno sempre ai dirottamenti aerei, abbiamo l’uso della forza in un caso autorizzato e nell’altro
no. La differenza è che il dirottamento di un aereo è una violazione grave, l’attività repressiva è a
carico dello stato, ma nei casi di specie i governi israeliano e tedesco avevano interesse ad agire.
L’atto del consenso è sempre unilaterale e revocabile.
2. Legittima difesa: l’azione in se costituirebbe un illecito, ma se a titolo di legittima difesa non è
illecito.
3. Forza maggiore: quando l’illecito è dovuto ad una forza irresistibile che ha reso materialmente
impossibile il rispetto della norma.
4. L’estremo pericolo: l’autore dell’illecito non aveva altro mezzo per salvare la vita propria o di altre
persone a lui affidate (capo dei pompieri che entra nell’ambasciata in fiamme senza
autorizzazione).
5. Caso fortuito: avvenimento esterno imprevisto, sconfinamento aereo americano in suolo
ungherese.
6. Stato di necessita: l’illecito serve per tutelare un interesse essenziale, invocabile solo in caso di
pericolo grave ed imminente, purché non leda un interesse essenziale di un altro stato. Possono
esserci clausole di deroga all’interno dei trattati.
7. Contromisura (rappresaglia): consiste in una violazione di un diritto di uno stato per rispondere alla
violazione di un diritto subita. Deve rispettare il principio di proporzionalità e non può consistere in
una violazione dei diritti umani

Per la configurazione della responsabilità da illecito è da considerare l’elemento soggettivo (dolo o colpa):

- Responsabilità per colpa : se l’illecito è voluto


- Responsabilità oggettiva relativa: solo per la commissione del fatto, è aggravata. Il colpevole può
invocare una causa di giustificazione  regime residuale che si usa in tutti i casi dove non vi è una
disciplina speciale.
- Responsabilità oggettiva assoluta: non è prevista nessuna causa di giustificazione.

Illecito  responsabilità  obbligo di riparazione.

- Il primo passo quando si commette un illecito è la cessazione di questo


- restituzione in forma specifica (l’abrogazione della legge adottata in violazione del trattato,
l’evacuazione di un territorio illecitamente occupato, revoca di un provvedimento illecito adottato
nei confronti di uno straniero)
- obbligo del risarcimento del danno: sia danno emergente che lucro cessante, titolare del diritto al
risarcimento è lo stato che provvederà poi a provvedere al risarcimento per il cittadino.
o C’è un passaggio nella risoluzione 687 dove leggiamo: “l’Iraq è responsabile alla strega del
diritto internazionale per qualsiasi perdita, danno o pregiudizio subiti da governi, cittadini o
società stranieri.”
o Rainbow Warrior: nave di Green peace nel porto di Oakland, nave olandese con a bordo un
marinaio portoghese, due francesi salgono a bordo e uccidono il marinaio. Il governo
neozelandese, quindi, procede con la richiesta di un indennizzo, succede una vicenda molto
complicata, compresa la richiesta di riparazione del danno morale:
 Onori alla bandiera
 Presentazioni formale di scuse
 Punire i responsabili
 Versamento somma simbolica
 Garanzia che il fatto non si ripeterà

SOLUZIONE PACIFICA DELLE CONTROVERSIE

Capitolo VI: Soluzione pacifica delle controversie

Art. 33 : “Le parti di una controversia, la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, devono, anzitutto, perseguirne una soluzione
mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad
organizzazioni od accordi regionali, od altri mezzi pacifici di loro scelta.

Il Consiglio di Sicurezza ove lo ritenga necessario, invita le parti a regolare la loro controversia mediante tali
mezzi.”

L’elenco delle soluzioni è aperto, però ne sono indiate alcune esplicitamente:

1. Negoziato: procedura a forma libera che coinvolge soltanto le parti, anche nella guerra in Ucraina è
stato chiesto il negoziato, ma gli stati non accettano di mettersi al tavolo a negoziale. In Vietnam
invece si giunge al negoziato con Kissinger (consigliere plenipotenziario) e il plenipotenziario
vietnamita.
2. Mediazione: presenza di un terzo, indipendente rispetto alla controversia, che tenta una soluzione
mediata, formulando una proposta non vincolante
3. Conciliazione: presenza di un terzo che formula risposta vincolante
4. Inchiesta: istituzione di un meccanismo di indagine indipendente, che accerta i fatti (es.
commissione Cassese, commissioni ONU e consiglio d’Europa in Ucraina).

LEZIONE 22
Diritto internazionale 16/11/2022
Articolo 4: “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale,
l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata.”

Articolo 5: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America
settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono
che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale
o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così
attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che
giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella
regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in
conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste
misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e
mantenere la pace e la sicurezza internazionali.”

Nel diritto dei conflitti armati si ritiene conflitto armato solo se supera una certa soglia, con ciò nulla
autorizza che non si debba essere preoccupati di quello che è avvenuto ieri in Polonia (un missile/residuo di
missile o ucraino o russo è caduto sul suolo polacco). È verosimile che nel momento in cui uno stato NATO
vena attaccato gli altri decideranno se e come intervenire, un’organizzazione internazionale è tale se è in
grado di esprimere un parere diverso e autonomo rispetto a quello degli stati che la compongono  la
NATO non è un’organizzazione internazionale perché è una sommatoria delle volontà degli stati.

MEZZI DIPLOMATICI: indicati all’art. 33 sono elencati in ordine crescente di importanza e di coercitività

1. Negoziati
2. Inchieste
3. Mediazione
4. Conciliazione
 Canale di Beagle: ci sono delle isolette che sono contese tra Argentina e Cile, si ha una controversia
internazionale, perché quei due paesi sono stati molto vicini alla guerra fino a che è stata scelta la
via di una soluzione arbitrale.
Il lodo arbitrale fu affidato da un collegio arbitrale presieduto dalla regina Elisabetta II, l’Argentina
lo ha rifiutato e si è tornati al punto di partenza.
Le parti hanno scelto la mediazione affidata al papa Giovanni II che ha avuto successo. In questo
caso abbiamo avuo un arretramento da uno strumento più intenso.

Strumenti giudiziari: arbitrato  caso di Alabama Claims (1871-1872)

Controversia tra UK e USA per alcune navi di cui la più importante era l’Alabama.

Eventi: il regno unito nella guerra di secessione americana aiutava i confederati e lo faceva per alcune
ragioni comprensibili, il regno unito era una grande potenza navale e dominava il mare. La campagna
terrestre era finanziata dai confederati con il commercio del cotone e quindi il commercio marittimo
acquisiva molta importanza, il governo di Londra aiuta nel commercio e nella conversione di navi mercantili
in navi da guerra  secondo Washington c’era una violazione della neutralità dell’Isola.

Londra e Washington erano sull’orlo di una guerra, però è prevalso il buon senso e fu costituito un collegio
arbitrale, le due parti hanno nominato un arbitro ciascuno e si sono accordati per la nomina di altri tre
giudici (nominati dl regno di Italia, dal presidente della Svizzera e dell’imperatore del Brasile). Come sede
viene scelta Ginevra, in questi casi è prassi che il presidente del collegio sia il giudice svizzero, ma in questo
caso viene scelto nella persona del Conte Feerico Sclopis  aveva scritto dei lavori sull’arbitrato ed era n
giurista molto affermato.

Il lodo stabilì che c’era stata una violazione del governo britannico che aveva aiutato una guerra interna di
uno stato e quindi aveva violato le norme consuetudinarie in materia di neutralità.

In tema di responsabilità dei funzionari britannici, il collegio rilevò l’assenza di due diligence.

La condanna è stata di 15 milioni di dollari oro dell’epoca.

Di qui in avanti la fortuna dell’arbitrato fu crescente, prima con arbitrati ad hoc e poi con l’introduzione nei
trattati di clausole arbitrali.

Un arbitrato avviene quando due stati hanno in corso una controversia e si accordano per un lodo arbitrale,
ovvero, quando c’è la presenza della clausola. La soluzione più avanzata è un trattato generale di arbitrato.

La corte permanente di arbitrato: istituito con le conferenze dell’Aja per l’istituzionalizzazione


dell’arbitrato. La cosa curiosa è che non è una corte e non è permanente è un elenco di giudici ai quali gli
stati coinvolti in una controversia possono scegliere gli arbitri.

Gli stati lo scelgono autonomamente il giudice impegnandosi a rispettarne le decisioni.

Il pasaggio successivo all’arbitrato è la soluzione giudiziale, rappresentato dalla CIG, se si guarda all’art.92
della carta:
“La Corte Internazionale di Giustizia costituisce il principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. Essa
funziona in conformità allo Statuto annesso che è basato sullo Statuto della Corte Permanente di Giustizia
Internazionale e forma parte integrante del presente Statuto.”
Lo statuto della corte è allegato allo statuto dell’ONU, lo statuto i merito alla corte ci dice all’art 2:
“ Che la corte è un consesso di magistrati indipendenti eletti senza riguardo alla loro nazionalità tra le
persone che godono della massima considerazione morale e che soddisfano alle condizioni inchieste per
l’esercizio nei loro paesi dei rispettivi delle più alle funzioni giudiziarie, o che sono dei giureconsulti di
notoria competenza in materia di diritto internazionale.”
Vengono eletti dal Consiglio di Sicurezza senza diritto di veto e dall’assemblea generale, i nomi vengono
pescati dalla lista della corte permanente di arbitrato e non possono essere più di uno per stato.
La corte è o non è un giudice naturale?
è una corte permanente ma non ha giurisdizione obbligatoria per gli stati, la competenza a giudicare sorge
se gli stati gliela conferiscono. In alcuni casi è prevista l possibilità dello stato di ricorrere unilateralmente
alla corte  Convenzione di Vienna del 1961 (caso marò).

ART. 36.2: “ Gli Stati parti del presente Statuto possono in qualsiasi momento dichiarare di riconoscere
come obbligatoria, di pieno diritto e senza convenzione speciale, in confronto di ogni altro Stato che accetti
lo stesso obbligo, la giurisdizione della Corte su tutte le divergenze di ordine giuridico aventi per oggetto,
 l’interpretazione di un trattato;
 qualsivoglia questione di diritto internazionale;
 l’esistenza di qualunque fatto il quale, se fosse provato, costituirebbe violazione di un impegno
internazionale;
 la natura o la portata della riparazione dovuta per la violazione di un impegno internazionale.”
D
L’unico argine corretto all’uso del nucleare è l’utilizzo del diritto internazionale, in Ucraina la situazione è
degenerata perché aveva armi nucleari nel suo territorio ma nel 1994 le ha cedute alla Russia in cambio del
rispetto del suo riconoscimento territoriale.
Uso della forza in Iraq:
Ultimatum: viene fornita una “FINAL OPPURTUNITY” all’Iraq per il pieno rispetto delle risoluzioni che
pongono obblighi di disarmo, in quanto l’Iraq è in “MATERIAL BREACH” della 687.
minaccia “SERIOUS CONSEQUENCES
Prospettiva: una nuova risoluzione che, eventualmente, autorizzi l’uso della forza con l’espressione “ALL
NECESSARY MEANS”.  occorre una decisione del consiglio di sicurezza, negli sviluppi della prassi non si
trova un atto chiamato decisione o raccomandazioni, si chiamano tutti risoluzioni che possono essere
vincolanti o non vincolanti, nel capito 7 sono raccomandazioni.
Nel proseguire delle ispezioni si era onstatato che l’Iraq era rimasto in violazione e alcuni stati (USA;U
Non c’è accordo per una nuova risoluzione

i conseguenza siccome la giurisdizione è scelta dagli stati, la giurisdizione è comunque arbitrale. In dottrina
questo articolo è stato definito come clausola facoltativa di giurisdizione obbligatoria.
Es. caso Ferrini
Questa giurisdizione di fatto viene scelta dagli stati, poggia sulla volontà delle parti; quindi, è comunque
arbitrale è in dottrina questa realtà, l’art 36.2 dello statuto della corta è stata qualificata come “clausola
facoltativa di giurisdizione obbligatoria”; sembra una contraddizione: la giurisdizione diventa obbligatoria
ma in virtù dell0’accettazione di una clausola facoltativa.
La prima fase del procedimento inizia con la notifica alla corte; successivamente l’accettazione della
giurisdizione e poi inizia una fase scritta con memoria e contro memoria e poi c’è la fase orale.
La corte applica le fonti dell’articolo 38 dello statuto della corte, in esito al procedimento emette una
sentenza motivata:
 definitiva
 inappellabile
 gli stati hanno l’obbligo di dare esecuzione alla sentenza
 spesso legate alla sentenza ci sono individuali spesso anche dissenzienti

funzione consultiva della corte:


la corte può anche dare pareri che possono essere richiesti dall’assemblea generale e anche dalle
commissioni specializzate delle nazioni unite, sono privi di efficacia vincolanti ma sono espressioni
dell’espressione giudiziaria nella sua forma più alta
es. parere 19996 sulle armi nucleari è adottata a maggioranza
es. parere del 2004 sul muro in Palestina e la conformità al diritto internazionale umanitario

LEZIONE 23
Diritto internazionale 21/11/2022
LA PERSONA
Nel diritto internazionale dei diritti umani e nel diritto internazionale umanitario, che non sono da
confondere perché il secondo è il diritto applicabili dei conflitti armati, a sua volta ha dato origine ad
un’altra branca del diritto internazionale che è quello penale  ha portato all’istituzione di tribunali
internazionali (Norimberga e Tokyo).
Diritto internazionale umanitario al quale si collega la corte internazionale penale, un tempo si chiamava
diritto bellico o diritto di guerra, ora si chiama diritto internazionale umanitario, diritto dei conflitti armati,
diritto internazionale umanitario applicabile ai conflitti armati.
Rapporto tra guerra diritto:
- ius in bello
- ius ad bello
Gli uomini si facevano la guerra e avvertivano la necessità che la guerra dovesse comportare delle regole,
percezione avvertita molto presto.
Nella prassi si sono sviluppati anche i manuali militari, che prendono la dimensione scientifica della materia
e la traducono in termini pratici e operativi.
Il diritto dei conflitti armati si salda con le operazioni internazionali con il diritto dei diritti umani. Oggi il
diritto internazionale bellico consiste in un sistema normativo che ha due grandi ambiti di norme:
- limitare gli effetti della guerra: regolare la condotta delle ostilità, disciplinare il discorso a mezzi e
metodi di guerra, è stato definito un diritto di regolamentazione  diritto dell’Aja perché
contenuto nelle convenzioni dell’Aja
- proteggere le vittime dei conflitti armati: diritto umanitario in senso stretto, volto ad umanizzare la
guerra, definito come diritto di protezione  diritto di Ginevra perché è incentrato sulle
convenzioni di Ginevra.
 Vedi lezione 25, 26 e 27 prima di questo
Crimini internazionali  le più gravi violazioni del diritto internazionale umanitario costituiscono il “Crimes
Under International Law”. E quindi comportano la responsabilità internazionale dell’individuo:
- crimini d guerra
- crimini contro l’umanità
- genocidio
- crimini di aggressione (al tempo di Norimberga crimini contro la pace).
Materialmente l’atto è attuato da una persona, delle conseguenze del fatto illecito risponderà lo Stato. Non
vi è a carico dell’individuo una responsabilità sotto il diritto internazionale, ma ci sarà responsabilità solo sul
diritto interno.
Illecito  responsabilità  obbligo di riparazione.
La situaizone oggi vede il consolidamento della giustizia internazionale penale, è una dimensione che non
esisteva prima dell’ultima guerra mondiale ma che si è sviluppata con i processi di Norimberga (1945) e
Tokyo (1946) e con l’istituzione dei tribunali internazionali per il Ruanda e per l’ex Jugoslavia (hanno
terminato la loro attività pochi anni fa).
Il diritto internazionale penale ha dato luogo ad una giustizia internazionale penale, il punto di arrivo per
l’evoluzione era n tribunale penale in senso proprio ovvero con un giudice precostituito e permanente.
Già a Norimberga e Tokyo erano sorti degli interrogativi sul rispetto del principio di legalità e su quello della
precostituzione del giudice.
L’approdo ad una corte penale internazionale permanente sanava queste anomalie  istituita con lo
Statuo di Roma (trattato internazionale) che è scaturito in seguito ad una conferenza diplomatica che si è
tenuta a Roma da 15 giugno al 17 luglio 1998, lo Statuto entra n vigore nel 2002.
Lo statuto di Roma vede partecipare 123 stati.
Il principio su cui si fonda la corte è quello della complementarietà della giurisdizione: la Corte ha
competenza quando gli stati sono unable or unwilling, cioè non possano o non vogliano giudicare o punire.
Il primato della giurisdizione è in capo allo stato, quindi solo se lo stato non attiva un determinato
procedimento scatta la competenza internazionale della corte.
La conferenza è stata complessa perché non si riusciva ad arrivare ad un accordo.
LA CORTE
- ha una presidenza (l’attuale presidenza è in mano ad un giudice polacco coadiuvato da due vice
presidenti una peruviana e uno congolese).
- consta di 18 giudici divisi in tre divisioni (pre-trial, trial and appeals),
- è presente l’ufficio del procuratore (un giudice inglese e due vice procuratori uno senegalese e uno
delle isole Fiji)
- un cancelliere
- l’assemblea degli stati parte.
I risultati:
- 31 casi portati alla giurisdizione della corte
- I giudici hanno emesso 38 ordini di arresto e 9 ordini di comparizione, 21 sono in detenzione, 14
sono contumaci e 5 sono morti
- I giudici hanno emesso nel complesso 10 condanne.
Statuto di Roma art.1: “ permanent institution and shall have the power to exercise its jurisdiction over
persons for the most serious crimes of international concern, as referred to in this Satute, and shall be
complementary to national criminal jurisdiction”.
La giurisdizione si esercita secondo l’art.13 : “ la corte eserciterà la sua giurisdizione con rispetto ai crimini
di cui all’art.5 e in accordo con le previsioni dello Statuto se:
- Uno o più di questi crimini sia stato commesso venga riferito da uno stato parte: può riferire al
procuratore una situazione in cui uno o più crimini sono stati commessi o sembra che siano stati
commessi, il procuratore può investigare.
- Quando è riferito al procuratore dal consiglio di sicurezza
- Un’iniziativa del procuratore
C’è una cornice nella quale sono stati commessi dei crimini, uno stato parte chiede al procuratore di
attivarsi e il procuratore indagherà sui soggetti che hanno commesso dei crimini in quella cornice.
Tra gli stati che hanno rettificato lo Statuto non troviamo USA, Cina, Russia ed India  da qui ne scaturisce
un problema per la risoluzione delle controversie, se gli stati non accettano la giurisdizione della corte non
possono esser giudicati di fronte a questa.
Per la guerra in Ucraina c’è un blocco totale per le prime due modalità di utilizzo della giurisdizione
internazionale, si può però utilizzare la terza (nel 2013 e nel 2014 l’Ucraina non ha aderito allo Statuto ma
ha accettato la giurisdizione della Corte a tempo indeterminato).
I crimini di cui all’art.5 sono:
- Genocidio (art.6)
- Crimini contro l’umanità (art.7)
- Crimini di guerra (art. 8  è il più lungo e il più consolidato).
- Aggressione (art.8-bis)
CASI CPI:
Situazione in “nome di uno stato”, con sotto l’elenco dei singoli soggetti imputati.
Situazione in Darfur, Al Bashir: è il primo caso di arresto per un presidente (Sudanese) ancora in carica,
incriminato per i crimini commessi contro milioni di civili in Darfur  in qualità di presidente avrebbe
dovuto proteggere le persone non ucciderle.
Prima sentenza della Corte: Thomas Lubanga Dilo, condanna ai 14 anni per crimini di guerra (reclutameno e
sfruttamento dei bambini soldato).
Seconda sentenza della Corte: condanna a 12 anni con 5 capi di accusa per crimini di guerra e contro
l’umanità
Terza sentenza della Corte: Al-Madhi, condanna a 9 anni per distruzione di beni culturali (prima sentenza
che vede come unico capo la distruzione dei beni culturali).
Sentenza recente: Dominic Ongwen, uno dei capi dei ribelli in Uganda  condanna a 25 anni per 61 capi di
accusa .
Ucraina 2022: il procuratore può investigare  41 stati parte hanno portato la situazione di fronte al
procuratore.
L’Ucraina ha aperto un sito sul conflitto dove si raccolgono testimonianze, documentazioni e prove; la
stessa cosa è stata fatta dal procuratore della corte.
Sempre per il principio di complementarietà in Ucraina è stato aperto un primo processo nazionale contro
Shishimarin, un ragazzo di 21 anni accusato di omicidio premeditato di un signore di 62 anni  condanna
all’ergastolo.
Nessuno mette in discussione la legittimità del processo, ma viene messa in discussione se fosse stato il
caso di intraprendere il provvedimento.

LEZIONE 24
Diritto internazionale 22/11/2022
La corte è la prima giurisdizione penale internazionale permanente.

Ci sono stati diversi tentativi prima della corte, la giustizia penale è una delle prerogative della sovranità,
dee cioè proibire alcuni comportamenti antisociali e deve punirli, questo apre un capitolo relativo alla
necessità della sanzione penale.

La comunità internazionale ha avuto l’esigenza di unire alcuni comportamenti particolarmente gravi sul
piano internazionale.

Quando nel 1998 si votò a favore dello Statuto di Roma in pochi ci credevano  conferenza presieduta da
Giovani Conzo.

La corte ha compiuto qualche mese fa 20 anni dall’inizio delle operazioni, non ha mai attirato l’interessa
che sta attirando negli ultimi mesi, la ragione di questo interesse è il deflagrare dl conflitto in Europa.

Gli antecedenti di questo conflitto sono delle rotture che separano il mondo sulla base di ragioni politiche,
sociali, economiche, etniche e confessionale  segnano dei punti di separazione.

Il mondo si separa in de grandi aree:


- Una che rappresenta la parte del caos (sud America, africa fino all’oceano indiano), è l’area dove
troviamo il maggior numero di conflitti
- Un che rappresenta l’ordolandia.

Spesso i tribunali internazionali sono accusati di parzialità. È normale che le indagini si finalizzano contro il
gruppo perdente, nel caso della Repubblica Centro Africana è il primo caso dove sono stati giudicati soggetti
di entrambe le fazioni.

In Yemen guerra civile tra una parte minoritaria di religione sciita che è sostenuta dall’Iran e dall’altra
arte il governo legittimo è sostenuto da (USA, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti), si sperimenta uno dei
crimini di guerra più atrico, ovvero, la riduzione alla fame dei civili.

In Etiopia  le forze governative hanno accinto il Tigrei per evitare che arrivino viveri, le persone muoiono
di fame.

I conflitti si originano da un tradimento della generazione precedente, ovvero che non sarebbe mai più
successo quello che è accaduto nella 2WW.

Due rivoluzioni:

- Diritti umani
- Diritto penale internazionale

Sentenza di Norimberga: e atrocità criminali sono commesse da uomini non da personalità astratte ed è
solo chiamando questi uomini a rispondere che si può configurare il diritto internazionale.

La perdita di rilevanza delle organizzazioni politiche multilaterali, il cds è il grande assente di tutti i conflitti
armati ella contemporaneità, dalle situazioni di massiccia violazione dei diritti fondamentali che avvengono
in moltissime parte del mondo.

Un altro fenomeno è quello della quiescenza degli stati che ignorano o negano la commissione di atrocità
da parte di altri paesi  l’accettazione che un membro della NATO entri in un altro stato sovrano perché ci
sono presunti terroristi (Turchia), pronunci della corte internazionale di giustizia sui territori occupati in
Palestina.

La condizione essenziale per la sopravvivenza della società umana è il rispetto del diritto e della giustizia
internazionale, compresa la giustizia delle atrocità di massa. Il diritto internazionale non viene solo violato
ma anche irriso, ci sono dei paesi che teorizzano la legittimità degli omicidi mirati. Gli USA che oggi parlano
molto bene della corte penale internazionale due anni fa hanno introdotto nella black stati la procuratrice
della corte penale internazionale.

L’idea della personalità penale dell’individuo è un’’ide recente, nel nostro ordinamento il termine crimine
non esiste, è un termine a tecnico ma indica dei delitti particolarmente gravi.

I crimini internazionali sono violazioni del diritto internazionale, inoltre per la loro efferatezza sono
considerati offensivi dell’intero genere umano.

I crimini internazionali sono caratterizzati anche da una condotta punibile negli ordinamenti interni, il
discrimine è l’elemento contestuale, ed è quello che giustifica la punizione a livello internazionale.

i valori fondamentali nel nostro ordinamento sono protetti in via sussidiaria dalla corte internazionale
quando la loro gravità è tale da mettere in pericolo la pace, la dignità umana, ecc.

non è sufficiente che siano in relazione di un conflitto, devono essere strettamente connessi per avere un
crimine di guerra.
L’espressione crimini contro l’umanità non indicano anche i crimini di guerra che sono commessi contro
l’avversario o il nemico, quelli contro l’umanità possono essere commessi anche contro la propria
popolazione  quando è stato istituito il tribunale di Norimberga la maggior parte delle vittime era tedesca
e quindi non si sarebbero potuti portare i vertici di fronte al tribunale internazionale per crimini di guerra.

GENOCIDIO

La corte penale internazionale non è sovraordinata rispetto ai tribunali interni, al contrario sono i tribunali
nazionali che hanno primazia sulla corte. Il rapporto tra corte internazionale e sistemi interni è molto
complicato, gli Alleati l’avevano risolta molto semplicemente (il tribunale militare di Norimberga era molto
solo alla valutazione de gerarchi nazisti), si sono poi istituiti altri tribunali in Germania per la valutazione di
crimini commessi dai tedeschi contro gli stranieri e i tribunali tedeschi si sarebbero occupati dei crimini
commessi dai tedeschi contro i tedeschi.

Tribunale in Ruanda

Scelta della complementarietà, nasce da una scelta geopolitica, si scontrano due grandi anime quella del
consiglio di sicurezza con i paesi sovranisti e quelli conto il consiglio di sicurezza.

La corte ha giurisdizione soltanto se lo stato è impossibilitato o non vuole intervenire i procedimenti


davanti alla corte tranne due sono stati autodenunce .

La complementarità è diventata anche supplenza.

Perché si punisce è uno dei temi più antichi, perché punire nell’ordinamento internazionale è un tema
ancora più complesso, perché la corte è estremamente selettiva, l’idea che il fondamento della corte sia il
principio di retribuzione cade, perché il principio di retribuzione si fonda sull’idea che qualsiasi reto che
venga commesso deve trovare una giustizia. Una funzione preventiva è difficile da immaginare.

Anche lo stupro di massa può essere usato come strumento di guerra, per mortificare la comunità ed
alterare la popolazione  Bosnia Erzegovina.

Ci sono legai tra pace e giustizia, ma anche tra giustizia e pace, la storia è costellata da paci ragiunte con
delle impunità. Il giudie internazionale deve essere immerso nel conflitto.

Uno dei procedimenti davanti alla corte riguarda una guerra civile in Uganda (caso dominic Ongwen e
Joseph Coen).

L’altro antecedente è un accavallarsi di fenomeni politici evolutivi.

LEZIONE 25
Diritto internazionale 23/11/2022
Non c’è deterrenza del diritto internazionale penale

Jus in bello non è il diritto internazionale dei diritti umani  finalizzato alla protezione dei diritti umani e
della libertà della persona umana in quanto tale. Lo Jus in bello trova applicazione nell’ambito dei conflitti
armati  limitare gi effetti della guerra e proteggere le vittime dei conflitti armati.

Nasce nei secoli dove è molto facile identificare la cesura tra il tempo di guerra e il tempo di pace.

International law di Lassa Oppenheim: due volumi 

- Peace
- War and neutrality
La guerra è un fenomeno che ha una serie di connotazioni politiche e militari, ma ha anche una dimensione
giuridica che consiste nel fa sorgere il rapporto di belligeranza.

Il Presidente della Repubblica può dichiarare lo Stato di Guerra: lo stato prevede tutta una serie di atti e
comportamenti che sono giustificabili solo se c’è lo stato di guerra.

Cessava il rapporto di belligeranza con il trattato di pace e iniziava con la dichiarazione di guerra. Oggi nella
conflittualità contemporanea non si realizza quasi mai, la guerra non viene più dichiarata (gli stati non sono
autorizzati ad utilizzare la forza per scopi di attacco).

La nostra costituzione non parla tra le prerogative del capo dello stato di dichiarazione di guerra.

La Seconda guerra mondiale è finita senza un trattato di pace perla Germania, diversamente è stato fatto
per l’Italia (trattato di Parigi).

Molti conflitti la domanda che si pone è: “ abbiamo un momento in cui il conflitto è finito?”. In Afghanistan,
in Siria, in Libano e in Iraq abbiamo situazioni incerte, dal punto di vista giuridico pone problemi
sull’applicabilità delle norme. Il rapporto di belligeranza che ha un momento di sorgere del rapporto e un
momento di chiusura del rapporto, vede l’applicarsi del diritto di guerra, diversamente si applicano le
norme dei diritti umani.

L’uccisione di una persona è soggetta a tutte le regole della condotta delle ostilità.

La risposta è che c’è conflitto se esiste un elemento soggettivo dello stato che viene qualificato come
animus bellandi (volontà di muovere guerra) che deve essere evidente e manifesta.  la guerra Russo-
Ucraina è scoppiata dalla prima invasione dell’integrità territoriale dell’ucraina; quindi, dal 24/02 quando i
carrarmati russi entrano sul suolo ucraino.

1997 viene adottata la convezione sulle mine antipersona  è importante perché le mine sono state
definite un conflitto in tempo di pace, i Governi erano abbastanza titubanti, l’iniziativa è stata presa dalla
CR e da un groppo di ONG, è stata fatta una campagna internazionale dove il testimonial fu Lady Diana.

Ogni stato si obbliga in ogni circostanza a non usare mine antipersona, a non produrle, tenerle, stoccarle o
trasferirle  in Italia c’è una deroga per gli addestramenti militari.  mettere per problema inizio/fine
conflitti armati.

Il diritto dei conflitti armati ha origini risalenti, già nel 1635 Ugo Grozio scrive il de jure belli ac pacis  il suo
obbiettivo è il temperamenta belli.

L’arte della guerra di Sun Tzu nel 5 secolo a.C.: il prigioniero deve essere trattato generosamente e il
territorio deve essere conquistato e non distrutto.

1385 Riccardo secondo di Inghilterra adotta una Ordinance for the Government of the army

1570 Massimiliano II adotta un codice di regole umanitarie

1621 il re gustavo II Adolfo Svezia pubblica un Articles of War  vieta atti di guerra contro gli omini di
chiesa, donne, ragazze e bambini.

1745 Luigi XV sui feriti di guerra, se sono feriti non sono più nostri nemici

1863 “codice Liber”: ha adottato dei general orders sono delle istruzione per il governo delle forze armate
statunitensi, ha avuto un grande sviluppo e una grande influenza sullo sviluppo delle regole precedenti:

- Regolare la condotta sulla guerra civile.


L’art. 16 de codice Liber è un testo molto coerente con i principi del diritto umanitario oggi: la necessità
militare non ammette la crudeltà.

1868 dichiarazione di San Pietroburgo: non utilizzare determinati proiettili in tempo di guerra, perché
esplodevano nel corpo del soldato ferito. La dichiarazione, che aveva effetto vincolante, conferma la norma
consuetudinarie secondo la quale non si dovevano utilizzare armi che provocavano sofferenze non
necessarie.

All’interno del preambolo per la prima volta si parla di leggi dell’umanità e allo scopo della guerra che è
quello di limitare le forze del nemico e non annientarle completamente.

Convenzioni dell’Aja del 1899 e 1907:

- Leggi e usi guerra terrestre


- Leggi e usi guerra navale
- Uso palloni aerostatici
- Leggi e usi guerra in aria.

La più importante è la IV convenzione dell’Aja sugli usi e le leggi della guerra terrestre  clausola Martens
(codifica una consuetudine del rispetto del diritto umanitario anche durante la guerra), gli stati dichiarano
che in casi non compresi nei regolamenti, gli abitanti e i belligeranti restano sotto la protezione e l’imperio
dei principi del diritto delle genti quali risultano usi stabiliti tra popoli civili, dalle leggi dell’umanità e dai
dettami della pubblica coscienza, fino a quando non sarà istituito un codice delle leggi di guerra più
completo.

Il banco di prova delle convenzioni dell’Aja è la Prima guerra mondiale.

Vedi lezione 26 e 27 prima di questo


Lo stupro rientra nel diritto sostanziale della corte, nello statuto di Roma è stato introdotto nella categoria
dei crimini sia di guerra che dell’umanità. In particolare, nei crimini contro l’umanità c’è una lettera G che si
intitola stupro, schiavitù sessuale, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e qualsiasi altra forma di
violenza sessuale. Nello statuto del tribunale di guerra non c’era questo crimine, nel tribunale dell’ex-
Jugoslavia era indicata la parola stupro.

La grande quantità di atti di violenza sessuale perpetrati nell’ex-Jugoslavia ha portato all’introduzione della
fattispecie di stupro. Nel tribunale in Ruanda il caso Akaiesu è stato il primo soggetto incriminato di stupro
come crimine contro l’umanità, il tribunale ha definito lo stupro come un invasione fisica di natura sessuale
commessa su una persona in circostanze che sono coercitive; nel tribunale dell’ex Jugoslavia il caso Celebisi
può costituire una forma di tortura se:

- Atto od omissione che causi dolori fisici o mentali


- Allo scopo di ottenere informazioni dalla vittima
- Atto per punire la vittima
- Compiuto alla presenza di un funzionario in veste ufficiale.

Nel caso Kunarak il tribunale ha sfumato lo strumento della penetrazione fisica, la natura coercitiva può
anche non caratterizzarsi da violenza fisica, anche le circostanze possono rappresentare elementi di
coercizione.

La schiavitù sessuale è una specificazione della riduzione in schiavitù: costituisce una limitazione nella sfera
dell’autodeterminazione sessuale di una persona, rientrano in questa fattispecie i casi in cui donne e
ragazze sono obbligate al matrimonio, alla schiavitù domestica e ad altre forme di coercizione che possono
comportare anche lo stupro. Reato di durata.
Prostituzione forzata: diversa dalla schiavitù perché comporta una retribuzione

Gravidanza forzata: consiste nel confinare illegalmente una donna incinta con l’intento di modificare la
composizione etnica della popolazione.

Sterilizzazione forzata: viene dalla tragedia dei campi di sterminio nazisti dove si praticavano esperimenti
medici, è una pratica di genocidio.

Ogni altra forma di violenza sessuale di gravità comparabile.

Violenza sessuale può caratterizzare il crimine di genocidio.

Una sentenza del tribunale dell’ex Jugoslavia 20 febbraio 2001 interamente dedicata a crimini di violenza
sessuale condannati a 28 e 14 anni.

Dichiarazione di Versailles: “ tutti gli umani nascono con eguali dignità e diritti”.

Diritto internazionale umanitario:

- Protezione delle vittime della guerra


- Umanizzare la guerra
- Diritto di protezione
- Diritto di Ginevra.

LEZIONE 27
Diritto internazionale 29/11/2022

Convenzione dell’Aja 1954  emblema ad hoc per la protezione dei bei culturali. Per esporre lo scudo blu
della protezione dei beni culturali bastano cose di rilevanza anche modesta, gli austriaci o prendono molto
sul serio a differenza dell’Italia.

Il sistema di protezione speciale non ha funzionato  si tiene un registro UNESCO a Parigi. Il meccanismo è
troppo rugginoso per poter avere successo.

Protocollo del 1999 alla convenzione dell’Aja, si è scelto di non emendare la convenzione perché ci
sarebbero stati problemi di applicabilità. Si è aggiunto il protocollo aggiuntivo che ha stabilito un nuovo
regime diverso dalla protezione generale e dal il regime di protezione speciale, si chiama regime di
protezione rafforzata per la quale sono previste 3 condizioni:

- Bene culturale della più grande importanza


- Protetto da misure giuridiche e amministrative adeguate che riconoscano il suo valore culturale e
storico. Le misure giuridiche e amministrative garantiscano il più alto livello di protezione
- Non sia usato per scopi militari o come scudo e che lo stato deve confermare che non sia usato per
scopi militari.

Oggi troviamo dei beni con la protezione rafforzata. In Italia è stato registrato Castel del Monte 20 anni fa,
nel 2018 se ne sono registrati altri due: la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la Villa Adriana a Tivoli.

L’elenco dei beni non è molto ricco, i regimi di protezione fano fatica ad affermarsi. Per la perdita del
regime di protezione speciale la decisione può essere presa da un ufficiale con il grado di colonnello per la
perdita della protezione rafforzata la decisione deve essere presa dal più alto grado delle forze armate.

Cosa richiede il diritto internazionale agli stati parti?


1. Decisione di considerare un oggetto, edificio o sito in bene culturale meritevole di protezione
2. Elencare tutti i beni culturali, e mettere l’elenco a disposizione dei soggetti interessati
3. Identificare, costruire luoghi che possano essere utilizzati come rifugi
4. Pianificare misure di emergenza provvedere mezzi di protezione per i beni mobili
5. Designare le autorità responsabili della protezione
6. Incorporare le norme internazionali nei regolamenti e nelle istruzioni militari
7. Programmi di formazione per sensibilizzare la popolazione
8. Dare comunicazione delle norme e delle misure amministrative e pratiche adottate
9. Formare personale qualificato .

Art. 53 protocollo di Ginevra del 1977: protezione dei beni di culto e dei luoghi culturali è vietato

- Commettere atti di ostilità contro monumenti storici, opere d’arte o luoghi di culto che
costituiscono patrimonio culturale o spirituale del popolo
- Divieto di utilizzo per scopi militari
- Fare questi beni oggetto di rappresaglia.

I livelli di protezione sono crescenti:

- Protezione generale
- Protezione speciale
- Protezione rafforzata.

Il passaggio successivo è che la distruzione di beni culturali è un crimine di guerra. Gli stati devono prendere
tutte le misure necessarie per perseguire e imporre sanzioni nei confronti di persone che violino le norme e
assicurare che l’ordinamento penale statale consideri queste violazioni come reati.

L’Italia ha istituito il comando per la tutela del patrimonio culturale dell’arma dei Carabinieri, è importante
anche il ruolo delle forze armate nelle operazioni di peace-keeping.

È stato prodotto dall’Unesco e dall’International Institute of Humanitarian Law un manuale di formazione


delle forze armate.

Dopo protezione beni


Conflitti armati:

- Internazionali: i primi 3 art. delle 4 convenzioni di Ginevra sono uguali, la convenzione si applica a
tutti i casi di guerra dichiarata o qualsiasi altro conflitto che possa sorgere tra due o più stati. Il
rapporto di belligeranza intercorre tra due o più stati.
Il comitato internazionale CR ha precisato la definizione  il conflitto si verifica quando due o più
stati hanno fatto ricorso alla forza armata contro un altro stato senza prendere in considerazioni le
ragioni e l’intensità del confronto. Non è richiesta una dichiarazione di guerra, ma dipende da
quello che realmente succede sul terreno, non è importante neanche il riconoscimento.
Anche il tribunale dell’ex Jugoslavia quando si fa ricorso alla forza tra stati.
- Non internazionali: conflitti non di carattere internazionale che si verifichino nel territorio di uno
stato contraente, questo comprende conflitti in cui uno o più gruppi armati non governativi siano
coinvolti. Il riferimento è all’art. 3 comune alle 4 convenzioni di Ginevra che è stato definito una
sorta di mini-convenzione, in caso di conflitto armato non internazionale tutte le parti devono
applicare almeno le seguenti disposizioni:
o le persone che non prendono parte attiva alle ostilità saranno in ogni circostanza trattati
umanamente
o Sono vietati violenza alla vita e alla persona, la presa di ostaggi, gli oltraggi alla dignità
personale, la tortura, pene stabilite senza processo e obbligo di raccolta e cura di feriti e
malati.

War report del 2018 pubblicato dalla Geneva Academy, censisce i conflitti del 2018, ci sono almeno 69
conflitti nel territorio di 30 stati:

- Internazionali: identificati in 7 guerre tradizionali di cui tre sono in Siria, 3 occupazioni belliche.
- Non internazionali: 51 conflitti armati in 23 stati di cui 7 sono in Siria.

DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO

Articolo 1 convenzione Ginevra:

vincola tutte le pari in conflitto, si applica nei conflitti armati, non può essere sospeso o limitato.
Condotta ostilità e diritto di protezione per chi non combatte o non combatte più. Tutto il diritto si
basa sull’obbligo di bilanciare la necessità militare e considerazioni di umanità.

I 4 principi essenziali:

- Distinzione: obbligo di distinguere sempre tra civili e combattenti e tra oggetti civili e obiettivi
militari e di conseguenza dirigere le proprie il primo protocollo di Ginevra all’art. 48 si intitola
“Basic rule”,
- Limitazione: armi e metodi che causino mali superflui o sofferenze non necessarie
- Misure di precauzione: prima o durante l’attacco bisogna prendere misure per minimizzare i
potenziali danni ai civili
- Proporzionalità: i danni ai civili non devono superare il vantaggio militare previsto.

Chi sono i combattenti

- I legittimi combattenti sono i membri delle forze armate regolai e i membri delle milizie e dei corpi
volontari che fanno parte delle forze armate
- I membri delle milizie non inquadrati nelle forze armati ma pur sempre appartenenti ad una parte
in conflitto
- La levata in massa: i civili ucraini a cui vengono distribuite armi da fuoco e organizzati per sparare ai
carrarmati russi.
- I membri dei corpi dell resistenza organizzata
- I combattenti della guerriglia
- I movimenti di liberazione nazionali

Categorie o condizione giuridica artt. 42 e 43 PCI.

Legittimo combattente nelle convenzioni di Ginevra in particolare quella del 49. Le forze armate non
regolari devono rispettare 4 requisiti:

- Emblema fisso riconoscibile a distanza


- Comandati da una persona responsabile per i subordinati
- Portare apertamente le armi
- Condurre le operazioni nel rispetto delle leggi e delle consuetudini di guerra.

L’elemento identificativo delle forze armate regolari è il comando responsabile, questa è la ratio di tutta la
formazione del personale militare che è soggetto ad una gerarchia.
Primo processo internazionale XV secolo i tempi della guerra di Borgogna in una città sull’alto Reno. Prima
ancora della sua morte nella battaglia di Nancy il duca Carlo di Borgogna aveva piazzato al governo della
città fortificata si Breisach, Hagenbach che ha violentato e seviziato non solo i cittadini ma anche i passanti.

Una coalizione di abitanti rovescia il governo e l’arciduca d’Austria diede ordine di processare Von
Hagenbach davanti ad una corte ad hoc composta da giudici di varie città della coalizione alleata.

Accusa: calpestato le leggi di dio e dell’uomo

Difesa: obbedienza agli ordini superiori

Sentenza: privato del rango di cavaliere l’imputato viene dichiarato a morte e giustiziato.

Non era ancora chiara la configurazione come crimini di guerra ma alcuni di questi potrebbero essere
classificati come crimini contro l’umanità.

Trattato di Versailles 1919: processo al Kaiser Guglielmo II per una suprema offesa alla moralità
internazionale e alla santità dei trattati. L’Olanda non concesse l’estradizione e quindi non si trovò
attuazione.

Nasce il diritto internazionale penale per reprimere alcune categorie di crimini dell’individuo:

- Crimini di guerra è la più antica


- Crimini contro l’umanità
- Genocidio
- Aggressione

LEZIONE 28
Diritto internazionale 30/11/2022
CRIMINI CONTRO L’UMANITA’

Pirateria crimen iuris gentium, chiunque poteva punire il pirata. Per questo nasce la giurisdizione penale
internazionale nel 1945.

Fosse di Katin: 11 mila ufficiali polacchi uccisi dai sovietici.

A partire da Norimberga viene inserito nello statuto, una categoria che si sviluppa di li in avanti dove
c’erano stati interrogativi sul fatto che esistessero o meno prima del tribunale.

La scelta fatta dal tribunale, realizzata con il protocollo di Berlino nella formulazione dell’art.6 lett. c c’è
un’argomentazione separata dalla virgola o dal punto e virgola cambia il senso del testo. Nella traduzione
Russa e in quella inglese c’era un senso diverso, fu risolta che il crimine contro l’umanità veniva punito se
collegato ai crimini di guerra secondo il protocollo di Berlino.

Lo Statuto di Norimberga non vede il genocidio ed è presente lungo tutto il ‘900 a parte da quello degli
armeni nel 1914 però essendo la nozione di genocidio recente viene assorbita in quelli contro l’umanità.

Crimini contro la pace  crimine di aggressione.

TRIBUNALE DI NORIMBERGA
Accordo di Londra 8/8/1945 : istituisce un tribunale internazionale militare per la punizione dei maggiori
criminali di guerra dell’asse europeo. Gli atti seguenti sono crimini che rientrano nella giurisdizione del
tribunale che comportano la responsabilità individuale:

- Crimini contro la pace


- Crimini di guerra: violazione usi e consuetudini di guerra
- Crimini contro l’umanità: assassinio, sterminio, schiavitù e deportazione, prima o dopo la guerra,
genocidio Atti di risonanza universale.

PROCESSO DI NORIMBERGA

Responsabilizzazione individuale degli individui.

Si punivano i crimini:

- Pace
- Guerra
- Umanità
- Aggressione

Il fondamento della pretesa punitiva era la pianificazione e nello scatenamento in una guerra di aggressione
in violazione del patto Briand Kellogg, l’andamento e lo sviluppo del principale processo.

Un passo indietro  giudicare e punire gli autori di crimes under international law. Churchill ed Eden
nessun tribunale per i crimini di guerra i principali responsabili gestiti con decisione politica, si sarebbero
stilati 50 nomi.

Yalta 1945: summary execution, li prendiamo, li riconosciamo li giustiziamo Stalin è d’accordo.


Truman e Roosevelt vogliono un processo .
I grandi criminali di guerra erano anche i gerarchi italiani che però non ci sono già più nel 1945, l’unica
eccezione era Rodolfo Graziano. Anche gli Inglesi e gli Americani avevano apprezzato la resistenza italiana e
quindi il contributo dell’Italia nella vittoria, i nazisti sono stati obbligati a tenere delle divisioni in Italia
settentrionale CNL e CVL avevano già deciso che sarebbe stata l’Italia a decidere come punire i colpevoli.
Mussolini chiede a Shuster un incontro nell’arcivescovado di Milano con Cadorna, che porta con sé Carlo
Lombardi e Achille Marazza e Giustino Artesani. Nella discussione Mussolini vuole trattare la resa, ma era
già stato deciso che era una resa senza condizioni, Mussolini chiede l’immunità per i militari fascisti e
Cadorna risponde che sarebbe stato garantito il trattamento dei prigionieri di guerra secondo Ginevra del
1929, ma Cadorna aggiunge: “beninteso ciò non riguarda il trattamento dei singoli criminali di guerra.”,
questo determina sbandamento.
Nello scenario rientra la guerra di aggressione, in un memorandum del 3 gennaio 1945 Roosevelt dice che
le accuse dovranno includere anche un atto di punizione per aver scatenato una guerra di aggressione 
accusa di cospirazione che non apparteneva alla tradizione giuridica europea e non entrava nelle pene di
guerra esistente. L’accusa di cospirazione diventa l’impalcatura di tutto il processo  È stato rispettano o
non il principio di legalità? Shawcross dice che già prima dell’accordo di Londra la guerra era un crimine e
quindi non c’era irretroattività.
Il Briand-Kellogg vincolava quasi tutta la comunità internazionale.
Fin dall’inizio del processo viene proiettato un filmato “the nazi plan” che era fatto dai nazisti stessi, la
ricerca delle prove non era difficile.
Common plan of Conspiracy: programmazione meticolosa e studiata da anni fin dal 1935 Hitler denuncia le
clausole del trattato di Versailles (vietava il riarmo della Germania), viene annunciata la Luftwaffe, un
esercito di 500 mila uomini e un riarmo delle navi.
Gli ufficiali di stato maggiore erano 50 mila e quindi non si potevano mettere sullo stesso piano delle ss e
della Gestapo, non si poteva identificare la responsabilità personale per tutti i responsabili e quindi come
responsabili di identificano le organizzazioni sa, ss. , Gestapo, il partito nazista, il governo.

LEZIONE 29
Diritto internazionale 05/10/2022
FONDAMENTO DELLA PRETESA PUNITIVA DI NORIMBERGA
Il fondamento è punire gli autori di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, risiedeva nella
pianificazione e nello scatenamento di una guerra d’aggressione è violazione patto Briand-Kellogg (trattato
di rinuncia alla guerra).
L’accusa
Vi erano 4 procuratori:

 Robert jackson USA


 Hartley Shawcross UK
 Gen roman Rudenko URSS
 Menton FR
E auguste Champeterie de ribes
La sentenza:
ha visto ben 12 condanne a morte di cui una delle quali in contumacia (Bormann), furono tutti impiccati
eccetto Goering che si è suicidato il girono prima convincendo un giovane soldato americano a passargli
una fiala.

 Keitel e Jodl vertici dell’eserciti


 Streicher
 Grick
 Rosenbverg
 Sauckel
 Seyss-inquart
 Ribbentropp
 Frank
Ergastolo per:

 Erich Reaeder: comandante della kriegsmarine

 Rudolf Hess: vice di hiter

 Fulk
Pene minori

 Von Shirach 20 anni di reclusione

 Von Neurath 15 anni di reclusione

 Doeanitz: 10 anni di reclusione nonostante fosse designato da Hitler come suo successore, ebbe
condanna lieve perché il suo avvocato è riuscito a chiamare un ammiraglio che disse che gli
americani nella guerra del pacifico avevano usato gli stessi metodi

 Speer: 20 anni di reclusione


Assolti:

 Fristsche: era il direttore dei programmi radiofonici, lo hanno trovato i sovietici e l’hanno portato a
Norimberga

 Von Papen

 Schacht
Dimostrò che il processo era equo

 Letture interessanti: “l’anatomia del processo di Norimberga” Telford Taylor; “la strada verso est”
Philippe Sands (docente di diritto internazionale che ha proposto recentemente di creare un
tribunale ad hoc per l’Ucraina)

IL PROCESSO INTERNAZIONALE DI TOKIO


È stato condotto sul modello di Norimberga, anche se la fonte istitutiva non era un accordo come per
Norimberga era invece l’accordo di Londra. In questo caso si è usato uno strumento particolare definito
“special proclamation” per escludere Stalin che aveva dichiarato guerra è era un bando delle forze militari
di occupazione, potere normativo dei comandanti dell’occupazione. Il generale Douglas MacArthur come
comandante supremo delle forze armate in oriente in virtù, dell’accordo politico tra le potenze alleate
istituisce il tribunale penale internazionale per l’estremo oriente.
Vi è un lungo preambolo “…perciò ora io, in virtù dell’autorità conferita …ordino e dispongo quanto segue”
Non si è usato lo stesso modello del patto di Londra perché Stalin ha attaccato il Giappone nel 1945, lo si
voleva escludere
16 condanne a morte per impiccagione

 Koki hirota

 Seishiro itagaki: ministro della guerra


Problemi: l’imperatore era un’autorità, Hiroito era considerato di natura divina e gli americani non potevano
processare il dio di qualcuno.
TRIBUNALI DI NORIMBERGA E TOKIO
Il limite era la giustizia del vincitore sul vinto, al netto delle atrocità commesse. Di qui partono alcune
iniziative volte a consolidare i fondamenti di quella che noi oggi chiamiamo giustizia internazionale penale,
diritto penale internazionale (problema di cui ha discusso anche Aitala).
Queta obiezione era insormontabile, si è ritenuto (per dare consistenza e solidità al diritto internazionale
penale), si sono avviate successivamente a questi due processi delle iniziative di codificazioni, oggi diremmo
dei codici di diritto penale sostanziale ma allo stesso tempo ci voleva anche una formulazione procedurale
volta a istituire un tribunale. Dal 1945 partono iniziative

 Una per l’adozione di un codice penale internazionale


 Una colta all’istituzione di un tribunale che non presenti i limiti di Norimberga e di Tokio, quini
non creati post factum la creazione dei crimini cioè non tribunali ad hoc.
Il prof Giovanni Conso (docente di procedura penale) e il prof vassalli (penalista) è entrambi sono stati
rispettivamente ministro della giustizia e presidente della consulta, nel 1945 scrivono entrambi della
necessità di un tribunale

 Stabile
 Permanente
 Precostituito
L’altra esigenza che emergeva era quella di rileggere le esperienze di Norimberga e Tokio alla luce dei
principi e delle regole di diritto, Norimberga era stato o no un esercizio conforme al diritto? Aveva o no
rispettato il principio di legalità?
Nel 1946 l’assemblea generale dell’ONU aveva adottato una risoluzione la numero 95-I:
Conferma i principi di diritto internazionale riconosciuti è vuol dire che Norimberga sia lo statuto che la
sentenza si era limitato a riconoscere principi che già esistevano in larga misura principi
consuetudinari.
In realtà per la prima volta vengono affermati dall’assemblea, cioè afferma che questi sono stati riconosciuti
la rilevanza sta che non sono stati inventati per il processo di Norimberga.
Viene ripresa la volontà di codificare e istituire in tribunale internazionale.
Cosa manca in questo testo?
Manca l’elenco dei principi, viene dettoc he ci sono dei principi che lo statuto e l’assemblea hgenerale
confermano ma non ci dice quali sono.

Nel giugno 1950 alla commissione di diritto internazionale adotta i principi:

 principio I

qualunque persona che commetta un atto che costituisce crimine secondo il diritto internazionale è
responsabile.

Si afferma come principio della responsabilità penale internazionale dell’individuo.

 principio II

il fatto che i diritto interno dello stato non consideri reato quello che il diritto internazionale considera crimine
internazionale considera come tale non solleva la persona dalla sua responsabilità internazionale, non si
crea la causa di giustificazione e l’esimenza dalla responsabilità

es. uccidere un ebreo nel 1930 è era incoraggiato dall’ordinamento

es. uccidere un tutzi in Ruanda negli anni ’90 è non era un crimine

 principio III
il fatto che una persona che ha commesso un atto come crime under international law, abbia agito come
capo di stato o di governo sarà considerato colpevole di crimini internazionali

o NO immunità se ci sono crimini internazionali

 PRINCIPIO IV

Il fatto che una persona abbia agito obbedendo ad un ordine superiore non lo esime dalla resposnabilità

 PRINCIPIO V

E tutti hanno diritto ad un equo processo

 Principio VI

crimini under internazional law

o crimini contro la pace

o Crimini di guerra

o Crimini contro l’umanità

 Principio VII

È responsabile anche chi è complice

CRIMINE DI GENOCIDIO
La nozione di Genocidio è stata data da Raphael Lemkin nel 1944, polacco emigrati negli USA. Si è scelto di
assorbile la categoria del genocidio nella categoria dei crimini contro l’umanità a Norimberga, concetto
troppo nuovo per usarlo nell’accusa.
Nel 1945 non inserita espressamente nel trattato di Londra per l’istituzione di Norimberga perché di conio
troppo recente, viene utilizzato come termine descrittivo degli atti di accusa.
Il 9 dicembre 1948: convenzione delle nazioni unite per la prevenzione e la repressione dei crimini di
genocidio
(il giorno dopo viene firmata non a caso la dichiarazione dei diritti dell’uomo)
Art 1
“Le Parti contraenti confermano che il genocidio, sia che venga commesso in tempo di pace sia che venga
commesso in tempo di guerra, è un crimine di diritto internazionale che esse si impegnano a prevenire ed a
punire.”
Art 2
“Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con
l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua
distruzione fisica, totale o parziale;
d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.”
Viene data la definizione di genocidio.

 Elemento soggettivo  Commessi con l’intenzione richiede dolo specifico

 Elemento oggettivo  Distruggere in tutto o in parte un gruppo:

o Nazionale

o Etnico

o Raziale

o Religioso

Si è discusso molto sulle ipotesi di aggiungere:

o Gruppo sociale: Creava problemi anche a livello politico, Stalin ne aveva sterminati diversi

o Gruppo culturale

Si è poi deciso di non farlo.

 “come tale” è cioè vuol dire “in quanto gruppo” cioè l’obiettivo è il gruppo proprio perché è un
gruppo , un insieme.

 Elenco di 5 atti:

a. Uccidere
b. causare danni fisici o mentali
c. condizioni di vita per provocare la distruzione totale o parziale
d. misure per l’impedimento delle nascite
e. trasferire con la forza bambini in altri gruppi

Palese è il richiamo alle esperienze appena vissute dalla comunità internazionale, con riferimento alla
politica e le azioni compiute nei campo di sterminio ma anche la tragedia degli armeni di inizio Novecento è
stato un riferimento per tale codificazione.

Questa definizione non pone delle indicazioni numeriche, non viene dato un numero minimo per identificare
la definizione di genocidio che quindi si configura a prescindere dal numero delle vittime.

Es. se in Ruanda tizio che è tutsi uccide la famiglia del suo dirimpettaio è è genocidio anche se sono 10 o
12 se lo ha fatto perché appartengono ad un gruppo sociale, se così non fosse sarebbe una strage cioè una
serie di omicidi.

Queste definizioni sono importanti perché vengono riprese sia per gli statuti per i tribunali internazionali del
Ruanda e per l’ex Jugoslavia che dallo statuto di Roma che determina la formazione dell’attuale CPI.
Evoluzione del termine di genocidio, elencazione dei crimini puniti nel tribunale internazionale si trova al
primo posto.
L’ordine superiore:
La CDI esclude, nel 1950, che sia esimente e causa di giustificazione per questo.
Da PVH a Adolf Eichmann (Israele 1961), lui era il 4 nella gerarchia di comando, si è difeso sostenendo “ho
eseguito gli ordini come qualunque soldato”.
Oggi il regolamento di disciplina militare italiano prevede all’articolo 4:
“L’assoluta fedeltà alle istituzioni repubblicane è il fondamento dei doveri del militare.
Il militare osserva con senso di responsabilità e consapevole partecipazione tutte le norme attinenti alla
disciplina ed ai rapporti gerarchici.
Deve essere sempre garantita nei rapporti personali la pari dignità di tutti i militari.
Gli ordini devono, conformemente alle norme in vigore, attenere alla disciplina, riguardante il servizio e non
eccedere i compiti di istituto.
Il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o
la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine
e di informare ai più presto i superiori.”

 Manca il pezzo sulla riforma Cartabia


SUCCESSIVAMENTE INTERVENGONO DUE FATTI STORICI RILEVANTI:

 Atrocità commesse nella ex Jugoslavia, Bosnia è violenze sui civili, stupri e violenze sessuali come
mezzi e strumenti di guerra, distruzione dei beni culturali (es. distruzione della biblioteca di Sarajevo)

 Atrocità commesse in Ruanda è oltre 800 000 vittime.


Il consiglio di sicurezza applicando l’articolo 41 carta ONU istituisce:

o ICTY è tribunale specializzato per la ex Jugoslavia

o ICTR è tribunale specializzato per il Ruanda

Sono stati creati due tribunali ad hoc, sono due ordini giudiziari istituiti da un organo politico mediante
risoluzione cioè decisione del consiglio di sicurezza. Godevano del primato della giurisdizione cioè
prevalevano su quella interna dello stato.
Due grandi giuristi italiani, che hanno contribuito alla materia, come i presidenti del tribunale:

 Antonio Cassese

 Fausto Pocar

Sono un’evoluzione dei tribunali di Norimberga e Tokyo, viene esclusa la pena di morte e si basano su fonti
scritte.
Statuto tribunale ex Jugoslavia
Art 1: competenza del tribunale sulle SERIOUS VIOLATION
“Il Tribunale internazionale potrà perseguire le persone responsabili di gravi violazioni del diritto
internazionale umanitario commesse nel territorio dell’ex Iugoslavia dal 1991, secondo quanto previsto dal
presente Statuto”.
Il tribunale, ha sentenziato:

 19 assolti
 90 condannati

 13 deferiti
Casi:

 Goran Jelisic è detenuto in Italia

 Radislav Krstic è detenuto in UK

 Karadzic

 Ecc
ICTR è tribunale per il Ruanda, che ha sentenziato:

 93 imputati

 62 condannati

 14 scarcerati
Casi

 Bagosora: ergastolo per genocidio


TRIBUALI MISTI:
Essi poggiano su u accordo fra ONU e governo nazionale

 Condannato Taylor: 50 anni di decisione è tribunale misto per la Sierra Leone

 Guek è condannato con il tribunale misto per la Cambogia

LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE


Per stati (art 17 statuto)

 Unable

 Unwilling
Accordi internazionale in vigore dal 1° luglio 2002, ratificato da 123 stati.

Crimini della giurisdizione della corte


Art 6
“Ai fini del presente Statuto, per crimine di genocidio s'intende uno dei seguenti atti commessi nell'intento di
distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, e precisamente:

 uccidere membri del gruppo;

 cagionare gravi lesioni all'integrità fisica o psichica di persone appartenenti al gruppo;

 sottoporre deliberatamente persone appartenenti al gruppo a condizioni di vita tali da comportare la


distruzione fisica, totale o parziale, del gruppo stesso;

 imporre misure volte ad impedire le nascite in seno al gruppo;

 trasferire con la forza bambini appartenenti al gruppo ad un gruppo diverso;”


Riprende parola per parola la convenzione del 1948, il crimine che nel 1945 non c’era oggi è considerato
come il crimine dei crimini, infatti, ricopre il primo posto dell’elencazione.
Art 7
“Ai fini del presente Statuto, per crimine contro l'umanità s'intende uno degli atti di seguito elencati, se
commesso nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza
dell'attacco:

 Omicidio;

 Sterminio;

 Riduzione in schiavitù;

 Deportazione o trasferimento forzato della popolazione;

 Imprigionamento o altre gravi forme di privazione della libertà personale in violazione di norme
fondamentali di diritto internazionale;

 Tortura;

 Stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e altre
forme di violenza sessuale di analoga gravità;

 Persecuzione contro un gruppo o una collettività dotati di propria identità, inspirata da ragioni di
ordine politico, razziale, nazionale, etnico, culturale, religioso o di genere sessuale ai sensi del
paragrafo 3, o da altre ragioni universalmente riconosciute come non permissibili ai sensi del diritto
internazionale, collegate ad atti preveduti dalle disposizioni del presente paragrafo o a crimini di
competenza della Corte;

 Sparizione forzata delle persone;

 Apartheid;

 Altri atti inumani di analogo carattere diretti a provocare intenzionalmente grandi sofferenze o gravi
danni all'integrità fisica o alla salute fisica o mentale.
Agli effetti del paragrafo 1:
Si intende per “attacco diretto contro popolazioni civili” condotte che irnplicano la reiterata commissione di
taluno degli atti preveduti al paragrafo 1 contro popolazioni civili, in attuazione o in esecuzione del disegno
politico di uno Stato o di una organizzazione, diretto a realizzare l'attacco;

 per “sterminio” s'intende, in modo particolare, il sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni


di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire I'accesso al vitto
ed alle medicine;

 per “riduzione in schiavitù” s'intende l'esercizio su una persona di uno o dell'insieme dei poteri
inerenti al diritto di proprietà, anche nei corso del traffico di persone, in particolare di donne e
bambini a fini di sfruttamento sessuale;

 per “deportazione o trasferimento forzato della popolazione” s'intende la rimozione delle persone,
per mezzo di espulsione o con altri mezzi coercitivi, dalla regione nella quale le stesse si trovano
legittimamente, in assenza di ragione prevedute dal diritto internazionale che lo consentano;

 per “tortura” s'intende l'infliggere intenzionalmente gravi dolori o sofferenze, fisiche o mentali, ad una
persona di cui si abbia la custodia o il controllo; in tale termine non rientrano i dolori o le sofferenze
derivanti esclusivamente da sanzioni legittime, che siano inscindibilmente connessi a tali sanzioni o
dalle stesse incidentalmente occasionati;

 per “gravidanza forzata” s'intende la detenzione illegale di una donna resa gravida con la forza,
nell'intento di modificare la composizione etnica di una popolazione o di commettere altre gravi
violazioni del diritto internazionale. La presente definizione non può essere in alcun modo
interpretata in maniera tale da pregiudicare l'applicazione delle normative nazionali in materia di
interruzione della gravidanza;
 per “persecuzione” s'intende la intenzionale e grave privazione dei diritti fondamentali . in violazione
del diritto internazionale, per ragioni connesse all'identità del gruppo o della collettività;

 per “apartheid” s'intendono gli atti inumani di carattere analogo a quelli indicati nelle disposizioni del
paragrafo 1, commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di
dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziale, ed al fine di perpetuare
tale regime;

 per “sparizione forzata delle persone” s'intende l'arresto, la detenzione o il rapimento delle persone
da parte o con l'autorizzazione, il supporto o l'acquiescenza di uno Stato o organizzazione politica,
che in seguito rifiutino di riconoscere la privazione della libertà o di dare informazioni sulla sorte di
tali persone o sul luogo ove le stesse si trovano, nell'intento di sottrarle alla protezione della legge
per un prolungato periodo di tempo.
Agli effetti del presente Statuto con il termine “genere sessuale” si fa riferimento ai due sessi, maschile e
femminile, nel contesto sociale. Tale termine non implica alcun altro significato di quello sopra menzionato.”
Poi ci sono i cimini contro l’umanità che a Norimberga erano all’ultimo posto, questo cambio è dovuto al
cambiamento della sensibilità che viene posta in essere a seguito delle vicende in Ruanda e Jugoslavia.
Art 8
“La Corte ha competenza a giudicare sui crimini di guerra, in particolare quando commessi come parte di un
piano o di un disegno politico, o come parte di una serie di crimini analoghi commessi su larga scala.
Agli effetti dello Statuto, si intende per “crimini di guerra”:

 gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, vale a dire uno dei seguenti atti
posti in essere contro persone o beni protetti dalle norme delle Convenzioni di Ginevra:

 omicidio volontario;

 tortura o trattamenti inumani, compresi gli esperimenti biologici;

 cagionare volontariamente grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute;

 distruzione ed appropriazione di beni, non giustificate da necessita militari e compiute su larga scala
illegalmente ed arbitrariamente;

 costringere un prigioniero di guerra o altra persona protetta a prestare servizio nelle forze armate di
una potenza nemica;

 privare volontariamente un prigioniero di guerra o altra persona protetta del suo diritto ad un equo e
regolare processo;

 deportazione, trasferimento o detenzione illegale;

 cattura di ostaggi.

 Altre gravi violazioni delle leggi e degli usi applicabili, all'interno del quadro consolidato del diritto
internazionale, nei conflitti armati internazionali, vale a dire uno dei seguenti atti:

o dirigere deliberatamente attacchi contro popolazione civili in quanto tali o contro civili che
non prendano direttamente parte alle ostilità;
o dirigere deliberatamente attacchi contro proprietà civili e cioè proprietà che non siano
obiettivi militari; .
o dirigere deliberatamente attacchi contro personale, installazioni materiale, unità o veicoli
utilizzati nell'ambito di una missione di soccorso umanitario o di mantenimento della pace in
conformità della Carta delle Nazioni Unite, nella misura in cui gli stessi abbiano diritto alla
protezione accordata ai civili ed alle proprietà civili prevedute dal diritto internazionale dei
conflitti armati;
o lanciare deliberatamente attacchi neIIa consapevolezza che gli stessi avranno come
conseguenza la perdita di vite umane tra la popolazione civile, e lesioni a civili o danni a
proprietà civili ovvero danni diffusi, duraturi e gravi all'ambiente naturale che siano
manifestamente eccessivi rispetto all'insieme dei concreti e diretti vantaggi militari previsti;
o attaccare o bombardare con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o costruzioni che non
siano difesi e che non costituiscano obiettivi militari;
o uccidere o ferire combattenti che, avendo deposto le armi o non avendo ulteriori mezzi di
difesa, si siano arresi senza condizioni;
o fare uso improprio della bandiera bianca, della bandiera o delle insegne militari e
dell'uniforme del nemico o delle Nazioni Unite nonché degli emblemi distintivi della
Convenzione di Ginevra, cagionando in tal modo la perdita di vite umane o gravi lesioni
personali;
o il trasferimento, diretto o indiretto, ad opera della potenza occupante, di parte della propria
popolazione civile nei territori occupati o la deportazione o il trasferimento di tutta o di parte
della popolazione del territorio occupato all'interno o all'esterno di tale territorio;
o dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all'educazione, all'arte, alla
scienza o a scopi umanitari, a monumenti storici, a ospedali e luoghi dove sono riuniti i
malati ed i feriti, purché tali edifici non siano utilizzati per fini militari;
o assoggettare coloro che si trovano in potere del nemico a mutilazioni fisiche o ad
esperimenti medici o scientifici di qualsiasi tipo, non giustificati da trattamenti medici delle
persone coinvolte né compiuti ne; loro interesse, che cagionano la morte di tali persone o ne
danneggiano gravemente la salute;
o uccidere o ferire a tradimento individui appartenenti alla nazione o all'esercito nemico;

o dichiarare che nessuno avrà salva la vita;

o distruggere o confiscare beni del nemico, a meno che la confisca o la distruzione non siano
imperativamente richieste dalle necessità della guerra;
o dichiarare aboliti, sospesi od improcedibili in giudizio diritti ed azioni dei cittadini della
nazione nemica;
o costringere i cittadini della nazione nemica, anche se al servizio del belligerante prima
dell'inizio della guerra, a prendere parte ad operazioni di guerra dirette contro il proprio
paese;
o saccheggiare città o località, ancorché prese d'assalto;

o utilizzare veleno o armi velenose;

o utilizzare gas asfissianti, tossici o aItri gas simili e tutti i liquidi, materiali e strumenti
analoghi;
o utilizzare proiettili che si espandono o si appiattiscono facilmente all'interno del corpo
umano, quali i proiettili con l'involucro duro che non ricopre interamente la parte centrale o
quelli perforati ad intaglio;
o utilizzare armi, proiettili, materiali e metodi di combattimento con caratteristiche tali da
cagionare lesioni superflue o sofferenze non necessarie, o che colpiscano per loro natura in
modo indiscriminato in violazione del diritto internazionale dei conflitti armati a condizione
che tali mezzi siano oggetto di un divieto d'uso generalizzato e rientrino tra quelli elencati in
un allegato al annesso al presente Statuto, a mezzo di un emendamento adottato in
conformità delle disposizioni in materia contenute negli articoli 121 e 123.
o violare la dignità della persone, in particolare utilizzando trattamenti umilianti e degradanti;

o stuprare, ridurre in schiavitù sessuale, costringere alla prostituzione o alla gravidanza,


imporre la sterilizzazione e commettere qualsiasi altra forma di violenza sessuale
costituente violazione grave delle Convenzioni di Ginevra;
o utilizzare la presenza di un civile o di altra persona protetta per evitare che taluni siti, zone o
forze militari divengano il bersaglio di operazioni militari;
o dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici, materiali personale ed unità mezzi di
trasporto sanitari che usino, in conformità con il diritto internazionale, gli emblemi distintivi
preveduti dalle Convenzioni di Ginevra;
o affamare intenzionalmente, come metodo di guerra, i civili privandoli dei beni indispensabili
alla loro sopravvivenza, ed in particolare impedire volontariamente l'arrivo dei soccorsi
preveduti dalle Convenzioni di Ginevra;
o reclutare o arruolare fanciulli di età inferiore ai quindici anni nelle forze armate nazionali o
farli partecipare attivamente alle ostilità;
In ipotesi li conflitto armato non di carattere internazionale, gravi violazioni dell'articolo 3 comune alle quattro
Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, vale a dire uno degli atti di seguito enumerati, commessi contro
coloro che non partecipano direttamente alle ostilità, ivi compresi i membri delle Forze Armate che hanno
deposto le armi e coloro persone che non sono in grado di combattere per malattia, ferite, stato di
detenzione o per qualsiasi altra causa:

 Atti di violenza contro la vita e l'integrità della persona, in particolare tutte le forme di omicidio, le
mutilazioni, i trattamenti crudeli e la tortura;

 violare la dignità personale, in particolare trattamenti umilianti e degradanti; prendere ostaggi;

 emettere sentenze ed eseguirle senza un preventivo giudizio, svolto avanti un tribunale


regolarmente costituito che offre tutte le garanzie giudiziarie generalmente riconosciute come
indispensabili.
Il capoverso c) del paragrafo 2 si applica ai conflitti armati non di carattere internazionale e non si applica
quindi a situazioni interne di disordine e tensione quali sommosse o atti di violenza sporadici o isolati di
natura analoga.
Altre gravi violazioni gravi delle leggi e degli usi applicabili, all'interno del quadro consolidato del diritto
internazionale, nei conflitti armati non di carattere internazionale, vale a dire uno dei seguenti atti:

 dirigere deliberatamente attacchi contro popolazioni, civili in quanto tali o contro civili che non
prendano direttamente parte alle ostilità;

 dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici materiali, personale ed unità e mezzi di trasporto
sanitari, che usino in conformità con il diritto internazionale gli emblemi distintivi preveduti dalle
Convenzioni di Ginevra;

 dirigere deliberatamente attacchi contro personale, installazioni, materiale, unità o veicoli utilizzati
nell'ambito di una missione di soccorso umanitario o di mantenimento della pace in conformità della
Corte delle Nazioni Unite, nella misura in cui gli stessi abbiano diritto alla protezione accordata ai
civili ed alle proprietà civili prevedute dal diritto internazionale dei conflitti armati;

 dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all'educazione, all'arte, alla scienza
o a scopi umanitari, monumenti storici, ospedali e luoghi dove sono riuniti i malati ed i feriti purché
tali edifici non siano utilizzati per fini militari;

 saccheggiare città o località, ancorché prese d'assalto

 stuprare, ridurre in schiavitù sessuale, costringere alla prostituzione o alla gravidanza, imporre la
sterilizzazione e commettere qualsiasi altra forma di violenza sessuale costituente violazione grave
delle Convenzioni di Ginevra;

 reclutare o arruolare fanciulli di età inferiore ai quindici anni nelle forze armate nazionali o farli
partecipare attivamente alle ostilità;

 disporre un diverso dislocamento della popolazione civile per ragioni correlate al conflitto, se non lo
richiedano la sicurezza dei civili coinvolti o inderogabili ragioni militari;

 uccidere o ferire a tradimento un combattente avversario;


 dichiarare che nessuno avrà salva la vita

 assoggettare coloro che si trovano in potere dell'avversario a mutilazioni fisiche o ad esperimenti


medici o scientifici di qualsiasi tipo, non giustificati da trattamenti medici .delle persone interessate
né compiuti nel loro interesse, che cagionano la morte di tali persone o ne danneggiano gravemente
la salute,

 distruggere o confiscare beni dell'avversario, a meno che la confisca o la distruzione non siano
imperativamente richieste dalle necessità del conflitto;
D capoverso e) del paragrafo 2 si applica ai conflitti armati non di carattere internazionale e pertanto non si
applica alle situazioni di tensione e di disordine interne, quali sommosse o atti di violenza isolati e sporadici
ed altri atti analoghi. Si applica ai conflitti armati che si verificano nel territorio di uno Stato ove si svolga un
prolungato conflitto armato tra le forze armate governative e gruppi armati organizzati, o tra tali gruppi.
Nulla di quanto contenuto nelle disposizioni del paragrafo 2, capoversi c) e d) può avere incidenza sulle
responsabilità dei governi di mantenere o ristabilire l'ordine pubblico all'interno dello Stato o di difendere
l'unità e l'integrità territoriale dello Stato con ogni mezzo legittimo.”

 Crimini di guerra
Art 8-bis
“1. Ai fini del presente Statuto, «per crimine di aggressione» si intende la pianifica-zione, la preparazione,
l’inizio o l’esecuzione, da parte di una persona in grado di esercitare effettivamente il controllo o di dirigere
l’azione politica o militare di uno Stato, di un atto di aggressione che per carattere, gravità e portata
costituisce una manifesta violazione della Carta delle Nazioni Unite del 26 giugno 1945.
2. Ai fini del paragrafo 1, «per atto di aggressione» s’intende l’uso della forza armata da parte di uno Stato
contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di un altro Stato, o in qualunque altro modo
contrario alla Carta delle Nazioni Unite. Indipendentemente dall’esistenza di una dichiarazione di guerra, in
conformità alla risoluzione 3314 (XXIX) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 14 dicembre 1974, i
seguenti atti sono atti di aggressione:
a) l’invasione o l’attacco da parte di forze armate di uno Stato del territorio di un altro Stato o
qualunque occupazione militare, anche temporanea, che risulti da detta invasione o attacco o
qualunque annessione, mediante l’uso della forza, del territorio di un altro Stato o di parte dello
stesso;
b) il bombardamento da parte delle forze armate di uno Stato contro il territorio di un altro Stato o
l’impiego di qualsiasi altra arma da parte di uno Stato contro il territorio di un altro Stato;
c) il blocco dei porti o delle coste di uno Stato da parte delle forze armate di un altro Stato;
d) l’attacco da parte delle forze armate di uno Stato contro le forze armate terrestri, navali o aeree di
un altro Stato o contro la sua flotta navale o aerea;
e) l’utilizzo delle forze armate di uno Stato che si trovano nel territorio di un altro Stato con l’accordo
di quest’ultimo, in violazione delle condizioni stabilite nell’accordo, o qualunque prolungamento della
loro presenza in detto territorio dopo il termine dell’accordo;
f) il fatto che uno Stato permetta che il suo territorio, messo a disposizione di un altro Stato, sia
utilizzato da quest’ultimo per commettere un atto di aggressione contro uno Stato terzo;
g) l’invio da parte di uno Stato, o in suo nome, di bande, gruppi, forze irregolari o mercenari armati
che compiano atti di forza armata contro un altro Stato di gravità tale da essere equiparabili agli atti
sopra citati o che partecipino in modo sostanziale a detti atti.”
(Articolo introdotto con l'emendamento allo Statuto approvato dalla Conferenza di Kampala: Relativo ai
crimini di aggressione, esattamente quello che han fatto i russi in Ucraina, peccato che non abbiano ratificato
lo statuto della CPI.)
Attualità:
chi può giudicare rispetto ai crimini in ucraina?
Anche Ursula V.D.L, ha citato la possibilità di creare una corte ad hoc, perché essendo la Russia un paese
che non ha ratificato la corte penale internazionale e che per altro sia uno dei membri permanenti del
consiglio di si

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