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Benedetto Conforti DIRITTO INTERNAZIONALE Le norme del diritto internazionale.

Ovvero le norme che vincolano tutti gli Stati hanno natura consuetudinaria. Si ritiene che la consuetudine sia costituita da un comportamento uniforme costante tenuto dagli stati, accompagnato dalla convinzione dellobbligatoriet del comportamento stesso. 2 elementi caratterizzanti la fonte: la prassi e lopinio juris sive necessitas Se nel momento in cui la norma va formandosi lo Stato crede che un dato comportamento sia obbligatorio, cio richiesto dal diritto, lo Stato in errore in quanto il diritto non esiste perch in fase di formazione. Lobbligatoriet si confonde con la necessit cio con la doverosit sociale, al momento iniziale della formazione il comportamento non sentito come giuridico ma pi come socialmente dovuto. Lesistenza della opinio juris il solo criterio utilizzabile per distinguere una norma consuetudinaria da una prassi convenzionale; se si esamina la giurisprudenza interna si nota che i trattati costituiscono uno dei punti di riferimento nelle formazione di una regola consuetudinaria internazionale. Lopinio juris serve a distinguere anche il comportamento di o stato a modificare il diritto consuetudinario preesistente. Per notificare il diritto consuetudinario da parte dellesecutivo di ogni stato necessaria una motivazione di doverosit sociale. Il tempo di formazione di una norma consuetudinaria varia a seconda dellargomento trattato e il grado di importanza della stessa. Si riconosce la partecipazione di tutti gli organi statali e non solo a quelli detentori del poter estero alla formazione di una consuetudine; possono concorrere pertanto non solo atti esterni allo Stato come trattati note diplomatiche ma anche atti interni come leggi sentenze ed atti amministrativi. La consuetudine crea diritto generale che devessere seguito da tutti gli Stati. Nel caso di rivendicazione della consuetudine da parte di un singolo Stato: Persistent objector: non rivendica linopponibilit nei confronti di una consuetudine gi formata ma bens cerca di impedire la formazione della stessa o negare lavvenuta formazione. Nel caso in cui a rivendicare tale consuetudinariet sia un gruppo di Paesi essa non pu essere ignorata; se avviene da un gruppo di Paesi industrializzati dell occidente o da Paesi Socialisti o da quelli in via sviluppo allora essa non solo non opponibile agli Stati che la contestano ma neanche da considerarsi come regola consuetudinaria. opportuno ricordare che i Paesi in via di sviluppo tendono a considerare limportanza della ricostruzione del diritto generale,di tutta una serie di risoluzioni delle organizzazioni internazionali a carattere universale, specialmente dellAssemblea generale dove detengono la maggioranza. Applicazione analogica del diritto consuetudinario: estende una norma consuetudinaria che regola una certa materia ad unaltra materia che al momento della creazione della consuetudine non era esistente. Corte Internazionale di Giustizia: organo delle nazioni unite con funzione di risolvere controversie sottoposte dagli Stati in base al diritto internazionale. Larticolo 38 dello Statuto di tale Corte annovera tra le fonti i principi generali di diritto riconosciuti dalle Nazioni civili; si utilizza la dove manchino norme pattizie o consuetudinarie applicabili ad un caso concreto. I principi statali per essere considerati generali e facenti parte del diritto internazionale devono essere presenti in gran parte degli Stati e devono essere sentiti come obbligatori e necessari al diritto internazionale cio che perseguano dei valori e impongano comportamenti che gli Stati considerano necessari sul piano internazionale. Di conseguenza nellordinamento statale un giudice pu avvalersi del diritto internazionale per giudicare un caso interno allo stato. Articolo 10 della Costituzione : lordinamento italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Una parte della dottrina pone al di sopra delle norme consuetudinarie unaltra categoria di norme generali non scritte ovvero i principi costituzionali connaturati con la comunit internazionale; il pi vigoroso sostenitore dei principi il QUADRI, i principi sono le fonti primarie del diritto internazionale sarebbero I principi formali si dividono in: Osservanza degli accordi e osservanza delle consuetudini

La consuetudine una fonte primaria mentre laccordo secondario perch trae forza dalla consuetudine mentre per quanto riguarda i principi materiali potrebbero avere qualsiasi contenuto a seconda che le forze prevalenti si combinino per volere una certa disciplina in una certa materia. Si discute se sia fonte di norme internazionali l equit definita come il comune sentimento del giusto e dellingiusto; non vi la possibilit di utilizzare lequit come ausilio interpretativo del diritto internazionale. Lequit svolge un ruolo importante nellordinamento inglese che per sorretto da caratteri particolari in materie di diritto e ordinamento. da escludere luso dellequit praeter legem diretta a colmare le lacune del diritto internazionale, in quanto se fosse lacunoso significherebbe che gli stati non avrebbero alcun obbligo da osservare e diritti da pretendere e lequit non idonea a crearli Anche lequit contra legem contraria cio a norme consuetudinarie o pattizie da escludere; quindi lequit va inquadrata nel processo di formazione del diritto consuetudinario, spesso luso dellequit nel processo di formazione opinion necessitas (oltre che nel processo di modificazione). Il fenomeno della codificazione del diritto generale data dalla fin del secolo scorso, il problema era se Esistevano norme generali scritte, lunico mezzo per trasformare il diritto non scritto in scritto sono i trattati. Larticolo 13 della Corte delle Nazioni Unite prevede che lAssemblea Generale preveda studi e faccia raccomandazioni per incoraggiare lo sviluppo del diritto internazionale e la sua codificazione. Sulla base di questa disposizione fu instaurata la Commissione di Diritto internazionale delle Nazioni Unite composta da esperti che non rappresentano alcun governo con il compito di preparare testi di codificazione delle norme consuetudinarie. Gli accordi di codificazione in quanto comuni accordi internazionali vincolano gli stati contraenti (sono gli stati stessi a ratificarli), solo in seguito ad una verifica positiva linterprete potr applicare la norma a titolo generale. Ricambio delle norme di codificazione: possibile che dopo la redazione il diritto consuetudinario necessiti di cambiamenti per effetto della mutata pratica degli Stati; anche se questo fenomeno scarsamente preso in considerazione dagli stessi accordi di codificazione (fenomeno dellinvecchiamento). LAssemblea dellONU non ha potere legislativo mondiale, nel diritto consuetudinario le dichiarazioni vengono in rilievo in quanto somma degli atteggiamenti degli Stati che le adottano e non come atti dellONU; mentre nel diritto pattizio certe dichiarazioni hanno valore di accordi internazionali. Trattati Un accordo internazionale pu essere definito come lunione delle volont di 2 o pi stati, dirette a regolare una determinata sfera di rapporti. Bisogna fare una distinzione tra: Trattati normativi e trattati contratto I primi sono considerati come gli unici accordi produttivi di vere e proprie norme giuridiche e sono caratterizzati da volont di uguale contenuto dirette a regolare la condotta di un numero rilevante di Stati; comprendono accordi di codificazione, accordi istituitivi di organizzazioni internazionali. I trattati contratto sono fonti di diritti obblighi, ossia di rapporti giuridici e non di norme, le parti muoverebbero da posizioni contrastanti ed attuerebbero uno scambio di prestazioni pi o meno corrispettive; accordi di stabilimento con i quali gli Stati si fanno concessioni sul trattamento dei cittadini di ciascuno di essi sul territorio degli altri. La distinzione tra i 2 tipi di trattati non ha senso in quanto non ha senso la contrapposizione tra norma e rapporto giuridico; qualsiasi atto che sia obbligatorio o che vincoli qualcuno produce una regola di condotta. I trattati come tutte le fonti norme giuridiche possono dar vita sia a regole materiali; norme che disciplinano i rapporti tra i destinatari, o regole formali che sono norme che si limitano ad istituire fonti per la creazioni di altri norme. Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati: si occupa degli accordi stipulati tra gli Stati, mentre nel 1978 viene esaminata la successione degli Stati nei trattati e nel 1986 vengono esaminati i trattati tra Stati e Organizzazioni internazionali (convenzione non ancora in vigore). Larticolo 4 della Convenzione di Vienna enuncia il principio che le regole che regolano i trattati valgono per tutti gli Stati e trattati, la seconda parte stabilisce che la Convenzione si applichi unicamente ai trattati conclusi tra Stati dopo la sua entrata in vigore per tali Stati

Sono chiaramente espressi 2 principi, quello che norme innovative della Convenzione non hanno carattere retroattivo e che le norme innovative valgono solo per gli Stati tra cui la convenzione in vigore, ossia tra Il diritto internazionale lascia la pi ampia libert in campo di formazione e procedura di stipulazione del trattato,uniche condizione che il contenuto sia uguale per le parti e che entrambi sia dirette ad obbligarsi. Procedimento solenne: si divide nelle fasi di negoziazione, firma, ratifica e scambio delle ratifiche; la posizione di preminenza spetta al Capo dello Stato che ratifica e i negoziati vengono aperti dai plenipotenziari ovvero organi del potere esecutivo.(articolo7). La fase di negoziazione tanto pi complessa quanto pi sono gli Stati che partecipano, i trattati multilaterali (es: quello di pace) sono negoziati dai plenipotenziari nellambito di conferenze diplomatiche rette da regole procedurali preventivamente concordate e dettagliate. (articolo 9). I negoziati si chiudono con la firma da parte dei plenipotenziari (articolo 10), nel procedimento solenne la firma non comporta alcun vincolo, solo una garanzia di autenticit del testo in forma definitiva e potr subire modifica solo allapertura di nuovi negoziati. La manifestazione di volont dello Stato ad impegnarsi nel trattato si ha con la ratifica che attribuita al capo dello stato previa autorizzazione delle Camere se si parla di trattati di natura politica; secondo larticolo 89 della cost. italiana ogni atto firmato dal p.d.r valido solo se firmato anche dai ministri che se ne assumono la responsabilit. Adesione: la manifestazione diretta che si ha nel voler concludere un accordo da parte di uno Stato che non aveva preso parte ai negoziati; per fare cio il trattato deve essere aperto. Ogni trattato o accordo internazionale deve essere registrato presso il segretariato delle nazioni unite e pubblicato a cura di questultimo. Esistono procedimenti di formazione di trattati particolari che differiscono nel procedimento dei negoziati e della firma, alla negoziazione si sostituisce con la discussione e lapprovazione da parte di un organo mentre per un trattato aperto la firma pu essere differita ovvero posticipata. Accordi in forma semplificata: laccordo viene concluso per effetto della sola firma che in mano ai plenipotenziari, con effetto di volont ad impegnarsi dello Stato. Per il diritto internazionale I trattati stipulati direttamente dallesecutivo sono in ogni caso validi, qualsiasi irregolarit o vizio formale interno ad uno Stato non pu inficiare la validit dellaccordo (articolo 46). (I governi quando stipulano in materia di competenza di altri organi si devono preoccupare di procurarsi il consenso degli altri) Le regioni possono intervenire in accori internazionali? La corte costituzionale in prima battuta ritenne fosse un conflitto di attribuzioni e che tali compiti spettassero al Governo, nel 1977 fu modificato tale ordinamento: le regioni non potevano fare attivita promozionali allestero senza il consenso dello Stato. Nel 1987 fu di nuovo stravolto lordinamento dando ampio margine di libert di accordo internazionale alle regioni a tal punto da mettere in gioco lo Stato stesso purch si tratti di materie di competenze regionali; larticolo 3 della legge costituzionale Del 2001 prevede la competenza della Regione nelle materie di sua competenza a concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali di altri Stati nei casi e con forme disciplinati da leggi dello Stato. Si tratta comunque di intese prive di carattere giuridico. Le norme pattizzie si distinguono da quelle di diritto internazionale perch valgono solo per gli Stati che le pongono in essere. Per il trattato internazionale vale ci che si dice per il contratto, secondo il diritto interno, esso fa legge tra le parti e solo tra quelle; diritti ed obblighi per terzi Stati non potranno derivare da un trattato se non attraverso qualche forma di partecipazione dei terzi Stati al trattato medesimo (il trattato pu essere aperto e quindi contenere una clausola di adesione), la posizione degli Stati che arrivano successivamente a quelli contraenti del trattato non differiscono giuridicamente, lunica differenza sta che gli Stati aderenti non partecipano alla formazione del trattato. Il trattato dovr contenere un offerta e lo Stato terzo dovr provvedere ad unaccettazione, in caso contrario si avr un inefficacia del trattato nei confronti degli Stati non contraenti. Tale inefficacia regolata dalla Convenzione di Vienna del 1969 dagli articoli 34 (un trattato non crea obblighi e diritti per un terzo Stato senza il suo consenso) dallarticolo 35 (se le parti contraenti creano lobbligo e se gli Stati aderenti intendono accettarlo) e dallarticolo 36 (anche un diritto a favore di uno Stato terzo deve avere il consenso dello Stato medesimo). Perch veri e propri diritti nascano occorre che le parti intendano crearli e che il terzo le accetti ma anche che lofferta dei contraenti sia concepita come irrevocabile.

Incompatibilit tra norme convenzionali: bisogna premettere che un trattato pu essere modificato o abrogato in modo espresso o implicito da un trattato posteriore tra gli stessi Stati contraenti; pu accadere che uno Stato si impegni in un accordo a teneri determinati comportamenti e poi con un accordo con uno altro Stato si obblighi a teneri comportamenti contrari al primo, oppure alcuni tra gli Stati di un trattato multilaterale con un accordo ne modificano alcune disposizioni e che la modifica tocchi i rapporti con le altri parti non interessate; le soluzioni a tali problemi sono la successione dei trattati nel tempo e linefficacia dei trattati per terzi. Nel primo caso gli Stati contraenti di entrambi i trattati devono obbligarsi nei confronti dellultimo stipulato; nel secondo caso gli Stati che siano parti di uno solo dei 2 trattati stipulati restano fedeli al trattato da loro stipulato. Dichiarazione di compatibilit: sono contenute in un trattato nei confronti di un altro che vincolino una delle parti. Quando essa riguarda trattati preesistenti pu essere accompagnata dallimpegno delle parti ad intraprendere azioni per liberarsi da impegni incompatibili. Riserve dei trattati: (articoli 19 - 23) indica la volont dello Stato di non accettare certe clausole del trattato o accettarle con opportune modifiche cosi tra lo Stato contraente e quello autore di riserva si forma un contratto solo per la parte integra. Secondo il diritto internazionale classico la riserva non ha senso nei trattati multilaterali ma anche un mezzo che facilit luso di trattati multilaterali in quanto uno Stato pu avere le migliori intenzioni a partecipare ad un trattato ma pu avere particolari motivi per non accettare il testo nella sua integrit. La disciplina delle riserve ha continuato ad evolversi anche dopo la convenzione di Vienna: producendo dallobbiezione alle riserve: impedire la formazione dellintero accordo tra i 2 Stati o precauzionale o morale. Lo Stato pu formulare riserve in un momento successivo rispetto alla ratifica, basta che nessuna delle altre parti contraenti sollevi obiezioni per il ritardo. Dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani ne deriva la tendenza a ritenere che se uno Stato formula una richiesta inammissibile tale richiesta non comporta lestraneit dello Stato stesso ma solo linvalidit della riserva. Alla formazione di un trattato partecipano pi organi di uno Stato, cosa succede se questi non sono daccordo per una riserva (es: parlamento e governo) La reciproca delimitazione dei poteri tra esecutivo e legislativo in ordine alla formazione delle riserve dipendono dal sistema costituzionale di ogni paese: In Italia per esempio ci sono diversi ci sono diversi giudizi: che il governo possa formare riserve essendo tale organo il gestore dei rapporti internazionali, cosi come il governo pu non procedere alla ratifica di un trattato pur avendo lautorizzazione parlamentare cosi pu restringere con riserve la portata degli obblighi che uno Stato va ad assumere. Che il governo possa formare riserve in quanto si vuole leffettiva collaborazione tra parlamento e governo. Interpretazione dei trattati: esistono 2 metodi uno subbiettivistico in base al quale si renderebbe in tutti i casi e ad ogni costo una ricerca della volont effettiva delle parti contrapposta alla volont dichiarata. Metodo obbiettivistico: un trattato devessere interpretato i buona fede secondo il significato ordinario da attribuirsi ai termini del trattato nel loro contesto e alla luce delloggetto e dello scopo del medesimo. Un particolare accento va posto sulla possibilit che linterprete ricorra ad una interpretazione estensiva di un trattato, ed anche quella specie di interpretazione estensiva costituita dal ricorso allanalogia. Teoria dei poteri impliciti: vale per i trattati istituiti da organizzazioni internazionali per cui tali accordi non andrebbero tanto e soltanto riguardati come trattati quanto come costituzioni e si fondano su accostamenti tra organi dellonu e organi legislativi o amministratici dello Stato. Larticolo 308 della comunit europea esprime che per attribuire agli organi comunitari poteri non previsti dal trattato lunico procedimento da seguire quello della delibera unanime del consiglio, cio lorgano comunitario nel quale sono rappresentati gli Stati. Successione dei trattati: Quando uno Stato si sostituisce ad un altro nel governo di un territorio vincolato dai trattati stipulati dal suo predecessore? Pu essere che una parte del territorio di uno Stato passi, per effetto di cessione o conquista sotto la sovranit di un altro oppure diventa indipendente e che tale territorio cessa la sua dipendenza da quello precedente per essere poi dipendente da quello nuovo. Lo Stato che in qualsiasi modo si sostituisce ad un altro nel governo di una comunit territoriale vincolato dai trattati o dalle clausole di un trattato localizzabile, cio dai trattati che riguardano luso di determinate parti di territorio conclusi dal predecessore. In realt laccordo di delimitazione esaurisce i suoi effetti nel momento in cui la frontiera delimitata, dopo di che a dover essere rispettato non laccordo ma il diritto di sovranit di ciascun Stato.( i trattati localizzabili hanno limite nel caso di tratti di accordi di natura politica).

Tabula rasa: si applica nellipotesi del distacco di una parte del territorio di uno Stato; pu essere che la parte del territorio che si stacca per successione o conquista vada sotto il governo di un altro territorio preesistente, gli accordi vigenti nello Stato che subisce il distacco cessano di aver vigore con riguardo al territorio distaccatosi; a questo si estendono in modo automatico gli accordi vigenti nello Stato che acquista il territorio. Pu essere invece che sulla parte distaccatosi si formi un nuovo Stato e che il nuovo Stato non sia pi dipendente dagli accordi del precedente. Per quanto riguarda i trattati multilaterali aperti alladesione di Stati non contraenti il principio della tabula rasa subisce una modifica: lo Stato nuovo procede ad una notifica di successione che a differenza delladesione ha carattere retroattivo. Mentre la secessione non implica lestinzione dello Stato che la subisce, la caratteristica dello smembramento da ammettere ogni qualvolta uno Stato si estingue e sullo stesso territorio se ne formano di nuovi oltre a considerare anche che nessuno degli Stati di nuova formazione abbia pure approssimativamente la stessa organizzazione o forma di governo. Agli Stati di uova formazione il principio della tabula rasa regolato per i trattati multilaterali dal fatto che vi sia una notifica di successione. Incorporazione e fusione: la prima si ha quando uno Stato estinguendosi passa a far parte di un altro Stato mentre la seconda quando due o pi stati si estinguono e danno vita ad uno Stato nuovo. Al processo di incorporazione si applica la mobilit di frontiera dei trattati, ovvero lo Stato incorporato deve fa fede ai trattati dello Stato che lo ha incorporato. Mutamento radicale del governo:si parla nel caso in cui si un mutamento di un governo nellambito di una comunit statale senza che il territorio dello Stato subisca ampliamenti o diminuzioni;in questo caso i trattati si estinguono se mutano in modo radicale le circostanze esistenti al momento della conclusione dei trattati. Quanto pi il mutamento incide nella struttura dello Stato tanto pi numerose saranno le norme che non potranno ritenersi compatibili con il nuovo regime. Successione nei debiti contratti mediante accordo internazionale:largomento pi importante e discusso quello della successione nel debito pubblico, trattasi di argomento che non rientra sistematicamente nel diritto dei trattati ma nei limiti della sovranit territoriale. Pu darsi che il debito non sia stato contrattato dal predecessore nellambito del proprio diritto interno, (lipotesi normale quella dellemissione di titoli sottoscritti da persone fisiche o giuridiche sia nazionali che straniere) ma abbia formato oggetto di un accordo internazionale concluso con un altro Stato o con una internazionale ad esempio il Fondo Monetario Internazionale. In questi casi il principio usato quello della Tabula Rasa salvi i debiti localizzabili ossia i debiti contratti con esclusivo riguardo al territorio oggetto del cambiamento di sovranit, oppure contratti da autorit pubbliche locali. va riconosciuto anche per debiti non localizzabili la prassi relativa allo smembramento di uno Stato con conseguente equa divisione dei debiti dello Stato smembrato tra gli Stati i nuova nascita. Cause di invalidit nei trattati: come cause di invalidit sufficiente accennare i vizi della volont come; lerrore essenziale definito dallart. 48 della Convenzione di Vienna come un fatto o una situazione che lo Stato supponeva esistente al momento in cui il trattato stato concluso e che costituiva una base del consenso di questo Stato, Altri esempi il dolo (art. 49) o la corruzione dellorgano stipulante (art. 50). Trattasi in tutti questi casi di vizi non frequenti esercitati sullorgano. Violenza sullo Stato come causa di invalidit: Stato inteso come organo stipulante del trattato, lart. 52 considera nullo qualsiasi trattato la cui conclusione sia stata ottenuta con la minaccia o luso della forza in violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Sia ben chiaro che quando si parla di violenza sullo Stato si ha riguardo alla minaccia o alluso della forza armata. Trattati ineguali: trattati rispetto ai quali una parte non abbia disposto di un ampio margine di potere contrattuale, non si risolve sul piano della validit. Lineguaglianza pu trovare solo una correzione sul piano interpretativo. Principio rebus sic stantibus: una causa di estinzione caratteristica degli accordi internazionali la cosi detta clausola rebus sic stantibus; si ritiene cio che il trattato si estingua in tutto o in parte per il mutamento delle circostanze di fatto esistenti al momento della stipulazione, pur che si tratti di circostanze essenziali senza le quali i contraenti non si sarebbero indotti al trattato o ad una parte. Il problema sorge proprio quando i contraenti non hanno previsto il mutamento delle circostanze come causa delle estinzione del trattato.

Si discute se sia causa destinzione dei trattati la guerra, fatti salvi certi trattati i quali sono stipulati proprio in vista della guerra e che appartengono al diritto internazionale bellico. La prassi si sempre pi orientata a favore di eccezioni: si cosi negato leffetto estintivo della guerra in ordine ai trattati multilaterali, ma pi in generale si manifestata nella giurisprudenza interna compresa quella italiana la tendenza a considerare estinte soltanto quelle convenzioni che per loro natura, per la materia e gli interessi di cui si occupano siano incompatibili con la guerra. Le fonti previste da accordi Gli Stati, anche quelli che ufficialmente si dichiarano ufficialmente ad un potenziamento delle organizzazioni internazionali, sono ancora restii a dotarle di effettivi poteri vincolanti e a limitare conseguentemente la propria sovranit. Il numero delle organizzazioni esistenti impressionante, ma solo alcune di esse, e solo in alcuni casi, dispongono di un vero e proprio potere decisionale. Ne deriva che lattivit delle organizzazioni tra cui l ONU si svolge in una fase di scarso valore giuridico, consistendo nella mera predisposizione di progetti di convenzioni che gli Stati membri sono poi liberi di tradurre o non in norme giuridiche attraverso la ratifica delle convenzioni medesime. ONU: fu fondato dopo la seconda guerra mondiale prendendo il posto alla Societ delle Nazioni, nel 1945 ne fu elaborata la Carta che fu ratificata dagli Stati fondatori. Gli organi principali dellONU sono lAssemblea generale, il Consiglio di sicurezza, il Consiglio economico e sociale, il Consiglio di amministrazione fiduciaria, la Corte internazionale di giustizia. Il Consiglio di sicurezza composto di 15 membri di cui 5 Stati a titolo permanente che godono del diritto di veto ovvero il diritto di impedire con il loro voto negativo ladozione di qualsiasi delibera. Nell Assemblea generale sono rappresentati tutti gli Stati e tutti hanno parit di voto, lassemblea ha una competenza vastissima. La corte internazionale di giustizia composta da 15 giudici ha i compiti di derimere le controversie tra Stati sia una funzione di consultiva in quanto pu dare pareri su qualsiasi questione giuridica. Sono tre i grandi settori di competenza dellONU: il primo quello del mantenimento della pace, il secondo quello dello sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli Stati fondati sul rispetto del principio delluguaglianza dei diritti e dellautodeterminazione dei popoli, il terzo quello della collaborazione campo economico sociale culturale ed umanitario. Lattivit principale rimane comunque quella dellemanazione di raccomandazioni e dalla predisposizione di progetti di convenzioni. Altre organizzazioni internazionali a carattere universale Un gran numero di organizzazioni universali assumono il nome di Istituti Specializzati delle Nazioni Unite, in quanto sono collegate con queste ultime e ne subiscono un certo potere di coordinamento e di controllo. Trattasi per altro di organizzazioni autonome sorte da trattati del tutto distinti dalla Carta delle Nazioni Unite. La FAO nata nel 1945 ha assorbito le attivit e i beni del vecchio Istituto dellagricoltura in accordo tra i Paesi facenti parte di questultima; suoi organi sono la Conferenza composta da un delegato di ogni Stato membro, si riunisce ogni 2 anni, altro organo il Consiglio formato da 18 membri eletti dalla Conferenza e poi il Direttore Generale. Le sue funzioni spaziano dallattivit di ricerca alla promozione ed esecuzione di programmi di assistenza tecnica e di aiuti in campo agricolo e alimentare. LOrganizzazione Internazionale del Lavoro ovvero lILO fu costituita in seguito ai trattati di pace alla fine della seconda guerra mondiale; la Conferenza generale dellILO ha una composizione sui generis ovvero ogni Stato vi partecipa con 4 delegati di cui 2 rappresentano il governo e gli altri 2 i datori di lavoro e i lavoratori. Altri organi sono il Consiglio di Amministrazione e lUfficio Internazionale del Lavoro. Anchesso ha come funzione quello dellemanazione di raccomandazioni e nella predisposizione di progetti di convenzione multilaterale in materia di lavoro, oltre ad aver contribuito allo sviluppo della tutela dei lavoratori. LUNESCO si propone di diffondere la cultura, di promuovere lo sviluppo dei mezzi di educazione allinterno degli Stati membri e laccesso allistruzione senza distinzione di razza, sesso o condizione economica. LICAO istituzione specializzata e una vera fonte di norme internazionali a carattere tecnico su materie relative al traffico aereo e a tutte le misure di sicurezza adottabili. WHO: lOrganizzazione mondiale della Sanit ha come obbiettivo principale il conseguimento da parte di tutti i popoli del livello pi alto possibile di salute, dispone di un certo potere vincolante sempre in materie aventi carattere tecnico nei confronti degli Stati membri. Oltre a svolgere un intensa attivit di assistenza tecnica.

IMO: ha preso vita nel 1958 e si occupa dei problemi relativi alla sicurezza ed efficienza dei traffici marittimi ma emanando raccomandazioni e predisponendo progetti di convenzione in ordine ai quali non previsto alcun obbligo. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Internazionale per la ricostruzione e lo Sviluppo sono stati creati nel 1944. Organo principale del Fondo Monetario il Consiglio dei Governatori che organo deliberante dellOrganizzazione; non funziona uno Stato un voto ma secondo maggioranze secondo lentit delle quote di capitale sottoscritte e quindi con il peso determinante dei paesi ricchi e degli Stati Uniti in particolare, la cui quota di gran lunga maggiore rispetto alle altre. Il Fondo Monetario promuove la collaborazione monetaria internazionale, la stabilit dei cambi, lequilibrio delle varie bilance dei pagamenti ecc La Banca Internazionale ha un cospicuo capitale sottoscritto dagli Stati membri ed ha una struttura e sistemi di votazione simili a quelli del fondo monetario; scopo principale della Banca Internazionale la concessione di mutui agli Stati membri per investimenti produttivi e ad un tasso dinteresse variabile a seconda del grado di sviluppo dello Stato membro interessato. Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo IFAD entrato in vigore nel 1977, destinato a contribuire sotto forma di aiuti ma soprattutto sotto forma di prestiti, allo sviluppo dellagricoltura dei Paesi poveri e con alti deficit alimentari. WTO Organizzazione Mondiale del Commercio: del tutto indipendente dalle Nazioni Unite ma estremamente importante per le funzioni che svolge; sorto nel 1994 e composto da 135 membri, i principali organi sono la Conferenza Ministeriale e il Consiglio generale. Tra le funzioni dellOrganizzazione vi anzitutto quella di fornire un forum per lo svolgimento dei negoziati relativi alle relazioni commerciali multilaterali, tendenti alla massima liberalizzazione del commercio mondiale, o come si dice la globalizzazione dei mercati. LOrganizzazione veglia anche sullesecuzione di tutta la serie di accordi sortiti dagli anzidetti negoziati, e che sono annessi allo Statuto come parti integranti di questultimo. Le Comunit Europee e lUnione Europea Le tre comunit europee sono le organizzazioni internazionali maggiormente dotate di poteri decisionali nei confronti degli Stati che ne fanno parte. Gli atti delle comunit europee non si limitano a raccomandare ma vincolano gli Stati stessi. Le Comunit offrono dunque gli esempi pi cospicui di fonti di norme internazionali previste da accordi. La CECA sorta a Parigi nel 1951, la CE e lEURATOM sorte nel 1957 con i trattati di Roma. Le comunit agiscono attraverso organi comuni ( il Consiglio e la Commissione ) e che le comunit europee, politica estera e di sicurezza, infine di giustizia e affari interni vanno considerati come i pilastri su cui si regge lUnione Europea. Delle tre comunit la pi importante la CE; la CECA ha come scopo lattuazione di un mercato comune (abbattimento delle barriere doganali, unificazione dei prezzi, ripartizione razionale della produzione, ecc) limitatamente al settore carbosiderurgico; lEURATOM tende a sua volta al mercato comune dei materiali e delle attrezzature relative alla produzione dellenergia atomica a scopi pacifici. Con la CE si invece in presenza di unorganizzazione che investe tutta la vita economico sociale degli Stati membri; il trattato istitutivo della CE prevede la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. Organi principali delle comunit europee: la Commissione, il Consiglio, il Parlamento Europeo, la Corte dei Conti, la Corte di Giustizia. La Commissione un organo composto da individui e non di Stati, siedono quindi a titolo personale, non ricevono istruzioni da alcun Governo e hanno anzi lobbligo di non ricevere istruzioni. Per sottolineare detta differenza si dice che le Comunit sono enti sopranazionali oltre che internazionali. Il Consiglio lorgano nel quali sono rappresentati i quindici Stati membri ed presieduto a turno da ciascun membro per la durata di sei mesi: di solito ne fanno parte, volta per volta, i ministri competenti per le questioni allordine del giorno. Come si gia detto nella CECA il consiglio ha funzioni consultive, nella CE emana gli atti pi importanti della legislazione comunitaria. Al consiglio venuto a sovrapporsi il Consiglio Europeo nato dalle riunioni dei Capi di Stato e di Governo, i cosi detti Vertici.

Il Parlamento Europeo formato nel 1979 da rappresentanti dei popoli degli Stati membri, eletti a suffragio universali e diretto, non lorgano legislativo della Comunit, anche se con lAtto Unico europeo e il Trattato di Maastricht gli stata riconosciuta una certa partecipazione alla funzione legislativa comunitaria. Il Parlamento ha funzione di controllo politico sulle altre istituzioni comunitarie, funzione che si esplica attraverso lesame dei rapporti che gli altri organi sono tenuti a sottoporgli, listituzione di commissioni dinchiesta, leventuale mozione di censura nei confronti della Commissione. Oltre ai poteri nellambito delle procedura di cooperazione va anche menzionato il potere di veto di cui il Parlamento dispone, in virt sia dellatto unico europeo che del Trattato di Maastricht. La Corte dei Conti esercita una funzione di controllo su tutte le entrate e le spese della Comunit, composta da 15 persone indipendenti, nominate dal consiglio ed aventi una competenza specifica nel settore. La Corte di Giustizia delle Comunit Europee veglia sul rispetto dei Trattati, ha una serie di competenze interessanti e nuove, ad essa stato affiancato un Tribunale di primo grado. Gli atti degli organi comunitari, la cosi detta legislazione comunitaria, hanno notevole importanza nella formazione del diritto comunitario per il fatto che le norme dei trattati, come si detto hanno spesso carattere generico e programmatico, rimettendosi al legislatore comunitario che nella CE il consiglio. Lart. 249 del Trattato CE prevede i seguenti atti vincolanti classificabili tra le fonti di norme internazionale: i regolamenti, decisioni, direttive. Le differenze sono puramente terminologiche. Il regolamento latto comunitario pi importante e completo; latto attraverso il quale la legislazione comunitaria, nellesercizio delle competenze dei limiti previsti dai trattati comunitari, si sostituisce o si sovrappone alla legislazione interna dei singoli Stati membri. Il regolamento contiene norme generali ed astratte, le quali vanno osservate dagli Stati e chiunque, individui imprese ecc , operi allinterno degli Stati membri. La Decisione differisce dal regolamento perch non ha portata generale ed astratta ma concreta. Essa pu indirizzarsi sia ad uno Stato membro che a un individuo o ad unimpresa operante nellarea comunitaria. Pu essere difficile distinguere una decisione da un regolamento, occorre guardare non al nomen, ovvero al fatto che gli organi comunitari diano ad un loro atto il nome di regolamento o decisione, ma alla sostanza cio alla natura generale e astratta o concreta delle norme contenute nellatto. Le decisioni non acquistano normalmente efficacia con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ma in seguito alla notifica dei loro destinatari. La Direttiva tra gli atti vincolanti quello pi problematico, sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista della pratica. La direttiva vincola lo Stato membro cui rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, le direttive entrano in vigore per effetto della sola pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale delle comunit europee; mentre quelle che riguardano i singoli Stati entrano in vigore solo dopo la notifica dei destinatari. Ai regolamenti, alle decisioni e alle direttive che costituiscono gli atti tipici della legislazione comunitaria, alle raccomandazioni e ai pareri che non hanno efficacia vincolante, vanno aggiunte una serie di atti atipici, previsti dagli stessi trattati, che sfuggono ad una precisa classificazione ed ai quali non sempre pu attribuirsi valore giuridico. Tali atti, se e quando non si riducono ad intese politiche ma rivelano una chiara volont di obbligarsi, possono essere considerati come accordi in forma semplificata. Come tutte le organizzazioni internazionali, le Comunit europee hanno la capacit di concludere accordi internazionali; si tratta sostanzialmente delle convenzioni di associazione nonch degli accordi che rientrano nel quadro della politica commerciale comune e che, secondo lelencazione contenuta nellarticolo 133, comprendono gli accordi tariffari e commerciali nonch quelli che si ricollegano alle misure di liberalizzazione, alla politica di esportazione e alle misure di difesa commerciale. Ad essi vanno aggiunti gli accordi in materia di politica monetaria, di ricerca e sviluppo tecnologico di politica ambientale e di cooperazione allo sviluppo. Soprattutto gli accordi di associazione, commerciale e di cooperazione costituiscono una fitta rete di rapporti convenzionali con Stati terzi, facenti capo alla Comunit. LOCSE e il Consiglio dEuropa Subito dopo la seconda guerra mondiale furono costituite nellambito dellEuropa occidentale due organizzazioni che hanno dato un notevole contributo al rafforzamento dei vincoli tra i Paesi appartenenti a tale area geografica: lOrganizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE), poi trasformata nel 1960 in Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico (OCSE) e il Consiglio dEuropa che attualmente comprende pi di 40 Stati membri. Al Consiglio dEuropa non si pu fare a meno di dedicare qualche cenno, trattandosi dellorganizzazione da cui derivato il primo esperimento di tutela internazionale organica, anche di carattere giurisdizionale dei diritti delluomo.

Scopo del Consiglio dEuropa di conseguire una pi stretta unione fra i suoi membri per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro comune patrimonio e di favore il loro progresso economico e sociale. Ogni membro del Consiglio deve accettare la preminenza del diritto e quello in virt del quale ogni persona posta sotto la sua giurisdizione, deve godere dei diritti delluomo e delle libert fondamentali. Per quanto riguarda la struttura gli organi principali sono: il Comitato dei Ministri che lorgano dotato di maggiori poteri e che composto dai Ministri degli Esteri di tutti gli Stati membri; lAssemblea consultiva che esprime voti e raccomandazioni al Comitato dei Ministri, nella quale siedono i rappresentati dei Parlamenti nazionali; vi poi il Segretariato. A riguardo delle funzioni va sottolineata la predisposizione i convenzioni in materie giuridiche come quelle relative al diritto e alla procedura penale. Si pi volte detto che la raccomandazione non vincolante e precisamente non vincola lo Stato o gli Stati a cui indirizzata la raccomandazione; essa quindi non da considerare tra le fonti previste dagli accordi. Si ritiene che la raccomandazione produce un effetto che pu chiamarsi di leicit; non commetta illecito lo Stato il quale per eseguire una raccomandazione di un organo internazionale, tenga un contegno contrario ad impegni precedentemente assunti mediante accordo oppure ad obblighi derivanti dal diritto internazionale consuetudinario. La gerarchia delle fonti internazionali Al vertice della gerarchia ci sono le norme consuetudinarie, tra esse comprese quella particolare categoria di norme consuetudinarie costituita dai principi generali di diritto comuni agli ordinamenti interni. La consuetudine dunque fonte di primo grado. Il secondo posto spetta al trattato, che trova in una norma consuetudinaria la norma pacta sunt servanda, il fondamento della sua obbligatoriet. Il terzo posto spetta alle fonti previste dagli accordi e quindi dagli atti delle organizzazioni internazionali. Per quanto riguarda i rapporti tra consuetudine e accordo il caso di notare che le norme pattizie siano sotto ordinate alle norme consuetudinarie, non significa inderogabilit di questultime da parte delle prime; una norma di grado inferiore pu derogare una di grado superiore se questultima lo consente. Le norme consuetudinarie, secondo lopinione comune, sono caratterizzate dalla loro flessibilit e quindi dalla loro derogabilit mediante accordo. Lart. 53 della Convenzione di Vienna stabilisce che nullo qualsiasi trattato che, al momento della sua conclusione, in contrasto con una norma imperativa del diritto internazionale generale: intendendo per norma imperativa una norma accettata e riconosciuta dalla comunit internazionale degli Stati nel suo insieme come norma alla quale non pu essere apportata nessuna deroga e che non pu essere modificata che da una nuova norma di diritto internazionale generale avente il medesimo carattere. Del diritto cogente si occupa lart. 64 della Convenzione, a proposito delle cause di estinzione dei trattati; larticolo afferma che se una nuova norma imperativa di diritto internazionale generale si forma, qualsiasi trattato esistente che sia in contrasto con questa norma diviene nullo e si estingue. La Convenzione di Vienna parla di diritto cogente ma non indica assolutamente quale esso sia. Lart. 103 della Carta delle Nazioni Unite afferma che in caso di contrasto tra gli obblighi contratti dai membri delle Nazioni Unite con il presente Statuto e gli obblighi da essi assunti in base a qualsiasi altro accordo internazionale prevarranno gli obblighi derivanti dal presente Statuto. Il contenuto del diritto internazionale come insieme di limiti alluso della forza internazionale ed interna degli Stati Il contenuto del diritto internazionale attuale talmente vasto da non potere essere descritto nei dettagli, vi sono convenzioni che si occupano di tutto, ed anche dei rapporti che una volta erano riservati dagli Stati al proprio diritto nazionale. Il diritto internazionale materiale, sia consuetudinario che pattizzio, si snoda intorno ad un filo conduttore che lidea che il contenuto sia costituito da un insieme di limiti delluso della forza diretta verso lesterno, sotto forma di violenza di tipo bellico, nei confronti di altri Stati ( c.d. Forza internazionale ) e poi la funzione di gran lunga pi importante alla quale adempiono le norme internazionali materiali ovvero limitare luso della forza verso linterno, nei confronti di individui e dei loro beni ( c.d. Forza Interna ).

La sovranit territoriale La prima e fondamentale norma consuetudinaria in tema di delimitazione del potere di governo dello Stato quella sulla sovranit territoriale Come ha osservato il Quadri: il territorio era tutto, gli individui erano pertinenze del territorio. Il potere dello Stato sulle persone e sulle cose non era che una manifestazione, una derivazione del potere sul territorio. Si discute spesso, specialmente nella dottrina italiana circa la natura giuridica internazionale del territorio: c che ancora afferma trattarsi delloggetto di un diritto reale dello Stato, simile alla propriet, c chi invece ritiene che il territorio non venga in rilievo come un bene in senso patrimonialistico ma segni solo lambito entro il quale si esplica la potest di governo dello Stato. Ma non mutua il contenuto della norma internazionale sulla sovranit territoriale: attribuisce ad ogni Stato il diritto di esercitare in modo esclusivo il potere di governo sulla sua comunit territoriale, cio sugli individui e i loro beni che si trovano nellambito del territorio. Ogni Stato per ha lobbligo di non di natura coercitiva. In ogni caso la violazione della sovranit territoriale si ha solo in presenza fisica e non autorizzata dellorgano straniero nel territorio. Lo Stato libero nel suo territorio di fare ci che vuole, di disporre come crede delle proprie risorse naturali, di seguire i criteri che crede nel governo della comunit territoriale. Diciamo in linea di principio perch in effetti la libert dello Stato, nata come libert assoluta, andata restringendosi via via che il diritto internazionale moderno si evolveva. importante rilevare per che in gran parte i limiti alla libert dello Stato sono leffetto di norme convenzionali, e quindi norme che gli Stati hanno comunque liberamente accettato. Insomma la libert di vincolarsi o meno per convenzione resta intatta. Per quanto riguarda lacquisto della sovranit territoriale, cio del diritto ad esercitare in modo esclusivo il potere di governo, vale il criterio delleffettivit: lesercizio effettivo del potere di governo fa sorgere il diritto allesercizio esclusivo del potere di governo medesimo. Acquisto o perdita della sovranit territoriale si hanno anche in relazione alle vicende relative alla vita dello Stato: quando si verifica un distacco di una parte del territorio con conseguente formazione di un nuovo Stato, o una cessione di territori, o unincorporazione ecc , vi sempre la perdita della sovranit territoriale da parte di uno Stato e lacquisto della medesima da parte di un altro Stato. Anche in questo caso il principio di effettivit decisivo, in quanto gli accordi che siano alla base delle vicende producono solo effetti obbligatori e non dono idonei da s soli a far sorgere il diritto di sovranit territoriale. I limiti della sovranit territoriale: i limiti pi importanti alla libert dello Stato di comportarsi come crede nellambito del suo territorio sono oggi costituiti dalle norme internazionali, soprattutto dalle norme convenzionali, che perseguono valori di giustizia, di cooperazione e di solidariet tra i popoli. Trattasi di norme attraverso le quali si manifesta la tendenza del diritto internazionale ad ingerirsi nei rapporti interni alle singole comunit statali, di norme, in altri termini che riguardano lintera comunit statale, senza distinzione tra cittadini e stranieri o apolidi. Con laffermarsi dei limiti di cui parliamo, si andato progressivamente erodendo il c.d. dominio riservato o competenza interna: espressione con cui si intende per lappunto indicare le materie delle quali il diritto internazionale sia consuetudinario che pattizio si disinteressa e rispetto alle quali lo Stato conseguentemente libero da obblighi. Le iniziative internazionali dirette a promuovere la tutela della dignit umana ovunque lindividuo si trovi soprattutto nei confronti del proprio Stato sono note; lazione dei Governi in questo settore si tradotta -oltre che in atti molto importanti dal punto vista politico ma con scarso valore giuridico - nella Dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948 dando poi vita ad una lunga serie di convenzioni che oltre ad istituire degli organi destinati a vegliare sulla loro osservanza, contengono un catalogo dei diritti umani che spesso risulta pi dettagliato ed avanzato di Costituzioni moderne. La materia dei diritti umani anche una materia nella quale si sono venute formando delle norme consuetudinarie, precisamente dei principi generali di diritto riconosciuti dalle Nazioni civili; a differenza delle convenzioni le quali contengono cataloghi assai dettagliati, il diritto consuetudinario si limita alla protezione di un nucleo fondamentale di diritti umani. Trattasi del divieto delle gros violations, ossia delle violazioni gravi e generalizzate di tali diritti, categoria cui si soliti riportate quelle pratiche di governo particolarmente disumane ed efferate, come lapartheid, la distruzione totale o parziale di un gruppo etnico, razziale o religioso, la tortura ecc Lobbligo degli Stati di rispettare i diritti umani fondamentalmente un obbligo negativo o di astensione; sono tenuti ad astenersi dal ledere siffatti diritti e per quel che riguarda il diritto consuetudinario, dal compiere atti qualificabili come gross violation. Lo Stato deve vegliare affinch violazioni dei diritti umani non siano commesse da individui che comunque si trovino sul territorio.

La punizione dei crimini internazionali Le norme che disciplinano tali crimini vengono considerate come regole che direttamente si indirizzano agli individui; la comunit internazionale sta tentando oggi di attuare la punizione dei crimini internazionali individuali attraverso listituzione di tribunali internazionali, tentativi che si svolgono tra mille difficolt e per ora in misura assai limitata. La punizione quindi affidata ai tribunali interni, nellesercizio della sovranit territoriale, e sotto questo aspetto essa viene qui in considerazione. I crimini internazionali individuali possono essere distinti, ( secondo una ripartizione che risale allAccordo di Londra del 1945, il quale istitu il Tribunale di Norimberga per la punizione dei crimini nazisti ) in crimini contro la pace, crimini contro lumanit e crimini di guerra. Un elenco dettagliato contenuto nello Statuto della Corte penale internazionale: lo statuto prevede 4 tipi di crimini: il genocidio, i crimini contro lumanit, il crimine di guerra, i crimini daggressione. Per quanto riguarda il genocidio, secondo cui tale la distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Nei crimini contro lumanit rientrano omicidio, riduzione in schiavit, deportazione, privazione di libert ecc Tra i crimini di guerra lo Statuto, oltre a riprodurre crimini gi inclusi tra quelli contro lumanit come la tortura, i trattamenti disumani, la deportazione ecc Infine i crimini contro la pace in cui lo Statuto rinuncia a dare dellaggressione una definizione rinviandola, insieme alla sua inclusione tra le materie oggetto della giurisdizione della Corte, ad una futura modifica della convenzione. Il principio che si venuto affermando al riguardo quello delluniversalit della giurisdizione statale: si ritiene che ogni Stato possa procedere alla punizione ovunque il crimine sia compiuto. Normalmente la giurisdizione penale esercitabile per quei reati che presentano un collegamento con lo Stato del giudice, e normalmente il collegamento dato dalla circostanza che il reato sia stato commesso nel territorio di tale Stato. Il principio di territorialit viene variamente temperato a seconda degli ordinamenti statali. Per quanto riguarda il diritto internazionale generale, la regola che, mentre lo Stato libero di esercitare la giurisdizione sui suoi cittadini , lo straniero pu essere sottoposto a giudizio penale solo se sussiste, e nei limiti in cui sussiste, un collegamento con lo Stato del giudice. La punizione dei crimini internazionale pu inoltre aver luogo, sempre per diritto internazionale generale, anche quando il colpevole sia stato catturato allestero illegittimamente, cio violandosi la sovranit territoriale dello Stato in cui si trovava. Cosi come lo Stato pu punire cosi pure esso pu limitarsi a concedere lestradizione ad uno Stato che intende farlo. Per il diritto consuetudinario, lo Stato pu ma non deve punire, pu ma non deve considerare il crimine come imprescrittibile, pu ma non deve concedere lestradizione ad uno Stato che intende farlo. La situazione diversa per il diritto pattizio, numerose essendo le convenzioni che contengono la regola estradare o giudicare. Si detto che il principio delluniversalit della giurisdizione consente di punire il crimine ovunque esso sia stato commesso e quindi in mancanza di qualsiasi collegamento tra il crimine medesimo e lo Stato del giudice. Ci non significa che in mancanza di qualsiasi collegamento con lo Stato del giudice, il criminale internazionale possa essere giudicato anche se non fisicamente presente nel territorio dello Stato, ossia in contumacia. I limiti relativi ai rapporti economici e sociali: la protezione dellambiente Numerosissimi sono limiti che la sovranit territoriale dello Stato incontra in quella parte del diritto internazionale che va sotto il nome di diritto internazionale economico e che trova i suoi momenti di maggiore interesse nella disciplina dei rapporti tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Il diritto internazionale economico forse quello, tra i settori rientranti in passato nel dominio riservato degli Stati, in cui pi che ogni altro la formazione di norme consuetudinario da escludersi. Trattasi di un settore dominato dalle norme convenzionali. I rapporti tra Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo sono controllati da una serie di principi enunciati dallAssemblea generale delle Nazioni Unite e da altri organi dellONU. A prescindere dagli accordi di cooperazione per lo sviluppo, la libert degli Stati in materia economica limitata da numerosissimi accordi ( in gran parte negoziati dallOrganizzazione Mondiale del Commercio ) tendenti alla liberalizzazione del commercio internazionale,in particolare allabbattimento degli ostacoli alla libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali, ecc

Vari tentativi sono stati fatti in dottrina per individuare limiti di carattere generale, svincolati dalle norme del trattamento degli interessi stranieri. I pi interessanti tentativi del genere sono quelli che si riferiscono allirrogazione di sanzioni in base alla legislazione antitrust o alla legislazione riguardante il commercio internazionale. In tema di protezione dellambiente vengono in rilievo i limiti alla libert dello sfruttamento delle risorse naturali del territorio, onde ridurre i danni causati dalle attivit inquinanti o capaci di produrre irrimediabili distruzioni di risorse. Si vuole indagare se il diritto internazionale consuetudinario imponga lobbligo di non compiere atti nocivi; chiaro che nel caso di indagine il risultato sia positivo, la responsabilit derivante dalla violazione di tale obbligo dovr configurarsi come responsabilit da illecito; nel caso di risultato negativo rester da stabilire se si possa configurare una responsabilit da atti leciti. assai azzardato ricostruire norme di diritto generale che impongano allo Stato obblighi precisi relativamente agli usi nocivi del territorio. Forse uneccezione pu essere fatta per quanto riguarda il caso specifico delle acque comuni, di cui pu considerarsi come vietato un qualsiasi utilizzo capace di nuocere agli altri utilizzatori: esiste infatti in materia una prassi diffusa e significativa, anche se non manca qualche manifestazione contraria, come la Dichiarazione del Procuratore generale Harmon nel 1895. Forse pu anche dirsi che il diritto consuetudinario preveda ormai un obbligo di informare gli altri Stati dellimminente pericolo di incidenti affinch siano posti in grado di adottare misure preventive adeguate. A parte gli usi nocivi ci si chiede se lo Stato non sia addirittura obbligato dal diritto internazionale generale a gestire razionalmente le risorse del proprio territorio secondo i criteri dello sviluppo sostenibile , ossia contemperando le esigenze del proprio sviluppo economico con quelle della tutela ambientale, e della responsabilit intergenerazionale, ossia salvaguardando le esigenze delle generazioni non solo presenti ma anche future, e dell approccio precauzionale, ossia evitando di invocare la mancanza di piene certezze scientifiche allo scopo di rinviare ladozione di misure dirette a prevenire gravi danni allambiente. La risposta, in assenza di sicuri dati, non pu che essere che negativa. Passando dal diritto consuetudinario a quello pattizio, il discorso di fa completamente diverso; per quanto riguarda gli usi nocivi del territorio, gli accordi sia bilaterali che multilaterali si sono andati moltiplicando negli ultimi anni. In generale le convenzioni si limitano a stabilire obblighi di cooperazione, dinformazione e di consultazione tra le parti contraenti, ispirandosi sempre pi spesso ai criteri dello sviluppo sostenibile, della responsabilit intergenerazionale e dellapproccio precauzionale. Anche nella materia pi generale della gestione razionale delle risorse, e sempre secondo i criteri pi sopra ricordati, il numero degli obblighi convenzionali va crescendo. Il trattamento degli Stranieri Due sono i principi di diritto internazionale generale che si sono andati formando per consuetudine in materia di trattamento degli stranieri. Il primo prevede che allo straniero non possano imporsi prestazioni, e in pi in generale non possano richiedersi comportamenti che non si giustificano con un sufficiente attacco dello straniero stesso con la comunit territoriale. Pertanto allo straniero non potranno essere richieste prestazioni e comportamenti di natura per cosi dire politica, come lobbligo del servizio militare, i quali si giustificano solo in presenza di quel massimo attacco sociale costituito dal vincolo di cittadinanza; non potranno essere richieste prestazioni di carattere fiscale se non nei limiti in cui lo straniero eserciti attivit o possegga beni che giustifichino siffatta imposizione, non potranno essere imposti vincoli relativamente ad attivit commerciali, industriali ecc non potranno essere applicate sanzioni penali se di fronte a reati che, dovunque siano commessi, presentino un qualche collegamento con lo Stato territoriale. Altro principio di carattere consuetudinario in tema di trattamento di stranieri sancisce il c.d. obbligo di protezione da parte dello Stato territoriale. Lo Stato deve predisporre misure idonee a prevenire e a reprimere le offese contro le persona o i beni dello straniero, lidoneit essendo commisurata a quanto di solito si fa per tutti gli individui in uno Stato civile. Lo Stato in regola con il diritto internazionale consuetudinario se dispone di un apparato di polizia sufficiente a mantenere lordine. Per quanto concerne le misure repressive, occorre che lo Stato disponga di un normale apparato giurisdizionale innanzi al quale lo straniero possa far valere le proprie pretese ed ottenere giustizia; chiamasi appunto diniego di giustizia leventuale illecito dello Stato in questa specifica materia. ovvio che tale illecito si ha quando la giustizia negata appunto per difetto di organizzazione giudiziaria, tenuto conto, come modello dellamministrazione della giustizia predisposta da uno Stato medio. Si riallaccia al tema della protezione degli interessi patrimoniali degli stranieri il problema del rispetto dei debiti pubblici con questi contratti dallo Stato predecessore, nei casi di mutamento di sovranit su di un territorio. La

dottrina tradizionale era in linea di massima favorevole alla successione nel debito pubblico, ritenendo che il rispetto dei diritti acquisiti rientrasse nel dovere di protezione degli stranieri. pertanto tutto ci che si pu dire che la disciplina della materia tende a seguire i principi valevoli per la successione nei trattati: essa tende ad ammettere la successione nei debiti localizzabili ( ossia contratti nellesclusivo interesse del territorio oggetto del mutamento di sovranit ) e non nei debiti generali dello Stato predecessore, salvo in questultimo caso, un accollo convenzionalmente stabilito. Nessun limite il diritto internazionale consuetudinario prevede per quanto riguarda lammissione e lespulsione degli stranieri: in questa materia rivive in pieno la norma sulla sovranit territoriale la quale comporta la piena libert dello Stato di stabilire la propria politica nel campo dellimmigrazione, permanente o temporanea, e di ordinare a stranieri, di abbandonare il proprio territorio. Si ritiene che, nel caso dellespulsione, questa debba avvenire con modalit che non risultino oltraggiose nei confronti dello straniero, e che lo straniero stesso debba concedersi un lasso di tempo ragionevole per regolare i propri interessi ed abbandonare il Paese. Limiti particolari in tema di espulsione di stranieri derivano per dalle convenzioni dei diritti umani: ad esempio lart. 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, con una norma corrispondente al diritto consuetudinario obbliga gli Stati a non estradare o espellere una persona verso paesi una persona verso Paesi in cui questa rischia di essere sottoposta a tortura. Se lo Stato non rispetta le norme sul trattamento degli stranieri compie un illecito internazionale nei confronti dello Stato al quale lo straniero appartiene. Lo Stato dello straniero maltrattato potr assumere la protezione diplomatica, ossia assumere la difesa del proprio suddito sul piano internazionale: esso potr agire con proteste, proposte di arbitrato, minacce di contromisure contro lo Stato territoriale, al fine di ottenere la cessazione della violazione ed il risarcimento del danno causato al proprio suddito. Listituto della protezione diplomatica ha oggi carattere residuale nel senso che, una volta esauriti i ricorsi interni ed avvenuta la violazione, anche necessario che non vi siano rimedi internazionali efficaci, azionabili dagli stessi stranieri lesi. Lo Stato che agisce in protezione diplomatica esercita un diritto di cui esso, e non il suo suddito, dal punto di vista dellordinamento internazionale, titolare. Va notato che listituto della protezione diplomatica oggetto di contestazione, limitatamente ai rapporti economici facenti capo a stranieri, da parte degli Stati in sviluppo. Questi si rifanno sostanzialmente alla dottrina Calvo, dottrina che prende il nome dallinternazionalista e diplomatico argentino che labbozz nel secolo scorso e secondo la quale le controversie in tema di trattamento degli Stranieri sarebbero di esclusiva competenza dei Tribunali dello Stato locale. Ad una simile dottrina si sono sempre pi o meno ispirati gli Stati latino americani, tra laltro inserendo nei contratti con imprese straniere una clausola di rinuncia da parte di questultime alla protezione del proprio Stato ( clausola Calvo ) ogni controversia relativa allindennizzo dovr essere regolata in conformit alla legislazione interna dello Stato nazionalizzante e dai Tribunali di questo Stato, a meno che tutti gli Stati interessati non convengano liberamente di ricercare altri mezzi pacifici sulla base delluguaglianza sovrana degli Stati medesimi. La portata di dichiarazioni del genere, della contestazione dellistituto della protezione diplomatica e del ricorso alla dottrina Calvo non va, come stato fatto, drammatizzata. In effetti nessuno pu costringere uno Stato, che sia accusato di aver violato le norme sugli stranieri, a trattare la questione sul piano internazionale o addirittura a risolverla mediante arbitrato, se esso non abbia preventivamente e liberamente assunto obblighi convenzionali a riguardo; ma daltro canto nessuno pu vietare allo Stato dello straniero di protestare, di proporre arbitrati o di minacciare rappresaglie. Lo Stato che esercita la protezione diplomatica agisce nellinteresse proprio, pu sacrificare linteresse del suddito leso ad esigenze di politica estere, e via dicendo. Lo straniero pu essere maggiormente garantito contro le violazioni del diritto internazionale perpetrate nei suoi confronti attraverso lopera ei giudici dello Stato territoriale piuttosto che attraverso lazione in protezione diplomatica da parte del proprio Stato nazionale. La protezione diplomatica spetta infatti agli organi del c.d. potere estero, di solito organi del Potere esecutivo, e pu essere per lappunto fortemente condizionata da motivi politici attinenti alle relazioni internazionali. La protezione diplomatica pu essere esercitata dallo Stato nazionale sia a difesa di una persona fisica sia a difesa di una persona giuridica, in particolare di una societ commerciale. Il trattamento degli organi stranieri, particolarmente degli agenti diplomatici Particolari limiti alla potest di governo nellambito del territorio sono previsti dal diritto consuetudinario per quanto riguarda gli agenti diplomatici. Essi si concretano nel rispetto delle c.d. immunit diplomatiche. La materia anche regolata da una convenzione di codificazione promossa dalle Nazioni Unite. Le immunit

riguardano gli agenti diplomatici accreditati presso lo Stato territoriale e accompagnano lagente dl momento in cui esso entra nel territorio di tale Stato per esercitarvi le sue funzioni fino al momento in cui ne esce. Inviolabilit personale: lagente diplomatico deve essere anzitutto protetto contro le offese alla sua persona mediante particolari misure preventive e repressive. La protezione deve essere adeguate alle circostanze e quindi commisurata allimportanza dello straniero. Linviolabilit personale consiste anche e soprattutto nella sottrazione del diplomatico straniero a qualsiasi misura di polizia diretta contro la sua persona. Inviolabilit domiciliare: si intende per domicilio sia la sede della missione diplomatica sia labitazione privata dellagente diplomatico. Immunit dalla giurisdizione penale e civile: bisogna distinguere tra atti compiuti dal diplomatico in quanto organo dello Stato, e atti da lui compiuti come privato. I primi sono coperti da quella che viene chiamata immunit funzionale: lagente non pu essere citato in giudizio per rispondere penalmente o civilmente degli atti compiuti nellesercizio delle sue funzioni e neanche dopo che siano cessate le sue funzioni. Cosi come non potr essere citato in giudizio personalmente, un agente che abbia acquistato suppellettili per lambasciata e non le abbia pagate o comunque abbia tenuto comportamenti dai quali sia scaturita una controversia di carattere civile. Anche gli atti che lagente diplomatico compie come privato sono immuni dalla giurisdizione civile e penale salvo, per quanto riguarda la giurisdizione civile, le azioni reali concernenti immobili situati nel territorio dello Stato accreditato, le azioni successorie e quelle riguardanti attivit professionali o commerciali dellagente e le domande convenzionali. Lagente non dispensato dallosservare la legge, ma semplicemente immune dalla giurisdizione, fin che si trova sul territorio dello Stato che lo riceve e fino a quando si esplica le sue funzioni. Una volta che la sua qualit di agente diplomatico sia venuta meno, egli potr essere sottoposto a giudizio anche per gli atti o i reati compiuti quando rivestiva tale qualit. Limmunit spetta ai capi missione: ambasciatori, ministri plenipotenziari e incaricati daffari ecc ma le immunit si estendono a tutto il personale diplomatico delle missioni come ministri, consiglieri, segretari di legazione ecc esse si estendono anche alle famiglie degli agenti e di coloro che fanno parte di questo personale. La Convenzione di Vienna con lart. 37 estende limmunit anche al personale tecnico e amministrativo della missione, con esclusione degli impiegati che siano cittadini dello Stata territoriale. Le immunit spettano per il diritto internazionale consuetudinario anche ai Capi di Stato nonch, quando si recano allestero in forma ufficiale, ai Capi di Governo e ai ministri degli esteri. Limmunit della giurisdizione ratione personae copre qualsiasi atto e dunque anche eventuali crimini internazionali commessi dallindividuo al quale spettano le immunit diplomatiche. Diverso il caso dellimmunit funzionale che si ritiene soccombere rispetto allesigenza della punizione di siffatti crimini, esigenza prevista da orme di jus cogens. Poich i crimini internazionali sono commessi proprio dagli organi supremi dello Stato, sarebbe assurdo negare che possa essere punito lagente diplomatico o altro individuo al quale spettano le immunit una volta cessata la funzione. Neanche i consoli godono dellimmunit diplomatiche, il diritto internazionale non prevede per gli organi diversi da agenti diplomatici e con unica eccezione per i consoli neppure limmunit funzionale. Per gli organi statali stranieri che si trovino, ufficialmente o meno, nel territorio, valgono comunque le comuni norme sul trattamento degli stranieri.

Il trattamento degli Stati stranieri Bisogna chiedere quali limiti al potere dello Stato territoriale derivino da un principio di cui si parla spesso nel linguaggio diplomatico ed anche in quello comune, il principio del non intervento negli affari interni ed internazionali di un altro Stato. Trattasi di un principio di cui difficile precisare lesatto contenuto in quanto principio giuridico, venendo esso spesso enunciato dagli Stati solo ai fini di propaganda politica. Per quanto riguarda le possibili applicazioni del principio della non ingerenza che qui interessano, ossia le applicazioni che si risolvono in limiti al potere di governo che lo Stato esercita nellambito del proprio territorio, vengono in rilievo gli interventi dello Stato diretti a condizionare le scelte di politica interna ed internazionale di un altro Stato. da ritenere che il principio della non ingerenza non abbia una sua autonomia ma sia assorbito dal principio di autodeterminazione dei popoli intenso in senso negativo; bisogna chiedersi se dal principio della non ingerenza

derivi lobbligo di impedire che nel proprio territorio si tengano comportamenti che possano indirettamente turbare lordine pubblico e pi in generale lindisturbato svolgersi della vita nellambito degli Stati stranieri.

Nessuno dubita che siano perfettamente lecite manifestazioni di condanna o critica del sistema politico o del regime economico, sociale di uno Stato straniero. E difficile stabilire in quali casi quali aspetti del lavoro debbano essere presi come pubblicistici o privati ai fini dellimmunit. Fino a poco tempo fa la nostra giurisprudenza aveva riguardo alle mansioni esplicate e riconosceva limmunit quando esse implicavano una partecipazione del lavoratore allesercizio di funzioni sovrane o comunque di attivit pubblicistiche dello Stato estero; seguendo questa strada si finiva per ad assegnare una sfera pressoch illimitata allimmunit. A questo dilemma ha risposto la Convenzione europea sullimmunit degli Stati del 1972; gi ratificata da vari paesi tranne che dal nostro che adotta per i rapporti di lavoro il criterio della nazionalit del lavoratore cumulato con quello del luogo delle prestazioni: se il lavoratore ha nazionalit dello Stato straniero che lo recluta limmunit sussiste in ogni caso, altrimenti se il lavoratore ha nazionalit dello Stato territoriale o che vi risieda abitualmente pur essendo cittadino di un terzo Stato, e il lavoro deve essere prestato nel territorio, limmunit esclusa. Sussiste limmunit quando uno Stato citato in giudizio per le conseguenze civilistiche della violazione di norme jus cogens e in particolari di violazioni dei diritti umani? Le norme jus cogens non potendo non prevalere non solo sulle convenzioni internazionali ma anche sulle altre norme consuetudinarie. Infine limmunit pu essere sempre oggetto di rinuncia da parte dello Stato straniero; ne essa pu essere eccepita qualora lo Stato straniero si faccia attore in giudizio. La rinuncia pu essere espressa o implicita, ma in questo secondo caso occorre comunque che sussista lelemento dellintenzionalit e che il comportamento dal quale la rinuncia si ricava sia collegato con il processo. Limmunit viene anche riconosciuta agli enti territoriali e ad altre persone giuridiche pubbliche. La teoria dellimmunit ristretta va applicata sia al procedimento di cognizione sia allesecuzione forzata sui beni detenuti da uno Stato estero: lesecuzione forzata deve pertanto ritenersi ammissibile solo se essa esperita sui beni, o nellambito dei beni, non destinati ad una pubblica funzione, per quanto riguarda lItalia va ricordato che lesecuzione forzata sui beni di Stati stranieri esisteva una disposizione legislativa: non si pu procedere al pignoramento ed in genere ad atti esecutivi su beni mobili e immobili, navi, crediti, valori ed ogni altra cosa spettante ad uno Stato estero senza lautorizzazione del Ministro per la Giustiziale disposizioni suddette si applicano solo a quegli Stati che ammettono la reciprocit, la quale deve essere dichiarata con decreto del Ministro. Contro il decreto e contro quello che rifiuta lautorizzazione non ammesso ricorso n in via giudiziaria n in via amministrativa. Senza fondamento nel diritto internazionale la dottrina dellAct of State, dottrina secondo cui una Corte interna non potrebbe rifiutarsi di applicare una legge o un altro atto di sovranit straniero, ad esempio una legge richiamata dalle norme di diritto internazionale privato, in quanto contraria al diritto internazionale e neppure in quanto illegittimamente adottata alla stregua dei principi del suo ordinamento di origine: in altre parole, le corti di uno Stato, anche nei giudizi tra parti private, non potrebbero controllare la legittimit internazionale o interna di leggi, sentenze ed atti amministrativi stranieri che in un modo o nellaltro vengano in rilievo nei giudizi medesimi. La dottrina dellAct of State sorta ed seguita soprattutto nei Paesi di common law; negli Stati Uniti essa ebbe molta risonanza politica allepoca delle nazionalizzazioni cubane, negli anni 60, per il rifiuto della giurisprudenza americana di sindacare la legittimit internazionale di tali nazionalizzazioni e di riconoscere conseguentemente o diritti delle societ americane espropriate. Il trattamento delle organizzazioni internazionali Un altro limite alla sovranit territoriale deriva dalle norme sul trattamento delle organizzazioni internazionali, trattamento che riguarda soprattutto lo Stato in cui lorganizzazione ha sede, ma che pu dar luogo a problemi anche in altri Stati quando gli organi di unorganizzazioni internazionale si trovino ad operare occasionalmente o stabilmente nel loro territorio. Per quanto riguarda il trattamento dei funzionari delle organizzazioni non esistono norme consuetudinarie che impongono agli Stati di concedere loro particolari immunit, e tanto meno quelle diplomatiche: solo mediante convenzione lo Stato pu essere obbligato in tal senso. Egualmente dal diritto convenzionale sono regolate le immunit dei rappresentanti degli Stati in seno agli organi delle organizzazioni internazionali.

Ladattamento del diritto statale al diritto internazionale Abbiamo visto come si formano le norme internazionali e quale sia il loro contenuto. Dobbiamo ora occuparci dei mezzi attraverso i quali esse ricevono applicazione. Losservanza del diritto internazionale da parte di uno Stato deve ritenersi affidata in primo luogo agli operatori giuridici, ed in particolare agli organi statali di quello stesso Stato: detta osservanza passa cio attraverso quelle norme, pi o meno esistenti in tutti gli ordinamenti statali, che provvedono, come si dice, ad adattare il diritto interno al diritto internazionale. Monismo: pensiero secondo cui il diritto statale trovi il suo fondamento nel diritto internazionale Dualismo:pensiero secondo cui lordinamento statale sia originario e quindi del tutto distinto e separato rispetto allordinamento della comunit degli Stati. Che si adotti luno o laltro punto di vista la sostanza non muta: ci che importante descrivere come in un dato ordinamento statale le varie categorie di norme internazionali vengano applicate e coordinate con quelle interne. Nel caso del procedimento ordinario ladattamento avviene mediante norme che formalmente in nulla si distinguono dalle norme statali se non per il motivo per cui vengono emanate e che appunto quello di creare regole corrispondenti a determinare norme internazionali. In altri termini le norme internazionali vengono riformulate allinterno dello Stato. Nel procedimento speciale (o procedimento mediante rinvio) la norma internazionale non viene riformulata allinterno dello Stato: di fronte ad una certa norma internazionale, o ad un certo gruppo o categoria di norme da introdurre nellordinamento statale, gli organi preposti alle funzioni normative si limitano ad ordinare losservanza delle o della norma internazionale medesima. Il costituente o il legislatore o lorgano amministrativo opera semplicemente un rinvio alle norme internazionali dando ad esse pieno vigore allinterno dello Stato.

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