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Diritto Internazionale e dell’Ue

SOGGETTI DI DIRITTO INTERNAZIONALE


Il diritto internazionale può essere definito come il diritto della comunità degli stati, esso regola i
loro rapporti mediante un sistema di diritti ed obblighi.
Quando parliamo di stato dobbiamo fare delle distinzioni:
stato comunità → comunità umana, in una determinata zona e sottoposta a determinate leggi
stato organizzazione → organi che esercitano il potere di governo e che partecipano alla formazione
del diritto internazionale
Il diritto internazionale si riferisce allo stato organizzazione e presuppone 2 requisiti per
permettere allo stato di acquistare la personalità giuridica di diritto internazionale:
Effettività: lo stato deve esercitare effettivamente il suo potere sulla comunità.
Indipendenza: l’ordinamento dello stato deve trovare fondamento nella propria costituzione e non
nell’ordinamento giuridico di un altro stato.
La personalità giuridica di diritto internazionale, con la sentenza della corte internazionale di
giustizia del 2001, si estende anche agli individui che fanno parte degli stati che hanno la
personalità giuridica, ciò deriva dall’obbligo degli stati di tutelare i diritti fondamentali dell’uomo
ed è fornita agli individui, che si vedono violare un diritto fondamentale, la possibilità di ricorrere
agli organi giurisdizionali di diritto internazionale.

PRINCIPIO AUTODETERMINAZIONE
E’ una regola di diritto internazionale che si applica solo ai popoli sottoposti ad un governo
straniero e riconosce a tali popoli il diritto di divenire indipendenti.
Si applica solo ai territori in cui la dominazione straniera non risalga a prima della seconda guerra
mondiale.
Esistono due tipi di autodeterminazione:

Autodeterminazione interna: consiste nel poter scegliere liberamente il proprio sistema di governo.
Autodeterminazione esterna: consiste nella libertà di essere liberi dalla dominazione coloniale di un
altro stato.

Questo principio è applicabile anche quando ci sono forze armate presenti in un territorio su
richiesta di aiuto del governo locale, nel qual caso il governo straniero è costretto a lasciare il paese
occupato(un es. si ha nell’invasione dell’Afghanistan da parte dell’URSS nel 1989). Se questo
principio viene violato ci si possono aspettare misure sanzionatorie da parte della comunità
internazionale. Per quanto riguarda i movimenti di liberazioni, essi potrebbero godere di tale
principio solo se riuscissero a controllare una parte del territorio, divenendo così un governo
insurrezionale.

CONSUETUDINI
Le norme di diritto internazionale hanno carattere consuetudinario (hanno cioè fondamento
negli usi e consuetudini).
La formulazione di una norma di diritto internazionale, avendo come fonte gli usi, deve rispettare
degli elementi fondamentali:

• Derivano da un comportamento uniforme, costante e ripetitivo.


• Vi è convinzione della sua obbligatorietà, necessità o doverosità sociale.
Per la formazione di un uso occorre un certo periodo di tempo e occorre che quel
comportamento sia percepito come obbligatorio (è concessa la violazione solo dopo aver
dimostrato una doverosità sociale).
Gli usi si impongono a tutti gli stati, anche a quelli di nuova formazione ma i paesi in via di
sviluppo sostengono spesso che l’unico diritto generale e comune a tutti gli stati è quello degli atti
delle nazioni unite, perché questi posseggono la maggioranza in assemblea ONU. L'idea di un nuovo
diritto consuetudinario basato solo su questi atti è però generalmente respinto perché le norme degli
atti Onu non sono vincolanti:
→ esistono consuetudini particolari che vincolano una cerchia ristretta di stati… si tratta di diritto
non scritto utilizzato per modificare o abrogare le regole poste da un determinato trattato (questo
non è possibile quando ci sono organi che controllano il rispetto del trattato, come accade per
l’unione europea).
→ si parla di reciprocità in caso di uniformità dei comportamenti tra un certo numero di stati non
legati da trattati o vincoli geografici di altra natura.
→ le norme seguono il principio dell’analogia, cioè singole norme possono essere estese ad altri casi
che hanno caratteri essenziali simili al vecchio.

NORME NON SCRITTE E PRINCIPI COSTITUZIONALI


Esistono, accanto alle consuetudini, altre norme non scritte, previste cioè i principi generali di
diritto riconosciuti dalle nazioni civili. Il ricorso ai principi generali di diritto si è dimostrato molto utile per
tutelare i rapporti fra stato e sudditi in quei paesi caratterizzati da violazioni più o meno gravi dei diritti umani.
Parte della dottrina pone al di sopra delle norme consuetudinarie un’altra categoria di norme generali non scritte
cioè i cosiddetti principi costituzionali vigenti nei singoli stati che si impongono come comuni alla comunità
internazionale. Essi sono di due tipi:
-principi formali: si limitano ad introdurre nuove fonti del diritto internazionale;
-principi di carattere materiale, che disciplinano direttamente i rapporti tra gli stati;
Se una legge interna(subordinata alla legge costituzionale) viola quella che è una norma consuetudinaria
internazionale,tale legge viola a sua volta l’art 10 della Costituzione.Questo articolo sentenzia che
l'ordinamento italiano si conforma alle norme internazionali generalmente riconosciute …quindi se con una
legge il nostro ordinamento non si conforma a tali norme internazionali, sussistono i parametri di
incostituzionalità.

CODIFICAZIONE
Esistono delle norme di diritto internazionale scritte e con la nascita dell’Onu è stata avviata una
vera e propria codificazione delle norme.

L’articolo 13 della carta dell’Onu assegna all’ Assemblea generale il compito di adottare
raccomandazioni che incoraggino lo sviluppo del diritto internazionale e la sua codificazione. Per
questo l’assemblea ha istituito la commissione di diritto internazionale delle Nazioni unite il cui
compito è quello di procedere alla sistemazione di testi normativi consuetudinari.
La commissione non è l’unico organo predisposto alla codificazione… l’assemblea generale in
alcuni casi ha infatti convocato essa stessa conferenze di stati per predisporre il progetto di
codificazione. Tali accordi di codificazione però vincolano solo i contraenti e non si applicano agli
stati che non partecipano alla conferenza, da ciò deriva una certa cautela nell’applicazione dei
risultati di tali conferenze come diritto consuetudinario.
Vi è la possibilità che a causa della mutata prassi degli stati sia necessario ricorrere al ricambio delle
norme di diritto generale codificante. Una norma codificata che non trova più corrispondenza nel
diritto internazionale generale non troverà più applicazione con riguardo agli stati contraenti.

ACCORDI
La più importante fonte di norma internazionale particolare è l’accordo, il quale può consistere in
una convenzione, in un trattato, in un patto; in ogni caso esso si qualifica come l’incontro di due o
più parti dirette a regolare una determinata sfera di rapporti attraverso diritti ed obblighi
reciproci.Tipologie accordi:
-trattati normativi e trattati negozio, entrambi idonei a produrre atti giuridici vincolanti;
-trattati che introducono norme astratte/concrete;
-trattati che introducono norme materiali/strumentali…i primi disciplinano direttamente i
rapporti fra i contraenti mentre i secondi istituiscono le fonti per la creazione di ulteriori norme.

FORMAZIONE DEGLI ACCORDI


Gli accordi del diritto internazionale trovano fondamento nei principi generali che ne disciplinano
anche il procedimento di formazione. Secondo l’Art.4 del 1969 dei trattati della Convenzione di
Vienna le norme consuetudinarie che riguardano la formazione degli accordi si applicano a tutti gli
stati.
I trattati possono concludersi secondo una procedura “semplificata”per cui è sufficiente la firma da
parte dei plenipotenziari o tramite la procedura “solenne” composta da varie fasi:
• Negoziazione:svolgimento di trattative da parte dei rappresentanti degli Stati interessati;
• Firma:funge solo da autenticazione del testo dell’accordo, dunque non insorgono ancora diritti ed
obblighi.
• Ratifica: atto con cui lo stato si impegna nei confronti degli altri stati ratificanti.
•Scambio o deposito delle ratifiche:
-scambio delle ratifiche, l'accordo si perfeziona istantaneamente (efficacia istantanea);
-deposito delle ratifiche, è la procedura adottata per i trattati multilaterali. Qui l'accordo si
perfeziona tra gli stati depositanti, man mano che si depositano le ratifiche.
• Registrazione: ogni trattato va sottoposto a registrazione presso il segretario dell’ONU e
pubblicazione nella United Nations Treaty Series.

CHI PUÒ STIPULARE GLI ACCORDI


Stati e organizzazioni internazionali si occupano di questo ambito.
In Italia la ratifica relativa agli accordi in forma solenne deve essere sottoscritta dal capo dello Stato
previa approvazione delle Camere mentre gli accordi in forma semplificata se ne occupa l'esecutivo
(ovviamente senza ratifica) ad eccezione delle materie citate nell’art 80 della Costituzione.

Nel caso in cui l’esecutivo viola i limiti imposti dal diritto interno nella stipula di un accordo
internazionale sorge un’ambiguità riguardo la validità o meno del trattato. Tale ambiguità viene
risolta dall’Art.46 della convenzione di Vienna secondo il quale sono da ritenersi invalidi i trattati
stipulati con una violazione manifesta del diritto interno.
Altra prassi diffusa è la stipulazione di accordi fra le organizzazioni internazionali o fra loro e
gli stati. Lo statuto di ogni organizzazione consente di identificare gli organi che hanno competenza
a stipulare e in quali materie.
L’inosservanza di competenza comporta l’invalidità dell’accordo concluso.I trattati, per essere
ritenuti validi, devono essere sottoposti all’accettazione, anche implicita, da parte di tutti i
contraenti.In caso vengano stipulati due trattati incompatibili lo stato è costretto a sceglierne uno,
incorrendo in ogni caso in un illecito internazionale.

RISERVA
L’istituto della riserva permette di esprimere la volontà di:

• Non accettare alcune clausole del trattato.


• Accettare alcune clausole modificandole o alterando la loro interpretazione.
Le riserve sono ammesse per garantire una partecipazione più ampia nei trattati multilaterali. La
riserva è valida sempre che non vada a stravolgere il senso del Trattato o vada a incidere sui suoi
elementi fondamentali. Le riserve inammissibili sono considerate invalide e non vengono apposte al
trattato.
Ci sono diverse scuole di pensiero che discutono su chi abbia la competenza di apporre riserve:
1)Una parte ritiene che solo il governo possa apporre la riserva senza autorizzazione del
Parlamento;
2) Un'altra parte afferma che sia Governa che Parlamento possono apporre
riserveperòconunastrettacollaborazione;
3) Infine Conforti afferma che le riserve sono formulabili sia dal Governo sia dal Parlamento
ma il governo non può decidere di non dichiarare una riserva voluta dal Parlamento

INTERPRETAZIONE DEI TRATTATI


In passato i trattati potevano essere interpretati secondo due scuole di pensiero differenti:
-una scuola che abbraccia il metodo subiettivistico che prevede un’interpretazione dei trattati
basata sulla ricerca della volontà effettiva delle parti contraenti e non sul senso palese del testo.
-scuola con metodo obiettivistico che prevede un'interpretazione dei Trattati basata solo ed
esclusivamente sul senso palese del testo.
La convenzione di Vienna ha stabilito di seguire la scuola obbiettivista.
Inoltre i trattati possono essere interpretati anche per analogia quindi si parla di interpretazione
estensiva..inoltre si esclude la possibilità che una norma di diritto internazionale possa assumere
significati diversi a seconda dell’interpretazione che viene data dallo stato nel quale la norma deve
essere applicata dunque vanno rifiutate le INTERPRETAZIONI UNILATERALISTICHE.

SUCCESSIONE DEGLI STATI NEI TRATTATI


In caso uno stato si sostituisca ad un altro che è coinvolto in un accordo per cessione, conquista,
distacco consensuale, rivoluzione, incorporazione o smembramento lo stato successore è solitamente
vincolato dai trattati precedenti (esistono alcune situazioni come quelle di smembramento in più stati
dove invece si applica il principio della tabula rasa in base al quale il nuovo Stato non è vincolato
dai trattati conclusi dal predecessore.).

CAUSE DI INVALIDITA’
Le cause di invalidità sono analoghe a quelle dei contratti dunque i vizi della volontà dell’accordo
sono:
• Errore essenziale (Art.48): errore circa un fatto o una situazione che lo stato credeva esistente al
momento della conclusione del trattato e che era base essenziale del consenso.
• Frode (Art.49): consiste nell’indurre un altro stato a concludere un trattato mediante una condotta
cosciente tesa ad occultare l’esistenza di un motivo di invalidità.
• Corruzione (Art.50): l’organo stipulante convince l’altro organo mediante la concessione di
favori economici o materiali.
• Violenza (Art.51): fisica o morale nei confronti di un organo stipulante o minacce e uso di forza
nei confronti di uno stato..per uso di forza si intende quella bellica e militare mentre sono escluse le
pressioni politiche ed economiche.

CAUSE DI ESTINZIONE
Le cause di estinzione di un accordo internazionale sono le stesse dei
contratti nell’ordinamento interno, le ricordiamo:
• L’ avverarsi di una condizione risolutiva indicata nel trattato.
• Scadenza del termine di validità del trattato.
• Recesso dal trattato,atto solenne con cui uno Stato dichiara di volersi sciogliere dai vincoli
derivanti dal Trattato.
• Inadempimento della controparte.
•Sopravvenuta impossibilità di eseguire quanto indicato all’interno del
trattato.
• Abrogazione totale o parziale del trattato mediante un nuovo accordo concluso fra le
parti.
•Per la clausola rebus sic stantibus il trattato si estingue se mutano le circostanze essenziali
di fatto esistenti al momento della stipulazione del patto (circostanze senza le quali gli
stati non si sarebbero accordati).
Si discute se la guerra possa essere considerata causa di estinzione o sospensione dei trattati
tra le nazioni belligeranti…la regola classica è di considerare estinte solo le convenzioni
incompatibili con lo stato di guerra.
Cause di invalidità e di estinzione operano automaticamente,l’automaticità ha tuttavia un limite… la
decisione presa dall’operatore giuridico vale solo per il caso concreto.
Vi è anche la procedura di denuncia → l’atto formale con cui uno lo stato notifica alle parti
contraenti o al depositario la volontà di sciogliersi dal vincolo.
Lo stato che invoca una causa di estinzione o di invalidità deve notificare per iscritto la denuncia
agli altri stati contraenti: se a 3 mesi dalla denuncia non vi sono obiezioni da parte degli altri
contraenti lo stato può dichiarare il trattato come invalido o estinto. Invece, in caso di obiezioni, le
parti devono cercare soluzioni pacifiche alla controversia (si può ricorrere alla Corte internazionale
di Giustizia solo qualora la pretesa di estinzione o invalidità si fondi su una norma di Jus Cogens,
cioè norme di diritto internazionale generale inderogabili, che occupano il primo posto nella
gerarchia delle fonti di diritto internazionale).
La differenza sostanziale fra cause di invalidità e cause di estinzione sta nella retroattività: le cause
di invalidità, una volta denunciate, comportano le retroattività cioè l’annullamento degli effetti che
ha prodotto l’accordo e il ristabilimento della situazione di fatto, mentre le cause di estinzione fanno
cessare l’accordo ma non ne annullano gli effetti.

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Le organizzazioni internazionali sono associazioni tra stati che godono di personalità giuridica
differente da quella degli stati membri. Tra le principali organizzazioni internazionali abbiamo:

ONU → organizzazioni delle nazioni unite

OMS → organizzazione mondiale della sanità

WTO → organizzazione mondiale del commercio

FMI → fondo internazionale monetario

OIL → organizzazione internazionale del lavoro

UNESCO →Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura

ONU
L’ONU è stata fondata il 26 giugno 1945, inizialmente era composta solamente dagli stati vincitori
della seconda guerra mondiale ma col tempo vi aderirono quasi tutti gli stati del mondo.
Gli organi principali dell’ONU sono:

• Consiglio di sicurezza: composto da 15 membri…5 permanenti che sono i 5 Stati vincitori


della Seconda Guerra Mondiale(USA, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) che hanno il
diritto di veto che equivale a bloccare ed opporsi a qualsiasi decisione interna al
Consiglio…gli altri 10 membri vengono eletti dall’assemblea generale e rimangono in carica
2 anni. Questo organo è predisposto al mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale.
• Assemblea Generale: è composta da rappresentanti di tutti gli stati membri i quali hanno
tutti pari diritto di voto. Ha una competenza vasta ma scarso potere vincolante.
•Consiglio economico e sociale: si compone dei membri eletti
dall’assemblea per tre anni, segue le direttive dell’assemblea generale e prepara gli atti che
poi vengono adottati da quest’ultima.
•Consiglio di amministrazione fiduciaria: in passato ha svolto il controllo sulle
amministrazioni dei territori coloniali e ora ha funzioni simili al consiglio economico e
sociale.
•Segretario generale: è nominato dall’assemblea su proposta del consiglio di sicurezza.
Principalmente provvede alla registrazione dei trattati internazionali e si occupa di
organizzare e coordinare i lavori del consiglio.
•Corte internazionale di giustizia:15 giudici, risolve le controversie tra gli stati e talvolta
ha anche funzione consultiva.

Il consiglio di sicurezza, l’assemblea generale e il consiglio economico sono organi composti da


stati mentre il segretario e la corte sono organi composti da individui che assumono l’ufficio
a titolo personale con l’obbligo di non ricevere istruzioni da alcun governo.
La Carta dell’ONU prevede la possibilità di istituire organi sussidiari delle Nazioni Unite (come ad
esempio l’UNICEF). I compiti dell’ONU sono raggruppabili in tre settori (Art.1 della Carta):
1)Mantenimento della pace.
2)Sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli stati.
3) Collaborazione e cooperazione in campo economico, sociale, culturale e umanitario.
In genere i poteri dell’ONU non sono vincolanti (la sua attività principale infatti è quella di emanare
raccomandazioni e di predisporre progetti di convenzioni) però ci sono alcuni casi specifici in cui
spettano poteri vincolanti a specifici organi:

• Assemblea:
o Ripartizione delle spese dell’organizzazione.
oDecisioni su modalità e tempi per la concessione dell’indipendenza ai territori sotto
dominio coloniale.
• Consiglio di sicurezza:
o Misure implicanti o meno l’uso della forza contro uno stato che abbia anche solo
minacciato la pace.

NORME COGENTI – JUS COGENS


Jus cogens è il nome che si dà ad una serie di norme di diritto internazionale generale accettate
e considerate inderogabili. La convenzione di Vienna del 1969 ha stabilito:
• Art.53: è nullo qualsiasi trattato in contrasto con una delle Jus Cogens.
• Art.64: se si forma una nuova norma appartenente alla categoria delle Jus Cogens qualsiasi trattato
esistente in contrasto con quest’ultima diventa nullo e si estingue.
• Art.66: in caso di controversia tra gli stati aderenti alla convenzione sull’invalidità di un accordo
per contrarietà allo jus cogens, la questione può essere risolta dalla corte internazionale di giustizia
mediante ricorso anche unilaterale di una delle parti.
• Art.103: in caso di contrasto fra una Jus Cogens e un obbligo di uno stato derivante da un trattato
prevale la Jus Cogens.
Dall’Art.103 deriva che i principi presenti nella Carta dell’ONU hanno carattere di Jus Cogens (dato
che i trattati non possono andare contro i principi presenti nella Carta dell’ONU).
Tra i principi generali che costituiscono le Jus Cogens ricordiamo:
• Mantenimento della pace.
• Astensione dall’uso o dalla minaccia della forza nei rapporti internazionali, salvo risposta
ad attacco armato.
• Collaborazione in campo economico e sociale.
• Divieto di comportamenti che possano compromettere l’economia di altri
paesi.
• Collaborazione nel settore umanitario.
• Rispetto della dignità umana.
• Principio dell’autodeterminazione dei popoli.
Vi sono altre norme che secondo la dottrina maggioritaria devono considerarsi come assolutamente
inderogabili:

• Le norme che regolano l’invalidità e l’estinzione dei trattati.


• I trattati istitutivi delle organizzazioni internazionali.
ADATTAMENTO
E’ un procedimento attraverso il quale il diritto di un ordinamento statale si adegua a
disposizioni del diritto internazionale. Si procede in 2 modi:
- procedimento ordinario, avviene tramite norme costituzionali, ordinarie o amministrative… esse
creano regole corrispondenti alle norme internazionali.
-procedimento speciale, gli organi proposti operano un rinvio al testo originale della norma,
dandole piena vigenza nel corpo normativo dello stato.Il procedimento speciale è preferibile dato
che consente l’esatta applicazione del diritto internazionale senza nessuna mediazione interpretativa.
Nel caso del procedimento ordinario l’interpretazione è fatta dal legislatore e, a meno di casi
speciali,non si può ricorrere ad un’interpretazione basata sul testo originale della norma
internazionale. Nel caso del procedimento speciale l’interpretazione invece è rinviata all’interprete.
Il procedimento ordinario è richiesto qualora la norma internazionale non sia applicabile
direttamente in quanto troppo generica o astratta. Una norma si ritiene non applicabile direttamente,
cioè non self executing, nei seguenti casi:
• Attribuisce semplici facoltà agli stati.
• Quando, pur imponendo obblighi, non può ricevere esecuzione in quanto non esistono gli
organi o le procedure interne indispensabili per essere applicata.
• Quando la sua applicazione comporti particolari adempimenti di carattere costituzionale.
Invece per i trattati, possiamo stabilire che essi siano self executing quando:

• Suggeriscono modalità che ne facilitino l’applicazione qualora questa sia difficoltosa.


• Prevedano una clausola di esecuzione.

RANGO
Una volta introdotte nell’ordinamento interno le norme internazionali producono
obblighi e diritti e va stabilito il loro rango:
• Se l’adattamento avviene per via costituzione (si basa cioè sull’Art.10 della
costituzione)allora la norma avrà rango costituzionale.
• Se l’adattamento procede per via del legislatore allora la norma avrà rango
ordinario.

ADATTAMENTO NORME CONSUETUDINARIE

In Italia l’adattamento del diritto internazionale è previsto dalla Costituzione all’Art.10, il quale
afferma che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute. L’Art.10 fa riferimento alla consuetudine, ai principi generali di diritto
riconosciuti dalle Nazioni Civili e anche ai principi e dichiarazioni dell’Assemblea
ONU.L’adattamento delle norme appartenenti alle categorie citate viene effettuato mediante
procedimento speciale.

RANGO CONSUETUDINARIO
In caso di contrasto fra norma adattata per mezzo dell’Art.10 e norma ordinaria, la seconda
incorrerà in illegittimità costituzionale in quanto avrà violato in maniera indiretta l’Art.10
della Costituzione. Il diritto internazionale generale prevale sulla norma costituzionale a titolo di
specialità (qualità che il diritto internazionale possiede nei confronti del diritto interno) fatta
eccezione per i valori fondamentali che ispirano la Costituzione e che sono inviolabili.
ADATTAMENTO NORME PATTIZIE
L’adattamento delle norme pattizie avviene per mezzo di un atto chiamato ordine di
esecuzione. L’ordine di esecuzione precede l’entrata in vigore del trattato che avverrà poi in secondo
momento con lo scambio o il deposito delle ratifiche e consiste in un procedimento speciale. In
difetto di ordine di esecuzione un trattato non ha valore per l’ordinamento interno.

RANGO CONVENZIONALE
Le norme convenzionali (sinonimo di norme pattizie) assumono lo stesso rango dell’atto
normativo con cui viene data esecuzione al trattato. Precedentemente il rapporto tra norme
convenzionali e norme ordinarie era regolato dai Principi Sulla Sostituzione Delle Leggi ma con la
modifica del titolo V, la legge ordinaria è da considerarsi adesso subordinata a quella internazionale,
tant’è che le norme interne che non rispettano i vincoli pattizi risultano viziate da illegittimità
costituzionale.
Per far prevalere una legge posteriore occorre che questa esprima esplicitamente la volontà non solo
di disciplinare rapporti internazionali, ma anche di ripudiare futuri impegni internazionali presi.
Le decisioni assunte da organizzazioni internazionali in campo penale non si traducono nella
previsione di nuovi reati a meno che non siano espressamente configurati come tali e non prevedano
pene relative.I trattati e gli atti legislativi adottati dagli organi dell’unione non sono soggetti a
controllo di costituzionalità da parte della Corte Costituzionale ma bensì della Corte di Giustizia
Europea.

ILLECITO INTERNAZIONALE
Si ha un illecito internazionale quando uno stato viola il diritto internazionale. La
responsabilità internazionale dello stato che ha compiuto la violazione è stata oggetto di
codificazione da parte della commissione di diritto internazionale dell’ONU, la quale ha emanato
due documenti al riguardo:

• Vecchio progetto: risale al 1980 che si limitava a trattare gli elementi costitutivi dell’illecito
internazionale.
• Progetto definitivo: risale al 2001, è diviso in 59 articoli e si occupa sia degli elementi
costitutivi dell’illecito internazionale sia delle conseguenze relative.
Gli atti illeciti possono essere suddivisi in:
• Istantanei.
• Continui: l’obbligo da cui scaturisce l’illecito deve durare per tutta la durata dell’illecito.
• Complessi: l’obbligo da cui scaturisce l’illecito deve durare per tutta la durata delle varie
azioni o omissioni che compongono l’illecito.

ELEMENTI DELL’ILLECITO
Nell’illecito internazionale vi è sia un elemento soggettivo e uno oggettivo.
L’elemento soggettivo va ad identificare il soggetto (l’organo) che ha compiuto l’illecito.
L’identificazione di un organo è difficile ma permette di ricondurre l’atto illecito allo stato.
L’identificazione è fondamentale negli illeciti commissivi mentre negli illeciti omissivi la
responsabilità è riconducibile immediatamente allo stato.
In caso un organo vada oltre la sua competenza, per quanto riguarda la responsabilità dello
stato, lo dottrina si divide in due scuole di pensiero:
• Il Progetto e parte della dottrina affermano che la responsabilità ricada comunque sullo stato.
• Altra parte della dottrina sostiene che l’illecito dello stato consisterebbe nel non aver preso
misure idonee a prevenirlo.
L’Art.5 del Progetto prevede varie ipotesi di comportamenti tenuti dai soggetti che non sono organi
dello stato ma che agiscono come tali, oppure sotto il controllo e le istruzioni dello stato stesso
(Ipotesi di esercizio privato di pubbliche funzioni).
Lo stato non può considerarsi responsabile per gli atti compiuti da privati che arrecano danni ad altri
individui, organi o stati stranieri e risponde dell’azione solo in caso non abbia adottato misure
idonee a prevenirla e a punire l’autore.
L’elemento oggettivo è costituito dalla violazione di una norma internazionale. È importante
identificare il momento dell’illecito in quanto il tempo è ciò su cui si basano i seguenti articoli
riguardanti l’elemento oggettivo:

• Art.13: Introduce la regola del tempus regit actum: perché sussista l’elemento oggettivo
l’obbligo deve esistere nel momento in cui lo stato tiene il comportamento fonte di illecito
internazionale.
• Art.14 e 15: Introducono la regola del tempus commissi delicti: stabilisce il momento
dell’avvenimento dell’illecito.
• Art.44: Introduce la regola dell’esaurimento dei ricorsi interni, configura i casi in cui uno stato
può presentare ricorso per estinguere l’illecito. I casi sono:
o Consenso dello stato leso: il consenso volutamente dato da parte dello stato leso
all’altro stato alla commissione di un fatto determinato, esclude l’illiceità.
o Autotutela: non costituiscono illecito le azioni dirette a reprimere l’altrui illecito.
o Forza maggiore: in caso un evento inarrestabile, imprevisto e non controllabile dallo
Stato che rende impossibile l’adempimento degli obblighi non costituisce illecito.
o Stato di necessità: in questo caso l’ipotesi di illecito è esclusa in quanto il fatto è
stato commesso per evitare un pericolo grave, imminente e non volontariamente
causato.
o Contrarietà ai principi della costituzione: è possibile escludere l’illiceità in caso
l’obbligo internazionale sia lesivo di un principio basilare della costituzione dello stato.

LA COLPA NELL’ILLECITO
Vi sono alcuni criteri generali per identificare le varie gradazioni di colpa. Distinguiamo:

• Responsabilità per colpa: si ha quando l’illecito è stato commesso o intenzionalmente o a


causa di negligenza.
• Responsabilità oggettiva relativa: si ha per il compimento dell’illecito ma si può invocare
una causa esterna che ha reso impossibile il rispetto della norma.
• Responsabilità oggettiva assoluta: si ha per comportamento contrario ad una norma giuridica
e non ammette alcuna giustificazione.
Questa classificazione della colpa è di recente introduzione nel diritto internazionale, infatti prima,
seguendo la tesi di Grozio, si sosteneva che uno stato fosse internazionalmente responsabile solo nel
primo caso che abbiamo descritto sopra; le categorie successive sono state introdotte
progressivamente.La commissione di diritto internazionale ha proclamato che la semplice
inosservanza di una norma genera di per sé illecito indipendentemente dalla tipologia di
danno (morale o materiale) che esso ha generato.
CONSEGUENZE DELL’ILLECITO
L’opinione più diffusa oggi è che conseguenza dell’illecito sia l’instaurazione di una nuova
relazione giuridica tra Stato offeso e Stato offensore.Si hanno 4 scuole di pensiero riguardo le
conseguenze:
• Anzillotti: secondo Anzillotti le conseguenze del fatto illecito consisterebbero unicamente nel
diritto dello stato offeso di pretendere adeguata riparazione e nello stato offensore di fornirla.
• Ago: secondo Ago lo stato offeso ha sia il diritto alla riparazione sia la facoltà di adottare
contromisure per infliggere una punizione allo stato offensore.
• Kelsen: per Kelsen, seguendo il pensiero di Anzillotti e di Ago, si rischia di incorrere in un
ciclo perpetuo di illeciti. Seguendo questo ragionamento secondo Kelsen dall’illecito deriva
solo il ricorso a misure di autotutela mentre la riparazione sarebbe solo eventuale e avrebbe
origine nella volontà dello stato offensore di regolare la questione pacificamente.
• Conforti: l’ideologia di Conforti riprende quella di Kelsen ma designa le misure di autotutela
non come un mezzo per punire l’altro stato ma bensì come un mezzo per far cessare
l’illecito.
L’unico oggetto di accordo o della discrezionalità del giudice è l’entità del risarcimento.

AUTOTUTELA
La reazione normale all’illecito internazionale è l’autotutela, cioè il “farsi giustizia da sé”.
L’autotutela, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, esclude l’uso della forza (Jus
Cogens, Art.2 Carta delle Nazioni Unite). Ci sono delle eccezioni in cui l’uso della forza è
concesso:

• Legittima difesa: è consentito l’uso della forza in risposta ad un attacco armato. La legittima
difesa è invocabile anche in caso l’attacco sia sferrato mediante mercenari. È consentito l’uso
di armi nucleari purché sia rispettato il principio di proporzionalità della risposta all’attacco e
le norme del diritto umanitario di guerra (Art.51 della Carta).
• Scopi umanitari: L’intervento armato è ammesso per proteggere la vita dei propri cittadini
all’estero o per colpire stati che compiano gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei
propri cittadini.
• In via preventiva: è concessa nei casi che riguardano stati che fomentano il terrorismo.

Molti paesi e gran parte della dottrina hanno criticato l’incapacità dell’ONU di opporsi
all’uso indiscriminato della forza ma bisogna ricordare l’esistenza del diritto
umanitario di guerra, cioè una serie di norme consuetudinarie e pattizie che vanno a
limitare il più possibile i danni derivanti dal conflitto (includendo anche la tutela di paesi
terzi e la punizione dei crimini di guerra).
Una volta che si scatena la guerra si passa dallo Jus ad bellum allo Jus in bellum, cioè dall’
adottare le norme consuetudinarie e pattizie normali a quelle consuetudinarie e pattizie del
diritto umanitario di guerra.
Per il diritto internazionale si considera come uso di forza interna tutte quelle operazioni che
vengono effettuate all’interno dei confini dello stato, anche quando questa viene esercitata contro
gruppi o comunità straniere (Es: Diplomatici stranieri sequestrati presso l’ambasciata di Teheran). Si
considera invece come uso della forza internazionale quando l’azione si esplica fuori dal proprio
territorio.

RAPPRESAGLIA O CONTROMISURA
È la specie più importante di autotutela e, per l’Art.49, è definita come “Il comportamento dello
stato leso, che in sé sarebbe illecito, ma diviene lecito in quanto reazione all’illecito altrui”.
Affinché si abbia il diritto alla contromisura è necessario che siano stati esauriti tutti i mezzi
di soluzione pacifica delle controversie. La contromisura incontra vari limiti:

• Vi deve essere proporzionalità tra violazione subita e contromisura.


• Deve vigere il rispetto dello Jus Cogens.
• Devono essere rispettati i principi umanitari.
Un’altra specie di autotutela è la RITORSIONE si distingue dalla rappresaglia perché non
consiste in una violazione di norme internazionali in risposta ad un illecito, ma solo in un
comportamento inamichevole, che si manifesta nell’attuazione o interruzione dei rapporti
diplomatici,economici e commerciali.
Specifiche norme consuetudinarie prevedono l’intervento di stati terzi in casi di autotutela
collettiva.I casi più importanti che ricordiamo sono:

• Legittima difesa collettiva in caso di attacchi armati.


• Negazione degli effetti extraterritoriali
• Aiuto militare ai movimenti di liberazione per liberare il proprio territorio da
dominazione straniera.
• Convenzione multilaterale che autorizza ciascuno stato contraente, in caso di violazione
normativa, ad intervenire con sanzioni.
•Sistema di sicurezza collettiva dell’ONU, il quale è un sistema sanzionatorio centralizzato
che può funzionare anche come reazione a violazioni di norme internazionali.
Anche nell’ordinamento interno, prima di valutare se la violazione di una norma è causa di illecito,
bisogna osservare se tale violazione non sia una contromisura e quindi lecita. L’ordinamento interno
può predisporre alcuni meccanismi automatici che consentono la violazione di norme internazionali
a titolo di contromisura.
Tra le conseguenze dell’illecito internazionale vi è l’obbligo per lo stato colpevole di riparare il
torto causato. La riparazione può essere effettuata in varie forme, in particolare:

• Restituzione in forma specifica: ristabilimento della situazione di fatto e di diritto preesistente


all’illecito cessando quest’ultimo e, se possibile, cancellare gli effetti. Se è impossibile si
ricorre al diritto di risarcimento.
• Soddisfazione: è una forma di riparazione morale. Si manifesta nella presentazione di scuse,
pagamento di una somma simbolica, e così via. È uno strumento usato in caso di illeciti non
gravi. L’Art.37 prevede le possibili forme di soddisfazione e la loro applicazione. Se le forme
di soddisfazioni vengono accettate allo stato leso esse fanno venir meno qualsiasi
conseguenza dell’illecito. È possibile concordare la soddisfazione in aggiunta al
risarcimento in denaro.
Lo stato offeso ha sempre il diritto al risarcimento nei seguenti casi:
• Violazione delle norme sul trattamento degli stranieri.
•In caso di azione violenta o danneggiamento a organi, persone, mezzi e beni dello stato.
Mentre non vi è il diritto al risarcimento in caso di:
•Violazione di norme pattizie che non costituiscono oggetto di pretese risarcitorie per il diritto
consuetudinario (accordi commerciali).
•Guerre di aggressione.

Il Progetto, diversamente dal diritto consuetudinario, prevede il risarcimento pecuniario in seguito a


qualsiasi violazione normativa e qualsiasi danno suscettibile di valutazione finanziaria.

RESPONSABILITÀ DA ATTI ILLECITI


Il diritto internazionale non si esprime riguardo la responsabilità oggettiva derivante da danni causati
da atti leciti per il diritto consuetudinario come per esempio i danni che possono provocare le attività
particolarmente pericolose in territorio altrui.
Diverso è il caso dei danni derivanti da atti leciti per le norme pattizie dove invece la responsabilità
e le conseguenze variano di caso in caso (Es: risarcimento dei danni in caso un oggetto spaziale cade
in un altro stato).

SISTEMA DI SICUREZZA COLLETTIVA


Con il nome “Sistema di sicurezza collettiva” si intende l’insieme delle competenze, fornite
dalla Carta dell’ONU al Consiglio di sicurezza, per il mantenimento dell’ordine e della pace
fra gli stati.

Il consiglio:
• Può avviare qualsiasi accertamento per violazioni della pace o aggressioni.
• Prima di adottare misure idonee può esortare gli stati interessati a prendere misure provvisorie
necessarie affinché la situazione non si aggravi.
• Può decretare contro uno stato misure sanzionatorie ma non implicanti l’uso della forza.
• Può avviare azioni armate.
Nel caso di violazioni ,il consiglio può adottare varie misure:

• Misure provvisorie di natura momentanea.


• Misure non implicanti l’uso della forza
• Misure implicanti l’uso della forza

ARBITRATO
E’uno dei mezzi di soluzione pacifica delle controversie. Qualsiasi controversia può essere
rimessa dinanzi ad un tribunale internazionale sulla base dell’accordo delle parti. Non è possibile
costringere uno stato ad aderire al giudizio stesso in caso quest’ultimo non esprima la volontà
di sottoporre a giudizio la controversia.
L’istituto dell’arbitrato internazionale si è evoluto nel tempo, possiamo identificare tre fasi principali
che lo hanno caratterizzato:

•Arbitrato isolato: questa forma di arbitrato prevedeva un accordo, chiamato compromesso


arbitrale, col quale si nominava un arbitro o un collegio arbitrale, si stabilivano le procedure
del giudizio e ci si obbligava a rispettare la sentenza.
• Arbitrato basato sulla clausola compromissoria incompleta e sul trattato generale di
arbitrato non completo:

-Clausola compromissoria incompleta: clausola accessoria ad una convenzione, crea un


obbligo generico per gli Stati di ricorrere all’arbitrato per tutte le controversie future in
merito all’applicazione e all’interpretazione della convenzione stessa.
-Trattato generale di arbitrato non completo: genera l’obbligo di ricorrere ad un arbitro per
risolvere tutte le controversie future che possono insorgere fra le parti, ad eccezione di
alcune controversie che toccano l’onore e l’indipendenza delle parti.
Sia il trattato generale che la clausola compromissoria vengono definite come non complete
in quanto esse generano solo un obbligo di stipulare un compromesso arbitrale attraverso la
costituzione di un organo giudicante ad hoc, le parti rimangono comunque libere di non
raggiungere un arbitrio.
• Arbitrato basato su clausola compromissoria completa, trattato generale completo e sulle
funzioni della Corte Internazionale di Giustizia : è il massimo organo giurisdizionale
dell'ONU chiamato a risolvere le controversie tra Stati (competenza contenziosa) o a
formulare pareri su richiesta degli organi autorizzati (competenza consultiva).

Negli ultimi anni è nata poi anche la CGUE( corte di giustizia dell’unione europea) che
interpreta il diritto dell'UE per garantire che sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati
membri e dirime le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni dell'UE.

MEZZI DIPLOMATICI
Altro mezzo per la risoluzione pacifica delle controversie:

• Negoziato: prevede che le parti coinvolte nel conflitto raggiungano un accordo attraverso il
dialogo.
• Buoni uffici e mediazione: un terzo stato può intervenire nella controversia con l’intento di
convincere le parti a negoziare (Buoni uffici) o con la partecipazione attiva del terzo alle
trattative (Mediazione).
• Conciliazione: si istituisce una commissione composta da individui i quali esaminano la
controversia e formulano una proposta di soluzione che le parti sono libere di accettare o
meno.
• Commissione d’inchiesta:ha solo il compito di accertare in modo non vincolante i
fatti…queste commissioni sono temporanee.
• Conciliazione obbligatoria: prevista come alternativa al ricorso all’arbitrato nelle convenzioni
multilaterali aperte.
• Conciliazione delle organizzazioni internazionali: si svolge nel quadro istituzionale
dell’organizzazione, con organi previsti dallo statuto. Non ha carattere vincolante.
Di particolare importanza è inoltre la funzione conciliativa delle Nazioni Unite: ha per oggetto
questioni che solo potenzialmente potrebbero turbare la pace, situazioni la cui continuazione sia
suscettibile di mettere in pericolo la pace e la sicurezza internazionale.Vediamo le fasi:

• Art.34: assegnazione di un potere d’inchiesta al Consiglio che può esercitare direttamente o


attraverso un organo creato ad hoc.
• Art.33 e 36: attribuiscono al consiglio una facoltà di sollecito alle parti affinché queste
ultime facciano ricorso ai procedimenti e ai mezzi sopra elencati. L’Art.33 in particolare
prevede un generico invito del consiglio mentre l’Art.36 prevede che l’organo indichi quale
procedimento specifico sia più appropriato al caso in esame. Il consiglio può anche
predisporre, con una risoluzione, il procedimento stesso, dando vita a commissioni di
conciliazione o mediazione che operano sotto il suo diretto controllo.
• Art.37: fornisce al consiglio il potere di raccomandare i termini di regolamento, cioè di
suggerire alle parti come risolvere la controversia in caso.
Anche le organizzazioni regionali come la NATO, l’OUA, etc. hanno una funzione conciliativa, la
quale è affiancata a quella dell’ONU. L’Art.52 della Carta prevede che tali organizzazioni regionali
compiano ogni sforzo possibile per giungere ad una soluzione pacifica delle controversie locali
prima di deferire al Consiglio di Sicurezza.

BREVE STORIA UE
L'Unione europea è un'unione politica ed economica a carattere sovranazionale, che comprende 27
Stati membri. Nata come Comunità economica europea con il trattato di Roma del 25 marzo 1957,
con l'adesione di nuovi stati membri e la firma di numerosi trattati modificativi, tra cui il trattato di
Maastricht del 1992, ha assunto la struttura attuale con il trattato di Lisbona del 2007.

REVISIONE TRATTATI
L’ue si fonda su dei trattati, il Trattato unico su Ue e il Trattato unico sul funzionamento dell'ue. È
possibile modificare questi trattati attraverso una procedura ordinaria o semplificata
disciplinate dall'articolo 48 del TUE(trattato unione europea). Inizialmente con il Trattato di
Lisbona non era possibile revisionarli in modo tale da ridurre le competenze dell’unione
europea e veniva fatto per mantenere integro l’acquis comunitario(cioè tutto il diritto derivato
dai trattati dell’ue). Successivamente però è stato reso possibile e l'Ue può veder ridurre le
proprie competenze. Il processo di revisione inizia da una richiesta da parte di uno Stato membro,
il Parlamento Europeo o la Commissione Europea per poi sottoporre al consiglio questi progetti che
sono inerenti a modificare trattati. Il Consiglio Europeo, dopo aver accettato la richiesta, convoca
una conferenza intergovernativa formata da capi di stato, rappresentanti dei governi dei vari stati ,
parlamento e commissione e si esamina il testo modificato del trattato da modificare …tuttavia non
ha il potere decisionale finale e quindi fa una raccomandazione a una sola conferenza di capi di
governo degli stati membri e una volta approvata questa raccomandazione gli stati devono ratificare
il trattato modificato. Se dopo due anni dalla firma del nuovo trattato risulta che solo quattro o
cinque stati lo abbiano ratificato e il restante no, se ne occuperà il Consiglio Europeo: quest'ultimo
potrà solo aprire un dibattito politico ma non garantire agli stati ratificanti l’ entrate in vigore né di
imporre agli stati non ratificanti .

L’Art.48 del TUE contempla le procedure di revisione semplificate. In particolare si configurano


due tipologie di procedure semplificate:

• La prima procedura di revisione semplificata è regolata dalla Par.6 e riguarda le modifiche


relative alla Par.3 del Trattato sul funzionamento dell’UE (parte riguardante le politiche e
le azioni interne dell’unione). La procedura inizia allo stesso modo della procedura
ordinaria, cioè con un progetto presentato da uno stato membro o dalla commissione che
viene poi sottoposto al Consiglio il quale può decidere all’unanimità di modificare le
disposizioni della parte terza del TFUE.
• L’altra procedura di revisione semplificata, descritta dall’Art.48 Par.7, riguarda il
passaggio dalla votazione all’unanimità alla votazione a maggioranza qualificata.
Questo passaggio viene escluso in varie materie come le decisioni che hanno implicazioni
militari o che rientrano nel settore della difesa e i casi previsti dall’Art.353 del TFUE.
lʼiniziativa del Consiglio europeo va trasmessa ai parlamenti nazionali e, in caso di
opposizione, entro sei mesi da tale trasmissione, da parte anche di un solo parlamento
nazionale la decisione non è adottata.

Oltre a queste procedure di revisione, ci sono disposizioni dei trattati che prevedono per
determinati casi, ulteriori procedure semplificate di revisione e casi di revisione delegata che
consistono nell’attribuzione alle istituzioni europee il potere di adottare atti diretti a integrare
o sviluppare il contenuto di particolari disposizioni. In questi casi la delibera del Consiglio,
previa approvazione del Parlamento europeo, non è sufficiente a determinare le modifiche:
queste entrano in vigore solo quando siano espresse le conformi volontà degli Stati membri
mediante un atto di approvazione delle stesse modifiche.

COMPETENZE DELL’UE
Le materie di COMPETENZA ESCLUSIVA dove gli Stati non possono intervenire sono:

• Unione doganale.
• Definizione delle regole di concorrenza necessarie al funzionamento del mercato interno.
• Politica monetaria per gli stati membri la cui moneta è l’euro.
• Conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca
• Politica commerciale comune.

Nelle materie di COMPETENZA CONCORRENTI , gli Stati possono esercitare la propria


competenza solo quando l’unione non abbia esercitato i suoi poteri oppure quando abbia deciso di
abrogare un proprio atto.
• Mercato interno.
• Politica sociale (per gli aspetti definiti all’interno del TUE).
• Coesione economica, sociale e territoriale.
• Agricoltura e pesca (fatta eccezione la materia di conservazione delle risorse biologiche del
mare)
• Ambiente.
• Protezione dei consumatori.
• Trasporti.
• Reti transeuropee.
• Energia.
• Spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
• Problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica (per gli aspetti definiti all’interno
del TUE).

La terza categoria consiste in un’opera di ASSISTENZA ALL’AZIONE DEGLI STATI


MEMBRI. L’UE si limita a supportare gli Stati nell’esercizio di loro competenze.
• Tutela e miglioramento della salute umana.
• Industria.
• Cultura.
• Turismo.
• Istruzione, formazione professionale, gioventù e sport.
• Protezione civile.
• Cooperazione amministrativa.
CONCLUSIONE DI ACCORDI NELL’UE
L’Unione Europea, come tutte le organizzazioni internazionali, ha il potere di concludere
accordi internazionali.

•Esistono tuttavia materie di competenza esclusiva dove l’UE può autorizzare gli stati membri
tramite una delega a concludere accordi non di loro competenza.
•Poi materie di competenza concorrente dove però l’azione degli stati è legittimata solo nel caso in
cui l’UE non abbia già agito.
•Infine vi sono poi gli accordi misti che comprendono sia materie di competenza esclusiva che
materie di competenza concorrente, in questo caso la corte sancisce l’obbligo di stretta
collaborazione tra UE e stati membri.
Il consiglio detiene i principali poteri nella stipula degli accordi che vota a maggioranza qualificata o
all’unanimità. Nel caso di accordi che hanno ripercussioni finanziarie è fatto l’obbligo al consiglio
di richiedere un parere al parlamento. Un accordo non può essere stipulato se va in contrasto con i
Trattati.
Per quanto riguarda gli organi competenti a stipulare:
•La Commissione ha il potere di condurre negoziati;
•Il Consiglio, previa consultazione del Parlamento, ha il potere di impegnarsi;
•La Corte di Giustizia dà pareri preventivi sulla conformità dell’accordo con le norme del
Trattato istitutivo.

VALORI FONDAMENTALI
Tra i valori fondamentali dell’UE abbiamo la promozione della pace ,il benessere dei popoli
dal punto di vista materiale e fisico e il rispetto dei diritti umani.
In una prima fase la corte di giustizia aveva rifiutato di tenere conto, nella valutazione della
legittimità di un atto comunitario, l’eventuale violazione di diritti umani.
Successivamente la corte ha compiuto una svolta decisiva affermando che i diritti umani
fondamentali fanno parte del diritto comunitario come principi generali.
Da questo momento in poi le istituzioni europee e gli stati membri sono stati obbligati al rispetto dei
diritti umani e gli atti istituzionali emessi in loro violazione sono illegittimi e suscettibili di
annullamento da parte della corte di giustizia.

VALORI FONDANTI
Questi valori vengono posti a fondamento dell’UE e sono dichiarati comuni agli stati membri. Ciò
implica la necessità che gli stati membri rispettino e condividano tali valori. In caso contrario uno
stato non ancora membro non può essere ammesso dall’unione mentre uno stato membro può essere
sottoposto ad una procedura sanzionatoria, con conseguente sospensione di alcuni diritti.
Tra i valori fondanti dell'Ue abbiamo la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, la
democrazia e lo stato di diritto.Il valore dello stato di diritto in riferimento agli stati membri
comporta la sottoposizione della società e dei pubblici poteri alla legge.
PRINCIPI UE

PRINCIPIO SUSSIDIARIETA’:
-riguarda la ripartizione di competenza tra unione e stati membri.
-è diretto a salvaguardare lʼambito di operatività degli Stati membri e tende ad individuare il più
idoneo livello di intervento per la realizzazione degli obiettivi dell’unione.
-comporta un notevole margine di discrezionalità sia per quanto riguarda il profilo dell’insufficienza
dell’azione statale a conseguire gli obiettivi comuni, sia per il valore aggiunto offerto
dall’intervento dell’unione.
Inoltre la Corte di Giustizia è competente a pronunciare lʼinvalidità di un atto che sia viziato per
“violazione dei trattati” e in tale ipotesi rientra la violazione del principio di sussidiarietà.

PRINCIPIO DI PROSSIMITA’:
Sia stato che unione devono agire in totale trasparenza.

PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’:
Le misure dell'Ue devono essere idonee a conseguire il fine desiderato, necessarie per conseguire il
fine desiderato e non devono imporre un onere eccessivo rispetto all'obiettivo che si intende
raggiungere.
PRINCIPIO DI LEALE COLLABORAZIONE:
L'Unione e gli Stati membri si rispettano e si assistono reciprocamente nell'adempimento dei compiti
derivanti dai trattati.

PRINCIPIO DI ATTRIBUZIONE:
LʼUnione dispone esclusivamente di quelle funzioni e di quei poteri che gli Stati membri hanno
volontariamente convenuto di attribuirle mediante i Trattati istitutivi…ogni altra competenza
restano nelle mani degli Stati quindi l’unione non ha poteri originari, ma derivati, in quanto attribuiti
dagli stati stessi. Il rispetto del principio di attribuzione è giuridicamente sanzionato.

CITTADINANZA EUROPEA
Il Trattato di Maastricht del 1992 ha portato l’istituzione della cittadinanza dell’UE, un nuovo
status giuridico del quale è titolare chiunque abbia la cittadinanza di un paese membro
dell’unione o che l’abbia ottenuto per naturalizzazione. I cittadini dell’unione godono dei diritti e
sono soggetti ai doveri previsti nei Trattati. Essendo che la cittadinanza europea deriva da una
cittadinanza di uno stato dell’unione i criteri di nascita o perdita di quest’ultima variano di paese in
paese. La libertà di ciascuno stato membro, per quanto riguarda il conferimento e la perdita della
propria cittadinanza, non può essere messa in discussione né dalle istituzioni europee né da altri
stati membri; inoltre uno stato membro non può sindacare l’attribuzione della cittadinanza ad opera
di un altro stato membro.
Il cittadino europeo gode di alcuni diritti, tra i quali ricordiamo:
• Libera circolazione e soggiorno.
• Diritto di elettorato alle elezioni amministrative e al parlamento.
• Diritto di petizione davanti al parlamento (Riguarda il referendum propositivo).
• Denuncia al mediatore europeo, il quale si occupa di risolvere i casi di cattiva
amministrazione.
• Tutela diplomatica e consolare all’estero.
IL PARLAMENTO
I cittadini dell’UE sono rappresentati a livello istituzionale dal Parlamento Europeo. Quest'ultimo è
l’unica istituzione dell’Unione europea ad essere eletta direttamente dai suoi cittadini. Inoltre, il
principio democratico si estende anche agli Stati, che sono rappresentati dal Consiglio Europeo e dal
Consiglio. Il Parlamento è attualmente formato da 705 deputati, più il Presidente(attualmente
Roberta Metsola) e il mandato dura 5 anni.

I seggi del parlamento sono ripartiti così:6 seggi sono assicurati ad ogni stato mentre il resto viene
distribuito in maniera proporzionale in base alla popolazione (ma massimo di 96 seggi per un
singolostato).
Vi sono gruppi parlamentari divisi in base al proprio orientamento politico.
I membri del parlamento godono di privilegi di immunità da ogni provvedimento di
detenzione e procedimento giudiziario in tutti gli stati membri diversi da quello di appartenenza.

Vi è una doppia rappresentatività:


-DEMOCRAZIA DIRETTA nella quale sono coinvolti i cittadini per mezzo del meccanismo
dell’iniziativa… per poter proporre alla commissione una nuova iniziativa legislativa deve essere
raggiunta una quota di almeno un milione di firme.
-DEMOCRAZIA INDIRETTA

I parlamenti nazionali hanno il diritto di contestare un atto che non ritengono conforme.

FUNZIONI DEL PARLAMENTO

FUNZIONE LEGISLATIVA:il TFUE attribuisce al Parlamento europeo l’iniziativa legislativa in soli casi
eccezionali, espressamente previsti dal Trattato. L'iniziativa legislativa è un attività che spetta alla
Commissione, la quale elabora progetti normativi, che dovranno essere valutati e approvati
congiuntamente dal Parlamento e dal Consiglio.
Il Parlamento Europeo ha sempre tentato di essere coinvolto nella fase legislativa, fino ad ottenere
con il Trattato di Maastricht del 1992 un ruolo di proposta su iniziativa della Commissione.
Il Trattato di Lisbona ha introdotto per il Parlamento il potere di sfiduciare la Commissione… la
mozione di sfiducia ,se approvata, costringe alle dimissioni dell’intera Commissione. La votazione
della mozione di sfiducia richiede una doppia maggioranza… è necessario che una buona parte del
Parlamento sia d’accordo nell’approvazione della mozione di sfiducia. Siccome le conseguenze
della mozione di sfiducia sono gravi, si è deciso di attribuire al Presidente della Commissione il
potere di chiedere le dimissioni di un singolo commissario.
Nella procedura legislativa ordinaria vi è una parità tra parlamento e consiglio, che hanno un potere
condiviso di approvazione di atti, ma non un potere propositivo. L’esclusivo potere di iniziativa legislativa è in
capo alla commissione.
FUNZIONE DI BILANCIO:il Parlamento europeo ogni anno stabilisce il bilancio dell’anno successivo.
Il progetto di Bilancio è presentato alla Commissione ed è esaminato dal Consiglio e dal
Parlamento.Quest'ultimo ha facoltà di porre modifiche alle spese.

CONTROLLO POLITICO SULL’OPERATO DELLA COMMISSIONE: il Parlamento ha il potere di bloccare a


maggioranza dei suoi membri l’entrata in vigore degli accordi internazionali in alcune materie..ad
esempio in caso di adesione di un nuovo Paese membro dell’UE, se il Parlamento non è d’accordo, il
Paese non può entrare a far parte dell’UE. Inoltre il Parlamento è legittimato a promuovere il ricorso
di annullamento, cioè, ha il potere di impugnare gli atti.
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

MEDIATORE EUROPEO
Il mediatore europeo è una figura istituzionale creata con il trattato di Maastricht che opera presso il
parlamento e ha lo scopo di controllare che le istituzioni rispettino le regola di buona
amministrazione nei rapporti con i cittadini. (ex se Tizio ritiene di aver subito un torto perché ritiene
di essere stato maltrattato dall’ufficio della Commissione, si rivolge al mediatore e gli chiede di
aprire un’inchiesta che può portare ad un dialogo tra il mediatore e l’istituzione coinvolta.).
Il mediatore è nominato dal parlamento ed agisce nei confronti di tutte le istituzioni.. inoltre è
indipendente, imparziale e neutrale ed è esperto in tecniche di gestione dei conflitti.

CONSIGLIO EUROPEO
Il Consiglio europeo nasce nel 1961 col fine di affrontare problemi e di assumere importanti
decisioni politiche sul cammino dell’integrazione europea. Per molto tempo restò estraneo al sistema
organizzativo e normativo delle Comunità europee ma con il Trattato di Maastricht il Consiglio europeo è stato
formalmente inserito nell’Unione europea, e con il Trattato di Lisbona ha ricevuto la qualifica di istituzione.

Il Consiglio europeo è composto:


-dai capi di Stato o di governo degli Stati membri,
-dal suo presidente(charles michel) e dal presidente della Commissione e si riunisce due volte a semestre su
convocazione del Presidente.
La sede del consiglio europeo è a Strasburgo e il consiglio si riunisce due volte ogni semestre.
Definisce gli orientamenti generali e le priorità politiche dell'UE ma ha adotta la legislazione quindi non può
emanare atti vincolanti.
Azioni comuni: sono delle situazioni specifiche in cui è richiesto un intervento dell'Ue.
Posizioni comuni: approccio che il consiglio adotta per risolvere tali situazioni che diventano poi
vincolanti per gli stati.
CONSIGLIO DELL’UE (Alias Consiglio dei ministri)
Il Consiglio dell'Unione è l'istituzione che rappresenta i
governi degli Stati membri ed è composto da un ministro
competente per Stato membro, a seconda della materia trattata.
Ad esempio, i ministri dell'Agricoltura compongono il Consiglio che
delibera in materia di politica agricola comune.La Presidenza del
Consiglio è esercitata a turno dagli Stati membri per sei mesi secondo
un ordine paritario stabilito dal Consiglio stesso, fatta eccezione per
quella relativa al Consiglio affari esteri che compete all'Alto
Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di
sicurezza. La sua sede è a Bruxelles.
Le composizioni del Consiglio sono le seguenti:
Affari generali
Affari esteri
Affari economici e finanziari (cosiddetto, Ecofin)
Giustizia e affari interni
Occupazione, politica sociale, sanità e consumatori
Competitività
Trasporti, telecomunicazioni ed energia
Agricoltura e pesca
Ambiente
Istruzione, gioventù e cultura

Il Consiglio ha sei responsabilità principali:


-condivide con il Parlamento europeo il potere legislativo;
-coordina le politiche economiche generali degli Stati membri;
-conclude gli accordi internazionali tra l'Unione e uno o più Stati o organizzazioni internazionali;
-stabilisce il bilancio dell'Unione Europea insieme con il Parlamento europeo;
-definisce la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea sulla base degli orientamenti
del Consiglio europeo;
-coordina la cooperazione tra le autorità giudiziarie e le forze di polizia nazionali in materia penale.
• Consiglio degli affari generali: assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del
consiglio, prepara le riunioni e ne assicura il seguito in collegamento con il presidente del
consiglio europeo e la commissione. La presidenza è svolta da ogni stato membro per un
periodo di sei mesi e viene predeterminato un gruppo di tre stati membri per un periodo di 18
mesi, tenendo conto della loro diversità e degli equilibri geografici dell’unione. Ciascun
membro di tale gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del consiglio per
sei mesi mentre gli altri due membri lo assistono in tutti i suoi compiti sulla base di un
programma comune.
• Consiglio degli affari esteri: elabora l’azione esterna dell’unione secondo le linee strategiche
definite dal consiglio europeo e assicura la coerenza dell’azione dell’unione. La presidenza
spetta ad un organo individuale nominato dal consiglio europeo con maggioranza qualificata
con l’accordo del presidente della commissione. Tale organo individuale prende il nome di
“Alto rappresentante dell’unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza”. Attualmente
tale ruolo è coperto da Josep Borrell.
Il consiglio dell’UE si riunisce su convocazione del suo presidente o per iniziativa del presidente di
uno stato membro o della commissione. La sua sede è a Bruxelles ma in aprile, giugno e ottobre
tiene le sue sessioni a Lussemburgo. Le sessioni del consiglio dell’UE sono suddivise in due parti
dedicate rispettivamente alle deliberazioni su atti legislativi e alle attività non legislative.
Per procedere alla votazione è necessaria la maggioranza qualificata .

COREPER
E’ il Comitato dei rappresentanti permanenti che è responsabile della preparazione dei lavori
del Consiglio dell’Unione europea.
Ogni Stato membro dell’Unione europea è rappresentato nel Coreper da un rappresentante
permanente (Coreper II) e da un rappresentante permanente aggiunto (Coreper I) con lo status di
ambasciatori dell’Unione europea.

• Il Coreper I prepara i lavori di sei formazioni del Consiglio:


o Occupazione, politica sociale, salute e consumatori;
o Competitività (mercato interno, industria, ricerca e spazio);
o Trasporti, telecomunicazioni ed energia;
o Agricoltura e pesca;
o Ambiente;
o Istruzione, gioventù, cultura e sport.
• Il Coreper II prepara i lavori di quattro formazioni del Consiglio:
o Affari generali;
o Affari esteri;
o Affari economici e finanziari;
o Giustizia e affari interni.
Di norma, il Coreper si riunisce ogni settimana.
COMMISSIONE
La commissione è un organo sovranazionale e si caratterizza per la sua indipendenza. La
commissione è costituita da un commissario per ogni stato membro (compreso il presidente, che
è attualmente Ursula von der Leyen).
La nomina del presidente si basa su una proposta del consiglio al parlamento, il quale poi vota a
maggioranza qualificata. Successivamente il consiglio propone una lista dei membri al presidente
eletto per la nomina dei membri della commissione.
La commissione si articola in:

• Direzioni generali.
• Servizi.
• Uffici.
Ad ogni commissario è affidato un settore di attività.
Fra le funzioni della commissione annoveriamo il vigilare sul rispetto dei Trattati, l’eseguire il
bilancio attraverso la riscossione delle entrate e l’erogazione delle spese e l’esercizio delle funzioni
di coordinamento, gestione ed esecuzione. Alla funzione di vigilanza si affianca il carattere
istruttorio, la commissione può cioè raccogliere tutte le informazioni per poi procedere allo
svolgimento dei compiti che le sono affidati. La commissione detiene il monopolio delle proposte
degli atti legislativi.

CORTE DI GIUSTIZIA E TRIBUNALE DI PRIMO GRADO


Inizialmente era l’unica istituzione giudiziaria dell’unione ma è ad oggi affiancata dal
tribunale, il quale permette di procedere più speditamente nelle varie attività e garantisce un
doppio grado di giurisdizione. Col tempo le varie materie di competenza esclusiva della corte di
giustizia sono state delegate al tribunale, il quale è affiancato dai tribunali specializzati (ciascuno
dei quali ha competenze specifiche).
La corte è composta da un giudice per ogni stato membro(la loro nomina è preceduta da un parere
sulla loro adeguatezza) e designano il presidente che resta in carica 3 anni. I giudici godono
dell’immunità della giurisdizione nell’esercizio delle loro funzioni che può essere rimossa solo
dopo una riunione della corte in seduta plenaria.
La corte è assistita da 8 avvocati generali mentre il tribunale è composto da 27 giudici ed ha sede a
Lussemburgo. I tribunali specializzati sono nominati dal consiglio.

FUNZIONE GIUDIZIARIA

La funzione giudiziaria è ripartita fra corte di giustizia, tribunale e tribunali specializzati ma


con ruoli differenti.

Generalmente il tribunale tende a risolvere controversie riguardanti le persone fisiche mentre la


corte è dedita alla risoluzione delle controversie fra gli stati e le istituzioni.

La corte ha stabilito,però, qualora ad un soggetto venisse data una sentenza a proprio sfavore,
questo non può appellarsi al tribunale per richiedere il riesame del caso a meno che non vi siano
nuovi fattori aggiunti.
Oltre alla funzione giudiziaria la corte ha anche le seguenti competenze:
• Giudizio sui ricorsi per violazione dei Trattati da parte di uno stato membro
• Controllo della legittimità sugli atti degli organi comunitari: qualora vengano
riconosciuti dei vizi l’atto viene annullato. La denuncia può essere effettuata, entro certi
termini, da ogni stato membro, dal consiglio, dalla commissione e da qualsiasi persona fisica
o giuridica coinvolta nell'atto viziato. I vizi riconosciuti sono:
o Incompetenza dell’organo.
o Violazione delle forme sostanziali.
o Violazione di un Trattato o di un'altra regola applicativa del Trattato stesso.
o Sviamento di potere.
• Decisione sulle questioni pregiudiziali: qualora venga sollevata una questione
sull’interpretazione di un trattato o sulla validità/interpretazione degli atti comunitari di
fronte ad un giudice esso ha il dovere di sospendere il processo e di chiedere una pronuncia
della corte comunitaria.

RICORSO PER ANNULLAMENTO

Il ricorso per annullamento è un procedimento attraverso il quale il ricorrente può chiedere


l'annullamento di un atto da parte di un'istituzione comunitaria se presenta i seguenti vizi :

• Incompetenza: assenza di potere per emanare l’atto in questione. L’incompetenza può essere
assoluta qualora l’unione stessa sia priva di tale potere o relativa quando è la singola
istituzione ad esserne priva.
• Violazione delle forme sostanziali: cioè mancanza di un requisito di forma essenziale per la
formulazione dell’atto.
• Violazione di norme e principi dei Trattati istitutivi.
• Sviamento di potere: esercizio del potere per un fine diverso da quello per il quale tale facoltà
era stata conferita.

RESPONSABILITA EXTRACONTRATTUALE
Ulteriore competenza della corte di giustizia sull’operato della comunità è la competenza in
materia di responsabilità extracontrattuale, la quale riconosce che la comunità debba
risarcire i danni provocati dalle sue istituzioni o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro
funzioni.
-i giudici nazionali sono competenti quando l’illecito è imputabile agli stati membri e non
all’unione.
- mentre se gli stati membri si limitano a dare esecuzione ad un atto dellʼUnione, il danno sarà
imputabile allʼUnione stessa e di conseguenza, competente a decidere sarà la Corte di Giustizia.
-si ha poi il caso in cui l’atto comunitario è lecito mentre quello di esecuzione dello stato è
illecito, in questo caso i danni saranno imputabili allo stato e la competenza è dei giudici
nazionali. Solo qualora i ricorsi interni non abbiano reso giustizia all’interessato allora
quest’ultimo può ricorrere alla corte (carattere residuale).

Non tutti gli atti o omissioni danno luogo al risarcimento, devono infatti sussistere le seguenti
condizioni:
• La norma violata deve essere preordinata a conferire diritti al singolo.
• La violazione deve essere grave e manifesta.
• Vi deve essere un nesso di causalità tra l’obbligo incombente sull’autore e il danno subito dai
soggetti lesi.
Per quanto riguarda la responsabilità dell’unione per un illecito commesso dai suoi agenti
nell’esercizio delle loro funzioni sono necessarie due condizioni:

• Colui che ha prodotto il danno deve essere un dipendente dell’unione-


• Il dipendente deve aver agito in esecuzione di un compito affidatogli dalla stessa unione.
La responsabilità extracontrattuale dell’unione riguardo il risarcimento dei danni si potrebbe
configurare anche a seguito di una condotta lecita qualora siano presente le seguenti
condizioni:

• Il danno deve essere effettivo e certo.


• Vi deve essere nesso di causalità fra condotta dell’unione e il danno.
• Il danno è anormale e speciale.
Le azioni contro l’Unione in materia di responsabilità extracontrattuale si prescrivono in 5 anni dal
momento in cui avviene il danno → il termine è calcolato a partire dalla nascita del danno e non
dall'illecito.

RICORSO IN CARENZA

È diretto a controllare se un’istituzione o un organo dell’unione abbia omesso di adottare un


atto che aveva l’obbligo giuridico di emanare. Tale ricorso è proponibile solo in caso di inerzia
(Astensione) dell’istituzione, cioè solo nel caso di mancata emanazione dell’atto.
La mancata emanazione dell’atto deve avvenire in violazione dei Trattati, vuol dire che, affinché il
ricorso sia proponibile, l’istituzione deve aver violato l’obbligo giuridico di emanare l’atto in
questione.Caso diverso è quello in cui l’istituzione gode di discrezionalità circa il contenuto
dell’atto, pur essendo obbligata ad emanarlo.
Riguardo ai soggetti legittimati a proporre il ricorso distinguiamo i ricorrenti privilegiati e non
privilegiati:
-rientrano nella categoria di ricorrenti privilegiati → gli stati membri, la corte dei conti, la banca
centrale europea e il consiglio europeo.

- ricorrenti non privilegiati sono le persone fisiche o giuridiche.

RINVIO PREGIUDIZIALE
Si definisce la procedura azionabile davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità europee da
parte di una giurisdizione nazionale(qualsiasi giudice nazionale), la quale nutra dubbi
sull'interpretazione o validità del diritto comunitario. Tutte le domande di rinvio devono essere
datate, firmate e trasmesse per via telematica o postale alla cancelleria della CGUE a
Lussemburgo…una volta fatto la cancelleria la notifica alle parti coinvolte nella causa principale,
ma anche a tutti gli Stati membri e alle istituzioni dell'Unione.
MISURA DI INFRAZIONE

Tra le altre competenze della Corte vi è la procedura di infrazione che è lo strumento con cui viene
sanzionato il mancato rispetto, da parte degli stati membri, degli obblighi derivanti dai trattati.
Può essere esercitata su iniziativa della Commissione oppure di uno Stato membro .
La condotta dello Stato può essere di carattere commissivo, come una prassi amministrativa o uno specifico atto
contrario agli obblighi previsti dal diritto dellʼUnione, o omissivo, quale, frequentemente, la mancata attuazione
di una direttiva entro il termine prescritto.

La procedura d’infrazione (Mossa dalla commissione) si articola in due fasi:

• Fase precontenziosa: anche chiamata fase amministrativa, non è ancora coinvolta la corte di
giustizia e si esplica nel dialogo fra la commissione e lo stato membro.
• Fase contenziosa: segue la fase precedente qualora la controversia non si sia risolta per mezzo
del dialogo, si esplica in un processo dinanzi alla corte e si conclude con la sua sentenza.

Lo Stato interessato viene invitato a presentare delle osservazioni per giustificare il suo
comportamento. Sulla base delle informazioni raccolte la Commissione europea pronuncia un
parere motivato, con il quale può invitare lo Stato che ha commesso la violazione a cessare il
comportamento illegittimo e a rispettare le norme comunitarie. Si tratta della fase precontenziosa
con la messa in mora dello Stato; se lo Stato non adempie quanto prescritto la Commissione deve
presentare un ricorso davanti alla Corte di giustizia, chiedendo la condanna dello Stato inadempiente
e l’applicazione delle sanzioni previste. Si è passati così alla fase contenziosa. Per queste
controversie nei confronti degli Stati membri la Corte di giustizia dell’Unione europea è giudice di
primo e unico grado, nel senso che le sue sentenze sono definitive e non sono appellabili davanti ad
altri organi giudiziari, nazionali o comunitari.

Se è invece uno stato membro a ritenere un altro stato responsabile di violazioni dei Trattati, è
tenuto a rivolgersi direttamente alla corte senza procedere per altri procedimenti di regolamento delle
controversie solitamente disponibili.
La procedura di infrazione mossa da uno stato membro prevede anch’essa una fase precontenziosa
che coinvolge la commissione ma in quest’ultima entrambi gli stati sono coinvolti nel processo di
presentazione delle proprie osservazioni. Una volta che la fase precontenziosa ha avuto termine, lo
stato che ha proposto la procedura può chiedere la fase contenziosa dinanzi la corte .
Qualora la corte, a seguito del processo, giudichi lo stato convenuto responsabile della violazione
che è stata contestata, essa emana una sentenza, la quale ha però solo natura di sentenza
dichiarativa, cioè di accertamento dell’effettività dell’inadempimento, e non ancora di condanna
all’adozione atti specifici come l’abrogazione di una legge o la cessazione di una prassi
amministrativa. La sentenza risulta comunque essere obbligatoria per lo stato, il quale è tenuto ad
eseguirla adottando i provvedimenti necessari a tale fine.
Qualora lo stato membro non dovesse seguire le indicazioni della sentenza emanata dalla corte, la
commissione può aprire un procedimento d’infrazione per far dichiarare che lo stato ha violato
l’obbligo di esecuzione della sentenza o condannare lo stato al pagamento di una sanzione
monetaria.
FONTI DELL’UE
Le fonti dell’UE possono essere distinte in:

• Fonti di primo grado: comprendono i Trattati, il Trattato sul funzionamento dell’UE e i


protocolli allegati ai Trattati.
• Fonti di secondo grado: comprendono i regolamenti, le direttive, le decisioni e i pareri.
I Trattati istitutivi rappresentano le fonti di primo grado ed hanno valore costituzionale (in
quanto vanno a costituire un ente sovranazionale al quale si cede parte della propria sovranità).
Le disposizioni contenute in questi ultimi sono caratterizzate da efficacia diretta, cioè non hanno
bisogno di una legge interna per essere adottati e prevalgono sempre sulla legge interna tranne sui
valori fondamentali della costituzione.
I principi generali sono principi non scritti che si ispirano agli ordinamenti degli stati membri e
hanno lo scopo di colmare le materie in cui il diritto di base dell’UE presenta delle lacune. Hanno
anche una funzione interpretativa dei Trattati e nella gerarchia delle fonti si trovano allo stesso
livelli di quest’ultimi.

DIRITTO DERIVATO
Il diritto derivato è costituito dall’insieme di tutti gli atti giuridici emanati dalle istituzioni per
la realizzazione degli obiettivi posti dai Trattati. Gli atti emanati dalle istituzioni possono essere
o tipici (legislativi) o atipici.

ATTI TIPICI
Tutti quegli atti che seguono le procedure legislative stabilite nel TFUE.

• Regolamenti: un regolamento è un atto giuridico vincolante. Deve essere applicato in tutti i


suoi elementi nell'intera UE. Hanno portata generale e una fattispecie astratta. La sua
applicazione è diretta, cioè produce effetti anche senza che lo stato si interponga.
• Direttive: la direttiva è un atto giuridico che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell'UE
devono conseguire. Gli stati possono scegliere liberamente i mezzi per raggiungere gli scopi
proposti dalle direttive. Possono essere rivolte sia ai singoli stati che a tutti. A differenza dei
regolamenti le direttive vanno adottate dai singoli stati prima di poter produrre effetti.
Le direttive presentano un termine entro i quali devono essere adottate.
• Decisioni: anch’esse atti giuridici e vengono pubblicate in gazzetta ufficiale ed entrano in
vigore nel momento in cui vengono comunicate allo stato destinatario.
Le decisioni possono essere generali qualora siano rivolte a tutti gli stati o particolari se
rivolte solo ad una cerchia o uno in particolare. Producono effetti diretti e sono invocabili
dai singoli nei confronti degli stati a cui sono riferite.
• Pareri e raccomandazioni:sono atti dell’unione non vincolanti che possono avere come
destinatari un’istituzione, uno stato o un gruppo di persone.
ATTI ATIPICI
Sono definiti come atipici tutti gli atti che non rientrano nelle categorie degli atti giuridici
previste nel TFUE.

• Decisioni sui generis: sono atti vincolanti che, a differenza delle decisioni vere e proprie, non
hanno destinatari specifici .
• Libri verdi: documenti di riflessione su un tema politico specifico pubblicati dalla
commissione. Sono destinati principalmente a tutti coloro che partecipano al processo di
consultazione e di dibattito.
• Libri bianchi: si possono definire come una raccolta ufficiale di proposte in settori politici
specifici.
• Regolamenti interni: sono regolamenti adottati da un’istituzione nell’ambito della propria
autonomia organizzativa e sono destinati a disciplinare gli aspetti relativi al proprio
funzionamento.
• Comunicazioni della commissione: si intendono sia quelle informative che decisorie che
interpretative.
• Dichiarazioni a verbale del consiglio: accompagnano l’adozione di un atto e ne chiariscono
la portata.
• Risoluzioni del consiglio.
• Accordi interistituzionali e dichiarazioni comuni del consiglio, commissione e
parlamento.
• Accordi amministrativi stipulati dalla commissione con stati terzi.

TRASFERIMENTO DEI POTERI


I trattati sui quali si fonda l’ue comportano un trasferimento di poteri, in particolar modo
competenze legislative giudiziarie da parte degli Stati alle istituzioni europee.Le norme europee
essendo norme sovranazionali, prevalgono anche sulle norme costituzionali tranne che per i suoi
valori fondamentali e cioè lo jus cogens. Le norme europee non hanno il potere di annullare una
norma ma soltanto di disapplicarla.

TRATTATO LISBONA
Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, aumenta i poteri del Parlamento europeo e prevede diverse
novità per adeguare le Istituzioni europee all'allargamento dell'UE. E’ composto dal Trattato dell'Unione europea (TUE) e
dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).Esso evidenzia le materie che sono di competenza degli Stati
membri e le materie nelle quali le decisioni sono prese direttamente dalle Istituzioni europee, in particolare dal
Parlamento europeo e dal Consiglio, inoltre accresce la responsabilità democratica dell'Unione, rafforzando la Carta dei
diritti fondamentali e consolidando lo stato di diritto.
GERARCHIA DELLE FONTI(dir.internazionale)
La gerarchia delle fonti si compone in questo modo:

• Consuetudine: fonte di primo grado e comprende anche i principi generali comuni dei vari
ordinamenti interni… l’unica fonte di norme generali che vincola tutti gli stati. Le norme
che hanno come fonte la consuetudine sono dette anche norme di diritto internazionale
generale e coincidono con le Jus Cogens.
• Trattati: sono denominate fonti di secondo grado in quanto sono subordinate alla
consuetudine
e trovano la loro obbligatorietà nella norma consuetudinaria denominata pacta sunt servanda.
• Atti delle organizzazioni internazionali: costituiscono le fonti di terzo grado. Queste
organizzazioni non hanno potere vincolante nei confronti degli Stati membri e normalmente
emettono raccomandazioni che sono mere esortazioni. Quando gli atti di queste organizzazioni
sono vincolanti, invece, lo Stato è vincolato alla decisione perché si è impegnato a rispettarla
con l’adesione all’accordo costitutivo dell’organizzazione.

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